newsletter anra n.22

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ari lettori, ANRA ha celebrato i suoi primi 40 anni di vita il 7 giugno scorso, radunando la comunità dei Risk Manager e di tutti i loro abituali interlocutori in un festoso evento a Milano, a Villa Necchi Campiglio; la partecipazione è stata straordinariamente calorosa; volevamo fosse solo una festa, si è rivelata anche un’ulteriore occasione di incontro e di scambio, che ha testimoniato il ruolo centrale della gestione dei rischi e della solidarietà fra impresa e mondo assicurativo in un momento così difficile per la società italiana ed europea. ANRA ha rafforzato recentemente il suo ruolo internazionale, poiché nel board della FERMA (Federazione Europea delle Associazioni di Risk Management), accanto al suo Presidente, il nostro socio Jorge Luzzi, è stato cooptato un altro italiano, Alessandro De Felice, Risk Manager di Prysmian: ne siamo davvero lieti. Questa newsletter è dedicata, direi necessariamente, al tema delle coperture degli eventi catastrofali; dati gli eventi in Emilia Romagna esso è di assoluta attualità. Vorrei brevemente informarvi, in premessa, sull’attuale stato dell’arte di un’ipotesi di normativa che regoli l’assicurazione dei rischi cosiddetti “civili”, ancora non presente in Italia. La proposta di legge sulle assicurazioni CAT NAT attualmente giacente in Parlamento, davvero generica, merita alcune considerazioni. 1. Nella premessa essa già cita il valore degli interventi statali per terremoti nel periodo 1968-2000 (120 mld €, pari a 3,8 mld € l’anno), citando come fonte il Dipartimento della Protezione Civile. Fa anche una valutazione degli interventi per gli altri eventi catastrofali, da 1 a 4 mld € l’anno. 2. La proposta non prevede inizialmente (e per 2 anni) obbligatorietà di estensione della copertura incendio ai Cat Nat, ma l’utilizzo, per finanziare i maggiori premi, di un abbattimento progressivo, in 5 anni, delle imposte sui premi dal 21,35 al 12,50%; il minor gettito verrebbe compensato da un incremento dei premi presumibilmente derivante dalla convenienza ad assicurarsi: infatti i cittadini non assicurati non godranno degli stessi benefici di quelli assicurati; ma nulla dice il decreto a tal riguardo (salvo il fatto che vi sia una riduzione graduale dei contributi statali, nel triennio, in relazione ai redditi dei soggetti danneggiati, e comunque solo sopra una soglia minima di reddito, da definire). 3. È prevista la costituzione, in via transitoria, di un consorzio riassicurativo, cui verrà ceduta una quota del rischio (in una misura massima da definire), il cui limite complessivo di indennizzo sarà funzione delle riserve; una società privata a partecipazione pubblica (forse Consap?) garantirà l’attività del consorzio qualora la sua capacità economica venga esaurita dagli eventi catastrofali. Anche su questo nulla viene detto. 4. È prevista l’esclusione delle abitazioni abusive sia dalla polizza che da qualsiasi intervento statale. Sappiamo che questo è un punto politicamente quasi inaccettabile. 5. I parametri per la determinazione del valore di ricostruzione a nuovo saranno definiti preventivamente. La liquidazione dei danni dovrà essere proceduralizzata ed affidata a un corpo peritale professionale. 6. Sarà il Dipartimento della Protezione Civile a stabilire le caratteristiche di “catastrofe” dell’evento. Avrà anche un ruolo attivo nel definire attività e piani di prevenzione, dalla cui realizzazione dipenderanno premi, franchigie e massimo indennizzo. Il tutto senza specifiche ulteriori. 7. È prevista la costituzione di una commissione di studio di esperti nel settore assicurativo e della protezione civile per la predisposizione dei decreti legislativi. ANRA, d’accordo con FERMA (di cui pubblichiamo un position paper sull’argomento), auspica che una soluzione del tipo di quella sopra descritta possa finalmente essere adottata anche in Italia, che resta fra le poche nazioni europee a non avere una normativa sul tema delle assicurazioni CAT NAT, pur essendo un paese particolarmente esposto sia al rischio sismico che a quello idrogeologico; solo un meccanismo basato sulla mutualità fra soggetti più esposti e meno esposti al rischio potrà consentire l’assicurazione a premi sostenibili e il conseguente alleggerimento degli oneri attualmente gravanti sulla fiscalità generale. Termino augurando a tutti una buona lettura e buone vacanze! Periodico d’informazione a cura di Numero 22 – Luglio 2012 Il punto di Rubini C

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Newsletter of the Italian Risk Management Association

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Page 1: Newsletter ANRA n.22

ari lettori,ANRA ha celebrato i suoi primi 40 anni di vita il 7 giugno scorso, radunando la comunità dei Risk

Manager e di tutti i loro abituali interlocutori in un festoso evento a Milano, a Villa Necchi Campiglio; la partecipazione è stata straordinariamente calorosa; volevamo fosse solo una festa, si è rivelata anche un’ulteriore occasione di incontro e di scambio, che ha testimoniato il ruolo centrale della gestione dei rischi e della solidarietà fra impresa e mondo assicurativo in un momento così difficile per la società italiana ed europea.ANRA ha rafforzato recentemente il suo ruolo internazionale, poiché nel board della FERMA (Federazione Europea delle Associazioni di Risk Management), accanto al suo Presidente, il nostro socio Jorge Luzzi, è stato cooptato un altro italiano, Alessandro De Felice, Risk Manager di Prysmian: ne siamo davvero lieti.Questa newsletter è dedicata, direi necessariamente, al tema delle coperture degli eventi catastrofali; dati gli eventi in Emilia Romagna esso è di assoluta attualità.Vorrei brevemente informarvi, in premessa, sull’attuale stato dell’arte di un’ipotesi di normativa che regoli l’assicurazione dei rischi cosiddetti “civili”, ancora non presente in Italia.La proposta di legge sulle assicurazioni CAT NAT attualmente giacente in Parlamento, davvero generica, merita alcune considerazioni.1. Nella premessa essa già cita il valore degli interventi statali per terremoti nel

periodo 1968-2000 (120 mld €, pari a 3,8 mld € l’anno), citando come fonte il Dipartimento della Protezione Civile. Fa anche una valutazione degli interventi per gli altri eventi catastrofali, da 1 a 4 mld € l’anno.

2. La proposta non prevede inizialmente (e per 2 anni) obbligatorietà di estensione della copertura incendio ai Cat Nat, ma l’utilizzo, per finanziare i maggiori premi, di un abbattimento progressivo, in 5 anni, delle imposte sui premi dal 21,35 al 12,50%; il minor gettito verrebbe compensato da un incremento dei premi presumibilmente derivante dalla convenienza ad assicurarsi: infatti i cittadini non assicurati non godranno degli stessi benefici di quelli assicurati; ma nulla dice il decreto a tal riguardo (salvo il fatto che vi sia una riduzione graduale dei contributi

statali, nel triennio, in relazione ai redditi dei soggetti danneggiati, e comunque solo sopra una soglia minima di reddito, da definire).

3. È prevista la costituzione, in via transitoria, di un consorzio riassicurativo, cui verrà ceduta una quota del rischio (in una misura massima da definire), il cui limite complessivo di indennizzo sarà funzione delle riserve; una società privata a partecipazione pubblica (forse Consap?) garantirà l’attività del consorzio qualora la sua capacità economica venga esaurita dagli eventi catastrofali. Anche su questo nulla viene detto.

4. È prevista l’esclusione delle abitazioni abusive sia dalla polizza che da qualsiasi intervento statale. Sappiamo che questo è un punto politicamente quasi inaccettabile.

5. I parametri per la determinazione del valore di ricostruzione a nuovo saranno definiti preventivamente. La liquidazione dei danni dovrà essere proceduralizzata ed affidata a un corpo peritale professionale.

6. Sarà il Dipartimento della Protezione Civile a stabilire le caratteristiche di “catastrofe” dell’evento. Avrà anche un ruolo attivo nel definire attività e piani di prevenzione, dalla cui realizzazione dipenderanno premi, franchigie e massimo indennizzo. Il tutto senza specifiche ulteriori.

7. È prevista la costituzione di una commissione di studio di esperti nel settore assicurativo e della protezione civile per la predisposizione dei decreti legislativi.

ANRA, d’accordo con FERMA (di cui pubblichiamo un position paper sull’argomento), auspica che una soluzione del tipo di quella sopra descritta possa finalmente essere adottata anche in Italia, che resta fra le poche nazioni europee a non avere una normativa sul tema delle assicurazioni CAT NAT, pur essendo un paese particolarmente esposto sia al rischio sismico che a quello idrogeologico; solo un meccanismo basato sulla mutualità fra soggetti più esposti e meno esposti al rischio potrà consentire l’assicurazione a premi sostenibili e il conseguente alleggerimento degli oneri attualmente gravanti sulla fiscalità generale.Termino augurando a tutti una buona lettura e buone vacanze!

Periodico d’informazione a cura diNumero 22 – Luglio 2012

Il punto di Rubini

C

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CHI È ANRAANRA è l’associazione che dal 1972 raggruppa i Risk Manager e i Responsabili delle Assicurazioni Aziendali. Ad oggi l’associazione conta oltre 150 soci e svolge un importante ruolo per la creazione in Italia di una cultura della gestione dei rischi e delle forme più adeguate per assicurarli. In ANRA sono rappresentati i Risk Manager e i Responsabili Assicurativi Aziendali: i primi monitorano ed esaminano tutti i rischi, ordinari e straordinari, correlati all’attività aziendale, li condividono con il top management e formulano, con il loro accordo, un piano operativo per la gestione dei rischi; i secondi, invece, impostano, realizzano e gestiscono il piano assicurativo dell’azienda.

