madre teresa lam is tica degli ultim i

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  • 8/12/2019 Madre Teresa Lam is Tica Degli Ultim i

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    DONNE E UOMINI NELLA STORIA

    25

    Franca Zambonini

    MADRE TERESALa mistica degli ultimi

    2 edizione, 2003

    PAOLINE Editoriale Libri

    FIGLIE DI SAN PAOLO, 2003Via Francesco Albani, 21 - 20149 Milanohttp://www.paoline.ite-mail: [email protected]: Diffusione San Paolo s.r.l.Corso Regina Margherita, 2 - 10153 Torino

    Voglio essere apostola della gioiaMadre Teresa

    Ella sperimenta lutilit del suo lavoro,non si spegne di notte la sua lampada...Tende le mani al poveroe le palme apre allinfelice.Datele il frutto delle sue mani,la lodino alle porte le sue opere! Pr 31,18-20.31

    INTRODUZIONE

    Il teologo Hans Urs von Balthasar si addolorava perch la teologia a tavolino nonera affiancata dalla teologia in ginocchio, cio dalla contemplazione personale, intima, segreta, del mistero della fede. Da quando il processo canonico ha approfondito la teologia in ginocchio di Madre Teresa di Calcutta, occorre completare la figura della missionaria dei poveri con il mistcismo che ha dato le ali alla sua santit, in un sofferto cammino di elevazione.Con una volont eroica che solo adesso possiamo valutare, rimasta sempre fedele alla sua missione, chinandosi sul dolore, accogliendo con il sorriso chiunque incontrasse, nonostante avesse il cuore straziato dal desiderio di Ges che sentiva non

    ricambiato. Al tormento della notte oscura, ben nota ai mistici pi vicini a Dio,opponeva un volto di grazia. Inflessibile con se stessa, era tenerissima con glialtri. Il suo segno esteriore stato la letizia evangelica, e con essa ha trasmesso agli altri serenit e fiducia. Confidava ai suoi consiglieri spirituali: Voglioessere apostola della gioia. Insegnava alle consorelle il valore del sorriso, iltratto gentile Preferisco che facciate sbagli con gentilezza, piuttosto che miracoli con sgarbo .Ora che la sua vicenda spirituale stata approfondita, la Chiesa ha tre grandi mistiche di nome Teresa: Teresa dAvila, Teresa di Lisieux, Teresa di Calcutta.Il santo colui che ci apre una strada e ci aiuta a percorrerla. La Madre ci ha p

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    resi per mano come una mamma con il suo bambino, e ci ha tirati verso ci che conta. Ha scritto: La santit non qualcosa di straordinario, non per pochi privilegiat... La santit per ciascuno di noi un dovere semplice: accettare Dio con un sorriso, sempre e in ogni luogo. Laccettazione dolorosa e gioiosa insieme stata la regola costante della sua vita.Cominci il giorno in cui smise di essere una suora con il saio nero, insegnante in un collegio per ragazze di buona famiglia, e indoss il sari delle indiane povere. Aveva gi trentotto anni quando divenne finalmente ci che era. Da allora, la suastessa esistenza stata una provocazione per il nostro comune sentire, per le nostre abitudini.In un mondo dominato dagli idoli del dio Profitto, del dio Consumo, vissuta privandosi di tutto, ossessionata dalla presenza dei poveri nel mondo. Ha lottato per il valore sacro di ogni vita, da quella del non nato a quella dellabbandonato.Sui santini che usava come biglietti di auguri aveva fatto stampare le parole diIsaia: Ti ho inciso sul palmo della mia mano. Ti ho chiamato per nome. Tu mi appartieni (Is 43,1).Il manifesto di Madre Teresa era racchiuso in due espressioni evangeliche che legava sempre insieme. Linvocazione di Ges sulla croce: Ho sete. E la promessa di Gs: Tutto quello che avete fatto a uno dei pi piccoli di questi miei fratelli, lo avete fatto a me (Mt 25,35-40). Amava pronunziare queste ultime cinque parole toccando per ognuna un dito della mano, e Cos era facile ricordarle: il Vangelo sulle nostre cinque dita, diceva. Come un invito a una santit accessibile, a portata di un semplice gesto.Ha scritto Georges Bernanos: La nostra Chiesa la Chiesa dei santi. Chi non vorre

    bbe avere la forza di correre questa meravigliosa avventura? Chi lha compreso unavolta, penetrato nel cuore della fede cattolica, ha sentito trasalire nella suacarne un tremore diverso da quello della morte, una speranza sovrumana. Tutto il grande apparato di sapienza, di forza, di docile disciplina, di magnificenza edi maest della Chiesa, non assolutamente nulla se la santit non lo anima.Per singolare coincidenza, una promessa accomuna i due mistici del nostro tempo,Padre Pio e Madre Teresa. La promessa del frate di Pietrelcina era: Quando morir,chieder al Signore di farmi sostare sulla soglia del paradiso, e non entrer finoa quando non sar entrato lultimo dei miei figli spirituali . Ancora pi totale la messa della suora di Calcutta: Se mai diventer santa, lo sar sicuramente delloscurt. Rester di continuo assente dal paradiso, per accendere la luce a quelli che vivono nelloscurit sulla terra .Restarci accanto con la sua intercessione, lestremo gesto di carit della beata Mad

    re Teresa.

    FRANCA ZAMBONINI

    Parte prima

    Apostola della gioia

    I

    Il miracolo

    Larticolo pubblicato il 6 ottobre 2002 dal quotidiano del Bengala, Mid Day, era intitolato Nel nome della Madre e cominciava cos: Questa la storia di Monika Besra,una donna tribale guarita dalla santa di Kolkata . Kolkata dal 1 gennaio 2001 ilnuovo nome di Calcutta. Laggettivo tribale indica subito che la donna di fede animista, una combinazione di induismo e di antiche credenze, tipica delle popolazioni tribali. Quale legame poteva esserci, si chiedeva il giornalista Satinder Bindra, tra una animista e una suora cattolica? Non cera risposta, neppure nellinter

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    vista a uno dei medici curanti, il dottor Bhattacharya, che definiva la guarigione un mistero per la scienza medica .Quel legame, la scintilla che salva una vita data per persa, noi lo chiamiamo miracolo. E il primo ottenuto per lintercessione di Madre Teresa ufficialmente approvato dalla Chiesa, che ha riconosciuto la santit della missionaria dei poveri. Alla Postulazione delle cause dei santi erano arrivate oltre trecento segnalazionidi eventi inspiegabili , o prodigiosi .

    La medaglia della MadreMonika ha trentaquattro anni, una donna alta, gli occhi vivi, i lunghi capelli neri raccolti, dignitosa nel sari giallo con la striscia rossa che ha indossato per accoglierci. Come la maggior parte delle indiane povere, si sposata giovanissima, a quindici anni. Il marito si chiama Salku Murmu, molto pi anziano di lei, fa il contadino. Hanno avuto cinque figli, il maggiore ha dodici anni, poi c una bambina di dieci, e altri tre maschi di otto, sei e quattro anni. Vivono nel villaggio di Nakkod, vicino Patiram, nel Bengala Occidentale, distante otto ore di treno da Calcutta. La loro casa di mattoni, con il tetto di lamiera, confina con un acquitrino, non ha la luce elettrica, come la maggior parte delle abitazioni del villaggio. Ci si arriva per un viottolo sterrato che sfida le sospensioni delle rare automobili che lo percorrono. Bisogna stare attenti a frenare quando siincontra una vacca che attraversa maestosamente la strada, e a non farsi travolgere dai tricicli carichi di sacchi, guidati da giovani pedalatori impavidi.Nel cortile vi uno scampolo di giardino, con radi cespugli di fiori gialli. Nugo

    li di bambini accorrono intorno ai visitatori stranieri, con gli occhioni pienidi curiosit. La povert dei villaggi indiani non ha nulla a che vedere con la miseria delle citt, dove si affollano sempre nuovi inurbati, spinti dal monsone o dalla carestia, a cercare la sopravvivenza fra gli avanzi dei mercati. E una povert campagnola, affettuosa, solidale, che pu contare sullaiuto reciproco. In un villaggio il bambino figlio di tutti, che lo curano quando la madre occupata e il padre lontano per lavoro. E poi c la quiete dei campi, distesi tra corsi dacqua e acquirini dove i pesci sono abbondanti: la pesca, assieme alla coltivazione degli alberi della gomma, garantisce un reddito modesto, ma bastante per vivere senza troppe pretese.Monika si esprime con timidezza, ogni tanto i suoi occhi chiedono aiuto al marito Salku, un uomo cordiale, capelli e baffi grigi. Ha un bel viso ornato dal punto rosso in mezzo alla fronte che distingue le donne sposate, dagli orecchini a b

    occole e da una rosetta dorata sulla narice. Da una lunga catena dargento, le pende sul petto la medaglia della Madre che le suore le legarono alla vita prima dipregare per la sua guarigione. Parla la lingua santhali, tipica della zona, tanto che linterprete fatica a tradurre, contento che le frasi siano scarne.Da quando uscito sul quotidiano Mid Day quel primo di tanti articoli, Monika si trovata sotto lassedio di giornali e televisioni. Si chiusa nel riserbo, anche per lamarezza che le ha causato un attacco del governo marxista del Bengala Occidentale, preoccupato che la minoranza cattolica potesse approfittare di un evento tanto clamoroso per fare proseliti. Ha detto infatti il ministro della Sanit SuryaKanta Mishra: Senza mancare di rispetto a Madre Teresa, parlare di miracolo significa distorcere una realt. A salvare la donna stata la scienza medica, grazie ai potenti farmaci per la meningite tubercolare che le sono stati somministrati durante nove mesi.

    Per piacere, guariscila Monika non ha mai incontrato la Madre, ma ne divenuta la pi recente e anche la privilegiata dei suoi amici. Il miracolo che lha fatta ritornare alla vita avvenutola notte tra il 5 e il 6 settembre 1998. Monika giaceva in condizioni molto gravi nel piccolo ospedale delle Missionarie della Carit a Patiram. Era gi affetta dameningite tubercolare malamente curata, con diverse ricadute, ora un altro malesi accaniva su di lei. Aveva il ventre gonfio e duro, era sfinita dai dolori, non poteva mangiare, non riusciva a tirarsi su dal letto da sola. I medici le ave

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    vano diagnosticato un tumore, inoperabile per il suo fisico gi debilitato.

    Quel sabato, alle 5 di pomeriggio, le suore hanno finito ladorazione. Suor Bartholomea, superiora della piccola comunit, e suor Ann Sevika vanno accanto alletto di Monika per pregare. Era per loro una ricorrenza molto speciale: il primo anniversario della scomparsa di Madre Teresa. Portano una medaglia miracolosa che, ilgiorno dei funerali, era stata accostata alla sua bara. Decidono di legarla alla vita di Monika con il filo nero da cucito, poi pregano posando le mani sopra di lei. Si unisce a loro Habil Hansda, uno dei ricoverati che cattolico. Tutti etre pronunziano una invocazione: Madre, oggi lanniversario della tua morte. Adesso Monika sta male, per piacere, guariscila . Poi recitano nove Memorare, la supplica alla Madonna molto cara a Madre Teresa, che a essa si affidava come richiesta di aiuto nelle difficolt. Quando se ne vanno, la malata dorme tranquillamente.La mattina dopo, prima di andare al reparto, la superiora vede suor Rosmina chele corre incontro per annunziarle che Monika stava in piedi tutta contenta e ripeteva di sentirsi leggera, senza pi dolori. Prima non poteva neanche alzarsi, invece quella mattina ha portato da sola il suo secchio per lacqua, ha lavorato un ponel giardino e a mezzogiorno ha mangiato di buon appetito. Aveva fretta di venire dimessa per tornare dal marito e dai figli. Si fermata in ospedale altri duegiorni per gli accertamenti, e poi andata a casa portando fra le braccia un ritratto di Madre Teresa, regalo delle Missionarie della Carit.

