luspio la libera università per l’innovazione e l ... · per l’innovazione e...

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Eventi Lunedì 2 luglio 2012 Formazione, Master e Università 3 Attualmente sono 1.200 gli studenti della Luspio, con un corpo docenti formato da 30 professori di ruolo e oltre 80 a contratto se e anche rumeno, a testi- monianza dell’attenzione che l’ateneo pone nel cogliere le esigenze del mercato e quelle del tessuto produttivo italia- no, che nei suoi processi di internazionalizzazione deve poter contare su personale preparato in grado di espri- mersi correntemente nelle lingue di aree commercial- mente strategiche. La dimen- sione internazionale è carat- ■■ LUSPIO / La Libera Università per l’Innovazione e l’Organizzazione è nata a Roma nel 1996; ora è affidata alla Fondazione Formit Economia internazionale, interpretariato e traduzione terizzata anche nei corsi di laurea in Economia, “poiché la dimensione degli studi in queste materie oggi non può che essere globale”, sottolinea il professor Zeno-Zencovich, proiettato a rendere Luspio sempre più un’università dai percorsi formativi multidi- sciplinari. “Credo che sia fondamentale una sempre più stretta inte- razione tra le lingue, l’econo- mia e altre discipline sociali - spiega - perché a studenti e futuri lavoratori vengono ri- chieste competenze plurime, che per altro possono dare maggiori opportunità di oc- cupazione. Occorre essere abili su più terreni - aggiunge - e le competenze linguistiche sono richieste trasversalmen- te”. Se, per esempio, si è giu- risti con ottima conoscenza di una qualche lingua, è assai probabile che le possibilità di lavoro aumentino, così come se si ha una laurea in Inter- pretariato e traduzione con conoscenze specifiche in una determinata materia. “Per tutti questi motivi, ol- tre per il valore che ha in sé - prosegue il professor Zeno- Zencovich - sono convinto che la laurea in Interpreta- riato e traduzione sia il vero punto di forza del nostro ate- neo, il motore per tutto ciò che può crescere all’interno dell’università”. Un’interazione di saperi che oggi è una realtà concla- mata nei master di Luspio, come per esempio in quello di Interpretariato giuridico, ma che “nei limiti consentiti dalle norme è presente an- che nei corsi di laurea, dando l’opportunità agli studenti di attingere lungo il percorso formativo elementi dai diver- si corsi di laurea attivi”. Attualmente sono 1.200 gli studenti della Luspio, con un corpo docenti formato da trenta professori di ruolo e oltre ottanta a contratto. Se Fit (il corso di laurea in Interpretariato e traduzione) attrae soprattutto studenti da Roma e dal Lazio, Economia ha un bacino che si estende ben al di fuori dei confini regionali, in virtù dei “poli d’ascolto” attivati dall’uni- versità. “Si tratta di aule at- trezzate che consentono di seguire a distanza e in con- temporanea le lezioni. Non è un’attività di e-learning - pre- cisa il rettore - ma una possi- bilità che diamo agli studenti in particolare di Economia, dove registriamo una per- centuale di allievi adulti e già lavoratori”. L’interazione dei saperi è una realtà conclamata nei master dell’ateneo: “occorre essere abili su più terreni”, conferma il rettore I nterpretariato e traduzio- ne insieme a economia con dimensione internazio- nale sono il cuore dell’atti- vità dell’offerta formativa di “Luspio”, la Libera Università per l’Innovazione e l’Orga- nizzazione. Nata a Roma nel 1996 per iniziativa dell’Isti- tuto di Studi Politici “San Pio V”, ora è affidata alla Fonda- zione Formit, la Fondazione per la ricerca sulla migrazio- ne e sulla integrazione delle tecnologie, che ne assicura il funzionamento “ispirato a principi di qualità dell’of- ferta formativa, efficienza ed economicità nella gestione”, come recita il primo articolo dello Statuto. A guidare l’ateneo dall’aprile scorso e per i prossimi tre anni è il professor Vincenzo Zeno-Zencovich, ordinario a Roma Tre. Nel suo program- ma definisce puntualmente i fattori di cui l’ateneo deve tener conto per fornire una formazione universitaria di qualità. “Centralità delle famiglie, regolarità dei per- corsi formativi, innovazione didattica, dimensione inter- nazionale, sinergie formati- ve, nuovo ruolo dei docenti e personale amministrativo. Inoltre - sottolinea - senza