Redazione

Paolo Rubini - ANRA

Annita Pappagallo - [email protected]

Ecomunicare

Marco [email protected] [email protected]

link consigliati:

www.aiba.itwww.ania.itwww.andaf.itwww.cineas.itwww.ferma.euwww.rims.org/ifrima

IFRIMA

ANRA fa parte dell’IFRIMA (International Federation of Risk and Insurance Management Associations), l’organizzazione, la cui attività può essere fatta risalire al 1930, che raccoglie sotto di sé le associazioni internazionali di gestione del rischio, in rappresentanza di 23 organizzazioni e 30 Paesi di tutto il mondo. L’obiettivo primario di IFRIMA, è quello di fornire un forum per l’interazione e il confronto tra le varie associazioni di categoria e i membri che ne fanno parte.

FERMA

ANRA è iscritta a FERMA (Federation of European Risk Management Associations), l’organizzazione che attualmente riunisce le associazioni nazionali di risk management di 20 nazioni europee. Essa rappresenta oltre 4800 professionisti che operano nei più svariati campi, dall’industria alla finanza passando per la sanità, presso organismi statali, privati o enti benefici.Scopo del FERMA è promuovere la cultura della prevenzione rischio e favorire il networking tra i propri associati.

ANRA LINKPer maggiori informazioni:

Anra, Via del Gonfalone 3 - 20123 Milano T +39 02.58.10.33.00 F +39 02.58.10.32.33 - www.anra.it

www.isvap.itwww.generali.itwww.ugari.itwww.zurich.itwww.chartisinsurance.it

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In questo numero1 Il punto

di Paolo Rubini - Presidente ANRA

4 Danni da eventi sismici e alluvionali al patrimonio abitativo a cura di ANIA

5 Descrizione sintetica di alcuni sistemi assicurativi per danni da catastrofi naturali adottati in altri paesi a cura di ANIA

8 Assicurazione del rischio terremoto: l’ennesimo crollo di Alberto Monti - Professore di Diritto privato comparato - Scuola Superiore IUSS Pavia - Studio Legale Monti

10 Captive: i vantaggi per Life, Trade e Supply chain risk di Paul Wöhrmann - Global Head of Captive Management Services - Zurich Insurance Company

11 FERMA - Position Paper su “Catastrofi Naturali: Rilevanza del Rischio e Copertura Assicurativa in Europa”

12 La parola al Risk Manager: Maria Emilia Marsaglia

14 Gli Standard di Risk Management e L’ISO 31000 di Enrico Guarnerio - Presidente e Amministratore delegato di Strategica Group e Presidente del Comitato Tecnico-Scientifico di ANRA

17 Assicurazione del rischio di danno ambientale: lo sapevate che… di Aldo Bertelle - Chartis Europe S.A. Manager Linear Rischi Inquinamento

18 40 anni di ANRA

20 Post-it

21 Apotropaico

Danni da eventi sismicie alluvionali

Assicurazione del rischio terremoto

40 di ANRA

4 8

18La parola al Risk Manager12

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Execut i v e summary

In Italia, secondo ISTAT, le unità abitative sono circa 27 milioni per un valore di ricostruzione stimabile intorno ai 3.900 miliardi di euro. Il danno medio annuo stimato a tale patrimonio da eventi si-smici e alluvionali ammonta a circa 2,8 miliardi di euro che corri-sponde a pressappoco 73 euro per unità abitativa dal valore di rico-struzione di 100.000 euro.Con una elevata probabilità, pari al 99,5%, il danno annuo al pa-trimonio abitativo non eccede i 34 miliardi di euro, pertanto un siste-ma assicurativo che disponesse di tale capacità risulterebbe detenere i requisiti di solvibilità fissati dalla normativa europea denominata Sol-vency II che entrerà in vigore dal 2012. Da notare che l’applicazione di franchigie e scoperti alle eventuali coperture assicurative permettereb-be di ridurre l’entità dei risarcimenti, concentrandoli solo sugli even-ti più gravi, e conseguentemente di ridurre anche la capacità neces-saria al sistema.Il mercato delle coperture assicurative contro le catastrofi naturali per le abitazioni civili in Italia non è ancora decollato per carenze sia di do-manda che di offerta. Per quanto riguarda la domanda i finanziamen-ti ex-post a seguito delle catastrofi naturali hanno indotto i cittadini a ri-tenere, erroneamente, di aver diritto ad un risarcimento causando una scarsa propensione ad atti di prevenzione individuale. Inoltre, la sensibi-lità al tema è concentrata nelle aree a più alto rischio il che rende la scar-sa domanda altamente “anti-selezionata”. Dal punto di vista dell’offerta l’elevata rischiosità del territorio italiano rende tali coperture impegnati-ve dal punto di vista del capitale da allocare; inoltre la difficoltà di rag-giungere una massa critica non concentrata esclusivamente nelle zone ad alto rischio ha scoraggiato iniziative massive di commercializza-zione di questa tipologia di polizze. Per tale motivo nel recente passa-

to si è discusso sull’introduzione dell’obbligatorietà dell’assicurazio-ne contro le catastrofi naturali o di una estensione obbligatoria a questi eventi per le coperture incendio.Nei sistemi assicurativi tradizionali, in cui il proprietario sottoscrive una copertura assicurativa per proteggere un bene, si possono sche-maticamente distinguere tre funzioni: il trasferimento del rischio, la commercializzazione e gestione dei contratti, la valutazione e liquida-zione degli eventuali danni. Per quanto riguarda il trasferimento del rischio, che comporta l’incasso di un importo certo (premio della copertura assicurativa) verso l’impegno di risarcire eventuali danni, i soggetti candidati a tale ruolo sono il mercato assicurativo e riassicu-rativo privato, i mercati finanziari e lo Stato. Nel caso italiano, vista la rischiosità del territorio e la conseguente necessità di disporre di ele-vati capitali, una soluzione ragionevole sembra essere un sistema mi-sto con la partecipazione dello Stato e del sistema assicurativo privato. Per quanto riguarda le altre funzioni il settore assicurativo privato, di-sponendo già di una organizzazione capillare sul territorio che sotto-scrive contratti assicurativi e che valuta e liquida i danni risarcibili, è il candidato naturale a svolgerle con efficienza.Si possono sviluppare sistemi assicurativi sia con prezzi proporzio-nali al rischio territoriale e quindi anche sensibilmente differenziati da luogo a luogo, sia sistemi assicurativi con prezzi indifferenziati sul terri-torio. In questo ultimo caso vanno implementati degli accorgimenti, quali fondi perequativi o consorzi assicurativi, per far convivere il libe-ro mercato con l’imposizione di prezzi indifferenziati per il parametro territoriale. Infine, prezzi differenziati per modalità costruttive e misu-re di prevenzione possono fungere da importante incentivo all’adozio-ne di misure virtuose.

Danni da eventi sismici e alluvionali al patrimonio abitativo

Di seguito riportiamo due estratti dal documento “Danni da eventi sismici ed alluvionali al patrimonio abitativo italiano: studio quantitativo e possibili schemi assicurativi” realizzato a giugno 2011 da ANIA in collaborazione con Guy Carpenter e Consap. Si tratta di una sintetica descrizione della situazione italiana (al tempo della realizzazione del report) e di alcuni sistemi assicurativi contro le catastrofi naturali adottati in alcuni paesi europei. Sono contributi non legati all’attività dei Risk Management in senso stretto ma più di informazione, legati a temi di attualità. Da molti anni in Italia si discute infatti sull’opportunità di introdurre un sistema di coperture assicurative contro le catastrofi naturali per il patrimonio abitativo civile. Un argomento tornato alla ribalta dopo il recente tragico terremoto che ha colpito l’Emilia e alla successiva riapertura di un dibattito da tempo avviato circa l’opportunità di introdurre una polizza obbligatoria in grado di coprire i danni sugli immobili prodotti da calamità naturali. Riteniamo sia interessante proporre un rapido sunto di come si comportino il nostro ed alcuni dei principali paesi europei a riguardo.

