ankh djed was djed was 10-11...dobbiamo comprendere che nella via iniziatica, morire, non implica...

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Anchk Djed Was . Anno II° . n° 4 / 5 Aprile / Maggio 2015 1 Ankh Djed Was Editoriale mensile del Rito Orientale e Mediterraneo di Misraim e Memphis Anno II° - N° 4 / 5 - Aprile / Maggio 2015 Pubblicato a Maggio 2015 Sommario: Memoria – Siamo quando iniziamo a ricordare. FENIX L’Isola che non c’è. AMRU Come pensiamo. SETH Arturo Reghini; un Maestro. ANTARES Il Muro. Poesia del Fratello SALVATORE QUASIMODO

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  • Anchk Djed Was . Anno I I ° . n° 4 / 5 Aprile / Maggio 2015

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    Ankh Djed Was Editoriale mensile del Rito Orientale e

    Mediterraneo

    di Misraim e Memphis

         

    Anno II° - N° 4 / 5 - Aprile / Maggio 2015 Pubblicato a Maggio 2015

    Sommario:

    Memoria – Siamo quando iniziamo a ricordare.

    FENIX

    L’Isola che non c’è. AMRU

    Come pensiamo. SETH

    Arturo Reghini; un Maestro. ANTARES

    Il Muro. Poesia del Fratello SALVATORE QUASIMODO

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    MEMORIA

     

     

    Siamo quando iniziamo a ricordare; un iniziato è colui che ha menzione di Se. O almeno inizia ad averne, seppure in modo limitato e nel seguito de proprio Cammino espande tale sapienzialità, con il Sacro Lavoro che compie.

    Lungi da Noi il volere in queste nostre considerazioni, addivenire alle “teorie” sulla reincarnazione e la molteplicità delle esistenze, di una unica Coscienza o se dire si voglia, anima - seguiamo un discorso meramente ermetico - e lasciamo tali difficili argomenti a chi ne sa più di noi. Tratteremo questo argomento ad iniziare dal primo respiro che l’essere umano compie alla nascita. Concluso lo pnematico primigenio respiro, iniziamo a vivere nel mondo e dopo alcuni giorni i nostri occhi iniziano a vedere la luce e a percepire le tenebre, le orecchie sentono i suoni e le vibrazioni generate dalle altrui vite; il gusto inizia a svilupparsi con il contatto al seno materno e il tatto ci avvicina alla materia circostante ed al calore dei corpi vivi. L’olfatto fa sì che ciò che viene acquisito con gli altri quattro sensi, divenga un fattore chimico-percettivo che ci consente di “comprendere” senza necessariamente sapere. E’ da questo punto in poi che inizia la Conoscenza, si sviluppa l’io convenzionale e si struttura il ricordo delle esperienze vissute, attimo dopo attimo. Forse, nelle nostre esperienze massoniche, e qui che nasce l’idea dei Viaggi del Compagno Libero Muratore, prototipo dell’essere cosciente. Che sbaglia ed impara a capire ciò che ha fatto. Che se fa il bene, ne usufruisce; soprattutto che apprende. E nella Comunità -sia umana che iniziatica - comprende. Effetto della Catena..……….

    Nel concepimento dell’essere umano, di quei circa trecento milioni di spermatozoi, proiettati nell’utero della femmina, uno solo colpisce l’ovulo materno. Le due “entità” fisiche, l’ovulo e lo spermatozoo, si uniscono attivando e fondendo simultaneamente la “memoria ancestrale proveniente dalla propria razza”; forse inconsapevolmente, la nuova comune memoria contiene già l’archetipo della Specie ed i ricordi presenti nel Suo profondo antro coscienziale.

    Ci siamo sempre domandati: perché qualcuno incontrato nella vita ci è simpatico, un altro ancora magari ci è affine? Ma poi. Magari, un altro ci è indifferente - e così via. Capire istintivamente. Operare intuitivamente. Imparare che, sovente, l’istinto e/o l’intuito, ci guidano bene e per la nostra

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    salvezza. Ma potrebbe avvenire anche il contrario di ciò. In questi casi le esperienze acquisite nel vivere quotidiano, unite ai ricordi, sono fondamentali.

    Guardiamoci sempre dalla forza dell’afflato romantico e ancor più da quella dell’afflato amoroso. Durante la nostra esistenza i complessi fenomeni elettrochimici che avvengono nel cervello generano la funzione della memoria a causa della quale si esplicita i l concetto di “io”.