la ricerca non c’è Università di qualità”. Tre i corsi di laurea triennali attivi presso Luspio: Lingue per l’interpretariato e la tra- duzione; Scienze economi- che e delle organizzazioni aziendali; Scienze giuridiche e dell’organizzazione. Percor- si universitari che proseguo- no con le lauree magistrali in Interpretariato e traduzione e in Economia e manage- ment internazionale. “Per l’interpretariato e la traduzione siamo l’unica re- altà specialistica nel Centro- Sud Italia e, insieme alle due realtà statali di Trieste e Forlì, una delle tre attive in Italia”, evidenzia il rettore, sottoli- neando l’importante capa- cità competitiva che Luspio ha saputo sviluppare, come è anche evidenziato dai da- ti sull’occupazione di quanti hanno frequentato questa facoltà”. Ampio il ventaglio delle lingue che vi si insegna- no: inglese, tedesco, francese, spagnolo, russo, arabo, cine- Fare una università migliore è possibile Con un auspicio: maggiore libertà nella gestione dei fondi. La tesi del professor Zeno-Zencovich nel volume online e liberamente scaribile U n titolo che sorprende e ancor di più se l’autore delle pagine che seguono la copertina è una figura che la materia la conosce bene per essere parte integrante di quel mondo: professore di Diritto compa- rato all’Università Roma Tre e dall’aprile scorso anche rettore della Luspio. Una carta d’identità che gli rende possibile sostenere con cognizione di causa la tesi “Ci vuole poco per fare un’università mi- gliore. Guardando oltre la riforma Gelmi- ni” e dimostrarla nel volume pubblicato di recente in creative commons e scaricabile dalla rete. “Ci vuole poco - spiega il professore Vin- cenzo Zeno-Zencovich - perché è sufficien- te che ciascun soggetto impegnato in que- sta istituzione presti attenzione al proprio compito e lavoro. Tanti e piccoli dettagli se ben fatti e curati messi insieme creano or- dine e devono essere valorizzati”. Un pen- siero quasi spiazzante, il suo, lontano dal proporre sovrastrutture o riforme radicali. Eppure Zeno-Zencovich va al cuore della questione perché, con la sua tesi apparen- temente semplice, nella sostanza chiama alla corresponsabilità e nessuno è escluso: docenti, ricercatori, personale ammini- strativo, studenti. Con lui non si trova terreno facile neppure sottoponendo il cronico problema denun- ciato dalle Università: il sottofinanzia- mento. Premesso che tutti vorrebbero di più e che invece le risorse sono calanti, il problema il docente e rettore la affronta seguendo due direttrici. “Con la riforma Gelmini finalmente il bi- lancio delle università sarà caratterizzato da una contabilità economico-civilistica - spiega - ed è il cambio di marcia su cui ho sempre insistito”. “La contabilità di Stato è la negazione di un bilancio chiaro - pro- segue - dal quale cioè evincere con preci- sione dove si annida l’inefficienza. Se non riesco a tracciare la spesa, i soldi, pochi o tanti che siano, sono buttati”. Con le nuo- ve disposizioni contabili entrate in vigore nel 2012 e i cui effetti si vedranno a partire dal 2013, “si richiede invece responsabilità nella gestione e sarà evidente come si spen- dono i soldi, se è possibile spenderli meglio e quali scelte si possano o debbano fare a fronte delle risorse disponibili”. Vi è poi un’altra considerazione, a proposi- to di finanziamenti, che il professor Zeno- Zencovich ritiene strategica. “Pochi o tanti che siano i fondi a disposizione - osserva - ciò che l’Università deve chiedere con for- za è maggiore libertà nella loro gestione. Fermo restando un controllo serio sulla spesa, è necessario riconoscere che l’Uni- versità è un’impresa, lo è anche dal punto di vista del diritto comunitario, che eroga un servizio e che non può essere ingessata da rigidità contabili e amministrative”. Cauto sulle “federazioni di Università” previste dalla riforma Gelmini (“forse più percorribili e attuabili coordinamenti pra- tici e comunque un processo da valutarsi caso per caso”), il professore, oggi alla gui- da di un ateneo privato, attinge da que- sta sua ultima esperienza per un ulteriore sprone alla “fabbrica” dell’alta formazione: “L’Università privata serve a far capire che con risorse inferiori si possono dare servizi positivi”. Due studenti all’ingresso dell’università La sede dell’ateneo Il rettore Vincenzo Zeno-Zencovich

