il bianco e il verde - marzo 2012

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il bianco e il verde www.ilbiancoeilverde.it MARZO2012

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il primo e-magazine di sport della città di Livorno

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il biancoe il verde

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MARZO2012

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Con il numero di Marzo diamo il benvenuto ad Elisa che ha scelto di abbracciare il progetto de “Il Bianco e il Verde” decidendo di condividere con noi e con i nostri lettori le sue passioni.

La sua storia, fatta di fotografie, di amicizie e di sport ci aspetta a pag. 10.

Dal mare ed il Surf passiamo alla neve di alta quota, con la seconda parte della storia di Guido e Silvano, “dai monti pisani all’ Himalaya”(pag.16).

Ma questo è solo l’inizio, perché da pagina 34 ci attendono tutte le novità, gli approfondimenti e le curiosità legate alle società sportive della realtà livornese.

Grazie a tutti coloro che hanno contribuito a questo numero, torneremo ad Aprile con altre storie di Sport.

Buona lettura.

Diego Russo

editorialeLa squadra si allarga

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Con il numero di Marzo diamo il benvenuto ad Elisa che ha scelto di abbracciare il progetto de “Il Bianco e il Verde” decidendo di condividere con noi e con i nostri lettori le sue passioni.

La sua storia, fatta di fotografie, di amicizie e di sport ci aspetta a pag. 10.

Dal mare ed il Surf passiamo alla neve di alta quota, con la seconda parte della storia di Guido e Silvano, “dai monti pisani all’ Himalaya”(pag.16).

Ma questo è solo l’inizio, perché da pagina 34 ci attendono tutte le novità, gli approfondimenti e le curiosità legate alle società sportive della realtà livornese.

Grazie a tutti coloro che hanno contribuito a questo numero, torneremo ad Aprile con altre storie di Sport.

Buona lettura.

Diego Russo

editorialeLa squadra si allarga

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raccontaci la

tua passioneInvia il tuo materiale (foto fomato jpg, documenti scritti formato word) a [email protected] entro la fine di ogni mese.

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raccontaci la

tua passione

Forse non diventerai mai un cam-pione milionario (o forse sì), ma ogni giorno sudi, fatichi e ti alleni con im-pegno e dedizione?Bene, per noi la tua passione per lo sport merita di essere raccontata!Inviaci i tuoi dati, la tua storia e le foto delle tue esperienze sportive e nel prossimo numero vedrai pubbli-cate le tue avventure!

Invia il tuo materiale (foto fomato jpg, documenti scritti formato word) a [email protected] entro la fine di ogni mese.

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Via Maggi, 12 - lato P.za Cavour - 57125 Livorno / Tel. 0586.898038

www.erbastella.it [email protected]

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questo mese

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dai Monti Pisani

all’Himalyamareggiate,viaggi,amici...

Natura,mare,onde,

VOLLEYBASKET

PAG16PAG10

PAG68 PAG74

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questo mese

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PAG34 PAG60

PAG82ATLETICA

NUOTORUGBY

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Natura,mare,onde,mareggiate,viaggi,amici...

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Natura,mare,onde,mareggiate,viaggi,amici...

- di Elisa Cerboneschi

La mia passione nasce dalla voglia di unire tutti questi elementi, fotografandoli e facendoli rivivere in un semplice scatto.Sono nata e da sempre vivo a Livorno, città di mare, sole e arte; fin da piccola seguivo il mio babbo e con la mia piccola macchina fotografica cercavo di copiarlo nei suoi scatti.Con il tempo, la passione e la voglia di imparare e approfondire la conoscenza è stata sempre più forte fino a quando con i primi risparmi riuscì a comprarmi la mia prima vera macchina professionale, da quel momento iniziai a seguire corsi e leggere libri su libri del settore.

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Natura,mare,onde,mareggiate,viaggi,amici...

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Ho iniziato a partecipare a concorsi fotografici, mettendomi sempre alla prova nei campi più diversi della fotografia, anche se devo ammettere di aver sempre avuto un debole per il mare, i suoi colori ed i suoi profumi.Il puzzle iniziò a prendere forma quando alcuni anni fa conobbi Antonio Rinaldi e Federica Mazza, due surfisti che cavalcano le onde della nostra costa e non solo.La nostra intesa fu subito strepitosa, mare, sole e surf.Grazie a loro ho iniziato sempre di più a capire ed amare questo sport in modo da riuscire a cogliere l’onda ed il momento perfetto da immortalare.Oggi, il nostro lavoro, se così possiamo chiamare questa innata passione, parte dai giorni precedenti l’arrivo previsto delle onde giuste, decidiamo lo spot e via, quando tutto è pronto, loro indossano le mute, io afferro la mia macchina fotografica ed inizia il divertimento.

Natura,mare,onde,mareggiate,viaggi,amici...

nelle foto: Antonio Rinaldi e Federica Mazza

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Amo fotografare tutto ciò che mi trasmette emozioni, ed è proprio per questo che il mare rimane il mio modello preferito, calmo o in tempesta, durante una bella giornata di sole o durante un forte libeccio Quando scatto una foto, ci metto il cuore ed il mio obiettivo è far rivivere in un secondo momento a me o a chiunque altro, le stesse emozioni e

Natura,mare,onde,mareggiate,viaggi,amici...

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Natura,mare,onde,mareggiate,viaggi,amici...

sensazioni che ho provato nel momento dello scatto.Ho già intrapreso alcuni viaggi, dall’America all’Indonesia, sia surfistico fotografici che non, amo viaggiare e fotografare, un connubio perfetto che intendo coltivare.

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dai Monti Pisani all’Himalaya- di Silvano Spinelli

Giovedi 1 ottobre 2009I polpastrelli delle dita delle mani sono ancora insensibi-li, sembrano coperti con lo scotch. In compenso le lab-bra non hanno più la pelle spezzata e non fanno quasi più male. Il naso ha perso tutta la pelle ma ha smes-so di bruciare e di perdere sangue. La tosse poi è di-ventata quasi una normale tosse da fumatore non una scossa che ti devasta il pet-to come nei primi giorni. I miei ditoni dei piedi invece quelli resteranno viola e mi faranno compagnia anco-ra per sei settimane, poi si vedrà che farne.

Questo e’ il bilancio dopo tre giorni dalla salita, poteva andare meglio, ma anche peggio. Ho deciso di iniziare da qui per raccontare una salita a 8200 metri, raccon-tando gli errori grandi e pic-coli che ho fatto.

