il bolognino - marzo

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Sulla scialuppa dell’8 marzo “Prima le donne e i bambini”: una regola arcaica che individua in noi femmine, e nei più piccini, i primi da mettere in salvo. Vale su una barca se sta per affondare, dovrebbe contare in un Paese in crisi: la bussola andrebbe puntata in direzione del futuro. E le strategie di marketing lo hanno intercettato, vedono quante siamo: donne e giovani, per vendere prodotti, svecchiare partiti, attirare consenso. Siamo tanti e tante, siamo in superficie. Ma rimaniamo dietro le quinte nel teatro del potere e dove si tirano le fila. “Prima le donne e i bambini”, eppure sabato pomeriggio 3 marzo in via del Piombo a Bologna le dieci ragazze attorno al tavolo si raccontano che la storia non va proprio così. Siamo all’incontro sul lavoro di Se non ora quando, ci siamo divise in gruppi di lavoro. E io scelgo “precariato”, ci riuniamo in gruppi di dieci attorno a un tavolo, sconosciute e da ogni parte di Italia, 25 o 30 anni in media. Ci presentiamo alla fine, ma ci capiamo dall’inizio. Essere donna e giovane oggi significa vivere alla giornata, di un lavoro che nella stragrande maggioranza dei casi è precario e nella cui “flessibilità” si nasconde l’inflessibilità di non lasciarti scelta. Disponibile a tutte le ore, per un mestiere che magari non è quello per cui hai studiato, e senza poter progettare un futuro. “Dopo le donne, dopo i bambini”: ci sono le dimissioni in bianco fatte firmare a tante donne e contro cui tante di noi si stanno rivoltando, c’è più in generale una precarietà che ci rende ricattabili e che ci nega il futuro. “Maternità” diventa un traguardo irraggiungibile, o che rischi di raggiungere quando ormai è troppo tardi. “Famiglia”, parola anche questa ricorrente sulla superficie, manca nella sostanza delle decisioni politiche, perché questa “famiglia” del 2012 pochi sembrano capaci di interpretarla. “Prima le donne, prima i bambini”, mentre i servizi pubblici vengono erosi, la scuola pubblica è ridotta agli stremi e le menti più brillanti si spengono di disillusione. Arriva l’8 marzo e il vaso di Pandora delle iniziative viene scoperchiato, nessuno può mancare all’appuntamento, la processione di incontri ricorda che ci siamo, a volte con un po’ di retorica. Ma noi ci siamo davvero, tutto l’anno, noi come me e le nove attorno al tavolo, e le duecento in sala, e le migliaia in strada. Dobbiamo solo strutturarci, ci manca solo di fare rete, e in tante ci stiamo provando, innanzitutto sui luoghi di lavoro, nelle associazioni e sul territorio, tantissimo online. Siamo stanche di essere considerate una “specie protetta” e di comparire a tratti sui giornali come fossimo categorie rare, noi ci siamo sempre e abbiamo molto da dire. Anche perché protette, noi giovani donne precarie assieme ai nostri futuri bambini, non lo siamo davvero per niente. Francesca De Benedetti Non dispendermi nell’ambiente, riciclami o passami di mano. Il Bolognino di marzo si sdoppia. E’ già, perché non ci bastava proporvi questo numero mensile cartaceo, ma abbiamo voluto esagerare, con un numero speciale solo online. Il foglio è tutto in rosa, dedicato all’altra parte del cielo, quella che la nostra società ancora fa fatica a rendere pienamente pari alla parte maschile, stiamo parlando delle donne alle quali abbiamo pensato di dedicare questo numero in attesa della primavera che speriamo non si faccia troppo attendere, e per parlare di 8 marzo, ma restando fortemente collegati alla realtà. Troverete in prima un articolo sulle giovani donne e sulla precarietà del loro futuro, in terza e quarta pagina un articolo sul vero significato dell’otto marzo; entrambi a firma femminile. Mentre su www.ilbolognino.info , il nostro nuovo sito, vi invitiamo a leggere il numero speciale in cui parliamo di idee e esperienze e teorie alternative alla crisi e al declino. Il numero speciale è dedicato a tre esperienze contro la crisi, che forniscono idee e interpretazioni del reale fuori dai classici schemi dell’informazione main stream e sono: l’MMT, il Manifesto e Fonderia Oxford; think tank di ricercatori italiani. La redazione tutta vi invita altresì a seguirci e a condividere con gli amici e ad aiutarci in questa nostra utopica impresa di fornire informazione e critica sociale dal basso e senza padroni con un piccolo aiuto, anche simbolico, che possa un domani arrivare al primo obiettivo di coprire i costi vivi di produzione di questo foglio d’informazione critica donando ciò che volete al cc IT38R0638567684510301793501 con causale “contributo a ilbolognino”. Paolo Perini EDITORIALE Foglio d’informazione critica n° 5 - Marzo 2012