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Page 1: LUSPIO La Libera Università per l’Innovazione e l ... · per l’Innovazione e l’Orga-nizzazione. Nata a Roma nel 1996 per iniziativa dell’Isti-tuto di Studi Politici “San

EventiLunedì 2 luglio 2012 Formazione, Master e Università 3

Attualmente sono 1.200 gli studenti della Luspio,

con un corpo docenti formato da 30 professori

di ruolo e oltre 80 a contratto

se e anche rumeno, a testi-monianza dell’attenzione che l’ateneo pone nel cogliere le esigenze del mercato e quelle del tessuto produttivo italia-no, che nei suoi processi di internazionalizzazione deve poter contare su personale preparato in grado di espri-mersi correntemente nelle lingue di aree commercial-mente strategiche. La dimen-sione internazionale è carat-

■■■ LUSPIO / La Libera Università per l’Innovazione e l’Organizzazione è nata a Roma nel 1996; ora è affidata alla Fondazione Formit

Economia internazionale, interpretariato e traduzioneterizzata anche nei corsi di laurea in Economia, “poiché la dimensione degli studi in queste materie oggi non può che essere globale”, sottolinea il professor Zeno-Zencovich, proiettato a rendere Luspio sempre più un’università dai percorsi formativi multidi-sciplinari. “Credo che sia fondamentale una sempre più stretta inte-razione tra le lingue, l’econo-mia e altre discipline sociali - spiega - perché a studenti e futuri lavoratori vengono ri-chieste competenze plurime, che per altro possono dare maggiori opportunità di oc-cupazione. Occorre essere abili su più terreni - aggiunge - e le competenze linguistiche sono richieste trasversalmen-te”. Se, per esempio, si è giu-risti con ottima conoscenza di una qualche lingua, è assai probabile che le possibilità di lavoro aumentino, così come se si ha una laurea in Inter-pretariato e traduzione con conoscenze specifiche in una determinata materia. “Per tutti questi motivi, ol-tre per il valore che ha in sé - prosegue il professor Zeno-Zencovich - sono convinto che la laurea in Interpreta-riato e traduzione sia il vero punto di forza del nostro ate-neo, il motore per tutto ciò che può crescere all’interno dell’università”.Un’interazione di saperi che oggi è una realtà concla-mata nei master di Luspio, come per esempio in quello

di Interpretariato giuridico, ma che “nei limiti consentiti dalle norme è presente an-che nei corsi di laurea, dando l’opportunità agli studenti di attingere lungo il percorso formativo elementi dai diver-si corsi di laurea attivi”. Attualmente sono 1.200 gli studenti della Luspio, con un corpo docenti formato da trenta professori di ruolo e oltre ottanta a contratto. Se Fit (il corso di laurea in Interpretariato e traduzione) attrae soprattutto studenti da Roma e dal Lazio, Economia ha un bacino che si estende ben al di fuori dei confini regionali, in virtù dei “poli d’ascolto” attivati dall’uni-versità. “Si tratta di aule at-trezzate che consentono di seguire a distanza e in con-temporanea le lezioni. Non è un’attività di e-learning - pre-cisa il rettore - ma una possi-bilità che diamo agli studenti in particolare di Economia, dove registriamo una per-centuale di allievi adulti e già lavoratori”.

L’interazione dei saperi è una realtà conclamata nei master dell’ateneo: “occorre essere abili su più terreni”, conferma il rettore

Interpretariato e traduzio-ne insieme a economia

con dimensione internazio-nale sono il cuore dell’atti-vità dell’offerta formativa di “Luspio”, la Libera Università per l’Innovazione e l’Orga-nizzazione. Nata a Roma nel 1996 per iniziativa dell’Isti-tuto di Studi Politici “San Pio V”, ora è affidata alla Fonda-zione Formit, la Fondazione per la ricerca sulla migrazio-ne e sulla integrazione delle tecnologie, che ne assicura il funzionamento “ispirato a principi di qualità dell’of-ferta formativa, efficienza ed economicità nella gestione”, come recita il primo articolo dello Statuto. A guidare l’ateneo dall’aprile scorso e per i prossimi tre anni è il professor Vincenzo Zeno-Zencovich, ordinario a Roma Tre. Nel suo program-ma definisce puntualmente i fattori di cui l’ateneo deve