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FranciaRegime assicurativo – Semi-obbligatorio.Anno di costituzione – Attuale normativa dal 1982Eventi naturali che caratterizzano il Paese - Territorio meno sog-getto alle catastrofi naturali rispetto all’Italia soprattutto per quanto riguarda il rischio sismico. Per quanto riguarda il rischio idrogeologi-co, 11.600 comuni su 36.000 sono considerati ad alto rischio.Beni assicurabili - Immobili e loro contenuto, locali commerciali/ industriali, veicoli terrestri.Rischi coperti - Alluvioni, terremoti, eruzioni vulcaniche, tsunami, spostamento dei ghiacciai. In generale qualsiasi forma di evento na-turale che causa danni diretti alle proprietà a causa di una anorma-le intensità.Finanziamento del sistema – I privati che stipulano una polizza in-cendio obbligatoriamente devono sottoscrivere una clausola di garan-zia contro le catastrofi naturali. Il premio per la garanzia danni da ca-tastrofi naturali è fisso ed espresso in percentuale del premio relativo alla polizza incendio base. La percentuale varia a seconda del bene as-sicurato, oggetto della polizza incendio, nel seguente modo:- 12% per gli immobili ed il loro contenuto,- 12% per i danni da interruzione di esercizio,- 6% per i veicoli terrestri.Riassicurazione - Il governo francese, per supportare le compagnie di assicurazione private a garantire i rischi tradizionalmente ritenu-ti non assicurabili ha istituito una società di riassicurazione di natura pubblica denominata CCR (Caisse Centrale de Reinsurance).Ruolo dello Stato - Riassicuratore di ultima istanza, ovvero forni-sce garanzia illimitata alla CCR che offre al mercato privato un tasso

fisso di riassicurazione proporzionale e/o per eccedente per i rischi da catastrofe naturale (trattato di riassicurazione proporzionale in quota fino al 50% e uno strumento di stop- loss illimitato a partire da un li-vello del 200%)Altre informazioni - La percentuale di premi ceduti alla CCR da parte del settore assicurativo privato è scesa nel tempo passando da circa l’80% ad una percentuale intorno il 50%. Un ulteriore aspet-to interessante del programma francese è rappresentato dai “Piani di prevenzione del rischio naturale” (PPR) introdotti nel 1995 con la legge Barnier. Oltre ad identificare le aree ad alto, medio e basso ri-schio, la legge Barnier prevede le relative misure di prevenzione da adottarsi da parte degli enti locali entro i 5 anni successivi dall’appro-vazione dei Piani. Dal 1997 le Compagnie possono rifiutare la co-pertura di beni situati in zone ad alto rischio nel caso gli insediamen-ti risalgano ad epoca successiva l’approvazione dei Piani. Anche se le novità introdotte dalla legge Barnier hanno incontrato forti resistenze presso molti Comuni per il timore di una svalutazione degli immo-bili in aree ad alto rischio, tale legge è considerata importante per l’in-centivazione alla prevenzione.

SpagnaRegime assicurativo – Semi-obbligatorio.Anno di costituzione – Attuale normativa dal 1990Eventi naturali che caratterizzano il Paese – Circa il 90% dell’am-montare dei danni da catastrofi naturali negli ultimi 20 anni è ricon-ducibile alle alluvioni, mentre una quota marginale è dovuta alle tem-peste. Appena l’1% è attribuibile ai terremoti.Beni assicurabili – Immobili e loro contenuto, locali commerciali/

Descrizione sintetica di alcuni sistemi assicurativi per danni da catastrofinaturali adottati in altri paesi

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industriali, veicoli terrestri, persone (assicurazione sulla vita o assicu-razione infortuni).Rischi coperti - Alluvioni, terremoti, maremoti, eruzioni vulcani-che, caduta di corpi siderali, terrorismo.Finanziamento del sistema – I privati che stipulano una polizza in-cendio obbligatoriamente devono sottoscrivere una clausola di garan-zia contro le catastrofi naturali. Il flusso dei premi incassati per fornire la garanzia finanzia le casse del Consorcio de Compensacion de Su-guros, ente statale con proprio stato giuridico che gestisce questo ri-schio in base alle leggi in vigore nel settore privato (ad esempio deve mantenere adeguate riserve tecniche, oltre che un margine di solvibi-lità). I mezzi finanziari del Consorzio sono indipendenti dallo Stato. I tassi di premio relativi alla copertura contro i rischi catastrofali varia-no a seconda del bene assicurato, nel seguente modo:- 0,09 per mille per gli immobili privati ed il loro contenuto;-0,14 per mille per gli uffici;- 0,18 per mille per negozi e magazzini;- 0,25 per mille per i rischi industriali;- 5,41 euro per veicolo terrestre privato;- da 0,34 a 1,95 per mille per le strutture pubbliche;- 0,25 per mille per danni da interruzione di esercizio;- 0,005 per mille per infortuni alla persona.Riassicurazione - La polizza può essere emessa dalle compagnie pri-vate o direttamente dal Consorzio: quelle emesse dalle compagnie vengono cedute in riassicurazione al 100% al Consorzio, il quale ri-storna il 5% alle cedenti a titolo di commissione di distribuzione.Ruolo dello Stato - Riassicuratore di ultima istanza in caso di insuf-ficienza dei mezzi finanziari del Consorzio, sebbene ad oggi l’anda-mento economico e finanziario del Consorzio è stato positivo.

BelgioRegime assicurativo – Semi-obbligatorio.Anno di costituzione – Attuale normativa dal 2006Eventi naturali che caratterizzano il Paese – Le principali catastro-fi naturali che colpiscono il paese sono le tempeste, sovraccarico da neve, alluvioni, frane e raramente terremoti. Anche gli uragani han-no colpito in rare occasioni il paese.Beni assicurabili – Immobili e loro contenuto, locali commerciali/ industriali, veicoli terrestri, strutture pubbliche.Rischi coperti - Alluvioni, terremoti, frane, straripamento o blocco dei sistemi di drenaggio pubblici.Finanziamento del sistema – I privati che stipulano una polizza in-cendio, obbligatoriamente devono sottoscrivere una clausola di ga-ranzia contro le catastrofi naturali a prezzo di mercato. Nel caso di proprietà per le quali il mercato non offra una copertura assicurativa, oppure tale copertura sia disponibile ad un prezzo eccessivamente alto interviene il Tariff Office, il quale definisce i termini per l’assunzione di tali rischi. Il Tariff Office è costituito da 4 membri rappresentanti del settore assicurativo, 4 membri rappresentanti dei consumatori ed un presidente nominato dal Re.Fondo di compensazione – Oltre alla solidarietà tra gli assicurati (tutti devono stipulare la copertura assicurativa, indistintamente dal livello di rischio), vi è solidarietà tra gli assicuratori che partecipano al-la Caisse de Compensation.

Ruolo dello Stato - La normativa pone un limite di indennizzo per evento e per assicuratore, in relazione al rischio in portafoglio (premi delle polizze incendio e sinistri per catastrofi naturali). Il National Ca-lamities Fund (di natura pubblica) interviene per le perdite eccedenti tali limiti, sebbene entro un tetto di 280 milioni di euro, eccetto per il terremoto, per cui il Fondo interviene fino a 700 milioni di euro. Ol-tre tali importi, i risarcimenti agli assicurati sono ridotti proporzional-mente fino a rientrare nelle soglie di indennizzo prestabilite.

Regno UnitoRegime assicurativo - Volontario.Anno di costituzione – Attuale normativa dal 2000Eventi naturali che caratterizzano il Paese –Le alluvioni e le fra-ne causano la maggior parte dei danni da catastrofi naturali nel Re-gno Unito.Beni assicurabili – Immobili e loro contenuto, locali commercia-li/ industriali.Rischi coperti - Terremoto, tempesta, alluvione, frana.Finanziamento del sistema – La copertura assicurativa per tali dan-ni è generalmente inclusa nelle polizze incendio dedicate alle abitazio-ni o ai locali commerciali, ed è sottoscrivibile sia per il fabbricato che per il suo contenuto.Sistema di riassicurazione – Le compagnie di assicurazione cedono parte di questi rischi in riassicurazione al mercato privato.Ruolo dello Stato – Non è previsto nessun intervento da parte del-lo Stato.Altre informazioni – Negli ultimi anni è stato registrato un aumen-to dei danni catastrofali che ha costretto le compagnie di assicurazio-ne ad aumentare i tassi di premio e a identificare con maggiore detta-glio le zone del territorio più esposte alle catastrofi naturali. È cresciuta di conseguenza anche la differenzazione dei premi tra le varie zone di rischio spingendo gli assicurati a porre più attenzione alle misu-re di prevenzione. Dopo i danni da alluvione registrati nell’autunno del 2000 l’ABI (Association of British Insurers) pubblicò un docu-mento in cui indicò le zone per le quali lo Stato avrebbe dovuto inter-venire tramite finanziamenti per misure preventive. Tuttora l’ABI sta chiedendo un contributo maggiore in termini di prevenzione da par-te dello Stato per fronteggiare la crescita significativa anno dopo an-no dei danni da alluvioni

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D ir i tto a l la quest i one