    Scientificamente inspiegabile

    I medici curanti, interpellati come testimoni dalla Consulta diocesana, non sonoriusciti a spiegare limprovvisa guarigione. Avevano diagnosticato un tumore inoperabile, sia per lo stadio avanzato sia per le condizioni gi precarie della malata. Il dottor Anirban Chatterjee ha detto: Certamente il tumore era l, ma come siascomparso io non lo so. Di sicuro un mistero. Il dottor Anup Kumar Sadhu ha avanzato lipotesi che Monika fosse guarita per le medicine fatte di radici e di erbe molto in uso fra le popolazioni tribali, aggiungendo per di dubitare che esista unqualsiasi farmaco, tribale o no, tanto potente da far scomparire di colpo un tumore.Linchiesta diocesana sulla presunta guarigione della signora Monika Besra era stataistruita presso la curia arcivescovile di Calcutta dal 25 novembre del 1999 al5 gennaio del 2001, in trentatr sessioni. Vennero ascoltati ventuno testimoni, dieci dei quali medici. Chiusa quella prima fase, gli Atti furono mandati a Roma,

    dove la Congregazione delle cause dei santi nomin due periti: il professor Francesco Introna, ordinario di medicina legale alluniversit di Bari, e il dottor Vincenzo Giulio Bilotta, specialista di medicina interna e cardiologia. Dopo il loro parere favorevole, il caso passato alla Consulta medica, lorgano tecnico della Congregazione. I membri della Consulta, riuniti a Roma il 19 giugno del 2002, nellavotazione finale hanno riconosciuto allunanimit la soprannaturalit della guarigiongiudicandola scientificamente inspiegabile, improvvisa, completa e duratura.

    Al Dio sconosciutoNon sono guarita per le medicine, ma per la preghiera. Sono sicura che stata Madre Teresa. Nessuno pu dubitare di questo. I medici, mia sorella, mio marito, tuttiquelli che mi sono stati vicini, sanno che sono guarita grazie alle preghiere e

    allaiuto della Madre. E lo so bene soprattutto io, perch la pancia gonfia, i dolori, la debolezza, tutto quello che soffrivo non pu sparire dalla sera alla mattina . Monika racconta gli avvenimenti di quel 5 settembre 1998 con parole essenziali: Era il primo anniversario della morte di Madre Teresa, e mi portarono nella cappella. Stavo malissimo, ma volevo andarci lo stesso e cos ho fatto con laiuto di una infermiera. La maggior parte dei pazienti era presente per il servizio di preghiera. Ho sentito un raggio di luce arrivare verso di me dal quadro di Madre Teresa che stava nella cappella. Mi sono spaventata e il cuore ha cominciato a battermi pi svelto. Poi ho provato come un sollievo, ma il dolore alla pancia era sem

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    pre l. Questo successo la mattina. La sera verso le 5 stavo a letto, suor Bartholomea, suor Ann e Habil Hansda sonovenuti a pregare su di me. Suor Bartholomea mi ha messo addosso una medaglia eha pregato su di me. Mi sono sentita pi leggera, con meno dolore e mi sono addormentata. La notte, verso luna, mi sono svegliata e non avevo pi dolori. Mi sono toccata la pancia e quel gonfiore duro non cera pi. Sono andata al bagno da sola e poi ho svegliato la mia vicina diletto. Guarda, guarda, le ho detto, mi sento bene, il tumore non c pi. Poi ho dormito bene, dopo tante notti passate sveglia con i doloi. La mattina dopo lho detto a suor Rosmina, ho camminato intorno e ho mangiato da sola. Quando avevo il tumore, dovevano alzarmi dal letto e mi imboccavano .Monika entra in casa, per mostrarci il ritratto di Madre Teresa illuminato dallaluce di una candela. Si copre la testa con un lembo del sari, giunge le mani sul petto nel gesto del narnaskar, il saluto indiano, e si rivolge al Dio sconosciuto che le si manifestato per lintercessione di una suora mai incontrata.

    LesempioGiovanni Paolo II ha affermato: La vera storia dellumanit costituita dalla storia ella santit: santi e beati appaiono tutti come testimoni, cio come persone che, confessando Cristo, la sua persona e la sua dottrina, hanno dato concreta consistenza e credibile espressione a una delle note essenziali della Chiesa, che precisamente la santit[1].La vita di Madre Teresa stata piena di miracoli, noti a tutto il mondo come le sue opere o rimasti sconosciuti. Il miracolo della guarigione della donna animist

    a, avvenuto per la sua intercessione, la porta agli onori degli altari. E chi sichiede, come il giornalista del quotidiano Mid Day, quale sia il punto di contatto tra una indiana animista e una suora cattolica, pu trovare una risposta nellatestimonianza che la nuova beata non si stancava di diffondere: pur intransigente e fermissima nella fedelt alla propria religione, ha accolto senza differenzahindu, musulmani, buddisti, sikh, animisti, persone di ogni fede e prive di fede, rivendicando il valore insostituibile di ogni figlio di Dio. Lamore trasformatoin azione le permetteva di scrivere frasi cos:Io non chiedo la carit, lho chiesta solo agli inizi. Vado dalle persone, e non importa che siano hindu, musulmani, buddisti, cristiani, e dico: Vi do la possibilit di fare qualcosa di bello per Dio.Al Nirmal Hriday..., noi aiutiamo i poveri a fare la pace con Dio. Noi viviamo ancora perch essi possano raggiungere la vera patria secondo ci che sta scritto nel

    libro, sia il libro degli hindu, dei musulmani, dei buddisti, dei cristiani e diogni altra fede[2].

    II

    La voce

    Quando si aperto il processo canonico, che ha portato agli onori degli altari Madre Teresa di Calcutta, furono in molti a domandarsi perch ci fosse bisogno di unprocesso per accertare una santit universalmente riconosciuta. La Madre stata un

    a presenza di luce, non solo per i cristiani. Anche i seguaci di altre religionihanno visto in lei la messaggera di una tenerezza ultraterrena chiamata con nomi diversi. Era una santa vivente perfino per coloro che non credono ed evitano di confrontarsi con il mistero. Indro Montanelli, il grande giornalista che si definiva un miscredente, dopo la scomparsa della Madre ha scritto sul Corriere della Sera: Il totale sacrificio della sua vita a quella degli altri, senza nemmenola consapevolezza di compiere un sacrificio, cosaltro pu essere se non santit? [3].In risposta a questo riconoscimento universale e alle attese dei fedeli, il processo canonico stato aperto senza lasciar passare i cinque anni previsti dalla data della morte. La parte diocesana ha preso il via il 26 luglio del 1999, cio a m

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    eno di due anni. Lallora arcivescovo di Calcutta, Henry DSouza, dichiar chiusa quella prima fase il 15 agosto del 2001, festa dellAssunzione, e invi a Roma le cassedei documenti raccolti. Dopo meno di un altro anno era gi conclusa la Positio super vita, virtutibus et fama sanctitatis Servae Dei Matris Teresiae a Calcutta. Questa inconsueta rapidit stata voluta da Giovanni Paolo II, che pu decidere come vuole perch la fonte del diritto canonico lo stesso pontefice, successore di Pietro. Come recita un antico detto, divenuto proverbiale nei palazzi vaticani, il papa bolla e sbolla.

    I tre aspetti straordinari

    Padre Brian Kolodiejchuk, dei padri Missionari della Carit, stato scelto come postulatore della causa di beatificazione e canonizzazione dai superiori dei cinquerami della congregazione fondata da Madre Teresa. Sotto la sua guida, hanno lavorato a tempo pieno, nella raccolta di documenti e testimonianze, due sacerdoti,un fratello del ramo contemplativo, nove sorelle del ramo attivo, due laiche appena laureate. Ho riferito al postulatore quella domanda di molti, credenti e anche non credenti, sulla necessit di un processo per colei che era universalmenteritenuta santa gi in vita.Mi ha risposto che esso si rivelato indispensabile, se non altro perch ha messo in luce la ricchezza spirituale di Madre Teresa, la profondit del suo cuore mistico, e i tre aspetti straordinari del suo legame con Ges. Il primo un voto privatoche Madre Teresa fece nel 1942, quando era ancora suora dellordine di Loreto. Ilsecondo riguarda lorigine dellispirazione a servire i pi poveri dei poveri. Il terz

    o si riferisce allesperienza delloscurit interiore, un percorso mistico che coincide con linizio della sua missione tra i poveri di Calcutta.

    Madre Teresa aveva trentadue anni quando, nel 1942, emise il voto privato con ilquale legava se stessa a donare a Dio qualunque cosa egli le avesse chiesto , inun totale e disinteressato atto damore. Era entrata diciottenne nellordine dellesuore di Loreto, per iniziare la sua vita missionaria in India. Non poteva ancora immaginare quale svolta laspettava, ma gi nel periodo di Loreto, come scriver inseguito, si sentiva ardere dal desiderio di amare Dio come non mai stato amato prima .Lofferta votiva di se stessa le rimase per anni chiusa nel cuore, fino a quando ebbe a confidarla nellaprile del 1949, alla fine di un ritiro spirituale, al gesuita padre Picachy, descrivendogli quali conseguenze ne erano derivate alla sua vi

    ta. Anni dopo, in una esortazione alle sue Missionarie della Carit, presentava lideale vissuto cos a lungo in silenzio con queste parole: Il vero amore consiste nellabbandono. La sottomissione, per chi innamorato, pi di un dovere, una beatitud. Solo labbandono totale pu soddisfare lardente desiderio di una vera Missionaria della Carit .E sar labbandono totale alla volont di Dio, la promessa intima degli anni giovanili, a darle la forza di affrontare ci che laspettava quando la sua vita imbocc la strada definitiva.

    Lispirazione

    Dopo il mio colloquio con il postulatore padre Brian, ho finalmente capito a fondo che cosa intendeva padre Celeste Van Exem quando lo incontrai a Calcutta e mi

    disse che possedeva molte lettere della Madre. Gli avevo chiesto se intendeva pubblicarle, ma lui di slancio mi rispose di no, scuotendo decisamente la testa.Le avrebbe distrutte prima di morire, secondo la precisa volont della Madre, perch erano lettere di coscienza e nessun altro occhio poteva vederle. Immaginai allorache contenessero esperienze incomunicabili, che solo un cuore mistico pu sopportare. Cos era.Padre Celeste Van Exem stato una figura centrale nella vita di Madre Teresa. Eracappellano al convento di Loreto a Entally, Calcutta, dove la Madre si dedicavaallinsegnamento. Le fu vicino e la consigliava nel periodo in cui stava maturando in lei la decisione di lasciare labito nero di Loreto, per vestire il sari e ge

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    ttarsi nelle strade fra i poveri.Nel febbraio del 1991, ho trascorso con padre Van Exem molti pomeriggi. Era anziano e costretto a letto nella sua stanza al terzo piano del St. Xaviers College,luniversit dei gesuiti di Calcutta. Il punto centrale del suo racconto anticipava,con lindispensabile prudenza, quanto poi emerso dal processo canonico.Tutti i biografi della Madre hanno scritto che ebbe la vocazione dentro la vocazione durante una notte sul treno verso Darjeeling, il 10 settembre 1946: tanto chequesto giorno stato sempre festeggiato dai suoi seguaci, e lo ancora, come lanniversario pi importante nella storia della congregazione. I documenti del processocanonico rivelano invece che, dopo lilluminazione della notte in treno, la svolta della vita era maturata in lei durante gli esercizi spirituali a Darjeeling enelle settimane che li seguirono.

