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1 Jean-Jacques Rousseau Orfano di madre dalla nascita, cresciuto dal padre, un modesto orologiaio senza i requisiti dell’educatore, Jean-Jacques Rousseau cresce libero, con suo fratello François, nella Repubblica calvinista e indipendente di Ginevra, che gli aveva dato i natali nel 1712. Dopo il riformatorio François fa perdere le tracce di sé, mentre il giovane Jean-Jacques viene affidato da uno zio, divenuto suo tutore, a un pre- cettore rigido e severo, Lambercier, che lo punisce ingiustamente, suscitando in lui l’avversione per la menzogna e l’ingiustizia. Cerca allora un lavoro. Lo zio gli procura un posto presso un incisore, ma una sera del 1728, tornando da una lunga passeggiata in campagna, Jean-Jacques trova chiuse le porte della città e coglie al volo l’occasione che il caso gli offre per fuggire. Il prete cattolico presso il quale trova rifugio lo affida alle cure di una neoconvertita di Annecy, Madame Eléonore de Warens, che diventerà la sua ambigua protettrice. Nell’istituto per catecumeni di Torino, dove viene spedito, l’eretico sedicenne, senza troppa convinzione, si sottopone alla cerimonia dell’abiura. Torna ad Annecy nel 1729, dalla comprensiva Madame de Warens, grazie alla quale può proseguire negli studi di latino e di musica. È nella tenuta di campagna di costei che vive l’unico periodo veramente felice della sua vita, allietato dall’amore devoto dell’amante-amica, dalla natura circostante che invita alle passeggiate soli- tarie e dalla libertà negli studi. Fino a quando, nel 1740, tornando da Montpellier, dove si era recato per motivi di salute, capisce di essere stato definitivamente sostituito nel cuore della donna. A Lione fa da precettore ai figli di Mably, a Parigi fa il copista di musica, a Venezia è segretario dell’ambasciatore del re di Francia. Ben presto litiga col diplomatico e, tornato a Parigi, ottiene un discreto successo facendo rappresentare in una casa privata l’opera lirica Le muse galanti (1745). Divenuto segretario di Madame Dupin fa la conoscenza di Madame d’Epinay, la cui protezione gli apre le porte dei salotti alla moda; mentre la frequentazione di filosofi e letterati (tra cui Diderot, su invito del quale scrive alcune voci relative alla musica per l’Enciclopedia), incoraggia la meditazione filosofica. La prima opera degna di nota, il Discorso sulle scienze e le arti (1750), viene premiata dall’Accademia di Digione che aveva indetto un concorso. Rousseau non sembra interessato al successo mondano e, per non di- pendere dalla Corona, rinuncia persino a essere presentato al re; lascia il posto di segretario e, nella sua soffitta, si guadagna da vivere facendo il copista di musica. Abbandonato il mondo elegante, rompe anche le amicizie “intellettuali”: d’Hol- bach, Diderot, Melchior Grimm. Nel 1754, un viaggio a Ginevra gli provoca un ritorno di fede calvinista. Con il Di- scorso sull’origine dell’ineguaglianza fra gli uomini, del 1755, tenta di rinnovare il successo ottenuto dal precedente scritto, gettando le premesse delle fondamentali opere della maturità. Ma questa volta l’opera piace meno: Rousseau ha ardito toccare tasti dolenti.

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Page 1: Jean-Jacques Rousseau - Edizioni scolastiche · Jean-Jacques Rousseau Orfano di madre dalla nascita, cresciuto dal padre, ... (1761), Il contratto sociale (1762) ed Emilio o Dell’educazione

