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4 Business&Gentlemen Ansys anthology - maggio 2014 L’innovazione condivisione e network, le basi per crescere secondo i manager italiani:

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Business&Gentlemen Ansys anthology - maggio 2014

L’innovazione condivisione

e network, le basi per crescere

secondo i manager italiani:

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Innovare per competere

L’innovazione L’Italia tra potenzialità e limiti: tanti progetti e creatività, ma manca una vera cultura all’innovazione come driver per la crescita.L’evento al Museo Ferrari: 150 tra manager e imprenditorialla terza edizione di “Innovare per Competere”per scoprire alcuni percorsi e strumentifondamentali per lo sviluppo

condivisione

e network, le basi per crescere

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Aspettare non è più possibile. Le attuali dinamiche del merca-to hanno cambiato profondamente il contesto in cui le aziende italiane si trovano a operare ogni giorno. Per essere competitivi l’innovazione è diventata una necessità. Ma non deve essere una parola vuota, bensì un vero e proprio fondamento dell’azienda at-traverso una vera cultura votata allo sviluppo. Innovare in passa-to, forse poteva essere una scelta, un’opportunità per migliorare i propri prodotti o servizi, oggi non è più così.La crisi, la globalizzazione, approcci troppo tradizionalisti sono fattori che hanno determinato il fallimento di molte imprese nel nostro Paese, realtà che in molti casi sono rimaste immobili, bar-ricate nelle loro strategie che “hanno sempre funzionato”. “L’ac-tive inertia” teorizzata da Donald Sull, ovvero quella situazione in cui le aziende arrivate ai vertici nel loro settore scelgono di restare fedeli all’impostazione che le ha rese leader, porta neces-sariamente al crollo delle aziende stesse. L’innovazione è la sola scelta possibile per andare avanti. Ma non quella che resta chiusa all’interno dei laboratori, !ne a sé stessa. Bensì quella che parte da tutti i player di un’azienda – management, dipendenti, forni-tori, clienti, stakeholder, territorio – e poi si espande, permeando tutta la società. Perché nasce dal networking, dall’incontro e il confronto di conoscenze, esperienze e anche bisogni diversi che insieme danno vita a qualcosa di davvero straordinario. Progetti futuristici del calibro del Simulatore di Dallara, uno strumento che ricrea le condizioni di guida di auto che non sono mai state costruite oppure l’aereo progettato da Piaggio che vola senza pi-lota o ancora la tecnologia in grado di simulare il funzionamento di una valvola cardiaca nel campo bio-medicale.Di tutto questo si è parlato a Maranello, al Museo Ferrari, lo scor-

so 28 novembre, in occasione della terza edizione di “Innovare per competere”, l’Executive Conference sull’innovazione creato da ANSYS e che è ormai diventato un momento atteso da mana-ger e imprenditori. Erano infatti in 150 quelli che sono riusciti ad aggiudicarsi i posti disponibili, e quasi altrettanti quelli invece che sono rimasti in lista d’attesa. Complici del successo, i temi trattati, molto pratici e concreti, raccontati dagli stessi imprendi-tori e manager che vivono l’innovazione in azienda ogni giorno, e una location, quella di Maranello, che è un luogo simbolo dell’ec-cellenza e del Made in Italy nel mondo. Protagoniste dell’appun-tamento alcune realtà di caratura nazionale e internazionale tra cui ANSYS, Electrolux, Dallara, Huawei, Cornaglia, Esterel Technologies, Ars et Inventio @BIP, e partner tecnici di altret-tanto rilievo: NVIDIA, Warrant Group, Jacobacci & Partners,

Kilometro Rosso, Federmanager, CM Consulenze Manageriali, Innovuum, Alma Graduate School. Un mix tra contributi tecno-logici-scienti!ci e case history d’eccezione che hanno dimostrato quanto l’innovazione, sia una ricetta che mescola tecnologie, vi-sioni e persone. Oggi innovare da soli è di"cile se non impos-sibile. Per questo una parte importante della conferenza è stata dedicata al networking tra i partecipanti: contaminarsi a vicenda, supportarsi, cogliere spunti di collaborazione su progetti ed idee.