Siamo partiti dal campo 3 partiamo per la cima il 24 settembre all’1 di notte; quando siamo partiti solo per chiudere i ramponi credevo che lo sforzo mi faces-se tornare in tenda a dormire. Al campo 3 non avevo il sacco a pelo, Pasang prima di partire me lo ha mostrato un paio di volte facendomi capire che per lui portarlo su non era un problema ma io lo ho lasciato giù al campo 2, a congelarsi inutilmente. Il mio zaino non era organizzato: avevo messo dentro un unico sac-chetto nero, i guanti di riserva e gli occhiali scuri da usare di giorno. Da qualche parte avevo anche i sottoguanti di riserva,o almeno lo credevo. La crema solare era nella testa dello zaino: ricordo nel buio della notte di averla tastata con le mani ed il tubetto era cicciosetto ed invitante. Peccato che, più tardi quando ho tentato di usarla, il tubetto era un tubo Dalmine. Avevo già le labbra secche quando siamo partiti, la parte bassa del naso bruciata dal sole del giorno prima e respiravo freddo. L’aria degli ottomila metri è fredda e secca. E dire che avevo la mascherina che riscalda l’aria che si inspira ! Il prodigio tecnico però non tiene conto che l’aria che entra dalla mascherina non basta, ne hai bisogno di più ed

Cho Oyu - Salita alla vetta e discesa - il racconto dei comuni mortali, tra errori e piccole conquiste

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dai Monti Pisani all’Himalaya

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Siamo partiti dal campo 3 partiamo per la cima il 24 settembre all’1 di notte; quando siamo partiti solo per chiudere i ramponi credevo che lo sforzo mi faces-se tornare in tenda a dormire. Al campo 3 non avevo il sacco a pelo, Pasang prima di partire me lo ha mostrato un paio di volte facendomi capire che per lui portarlo su non era un problema ma io lo ho lasciato giù al campo 2, a congelarsi inutilmente. Il mio zaino non era organizzato: avevo messo dentro un unico sac-chetto nero, i guanti di riserva e gli occhiali scuri da usare di giorno. Da qualche parte avevo anche i sottoguanti di riserva,o almeno lo credevo. La crema solare era nella testa dello zaino: ricordo nel buio della notte di averla tastata con le mani ed il tubetto era cicciosetto ed invitante. Peccato che, più tardi quando ho tentato di usarla, il tubetto era un tubo Dalmine. Avevo già le labbra secche quando siamo partiti, la parte bassa del naso bruciata dal sole del giorno prima e respiravo freddo. L’aria degli ottomila metri è fredda e secca. E dire che avevo la mascherina che riscalda l’aria che si inspira ! Il prodigio tecnico però non tiene conto che l’aria che entra dalla mascherina non basta, ne hai bisogno di più ed

Cho Oyu - Salita alla vetta e discesa - il racconto dei comuni mortali, tra errori e piccole conquiste

seconda parte

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dai Monti Pisani all’Himalaya

dai Monti Pisani

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all’Himalaya

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dai Monti Pisani all’Himalaya

dai Monti Pisani

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all’Himalayaallora te la togli e respiri a pieni polmoni, ti entra nei polmoni come una droga, tanto bisogno di ossigeno hai che non ci badi, ma il freddo alla lunga infiamma tutto.

Il pendio sopra le tende del campo 3, prima delle fascia di rocce, serve per scaldarsi (si fa per dire) e snocciola la fila: Tsering e Marco col suo snowboard di traverso si sono stacca-ti subito, io e Cesare procedevamo dietro e Guido con Pasang chiudevano il gruppetto. Ben misero gruppetto rispetto al serpentone di lampade che ormai era già avanti a noi: almeno 30 persone avevano già salito la fa-scia di rocce e stavano sfociando come una marea silenziosa sul pendio nevoso attorno agli 8000. Porca vacca ma dove vanno ci siamo chiesti. La risposta è arrivata qualche giorno dopo: le spedizioni commerciali con ossigeno sono partite alle 24 dal campo 3 o alle 23 dal campo 2: per il timore che l’una precedesse l’altra le guide hanno spinto tut-ti su ed hanno raggiunto la cima alle 5-6 del mattino, era ancora semibuio.

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dai Monti Pisani all’Himalaya

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Noi siamo saliti al nostro passo. Verso la fine della salita delle roccette sommitali ho dovuto togliermi una muffola per siste-mare le corde: l’ho persa perché non era attaccata alla giac-ca per la fretta. Ho tirato fuori le muffole di riserva ma…..c’era quel sacchetto nero nello zaino, ho tirato fuori l’altra muffola e sono caduti gli occhiali scuri, si sono incamminati nel mezzo alle mie gambe, giù verso il canale che avevo appena terminato di salire. 50 metri sotto: significa circa un’ora a quella quota, una eternità da scendere e risalire. Per fortuna Pasang aveva degli occhiali di riserva.Ero a poco meno di 8000 metri, non ri-maneva che salire il pendio di neve sommitale. Dopo qualche ora si arriva dove finalmente tutto è pianeggiante e la neve è più candida che altrove. Non si sale quasi più. Si vede sulla sinistra una collinetta, uno giura che sia la cima. No. La pista prosegue come disegnata da un ubriaco sulla destra con due curve e continua a vagare dove meno te l’aspetti. E tra l’altro ci rimani male perché da questa piana sconfinata di neve non si vede nulla- pare di non avere nulla intorno e di essere giù nella morena del ghiacciaio, 3000 metri più in basso. Quando sono arrivato sullo sconfinato plateau, circa verso le 10, non c’era nemmeno un cane, apparentemente.

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dai Monti Pisani dai Monti Pisani

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Dopo più di un’ora, con un paio di passi sono salito dietro all’ultimo risalto di neve: come dalle mani di un prestigiatore sono apparse almeno dieci persone che si muovevano come zombi ed una selva di montagne molto diversa da quella del campo 2: erano altissime, di roccia nera lucida, nitide ed alte come noi. Mi sono trovato sulla cima senza accorgermene ma il respiro mi è veramente mancato. Avevo davanti la parete nord dell’Everest ed il Makalu. Non mi sono mai sentito così stanco in vita mia.

all’Himalayaall’Himalaya

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dai Monti Pisani dai Monti Pisani

Dopo più di un’ora, con un paio di passi sono salito dietro all’ultimo risalto di neve: come dalle mani di un prestigiatore sono apparse almeno dieci persone che si muovevano come zombi ed una selva di montagne molto diversa da quella del campo 2: erano altissime, di roccia nera lucida, nitide ed alte come noi. Mi sono trovato sulla cima senza accorgermene ma il respiro mi è veramente mancato. Avevo davanti la parete nord dell’Everest ed il Makalu. Non mi sono mai sentito così stanco in vita mia.

