hic furor, hic, superi, sit mihi perpetuus

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  • 7/29/2019 Hic furor, hic, superi, sit mihi perpetuus

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    Hic furor, hic, superi, sit mihi perpetuus

    Saggio inedito diRoberto Saviano

    l mio unico lettore, rivolgo queste righe finalizzate ad una breve analisi dellascrittura del Tommaso Landolfi e diGiorgio Manganelli. La loro scelta stilistica ed

    il loro misantropico vivere, mi impediscono di aderire ad un linguaggio accademiconel rapportarmi alle loro opere.

    Il rigore della critica nel nostro tempo, spesso ha prodotto la morte della creazione letteraria e dellapulsione dello scritto, preferisco pertanto che siano le profondit delle riflessioni e la rigorosaindisciplinatezza delle emozioni confuse, a decidere il percorso finalizzato alla conoscenza di unautore.Ma questi sono annosi problemi filologici da lasciare ai filologi. Io che non son uno di loromi avventuro in questa comparazione di due particolarissimi autori del Novecento, vicini in cosassai modo da non essersi mai riconosciuti luno nella letteratura dellaltro. Persino le loro vite perquanto con caratteristiche diverse..luno aristocratico decaduto dallombrosa vita di giocatore

    dazzardo, laltro professore di Letteratura Inglese e misero (nel senso economico.inversamenteproporzionale invece alla qualit dei suoi lavori) traduttore, possono notarsi affini. Gli scritti a cuifar riferimento sono tutti quelli che gli autori hanno editato in Italia . Strutturer la saggio indi intre parti.

    La bugia di TommasoLe inezie amorose di Manganelli

    Confraternita dei bugiardi

    Suddivisioni abbastanza chiare gi nei titoli da non chiedere altra spiegazione, infatti lestetica delmio microlavoro si imposta gi con la scelta degli autori e del titolo. Gli autori sono entrambi

    cesellatori di scrittura onirica spesso barocca ed antiromanzesca volta alla fumosit consistentedellargomentazione cerebrale, del frammento di materia, della creazione di lazzi sintattici, dellafinzione perenne di se stessi. Elicitare, descrivere e dimostrare tali questioni sar il compito dellasaggio.

    Il titolo una vibrante frase di Seneca che tradotta nella lingua nova recita pi o meno cos (nellatraduzione di Canali): Che questa follia, dei, s, proprio questa, non mi abbandoni mai. Ho sceltotale frase per meglio far capire subito con chi si avr a che fare nella lettura, ovvero con le picomplesse e intricate intelligenze del secolo ventesimo, sottili e persistenti come ogni cieca e saggiamania.

    Il perch abbia deciso di fare tale lavoro andrebbe inserito nelle plurime domande ridicolmenteesistenziali che ci si pone o ci si dovrebbe porre in qualche pomeriggio giovanile, ma personalmentenon rispondo cos come nessun uomo risponde ad un colpo mortale infertogli.

    Che il lettore possa perdonare questa limitata opera ch come tutti gli scritti limitati, anchelimitante.

    La bugia di Tommaso

    La lingua di Tommaso Landolfi sembra un altare edificato al suono italico della parola. Aggettiviavverbi verbi sostantivi, sono prescelti nella miniera del vocabolario come preziosi elementi dacomporre con le intime emozioni sulla pagina. Ambito faticoso, o doveroso piuttosto, la pagina

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    vuota: eppure le idee si annidano e bisogna trovare loro sfogo. Landolfi scrive per motivi che nonconsidera n validi n degni della sua simpatia. I suoi diari Rien va Des Mois LA BIERE DUPECHEUR(1) sono pregni del rammarico per la scrittura vissuta come condanna e fonte primadella coscienza del non essere volti alla vita.

    Tommaso Landolfi

    Hai mai visto uno spirito? No io no, ma mia nonna si!Ma guarda un po!Lo stesso capita anche a me: io non ne ho mai visti,ma mia nonna se li trovava tutti i momenti fra i piedi, e cos,fidandoci della sincerit di nostra nonna,crediamo allesistenza degli spiriti.

    La scrittura come altro dalla vita, pluralit dal reale che non pu credere di essere contaminata dal

    fatto. Il brano narrato non unaltra riproposizione della vita in ambiti e vesti differenti, anzi n ildiretto antagonista. Parola e vita sono in un tenace aut-aut! Landolfi costruisce le sue storie in unluogo sconosciuto alla realt nota, questa sua scelta non attuata solo dal surrealismo, che pure una caratteristica delle sue opere, ma da una creazione di situazioni che trovano soluzione odenigma nel loro interno. Non vi un rimando allesterno del perimetro del racconto, ognicoordinata, riflessione, presa datto, avviene nel tempo e nello spazio della pagina. Le narrazioni diLandolfi per quanto siano accurate creazioni musicali, non spingono ad una pedagogia del gusto, oad un compito fossanche nihilista, di svelare senso e non senso: se dovessimo accostarlo ad unalogica, mi affretterei a definirla ludica. La parola che appare in armonia con il sua significatoraccoglie questo in prestito dal reale per poi stravolgere il suo piano narrativo ordinario, nellastruttura del racconto. Sogno giovanile di Landolfi infatti fu quello di poter inventare una nuova

    lingua per affrancarsi dal prestito di suono e significato che doveva ottemperare alla lingua italiana.In un raccontoDialogo dei massimi sistemi(2) testo eponimo del medesimo libro si narra dunindividuo che credendo di imparare il persiano da un conoscitore della lingua mediorientale siaccorge di aver appreso, per un dileggio del suo maestro che di volta in volta inventava vocaboli esintassi in modo confuso, una lingua inesistente. Cosa grave che aveva scritto dei versi nella cuiversione originaria nessuno al mondo sarebbe riuscito a leggerla tranne lui medesimo e nella cuitraduzione, dal senso al suono, tutto andava perduto. Landolfi a differenza del poeta delDialogo.. costretto ad usare la lingua nota, italiana, ma non solo, seppe di russo francese inglese e spagnolo.In fondo lunico dazio che si deve pagare, ultimo e per questo costitutivo. Realt e scritturaavranno sempre nel loro antagonismo puro, una legame cromosomico che per quanto lo si vorrannichilire e mascherare, persister indelebile.