“Per noi è il desiderio di non fermarsi mai – ha sottolineato aprendo la conferenza Ferdinando Cannizzo, Head of Power-train Electri!cation Dept. di Ferrari GGT e Chief of Coni-Ferrari Olympic Program – di cercare s!de sempre nuove. È importante poi trasferire quanto imparato in un settore in un altro. Noi te-

stiamo in F1 e spostiamo le competenze acquisite in granturismo ma anche in altri settori. La conoscenza non può restare ferma”. In quest’ottica, l’innovazione va oltre la tecnologia. “L’innova-zione deve diventare un fenomeno sociale – ha spiegato Andrea Pontremoli AD e Direttore Generale di Dallara Automobili -, che coinvolge tutti i dipendenti dell’azienda, non solo l’R&D, e che va anche oltre con clienti, fornitori e altre imprese. Deve essere un fattore che in qualche modo coinvolge anche il territorio”. Non è casuale infatti che ci siano, nella stessa zona, poli di eccellenza dello stesso settore. E se è vero che questi centri in Italia esistono, Dallara e Ferrari ne sono dei brillanti esempi, è altrettanto vero che “l’Italia è un Paese di innovatori e di innovazione ma non è un Paese per l’innovazione”. Con queste parole Ivan Ortenzi di Ars et Inventio @BIP ha spiegato perché, nonostante la vena for-temente creativa che ci caratterizza, le aziende straniere riescono ad essere più innovative. Situazione confermata, dati alla mano, da Paolo Colombo, responsabile dei Progetti Strategici Europei di ANSYS. “ La nostra nazione ha un numero di ricercatori ed ingegneri molto basso rispetto all’Europa. Il top management ha la visione del prodotto del futuro, ma sono gli ingegneri che li de-vono poi realizzare. In passato abbiamo visto fuggire dal nostro paese le attività produttive: la prossima fase, già iniziata, è quella di veder delocalizzato lo sviluppo e trasferito il know-how”. Ci sono infatti nuovi player dell’economia mondiale, Paesi che in passato ne erano il fanalino di coda e che, a causa di giudizi basati su vecchie informazioni, crediamo ancora essere non all’altezza di competere sull’innovazione tecnologica. A sfatare questa cre-denza ci ha pensato Stefano Verzura Project Manager e respon-sabile per la cooperazione tecnologica di Huawei Technologies, azienda cinese che “dal 2008 al 2013 è passata da 70mila dipen-denti a 150mila. Dato ancora più sorprendente è che oltre il 50% del personale è oggi impegnato in ricerca e sviluppo”.Una dimostrazione quindi di quanto R&D siano la chiave di vol-ta per vincere la s!da competitiva ma anche di quanto la cono-scenza oggi sia globale, non limitata a livello nazionale, o peggio alla singola azienda. “Oggi la conoscenza deve essere open – ha

La crisi, la globalizzazione, approcci troppo tradizionalisti sono fattori che hanno determinato il fallimento di molte imprese nel nostro Paese, realtà che in molti casi sono rimaste immobili, barricate nelle loro strategie che “hanno sempre funzionato”

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spiegato Lucia Chierchia Open Innovation Manager di Electro-lux -. È solo in questo modo che davvero si fa innovazione. Non solo attraverso la collaborazione tra clienti, fornitori e università, il cosiddetto trusted network, ma anche e soprattutto con l’OI network ovvero il settore industriale, le start up, il mondo della !nanza e dei media e, più in generale, le persone”.Per fare questo serve però un cambiamento di mentalità che deve permeare l’azienda a tutti i livelli a cominciare dai vertici.L’innovazione e gli strumenti per realizzarla non possono più es-sere appannaggio dei reparti tecnici.Devono essere gli imprenditori, i manager a occuparsene per-ché sono strategici “per sognare il futuro dell’azienda”, come ha dichiarato Paolo Colombo. Uno di questi mezzi è la matemati-ca, “che, attraverso so#ware di simulazione, può farci conosce-re prestazioni, limiti, possibili difetti di un prodotto che ancora non esiste, permettendo alle aziende di prendere decisioni su dove investire sulla base di dati certi”. Ha proseguito !ierry Marchal, Global Industry Director di ANSYS, sottolineando che “Grazie a computer sempre più potenti venduti a prezzi sempre più contenuti e a so#ware sempre più facili da usare, questi stru-menti non sono più appannaggio delle grandi imprese ma anche delle piccole e medie aziende che vogliono creare prodotti ad alto contenuto innovativo, capaci di performance !no ad ora inim-maginabili e di una a"dabilità elevatissima”.Anche Eric Bantegnie di Esterel Technologies ha sottolineato