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Marco è volato via collo snowboard, Pasang e Tsering mi hanno preso nel mezzo come un panino al prosciutto e mi hanno portato giù. Scendendo abbiamo incontrato Cesare e Guido. Cesare stava meglio, mi ha farfugliato la cavolata che sarebbe arrivato fino al bordo del plateau e poi sarebbe tornato giù. Un paio d’ore dopo ero in tenda ho cercato af-fannosamente dei sali da mettere nell’acqua di fusione della neve. Non li ho trovati, erano sicuramente nella tenda ma io non sapevo dove, quindi era come se non ci fossero.

Le mie superscarpe La Sportiva non mi hanno neanche fatto capire quale era la temperatura esterna. Però se uno le scar-pe se le toglie, anche le scarpette interne, e sta in tenda coi calzini deve stare sul chi vive. Purtroppo quella seconda not-te al campo 3, distrutti dalla salita, bevevamo un the caldo quando ecco una fitta micidiale allo stomaco, davanti agli occhi mi balena il flash della tazza d’acqua che Tsering mi porge all’arrivo al campo dopo la salita e l’avidità con cui bevo quell’acqua, disciolta dalla neve ma non bollita…apri la tenda e metti un piede nella neve..pochi istanti sono fatali : le mie dita nere mi accompagneranno per qualche mese finché non decideranno di ridefinire il profilo del mio piede destro.

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dai Monti Pisani all’Himalaya

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Come si fa a preparare una ascensione di questo tipo per anni, con allenamenti di mesi, e poi rischiare di mandare tutto a mon-te per disattenzione e disorganizzazione: se Pasang non avesse avuto due occhiali ?

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dai Monti Pisani La mattina dopo scendiamo e in due giorni siamo al campo base, da lì io e Guido decidiamo di partire subito per Kathmandu, i miei piedi gridano vendetta e hanno bisogno di cure. Dal campo base si dovrebbe arrivare a Kathmandu in meno di due giorni: dal cam-po si va a piedi in tre ore al cosiddetto intermedio cinese dove una comoda jeep ti preleva e ti porta a Tingri, villaggio deposito di spazzatura cinese nella piana tibetana.

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A Tingri si ha l’onore di calcare la cosiddetta (dai giornali) au-tostrada che i cinesi hanno costruito in occasione delle olim-piadi. In effetti la nuova strada è una pista liscia e ben rifinita in cemento armato che consente di percorrere la piana tibe-tana con tempi di percorrenza una volta inaspettati. Questo paradigma di potenza cinese funziona bene finché si rimane nella arida piana tibetana. Meno bene vanno le cose quan-do la strada, passato il passo a 5200 metri si inabissa nella gola che scenda a precipizio verso il Nepal, sempre più verde e lussureggiante ma sempre più piovosa ed instabile.

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La strada diventa oggettivamente un artefatto umano che cozza colla natura dei luoghi. Il clima passa da desertico a quello tipico della foresta pluviale. La strada, di importanza strategica (un lembo di Cina che si estende verso l’india) e commerciale estrema è soggetta alla erosione di fiumi vorti-cosi che scendono dai giganti di ghiaccio che la contorna-no, soggetta alle piogge monsoniche che fino qui arrivano e qui si esauriscono.

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Ora stiamo tornando, sono in aereo, in volo per Dubai, davanti a un computer... ho ancora negli occhi quel cu-mulo di pietroni e fango che abbiamo dovuto passare per arrivare a piedi al confine col Nepal e che strano… mi sono quasi scordato il profilo di quel gigante di 8000 metri su cui ognuno lascia un po’ di sé.. Strana la natura umana.

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i nostri progetti arrivano lontano

seguici su

Noi, che ne abbiamo condiviso la VITA, abbiamo colto in Iacopo lo stesso disagio che contraddistingue ogni giovane del nostro tempo, ma sempre ci ha colpito la sua grande forza morale e una forte consapevolezza delle sue idee, con le quali riusciva di giorno in giorno ad affrontare con determinazione, coscienza e onestà le sue paure e insicurezze nel rispetto di sé e degli altri, lasciandoci anche sorpresi .

Nel corso del 2011-12 l’associazione sta cercando di ottenere delle convenzioni per costruire all’interno del liceo Enriques una struttura attrezzata per disabili psicofisici.Nello stesso anno sono stati presi contatti con l’università di Pisa facoltà di agraria per ristrutturare un orto botanico dove poter favorire il recupero di giovani con problematiche sia psichiche che sociali.

richiedendo a quanti avranno occasione di fare la nostra conoscenza, un impegno non solo economico ma anche nel contribuire con idee, suggerimenti e segnalazioni.

Sostienici anche tuConto Postale n° 87458055Banca Del Monte Di LuccaIBAN IT 45 E069 1513 9130 0000 0393 180Telefono:+39 0586.812710Cell.Ass.: +39 3483067383Fax: +39 0586.261405

www.feiforever.org

Centro per la maternità La Maison de Rosalie

Borse di studio per due laureandi

Contributo annualeOrfanotrofio a Katmandu

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i nostri progetti arrivano lontano

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Noi, che ne abbiamo condiviso la VITA, abbiamo colto in Iacopo lo stesso disagio che contraddistingue ogni giovane del nostro tempo, ma sempre ci ha colpito la sua grande forza morale e una forte consapevolezza delle sue idee, con le quali riusciva di giorno in giorno ad affrontare con determinazione, coscienza e onestà le sue paure e insicurezze nel rispetto di sé e degli altri, lasciandoci anche sorpresi .

Nel corso del 2011-12 l’associazione sta cercando di ottenere delle convenzioni per costruire all’interno del liceo Enriques una struttura attrezzata per disabili psicofisici.Nello stesso anno sono stati presi contatti con l’università di Pisa facoltà di agraria per ristrutturare un orto botanico dove poter favorire il recupero di giovani con problematiche sia psichiche che sociali.

richiedendo a quanti avranno occasione di fare la nostra conoscenza, un impegno non solo economico ma anche nel contribuire con idee, suggerimenti e segnalazioni.