    Non v pi meta alle nostre pigre passeggiate, se non la realt(3)

    Dir sconfortato in un commiato, lautore. La scrittura con il marchio semantico del reale trovanello stravolgimento una catarsi del suo primo peccato commesso al di fuori della pagina.Stravolgimento volto allo scandaglio dellimpossibile, Carlo Bo definir: Moravia impegnato nellacaccia del possibile, altrettanto il Landolfi lo era nella caccia dellimpossibile. (4)Limpossibilefuoriesce dalla creazione del paradosso, o dal contrappunto che gradualmente irrompe da toni inapparenza quotidiani e noti. La parola creatrice costruisce il suo cosmo lontana dalla materia intesacome reale e si slega dalle leggi cui questa subordinata. Landolfi indi costruisce una sintassi dallastruttura razionale con controllati vertici di descrizione barocca ma che non si spinge mai alconfuso, allopalescente Vediamo nel raccontoLa passeggiata raccolta nel libroRacconti

    Impossibili(5) come pone in paradosso la lingua italiana costruita con strati di parole rigorosamentepescate dal mar della lingua (niuno neologismo presente) :

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    La mia moglie era agli scappini, il garzone scaprugginava, la fante preparava la bozzima.Sono

    un murcido, veh, son perfino un po gordo, ma una tal calma, mal rotta da quello zombare o dai

    radi cuiussi del giardiniere col terzomo.

    ..Dove le porti? Agli aratori laggi: vede dov quellessedo. C il crovello per loro. E il mivolo

    o il gobbello?

    Eppure i toni e la misura dello scritto non hanno il gusto della provocazione o il sapore rancido diun semplice esercizio manieristico. La parola usata contro se stessa, contro il suo scopo. Eccolarchetipo della menzogna! I rimandi della parola i suoi significati sono manipolati e gestiti dai filidellautore senza alcun fine o scopo. Lunga discesa verso la spirale della letteratura, nellinvenzionefinalizzata a se stessa, nellespressione formale perfetta, questa lestetica delle opere landolfiane.Ma la menzogna della letteratura non si attua solo sul piano filologico essa sinsinua ed orchestralimmaginazione del lettore. La bugia della narrazione ammannisce lo scritto per esser letto, rivolgeal lettore parole ostili e richiede comprensione, ma soltanto fumosa finzione. Il lettore non considerato, la sua alterit non rispettata. Il lettore per leggere un opera del Tommaso deve subirei suoi registri indossare la veste che lautore pretende, insomma deve lasciarsi determinare. Le opere

    di Landolfi sono un almanacco scritto senza motivo e lasciato in eredit alle parole che locompongono; proprio come accade in Cancroregina(6)dove un individuo chiuso in una navicellagira senza meta e sosta, attorno alla terra scrivendo un diario di bordo certo che mai essere viventeriuscir a leggerlo.

    Baldacci considera che laristocratico di Pico pratichi una doppia menzogna. La prima viene acompiersi con laffermazione la seconda con la negazione di ci che ha detto non credendo a ciche sta in quel momento dicendo: lunica possibilit resta per Landolfi lesercizio sistematico diuna menzogna al quadrato (7). Questo movimento avviene in una completa malafede dove ognisuo intento, ammesso che sia cosciente, viene insabbiato cassandone anche il suo aspetto latente. E

    possibile descrivere questo tipo di struttura come una sorta di autocoscienza hegeliana privata del sumomento risolutorio. Ovvero vi riscontriamo una negazione della negazione senza alcunaaffermazione. In Hegel la coscienza si nega nella natura la quale negandosi nellio divieneautocoscienza, in Landolfi vi negazione del pensato e negazione dellaffermato senza alcunaaffermazione, neanche della letteratura come potrebbe sembrare ad uno sprovveduto lettore.

    Negazione della negazione, perenne, in una assoluta distanza da soluzioni o punti mediani.

    La sua scrittura pregna di colore notturno. Facile accostamento cromatico se pensiamo chemillanta critici (tra cui la figlia [8]) lo hanno definito uno scrittore lunare. Il colore argenteo e

    pallido dei suoi toni, lambiguit dei significati e soprattutto il sentore che tutto sia un gioconotturno pronto a scomparire al primo raggio di sole lo rimandano al satellite lunare. Vero di notte e

    falso di giorno sembra il narrare del Tommaso Landolfi poich in cotanta costruzione si desideraritrovarsi, comprendere il proprio tempo e trovare nel pulsare delle parole una qualche coincidenzacon il proprio vivere biologico.