    Ed è questo “io” eff imero che si struttura e destruttura, a seconda dei vari casi . Le tradizioni, la mitologia, le culture pagane di tutti i tempi e di tutte le razze umane, a volte anche in modo pragmatico ci indicano ciò che è successo e forse ancora succederà. Ancora di più, per chi riesce ad ascoltare il proprio archetipo, tradizione e mito rappresentano degli ottimi strumenti di conoscenza. E chi conosce, se lo vuole vive e sopravvive; o almeno si avvia al vivere le difficolta dell’esistenza con maggiore consapevolezza di ciò che ha acquisito, tanto al di fuori che nel proprio “dentro” e di come lo può utilizzare.

    Ricordare, ricordare, ricordare. Portare a cuore. L’iniziato ad un certo punto della propria esperienza tradizionale, sente costituirsi al proprio interno il Se. Noi Massoni dei Riti Egiziani Tradizionali e ortodossi, riteniamo che sia proprio il Se che al momento del “passaggio” va a costituire ed ampliare l’Eggregoro, della Nostra Tradizione. La forza di questo Ente deriva dal contatto tra il Divino e la scintilla che è in ognuno di Noi, già dal momento del concepimento; tale contatto avviene per mezzo di Riti, esperienze di ordine esoterico, conoscenze di ordine ermetico, alchemico e simbolico. Tutto ciò rappresenta l’essenza del Secretum, incomunicabile, ma che si può indirizzare e trasmettere. In effetti, cosa fa un iniziato ai Misteri? Opera in se stesso e trasmette la Tradizione a coloro che bussano alla porta del Tempio. E lo fa con i medesimi strumenti, simboli e supporti rituali, con i quali opera per se ed in se. Quindi “Lavorando” in tale modo, trasforma l’archetipo individuale in una forma di conoscenza collettiva, la quale incrementa la essenza spirituale del già citato Eggregoro (1**).

    Il mio istruttore un giorno mi disse; se batti la testa cadendo, ed in seguito perdi i tuoi ricordi, non sei più niente. Con il tempo, riflettendo su questo apparentemente semplice concetto, ho dovuto ammettere che tale pericolo è veramente reale. Ogni singolo colpo di maglio, produrrà il proprio lavoro quando ben dosato nella sua forza e se ben finalizzato nella fermezza e nella precisione dello scalpello. Entrambe le mani, del Muratore, debbono al tempo stesso essere forti e capaci.

    Dove finirà un giorno, l’Esperienza acquisita dall’iniziato attraverso l’Opera della Tradizione? Nell’Archetipo della specie? – O solo nell’Eggregoro. Non so rispondere a tale quesito e forse non è nemmeno utile starci a pensare tanto. Meglio Lavorare alla G. D. S. A. D. M. – LUI gli Strumenti ce li ha forniti, sin dal nostro concepimento e siamo noi che quando ce ne rendiamo conto dobbiamo cercare il Punto esatto (2**) , ove ben utilizzarli.

    Fenix.

    Note:

    (1**) Vedi nel brano : “Gli Eggregori in generale e quello dell’Ordine Martinista in particolare” di Gastone Ventura.

    (2**) Noto ai soli Figli della Vedova.

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    L’ISOLA CHE NON C’E’

    Talvolta mi capita di tornare col pensiero al mio primo giorno in massoneria. Ricordo quanto grande fosse l’emozione. Entrare in un “mondo” dove l’esoterismo era di casa, incontrare persone che come me sentivano il desiderio di conoscere al di là delle comuni cose, mi elettrizzava. Da tempo provavo il bisogno di cercare, di trovare dentro di me qualcosa che mi sfuggiva procurandomi una sottile ma tangibile inquietudine. Dovevo scavare dentro di me, cercare di trovare quel che ora so essere l’occultum lapidem, e quel momento era arrivato, non so per quale via, ma era arrivato. Quel che mi piaceva in particolar modo, nel percorso massonico, era il senso di libertà che permetteva il libero pensiero e con esso la ricerca del proprio sé.

    Ora, da massone un po’ “consumato”, mi chiedo qual è la forza che spinge un uomo o una donna ad intraprendere una Strada così complessa. Sicuramente per i più i nostri credo potranno sembrare semplici vaneggiamenti, pura utopia. Il Credere in un mondo dove l’Uomo viva in pace nel reciproco rispetto affrancati dal giogo del potere religioso, credere in un unico Dio d’Amore, padre di tutti gli uomini, credere in un uomo che possa ritrovare il vero sé, che può elevarsi spiritualmente fino a raggiungere l’immortalità può essere risibile e contestabile in una visione meramente materialista. Qualcuno potrà prenderci addirittura per pazzi. Ma a noi questo non importa. Siamo perfettamente consapevoli di essere controcorrente in un mondo dove tutto è mercificato. Ciò ci rende degli aristocratici nel vero senso del termine.

