adolescenzada amare - suorefigliedisanfrancescodisales.com · da amare. 2 luglio 2014 giornata...

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insegnanti più disorientati, ma invece essi sono un vero miracolo. Sono i sopravvissu- ti di un mondo iper-comples- so, sono figli dell’incertezza e del narcisismo, dell’indivi- dualismo e dell’opportuni- smo, sono alla ricerca di auto- rità adulte credibili che talvol- ta faticano a trovare. Non han- no bisogno di astratti pro- clami, sono pragmati- Per un lungo periodo ho posto nel dimenticatoio la mia adole- scenza. Era come se l’immagine di me stesso adulto, uomo ma- turo e affidabile, serio professio- nista, padre e marito responsa- bile, non potesse sopportare di essere stato tutt’altro: ribelle, confuso, continuamente distrat- to, e molte altre cose ancora, al- cune delle quali anche poco edi- ficanti. Eppure l’adolescenza è persino questo, sia pur nella di- versità delle esperienze di cia- scuno. Rinnegarla è annullare una parte di sé. Oggi guardo con ci, purtroppo addestrati al cinismo, e più ancorati alla realtà di quanto si possa immaginare. Necessitano invece di buoni esempi, di testimo- nianze coerenti, forti, vicine, in cui risulti benefico e costrutti- vo identificarsi. Gli adole- scenti sono il più scomodo degli specchi del mondo adulto. Per questo ho tro- vato in loro risposte non solo scientifiche, inerenti i miei studi sociologici, ma soprattutto l’ispirazio- ne per quella evoluzione personale che mai potrà interrompersi. Daniele Callini IL FILO D’ORO negli anni Cinquanta ispetto al decennio precedente, negli anni Cinquanta si infittiscono nel Filo d’Oro le no- tizie dalle filiali dell’Istituto, sia quelle di vecchia data, come quelle di San Pier in Ba- gno e Mercato Saraceno e quelle invece nuove, co- me Voltana, inaugurata alla fine del 1950. La ripre- sa delle attività didattiche dopo la fine del secondo conflitto mondiale permette altresì di registrare un incremento delle gite scolastiche: nell’aprile 1951 “sotto un acquazzone”, come riporta la cronista, parte un gruppo di studenti per Verona e Lago di Garda e cinque anni dopo sarà un “comodo pul- lman della ditta Sarasini” ad accompagnare gli stu- denti a Napoli , Pompei e Capri per una “tre gior- ni” che rimarrà per sempre nel cuore dei parteci- panti. Nel corso del decennio si registrano anche diversi pellegrinaggi riservati ad alunne, ex alun- ne e loro famigliari, a Lourdes, il primo dei quali si svolge nel luglio 1951, mentre l’anno precedente si era svolto con un grande coinvolgimento emotivo, quello a Roma, in occasione dell’Anno Santo. Le note di cronaca per quanto riguarda questo even- R to, come per tutti gli altri importanti avvenimenti che coin- volgono l’Istituto, rappresentano indubbiamente un impor- tante strumento di collegamento tra quanti vivono l’espe- rienza scolastica e quanti da quell’esperienza hanno appre- so importanti lezioni di vita e ne conservano sempre vivo il ricordo. Risuonano così gli echi dei momenti di festa che coinvolgono ad esempio i bambini dell’Asilo, come anche le trepidazioni di coloro che si preparano agli esami di stato. Non mancano inoltre le raccomandazioni per chi, terminate le vacanze estive, dovrà iniziare l’ultimo anno scolastico: co- sì nell’estate 1954 le suore insegnanti, attraverso lo strumento del Filo d’Oro, si rivolgono alle allieve della terza magistrale invitandole a curare “gli scritti di italiano, latino, matemati- ca” dedicandovi “le ore migliori della giornata”. All’inizio degli anni ’50 si registra poi quello che viene definito “il pri- mo passo di espansione oltre frontiera” dell’Istituto, con la partenza per la località francese di Roquebrune sur Argens, di due suore, suor Carolina Strocchi e suor Leopolda Moret- ti con il compito di prendersi cura dell’attività di assistenza nel locale ospizio. Nei decenni successivi l’espansione sarà ancora maggiore, interessando anche altri continenti, oltre a quello europeo. Continua nel frattempo ad essere partico- larmente attiva l’Associazione ex allieve che annualmente organizza il proprio raduno, fissato per la quarta domenica di settembre, come si legge nello statuto, tra i quali punti se- gnaliamo in particolare la necessità di “scambiarsi consigli ed aiuti specie tra le socie chiamate alla difficile missione dell’insegnamento o a quella anche più ardua di spose e mamme”. E a proposito di scuola, ampio spazio viene dedi- cato nel Filo d’Oro alla ricorrenza del trentesimo anniversa- rio della riapertura a Lugo dell’Istituto magistrale, prece- dentemente indicato con il termine di Scuola Normale. La “data memorabile”, come viene definita, è solennemente ri- cordata nell’ottobre 1956 alla presenza, tra gli altri, di colui che fu il suo primo direttore, il prof. Luigi Graziani che mo- rirà due anni dopo, e di colei che ne fu invece la prima pre- side, la prof.ssa Wanda Ballardini Cocci. Nel 1958, all’Istitu- to magistrale si aggiungerà la Scuola magistrale di grado preparatorio per la formazione delle insegnanti nelle scuole materne, un’altra “meta”, come la definisce il Filo d’Oro, rag- giunta “dopo lunga e paziente attesa” e che costituisce “un vero privilegio” essendo “poche, in Italia, le scuole del ge- nere e nessuna in provincia di Ravenna”. Giordano Dalmonte A sinistra: Suore e allieve a Roma in occasione dell’anno Santo 1950 - sopra ex allieve dell’istituto negli anni Cinquanta Adolescenza amorevole stupore e con simpatica indul- genza i suoi tratti distintivi. Non solo. Ne colgo le potenzialità. Ne intravvedo la for- za e la bellezza che deve solo essere orien- tata verso una direzione di senso. Pro- gressivamente ho imparato ad accogliere ed accettare i miei limiti di allora e persi- no quelli di ora. Per un lungo periodo non mi sono piaciuti gli adole- scenti. Li trovavo insoppor- tabili. In realtà mi rispec- chiavo in essi e rivedevo una parte di me che volevo sem- plicemente celare. Per motivi professionali mi sono spesso interessato della relazione tra educatori e adolescenti e ho diverse vol- te incontrato quella stessa mia intima relazione tra esperienza maturata e realtà percepita. Del resto come si pos- sono amare gli adolescenti se non si accoglie e non si abbraccia il proprio personalissi- mo vissuto adolescen- ziale? I giovani di oggi paio- no a molti genitori ed da amare