    E pi facile fare che dire,

    Ma fare gi impossibile(9)

    Ma bisogna rassegnarsi la letteratura non vita. N rifugio. Divenuto impossibile lagire,impossibilitata la parola a mutare la materia, la disperazione resta lunica strada perseguibile.Problema sorge ancor pi complesso, quando si scorge nella parola, e ancor pi nella parolamoderna, limpossibilit di tematizzare il dolore. Legoismo il porsi centro e panoplia pu

    soccorrere luomo dalla deriva. La letteratura diviene questo, forse, ambito in cui legoismo sidipana nella sua cavit nulle per affermarsi e tutelarsi nellarbitrio della proposizione. Aspettopossibile della libert che non raggiunge neanche la potenzialit. La letteratura landolfiana cos, si

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    costruisce come una cattedrale gotica di sintassi dagli interni barocchi di descrizioni e dalle navateromaniche di assurdi personaggi. Una struttura salda e notturna poggiata sul nulla, sospesa in unassenza ineffabile.

    NOTE

    (1) LA BIERE DU PECHEUR1953 Rien va 1963 Des Mois 1967. Pubblicate Vallecchi ora Adelphi(2) Dialogo dei massimi sistemi; testo desordio di Landolfi Pubblicato nel 1937 da i fratelli Parenti in Roma. Ora nelle edizioni Adelphi(3) in Ombre Vallecchi 1954. Ora Edizioni Adelphi pag 183(4) Carlo Bo in Prefazione Opere Complete I vol. Rizzoli editore 1996(5) Vallecchi 1966(6) Vallecchi 1950(7) Luigi Baldacci pag 355 Novecento passato remoto Rizzoli 2000(8) Idolina Landolfi ha raccolto gli interventi critici sul padre in un testo dal titolo Le lunazioni del cuore La nuova Italia edizioni. Oggi cura tutte leopere del padre con magistrale raffinatezza.(9) Viola di morte Vallecchi 1972(10) Interessante vedere la comparazione tra Stirner e Landolfi che pu esser fatta osservando in entrambi la considerazione dellegoismo comefondamento dellindividuo e ancor pi della sua libert. I tal senso sembra orientato anche Baldacci nel saggio dedicato a Landolfi nel testoNoveceto passato remoto Rizzoli 2000

    Le inezie amorose di Manganelli

    La lingua di Giorgio Manganelli una colonna torta e ritorta, un torciglione di cui impossibilepercepire la base ed ancor pi difficile definire il verso cui si estende. La scrittura di questo autoremeneghino larchetipo della farsa del dileggio della possibilit dattuazione. Il testo organizzato informa estesa, laddove non frammento, articolo, aforisma, si compone in un cirro di nebbia, unespulsione di tratto. Mai le figure appaiono nitide mai riescono ad ottenere perimetri pi corposi.

    La malattia, una convinzioneed io nacqui con quella convinzione.[Italo Svevo]

    Il cosiddetto antiromanzo manganelliano appare di pi un contro romanzo, una specie diassuefazione alla trama, al solito dipanarsi della vicenda. I significanti nella semiotica del nostroGiorgio sono momenti del significato non origine di questo come linguisti vorrebbero fosse. Ilsignificato una volta posto schizza, sguscia, fuoriesce in ambiti inesplorati. Diciamo che una

    proposizione nella letteratura di Manganelli viene ad essere scritta quando lascia illibate tutte le suepossibili varianti, tutte le innumerevoli riflessioni e i possibili rimandi. NelDiscorso dellOmbra edello Stemma(11) descrive la sua figura di amanuense come quella di unfool;

    Ilfool in s trattiene due vocazioni o mestieri, o pratiche, che non accorto di disgiungere:frequentatore di corti, dignitari, di ecclesiastici, di teologi, di carnefici, di regi, e feldmarescialli, il

    fool gode di una misera e tuttavia astuta franchigia; egli non pu tenere discorsi, non pu

    commentare, non ha pareri, non consente n dissente; ma gli si concede, anzi si vuole che egli

    strraparli, scioccheggi, strologhi, berlinghi, fabuli, e affabuli, concioni agli inesistenti, spieghi

    carabbattole, ed a se stesso di a torto e ragione, si insulti ed approvi, e si accetti e ripudi. In quel

    che dice molte materie e qualit si invischiano: ma non mai la verit, e non mai il suo contrario.

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    Descrizione del nulla, infatti come ebbe a definirsi: (simile in questo a Raymond Queneau)competente in fatto di cose che non esistono. La parola diviene nebulosa ironica o tragica a secondadel comparto in cui la sua liquidit va a stagnare. In questa metafora sembra rientrare forte lultimaopera uscita postuma di Manganelli laPalude definitiva(12) luogo in cui ci si condannati peroscura colpa e si vaga disorientati lontani da ogni possibilit di riconoscere significati e paesaggi. In

    fondo tale stesso disorientamento possibile riconoscerlo nel testoDallInferno(13)che purstrutturandosi come un sibillino e continuo confronto con la struttura dantesca sembra pi unadiscensione di tipo quattrocentesco, viene in mente la seconda parte delBaldus di Teofilo Folengo,un luogo in cui personaggio, descrizione, monologo, introspezione, coscienza del personaggio edellautore, occupano la stessa dimensione. In questopera che forse pi dogni altra svela il segretoinconfessabile della parola manganelliana, troviamo il soggetto in un universo torbido e malato,incapace di comprendere la sua situazione, il suo essere, vivo o morto, guidato da un cerretanologorroico e da una bambola-parassita (una novella Beatrice) che gli stata inoculata nel corpo.Questo soggetto incontrer mostruose creature, brandelli dindividuo, posti sotto legida di unamalia metafisica. In questo testo, ma anche inNuovo Commento(14) eLa notte (15), Manganellicostruisce questo soggetto senza coordinate alcune che procede in uno scrosciante monologo dove

    non esistono confini della parola e del significato. La parola manganelliana prima di vedere postosulla pagina subisce un gargarismo nel cavo orale del significato, cos una volta divenuta segnografico pu soltanto mantenere una viscida presenza del significato originario, lasciando cos libera

    possibilit dapprodo verso nuovi lidi significanti ed immaginifichi. Il testo cos non nasce dallemani dellautore non si inserisce in una precisa volont, ma assume solitario significato, si impone

    per autogenesi. In fondo non esiste possibilit di far della parola strumento:

    Le parole usate per servire a qualcosa si vendicano

    Nelle iridescenze della scrittura si coglie lindelebile condanna tragica dellautore impossibilitato adessere curatore e premurosa madre delle sue parole e delle sue immagini, una volta cascati nellespire della pagina nulla pu essere controllato. Ecco il sorgere della bugia, della menzogna dellaletteratura. La parola non pu per sua determinazione risultare lontana al suo perimetro, e perquanto posta sullorlo dellombra, nello scuro spazio dove pi che contemplata resta immaginata,non pu fuggire alla sua corposit. Inizia ad inventarsi ad aprire scorci di mondo che mai esister eche al contempo viene sovente ad essere. La menzogna della letteratura, nega laffermazione chenega la negazione, senza affermare. La letteratura che menzogna, nasce quando narra ovverodileggia il vero, finge di non conoscerlo, quando invece certa di esserle distante. Nel testo critico,

    Letteratura come menzogna(16), Manganelli confessa e descrive le annose questioni letterarie, leaccuse che ad essa vengono poste i pastrani stretti ed attillati che le vengono imposti:

    Forse vero: la letteratura immorale, e immorale attendervi.Non v dubbio: la letteratura cinica. Non v lascivia che non le si addica, non sentimento ignobile, odio, rancore, sadismo che

    non rallegri, non tragedia che gelidamente non la ecciti..lavorare alla letteratura un atto di

    perversa umilt. Colui che maneggia oggetti letterari coinvolto in una situazione di provocazione

    linguistica. riconoscendosi lo scrittore nientaltro che arguzia del linguaggio stesso, una sua

    invenzione, forse i suoi genitali ectoplastici.

    La letteratura indi si oppone come irriducibile, altro dal reale, trascinandosi come condanna, i foschisignificati della realt. Lo scrittore indi come su detto unfoolun giullare cantastorie, cui non gli dato sapere fin dove gli stato concesso enunciare la sua verbigrazia e cosa essa vuol dire e creare.Manganelli sferza e minaccia con profetiche (inteso nel suo etimologico significato ovvero quello di

    uomo dalla bava alla bocca) parole gli accademici che tendono a fare della parola, didattica elavoro. Fare del pensiero e della parola un mestiere cosa deplorevole, significa rendere luce albuio fosco, dare fuoco alla carta stantia e insecchita. Letteratura resta nulla, almeno nella misura in

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    cui questa appare nellindefinibile arcipelago umano (17). Ecco che Manganelli anche quandosembra accorgersi del mondo, ovvero negli articoli giornalistici e nei pseudoreportage come ilDe

    America(18) edEsperimento con lIndia(19), non viene mai meno alla caratterizzazione dellaparola. Non dimentica mai che non sar lui a decidere cosa descrivere, quali forme gli sarannoimposte allattenzione delle dita. NelLunario dellorfano sannita(20) nelDialoghetto tra un

    viandante e un professore vi una situazione in cui.

    Professore: Lei ha un figlio? In et scolare? Avido di apprendere?

    Viandante: E la parola: ama lo studio e i libri

    Professore: Suppongo viva in reclusione

    Viandante: Oh no deve conoscere ragazzi a lui uguali, domani preziosi amici nella vita

    Professore: Certamente militare: bella e sana carriera, poche guerre e tutte vittoriose

    Viandante: Sebbene di giovane et, egli pacifista e di natura litigiosamente mitissima

    Professore: Non lo tolga dal seminario: il latino vi modesto, la filosofia dubbia, la letteratura

    povera, ma lorario rigorosamente rispettato. Un cardinale in famiglia ornamento e ricchezza.

    Viandante: Mai pi Professor. Egli laico e combattivo e promette di riuscire un sottile hegeliano

    di sinistra.Professore: Non la capisco, bravuomo. Se non fa n il militare n il prete, se non studia nella

    biblioteca avita, in che modo suo figlio colto? O forse lei vuol darmi la baia?

    Cultura, categoria dove solo preti e militari si trovano di diritto posto. Strumento, manganello didominio che Manganelli mai avrebbe potuto considerare come suo ambito. La letteratura mentitricedogni verit e realt, assenza dogni cesura o censura mai potrebbe considerarsi fregio espositivo,valore indicativo, uso quotidiano. Qualora lo facesse, facilmente cadrebbe nella rosa menzogna,nellirriducibile bugia, ritornando cos alla sua indelebile origine. Lopera prima del Giorgio,

