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"Roberto Formigoni governa la Lombardia dal 1995. E non si vuole fermare qui. Comunione e Liberazione, il movimento politico cui è legato da un cordone ombelicale muove i suoi tentacoli alla conquista di tutto il Paese. Dopo il successo del suo primo libro CL, Assalto al potere in Lombardia, Enrico De Alessandri ha proseguito la sua ricerca per mettere a nudo le mosse di questa inquietante conquista dell’Italia da parte di un gruppo religioso confessionale con idee oscurantiste. Questo nuovo libro, infatti, getta nuova luce su un potere straordinario che va dalle ingerenze in Rai, all’accumulo incredibile di soldi, messi al sicuro in misteriose società finanziarie. Nel 2008 Eugenio Scalfari, su Repubblica aveva scritto “Un sistema di potere come quello di Formigoni, CL, Compagnia delle opere, non esiste in alcun punto del paese, nemmeno la mafia a Palermo ha tanto potere”. Questo libro gli dà ragione, con le carte alla mano, la documentazione. Ma, rispetto al 2008, le mire di CL si sono allargate. Il territorio di conquista è diventato tutta l’Italia. Sono gli stessi esponenti della Casa delle Libertà a sostenere che i ciellini da soli non rappresentano neppure un decimo dell’elettorato di quel partito. Dietro la bella immagine, le belle giacche di Formigoni, si cela un movimento politico e religioso con idee chiaramente contrarie alla libertà delle donne, alla libertà di decisione nei comportamenti sessuali e personali. Un movimento che obbedisce alle direttive di una cupola di monaci laici, i Memores Domini, guidati da precetti medievali. In pratica un movimento che vorrebbe vietare l’aborto, proibire l’uso dei contraccettivi e del preservativo e lasciare le donne a casa a occuparsi dei figli. Tutto questo è CL, il partito che a partire dalla regione più ricca sta cercando di mettere le mani su tutto il Paese."

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Enric0 De Alessandri

IL MOSTRO BIANCOPiù potente della mafia,

più segreta della Massoneria,Comunione e Liberazione

controlla come nessun altroil servizio pubblico televisivo

Con un capitolo di Gianni Barbacetto (“il Fatto Quotidiano”) sulle segretissime società fi nanziarie di CL e un intervento

di Sebastiano Canetta e Ernesto Milanesi sulla fi nanza ciellina

TERMIDOROEDIZIONI

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“Un sistema di potere come quello di Formi-goni, CL, Compagnia delle opere, non esiste in alcun punto del Paese, nemmeno la mafi a a Palermo ha tanto potere”

Eugenio Scalfari

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© 2012 Termidoro EdizioniVia Volterra, 9 – 20146 [email protected]: 0289403935

Per contattare l’autore rivolgersi al seguente indirizzo email: [email protected]

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Al Presidente della Repubblica

Esistono in Europa e soprattutto negli Stati Uniti d’America potenti movimenti religiosi che controllano banche, giornali e compagnie assi-curative; non esiste un solo movimento ecclesiale che controlli un’isti-tuzione pubblica con un bilancio di oltre 20 miliardi di euro. Solo in Lombardia un movimento integralista ha fi nito col coincidere con un intero sistema di governo. Se si considera l’irrilevanza del consenso di Comunione e Liberazione in rapporto al potere che ha assunto è lecito aff ermare che siamo in presenza di un fenomeno che non trova riscon-tro in nessun altro sistema politico del continente europeo.

Le vibrate proteste formulate da autorevoli esponenti del Parlamen-to, da consiglieri della Regione Lombardia e del Comune di Milano, nei confronti dei telegiornali nazionali del servizio pubblico televisivo che hanno censurato importanti notizie sfavorevoli agli esponenti di questo movimento ecclesiale (peraltro riportate dai maggiori quotidiani), rap-presentano motivo di inquietudine e denotano comportamenti inam-missibili verso i cittadini che pagano il canone.

Il mancato accoglimento da parte del Presidente della Regione Lom-bardia di legittime richieste formulate attraverso pubbliche manifesta-zioni con noti esponenti istituzionali e volte ad ottenere l’estromissione dai ruoli regionali di gran parte della dirigenza a seguito delle sentenze della giustizia amministrativa, le persecuzioni che si protraggono da tempo, il disconoscimento del mio legittimo diritto alla libertà d’espres-sione sancito dall’articolo 21 della Costituzione, mi costringono ad ab-bandonare l’Italia.

Porgo a Voi i migliori saluti.

Dott. Enrico De Alessandri

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Ringrazio nuovamente il Professor Vittorio Angioliniper la lettura del testo ed i consigli dati.

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INDICE

Capitolo 1:Perché Comunione e Liberazione è tanto odiata? p. 11

Capitolo 2:Comunione e Liberazione: sospendete l’infame p. 15

Capitolo 3:Comunione e Liberazione: la conquista del potere p. 19

Capitolo 4:Comunione e Liberazione: un potere superiore a quello della mafi a p. 27

Capitolo 5:Aboliamo il Segreto di Stato: siamo sicuri che non esistono più gli orrori? p. 33

Capitolo 6: Comunione e Liberazione: avversione per le donne e amore per il lusso p. 37

Capitolo 7: Comunione e Liberazione: questioni aperte p. 43

Capitolo 8:I Memores Domini di CL: un’associazione segreta? p. 47

Capitolo 9:Le segretissime e misteriosissime società fi nanziarie dei Memores Domini (di Gianni Barbacetto) p. 55

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Capitolo 10:Comunione e Liberazione: una setta oscurantista fuori dal nostro tempo p. 63

Capitolo11:Comunione e Liberazione: una minoranza che ha monopolizzato il potere p. 67

Capitolo 12:Dall’ira di CL non si salva nessuno p. 71

Capitolo 13:Come giudica Comunione e Liberazione la pubblica opinione p. 77

Capitolo 14:La RAI è di Comunione e Liberazione? p. 81

Capitolo 15:L’incatenamento davanti alla Regione Lombardia p. 85

Capitolo 16: La contestazione davanti a RAI-CL p. 89

Capitolo 17:Da Padova agli antipodi della carità via Lussemburgo. La fraternità della fi nanza ciellina (di Sebastiano Canetta e Ernesto Milanesi) p. 93

Capitolo 18:Comunione e Liberazione in Italia e le sette in Francia: due esperienze opposte p. 97

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Capitolo 1:Perchè Comunione e Liberazione è tanto odiata?

La disoccupazione giovanile è al 29 per cento. Una piaga che colpisce molti, troppi giovani. Anche i giovani di Comunione e Liberazione?

Riporto un passo della Lettera a una ragazza di cielle scritta dalla Ro-berta De Monticelli sulla prima pagina de “il Fatto Quotidiano” del 25 maggio 2011: “Sai cos’è, o almeno come lo si intende qui, il “principio di sussidiarietà” che sta sul tuo volantino? Soldi dello Stato alle scuole e associazioni cattoliche e occupazione di posti e potere nelle istituzioni, e qui in Lombardia soprattutto nella Sanità. Certo, vado anche in collera quando penso che, in cambio della preziosa solitudine cui stai rinun-ciando, tu magari passerai davanti a tutti i ragazzi che di consorterie e falangi come quelle non ne hanno voluto mai sapere, e troverai il tuo impiego meglio e prima degli altri. (…)”.

Ecco spiegata la collera, la rabbia incontenibile nei confronti di CL. I ciellini passeranno davanti a tutti i ragazzi che di consorterie non ne hanno voluto mai sapere, e troveranno il loro impiego meglio e prima degli altri!

Magari in una delle tante imprese della Compagnia delle Opere che hanno ricevuto un mare di soldi dalla Regione Lombardia. O in una socie-tà, o in un ente, o in un’agenzia controllata dalla Regione Lombardia.

Come funziona la Compagnia delle Opere, il braccio economico di Co-munione e Liberazione? Non voglio essere io a dirlo: potrei sembrare fa-zioso, parziale, eccessivo. Preferisco lasciarlo dire a chi è stato dirigente della stessa Compagnia delle Opere, Arturo Zannelli: “È un meccanismo diabolico: io curo i rapporti con il politico, lui mi dà i fi nanziamenti, io gli assumo la gente, lui si prende i voti”.

Sì, avete letto bene: le imprese della Compagnia delle Opere non solo ingrassano alle spalle dei contribuenti ma, oltre a garantire il lavoro

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ai ciellini, garantiscono il lavoro anche agli affi liati di quei politici che concedono loro i soldi pubblici! In Lombardia, dove CL ha il monopolio del potere nelle pubbliche istituzioni, questo “meccanismo” è ancor più “diabolico” rispetto alle altre Regioni.

Risultato: merda alla libera concorrenza, merda alla meritocrazia.Merda alla libera concorrenza perché le imprese della Compagnia

delle Opere ricevono i soldi pubblici in misura infi nitamente superiore rispetto alle altre imprese.

Merda alla meritocrazia perché quel “meccanismo diabolico” non ga-rantisce il lavoro sulla base del merito ma in quanto consorteria della peggior specie.

Perché dunque stupirsi se tanti giovani laureati a pieni voti, merite-voli e pieni di buona volontà, in cerca di un lavoro, magari sottopagato, provano tanto rancore verso i ciellini?

Che dire di quegli aspiranti a primari nelle pubbliche aziende ospeda-liere che mettono nel curriculum la loro foto con don Giussani?

Che dire ancora di quei tanti dipendenti della Regione Lombardia che si vedono scavalcati nella carriera dai ciellini, gettati in un angolo dai ciellini, e costretti a subire i soprusi e l’arroganza di questi turiboli di santità che pregano sei volte al giorno?

Pensano forse certi altezzosi ciellini di addomesticare attraverso la preghiera anche la giustizia amministrativa che ha dichiarato illegittimi i loro concorsi?

La schifosa tirannia dei privilegi e del nepotismo deve cessare!Quante volte ho manifestato con Carlo Monguzzi, Giuseppe Civati

e gli agguerriti studenti della Sinistra Universitaria di Milano con i se-guenti cartelli: Comunione e Liberazione = Nepotismo e Sopraff azione.

I ragazzi di CL passeranno davanti a tutti gli altri: ma chi sono gli altri per CL?

Corre un detto nello Utha: se non sei mormone non sei nessuno. Cor-re un detto in Lombardia: se non sei ciellino non sei nessuno.

Ecco cosa sono gli altri per CL: un nessuno. La stessa Regione Lombardia è il rifl esso evidente di questa mentalità separatista. Per i ciellini il diritto si interpreta; per gli altri si applica. Persino le pagelle di valutazione dei ma-nager ospedalieri rispondono a questa logica separatista: quante volte ho visto scaraventare assurdamente i più meritevoli in fondo alla classifi ca.

Che cos’hanno in comune i ciellini con i Mormoni? Entrambi si con-siderano gli annunciatori della Verità. Ma nello Utha i mormoni, diver-samente dai ciellini, non costruiscono le loro scuole private sul sangue dei contribuenti.

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Perchè Comunione e Liberazione è tanto odiata? 13

La collera contro CL non è dovuta al solo fatto che i ciellini passano sempre davanti a tutti gli altri e trovano un lavoro meglio e prima degli altri. C’è qualcosa che rende i ciellini ancor più odiosi.

Ho regalato il libro di Ferruccio Pinotti, La lobby di Dio, a molti stu-denti universitari milanesi per raccogliere i loro giudizi su CL. Poi ho chiesto loro: cosa ti ha colpito di più del libro di Pinotti? La prima ri-sposta è stata: che se dipendesse dai ciellini, chi non è del movimento non lavorerebbe più. Pinotti riporta infatti le seguenti dichiarazioni di Luigi Cortesi: “Chi è diverso e non appartiene al movimento può es-sere soltanto salvato dallo spirito cristiano e missionario del ciellino, volto al proselitismo, oppure combattuto come nemico. (…) Se dipen-desse dai ciellini, chi non è del movimento non lavorerebbe più, non potrebbe quasi vivere. Le vie sono due: o la normalizzazione o la nega-zione dell’alterità. Questo è riscontrabile nei fatti. Chi è nel movimento, ovviamente, racconta il contrario. (…)” (La lobby di Dio, Chiarelettere, 2010, pag. 380).

Se dipendesse dai ciellini, chi non è del movimento non lavorerebbe più, non potrebbe quasi vivere! A maggior ragione non dovrebbe più lavorare chi critica CL. Agghiacciante! Può ben dirlo chi come il sotto-scritto è stato sospeso dal lavoro per aver criticato CL.

Per CL il Terrore è uno strumento vitale per combattere il Nemico.Non deve dunque sorprendere se i ciellini reagiscono alle critiche col-

pendo l’Infame nei suoi interessi vitali ovvero nella sfera lavorativa.Per poi dormire la notte non solo con la coscienza tranquilla ma con

l’animo soddisfatto. Chi ha avuto modo di sperimentare i ciellini può aff ermarlo senza esitazioni.

Che schifo!

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Capitolo 2:Comunione e Liberazione: sospendete l’infame!

La Regione Lombardia mi ha sospeso per un mese dal lavoro e dallo stipendio per aver pubblicato un libro intitolato Comunione e Liberazio-ne: assalto al potere in Lombardia.

Sono stato Direttore del Centro Regionale Emoderivati della Regione Lombardia e lavoro attualmente presso l’Assessorato Sanità della stessa Regione Lombardia.

Carlo Monguzzi, politico lombardo di grande popolarità e Giuseppe Civati, l’enfant prodige del PD, hanno personalmente distribuito, il 15 luglio del 2010, cinquecento copie del mio predetto libro davanti alla sede della Regione unitamente al seguente manifesto:

“La legge bavaglio in Lombardia è già purtroppo una triste realtà. Un dipendente regionale, Enrico De Alessandri, per aver scritto un libro sullo strapotere di CL in Regione è stato infatti sospeso per un mese dal proprio posto di lavoro all’assessorato regionale alla Sanità.

In difesa della libertà di espressione sancita dall’articolo 21 della Co-stituzione e per sensibilizzare cittadini, dipendenti e consiglieri regio-nali su un atto gravemente lesivo di un diritto fondamentale, oggi il consigliere regionale PD Giuseppe Civati e Carlo Monguzzi davanti al Pirellone distribuiscono in omaggio, insieme all’autore, copie del libro: Comunione e Liberazione: assalto al potere in Lombardia, edito da Bepress e attualmente acquistabile nelle principali librerie.

Le tesi del libro di De Alessandri sono le seguenti:

1) Comunione e Liberazione ha di fatto costituito una situazione di potere monopolistico nell’ambito di una importante istituzione pub-

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blica come la Regione Lombardia attraverso un’occupazione dei suoi esponenti in tutti i centri di potere (dai Direttori Generali ai dirigenti delle Unità Organizzative nei più importanti Assessorati, dai Direttori Generali delle pubbliche Aziende Ospedaliere ai primari, dagli Ammi-nistratori Delegati ai Presidenti delle società di trasporto, dai Direttori Generali degli Enti e delle Agenzie regionali ai consigli di amministra-zione delle società a capitale pubblico della Regione Lombardia operanti in ambiti strategici come le infrastrutture, l’ambiente ecc.) costituendo, di fatto, una pericolosa situazione di potere ‘dominante’.

2) Tale capacità di infl uenza di Comunione e Liberazione può deter-minare, di fatto ed anche sotterraneamente, non solo ‘sudditanza psi-cologica’ ma inaccettabili situazioni discriminatorie sia per le singole persone (si pensi alle diffi coltà di avanzamento in termini di carriera per i medici che non appartengono a CL nell’ambito di precise strutture pubbliche), sia per le imprese (le imprese della Compagnia delle Opere ricevono i soldi pubblici in misura infi nitamente superiore rispetto alle altre).

3) Comunione e Liberazione è classifi cata da autorevoli professori universitari, italiani ed esteri, come un movimento settario e fonda-mentalista (si veda Comunione e Liberazione: A Fundamentalist Idea of Po-wer di Dario Zadra, Accounting For Fundamentalism, edited by Martin E. Marty and R. Scott Appleby, Th e University of Chicago Press, 1994);

4) In Francia si istituiscono Commissioni Parlamentari per contra-stare i tentativi delle sette di ‘infi ltrarsi’ nel cuore delle pubbliche istitu-zioni; in Lombardia, al contrario, si permette a un movimento settario come CL di monopolizzare il potere di una Regione con un bilancio pari a quello di un piccolo Stato.

La critica del De Alessandri non è dunque rivolta al suo datore di lavoro (la Regione Lombardia) ma ha sempre e solo di mira Comunione e Liberazione.

Nel libro di De Alessandri, la Regione Lombardia, come Ente pubblico e istituzione, è costantemente indicata non come soggetto attivo, ma al contrario come soggetto leso, nella sua posizione di indipendenza e autonomia politico-istituzionale, dall’infl uenza di Comunione e Libera-zione.

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Il provvedimento di sospensione di De Alessandri è fi rmato dal diri-gente del personale della Regione, Michele Camisasca, nipote del famo-so Massimo Camisasca, il sacerdote che è stato una delle fi gure chiave del movimento (dal 1985 è superiore generale della “Fraternità Sacer-dotale dei Missionari di San Carlo Borromeo”), nonché storiografo uffi -ciale di Comunione e Liberazione.”.

I tg di RAI-CL hanno totalmente omesso di diff ondere l’inquietante provvedimento del nipote di un alto prelato di Comunione e Liberazio-ne, avallato dallo stesso Formigoni.

Ferruccio Pinotti ha invece dedicato alla vicenda l’intera seconda pa-gina de “il Fatto Quotidiano”: “De Alessandri è stato sospeso dal lavoro per un mese (…) A difendere De Alessandri c’è ora un luminare del dirit-to: il professor Vittorio Angiolini, già legale della famiglia Englaro (…) Diffi cile sapere come fi nirà la sua coraggiosa battaglia…”.

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Capitolo 3:Comunione e Liberazione: la conquista del potere

L’organizzazione del Potere di CL nell’ambito della Regione Lombar-dia è fondata su una struttura piramidale che si compone di più livelli.

Com’è riuscita CL a consolidare un potere monopolistico nell’ambito della Regione Lombardia? Anzitutto decapitando, con una sistematicità degna di un Cromwell, i vertici della dirigenza regionale e sostituendoli con esponenti di Comunione e Liberazione.

La carica di Direttore Generale della Direzione Generale della Presi-denza, ovvero la prima carica dirigenziale della Regione Lombardia è, da oltre quindici anni, saldamente occupata dal ciellino Nicola Maria Sanese, nome storico tra gli organizzatori del Meeting di Rimini. Come hanno tante volte scritto gli organi di stampa è quest’uomo che con-trolla le più importanti società regionali: da Infrastrutture Lombarde a Finlombarda. È da quest’uomo che dipendono i Direttori Generali e i dirigenti delle Unità Organizzative. È di fronte a quest’uomo che tutti tremano. Nicola Maria Sanese ha un’ossessione: non vuole mai appari-re, odia la visibilità.

Tutti devono obbedire a quest’uomo silenzioso, riservato, invisibile. Clericale nell’atteggiamento, ferocemente attaccato al potere, brutale verso chiunque osi contraddirlo, dall’alto della sua carica rappresenta l’immagine perfetta del ciellino: un prete senz’anima.

Le cariche di Direttore Generale nei più importanti Assessorati sono strettamente legate all’appartenenza a Comunione e Liberazione. Le Unità Organizzative più strategiche sono anch’esse dirette da esponenti del movimento fondato da don Giussani.

Tra i fedelissimi di Comunione e Liberazione nella Giunta Regionale fi -gurano: Roberto Formigoni, Presidente della Giunta Regionale, Raff aeleCattaneo, Assessore Regionale alle Infrastrutture e Mobilità, Giulio Bo-

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scagli, Assessore alla Famiglia e solidarietà sociale, Romano Colozzi, As-sessore al Bilancio e Finanze, Gianni Rossoni, Assessore all’Istruzione e Lavoro, Marcello Raimondi, Assessore all’Ambiente, energia e reti.

Tra i sottosegretari, il fedelissimo di Formigoni è Paolo Alli, Sottose-gretario del Presidente per l’Attuazione del programma ed Expo 2015. È membro del Consiglio di Amministrazione della società Expo 2015 SpA.

Nell’Assessorato alla Sanità “comandano i burocrati formigoniani” (“la Repubblica”, 16.05.2009). Sono i burocrati ciellini che comandano nell’Assessorato alla Sanità; chi non marcia di pari passo con questa mi-lizia ne paga duramente le conseguenze.

Oltre ai predetti assessori e potenti burocrati, esiste una folta schiera di consiglieri regionali fedelissimi al governatore.

Il secondo livello del potere di CL comprende preziose cariche in al-trettanto preziosi ospedali pubblici.

Il 24 dicembre 2010 i ciellini vengono nominati, per l’ennesima volta, ai vertici delle più importanti aziende pubbliche ospedaliere.

Pasquale Cannatelli, l’Intoccabile, è riconfermato Direttore Genera-le al Niguarda, ospedale che guida da ben otto anni. Callisto Bravi, già direttore sanitario del Fatebenefratelli, è nominato Direttore Generale del Sacco: ospedale chiave in vista della costruzione della Città della Sa-lute con l’Istituto dei tumori e con il Besta.

Il ciellino Francesco Beretta è invece nominato Direttore Generale di un altro ospedale chiave, il San Gerardo di Monza. Il ciellino Luca Stuc-chi è riconfermato ai vertici dell’ospedale di Mantova mentre il ciellino Carlo Nicora, già Direttore Sanitario del Niguarda è nominato Direttore Generale dei Riuniti di Bergamo.

Un eccellente bottino per CL in relazione all’importanza delle predet-te aziende ospedaliere.

Altri esponenti del movimento ecclesiale all’interno del Niguarda sono: il ciellino Marco Trivelli, Direttore Amministrativo, il ciellino Matteo Stocco, legato a Cannatelli da legami di parentela, Dirigente di Struttura Complessa Marketing e Front-Offi ce (con nomina diretta senza passaggi da un concorso pubblico), Paola Marenco, Memores Do-mini, Responsabile di Struttura Semplice Centro Trapianti Midollo, il ciellino Claudio Betto, Capo Dipartimento Neuroscienze, il ciellino Raf-faele Pugliese, Capo Dipartimento Chirurgico Polispecialistico, Fabrizio Colombo, vicino a CL, Capo Dipartimento Medico Polispecialistico, Gio-vanni Gesu, vicino a CL, facente funzioni Capo Dipartimento Medicina di Laboratorio, Giuseppe Genduso, Direttore Sanitario, in quota a CL.

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Al Niguarda Formigoni ha dunque nominato e poi riconfermato come Direttore Generale il ciellino Pasquale Cannatelli.

Prima dell’arrivo del ciellino Cannatelli erano presenti al Niguarda molti medici ginecologi che applicavano la legge 194 sull’aborto. Attual-mente, i medici ginecologi sono quasi tutti obiettori: le interruzioni di gravidanza pesano sulle spalle di soli tre medici (uno dei 3 è peraltro a contratto).

Al Niguarda c’è stata una volontà precisa da parte della Direzione Ge-nerale di destrutturare il servizio di interruzione di gravidanza.

I disagi che ne sono conseguiti, hanno colpito sia la donne che pra-ticano l’interruzione volontaria di gravidanza, sia quelle che arrivano all’interruzione per gravi motivi di salute della madre o del feto. Tutto si risolve come un’aggressione verso il genere femminile e rifl ette l’at-teggiamento misogino di Comunione e Liberazione che non risparmia neanche la gestione della salute pubblica della donna.

In tutte le aziende pubbliche ospedaliere dove comanda Comunione e Liberazione, la sproporzione numerica tra medici ginecologi obiettori e non obiettori è allarmante. Al Riuniti di Bergamo, su 25 medici gine-cologi solo 3 non sono obiettori, pari al 12 per cento.

