elementi di retorica aristotelica

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06/11/22 1/38 Elementi di retorica aristotelic a La parola è un potente signore che, pur dotato di corpo piccolissimo e invisibile compie le opere più divine . Essa può far cessare il timore, togliere il dolore, dare una gioia, accrescere la compassione. Chi la ascolta è invaso da un brivido, dal terrore, da una compassione che strappa le lacrime e da una struggente brama di dolore. Il fascino divino che suscita la parola è anche generatore di piacere e può liberare dal dolore. La forza dell'incantesimo, accompagnandosi all'opinione dell'anima, la seduce, persuade e trasforma per mezzo del suo incanto. " Gorgia da Lentini, Elogio di Elena

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Elementi di retorica

aristotelica“La parola è un potente signore che, pur dotato di corpo piccolissimo e invisibile compie le opere più divine . Essa può far cessare il timore, togliere il dolore, dare una gioia, accrescere la compassione. Chi la ascolta è invaso da un brivido, dal terrore, da una compassione che strappa le lacrime e da una struggente brama di dolore. Il fascino divino che suscita la parola è anche generatore di piacere e può liberare dal dolore. La forza dell'incantesimo, accompagnandosi all'opinione dell'anima, la seduce, persuade e trasforma per mezzo del suo incanto."

Gorgia da Lentini, Elogio di Elena

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Aristotele 384 – 322 a.C.

Allievo di Platone, fondò il Liceo ad Atene, e sviluppò un sapere di enorme ampiezza.

Intuì o definì alcune delle principali nozioni su cui poi si sviluppò il pensiero occidentale: sostanza, atto, virtù, spazio e tempo, ecc.

Descrisse il sillogismo dando la base a tutta la logica successiva.

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Opere di Aristotele

Scritti “essoterici”

Opere destinate alla lettura del grande pubblico, scritte in bello stile, su una grande varietà di argomenti.

Sono andate tutte perdute. Ci restano qua e là pochi frammenti sparsi

Scritti “esoterici”

Un insieme di testi realizzati come appunti di studio, come dispense per un utilizzo interno al Peripato. Hanno uno stile non letterario.

Tutte le Opere che ci sono pervenute, - anche la Retorica - appartengono a questo insieme di scritti.

Organon (scritti di logica) - Etica Nicomachea – Etica Eudemia - Grande EticaIl cielo – La generazione e la corruzione – Ricerche sugli animali

Metereologici - Fisica – Metafisica – L’Anima – Politica – Costituzione degli Ateniesi – Retorica – Poetica – Altre opere minori

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La Retorica

Aristotele rappresenta sicuramente il più accreditato studioso e insegnante di retorica di tutti i tempi. Il suo trattato sull’arte retorica è l’unico del mondo greco che ci sia pervenuto.

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La retorica è una conoscenza che riguarda cose che in certa misura sono patrimonio comune di tutti gli uomini, e non appartengono a nessuna scienza specifica. Tutti partecipano in un certo senso della retorica, perché tutti in un qualche modo sono impegnati ad esaminare e sostenere un certo argomento, a difendersi, a giudicare.

«Gli uomini, per la maggior parte fanno tutto ciò o senza alcun metodo, o con una familiarità che sorge da una disposizione acquisita. Ma è possibile esaminare la causa e la ragione per cui quelli che sono bravi in questo raggiungono il proprio scopo».

La retorica è definita come la facoltà di scoprire il possibile mezzo di persuasione riguardo a ciascun soggetto.