Insieme con la Torre di Finale Emilia, vera e propria icona della devastazione provocata dal sisma primaverile, è misera-mente crollato sotto l’effetto del terremoto anche il progetto di riforma del sistema italiano di finanziamento dei rischi di danno da calamità naturali.Il testo del disegno di legge n.3372 definitivamente approva-to in Senato lo scorso 11 luglio 2012, nel convertire in leg-ge il decreto n.59/2012 pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 15 maggio u.s. ne sopprime l’articolo 2, a mezzo del quale il Governo aveva annunciato l’introduzione di un regime fisca-le agevolato a beneficio dei premi per le assicurazioni private contro i rischi di calamità, unitamente ad un progressivo ri-tiro dell’intervento della finanza pubblica a copertura dei co-sti di ricostruzione post-evento.Si ricomincia, dunque, tutto da capo.È singolare come l’evento sismico che ha colpito la regio-

ne Emilia Romagna provocando ingenti danni materiali e la perdita di vite umane – si vedano i dati aggiornati resi disponibili in tempo reale nella clearinghouse http://www.terremotoemilia.it gestita dalla Fondazione EUCENTRE di Pavia e dell’Earthquake Engineering Research Institute di Oakland, California – abbia provocato l’effetto opposto a quello che una scelta razionale avrebbe determinato.Ed infatti, il terremoto dell’Emilia non è che l’ennesima evi-denza empirica dell’inadeguatezza della strategia corren-temente adottata nel nostro “Bel Paese” per la copertura finanziaria dei danni da catastrofe naturale, laddove la pene-trazione assicurativa quanto ai beni immobili privati ed al-le piccole e medie imprese è presso che nulla ed il costo del-la ricostruzione è fatto gravare ex post sul bilancio pubblico, senza il benché minimo interesse all’incentivazione di con-dotte virtuose dirette a ridurre esposizione e vulnerabilità al rischio ed a mitigare i costi sociali delle calamità nel medio-lungo termine.In realtà, il passo inizialmente compiuto dal Governo con il decreto n.59/2012 era ancora piuttosto timido, limitandosi a prevedere l’introduzione di agevolazioni fiscali per lo svilup-po del mercato assicurativo privato su base volontaria, quan-do in realtà l’Italia avrebbe bisogno di un intervento ben più radicale e strutturato, siccome peraltro suggerito dal Tavolo tecnico istituito dal Governo e coordinato dalla Dipartimen-to della Protezione Civile.Ed infatti, va riconosciuto che l’intervento della finanza pub-blica è presso che inevitabile a fronte di rischi di impatto catastrofale – quale il rischio terremoto - e di conseguenze socio-economiche di interesse generale. La “protezione” del bilancio pubblico non può, dunque, realizzarsi attraverso af-fermazioni di mero principio secondo cui lo Stato non pa-gherà più i costi di ricostruzione ed i cittadini si dovranno arrangiare ad assicurarsi, perché oltre a non essere credibile, né politicamente sostenibile, tale affermazione non pare nep-pure coerente con l’attuale situazione del mercato assicurati-

Assicurazione del rischio terremoto: l’ennesimo crollo

Alberto MontiProfessore di Diritto

privato comparatoScuola Superiore IUSS Pavia

Studio Legale Monti

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vo italiano. Piuttosto, si tratta di comprendere come meglio impiegare le limitate risorse pubbliche disponibili per divisa-re, di concerto con il settore assicurativo privato, un sistema di partenariato pubblico-privato diretto a garantire la dispo-nibilità di fondi per la ricostruzione, unitamente all’innesco di un meccanismo di incentivi per la riduzione del rischio sul territorio nazionale. Il panorama internazionale è ricco di modelli istituzionali ai quali fare riferimento.Non v’è dubbio, del resto, che i costi della ricostruzione post-sisma siano un problema di interesse pubblico, come testi-moniato dal decreto legge n.74 del 6 giugno 2012 a mezzo del quale sono stati stanziati 2,5 miliardi di euro per gli in-terventi urgenti conseguenti agli eventi sismici del 20 mag-gio 2012, prevedendo altresì contributi pubblici per la ripa-razione delle abitazioni private e degli immobili ad uso non abitativo, nonché erogazioni in favore delle imprese colpite.Sulla scorta dell’esperienza internazionale e considerata al-tresì la Raccomandazione OCSE in materia di Buone Pra-tiche per la Mitigazione ed il Finanziamento dei Rischi Ca-tastrofali del 16 dicembre 2010 (http://www.oecd.org/daf/fin/catrisks), vi è da dubitare che questo approccio miopi-co possa considerarsi alla stregua di una soluzione efficiente.La repentina “retromarcia” dell’Italia su questo fronte appa-re ancora più singolare se si osserva che al Summit G20 del giugno scorso a Los Cabos la Presidenza messicana, in col-laborazione con la Banca Mondiale e con l’OCSE, ha pre-sentato una nuova pubblicazione intitolata “Improving the Assessment of Disaster Risks to Strengthen Financial Resilien-

ce” (http://www.gfdrr.org/gfdrr/G20DRM), annunciando contestualmente l’avvio del lavoro in sede OCSE per la re-dazione di un quadro metodologico diretto a migliorare la qualità delle politiche nazionali di gestione dei costi delle ca-lamità naturali, assimilando l’impatto economico delle ca-tastrofi a shock esogeni il cui potenziale impatto macroeco-nomico dev’essere attentamente valutato dai Ministri delle Finanze e dai Banchieri Centrali.Sul tema, fondamentale, della quantificazione degli effetti socio-economici dei rischi catastrofali naturali e delle politi-che istituzionali di gestione dei costi delle calamità si concen-trano oggi gli sforzi della Fondazione EUCENTRE (http://www.eucentre.it) la quale, oltre ad ospitare il rivoluziona-rio progetto GEM - Global Earthquake Model (http://www.globalquakemodel.org), ha appena inaugurato una nuova Sezione di Ricerca denominata Risk Governance nell’ambi-to del neo-costituito PaRC - Pavia Risk Centre (http://www.paviariskcentre.org), un knowledge hub che raccoglie a Pa-via istituzioni accademiche e di ricerca di assoluto prestigio, dotate di competenze specialistiche in materia di analisi, ge-stione ed assicurazione dei rischi estremi.Con l’auspicio che – riconoscendo la necessità di mettere a pieno frutto tali competenze – l’attenzione pubblica al te-ma della “ricostruzione” non si limiti ai danni provocati dal sisma dell’Emilia, ma vada piuttosto a comprendere le rea-li necessità di riforma del sistema istituzionale corrente, così da consentire una più efficiente gestione del rischio nel futu-ro. Nell’interesse di tutti.

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Le attività delle imprese che ope-rano con fornitori e clienti su scala mondiale diventano sempre più glo-bali e diversificate e richiedono uno smart thinking. Le società Captive integrate di nuova generazione pos-sono rappresentare una soluzione efficace per affrontare le sfide fu-ture e saranno sempre più richieste nell’era post Solvency II anche dalle istituzioni che seguiranno un ap-proccio simile.

Oltre alle linee tradizionali nel-la Captive, la gestione collettiva di life, trade risk e supply chain risk, operata da Zurich grazie a un team centrale e sistemi IT integrati, for-nisce una serie di vantaggi compe-titivi.

Life

• Assicurare un’integrazione globa-le e una visione di rischi che di-pendono da forze locali quali la-voro, tasse e sicurezza sociale.

• Avere accesso a dati e informazio-ni aggiornati per valutare, identi-ficare e controllare l’esposizione al rischio e migliorare il risk ma-nagement.

• Fare leva sulla stabilità di un bu-siness meno volatile.

• Sfruttare la diversificazione di un vasto portafoglio captive, rispet-tando esigenze normative e di bu-siness, quali Solvency II.

Trade risk

• Usare la captive come mezzo per accedere al mercato internaziona-le delle riassicurazioni, per poter beneficiare di opportunità di ar-bitraggio ed evitare premi di ri-assicurazione potenzialmente alti.

• Ottenere coperture che potrebbe-ro non essere disponibili sul mer-cato convenzionale, pur con una considerevole storia di sinistri alle spalle.

• Trarre vantaggio dalla diversifi-cazione del portafoglio per creare aggregati cross-class, in modo da affrontare franchigie potenzial-mente alte.

• Evitare eccessive riserve di capi-tale per i rischi ritenuti, trami-te un’allocazione diversificata e quindi più efficiente.

Supply chain risk

• Ottenere una capacità riassicura-tiva addizionale usando la captive per accedere ai mercati di riassi-curazione internazionali.

• Conseguire una maggiore coper-tura con un minor numero di esclusioni, attraverso la capacità riassicurativa della captive.

• Ottenere e condividere le più re-centi informazioni per supportare il risk engineering e comprendere meglio i propri rischi.

• Usare un aggregato cross-class per proteggere il proprio portafo-glio in maniera efficace, invece di sottoscrivere accordi stop/loss per ogni singola linea di business.

Efficacia globale del servizio, cer-tezza dei contratti, certezza a livello di compliance, efficiente gestione di premi e cash f low, forte supporto alla vendita e maggiori opportunità di riassicurazione sono i vantaggi delle Captive integrate di nuova ge-nerazione.

Captive: i vantaggi per Life, Tradee Supply chain risk

Paul WöhrmannGlobal Head of Captive Management ServicesZurich Insurance Company

Per saperne di più:

Stefano Belcredi

Customer Relationship Manager

[email protected]

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Riportiamo qui di seguito una breve sintesi del Position Paper di FER-MA, in risposta alla richiesta della Commissione Europea di giudizi e suggerimenti sulla bozza del Rapporto “Natural Catastrophes: Risk re-levance and Insurance Coverage in the EU” pubblicato il 1° Genna-io 2012 dalla European Commission Joint Research Centre -Unit for Scientific Support to Financial Analysis.Il presente documento ha lo scopo di fornire spunti alla riflessione su di un argomento di estrema at-tualità legate al contesto italiano e all’eventuale necessità di un modello unico europeo condiviso da tutti i paesi membri.