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insegnanti più disorientati,ma invece essi sono un veromiracolo. Sono i sopravvissu-ti di un mondo iper-comples-so, sono figli dell’incertezza edel narcisismo, dell’indivi-dualismo e dell’opportuni-smo, sono alla ricerca di auto-rità adulte credibili che talvol-ta faticano a trovare. Non han-

no bisogno diastratti pro-clami, sono

pragmati-

Per un lungo periodo ho postonel dimenticatoio la mia adole-scenza. Era come se l’immaginedi me stesso adulto, uomo ma-turo e affidabile, serio professio-nista, padre e marito responsa-bile, non potesse sopportare diessere stato tutt’altro: ribelle,

confuso, continuamente distrat-to, e molte altre cose ancora, al-cune delle quali anche poco edi-ficanti. Eppure l’adolescenza èpersino questo, sia pur nella di-versità delle esperienze di cia-scuno. Rinnegarla è annullareuna parte di sé. Oggi guardo con

ci, purtroppo addestrati al cinismo,e più ancorati alla realtà di quantosi possa immaginare. Necessitanoinvece di buoni esempi, di testimo-

nianze coerenti, forti, vicine, incui risulti benefico e costrutti-vo identificarsi. Gli adole-scenti sono il più scomododegli specchi del mondoadulto. Per questo ho tro-vato in loro risposte nonsolo scientifiche, inerentii miei studi sociologici,ma soprattutto l’ispirazio-ne per quella evoluzionepersonale che mai potràinterrompersi.