    Hilarotragoedia(21) finge di essere un minuzioso affresco realista, anzi lo , peccato che la suarealt non esiste in luogo alcuno, neanche nei misantropici angoli della sua attivit cognitiva. Edancorasempre nelLunario vi un articoloPlebe scritto come risposta ad una proposta di un certo

    prof. Armando Plebe, che chiarisce il rapporto tra Manganelli e gli intellettuali. Questo prof. Plebe,accademico reazionario ventilava lidea di creare un albo per gli scrittori, bisognoso di tutelare lascrittura dalle masse pronte a poter scrivere infangando e rubando mestiere a chi legittimamentevotato; il tutto per rendere pubblica larte e raro lartista. Manganelli dando la massima sagaciaironica alla sua vena polemica, tenta di immaginare le modalit in cui il progetto del professore

    potrebbe attuarsi. Proibire le matite colorate buon modo per limitare larte dei pittori ai solimestieranti, allo stesso modo controllare gli epistolari, possibileAttivit Culturale Clandestina. Infondo dir Giorgio, il fatto che si pensi naturalmente e che naturalmente si scriva e dipinga non

    buon motivo per lasciarlo fare, come bisognerebbe lasciare lattivit sessuale ed amorosa ai soli

    coscienti della medesima qualit del fatto altrimenti:senza coscienza professionale non si pu, nonsi sa eiaculare. Orgasmi da contadini, languori da dattilografe, spermatozoi analfabeti ... E poiManganelli esplode in una meravigliosa presa datto:

    Ma lei li ha mai visti i paesaggi?

    Quella Maiella appoggiata a un lampione, quella Sila che mostra la giarrettiera: per me tutto

    adescamento culturale

    Lo scrivere non un mestiere, n un attivit praticamente e spiritualmente intesa. La letteraturaquasi ha la lievezza dun peto il suo stesso fine. Quasi la bellezza tragica dellesistenza la sua stessanescienza.

    La letteratura di Manganelli una struttura forte nelle fondamenta, elegante, inossidabile chemantiene roccaforti di nebbia, torri di cirri.

    http://www.italialibri.net/inediti/landolfimanganelli3.html#notehttp://www.italialibri.net/inediti/landolfimanganelli3.html#notehttp://www.italialibri.net/inediti/landolfimanganelli3.html#notehttp://www.italialibri.net/inediti/landolfimanganelli3.html#notehttp://www.italialibri.net/inediti/landolfimanganelli3.html#notehttp://www.italialibri.net/inediti/landolfimanganelli3.html#notehttp://www.italialibri.net/inediti/landolfimanganelli3.html#notehttp://www.italialibri.net/inediti/landolfimanganelli3.html#notehttp://www.italialibri.net/inediti/landolfimanganelli3.html#notehttp://www.italialibri.net/inediti/landolfimanganelli3.html#notehttp://www.italialibri.net/inediti/landolfimanganelli3.html#notehttp://www.italialibri.net/inediti/landolfimanganelli3.html#notehttp://www.italialibri.net/inediti/landolfimanganelli3.html#notehttp://www.italialibri.net/inediti/landolfimanganelli3.html#note
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    NOTE

    (11) Rizzoli 1982(12) Adelphi 1990(13) Rizzoli 1985(14) Einaudi 1969(15) Adelphi 1998(16) Adelphi 1985

    Confraternita dei bugiardi

    Manganelli e Landolfi due autori che vivono e giacciono nella letteratura con similecomportamento. Certo lautore di Pico un generatore dellimpossibile, un tinteggiatore diimmagini, creazioni di personaggi, soggetti archetipici dogni negazione. Nel meneghino si ha la

    perdita della descrizione dellelemento naturalistico, del confine.

    Manganelli considera ogni verbo alla prima persona generato da una qualsiasi prima persona. Ipiani della narrazione in Landolfi, bench sempre nello spazio irriducibile della pagina, sembranotre: il soggetto narrato, la vicenda, e lautore. Questultimo prende atto di tutto ci che accadutotraendone giusta valutazione suo malgrado e lontano da ogni responsabilit. Landolfi insommaviene dopo i personaggi e dopo la vicenda. Manganelli invece possiede un unico piano in cui tuttoconfluisce, diparte, ritorna. Entrambi scandagliano il nulla, limprobabile, entrambi sono condannatialla parola ed al suo significato che non possono cassare ne esorcizzare con la propria volont. Ilsegreto della parola in fondo proprio la menzogna. I significati possono perdurare ma non quandosono usati contro loro stessi

    Credo che le opere landolfiane e manganelliane rappresentino lorigine, lo scrigno verecondo in cuisi conserva la purezza della possibilit umana. Sulla pagina si contraggono le vicissitudini, sirifugge il senso, si amoreggia con il paradosso. Nulla ! Tutto pu mutare in essere! Ed allora la

    pagina, linutile pagina, che mai potr sostituire la vita che non aiuta n affligge, risulta lestremosfogo il canto inane cui ci si da per condanna. La vita la si vorrebbe scrivere perch la si vorrebbevivere. Entrambe le arbitrarie possibilit non sono lasciate allarbitrio ed alle potenzialit. Restanofrustrati sogni, arcipelaghi del possibile. Quando linesistenza di senso nella pagina e linesistenzadi senso dellesistere si colgono simili tutto sembra ricongiungersi in un amplesso ermeneutico finoad allora sconosciuto. Ma parola e realt saranno perennemente distanti pur nella comunit

    genetica, come il muto interlocutore dun sordo. Nellepoca novecentesca la grandezza fantasticadei nostri due autori stata avvicinata ed affiancata daCalvino e Savinio che, non qui il caso diapprofondire, a differenza, conservano tutto il fascino della mondanit, del ritmo della materia

    pulsante, del discorso quotidiano rivoltato in contrasti contraddittori o in sorprendenti ossimori delreale. Vicini invece alle iperboli linguistiche considerereiGadda e Consoloi maggiori scultori delcontrollato barocco, dellesplosione onirica dei verbi, delle proposizioni composte emancipandosidal concetto, gli unici che possiedono le sontuosit delicate della scrittura di Manganelli e Landolfi.