    Quel mazzetto di carte

    Ecco dunque che cosa mi disse padre Van Exem, in uno di quei nostri incontri pomeridiani:Verso la met del 1946, Madre Teresa si era ammalata di tubercolosi. Il medico la mand a curarsi i polmoni lontano dai miasmi di Calcutta, allaria buona di Darjeeling, una localit ai piedi dellHimalaya dove lordine di Loreto ha una casa per le novizie. L ebbe loccasione di seguire gli esercizi spirituali predicati da padre Pierre Fannon, un gesuita belga. Pi tardi padre Fannon mi confid che in quei giorni laMadre appariva molto quieta e come persa nella meditazione. Era rimasto impressionato dalla intensit della sua preghiera.

    La Madre torn a Calcutta e sul momento non mi disse niente. Ma un giorno, mentrelasciavo Entally sulla mia bicicletta, la vidi sbucare di corsa da un vialetto.Mi faceva segno di fermarmi agitando un fascio di carte. Tornai indietro: Che cosa significano queste carte, Madre Teresa?. Rispose con una specie di arguzia: Nonlo so, padre, me lo dovete dire voi.Sono tornato a casa e ho posato i fogli sulla scrivania, accanto a una immagine della Madonna che lei stessa mi aveva regalato per Natale. Non avevo tempo di guardarli. Quando il giorno dopo li ho letti, ho fatto un salto. Aveva annotato ogni cosa: lispirazione dei poveri, la scelta di lasciare le suore di Loreto, il progetto di fondare una congregazione di suore indiane. In quel mazzetto di carte scritte a mano, cera gi in nuce il suo futuro, tratteggiato con estrema chiarezza.Il grido dei poveri era arrivato fino a lei. Non poteva pi tirarsi indietro.Il mio primo consiglio a Madre Teresa fu di non lasciarsi prendere dalla fretta.

    Era ansiosa di cominciare, le suggerii di portare pazienza e intanto di pregare.Ma era un suggerimento inutile, perch la vedevo macerarsi di preghiera. Aspett. Con pazienza. Io intanto avrei avvisato larcivescovo di Calcutta monsignor Ferdinand Prier, un uomo pragmatico e di buon senso, che era diventato gesuita dopo averlavorato come funzionario di banca nella sua citt natale, Anversa. Che cos questa toria?, esclam larcivescovo quando gli parlai di quella suora albanese che voleva lasciare il suo Ordine per dedicarsi ai pi poveri dei poveri. Gli spiegai tutto, e la sua risposta fu prudente: E una decisione grave. Penso che quella suora dovr chiedere la secolarizzazione. Le dica che aspetti un anno, eintanto se ne stia tranquilla e preghi. Riferii la risposta a Madre Teresa e leisi adatt ad aspettare. Una mattina non la vidi alla messa. Mi dissero che era andata ad Ansansol, dove le suore di Loreto hanno un convento e una scuola. Una punizione della superiora? No, no. Nessuno sapeva del suo progetto, tranne me e larc

    ivescovo.

    La chiamata

    Conosciamo ora il contenuto di quel mazzetto di carte che Madre Teresa aveva consegnato a padre Van Exem. Erano gli appunti da lei scritti, con una urgenza che inqualche punto si fa febbrile, durante il soggiorno a Darjeeling. Li affida al SUO consigliere spirituale pregandolo di leggerli e poi di consegnarli allarcivescovo di Calcutta. In essi, spiega i motivi della sua decisione e chiarisce che essa non unidea stravagante, ma una chiamata divina nel senso letterale della parol

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    a.Ha letto la vita di santa Francesca Saverio Cabrini, che proprio in quellanno 1946 era Stata dichiarata santa. La patrona degli emigranti, fondatrice delle Missionarie del Sacro Cuore di Ges, nata a SantAngelo Lodigiano, in Lombardia, nel 1850e morta a Chicago nel 1917, lha affascinata. Si chiede perch anche lei non possafare in India ci che Madre Cabrini ha fatto in America, riuscendo a identificarsicon gli americani al punto da diventare una di loro. Confida di essere molto felice come suora di Loreto. Ma sente la chiamata divina a lasciare tutto, a radunare alcune compagne per vivere la vita degli indiani poveri e fare in India lopera di Dio. Sa bene che questa scelta significher abbandonare il convento e le consorelle che ama, per esporsi a fatiche e umiliazioni, alla solitudine e allincomprensione di tanti. Ma la chiamata di Ges si fa sempre pi pressante. Egli continua adomandarle: Rifiuterai di fare questo per me? .Le note della suora che si sente interpellata da una Voce ineffabile, alla qualeper il momento non sa rispondere se non con il dubbio, si diffondono nella descrizione della sua inadeguatezza, dei timori di affrontare un cambiamento tanto definitivo, e raccontano il colloquio con Ges in una alternanza di esitazioni e speranze. Fino al coraggio dellobbedienza, che arriva in quellanno 1947, quando Ges le parla con crescente tenerezza: Piccola mia, vieni a me e portami nei tuguri deipoveri. Vieni, diventa la mia luce... Non temere, io sono con te.A questo punto, Madre Teresa descrive le visioni che ha avuto. Le sembra di scorgere tante mani che si alzano da una grande folla verso di lei. Si vede inginocchiata davanti alla Madonna, ne sente la voce che la invita: Prenditi cura di loro, portali a Ges... . Con poche varianti, questa visione le apparsa tre volte. E or

    a confida tutto a padre Van Exem. Il quale le consiglia di pregare e tacere, e intanto di scrivere allarcivescovo di Calcutta. Monsignor Prier ricever la lettera di quella suora di Loreto, che ancora non conosce personalmente, firmata Mary Teresa . E il nome di quando era novizia e sta a indicare uno stato di attesa: sentedi non appartenere pi al convento di Loreto, ma non ancora una suora indiana.

    Labbandono

    Questa attesa dur ancora un anno. La Madre stava ad Ansansol, nello Stato del Bihar, dove lavevano mandata per ritemprare le forze, perch era sempre sotto la minaccia della tubercolosi. Continuava a mandare lettere a padre Celeste Van Exem, descrivendogli le sue giornate in quella parentesi nel tranquillo, piccolo convento. Curava il giardino, riempiva di fiori la grotta della Madonna di Lourdes, ins

    egnava alle ragazze, si occupava anche della cucina. Si ristorava al clima fresco e asciutto di quella localit, abbandonata alla volont di Dio.Dopo sei mesi, era di ritorno a Calcutta. In quei giorni, monsignor Prier si ammal gravemente.Era un uomo gi avanti di et, sulla settantina. morto a novantadue anni, nel 1968.Allora Madre Teresa, impaziente di affrontare la sua nuova vita, gli scrisse cos: La vostra guarigione sar il segno che posso cominciare il mio lavoro con i poveri. Per favore, Eccellenza, guarite presto.Larcivescovo guarisce, e lanno di attesa da lui imposto passato da tempo. Concedea Madre Teresa di comunicare il suo piano alla superiora generale delle suore diLoreto in Irlanda, Madre Gertrude. Il 2 febbraio 1948 arriv la risposta di MadreGertrude e cominciava cos: Mia cara Teresa, il tuo progetto mi sembra una chiaramanifestazione della volont di Dio. Ti concedo il permesso di scrivere a Roma .

    una cosa tra Dio e me

    La Madre ha conservato nel cuore i modi misteriosi della chiamata divina, ma ogni tanto concedeva alcune confidenze che, rilette oggi, fanno intuire quanto fosse esigente la vocazione dentro la vocazione. Riporto le testimonianze di due suoiamici, un giornalista indiano e un prete albanese.Nel 1970, viaggiava proprio sul treno per Darjeeling insieme con Desmond Doig, redattore del Calcutta Statesman, e al fotografo Raghu Rai, che dovevano completare al noviziato di Darjeeling un servizio sulle Missionarie della Carit. Nella fa

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    miliarit che nasce durante le lunghe ore di un viaggio in treno, Desmond Doig siazzarda a indagare sul mistero di una persona alla quale sapeva che Dio aveva parlato. Le chiede come avesse potuto capire, e quali dubbi le fossero insorti. Dopo tutto, anche Ges dubit nel Getsemani... , dice Doig per incoraggiarla.La Madre risponde decisa: Ges non ha mai dubitato. Solo per un momento si sent incerto. Nella sua umanit. Era naturale. Ma quando poi si accetta, si fa il dono di s,si sicuri. Pu essere come una morte, sai. La certezza viene appena ci si abbandona. Nel momento in cui Ges disse: Padre, non la mia, ma la tua volont sia fatta, egi aveva accettato. La sua agonia fu questa. Ecco perch egli era in tutto e per tutto come noi, eccetto nel peccato .Ma se perdura lincertezza? , insiste il giornalista.Allora, sai, il momento di mettersi in ginocchio. In quella preghiera, Dio non puingannarci, quello il momento in cui si ha pi bisogno di Dio. E una volta che siabbia Dio dentro di noi, per tutta la vita... Per sono convinta che lui, non sonoio. il suo lavoro, non il mio. Senza di lui, non posso fare nulla. Ma anche ilSignore non potrebbe fare nulla per qualcuno che fosse pieno di s. Bisogna non avere dentro pi nulla, per lasciare che egli faccia ci che vuole. la cosa pi bella rguardo a Dio, sai: onnipotente, eppure non si impone con la forza nessuno. E conclude con una frase di santIgnazio: Si deve agire come se tutto dipendesse da noi... ma lasciare il resto a Dio[4].Laltro testimone stato don Lush Gjergji, sacerdote del Kossovo, autore di una biografia di Madre Teresa: Avevo letto nei vari libri su Madre Teresa la descrizionedella seconda chiamata ed ero curioso di sapere se fosse stata una visione, unestasi, una voce... Decisi di chiederlo direttamente a lei: Madre, mi vuole dire co

    m successo? E stata una visione, oppure...?. Mi rispose sorridendo: Ero sicura che uella fosse la voce di Dio. Il messaggio era chiaro: dovevo uscire dal conventoper aiutare i poveri, vivendo con loro e come loro. Questo era un ordine, un incarico, una certezza.Don Lush la ascolta e pensa di insistere sui modi di quella chiamata, ma la Madre, come se avesse colto in pieno i miei pensieri , non lo lascia parlare:Mi interruppe dicendo: Non ha importanza la forma della chiamata. una cosa tra Dioe me. Ci che importante che Dio chiama ciascuno in modo differente. Noi non abbiamo alcun merito. Limportante rispondere con gioia alla chiamata. Come in quei momenti difficili e drammatici, anche ora sono certa che questa sia stata opera diDio, non mia. Ed essendo opera di Dio, sapevo che il mondo ne avrebbe ricevutobeneficio, che lui avrebbe utilizzato la mia povert, la mia debolezza, la mia vita per dare ai poveri fra i pi poveri il suo amore... [5].