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L'edizione di marzo del mensile d'informazione critica bolognese

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Page 1: Il Bolognino - marzo

Sulla scialuppa dell’8 marzo “Prima le donne e i bambini”: una regola arcaica che individua in noi femmine, e nei più piccini, i primi da mettere in salvo. Vale su una barca se sta per affondare, dovrebbe contare in un Paese in crisi: la bussola andrebbe puntata in direzione del futuro. E le strategie di marketing lo hanno intercettato, vedono quante siamo: donne e giovani, per vendere prodotti, svecchiare partiti, attirare consenso. Siamo tanti e tante, siamo in superficie. Ma rimaniamo dietro le quinte nel teatro del potere e dove si tirano le fila. “Prima le donne e i bambini”, eppure sabato pomeriggio 3 marzo in via del Piombo a Bologna le dieci ragazze attorno al tavolo si raccontano che la storia non va proprio così. Siamo all’incontro sul lavoro di Se non ora quando, ci siamo divise in gruppi di lavoro. E io scelgo

“precariato”, ci riuniamo in gruppi di dieci attorno a un tavolo, sconosciute e da ogni parte di Italia, 25 o 30 anni in media. Ci presentiamo alla fine, ma ci capiamo dall’inizio. Essere donna e giovane oggi significa vivere alla giornata, di un lavoro che nella stragrande maggioranza dei casi è precario e nella cui “flessibilità” si nasconde l’inflessibilità di non lasciarti scelta. Disponibile a tutte le ore, per un mestiere che magari non è quello per cui hai studiato, e senza poter progettare un futuro. “Dopo le donne, dopo i bambini”: ci sono le dimissioni in bianco fatte firmare a tante donne e contro cui tante di noi si stanno rivoltando, c’è più in generale una precarietà che ci rende ricattabili e che ci nega il futuro. “Maternità” diventa un traguardo irraggiungibile, o che rischi di raggiungere quando ormai è troppo tardi. “Famiglia”, parola anche questa ricorrente sulla superficie, manca nella sostanza delle decisioni politiche, perché questa “famiglia” del 2012 pochi sembrano capaci di interpretarla. “Prima le donne, prima i bambini”, mentre i servizi pubblici vengono erosi, la scuola pubblica è ridotta agli stremi e le menti più brillanti si spengono di disillusione. Arriva l’8 marzo e il vaso di Pandora delle iniziative viene scoperchiato, nessuno può mancare all’appuntamento, la processione di incontri ricorda che ci siamo, a volte con un po’ di retorica. Ma noi ci siamo davvero, tutto l’anno, noi come me e le nove attorno al tavolo, e le duecento in sala, e le migliaia in strada. Dobbiamo solo strutturarci, ci manca solo di fare rete, e in tante ci stiamo provando, innanzitutto sui luoghi di lavoro, nelle associazioni e sul territorio, tantissimo online.

Siamo stanche di essere considerate una

“specie protetta” e di comparire a tratti sui giornali come fossimo categorie rare, noi ci siamo sempre e abbiamo molto da dire. Anche perché protette, noi giovani donne precarie assieme ai nostri futuri bambini, non lo siamo davvero per niente.

Francesca De Benedetti

Non dispendermi nell’ambiente, riciclami o passami di mano.

Il Bolognino di marzo si sdoppia. E’ già, perché non ci bastava proporvi questo numero mensile cartaceo, ma abbiamo voluto esagerare, con un numero speciale solo online. Il foglio è tutto in rosa, dedicato all’altra parte del cielo, quella che la nostra società ancora fa fatica a rendere pienamente pari alla parte maschile, stiamo parlando delle donne alle quali abbiamo pensato di dedicare questo numero in attesa della primavera che speriamo non si faccia troppo attendere, e per parlare di 8 marzo, ma restando fortemente collegati alla realtà. Troverete in prima un articolo sulle giovani donne e sulla precarietà del loro futuro, in terza e quarta pagina un articolo sul vero significato dell’otto marzo; entrambi a firma femminile. Mentre su www.ilbolognino.info , il nostro nuovo sito, vi invitiamo a leggere il numero speciale in cui parliamo di idee e esperienze e teorie alternative alla crisi e al declino. Il numero speciale è dedicato a tre esperienze contro la crisi, che forniscono idee e interpretazioni del reale fuori dai classici schemi dell’informazione main stream e sono: l’MMT, il Manifesto e Fonderia Oxford; think tank di ricercatori italiani. La redazione tutta vi invita altresì a seguirci e a condividere con gli amici e ad aiutarci in questa nostra utopica impresa di fornire informazione e critica sociale dal basso e senza padroni con un piccolo aiuto, anche simbolico, che possa un domani arrivare al primo obiettivo di coprire i costi vivi di produzione di questo foglio d’informazione critica donando ciò che volete al cc IT38R0638567684510301793501 con causale “contributo a ilbolognino”. Paolo Perini