    Non il caso di iniziare un nuovo lavoro comparativo tra questi autori, ma giusto stato citarli percapire quali intelletti si muovevano e si muovono dintorno ai due (22).

    In fondo come gli efimeri delDialogo di un fisico e di un metafisico(23)di Leopardi la letteratura e

    la sua menzogna vivono, un solo giorno, lillusione dellalba, la morte del vespro dimenticandosinel breve tratto, della noia e della vita. Dal nulla verso il nulla!

    http://www.italialibri.net/inediti/landolfimanganelli4.html#Top_of_Pagehttp://www.italialibri.net/autori/manganellig.html#Topp_of_Pagehttp://www.italialibri.net/autori/calvinoi.html#Topp_of_Pagehttp://www.italialibri.net/autori/calvinoi.html#Topp_of_Pagehttp://www.italialibri.net/autori/gaddace.html#Topp_of_Pagehttp://www.italialibri.net/autori/gaddace.html#Topp_of_Pagehttp://www.italialibri.net/interviste/consolo/consolo11.htmlhttp://www.italialibri.net/interviste/consolo/consolo11.htmlhttp://www.italialibri.net/inediti/landolfimanganelli4.html#notehttp://www.italialibri.net/inediti/landolfimanganelli4.html#notehttp://www.italialibri.net/inediti/landolfimanganelli4.html#notehttp://www.italialibri.net/inediti/landolfimanganelli4.html#notehttp://www.italialibri.net/autori/leopardig.html#Topp_of_Pagehttp://www.italialibri.net/inediti/landolfimanganelli4.html#Top_of_Pagehttp://www.italialibri.net/autori/manganellig.html#Topp_of_Pagehttp://www.italialibri.net/autori/calvinoi.html#Topp_of_Pagehttp://www.italialibri.net/autori/gaddace.html#Topp_of_Pagehttp://www.italialibri.net/interviste/consolo/consolo11.htmlhttp://www.italialibri.net/inediti/landolfimanganelli4.html#notehttp://www.italialibri.net/inediti/landolfimanganelli4.html#notehttp://www.italialibri.net/autori/leopardig.html#Topp_of_Page
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    NOTE

    (22) Citerei anche i francesi Jarry (molto pi vecchio di entrambi gli autori) e Queneau,,,..patafisici. Molto sembra la scienza delle soluzioniimmaginarie, il gioco delle possibilit sintattiche dei Fiori Blu di Quenau avvicinarsi ai nostri due autori , ma a loro differenza la patafisica, pone alcentro dellargomentazione il concetto, lo scherno, la sovversione, la nuova antiregola. Non vi il perno del nulla, lo spazio fosco dellindicibile. Vi comunque sophia ancora logos.(23)Operette moraliMondadori 1988

    9 Aprile 2001

    I commenti dei lettori

    Terry Nesti ([email protected]) Pistoia 22.06.2001

    Prima di tutto complimenti Roberto, la signora o signorina Katia Giaccardi ha pienamente ragione,farai molta strada nell'ambito delle belle lettere. L'affermazione che "La letteratura diviene questo,forse, ambito in cui legoismo si dipana nella sua cavit nulle per affermarsi e tutelarsi nellarbitriodella proposizione. Aspetto possibile della libert che non raggiunge neanche la potenzialit. Laletteratura landolfiana cos, si costruisce come una cattedrale gotica di sintassi dagli interni barocchidi descrizioni e dalle navate romaniche di assurdi personaggi. Una struttura salda e notturna

    poggiata sul nulla, sospesa in un assenza ineffabile." riassume in poche frasi tutti gli intenti letteraridi Landodolfi (al termine intenti letterari si sar rigirato nella tomba, ma era l'unico termine che misovveniva alla mente. La scrittura (che qualche divinit mi protegga da quel che sto per dire) l'unica possibilt che l'uomo possiede di scimmiottare Dio. Landolfi lo sa, ma la sua divinit il

    Nulla (di plotiniana memoria). La parola, il senso della frase tutto torna ai Mani: la realt non esistetutto Nulla suprema Menzogna, ma se la mensogna fosse la realt? (pensiamo al Tradimento dovela morte si trasforma in vita perpetua)Ecco la chiave, e tu Roberto lo hai capito, le bugie, le verit inLandolfi sono sempre al quadrato perch l'impossibile non altro che una possibilit moltiplicata

    per se stessa. La vita matematica, magari non la matematica elementare a cui noi siamo legati, mauan matematica che lavora con numeri infiniti e improbabili. Ecco perch Signor Racca (mi scusi la

    prolissit, ma un difetto che non credo riuscir a correggere) quegli scrittori menzogneri chesecondo lei scrivono sul nulla e per il nulla, in realt (perlomeno a me) parlano della vita, di unesistenza menzognera, ma anche l'unica che per adesso ci concesso vivere. Sull'oziosita dei Nostri

    non intervengo neanche ricordandole cos' l'otium latino; mi dia retta provi a lasciare per un p daparte (non per sempre si impara qualcosa dappertutto) i suoi maestri ed entrare un poco in quellache un tempo era considerata, con un termine calcistico letteratura di serie B (la science fiction peresempio) e vedr che a volte hanno anticipato realt inimmaginabili. La letteratura non ha bisognodi distinzioni ci sono solo demiurghi a noi pi consoni ed altri meno. Ancora tanti auguri a Roberto

    per i suoi scritti futuri.

