il tipografo luglio 2013

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newsletter casa editrice Giambra editori

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Page 1: il tipografo luglio 2013
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colophon

SommarioCaravaggio, misteri siciliani 3Il libro del mese 4Tri canti e un cuntu 6

Metamorfosi 7Orafataleix 8Figlia 9IgelatidiLeopardi 10

Eventi 12

Tutela dei dati personaliIl d.lgs 196/03 prevede la tutela di ogni dato personale e sensibile. Il trattamento dei dati sarà improntato ai princi-pi di correttezza, liceità e trasparenza e riservatezza. Ai sen-si dell’art. 13 del d.lgs 196/03 informiamo che il trattamento che intendiamo effettuare verrà svolto per fini contrattuali, gestionali, statistici, commerciali, di marketing. Gli interes-sati potranno richiederne gratuitamente la cancellazione o la modifica scrivendo a: Giambra Editori, Viale Delle Terme, 69 – 98050 Terme Vigliatore (Me).

il tipografoNewsletter della casa editrice Giambra EditoriAnno 2 – n. 3Luglio 2013

Redazione e amministrazioneViale Delle Terme, 69 – 98050 Terme Vigliatore (Me)tel. 090 978 3002 – fax 090 978 3002www.termegrafica.it/[email protected]

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3il tipografo n. 3 luglio 2013

Caravaggio, misteri siciliani

Questo numero è dedicato al “lancio” editoriale di un’opera che segna l’in-gresso di Giambra Editori anche nel settore dei libri d’arte: Caravaggio

in Sicilia. L’ultima rivoluzione – del quale trovere-te un’approfondita scheda nella sezione Il libro del mese.

Un volume che ricostruisce il soggiorno del Caravaggio nella nostra isola. Una tappa ancora poco conosciuta, ma che riserva molte sorprese.

Dalla lettura di qualsiasi biografia del pittore lombardo, infatti, emerge come quasi un anno di soggiorno dell’artista in Sicilia sia stato riassunto in poche battute.

Quest’ultimo va inquadrato come periodo al contempo di rifugio, dalle carceri maltesi da cui il Caravaggio era riuscito rocambolesca-mente ad evadere, e di attesa, per l’auspicata amnistia che il pontefice sarebbe stato in pro-cinto di concedergli in merito al delitto da lui commesso anni prima a Roma, e per il quale era stato costretto a lasciare la città.

Caravaggio sarebbe sbarcato a Terranova, per poi andare a Siracusa, Messina e Palermo, lasciando come traccia del suo passaggio opere di inestimabile valore.

Doppiamente latitante, Caravaggio avrebbe godu-to della protezione dell’ar-civescovo di Messina Frà Bonaventura Secusio, che in quanto ex Ministro Generale dei Minori Osservanti fran-cescani, avrebbe assicurato al Caravaggio le principali committenze ricevute du-rante il soggiorno nell’isola, mettendolo nelle condizioni di poter esprimere la sua creatività

in maniera insolitamente libera, rispetto al passato, dai vincoli imposti dalle commissioni.

Proprio l’esiguità delle notizie ha spinto Andrea ad intraprendere gli studi e le ricerche che hanno portato alla pubblicazione del libro. La scarsa quan-tità di notizie sul periodo siciliano di Caravaggio, ha spesso comportato a dei “fraintendimenti” e a delle semplificazioni nell’interpretazione delle sue opere, nonché a delle vere e proprie sottovalutazioni delle stesse. Le ricerche di Andrea, ricostruiscono o quan-tomeno aggiungono informazioni a quanto oggi si sa del percorso seguito dall’artista durante il periodo della sua permanenza, evidenziando come in molte di opere realizzate in Sicilia dal Caravaggio si ritro-vassero particolari riferimenti ad altre opere e a per-sonaggi del vissuto del pittore.