Necessità di distinzione fra i grandi rischi (“non Personal Line”) e rischi privati (Personal Line)”I membri della FERMA rappresentano il settore dei “grandi rischi” (co-me definito nelle direttive precedenti) piuttosto che quello dei rischi di massa, o “privati”. Quindi le opinioni espresse qui sotto rappresentano soltanto il primo settore .Generalmente i membri della FERMA sono a favore di un modello coerente di gestione della prevenzione e della copertura delle Catastro-fi Naturali (Cat-Nat) in Europa. Questo approccio facilita la prevenzio-ne e l’assicurazione nei programmi globali riferiti a beni situati in pae-si diversi.Sebbene i membri della FERMA riconoscano la necessità di una co-pertura obbligatoria per il settore assicurativo “personal line”, essi sono favorevoli a una copertura non obbligatoria per la “ non personal line” .Il Rapporto dovrebbe, a nostro avviso, prevedere questa distinzione per i seguenti motivi:• I Risk Manager di solito conducono una adeguata analisi del rischio dei loro stabilimenti, utilizzando i servizi di esperti indipendenti o dei tecnici di “loss prevention” delle compagnie. • Sono state sviluppate norme per eventi atmosferici e terremoti e gli edifici sono generalmente conformi a questi standard.• Per i nuovi progetti, viene condotta una dettagliata valutazione pre-ventiva di rischio sulle potenziali esposizioni a catastrofi naturali e ade-guate misure di loss prevention sono incluse nella progettazione e co-struzione di questi impianti.

Mancanza di definizioni corretteIl rapporto si riferisce a quattro tipi di generiche Cat Nat: inondazioni, tempeste, terremoti e siccità.Queste categorie devono essere chiaramente definite. Ad esempio: uno

tsunami è considerato una inondazione?La pioggia mista a ghiaccio è una tempesta? Uragani e tornado, che sono eventi climatici specifici, vanno inclusi nella categoria tempesta? È l’incendio boschivo derivante dalla siccità è considerato una Cat Nat?

Indennizzo di una Cat Nat• In sistemi obbligatori di assicurazione Cat Nat (Spagna, Francia, ...), il meccanismo che fa scattare la copertura non è trasparente. La coper-tura è spesso influenzata da decisioni politiche piuttosto che da un puro processo di indennizzop assicurativo. In un sistema di indennizzo stan-dard il contratto tra l’assicurato e assicuratore definirà le condizioni di applicazione della copertura.• Per quanto riguarda il tipo di copertura assicurativa Cat Nat, FER-MA preferisce una polizza “all risks”, in cui sono inclusi tutti gli even-ti Cat Nat e dove le esclusioni sono chiaramente definite, piuttosto che una polizza”named perils”, dove solo indennizzabili solo i rischi elencati. Nel primo caso, l’onere della prova circa l’ esclusione da applicare spet-ta all’assicuratore, nel secondo caso all’assicurato.• I membri della FERMA sono a favore di sistemi non obbligatori, che consentano di scegliere franchigie, limiti di risarcimenti appropriati al-la loro esposizioni, di includere tali coperture in programmi globali e di utilizzare captives per autoassicurare alcuni di questi rischi.

In conclusione, i membri della FERMA sono a favore di uno schema europeo unificato di prevenzione europea e indennizzo dei rischi Cat Nat. Ritengono inoltre che le informazioni contenute nel rapporto non siano sufficienti per raggiungere adeguate conclusioni sul sistema più efficace da mettere in atto. È chiaro che se un tale sistema venisse messo in atto, un sistema obbligatorio non dovrebbe essere applicato ai “gran-di rischi”.

FERMA Position Paper su “Catastrofi Naturali: Rilevanza del Rischioe Copertura Assicurativa in Europa”

FERMA riunisce 22 associazioni nazionali di Risk Manager in 20 paesi europei. FERMA ha oltre 4.000 membri, Risk & Insurance manager di organizzazioni che rappresentano una vasta gamma di settori di business, dalle principali aziende industriali e commerciali alle istituzioni finanziarie ed enti governativi locali. I membri svolgono un ruolo cruciale all’interno delle loro aziende per quanto riguarda la gestione e il trattamento dei rischi complessi e tematiche assicurative.

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3 Italia, azienda del gruppo Hutchison Whampoa, è opera-tore di telecomunicazioni mobili, primo al mondo ad aver lanciato i servizi UMTS su scala commerciale nel 2003, e offre oggi un’ampia gamma di servizi di comunicazio-ne, Internet e TV in mobilità a oltre 9,2 milioni di clienti. E’ un’azienda molto innovativa nei prodotti e nelle attivi-tà: solo nell’ultimo anno abbiamo aperto circa 200 nuo-vi negozi e, a seguito dell’aggiudicazione delle frequenze LTE nel 2011, abbiamo avviato un piano biennale per circa 2000 nuovi siti per potenziare la rete in termini di copertu-ra, capacità e prestazioni.

Come Insurance & Guarantee Manager di 3 Italia mi occu-po di verificare le soluzioni assicurative e le garanzie fideiusso-rie necessarie, anche attraverso la visione dei vari contratti con i nostri partner. Con la mia divisione collaboriamo quotidia-namente con il Group Risk Management Department per le coperture assicurative internazionali ed azioni di Risk Mana-gement all’interno della società italiana. Dobbiamo capire la nostra realtà e tradurla in numeri assicurabili e condizioni di copertura efficaci e verificare se le esigenze di trasferimento del rischio sono pienamente attuate nei programmi di gruppo e/o se necessitiamo invece di coperture specifiche, tramite dialo-go con le altre divisioni. Nella mia attività importante è la ge-stione dei sinistri, fondamentali anche per capire l’azienda e i rischi connessi.

Quali sono i rischi più caratteristici della sua azienda e, più in generale, del vostro settore di attività? Qual è il livello di attenzione verso la problematica del rischio da parte delle aziende appartenenti al vostro comparto?L’attenzione alle problematiche del rischio nella mia azienda è altissima in tutte le singole divisioni e viene esplicitata anche at-traverso un’attenta attività di formazione.

Un’ampia dislocazione di beni sul territorio e un’elevata concen-trazione di valore in alcuni sedi principali sono l’aspetto più ca-ratteristico. Prestiamo inoltre dei servizi essenziali che devono essere sempre garantiti, quali la fonia e la connettività, l’assisten-

za tramite il customer care e la valorizzazio-ne del traffico telefoni-co erogato.

I rischi caratteristi-ci di un’azienda come la nostra sono pertan-to tantissimi. Subiamo i “vecchi rischi” quali possono essere ad esem-pio i danni alle struttu-re, ai siti, i furti durante il trasporto e i furti nei negozi, la responsabilità civile nelle sue fattispe-cie tra cui anche quel-la ambientale ma siamo anche soggetti ai cosid-detti rischi “emergenti”

quali possono essere i cyber risks, tra cui importantissimo è il ri-schio di data breach o il trattamento dei dati personali, le frodi e l’utilizzo improprio del traffico telefonico ecc.

Insieme alla divisione Audit abbiamo iniziato a predisporre un piano di Business Continuity, per conoscere e quantificare ri-schi e interventi tramite l’analisi dei processi, risultando fonda-mentale in un’azienda come la nostra anche la gestione del tem-po e della nostra immagine.

Purtroppo l’attualità ci costringe a parlare di calamità na-turali e di terremoto in particolare. Che tipo di problema-tiche deve considerare/affrontare e quali misure cautelari attua un’azienda come la sua che lavora nel campo delle te-lecomunicazioni quando si prendono in considerazione ri-schi quali un terremoto?Obiettivo principale per 3 Italia è permettere la connettività e garantire il funzionamento della rete, a tutela delle persone che hanno il primario bisogno di mettersi in contatto con gli al-

La parola al Risk Manager: Maria Emilia Marsaglia

Maria Emilia Marsaglia,Insurance & Guarantee ManagerFinance Division, H3G Spa

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tri. Quando vi è una calamità naturale, siamo immediatamen-te chiamati dalla Protezione Civile e collaboriamo con la stessa rispondendo ad ogni esigenza per il funzionamento del sistema tramite continui interventi diretti sulla rete. Per potere mettere in atto queste attività a seguito dell’evento vi è un’effettiva veri-fica di tutte le condizioni di sicurezza prima che lo stesso si ve-rifichi, in modo che la risposta in caso di necessità sia la più ve-loce e pronta possibile.Siamo molto attenti alle problematiche sociali, in Emilia abbia-mo inoltre erogato traffico gratuito su circa 15.700 USIM pre-senti e a L’Aquila abbiamo dato un contributo concreto median-te l’apertura di un call center. Avendo beni dislocati su tutto il territorio, ogni evento relativo ad una calamità naturale può provocare danni diretti e indiret-ti anche alle nostre strutture, tra cui sono da considerare anche i fermi attività imposti dall’autorità e la ricerca di soluzioni al-ternative per la ripresa dell’attività. Rimane da valutare anche il fatto che il nostro sito può rimanere integro e risultare attivo pur trovandosi su edifici che risultano da demolire: vi è uno sfasa-mento temporale, il nostro danno è quantificabile e definito ma sarà effettivo solo in un tempo successivo all’evento.

Lei è stata da poco stata eletta Vice Presidente dell’Associa-zione; ci piacerebbe avere il suo punto di vista su quale sia il livello della cultura del rischio in Italia, quale ruolo debba ritagliarsi e quali i nuovi obiettivi debba porsi ANRASecondo me la cultura del rischio, proprio a seguito degli even-ti catastrofali verificatisi in Italia e nel mondo, sta notevolmente cambiando. Le aziende si scoprono interrelate e devono pensa-

re alla continuità del business in maniera globale. Vi sono rischi conosciuti ma che si sono rilevati non correttamente analizza-ti e anche rischi emergenti, su cui bisogna fare fronte comune tra i vari settori del mercato assicurativo, del brokeraggio e del-le aziende per trovare gli strumenti più adatti per quantificarli, prevenirli e assicurarli.

