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Progetto All'Opera le Scuole al Maggio 2013

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PARSIFAL il Cavaliere del Graal

Il Parsifal è l’ultima opera del Compositore tedesco Richard Wagner che debuttò il 26 Luglio del 1882 a Bayreuth in Germania, ma fu rappresentato per la prima volta nei teatri europei solo a partire dal 1º gennaio del 1914 con la "prima" di Bologna. L’opera ebbe una lunghissima “gestazione” durata decenni e segna per Wagner il ritorno al tema del Graal da lui già indagato anni prima nel Lohengrin. Nell’affrontare IL PARSIFAL DI WAGNER per il Progetto All’Opera le scuole al Maggio si è tentato di lavorare oltre che sul soggetto e la musica dell’opera anche su una “ricollocazione” della vicenda che utilizzasse le fonti che ispirarono il compositore. Come nelle altre opere da lui scritte, infatti, i testi e i soggetti che lo ispirarono fanno parte di cicli ( come l’Anello del Nibelungo) di saghe o leggende già conosciute nella cultura del nord Europa; a queste faceva riferimento, pur

apportandovi modifiche laddove lo ritenesse opportuno. Le fonti utilizzate dal compositore nella stesura del testo partono da lontanissimo: se sicuramente la fonte più nota fu Chretien de Troyes (Francia XIII circa), il testo principale di riferimento è sicuramente il Parzival di Wolfram Eschenbach, (XIII secolo circa) romanzo di formazione , iniziatore di un genere molto fortunato della cultura tedesca. Di Escenbach non si hanno notizie storiche certe, tranne quelle che si desumono dai suoi scritti e da una serie di rapporti epistolari fittissimi per il suo tempo con un altro scrittore caro a Wagner, l’anonimo autore cioè della saga dei Nibelunghi. Eschenbach era probabilmente un letterato di corte che sognava idealizzandoli i cavalieri del Graal , avendo invece di fronte i ben più umani e temibili cavalieri del Tempio, i Templari che, in Terra Santa avevano seminato il terrore e accumulato immense ricchezze.

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Dei Templari certo Eschenbach condivideva gli ideali religiosi e lo spirito di guerra e d’avventura. Ma l’immagine che egli ne dà nel regno del Graal, il misterioso Monsalvato, è un immagine da romanzo. Da romanzo Arturiano. Le origini di questa narrativa sono certamente precristiane e come è ormai comunemente accettato si perdono nell’antica cultura celtica. Tutto il ciclo arturiano viene ormai considerato una piccola parte dell’immenso patrimonio narrativo della preistoria del Nord Europa, in particolare della Britannia, dove la colonizzazione romana non mise mai radici profonde. Qui il mondo celtico completamente orale costretto in un sussurro di storie tramandate come ultimo patrimonio di chi aveva perduto, sopravvisse nella sua quasi integrità. I guerrieri celti obbligati a restringersi sempre più nei loro territori, mantennero viva la memoria della loro grandezza, gesta eroiche e leggendarie, magia, boschi misteriosi e segreti, proprio attraverso il rifiuto della scrittura che fu probabilmente l’estremo tentativo di salvare qualcosa dell’antica grandezza celandola ai nuovi vincitori. Sopravvisse perciò in quelle terre, proprio grazie al rifiuto del pensiero logico latino legato alla scrittura, una tenace memoria e una mentalità basata sulla fantasia e un corso di pensiero che non si svolge su tracciati lineari. Gli unici che riuscirono a piegare l’orgoglio dei Celti furono i Monaci Benedettini che fondarono i conventi in Irlanda. Gran parte del patrimonio narrativo celtico si è salvato proprio grazie alla grande diffusione avuta in Europa attraverso la sua assimilazione al culto cattolico. Tutto il ciclo di leggende sorto intorno al mitico Artù e alla sua corte, i suoi cavalieri, bellissime donne si è salvato perché le storie di maghi e negromanti, invincibili guerrieri e fate irresistibili adattate allo spirito del cattolicesimo sono divenuti materia prediletta dei poeti cortesi . Mistero, fede, magia antica e grazia divina si fondono nella più affascinante narrativa che la letteratura europea abbia mai conosciuto. Il tema del Graal e della sua “cerca” è un esempio di questo adattarsi a temi precristiani. Quello che era l’oggetto magico, un pietra di cristallo , che il cavaliere doveva trovare dopo una serie di avventure che gli avrebbero permesso di divenire il re di un meraviglioso regno – tipico tema da fiaba- diventa per influsso della religione il calice in