Il soggiorno di Caravaggio in Sicilia, così come i significati di alcune sue opere, sembrano in definiti-va, nonostante le ulteriori scoperte, ancora avvolti nel mistero. Così come un mistero rimane ancora la sorte della Natività, l’opera del Caravaggio rubata nel 1969. Grazie alle ricerche di Andrea, possiamo oggi aggiungere alle tradizionali tappe dell’artista a Siracusa, Messina e Palermo, un quadro d’insieme sugli artisti siciliani – a partire dal Rodriguez e dal Minniti - che hanno subito l’influenza di quella pit-tura nuova, intensa e rivoluzionaria.

il tipografo

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novità in libreria

Il librodel mese

Ecco tornare anche a luglio l’appunta-mento con la lettura dedicato a tutti gli amici de il tipografo con la ru-brica “Il libro del mese”.

In questa sezione vi terremo aggiornati dandovi una panoramica a 360° sul mondo della lettura: interviste, news, curiosità, recensioni, ritratti di autori! Con l’occasione volevamo anche ringraziare la Giambra editori, grazie alla quale riusciamo ad aggiornare questa rubrica mese dopo mese. Grazie, sono questi piccoli gesti che ci aiutano a mantenere vivo questo spazio dedicato a tutti gli amanti della lettura e non solo.Questo mese presentiamo la nuova uscita della Collana LaNostraTerra dedicata agli autori si-ciliani e ai temi della sicilianità: Caravaggio inSicilia.L’ultimarivoluzione, il nuovo saggio del critico d’arte messinese Andrea Italiano.Vi ricordiamo che questo titolo come tantissimi altri sono a disposizione sul sito di Giambra Editori www.termegrafica.it/giambraeditori oltre che sui maggiori store online.Buona lettura e al prossimo appuntamento per una nuova puntata della rubrica “Il libro del mese”…

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5il tipografo n. 3 luglio 2013

Il libro indaga, con una linguaggio accurato ma al tempo stesso acces-sibile, la permanenza di Caravaggio in Sicilia tra il 1608 e il 1609, ri-costruendone la vicen-da umana e analizzando le opere (ancora presenti sul suolo siciliano o mi-grate altrove) dal grande

pittore lombardo lasciate sull’isola. Dal SeppellimentodiSantaLucia alla ResurrezionediLazzaro, dall’AdorazionedeiPastori alla perduta Natività di Palermo, Italiano si sofferma sui quadri per dare al lettore preziose in-dicazioni di analisi per meglio apprezzare i quadri merisiani. Lo studio, partendo dal Caravaggio, si dilunga poi sugli altri artisti presenti in Sicilia prima e dopo il 1609 e che hanno subito il fascino di quella pittura nuo-va, intensa e rivoluzionaria. La carrellata passa dunque ad analizzare i ca-ravaggeschi siciliani (Rodriguez e Minniti), i pittori minori influenzati dal

caravaggismo, per termi-nare con quelle figure di artisti che sebbene non possano dirsi caravag-geschi hanno in qualche maniera modificato il loro stile in seguito al passag-gio del “mito”. Il libro è impreziosito da oltre cin-quanta foto a colori, che ci fanno apprezzare appieno i capolavori siciliani.

Andrea Italiano è nato a Barcellona Pozzo di Gotto (Messina) il 21/09/1980. Nel 2006 si è laureato al D.A.M.S. di Palermo con una tesi sul pittore messine-se seicentesco Alonzo Rodriguez. I suoi studi recen-ti hanno riguardato soprattutto la pittura messinese del Seicento. Ha pubblicato su varie riviste specialistiche saggi su Antonio Barbalonga, Jan Van Houbracken, Filippo Jannelli. Ha partecipato come relatore a nu-merosi convegni di storia dell’arte e storia del territo-rio messinese. Nel 2011 ha pubblicato una plaquette di poesie, dal titolo “Guerra alla tonnara” (Ladolfi Editore, Borgomanero).

AndreA ItAlIAno

Caravaggio in Sicilia.L’ultima rivoluzione

Caravaggio in SiciliaL’ultima rivoluzione

(2013) pp. 132, € 20,00ISBN 978-88-98311-04-0

Quel viaggiatore trafelato che sul fare dell’Autunno 1608 era stato notato al porto caricatore di Terranova (Gela) non era un fuggiasco qualsiasi: era Mi-chelangelo Merisi da Caravaggio.