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RUG

BY

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RUGBYbest pictures(feb 2012)

- Foto di Manfredi Adamo36

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RUGBY

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best pictures(feb 2012)

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serie38

- Foto di Manfredi Adamo

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Page 40: Il Bianco e il Verde - Marzo 2012

www.ilbiancoeilverde.itwww.ilbiancoeilverde.it40 - Foto di Maria Pia Nardelli / Francsco Del Rio

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Page 42: Il Bianco e il Verde - Marzo 2012

www.ilbiancoeilverde.itwww.ilbiancoeilverde.it42 - Foto di Manfredi Adamo

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Page 44: Il Bianco e il Verde - Marzo 2012

www.ilbiancoeilverde.itwww.ilbiancoeilverde.it- Foto di Alessandro Scotto / Fabio Stiaffini44

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ITALG

ARCHITETTURA

GREENBUILDING

sostenibilità

ecologico TETTI&PARETI

RESTAURO

impermeabilizzazione

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RUGBYla storia del torneo sei nazionila prima classifica fu stilata dal Times

- di Fabio Giorgi

Il ‘Sei Nazioni’ si disputa dal 2000, quando l’Italia venne ammessa a partecipare all’allora ‘Cinque Nazioni’. Un prestigioso invito ‘figlio’ dei successi colti dagli azzur-ri, dal 1995 in poi, in test-match ufficiali con Irlanda, Scozia e Francia. In origine (1883) il torneo delle ‘Quattro Nazioni’ era di fatto un Campionato interbri-tannico tra Galles, Inghilterra, Irlanda e Scozia, le Unions di più antica tradizione del rugby mondiale. Nel 1910 venne ammessa la Francia, poi esclusa dal 1931 al 1947 con l’accusa di professionismo. In origine il Torneo - i francesi lo scrivono con la “T” rigorosamente maiuscola - nac-que per l’instaurarsi di sfide annuali fra le Home Unions e non aveva un comitato organizzatore. Non esisteva neppure una classifica ufficiale: erano i giornali a pren-dersi la briga di stilarla. Il primo fu il “Times” nel 1896.

L’Irlanda, inizialmente unita sotto il dominio inglese, ha continuato a giocare come tale anche dopo il 1921, anno dell’indipen-denza e della separazione dell’Ulster.Solo nel 1993 è stato istituito il Championship Trophy, la coppa d’argento che premia il vincitore. Da quell’anno è stata anche cancellata la possibilità di una vittoria ex-aequo, abbastanza frequente, istituendo una serie di discriminanti per i casi di parità. Oggi si tiene conto in primo luogo della differenza punti (fatti-subìti) complessiva, quindi delle mete segnate. (fa.gio.)

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RUGBYla storia del torneo sei nazionila prima classifica fu stilata dal Times

- di Fabio Giorgi

Il ‘Sei Nazioni’ si disputa dal 2000, quando l’Italia venne ammessa a partecipare all’allora ‘Cinque Nazioni’. Un prestigioso invito ‘figlio’ dei successi colti dagli azzur-ri, dal 1995 in poi, in test-match ufficiali con Irlanda, Scozia e Francia. In origine (1883) il torneo delle ‘Quattro Nazioni’ era di fatto un Campionato interbri-tannico tra Galles, Inghilterra, Irlanda e Scozia, le Unions di più antica tradizione del rugby mondiale. Nel 1910 venne ammessa la Francia, poi esclusa dal 1931 al 1947 con l’accusa di professionismo. In origine il Torneo - i francesi lo scrivono con la “T” rigorosamente maiuscola - nac-que per l’instaurarsi di sfide annuali fra le Home Unions e non aveva un comitato organizzatore. Non esisteva neppure una classifica ufficiale: erano i giornali a pren-dersi la briga di stilarla. Il primo fu il “Times” nel 1896.

L’Irlanda, inizialmente unita sotto il dominio inglese, ha continuato a giocare come tale anche dopo il 1921, anno dell’indipen-denza e della separazione dell’Ulster.Solo nel 1993 è stato istituito il Championship Trophy, la coppa d’argento che premia il vincitore. Da quell’anno è stata anche cancellata la possibilità di una vittoria ex-aequo, abbastanza frequente, istituendo una serie di discriminanti per i casi di parità. Oggi si tiene conto in primo luogo della differenza punti (fatti-subìti) complessiva, quindi delle mete segnate. (fa.gio.)

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RUGBYla storia del torneo sei nazionii giocatori d’Irlanda cantano due inni

Cucchiaio di legno: spetta idealmente a chi perde tutte le partite. Calcutta Cup: in palio ogni anno (dal 1878) fra Inghilterra e Scozia.Captain’s Run: l’allenamento di rifinitura della vigilia. Si svolge nello stadio in cui si giocherà la parita.Championship Trophy: il trofeo che spetta al vincitore. Grand Slam: lo realizza chi vince tutte le partite.Home Unions: le federazioni di Galles, Inghilterra, Irlanda e Scozia.Inni: suonati e cantati da pubblico e giocatori. Il Galles canta “Land of My Fathers”, la Scozia “Flowers of Scot-land”, l’Irlanda ne ha due: “Soldier’s Song”, inno dell’Eire, e Ireland’s Call, inno ufficiale della Nazionale di rugby.

Terzo tempo: l’incontro conviviale post-partita fra le due squadre e i rispettivi tecnici e dirigenti. Di rigore lo smoking. Tranne in Scozia dove (per risparmiare...) il ricevimento si tiene allo stadio fra le due delegazioni in divisa.Triple Crown (lett. triplice corona): va alla Nazionale della Home Unions che batte tutte le altre tre.48 ore: l’anticipo (minimo) rispetto al calcio d’inizio, con cui si devono ufficializzare le formazioni.

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RUGBYla storia del torneo sei nazionii giocatori d’Irlanda cantano due inni

Terzo tempo: l’incontro conviviale post-partita fra le due squadre e i rispettivi tecnici e dirigenti. Di rigore lo smoking. Tranne in Scozia dove (per risparmiare...) il ricevimento si tiene allo stadio fra le due delegazioni in divisa.Triple Crown (lett. triplice corona): va alla Nazionale della Home Unions che batte tutte le altre tre.48 ore: l’anticipo (minimo) rispetto al calcio d’inizio, con cui si devono ufficializzare le formazioni.

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l’intervistaRUGBY(marco tomaselli)

Marco Tomaselli Allenatore dell’Under10

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l’intervistaRUGBY(marco tomaselli)

Marco Tomaselli Allenatore dell’Under10

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Nome, ruolo nel club e data di nascita?