cui Giuseppe d’Arimatea raccolse il sangue di Cristo ferito sulla croce, oggetto sacrale e simbolo di comunione. Di qui il nome Graal dal latino g ra d a l i s , c o p p a , a n c o ra p re s e n t e o g g i nell’occitanico GROLLA. Il percorso avventuroso che l’eroe doveva compiere superando ostacol i e pericol i , affrontando avversari terribili in singolar tenzone, si riveste di significato morale e religioso che ne diviene l’essenza. L’eroe, quindi, si trasforma, in un processo di perfezionamento cavalleresco di elevazione spirituale, e giunge ai confini della santità. Il cavaliere che otterrà di compiere fino in fondo il percorso e riuscirà a trovare il Graal è “l’eletto” che attraverso il cammino passa dalla bruta umanità alla perfezione mistica. Utilizzare quindi la leggenda arturiana per un approccio alla comprensione dell’opera di questo anno scolastico crediamo sia un passaggio significativo; cavalieri , dame, tornei con lance e spade e soprattutto la Magia nascosta in ogni singolo albero, fiore, coppa, sono quanto di più affascinante e attraente si possa proporre ad un bambino per affrontare poi successivamente la comprensione di una delle opere più importanti di tutto il patrimonio operistico. Inoltre le “prove”, i tranelli, gli inganni, i mostri, il più generale “rito di passaggio” che Parsifal affronta prima di giungere a divenire Re del regno del Graal, possono essere davvero paragonate alla crescita di ogni bambino e al suo percorso faticoso e incerto che lo porterà all’età adulta. Quasi sempre “le prove” ci fortificano e ci rendono migliori, ci aiutano a capire e a crescere; per questo, la facilità con la quale facciamo certe esperienze, la gran parte delle volte le rende meno interessanti ed è per questo che anche l’opera lirica, così complessa, assume il significato di “prova” difficile e avvincente. Incontrare Parsifal e Wagner è davvero una prova, complessa e affascinante, che porterà i ragazzi, e anche gli adulti del progetto, a confrontarsi con una materia stupefacente che speriamo regali a tutti coloro che ne saranno coinvolti un momento di vera bellezza.

Manu Lalli

I brani citati in questa introduzione sono stati ripresi dall’introduzione scritta da Laura Mancinelli del “Parzival di Eschebach” Einaudi1993

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Gurnemanz

Vecchio cavaliere del Graal e narratore della vicenda. Figura assimilabile a Mago Merlino.

Eroe positivo e saggio, ci accompagnerà per tutta la durata della fiaba.

Personaggi della fiaba

Klingsor

Malvagio, mago il cui unico scopo è la distruzione di Monsalvato e il furto del Graal e della lancia sacra. Figura assimilabile a Mordred della

leggenda arturiana. Uomo del Male che, come nella più antica iconografia tenta la scalata al paradiso, ma non riuscendoci diventa il

più crudele dei maghi.

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Kundry

Figura femminile dalla doppia identità, è la donna amica dei cavalieri che porta al re malato balsami e unguenti magici, ma è anche la seducente maga che strega l’eroe per portarlo alla distruzione. Continuando nel paragone arturiano, si trova a metà strada fra la fata Morgana e Ginevra. E’ antica , ma giovane, tutto sa, ma è soggiogata dal potere del Mago Klingsor.

!Titurel

L’anziano re. Colui che ha fondato Monsalvato e che ha costruito i bastioni per difendere il Graal e la lancia sacra.

(Nel parallelismo, il padre di Artù- Uther Pendragon)

Amfortas

Il giovane re ferito (Artù della saga celtica). L’uomo che verrà salvato dal Graal.

Parsifal

L’eroe della vicenda. Giovane folle che insegue i cavalieri per raggiungerli a Monsalvato e che distruggendo Klingsor e recuperando la lancia sacra diverrà il signore del Graal e il padre di Lohengrin.