Se in Lombardia vivessimo in una situazione di normalità dovrebbe succedere l’opposto: se i medici di CL si rifi utano di applicare la legge 194 sull’aborto, se ne vadano dalle pubbliche aziende ospedaliere e la-scino il loro posto ad altri medici disposti ad applicare una Legge dello Stato.

Non dobbiamo permettere all’integralismo religioso di calpestare la sfera dei diritti civili.

Il blocco di potere ciellino è fortissimo anche ai vertici delle fondazio-ni sanitarie: nel luglio 2009 Formigoni ha nominato Giancarlo Cesana, nome storico di CL, Presidente del Policlinico-Mangiagalli. Il ciellino Alberto Garocchio è stato nominato nel Consiglio di Amministrazione dell’Istituto dei Tumori, Cosma Gravina nel cda del Besta.

Si chiedono sempre più pesanti sacrifi ci al popolo: perché non si az-zerano gli inutili costi della politica cominciando con l’abolire le nume-rosissime società della Regione Lombardia? Tra i tanti motivi per cui mi sono reso odioso a CL, fi gura la mia ostinata pressione sulla classe po-litica lombarda sull’opportunità di sopprimere le società regionali: l’ac-corpamento delle loro funzioni nella struttura regionale consentirebbe di eliminare le odiosissime, inutili e costosissime spese dei Consigli di Amministrazione.

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Tutte le società regionali sono dirette dai ciellini.Cestec Spa, Centro per lo Sviluppo Tecnologico, l’Energia e la Compe-

titività: Direttore Generale il ciellino Giorgio Lampugnani, Presidente del Consiglio di Sorveglianza Roberto Formigoni, Marcello Raimondi è tra i membri del medesimo Consiglio di Sorveglianza.

Lombardia Informatica Spa, società per la fornitura di servizi e pre-stazioni informatiche: Vice Presidente il ciellino Alberto Daprà; Presi-dente del Consiglio di Sorveglianza Roberto Formigoni, Giulio Boscagli è tra i membri del medesimo Consiglio di Sorveglianza.

Infrastrutture lombarde Spa, società per la realizzazione delle opere pubbliche: Direttore Generale il ciellino Antonio Rognoni; Presidente del Consiglio di Sorveglianza Roberto Formigoni, il ciellino Raff aele Cattaneo è tra i membri del medesimo Consiglio di Sorveglianza.

Il ciellino Marco Nicolai è Direttore Generale di Finlombarda Spa, la società fi nanziaria di Regione Lombardia. Il ciellino Alberto Brugnoli è Direttore Generale di Eupolis Lombardia, il nuovo Istituto per la Ricer-ca, la Statistica e la Formazione: a questo Istituto sono state affi date le funzioni precedentemente svolte da IReR (Istituto Regionale di Ricer-ca), IReF (Istituto Regionale di Formazione) e Struttura regionale “Sta-tistica e Osservatori”.

Arpa, Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente: degli attua-li dirigenti tre sono di CL.

Fortissima la presenza dei ciellini ai vertici delle società di trasporto.Luigi Legnani, uomo vicinissimo a CL, è Vice Direttore Generale di

Ferrovie Nord Milano Spa. Luca Del Gobbo, uomo vicinissimo alla Com-pagnia delle Opere, è Vice Presidente del consiglio di amministrazione di Ferrovie Nord. Roberto Colombo, anch’egli vicinissimo alla Compa-gnia delle Opere, è presidente di Nord Cargo, la società del Gruppo FNM dedicata al trasporto internazionale di merci su ferro.

Massimo Vanzulli, uomo della Compagnia delle Opere, è ammini-stratore delegato di Sems, società di servizi per la mobilità sostenibile facente parte del Gruppo FNM.

Romano Colozzi è consigliere d’amministrazione di AIFA, Agenzia Italiana del Farmaco

Il ciellino Luigi Roth, già Presidente di Fondazione Fiera di Milano, detiene il record delle cariche cumulative: nel marzo 2009 Formigoni lo ha nominato alla guida del consorzio destinato a realizzare un’opera colossale, la Città della Salute di Milano che comprenderà, oltre al Sacco, le nuove sedi dell’Istituto dei Tumori e dell’Istituto neurologico Besta. Un’opera colossale da 520 milioni di euro.

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Roth è, contemporaneamente, Presidente di Terna SpA (Terna è il principale proprietario della Rete di Trasmissione Nazionale di energia elettrica ad alta tensione) e Presidente della Banca Popolare di Roma.

Per quanto concerne il potere di Comunione e Liberazione nelle ban-che, si veda il recente libro di Ferruccio Pinotti “Finanza cattolica” (Pon-te alle Grazie, novembre 2011).

Tralascio di riportare tutte le altre società, elencate nel mio prece-dente libro, dirette da esponenti di Comunione e Liberazione. È invece importante segnalare che i ciellini hanno sempre occupato dirigenze strategiche anche nel Comune di Milano: “Sempre negli uffi ci dell’urba-nistica opererebbero poi uomini vicini alla fraternità. L’elenco è di Enri-co De Alessandri, dirigente della sanità regionale rimosso dall’incarico – e poi reintegrato dal giudice – per avere pubblicato (…) “Comunione e liberazione: assalto al potere in Lombardia” (come se il suo datore di lavoro fosse proprio CL e non invece la Regione): “Si va dal direttore di settore Giancarlo Jannetti a quello dei programmi esecutivi per l’edilizia Achille Rossi. Fuori dagli uffi ci comunali, è riconducibile a Cl la società di progettazione Urban di Antonio Intiglietta che, tra i suoi progetti, ha la realizzazione della sede di Sky a Santa Giulia e City Life”. Per Lu-cia De Cesaris, l’avvocato e ambientalista chiamata da Pisapia a pren-der il posto di Masseroli, non sarà facile districarsi in questo contesto”(“il venerdì di Repubblica”, 24 giugno 2011).

Altrettanto importante la scandalosa questione degli stipendi dei ciellini nelle municipalizzate. Renato Ravanelli, ciellino doc, è il Diret-tore di A2A, il colosso dell’energia nato dalla fusione di Aem con la Asm. Il settimanale l’Espresso del 1 settembre 2011 ha reso pubblici il suo stipendio base ed emolumenti per la carica di 1,3 milioni di euro l’anno, gli stipendi da brivido di altri ciellini “assunti da A2A senza il periodo di prova e a tempo indeterminato”, le perplessità suscitate dai 16 milioni di euro spesi nel primo semestre 2011 in “consulenze per assunzioni e organizzazione”, a benefi cio soprattutto delle società di Roberto Priore-schi e di Alberto Girardi, persone che “gravitano nell’orbita ciellina”.

Stipendi base ed emolumenti di 1,3 milioni di euro, 16 milioni di euro in un semestre per “consulenze per assunzioni e organizzazione”: una pugnalata alla gola alle centinaia di migliaia di giovani in disperata ri-cerca di un lavoro.

Se Pisapia riuscisse anche ad azzerare il potere di CL nelle munici-palizzate, nessuno sarebbe comunque in grado di ridimensionare di un

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solo millimetro lo spaventoso potere di CL in una Regione che ha un bilancio pari a quello di un piccolo Stato!!!

È peraltro la Regione che decide le nomine dei Direttori Generali nel-le pubbliche aziende ospedaliere: questi ultimi decidono, a loro volta, le nomine dei primari. Nella sanità il cerchio si apre e si chiude con CL.

Il numero dei medici e dei primari ciellini nelle pubbliche aziende ospedaliere è talmente elevato che Monguzzi e Civati proposero di de-stinare almeno il 25 per cento dei posti di primario a esponenti “non” di CL: l’idea piacque anche all’area laica del Pdl.

Nella sanità, abbiamo detto, il cerchio si apre e si chiude con CL. Com’è possibile? Semplice: la Regione decide le nomine dei DG negli ospedali. Questi ultimi sono liberi di scegliere il direttore amministra-tivo e il direttore sanitario. Il direttore sanitario presiede, a sua vol-ta, la commissione incaricata della selezione tecnica per gli aspiranti primari: l’idoneità è normalmente concessa a quasi tutti gli aspiranti. Tra un candidato a primario che può vantare un curriculum strepitoso, con esperienze all’estero a fi anco di luminari, e un altro candidato con un’esperienza professionale di pochi anni, che non si è mai mosso dal suo ospedale di provincia e che ha visto i luminari solo nelle foto sui giornali, il manager è libero di scegliere chi vuole: erano entrambi ido-nei. La discrezionalità del manager nella scelta degli idonei è pressoché totale: quasi nessuno, tra gli esclusi, si preoccupa ormai di ricorrere da-vanti al giudice. È questa assenza di criteri meritocratici che consente di eff ettuare le scelte secondo valutazioni politiche.

Altrettanto discrezionale è la nomina dei Direttori Generali nelle pubbliche aziende ospedaliere: la Regione li nomina, li valuta e può ri-confermarli. Anche in questo caso, la nomina non è vincolata a precisi criteri meritocratici. Le valutazioni, poi, rifl ettono spesso il principio inverso della meritocrazia: sono in grado di dimostrare come i migliori siano stati, in più occasioni, sbattuti in fondo alla classifi ca.

È fi n troppo superfl uo precisare che le nomine, soprattutto nella sa-nità, dovrebbero rispondere a criteri meritocratici. La legge, purtroppo, è strutturata sul criterio della discrezionalità. Il problema è stato co-stantemente sollevato da Carlo Monguzzi e da Giuseppe Civati durante gli incontri organizzati dalla Sinistra Universitaria di Milano: come pos-siamo essere sicuri che la sanità pubblica sia diretta dai migliori?

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Un’occupazione militare ciellina della struttura dirigenziale regiona-le (dai Direttori Generali ai dirigenti delle Unità Organizzative nei più importanti assessorati) consente a sua volta a CL di esercitare un pote-re incontrollato e, come tale, assoluto, su una regione che gestisce un bilancio di oltre 20 miliardi di euro. Un qualsiasi osservatore straniero stenterebbe a credere che, nell’ambito del continente europeo, un mo-vimento settario integralista sia riuscito a estendere i suoi mostruosi tentacoli su un’intera e importante istituzione pubblica qual è la Regio-ne Lombardia.

La formazione di un raggruppamento gerarchico organizzato pre-senta vantaggi enormi per CL. Il vantaggio di una milizia organizzata risiede anzitutto nella capacità coordinata dell’unità militare di soff oca-re qualsiasi forma di resistenza proveniente dall’interno della struttura regionale. L’imprevedibilità della sanzione politica e una vasta gamma di inibizioni provocano inevitabilmente la sottomissione all’autorità co-stituita.

C’è un solo nome per designare il clima che si respira all’interno delle sedi della Regione Lombardia: Terrore.

Chiunque abbia tentato di opporsi allo strapotere di CL è stato emar-ginato. Il blocco di potere ciellino è una struttura ferrea che non può essere intaccata dal singolo individuo. Nessun regime assolutista può essere messo in discussione senza l’appoggio esterno della componente acculturata della società. Soprattutto un regime come quello di CL che esercita una spaventosa infl uenza sul servizio pubblico televisivo.

Come defi nire il Terrore che la macchina ciellina ha imposto all’in-terno della struttura organizzativa regionale, costituito in gran parte da inutili sopraff azioni aventi per fi ne la rovina professionale dell’op-positore?

Il Terrore di CL non va inteso unicamente come dominio di gente che ispira Terrore; è contestualmente dominio di gente essa stessa terroriz-zata.

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Capitolo 4:Comunione e Liberazione: un potere superiore a quello della mafi a

Sanità, appalti, bonifi che: tutto fa capo a Comunione e Liberazione in Lombardia.

Di fronte ai perenni silenzi di RAI-CL, la Sinistra Universitaria ha organizzato, nei diversi Atenei milanesi, una serie di incontri sui meto-di di gestione del potere di CL, ai quali hanno partecipato il Professor Vittorio Angiolini, ordinario di diritto Costituzionale all’Università di Milano, Maurizio Turco, deputato PD, Carlo Monguzzi, Giuseppe Civa-ti, lo scrittore Ferruccio Pinotti, Davide Carlucci di “la Repubblica” e il sottoscritto.

L’impressionante affl uenza di studenti agli incontri ha suscitato un interesse tale da indurre la Sinistra Universitaria a invitare i ciellini Ro-berto Formigoni, Nicola Maria Sanese, Raff aele Cattaneo e Giulio Bo-scagli a confrontarsi successivamente su questi temi ma, l’invito è stato declinato.

La prima conferenza ha avuto luogo all’Università Statale di Milano, il 26 ottobre 2010; si riporta la relazione di Carlo Monguzzi su come Comunione e Liberazione gestisce le bonifi che in Lombardia:

La piramide ciellina nelle bonifi che in Lombardia

“Le bonifi che di territorio inquinato sono una manifestazione della forza di CL in Lombardia. Voi sapete che c’è stato un grande scandalo a Milano nel quartiere Santa Giulia perché il signore che faceva le boni-fi che, che si chiama Grossi, aveva falsifi cato le fatture: cioè diceva “fare la bonifi ca costa di più” e invece non era vero. Ha raccolto un sacco di soldi, ha fatto dei fondi neri e li ha spesi tutti nei paradisi fi scali (una

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moda che sembra essere di una certa cultura politica). Il signor Grossi, che ha fatto questa operazione, fi nisce in prigione (è normale) e fi nisce in prigione anche la sua collaboratrice, che si chiama Rossana Garibol-di, tenete a mente questo nome. Tenete presente anche questi cinque nomi: Formigoni, Grossi da una parte, Gariboldi dall’altra e due nomi in mezzo: Abelli e Ponzoni. Queste cinque persone hanno in comune alcune cose, due sostanziali: “bonifi che” e “Comunione e Liberazione”. Sono tutte e cinque di Comunione e Liberazione e tutte e cinque si sono occupate in un modo o nell’altro di bonifi che. Mentre Grossi è in pri-gione per avere truff ato l’ente pubblico sulla bonifi ca di Santa Giulia, si occupa di un’altra bonifi ca molto importante, che è quella dell’ex SISAS di Pioltello, alle porte di Milano. Tenete conto che il signor Grossi è ti-tolare di tutte le principali bonifi che della Regione Lombardia. Mentre è in prigione continua a bonifi care la SISAS e sulla Regione Lombardia per la vicenda SISAS incombe una multa di duecento milioni di euro dell’Unione Europea: l’Unione Europea dice: “Se non bonifi chi più in fretta ti do una multa”. Grossi gestisce questa bonifi ca e va a rilento, la multa incombe. La multa va al Governo, ma ricade sulla Regione e rica-de sui cittadini. L’Unione Europa dice: “guardate che stavolta la multa c’è, ve la sto portando”, il Governo e la Regione Lombardia riescono a fermare ancora per un attimo non la multa ma la riscossione della multa e Grossi va lentamente. Succedono due cose: Regione Lombardia promette a Grossi – ciellino – più soldi se va più veloce (cioè non è che lo prende a pedate nel culo dicendo: “Sbrigati, c’è la multa”) ma apposta nel bilancio 12 milioni di euro e pure il Governo altri 32 milioni di euro per lui. Non solo, ma uno dei collaboratori di Grossi (in galera anche lui), dice ai giudici che lo interrogano: “Guardate che Grossi alla SISAS sta facendo le cose che ha fatto a Santa Giulia, cioè gonfi a i costi per fare fondi neri da mandare nei paradisi fi scali”. La notizia appare anche sui giornali ma la Regione Lombardia continua: “Ti do più soldi se fai più in fretta”. Le cose stanno così: Formigoni – ciellino – cinque o sei anni fa, fa eleggere in regione il signor Abelli. Il signor Abelli è un con-sigliere regionale, assessore, adesso addirittura deputato, che è ciellino ed è quello che governa in modo “discreto” il settore delle bonifi che. È ciellino ed è pure il marito della signora Gariboldi, che è in galera. E sono tre. Chi manca? Ponzoni. Ponzoni è l’assessore alle bonifi che, di fede ciellina. Hanno veramente tutto, e tutti insieme cosa fanno? Non solo a Grossi non lo prendono a pedate nel sedere dicendogli: “fai in fretta questa bonifi ca, cialtrone che non sei altro”, ma gli aumentano i soldi e fanno un’altra cosa grandiosa, gli regalano sessanta milioni di

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euro. Nell’amministrazione pubblica accade che se l’amministrazione dà a Tizio una cosa da fare (una bonifi ca, una costruzione di un tombi-no, qualsiasi cosa) e Tizio dice “sì”, questi mette in banca una cauzione. Perché se Tizio poi scappa con una ballerina giamaicana (anche se non potrebbe per il voto di castità) almeno la Regione incassa la cauzione. Questa cauzione in Regione Lombardia si chiama fi deiussione. Grossi era obbligato a versare e attivare in banca questa fi deiussione di ses-santa milioni di euro da giugno 2009: non l’ha mai fatto e la Regione Lombardia non l’ha mai chiesto. Quindi gli ha regalato sessanta milioni di euro. Glieli ha regalati, non solo ma mesi fa Grossi ha fatto esatta-mente quello che ha fatto Tizio con la ballerina giamaicana: ha detto “non mi occupo più di questa bonifi ca perché non riesco più a farla”. A volte succede che un imprenditore prenda tutti gli incarichi e poi se la dà a gambe. La Regione Lombardia non ha i sessanta milioni di Grossi, non solo ma la Regione chiede a tutti gli enti interessati alla bonifi ca di dare a Grossi 25 milioni di euro di buonuscita. Tutto ciò è al di là del bene e del male, e lo fa probabilmente perché Formigoni è ciellino, Abelli è ciellino, Ponzoni è ciellino e Grossi è ciellino. Non solo non gli ritira la cauzione perché non ce l’ha, ma gli vuole dare più soldi. Per fortuna il Comune di Pioltello si oppone, non fi rma l’accordo di programma, quindi Grossi e la sua società non possono ritirare i soldi. Però ripensate alla storia: questo non è sistema di potere, è qualcosa di più grave.”

Con quali parole si dovrebbe dunque defi nire il clima di putrefazione che si respira all’interno della Regione Lombardia?

È un peccato che agli incontri della Sinistra Universitaria fossero presenti giornalisti di grandi quotidiani ma non giornalisti di RAI-CL: sarebbe stato suffi ciente inquadrare con la telecamera le generali espressioni di disgusto per farsi un’idea della rabbia incontenibile che il mondo studentesco delle Università milanesi manifesta nei confronti dei metodi di gestione del potere di Comunione e Liberazione!

Il “mostro bianco”: è questo il termine comunemente adottato dal mondo studentesco milanese per designare i metodi con cui CL gestisce la pubblica amministrazione.

Nomine illegittime, lavori affi dati a imprese senza requisiti, appalti irregolari e consulenze dorate: un dossier fi rmato da Giuseppe Lombar-do, dirigente del Ministero dell’Economia, scatena la bufera su uno dei più importanti ospedali, il Niguarda di Milano.

Una bufera che ha avuto grande risalto sugli organi di stampa. Ma solo sugli organi di stampa!

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Di fronte a un record assoluto di ben 47 vizi di illegittimità e all’auto-revolezza della fonte accusatoria, “l’Espresso”, il “Corriere della Sera” e “la Repubblica” hanno informato i lettori, attraverso ampi articoli, delle nume-rose irregolarità che hanno costellato la vicenda (il monumentale dossier ministeriale si compone di ben 416 pagine di denunce circostanziate).

Le accuse più dure riguardano l’appalto per la riqualifi cazione del nuovo ospedale.

Se il piano fi nanziario dell’opera è stato affi dato a Finlombarda e In-frastrutture lombarde, espressioni del potere ciellino, di area Cl è anche la Nec, la società incaricata della progettazione.

Il dossier ministeriale è durissimo: “Per come la NEC S.p.A. è stata impostata, in concreto, appare essere stata costituita proprio per elude-re l’applicazione della normativa vigente che fa obbligo agli enti pubblici di rispettare le procedure che sono ovviamente, espressione di neutrali-tà ed imparzialità” (pag. 176).

Illegittima dunque, secondo il dossier ministeriale, la progettazione affi data alla Nec.

Sorvolo gli innumerevoli vizi di illegittimità elencati nel medesimo dossier per arrivare al punto che, più di ogni altro, interessa evidenzia-re: “È indubitabile in tali casi, come per tutta la concessione, la emersio-ne di un potere monopolistico e ricattatorio del concessionario, laddove quasi tutti i disaccordi e le controversie sono rinviate ad “accordi bona-ri” o “amichevolmente”, ovvero a ricorsi ad altissimo rischio di accordi di sottobanco negli arbitraggi, laddove la P.A. è quasi sempre soccom-bente.” (pag. 258).

Emersione di un potere monopolistico e ricattatorio! Lo stesso dossier ministeriale contesta quindi, sulla base di dettaglia-

te precisazioni, le ingerenze di Finlombarda e Infrastrutture Lombar-de Spa. E a questo punto sorge spontanea una domanda: chi manovra queste due società regionali? “A manovrarle, da sempre, è Nicola Maria Sanese, eminenza grigia della Regione…” (Paolo Biondani, “l’Espresso”, 4 giugno 2009).

È da ben sedici anni che il ciellino Nicola Maria Sanese, ricopre la carica di Segretario Generale della Regione Lombardia. È da quest’uomo che non ama apparire che dipendono tutti i Direttori Generali della Re-gione. È quest’uomo invisibile che presiede le riunioni dei massimi diri-genti dei vari assessorati regionali, alle quali partecipa anche il Direttore Generale dell’Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente. Ma l’Ar-pa non è un ente autonomo? Perché dunque il suo Direttore Generale partecipa alle riunioni dei dirigenti regionali presiedute da Sanese?

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Si calcoli la somma dei poteri che ha CL nella sanità, nelle infrastrut-ture e in tutti gli altri gangli vitali delle pubbliche istituzioni lombarde. La conclusione conferma la tesi di Eugenio Scalfari: questo movimento settario ha un potere superiore a quello della mafi a a Palermo.

Perché la RAI, diversamente dagli organi di stampa, non si è adegua-tamente occupata degli scandali del Niguarda, il più grande ospedale della Lombardia?

Segnalo, ai giornalisti di RAI-CL, il costante rifi uto dei ciellini che comandano la Regione Lombardia a confrontarsi. Invitati dalla rappre-sentanza degli studenti di sinistra di Ingegneria e Architettura del Poli-tecnico di Milano a un confronto sul potere di CL in Lombardia hanno rifi utato. Questa la lettera di invito:

“A Roberto Formigoni,Presidente della Giunta Regionale della Lombardia.Considerato il grande interesse, anche in termini di affl uenza di pub-

blico, che la precedente conferenza sul potere di Comunione e Libera-zione in Lombardia ha suscitato tra gli studenti universitari del Politec-nico di Milano, Le chiediamo se è disponibile a intervenire alla prossima conferenza prevista per il 16 marzo (in orario da decidere in funzione delle Sue possibilità) presso il Politecnico di Milano campus Bovisa sul tema: ‘Il potere di Comunione e Liberazione nelle pubbliche istituzioni lombarde’.

Hanno dato la loro disponibilità ad intervenire:Dott. Enrico De Alessandri, autore del libro Comunione e Liberazione:

assalto al potere in LombardiaAvv. Stefano Zamponi, Capogruppo Regionale IDVDott. Giuseppe Civati, Consigliere Regionale PDIng. Carlo Monguzzi, ex Consigliere Regionale di Verdi e PDSi chiede se siano disponibili a intervenire:Roberto Formigoni, Presidente della Giunta Regionale della LombardiaNicola Maria Sanese, Direttore Generale della Direzione Generale

della PresidenzaMichele Camisasca, Direttore Centrale della U.O. Organizzazione e

PersonaleRaff aele Cattaneo, Assessore Regionale alle Infrastrutture e MobilitàGiulio Boscagli, Assessore Regionale alla FamigliaIl Dott. Enrico De Alessandri assicura che, anche in quella occasione,

non violerà il cosiddetto “obbligo della riservatezza” previsto dal Codice Etico di comportamento per i dipendenti della Giunta Regionale.