    La nostra fides è grande ed è questa la forza che ci sostiene nella nostra ricerca delle Verità.

    Noi spiritualisti non abbiamo il desiderio né pretendiamo di cambiare il mondo a nostro piacimento, anche se auspichiamo una sua Rinascita, ma cerchiamo di trasmutare noi stessi per creare un uomo nuovo o meglio tornare alle nostre auree origini. Solo compiendo il Nostro Sacro Lavoro, potremo essere di esempio per gli altri.

    A questo punto mi vengono in mente le parole di una nota canzone che sembra scritta proprio per chi come me ha la forza di credere, oltre il comune intendere, nel dono della vita e nel suo vero senso.

    Il testo di questa bellissima canzone recita così : “ …la ragione ti ha un po’preso la mano ed ora sei quasi convinto che non può esistere un’isola che non c’è….ma se ci credi ti basta perché poi la strada la trovi da te…..e poi dritto fino al mattino. E se ti prendono in giro, se continui a cercarla non darti per vinto perché chi ci ha già rinunciato e ti ride alle spalle forse è ancora più pazzo di te”.

    A queste parole non si può aggiungere altro se non che quest’isola non esiste solo per chi non sa o non vuole cercarla.

    AMRU

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    Come pensiamo, come ci esprimiamo e cosa scriviamo; quanto la nostra profanità ancora ci influenza? - Stiamo veramente imparando?

    Mi inviano spesso degli scritti di persone legate al Nostro ambito; articoli, saggi ed altro. Leggo con piacere e secondo il tempo che mi rimane, in quanto tuttora lavoro, ho famiglia e assolvo agli impegni massonici che ho assunti ormai da 33 anni. Mi fa piacere imparare, non solo dagli argomenti trattati negli scritti dei quali in precedenza, ma soprattutto dal modo di trattare determinati temi e dalle espressioni che vi sono esplicitate. Non mi lasciano poi indifferente, le terminologie applicate a tali lavori ed i concetti che sovente vengono mutuati soprattutto da esperienze personali, di vita, di educazione, di crescita – di condizionamenti familiari.

    Per chiarezza, specifico che spesso, in tali scritti, vi è poco di realmente massonico o tradizionale, bensì molto di personale.

    Mi rendo anche conto che non è facile trattare dei temi che sono profondi. Ma spesso siamo proprio noi che con la nostra pretesa di poter affrontare ogni argomento della tradizione, forse per enfasi o anche per ambizione, ci infiliamo in un ginepraio e poi cerchiamo di uscirne applicando una logica che non ha alcuna attinenza con la Via Iniziatica. A tale punto, ci riempiamo di graffi e strappi; diversamente non potrebbe essere.

    Credo che molti di Noi, abbiano compiute le esperienze dell’Apprendista; molto meno sono i Fratelli e le Sorelle che hanno effettivamente compiuti in Loro stessi i Viaggi del Compagno. I Maestri, poi, devono avere il coraggio di guardarsi bene prima intorno e poi dentro. Tutti Noi dobbiamo comprendere che nella Via Iniziatica, Morire, non implica necessariamente una rinascita.

    Il senso delle mie precedenti espressioni è la semplice sintesi di ciò che mi viene incontro e che anche oggi mi sovviene apprendere, semplicemente leggendo.

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    Una Nostra Carissima Sorella, ha scritto un articolo e me lo ha inviato; Essa descrive una sorta di “Viaggio” compiuto in un percorso reale, di ordine storico e geografico, correlato alle esperienze mistiche del Santo Francesco, presso una nota località dell’Italia centrale ove Esso stabilì uno dei suoi molti “Romitaggi”. Tante sono l’enfasi e l’entusiasmo, espressi per questa Sua esperienza che ho dovuto, al fine di leggere tutto l’articolo, soggiacere al mio sconforto, onde arrivare fino alla sua conclusione.