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Jean-Jacques Rousseau

Orfano di madre dalla nascita, cresciuto dal padre, un modesto orologiaio senza i requisiti dell’educatore, Jean-Jacques Rousseau cresce libero, con suo fratello François, nella Repubblica calvinista e indipendente di Ginevra, che gli aveva dato i natali nel 1712. Dopo il riformatorio François fa perdere le tracce di sé, mentre il giovane Jean-Jacques viene affidato da uno zio, divenuto suo tutore, a un pre-cettore rigido e severo, Lambercier, che lo punisce ingiustamente, suscitando in lui l’avversione per la menzogna e l’ingiustizia. Cerca allora un lavoro. Lo zio gli procura un posto presso un incisore, ma una sera del 1728, tornando da una lunga passeggiata in campagna, Jean-Jacques trova chiuse le porte della città e coglie al volo l’occasione che il caso gli offre per fuggire. Il prete cattolico presso il quale trova rifugio lo affida alle cure di una neoconvertita di Annecy, Madame Eléonore de Warens, che diventerà la sua ambigua protettrice. Nell’istituto per catecumeni di Torino, dove viene spedito, l’eretico sedicenne, senza troppa convinzione, si sottopone alla cerimonia dell’abiura.Torna ad Annecy nel 1729, dalla comprensiva Madame de Warens, grazie alla quale può proseguire negli studi di latino e di musica. È nella tenuta di campagna di costei che vive l’unico periodo veramente felice della sua vita, allietato dall’amore devoto dell’amante-amica, dalla natura circostante che invita alle passeggiate soli-tarie e dalla libertà negli studi. Fino a quando, nel 1740, tornando da Montpellier, dove si era recato per motivi di salute, capisce di essere stato de finiti vamente sostituito nel cuore della donna.A Lione fa da precettore ai figli di Mably, a Parigi fa il copista di musica, a Venezia è segretario dell’ambasciatore del re di Francia. Ben presto litiga col diplomatico e, tornato a Parigi, ottiene un discreto successo facendo rappresentare in una casa privata l’opera lirica Le muse galanti (1745). Divenuto segretario di Madame Dupin fa la conoscenza di Madame d’Epinay, la cui protezione gli apre le porte dei salotti alla moda; mentre la frequentazione di filosofi e letterati (tra cui Diderot, su invito del quale scrive alcune voci relative alla musica per l’Enciclopedia), incoraggia la meditazione filosofica. La prima opera degna di nota, il Discorso sulle scienze e le arti (1750), viene premiata dall’Accademia di Digione che aveva indetto un concorso. Rousseau non sembra interessato al successo mondano e, per non di-pendere dalla Corona, rinuncia persino a essere presentato al re; lascia il posto di segretario e, nella sua soffitta, si guadagna da vivere facendo il copista di musica. Abbandonato il mondo elegante, rompe anche le amicizie “intellettuali”: d’Hol-bach, Diderot, Melchior Grimm.Nel 1754, un viaggio a Ginevra gli provoca un ritorno di fede calvinista. Con il Di-scorso sull’origine del l’ine gua glianza fra gli uomini, del 1755, tenta di rinnovare il successo ottenuto dal precedente scritto, gettando le premesse delle fondamentali opere della maturità. Ma questa volta l’opera piace meno: Rousseau ha ardito toccare tasti dolenti.

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La quiete e la pace tanto ricercata dell’Ermitage (una dépendance del castello della Chevrette, che la d’Epinay gli mette a disposizione) sono infrante dall’irritabilità del filosofo, dall’amore impossibile per la contessa di Houdetot, cognata della sua protettrice, nonché dalle indiscrezioni di Diderot e di Grimm, amante di Madame d’Epinay: nel 1757 avviene la rottura definitiva.Una nuova scintilla è accesa dalla voce «Ginevra» dell’Enciclopedia, in cui l’autore, d’Alembert, lamenta che nella città non sia permesso il teatro. Rousseau prende le parti dei concittadini e nella Lettera sugli spettacoli (1758), indirizzata a d’Alembert, muove un’attenta analisi critica del teatro (persino a Molière tocca una cattiva sorte!). Intorno a sé è terra bruciata: sempre più isolato, porta a termine tre dei suoi capolavori: La nuova Eloisa (1761), Il contratto sociale (1762) ed Emilio o Dell’educazione (1762). Il primo è condannato dalle autorità ginevrine, il secondo è colpito dalla folgore del Parlamento di Parigi, il terzo gli procura le ire delle autorità civili ed ecclesiastiche, sia a Parigi che a Ginevra. Per evitare la pri-gione, Rousseau si rifugia in Svizzera; ma è costretto a fuggire anche dall’isoletta di Saint-Pierre, sul lago di Bienne, dove era riuscito ad avere una tregua di due mesi. Unica via d’uscita è accettare l’invito del filosofo inglese Hume. Ma anche in Inghilterra Rousseau si sente malvisto e, in preda a manie di persecuzione, rompe anche con l’amico filosofo, che invece aveva dato prova di grande discrezione e tolleranza.Credendo sempre più alla tesi di un complotto tramato alle sue spalle, evita Parigi, dove torna nel 1770, abita un modesto appartamento di quella che oggi è rue J.-J. Rousseau, rispolvera il suo vecchio mestiere di copista di musica ed esce solo per qualche rara passeggiata in campagna. Per difendersi dalle accuse che macchiano la sua reputazione, fa circolare il testo manoscritto delle Confessioni, pubblicate soltanto tra il 1782 e il 1789. Rousseau vi si dipinge come una vittima del destino, intento a salvaguardare la propria immagine per la posterità, come lo sarà nelle sue ultime opere, pubblicate postume: i dialoghi, raccolti in Rous seau giudice di Jean-Jacques e Le meditazioni del pas seggiatore solitario. Accolto dal mar chese de Girardin, suo ultimo protettore, nel castello di Ermenonville, può dedicarsi ai suoi studi di botanica. Muore all’improvviso il 22 luglio del 1778 e viene sepolto, per sua espressa volontà, nel parco del castello, dove riposa fino al 1794, quando, in piena Rivoluzione, la salma viene trasferita al Pantheon, a Parigi.