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Si lascia inoltre al Presidente Formigoni piena facoltà di individuare il moderatore del dibattito.

Confi dando nella Sua disponibilità a intervenire, segnaliamo che, se entro tre giorni lavorativi dal protocollo della presente richiesta non riceveremo risposta alcuna, considereremo la medesima decaduta.

Milano, 03.03.2011 La Terna Sinistrorsa”.

Sanese, a nome di tutti, ha declinato l’invito. Risoluti e decisi nell’abusare del loro potere quando si tratta di punire

l’Infame, fuggono poi sistematicamente il confronto. Sarebbe stato interessante sentire dal presidente della Regione Lom-

bardia cosa pensa delle tante inchieste giudiziarie che hanno riguardato esponenti del suo movimento ecclesiale.

A chi si deve rivolgere la Sinistra Universitaria per sapere come com-menta CL la vicenda delle bonifi che del ciellino Grossi? A monsignor Massimo Camisasca?

Comunione e Liberazione, lo sanno tutti, è strutturata in modo che nessuno risponda. I ciellini rifi utano il confronto e delle loro inchieste giudiziarie non vogliono rispondere a nessuno.

La sola cosa importante per loro è che RAI-CL taccia, taccia, taccia.

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Capitolo 5:Aboliamo il segreto di Stato: siamo sicuri che non esistono più gli orrori?

Non ho mai violato, come hanno sostenuto dirigenti del Personale della Regione Lombardia, l’obbligo della riservatezza prevista dal Codi-ce Etico: questo non mi impedisce di esprimere la mia più assoluta con-trarietà a ogni vincolo di riservatezza in merito a questioni di interesse pubblico.

Concordo totalmente con Raoul Vaneigem, fi gura di spicco del Mag-gio Francese: il segreto di Stato non deve esistere.

Nessun segreto può limitare la libertà d’espressione in materia d’in-teresse pubblico. Non esiste violazione di un segreto di Stato, soltanto il segreto di Stato viola il diritto imprescrittibile del cittadino di non ignorare nulla di quanto lo concerne e lo investe. La gestione della cosa pubblica non ha segreti da opporre agli amministrati che ne devono es-sere invece i soli benefi ciari. (Raoul Vaneigem, Niente è sacro, tutto si può dire, Ponte alle Grazie, Milano, 2004).

È un diritto fondamentale del cittadino rimuovere un qualsiasi se-greto che potrebbe danneggiarlo. La libertà d’espressione e il dovere dell’ informazione non debbono incontrare limiti in materia di sanità, di inquinamento o su qualsiasi altra questione di pubblico interesse.

Abolire il segreto di Stato e, nel contempo, promuovere una gestione trasparente della cosa pubblica attraverso la divulgazione diretta dell’in-formazione ai cittadini è un atto doveroso.

Se in tema di informazione “la Repubblica” e il “Corriere della Sera”, hanno puntualmente espresso critiche nei confronti dell’Arpa, l’Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente, il servizio pubblico televisivo ha ignorato questioni di fondamentale importanza per i cittadini.

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L’Arpa, scrive Gianni Santucci sul “Corriere della Sera”: “Nacque nel 1999 sul ‘modello anglosassone’ ed è presto scivolata verso un modello di gestione italianissimo…Venne istituita su tre fondamenta: massima autonomia, eccellenza tecnico-scientifi ca, trasmissione diretta e traspa-rente dell’informazione ai cittadini. Oggi la Procura di Milano scopre che interi quartieri vengono costruiti su mastodontici ammassi sotterranei di veleni e residui industriali. Allora è lecita la domanda: quei pilastri fondativi dell’Arpa sono ancora in piedi? E quanto pesa il potere politi-co? (...) Il problema oggi è la triangolazione politica: qualsiasi relazione o approfondimento scientifi co prodotto dai tecnici fi nisce in Regione (in mano alla politica) prima di essere comunicato ai cittadini. Esempio: nel 2006 la Regione ha dato incarico al Centro comune di ricerca della Commissione europea, con sede a Ispra, di elaborare in collaborazione con Arpa il più approfondito studio scientifi co europeo sull’inquina-mento in Lombardia. I rapporti semestrali di quel progetto sono stati resi pubblici soltanto dopo una lunga battaglia legale dei ‘Genitori an-tismog’. Si tratta di documenti fondamentali, che riguardano la salute dei cittadini lombardi. E per questo sarebbe stato opportuno inserirli nel sito dell’Arpa, in libero accesso, il giorno dopo la pubblicazione. Per un ente sul modello ‘anglosassone’, più che opportuno, sarebbe stato un obbligo verso i cittadini”.

Una “battaglia legale” per rendere pubblici documenti che riguarda-no la salute dei cittadini!

E non è tutto. Per eff etto di una recente disposizione, i funzionari dell’ARPA non dovranno più riferire alla magistratura gli eventuali reati ambientali accertati, ma al superiore gerarchico: sarà quest’ultimo a re-lazionarsi direttamente con l’autorità giudiziaria.

Secondo Ivan Berni, “questa ‘centralizzazione’ burocratica dei con-trolli non ha una ragione funzionale. Se per funzionalità s’intende la capacità di Arpa di esercitare con effi cacia i controlli, scovare abusi e re-ati e perseguire i colpevoli. Piuttosto risponde alla logica di controllare i controllori. Perché non esagerino con lo zelo, perché non si facciano tra-scinare dall’ idea di essere delle specie di Robin Hood dell’ ambiente. O peggio, il braccio ambientale della magistratura. Il blitz del Pirellone ap-pare in tutta la sua gravità se si scorre la cronaca degli ultimi mesi: dalla megatruff a della fi nta bonifi ca della Sisas di Pioltello e di Santa Giulia, con il ‘re’ delle bonifi che Giuseppe Grossi sotto processo e il coinvol-gimento di Rosanna Gariboldi, moglie del parlamentare Pdl Giancarlo Abelli; il sequestro dell’ area dell’ ex discarica Calchi Taeggi con relativo

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blocco del progetto edilizio da migliaia di appartamenti; il sospetto di contaminazione da amianto dei terreni ex Om, su cui è stato realizzato un nuovo quartiere residenziale. Ora scoprire veleni, bonifi che annun-ciate e mai fatte, truff e e malversazioni diverrà maledettamente più dif-fi cile…” (“la Repubblica”, 10 gennaio 2011).

L’attività di controllo dell’Arpa, precisa l’Avvocato Stefano Zamponi, Capogruppo IDV in Regione, “ne esce radicalmente ridimensionata con gran danno per le attività relative all’accertamento di reati contro l’am-biente e l’increscioso sacrifi cio anche di quelle segnalate e richieste dalla cittadinanza” (Interrogazione 003097 del 01.6.2011).

È un atto doveroso opporsi a ogni possibile rallentamento e depo-tenziamento delle funzioni di controllo in materia di inquinamento, di sanità e in qualunque ambito dove il profi tto potrebbe prevalere sul ri-schio degli eff etti nocivi.

“Sotto gli asfalti dell’autostrada Bre.Be.Mi tonnellate di rifi uti radio-attivi. Sui tavoli della politica lombarda mazzette da 100mila euro. Il gioco è sempre lo stesso: l’imprenditore paga, l’assessore o il funziona-rio autorizza ciò che non andrebbe autorizzato. In mezzo una corte di intermediari: consulenti, uomini di banca, altri imprenditori, sindaci, consiglieri comunali. E tutti con la casacca della Compagnia delle Opere (CdO), l’associazione d’imprese e di imprenditori nata da un’idea di don Luigi Giussani, già fondatore di Comunione e Liberazione. Il particolare emerge dall’inchiesta ‘Fiori d’acciaio’ della procura di Brescia che il 30 novembre scorso ha portato in carcere un bel gruppetto di imprendi-tori e politici. Su tutti il vicepresidente del Consiglio regionale lombar-do Franco Nicoli Cristiani con casacca Pdl. Con lui il dirigente dell’Ar-pa Lombardia Giuseppe Rotondaro e anche Pierluca Locatelli, patron dell’omonima società che per la Bre.Be.Mi lavora con un appalto d’oro per la riconversione di rifi uti pericolosi in materie prime secondarie da stoccare sotto gli asfalti dell’autostrada nel tratto tra Cassano d’Adda e Chieri. Rifi uti che, sostengono i magistrati, non venivano per così dire depurati, ma ai quali veniva apposto comunque un certifi cato di validi-tà. E così taroccati spediti in cantiere. Il guadagno, enorme, stava sem-plicemente nel saltare il passaggio nell’impianto di separazione. Mate-riale malato, dunque. A tal punto che in un caso è risultato addirittura radioattivo. Ma questa non è solo la storia di imprenditori spregiudicati che pur di guadagnare mettono a rischio la salute dei cittadini. Questa è

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anche l’inchiesta che, forse più di altre, conferma il ruolo decisivo della Cdo nel fungere da raccordo tra i vari interessi politici e imprenditoriali” (‘il Fatto Quotidiano’, 8 dicembre 2011).

È indispensabile abolire il segreto di Stato sotto qualunque denomina-zione esso si presenti: obbligo della riservatezza, segreto d’uffi cio ecc.

I rifugi di segretezza non hanno altro fi ne se non quello di coprire le macchinazioni ordite dalle lobby nel nome del profi tto e della specula-zione a danno dei contribuenti.

Non c’è motivo di introdurre nelle pubbliche amministrazioni l’ob-bligo della riservatezza (sottile eufemismo per designare il segreto d’uf-fi cio) facendo addirittura rientrare il predetto obbligo nel contesto di un Codice Etico. L’Etica coincide con l’obbligo di non rivelare agli am-ministrati tutto quanto succede all’interno dei gabinetti ministeriali, degli organi statali, dei sottosegretariati regionali ecc., o non coincide, al contrario con il dovere di informare i contribuenti di tutto quanto succede, senza eccezione alcuna, all’interno di un qualsivoglia organo istituzionale?

Non vogliamo più saperne di segreti d’uffi cio che imbavagliano i pub-blici dirigenti e impediscono la libera trasmissione delle informazioni ai cittadini. Vogliamo, al contrario, saperne di più in merito alla segretez-za di certe sette religiose integraliste che dettano legge nelle più impor-tanti istituzioni pubbliche. La libertà d’espressione implica per ciascuno il diritto di interferire e di condurre indagini sulle misteriose società fi -nanziarie di certe sette religiose. Non c’è motivo di rispettare i santuari inviolabili di sette e comunità religiose che interagiscono pesantemente con la politica e la pubblica amministrazione.

È qui, nei territori da troppo tempo controllati dall’integralismo reli-gioso che la libertà d’espressione deve avere ragione sul potere aff aristi-co che vuole prevalere in ogni dove.

Sempre più di frequente si costituiscono spontaneamente associazio-ni di cittadini per opporsi alla deturpazione del paesaggio, all’insedia-mento di industrie inquinanti ecc. È tempo di rimuovere i vincoli che impediscono ai dirigenti pubblici di trasmettere informazioni dirette alla cittadinanza col rischio di esporsi alla sospensione dal lavoro.

Non vogliamo più saperne di medici costretti a trasmettere infor-mazioni a titolari d’inchieste giornalistiche attraverso l’anonimato per paura di ritorsioni.

Siamo sicuri che nella sanità lombarda non esistono più gli “orrori”?

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Capitolo 6:Comunione e Liberazione: avversione per le donnee amore per il lusso

Castità, povertà, obbedienza. Sono queste le Regole dei Memores Domini, i nuclei d’acciaio di Co-

munione e Liberazione, di cui Roberto Formigoni fa parte. E avversione per le donne: secondo quanto riferitomi anche dai fuorusciti dal movi-mento.

Che Comunione e Liberazione sia un ambiente misogino è fi n trop-po noto. CL comanda l’intera sanità lombarda: quante sono le donne ai vertici delle pubbliche aziende ospedaliere?

Ciò che impressiona è il fatto che, all’alba del terzo millenio, nelle conventicole segrete dei Memores Domini si continui a bandire attra-verso la censura libraria (una specie di Inquisizione medievale sulle letture pericolose) tutte le opere sull’Illuminismo, in particolare quello Francese e, in generale, sul pensiero moderno (da Cartesio a Kant) e non si disdegni, secondo quanto riferitomi dai fuorusciti, la letteratura misogina di Tertulliano, Clemente Alessandrino e Giovanni Crisostomo le cui sozze ondate si sollevano più alte che mai contro l’intero universo femminile.

Non solo i nuclei d’acciaio di CL ma l’intero contesto di CL è forte-mente misogino.

Trattasi di una misoginia accuratamente celata per non dar l’impres-sione di apparire, anche sotto questo aspetto, retrogradi e oscurantisti rispetto alla tanto odiata modernità? Tutt’altro.

Esistono Direttori Generali di pubbliche aziende ospedaliere di CL che non si fanno alcuno scrupolo nel manifestare apertamente la loro profonda irritazione nel trovarsi di fronte al tavolo delle trattative sin-

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dacali, medici di sesso femminile. La stessa produzione scientifi ca sul ruolo della donna nel mondo di CL è unanime e categorica: “CL non è per nulla sfi orata dall’emergere della questione femminile… Le don-ne hanno limitate funzioni dirigenti nel gruppo e rispetto alla famiglia sono considerate le custodi del focolare domestico. L’emancipazione femminile non rientra nel vocabolario ciellino…” (Ottaviano Franco, Gli estremisti bianchi: Comunione e liberazione, un partito nel partito, una chie-sa nella chiesa, Datanews, Roma, 1986, pag. 61).

All’interno della comunità la donna riveste un ruolo subalterno. Non per nulla, “i leaders sono preti e nel movimento vi è la esaltazione dialet-tica della verginità monastica e delle doti della buona-madre-di-famiglia cristiana-cattolica, come se il dibattito sulla condizione femminile fosse insorto su un altro pianeta…” (S. Bianchi, A. Turchini curr., Gli estremi-sti di centro, Rimini-Firenze, Guaraldi, 1975, pag. 22).

Del voto di povertà di Formigoni non si è mai accorto nessuno. Amore sfrenato per il potere, sopraff azione, ira e sete di vendetta:

sono invece ben note queste passioni del ciellino Formigoni. E amore per il lusso sregolato, per il lusso che off ende, per quel lusso superfl uo che pesa come un insopportabile macigno sulla piaga della disoccupa-zione giovanile. È questa un’altra delle passioni del ciellino Formigoni, del Memores Domini Formigoni, di colui che, al pari degli altri Memores Domini, dice di aver abbracciato il voto di povertà.

Che Formigoni fosse comproprietario di uno yacht (l’Obelix) di 15 metri, con due motori da 400 cavalli, lo abbiamo letto tante volte sui giornali. Comproprietario con chi? Con cinque persone, tra le quali il Memores Domini Fabrizio Rota, suo ex segretario particolare, e Oriana Ruozi, moglie del ciellino Marco Mazarino De Petro.

Ma non si tratta solo di questo: è in un più ampio contesto di stile di vita che va inquadrata la sfrenata e insopportabile ossessione per il lusso del Memores Domini Formigoni.

Sono io a dirlo? Tra le fonti che potrei citare, mi limito a riportare quella dell’Espresso del 21 gennaio 2010:

Formigoni come Brad Pitt.Vacanze di lusso ai Caraibi per il presidente della Regione Lombardia.

In un rifugio per veri ricchi con sette bagni, maggiordomo e ristoranti annessi

L’ex vicepresidente Usa Al Gore. I divi di Hollywood Brad Pitt e Den-zel Washington. E il nostro Roberto Formigoni. Il presidente della Re-gione Lombardia anche quest’anno ha passato le vacanze di Capodanno

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ad Anguilla nei Caraibi. E si è concesso una villa ipermoderna da vero Creso, come prima di lui le anzidette celebrità. Parliamo di Shoal Bay West, la baia più esclusiva sulla punta ovest dell’isola, dove il riservatis-simo Formigoni si è infi lato all’Altamer Resort, un tipico “celebrity ca-che”, rifugio per ricchi e famosi, a pochi metri dalle acque turchesi della baia. Ha occupato, con alcuni amici, una candida villa delle tre, Russian Amethyst, Brazilian Emerald, African Sapphire, che sono disponibili a prezzi addirittura stellari: per una settimana dai 42 mila ai 48 mila dol-lari (29-33 mila euro, più 20 per cento di tasse). Un relax da sultani: cinque camere da letto, sette bagni, ascensore, piscina, campi da tennis, centro fi tness, media room e amenità diff use. Un maggiordomo, otto persone di servizio e un ristorante creolo-francese gestito dallo chef Maurice Leduc completano questo Eden esagerato persino per un cat-tolico edonista. E tuttavia, assicurano testimoni oculari, è il terzo anno che Formigoni (avarizia lecchese?) indossa lo stesso bermuda rosa.”.

Tra i vari commenti a margine dell’articolo dell’Espresso riporto questo:

“Formigoni. Nomen omen. La regina del formicaio CL con migliaia di adepti operosi in compagnia per incassare dalla regione ogni sorta di contratti, incarichi e prebende. Meraviglioso!Inviato da move49 il 22 gennaio 2010 alle 22:13”.

Leggevo questi commenti mentre pranzavo con i combattivi studenti della Sinistra Universitaria di Milano che non hanno mancato di ag-giungere altri commenti.

“Roberto uno di noi”, così recitava il suo slogan elettorale. Uno di noi? Quanti sono quelli che si possono permettere vacanze da 29-33 mila euro per settimana più 20 per cento di tasse? Un giornalista capo redattore o capo servizio di un quotidiano nazionale può permetterse-lo? Gli stessi esponenti del mondo accademico non possono certo per-mettersi simili amenità. Un professore universitario associato con uno stipendio netto mensile di 3700 euro non può andare a Shoal Bay West e non ci andrebbe neppure se potesse: gli intellettuali, solitamente, non amano le amenità e il lusso sregolato.

Certi Memores Domini invece, che della parola “cultura” non voglio-no neppure sentir parlare, che guardano gli intellettuali come si guarda la peste, che nel loro lontano passato hanno letto libri di don Massimo Camisasca ma non certo Raoul Vaneigem, amano sfogare le loro pas-sioni in questi posti super esclusivi per multimiliardari. E da questi po-sti per multimiliardari Formigoni ha pregato sei volte al giorno e ha

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dedicato almeno un’ora alla meditazione come prescrive la Regola dei Memores Domini?

Ciò che irrita la pubblica opinione è vedere il Memores Domini For-migoni ostentare il voto di “povertà” frequentando luoghi che “insulta-no la miseria”.

Il 17 luglio 2011, nel commentare la manovra economica, Formigoni parla di sacrifi ci tra gli yacht della lussuosa Porto Cervo. Un paradosso che il web non gli ha perdonato.

Sentire poi Formigoni che da una località turistica, con tanto di yacht sullo sfondo, parla al Tg3 della necessità di tagliare i costi della Casta politica è ancor più paradossale.

Scrive Eleonora Bianchini su “il Fatto Quotidiano”: “È giusto che agli italiani vengano richiesti sforzi e sacrifi ci dalla manovra, ma che la Ca-sta non venga toccata?... E purtroppo, ‘dobbiamo dire che la manovra era necessaria’, anche se le tasche da svuotare sono quelle dei contri-buenti. A commentare la scure della fi nanziaria che si abbatte contro i piccoli risparmiatori è il Presidente della Regione Lombardia Roberto Formigoni. Che, però, ha l’ardore di dirlo in diretta al Tg3 serale di ieri in collegamento da Porto Cervo sullo sfondo di yacht e barche a vela.Sul web circola il video e twitter raccoglie commenti impietosi e spa-zientiti nei confronti del governatore...Anche i commenti su YouTube lasciano trapelare il disgusto per le dichiarazioni di un Formigoni ri-lassato e abbronzato che si staglia su uno scenario di imbarcazioni di lusso. Frankie88 nota: ‘Ma che coraggio ha uno così! Io schifo questa classe politica! Non starò più fermo a guardare!’, mentre altri utenti si limitano a commenti laconici, tra cui ‘buff one’, ‘pagliaccio’ e ‘ladro’. Glu-glugluguy invita invece il presidente del Pirellone “a lavorare con 1000 euro al mese” (“il Fatto Quotidiano”, 17 luglio 2011).

Tra i diversi commenti riportati su “il Fatto Quotidiano” mi limito a questo di Angheledo del 17 luglio 2011:

“La credibilità di questo misero pseudocattolico parla da sola, è tut-ta rappresentata sullo sfondo dell’immagine in cui rilascia l’intervista.Non hanno nemmeno il pudore di nascondere il lusso in cui vivono.Stipendi faraonici per loro e povertà plebea per noi. In piazza subito e liberiamo il Paese da questa classe sanguisuga.”.

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Il video con l’intervista di Formigoni a Porto Cervo viene riportato anche su “la Repubblica.it” del 17 luglio 2011 accompagnato dal seguen-te titolo: Formigoni parla di sacrifi ci tra gli yacht, il web non lo perdona.

Il medesimo video sul “Corriere.it” del 17 luglio 2011 è così intitola-to: E Formigoni abbronzato scatena l’amara ironia della rete.

Condivido l’idea di chi ha commentato che Formigoni dovrebbe vive-re con 1000 euro al mese.

I Francesi scendono in piazza per contrastare le stridenti disegua-glianze di stipendi tra i manager e i dipendenti del settore privato. In Francia i dipendenti sequestrano i manager del settore privato per 48 ore.

Si è mai visto sequestrare per 48 secondi quei ciellini che percepisco-no stipendi da 1,3 milioni di euro l’anno per dirigere società pubbliche?

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Capitolo 7:Comunione e Liberazione: questioni aperte

Non solo consiglieri regionali della Lombardia ma anche consiglieri di altre Regioni hanno chiesto, di loro iniziativa, di incontrarmi per par-larmi di questioni inerenti la vita privata di Formigoni: mai scritto nulla in proposito.

Mi son persino astenuto dal riportare, nel mio precedente libro su CL, i giudizi assassini formulati da noti esponenti della politica e da alti prelati ciellini su Formigoni.

L’obiettivo del mio precedente libro era attaccare lo strapotere di CL e, subito dopo la mia “illegittima” sospensione dal lavoro, pubblicizzata dalla Gabanelli nella trasmissione Report del 2 maggio 2010, le reazio-ni non si sono fatte attendere: molti medici hanno chiesto di potermi incontrare per riferirmi ciò che avviene all’interno di certe pubbliche aziende ospedaliere lombarde chiedendomi la garanzia dell’anonimato: è noto il detto che “dall’ira di CL non si salva nessuno”. Li ho ascoltati, ho raccolto tutte le loro informazioni in fascicoli che conservo all’estero, e non le ho mai rese pubbliche: sul mio collo grava la corda dell’obbli-go della riservatezza previsto dal cosiddetto Codice Etico della Regio-ne Lombardia, obbligo simile al famigerato segreto di Stato, come se i contribuenti non avessero il diritto ad essere informati su come viene gestita la cosa pubblica!

A chiedermi di incontrarmi sono stati anche i fuorusciti dal movi-mento di CL: ho ascoltato casi di persone emarginate dal movimento perché colpevoli di aver messo incinte le loro fi danzate prima del matri-monio; di ragazzi che non avevano più alcuna relazione con la famiglia perché diversamente dai loro fratelli non accettavano di far parte di CL; di persone ostacolate nella carriera professionale perché colpevoli di re-

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lazioni extra coniugali; di giovani che avrebbero voluto lasciare il movi-mento per unirsi civilmente con persone non credenti ma non potevano farlo per paura di perdere il lavoro.

Ciò che colpisce è la diff usa tendenza di CL a muoversi, in tutti i con-testi, all’insegna della segretezza. Secondo quanto riferitomi da alcu-ni medici laici della Cgil, nelle pubbliche aziende ospedaliere i ciellini costituiscono delle cellule chiuse e comunicano tra loro attraverso un meta-linguaggio apocrifo che nessuno, al di fuori di loro, è in grado di decifrare.