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tri canti e un cuntu

Un passodopo l’altro

Carissimi amici della Community,siamo così giunti al secondo appun-tamento dedicato a Tri canti e uncuntu.

Tre mesi fa abbiamo iniziato insieme questo cammino che ci accompagnerà per tutto il 2013.Un progetto su cui la Giambra Editori ha inve-stito molto in termini di tempo e risorse uma-ne e che – ci auguriamo – possa culminare in un più ampio impegno editoriale.Le adesioni sono state numerose e, per motivi di spazio, non è stato possibile pubblicare alcu-ni contributi che appariranno su uno dei pros-simi numeri.

tri canti e un cuntu è uno spazio lettera-rio, artistico e culturale fatto da:Anna Anzellotti, Carlo Bramanti, Giorgia Catalano, Sara Conci, Sandra Fedeli, Marta Ferretti, Michele Gentile, Antonio Insardi, Giovanna Iorio, Antonio Lonardo, Teodoro Lorenzo, Marina Lovato, Fabio Mattiuzzo, Giampiero Mirabassi, Giuseppe Nalli, Claudia Palombo, Giuseppe Panzeca, Emidio Parrella, Teresa Regna, Felice Serino, Giuseppe Spiotta, Rocco Tassone, Flavio Vacchetta, Simonetta Vandone, Daniela Vasarri, Pietro Zerella.

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7il tipografo n. 3 luglio 2013

Era una pangeail suo linguaggio:concisa sintesidi un mondo sconosciuto,misterioso labirinto,edenico spazioriservato ad eletti.

Era una pangeail suo pensiero:una terra senza confinidi luoghi, tempi, immagini,inscindibile unicumdi visi indistintie meridiani senza clessidra.

Era una pangeala sua vita:sorvolato tormentodi calendari trascorsi,grumo di dolorivissuti nell’ansiadi una forte rivincita.

È un lessicoin fiorente espansionedi versatili pagine:intense esperienzefinemente rilegatein crescendi dialoghidi occhi incrociati.

AntonIo lonArdo

Metamorfosi

È la salitaripidamente inebriante ,quasi salto verso l’ignoto,per conoscere il mistero:intuizione e letturadel libro apertosulla pelle del mondo.

È il romanzodi un’anima felice,sazia di orizzonti raggiunti:puntini fosforescenti,su linea protesadi un mosaico luminosoarduo a costruire.

Antonio Lonardo è nato il 30 settembre 1943, in pie-na 2a Guerra Mondiale, a Taurasi (Av). Ha frequenta-to gli studi classici, filosofici e teologici. Laureato in Pedagogia, presso la Facoltà di Magistero dell’Universi-tà degli studi di Salerno, ha insegnato Materie Letterarie, come docente di ruolo sia nelle scuole medie che ne-gli istituti superiori, coinvolgendo anche i suoi studenti a scrivere sia racconti che poesie, con eccellenti risultati.

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8TRI CANTI

GIuseppe nAllI

Ora fatale ixdalla serie Giorno fatale

È una rincorsadesiderata solo una voltama per tre volte rincorsa.

È un tridente spuntatoper affrontare le occasioniche il caso sorteggiaper il resto dei giorni.

Ceprano31gennaio2013ore1,13

Giuseppe Nalli è nato nel 1958 a Ceprano – l’anti-ca Fregellae e culla di Argil, l’uomo più antico d’Euro-pa – lavora presso la ASL di Frosinone. Ha vinto ed è risultato finalista in numerosi premi letterari di prestigio. Suoi lavori sono inseriti in riviste e antologie distribuite anche all’estero. È autore iscritto alla SIAE e si occu-pa anche di composizioni letterarie per canzoni. È sta-to ideatore e membro della giuria del premio letterario Pòlis Poìesis. Si è interessato a nuove forme espressi-ve, producendo incisioni su pietra e legno e realizzando anche un gran numero di installazioni utilizzando spes-so soltanto materiali di recupero. Ha pubblicato Anime fragili, Questa notte dopo vent’anni, A Giada, Il male di vivere, Quadretti rurali, Quattro candelabri di bronzo e ottone, La giostra della memoria 1980-1993, L’isolotto delle rondini, Nell’oblio degli anni (Appunti di fine mil-lennio), Ceprano Una storia tante storie (con il fotogra-fo Ennio Paniccia).