    Katia Giaccardi, 09.06.2001

    Caro signor Racca non mi ero sbagliata ad intuire di cosa fatta la sua interiorit. Non aggiungo

    nulla,perch la mia risposta al suo commento l,chiara e tranquilla. Il suo secondo intervento, carosignore, si "commenta da s" e non vale la pena che io aggiunga altro. Tutti leggeranno ci che hascritto. Rinnovo i miei pi fervidi auguri a Roberto Saviano, di strada ne far e tanta!

    http://www.italialibri.net/opere/operettemorali.htmlhttp://www.italialibri.net/opere/operettemorali.htmlhttp://www.italialibri.net/opere/operettemorali.html
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    Davide Racca ([email protected]) 06.06.2001

    Gentile signora K., la ringrazio per aver rispettato tanto cortesemente la mia opinione. Sono lepersone come Lei che mi incoraggiano a scrivere (da ignorante, cio da non conoscitore!) certe cose

    su certi temi quando si presenta la giusta occasione. Forse le posso dare ragione quando dice cheinfondo larte arte! Sarebbe qualcosa di diverso se non lo fosse, no? Ma che bisogna rispettaretutti questa poi! soprattutto se artisti come il giovane signor S.! La bellezza dellinvenzione, lalibert dello scrivere, la menzogna, limmoralit, il cinismo per culminare questa sublime sillogedi appannaggi letterari con lamore e lodio ah, gustosa questa sorsata dacqua fresca allasorgente del nulla! S certo, non si scandalizzi signora mia, del nulla!!! ha capito bene: perchdi nulla tratta la Sua letteratura e quella del giovane signor S., non di qualcosa! Sar purelimitato, ottuso, come Lei tiene a sottolineare, signora mia cara, ma certo che dal nulla nessunovi smuove forse neanche il mio buon Dio a pregarlo! (non certo il vostro di dio no!,voi accolitidella societ letteraria vi contentate di facili muse daccatto, delle prime che vi capitano sottomanoe che senza troppe pretese soddisfano le vostre misere vogliuzze notturne! quanto a libro?- dite

    loro incontrandole sul marciapiede della Parola, e quelle a subire le angherie da sforzati della paginaquali siete siate maledetti! voi che fate solo quello che volete fare con la faciloneria dadilettanti della libert del tutto e subito voi e i vostri libercoli del nulla!!!). Il nulla! signora mia

    bella, il nulla!!! come si fa a scrivere il nulla! bisogna avere una fede cieca in quello che non sipensa e non si dice per poter sostenere, come il nostro giovane signor S., che si sta facendoletteratura del nulla!!! o della menzogna, peggio ancora! Ma basta , basta cos, si stadegenerando voi state degenerando! Ma sa cosa c di nuovo, cara signora K.? A voi ci che vimeritate: il nulla! Per quanto mi riguarda torno ai miei rassicuranti libri: i miei cari BariccoBrizzi Brizzi Bariccobah! Forse sarebbe meglio come avete detto che si chiamano ivostri? Cordiali saluti

    Livio Macchi, 04.06.2001

    Ho letto con grande interesse il saggio di Saviano, e man mano che procedevo nella letturaaumentava in me l'entusiasmo e la considerazione per il suo lavoro. un saggio molto acuto,

    profondo, portato avanti con la giusta dose di citazioni e di modelli matematico-linguistici, esoprattutto sostenuto da una lingua ricca e capace di fulminanti metafore e similitudini. Fra tutte, la"proposizione (manganelliana) scritta quando lascia illibate tutte le sue possibili varianti", o "la

    parola manganelliana subisce un gargarismo nel cavo orale del significato".Ma come queste, molte altre, che tradiscono e insieme magnificano la sua frequentazione della

    letteratura, cui deve qui tanto quanto alla filosofia, ma che contrariamente alla prima a volte rischiadi appensantire il ragionamento, o di parere pavonismo intellettuale. Delle due parti, quella suManganelli mi sembrata la pi coerente e compatta, anche se ricordo per che la sua passione pifervida si appuntasse sull'aristocratico di Pico.Sfido chiunque ad indovinare la giovanissima et di Saviano dopo aver letto questo saggio; nessunogli darebbe 21 anni. Questo bisogna capire bene se sia un complimento o una critica (allo stile ingenerale, non ai contenuti), ma rimane il fatto che ci che ha scritto dimostra delle capacit critiche,di analisi e di resa concettuale davvero interessanti.E ci sono anche delle riflessioni sulla letteratura molto efficaci:- "Realt e scrittura avranno sempre nel loro antagonismo puro, un legame cromosomico che perquanto lo si vorr annichilire e mascherare, persister indelebile";

    - "La letteratura non vita. N rifugio"- "La vita la si vorrebbe scrivere perch la si vorrebbe vivere".Ma qui - essendo scrittore - vorrei dire la mia, chiosando la frase di Saviano "La vita la si vorrebbe

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    scrivere perch la si vorrebbe vivere" in questo modo: "La vita la si scrive perch la si vorrebbevivere".Ovvero, della irrisolvibile crasi fra la vita pensata, desiderata, anelata, e quella reale. Spesso sifugge dentro le proprie pagine perch l tutto ti obbedisce, ogni personaggio fa solo e solamentequello che decidi tu scrittore, e cos ti senti Dio. Come dice Eco nel suo saggio "Sei passeggiate nei