    III

    Il volto nascosto

    Migliaia di foto ci hanno consegnato limmagine della Madre allegra fra le consorelle, felice in mezzo ai bambini, con un sorriso per tutti quelli che incontrava,fossero i poveri e i disprezzati e soli, o i ricchi e Potenti e famosi. La suapresenza irradiava gioia, diffondeva fiducia. Aveva confidato allarcivescovo Prier: Voglio essere apostola della gioia . Ma proprio lei che sapeva confortare gli a

    ltri, non riusciva a consolare se stessa. Ha sofferto la ferita dei non amati, labbandono del Calvario, con Uno stato danimo doloroso ben noto ai grandi mistici.E questo lultimo dei tre straordinari aspetti del rapporto di Madre Teresa con Gescome li ha definiti il postulatore padre Brian.

    Notte oscuraIn una lettera allarcivescovo Prier, Madre Teresa descrive cos il contrasto tra lasua vita pubblica e le sue esperienze intime: Sorrido sempre a tutti... Ah, se sapessero che il mio sorriso copre il vuoto e linfelicit... Signore, se le mie soffe

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    nte, e conclude:Ci sono alcuni segni particolari che distinguono la notte dello spirito da una depressione psicologica o da un cedimento spirituale. Primo, e pi importante, la persona resta inflessibile nei suoi doveri e nella sua missione, anche se incontradifficolt e fallimenti. Secondo, pure se la preghiera le appare arida e infruttuosa, non smette mai di pregare. Terzo, gradualmente scopre, sotto loscurit che laopprime, una quieta e crescente primavera di pace. Quarto, appena emerge infineda questo oscuro cammino (e possono volerci degli anni), in grado di guardare aesso come al periodo pi benedetto e fecondo della sua vita.in una lettera al padre Picachy, la Madre scriveva: Padre, adesso io mi rivolgo aDio cos: ...Se la mia pena sazia la tua sete, eccomi, o Signore. Con gioia accetto tutto fino alla fine della vita. Sorrider sempre al tuo volto nascosto .

    Felice disobbedienza?Anche al padre Picachy, come ad altri consiglieri spirituali, la Madre aveva chiesto di distruggere le lettere, per due buoni motivi: voleva proteggere da sguardi indiscreti la sua sfera pi intima; temeva che, una volta rese note le sue esperienze mistiche, la gente pensasse pi a lei che a Ges. Il gesuita non le obbed, n lfecero gli altri, come padre Celeste Van Exem, che per ha distrutto almeno i dueterzi della sua corrispondenza con la Madre, e larcivescovo Ferdinand Prier, cheinvece lha conservata quasi al completo.Era giusto infrangere una riservatezza pi volte richiesta? Oppure stata, la loro,una felice disobbedienza che ci permette di conoscere la fonte segreta da cui s

    caturita la santit di Madre Teresa? Sono le domande di chi ora si accosta alle ferite del cuore, verrebbe da dire alla carne viva, di una suora famosa per la sua solarit. Padre Albert Huart cerca una risposta alla fine del suo articolo: Non c dubbio che la Madre avesse la consapevolezza di appartenere alla Chiesa. E secondo linsegnamento tradizionale, il carisma mistico dei pi intimi amici di Dio ha un significato che non riguarda solo essi stessi, ma in primo luogo il bene dellintera Chiesa. Molte persone che attraversano simili prove possono trovare coraggio e speranza nella sofferta e finora sconosciuta esperienza mistica della Madre. Forse queste persone sono molte di pi di quante noi immaginiamo, pur con prove di diversi gradi di intensit. Sulla notte oscura si possono leggere gli scrittidei grandi mistici. Ma non incoraggiante sapere che loscurit stata il pane quotiiano della piccola donna che pi di chiunque altro ha diffuso la gioia ai nostri giorni?

    La seteLo stesso numero della Review for Religious, pubblica con il titolo Il carisma di Madre Teresa[9] la testimonianza di un altro gesuita, il padre Joseph Neuner,che scrive dal Sanjeevan Ashram, un centro di spiritualit a Puna (India), ed stato uno dei confidenti della Madre. Vi riportata la lettera da lei scritta il 25 marzo 1993 a tutti i membri della sua congregazione; una lettera molto personale,che viene dal cuore della Madre :E venuto per me il tempo di parlarvi apertamente del dono che Dio mi ha dato il 10 settembre (1946: lispirazione sul treno per Darjeeling, nda), per spiegarvi meglio che posso che cosa significhi per me la sete di Ges. Per me la sete di Ges qualcosa di cos intimo che finora mi sono sentita timorosa di parlarvene... Tutto ne

    lle Missionarie della Carit esiste unicamente per placare la sete di Ges. Le sue parole: Ho sete, che noi teniamo esposte in ogni nostra cappella, non appartengonosolo al passato, ma vivono qui e ora, pronunziate per voi... Ges stesso dice a ognuna di voi: Ho sete, con un significato pi profondo di Vi amo. Se non conoscete nprofondo del cuore che Ges ha sete di voi, non potete cominciare a conoscere ci che egli vuole essere per voi, e ci che egli vuole voi siate per lui.Commenta padre Neuner: Loscurit stata veramente il misterioso legame che ha unitoMadre Teresa a Ges, il punto di contatto con lintimo desiderio di Dio. Non possiamo desiderare qualcosa che non ci sia intimamente vicina. La sete molto pi della mancanza di acqua. Non la conoscono le pietre, ma solo gli esseri viventi che dip

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    endono dallacqua. Chi conosce di pi lacqua viva: colui che apre il rubinetto senzapensarci su, oppure il viaggiatore del deserto torturato dalla sete, in cerca diuna fonte? Loscurit e il doloroso desiderio dellamore di Dio sono stati per la Madre anche una salvaguardia di fronte ai pericoli che potevano minacciare la sua missione: una popolarit sempre crescente, lammirazione che le arrivava da tutto ilmondo, i numerosi premi che riceveva. Tutto questo non poteva sfiorare il suo cuore, assorto nellinsaziato desiderio di Dio.La volta che and a Manila, nel 1962, per ricevere il premio Magsaysay, scrisse: Sono dovuta andare a Manila... stato un grande sacrificio. Perch egli mi d tutto, tranne se stesso?. Quando ricevette il Nobel per la pace, gli occhi del mondo eranofissi su di lei. Ma lei pensava solo ai poveri: Continuano ad arrivarmi centinaiadi lettere. Il premio ha aiutato moltissime persone a trovare la strada verso ipoveri...E proprio nel discorso che tenne a Oslo durante la cerimonia del premio Nobel c unaccenno a quanto fosse per lei doloroso il cammino verso lamore di Ges; un accenno sorridente, comera nello stile della Madre che sapeva nascondere i dolori dietro un volto radioso; eppure rivelatore di ci che oggi conosciamo della sua anima mistica. Raccont che erano andati a visitarla alcuni americani e uno, che evidentemente non sapeva nulla delle suore cattoliche, le aveva chiesto se fosse sposata: S, ho risposto, e a volte trovo molto difficile sorridere a Ges, perch pu essern marito molto esigente. Anche quando lamore esigente, dobbiamo donarlo con gioia.

    Tenebre amateHo cominciato ad amare le mie tenebre, perch ora credo che siano una parte, una piccola parte, delle tenebre di Ges e della sua pena sulla terra... , scrisse la Madre allarcivescovo di Calcutta Ferdinand Prier. Rifletter in seguito, gi avanti neglanni, sul valore della preghiera, anche quella che resta senza immediata risposta, prendendo come riferimento il pi alto: Quando Ges diceva al Padre: Dio mio, Dimio, perch mi hai abbandonato?, e anche: Nelle tue mani affido il mio spirito, preava senza provare alcuna consolazione.Rester legata per tutta la vita alla decisione presa durante il ritiro del giugno1961, una regola espressa in due brevissime frasi: A Dio, un s di tutto cuore. Atutti, un grande sorriso . Questo Getsemani interiore non ha impedito a Madre Teresa di essere sempre sollecita verso gli altri, di organizzare e seguire le casedelle sue missionarie che si andavano moltiplicando, prima nel subcontinente in

    diano poi in tutti i continenti, di dedicarsi ai poveri e ai malati, di accorrere alle emergenze, spesso anche con viaggi faticosi, accollandosi fatiche enormi,e senza mai cedere. Contro labbattimento che pu sconfinare nella depressione, oppure nellinerzia, ha trovato dentro di s la volont di immergersi nel lavoro, la forza di trasformarsi in dispensatrice di speranza, mostrando a tutti il volto del sorriso.Amare come lei ha amato, restare fedele nelle grandi come nelle piccole cose, giorno dopo giorno, nonostante quella pena del cuore: come chiamare tutto ci, se non eroismo? Come hanno insegnato i mistici e le mistiche del cristianesimo, il cammino spirituale che porta la mente umana ad addentrarsi nei misteri di Dio aspro, non conosce dolcezze, si confronta da solo con gli abissi dellanima. Ma quegliabissi diventano fecondi.

    La scelta del Piccolo FratelloUn altro contemplativo, Charles de Foucauld, fondatore dei Piccoli Fratelli e delle Piccole Sorelle di Ges, ha vissuto una vicenda per molti aspetti simile a quella della suora di Calcutta. Figlio di una nobile famiglia francese, era diventato trappista in una trappa poverissima, ad Akbes, in Siria. Il giorno in cui ilsuperiore lo mand a visitare la famiglia di un arabo cristiano appena deceduto, fratel Charles si trov in un tugurio, accanto a una vedova che non sapeva che cosadare ai figlioletti affamati, priva di ogni aiuto o protezione. Quellincontro con i pi abbandonati provoc in lui una crisi spirituale che lo porter fuori dalla tra

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    nquillit della sua trappa, in cerca di una esperienza religiosa che non fosse solo quella della placida preghiera, isolata dalle pene degli altri. Cos ha descritto la sua decisione: Noi che abbiamo scelto limitazione di Ges e di Ges crocifisso, siamo ben lontani dlle prove, dallinsicurezza, dalla povert cui sono sottoposte queste popolazioni. Non voglio pi un convento troppo stabile. Desidero un convento piccolo come la casetta di un umile operaio che non sicuro se domani trover lavoro e che partecipa con tutto il suo essere alla sofferenza del mondo. Oh Ges, un convento come la tuacasa di Nazareth per annientarmi come hai fatto tu quando sei venuto fra noi.Lideale di Nazareth ha un valore solo come approdo alla carit e soltanto se si sceglie di vivere nel luogo pi utile per il prossimo: Tutta la nostra persona deve traspirare Ges... Tutto il nostro essere deve diventare una predicazione viva, unriflesso di Ges, un profumo di Ges, qualcosa che gridi Ges, che risplenda come unaimmagine di Ges [10].Fratel Charles de Foucauld uscito dalle mura della trappa, ha costruito la sua prima fraternit a Beni Abbes, nel Sahara, e poi a Tamanrasset, dove morir ucciso dai nomadi del deserto il 1 dicembre 1916, a cinquantotto anni. Con la decisione dilasciare la quiete del convento, non aveva rinunziato alla contemplazione n allospirito di preghiera. Semplicemente aveva fatto un passo avanti. La sua scelta stata di immergersi nelle strade, di condividere con il lavoro di braccia la pena e la fatica dei poveri, di vivere la sua intimit con Dio non nella protezione di una comunit di confratelli, ma nellagitazione dei luoghi abitati, di predicare attraverso la donazione di s. Amava ripetere: Voglio gridare il Vangelo con la vita . Cos Madre Teresa. Nelle loro anime mistiche, la contemplazione stata suggellat

    a e quasi garantita dalla carit.