EDITORIALE

Foglio d’informazione critica n° 5 - Marzo 2012

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2 marzo 2003, Castiglion Fiorentino (treno Roma-Firenze): durante una sparatoria tra Polfer e BR, muoiono l’agente EMANUELE PETRI e il brigatista Mario Galesi; arrestata Nadia Desdemona Lioce, poi condannata per l’omicidio di Marco Biagi.

5 marzo 1982, Roma: dopo una rapina dei Nar alla BNL, la terrorista Francesca Mambro uccide lo studente diciasettenne ALESSANDRO CARAVILLANI.

9 marzo 1979, Palermo: la mafia uccide MICHELE REINA, segretario provinciale Dc.

10 marzo 1948, Corleone: la mafia uccide il sindacalista PLACIDO RIZZOTTO, segretario della Camera del lavoro di Corleone.

11 marzo 1977, Bologna: durante scontri tra studenti e carabinieri, un proiettile colpisce alle spalle FRANCESCO LORUSSO, militante di Lotta Continua.

12 marzo 1992, Palermo: la mafia uccide il parlamentare Dc SALVO LIMA, braccio destro di Andreotti in Sicilia.

14 marzo 1972, Segrate (MI): l’esplosione di una bomba ai piedi di un traliccio uccide GIANGIACOMO FELTRINELLI, editore e leader della lotta armata di sinistra.

16 marzo 1978, Roma: STRAGE DI VIA FANI. Le BR rapiscono Aldo Moro e uccidono tutti i membri della scorta: ORESTE LEONARDI, DOMENICO RICCI, FRANCESCO ZIZZI, GIULIO RIVERA, RAFFAELE IOZZINO.

16 marzo 1989, Ciaculli (PA): la mafia uccide il giovane barone ANTONIO D’ONUFRIO perché collaborava con la Criminalpol.16 marzo 1990, Palermo: scompare l’agente di polizia e collaboratore del Sisde EMANUELE PIAZZA.

17 marzo 1951, Roma, zona Monteverde: crolla la scuola elementare Giorgio Franceschi, rifugio di famiglie sfollate. Muoiono quattro persone.

17 marzo 2003, Milano: neofascisti uccidono a coltellate DAVIDE CESARE detto DAX, militante del centro sociale O.R.So.

18 marzo 1978, Milano: estremisti di destra uccidono a colpi di pistola FAUSTO E IAIO (FAUSTO TINELLI E LORENZO IANNUCCI), diciottenni attivisti del Leoncavallo.

19 marzo 2002, Bologna: le BR uccidono il giuslavorista MARCO BIAGI.

20 marzo 1979, Roma: viene assassinato il giornalista MINO PECORELLI, direttore della rivista OP. Per questo delitto nel 1993 Andreotti sarà rinviato a giudizio, assolto nel 1999.

20 marzo 1994, Mogadiscio (Somalia): uccisi in circostanze misteriose la giornalista ILARIA ALPI e il suo collega MIRAN HROVATIN.

21 marzo 1990, Niscemi (CL): la mafia uccide il gioielliere NICOLA GIOITTA.

26 marzo 1971, Genova: Mario Rossi, esponente del gruppo XXII Ottobre, durante un tentativo di rapina allo Iacp uccide il portavalori ALESSANDRO FLORIS.

27 marzo 1985, Roma: le BR-PCC uccidono l’economista EZIO TARANTELLI.