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Marco Tomaselli allenatore U10 nato nel 1960

Non ho difetti

Il tuo difetto fisico?

Il tuo sogno nel cassetto?

A chi somigli?

Training o vestito?

Cosa ti piace di te?

Quante flessioni fai senza fermarti?

Il sorriso

Beh…tante!

Saper ballare

Bruce Willis

Training

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Cosa mangi per colazio-ne?

La tua canzo-ne preferita?

Il Film preferito?

Sei innamorato?

Cosa ti piace fare nei mo-menti di relax?

Biscotti

Appunto…relax!

Come è profondo il mare di Lucio Dalla

La vita è bella

Si

La mia famiglia

Di chi e di cosa?

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L’amore è...

La vita è...

L’ultima volta che ti sei arrabbiato?Spesso mi arrabbio e non ricordo l’ultima

…cieco!

Una guerra!

Di me stessoDi che cosa hai paura?

Cosa ti piace in una persona?La sincerità

Un posto per vivere?

Il tuo portafortuna?

Milano

Non ne ho

La più bella donna del mondo?

Che superpotere vorresti?

Cos’è il talento?

Volare!

E’ estro puro

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L’ultima volta che ti sei arrabbiato?

Cosa ti piace in una persona?

Flavia Vannucci (mia moglie)

La persona che ti ha reso più felice?

La più bella donna del mondo?

Il tuo team preferito?

Giocatore preferito?

A quale allenatore ti ispiri?

Quali sono i propositi per il tuo gruppo?

Cosa vuoi trasmette-re ai tuoi ragazzi?

Lasciamo stare

ASR Milano

Armando Colombo

Non ho particolari riferimenti

Gioia e piacere di essere presente

Crescere insieme

- Intervista di Manfredi Adamo

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NU

OTO

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NUOTOLivorno, 28 Febbraio- di Andrea Masini Dopo il ko patito all’esordio in quel di Carrara, la prima squadra di pallanuoto targata NUOTO LIVORNO, impegnata nel campionato di Promozione, è riuscita a mettersi in tasca il primo sigillo stagionale beffando sul neutro di Viareggio il Canottieri Arno Pisa per 11-13. Avvio tutto di marca labronica, con i ragazzi di Francesca Romano subito avanti nel punteggio grazie ai gol di Romano (Federico), Fanelli e De Zordi (2). Nella ripresa Pisa risponde con la stessa moneta, ma è ancora l’esperienza di De Zordi a farla da padrona (6 in totale al 32 esimo) e a ristabilire le distanze,

in attesa di una quarta frazione gestita nel migliore dei modi. Tra i principali protagonisti di giornata, oltre appunto a De Zordi, Cantini (doppietta) e Federico Romano, fratello di Francesca e giocatore-allenatore (delle formazioni Under 13 e Under 20) di una realtà, la NL, che negli anni avvenire sogna di sfondare anche nel mondo della pallanuoto.

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NUOTOLivorno, 28 FebbraioCanottieri Arno Pisa – Pallanuoto Nuoto Livorno: 11-13PALL. NL: Pasquinelli Romano F., Russo, Tedeschi, De Zordi, Cantini, Nieri, Florio, Morlacchi, Fanelli, De Laurentiis. All. Romano F. Parziali: 4-2, 2-4, 5-2, 2-3Diverso il destino dell’Under 20, costretta ad alzare bandiera bianca al cospetto del quotato Viareggio (8-10): nonostante un primo tempo al bacio, archiviato sul 6-3 con doppiette di Nieri, Terzi e Russo, nella seconda metà gara la compagine versiliese è tornata a rendersi minacciosa, sfruttando oltremodo il fattore stanchezza che si è impossessato degli atleti in cuffia NL (8 dei 13 a verbale in acqua anche il sabato sera nel campionato di Promozione). Stessa musica nel quarto e decisivo periodo, con Viareggio capace di segnare un poker micidiale che gli permette di riempire la bisaccia con l’intera posta in palio. Da sottolineare, per quanto riguarda le prestazioni individuali, l’impatto di Andrea Florio, ex nuotatore che, con dedizione e grande forza

di volontà, ben si sta calando nella nuova realtà.Pesante passo falso, invece, per l’Under 17 di Francesco Paolucci, un match comunque da leggere in chiave futura, visto il debutto di molti ragazzi classe 2001. Pallanuoto Nuoto Livorno – Pallanuoto Viareggio: 8-10PALL. NL: Del Corso, Russo, Terzi, Morlacchi, Nieri, Carnassi, Cantini, De Laurentiis, Tedeschi, Fanelli, Masi, Florio, Pasquetti. All. Romano F. Parziali: 4-2, 2-1, 1-3, 1-4

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NUOTOLivorno, 9 Marzo- di Andrea Masini

Quattordici, maledetti, centesimi dividono Federico Turrini da Londra 2012. Un sospiro che il mistista labronico cercherà di limare in occasione degli Europei di Debrecen (21-27 maggio), spalancando finalmente la porta dei sogni: 1’59’’64 il tempo con il quale l’astro del NUOTO LIVORNO e del Centro Sportivo Esercito si è aggiudicato ieri pomeriggio lo scettro dei 200 Misti, bissando il successo ottenuto sulla doppia distanza. Una prestazione (la seconda ogni epoca dietro al record italiano di Alessio Boggiatto) che lo staff livornese si aspettava e che conferma, come se ce ne fosse ancora bisogno, che Federico merita a tutti gli effetti di salire sui blocchi dell’Acquatic Center. Al touch finale lo sconforto per non aver non aver sgretolato il muro dell’1’59’’50 (tempo limite fissato dalla Fin) si è subito tramutato in un mezzo sorriso conciliato da una pacca sulla spalla densa di significato del suo allenatore, Corrado Rosso: “Non ho risparmiato nessuna energia – ha commentato nell’immediato post gara – e così sono riuscito ad abbassare il personale di un secondo (precedente 2’00”54). Ma purtroppo ancora non basta per l’Olimpiade”. >>