Cos’è la retorica

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I libro: l’oratoreVi si tratta principalmente della concezione delle argomentazioni, nella misura in cui dipendono dall’oratore, dal suo adattarsi al pubblico, e questo secondo i tre generi riconosciuti del discorso

II libro: il pubblicoVi si tratta delle emozioni e di nuovo delle argomentazioni, ma questa volta in quanto sono recepite (e non più, come nel primo, concepite)

III libro: il messaggioVi si tratta della elocutio, cioè delle figure e della dispositio, cioè dell’ordine delle parti del discorso. Originariamente il terzo libro costituiva un trattato a sé, che poi venne integrato con gli altri due

La divisione del trattato

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I tre generi di discorso retorico

Deliberativo

Nelle assemblee che devono fare le leggi. Si deve persuadere il proprio pubblico soprattutto sul futuro

Giudiziario

Nei tribunali. Si deve persuadere circa azioni passate

Epidittico

Discorso di pubblica lode di qualcuno, o di celebrazione: si riferisce soprattutto al presente

Che relazione hanno queste occasioni della vita sociale greca con noi e il nostro tempo?

L’essenza di questi discorsi la ritroviamo anche oggi

- nelle riunioni di lavoro, nei consigli per prendere delle decisioni in azienda, in una associazione, in università.

- Quando si tratta di giudicare un fatto o di difendere una persona.

- quando semplicemente bisogna fare un brindisi o salutare il pubblico in un evento.

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Una premessa etica

La retorica non è una tecnica o un’arte sganciata dal contenuto etico delle argomentazioni, o delle questioni. Qualcuno potrebbe criticarla in questo senso (ricordiamo le accuse mosse ai sofisti). Ma Aristotele la difende…

1) I contenuti non sono mai indifferenti, ma quelli veri e buoni sono per loro natura più adatti all’argomentazione e più persuasivi

2) In ogni caso la retorica è come tanti beni (denaro, potere, forza, ecc.) che possono essere utilizzati per fini buoni o per fini cattivi. Non basta possedere l’arte, ma bisogna farne buon uso.

3) Se è vergognoso non sapersi difendere con le proprie braccia, sarebbe ben più vergognoso non sapersi difendere per mezzo della parola, il cui uso è più proprio dell’uomo di quello delle braccia.

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I trattati di tecnica retorica che lo avevano preceduto, secondo Aristotele non avevano afferrato l’essenziale. E si erano occupati solo degli elementi accessori del discorso trascurando il nucleo centrale dell’arte di persuadere: l’argomentazione.

Le argomentazioni possono essere non tecniche, come le testimonianze, le confessioni (anche quelle ottenute sotto tortura…), i documenti scritti. Oppure possono essere argomentazioni tecniche

L’argomentazione

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Argomentazioni Tecniche

Il “carattere” dell’oratore

«La persuasione si realizza per mezzo del carattere quando il discorso sia fatto in modo da rendere credibile l’oratore: noi infatti crediamo alle persone affidabili in misura maggiore e con più prontezza riguardo ad ogni questione in generale, e completamente, in quelle che non comportano certezza assoluta ma varietà di opinioni»

Il discorso stesso

«La persuasione si ottiene quando mostriamo il vero o ciò che appare tale attraverso i mezzi di persuasione più appropriati in ogni caso»

La capacità di predisporre il pubblico

«La persuasione avviene anche quando gli ascoltatori siano condotti dal discorso a provare un’emozione. I giudizi non vengono emessi allo stesso modo se si è infuenzati da sentimenti di dolore o di gioia, oppure di amicizia o di odio»

Quest’ultimo è il tipo più essenziale di argomentazione persuasiva

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Parallelamente la retorica produce le sue argomentazioni in due modi:

L’esempio: detto anche induzione retorica, che consiste nel convincere che un certo fatto avviene sempre in un certo modo mostrando casi concreti.

L’argomentazione

C’è un parallelismo tra la retorica e la dialettica. L’una è l’arte della persuasione, l’altra è l’arte della dimostrazione.

La dialettica dimostra le cose attraverso

Induzione: trarre da vari casi particolari una regola generale

Deduzione: partendo dai principi dimostrare un caso particolare (questo avviene con il sillogismo)

L’entimema: detto anche sillogismo retorico, che consiste nell’argomentare logicamente da alcune premesse alcune conclusioni

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L’esempio

Esempio reale

Si racconta un fatto storico o attuale, ma comunque reale simile a quello su cui bisogna convincere.

(P.es. il Gran Re e la conquista dell’Egitto)

- Metodo molto usato nei giornali al giorno d’oggi per dimostrare un’idea si racconta una storia che la incarna.

