giornalino novembre

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Spirito e parola Mensile della parrocchia dello Spirito Santo - N°21 - 1° Novembre 2009 L’amore si trasmette con un “sì” di Roberto Bonomo I recenti spostamenti di decine di preti che hanno interessato la nostra diocesi in questo inizio di anno pastorale, mi hanno toccato profondamente e mi hanno fatto riflettere molto. In molti hanno generato rabbia, smarrimento, tristezza, a volte anche ribellione, sentimenti comprensibili se si pensa alle relazioni, a volte anche molto profonde, che si instaurano fra un parroco e la sua comunità. Ma questi sacerdoti con i loro “SI”, così scomodi, così difficili, così sofferti, così liberi pur nell’obbedienza, si inseriscono perfettamente nella storia della salvezza. La storia della salvezza è stata costruita su dei semplici ma difficilissimi “SI”. A partire da Abramo che ha lasciato la sua terra senza sapere dove il Signore lo avrebbe condotto, passando per Mosè, i profeti, Maria, Giuseppe, gli apostoli fino a Gesù che ha detto “SI” alla croce, per poi continuare con tutti quelli che ci hanno condotto fino ai giorni nostri. L’amore di Dio si è reso presente agli uomini attraverso il “SI” dei suoi servi come attraverso il “SI” degli sposi che scelgono di amarsi mantenendosi fedeli a questa promessa anche di fronte a tutte avversità della vita.E’ chiaro che questi “SI” per essere veramente fecondi e produrre amore comportano come conseguenza, tantissimi “NO” cioè tantissime rinunce la prima delle quali è la rinuncia a se stessi che permette di ritrovare veramente se stessi. Segue a pagina 4 (...) I simboli del battesimo *citazioni da A. Grun “Il battesimo celebrazione della vita”, Queriniana Il battesimo, nella Chiesa delle origini, era un rito che lasciava una profonda impronta sia nei bat-tezzandi (adulti) sia in tutti i partecipanti alla celebrazione. Era preceduto da anni di preparazione e veniva vissuto con grande entusiasmo per essere introdotti nella vita con Cristo e in Cristo. Era vis-suto come una vera e propria rinascita ad una nuova vita. Per i primi cristiani, l’incontro con Cristo era così affascinante da accettare persino di correre il ri- schio della persecuzione, pur di sperimentare la qualità di vita che Gesù donava loro. Da quando la prassi del battesimo dei bambini si è diffusa, l’efficacia esistenziale del battesimo ri-schia di ridursi, e sentiamo la necessità di riscoprire i doni spirituali che questo sacramento ricchis-simo di significato ci offre. I bambini che battezziamo non hanno ricevuto soltanto una vita terrena, ma anche una vita divina, e la morte non ha più nessun potere su di loro, che sono già partecipi della risurrezione di Gesù. Per esprimere questo concetto centrale, il rito del battesimo si avvale si svariati simboli, che ci aiu-tano a comprendere il mistero che si sta celebrando. I simboli principali sono: L’ACQUA E’ il simbolo centrale del battesimo, l’origine della vita. I primi cristiani si immergevano nudi nel fonte battesimale, come se scendessero nella tomba di Cristo e lì seppellivano tutto ciò che era di ostacolo alla loro vita, cioè la loro vecchia identità, la sete di potere, l’ambizione, l’egoismo, le of-fese, le ferite. Ne uscivano, da un’altra parte rispetto a quella dove erano entrati nel fonte, simbolo della via nuova intrapresa, rigenerati, purificati, rinati, e venivano rivestiti di una dignità nuova con una veste splendente. Anche se il nostro battesimo non è più per immersione, il significato dell’acqua sulla fronte è lo stesso. Il battezzato rinasce alla vita eterna, alla vita divina immortale. Segue a pagina 4 (...) Dio trova sempre un pò di tempo *di Giovanni Dazzi

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Giornalino Novembre

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Page 1: Giornalino Novembre

Spirito e parolaM e n s i l e d e l l a p a r r o c c h i a d e l l o S p i r i t o S a n t o - N ° 2 1 - 1 ° N o v e m b r e 2 0 0 9