[email protected]://www.webalice.it/giuseppenalli

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9il tipografo n. 3 luglio 2013

Nel lungo cammino che la vita ti da,tu ti avventuricon la speranza del mondo cambiar. Sei una leonessa,lotti agguerrita,ma alle volte ti trovicerbiatta ferita. Non molli però,e il sogno della tua vitacontinui a perpetrar, con volontà.e sai che prima o poi arriverà. La giungla è folta,i pericoli tanti,le trappole poi sono in tutti gli anfratti. Sei anche caduta,ma la china hai sempre rialzato,e con caparbietà il percorsocontinui a far.

Sandra Fedeli è nata e vive a Cecina (Li). Commessa in un supermercato, ama scrivere da sempre. Da circa un anno ha scoperto questa vena, per così dire, poetica. Lei ama definirli semplici pensieri: molto spesso anche in rima. Oltre a scrivere, ama la fotografia, definendosi “una dilet-tante: mi prometto sempre di fare un corso base, ma chis-sà se mai lo farò. Sono pigra per natura e, spesso e volen-tieri, non porto a fondo un progetto.”Ha pubblicato le sue poesie nel libro La casa sulla roccia (Del Bucchia, 2012), sulle riviste Orizzonti ed Euterpe, nel-le antologie di Parole in fuga, Trosky cafè, Del Bucchia.Collaboro con la Quadratum editore per Love Story.

sAndrA FedelI

Figlia

Sai che è difficile,sola tra tanti,ma hai spalle coperteda chi ti ama e mai ti abbandonerà. Negli occhi tuoi belli,lampi di semplicità, di complice amore,di serenità. E questo cocktail saràla tua forza che affrontarela vita e la melma se mai arriverà. Le onde del mare, sospinte dal vento,ti porta-n lontano, verso lidi tranquilli,dove potrai riposar, appena quel sognorealtà diverrà.

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10UN CUNTU

Tutto quello che serviva al conte Monaldo e a sua moglie Adelaide era racchiuso nello spazio di poche decine di metri.

Il palazzotto in cima alla salita dove abitavano, la piazzetta, e subito la chiesa, di lato, dove si recavano giornalmente per gli uffici del loro spirito.

Il loro mondo era tutto lì, si misurava coi passi di un uomo. Hortus conclusus non aveva altri passaggi o sentieri che conducessero al di là di quel recinto.

Il palazzo mostrava una faccia lunga e austera. Rimandava e faceva il paio con la personalità del suo proprietario, il conte, di nero vestito, reazionario fino al midollo, pseudo letterato dalle velleitarie ambizioni inseguite senza talento nel tempo lasciato vuoto dalle novene e dai rosari recitati instancabilmente in compagnia della moglie. Anche lei rigida e austera, come il marito e il palazzo.

Uscire uscivano poco, appena lo stretto necessario. Fuori mancava l’aria. Boccheggiavano come pesci sulla sabbia. Solo dentro, nel loro palazzo, riprendevano a respirare, solo lì si sentivano al sicuro. Sbarrato in fretta alle loro spalle il portone d’in-gresso lasciavano all’esterno la follia del mondo.

Nulla di ciò che si trovava fuori doveva penetrare all’interno, nulla di nuovo, nulla di fresco doveva scivolare su quella muffa.

Poi quelli erano anni difficili. Giravano strane idee da quando quell’armata straccio-na guidata da un poco di buono corso, e meglio sarebbe dire corsaro, nel 1796 aveva va-licato le Alpi inzaccherando le città d’Italia. Idee malsane, idee, pensate un po’, di liber-tà, di uguaglianza, per Monaldo di rivoluzione e di sovvertimento dell’ordine sociale.

Il conte rabbrividiva al solo pensiero, e giù un’altra mandata di chiavistello al porto-ne del palazzo di Piazza Montemorello. Sapeva che alla plebaglia bastava una scintilla per prendere fuoco, e di scintille cominciavano ad accendersene dappertutto.

L’incendio infine divampò a Napoli nel 1799 e l’eco di quella rivoluzione oltrepassò i muri di palazzo Leopardi.