Bisogna portare la cultura del rischio in azienda e aiutare i Risk Managers in questo compito. Lo scambio di culture fa cultura e questa è fondamentale per far fronte anche ad esigenze che non sono più relative ad un singolo spazio e luogo. ANRA permet-te e propone una formazione specifica, anche attraverso conve-gni e workshop, sui temi del rischio e del Risk Management. Il Risk Manager deve essere pronto a capire analizzare e proporre soluzioni e pertanto più è preparato più diventa utile per la sua azienda. ANRA punta a dare questo aiuto e creare associazio-ne, anche con le Associazioni Internazionali di cui fa parte qua-li il FERMA.

È un momento storico in cui dobbiamo essere più che mai pre-parati su temi che in parte sono nuovi e in parte richiedono nuo-ve soluzioni. Il ruolo di ANRA deve essere quello di supporto alle aziende attraverso il coinvolgimento di tutti i responsabi-li assicurativi e Risk Manager che devono trovare in ANRA un valido apporto di conoscenze anche attraverso la partecipazione attiva dei propri soci.

Il Risk Manager è sempre stato un po’ solo in Italia, non lo de-ve più essere e soprattutto non lo deve più volere!

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Lo Standard ISO 3100, redatto nel 2009 dal Comitato Tec-nico ISO/TMB “Risk Management”, rappresenta un momen-to particolarmente significativo nello sviluppo delle attività di Risk Management.

Questo documento rappresenta l’evoluzione di un lungo per-corso che ha portato negli ultimi anni alla stesura di docu-menti volti alla ricerca e definizione delle caratteristiche dei modelli di Risk Management.

Tra le principali pubblicazioni possiamo citare:• AIRMIC, ALARM, IRM, 2002. Standard elaborato dal-

le maggiori organizzazioni di Risk Management del Re-gno Unito, ripreso successivamente anche dalla Federa-zione Europea delle Associazioni di Risk Management – FERMA

• Co.So. II, 2004. Pubblicato dal Committee of Sponsoring Organizations of the Treadway Commission (organismo privato USA che si occupa di controlli interni e Corpora-te Governance), uno tra i modelli più utilizzati nel mon-do per l’implementazione di piani e programmi di Risk Management, utilizzato per la gestione di rischi integrati (ERM: Enterprise Risk Management)

• AS/NZS 4360:2004. Primo standard elaborato in Austra-lia/Nuova Zelanda che fornisce le linee guida generiche del processo di Risk Management

• ISO Guide 73:2009 - Vocabulary, 2009. Guida che uni-forma il significato della terminologia tecnica relativa al processo di Risk Management

• ISO 31010, 2009. Il documento titolato “Risk Manage-ment Techniques” che supporta lo standard ISO 31000 fornendo indicazioni su apposite tecniche di assessment dei rischi.

• UNI ISO 31000, 2010. Il documento titolato “Risk Ma-nagement. Principi e linee guida” rappresenta la traduzione in lingua italiana delle linee guida ISO 31000

La spinta a questo genere di attività nasce dalla sempre mag-giore rilevanza assunta dal Risk Management nell’ambito dei sistemi di controllo e del governo dell’impresa.Tale tendenza emerge chiaramente dall’emanazione dei provvedimenti di legge e dei vari regolamenti, sempre più fi-

nalizzati ad una concezione innovativa di prevenzione e con-trollo dei rischi in capo al “soggetto impresa”, necessaria an-che in quanto elemento di disclosure a generale tutela del “soggetto mercato”.Non trascurabili risultano i livelli di responsabilità crescen-te del management aziendale, quale diretta conseguenza de-gli obblighi sempre più stringenti in tema di contenimento del rischio, finalizzato al perseguimento della stabilità finan-ziaria e patrimoniale dell’impresa a tutto vantaggio dell’affi-dabilità del mercato.In una prospettiva di Corporate Governance, dunque, il te-ma della valutazione dei rischi si intreccia con quello del-la progettazione e implementazione del sistema di controllo interno, a garanzia dell’efficienza ed efficacia aziendale, del-la salvaguardia dei beni aziendali e della conformità alle leg-gi e regolamenti.Questa costante crescita del bisogno di gestire il rischio in modo sempre più efficace e rigoroso, integrato nella gover-nance complessiva, nella strategia, nella pianificazione, nella gestione, nei processi di reporting, nelle politiche, nei valori e nella cultura dell’impresa, ha portato alla ricerca e all’adozio-ne di processi sempre più strutturati, in grado di contribuire ad assicurare che il rischio sia gestito efficacemente e in ma-niera coerente rispetto all’organizzazione nel suo complesso.L’adozione di uno standard di Risk Management riconosciu-to e condiviso a livello internazionale consente, in generale, di aumentare il grado di consapevolezza della necessità di ge-stire il rischio, di migliorare l’efficacia e l’efficienza della ge-stione del rischio e del sistema dei controlli, di rendere mag-giormente affidabile il processo decisionale, di migliorare la qualità dei rischi e di incrementare la confidenza e la fiducia dei portatori d’interesse interni ed esterni all’impresa.Lo standard ISO 31000 promuove l’armonizzazione dei pro-

Gli Standard di Risk Management e L’ISO 31000

di Enrico GuarnerioPresidente e Amministratoredelegato di Strategica Group

e Presidente del ComitatoTecnico-Scientifico di ANRA

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cessi di gestione del ri-schio, senza per que-sto prescindere dalle esigenze di specifiche considerazioni connes-se a ciascuna azienda, fornendo un approccio comune a supporto di norme che riguardano rischi e/o settori speci-fici, senza peraltro so-stituirsi a tali norme.La peculiarità dello standard ISO 31000 è data dalla sua ap-plicabilità a qualsia-si tipologia di impre-sa (indipendentemente dallo specifico settore di competenza), in rela-zione ai suoi vari ambi-ti di attività (inclusi le strategie, i processi operativi, lo sviluppo dei progetti), co-sì come a qualsiasi tipo di rischio a cui è esposta (quale sia la sua natura o le conseguenze, positive o negative che può generare).Lo standard ISO 31000 stabilisce alcuni principi che devo-no essere soddisfatti per rendere efficace la gestione del ri-schio e raccomanda che le organizzazioni sviluppino, attuino e migliorino in continuo una struttura di riferimento, il cui lo scopo è integrare il processo per gestire il rischio all’inter-no della governance complessiva dell’impresa. L’applicazione dello standard ISO 31000 consente di definire e uniforma-re i processi di gestione del rischio, replicandoli all’interno dell’organizzazione.Lo standard ISO 31000 intende soddisfare le esigenze di una vasta gamma di portatori d‘interesse, tra i quali in partico-lare: i responsabili dello sviluppo della politica di gestione del rischio all’interno dell’organizzazione, coloro che devo-no garantire che il rischio sia gestito efficacemente e coloro che hanno l’esigenza di valutare l’efficacia dell’organizzazio-ne nel gestire il rischio.Lo standard ISO 31000 è strutturato sulla relazione fra i Principi che devono essere osservati per gestire efficacemen-te il rischio, la Struttura di riferimento in cui si attua la ge-stione del rischio ed il Processo di gestione del rischio.Secondo i principi indicati dallo Standard ISO 31000 per conseguire un’efficace gestione del rischio, una corretta ge-stione del rischio è parte integrante di tutti i processi dell’or-ganizzazione, è parte del processo decisionale, crea e proteg-ge il valore, è sistematica, strutturata e tempestiva, si basa

sulle migliori informazioni disponibili, tiene conto dei fat-tori umani e culturali, è dinamica e reattiva al cambiamen-to, favorisce il miglioramento continuo dell’organizzazione.Un elemento di particolare rilievo riguarda il livello di pre-stazioni della struttura di riferimento di cui le organizzazioni dovrebbero dotarsi per la gestione del rischio in linea con la criticità delle decisioni da prendere. Il successo della gestione del rischio dipende pertanto dall’efficacia della struttura ge-stionale di riferimento, che fornisce le fondamenta e gli as-setti per integrare la stessa gestione del rischio nell’intera or-ganizzazione a tutti i livelli.

L’impegno forte e costante da parte della direzione dell’orga-nizzazione, unitamente ad una pianificazione strategica rigo-rosa, è fattore imprescindibile per un’efficace gestione del ri-schio e del suo perdurare.La struttura gestionale di riferimento deve essere strutturata al fine di supportare l’attività di gestione dei rischi attraver-so l’applicazione del processo di gestione del rischio ai diversi livelli aziendali, integrando la gestione del rischio all’interno del sistema gestionale complessivo, arrivando ad adattare i componenti della struttura di riferimento alle specifiche esi-genze aziendali.La comunicazione e la condivisione delle informazioni di pertinenza da parte della struttura di riferimento all’inter-no della azienda favoriscono una maggiore responsabilizza-zione a tutti i livelli dell’organizzazione, mentre sarà onere della direzione comunicare ai portatori d’interesse i benefici dell’attività di gestione del rischio intrapresa, data la delica-tezza delle informazioni.

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V i s to da l Com i tato

Tuttavia, effetti positivi dall’attività di gestione del rischio si avranno solo se ciascuna organizzazione avrà la capacità di cercare o riconoscere al proprio interno le persone che, per la loro esperienza e competenza, siano in grado di realizza-re la struttura di riferimento che meglio si adatta a svolgere tale compito.I vari gradi di responsabilità ai diversi livelli all’interno dell’organizzazione dovranno essere assegnati verificando-ne periodicamente la loro appropriatezza e garantendo alla struttura le adeguate risorse per poter svolgere correttamente l’attività. Può risultare opportuno, a tale riguardo, assegna-re specifici obiettivi e determinare chiari indicatori di presta-zione allo scopo di favorire un miglioramento continuo del-la gestione del rischio.