Esempio inventato

Si tratta delle favole che vengono raccontate. Vanno create come le parabole, e devono contenere una analogia che deve essere colta dal pubblico

(esempi in Ret. II, 20. Stesicoro, sorteggio degli alteti)

Gli esempi vanno utilizzati quando non si dispone di entimemi. Oppure vanno messi alla conclusione del ragionamento, per arricchire e dare forza agli entimemi, ma non hanno la stessa forza persuasiva di questi.

Quando li si pone in principio dell’argomentazione devono essere molti, perché un esempio da solo non è credibile.

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L’entimema

Cos’è un sillogismo?

Un ragionamento formato da tre proposizioni di cui le prime due sono premesse e la terza conclusione. Esistono vari generi di sillogismo, che Aristotele ha definito in una serie di figure, operando diverse distinzioni tra i vari generi di proposizione.

Sillogismo BAROCO(una univ. aff. e due particolari negative)Tutti gli uomini sono razionaliAlcuni animali non sono razionaliAlcuni animali non sono uomini

Sillogismo BARBARA (tre universali affermative)Tutti gli uomini sono mortaliSocrate è un uomoSocrate è mortale

Due esempi

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L’entimema

L’entimema si basa sullo stesso principio del sillogismo ma ha alcune caratteristiche specifiche legate al fatto che non deve essere una dimostrazione logica stringente, ma una dimostrazione col fine di persuadere.

Non è necessario che si basi su premesse assolutamente vere, ma più spesso si basa su premesse probabili o verosimili.

Può riguardare anche argomenti futuri, facendo previsioni, proprio perchè non si basa sulla certezza, ma sulla verosimiglianza.

Deve essere di facile comprensione, e deve costituire un ragionamento chiaro, lineare, ed espresso con termini comuni.

L’entimema si fonda su probabilità, segni e prove

Non tutto, nel discorso va dimostrato con un entimema: si devono solo dimostrare i punti in questione. Sarebbe assurdo sforzarsi di argomentare su un punto che già tutti condividono.

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La retorica deve studiare i “luoghi comuni” che sono come gli schemi concettuali all’interno dei quali si formano gli entimemi. Le diverse scienze hanno ciascuna i suoi “luoghi specifici”. La retorica ha come dei macroschemi, molto generali, che le servono da guida per costruire le argomentazioni.

Il fine specifico dei discorsi è convincere riguardo a tre categorie

Giusto – ingiusto ret. giudiziaria

Utile – nocivo ret. deliberativa

Bello – brutto ret. epidittica

Oggetto dell’argomentazione e luoghi comuni

Possibile – impossibileEsistente – inesistenteMaggiore – minore

Questo vuol dire che generalmente un’argomentazione ha come obbiettivo di mostrare la possibilità o l’impossibilità di una cosa, la sua maggiore o minore utilità, la verità di un fatto o la sua falsità

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Altri “luoghi” (topoi) su cui si costruiscono gli entimemi

I contrari (essere temperanti è un bene poiché l’intemperanza è dannosa)Termini in rapporto reciproco (se è buona l’azione subita è buona anche quella fatta)Il più e il meno (se neppure gli déi sanno tutto difficilmente lo sapranno gli uomini)Il tempoVolgere accuse ricevute (mostrare che chi accusa compie le stesse azioni)Dalla definizioneDistinguere i diversi significati di una parolaDalla Divisione Da un giudizio precedenteDalle partiPartire dalla conseguenzaSviluppare conseguenze degli oppostiIl fine e la causaIl vero non verosimile (è vero proprio perché non è verosimile)Esaminare le contraddizioni della parte avversa

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Informazione

L’informazione è alla base della capacità retorica, e della possibilità di costruire argomentazioni, perché queste si basano sulle informazioni a nostra disposizione. Non è un buon oratore chi non è capace di raccogliere informazioni su ciò di cui deve parlare.