No, quello non era proprio il momento giusto per venire al mondo. Ma evidentemente dove-va nascere sotto una cattiva stella, ed è un paradosso perché nessu-no più di lui le amò.

Giacomo nacque nel 1798, proprio nel bel mezzo del putiferio.

La cupa atmosfera della famiglia Leopardi non era destinata a migliorare negli anni successivi. Alle vicende politiche, già foriere di lugubri pensieri, dovevano aggiungersi

teodoro lorenzo

I gelati di Leopardi

Teodoro Lorenzo è nato il 4 marzo 1962 a Torino dove esercita la professione di avvocato. Continua a coltiva-re le sua passioni giovanili: il calcio (con gli amici, ma ha giocato anche nelle giovanili della Juventus e nelle serie minori) e la letteratura (per gli amici). Ha vinto o è stato segnalato in numerosi premi letterari ma non lo dice per pigrizia. Ha pubblicato Saluti da Buenos Aires, racconti di sport (Bradipolibri, 2009), Campus Marie Curie, racconti di scuola (Edizioni Progetto Cultura, 2011).“Potrò fare qualsiasi professione ma sono e rimarrò un ex calciatore. Oggi faccio l’avvocato ma potrei fare il pa-nettiere, l’astronomo o il venditore di giocattoli: mi senti-rei pur sempre un ex calciatore.”

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11il tipografo n. 3 luglio 2013

i lutti privati: dei nove figli nati dopo Giacomo ne sopravvissero solo quattro, Carlo, Paolina, Luigi e Pierfrancesco.

Il conte scoprì ben presto che almeno per il primogenito il DNA lo aveva tradito. I due non potevano essere più diversi. Di forza centripeta lui, centrifuga il figlio, se vogliamo usare le definizioni della fisica. Ogni energia il conte la consumava all’in-terno, Giacomo all’esterno. Lui aveva fame e sete di mondo, benché per l’ennesimo paradosso le composizioni più belle, quelle che gli diedero fama imperitura, le com-pose affacciandosi al balcone di casa.

Nonostante i rigidi divieti in realtà un posto c’era dove il mondo esterno viveva e prendeva forma: la biblioteca di casa.

Lì dentro il conte aveva concentrato tutto o quasi lo scibile umano, 16.000 volumi. Quella era la televisione di Giacomo; lì cambiava canale e storia, geografia, astrono-mia si avvicendavano ai suoi occhi ed il mondo presente passato e futuro gli scorreva davanti.

Sette anni di studio matto e disperatissimo per diventare l’ uomo nuovo, l’onni-sciente. Imparò il greco, il latino e l’ebraico, studiò filologia e tradusse i classici, i due prelati ai quali era stata affidata la sua educazione alzarono bandiera bianca e si riti-rarono in buon ordine: non avevano più nulla da insegnargli, Giacomo era diventato di gran lunga più sapiente di loro.

A 13 anni, quando si sa poco più che scrivere il proprio nome e già il dettato della maestra provoca preoccupanti batticuori, Leopardi aveva scritto due tragedie, PompeoinEgitto e la Virtùindiana, a 14 aveva scritto le DissertazioniFilosofiche, così, per svagarsi un po’, a 15, quando i ragazzi normali aggiungono un po’ di aritme-tica, ma non troppa, scrisse LaStoriadell’astronomia e a 17, quando non ci si rende neanche conto degli errori propri, aveva analizzato quelli altrui ne IlSaggio sopraglierroridegliantichi.

Ebbe il tempo di fare il bambino? Crediamo di no, Leopardi non fu mai bambino.Giocava a volte, sì, con i fratelli Carlo e Paolina, i più vicini a lui per età, ma di

sfuggita, di nascosto dalle occhiute attenzioni della madre che non voleva sentire ri-suonare in quella casa echi di risate e strilli gioiosi ma ammetteva solo voci sommes-se di rosari bisbigliati. Per il resto era il deserto di amicizie, affetti, relazioni dal quale germinò come erba infetta la sua disperata visione della vita e del mondo.

Ma bambini si diventa e Leopardi diventò bambino negli ultimi anni della sua vita, a Napoli.