Lo standard ISO 31000 ha concepito il processo di Risk Management prevedendo alcune fasi principali – identi-ficazione, analisi, ponderazione e trattamento del rischio – evidenziando altresì come la preventiva definizione del contesto, il monitoraggio e la comunicazione siano co-munque degli elementi basilari per attuare correttamen-te le attività di Risk Management (cfr. Figura a inizio pagina).Il processo di gestione del rischio può essere rappresenta-

to come un elenco di attività coordinate e con una sequenzialità ciclica.È importante eviden-ziare come il processo di gestione del rischio debba essere non solo parte integrante della strategia e della gestio-ne d’impresa, ma an-che strumento gestio-nale incorporato nella cultura e nelle prassi dell’organizzazione.Nella rappresentazione del processo secondo lo standard ISO 31000, la comunicazione e la consultazione, così co-me il monitoraggio e il riesame, dovrebbe-ro essere attuate all’in-terno di ogni fase del processo e non solo co-me elemento finale, in quanto essenziali per il

buon andamento del processo stesso.Le fasi tipiche della gestione del rischio vengono migliorate grazie a procedure chiare e condivise, oltre che mediante la continua interdipendenza tra attori e funzioni.La definizione di ruoli e mansioni che i diversi sogget-ti devono ricoprire all’interno della Corporate Governan-ce è stata stabilita anche grazie alla determinazione dei Si-stemi di Controllo Interno (SCI): i soggetti e le funzioni che contribuiscono alla gestione dell’impresa in modo sa-no, corretto e coerente con gli obiettivi aziendali e di Risk Management sono stati attentamente e congiuntamente identificati da organizzazioni internazionali, il cui obiet-tivo è stato quello di delineare con chiarezza i punti cardi-ne del sistema di governo d’impresa in ottica di efficienza e di aderenza ai principi normativi, senza sovrapposizio-ni di attività.La pubblicazione dello standard ISO 31000 ha portato ANRA alla pubblicazione di un Position Paper, redatto da un gruppo di studio composto da professionisti del settore e risk manager di importanti aziende, con l’intento di analiz-zarne e approfondirne i contenuti e favorirne la divulgazione.Tutti coloro che fossero interessati potranno farne rivolgersi direttamente presso la segreteria di ANRA e richiedere l’in-vio di una copia.

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La diffusione, ancora marcatamente insufficiente, della poliz-za inquinamento cosiddetta “stand alone” (dedicata) rappre-senta l’inequivocabile conferma del fatto che non viene ancora ritenuta essenziale dalla maggior parte delle aziende o, quan-tomeno, destinata solo a determinate tipologie di aziende e, in aggiunta, non se ne conosce la rinnovata, estesa portata in termini di garanzie prestate e, soprattutto, di servizio fornito.La polizza inquinamento, o meglio, a copertura del rischio di danno ambientale, rappresenta in realtà il naturale completa-mento delle garanzie fornite dalla polizza incendio da un lato e da quella di respon-sabilità civile generale dall’altro.Dall’accostamento an-cora abbastanza “inu-suale”, quello con la po-lizza incendio, si rileva che: nella quasi totali-tà dei casi gli eventi ga-rantiti (incendio, esplo-sione, eventi naturali, ecc.) sono accompagna-ti dalla contaminazio-ne dei luoghi; i costi di rimozione dei resi-dui sono generalmente esclusi o significativa-mente sottolimitati nel-la partita demolizione e sgombero; i danni al terreno su cui sorge l’insediamento non sono garantiti dalla polizza property per eccellenza.Ne consegue quindi che l’inquinamento non è per nulla un evento “raro” ma la sua frequenza di accadimento è perlome-no pari a quella degli eventi garantiti dalla polizza incendio; una delle voci di danno più rilevanti (rimozione e smaltimen-to rifiuti) relativa a questi eventi non rientra nella polizza in-cendio; la polizza inquinamento è l’unica con la quale tutelare (nel tempo) il valore dell’asset “terreno”.Il raffronto con la classica garanzia fornita attraverso l’esten-sione di garanzia (limitata al solo “fatto accidentale”) alla po-lizza di responsabilità civile generale, è sicuramente … impa-

ri; si evidenziano solo tre dei principali esclusivi vantaggi della polizza “stand alone”.L’introduzione (a livello comunitario) del principio “chi in-quina paga” si è tradotto nell’obbligo ad “agire” tutte le vol-te in cui il verificarsi o la scoperta di un inquinamento lo impongono, indipendentemente dall’essere o meno gli auto-ri del fatto che ha prodotto l’inquinamento (“responsabilità oggettiva”); al contrario della polizza per danno ambienta-le, la classica polizza di RCG opera solo a seguito della com-provata responsabilità; gli effetti di questa caratteristica so-no assai più rilevanti rispetto alla più sottolineata “copertura completa”.Vengono garantiti i danni che si verificano (ed oltretutto con la frequenza maggiore) nell’area dove solitamente l’evento ha origine: quella all’interno dello stabilimento dove i beni che vengono colpiti sono generalmente di proprietà dell’assicurato; si amplia così l’originaria copertura limitata ai soli beni di terzi (generalmente posti all’esterno dello stabilimento).Viene data copertura ad una fattispecie di danno altrimenti fi-nora non garantita: quella del cosiddetto “danno ambientale” (ex Art. 300 DLgs 152/06).L’ottica con la quale accostarsi a questo tipo di polizza deve at-tribuire la giusta attenzione anche al contenuto di innovazione che caratterizza un ripensato strumento assicurativo.Innovare vuol dire in particolare fondere in un unico stru-mento il contratto col quale classicamente si effettua il trasfe-rimento assicurativo del rischio (polizza) ed il servizio tecnico di gestione delle crisi prodotte da un evento (incendio, esplo-sione o scoppio, atti di Dio o rilascio) o, meglio ancora, di ri-parazione dei danni provocati dal sinistro.Obiettivo: mettere a disposizione dell’assicurato, nel momento effettivo del bisogno, le competenze migliori di cui necessita per risolvere il problema, dato che l’assicurato stesso di norma non ne dispone e si troverebbe a dover affrontare grosse diffi-coltà nel ricercarle proprio a seguito del verificarsi una crisi; il coinvolgimento tempestivo dall’assicuratore e la garanzia sulla competenza tecnica di chi opera per la gestione della crisi por-tano ineluttabilmente ad aumentare la certezza del risarcimento.Per saperne di più visita il nostro sito:

www.chartisinsurance.com

Assicurazione del rischio di dannoambientale: lo sapevate che…

Aldo Bertelle, Chartis Europe S.A.Manager Linea Rischi Inquinamento

Chart i s

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Tempo di festeggiamenti in casa ANRA: l’associazione infat-ti ha appena celebrato i propri 40 anni di attività. Un traguardo importante che è stato festeggiato lo scorso 7 giugno a Milano, con un ricevimento a Villa Necchi Campiglio, una delle dimore storiche della città e patrimonio tutelato dal FAI.Un appuntamento a cui erano presenti tutti i principali attori del mondo assicurativo, dalle compagnie ai periti passando per gli intermediari fino a chi, ovviamente, si occupa quotidiana-mente di Risk Management.Un evento in cui hanno trovato spazio intrattenimento ma anche momenti di riflessione sul ruolo del gestore dei rischi aziendali e del necessario, ma spesso difficile, rapporto con le assicurazioni.Tale rapporto è molto cambiato in questi 40 anni, così come è cambiato e si è ampliato il pa-norama dei rischi e l’approccio al-la gestione degli stessi.Questo uno degli aspetti su cui si è soffermato il Presidente Pao-lo Rubini, appena riconfermato alla guida dell’Associazione, sali-to sul palco per fare gli onori del-la serata.“Siamo qui per festeggiare un tra-guardo che forse neanche chi 40 anni fa ha dato vita all’Associa-

zione pensava di poter raggiun-gere”. ANRA è infatti nata nel 1972 grazie ad una lungimiran-te iniziativa di due pionieri del Risk Management italiano: Stel-vio Palazzo ed Alfredo Morga-no, i due responsabili delle assi-curazioni aziendali (così di definivano all’epoca i Risk Manager) che gestivano le coperture di Olivetti ed IBM, due realtà prota-goniste di un comparto sempre all’avanguardia e che negli anni ‘70 viveva nel nostro Paese un periodo di grandi slanci e repen-tini cambiamenti e che di conseguenza spesso si trovava, prima di altri settori, ad affrontare nuovi rischi.“L’idea di Palazzo e Morgano, sulla scorta degli esempi europei

già operanti, fu quella di riuni-re in un’associazione riconosciu-ta a livello internazionale i mana-ger che si occupavano di polizze assicurative nelle aziende italiane. Questo era il primo fondamenta-le passo per portare in primo pia-no, all’attenzione di più soggetti (dai vertici aziendali alle compa-gnie assicurative fino ai media) il problema della gestione struttura-ta dei rischi” ha spiegato Rubini,