Daniele Callini

IL FILO D’ORO negli anni Cinquantaispetto al decennio precedente, negli anniCinquanta si infittiscono nel Filo d’Oro le no-tizie dalle filiali dell’Istituto, sia quelle divecchia data, come quelle di San Pier in Ba-

gno e Mercato Saraceno e quelle invece nuove, co-me Voltana, inaugurata alla fine del 1950. La ripre-sa delle attività didattiche dopo la fine del secondoconflitto mondiale permette altresì di registrare unincremento delle gite scolastiche: nell’aprile 1951“sotto un acquazzone”, come riporta la cronista,parte un gruppo di studenti per Verona e Lago diGarda e cinque anni dopo sarà un “comodo pul-lman della ditta Sarasini” ad accompagnare gli stu-denti a Napoli , Pompei e Capri per una “tre gior-ni” che rimarrà per sempre nel cuore dei parteci-panti. Nel corso del decennio si registrano anchediversi pellegrinaggi riservati ad alunne, ex alun-ne e loro famigliari, a Lourdes, il primo dei quali sisvolge nel luglio 1951, mentre l’anno precedente siera svolto con un grande coinvolgimento emotivo,quello a Roma, in occasione dell’Anno Santo. Lenote di cronaca per quanto riguarda questo even-

R to, come per tutti gli altri importanti avvenimenti che coin-volgono l’Istituto, rappresentano indubbiamente un impor-tante strumento di collegamento tra quanti vivono l’espe-rienza scolastica e quanti da quell’esperienza hanno appre-so importanti lezioni di vita e ne conservano sempre vivo ilricordo. Risuonano così gli echi dei momenti di festa checoinvolgono ad esempio i bambini dell’Asilo, come anche letrepidazioni di coloro che si preparano agli esami di stato.Non mancano inoltre le raccomandazioni per chi, terminatele vacanze estive, dovrà iniziare l’ultimo anno scolastico: co-sì nell’estate 1954 le suore insegnanti, attraverso lo strumentodel Filo d’Oro, si rivolgono alle allieve della terza magistraleinvitandole a curare “gli scritti di italiano, latino, matemati-ca” dedicandovi “le ore migliori della giornata”. All’iniziodegli anni ’50 si registra poi quello che viene definito “il pri-mo passo di espansione oltre frontiera” dell’Istituto, con lapartenza per la località francese di Roquebrune sur Argens,di due suore, suor Carolina Strocchi e suor Leopolda Moret-ti con il compito di prendersi cura dell’attività di assistenzanel locale ospizio. Nei decenni successivi l’espansione saràancora maggiore, interessando anche altri continenti, oltre aquello europeo. Continua nel frattempo ad essere partico-

larmente attiva l’Associazione ex allieve che annualmenteorganizza il proprio raduno, fissato per la quarta domenicadi settembre, come si legge nello statuto, tra i quali punti se-gnaliamo in particolare la necessità di “scambiarsi consiglied aiuti specie tra le socie chiamate alla difficile missionedell’insegnamento o a quella anche più ardua di spose emamme”. E a proposito di scuola, ampio spazio viene dedi-cato nel Filo d’Oro alla ricorrenza del trentesimo anniversa-rio della riapertura a Lugo dell’Istituto magistrale, prece-dentemente indicato con il termine di Scuola Normale. La“data memorabile”, come viene definita, è solennemente ri-cordata nell’ottobre 1956 alla presenza, tra gli altri, di coluiche fu il suo primo direttore, il prof. Luigi Graziani che mo-rirà due anni dopo, e di colei che ne fu invece la prima pre-side, la prof.ssa Wanda Ballardini Cocci. Nel 1958, all’Istitu-to magistrale si aggiungerà la Scuola magistrale di gradopreparatorio per la formazione delle insegnanti nelle scuolematerne, un’altra “meta”, come la definisce il Filo d’Oro, rag-giunta “dopo lunga e paziente attesa” e che costituisce “unvero privilegio” essendo “poche, in Italia, le scuole del ge-nere e nessuna in provincia di Ravenna”.