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NUOTOLivorno, 9 Marzo

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NUOTO

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Secondo titolo italiano consecutivo (oltre 35 in carriera) anche per la collega Chiara Boggiatto, quanto mai regina della Rana azzurra con un 50 da favola archiviato in 32’11: “Nuotare bene i 50 è molto importante in vista 100 – ha spiegato la Boggiattina – sbagliata la partenza in batteria, nel pomeriggio ho cercato di mantenere alta concentrazione e infatti l’ho spuntata per un solo centesimo su Lisa Fissneider, un ragazza in netta crescita alla quale auguro di centrare l’Europeo e l’Olimpiade”. Niente da fare, invece, per Martina De Memme, quinta nei 200 Stile Libero (2’01’’56) al termine di una finale dominata dall’amica Federica Pellegrini e che ha visto emergere tutto il talento di Diletta Carli (classe 1996, bronzo in 1’59’’64). A chiusura di un venerdì ricco di emozioni, la sesta piazza di Luca Ferretti nei 1500 Stile Libero (15’’38’’64), un epilogo che lascia senza dubbio un po’ di amaro in bocca alla luce di un campo partenti orfano di Paltrinieri e Pizzetti. Finale B senza gloria per Chiara Giacone nei 400 Stile Libero (2’05’’29 rispetto al 2’04 nuotato al mattino). Altri risultati – 200 SL: Cavallini (2’10’’16); 200 MX: Castellini (2’12’’35); 50 D: Saletti (31’’43); 50 SL: Masini (23’’72); 1500 SL: Manaoussakis (15’53’’58), Gandolfi (ritirato).

Livorno, 9 Marzo

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Secondo titolo italiano consecutivo (oltre 35 in carriera) anche per la collega Chiara Boggiatto, quanto mai regina della Rana azzurra con un 50 da favola archiviato in 32’11: “Nuotare bene i 50 è molto importante in vista 100 – ha spiegato la Boggiattina – sbagliata la partenza in batteria, nel pomeriggio ho cercato di mantenere alta concentrazione e infatti l’ho spuntata per un solo centesimo su Lisa Fissneider, un ragazza in netta crescita alla quale auguro di centrare l’Europeo e l’Olimpiade”. Niente da fare, invece, per Martina De Memme, quinta nei 200 Stile Libero (2’01’’56) al termine di una finale dominata dall’amica Federica Pellegrini e che ha visto emergere tutto il talento di Diletta Carli (classe 1996, bronzo in 1’59’’64). A chiusura di un venerdì ricco di emozioni, la sesta piazza di Luca Ferretti nei 1500 Stile Libero (15’’38’’64), un epilogo che lascia senza dubbio un po’ di amaro in bocca alla luce di un campo partenti orfano di Paltrinieri e Pizzetti. Finale B senza gloria per Chiara Giacone nei 400 Stile Libero (2’05’’29 rispetto al 2’04 nuotato al mattino). Altri risultati – 200 SL: Cavallini (2’10’’16); 200 MX: Castellini (2’12’’35); 50 D: Saletti (31’’43); 50 SL: Masini (23’’72); 1500 SL: Manaoussakis (15’53’’58), Gandolfi (ritirato).

Livorno, 9 Marzo

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BASK

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BASKETIl punto su...pallacanestro don bosco

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- di Alberto FacchiniLa pallacanestro Don Bosco svolge la sua attività sotto i coordinamenti tecnici di Lorenzo Tonti per quanto riguar-da il MB e di Andrea Da Prato, neo coach della Prima Squadra, per quanto riguarda il settore giovanile.Le direttive generali di lavoro nell’ ambito MB sono quelle di riuscire a mischiare il divertimento e la voglia di conoscere lo sport cercando allo stesso tempo di dare un minimo di basi di pallacanestro, fondamentali e tecnica sono messi in secondo piano, l’ obiettivo principale è quello di costru-ire un gruppo ben “allenabile”, rispettoso e ricco di en-tusiasmo; ecco perché diventa fondamentale alternare esercizi a giochi.

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BASKETIl punto su...pallacanestro don bosco

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BASKETpallacanestro don boscoIl punto su...

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Nel settore giovanile invece il sentiero da seguire è quello di creare dal disordine del MB, anno dopo anno, un or-dine cestistico. È dunque necessario fare una divisione tra i gruppi “piccoli” e i gruppi “grandi”.

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BASKETpallacanestro don boscoIl punto su...

Under 13, Under 14 e Under 15 sono gruppi all’ interno dei quali la soci-età lavora per costruire un gruppo, per migliorare i fondamentali e per creare attaccamento alla maglia. Nelle annate successive, Under 17 e Under 19, si lavora più intensamente sui fondamentali e sulla tattica, ven-gono insegnati schemi, difese e situ-azioni particolari utili sì a migliorare il bagaglio tecnico di un giocatore ma anche necessarie per prepara-rlo a affrontare la carriera Senior.È importante ricordare che il lavora tecnico in palestra deve essere af-fiancato dal lavoro fisico, ecco per-ché ogni giocatore di ogni gruppo è seguito e lavora con un preparatore fisico/atletico ogni settimana per raf-forzare la corsa, il fiato, la muscola-tura, l’ equilibrio e le altre capacità motorie.

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VOLLEYtorretta>>

- di Giulia Chiama

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Mi chiamo Giulia, ho 23 anni, sono una studentessa, ed ho una grande passione per la pallavolo. Ho iniziato a giocare più o meno a 12/13 anni, passando prima da uno sport all’altro ma senza mai trovare niente che mi entusiasmasse, ed ho sempre giocato a livello agonistico. Purtroppo circa 3 anni fa, per motivi di studio sono stata costretta a fare la pendolare e successivamente a trasferirmi a Firenze, dovendo quindi abbandonare la pallavolo a livello agonistico, cosa che mi dispiaceva non poco. Fortunatamente prima di iniziare il mio percorso di studi, una mia amica, che aveva sempre giocato insieme a me, mi convinse a fare una prova in una squadra amatoriale, dal momento che anche lei per motivi di lavoro non aveva tempo di impegnarsi al massimo.