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!Il vecchio Gurnemanz Adesso sono vecchio, ma ero già oltre la maturità quando Parsifal fu incoronato re. Gli anni che seguirono quell’avvenimento adesso mi appaiono più indistinti e sbiaditi di quelli che lo precedettero perché, come per molti vecchi, anch’io vedo il passato recente avvolto nella nebbia , mentre le scene più lontane sono chiare e hanno colori vividi. I ricordi che guardo dentro al buio sono visti con gli occhi di nuovo giovani, arrivano caldi e sfumati, cose viste nel fuoco, perché lì, le raccolgo. Posso ancora vedere, non

con chiarezza, gli eventi che si svolgeranno nelle vite di molti di coloro che incontro; posso far divampare e spegnere le fiamme, è una delle magie più semplici, la prima che si impara, l’ultima che si dimentica. Il mio primo ricordo è scuro ed ha lampi di fuoco. Questo è quanto accadde a Parsifal il Cavaliere del Graal, io lo vidi ed è una cosa vera.....Quella volta...no, no, non è questo il modo di iniziare, pensereste subito ad una fiaba e non lo è; eppure della favola possiede gli ingredienti e la magia, ma a quei tempi la magia era cosa di tutti i giorni. Parsifal era nato dall’amore profondo fra una giovane donna e un cavaliere, ma il cavaliere venne ucciso in battaglia. La giovane donna si chiuse allora nel dolore e nella paura e quando il bambino nacque si rifugiò nel fitto della foresta con il fermo proposito di tenerlo lontano dal le armi , da l le g iost re e da i combattimenti....ma come si sa, nessun luogo è abbastanza sicuro se il destino ha già scelto per te....Parsifal ragazzo semplice e quasi folle per la tanta solitudine vissuta, vide un giorno un gruppo di meravigliosi cavalieri galoppare verso un castello e preso dal possente desiderio di sapere chi fossero li seguì e si smarrì....la storia che stiamo per raccontarvi comincia qui. Tutti noi nella vita siamo provocati incessantemente dalle scelte. Fermarsi o andare, rimanere o fuggire....Parsifal scelse di andare. Parsifal scelse dunque di andare e dopo molti giorni di cammino arrivò a Monsalvato. Il castello era stato costruita tanto tempo prima dal Re Titurel per custodirvi il Graal: la coppa Magica, la coppa della conoscenza. Della pace e dell’amore. Era un luogo inaccessibile e bellissimo e fra quelle mura vivevano i cavalieri che difendevano il Graal. Ma un cavaliere, Klingsor, che aveva provato ad entrare a Monsalvato e che era stato scacciato a causa della sua malvagità, aveva costruito ai piedi di Monsalvato un gigantesco giardino di meraviglie dove ogni uomo poteva trovare quello

LA FIABA Parsifal il Cavaliere del Graal

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che più amava. Era il giardino delle fanciulle fiore, donne bellissime che, come sirene o fate, incantavano il viaggiatore inesperto che si avventurava sul la v ia del la purezza per distruggerlo. Titurel era troppo forte per cadere nelle mani del malvagio Klingsor; ma arrivò il momento per lui di cedere la corona del regno di Monsalvato a suo figlio, il giovane Amfortas, che preso dalla frenesia del giardino e attirato con un tranello dalla meravigliosa Kundry, spirito libero soggiogato da Klingsor, cedette al desiderio e fu colpito da Klingsor con la sacra lancia che gli provocò una ferita che non si rimarginava mai. I cavalieri diedero allora battaglia a Klingsor, ricacciandolo indietro nel giardino, ma la ferita del giovane re non si rimarginava ed egli da quel momento cominciò a morire. Compiva con sempre più fatica il rito del Graal e stava trascinando nella morte anche l’unico luogo di bontà e bellezza di tutta la terra. Erano tempi oscuri, sembrava agli uomini che il male stesse prendendo il sopravvento. L’anziano re Titurel, languiva in vecchiaia, il giovane Amfortas, languiva del dolore della ferita magica che mai si chiudeva. Ma la predizione era fatta. Un uomo puro di cuore, e folle di ignoranza avrebbe potuto salvare il re dalla morte, e l’umanità dalla fine. Ma dove avrebbero potuto i cavalieri del Graal trovare un uomo del genere? E così la vita scorreva malinconica a Monsalvato. I giorni si succedevano dolorosi . Il giovane Amfortas si recava al bagno rituale, per provare a sanare la ferita magica con balsami e unguenti che Kundry, quando riusciva a sottrarsi alla malvagia influenza di Klingsor gli recava, nella fortezza , ma a nulla valevano le cure, il male sembrava insanabile, la lancia era stata perduta e il Graal rischiava di divenire preda del malvagio Mago. E solo Kundry tentava come poteva di sanare il re. !Ma i cavalieri del Graal odiavano Kundry, la scacciavano via dal castello e ne avevano paura; non sapevano bene chi fosse, ma la sua vista evocava in loro l’angoscia della caduta. Angelo o demone quella donna? Bestiale o umana? Essi s e n t i v a n o i n l e i u n p o t e re e u n f o r z a sconosciute...poiché lei era antica e giovanissima, lei era il male e la gioia, l’ebbrezza e l’orrore, il desiderio e lo spavento. Era al servizio di Klingsor, ma anche serva di Monsalvato, vittima e carnefice