    Qualsiasi profano, felice di una tale esperienza cognitiva, e che la avesse descritta nei termini usati dalla Ns. Sorella Iniziata, avrebbe fatto meritoriamente opera divulgativa a tutti coloro i quali avessero desiderato condividere esperienze di ordine mistico – spirituale, senza magari avere idea di cosa siano il misticismo e la spiritualità. Chiunque si rivolga ad un Ministro della religione (Cattolica, Protestante, Anglicana, Ortodossa, Ebraica, Islamica, Taoista, Scintoista ecc.) chiedendogli di emanciparlo in relazione al misticismo ed alla spiritualità, dovrà impiegare una abbondante porzione del proprio tempo per dedicarlo a tali Studi, ed avrà forse modo di avvicinarsi ai loro concetti base, magari afferrandoli nelle loro parti più evidenti (e con il beneficio del dubbio).

    Io mi domando; perché un Massone deve necessariamente e secondo i più astrusi concetti della piena profanità, avere la pretesa di insegnare - a chicchessia - tanto dentro, che al di fuori della Loggia?

    Chi aspira a tanto, dica chiaramente che ciò che compie intende contrabbandarlo (a chi ci crede) come Tradizione derivante dall’insegnamento massonico. In Loggia i cosiddetti “valori” vengono rappresentati dalla Nostra capacità di allontanare e chiudere in un forziere le scorie derivanti dalla lavorazione della nostra Pietra. Nello scavare oscure e profonde prigioni al vizio. Il Nostro “vizio” e non l’altrui, del quale a noi nulla attiene.

    Il massone giudica se stesso al fine di conoscersi e si confronta solo con il proprio Lavoro. Eleva il Tempio con le pietre che squadra e le “tollera” compensandole con la malta; malta che unisce le Pietre del Tempio, nelle loro differenze ed a volte ci compensa anche in quelle asperità presenti nelle varie “facce” del nostro essere, che solo noi potremo spianare se riusciremo a lavorare la nostra Pietra sempre più dolcemente.

    Il massone che dedica il proprio tempo a mostrare se stesso, ai propri fratelli e ai profani, deve forzatamente essere un buon politico, per ingannarli ben bene. Oppure sembrerà soprattutto uno stolto e come affermato dal dettato tradizionale, “apparirà al prossimo come un albero spoglio e secco, sul quale si sono posate troppe cornacchie (1**) e che non reggerà per molto, a tale peso”.

    Note – (1**) - I propri vizi ed ambizioni.

    Seth

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    Arturo Reghini

    Arturo Reghini da giovane

    Arturo Reghini (Firenze, 12 novembre 1878 – Budrio, 1º luglio 1946) è stato un matematico, filosofo ed esoterista italiano. Per Noi, un vero Maestro.

    Biografia

    Si laureò in matematica all'Università di Pisa, dedicandosi all'insegnamento della materia in vari istituti superiori in Toscana, a Roma ed in Emilia-Romagna.

    Oltre al Pitagorismo, Reghini fu affiliato anche a vari gruppi dell'esoterismo italiano. Nel 1898 entrò nella Società Teosofica e ne fondò la sezione romana. Più tardi, nel 1903, fonderà a Palermo la Biblioteca Teosofica, che poi cambierà nome in Biblioteca Filosofica. Nel 1902 venne iniziato al Rito di Memphis di Palermo (rito di origine egizia organizzato in gradi all'interno della Massoneria Universale) e nel 1905 fondò a Firenze la loggia Lucifero, dipendente dal Grande Oriente d'Italia. Nel 1910 (o forse prima) conobbe Amedeo Armentano, che lo introdusse allo studio del pitagorismo. Nel 1912 entrò nel Supremo Consiglio Universale del Rito Filosofico italiano, dal quale però si dimise nel 1914 e nel 1921 entrò a far parte del Supremo Consiglio dei 33 del Rito Scozzese Antico e Accettato.

    Arturo Reghini è attualmente riconosciuto come uno dei "padri spirituali" del Rito Simbolico Italiano, costituito all'interno del Grande Oriente d'Italia.

    È considerato l'iniziatore del risveglio, nel tempo attuale, della corrente pagana romana in Italia, risveglio la cui prima manifestazione pubblica fu la pubblicazione, ad opera di Reghini, del manifesto pagano romano-italico Imperialismo pagano, pubblicato nel 1914sulla rivista La salamandra. Nel 1914, dopo essere entrato nel movimento futurista, aveva fatto parte del comitato direttivo della rivista "Lacerba".