Se l’intero contesto di CL si muove in un ambito chiuso, una sorta di fratellanza massonica impregnata di integralismo cattolico, è all’in-terno dei Memores Domini, dei nuclei d’acciaio di CL, che la segretezza assume connotazioni decisamente inquietanti.

Esistono tre categorie di ciellini.I Memores Domini rappresentano il corpo scelto di Comunione e Li-

berazione; adottano le regole dell’obbedienza, della castità e della falsa povertà; vivono in comunità tra di loro e non devono rivelarsi al pub-blico.

Poi esistono i ciellini doc, coloro che aderiscono e credono nel movi-mento senza essere vincolati alla predetta regola della castità: si sposa-no tra di loro, si assicurano il lavoro tra di loro, pregano tra di loro, si frequentano solo tra di loro e rappresentano sostanzialmente la base del movimento.

Esistono infi ne i cosiddetti ciellini per convenienza: categoria diff usa soprattutto nell’ambito della sanità pubblica lombarda dove per poter avanzare in termini di carriera o anche semplicemente per sopravvive-re, altro non resta che aggregarsi al gruppo dominante.

All’interno dei Memores Domini, l’obbedienza rappresenta una rego-la ferrea. I Memores Domini devono rendere conto di tutto e obbedire in tutto ai superiori del movimento.

Anche per quanto concerne l’esercizio delle funzioni pubbliche?

Franco Bassanini, Stefano Rodotà e Gustavo Minervini hanno chiesto di conoscere, attraverso un’interpellanza parlamentare sull’Opus Dei:

(…)2) se rispondono a verità le notizie di stampa secondo cui tale asso-

ciazione sarebbe retta da statuti o codici segreti, i quali impongono la segretezza sulle attività sociali e sull’appartenenza dei soci alla organiz-zazione;

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3) se rispondono a verità le notizie di stampa secondo cui i predetti statuti o codici stabilirebbero come “mezzo peculiare” del conseguimen-to degli scopi sociali l’accesso dei soci a “cariche pubbliche, in particolare quelle direttive”, e vincolerebbero i soci all’obbedienza nei confronti dei superiori nella gerarchia associativa anche per quanto concerne l’eserci-zio delle funzioni pubbliche;

Le stesse domande non andrebbero rivolte, a maggior ragione, ai Me-mores Domini di Comunione e Liberazione vista la spaventosa infl uenza che costoro esercitano nelle pubbliche istituzioni lombarde? Ha scritto Eugenio Scalfari: “Negli ospedali, nell’assistenza tutto è diretto da 4 o 5 persone che si riuniscono in cenobi sotto forma di castità o qualcosa di simile…”. Pinotti ha evidenziato che i Memores “non devono rivelarsi al pubblico” (La lobby di Dio, pag. 318).

Se le allarmanti dichiarazioni di Scalfari e di Pinotti fossero state scritte dal Direttore di “Le Monde”, le pubbliche autorità Francesi si sa-rebbero fermate di fronte alle semplici risposte degli interessati?

CL è più potente della mafi a a Palermo. Ma è soprattutto questa in-visibilità a gettare una luce inquietante su questo potere: non è dato conoscere i volti, i nomi, di quei pochi che comandano tutto.

Nella Regione Lombardia c’è una giunta che si riunisce regolarmente con i suoi assessori e un presidente imponente che la presiede. Questa è la facciata esterna, temibile e maestosa. Ma mentre le dichiarazioni del vergine, casto e virtuosissimo presidente della Regione Lombardia rim-bombano costantemente su RAI-CL, chi sono quelle 4-5 persone, altret-tanto caste e virtuose, che dirigono tutto nella sanità e nell’assistenza?

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Capitolo 8:I Memores Domini di Comunione e Liberazione:un’associazione segreta?

Non è importante sapere se i Memores Domini fanno uso del cilicio o mortifi cano i loro corpi con la frusta. La collettività ha invece il dirit-to di sapere se l’associazione dei Memores Domini è una associazione segreta. La collettività ha il diritto di conoscere l’identità di quei poten-tissimi personaggi che dirigono le più importanti istituzioni pubbliche lombarde. Da dove dirigono tutta la sanità? Dall’interno e nel chiuso dei loro stessi cenobi?

Formigoni, il Presidente della Regione Lombardia, è un Memores Do-mini: obbedisce ai superiori della gerarchia associativa anche per quan-to concerne l’esercizio delle funzioni pubbliche? Sono proprio queste le domande che il deputato Maurizio Turco, PD (delegazione Radicali), ha posto al Presidente del Consiglio dei Ministri e al Ministro dell’Interno attraverso la seguente interpellanza sottoscritta da altri 5 deputati:

Interrogazione a risposta scritta 4-13492 presentata dal deputato Maurizio Turco giovedì 6 ottobre 2011, seduta n.530 e sottoscritta dai deputati Marco Beltrandi, Rita Bernardini, Maria Antonietta Farina Co-scioni, Matteo Mecacci, Elisabetta Zamparutti.

Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell’interno.

Premesso che:

- dagli organi di stampa e, in particolare, da due libri intitolati Co-munione e Liberazione: assalto al potere in Lombardia» di Enrico De Alessandri, edito da Bepress, 2010, nonché «La lobby di Dio. Fede, aff ari e politica. La prima inchiesta su Comunione e Liberazione e la Compa-

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gnia delle opere» di Ferruccio Pinotti, edito da Chiarelettere, 2010, è emerso che:

- Comunione e Liberazione (CL) esercita un’infl uenza sui mezzi di comunicazione decisamente superiore a quella di qualsiasi altra orga-nizzazione, movimento politico o associazione di interessi esistenti in Italia; e, peraltro, i giornalisti che militano in questo movimento sono inseriti in quasi tutti i maggiori quotidiani nazionali costituendo, anche nell’ambito massmediale, una inquietante infl uenza dominante;

- in Lombardia, luogo privilegiato di azione del movimento, esponen-ti ed aderenti a CL occupano largamente posti di rilievo in tutti i cen-tri di potere della regione (dai direttori generali ai dirigenti delle unità organizzative nei più importanti assessorati, dai direttori generali delle pubbliche aziende ospedaliere ai primari, dagli amministratori delegati ai presidenti delle società di trasporto, dai direttori generali degli enti e delle agenzie regionali ai consigli di amministrazione delle società a capi-tale pubblico della regione Lombardia operanti in ambiti strategici come le infrastrutture, l’ambiente e altro) costituendo, di fatto, una situazione di potere «dominante»; infatti, questa situazione di potere «monopoli-stico» è stata denunciata, come allarmante, sul “Corriere della Sera” del 7 giugno 2005 anche da alcuni esponenti istituzionali dello stesso parti-to del governatore lombardo attraverso la seguente vibrata protesta: «Il ruolo e il potere che hanno assunto Formigoni e il sistema connesso di Comunione e Liberazione e della Compagnia delle Opere determinano la quasi totalità delle scelte politiche e amministrative, di fronte a un peso elettorale che non raggiunge un decimo dei voti di Forza Italia»;

- tale capacità di infl uenza di CL può determinare, di fatto ed anche sotterraneamente, non solo «sudditanza psicologica» ma inaccettabili situazioni discriminatorie per le singole persone: si pensi alle diffi coltà di avanzamento in termini di carriera per i medici che non appartengono a CL nell’ambito di precise strutture pubbliche o, peggio, agli illegittimi provvedimenti di sospensione dal lavoro adottati nei confronti di coloro che, attraverso pubblicazioni, hanno criticato il potere monopolistico di CL nelle pubbliche istituzioni lombarde (il tribunale di Milano, con sentenza del 20 gennaio 2011, ha dichiarato illegittima la sospensione dal lavoro del dottor Enrico De Alessandri, l’ex Direttore del centro re-gionale emoderivati, per aver scritto il libro «Comunione e Liberazione: assalto al potere in Lombardia», edito da Bepress);

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- le regole che caratterizzano i Memores Domini, ovvero il cosiddetto gruppo adulto di CL, si fondano sull’obbedienza e sulla «segretezza» (Pi-notti, pag. 318), e quest’ultimo elemento della segretezza è ampiamen-te sviluppato anche da De Alessandri nel suo libro su CL. Si conoscono i nomi dei Memores Domini che occupano importanti cariche pubbliche, ma non si conosce l’identità degli altri in quanto «i Memores, pur essen-do chiamati a lavorare e guadagnare, non devono rivelarsi al pubblico» (Pinotti, pag. 318);

- sono stati sollevati interrogativi dallo stesso Pinotti presso la pub-blica opinione secondo cui: «Formigoni è un uomo politico e un alto am-ministratore della Repubblica: a chi va quindi la sua obbedienza, oltre che al popolo italiano? Ai superiori del gruppo religioso? Tra gli aspetti di questa obbedienza fi gura anche il suo lavoro, e non è assurdo pensare che Formigoni ne discuta con i suoi superiori» (Pinotti, pag. 345);

- il problema è serio in via generale, ed emerge con particolare evi-denza anche in considerazione del caso di una regione come la Lombar-dia, che risulta avere un bilancio pari a quello di un piccolo Stato;

- la questione rappresentata dovrebbe essere approfondita, ad avvi-so degli interroganti, anche alla luce della disciplina delle associazioni segrete di cui alla legge 25 gennaio 1982, n. 17: In particolare va tenuto presente quanto stabilito dall’articolo 1, secondo il quale costituiscono associazioni segrete «quelle che, anche all’interno di associazioni palesi, occultando la loro esistenza ovvero tenendo segrete congiuntamente fi -nalità è attività sociali ovvero rendendo sconosciuti, in tutto od in parte ed anche reciprocamente, i soci, svolgono attività diretta ad interferire sull’esercizio delle funzioni di organi costituzionali, di amministrazio-ni pubbliche, anche ad ordinamento autonomo, di enti pubblici anche economici, nonché di servizi pubblici essenziali di interesse naziona-le» – nonché dall’articolo 4, in materia di sanzioni disciplinari irrogabili ai dipendenti pubblici in relazione all’appartenenza a tali associazioni: tale articolo in particolare stabilisce che i dipendenti pubblici per i quali risulti, sulla base di concreti elementi, il fondato sospetto di apparte-nenza ad associazioni segrete, possono essere sospesi dal servizio, valu-tati il grado di corresponsabilità nell’associazione, la posizione ricoperta dal dipendente nella propria amministrazione nonché l’eventualità che la permanenza in servizio possa compromettere l’accertamento delle responsabilità del dipendente stesso. Le amministrazioni competenti

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devono quindi inviare immediatamente gli atti all’autorità giudiziaria e promuovere l’azione disciplinare -:

Per sapere

- se, per quanto risulta al Governo, sussistano i presupposti per l’eser-cizio di poteri di competenza di cui alla legge n. 17, del 1982;

- se il Governo non ravvisi l’opportunità di disporre approfondite indagini per verifi care se alti amministratori pubblici appartenendo ai Memores Domini si siano vincolati all’obbedienza nei confronti dei su-periori nella gerarchia associativa anche per quanto concerne l’esercizio di funzioni pubbliche;

- se il Governo non intenda adottare iniziative normative volte ad assicurare, ferma restando ogni garanzia costituzionale in materia di libertà di associazione, che l’esercizio di pubbliche funzioni, ad ogni li-vello, si svolga secondo princìpi di trasparenza ed imparzialità, senza essere infl uenzato da vincoli associativi esterni di natura interamente o parzialmente segreta.

Il giorno successivo alla presentazione della suddetta interrogazione rivolta al Presidente del Consiglio dei ministri e al Ministro dell’interno, il deputato Maurizio Turco mi ha rilasciato l’intervista che segue.

Enrico De Alessandri: Tu hai presentato un’interrogazione parlamen-tare per far luce su una questione profondamente sentita dalla pubblica opinione: la “segretezza” dell’associazione dei Memores Domini. Il 25 febbraio 1986, i deputati Franco Bassanini, Stefano Rodotà e Gustavo Minervini presentarono un’interpellanza sull’Opus Dei per chiedere “se rispondono a verità le notizie di stampa secondo cui tale associazione sarebbe retta da statuti o codici segreti, i quali impongono la segretez-za sulle attività sociali e sull’appartenenza dei soci all’organizzazione”. L’allora Ministro dell’Interno Oscar Luigi Scalfaro rispose che “L’Opus Dei non è segreta né in linea di diritto né in linea di fatto; il dovere di obbedienza riguarda esclusivamente materie spirituali (…). Dunque, né il Governo né il Ministero dell’Interno in particolare possono legittima-mente assumere iniziative nei riguardi dell’Opus Dei, o disporre a suo carico indagini o verifi che”. Non ti aspetti una risposta analoga per la tua interpellanza sui Memores Domini?

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Maurizio Turco: Non mi stupirei di una risposta analoga a quella già data a Bassanini, Rodotà e Minervini per l’Opus Dei. Sarà invece molto più proba-bile che non risponderanno aff atto.

EDA: Franco Bassanini replicò duramente al Ministro dell’Interno: “È proprio di costoro, invece, che interesserebbe conoscere l’appartenenza o meno all’Opus Dei, per stabilire, ai fi ni dell’applicazione della legge n.17, se esistano situazioni che potrebbero confi gurare una violazione della norma di legge che impedisce, mediante associazioni segrete, di interferire nell’esercizio delle funzioni pubbliche, sovrapponendo il vin-colo associativo “coperto” all’obbligo di lealtà e fedeltà alla Costituzio-ne.”

MT: Bassanini disse di più nella sua replica: “Non è compito del Governo, delle autorità dello Stato, di fronte a sospetti e quesiti, andare oltre gli sta-tuti formali e la risposta degli interessati?” La stessa questione si ripropone per i Memores Domini. E a maggior ragione. Se si considera l’infl uenza che i Memores Domini esercitano nelle pubbliche istituzioni lombarde, sarebbe opportuno condurre approfondite indagini per verifi care se l’appartenenza ai Memores Domini di alti amministratori della Repubblica, vincolerebbero i soci all’obbedienza nei confronti dei superiori nella gerarchia associativa an-che per quanto concerne l’esercizio delle funzioni pubbliche.

EDA: Nell’ambito dell’aff are Oil for food il Tg3 Lombardia ha omesso di dare notizia dell’iscrizione nel registro indagati di un Memores Do-mini, ex segretario particolare di Formigoni in Regione, suscitando una vibrata protesta da parte di tre parlamentari (Carra, Calzolaio e Soda-no), che in una lettera inviata al presidente RAI aff ermano testualmen-te: “Il fatto che il Tg3 Lombardia non abbia dato notizia dell’iscrizione nel registro degli indagati di uno stretto collaboratore di Formigoni, fer-ma restando la presunzione di innocenza, la dice lunga sul clima che si respira in Rai. Non rendere conto di una vicenda così importante è non solo irrispettoso verso il pubblico che ha il diritto di essere informato, ma anche verso i tanti professionisti che lavorano nell’azienda”.

MT: La lettera di protesta inviata al Presidente RAI dai predetti parla-mentari rappresenta un atto dovuto di fronte a un’omissione che, per la sua gravità, si commenta da sola. Purtroppo non rappresenta l’eccezione ma la regola: se si eccettua l’aff are Why not? che ha avuto come protagonista l’ex Presidente della Compagnia delle Opere della Calabria, al quale il servizio

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pubblico televisivo ha dedicato qualche manciata di secondi, si può aff ermare che dei numerosissimi scandali aff aristici di CL e della Compagnia delle Ope-re la RAI non si è mai occupata.

EDA: Il Tribunale di Milano, con sentenza del 20 gennaio 2011, ha dichiarato illegittima la mia sospensione dal lavoro per aver scritto il li-bro “Comunione e Liberazione: assalto al potere in Lombardia”. Il 1 feb-braio, Carlo Monguzzi, Giuseppe Civati e i rappresentanti della Sinistra Universitaria di Milano, per indurre il servizio pubblico televisivo a dare notizia della predetta sentenza, hanno organizzato una manifestazione davanti alla RAI di Corso Sempione di Milano con cartelli che riportava-no la scritta: “La Regione è di CL. La RAI no”. Durante la manifestazio-ne, Carlo Monguzzi ha rilasciato un’intervista al giornalista Emiliano Silvestri di Radio Radicale aff ermando: “Verifi chiamo che anche la RAI è di CL, siamo qui sotto la RAI, escono un sacco di giornalisti, ci salutano, ma io penso che anche la RAI abbia avuto ordine da CL, come la Regio-ne ha avuto ordine da CL, che di questo argomento non si può parlare, perché su questo argomento ha torto CL, e CL non può avere torto”. Il microfono di Silvestri passa quindi a Civati: “De Alessandri ha fatto una giusta causa, l’ha vinta, non si capisce perché nessuno chieda scusa…” I Tg nazionali hanno sorvolato totalmente la sentenza in argomento: cosa ne pensi?

MT: Che alla luce dei fatti le aff ermazioni di Monguzzi appaiono fondate. E che qualcuno, come ha detto Civati, avrebbe dovuto chiederti scusa. A co-minciare da quei politici che, in Consiglio Regionale, avevano avallato – pri-ma della sentenza del Tribunale di Milano – il provvedimento di sospensione nei tuoi confronti a seguito delle interrogazioni presentate da Monguzzi e Civati. CL, si sa, non chiede mai scusa. Il tuo però è un caso unico: non si è mai visto sospendere un funzionario della pubblica amministrazione per aver scritto un libro critico su un movimento ecclesiale. Il problema è, come ha scritto Pinotti su “Il Fatto quotidiano”, parlando ampiamente della tua sospensione dal lavoro, che: “Chi tocca CL muore”.

Credo che il servizio pubblico radiotelevisivo avrebbe dovuto quindi dare notizia della sentenza del Tribunale di Milano. La RAI è una proprietà di tutti i contribuenti che pagano il canone e che hanno il diritto di essere infor-mati su questioni di pubblico interesse. Ma la RAI è occupata dai partiti che si spartiscono tutto: dall’usciere all’ultima notizia. Stando però bene attenti a non pestarsi davvero i piedi l’uno con l’altro. Credo che sia abbastanza chiaro ed evidente che il gioco è truccato! Da radicale che con il Partito radicale ha

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fatto della battaglia sul diritto del cittadino ad essere informato una lotta cardine contro il regime partitocratico credo che solo vincendo questa batta-glia sarà possibile uscire da questa “democrazia reale” antidemocratica.

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Capitolo 9:Le segretissime e misteriosissime società fi nanziariedei Memores Domini (di Gianni Barbacetto)

Sono il nucleo d’acciaio di Comunione e liberazione: i Memores Do-mini “seguono una vocazione di dedizione totale a Dio vivendo nel mondo”. S’impegnano alla “contemplazione, intesa come memoria tendenzialmen te continua di Cristo”, e alla “missione, cioè alla passione a portare l’annuncio cristiano nella vita di tutti gli uomini”. Il fonda-tore di Cl, don Luigi Giussani, ha voluto anche questa superstruttura di laici completamente dedicati all’organizzazione (come i “numerari” dell’Opus Dei). Li ha voluti impegnati “a seguire una vita di perfezione cristiana” attraverso la pratica dei tre voti di obbedienza, povertà e ca-stità. “L’obbedienza, nel senso che lo sforzo spirituale e la vita ascetica sono facilitate e autenticate da una sequela; la povertà, come distacco da un possesso individuale del denaro e delle cose; la verginità, come rinuncia alla famiglia per una dedizione anche formalmente più totale a Cristo”.

Fanno vita in comune, condividendo appartamenti in cui vivono in gruppi da tre a dodici associati, e sono presenti in 32 Paesi del mondo. Il più noto dei Memores Domini è Roberto Formigoni: oggi presidente della Regione Lombardia e domani – a Dio piacendo – candidato alla successione di Silvio Berlusconi.

I Memores, nucleo d’acciaio di Comunione e Liberazione, fanno dun-que voto d’obbedienza, castità e povertà. Ma due di loro sono a giudizio per aver mentito sui soldi che maneggiavano. Sono Alberto Perego e Alberto Villa, appartenenti al medesimo gruppo di cui fa parte Formi-goni. Il loro processo ha ingredienti da Codice Da Vinci, è una complicata storia in cui s’intrecciano contratti petroliferi e tangenti internazionali, società di diritto irlandese e una misteriosa fondazione di Vaduz, una

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barca a vela (“Obelix”) usata da Formigoni e amici, conti svizzeri cifrati e soldi in contanti stipati in una scatola nascosta sotto il letto.

Perego e Villa devono rispondere ai giudici della settima sezione del tribunale di Milano – prima udienza il 22 novembre 2011 – dell’accusa di aver rilasciato “dichiarazioni mendaci” al pm che li stava interrogando come persone informate sui fatti nell’ambito dell’inchiesta Oil for food. Hanno mentito, secondo la procura di Milano, sui soldi dei Memores Do-mini, il supergruppo di CL. Per questo il processo a Perego e Villa potrà essere l’occasione per capire qualcosa di più delle misteriosissime e segre-tissime strutture fi nanziarie manovrate dai confratelli di Formigoni.

Petrolio e bugie

Tutto parte dallo scandalo internazionale Oil for food, scoppiato nel 2004, quando un’indagine americana scopre che durante l’embargo all’Iraq, Saddam Hussein, all’ombra del programma Onu che permette-va di scambiare petrolio con cibo e medicine, assegnava contratti pe-troliferi a prezzi di favore in cambio di robuste mazzette impiegate per sostenere il regime (e poi, dopo l’invasione Usa, per fi nanziare la guer-riglia e il terrorismo).

Coinvolti nel gioco, grandi compagnie e piccoli trader petroliferi, ma anche singole persone ed esponenti politici di una cinquantina di Pa-esi del mondo. Tra questi, Roberto Formigoni che, in nome della sua amicizia con il cristiano Tareq Aziz, allora braccio destro di Saddam, ha ricevuto contratti per 24,5 milioni di barili: la più massiccia tra le asse-gnazioni fatte a soggetti italiani. Poiché Formigoni non fa il petroliere, i contratti sono stati gestiti da aziende suggerite dal governatore: la Co-gep della famiglia Catanese e la Nrg Oils di Alberto Olivi.

Così una piccola impresa come la Cogep si è trovata di colpo a passare dalle autobotti alle petroliere. In cambio, secondo l’accusa, avrebbe pa-gato tangenti per 942 mila dollari in Iraq e 700 mila a mediatori italiani. La Nrg Oils avrebbe pagato invece almeno 262 mila dollari. La Cogep era già stata coinvolta nello scandalo dei petroli e i suoi titolari erano già stati condannati nel 1982 per contrabbando internazionale, ma i Cata-nese sono tra i fondatori della Compagnia delle Opere, l’associazione di imprese promossa da uomini di Cl, e questo dev’essere stato suffi ciente per meritare la segnalazione di Formigoni a Saddam.

La costola italiana dell’indagine Oil for food è stata portata a termine dal pm Alfredo Robledo e da una squadretta di investigatori della Guar-

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dia di fi nanza e dei Carabinieri (Virgilio Pomponi, Domenico Siravo, An-tonio Amato, Giovanni Anchora, Giandiego Mercurio, Alfonso Mellone, Antonio Marotta) che hanno avuto elogi ed encomi internazionali per il contributo dato alle indagini su questo scandalo mondiale e sono riusci-ti a ottenere le prime condanne al mondo per Oil for food.

È stato condannato in primo grado e in appello, ma poi salvato dalla prescrizione, anche Marco Giulio Mazarino De Petro, amico e collabora-tore di Formigoni, nonché suo intermediario con l’Iraq. Nella sua inda-gine, Robledo solleva il velo sul “Codice De Petro”, le attività fi nanziarie dei Memores Domini, che ruotano attorno a tre società estere chiamate Candonly e a una fondazione di Vaduz di nome Memalfa. Gli uomini che le manovrano sono, oltre a De Petro, tutti Memores del gruppo di For-migoni: Alberto Perego, Alberto Villa, Fabrizio Rota, Mario Villa, Mario Saporiti. Perego, commercialista nato a Brugherio, è stato anche l’orga-nizzatore e il tesoriere delle campagne elettorali di Formigoni.