dei cavalieri....era forse la madre, o la sposa.... !Poi un giorno senza nessun preavviso o incantamento giunse Parsifal. Era giovane, bello, forte, e non conosceva la paura. Ma non conosceva neppure la violenza, si era costruito un arco e colpiva con le sue frecce tutto quello che si muoveva. Il giovane vide un cigno, bellissimo e bianco volare sulla sua testa ed ecco che scioccamente come fosse un gioco, lo uccise. Fu così con questo atto terribile che Parsifal ignaro della vita, della cattiveria e della paura, conobbe Monsalvato. Fu trascinato dai cavalieri al mio cospetto, io, il già maturo e saggio Gurnemanz. Lo sgridai e gli chiesi il suo nome. Ma Parsifal non sapeva il suo nome; gli chiesi chi fosse suo padre, ma il ragazzo non sapeva nulla del padre e non sapeva neppure quale fosse il luogo dal quale lui stesso proveniva. Allora intervenne Kundry che tutto sapeva....”suo padre è morto in battaglia molti anni fa” disse la fata, e sua madre è morta nella foresta per il dolore della perdita di suo figlio.” Parsifal era sconvolto, gridò, svenne. Fu allora che compresi e che ebbi la visione: che fosse proprio questo giovane senza nome il puro folle che aspettavamo da tanto? Colui che avrebbe liberato Monsalvato e il mondo intero ? La speranza crebbe in me come bruma dal lago. Lo condussi nella sala del trono dove stava per compiersi il rito del Graal. Il vecchio Titurel osservava il figlio sofferente Amfortas compiere il rito, ma il fianco del giovane re era ancora ferito e solo a fatica il Graal venne estratto dalla nicchia e usato per il bene dei cavalieri. Attesi, sperai, sognai che Parsifal intervenisse, che si sedesse al cospetto del Re, che provasse la compassione necessaria, che comprendesse. Ma Parsifal non comprese, non sapeva, non vedeva, non ascoltava. Parsifal non era ancora pronto. Mi convinsi dell’errore della visione, mi disperai, pensai di aver perso per sempre il mio potere. E infine mi risolsi....e lo cacciai dal castello. Il Graal mi aveva ingannato. Non era lui il salvatore. Parsifal fuggì, inseguito dalle mie aspre parole. E la sua ricerca cominciò. Egli vagò per le valli e i boschi, cercò, crebbe, tese il cuore verso qualcosa che ancora non conosceva.. Ma l’arco del tempo puntava la sua freccia nell’unica direzione possibile. E nell’unico luogo possibile. E allora Parsifal giunse al giardino delle fanciulle fiore.