    Gli anni della Grande Guerra videro discepoli e maestri della Schola Italica partire volontari per il fronte. Reghini non rimase inerte innanzi al sorgere delle istanze interventiste; partecipò attivamente alla manifestazione romana del maggio 1915, culminata in Campidoglio, volta ad ottenere la dichiarazione di guerra. Entrato all'Accademia Militare di Torino come allievo ufficiale del Genio il 1º febbraio 1917, successivamente partì volontario per il fronte, ottenendo sul campo il grado di capitano del Genio.

    Anni dopo, e precisamente il 18 dicembre 1923, Reghini ed il suo Maestro Armentano costituirono a Roma l'Associazione Pitagorica, che riprendeva le fila di precedenti esperienze e si richiamava idealmente e operativamente al sodalizio pitagorico dell'antichità.

    Da solo o con altri, fondò diverse riviste nelle quali espresse le sue idee: Leonardo (1906, insieme ad altri), Atanòr (1924), Ignis (1925, e di nuovo nel 1929), Ur (1927, con Julius Evola e Giulio Parise).

    Contrasti ideologici e caratteriali portarono nel 1929 alla rottura dei rapporti fra Reghini ed Evola e alla sua uscita dal Gruppo di Ur (del quale aveva fatto parte con lo pseudonimo di Pietro Negri), fatto che avrà anche strascichi giudiziari. Evola infatti tenterà di fare incriminare Reghini per affiliazione massonica (che costituiva reato dopo lo scioglimento delle "associazioni segrete" imposto dal regime fascista nel 1925), ma le autorità imposero un "accordo" tra i due per evitare uno scandalo. Negli anni seguenti, però, dopo l'esilio o l'emarginazione di quasi tutti gli esponenti dell'esoterismo italiano (Armentano era partito per il Brasile nel 1924), un Reghini ormai isolato si ritirò dalle attività pubbliche, dedicandosi all'insegnamento in un istituto privato di Budrio e allo studio dei numeri pitagorici.

    Nel 1931 ottenne pubblici riconoscimenti dall'Accademia dei Lincei e dall'Accademia d'Italia per la sua opera sulla restituzione della geometria pitagorica.

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    Nostro commento.

    Non ce ne voglia, il Nostro Veneratissimo e Potentissimo Maestro Passato, Arturo Reghini, dalla Sua collocazione eggregorica, ma è così che Wikipedia, riassume sinteticamente la Sua Vita e l’Opera feconda.

    Tutto sommato, possiamo condividere con questa descrizione quanto in essa contenuto e per altro vorremmo dire che il Maestro Arturo Reghini fu anche amico e frequetatore del Nostro Veneratissimo e Potentissimo Gran Jerophante e Maestro Passato Marco Egidio Allegri, probabilmente conobbe anche il Ns. Gran Jerophante e Maestro Passato O. Olderico Zasio, successore del Fr.’. M. E. Allegri; di Lui (del Reghini) scrisse e commentò, nella prefazione alla raccolta della rivista IGNIS (ed.ni ATANOR) il Ns. Gran Jerophante e Maestro Passato Fr.’. Gastone Ventura. Lo fece con stima, rispetto; ed anche con un deciso senso critico.

    Da quanto sopra scritto, si evince che il al Fr.’. Arturo non facevano certo difetto la genialità, la propria cultura immensa, tanto filosofica che storica, cabalistica e soprattutto matematica; inoltre al Medesimo, non mancavano la spigolosità del carattere e quella sagacia, fiorentina, tipica dei geni, figli come l’Arturo di questa perla della cultura mondiale (Firenze) che dette i natali (e le pene della vita) a Dante Alighieri e ad altri mille Geni dell’arte, dell’umanesimo e della politica italica.

    Per una fortunata coincidenza, quando venni iniziato, oltre trenta anni or sono, nella R.ma loggia Espero n° 763, del Grande Oriente di Italia, prendeva posto nella Colonna dei FF.’. Compagni d’Arte, un Nostro Carissimo Fratello, nipote di Arturo; Egli era Franco Reghini, il quale si pregiò in seguito, dopo il Suo compagnonaggio, di indossare uno striminzito grembiulino in panno, da Maestro, appartenuto allo Zio Arturo.

    La pronipote, Donna Lidia Reghini di Pontremoli (nostra grande amica) studiosa e docente universitaria in Antropologia Culturale ecc. ha dedicato buona parte del Suo tempo alla memoria del prozio Arturo

    (vedi in http://www.reghini .net/).