Giordano Dalmonte

A sinistra: Suore e allieve a Roma in occasione dell’anno Santo 1950 -sopra ex allieve dell’istituto negli anni Cinquanta

Adolescenzaamorevole stupore e con simpatica indul-genza i suoi tratti distintivi. Non solo. Necolgo le potenzialità. Ne intravvedo la for-za e la bellezza che deve solo essere orien-tata verso una direzione di senso. Pro-gressivamente ho imparato ad accogliereed accettare i miei limiti di allora e persi-no quelli di ora. Per un lungo periodo non

mi sono piaciuti gli adole-scenti. Li trovavo insoppor-tabili. In realtà mi rispec-chiavo in essi e rivedevo unaparte di me che volevo sem-plicemente celare. Per motivi professionali misono spesso interessato dellarelazione tra educatori eadolescenti e ho diverse vol-te incontrato quella stessamia intima relazione traesperienza maturata erealtà percepita. Delresto come si pos-sono amare gliadolescenti senon si accoglie enon si abbraccia ilproprio personalissi-mo vissuto adolescen-ziale? I giovani di oggi paio-no a molti genitori ed

da amare

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2 luglio 2014

Giornata dell’accoglienza

Santa Messa di

inizio dell’anno

scolastico e

poi... uscita al

mare, come ogni

anno, per gio-

care, divertirci,

conoscerci e sa-

lutare nuovi alunni e nuovi docenti.

Corso pomeridiano di latino per le classiterze - Il corso di latino si propone come obiettivo princi-pale quello di far conoscere e, di conseguenza, far interes-sare i ragazzi ad una cultura antica. Il primo passaggio èquello di accompagnare gli studenti alla nascita della lin-gua latina, attraverso una breve analisi di storia della lin-gua; successivamente si passa ad un primo approcciogrammaticale che sottolinei somiglianze e differenze ri-spetto alla lingua italiana.

Scintille di creatività

spettacolo di Natale

nella palestra della scuola i ragazzi delle sei

classi hanno suonato e cantato per augurare

a tutti un Buon Natale!

Concorso “Poesie di Natale”

organizzato dalla Par-

rocchia dei SS.mi Si-

mone e Giuda di Lugo

1ª classificata cat. B

Letizia Minguzzi classe

I A2ª classificata catego-

ria B Regazzi Marghe-

rita classe IA

Seminario didatticonel teatro dell’Isti-tuto San Giuseppecon il grande chitarri-sta, cantante e com-positoreDODI BATTAGLIA au-tore di molte musichedei Pooh

dalla bacheca dello sportivo

i ragazzi della scuola

sono stati bravissimi!

Tanti successi, tante

medaglie! Tre borse

di studio assegnate a

Martina Miola, Gia-

como Caroli e Luca Pe-

nazzi.

COMPLIMENTI!!!!!!!

Centro di aiuto alla vitaAlcuni alunni della IIIB hanno partecipato ad una serataorganizzata dal Centro di Aiuto alla Vita di Faenza per ce-

lebrare il XXXVI anniversario della Giornata per la Vita.

Kangourou

della matematica

con la partecipa-

zione di 50 alunni

della nostra scuola

FRANCESCO CENNI

alunno di IB si è

classificato per le fi-

nali di Mirabilan-

dia!!!!

Spettacolo teatrale

dei ragazzi della scuola

Teatro in lingua inglese

e francese

Progetti interdisciplinariLibertà

Essere e avereEdo ... ergo sum

Tre insegnanti perun giorno:

didattica in verticaleLezioni tenute da ragazzi delleclassi III Medie per gli alunnidelle classi V della Scuola Pri-maria

Un saluto agli alunni

delle classi terze

e laboratorio in lingua inglese gestito da attori

di madrelingua per le classi seconde e terze

Gita scolastica...A Roma da Papa Francesco

Insieme a teatro, a scuola e a cena

Visita alla Casa di riposoDon Carlo Cavina

I ragazzi delle classi prime hanno visitato la Casa diRiposo “Don Carlo Cavina”, vivendo una mattinatadi preghiera, musica e gioia insieme agli ospiti.