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Klingsor che consultava i suoi magici alambicchi nelle segrete del castello incantato già sapeva dell’arrivo dell’eroe. E animato dalla ferocia della sua crudeltà invocò Kundry. “Vieni serva e strega! Esci da Monsalvato e torna ad aiutare il tuo signore. Giungi, meraviglia della bellezza e dell’amore e aiutami a distruggere l’eroe nuovo.” E Kundry, la dolce e antica Kundry non poté esimersi, lei sapeva di essere vittima del mago e contro ad ogni sua volontà si prestò di nuovo all’inganno. “Tu attirerai Parsifal nel giardino, poiché lui è il puro folle della predizione. E io lo distruggerò.” “Non puoi farlo, maledetto Mago.” Rispose Kundry. Ma la sua forza non poteva nulla contro la violenza del suo padrone. E piegò per l’ennesima volta il capo al potere del male. Parsifal cadde nella trappola ed entrò nel giardino. Facilmente, animato da forza sovrumana ridusse a nulla i modesti guardiani delle fanciulle e irruppe nella passione della sua gioventù. Il cielo era azzurro, l’aria tersa e cristallina. E le fanciulle arrivarono. Belle come fate, luminose e profumate come fiori appena sbocciati, Le fanciulle lo sedussero, lo blandirono, lo accerchiarono, il giovane era sbalordito, affascinato, confuso. Ognuna di loro gli offriva qualcosa di meraviglioso, inaspettato, stupefacente. Ognuna di loro gli proponeva un regalo, un gioco nuovo, un sogno, un profumo. Parsifal era sconvolto dall’apparizione delle ragazze, confuso. Le guardava, le bramava, le temeva. Poi le fanciulle come erano arrivate sparirono. E Parsifal dal folto del giardino vide sorgere Kundry. Più bella di tutte le altre. Più seducente e ammaliante di qualsiasi cosa egli avesse mai visto in vita sua. Kundry era la donna. Kundry era l’amore. Irresistibile. Totale. Lei sapeva il suo nome. Lei sapeva la sua storia. Forse lei era la vita. E lei lo stregò, lo avvolse, con gli occhi, con le mani, con l’amore. Kundry Lo baciò. Ed in quel bacio Parsifal si destò alla vita e alla compassione. Alla comprensione e al riscatto dal dolore del mondo. Quel bacio sciolse la sua follia, dilatò la sua mente, aprì i suoi orizzonti, svegliò i suoi sensi e con loro la sua mente. Quel bacio lo rese puro. Quel bacio aveva aperto al segreta riserva di innocenza che Parsifal aveva nel cuore. Egli allora allontanò la donna da sé. Ora Parsifal sapeva che l’unico vero scopo dell’esistenza non era l’egoismo dei desideri personali, ma l’amore

per la pace, la liberà e la compassione verso tutta l’umanità. Non era il pulsare inarrestabile del sangue e del possesso, ma l’amore. Ora era pronto per lenire la ferita del re; ora era pronto per usare la coppa sacra del Graal per dissetare il prossimo assetato e salvare tutta la terra dal dolore. Kundry ancora sotto il potere del mago e lo maledisse. “Rimani con me cavaliere caro e io ti donerò piaceri insuperati, gioie per te stesso e vanità, potere, ricchezza. Ma se non resterai,tu errerai a lungo prima di giungere a Monsalvato...e ti perderai” Ma orami le sue parole non avevano più valore per lui. E Kundry abbasso gli occhi silenziosa. Ma Klingsor non voleva accettare il fallimento della sua serva. Si manifestò e puntata contro il giovane orami divenuto eroe la lancia sacra, la scagliò con ferocia tentando di colpirlo come già aveva fatto con Amfortas. Ma con un gesto Parsifal la fermò in aria. La lancia ormai non poteva nulla contro di lui. La lancia da ora e per sempre sarebbe stata utilizzata per guarire e non per offendere, per l’ amore e non per la crudeltà dell’egoismo. Parsifal prese la lancia disegnò l’aria con la sua punta come se avesse dovuto scrivere la parola fine sulla cattiveria del mago e con quel gesto annientò Klingsor ormai vinto dalla forza del bene. In un momento il mago sprofondò con il suo orrido castello di malefici e con il suo malvagio giardino incantato dentro alla sana terra, per non ritornare mai più. La polvere ricoprì ogni cosa ed un vento gelido spazzò via anche il ricordo di tutta quella crudeltà. Kundry lo guardò allora, distrutta ma anche lei finalmente libera dall’incantesimo e Parsifal pur allontanandola le disse “ Kundry tu sai dove mi potrai trovare....” E fuggi. Passarono ancora molte lune e albe nella vita del puro folle. Errò a lungo, di nuovo solo e addolorato, e per molto tempo non riuscì a trovare il castello, poiché la crescita richiede un percorso e come i semi nascosti nella terra anche gli uomini impiegano molto tempo per germogliare. Ma Parsifal non si arrendeva. Perché un vero eroe non si misura dalla forza che possiede, ma dall’impeto del suo cuore. Passarono così i mesi e le stagioni La pioggia bagnò con equità sia il giusto che l’ingiusto, gli uomini vennero falciati come frumento per poi rinascere, ma sempre più deboli e soli.