    Sar una santa delloscurit In una lettera spunta una piccola luce nel buio che le opprimeva il cuore, ma teneva desta la volont. Madre Teresa lha scritta al padre joseph Neuner, il 6 marzo1962. A lui annunzia di aver trovato una risposta al suo tormento nella secondaLettera di san Paolo ai Corinzi, l dove lapostolo dice: Se c da gloriarsi, io mi gier della mia debolezza (11, 30).Confida al gesuita, con una intuizione che solo oggi possiamo interpretare in tutto il suo significato profetico: ...Se mai diventer santa, lo sar sicuramente dellscurit. Rester di continuo assente dal paradiso, per accendere la luce a quelli che vivono nelloscurit sulla terra.

    Ha scritto san Giovanni della Croce: ...Questa notte, se produce tenebre nello spirito, solo per illuminarlo; se lo umilia e lo priva di ogni bene, lo fa solo per elevarlo; se lo rende spoglio di ogni possesso e attaccamento umano, lo fa solo perch sia divinamente preparato a godere e gustare le cose soprannaturali e naturali, in perfetta libert di spirito.C un documento che raccoglie il frutto della sofferenza della Madre, infine temprata a vivere come socia di Ges nella passione redentrice. Contiene le istruzioni per le Missionarie della Carit, datato il primo venerdi del mese di giugno 1961. Attraverso espressioni rivelatrici, come la nostra solitudine, la nostra agonia, la notte pi oscura, lascia intuire la profondit di un calvario personale celato sotto una tranquillizzante serenit.

    Non sappiamo quanto di questa lunga sofferenza intima abbiano capito coloro che

    le stavano vicini, le consorelle, gli amici pi cari. Almeno alcuni accenni si possono trovare in un libro di padre Edward Le Joly, un gesuita belga che insegnavaal St. Xaviers College di Calcutta, amico di Madre Teresa, che lo volle come confessore delle novizie. Il libro, il primo di una trilogia di Le joly sulla santadei poveri, si intitola Lo facciamo per Ges, e riporta due riferimenti precisi:La Madre ha sperimentato personalmente che il Signore ci purifica nel nostro intimo in maniera sottile, privandoci di ogni consolazione spirituale. Ogni anima amante deve aspettarsi di essere messa alla prova e privata di ogni consolazione sensibile, di ogni sensazione della presenza sacra di Dio, dal momento che deve passare sotto il tunnel della notte oscura. In quella noche oscura, come la chiam

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    aveva raggiunto lagiatezza come commerciante, allinizio di medicinali e poi, in societ con un imprenditore italiano, allargando il campo alle stoffe, al pellame, ai prodotti alimentari. Era anche impegnato nel movimento di liberazione dai turchi e spesso le riunioni dei patrioti avvenivano in casa sua. Coltivava una religiosit profonda e generosa. La madre Drane era una donna di carattere forte, anchelei sostenuta da una grande fede. Dopo la morte prematura del marito e la perdita della sicurezza economica, sar capace di allevare da sola i tre figli: la maggiore, Age, nata nel 1904, il secondo, Lazar, nato nel 1907, e la pi piccola Agnes, in casa soprannominata Ganxhe che significa boccilo .Fin da piccoli, i tre figli di Kole e Drane erano stati educati allamore del prossimo. Dovete essere disposti a condividere ci che avete con chi meno fortunato divoi , diceva loro il padre. E dalla mamma avevano imparato una regola sul fare del bene senza aspettarsi ricompensa: Come quando si butta un sasso nel mare.La famiglia Bojaxhiu aveva caro il santuario della Madonna di Letnice, fra le montagne del Montenegro, e ogni anno partecipava a un pellegrinaggio assieme a molti cristiani di Skopje. Le due sorelle Age e Agnes soggiornavano qualche settimana a Letnice, ospiti di un vecchio amico di famiglia che era stato aiutato dal loro padre. Laria pura dei boschi, le lunghe passeggiate, facevano bene alla piccola Agnes che era di salute delicata e la sorella maggiore se ne prendeva cura. Dir in seguito Madre Teresa, parlando delle origini della sua vocazione a farsi missionaria:Avevo dodici anni quando mi giunse un richiamo del Signore. Per sei anni ci ho pensato e ho pregato. stata la Madonna di Letnice ad aiutarmi a capire .

    I missionari del BengalaIl richiamo dellindia giunge attraverso le vie misteriose dei piani di Dio. AgnesBojaxhiu ha quindici anni, studia al ginnasio, ama la musica e la poesia, moltopopolare fra i coetanei per la sua allegria e per la capacit organizzativa. Frequenta con i compagni di scuola il Sodalizio di Skopje, un circolo cattolico di ricreazione, cori, spettacolini, gite. Una domenica pomeriggio, si tiene al Sodalizio un incontro con alcuni missionari venuti dal Bengala. I ragazzi non sanno dove si trovi il Bengala, e i missionari glielo mostrano puntando il dito su unacarta dellIndia. Parlano di avventure, di disastri naturali e di povert inimmaginabili.Mesi dopo arriva al Sodalizio una lettera da Kurseong, Bengala Occidentale. I missionari raccontano lultima calamit: ...Dopo il monsone, i fiumi sono straripati. L

    cqua trascinava via serpenti e vacche, e cadaveri a decine assieme a feriti aggrappati ai tronchi. Abbiamo allungato pertiche, gettato corde... Qualcuno ne abbiamo salvato. Ora ci occupiamo dei sopravvissuti, come possiamo, perch siamo in pochi.Siamo in pochi . Agnes decide di diventare missionaria per lIndia. Si informa e viene a sapere di un Ordine che fa per lei, perch manda giovani suore in missione. lordine di Nostra Signora di Loreto, con casa madre a Rathfarnham, Contea di Dublino, Irlanda. Scrive chiedendo che la prendano.Racconter: La mamma allinizio fu contraria alla mia vocazione di farmi missionaria,anche se era una santa. Non voleva perdermi. Tutti a casa abbiamo pregato insieme. Un giorno la mamma mi disse: Ti dar il permesso, dunque vai. E che cosa fece? Si chiuse in una stanza e per un giorno non volle vedere nessuno. La sera mi disse: Metti la tua mano nella mano di Ges e guarda avanti. Non guardare mai indietro.

    Sempre avanti. E cos ho fatto.Quando lascia la sua casa per andare a Rathfarnham ha da poco compiuto diciottoanni: il 25 settembre 1928. In irlanda resta due mesi, bruciata dallimpazienza dellIndia, e intanto si dedica ad approfondire le ragioni della sua vocazione e a studiare linglese.Il 1 dicembre 1928 si imbarca sul bastimento Marcha assieme ad altre due novizie, la jugoslava Betika Kajnc e Lirlandese Joyce Berchmans. Il 6 gennaio 1929 pu gi mandare il suo primo resoconto alla rivista jugoslava Katolicke Misije (Missioni Cattoliche), descrivendo limpatto con la terra del mio sogno : ...A Madras la riva preentava il triste spettacolo di quella povera gente... Molte famiglie vivono nell

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    la tradizione albanese, e invitavano i fidati vicini Glystina, che cattolica, esuo marito Tolo, che ortodosso. Sulla tavola natalizia appariva il sarma, un piatto di foglie di cavolo ripiene di riso. Sulla tavola pasquale cera il huke e Pashkeve, il pane di Pasqua fatto di latte e farina, guarnito di uova sode dipintedi rosso, un uovo per persona pi un altro per lospite inatteso, secondo lusanza.Il regime di Enver Hoxha, sempre pi spietato contro coloro che non si adeguavanoallarticolo 37 della Costituzione sullateismo obbligatorio, infieriva perfino contro coloro che festeggiavano le ricorrenze cristiane, di solito denunciati per questo dai vicini trasformati in zelanti spie. Dal 1967, anno della stretta ideologica, fu reato perfino dipingere le uova di rosso. Lo facevano di nascosto, comei cristiani nelle catacombe, di nascosto anche dai bambini di casa nel timore che chiacchierassero in giro, stando bene attenti a non buttare i gusci nella spazzatura per paura di un vicino spione: rischiavano una accusa di agitazione e propaganda antisocialista , reato punibile con sei anni di prigione.Glystina e Tolo mi hanno accompagnata al cimitero di Kombinat, periferia di Tirana, a dire insieme una preghiera per Drane e Age. Sulle lapidi, distanti luna dallaltra, spiccano due croci di bronzo. Le aveva messe Madre Teresa la prima voltache era potuta finalmente tornare in Albania. Ha sofferto il dolore di non rivedere pi la mamma e la sorella da quando, a diciotto anni, le aveva lasciate.Drane morta nel 1972, a ottantatr anni. Age lanno dopo, a sessantanni.

    Il fratello in ItaliaVoglio vederti prima di morire, questa la sola grazia che chiedo a Dio, le scrivev

    a la mamma.DallItalia, il fratello Lazar era ricorso a tutte le vie diplomatiche per far ottenere il visto di uscita a Drane e Age. Dopo tanti tentativi, gli era arrivata questa risposta dalle autorit albanesi: Drane e Age Bojaxhiu non sono fisicamente in grado di affrontare un viaggio allestero.Lazar aveva commentato: E una menzogna degna di quel regime indegno. La sola malattia della mamma e di Age si chiama solitudine e disperazione. A Tirana sono come delle Sepolte vive.Invece, Lazar ha potuto incontrare la sorella Agnes a Roma, nel 1960. Era la prima volta che Madre Teresa veniva in Italia, non si vedevano da trentadue anni. Lazar rimase meravigliato di trovarla cos piccola, lui che era alto dovette piegarsi in due per abbracciarla. Parlarono fitto fitto in albanese, rievocarono ridendo un curioso episodio di quando erano giovani: Lazar appena uscito dallaccademia

    militare con il grado di sottotenente, Agnes pronta a partire per diventare suora in Irlanda. Lazar le aveva scritto indignato:Come puoi sacrificare la tua vita dentro un convento? .E Agnes gli rispose con un biglietto pungente:Tu sei un ufficiale al servizio di un re di pochi milioni di sudditi, ma io entroal servizio del re di tutto il mondo. Secondo te, chi di noi ha il posto migliore? .Cos mi ha raccontato la figlia di Lazar, Age, una bella signora che vive a Palermo ed lunica nipote di Madre Teresa. Si incontrarono poi ogni volta che la Madre arrivava in Italia. Anzi, il fratello e la nipote erano con lei a Oslo il 9 dicembre del 1979, quando and a ritirare il premio Nobel.Meno di due anni dopo, mio padre fu ricoverato per un tumore in ospedale, a Roma,e la Madre veniva a trovarlo tutti i giorni. Credo che quei colloqui intimi abb

    iano aiutato mio padre ad accettare la morte , mi ha detto Age.Lazar morto a Roma nel 1981.