Loro negano tutto, sostengono di non avere nulla a che fare con so-cietà off shore e conti esteri. In particolare, durante le indagini di Roble-do su Oil for food, Alberto Perego ha messo a verbale quattro negazioni. Uno: “Non ho mai avuto rapporti commerciali con la Alenia Marconi Systems SpA”. Due: “Non ho alcun conto in Svizzera”. Tre: “La società irlandese Candonly Ltd non è mai stata usata da me per i miei aff ari”. Quattro: “La Fondazione Memalfa non ha nulla a che vedere con i Me-mores Domini”. Quattro “aff ermazioni mendaci”, secondo la procura di Milano, che per il reato di false dichiarazioni al pm ha disposto la cita-zione diretta a giudizio per Perego e per Alberto Villa, che a sua volta ha invece mentito, sempre secondo la procura, quando è stato ascoltato nel 2006 su un suo assegno circolare da 10 mila euro emesso dalla fi liale di Concorezzo di banca Intesa.

Ma per comprendere questa intricata vicenda, bisogna arrivare fi no in Irlanda.

La società una e trina

La procura di Milano, seguendo la pista dei soldi, ha scoperto la so-cietà che ha incassato corposi “ringraziamenti” per i contratti petroliferi e non solo. È la Candonly, una società una e trina. La prima Candon-ly nasce nel 1991 a Dublino. “Mandante Sig. Alberto Perego”, dice un memo riservato interno della Fidinam, notissima fi duciaria svizzera che lavora anche per Alberto Perego. Che cosa se ne fa Perego di una

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società irlandese? La usa come un comodo salvadanaio in cui far sparire all’estero i suoi soldini, assistito, appunto, dalla Fidinam. La prosa della Guardia di fi nanza è più spiccia: “Appare evidente che la Candonly Ltd fosse utilizzata dal Perego per trasferire al di là dei confi ni nazionali i proventi derivanti dai compensi percepiti per prestazioni professionali rese in Italia”.

Nel 1995, una prima svolta: nell’anno in cui Roberto Formigoni viene eletto per la prima volta presidente della Regione Lombardia, a spartire con Perego il controllo di Candonly, 50 per cento a testa, arriva il se-gretario di Formigoni, Fabrizio Rota; e subito nei conti della società co-minciano ad affl uire i soldi di un’importante azienda italiana, la Alenia Marconi (gruppo Finmeccanica, sistemi radar e armamenti). Tra il 1995 e il 2001 Alenia versa a Candonly 829 mila dollari.

Perché Alenia paga Perego e Rota, cioè gli uomini di Formigoni? Non si sa. Una spiegazione cerca di darla il direttore dell’Alenia Giancarlo Elmi (poi fi nito sotto processo a Roma) che accenna a un “ringraziamen-to” per un appalto da 20 milioni di dollari nell’Iraq di Saddam Hussein, ottenuto da Alenia grazie a Formigoni. A un certo punto, racconta Elmi, si era messa di mezzo un’azienda francese e l’aff are sembrava sfumare, ma “Formigoni intervenne a favore dell’Alenia con una lettera peren-toria a Tareq Aziz”. L’aff are, però, è del 2000, mentre Alenia fi nanzia Candonly Ltd (cioè Formigoni, secondo quanto dice Elmi) fi n dal 1995. Comunque l’aff are alla fi ne non si realizza, perché gli americani blocca-no tutto. Eppure i soldi restano nella cassaforte degli amici del gover-natore.

Nel 1997, nuova svolta: Candonly (pur con qualche sospetto di re-trodatazione) passa nelle mani di Marco Giulio Mazarino De Petro, ex sindaco democristiano di Chiavari, ma soprattutto amico e consulen-te di Formigoni. Da quell’anno, parte il business petrolifero: Saddam e Aziz concedono succulenti contratti alla piccola Cogep, che subito “rin-grazia” Formigoni versando sui conti della Candonly, dal 1998 al 2003, oltre 700 mila dollari. Come li giustifi ca De Petro? “Sono il compenso per la mia consulenza”. Ma è diffi cile capire in che cosa sia consistita quella consulenza, visto che De Petro può esibire soltanto una relazione stilata nel 1996, tre paginette dalla sintassi diffi cile, in cui strologa di un “accordo petroil for food”.

La racconta diversamente Fabrizio Loioli, trader internazionale, che spiega una delle forniture ricevute dalla Cogep: riferisce che a proposito del carico di petrolio della motonave Arion (2 milioni di barili), i Catane-se gli dissero che “per aver ottenuto questo quantitativo di petrolio, do-

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vevano versare 100 mila dollari a Roberto Formigoni che lo aveva fatto loro ottenere”. Somma da versare a “un suo referente”. La Arion scarica il suo petrolio nel 2001. Nel 2002 eff ettivamente alla Candonly arrivano 100 mila dollari.

Intanto la società cambia più volte faccia. Nel 1999, alla ricerca del miglior trattamento fi scale, il gruppo Memores sostituisce la Candonly di Dublino con una più conveniente Candonly basata a Londra. Cambia la scatola, ma non l’attività: continuano ad affl uire (su conti Barclays Bank di Londra e Bsi di Zurigo) i soldi di Alenia e della Cogep.

Nel 2001, ecco spuntare la terza Candonly: forse ancora per ragioni fi scali, o per rendere più complicata la tracciabilità delle loro transazioni, i nostri eroi trasferiscono gli aff ari in Olanda, presso la Candonly Bv. E utilizzano una nuova società, la Karup Investments, basata in Delaware (Usa). La gestione fi duciaria delle società passa da Fidinam ad Arner, altra boutique fi nanziaria svizzera. E banca di riferimento diventa la Ing Bank di Amsterdam. Arrivano misteriosissimi soldi da Cuba e dall’An-gola. E un nuovo business: targato Agusta. L’azienda aeronautica nel 2003 versa a Candonly Bv 50 mila euro. Perché? Uffi cialmente sono il pagamento a De Petro per la sua attività di “promozione della Agusta nell’area caraibica”. Non si sa che cosa De Petro abbia promosso, né risul-ta che abbia venduto elicotteri nei Caraibi, si sa però che ha comprato un elicottero Agusta A-109 E Power proprio nel 2003, quando era presiden-te della Avionord, la minicompagnia aerea della Regione Lombardia.

Che fi ne fanno i soldi che arrivano da Alenia, Cogep, Agusta, da Cuba e dall’Angola? Una parte va su un conto cifrato presso l’Ubs di Chiasso intestato a De Petro. Una parte arriva a un conto chiamato Paiolo presso la Bsi di Chiasso (lui nega, ma le carte dicono che Paiolo è di Alberto Pe-rego). Infi ne, il restante affl uisce su un paio di conti correnti della banca Falck & Cie di Lucerna e di Chiasso, intestati alla Fondazione Memalfa. E qui siamo al cuore del Codice De Petro, al sancta sanctorum dei Me-mores Domini.

Mistero Memalfa

La Fondazione Memalfa nasce nel 1992 a Vaduz, in Liechtenstein, il 15 gennaio, giorno di San Paolo Eremita. Scopo sociale: amministrazio-ne di beni mobili e immobili, detenzione di partecipazioni e altri diritti, esecuzione delle transazioni connesse. Benefi ciari economici: Alberto Perego e Fabrizio Rota. Fiduciario: Silvio Rossetti, funzionario della

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Prasidial di Vaduz (fi no al 1995) e poi della Fidinam di Zurigo e gestore anche delle Candonly. Spiega Rossetti: “Hanno creato questa fondazio-ne per costituire una riserva di fondi fuori dall’Italia. I soldi della fonda-zione sono stati investiti in Borsa”.

Che si tratti di uno strumento fi nanziario dei Memores è dimostrato dallo statuto: prevede che alla morte di uno dei due benefi ciari il patri-monio venga assegnato interamente all’altro e, alla morte di entrambi, alla Associazione Memores di Massagno. È la fi liale svizzera dell’asso-ciazione, con sede a Massagno, sobborgo di Lugano, all’indirizzo dove è domiciliato anche il leader di CL della Svizzera italiana, Claudio Meso-niat, direttore del quotidiano vescovile “Il Giornale del Popolo”.

Memalfa è il polmone fi nanziario dei Memores. Sui suoi conti di Lucer-na e di Chiasso arrivano i soldi affl uiti alla Candonly dai conti Lgt Bank di Vaduz e Beirut Ryad Bank di Londra. In uscita, Memalfa bonifi ca denaro al conto Paiolo di Chiasso e, dopo il 1997, a un altro conto acceso presso la Bsi di Zurigo. Il benefi ciario è sempre lo stesso: Alberto Perego.

Più complicato è stabilire gli impieghi dei soldi che escono da Me-malfa e da Paiolo. Nel luglio 1997, 80 milioni di lire passano da Paiolo al conto Dugan, presso la Bsi di Chiasso: è un conto di Marco Barbone, l’ex terrorista che ha ucciso il giornalista Walter Tobagi e che ora fa parte di Cl. Sconosciuti i motivi del fi nanziamento.

Chissà invece se qualche soldino di Memalfa va a fi nanziare Obelix? Obelix è la barca di 15 metri e due motori da 400 cavalli, ormeggiata nel porto di Lavagna, su cui Formigoni, i suoi amici Memores e De Petro hanno fatto insieme giri e vacanze. Il suo proprietario, Adelio Garava-glia, la vende nel 2002 a un gruppo formato da Oriana Ruozi (la moglie di De Petro), Roberto Formigoni, Fabrizio Rota, Alberto Perego e Alfre-do Perico, tutti Memores (tranne De Petro, che è infatti l’unico sposato). Garavaglia incassa 670 milioni di lire, 470 dichiarati e 200 in nero, e rac-conta che De Petro si era lamentato con lui: “Voleva dichiarare meno”.

Obelix

Il pagamento di Obelix è un’avventura. Formigoni versa a Garavaglia 111 mila euro dai suoi conti: 10 mila nel gennaio 2002 con un assegno della Banca Popolare di Sondrio; 51 mila euro nel febbraio 2002 con un bonifi co che parte dalla Banque Populaire d’Alsace; e 50 mila euro nel luglio 2002 con un altro assegno della Popolare di Sondrio. Il resto lo paga De Petro un po’ alla volta, per lo più in contanti.

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Garavaglia racconta: ci incontravamo nei fi ne settimana a Lavagna, nei pressi della mia ex imbarcazione; io chiedevo a De Petro se avesse portato qualcosa per me, e lui tirava fuori dal suo borsello a tracolla mazzette di banconote tenute insieme da un elastico, sempre tra i 10 e i 15 mila euro per volta. In altre occasioni Garavaglia incassava assegni: a volte circolari, a volte intestati a nomi veri (Fabrizio Rota e Alberto Villa, entrambi Memores), a volte intestati a nomi falsi (gli inesistenti Carlo Rossi e Giancarlo Rossi), ma con esecutori persone vere, Mario Saporiti e Mauro Villa, anch’essi Memores.

Obelix è una barca davvero comunitaria, visto che i Memores si aff ol-lano a portar soldi per pagarla. Alberto Villa, per esempio, versa 10 mila euro. Si fa rilasciare un assegno circolare dalla fi liale di Concorezzo di banca Intesa, in cambio di contanti. È “la mia esigua quota di partecipa-zione nell’acquisto dell’imbarcazione Obelix riferibile sia a De Petro che al presidente Formigoni e a ulteriori soggetti”, spiega al pm. Quando Robledo gli spiega che dagli atti non risulta neppure tra i proprietari, Villa cade dalle nuvole: “Apprendo solo in questa sede di non avere al-cuna partecipazione nella proprietà dell’imbarcazione, ero convinto di esserne proprietario anch’io”. E da dove provenivano i contanti che la banca ha trasformato in assegno? “A pensarci bene”, risponde Villa, “è possibile fossero nella mia disponibilità a casa all’interno di una casset-ta di legno, di quelle che contengono le bottiglie di whisky”.

Un giallo internazionale

In questa storia c’è anche un piccolo giallo internazionale con una venatura spionistica: qualcuno, dall’estero, ha spiff erato agli indagati i segreti dell’inchiesta. Lo scopre il pm Robledo quando fa perquisire l’uffi cio svizzero di Rossetti, il funzionario elvetico che lavora per i Me-mores, e vi trova la copia della rogatoria internazionale che la procura aveva fatto in Liechtenstein. Era stata mandata via fax, nel 2005, allo studio legale milanese Sciumè Zaccheo & associati. L’avvocato Alberto Sciumè è amico, e anche socio, di uno degli indagati: Alberto Perego; e tra quelle carte, Robledo trova allegato anche un biglietto da visita: quello di Mario Brusa, avvocato di Formigoni.

Per questo fatto non è stata trovata una spiegazione. Quello che tra-spare, dietro la vicenda delle società off shore dei Memores, è un riser-vatissimo fl usso di fi nanziamento che arriva, tra l’altro, da società come

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Alenia, che vende tecnologie e sistemi d’arma: non è imbarazzante per il pacifi smo esibito dagli amici di Formigoni?

Questa storia, comunque, non ha ancora una conclusione. Sappiamo solo che Memalfa, la sofi sticata “cassa comune” off shore dei Memores Domini, è stata chiusa nel 2001. I suoi fondi sono confl uiti sul conto Pa-iolo di Perego. Ma chissà se dopo Mem-alfa, in qualche paradiso fi scale, sono nate Mem-beta, Mem-gamma e così via. Il Codice De Petro resta in gran parte ancora misterioso.

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Capitolo 10:Comunione e Liberazione: una setta oscurantistafuori dal nostro tempo

È suffi ciente guardare come vivono i Memores Domini nelle loro con-venticole segrete per respirare un clima da Medio Evo: all’insegna della misoginia, della castità e della falsa povertà, della censura sui libri peri-colosi, senza televisione e con l’obbligo di pregare sei volte al giorno se-condo l’antica Regola dei Benedettini: dopo le lodi del mattino seguono l’ora terza, la sesta, la nona, vespro e compieta. Il cilicio non è imposto ma non è da escludere che alcuni possano far ricorso a questa forma di mortifi cazione corporale nelle loro “celle” (singola stanza riservata a ogni membro della comunità).

I Memores Domini hanno un lavoro ma vivono in comunità, sotto l’attenta e costante sorveglianza di un responsabile (il cosiddetto prio-re) a cui debbono rendere conto di tutto e ubbidire in tutto.

Le comunità maschili dei Memores Domini sono rigorosamente se-parate da quelle femminili. Gli uomini rivestono frequentemente cari-che importanti (primari ospedalieri, dirigenti nelle pubbliche istituzio-ni ecc.); le donne quasi mai occupano posizioni apicali.

Secondo le testimonianze di alcuni fuorusciti, che mi hanno chiesto la garanzia dell’anonimato, succedono particolari stranezze all’interno di queste conventicole: da chi si lava intonando canti religiosi con voce marcatamente femminile a chi commenta con morboso compiacimento i passi misogini di Tertulliano, da chi mangia con le mani e viene di tanto in tanto spinto sotto la doccia con la forza perché ostile al lavarsi a chi, nel bel mezzo della cena si alza in piedi e, con le mani alzate ver-so il cielo esplode in violente prediche contro gli infami sostenitori del

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laicismo sentenziando che se non esistesse CL il mondo intero cadrebbe nella perdizione, nell’abisso del verminaio della società secolarizzata.

Il Nemico di CL è la modernità, lo Stato Laico, la società secolariz-zata: “CL condemned the modern world as the source of nearly every political and social ill of recent history.” (Comunione e Liberazione: A Fundamentalist Idea of Power, cit., pag. 126). All’alba del terzo millenio CL tende a riproporre la sintesi medievale con quell’immagine di una Chiesa totalitaria al centro della vita politica e sociale. Mi limito a ci-tare solo alcune tra le innumerevoli fonti scientifi che che confermano questa tendenza: “Il sogno di CL è (…) quello di ritornare alla sintesi del medioevo – mitica età dell’oro – in cui la chiesa era riuscita a imporre se stessa e le sue pretese totalitarie. Dimenticando tutto ciò che in se-guito è successo – e liquidandolo brevemente come periodo di dimen-ticanza della persona – CL tenta di riproporre la stessa sintesi. (…) È il ripresentare in termini aggiornati la soluzione tentata dalla controri-forma per rifondare una teocrazia (…) di tipo medioevale…L’immagine della chiesa e del cristianesimo che esce da tutto ciò è ormai facilmente delineabile. Si può dire che non è che l’immagine della chiesa, con tutte le pretese totalitarie ed imperialiste, che ci hanno presentato gli ultimi secoli (…) E della setta CL ha ormai tutte le caratteristiche (…) Come conseguenza di questo atteggiamento si spiega anche l’opposizione, teorica e pratica, di CL nei confronti del pluralismo.” (Gli estremisti di centro, cit., pagg. 67-70).

Che i contenuti di CL appartengano a un passato oscurantista è fi n troppo evidente, come altrettanto evidenti sono le “pericolosissime” conseguenze di questi contenuti: CL è un movimento integralista che non riesce ad operare una distinzione di piani tra fede e politica.

Anche sul punto la produzione scientifi ca è univoca: “Il giudizio di tipo politico viene scambiato tout court con il giudizio di fede: chiesa e mondo perdono così la loro peculiare signifi catività per essere con-fuse in un unico calderone dove vengono distrutte le ragioni autono-me dell’impegno politico e le istanze di salvezza. (…) CL non riesce ad operare una distinzione di piani tra fede e politica (…)” (Gli estremisti di centro, cit., pagg. 84-85, 105).

La conseguenza più grave di tutto ciò è la strumentalizzazione di tut-to il reale alla loro proposta. I fatti dicono che dove comanda CL i diritti civili non esistono più. Il caso di Eluana Englaro, la massiccia assunzione di medici obiettori nelle pubbliche aziende ospedaliere (è agghiacciante constatare che al Niguarda siano rimasti solo tre medici ad applicare la

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legge 194 sull’aborto) e il fatto stesso di ridurre taluni medici “laici” a parlare attraverso l’anonimato per paura di vendette provano in quale stato allucinante sia sprofondata la libertà in Lombardia!

CL non può permettersi di adottare all’interno di una qualsiasi pub-blica istituzione metodi da Inquisizione nei confronti di chi rivendica il diritto della libertà d’espressione.

Se per CL il pluralismo non deve esistere, lo stesso principio della Laicità dello Stato va estirpato per mettere la Chiesa al centro della vita politica e sociale. Sono le più prestigiose Università del mondo a sosten-erlo. Invito a leggere attentamente quanto scrive Zadra su Comunione e Liberazione: “Th is idea of Christianity does not accept a constitutional political system that allows for a public principle of power totally sepa-rated from the religious normative way of life. At the root of CL’s project is an ancient concept that places Christianity and the Church at the center of public life. (…) Th e internal logic of their theological system can allow no alternatives.” (Comunione e Liberazione: A Fundamentalist Idea of Power, cit., pag. 136).

Siamo fuori dalla realtà! La concezione teocratica medievale che vede la Chiesa al centro della vita politica e sociale non solo non funziona più, ma non può ormai essere più riproposta. L’autonomia degli Stati, l’aff er-marsi di una nuova concezione dell’uomo e del mondo, hanno tolto alla Chiesa la leadership che aveva avuto in passato.

Resta comunque aperta la domanda di fondo: quale Chiesa CL vor-rebbe mettere al centro della vita politica e sociale? La Chiesa democra-tica, pluralista e tollerante? No, CL vuole una Chiesa “vera” che coincida appunto solo con CL. Sono gli stessi esponenti di CL a dichiararlo: “vo-gliamo rimanere dentro questa chiesa, perché essa sia vera per tutti; al limite, fi no a scomparire dentro di essa, fi no a far coincidere i confi ni del nostro Movimento con i confi ni della chiesa stessa” (Educatori a scuola: per l’educazione contro l’istituzione, Edizioni di Comunione e Liberazione, Documenti n. 8, Milano, 1975, p. 94).

Dunque: CL ambisce, per sua stessa ammissione, a diventare l’intera Chiesa. Nella sua totalità e “fi no a scomparire dentro di essa”. Mai senti-to nessun altro movimento ecclesiale avanzare simili pretese con tanta chiarezza e determinazione.

La Chiesa “vera” che CL vuole instaurare non è altro che la Chiesa dogmatica, oscurantista e assolutista. È la Chiesa teocratica: quella che pretende di sottomettere interamente a sé stessa anche la sfera della politica.

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Sorge, a questo punto, spontanea la domanda: “Is CL a religious movement fi rst and a political force last, or vice versa?” (Comunione e Liberazione: A Fundamentalist Idea of Power, op. cit. p. 143).

Dogmatismo, disprezzo del pluralismo e insopprimibile tendenza a “schiacciare l’infame”: sono queste le caratteristiche di CL.

“Th e style of CL’s publications is dogmatic, sometimes aiming more to confi rm the reader than to persuade the unpersuaded. Writers are not likely to off er alternative interpretations or contrary evidence. Friends of the movement are glorifi ed, while enemies are denounced unforgivingly.” (Comunione e Liberazione: A Fundamentalist Idea of Power, cit., pag. 141).

Sono fi niti per tutti i tempi in cui si costringevano gli spiriti liberi e indipendenti come Cartesio all’esilio: sono tutt’altro che fi niti per quelli di CL!

I ciellini dovrebbero essere anzitutto giudicati da chi ha avuto modo di sperimentarli all’interno delle pubbliche istituzioni. “Terrore”: non è questo il termine adottato anche dalla Roberta De Monticelli per desi-gnare l’elemento che caratterizza il movimento nella sua “Lettera a una ragazza di CL”?

Il Terrore, occorre ribadirlo, è per CL uno strumento vitale per com-battere il Nemico e consiste nel colpire quest’ultimo nei suoi interessi vitali ovvero nella sfera lavorativa.

CL tende non solo a rifi utare il pluralismo ma a insidiare e a distrug-gere il principio stesso della Laicità dello Stato.

Cosa penserebbero i Francesi di una setta oscurantista come CL che insidia il principio della Laicità dello Stato? E soprattutto: ci si rende conto di quali personaggi governano la Regione più importante d’Ita-lia?

Spietati nella vendetta, adusi alla mortifi cazione della carne, sfrenati nella bramosia per il potere: quale commistione di elementi caratterizza certi inquietanti personaggi da Medio Evo.

La gioia feroce che provano certi monaci laici nel colpire l’Infame avrebbe fatto rabbrividire Simon de Montfort. Portare sempre con sé il libro dei salmi e il pugnale della vendetta nell’anima: Regole impre-scindibili per certi personaggi medievali risorti con vigore dalle lugubri ceneri dell’oscurantismo.

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Capitolo 11:Comunione e Liberazione: una minoranzache ha monopolizzato il potere

Sono gli stessi esponenti del partito di Formigoni a sostenere che, in Lombardia, i ciellini non rappresentano neppure un decimo del loro elettorato.

“Il ruolo e il potere che hanno assunto Formigoni e il sistema connes-so di Comunione e Liberazione e della Compagnia delle opere determi-nano la quasi totalità delle scelte politiche e amministrative, di fronte a un peso elettorale che non raggiunge un decimo dei voti di Forza Italia” (Guido Podestà, Domenico Pisani, Francesco Fiori, Francesco Triscari, Ombretta Colli, “Corriere della Sera”, 7.6.2005).

È altrettanto matematico che questo misero peso elettorale di nep-pure “un decimo” all’interno di Forza Italia si è ulteriormente ridotto in proporzione all’intero elettorato del Pdl.

Siamo di fronte a una situazione paradossale, unica nel continente europeo: una misera minoranza che ha monopolizzato il potere di una Regione con un bilancio pari a quello di un piccolo Stato!

Quali sono le ragioni che hanno reso possibile a una minoranza atti-va come CL di esercitare un così forte potere nell’ambito della Regione Lombardia e delle altre pubbliche istituzioni lombarde?

Scrive Massimo Fini: “cento persone che agiscono di concerto prevar-ranno sempre su mille che, invece, si muovono liberamente”.