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VOLLEYtorretta

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VOLLEY

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torrettaQuesta a posteriori devo dire che è stata davvero una bella opportunità per me, perché oltre a trovare delle splendide compagne, ho avuto la possibilità sia di continuare la mia passione sia anche di tenermi in forma, dal momento che odio cose come l’andare in palestra! Ovviamente il mio è solo un singolo caso, ma più o meno anche tutte le mie compagne di squadra hanno gli stessi problemi e necessità: c’è chi lavora tutti i giorni fino a tardi, chi studia, chi studia e lavora, chi è in giro per il mondo, chi è fidanzata, chi sposata, chi sta organizzando il matrimonio, chi ha 3 figli e chi è incinta! Non ci facciamo mancare niente.In breve, una squadra amatoriale, è una squadra composta da persone che hanno da sempre praticato uno sport, con una grande passione

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VOLLEYtorretta

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VOLLEY

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Nonostante questo, non manca certo la competizione: in tutti i campionati che abbiamo affrontato il livello delle squadre era abbastanza alto, soprattutto quello di quest’anno, che, se non è ad un livello di una prima divisione, c’è molto vicino. Ovviamente la concezione della pallavolo può essere diversa all’interno della squadra, perché magari non tutte provengono dalla stessa “scuola”: c’è chi ha sempre giocato a livello agonistico, chi ha sempre giocato a livello amatoriale, e chi muove i suoi primi passi su un campo da pallavolo, e a causa

di solito per quest’ultimo, ma che, andando avanti con gli anni, per vari motivi lavorativi, familiari, ecc…sono costretti ad abbandonare, almeno a livello agonistico. Questo tipo di squadra da l’opportunità a tutte queste persone di poter continuare a fare quello che amano fare nonostante tutti i loro impegni, dal momento che il carico degli allenamenti è minore, gli allenamenti durante la settimana sono un numero inferiore (uno o due) e ad orari abbastanza tardi. Le partite sono di solito infrasettimanali per dare la possibilità alla “lavoratrici” di avere il fine settimana completamente libero. In questo modo chiunque, se vuole, può conciliare la vita privata e lavorativa, con lo sport, e soprattutto senza limiti di età!

torretta

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VOLLEYelenco iscritteGaudio Eva

Biondi Lisa

Brondi Azzurra

Bucci Ilaria

Calandrino Sara

Chiama Giulia

Cognetta Anna

Cortese Federica

Costanzo Valeria

Demi Rachele

Di Meglio Stefania

Frati Eva

Giunchini Valeria

Marchesini Sandra

Micheletti Anna

Paggini Francesca

Tattanelli Maddalena

Vaselli Elena

di questo ci possono essere divergenze e incomprensioni. Ma al di la di questo, tutto fila liscio come l’olio; c’è una grande comprensione e un venirsi incontro nei momenti più problematici, che magari ad altri livelli non trovi, e soprattutto non manca mai il divertimento! Squadre a livello amatoriale danno la possibilità veramente a chiunque (ho visto persone in alcune squadre anche sopra i 60 anni!) di praticare uno sport, che può essere anche un’ottima valvola di sfogo dopo una giornata passata in ufficio o sui libri. Quindi consiglio a tutti coloro che coltivano questa passione, di non lasciarla svanire, e di non temere di riniziare per paura che sia troppo tardi!

torrettastagione sportiva 2011/2012

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ATLETICAInverno in atletica leggera Inverno in atletica leggera

ATLETICAvuol dire preparazione invernalevuol dire preparazione invernale

- di BugoMa c’è un settore che, oltre a mettere il classico fieno in cascina per la stagione estiva, sfrutta questo periodo dell’anno per sfogare la propria voglia di sfida nel fango delle fredde campagne toscane, italiane e, perché no, europee. Stiamo parlando del settore del Mezzofondo: da sempre uno dei settori più ferventi per l’Atletica Livorno. Ormai da decenni si susseguono infatti generazioni di grandi corridori che ogni anno danno lustro alle nostre canotte Biancoverdi, ed ovviamente anche in questo brillante periodo storico sono molti a seguire le orme dei vecchi mezzofondisti labronici. Ricordiamo negli anni ‘50/’60 il grande Canzio Nevini, specialista del mezzofondo prolungato (5000, 10.000m e Maratona), 2 maglie azzurre e moltissimi titoli toscani nel suo palmares. Passando poi per i talentuosi gemelli Cellai (molte le Maglie Azzurre a livello giovanile), fino ad arrivare ad Omar Rachedi, classe 1984, famoso per la sua bandana e per la grinta che sempre metteva in pista; molte Maglie Azzurre e titoli Nazionali giovanili, ma che molto presto alle scarpe chiodate ha preferito le cattedre delle migliori Università Economiche d’Europa.Ed ora il presente: i nomi simbolo di questo settore sono attualmente tre: Dini, Antola e Neves Bussotti. Nonostante tre soli nomi però, le canotte sono ben quattro. Sono infatti altri due gemelli quelli che rappresentano il settore maschile: Lorenzo e Samuele Dini, studenti (quasi!!!) modello e appassionati di Vespe d’epoca, mostrano fin da subito polmoni d’acciaio e nessuna paura nei confronti della fatica.

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ATLETICAInverno in atletica leggera Inverno in atletica leggera

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- di BugoMa c’è un settore che, oltre a mettere il classico fieno in cascina per la stagione estiva, sfrutta questo periodo dell’anno per sfogare la propria voglia di sfida nel fango delle fredde campagne toscane, italiane e, perché no, europee. Stiamo parlando del settore del Mezzofondo: da sempre uno dei settori più ferventi per l’Atletica Livorno. Ormai da decenni si susseguono infatti generazioni di grandi corridori che ogni anno danno lustro alle nostre canotte Biancoverdi, ed ovviamente anche in questo brillante periodo storico sono molti a seguire le orme dei vecchi mezzofondisti labronici. Ricordiamo negli anni ‘50/’60 il grande Canzio Nevini, specialista del mezzofondo prolungato (5000, 10.000m e Maratona), 2 maglie azzurre e moltissimi titoli toscani nel suo palmares. Passando poi per i talentuosi gemelli Cellai (molte le Maglie Azzurre a livello giovanile), fino ad arrivare ad Omar Rachedi, classe 1984, famoso per la sua bandana e per la grinta che sempre metteva in pista; molte Maglie Azzurre e titoli Nazionali giovanili, ma che molto presto alle scarpe chiodate ha preferito le cattedre delle migliori Università Economiche d’Europa.Ed ora il presente: i nomi simbolo di questo settore sono attualmente tre: Dini, Antola e Neves Bussotti. Nonostante tre soli nomi però, le canotte sono ben quattro. Sono infatti altri due gemelli quelli che rappresentano il settore maschile: Lorenzo e Samuele Dini, studenti (quasi!!!) modello e appassionati di Vespe d’epoca, mostrano fin da subito polmoni d’acciaio e nessuna paura nei confronti della fatica.