L’informazione deve essere completa, congruente e ben selezionata. Bisogna aver chiaro fin dall’inizio cosa si deve conoscere per poter parlare con proprietà di un certo argomento.

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Considerazioni sull’uomo

Una grande parte della Retorica è dedicata ad osservazioni di carattere generale sulla vita umana, Sono considerazioni molto intelligenti e azzeccate, e manifestano lo spirito di osservazione di Aristotele, ma anche la sua convinzione che per tenere dei discorsi efficaci bisogna conoscere l’animo umano

Ciò che la gente pensa o crede

Come le persone tendono a comportarsi in certe situazioni

Cosa apprezzano, cosa ammirano

Cosa e chi tendono ad amare e cosa li rende aggressivi

Qual è il modello di vita ideale.

Ecc.

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In cosa consiste la ricchezza

Cos’è l’onestà

Che vuol dire godere di buona reputazione

Cosa vuol dire essere fisicamente forte

Le virtù proprie dell’uomo e quelle proprie della donna

Cos’è un bene, e cosa gli uomini considerano beni (cit. p.51)

Come si stabilisce cosa è più utile o più buono tra due possibilità?

Virtù e vizio

Giustizia, ingiustizia

Desiderio (cit. p.89)

Perché l’uomo vuole vendetta

Il piacere

Chi è che commette ingiustizia, e per quali motivi (cit.p.100)

Chi è che subisce ingiustizia e per quali motivi (cit. p. 103)

Alcuni esempi

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Cosa ci trasmette questa attenzione enorme di Aristotele per la comprensione di tutto ciò che riguarda gli uomini?

Che è importante farsi molte domande, cercare i perché delle cose che succedono. Risulta convincente e chiaro nel discorso chi mostra di aver capito i motivi delle azioni, chi è capace di fare previsioni fondate su considerazioni intelligenti e non superficiali.

Per Aristotele il retore deve saper elaborare la forma di un discorso, ma soprattutto deve essere in grado di padroneggiare il contenuto

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Il carattere dell’oratore

È la seconda delle argomentazioni tecniche, dopo il discorso stesso. La trattazione di Aristotele è molto rapida.

A rendere un oratore credibile sono

Intelligenza

Virtù

Benevolenza

Ed è mancare di una di queste tre caratteristiche che può compromettere la sua credibilità

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Le emozioni

Il libro II della Retorica contiene una delle trattazioni più acute sulle emozioni umane.

Considerate nell’ottica del retore, le emozioni sono disposizioni che si possono indurre nel pubblico, per ottenere più facilmente l’effetto persuasivo del discorso.Per suscitare un’emozione nel pubblico bisogna conoscere tre cose

In quali disposizioni d’animo si è soliti provarla

Nei confronti di chi la si prova

In quali circostanze questo è solito avvenire.

Aristotele fa un elenco di emozioni (e sentimenti) e per ciascuna espone tutte queste caratteristiche. Noi vedremo solo le definizioni generali

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L’iraUn desiderio di aperta vendetta, accompagnato da dolore, per una palese offesa alla nostra persona, o a qualcuno a noi legato, quando l’offesa non era meritata

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La paura

Una forma di sofferenza o uno sconvolgimento che deriva dalla prefigurazione di un male imminente che causa rovina o dolore

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Una forma di sofferenza o di sconvolgimento relativa ad azioni colpevoli presenti, passate o future, che portano disonore

La vergogna

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La riconoscenza

(Charis) È un atteggiamento positivo nei confronti di qualcuno che ha compiuto un’azione concreta di servizio – gratuito e senza altri fini – ad uno che ne aveva bisogno.