Una minoranza attiva “perfettamente addestrata” e organizzata che pensa e crede in modo “dogmatico” e fortemente determinata nel tra-sferire i suoi “dogmi” nella sfera della politica, prevarrà sempre su una moltitudine infi nitamente più numerosa ma non altrettanto coordinata sul fronte dell’azione resistenziale.

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L’energia e lo spirito di rivolta di dieci o cento gruppi che si costitui-scono spontaneamente, non sfocerà mai nell’abbattimento di un potere monopolistico consolidatosi per opera di “professionisti addestrati” a questo lavoro, inquadrati e sottoposti a una disciplina spietata.

La “debolezza intellettuale” di una certa classe politica lombarda ha indubbiamente contribuito a consolidare il potere monopolistico di CL nelle pubbliche istituzioni. Ma il punto che si vuole evidenziare è questo: la conquista del potere da parte di CL è opera di una minoranza attiva, organizzata e disciplinata. Addestrata alla propaganda e alla simultanei-tà d’azione, sorretta da una granitica compattezza interna, questa mi-noranza attiva dispone di potenzialità infi nitamente superiori a quelle di un partito politico o di altre organizzazioni di interessi.

All’interno dei partiti politici o organizzazioni di interessi, esisto-no gruppi eterogenei che generano divisioni. All’interno di una set-ta come CL è richiesta l’obbedienza acritica, “da cadavere”, per tutti i componenti.

“La struttura verticistica e autoritaria di una setta è il sogno incon-fessato di ogni leader di partito” scrivono Gianni Del Vecchio e Stefano Pitrelli, e come dargli torto. Una tentazione rilevante della politica, spe-cie in epoca quale quella in cui viviamo, caratterizzata da una fortissima crisi di rappresentanza.” (dalla Prefazione di Lucia Annunziata al libro di Gianni Del Vecchio e Stefano Pitrelli, Occulto Italia, Bur Rizzoli, Milano, 2011).

Se vogliamo realmente comprendere la strategia espansionistica se-guita da CL all’interno delle pubbliche istituzioni e il consequenziale “controllo totale del potere”, dobbiamo dunque considerare il modus operandi di questa minoranza attiva: abilissima nel paralizzare l’op-positore ispirandogli la falsa convinzione di essere isolato, coordinata nell’azione, plasmata all’obbedienza acritica, convinta di dover a tutti i costi prevalere nella sfera della politica per poter aff ermare i suoi in-transigenti valori oscurantisti in materia di fede e le sue pretese egemo-niche in materia d’aff ari.

È nello spirito settario di questa minoranza attiva che vanno colte le ragioni del suo successo.

Come suggeriscono le parole di Scalfari, è un gruppuscolo di uomi-ni che si ritirano in cenobi sotto voti di castità a dirigere tutto negli ospedali, nell’assistenza, nell’università: “è talmente forte, questa presa su una città e su una regione, che inevitabilmente la isola, anche come opinione pubblica” .

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La “isola”: la parola è ben scelta. Non rappresentando che se stes-si, questo gruppuscolo di uomini è completamente isolato dalla grande società e, nel contempo, esercita all’interno delle pubbliche istituzioni un potere talmente forte e “autoreferenziale” che sconfi na oltre i limiti dell’immaginario.

Le potenzialità di una setta non solo sono superiori a quelle di un partito politico o di una organizzazione di interessi, ma sono addi-rittura superiori a quelle dell’intera società divisa, frammentata, di-spersa.

Molte delle caratteristiche individuate da Maria Luisa Maniscalco nel-la sua opera intitolata Spirito di setta e società si adattano perfettamente al caso di CL: “Se già ogni minoranza (etnica, religiosa, linguistica, ecc.) si dimostra solitamente per sua natura più unita e più intraprendente del più ampio gruppo sociale nel quale si trova a vivere (…), la setta, mi-noranza elettiva e di principio, sembra assicurare, attraverso l’abnega-zione che esige, l’assoluta riuscita in ogni impresa. (…) Isolati o dispersi nella grande società gli individui e i loro ideali esercitano una scarsa infl uenza; uniti in una stretta connessione di breve raggio avvertono che la loro effi cacia risulta come amplifi cata e moltiplicata. Quanto da soli, e frammentati nella grande società, non avrebbero nemmeno osa-to sognare sembra, nell’incandescenza del legame sociale di gruppo e nell’eccitazione collettiva, semplice e realizzabile: non esistono progetti troppo ambiziosi, prove troppo severe, ostacoli così insormontabili da non poter, insieme, realizzare o superare. La piccola società di setta è, infatti, il luogo dell’utopia protetta dalla barriera dell’infrangibile soli-darietà di gruppo e sostenuta dall’impegno estremo di ognuno.” (Maria Luisa Maniscalco, Spirito di setta e società, Franco Angeli, Milano, 1992, p. 145).

Il successo della strategia espansionistica di CL all’interno delle pub-bliche istituzioni lombarde non può essere altrimenti spiegata.

Come un esercito schierato a battaglia, la burocrazia “militarizzata” di CL tende costantemente a stritolare qualsiasi forma di resistenza proveniente dall’interno della struttura regionale.

Un ex assessore regionale dello stesso partito di Formigoni ha osato, in passato, rivendicare il suo legittimo diritto di scegliere il Direttore Generale del suo assessorato: è stato per lui l’inizio della fi ne. CL non ammette ingerenze nell’occupazione dei posti di potere.

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Discorso a parte meritano i collaborazionisti di regime: se alcuni di loro non fossero stati miracolati dalla politica sarebbero condannati a svolgere lavori molto modesti.

Cosa ci si può mai aspettare, se non una totale sottomissione al potere costituito, da parte di gente che, per riscattarsi da una misera condizione sociale, si è gettata in politica per disperazione e vive co-stantemente nella paura di dover ritornare a svolgere un mestiere poco retribuito? Cosa non sarebbero disposti a fare, certi personaggi incolti e provinciali, pur di continuare a godere degli stipendi e dei privilegi che solo la politica, e non la professione, poteva loro concedere?

Questi piccoli uomini, sul cui spessore culturale mi astengo dall’emet-tere giudizi, si sentono oggi dei cesari senza poter vantare alcun merito oltre a quello di aver costantemente assecondato le smisurate voglie di potere di una setta integralista.

Allo stesso modo in cui nelle pubbliche aziende ospedaliere esistono i cosiddetti “ciellini per convenienza” (ex medici laici che per avanzare in termini di carriera aderiscono a CL), i collaborazionisti di regime della Regione si distinguono per il loro impressionante zelo servile. Quando si tratta di colpire l’Infame gareggiano tra di loro per rendersi graditi al Regime: miserabile spettacolo della bassezza umana. Diceva Mirabeau: “C’è qualcosa di peggio del boia, è il suo valletto”.

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Capitolo 12:Dall’ira di CL non si salva nessuno

Commentando alcuni argomenti contenuti nei libri La lobby di Dio di Ferruccio Pinotti e Comunione e Liberazione: assalto al potere in Lombar-dia, di Enrico De Alessandri, il settimanale l’Espresso ha scritto:

“Dall’ira di Comunione e Liberazione non si salva nessuno. Neppure Silvio Berlusconi. Nel dicembre 2009 il premier aveva osato sostituire Luigi Roth, fedelissimo di Roberto Formigoni e da dieci anni presidente della Fondazione Fiera di Milano, con Giampiero Cantoni, imprenditore meccanico, docente alla Bocconi, tre volte senatore Pdl e soprattutto amico suo. Formigoni abbozza, fa buon viso a cattivo gioco, intanto pre-para la sua vendetta. Fredda e spietata, come si conviene a un potere sicuro di sé.

Ci mette un anno esatto: il 10 novembre scorso spedisce in largo Do-modossola, negli uffi ci della Fondazione, Pio Dario Vivone, avvocato del servizio giuridico della Regione Lombardia. Il suo mandato è spulciare tutte le carte, passare al setaccio i conti, valutare se scelte e investimen-ti della nuova gestione sono legittimi o meno: nei dieci anni di Roth il ciellino una cosa del genere non s’era mai vista. L’8 febbraio il gavettone è pronto: nelle 19 pagine di relazione fi nale, l’avvocato Vivone, dopo qualche apprezzamento di rito, piazza i suoi colpi. I costi di gestione: spropositati, in tempi di crisi. Il grattacielo per uffi ci nella nuova Fiera di Rho: 43 milioni buttati, nessuno lo affi tta, è vuoto e verosimilmente tale resterà anche il prossimo anno. Il nuovo Centro congressi al Portel-lo, pronto ad aprile: doveva costare 40 milioni, se ne sono andati 63,5. (…). Drastiche le conclusioni: tagliate i costi, vendete le controllate, Centro congressi e nuovi uffi ci fateli rendere o dismetteteli.

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Capito come funziona? O gli aff ari li facciamo noi di Cl, o ti accordi con noi accontentandoti delle briciole. Se ti metti contro, fossi anche l’unto del Signore, prima o poi ti tagliamo le gambe. (…).

Per questo la chiamano “lobby di Dio”, setta catto-aff arista, Comu-nione e fatturazione, Commistione e lottizzazione. (…) Hanno costru-ito una coesa macchina da guerra schierata in politica, nella pubblica amministrazione, nella sanità, nella scuola, nelle onlus. E nel business, naturalmente. (…).

Esempi, quanti se ne vuole. La Compagnia delle Opere cerca sedi e strutture all’estero? Ci sono pronte e attrezzate sette delle 24 “amba-sciate” della Regione Lombardia, dalla California al Kazakhstan. (…) La Fondazione Fiera, epoca del formigoniano Roth, ristruttura il padiglio-ne al Portello per farne il nuovo Centro congressi? La gara se l’aggiudica la Montagna Costruzioni, manco a dirlo Cdo, di Rimini; salvo poi, a cose fatte, usare la rivalutazione dei costi contro il nuovo presidente Canto-ni, che formigoniano non è. Ci sono ospedali da costruire in Lombardia per 5 miliardi di euro? Stazione appaltante Infrastrutture lombarde, di-rettore generale Antonio Giulio Rognoni, CL (…).

Nella costruzione della futura Città della Salute, dov’è previsto il tra-sferimento anche dell’Istituto dei tumori e del neurologico “Carlo Be-sta”, il Sacco farà da pivot, e il suo nuovo direttore Callisto Bravi, ciellino in ascesa, gestirà i servizi generali: una torta che da sola vale centinaia di posti di lavoro. (…).

Queste e altre chicche, nei libri La lobby di Dio di Ferruccio Pinotti e Comunione e liberazione: assalto al potere in Lombardia, di Enrico De Ales-sandri.” (“l’Espresso”, 3 marzo 2011).

Si: per aver “osato” sostituire il ciellino Luigi Roth con Giampiero Cantoni alla guida della Fondazione Fiera, neppure Berlusconi si è sal-vato dalla vendetta, fredda e spietata, di Comunione e Liberazione. Si è mai visto CL ordinare i controlli in Fiera ai tempi del ciellino Luigi Roth? Di chi sono poi le colpe dei disastri gestionali poc’anzi accennati?

E se dall’ira di CL non si salva nessuno, neppure Berlusconi, potevo forse salvarmi io? Ovviamente no.

Quand’ero Direttore del Centro Regionale Emoderivati espressi a numerosi consiglieri e assessori regionali durissime critiche al siste-ma: insuffi cienza dei controlli sui rimborsi alle strutture private per prestazioni eff ettuate (il 5 per centro doveva essere a mio avviso ele-vato perlomeno al 25 per cento), necessità di ridurre le vergognose spese di consulenza agli esponenti di Comunione e Liberazione, ne-cessità di ricondurre le erogazioni pubbliche ai privati della sanità

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sulla base della media nazionale: orribile bestemmia quest’ultima per CL. Relativamente alle mie critiche sui candidati primari, Ferruccio Pinotti scrive: “De Alessandri stigmatizza anche il comportamento di coloro ‘che mettono nel curriculum la loro foto con don Giussani’ ”. (“il Fatto Quotidiano”, 30 dicembre 2009).

Sapevo bene che dall’ira di CL non si salva nessuno: specie quando si toccano interessi forti. E l’ira di CL non si fece attendere. Un Me-mores Domini, dirigente della Regione, iniziò ad attaccarmi attraverso una lettera protocollata sostenendo che il mio stipendio di Direttore del Centro Regionale Emoderivati (pari a quello di un medico primario) doveva essere ridotto. La lettera del Memores Domini non sortì l’eff etto di impaurire il “recidivo” (uso questo termine perché utilizzato nei miei confronti in altre lettere persecutorie protocollate da altri dirigenti re-gionali). Aff rontai subito il Memores Domini dicendogli: quando avrai terminato questa sera di recitare i vespri, ricordati di dire ai tuoi con-fratelli, che hanno tanta infl uenza in questa Regione, che è necessario ridurre drasticamente gli esorbitanti costi per consulenze agli esponen-ti del tuo movimento: anche sulla questione dell’entità delle consulenze sono citato da Pinotti ne La lobby di Dio.

Immediata la reazione nei miei confronti: l’accesso agli uffi ci del po-tere della Regione mi è precluso. I collaborazionisti di Regime, per paura di compromettersi, rifi utano anch’essi di parlarmi. L’isolamento è tota-le, e siamo solo all’inizio.

Il Terrore bianco possiede un’impressionante capacità di produrre ef-fetti prima ancora di entrare in azione.

Successivamente, il Centro Regionale Emoderivati viene soppresso: attraverso un provvedimento voluto “solo” da Formigoni e dai ciellini e fortemente avversato dall’area laica del suo stesso partito che, in quel-la circostanza, si era alleata alla sinistra. La vicenda ha suscitato gran-de clamore sulla stampa, ne ha ampiamente parlato il Tg3, in quanto, prima di allora, Formigoni non aveva mai incontrato una così furiosa resistenza. E per aver accennato nel mio precedente libro su CL la vi-cenda della soppressione di questo Ente di cui ero Direttore, sono stato accusato di aver utilizzato informazioni d’uffi cio, in violazione del do-vere generale di riservatezza, come se della questione non ne avessero parlato il Tg3 e gli organi di stampa in modo ben più ampio e particola-reggiato di quanto non avessi fatto io.

Scrissi: “Chiunque volesse rendersi conto dei metodi autoritari di Formigoni non ha che da far riferimento al provvedimento riguardante la soppressione del Centro Regionale Emoderivati (CRE), cui la stam-

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pa ha dato ampio risalto. Solo attraverso una forzata imposizione: o così o a casa! il Governatore è riuscito a piegare la volontà di nume-rosi esponenti della maggioranza fermamente contrari ad approvare il provvedimento in argomento. Che senso aveva, infatti, sopprimere un ente “socialmente utile”, con i bilanci in attivo, che consentiva un note-vole risparmio sulla spesa farmaceutica? Gli insulti e gli atteggiamenti violenti dei collaborazionisti del Governatore – che la stampa ha ben evidenziato nell’ambito della discussione consiliare – hanno sancito il successo di una brutale imposizione sulla volontà della stessa maggio-ranza. (…) La motivazione addotta dal governatore per giustifi care la soppressione del CRE, l’unico Ente regionale “utile” per la sua evidente funzione sociale, fu la seguente: risparmiare sulle spese del consiglio di amministrazione! Perché allora non sopprimere quegli enti regionali non necessari – diretti da ciellini – e senza alcuna utilità sociale? Non hanno anch’essi un consiglio di amministrazione?”

Si può forse chiamare violazione dell’obbligo della riservatezza la de-scrizione di un dibattito consiliare peraltro già commentato dai mez-zi di comunicazione in modo ben più particolareggiato di quanto non avessi fatto io?

Il quotidiano “La Provincia di Como”, in un editoriale intitolato “In Regione il Polo scivola sugli emoderivati” scrive: “A sorpresa la mag-gioranza è andata sotto, nonostante fosse ampiamente rappresentata. I franchi tiratori, secondo i soliti informati, si anniderebbero nelle fi le dei laici di Forza Italia, stanchi dello strapotere della corrente vicina alla Compagnia delle Opere, cha fa capo al presidente Formigoni (…)”.

Eloquente il titolo che il “Corriere della Sera” ha dedicato alla vicen-da: “Pirellone, la rissa fi nisce dal giudice”. Altrettanto eloquente il sot-totitolo: “La maggioranza in Regione riesce a far passare la legge sul Centro emoderivati, in aula polemiche e insulti”. Segue il resoconto del dibattito consiliare che occupa addirittura mezza pagina del quotidiano: “Pareva il Senato e invece era il Pirellone: l’ultima notte del consiglio regionale è fi nita con la maggioranza che dopo essersi impallinata da sola (franchi tiratori) è riuscita infi ne ad approvare la legge sui centri emoderivati, e l’opposizione furente che ha annunciato un esposto alla magistratura (…) per le continue illegalità e violazioni del regolamento (…)”. Durissimo il commento di Carlo Monguzzi sul “Corriere”: “Questo è abuso di potere, ormai non ci sono più le condizioni per una gestione democratica dell’aula”.

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L’assoluta infondatezza dell’accusa di aver violato l’obbligo di riser-vatezza è riscontrabile nella sentenza del Tribunale di Milano del 20 gennaio 2011.

Se dall’ira di CL non si salva nessuno, neppure Berlusconi, potevo forse salvarmi io?

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Capitolo 13:Come giudica Comunione e Liberazione la pubblica opinione

La pubblica opinione sa che i ciellini trovano un lavoro meglio e pri-ma degli altri grazie ai “meccanismi diabolici” denunciati dagli stessi ex dirigenti della Compagnia delle Opere.

CL ha costruito un’immensa gestione clientelare della cosa pubbli-ca: amministratori di società a capitale pubblico nominati direttamente dalla Regione, enti regionali assolutamente inutili per la collettività ma decisamente utili per premiare gli affi liati a CL: sono ben note le pub-bliche dichiarazioni di Monguzzi e Civati sull’argomento. E questa spa-ventosa gestione clientelare della cosa pubblica si traduce in tanti posti di lavoro per i ciellini.

Mancano i soldi per la ricerca? Per le imprese della Compagnia delle Opere non mancano mai. E le imprese della Compagnia delle Opere, che ingrassano sulle spalle dei contribuenti, garantiscono a loro volta tanti posti di lavoro per i ciellini.

Sono questi privilegi a scatenare l’odio incontenibile nei confronti di CL. Tutti gli esponenti politici sono dunque obbligati a prenderne atto: quelli intelligenti e quelli meno intelligenti (non si può pretendere che capiscano quelli totalmente sprovvisti di intelligenza).

In mezzo alla disoccupazione che colpisce pesantemente il mondo giovanile, i ciellini marciano, avanzano, si infi ltrano dappertutto.

Come se tutto questo non bastasse, i ciellini pretendono di costruire le loro scuole sul sangue dei contribuenti, compresi quelli che mandano i loro fi gli in certe fatiscenti scuole pubbliche alle quali la Regione desti-na solo miserabili briciole.

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Tra gli innumerevoli esempi di arroganza clientelare che hanno sca-tenato la durissima reazione della pubblica opinione, segnalo i fi umi di denaro che Formigoni ha regalato a una scuola di CL: la Fondazione Charis di Crema.

Come da prassi ormai consolidata, il servizio pubblico televisivo ha oscurato la manifestazione organizzata da numerosi gruppi di cittadini che hanno pubblicamente protestato contro questi scandalosi fi umi di denaro che Formigoni ha regalato alla scuola cremasca di CL. La squal-lida vicenda fi nisce però su Facebook suscitando giusti sentimenti di collera: “La giunta Formigoni, con un protocollo d’intesa fi rmato tra re-gione Lombardia, comune di Crema (CR) e fondazione Charis (legata a CL), stanzierà, nell’arco di 3 anni, 4,5 milioni di euro per la costruzione di un istituto comprensivo privato gestito da Comunione e Liberazione. Un totale di 11 milioni di euro verranno destinati alle scuole private nei prossimi 3 anni: solo quest’anno un milione di euro per la scuola di CL a Crema, un altro milione e 900.000 euro per altri istituti privati a livello regionale, mentre, per l’edilizia scolastica delle scuole pubbliche viene stanziata la misera cifra di 400.135 euro a livello provinciale! GLI STUDENTI DELLE SCUOLE PUBBLICHE E I LAVORATORI CASSIN-TEGRATI RINGRAZIANO! (…) Questa è un’ingiustizia che non siamo disposti a tollerare: questi fi nanziamenti regionali sono i soldi dei con-tribuenti, soldi dei lavoratori che vengono stanziati non per lo stato sociale ed opere di pubblica utilità ma per i privilegi di un’associazione di integralisti religiosi. (…) Crediamo sia necessario organizzarci con-tro questa palese ingiustizia e lanciare un percorso di informazione e di mobilitazione per difendere i nostri diritti contro i privilegi di pochi. (…).” Sono stato invitato anche a Crema e ho ascoltato profondi motivi di collera nei confronti di CL anche per tante altre questioni.

Durante la conferenza da me tenuta su Comunione e Liberazione il 29 maggio 2009 a Crema ho parlato di “gravissima frattura sociale”: quella che separa appunto una minoranza attiva, Comunione e Liberazione, dal resto dell’intera collettività lombarda, che non sopporta i metodi di gestione del potere di questo movimento settario. Il giorno seguente, il quotidiano di Crema “La Provincia”, in un’editoriale intitolato “Ciel-le? Una setta di potere”, scriveva: “Cielle nemico pubblico numero uno? Enrico De Alessandri non ha dubbi, parla di occupazione militare dei posti di potere della regione Lombardia, parla di ritorsioni, di dirigenti che hanno paura a parlare…”. La mia relazione era infatti incentrata sul

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clima di paura che si respira all’interno della Regione Lombardia e nelle pubbliche aziende ospedaliere dove comanda CL.

Per quanto tempo ancora CL pensa di poter comandare attraverso il Terrore?

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Capitolo 14:La Rai è di Comunione e Liberazione?

Quando il più stretto collaboratore di Formigoni della Regione Lom-bardia venne iscritto nel registro degli indagati per lo scandalo Oil for Food, il Tg3 Lombardia sorvolò totalmente la clamorosa notizia. Cosa ancor più deprimente, solo tre deputati trovarono il coraggio di pro-testare attraverso una comunicazione scritta al Presidente RAI. Quello stretto collaboratore di Formigoni è un Memores Domini, esattamente come il Presidente della Regione Lombardia. Se ad essere iscritto nel registro degli indagati per uno scandalo come l’Oil for Food fosse stato il braccio destro di Nichi Vendola, Presidente della Regione Puglia, il ser-vizio pubblico televisivo avrebbe omesso una così clamorosa notizia?

Nessun giornalista RAI ha mai accennato alle segretissime società fi -nanziarie dei Memores Domini.

Cosa si nasconde dietro questi Intoccabili personaggi che vivono nel-le loro inaccessibili conventicole claustrali, che si ispirano alla povertà e sguazzano nel lusso, che dedicano la loro vita a Cristo e non pensano ad altro che al potere?

Perché il servizio pubblico televisivo non si è mai occupato attraverso i telegiornali delle misteriose società fi nanziarie dei Memores Domini? Non sono questi argomenti di interesse pubblico?

L’interesse pubblico, accidenti! Un rappresentante delle pubbliche istituzioni ha tutti i sacrosanti di-

ritti di ricorrere alla giustizia amministrativa contro l’esclusione della sua lista dalla competizione elettorale, allo stesso modo in cui un qual-siasi privato cittadino ha il diritto di presentare ricorso contro un atto che ritiene lesivo dei suoi interessi.

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Se c’è una cosa che però fa schifo è il dichiarato tentativo di infl uen-zare le decisioni dei giudici!

Inchiesta P3 e pressing di Formigoni: “Mi rivolsi a Martino perché conosceva i giudici”. Formigoni ha dunque ammesso i suoi contatti con gli uomini della P3. E le pressioni fatte perché la sua lista venisse riam-messa alle ultime elezioni regionali. “Per disperazione mi sono rivolto a tutti. Ho bussato a molte porte”. Come a quella, appunto, di Arcangelo Martino, fi nito in carcere con Flavio Carboni e Pasquale Lombardi.