    Il ritornoUna occasione privilegiata per osservare dal vivo i due aspetti di Madre Teresa,contemplativa e pratica, anima di preghiera e organizzatrice, fu il suo ritornonellAlbania finalmente libera dalla dittatura di Enver Hoxha. Era la Pasqua del1991, e a Tirana i riti del Sabato santo si tennero nella cattedrale del Sacro Cuore, appena riaperta, davanti a una folla commossa. Il regime aveva imposto late

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    ismo di Stato, vietando ogni luogo di culto. Erano state distrutte moschee, sinagoghe, e ben 268 chiese cattoliche. Quelle rimaste in piedi vennero adattate a sale da ballo, cinematografi, circoli del partito, palestre. La cattedrale di Tirana era diventata Kinarinia, Cinema Giovent.I giorni precedenti allinaugurazione, avevo visto Madre Teresa portare in cattedrale alcuni oggetti di culto ricuperati al Museo dellAteismo, e la ricordo con inbraccio una statua di santAntonio che mise nella navata di destra. Quel Sabato santo, molti presenti piangevano, altri si affollavano per toccare la loro connazionale famosa in tutto il mondo.Celebrava padre Giorgio Gjergji, un parroco che durante la dittatura era riparato in Italia, a Grottaferrata, dove la Madre laveva scovato per portarselo dietroda Roma. Padre Giorgio celebrava la messa in albanese, sollecitando le rispostedei fedeli. Accanto allaltare stava la Madre con dieci delle sue missionarie, masolo lei e suor Ancilla, che era di origine albanese, erano in grado di rispondere: le altre suore conoscevano le preghiere ma non lalbanese; i fedeli, ammassatinelle navate ancora prive di banchi, conoscevano lalbanese ma non le preghiere.Dopo le funzioni nella cattedrale, dove la sua voce aveva fatto rivivere paroleche la dittatura aveva imposto di dimenticare, and a inaugurare la sua prima casaa Tirana, per gli anziani soli, nel vicolo Ali Pasha. Poi apr la seconda a Scutari, per i bambini abbandonati. incontrai la Madre in quei giorni e volle aggiornarmi sullultima volta che lavevo vista, lanno prima: Con le due case di Tirana e Sutari, il numero delle mie comunit sale a 443, in 95 nazioni.La crescita della congregazione non si fermata con la scomparsa di Madre Teresa.Al momento della sua morte, le Missionarie della Carit erano 3.914, in 594 comun

    it presenti in 123 Paesi. Quando stata annunziata la sua beatificazione, le suoreerano 4.470, le comunit erano salite a 697 e i Paesi a 131.

    V

    La svolta

    Suor Rosaria OReilly aveva conosciuto Madre Teresa nel convento di Entally, dovele suore dellordine di Loreto hanno un collegio per ragazze, e le rimase amica anche dopo che se ne fu andata. Entrambe erano insegnanti appassionate del loro la

    voro, amate dalle alunne. Ma a differenza delle consorelle, suor Teresa, che fuchiamata Madre quando divenne la superiora, covava dentro di s un fuoco segreto. Sene vedeva solo qualche scintilla, dir in seguito suor Rosaria. E ad esempio: Sebbene non rientrasse nelle nostre regole far visita alle famiglie o ai malati negli ospedali, Teresa organizz un gruppetto di allieve che ogni settimana, accompagnate dal gesuita padre Julien Henry, si recavano a visitare gli infermi, a portare piccoli aiuti alle famiglie pi povere. Dopo che ebbe lasciato il nostro convento, le sue prime seguaci arrivarono proprio da quel gruppetto. Era stata lei adaddestrarle alla sollecitudine verso i pi bisognosi .Incontrai suor Rosaria OReilly a Entally, unisola felice nel mare di Calcutta. I suoi ricordi, e una giornata trascorsa nel contrasto tra la bellezza al di qua del muro di cinta che chiudeva il parco e la miseria che dilagava al di l, mi fecero capire da quale paradiso Madre Teresa ebbe la forza di distaccarsi per gettars

    i nellinferno delle strade.

    Limpatto con lIndiaAllinterno del cancello, sembra di stare in un angolo della verde Irlanda. Nel giardino si alternano prati e aiuole fiorite, un laghetto e un campo di cricket, maestose magnolie fanno ombra alle panchine e una pagodina gialla accoglie la statua di santa Teresa del Bambino Ges. Lunica presenza locale sono i corvi, quei fastidiosi corvi indiani che volano bassi e rubano tutto quel che luccica. Per difendersi, le suore hanno messo grate alle finestre. Suor Rosaria mi raccont ridendo

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    etti animati da risatine. Il collegio ha mille e seicento alunne, interne ed esterne, dalle elementari al liceo, in maggioranza di religione hindu, con un foltogruppo di cattoliche e una minoranza musulmana. Le divise sono bianche e rosse,i colori dello stemma di Loreto. Un vestitino rosso di foggia occidentale, concintura bianca, per le bambine delle elementari e delle medie; le grandi delle superiori indossano il sari bianco orlato di rosso, i lunghi capelli sciolti. Lultima aula nella quale Madre Teresa ha insegnato ospita ora la 5a B, sta nelledificio pi vecchio, non lontano dal laghetto. Suor Rosaria mi indica i banchi nuovi, ma la cattedra quella di una volta, dalla vernice un poscrostata. lora di ingleselo insegna una distinta signora bengalese, Swarna Datta, molto onorata di occupare il posto che fu un tempo di Madre Teresa: Premio Nobel , precisa con orgoglio.

    Lo storico rivolgimentoSuor Rosaria OReilly insegnava alla St. Marys High School anche nel periodo pi tragico per lIndia. Nel bellissimo libro, ora tradotto in Italia, della scrittrice Alka Saraogi che vive a Calcutta e appartiene alla comunit Marwari e scrive in lingua hindi, uno dei protagonisti avverte in ogni vena il dolore per i disordini del1946, il dolore per la divisione del 1947 e il dolore per lassassinio di Gandhinel 1948 [12].Sono i tre anni terribili che sconvolsero lIndia. Nel 1946, Calcutta il centro delle rivolte per lindipendenza, con assalti ai monumenti simbolo dellimpero britannico, esplosioni dellodio a lungo sopito e di colpo infiammato tra hindu e musulma

    ni, stragi fra i membri delle due comunit e repressioni dei soldati inglesi. Il Mahatma Gandhi, la Grande Anima, lapostolo della non violenza, organizzava spettacolari scioperi della fame, prova di forza paradossale in un paese di affamati,ma unica arma politica di un popolo inerme contro i fucili degli inglesi. Calcutta era martoriata dalla violenza degli estremisti, che culmin con lo spaventoso eccidio organizzato dalla Muslim League, la Lega Musulmana, e dal suo capo Muhammad Ali Jinnad.Gli echi di quegli eventi tragici penetravano fin dentro le mura di Entally. Lestudentesse pi grandi organizzavano scioperi di protesta, sorde ai richiami. Durante la ricreazione, cantavano linno Uandemataram, Onoro la Madre India, adottatodal Partito del Congresso che lottava per lindipendenza. Fu Madre Teresa a intervenire con la sua autorevolezza , ricorda suor Rosaria. Parl con le pi impegnate e riusc a evitare il subbuglio nelle classi, dove studiavano insieme ragazze hindu e

    musulmane.Dopo il grande eccidio di calcutta , come lo chiamano i libri di storia, cinquemila morti giacevano per le strade. Entally rimase un luogo isolato, i rifornimentiinterrotti, pi di trecento collegiali chiuse dentro senza cibo. Allora Madre Teresa usc a cercare viveri. Incontr una pattuglia di soldati inglesi, che rimasero stupefatti di fronte allintrepida donna in velo nero che si aggirava senza paura in quel caos. Quando lufficiale che comandava la pattuglia seppe il motivo della sua uscita, la riport indietro dentro un autocarro pieno di sacchi di riso, il pronto soccorso per un collegio affamato.Il 1947 lanno dellindipendenza, che comincia dalla mezzanotte del 15 agosto. Con quello storico rivolgimento, finisce limpero britannico delle Indie e nasce la pi grande democrazia del mondo. Ma a prezzo della cosiddetta partition, la spaccatura in due Stati, il Pakistan a maggioranza musulmana e lindia a maggioranza hindu.

    Ha scritto Francesco DOrazi Flavoni, un diplomatico che vissuto a lungo in Indiae poi ne ha narrato alcune vicende da saggista e storico: In termini di sofferenza umana, la divisione ha significato lo spostamento nei due sensi di popolazione hindu verso lIndia e di popolazione musulmana verso il Pakistan. Il tutto si consumato in uno scenario di caos, massacri, violenze e orrori quali mai il Paese aveva conosciuto... A oltre cinquantanni dagli eventi, indiani e pakistani non si stancano di ripetere che, emotivamente e psicologicamente, il trauma della partition non mai stato superato [13].E poi ci fu il dramma pi inaudito e insopportabile nella terra che aveva amato ilMahatma Gandhi per la sua predicazione non violenta, la tensione morale verso l

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    a verit detta satyagraha, lo stile di vita che ha rappresentato il pi nobile esempio della spiritualit indiana. Il 30 gennaio 1948, lapostolo della non violenza veniva assassinato con tre colpi di pistola, mentre andava a un incontro di preghiera accogliendo i suoi seguaci con il namaskar, il saluto a mani giunte. Lassassino faceva parte di un complotto nato in ambienti hindu, che accusavano Gandhi diaver accettato per debolezza la partition, la divisione. Con le sue lotte e i clamorosi digiuni, il Mahatma aveva inseguito tre sogni: lindipendenza dellindia; latolleranza fra i seguaci delle varie fedi; la difesa degli intoccabili, che rappresentano il gradino infimo e spregiato nella scala delle caste. Ma era riuscito a realizzare solo il primo, la liberazione del suo Paese dalla occupazione britannica.

    Il diavolo, il sole, le casteDa una sponda totalmente diversa, Madre Teresa ha condiviso gli ideali di Gandhirimasti inconclusi. La capacit di convivenza tra i credenti di religioni distanti, di impegnarsi in scopi comuni come la concordia sociale e il soccorso alla povert, sempre stata presente nelle parole e nellesempio della Madre. Una occasionein cui lei stessa ebbe a citare una frase di Gandhi sui poveri, fu quando scrisse, nel 1978, una lettera aperta al primo ministro Morarij Desai e ai membri delParlamento, dove era stato presentato un disegno di legge che, se approvato, avrebbe limitato la libert religiosa dei missionari cristiani.Scriveva la Madre alla fine della lettera: Gandhi ha detto: Chi serve il povero serve Dio. Io passo ore e ore a servire i poveri e i moribondi, quelli che nessuno

    vuole, nessuno ama, i lebbrosi e i malati di mente, perch amo Dio... Signor Desai, onorevoli Membri del Parlamento, in nome di Dio non distruggete la libert cheil nostro Paese e la nostra gente hanno sempre avuto: di servire e amare Dio secondo la coscienza e la fede individuali [14].E laltra sua passione stata il riscatto degli intoccabili, linfima fra tutte le caste.Per capire che cos la gerarchia delle caste in India, ecco una singolare osservazione del missionario iugoslavo padre Viktor Sedej, pubblicata sulla rivista Katolicke Misije (Missioni Cattoliche): Il missionario in India affronta tre grandi pericoli: il diavolo, il sole e le caste. Contro il diavolo lottiamo con laiuto di Dio. Contro il sole portiamo il topie, il casco coloniale. Ma contro le caste non c difesa .La prima rivoluzione culturale di Madre Teresa nellindia degli intoccabili avvenn

    e quando raccolse sulla strada un povero essere morente schivato dai passanti, enon lo lasci finch non riusc a farlo accettare in un ospedale. Da quellepisodio prse il via la sua determinazione a trovare un luogo che accogliesse gli agonizzanti delle strade, perch potessero almeno morire come persone umane. E il Nirmal Hriday, la Casa dei moribondi.Sorge nel quartiere di Kalighat, accanto al tempio della dea Kali, il luogo pi venerato della citt, che gi dal nome dedicata alla dea nera dellinduismo. Calcutta schiamava un tempo Kalikata. Il governo ha deciso che la capitale del Bengala tornasse allantico nome, un pomodernizzato, e cos dal 1 gennaio 2001 si chiama Kolkaa. Sia Kalikata sia Calcutta o Kolkata, il significato non cambia: citt di Kali.Madre Teresa ottenne dalla municipalit alcuni stanzoni nel recinto del tempio, semiabbandonati, che una volta servivano da dharmashala, ostello dei pellegrini della dea. Era il 1952. Con una squadra delle sue suore, li ripul dalla sporcizia,

    li attrezz con dei lettini e cominci ad accogliervi i moribondi, che sono accompagnati verso lultimo approdo dallamore delle Missionarie della Carit e dei volontariprovenienti da tutto il mondo. Ha scritto Madre Teresa: Al Nirmal Hriday nessuno morto disperato... Diamo ai poveri ci che chiedono secondo la loro fede. Alcuni chiedono acqua del Gange, altri acqua benedetta, altri una parola o una preghiera... Noi li aiutiamo a far la pace con Dio, secondo ci che sta scritto nel libro, sia il libro degli hindu, dei musulmani, dei cristianio di ogni altra fede....