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Ed ecco che, dopo tanto vagare, Parsifal giunse in un luogo che somigliava vagamente al regno del Graal che egli aveva visto molti anni prima. Io ero orami vecchio e anche la terra aveva perso la sua giovinezza e gli uomini infelici e disillusi si nutrivano di radici e erbe amare. Titurel era morto, poiché Amfortas non aveva mai più potuto estrarre il Graal dalla nicchia. Il giorno che Parsifal giunse era quello nel quale si sarebbero svolti i funerali e il giovane re aveva promesso ai cavalieri che per l’ultima volta avrebbe compiuto il rito della sacra coppa e poi, come suo padre, si sarebbe lasciato morire di dolore. Nonostante la paura e la morte che sovrastava ogni cosa, la primavera era comunque tornata su Monsalvato e quando in quell’alba fredda mi destai sentii una strana quiete nelle valli e uno strano rumore al limitare della radura. Cercai, scrutai e poi sotto ad un cespuglio vidi: Kundry. Avvolta di stracci e quasi morente. La estrassi dalla selva. La giovane era addormentata e le sue sembianze erano adesso diverse, nuove, quasi pure. Le detti dell’acqua e la brezza della primavera nascente la risvegliò. Non era morta quindi la donna. Era ancora giovane e bella, ma diversa. La tenevo in grembo come una figlia tornata dopo tanto errare dal vecchio padre e ad un tratto vedemmo giungere un cavaliere in armi. Lo guardammo, ma non capimmo chi fosse. Poi però la rivelazione avvenne . “Sono Parsifal,” ci disse il cavaliere.” “A lungo ho errato alla ricerca di questo luogo e solo ora vedo che vi sono arrivato quasi senza saperlo. Poiché il tempo è passato e il giorno della salvezza è giunto. Accompagnami dal tuo signore.” Mi disse. E allora io stanco, ma ancora

pieno di speranza, vidi la mia visione di tanti anni prima e piansi, poiché il Graal non aveva mentito. Poiché il Graal non può mentire al suo servo fedele. Poiché il Graal sapeva. Parsifal era giunto come lui aveva predetto. Era lui il puro Folle che ci avrebbe salvato. Io e Kundry lo spogliammo, lo lavammo e lo ungemmo con unguenti magici. E Parsifal entrò nella sala del Graal proprio mente i cavalieri trasportavano la bara del vecchio re. Il giovane Amfortas ammalato si avvicinò al padre chiedendogli ancora una volta con la voce rotta dal pianto di farlo morire con lui. Ma Parsifal adesso era giunto e niente sarebbe mai più stato come prima. E non permise che questo accadesse. Con la lancia toccò allora la ferita magica di Amfortas che subito si rimarginò. I cavalieri si levarono in piedi. Lacrime scendevano dai miei occhi per quel momento tanto e troppo a lungo atteso. Era giunto il salvatore. Egli aprì quindi lo scrigno del Graal e lo estrasse. Una nuova vita sorgeva dalla coppa per illuminare di gioia e benevolenza tutta l’umanità. Era la coppa della pace. Della speranza e della natura rigenerata. La coppa del perdono e della compassione verso il prossimo. Parsifal la alzò al cielo ormai signore del regno del Graal. E illuminò con rinnovato splendore la sala che ora, dopo lunghi anni di oscurità, era tornata a risplendere come un tempo. E la primavera irruppe da allora in poi su tutta la terra, una primavera di gioia e di speranza, una primavera che, solo mantenendo salda la pace, libererà gli uomini dall’egoismo e dalla paura per sempre. Kundry lo guardò, complice di questo momento immenso. Anche il loro amore adesso avrebbe potuto germogliare.