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La compassioneUna forma di sofferenza di fronte alla visione di un male

manifestamente rovinoso o doloroso che ricade su una persona che non lo merita. Un male che anche noi possiamo attenderci di subire

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Lo sdegno

Al contrario della compassione, che è sofferenza di fronte alla sfortuna altrui immeritata, lo sdegno è dolore di fronte a una grande fortuna capitata a chi non la merita

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L’invidiaSimile allo sdegno, l’invidia si rivolge

però verso i simili e quelli di pari condizione. Essa è dolore per il semplice fatto che l’altro abbia un certo bene di cui io sono privo

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L’emulazioneUna forma di sofferenza nel constatare la presenza, in

persone simili a noi per natura, di beni tenuti in grande considerazione e che è possibile anche per noi ottenere, sofferenza che deriva non dal fatto che un altro possiede questi beni, ma dal fatto che non li abbiamo noi (per questo l’emulazione è un sentimento onesto, mentre l’invidia è spregevole, in quanto il primo si accinge ad ottenere quei beni, il secondo a impedire che chi gli è vicino li abbia). L’emulazione comporta una certa stima, e porta ad imitare l’altra persona, per eguagliarla.

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Siamo vicini alla conclusione

Anche Aristotele suggerisce di far sì che l’ascoltatore intravveda la fine del discorso, perché è come un atleta, che quando ha in vista l’arrivo si fa coraggio e continua a correre

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Lo stile

La chiarezza: Usare i termini in senso proprio

Non adottare un registro troppo alto né troppo basso

Ornare talvolta lo stile con termini esotici, che attraggono l’attenzione, ma farlo in maniera non artificiosa: deve riuscire naturale e sempre chiaro

Lo stile va adeguato alla questione di cui si tratti

Lo stile deve anche rispecchiare l’oratore, per renderlo credibile (un giovane non può parlare come parlerebbe un vecchio, e viceversa)

Lo stile infine deve adattarsi al tipo di coloritura emotiva che si vuole creare.

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Quando si dice qualcosa di esagerato bisogna autocensurarsi in anticipo, per mostrare che si sa che si sta esagerando. (dirò un’enormità: …)

Avere un certo ritmo

Esporre con ordine le premesse del discorso, perché il resto diventi comprensibile

Trarre le conclusioni in maniera chiara

Quando si racconta una storia, dividerla in parti perché non ne risulti una narrazione unica, che si seguirebbe con difficoltà

Limitarsi a richiamare cose o vicende note, senza rispiegarle: il pubblico già le conosce, e si annoierebbe

Lo stile

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Espressioni brillanti

Si può imparare a crearle per talento naturale o per esercizio.

Sono quelle espressioni che fanno comprendere qualcosa di nuovo. Affermazioni che non sono scontate e banali, ma neanche oscure e incomprensibili. Detti intelligenti che aprono un nuovo “orizzonte di senso” sulle cose. La più importante delle espressioni brillanti è per Aristotele la Metafora

Questi argomenti sono stati molto ripresi nel barocco, che ha avuto un grande interesse per l’uso sorprendente del linguaggio

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È lo strumento più bello e più efficace perché è al tempo stesso chiara, originale, e piacevole. Per costruire metafore è necessario saper vedere l’analogia.

Le metafore sono una sorta di enigma. Istituiscono come una proporzione

Dato che A : B = C : D, utilizzo A e B per parlare di C e D.

(Cit. p. 333.)

La Metafora mette davanti agli occhi ciò di cui si parla, condensandolo in un’immagine.

La metafora è un oggetto linguistico molto studiato anche al giorno d’oggi, in quanto è ricchissimo di valenze (oltre che di fascino) nella filosofia, la poesia, la logica, la retorica, la semiotica

Metafora

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Non ho voglia di tuffarmi in un gomitolo di strade (Ungaretti)

Tu fior de la mia pianta percossa e inaridita (Carducci)

e prego anch’io nel tuo porto quiete (Foscolo)

Piove senza rumore sul prato del mare (Pavese)

Sono i tuoi puri occhi due miracolose corolle, sbocciate a lavarmi lo sguardo. (A. Pozzi)

Metafora

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Catturare l’attenzione

A quattro cose noi prestiamo attenzione, e questo un retore deve saperlo

Ciò che è grande

Ciò che ci riguarda

Ciò che è piacevole

Ciò che è sorprendente

L’attenzione tende a calare durante il discorso più che all’inizio. Per questo non serve richiamarla all’inizio, ma solo

da un certo punto in poi

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Fine