Festa del tricolore - Teatro Rossini LugoAlcuni alunni delle classi prime hanno partecipato alla ma-nifestazione che si è svolta al teatro Rossini, ricevendo i rin-graziamenti del Presidente dell’UNUCI, Renzo Preda, “per lastraordinaria ed entusiastica partecipazione che ha contri-buito efficacemente alla felice riuscitadell’evento”

Concorso nazionale indetto dal M.I.U.R.“La mia scuola, la sua storia” - Ieri, oggi e domani, realizzato dagli

alunni delle classi prime e seconde della scuola media

Un altro meravigliosoanno scolastico trascorso insieme

Ultimo giorno di scuolaSanta Messa animata dal coro della scuola e tornei

sportivi a Santa Maria in Fabriago

PER RICEVERE TUTTE LE INFORMAZIONI SULLA NOSTRA SCUOLA VISITATE IL SITO www.sangiuseppelugo.it

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3 aprile 2014

ra il 1974. Per le Figlie diSan Francesco di Salesera già la seconda mis-

sione in Sud Africa, precisa-mente nella città di Kakamas.La situazione politica era tre-menda: anni bui in cui in re-gnava l’apartheid. Nella lin-gua africana la parola “apar-theid” ha il significato lette-rale di “separazione”, per in-dicare appunto la divisionecreata tra la razza bianca equella nera.Le leggi dell’apartheid discri-minavano l’accesso al lavoro in base all’appartenen-za razziale, vietavano i matrimoni tra persone di raz-ze diverse, istituivano veri e propri “ghetti” (chia-mati bautustan) in cui veniva relegata la popolazio-ne “colorata”, che in questo modo era sottoposta adun forte controllo da parte del Governo. Le leggi proi-bivano quasi tutte le relazioni interrazziali, istituiva-no luoghi pubblici separati ed escludevano i “nonbianchi” da ogni forma di rappresentanza politica. Tre suore “Figlie di San Francesco di Sales”: suor Gia-comina Gualtrieri, suor Agnese Giordani e suor Sa-lesia Canali, guidate dall’amore verso il prossimo eda grande coraggio, diedero l’avvio alla nuova mis-sione insediandosi a Kakamas per aiutare la popola-zione “colorata”, ridotta in povertà.Anche Kakamas era divisa in due: una zona per ibianchi, dove c’erano negozi, chiese, ospedali, villet-te ben curate, giardini con grandi alberi sotto i qualii bianchi potevano riposarsi e refrigerarsi. L’altra in-vece era dedicata ai “colorati” che potevano uscireda questa per lavorare, solo con speciali lasciapassa-re. La parte riservata alla popolazione “colorata” erauna terra brulla, arida, senza alberi né fiori, caratte-rizzata solo da tanta polvere; le abitazioni erano po-verissime baracche.Le suore erano costrette a vivere nella parte riserva-ta ai bianchi, ma per loro grande fortuna avevano tro-vato una casa proprio al confine con i “colorati”, inmodo da agevolare il lavoro. Imparata la lingua, le consorelle iniziarono la loromissione: andare a visitare le famiglie per conoscerela loro realtà, visitare gli ammalati in ospedale, i car-cerati, aiutare i bisognosi e fare catechismo, portan-do la parola del Signore nel cuore dei “colorati” e do-nando loro un po’ di pace e serenità. Suor Giacomi-na era infermiera e pensò subito di mettere a serviziodei meno fortunati e dei malati tutta la sua espe-rienza e grazie agli aiuti inviati dall’Italia, iniziò a cu-rare i “colorati”. La voce si sparse presto e il via vaidei “colorati” nella casa delle suore cresceva. Anchela polizia ne venne a conoscenza e, inaspettatamentepiombò in casa e sequestrò il materiale e le medicine.Quel lavoro "pericoloso" doveva finire lì. Ma non ave-