All’ombra del Vesuvio ce lo portò l’amico Antonio Ranieri per la salubrità della sua aria. Aveva incontrato Leopardi nell’autunno del 1830 a Firenze in uno stato di profonda prostrazione: “la sua immedicabile tristezza cresceva di dì in dì”. Era triste e disperato.

“Cessa egli mi disse dalla vana speranza di consolare un disperato”.Ma durante la sua permanenza a Napoli succede qualcosa. “Su gli occhi di

Leopardi vidi apparire un barlume di letizia che non gli avevo mai scorto dal dì che lo ritrovai tanto mesto in Firenze”.

Letizia, e già questa parola, associata al nome di Leopardi, non pare vera.

un posto c’era dove il mondo esterno viveva e prendeva forma:

la biblioteca di casa

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12UN CUNTU

L’aria e i gelati di Napoli avevano compiuto il miracolo.“… i medici vietavano le cose dolci, ed assolutamente, i gelati. Bramosissimo delle

une e degli altri, egli, lasciata dall’un dei lati ogni apprensione, perseverava i più incre-dibili eccessi: il caffè, sciroppo di caffè; la limonea, sciroppo di limone; il cioccolate, sciroppo di cioccolate (e non senza le vainiglie, rigorosamente vietategli); e così via via. E quanto ai gelati, era un furore: forse che il morbo stesso lo spingeva! Più i medici mi-nacciavano sputi sanguigni, bronchiti e vomiche, e più il furore cresceva…”

La città partenopea tra la fine del settecento e gli inizi dell’ottocento era diventata la capitale del gelato. Per primi i Borboni avevano apprezzato il piacere dei sorbetti e avevano concesso titoli nobiliari a numerosi maestri gelatai.

Per esempio barone era diventato Vito Pinto, il gelataio di Leopardi, l’unico dal qua-le voleva essere servito. Anche quando,dietro insistenza del Ranieri si trasferì a Torre del Greco per scappare dal colera che si stava diffondendo a Napoli, pretendeva gior-nalmente i gelati del barone Pinto e poiché erano evidenti le difficoltà di rifornimento premeva per un celere rientro in città.

“Ma a Leopardi si rizzavano i capelli in testa al solo pensiero che (i gelati) non fos-sero proprio di Vito Pinto, famoso sorbettaio alla Carità, divenuto ricchissimo e barone a furia di ottimi gelati”.

Leopardi quindi durante il suo soggiorno a Napoli godette di letizia, almeno un po’, e di gelati, quelli tanti. Ma letizia e gelati sono i segni della infanzia, sono la loro carezza. E non solo, insieme ad essi, Giacomo scoprì altri due elementi tipici di questa età: il mare e la speranza.

Nella poesia di Leopardi è la campagna il suo luogo mentale, e del resto idillio è parola greca che significa campagna. Né nei Piccoli Idilli (L’Infinito – Laseradeldìdifesta – Allaluna) né nei Grandi Idilli (ASilvia – Lericordanze – Ilsabatodelvillaggio – Laquietedopolatempesta – Ilpasserosolitario – Cantodiunpastoreerrantedell’Asia) compare mai l’immagine del mare.

E quando ne L’Infinito si legge, ultima strofa, “e naufragare mi è dolce in questo mare” Leopardi si trova sul Monte Tabor, dietro casa sua, e quello che vede e quello che pensa non è il mare ma la campagna, per l’appunto.

Ma a Napoli Leopardi scopre il mare, quello vero, quello magico, e ce ne regala un’immagine da genio assoluto qual è stato. Lo fa ne LaGinestra, anno 1836, pochi mesi prima di morire:

“Veggo dall’alto fiammeggiar le stellecui di lontan fa specchioil mare, e tutto di scintille in giro”Che incanto! Il mare come uno specchio sul quale si riflettono le stelle e lo scintillio

d’attorno. Milioni di luci sopra, milioni sotto, sullo specchio del mare, e lui, e noi attra-verso lui, in mezzo a tutto a quel fulgore.