L’almanacco di Riccardo LenziMARZO

RUBRICA

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L’Ue ha deciso di introdurre nelle Costituzioni degli stati membri il fiscal compact, cioè l’obbligo di pareggio di bilancio. Solo Gran Bretagna e Repubblica Ceca hanno detto di no. L’Italia aveva già intrapreso questa scelta di politica economica, infatti l’iter di riforma costituzionale era iniziato lo scorso 30 novembre 2011 e al Senato della Repubblica lo scorso 15 dicembre 2011. Le riforme costituzionali prevedono un iter legislativo rafforzato, con due deliberazioni successive di entrambi i rami del Parlamento, prima Camera e poi Senato a distanza di tre mesi l’una dall’altra e a maggioranza qualificata. La Camera il 5 marzo ha approvato il pareggio di bilancio con maggioranza bulgara: 489 favorevoli, 3 contrari e 19 astenuti. Ora il testo deve ancora tornare al Senato per l’ultimo voto e poi la Costituzione repubblicana sarò modificata. Ma cos’è il “pareggio di bilancio”? Si stabilisce che le entrate fiscali, cioè la quantità di gettito incassato con le imposte dallo Stato e dagli enti locali, debba essere pari alle uscite, cioè alle spese per tutti gli aspetti del bilancio pubblico ma al netto degli interessi sul debito. Questo significa che i paesi che già spendono quote rilevanti dei propri bilanci per pagare gli interessi sul proprio debito pubblico invece che usare quei soldi per i servizi, come l’Italia, vedranno ulteriormente ristretta la propria autonomia fiscale e di decisione di spesa. La nuova formulazione della Costituzione prevede però la possibilità di fare debito, fino a un tetto del 3% di deficit, ma solo per finanziare “investimenti”. Dagli anni 90 ad oggi la maggior parte del deficit accumulato è stato fatto a causa delle enormi spese sostenute per spesso inutili e incomplete grandi opere pubbliche. Queste, come l’inutile e costosissima Tav, ricadrebbero tra le voci di investimento. Anche le spese militari non verrebbero perciò frenate, perché potrebbero essere camuffate da investimenti. Perciò il pareggio di bilancio, lungi dal dare maggiore disciplina fiscale e frenare la dilapidazione di risorse pubbliche che finiscono in mano alle cricche e alle mafie, si rivolge esclusivamente al bilancio corrente, fatto di spese “vive” e indirizzate ai servizi pubblici essenziali come istruzione e sanità, università.Addio autonomia fiscale locale. La modifica dell’articolo 117 Cost., decide l’«armonizzazione dei bilanci pubblici» e che la competenza legislativa diventa di esclusiva statale e non più come ora, dopo la riforma del Titolo V, una competenza legislativa concorrente tra Stato e regioni.Gli enti locali quindi perdono autonomia di bilancio e la loro autonomia viene condizionata al “rispetto dell’equilibrio dei relativi bilanci”; poi si decide che le autonomie territoriali concorrano “ad assicurare l’osservanza dei

vincoli economici e finanziari derivanti dall’ordinamento dell’Unione europea”. Con la fine dell’autonomia fiscale locale si pone fine sul nascere al federalismo fiscale, con requiem alle velleità leghiste. Infatti la spesa e le imposte potranno essere decise a livello locale ma entro una disciplina di pareggio relativo alle stesse autonomie locali, regioni e province. Premi nobel contro. 5 premi Nobel per l’economia (Kenneth Arrow, 1972; Peter Diamond, 2010; William Sharpe, 1990; Eric Maskin, 2007; Robert Solow, 1987) hanno lanciato un appello indirizzato al Presidente Usa Obama contro il pareggio di bilancio, indirettamente l’appello è riferito anche all’Ue. Per i nobel «inserire nella Costituzione il vincolo di pareggio del bilancio rappresenterebbe una scelta politica estremamente improvvida. Aggiungere ulteriori restrizioni, quale un tetto rigido della spesa pubblica, non farebbe che peggiorare le cose, avrebbe effetti perversi in caso di recessione» amplificando gli effetti nefasti. Le nuove disposizioni costituzionali si applicano dall’esercizio finanziario relativo all’anno 2014, proprio quando la nostra economia uscirà definitivamente dalla crisi iniziata nel 2009, perciò questa decisione avrà con tutta probabilità l’effetto di deprimere ancora la ripresa futura.Una scelta politica neoliberista. La Costituzione italiana e i costituzionalisti avevano deciso di non imporre una decisa direzione economica al paese lasciando ai governi la scelta della politica fiscale ed economica da attuare. La Costituzione perciò non aveva scelto una politica fiscale al fine di lasciare libertà d’azione politica: dirigismo di stampo socialista, comunista e socialdemocratico o liberalismo. Ora, imponendo il pareggio di bilancio in Costituzione si fa una precisa scelta ideologica di stampo neoliberista, cancellando di fatto la possibilità per i prossimi governi di attuare una diversa scelta di politica economica con buona pace per la rappresentanza politica democratica.