EDal Sud Africa una lezione: leggi razziali e bontà d'animo

Tre suore “Figlie di San Francesco di Sales” raccontano la missione di Kakamas

Sud Africa

vano fatto iconti con lo spi-rito missiona-rio. La volontàdell'indomita emite Suor Gia-comina era piùforte di ogni co-sa e di ogni in-giustizia. Lasuora non si fe-ce scoraggiare econtinuò la suaattività escogi-tando un “truc-

chetto”. Quando il padre missionario andava nelle va-rie locazioni della comunità “colorata” per celebrare laMessa, Suor Giacomina andava con lui. All’interno del-la valigetta che conteneva gli oggetti sacri la suora in-gegnosa nascondeva le medicine e gli strumenti per cu-rare i poveri “colorati”. Quando i due si fermavano inuna cappella, mentre il padre celebrava, la Suora ap-profittava della sacrestia per curare i malati. Non basta-va per tutti, ma era un grande aiuto in quella situazio-ne di povertà. Le suore desideravano fare di più e pensarono di orga-nizzare un bazar, un mercatino dove venivano vendutiper pochi centesimi i beni e gli aiuti che arrivavano dal-

l'Italia. Un vestito per qualche cent e il ricavato ser-viva ad acquistare cibo per i più bisognosi. Una fucina di idee, la casa delle sorelle: la catechesi,i gruppi giovanili, le cure, il mercatino, e poi la co-struzione della prima scuola all'interno del ghetto“colorato”. Suor Agnese era in prima fila. Il suo es-sere maestra la spinse a guidare questo sogno. Dopoanni di cavilli burocratici finalmente giunse il per-messo di costruire e anzi, considerato che le leggi del-l’apartheid cominciavano a vacillare, i responsabilidel comune di Kakamas (tutti bianchi) si affrettaronoa dare per un cifra simbolica un bel appezzamento diterreno dove costruire la scuola, proprio nel centrodella locazione dei “colorati”.La scuola divenne una realtà! Come un’epidemia il

bene cominciò a diffondersi. Grazie alla forza di vo-lontà delle suore, a tanto lavoro, all’aiuto di tante per-sone buone, la scuola che all’inizio poteva ospitareuna trentina di bambini si ingrandiva, vennero co-struite molte altre aule e furono piantati i primi albe-ri che crescendo diedero un aspetto nuovo a quel ter-reno arido. Venne costruito il primo teatro e la primapalestra e allestiti giochi all’aperto. Oggi la scuola,quella scuola, è riconosciuta dallo Stato, è parificata,è frequentata da oltre trecento bambini e, in parte, èsostenuta economicamente da un gruppo di italianiche hanno costituito l’associazione “Amici Casa delFanciullo di Kakamas” e si prodigano per la buona

riuscita della missione in Sud Africa.Il coraggio e lo spirito missionario di queste suoreè un esempio per tutti. Dovremmo impegnarci dipiù e in maniera più attiva per aiutare le personemeno fortunate di noi. E come diceva San Francescodi Sales: “ Fare il bene e farlo con gioia è un doppiobene”. Il messaggio arriva forte e chiaro da quelloche era il "ghetto dei colorati".

Federica Cirella

Nelle foto: Suor Agnese Giordani e a destra SuorGiacomina Gualtrieri

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4 aprile 2014

inquant’anni di professione religiosa e non li dimo-stra. La promessa diventa adulta ma non perde vi-gore, entusiasmo, forza, mistero. Il 16 gennaio suorInnocenza Turchi, unita a tutta la comunità delle