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Quella passata per loro è stata una stagione d’oro: titolo nazionale di categoria per entrambi (Lorenzo nei 1500m e Samuele sui 3000m), maglia azzurra per tutti e due nei Campionati Mondiali Allievi di Lille 2011, in cui Lorenzo ha conquistato una bella finale in mezzo a tanti talenti africani, mentre il fratello Samuele la falliva di un niente sui 3000m nonostante uno strabiliante record personale; maglia azzurra per entrambi la scorsa estate per gli “European Youth Olimpic Festival” nella città turca di Trabzon in cui sempre Lorenzo ha conquistato il bronzo sui 3000m, ma anche nell’anno appena iniziato con la corsa campestre di Elgoibar, in cui i migliori giovani

ATLETICAInverno in atletica leggera Inverno in atletica leggera

ATLETICAvuol dire preparazione invernalevuol dire preparazione invernale

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ATLETICAInverno in atletica leggera Inverno in atletica leggera

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europei si sfidavano nel fango e sotto la pioggia dei Paesi Baschi.Il nome simbolo della squadra femminile è invece Irene Antola, classe 1988, dietologa di professione, che ogni anno trascina l’intera squadra con primi piazzamenti in toscana e in Italia. Parlando di lei, non possiamo non citare una particolarità: Massese, è una dei pochi atleti biancoverdi a non essere di Livorno anche se potremmo dire che gli manchi solo l’accento in quanto grinta e attaccamento alla squadra sono praticamente labroniche! Ha iniziato in maniera egregia l’anno 2012 conquistando un decimo posto nella campestre del Campaccio (Milano), quarta tappa di un circuito internazionale di Cross che ogni anno presenta ai nastri di partenza le migliori del mondo e d’Italia. Ma anche nei Campionati Italiani di Campestre, svoltisi a Borgo Valsugana, in Trentino, Irene ha mostrato la sua grinta mantenendosi nel gruppo di testa (e mostrando la Maglia Biancoverde in diretta TV al fianco di quella di importanti Gruppi Sportivi Militari) giungendo 6° all’arrivo. Questo bell’inizio di stagione non le farà dimenticare la delusione della Maglia

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ATLETICAInverno in atletica leggera Inverno in atletica leggera

ATLETICAvuol dire preparazione invernalevuol dire preparazione invernale

Azzurra sfuggitale d’un soffio lo scorso anno, ma sarà sicuramente una grande iniezione di fiducia per il prosieguo della sua stagione e della sua carriera.Infine l’esploit della stagione al coperto: Joao Neves Bussotti, mozambicano,ma con l’accento più Livornese di uno dei Quattro Mori, mezzofondista veloce dalle innate capacità, ha avuto un fine febbraio d’oro. Ai Campionati Italiani Indoor Juniores di Ancona ha infatti conquistato il titolo di Campione Italiano nei 1500m battendo il forte marocchino Rachik in forza alla Cento Torri Pavia (e vendicando i succitati compagni di squadra Lorenzo e Samuele, da lui battuti negli ultimi Nazionali di Cross), mentre il giorno dopo negli 800m conquistava l’argento. Un risultato storico per lui, ma anche per l’Atletica Livorno che vede aggiungere un’altra Maglia Azzurra alla sua Storia. Joao infatti, è stato infatti convocato nei 1500m al Triangolare Indoor di Val de Reuil in cui gli Junior Tedeschi, Francesi e Italiani si sono battuti nello spettacolare impianto poco lontano da Parigi. Con un finale esaltante ha conquistato un argento che valorizza ancor di più il suo esordio azzurro.

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Azzurra sfuggitale d’un soffio lo scorso anno, ma sarà sicuramente una grande iniezione di fiducia per il prosieguo della sua stagione e della sua carriera.Infine l’esploit della stagione al coperto: Joao Neves Bussotti, mozambicano,ma con l’accento più Livornese di uno dei Quattro Mori, mezzofondista veloce dalle innate capacità, ha avuto un fine febbraio d’oro. Ai Campionati Italiani Indoor Juniores di Ancona ha infatti conquistato il titolo di Campione Italiano nei 1500m battendo il forte marocchino Rachik in forza alla Cento Torri Pavia (e vendicando i succitati compagni di squadra Lorenzo e Samuele, da lui battuti negli ultimi Nazionali di Cross), mentre il giorno dopo negli 800m conquistava l’argento. Un risultato storico per lui, ma anche per l’Atletica Livorno che vede aggiungere un’altra Maglia Azzurra alla sua Storia. Joao infatti, è stato infatti convocato nei 1500m al Triangolare Indoor di Val de Reuil in cui gli Junior Tedeschi, Francesi e Italiani si sono battuti nello spettacolare impianto poco lontano da Parigi. Con un finale esaltante ha conquistato un argento che valorizza ancor di più il suo esordio azzurro.

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Questi sono i quattro portabandiera del mezzofondo dell’Atletica Livorno, ma alle loro spalle c’è un gruppo di giovani che avanza e di veterani che oltre a fare da collante per l’intero gruppo, sono sempre pronti a stimolare i compagni di squadra. Il merito, oltre che dei ragazzi, è però di Saverio Marconi, che in gioventù ha servito la squadra come atleta ed ora è uno dei più apprezzati allenatori del settore. Sempre pronto alla battuta, Saverio ormai da anni gestisce il gruppo del mezzofondo maschile con ottimi risultati, sia individuali, che di squadra:

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Questi sono i quattro portabandiera del mezzofondo dell’Atletica Livorno, ma alle loro spalle c’è un gruppo di giovani che avanza e di veterani che oltre a fare da collante per l’intero gruppo, sono sempre pronti a stimolare i compagni di squadra. Il merito, oltre che dei ragazzi, è però di Saverio Marconi, che in gioventù ha servito la squadra come atleta ed ora è uno dei più apprezzati allenatori del settore. Sempre pronto alla battuta, Saverio ormai da anni gestisce il gruppo del mezzofondo maschile con ottimi risultati, sia individuali, che di squadra:

segno che la mano del coach conta eccome. Tra gli atleti non possiamo non citare altri nomi importanti come Federico Meini, vincitore della Mezza Maratona di Livorno 2011, ma anche Lapo Bardi che negli anni ha collezionato centinaia di chilometri tra pista, campestre e strada e l’ex marciatore Luca Lemmi che ha saputo rinnovarsi col cambio di specialità. Tra le donne, seguite da Paolo Angioni, ricordiamo le sorelle Sharon e Federica Guerrazzi e la neo-arrivata Sonia Ruffini (anche lei massese come Irene Antola)...sarà perché Livorno ha uno dei più bei lungomare d’Italia particolarmente adatto alla corsa, sarà per il salmastro che riempie i polmoni dei nostri corridori nelle Libecciate che spazzano la costa..ma questi ragazzi corrono tanto, ma sopratutto FORTE!!

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