Dove ci porta l’UEa cura di Paolo Perini

RUBRICA

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CaporedattorePaolo Perini - [email protected] redazione Emiliano Galati - [email protected] Perini - [email protected] ImpaginazioneAlessandro De Cenzo - [email protected] la collaborazione di Riccardo Lenzi

Per critiche, suggerimenti o articoli contattaci su:@: [email protected] Per leggerci online: www.ilbolognino.info@

Non dispendermi nell’ambiente, riciclami o passami di mano.Volantino stampato in proprio, a Bologna li 23 Marzo 2012

L’otto marzo è convenzionalmente il giorno in cui si celebra la Giornata Internazionale della Donna. Storicamente molte sono le versioni per cui si crede si sia arrivati a questa data e a questa celebrazione. Possiamo affermare che prima di essere otto marzo di tempo né è passato. Corinne Brown celebrò il primo Woman’s day il 3 maggio, le camiciaie newyorkesi all’inizio del novecento lo celebrarono con uno sciopero lungo due settimane, le operaie tessili catalane organizzando il primo sciopero generale del franchismo, le donne di SanPietroburgo, stanche della prima guerra mondiale lo istituirono scendendo in piazza contro la guerra. Storicamente dimostrato l’otto marzo non c’è stato un incendio, dove hanno trovato la morte 146 donne bruciate vive in una filanda. E’ stato il 25 marzo 1911. Studi recenti hanno dimostrato che questa data è un falso storico, diffusosi di bocca in bocca nel corso del tempo ma che non ha né fonti e né documentazioni ufficiali su cui fondarsi. Che senso ha questa data? Ci sono ricorrenze che non hanno semplicemente un valore storico ma un valore sociale. Sono ricorrenze, non feste. Non si festeggia la donna, il presunto valore della femminilità, non si regalano mimose, non ci si fa gli auguri. Tutti gli anni sarebbe necessario ricordare che gli studi di storia della donna e di genere sono cominciati con la coscienza di subalternità del nostro sesso. Coscienza in movimento, ogni anno, ogni giorno. Quest’anno la parola crisi sta orbitando sempre più minacciosamente intorno alla parola diritti: prendere

parte con memoria storica a questo giorno dovrebbe essere ricordare l’ancora costante condizione di subaltenità che la donna vive, in ogni angolo del mondo, anche nel nostro, dove in molti pensano che i lavori si siano conclusi. Mentre in Spagna si pensa a modificare la legge sull’aborto e in Italia si nega il diritto di maternità alle lavoratrici RAI, l’otto marzo non sembra una festa ma un momento di riflessione in cui si dovrebbe comprendere perché la difesa dei diritti delle donne e il lottare per essi non siano impieghi a tempo determinato, ma lavori e impegni quotidiani. Quando? Sempre. Sempre è ora.

Selene Cilluffo

Quando? Sempre. Sempre è ora.

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Stavo leggendo un articolo sul Sole 24 Ore a proposito del prossimo licenziamento di quindicimila dipendenti statali. Al di là della tragicità della notizia, c’era una parola che ricorreva spesso nell’articolo: Troika in russo significa terzina, ma si traduce nel linguaggio politico con triumvirato. Indicava, nell’URSS di Stalin, un organismo direttivo composto da membri di partito e varie altre cariche pubbliche, con il solo scopo di perseguire i dissidenti politici per mezzo di processi sommari, dando così origine a una drammatica caccia alle streghe. Colpisce il lento passaggio di normalizzazione del termine operato dai media, verrebbe da dire di inoculamento graduale: sia della parola, ormai scritta sempre più spesso in minuscolo, sia del concetto che c’è dietro. Oggi il termine viene usato sempre più spesso per indicare il

trittico BCE, FMI e UE che si sono posti lo scopo di mettere sotto processo sommario, senza possibilità di replica, chiunque sfori i parametri da loro assegnati. Vedi alla voce Grecia, ma prossimamente Italia. La caccia alle streghe degli stati membri dell’Unione Europea da parte di una trimurti d’istituzioni senza legittimazione democratica che interferiscono ed impongono politiche economiche in virtù di un ricatto economico. Le idee hanno conseguenze scriveva R. Weaver, conservatore americano, nel 1948. E l’accettazione passiva di una Troika non dovrebbe rientrare nell’orizzonte del progetto democratico europeo. Le conseguenze potrebbero essere peggiori di quanto non immaginiamo.

Emiliano Galati

Un, due, tre... Troika!