l’importanza della simulazione, concentrandosi sul so#ware. “In un futuro quanto mai prossimo, le prestazioni di prodotto saranno in$uenzate sempre più dal so#ware, che diventerà quin-di lo strumento da cui ottenere il maggior vantaggio competiti-vo. Oggi siamo arrivati al punto – ha proseguito – di simulare il comportamento di un prodotto insieme a quello del so#ware che lo controlla quando entrambi ancora non esistono e, quan-do questo sistema hardware + so#ware è stato messo a punto, quando ha raggiunto il massimo delle prestazioni possibili e fun-ziona perfettamente senza errori, generiamo automaticamente il so#ware di controllo. Sembra fantascienza, ma lo facciamo ogni giorno e su applicazioni critiche in settori come l’automotive, ae-rospace, medicale, gestione di centrali energetiche”.Per andare avanti serve quindi un cambio di marcia.E se non sempre bisogna seguire l’invito che campeggia in In-tel, “We have to kill our children” per sopravvivere alle leggi di mercato, è altrettanto vero che “pur non dimenticando il nostro passato, anzi facendone tesoro – conclude Massimo Marcarini R&D and Projects Senior Director di Cornaglia Group – dobbia-mo essere capaci di innovare e innovarci sempre, trovare i giusti partner e con loro a%rontare le s!de di mercato vedendo le nu-merose opportunità che, anche in momenti di"cili come questi, un buon manager riesce a cogliere”. |

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Ci sono luoghi che riescono a stupire ed emozionare, in qualche modo rappresentano la storia, forse non quella scritta nei libri di scuola ma certamente nella memoria di molti di noi. Il Museo Ferrari è uno di questi.Qui si è svolta l’Executive Conference Ansys 2013. Una scelta non casuale per una location simbolo dell’eccellenza del Made in Italy, di quella fusione tra genio, innovazione e stile che ci riconoscono nel mondo.Arrivando al museo si resta subito colpiti dalla Ferrari mo-noposto sospesa in una struttura avveniristica nella piazza antistante l’ingresso. Varcando la soglia poi ci si immerge in un ambiente molto suggestivo, per chi ama la Formula 1 ma anche per gli altri. Non è solo il rosso a colpire, ov-viamente il colore dominante, ma i dettagli in stile mono-posto sparsi nella sala. Quando si entra nelle sale esposi-tive vere e proprie poi si possono ammirare, attraverso un percorso che alterna monoposto a granturismo, i modelli Ferrari che hanno fatto la storia del marchio e che sono le basi per il suo futuro. È un viaggio che partendo dalle prime macchine prodotte dall’azienda porta alle ultime, perché, come diceva Enzo Ferrari, “La migliore Ferrari che sia mai stata costruita è la prossima”. Dalla F125S, la mac-china che ha portato a Maranello la sua prima vittoria al Gran Premio di Roma nel 1947 alla 458 Speciale, l’ultima vettura stradale nata in casa Maranello, ogni vettura in qualche modo spiega quella seguente. È un percorso attra-verso l’eccellenza italiana, la sua capacità di andare oltre il presente per conquistare il futuro. La massima espressione di questa capacità è forse la sala più emozionante del mu-seo, quella delle Vittorie, dove sono esposte tutte le Ferrari Campioni del Mondo dal 1999 ad oggi, i Trofei e la storia dei Piloti che li hanno conquistati. Il museo Ferrari non è solo da guardare, è anche una straordinaria esperienza da vivere. Rinnovato di recente oltre alle vetture presenta grandi schermi e !lmati, opportunità interattive come la scoperta di come funziona il muretto dei Gran Premi e la possibilità di trasformarsi in pilota di Formula 1 a bordo di simulatori semi professionali. È una storia di tecnologia e innovazione, di vittorie e di scon!tte, ma soprattutto di passione, perché solo così si possono “vendere i sogni”. |

Al Museo Ferrari l’eccellenza tra passato e futuro

L’innovazione è la sola scelta possibile per andare avanti. Ma non quella che resta chiusa all’interno dei laboratori, !ne a sé stessa. Bensì quella che parte da tutti i player di un’azienda – management, dipendenti, fornitori, clienti, stakeholder, territorio – e poi si espande, permeando tutta la società

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