    La seconda rivoluzione culturale di Madre Teresa stata la cura dei lebbrosi, i p

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    i intoccabili fra gli intoccabili. Cominci con i dispensari mobili, camioncini attrezzati con forniture sanitarie, che giravano per la citt e distribuivano medicine ai colpiti dalla lebbra, malattia perfettamente curabile se presa in tempo coni farmaci giusti. Anche oggi i lebbrosari mobili delle Missionarie della Carit continuano a fermarsi agli angoli delle strade. Il loro simbolo una campanella dipinta in azzurro sugli sportelli, a ricordo del tab dei tempi antichi, quando i lebbrosi erano obbligati a suonarla per allontanare i passanti. Contro il tab della lebbra che suscita ripugnanza, la Madre ha inventato il motto: Tocca il lebbroso con la tua compassione. In seguito, ha aperto molti lebbrosari permanenti. Il pi famoso quello di Titagarh, che, nel 1975, lei stessa ha voluto intitolare al padre dellIndia nella ricorrenza della nascita, 2 ottobre 1869. Lo chiam Dono damoredi Gandhi .

    Oltre il muroFu proprio in quegli anni turbolenti delle lotte per lindipendenza dellIndia che la svolta della vita maturava nel cuore di Madre Teresa. Restava quieta, occupatanelle sue incombenze di suora conventuale e di insegnante, nel silenzio di Ges aNazareth. Continu a lavorare al St. Marys fino al 17 agosto del 1948. Il 18 disseaddio alla scuola e al convento di Loreto. Lasciava la sicurezza della sua stanza monacale, il profumo del refettorio, la dolcezza delle allieve. Aveva trentotto anni quando finalmente divenne ci che era , per usare lantica espressione di Pinaro.Allora tutto il passato si convogli verso la chiamata alla quale soltanto unanima

    mistica pu obbedire. La donna che salta il muro non conosce sentimentalismi, energica, disciplinata, paziente, anche temeraria, forse ancora ignara della sua forza.Suor Rosaria ha una sua personale idea sulle lontane origini di quella decisione: Io credo che Madre Teresa avesse scoperto i poveri dallepoca della grande carestia che colp il Bengala e in seguito quando le rivolte e i disordini ridussero Calcutta alla disperazione. In quel periodo, le ragazze di famiglie abbienti, che possedevano propriet a Dacca o in altre localit non colpite, lasciarono la citt. Chiuso il collegio, rimase aperta la scuola solo per le alunne povere, accolte gratuitamente. Molte venivano alle lezioni con lo stomaco gonfio per la mancanza di cibo. Le suore davano loro un pasto come potevano. Credo sia stata questa situazione a risvegliare in Madre Teresa il primo impulso a dedicarsi ai poveri. Poi, c

    erto, ha avuto la vocazione dentro la vocazione. Ma secondo me le radici della chiamata risalgono a quella immensa sofferenza di cui era stata testimone .

    Il regalo di san GiuseppeLe reclute di Madre Teresa nella sua nuova vita furono alcune ex alunne del St.Marys. Suor Rosaria ne aveva conosciute molte. La prima fu Subashini Das, che divenne missionaria della Carit con il nome di suor Agnes. Poi Bridget Francis, Magdalene Gomes, Kiron Dutta... Molte altre la aiutarono negli inizi, come Lotika Khatre, che in seguito divenne insegnante al St. Marys, e Martha Anjos, che entratanel convento di Loreto con il nome di suor Francesca.So che la Madre ha detto: Nel cuore, io appartengo a Loreto, conclude suor Rosaria,non senza una punta di patriottismo conventuale. Ha aggiunto che non avrebbe potu

    to guardare la faccia di Dio se non avesse seguito la sua chiamata .Il 22 marzo 1949 Madre Teresa comunic allarcivescovo Prier larrivo della prima seguce, Subashini Das che diventer suor Agnes. Gli annunzia che si unita a lei il 19marzo, festa di san Giuseppe: proprio un regalo di san Giuseppe . E ora che sono in due, possono dire le preghiere insieme come in una vera vita conventuale. Anzi, sarebbe felice se Sua Eccellenza venisse a benedire il nostro piccolo convento... ma il posto cos povero... .Quando altre ragazze arriveranno da quel vivaio di generosit che era la St. MarysHigh School, la Madre sar sempre piena di gratitudine per la loro fiducia. Lo scrive in un messaggio del 10 settembre 1975, venticinquesimo anniversario della na

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    scita della congregazione, rivolgendosi a tutte le consorelle e anzitutto alle prime, divenute Missionarie della Carit con i nomi di Agnes, Gertrude, Dorothy, Clare, Bernard, Laetitia, Francisca, Florence, Margaret Mary. A esse esprime la sua riconoscenza per la fedelt e per la fiducia cieca con cui lavevano seguita quandoon cera niente a garantire il futuro : E stato con voi e attraverso di voi che Ges a piantato le fondamenta della Societ su solida roccia, umilt e amore .E poi c la lettera che comunica alle consorelle una tristissima notizia, il 13 marzo 1997. Dopo quarantotto anni di lavoro come missionaria della Carit, suor Agnessi avvicina alla fine, per un tumore che si diffuso rapidamente: Quanto dobbiamoringraziare Dio per lei! Cos piccola eppure con il cuore pieno di amore e di fiducia, ha lasciato che Dio usasse la sua piccolezza per mostrare la sua grandezza... Come santAgnese, lei il vero Agnello con Ges, la sua sposa crocifissa .Suor Agnes morir meno di un mese dopo, il 9 aprile 1997.

    VI

    Il sari

    A Calcutta, ogni tanto chiedevo a Madre Teresa di raccontarmi dei Suoi inizi. Malei aveva sempre qualcosa da fare, qualcuno che laspettava. In realt non le piaceva parlare di se stessa, e per darmi una mano mi indirizzava da chi laveva aiutat

    a in quegli anni: Vada da padre Van Exem, vada dal signor Gomes... Essi ricordanomeglio di me, diceva, e filava via.Padre Van Exem aveva gi ottantatr anni ed era malfermo di salute, ma non gli mancava la memoria. E se sul momento non ricordava bene un episodio, un nome o una data, mi invitava a tornare il giorno dopo, intanto lui avrebbe messo ordine nei ricordi e preso appunti da certe sue carte. Tornare da lui ogni pomeriggio, per pi di una settimana, non mi cost alcuna fatica. Era un conversatore amabile e avevavissuto una vita avventurosa. Avrei potuto scrivere la sua storia, ma quando glielo dissi si mise a ridere: E Madre Teresa che ha fatto la storia, non questo povero vecchio.E scomparso il 20 settembre 1993, stava per compiere ottantacinque anni, spesi generosamente. Quattro giorni prima di morire, trov la forza di scrivere una lettera alla Madre, ricoverata allospedale in terapia intensiva per una crisi cardiaca

    pi grave delle altre. Le prometteva che, alla messa del mattino seguente, avrebbe chiesto per lei tre intercessioni. La prima, che potesse evitare loperazione alcuore. La seconda, che riuscisse ad andare in Cina come da tempo desiderava. Laterza, che il Signore prendesse lui per primo. Delle tre grazie richieste per la Madre, solo una non si avver, il viaggio in Cina.La lettera terminava con queste parole: C un Calvario per ogni cristiano. Per te,la via del Calvario lunga. Ma Maria ti venuta incontro sulla strada. Non sei ancora arrivata in cima al monte... Prega per me. C. Van Exem, sj[15].

    Contro i gesuitiLa presenza dei gesuiti in India antica e singolare. Leggendario stato padre Roberto De Nobili, morto il 12 gennaio 1656, che vestiva come un bramino, distingue

    ndosi solo per una piccola croce sul petto, seguiva le usanze indiane, era affascinato dal misticismo induista.Oltre a padre Van Exem e a monsignor Prier, altri gesuiti hanno aiutato Madre Teresa quando decise di lasciare il convento di Loreto: padre Robert Antoine, che in seguito divenne cappellano della Casa dei moribondi; padre Pierre Fallon, studioso della spiritualit hindu, che per primo approv la scelta di Madre Teresa di adottare il sari per s e per le sue seguaci; padre julien Henry, che cur la preparazione delle prime Missionarie della Carit.Ma lIndia dalle tante fedi, credenze e sette, nella quale i missionari stranieriavevano trovato in passato rispetto e possibilit di convivenza, conosce ora la pi

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    o chiam padre Richier, il rettore delluniversit dei gesuiti: Vuoi andare a dire la messa e a confessare nel convento di Nostra Signora di Loreto? . No, grazie. Il padre provinciale mi ha incaricato del dialogo con i musulmani, non con le monache. Il rettore rise e gli raccomand di pensarci su.Padre Celeste non ci mise molto a decidere. Era gi alla porta con in testa il topie, il casco coloniale, quando si gir di impulso: Ci ho gi pensato. Accetto .

    Teresa, la bengaleseE cos, l11 luglio del 1944, il nuovo cappellano va dalle suore di Convent Road. Sta nel salottino a prendere il caff dopo la messa, quando entra Madre Teresa che desidera conoscerlo.Mi colpirono i Suoi occhi dallo sguardo dritto e i lineamenti forti. Era molto popolare fra le ragazze del collegio e tra le consorelle. La chiamavano Teresa labengalese per distinguerla da suor Marie-Thrse che insegnava nella sezione inglese.Una volta le ho chiesto se entrando nellordine di Loreto aveva scelto di chiamarsiTeresa in onore di santa Teresa dAvila o di santa Teresa di Lisieux .Rispose: La grande Teresa non per me. La piccola meglio.Alla fine della guerra, le suore poterono tornare a Entally, la loro propriet. Laprima volta che il cappellano ci and, rimase colpito dalla bellezza degli edifici immersi fra gli alberi secolari del parco. Le suore erano contente per la scom

    parsa dei moscerini, che erano stati lunico neo di quel paradiso: i medici dellospedale militare li avevano sterminati con il DDT.Madre Teresa non era pi superiora. Fu un bene per lei, si sent libera di andarsenequando prese la grande decisione. In quei mesi si era ammalata di tubercolosi, eil medico le aveva imposto di riposare a letto almeno tre ore ogni pomeriggio esoprattutto di rallentare il ritmo della sua giornata di lavoro. Quella fu la sola volta che ho visto le lacrime negli occhi di Madre Teresa. La sola volta. Inseguito, ha affrontato la tremenda solitudine della povert, ha visto morire alcune sue carissime sorelle, ha patito tribolazioni e umiliazioni, ma davanti aglialtri non ha mai pianto.Il medico la mand a curarsi i polmoni allaria buona, nel convento di Loreto a Darjeeling. Fu durante la notte di viaggio in treno per Darjeeling, il 10 settembre del 1946, che ebbe lispirazione. Non so se fosse sola, non glielho mai chiesto. So

    che sent una chiamata precisa, una vocazione dentro la vocazione, come la definirlei stessa. Avrebbe lavorato per i pi poveri dei poveri non allinterno di una istituzione, come un ospedale o un ospizio, ma vivendo come loro in mezzo a loro. Questo coinvolgimento fisico, questo stare in mezzo, a me sembra la grande novit della congregazione fondata da Madre Teresa, che ai tre voti tradizionali, povert,castit, obbedienza, ne aggiunge un quarto: il voto della carit. Tutto poggia su due pilastri, su due realt visibili. Ges incarnato nelleucaristia. Ges incarnato nei overi .