    boschi narrativi": "Leggendo romanzi sfuggiamo all'angoscia che ci coglie quando cerchiamo didire qualcosa di vero sul mondo reale. Questa la funzione terapeutica della narrativa e la ragioneper cui gli uomini, dagli inizi dell'umanit, raccontano storie. Che poi la funzione dei miti: darforma al disordine dell'esperienza. (...) Al di l di altre, importantissime, ragioni estetiche, pensoche noi leggiamo romanzi perch essi ci danno la sensazione confortevole di vivere in un mondodove la nozione della verit non pu essere messa in discussione, mentre il mondo reale sembraessere un luogo ben pi insidioso." Se lo per il lettore, immaginarsi per lo scrittore! Che in pi viassocia una funzione catartica; perdonatemi la nuova citazione, ma esattamente quello cheintendo, detto da Gogol': "Del piacere che consiste nella punizione di se stessi, dei propri difetti, nei

    propri personaggi immaginari." Nella mia visione della letteratura, non potrei essere pi lontano dauna letteratura vista come "ambito in cui l'egoismo si dipana nelle sue cavit nulle", e se anche i

    risultati sono alti come nei casi di Landolfi e Manganelli, pi spesso ci vediamo circondati da libriche sono solo cavit nulle, perch per essere Manganelli non basta scrivere astruso o barocco.Ancora complimenti all'acuminato giovane Saviano e alla redazione che ne ha decisa la

    pubblicazione.

    Katia Giaccardi, 4 giugno 2001

    Commento al saggio magnifico e profondo di Roberto Saviano.Mi rivolgo a lei caro signor Rocca.Vede..., rispetto le sue idee, ma desidero fare una precisazione.Per poter parlare di Letteratura, bisogna conoscerla.Non si pu reggere un commento basandolosull'ignoranza (intesa come non conoscenza). Caro signore, scrivere : menzogna, invenzione,immoralit, cinismo, amore, odio e quanto ancora si voglia. E vorrei ben dire!!!Lasciateci ors, la

    bellezza dell'invenzione, la libert dello scrivere. Lei, signor Racca di quelli che metterebbe dicerto mano al rogo, bruciando quello che non comprende e che reputa contrario ai suoi principi. Perfortuna non siamo pi nel medio Evo. C' ben altro nell'immenso mondo interiore di un qualsiasiscrittore, quindi non necessariamente acque santine e sgranocchiare di rosari. Rispettiamo tutti ,suvvia!!! L'arte arte. Nessuno le d quindi il diritto di affossare il saggio di Roberto Saviano conla sua veduta limitata. N di confondere i lettori e sviarli dal vero significato della parolaLetteratura. Ed lei Racca, che infetta con la sua mente ottusa. Per grande fortuna di tutti noi, nelleCase Editrici, ci sono menti ben superiori alla sua. Della bravura di Saviano, se ne sono accorti in

    molti!!! Colgo loccasione per ringraziare La Libreria di Dora, per averci permesso la visione delsaggio. Allautore, che con efficacia e stupendo modo espressivo, ha saputo rivelarci il mondointeriore di Tommaso Landolfi e Giorgio Manganelli, vada tutta la mia ammirazione.PS:Vi chiedo cortesemente, di non pubblicare il mio indirizzo di posta

    Davide Racca ([email protected]) 01.giugno.2001

    Intervengo sul lavoroHic furor, hic, superi, sit mihi perpetuus del giovane signor S.. Premetto dinon avere dimestichezza con affari letterari di un certo tipo (sono un uomo pratico io!), n tantomeno con i due bugiardi da lui analizzati: tali Giorgio Landolfi e Tommaso Manganelli, se non

    erro! Intervengo dunque per denunciare il mio profondo imbarazzo nei confronti di una letteraturache spudoratamente dichiara di non servire a nulla. Ma come a nulla? Bhe, mi sento offesodalla sfacciata prosopopea e leggerezza di certi individui che si assurgono a scrittori oziosi

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    vantandosi di incarnare il nulla!; e ancor pi mi risultano indigesti coloro che, come il giovanesignore S., legittimano tali atteggiamenti encomiandone la dissoluta sagacia e il bello stile; sono una

    persona di solidi principi morali io, altroch!Non riesco ad accettare tutto questo nulla! E poi ame hanno sempre insegnato che bisogna economizzare ogni sforzo per ottenere qualcosa, giammaispendere risorse per nulla! E dire sempre la verit in ogni circostanza perch si sa che, poi, al

    cospetto di Dio! (mi domando se queste persone siano mai andate in chiesa e abbaino mai intintoil loro pennino nel calamaio del timore e dellacqua santa!)

    Ecco allora che il mio intervento acquista un preciso intento censorio, non bacchettone, no!assolutamente, perch ci sia un contenimento delle afasie cerebrali (di cui certi individui dimostranoessere portatori sani) che rischiano di infettare altri innocenti come ad esempio il giovane signore S.ch gi ha sparso la voce di essere anche lui un esperto del nulla e addirittura di amare chidisdegna se stesso! Il giovane signore S. dimostra con tali affermazioni di essere incapace diaccettarsi e soprattutto la prova lapalissiana che certi libri debbano essere messi allindice (ah, i

    bei tempi di una volta!) almeno per tre ordini di motivi:

    1) creano afasia tra parola e vita determinando dolori forti allo stomaco;2) usano la parola contro se stessa ingenerando un subdolo gioco masochistico;3) prendono in giro il lettore non valorizzandone lo specifico ruolo di consumatore.

    Infine vorrei aggiungere, e concludo, che a questi libri citati dal giovane signore S. le case editricidovrebbero preferire (anche La libreria di Dora naturalmente qualora volesse accogliere il mioonesto e sincero invito) libri pi rassicuranti come quelli del bravo Baricco e dellottimo Brizzi(questi s, caro giovane signore S, che vanno dal nulla verso il nulla passando ovviamente

    per il nulla!).

    Tanti auguri per i suoi scritti futuri!

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