tener conto per fornire una formazione universitaria di qualità. “Centralità delle famiglie, regolarità dei per-corsi formativi, innovazione didattica, dimensione inter-nazionale, sinergie formati-ve, nuovo ruolo dei docenti e personale amministrativo. Inoltre - sottolinea - senza la ricerca non c’è Università di qualità”.Tre i corsi di laurea triennali attivi presso Luspio: Lingue per l’interpretariato e la tra-duzione; Scienze economi-che e delle organizzazioni aziendali; Scienze giuridiche e dell’organizzazione. Percor-si universitari che proseguo-no con le lauree magistrali in Interpretariato e traduzione e in Economia e manage-ment internazionale. “Per l’interpretariato e la traduzione siamo l’unica re-altà specialistica nel Centro-Sud Italia e, insieme alle due

realtà statali di Trieste e Forlì, una delle tre attive in Italia”, evidenzia il rettore, sottoli-neando l’importante capa-cità competitiva che Luspio ha saputo sviluppare, come è anche evidenziato dai da-ti sull’occupazione di quanti hanno frequentato questa facoltà”. Ampio il ventaglio delle lingue che vi si insegna-no: inglese, tedesco, francese, spagnolo, russo, arabo, cine-

Fare una università migliore è possibileCon un auspicio: maggiore libertà nella gestione dei fondi. La tesi del professor Zeno-Zencovich nel volume online e liberamente scaribile

Un titolo che sorprende e ancor di più se l’autore delle pagine che seguono la

copertina è una figura che la materia la conosce bene per essere parte integrante di quel mondo: professore di Diritto compa-rato all’Università Roma Tre e dall’aprile scorso anche rettore della Luspio. Una carta d’identità che gli rende possibile sostenere con cognizione di causa la tesi “Ci vuole poco per fare un’università mi-gliore. Guardando oltre la riforma Gelmi-ni” e dimostrarla nel volume pubblicato di recente in creative commons e scaricabile dalla rete.“Ci vuole poco - spiega il professore Vin-cenzo Zeno-Zencovich - perché è sufficien-te che ciascun soggetto impegnato in que-sta istituzione presti attenzione al proprio compito e lavoro. Tanti e piccoli dettagli se ben fatti e curati messi insieme creano or-dine e devono essere valorizzati”. Un pen-siero quasi spiazzante, il suo, lontano dal proporre sovrastrutture o riforme radicali. Eppure Zeno-Zencovich va al cuore della questione perché, con la sua tesi apparen-temente semplice, nella sostanza chiama alla corresponsabilità e nessuno è escluso: docenti, ricercatori, personale ammini-strativo, studenti.

Con lui non si trova terreno facile neppure sottoponendo il cronico problema denun-ciato dalle Università: il sottofinanzia-mento. Premesso che tutti vorrebbero di più e che invece le risorse sono calanti, il problema il docente e rettore la affronta seguendo due direttrici. “Con la riforma Gelmini finalmente il bi-lancio delle università sarà caratterizzato da una contabilità economico-civilistica - spiega - ed è il cambio di marcia su cui ho

sempre insistito”. “La contabilità di Stato è la negazione di un bilancio chiaro - pro-segue - dal quale cioè evincere con preci-sione dove si annida l’inefficienza. Se non riesco a tracciare la spesa, i soldi, pochi o tanti che siano, sono buttati”. Con le nuo-ve disposizioni contabili entrate in vigore nel 2012 e i cui effetti si vedranno a partire dal 2013, “si richiede invece responsabilità nella gestione e sarà evidente come si spen-dono i soldi, se è possibile spenderli meglio e quali scelte si possano o debbano fare a fronte delle risorse disponibili”. Vi è poi un’altra considerazione, a proposi-to di finanziamenti, che il professor Zeno-Zencovich ritiene strategica. “Pochi o tanti che siano i fondi a disposizione - osserva - ciò che l’Università deve chiedere con for-za è maggiore libertà nella loro gestione. Fermo restando un controllo serio sulla spesa, è necessario riconoscere che l’Uni-versità è un’impresa, lo è anche dal punto di vista del diritto comunitario, che eroga un servizio e che non può essere ingessata da rigidità contabili e amministrative”.Cauto sulle “federazioni di Università” previste dalla riforma Gelmini (“forse più percorribili e attuabili coordinamenti pra-tici e comunque un processo da valutarsi caso per caso”), il professore, oggi alla gui-da di un ateneo privato, attinge da que-sta sua ultima esperienza per un ulteriore sprone alla “fabbrica” dell’alta formazione: “L’Università privata serve a far capire che con risorse inferiori si possono dare servizi positivi”.

Due studenti all’ingresso dell’università

La sede dell’ateneo

Il rettore Vincenzo Zeno-Zencovich