Finalmente il mare nella sua poesia, in lontananza,sì, ma pare di sentirne il profumo.Leopardi si sta spegnendo ma Napoli ha regalato a Giacomo quell’infanzia che gli

era stata negata a Recanati. E qual è il sentimento principe di questa meravigliosa sta-

a Napoli Leopardi scopre il mare, quello vero, quello magico

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13il tipografo n. 3 luglio 2013

gione della vita? Non può non essere che quel sentimento che si proietta nel futuro, tipico di chi ne ha tanto davanti a sé, vale a dire la speranza.

Lui triste e inconsolabile ha conosciuto la letizia, lui afflitto e disperato ha incon-trato la speranza e ha voluto farla conoscere all’umanità intera attraverso LaGinestra.

Non tutto è arido deserto; l’uomo nella sua fragile bellezza, come la profuma-ta ginestra, può ancora ingentilire il paesaggio circostante e riaffermare la sua fiera dignità nonostante la finitezza della sua vita e la potenza nefasta dell’“empia natu-ra”, per opporsi alla quale non resta che unire le forze e stringersi in una fratellanza universale.

Magari davanti al mare, con un gelato in mano.

Le parti virgolettate sono tratte da SetteannidisodalizioconGiacomoLeopardi di Antonio Ranieri (Giannini, 1880).

triste e inconsolabile ha conosciuto la letizia, lui afflitto e disperato ha

incontrato la speranza

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eventi

CasalpaloccoIo e Simone di Valerio Nasetti vince il PremioIl Telescopio

Il romanzo Io e Simone (Giambra Editori, 2012) opera prima di Valerio Nasetti ha vinto l’edizione 2013 del concorso lettera-rio ‘Il Telescopio’.

Il concorso rappresenta ormai da 13 anni un punto di riferimento tra le manifestazioni lette-rarie del municipio X e della Capitale. Dalla sua, ha la prerogativa di riuscire – sempre - a coin-volgere adulti e ragazzi delle scuole e chiunque abbia il sogno di rendere pubblico e condivide-re un momento di creatività che ha portato alla creazione di una poesia, di un racconto o addi-rittura di un libro.Come editori siamo orgogliosi del risultato con-seguito dal nostro Valerio e ci auguriamo anco-ra molti altri successi per IoeSimone e gli altri romanzi che seguiranno.

Il concorso letterario “Il Telescopio”, nato su ini-ziativa dell’omonima associazione culturale di Casalpalocco, è patrocinata da Roma Capitale e dal Consorzio di Casalpalocco. Quest’anno ha visto la partecipazione dei residenti del munici-pio X e degli altri quartieri romani, oltre che de-gli studenti di tutte le scuole.

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A. AjelloALL’IMPROVVISO - OPERAZIONE MAGENTA SQUARE54 p. - € 7,00 - F.to 14x21ISBN 978-88-907647-9-0

T. RegnaIL CANTO DELLA MAGA232 p. - € 12,00F.to 14x21ISBN 978-88-907647-8-3

L. CapodaglioL’ESTATE DECISIVA182 p. - € 10,00F.to 14x21ISBN 978-88-907647-7-6

A. InsardiI CORRISPONDENTI348 p. - € 12,00F.to 14x21ISBN 978-88-907647-6-9

V. NasettiIO E SIMONE80 p. - € 7,00F.to 14x21ISBN 978-88-907647-5-2

P. FlandinaGIUSEPPE CARUSO52 p. - EsauritoF.to 14x21ISBN 978-88-907647-1-4

A. InsardiIL RICHIAMO DI AVEZZANO330 p. - € 12,00F.to 14x21cmISBN 978-88-98311-03-3

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A. LonardoORIZZONTI SCONVOLTI142 p. - € 8,00F.to 14x21ISBN 978-88-98311-05-7

AA. VV.UN TRIENNIO DI ALLUVIONI274 p. - EsauritoF.to 21x29ISBN 978-88-907647-2-1

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M. SchiavoneOCCHI DI MARE80 p. - € 8,00F.to 14x21ISBN 978-88-98311-07-1

L. CapodaglioLE STAGIONI COLORATE E ALTRE VERITÀ136 p. - € 10,00F.to 14x21ISBN 978-88-98311-08-8