    Subbuglio in conventoHo gi riferito, nella prima parte, il racconto di padre Van Exem su come la Madretorn da Darjeeling con il fascio di carte che diede a lui perch le consegnasse al

    larcivescovo Prier.Cos egli fece: Consegnai a Sua Eccellenza gli appunti di Madre Teresa, e un poimprudentemente dissi che mi sembrava di vedere il volere di Dio .Monsignor Prier, che aveva un carattere impulsivo, gli fece una sfuriata: Lei un giovane prete appena arrivato e gi dice alle suore di lasciare i conventi perch ilvolere di Dio! Io sono un vescovo anziano e ancora non mi permetto di stabilirequal il volere di Dio... .Alla fine del colloquio, il cappellano e larcivescovo si trovarono daccordo nel suggerire a Madre Teresa di avere pazienza, di attendere e pregare. E invece in quei mesi Madre Teresa si sentiva impaziente di cominciare la sua nuova vita. Infi

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    tegno di alcuni laici di diversa fede colpiti dalla sua dedizione, ma anche le sprezzanti risposte di altri scandalizzati dal suo lavoro nelle strade; le scuolette e i piccoli dispensari aperti un poalla volta; la buona notizia che il signor Michael Gomes, su richiesta di padre Van Exem, era disposto a offrirle un alloggio al numero 14 di Creek Lane; la sofferenza della solitudine e insieme la determinazione a non tornare indietro...

    Suora dei bassifondiIl diario scarno, ed eccone qualche nota. Si prepara a celebrare il suo primo Natale da sola, quando la superiora e le suore che ha lasciato quattro mesi primala invitano ad andare da loro. E poi incontra due insegnanti desiderose di aiutarla nella sua nuova vita, e una famiglia hindu con la figlia pi giovane che vuolerendersi utile, e due signori bengalesi cattolici che si dicono contenti e grati per il passo che lei aveva deciso.Il primo giorno di scuola a Motijhil raccoglie ventuno bambini e comincia linsegnamento allaperto, con uno sgabello per cattedra e la terra per lavagna. Il giornodopo i bambini erano il doppio, tutti ad aspettarla ai piedi del ponte, pi puliti del giorno prima e a quelli che non lo erano spetta una bella lavata con lacquadella cisterna. Un podi catechismo, una lezioncina di igiene, poi lettura. Gliscolaretti si divertono, lei pi di tutti perch non ha mai insegnato ai bambini e ride insieme con loro quando i ko kho, le due prime lettere dellalfabeto bengaleseche ha tracciate per terra con una bacchetta, non le vengono tanto bene.Lumiliazione di quando va a incontrare un signore che conosceva come generoso, ma

    lui la tratta con sospetto e le dice di farsi finanziare dai preti delle parrocchie, e lei risponde che si finanzia da sola chiedendo la carit, allora lui se neva senza neppure salutarla...: Era la prima sfuriata che prendevo , scrive sul diario. Non Sono molto brava a chiedere, ma non importa, anche questo arriver . Giorni dopo, viene a sapere che la chiamano la suora dei bassifondi e ne felice: Vogliessere proprio questo per amore e gloria di Dio .Col passare dei mesi, il lavoro diventa sempre pi pressante, aumentano i poveri ei malati di cui prendersi cura, inoltre deve occuparsi delle prime Seguaci chehanno bisogno di essere istruite nellamore di Dio e dei poveri. Le resta tempo solo per qualche nota sempre pi frettolosa, scritta un giorno s e molti no. Lultima,che conclude il breve diario l11 giugno 1949, termina con queste parole: Ancora nessuna lettera da Roma. Fiat! .La lettera che aspettava da Roma, con ansia ma anche con la pazienza espressa in

    quel fiat! ( Sia fatta la tua volont ), le avrebbe portato il riconoscimento di Istituto religioso diocesano per la neonata congregazione. Larcivescovo Prier le consegn il decreto il 7 ottobre 1950, e l11 aprile del 1951 ci fu la cerimonia dellavestizione delle prime seguaci. Ormai Madre Teresa poteva lanciarsi allinseguimento del suo sogno, compiere la volont di Dio. A ogni costo.

    VII

    Un tetto

    Per i cinquantanni della vocazione nella vocazione , Madre Teresa volle raggiunger

    e tutte le Missionarie della Carit sparse nel mondo, con uno scritto che rievocava gli inizi della congregazione e in pi conteneva tre ringraziamenti molto personali. Il primo era per il gruppetto delle dodici giovani che si erano unite a leifin dal principio. Il secondo lo rivolse a padre Celeste Van Exem, che ora in cielo , per laiuto e le preghiere con cui laveva sostenuta nella sua decisione di intraprendere una nuova vita da missionaria. E il terzo grazie speciale and a Michaele Agnes Gomes, una coppia di benestanti che le avevano offerto un tetto.Nei primi tempi, dopo aver lasciato il convento di Loreto, era stata accolta dalle Piccole Sorelle dei Poveri, nella Casa di San Giuseppe dove venivano assistiti gli anziani bisognosi. Le era stata assegnata una stanzetta al primo piano, la

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    superiora le aveva dato il permesso di uscire ogni mattina per recarsi negli slum, le baraccopoli, e di tornare anche a tarda sera. Ma era una sistemazione provvisoria. Fino a quando il suo consigliere e amico padre Van Exem, che si dava da fare per trovarle un alloggio meno precario, ebbe lidea di rivolgersi ai signori Gomes, suoi parrocchiani di buona condizione.A Calcutta, avevo gi visto Michael Gomes. Serviva la messa nella cappella delle Missionarie della Carit, girando a piedi nudi intorno allaltare. Modesto e gentile,mi disse che potevo andare da lui quando volevo:Mi trover a casa ogni giorno dopo le nove. Sa, sono un pensionato, non ho molti impegni. Allalba arrivo qui per la messa, sulla strada del ritorno passo al mercatoe faccio la spesa. Mia moglie non si muove molto. Abitiamo al numero 14 di Creek Lane, una traversa poco conosciuta della Lower Circular Road, perci dica al tassista che sta vicino allospedale Nilratan Sarkar.Ci sono andata, era il 25 febbraio del 1991. Il signor Gomes aveva ottantatr annima ne dimostrava di meno, piccolo e magro comera, con poche rughe sul volto scuro. Ho poi saputo che morto nel 1998.

    La foto di famigliaLa Lower Circular Road oggi si chiama Acharya Jagadish Chandra Bose Road, ma gliabitanti di Calcutta continuano a indicarla con il vecchio nome. Un tempo era il fossato scavato per difendere la citt dagli attacchi dei Maratha, guerrieri hindu che opposero la pi dura resistenza alla dominazione britannica. Oggi una grande arteria che gira in tondo nella zona pi caotica e affollata della citt, ha sei c

    orsie pi le due centrali per i tram, e il traffico la percorre con un rombo forato dagli strilli dei clacson.La sua traversa Creek Lane un vicoletto silenzioso, cos stretto che ci passano solo i risci. Gli edifici mostrano tracce della sontuosit di quando Calcutta era capitale imperiale fino al 1912. Poi il tempo, i monsoni e lincuria hanno degradatoil tono. Resta imponente la guglia di un tempio dedicato a Shiva, alta sui tettidelle case.Curiosamente, proprio in questa strada abitata dalla buona borghesia, Madre Teresa trov alloggio in un appartamento di propriet della famiglia Gomes. Al numero 14il portone ad arco, dopo il cancello si salgono due piani di scale di legno, eda una veranda piena di luce si entra nella penombra di una sala. Alle pareti sono appesi i ritratti a olio del Mahatma Gandhi, del Pandit Nehru, di Madre Teresa, i personaggi prediletti. Tutto composto e lucido, si capisce come i Coniugi G

    omes resistano alla calura e allumidit di Calcutta a forza di persiane abbassate edi pulizie giornaliere.Il signor Gomes racconta: Questo edificio lha costruito mio nonno, proprietario diunimpresa edile. La mia famiglia discende dai portoghesi che quattrocento anni fa commerciavano in India. Noi siamo cattolici. Pap lavorava al CPO, la sede centrale delle poste. Era un uomo religiosissimo, ogni mattina prima di andare in ufficio assisteva alla messa nella parrocchia di Nostra Signora dei Dolori. La miamamma lo accompagnava sempre .Nella foto di famiglia, datata 1920, i genitori del signor Gomes, Augusto e Sabina, appaiono in una sintesi di eleganza europea e indiana: lui in giacca e camicia con il colletto duro chiuso dalla cravatta, occhiali e baffoni; lei raccoltanella compostezza del sari, i capelli lunghi sciolti sulle spalle. Intorno a loro si stringono i nove figli, quattro maschietti in camicette e calzoncini occide

    ntali, cinque bambine in costumi bengalesi.In unaltra foto, Michael Gomes e sua moglie Agnes ricalcano lo stesso stile: Michael in giacchetta, Agnes in sari. La data il 1938: Quellanno facemmo un viaggio inItalia, a Roma visitammo la Cappella Sistina, mia moglie indossava questo sariverde con orli dorati, e tutti la guardavano incuriositi .

    Michael e Agnes vivono soli nel grande appartamento con le stanze affacciate sulsalone di ingresso. Nelle camere, i letti hanno il baldacchino e la zanzariera,nello studio le librerie sono piene di volumi in lingua bengali e in inglese, nel salotto e in sala da pranzo fanno bella figura i mobili coloniali di teak. Si

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    vede il benessere, il rango sociale. Michael Gomes stato un funzionario di grado elevato, ha coperto vari incarichi nellamministrazione pubblica, non ultimo quello di direttore dei servizi di informazione dello Stato del Bengala. E in pensione da ventanni.Lunica figlia, Mabel Sophia, si trasferita negli Stati Uniti con il marito, ingegnere chimico, e tre figli. E stata Mabel Sophia, ragazzina di sette anni, il piccolo strumento di cui Dio si serv per procurare il primo tetto a Madre Teresa. Accadde nel febbraio del 1949.

    Una brandina e uno scatoloneIl piano di sopra era un tempo occupato da due miei fratelli, luno deputato dellAssemblea Legislativa, laltro direttore delle poste. Quando, nel 1947, ci fu la spartizione dellimpero delle Indie e il Bengala venne diviso in due Stati, i due fratelli se ne andarono nel Pakistan Occidentale. Li aveva consigliati di trasferirsi il vescovo di Calcutta, per due motivi: primo, perch pensava che essendo cattolici, con importanti incarichi ufficiali, sarebbero stati esposti a persecuzioni;secondo, perch la loro presenza in Pakistan avrebbe potuto essere utile alla piccola comunit cattolica pakistana. Dopo la loro partenza, il piano di sopra rimasedisabitato. Alla fine del 1948, la nostra mamma, gi avanti con gli anni, cade ammalata. Un altro mio fratello, Alfred, chiede al parroco, padre Celeste Van Exem, di venire asomministrarle i sacramenti. Pad