    Leggendo i testi, gli scritti e gli studi del Fr.’. Arturo, oggi ancora in auge ed indicati all’Iniziato, quali autentici “Pilastri” della Massoneria Tradizionale Spiritualista, si hanno a volte i brividi. Tanta è la profondità dei concetti ivi espressi con chiarezza adamantina; della forza di quegli insegnamenti, e della realtà pragmatica. ma mai fredda, con la quale il Maestro, ancoro oggi ci illumina. Cito tra gli altri le “Considerazioni sul Rituale dell’Apprendista Libero Muratore - Le parole Sacre e di Passo….” ma Arturo Reghini ebbe una produzione immensa di propri scritti, di genere tradizionale, artistico, filosofico, tipicamente massonici e matematici.

    Fu un Uomo che non si piegò mai agli strali della chiesa e che fece rivivere gli insegnamenti degli antichi Filosofi e Iniziati,del mondo pagano antico, ciò soprattutto attraverso i propri scritti ed insegnamenti. Molto mi è stato riferito dal mio Fratello Franco (suo Niposte e padre di Lidia) dello Zio. Dagli aneddoti più gentili ed allegri, sino al racconto delle avversità che per gran parte della vita, si scatenarono contro Arturo. Massone attivissimo, sia nelle Logge Azzurre che nei Sistemi Massonici degli Alti Gradi (Rito Scozzese – Rito di Memphis Misraim – Rito Primitivo di Misraim – Rito Filosofico) illuminò i Fratelli con il Lume della Propria Scienza Muratoria.

    Per quanto sopra scritto, oltre non intendiamo procedere - solo una esortazione, proferiamo a Noi ed a Voi tutti; la seguente. C.me Sorelle e C.mi Fratelli Massoni di tutto l’Orbe Terracqueo, se intendete apprendere per crescere, conoscere e prosperare, non potete ( e non possiamo) fare a meno dell’Opera del Fratello Arturo Reghini di Pontremoli. Italiano come Noi, Libero e presente nella Luce dei Cieli Eggregorici, della Nostra Tradizione. Salì all’Oriente Eterno, quasi povero il 1º luglio 1946., ma dal letto di morte e guardando verso il Sole, lasciò alla Tradizione, e a Noi, Suoi Sorelle e Fratelli, un grande tesoro spirituale e morale.

    C. H. O. P. I. I.

    Antares

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    Anche in questo numero vogliamo dedicare uno spazio, all ’arte ed a questo Nostro Fratello Massone, che tanto ha onorato l ’ I talia.

    Salvatore Quasimodo - 1901 - + 1968.

    Poeta contemporaneo - Premio Nobel - Massone

    IL MURO

    Contro di te alzano un muro in silenzio, pietra e calce pietra e odio,

    ogni giorno da zone più elevate calano il filo a piombo. I muratori

    sono tutti uguali, piccoli, scuri in faccia, maliziosi. Sopra il muro

    segnano giudizi sui doveri del mondo, e se la pioggia li cancella li riscrivono, ancora con geometrie

    più ampie. Ogni tanto qualcuno precipita dall’impalcatura e subito un altro

    corre al suo posto. Non vestono tute azzurre e parlano un gergo allusivo.

    Alto è il muro di roccia, nei buchi delle travi ora s’infilano

    gechi e scorpioni, pendono erbe nere. L’oscura difesa verticale evita

    da un orizzonte solo i meridiani della terra, e il cielo non lo copre.

    Di là da questo schermo tu non chiedi grazia nè confusione.

    Ancora dell'inferno

    Salvatore Quasimodo

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    Note riguardanti i l sito internet Ns. V.mo Rito ed i contatti .

    Il   sito   internet   del   Rito   Orientale   e  Mediterraneo   di  Misraim   e  Memphis   –   Sovrano  Grande  Santuario  Italico  è  il  seguente:  

    www.ritomisraimmemphisroma.it / Rito_Misraim_e_Memphis_Roma   Le   caselle   di   posta  elettronica  di  riferimento  sono  le  seguenti:    

    Per   i   contatti,   le   notizie   e   relazioni   interne   inerenti   al   Rito   (con   email   riservata   e  password  comunicata  dalla  Segreteria,  ai  membri  iscritti)    

    Per   i   lettori   della   rivista   o  per   i   contributi   in   forma   scritta   che  vorrete   eventualmente  inviarci  l’indirizzo  è  il  seguente:  [email protected]

    La sezione “Scritti e Contributi” del Ns. sito si arricchisce mensilmente di nuovo materiale.  

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