Il Consigliere Regionale Giuseppe Civati e Carlo Monguzzi chiedono dunque le dimissioni di Formigoni per aver ammesso di aver fatto pres-sioni su chi poteva fare pressioni sui giudici (“la Repubblica”, 5 agosto 2010).

Cosa sarebbe successo in Francia se un noto esponente istituzionale avesse “ammesso di aver fatto pressioni su chi poteva infl uenzare i giu-dici”? Si sarebbe dovuto dimettere nel giro di 24 (ventiquattro) ore!

Quello che ancor più scandalizza è il fatto che RAI-CL non abbia dato notizia della predetta richiesta di dimissioni avanzata da due noti espo-nenti della politica lombarda nei confronti di Formigoni.

Gli organi di stampa sono ovviamente liberi di omettere tutte le noti-zie che possono risultare sgradite a Comunione e Liberazione. Il servizio pubblico televisivo, pagato con i soldi dei contribuenti, assolutamente no!

Era disperato Formigoni, per questo si è rivolto a Martino. Ci sono persone ben più disperate di Formigoni: sono quelle che lavorano due anni per guadagnare la somma che lui spende in una settimana ad An-guilla nei Caraibi.

La verità è che dei Grandi Confl itti di Interesse la RAI non ne vuol parlare.

Comunione e Liberazione si è impossessata di una Regione con un bilancio pari a quello di un piccolo Stato. E la Regione Lombardia è so-prannominata il bancomat di CL. Non si dice più: il consiglio ha appro-vato la fi nanziaria regionale ma la fi nanziaria di CL. Se si regalano soldi per la costruzione di nuove cittadelle scolastiche: a quale cittadella di CL? Corre persino voce che qualcuno abbia ventilato l’idea di istituire una lotteria con una vincita per chi indovinerà la somma che la Regione Lombardia darà a CL per il prossimo Meeting di Rimini.

Sarebbe interessante chiedere a un Presidente di una Regione Fran-cese cosa pensa di un presidente regionale italiano che da somme mira-

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bolanti al suo movimento ecclesiale per manifestazioni che si svolgono sulla riviera romagnola.

I Meeting ciellini di Rimini non hanno alcun legame con le attività della Giunta regionale della Regione Lombardia!

È quanto ha denunciato il Consigliere Regionale Avvocato Zamponi con l’interrogazione del 30.9.2010: “Il problema sollevato nell’interro-gazione si trascina da parecchio tempo, ma nel momento in cui diventa diffi cile riuscire a far quadrare il bilancio della Regione, richiede un’at-tenzione particolare. Sono noti i collegamenti e i legami che ci sono fra il Presidente Formigoni, buona parte degli Assessori e una consistente parte del PdL, con il movimento ecclesiale che organizza ogni anno a Rimini questo Meeting per l’amicizia fra i popoli. Credo però che non sia consentito fi nanziare questa manifestazione con danaro pubblico, sia pure sotto la forma di sponsorizzazione che a nostro avviso, soprattutto in momenti di crisi come questo, non hanno nessun legame, nessuna inerenza con le attività della Giunta regionale della Regione Lombar-dia. L’interrogazione vuole proprio mettere in risalto che si tratta di un fi nanziamento e non di una iniziativa per un qualche vantaggio per i cittadini lombardi. (…) Qui il fi nanziamento è palese, però di fi nanzia-mento si tratta e non di investimento sull’immagine. Questo è lo scopo della interrogazione.”.

Soldi alle scuole di CL, soldi alle imprese della Compagnia delle Opere e, come se tutto questo non bastasse, soldi ai Meeting di Rimini di CL.

Perché il servizio pubblico televisivo non conceda spazi a chi vuol de-nunciare che la Regione Lombardia è tutta un Confl itto d’Interesse?

Il trattamento di favore che la RAI fa a CL non consiste tanto nel regalare a Formigoni una sovrabbondanza di tempi per sfoderare la sua morbosa logolatria, quanto nell’oscurare quei pochi irriducibili che vo-gliono denunciare il più mostruoso Confl itto di Interessi esistente in Italia.

Poco importa se gli organi di stampa si occupano frequentemente de-gli scandali aff aristici di CL.

Quello che importa a CL è che la RAI si disinteressi totalmente di questi scandali colossali. Perché la RAI, per CL, viene prima di tutto.

Il perché è presto spiegato: più di otto italiani su dieci si informano quotidianamente attraverso la televisione mentre solo un italiano su tre legge anche i giornali (osservatorio Demos-Coop). La televisione è, dunque, lo strumento più importante per la diff usione dei messaggi al pubblico.

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Ma gli italiani intelligenti non pagano anch’essi il canone al servizio pubblico televisivo al pari degli altri?

Comunione e Liberazione non ha altra preoccupazione se non quella di impedire che l’informazione della RAI possa arrivare alle menti in-telligenti.

In tutti i Paesi occidentali i professionisti della comunicazione sono al servizio del potere, ma non esiste una nazione come l’Italia dove il servizio pubblico televisivo tenda costantemente a compiacere il più pe-ricoloso dei poteri.

Più potente della mafi a, più segreta della massoneria, più trasversale di chiunque: con quale termine dovremmo dunque defi nire Comunione e Liberazione? È impossibile riassumere in un’unica parola l’insieme dei pericoli che questa setta integralista rappresenta per l’ordine sociale.

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Capitolo 15:L’incatenamento davanti alla Regione Lombardia

Il mio provvedimento di sospensione dal lavoro è arrivato dopo ben dodici mesi di comunicazioni minacciose con le quali mi si accusava non solo di aver violato l’obbligo della riservatezza ma di aver sputtanato il mio datore di lavoro. Frasi del tipo: “In qualsiasi altro ambito di lavoro subordinato, in specie di tipo privatistico, un lavoratore che avesse of-feso apertamente il suo datore di lavoro e denigrato e messo alla berlina il suo ente sarebbe stato licenziato in tronco per insubordinazione e per gravissima compromissione del necessario vincolo fi duciario”. (L’inte-ro fascicolo delle predette comunicazioni mi è stato richiesto da Carlo Monguzzi e Giuseppe Civati per la formulazione delle loro interrogazio-ni consigliari).

Quando un dirigente del Personale della Regione mi disse che l’inten-zione iniziale era appunto quella di licenziarmi risposi: non ho mai ruba-to un euro, non sono mai stato condannato per reati contro la pubblica amministrazione. Quando ero Direttore del Centro Regionale Emoderi-vati avevo in dotazione il cellulare di servizio: ho sempre pagato le bol-lette per non dare adito a sospetti che potessi usarlo a scopi privati. Ho conservato le bollette telefoniche: se Formigoni le vuole vedere… Non vedo dunque per quale motivo dovrei rinunciare a criticare CL visto che questo movimento ecclesiale non è il mio datore di lavoro.

Dura l’interrogazione scritta di Monguzzi e Civati, relativamente al mio provvedimento di sospensione dal lavoro: “Interrogano il Presiden-te della Giunta Regionale per sapere se non ritenga sbagliato tale prov-vedimento; se vi sia da parte dei dipendenti regionali “obbligo generale di diligenza” verso Comunione e Liberazione”.

Segue in aula consigliare l’intervento di Monguzzi: “Io chiedo anche ad Alboni un minimo di attenzione perché, forse è la vicenda più alluci-

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nante a cui abbia mai assistito. È stato sospeso per un mese, con eff etti anche sullo stipendio, un dirigente della Regione Lombardia per aver contravvenuto all’obbligo generale di diligenza, come dice l’articolo tal dei tali del Codice… Cioè lui ha diff uso notizie denigratorie perché ha scritto un pamphlet che si chiama Comunione e Liberazione, assalto al po-tere in Lombardia. Ha detto una cosa che è tautologica, che sanno tutti, su cui hanno scritto tutti (…).

E allora la domanda è divisa in tre parti piccole, la prima è: dire quello che viene fatto in Regione Lombardia è denigratorio? La seconda do-manda: siamo come nell’Iran di Ayatollah, dove criticare il datore di lavoro non è possibile? Ma la terza a noi interessa soprattutto: chi è il datore di lavoro in Regione Lombardia? La Regione Lombardia, una delle venti dello Stato italiano, o è Comunione e Liberazione? Certo per voi di fatto il datore di lavoro in questa Regione si chiama Comunione e Liberazione, ma di diritto no; voi confondete lo stato di fatto con lo stato di diritto.

È vero che qui comanda Comunione e Liberazione, è altrettanto vero però che dovrebbe comandare lo Stato, la Regione, cioè i cittadini.

Chiedo (…) di non eludere la domanda, noi vogliamo sapere se in questa Regione il datore di lavoro è la Regione Lombardia o è Comunio-ne e Liberazione (…)”.

La notizia dell’interrogazione di Monguzzi e Civati era stata anticipa-ta da “la Repubblica” attraverso il seguente titolo: “Sospeso per il libro su CL il caso in consiglio regionale” (12.1.2010) e dal “Corriere della Sera”: “Critica CL, sospeso dal lavoro in Regione. È scontro” (12.1.2010).

RAI-CL invece tace, tace, tace. E tacerà ancor di più dopo la sentenza del tribunale di Milano!

Il 16 novembre 2010, sostenuto da Carlo Monguzzi, Giuseppe Civati e dalla Sinistra Universitaria di Milano decido di incatenarmi davan-ti al Pirellone per chiedere a Formigoni di ritirare il suo avallo al mio provvedimento di sospensione dal lavoro e l’estromissione di Michele Camisasca dai ruoli regionali. Nella mia lettera, indirizzata a Formigoni e distribuita davanti al Pirellone ai consiglieri regionali e ai dipendenti regionali, si precisa:

“Il fatto che Lei abbia avallato il provvedimento di sospensione nei miei confronti, a seguito dell’interrogazione di Carlo Monguzzi e Giu-seppe Civati, La coinvolge direttamente in merito alle gravi responsa-bilità di un provvedimento volto ad impedire al cittadino-lavoratore di

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manifestare liberamente il proprio pensiero, nel rispetto dei principi della Costituzione.

Al fi ne di informare l’opinione pubblica su un provvedimento ingiu-sto che mi ha colpito in via disciplinare, in quanto funzionario della Regione, per aver liberamente espresso la mia legittima opinione di cit-tadino su Comunione e Liberazione, mi incatenerò davanti al Pirellone di via Fabio Filzi 22, martedì 16 novembre alle ore 10.30, per chiedere due cose: primo, che Michele Camisasca, il dirigente del personale della Regione Lombardia che mi ha sospeso venga estromesso dai ruoli regio-nali in forza delle decisioni del TAR e del Consiglio di Stato che hanno dichiarato nullo il suo concorso; secondo, che Lei, Presidente Formigoni, ritiri pubblicamente il suo avallo al mio provvedimento di sospensione.

Il Dott. Michele Camisasca rientra nell’elenco dei 32 dirigenti la cui assunzione è avvenuta sulla base di un bando di concorso annullato dal T.A.R. per la Lombardia, con sentenza confermata, poi, dal Consiglio di Stato. Per tale ragione, il provvedimento di sospensione, adottato da Michele Camisasca nei miei confronti, deve ritenersi nullo: SE SARÀ IL CASO DI PORTARE LA QUESTIONE DINANZI ALLA CORTE COSTI-TUZIONALE LO FAREMO!”

Superfl uo precisare che la mia richiesta di estromissione dai ruoli re-gionali riguardava tutti i 32 dirigenti nominati con il bando dichiarato illegittimo: non soltanto i nipoti di alti prelati ciellini, ma anche i fi gli di assessori regionali ciellini e altri ciellini ancora.

I Tg nazionali di RAI-CL hanno spesso riportato notizie riguardanti casi di parentopoli nelle pubbliche istituzioni: se l’argomento è dunque giudicato tanto meritevole di attenzione, perché il sevizio pubblico tele-visivo non ha mai dato notizia della parentopoli più macroscopica, più nepotistica e soprattutto dichiarata illegittima dalla stessa giustizia am-ministrativa che è quella, appunto, che riguarda la Regione Lombardia?

Fino a quando il servizio pubblico televisivo intende parlare delle parentopoli degli altri e oscurare totalmente quelle ben più clamorose, proprio perché illegittime, di Comunione e Liberazione?

Fino a quando Formigoni pensa di potersi fare beff a delle decisioni del TAR e del Consiglio di Stato? Il nipote di un alto prelato di Comu-nione e Liberazione o il fi glio di un Assessore Regionale di Comunione e Liberazione sono forse diversi dal semplice cittadino di fronte alla giu-stizia ammnistrativa?

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In uno Stato Laico le sentenze della giustizia amministrativa devono valere per tutti: per i ciellini, per i Mormoni, per i Battisti, per i Pente-costali, per gli Avventisti, per gli Antonisti e per i seguaci della setta del reverendo Moon!

Scopo di questo mio libro è quello di evidenziare come RAI-CL omet-ta sistematicamente tutte le notizie sgradite a CL. Ho dunque il dovere di insistere. Sull’illegittima assunzione dei 32 dirigenti al Pirellone “la Repubblica” ha dedicato alla vicenda lo spazio che la medesima meri-tava: un’intera pagina con il seguente titolo “Bufera ai piani alti del Pi-rellone”. Dove si legge: “la presenza in alcuni gangli vitali del suo or-ganigramma di dirigenti nominati con il bando illegittimo è una mina piazzata sotto l’organizzazione del Pirellone. Trentadue posizioni che in tre anni hanno contribuito a produrre atti, pareri, decisioni, delibere che oggi qualsiasi cittadino può impugnare. Basti dire che uno dei nomi-nati è Marco Pilloni, 46 anni, segretario di giunta, l’uomo che fi rma ogni atto prodotto dal governo Formigoni: “Potrebbero essere tutti annulla-bili da cittadini che ne hanno interesse – spiega l’avvocato dei ricorrenti Aldo Lopez – chi ha fi rmato lo ha fatto sulla base di un potere ottenuto da un atto viziato dal principio”. Altro dirigente di primissimo piano no-minato col concorso incriminato è Marco Carabelli, 37 anni, in tre anni diventato direttore centrale della Direzione Programmazione Integrata, snodo della Ragioneria e delle fi nanze regionali. E poi, curiosando tra i vincitori, anche Giacomo Boscagli, 34 anni, fi glio dell’assessore alla Fa-miglia e alla Solidarietà sociale Giulio Boscagli, cognato del governatore Roberto Formigoni, assunto da dirigente e inserito nella struttura “Ra-gioneria e credito” della Direzione centrale programmazione integrata. Cosa ne sarà di loro e dei nuovi dirigenti illegittimi – 19 già dipendenti della Regione – parecchi dei quali indicati come vicini a Comunione e Liberazione?”

Sono stato accusato di un sacco di cazzate: di aver divulgato notizie “riservate” nella mia qualità di ex Direttore del Centro Regionale Emo-derivati, di aver sputtanato il mio datore di lavoro (come se il mio datore di lavoro fosse Comunione e Liberazione e non la Regione Lombardia). Sono stato sopraff atto per un anno intero da comunicazioni minacciose e persecutorie. Devo sopportare anche l’idea di essere stato sospeso “il-legittimamente” da un dirigente “illegittimo”?

Fuori, fuori i ciellini che occupano “illegittimamente” i posti chiave nella Regione Lombardia!!!

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Capitolo 16:La contestazione davanti a RAI-CL

Il Tribunale di Milano, con sentenza del 20 gennaio 2011, ha dichia-rato illegittima la mia sospensione dal lavoro. Il primo febbraio, Carlo Monguzzi, Giuseppe Civati e i rappresentanti della Sinistra Universita-ria di Milano, per indurre il servizio pubblico televisivo a dare notizia della predetta sentenza, hanno organizzato una manifestazione davan-ti alla RAI di Corso Sempione di Milano con cartelli che riportavano la scritta: “LA REGIONE È DI CL – LA RAI NO”.

Durante la manifestazione, Carlo Monguzzi ha rilasciato un’intervi-sta al giornalista Emiliano Silvestri di Radio Radicale aff ermando: “Ve-rifi chiamo che anche la RAI è di CL, siamo qui sotto la RAI, escono un sacco di giornalisti, ci salutano, ma io penso che anche la RAI abbia avu-to ordine da CL, come la Regione ha avuto ordine da CL, che di questo argomento non si può parlare, perché su questo argomento ha torto CL, e CL non può avere torto”. Il microfono di Silvestri passa quindi a Civati: “De Alessandri ha fatto una giusta causa, l’ha vinta, non si capisce per-ché nessuno chieda scusa…” I Tg nazionali hanno sorvolato totalmente la sentenza in argomento.

Eppure si trattava di un caso senza precedenti nella storia della pub-blica amministrazione italiana!

Da chi riceve RAI-CL quegli ordini, cui accennava Carlo Monguzzi, di non divulgare notizie sfavorevoli a questo “movimento ecclesiale” su cui grava l’inquietante ombra della segretezza?

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Monguzzi è uno tra i più popolari esponenti della politica lombarda; è stato eletto consigliere regionale per quattro volte con ben 15 mila preferenze.

Civati è un politico altrettanto popolare: seguitissimo dai giovani come Monguzzi, è noto a tutti come l’enfant prodige del PD. La richiesta a RAI-CL proveniva dunque da due esponenti di notevole popolarità.

Tra quel sacco di giornalisti che uscivano dalla sede della RAI c’era infatti chi faceva continuamente la spola tra i manifestanti sulla strada e gli uffi ci dei dirigenti RAI per convincerli a dare notizia della sentenza sui Tg nazionali. Una telefonata con Roma ha seccamente posto fi ne alla questione: non si deve parlare di quella sentenza sui Tg nazionali.

Una sentenza che condanna la Regione Lombardia su una questio-ne fondamentale come la libertà d’espressione rappresentava un colpo troppo duro per la stessa Regione: doveva essere oscurata. Una senten-za che ridicolizza il provvedimento disciplinare adottato dal nipote di un alto prelato di Comunione e Liberazione – che occupa “illegittima-mente” la carica di Direttore del personale regionale – doveva essere assolutamente oscurata.

Andrebbe comunque ricordato, che la RAI è una proprietà di tutti i contribuenti che pagano il canone e che hanno il diritto di essere infor-mati su questioni che hanno coperto di ridicolo (secondo l’espressione usata dal Consigliere Regionale Zamponi) l’immagine della più impor-tante Regione d’Italia.

La sentenza del Tribunale di Milano del 20 gennaio 2011 provoca in-fatti la seguente interpellanza del Consigliere Regionale Stefano Zam-poni, Avvocato di Cassazione e Capogruppo dell’Italia dei Valori, che invitiamo i giornalisti di RAI-CL a leggere: “(…) il dottor De Alessandri, era stato assoggettato a procedimento disciplinare con la sospensione dal lavoro per trenta giorni per aver contravvenuto all’obbligo generale di diligenza, avendo pubblicato uno scritto dal titolo Comunione e Li-berazione: assalto al potere in Lombardia. Questo provvedimento è stato dichiarato illegittimo dal Tribunale del lavoro.

Ora, la nostra interrogazione vorrebbe sapere che cosa vuol fare la Giunta, perché un dirigente, nella specie il dottor Camisasca, ha fi rmato quel provvedimento coprendo di ridicolo l’immagine di Regione Lom-bardia, come se Regione Lombardia fosse equiparabile a tutti gli eff etti a Comunione e Liberazione – io credo che non sia così e tutti crediamo

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che non sia così – ma il dirigente prende un provvedimento gravissimo, un mese di sospensione dal lavoro, per aver off eso il datore di lavoro identifi cato con Comunione e Liberazione, un dirigente, che peraltro è stato assunto con un concorso che – ricorderete – è stato dichiarato ille-gittimo sia dal TAR che dal Consiglio di Stato, apparentemente sanato con una leggina ad hoc.

Certo, noi ci rendiamo conto che, nel Paese della nipote di Muba-rak, il dottor Camisasca, essendo nipote di un alto prelato, ha diritto anche lui a un trattamento di favore. Riteniamo tuttavia questo: una volta che il tribunale ha accertato che questo dirigente ha commesso un grossolano errore – e vogliamo chiamarlo “errore” nel senso di “colpa” e non di “dolo” – quali provvedimenti la Giunta intende adottare, sia per il recupero delle sanzioni, degli aspetti economici – perché tutto que-sto è costato dei soldi alla Regione in spese di avvocati di controparte e così via – sia soprattutto in termini di danno all’immagine? A appiatti-re l’immagine della Regione Lombardia su Comunione e Liberazione è francamente un’off esa al buon senso di tutti i cittadini della Regione”.

Formigoni ha delegato a rispondere l’assessore regionale Gianni Ros-soni: “(…) sono state evidenziate precise violazioni del contratto colletti-vo nazionale di lavoro e del codice etico di comportamento dei dipenden-ti della Giunta regionale. Il provvedimento non ha riguardato in alcun modo opinioni che ciascun cittadino ha diritto di avere e di esprimere nel rispetto delle leggi, ma si è attenuto a precise indicazioni legislative che vietano a qualunque dipendente, pubblico o privato che sia, di diff ondere notizie denigratorie sul proprio datore di lavoro provocando un possibile danno, in questo caso, all’Amministrazione regionale.

La procedura che ha portato all’irrogazione della sanzione si è svolta nel pieno rispetto delle regole. Pertanto, la Giunta non ritiene di dover intraprendere nessuna azione nei confronti del dirigente, che si è limi-tato ad adempiere ai suoi precisi doveri d’uffi cio. (…)”.

Si noti: Rossoni non dice una parola in merito alle precisazioni del Consigliere Zamponi sul fatto che Camisasca è stato assunto con un concorso che è stato dichiarato illegittimo.

Segue la replica di Zamponi: “(…) evidentemente l’Assessore non sa quello che dice o che gli fanno dire perché la sentenza del tribunale dice proprio, e leggo testualmente, così poi gli do una copia, che “in relazione alle contestazioni va rilevata l’assoluta genericità dei richiami al codice di comportamento e al codice etico. Ne consegue il difetto di specifi ci-tà delle contestazioni al ricorrente degli obblighi posti dalle succitate norme”.

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In secondo luogo, con riferimento alla diligenza richiesta dalla natu-ra della prestazione dovuta, non è pertinente il richiamo, posto che è assodato che è un comportamento tenuto in ambito extra lavorativo e privato radicalmente estraneo a quello dell’esecuzione della prestazione dovuta.

Ora io capisco che l’Assessore debba coprire l’operato del Dirigente, ma questo è un Dirigente che non sa fare il suo lavoro. Assessore, non è stato capace di fare una contestazione come lei dice di precise violazio-ni. Non è vero che non poteva ignorare una violazione perché se avesse conosciuto la violazione gli avrebbe detto “Guarda che hai contestato questo punto”. Invece la sentenza del tribunale che credo anche Regione Lombardia sia tenuta a rispettare dice esattamente che ha fatto delle aff ermazioni e delle contestazioni generiche, segno di incapacità del Di-rigente, non di negligenza del lavoratore.

Sono estremamente insoddisfatto e chiederò alla Corte dei Conti di attivarsi per il recupero del danno erariale”.

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Capitolo 17:

Sebastiano CanettaErnesto Milanesi(Giornalisti)

Da Padova agli antipodi della carità via LussemburgoLa fraternità della fi nanza ciellina

L’impero del mattone. Del resto è sempre stata l’edilizia il core-busi-ness dei ciellini padovani che hanno costruito un impero parallelo alla penetrazione nella chiesa. Parte tutto nel 1996 con l’impresa Mattioli, capitale sociale di 12,4 milioni di euro e sede al civico 94 di via Crimea. Mattioli è la prima carta vincente nel Monopoli ciellino. Oggi possiede uffi ci a Milano e Roma in viale Parioli. Conta su un ferratissimo eserci-to di legali specializzato in appalti pubblici, oltre a 183 dipendenti. Ma soprattutto intercetta i fl ussi di denaro grazie ai link con altri «ragazzi di don Giuss». Al vertice di Mattioli, ovviamente, un altro ciellino della prima ora. Gioacchino Marabello, cinquantenne che come il resto del «nucleo d’acciaio» ha la residenza in via Forcellini.