“Figlie di S. Francesco di Sales”, ha ringraziato e lodatoDio per il giubileo di Professione religiosa. La sua storia èintessuta di dedizione, di sacrificio e di gioia. Sentimenti di-laganti che suor Innocenza non ha potuto trattenere: comeacque gonfie di fiume si sono riversati su tutte le personeche hanno avuto la fortuna di incontrarla, lungo il cammi-no della sua vita.Lontana nel tempo ma non nello spirito, la decisione diquesta sorella di partire per il Brasile. In testa e nel cuoreun’idea: aiutare i bimbi meno fortunati. Con tenacia, fer-mezza, risolutezza e costanza suor Innocenza fonda il cen-tro “Santa Rita” a São Bernardo do Campo. Insieme alleconsorelle si rimbocca le maniche, organizza la struttura ela conduce, come i bambini che accudisce, verso la solidi-tà capace di contrastare un quotidiano difficile. Toglie i pic-coli dalla strada, offre loro un “rifugio sicuro”. Non è faci-le combattere, in quelle zone. Non è facile alla periferia diSão Bernardo do Campo, São Josè Opraio, Parque S. Ge-raldo, S. Rosa, S. Rita, Jardim Silvina e tanti altri posti do-ve è sempre presente, fianco a fianco di uomini e donne abi-tuati a combattere, ogni giorno. Ed è battaglia per ogni pez-zetto di terra, per una casupola da collegare con luce e ac-qua. E’ lotta e gioia insieme, alla scoperta di un percorsodenso di ostacoli ma illuminato dalla forza e dall’amore diDio. Nasce così “Casa da Vida” che significa, prima di tut-to, speranza. E poi vuol dire: centro di accoglienza per ibimbi delle favelas.

L’avventura è nata così eora è arrivata a spegnere50 candeline, una perogni anno di vita religio-sa. Quei cinquant’anniche la promessa si ostinaa non dimostrare, quoti-dianamente rinnovatanell’entusiasmo e nellagioia. La storia di suor Innocen-za è tutta qui, nella lungae intensa corrispondenzad’amore e di predilezione di Dio verso le sue creature. Co-sì è stata gioia pura la celebrazione di un anniversario sen-tito e profondo "festeggiato" nella parrocchia di San Bene-detto (Ithanaem). A dire Messa, 9 sacerdoti. Con loro, Ma-dre Mariarita Foli e Suor Miriam Ancarani venute dall’Ita-lia. Tante le persone presenti, amici e benefattori di città vi-cine come São Bernardo do Campo, Praia Grande, Caiça-ra, Itanhaem, con in prima fila gli ospiti della Casa da Vidache hanno portato fiori e cantato tutta la letizia del mondo.Una celebrazione semplice e intensa, sottolineata dal-l’omelia nella quale i sacerdoti hanno ricostruito il cammi-no di suor Innocenza, raccontato le sue battaglie, ripercor-so le sue gioie e le tante difficoltà, fino a consacrare il gran-de, meraviglioso premio ottenuto dalla sua determinazio-ne: la “Casa da Vida”. Traguardo e insieme testimonianzadella caparbia volontà di una sorella, della sua tenacia e delsuo amore profondo. Umile tra gli umili, seguendo l’esem-pio che oggi indica al mondo Papa Francesco.

Attorno a suor Innocenza, la sua famiglia di consorelle e ilsuo popolo sofferente. Per levare, tutti insieme, una pre-ghiera profonda al Signore affinché continui a benedire efortificare la sua vocazione e la sua missione con il fruttodi perseveranza, fedeltà e allegria che sino ad oggi ha sem-pre regalato sia alla Congregazione che alla Chiesa.“Ed ora Suor Innocenza, sei chiamata a gettare le reti in ac-que più profonde, insieme alle tue compagne, discepole emissionarie. Continua e continuate a gettare il seme delRegno e non avere, non abbiate paura perché il Signoredella Storia, come al tempo del Profeta e degli Apostoli,oggi ci ripete: “ non avere e non abbiate paura, io sono conte, con voi.”, l’ha esortata don Nicola nell’omelia. Con co-raggio e determinazione, perché ogni giorno torni, come èstato fino ad oggi, la voglia di rinnovare quella promessache ha compiuto cinquant’anni ma sembra appena sboc-ciata.

Federica Cirella

C

Suor Innocenza Turchi50 anni di professione religiosa

e ancora tanto da donare

Suor Innocenza (al centro) con due consorelle

La “Casa da Vida”

La santa Messa celebrata da Don NicolaUn momento della festa

Foto di gruppo