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che ha quindi giustamente sottolineato: “ANRA ha contribuito a fare la storia del mercato assicurativo. Un mercato che è com-pletamente cambiato da quando, nella seconda metà degli anni ’70, si stipulavano le prime copertu-re sui trasporti”.Nel corso di questi 40 anni infatti sempre più compagnie hanno deciso di innovare i prodotti offerti secondo le esigenze che venivano individuate e messe sul tavolo dall’Associazione. “Costituita all’origine come stru-mento di aggregazione e soprat-tutto di scambio di informazioni e confronto tra i Soci in tema di as-sicurazioni e Risk Management” ha continuato il Presidente “ANRA si è andata sviluppando negli anni im-ponendosi anche per le molte inizia-tive tese sia a diffondere una cultura dei rischi e delle tecniche necessarie alla loro gestione, sia a valorizzare le figure professio-nali che essa rappresenta”.Che il lavoro svolto in questi decenni da ANRA sia stato di qua-lità e che lo standing dell’Associazione sia cresciuto anche a li-vello internazionale lo dimostrano le nuove cariche ricoperte da due membri della stessa: Jorge Luzzi è stato infatti nominato nuovo presidente della FERMA, così come Alessandro De Fe-lice è entrato a far parte in pianta stabile del board della Fede-

razione che riunisce tutte le Associazioni europee di categoria.Non poteva mancare, nel discorso di Rubini, anche un passaggio dedicato al rapporto con le Compagnie assicurative: “L’assicurazione è la cifra del nostro la-voro e ne abbiamo sempre più bisogno”. Un rappor-to quindi a volte anche caratterizzato da qualche po-lemica e qualche attrito ma che, alla fine, essendo di reciproca dipendenza, punta ad una produttiva e fun-zionale collaborazione, con l’obiettivo ultimo di tute-lare al meglio dai rischi il proprio cliente e la propria azienda. Una cooperazione ancor più fondamentale

ora che le aziende si trovano ad agire in un contesto in cui lo scenario dei rischi è in continuo e veloce mutamento, come mai prima d’ora.

Durante la serata sono stati consegnati molti premi, come riconosci-mento del lavoro svol-ta all’interno o a soste-gno dell’Associazione in tutti questi anni.Primo a salire sul palco è stato uno dei fonda-tori di ANRA, Stelvio Palazzo che ha ritira-to il premio dalle mani del Presidente Rubini e i ringraziamenti di tutti i presenti.

Premiati tra gli altri anche alcune delle principali Compa-gnie assicurative in Italia che hanno collaborato in questi an-ni a molte delle ini-ziative promosse dall’Associazione.A chiudere la pre-miazione l’omag-gio ad Annita Pap-pagallo, Presidente onorario di ANRA e “Punto di riferi-mento imprescin-dibile dell’Associa-zione” ha tenuto a sottolineare il Presidente.La serata ha riaffermato l’importanza di una Associazione che ha l’obiettivo di portare ai vertici aziendali un ruolo, quello del Risk Manager, che forse ancora oggi, nella cultura di molti im-prenditori italiani, non ha la giusta rilevanza. Una professione che, ha concluso il Presidente: “Richiede ogni giorno flessibilità, apertura mentale e dinamicità di idee”.

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ANRA informa

Riportiamo di seguito una nota realizzata dal nostro sponsor Chartis:“AIG sta per concludere la fase di transizione in cui ha completato l’impor-tante e strategico cambio di rotta che ha permesso di riaffermare con forza, sul mercato, la propria reputazione.Il nome AIG continua a godere di grande rispetto tra tutti i nostri Partner, in ogni campo e settore delle nostre attività nel mondo intero.Questo autunno Chartis riprenderà il proprio nome: AIG, il marchio storico che ha da sempre costituito un segno distintivo sul mercato assicurativo e che registra alto gradimento in tutta la nostra clientela”.

Workshop ANRA

25-26 ottobre 2012 – MilanoSi terrà il prossimo 25 e 26 ottobre a Milano, presso la Sala Stampa di Telecom Ita-lia, il workshop organizzato da ANRA dal titolo “Eventi, Responsabilità, Assi-curazione: Claims Management”. Le due giornate (ore 10,00 - 18,00) saranno incentrate sui sinistri di responsabilità civile (RCT/RCO/RCP). È previsto il rila-scio dell’ Attestato di Frequenza e Profitto ai fini dell’aggiornamento professionale.

Corsi Anra

Milano, Politecnico- Corso di formazione sugli appalti ex articolo 26 Decreto Legislativo 81/08 20 settembre 2012- Tecniche di Behavior Based Safety (B.B.S.) 15-16-17 ottobre 2012 Da anni ANRA realizza corsi sui temi legati al Risk Ma-nagement ed assicurazioni, destinati alle aziende, privile-giando gli aspetti di gestione dei rischi nell’ambito di una corretta gestione aziendale e del ruolo del responsabile assicurativo o del risk manager all’interno e all’esterno dell’organizzazione aziendale.Corso di formazione sugli appalti ex articolo 26 Decreto Legislativo 81/08 Sede e organizzazione del corso: il corso si svolgerà presso il politecnico di Milano nella giornata del 20 settembre 2012, dalle 9.00 alle 13.00 e dalle 14.00 alle 18.00.Tecniche di Behavior Based Safety (B.B.S.) Sede e organizzazione del corso: il corso si svolgerà presso il politecnico di Mi-lano, il 15-16-17 ottobre 2012, dalle 9.00 alle 13.00 e dalle 14.00 alle 18.00.

Perché iscriversi ad Anra? Hai a Disposizione l’esperienza e la Competenza Dei soCi c’è sempre un socio che si è trovato a gestire un tuo problema simile prima di te e può parlartene con competenza

riCevi notizie e informazioni Utili per lo svolgimento Del tUo lavoro tramite la newsletter trimestrale Risk Management News e segnalazioni via mail

pUoi parteCipare gratUitamente a seminari e Convegni ANRA organizza nel corso dell’anno almeno due eventi dedicati ai soci, per approfondire gli argomenti tra i più scottanti dello scenario dei rischi e delle assicurazioni

pUoi segUire Corsi Di formazione UsUfrUenDo Di sConti i corsi sono impostati da ANRA e prevedono soci come docenti con un approccio pratico al Risk Management e all’assicurazione

pUoi essere informato sU riCerCHe Di insUranCe o risk manager sul sito www.anra.it, nell’area riservata ai soci, vengono esposti gli annunci provenienti dalle società di ricerca di personale o dalle società dei soci

troverete tUtte le informazioni per l’isCrizione sUl sito anra www.anra.it

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Per tutti gli aggiornamenti sulle iniziative ANRA vi rimandiamo al sito dell’Associazione www.anra.it

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(dal Greco “apotrépein”=“allontanare”) è un aggettivo che viene attribuito ad una persona o oggetto atto a scongiurare o annullare gli influssi maligni. Letteralmente ha il significato di una azione di allontanamento, ma nel mondo letterario ha assunto il carattere di rito che allontana il male, dunque esorcizzante.E l’Italia, come ben noto, è la terra degli scongiuri e delle scaramanzie. In questa pagina andiamo quindi a scoprire le diverse storie di scaramanzie, riti e scongiuri atti a evitare ogni tipo di malasorte.

Regali che nonsi devono fare:

Le perle Le perle, conosciute per la perfezione della loro forma e lucen-tezza, furono le prime gemme che l’essere umano ha utilizzato per ornarsi, anche perché non necessitavano di lunghe lavora-zioni. Nell’antichità esse rappresentavano la purezza, la sag-gezza e il potere economico, e veniva attribuita loro grande im-portanza, come confermano le citazioni in testi religiosi antichissimi come il Talmud o la Bibbia. Fu nel Medioevo che iniziò a diffondersi la credenza che “por-tassero lacrime”, che cioé portassero con sé qualche elemento di negatività. Tale visione proveniva direttamente dalla cultu-ra orientale, in cui si narravano le vicende di pescatori di perle cinesi e giapponesi che, morendo durante le loro navigazioni per recuperare le preziose gemme, lasciavano fidanzate e mogli in lacrime.Per questa ragione tutt’oggi si crede non debbano essere regalate alle persone care, in quanto considerate se-gno di disgrazia e lutto. Per evitare di essere col-piti da qualche sventura quando si ricevono in re-galo delle perle, basta rendere indietro una ci-fra simbolica alla perso-na che ne ha fatto dono.

Le spilleLa spilla è uno dei gioielli più antichi e ricercati che esistano. Sono state ritrovate spille fatte d’osso o di spine, con la testa decorata sotto forma di fiori o animali, databili a più di 20 mi-la anni fa. La loro caratteristica principale era la funzionalità, ma presto le donne le utilizzarono come elemento ornamenta-le facendo sì che diventassero oggetti raffinatti e di prestigio. Le spille divennero fondamentali nella antichità greco-romana quando erano utilizzate per assicurare sulle spalle le tuniche usate da uomini e donne. È proprio nella Grecia Antica che nasce la leggenda delle spil-le come regalo da evitare. Racconta Erodoto nelle sue “Storie” che un messaggero sopravvisuto ad una battaglia persa fu uc-ciso dalle donne della città di Atene usando le spille che fissa-

vano le loro tuniche. Queste, per puni-zione, furono costrette a cambiare i loro vestiti con le tuniche ioniche di lino che non richiedevano spille. È da allora che si considera che non si devono regalare le spille, perché oggetti in grado di feri-re e di provocare dolore, rompendo l’a-micizia con la persona che ha fatto il do-no, allontanandola per sempre. Una tradizione vuole che, per ovviare a que-sto pericolo, si debba pungere la persona a cui si regala la spilla e regalarle una moneta per “ricompensarla” del dolore provocato.

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