Mattioli controlla al 100% Vecom Srl di Ponzano Veneto (Treviso). Nel 2004 ha rilevato Idraulica Impianti, mentre nel 2006 ha incorpora-to Pal Marmi Srl. Da Padova in laguna: Mattioli gestisce Isoedil Spa che nasce nel 1996 con sede a Dorsoduro 3489 a Venezia e dal 2006 trasloca in via Crimea 92 a Padova. Sul fronte energetico, spicca Ste Energy, 92 dipendenti, capitale sociale di mezzo milione di euro e sede legale in via Sorio 120. La società è sotto il controllo di Compagnia risorse energe-tiche Spa costituita nel 2001 con 1,6 milioni di capitale sociale e la me-desima sede. L’amministratore unico fi no all’approvazione del bilancio 2009 risultava Ezechiele Citton.

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Ma la vera società madre della fi nanza ciellina è Solfi n edilizia Spa. Controlla Mattioli attraverso Lithos, a Padova genera (quasi) tutto. La capofi la della Compagnia delle Opere a Nord Est. Un’altra società per azioni che combacia con i tre «pionieri» di CL. La sigla meno roboante, più defi lata. Costituita nel 2002 con un capitale sociale di un milione 16.770 euro. La stessa sede di Ste Energy e di Compagnia risorse ener-getiche.

Solfi n ha dato vita anche a Interedile, Srl originariamente operante a Bologna, Trasloca e rinasce a Ponte San Nicolò, cintura urbana di Pado-va. È l’azionista di maggioranza assoluta in Società lavori edili e serbatoi (So.L.E.S.) Spa di Forlì con sede in via Gramadora 5 a Villa Selva.

Dunque, Mattioli come impresa di punta e Solfi n come società chiave. Nel 2003 nasce anche Consta. È il «consorzio stabile» per antonomasia. Sinonimo di Compagnia delle opere, formato da Mattioli costruzioni, Ste energy, Soles Spa, Isoedil, Vecom, cooperative sociali Giotto e Tin-toretto, Interedile, e Geobasi. Stabilizza un piccolo impero. Consorzia i ciellini non solo a Nord Est. L’anima di Consta è sempre Mattioli. È il centro nevralgico delle imprese fedeli al verbo di don Giuss. Con il cervello a Roma (in piazza Ungheria 6), il cuore sempre a Padova (in via Crimea 94), un braccio operativo a Milano (in via Achille Papa 30) e la cassaforte nel Granducato al centro dell’Europa. Consta progetta, costruisce e ristruttura interi poli sanitari e universitari, terminal aero-portuali, infrastrutture viarie, centrali idroelettriche e linee ferroviarie. Lavora per i privati. Soprattutto realizza piccole e grandi opere in ap-palto con gli enti pubblici. È la «sussidiarietà» del mattone declinata ad ampio spettro. Nel 2008 il consorzio ha partecipato a 270 gare d’appalto per un importo totale di 2,2 miliardi di euro. Nel portafoglio, 11 bandi vinti equivalenti a 52,2 milioni di euro.

La cassaforte. Aiglon, società anonima. È la cassaforte dei ciellini padovani, certifi cata nero su bianco dal Journal Offi ciel du Grand-Duché de Luxembourg, «Memorial» uffi ciale del Granducato per quanto con-cerne il registro di commercio. Una fonte autorevole, che non fa sconti nemmeno ai Memores. Rivela senza ombra di dubbio che la proprietà dell’intero pacchetto azionario di Solfi n Spa di Padova appartiene ad Aiglon Holding Sa con sede in Avenue de la Faiencerie 38. Nel resocon-to depositato il 9 gennaio 2009 compare il nome di Ezechiele Citton «administrateur de societes» con residenza in via Forcellini. Ecco gli altri nomi lussemburghesi degli amministratori: Vincent Willems e la signo-ra Valérie Wesquy. Il 21 febbraio 2006, il Consiglio di amministrazione

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risultava composto da Citton con gli imprenditori lussemburghesi Chri-stel Girardeaux, Michel Th ibal, Anja Paulissen e David Giannetti.

Aiglon S.A. è stata costituita il 1 ottobre 2001 (con sede in Rue du Fort Dumoulin) davanti al notaio Christine Doerner di Bettembourg. Con 901 azioni da 100 euro ciascuna sottoscritte, come recita l’articolo 17, da Delta Erre Spa (900 azioni) rappresentata con procura dall’avvo-cato Michele Canepa e da Fipal Sa di Montevideo in Uruguay (1 azione) convenuta con Roberto De Luca e Michele Canepa (in qualità di ammini-stratore Fipal). I primi amministratori sono Michel Th ibal di Diekirch in-sieme a Anya Paulissen e madame S. Hutin, entrambe di Lussemburgo.

Grazie a Aiglon S.A. con Citton nel ruolo di amministratore della so-cietà estera, si può aggiungere un’appendice alla storia dei ciellini pado-vani. In Lussemburgo, il registro annota la sigla Delta Erre Spa. Si tratta di una fi duciaria di organizzazione aziendale, revisione e servizi pado-vana che opera fi n dal 1971. Raggruppa 300 soci con un capitale sociale di 540 mila euro: nel 2007 ha amministrato 67,8 milioni di euro.

L’Isola del Tesoro. Dal mattone di Padova, al charity trust in Nuova Zelanda, con scalo “tecnico” in Lussemburgo. Una piramide mondiale. Al vertice – dal 19 aprile 2011 – c’è Solfi n International S.A. ovvero la sigla che permette di «sbarcare» agli antipodi della carità.

La Nuova Zelanda è l’Isola del Tesoro non solo per i ciellini padova-ni. Come ha documentato l’inchiesta di Alberto Nerazzini per Report, dall’altra parte del mondo approdano anche gli amici di don Luigi Verzè: a Kakahi, tra capre e distese verdi in un prefabbricato risponde al tele-fono l’amministratrice di Assion Aircraft & Yachting Chartering Service Ltd. È la società proprietaria del business jet a disposizione del San Raf-faele. Agli antipodi non è diffi cile trovare la chiave giusta per gestire pa-trimoni. Gli aff ari si fanno anche così, magari con una fi liale in Brasile.

La Milano del governatore Roberto Formigoni resta la capitale indi-scussa dell universo ciellino. E Padova è pur sempre la succursale opera-tiva della Compagnia delle opere nell’altro quadrante del Nord.

Recentemente, gli esperti fi nanziari della fraternità ciellina hanno individuato una nuova frontiera. La Nuova Zelanda è un Paese nella «lista nera» della fi nanza internazionale, tuttavia off re esattamente gli stessi vantaggi dei «paradisi fi scali». Basta appoggiarsi a un trust locale: la fi duciaria neozelandese evita revisione contabile annuale della socie-tà a prevalenza estera. Una «scatola» perfetta che si può attivare nel giro di 24 ore con le giuste conoscenze. Per di più, nel caso in cui il settlor (fi duciante), i benefi ciari e la fonte di asset conferiti non siano residenti

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in Nuova Zelanda, non scattano tasse imponibili né sul trust né sul tru-stee. In buona sostanza, si può riapparire dall’altra parte del mondo con i soldi da far rendere senza più preoccuparsi di controlli, tracce e tasse.

Una rotta percorsa anche dal San Raff aele di Milano e da molti im-prenditori italiani. Solfi n è il marchio di fabbrica di via Forcellini a Pado-va. International, l’ultima evoluzione globalizzata. Società anonima per necessità da quando girano centinaia di milioni di euro.

Non resta che partire dall’ultima tappa: Parnell, New Zealand. Alle spalle è già rimasto il Granducato nel cuore dell’Europa. I ciellini hanno fatto letteralmente il giro del mondo. Un itinerario documentato, in-controvertibile, uffi ciale.

Il 17 marzo 2011 davanti al notaio Jean Joseph Wagner compaiono madame Valérie Wesquy (che ha costituito la cassaforte ciellina in Lus-semburgo) e Humilitas Charitable Trust, riconducibile a ISC Trust Com-pany Ltd con sede sociale al civico 280 di Parnell Road, sobborgo fi nan-ziario di Auckland. È qui che si conviene il cambio della denominazione sociale e si riscrivono gli statuti societari: «muore» Aiglon Holding, na-sce Solfi n International S.A.. Il capitale della joint venture con la Nuova Zelanda è di 110.100 euro. La sede risulta sempre al 38 di Avenue de la Faiencerie, Lussemburgo. Il 22 aprile, puntualmente, il passaggio di testimone viene certifi cato dal “Memorial” del commercio.

In trust, gli uomini della Compagnia delle Opere mantengono sal-damente il controllo degli organigrammi quanto dei fl ussi di denaro. L’approdo in Nuova Zelanda si dimostra funzionale alle operazioni del quartier generale ciellino di Padova: Sorgent.e, ovvero il business delle energie rinnovabili (a partire dal fotovoltaico) in alleanza al 32,5% con gli americani di Amber Capital guidati da Joseph Oughourlian.

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Capitolo 18:Comunione e Liberazione in Italia e le sette in Francia:due esperienze opposte

1) Le sette: pericoli per l’individuo.

L’Assemblea Nazionale francese ha ritenuto doveroso preoccuparsi di valutare il fenomeno settario “allo scopo di stimare i pericoli a cui individui e società vengono esposti, e per stilare un rapporto sulle mi-sure necessarie per contrastarli”. A tal fi ne l’Assemblea Nazionale ha istituito, adottando all’unanimità la mozione presentata dal deputato Jacques Guyard, una Commissione di Inchiesta incaricata di studiare il fenomeno delle sette.

Il rapporto Guyard ha messo in luce come le sette rappresentino un pericolo per l’individuo.

La pericolosità di una setta – si legge nel Rapporto – è caratterizzata da intolleranza, adesione cieca e mentalità ristretta.

L’accento è posto ulteriormente sui seguenti caratteri: gruppo coer-citivo fondato su certezze assolute; fanatismo e obbedienza incondizio-nata; culto dei leader.

Trattasi dunque di caratteri evidentissimi in Comunione e Liberazione.Certi procedimenti – continua il Rapporto Guyard – possono porta-

re i seguaci ad uno stato di totale dipendenza dalla setta. Operano, per esempio, al fi ne di indebolire l’individuo imponendogli una disciplina as-sai rigorosa, o comprimendo il suo spirito critico con richieste di azioni ripetitive o preghiere in modo da ottenere la sua completa obbedienza.

La compressione dello spirito critico degli esponenti della base di CL è nota a tutti ed è facilmente constatabile: messi, ad esempio, di fron-te al fatto incontestabile che certi Memores Domini posseggono yacht da 400 cavalli e trascorrono le vacanze tra il lusso più vergognoso, si

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ostinano a sostenere che tutti i Memores Domini sono nullatenenti e vivono nella più assoluta povertà.

Di fronte agli scandali aff aristici dei leader di CL, la base ciellina rifi u-ta totalmente di esprimersi sull’argomento.

All’interno di CL la compressione dello spirito critico è dunque for-tissima.

“Senza dire che qualcuno ha pensato addirittura perfi no a una forma di plagio, data l’uniformità e la “struttura monolitica del movimento”…” (Gli estremisti di centro, op. cit., pagg. XVII-XVIII).

L’osservanza di una ferrea disciplina che condiziona pesantemente la sfera privata in ogni suo aspetto (dai severissimi divieti in materia sessuale all’obbligo di leggere solo i testi indicati dal movimento ecc.), confermano ulteriormente il carattere settario di CL.

La sfera sessuale è trattata con la più assoluta intransigenza: qualsia-si forma di liberalizzazione del costume sessuale è concepita in termini di egoismo, dissolutore dell’ordine familiare e sociale.

Se l’aborto, il divorzio e l’omosessualità vengono condannati con toni fulminanti da Inquisizione, gli stessi rapporti sessuali prematrimoniali vengono esecrati come atti gravissimi.

Come ha evidenziato il Rapporto Guyard, le sette provocano frequen-temente la rottura del seguace con il suo ambiente di origine. Gli ex Memores Domini lamentano, tra le tante cause che li hanno indotti ad abbandonare il gruppo, il forzato distacco dall’ambiente famigliare.

Ho ascoltato casi di persone giovani che non avevano più alcun con-tatto con la famiglia solo perché, a diff erenza dei fratelli, si rifi utavano di far parte di Comunione e Liberazione.

Ho ascoltato casi di persone che sono venute da me, che non conosce-vo e che non ho cercato, per raccontarmi vicende terrifi canti. Mi han-no chiesto, terrorizzati, l’anonimato: li ho rassicurati che non avrei mai rivelato la loro identità. L’estrema gravità di certi casi, impone la più assoluta tutela dell’identità delle persone coinvolte.

In Francia, la Commissione parlamentare d’Inchiesta sulle Sette ha posto “sotto il vincolo della segretezza l’insieme delle udienze che avreb-be tenuto in modo da concedere la maggiore libertà di parola possibile alle persone a cui avrebbe chiesto di testimoniare”.

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2) I tentativi di infi ltrazione delle sette nelle pubbliche istituzioni: un pericolo per la società.

Il primo Rapporto Guyard, redatto a nome della Commissione di In-chiesta sulle Sette e riportato alla Presidenza dell’Assemblea Nazionale il 22 dicembre 1995, ha segnalato “i tentativi di infi ltrazione che le sette avrebbero messo in opera nel cuore dell’autorità pubblica”. La necessità di uno sforzo informativo è stata dunque sottolineata dalla Commissio-ne. Questa informazione diretta al pubblico generale si dimostra ancor più necessaria per i pubblici funzionari: “Si è visto, difatti, che molte sette hanno cercato di “infi ltrarsi” nelle maggiori cariche dello Stato per attrarre comunità locali, o per negoziare convenzioni con compagnie nazionali o private. (…)”.

Ciò che colpisce è il fatto che l’iniziativa di costituire una Commis-sione di Inchiesta sulle Sette sia stata approvata all’unanimità da tutti gruppi politici rappresentati nell’Assemblea Nazionale.

Sembra dunque che la classe politica di quella Grande Nazione sia avanzata di almeno cinque o sei secoli rispetto a una certa classe politi-ca lombarda che, talvolta per viltà, molto spesso per un’incontestabile debolezza intellettuale, si ostina a non combattere l’eccesso di oppres-sione di una setta integralista che ha già fatto saltare i freni dell’indi-gnazione popolare.

Non oso immaginare (ma la cosa è appunto inimmaginabile) qua-le sarebbe stata in Francia la reazione dell’intera classe politica, della collettività e dei media, se una setta integralista come Comunione e Liberazione avesse monopolizzato il potere non dico di una istituzio-ne regionale come la Languedoc Roussilion ma di un semplice diparti-mento come l’Herault. Noi lombardi non viviamo in un mondo diverso ma opposto a quello francese; la nostra classe politica si inginocchia di fronte a quei mostri che loro non riescono neppure ad immaginare di averne.

Se il radicalismo è una caratteristica dello spirito francese è perché quella Nazione non ha mai abbandonato la “capacità di pensare”. La grandezza di una Nazione risiede nella sua capacità di pensare. Perdere la capacità di pensare signifi ca perdere la capacità di reagire.

Non oso immaginare cosa sarebbe successo in Francia se il servizio pubblico televisivo non avesse dato notizia dell’iscrizione nel registro degli indagati di uno stretto collaboratore di un Presidente di Regione relativamente a una vicenda come quella dell’Oil for Food.

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Il Rapporto Guyard sulle Sette è il risultato di uno studio rigoroso, svolto da accademici, medici e magistrati, allo scopo di allertare l’opinio-ne pubblica sui pericoli che le sette presentano per la società.

È tuttavia necessario, come precisa il Rapporto Guyard, chiarire un possibile malinteso: non tutti i movimenti che comunemente vengono defi niti sette, sono pericolosi. La Commissione francese è stata pertan-to molto cauta nel non fare un’amalgama tra tutti i movimenti settari esistenti limitando il suo esame solamente alle sette che presentano al-meno un elemento di pericolo.

Il Rapporto Guyard segnala, alla pubblica opinione, i “tentativi” delle sette di infi ltrasi nel cuore dell’autorità pubblica. La predetta segnala-zione ha dunque una fi nalità “preventiva” che consiste nell’individuare come pericoloso il solo “tentativo”, la semplice manifestazione di vo-lontà delle sette di insinuarsi nei meccanismi delle autorità pubbliche. Se si considera il rigore con cui la Francia tende a combattere il pericolo settario e che misure “preventive” in questa direzione sono state adot-tate anche in Germania e in Belgio dai rispettivi governi, sembra lecito aff ermare che, su questo scottante argomento, una certa classe politica lombarda non solo ha perso qualsiasi contatto con la realtà circostante del mondo occidentale ma si muove addirittura in direzione opposta.

Si riportano le considerazioni di Giuseppe Civati su Comunione e Li-berazione:

In religioso silenzio

“Comunione e Liberazione al governo in Lombardia è considerato un dato naturale, fa parte del paesaggio, come il Resegone e le cascine della Bassa.

Al governo da diciassette anni, con Formigoni, le nomine di persone che si riferiscono a CL sono diventate numerose e sempre più collegate tra loro.

La giunta regionale ha quattro esponenti nei posti chiave: il presi-dente, l’assessore al Bilancio Romano Colozzi, l’assessore alle Infra-strutture Raff aele Cattaneo (in precedenza dirigente della Regione) e l’assessore alla Famiglia Giulio Boscagli, che ha sposato la sorella di For-migoni. Politica e amministrazione si scambiano anche nella biografi a di Nicolamaria Sanese, in precedenza parlamentare e plenipotenziario in Regione da tempo immemore. Sono assessori pesanti e sono quat-tro su sedici. CL conta più della Lega, per capirci, che pure si presenta

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alle elezioni e ha un ruolo determinante per le vittorie che Formigoni ascrive esclusivamente a se stesso. Una sorta di Golden Share, politica e amministrativa, che a cascata ritroviamo anche negli enti e nelle parte-cipate che aff eriscono a Regione Lombardia.

Il paragone con l’Emilia “rossa”, che qualcuno spesso insinua, para-gonando due “sistemi” paralleli e simmetrici, è in realtà molto spropor-zionato: perché il Pci in Emilia superava il 50% dei consensi ed era una formazione politica riconosciuta. Dichiaratamente collegata a soggetti sociali ed economici. In Lombardia CL ha un presidente molto popolare ma non si è mai davvero ‘contata’ alle elezioni.

La verità è che CL è un soggetto politico, ma anche no. Perché si de-fi nisce, ogni volta che è sotto attacco, un movimento religioso, per sua stessa natura estraneo (e superiore) alle bassezze della polemica poli-tica. Questa è la puntuale risposta che arriva, in aula, e anche fuori, a ogni contestazione che si rivolge a questo nucleo che governa la Regio-ne, spesso nelle parole di Paolo Valentini Puccitelli, ciellino a sua volta, e capogruppo del Pdl in Consiglio.

Lo spostamento sul versante teologico consente a CL di non misurar-si mai davvero e in prima persona con la polemica politica. Diffi cile che il fronte ciellino, sovrarappresentato e infl uentissimo, si esponga a una discussione pubblica direttamente. Ciò, insieme al numero di mandati che il presidente attualmente in carica ha già collezionato, rendono la situazione regionale lombarda un caso unico in Italia. Lo stesso vale per i legami che uniscono i soggetti che fanno parte degli uffi ci ammini-strativi, per i quali, oltre al riferimento gerarchico, si possono delineare anche i legami interni al movimento. Un vincolo, quello religioso, che supera con evidenza tutti gli altri. Una minoranza religiosa che, silen-ziosamente, è diventata maggioranza.”

Puntualissima la considerazione di Civati: quando CL è sotto attac-co si defi nisce un movimento religioso estraneo alla politica. Lo sanno anche le Università degli Stati Uniti che l’infl uenza che CL esercita nella sfera della politica è talmente pesante da indurre le stesse autorità acca-demiche di Chicago a domandarsi se CL sia un movimento più politico che religioso. Gli esponenti di questo movimento religioso non occupa-no i vertici di tutte le società regionali per eff etto di nomine politiche? E coloro che decidono le nomine politiche non appartengono allo stesso movimento religioso di coloro che benefi ciano delle suddette nomine?

Sanità, bonifi che, ambiente: tutto fa capo a Comunione e Liberazione.

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Cosa può importare all’ignorante se CL ha occupato tutti i posti di potere della Regione Lombardia? Nulla!

L’ignoranza, la bestiale ignoranza è il grande sostegno del potere di CL.

In Francia si istituiscono Commissioni Parlamentari per contrastare le sette e i tentativi delle medesime di infi ltrarsi nel cuore dell’autorità pubblica. Una certa classe politica italiana, al contrario, permette a una setta integralista di esercitare nelle pubbliche istituzioni lombarde un potere superiore a quello della mafi a a Palermo.

3) Il potere fi nanziario ed economico delle sette: esperienza francese e situazione italiana.

Come molte altre sette CL si caratterizza per un profondo atteggia-mento di chiusura nei confronti del mondo. Sulle questioni di aff ari CL si dimostra viceversa aperta a 360 gradi verso qualsiasi interlocutore prescindendo totalmente dalla sua collocazione politica e dalla sua stes-sa fede e appartenenza religiosa: i rapporti intercorsi tra imprese della Compagnia delle Opere e il regime di Saddam Hussain nell’ambito dello scandalo Oil for food ne sono un esempio eloquente.

Il secondo Rapporto Guyard, stilato dalla Commissione Parlamenta-re d’inchiesta francese ha per oggetto il potere fi nanziario ed econo-mico delle Sette. La maschera religiosa utilizzata dalle sette non deve trarre in inganno si legge nel Rapporto: “Spesso il denaro costituisce al contempo il motore del veicolo, la destinazione del tragitto e i meandri del cammino”. Infatti: “La quasi totalità delle sette esaminate da que-sto rapporto ha attività economiche (…) che vengono esercitate diret-tamente dalla stessa organizzazione settaria, indipendentemente dalla rete di imprese di cui può disporre. Queste attività economiche sono spesso assicurate da associazioni che costituiscono l’organo centrale della setta”. La Commissione parlamentare ha evidenziato che “diverse sette sembrano attratte da Paesi a tassazione privilegiata, come il Lus-semburgo o la Svizzera, dove si rilevano diverse sedi internazionali.”

Sulle società fi nanziarie dei Memores Domini si è appunto soff er-mato, con mirabile competenza, Gianni Barbacetto: nascono in Paesi a tassazione privilegiata, prevedono che alla morte dei benefi ciari il pa-trimonio venga assegnato interamente all’Associazione dei Memores e restano in gran parte ancora misteriose.

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Le sette, precisa il secondo rapporto Guyard, mantengono un velo di mistero sia sulle loro attività che sulle strutture che le compongono. È il caso, appunto, dei Memores Domini.

L’obiettivo del secondo Rapporto Guyard risponde infatti a un’esigen-za di interesse pubblico: “Analizzare il potere fi nanziario ed economico delle sette, far luce, se necessario, sulle derive rilevate in modo da poter suggerire misure correttive è perciò diventata una missione di interesse pubblico, la cui esigenza è sentita da tutti i gruppi politici rappresentati nell’Assemblea Nazionale”.

In Francia, la Laicità dello Stato è considerata “Monumento Naziona-le” da tutti i gruppi politici.

In Italia, l’esigenza di far luce sulla segretezza e sulle misteriose so-cietà fi nanziarie dei Memores Domini è fortemente sentita dalla pub-blica opinione; è tutt’altro che sentita da certi gruppi politici presenti in Parlamento.

Sì, l’Italia non è un Paese diverso ma opposto a quello Francese.

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