L’amore si trasmette con

un “sì”

di Roberto Bonomo

I recenti spostamenti di decine di preti che hanno interessato la nostra diocesi in questo inizio di anno pastorale, mi hanno toccato profondamente e mi hanno fatto riflettere molto. In molti hanno generato rabbia, smarrimento, tristezza, a volte anche ribellione, sentimenti comprensibili se si pensa alle relazioni, a volte anche molto profonde, che si instaurano fra un parroco e la sua comunità. Ma questi sacerdoti con i loro “SI”, così scomodi, così difficili, così sofferti, così liberi pur nell’obbedienza, si inseriscono perfettamente nella storia della salvezza.La storia della salvezza è stata costruita su dei semplici ma difficilissimi “SI”. A partire da Abramo che ha lasciato la sua terra senza sapere dove il Signore lo avrebbe condotto, passando per Mosè, i profeti, Maria, Giuseppe, gli apostoli fino a Gesù che ha detto “SI” alla croce, per poi continuare con tutti quelli che ci hanno condotto fino ai giorni nostri. L’amore di Dio si è reso presente agli uomini attraverso il “SI” dei suoi servi come attraverso il “SI” degli sposi che scelgono di amarsi mantenendosi fedeli a questa promessa anche di fronte a tutte avversità della vita.E’ chiaro che questi “SI” per essere veramente fecondi e produrre amore comportano come conseguenza, tantissimi “NO” cioè tantissime rinunce la prima delle quali è la rinuncia a se stessi che permette di ritrovare veramente se stessi.

Segue a pagina 4 (...)

I s i m b o l i d e l b a t t e s i m o

*citazioni da A. Grun “Il battesimo celebrazione della vita”, QuerinianaIl battesimo, nella Chiesa delle origini, era un rito che lasciava una profonda impronta sia nei bat-tezzandi (adulti) sia in tutti i partecipanti alla celebrazione. Era preceduto da anni di preparazione e veniva vissuto con grande entusiasmo per essere introdotti nella vita con Cristo e in Cristo. Era vis-suto come una vera e propria rinascita ad una nuova vita.Per i primi cristiani, l’incontro con Cristo era così affascinante da accettare persino di correre il ri-schio della persecuzione, pur di sperimentare la qualità di vita che Gesù donava loro.Da quando la prassi del battesimo dei bambini si è diffusa, l’efficacia esistenziale del battesimo ri-schia di ridursi, e sentiamo la necessità di riscoprire i doni spirituali che questo sacramento ricchis-simo di significato ci offre.I bambini che battezziamo non hanno ricevuto soltanto una vita terrena, ma anche una vita divina, e la morte non ha più nessun potere su

di loro, che sono già partecipi della risurrezione di Gesù.Per esprimere questo concetto centrale, il rito del battesimo si avvale si svariati simboli, che ci aiu-tano a comprendere il mistero che si sta celebrando. I simboli principali sono:L’ACQUAE’ il simbolo centrale del battesimo, l’origine della vita. I primi cristiani si immergevano nudi nel fonte battesimale, come se scendessero nella tomba di Cristo e lì seppellivano tutto ciò che era di ostacolo alla loro vita, cioè la loro vecchia identità, la sete di potere, l’ambizione, l’egoismo, le of-fese, le ferite. Ne uscivano, da un’altra parte rispetto a quella dove erano entrati nel fonte, simbolo della via nuova intrapresa, rigenerati, purificati, rinati, e venivano rivestiti di una dignità nuova con una veste splendente.Anche se il nostro battesimo non è più per immersione, il significato dell’acqua sulla fronte è lo stesso.Il battezzato rinasce alla vita eterna, alla vita divina immortale. Segue a pagina 4 (...)

Dio trova sempre un pò

di tempo

*di Giovanni Dazzi

Page 2: Giornalino Novembre

N°21, Novembre 2009 Spirito e parola 2

L e t t e r a a i g i o v a n iCarissimi,i modi di vivere l’esistenza umana sono molti e diversi; si differenziano secondo le culture, le epoche storiche, le caratteristiche individuali e le preferenze delle persone. Ma si può dire che tutte le diverse forme di esperienza rispondono a un unico, fondamentale problema: come esistere e agire da persone umane autentiche.L’uomo non nasce fatto, completo; nasce “da fare”; nasce con una dotazione di capacità che debbono essere messe in atto per costruire un uomo adulto, formato. Ogni scelta intelligente, saggia, buona edifica la persona e la fa crescere in umanità; al contrario ogni scelta sciocca o irresponsabile o cattiva mortifica l’umanità della persona e la rende più banale.L’uomo è costruito in modo da superare se stesso e il cammino di maturazione umana consiste nel realizzare sempre più pienamente questa trascendenza attraverso azioni responsabili e relazioni autentiche con gli altri.«Il punto culminante del cammino di crescita dell’uomo è l’atto di amore con cui accogliamo con stupore e riconoscenza l’esistenza del mondo e la nostra esistenza e ci prendiamo cura del mondo, della vita e degli altri per quanto ci è concretamente possibile».Insomma, l’uomo è fatto per trasformare la sua esistenza in amore e cioè per prendere posizione liberamente ed efficacemente a favore della realtà, di se stesso, degli altri, di Dio. Verso questo traguardo sono indirizzate tutte le sue esperienze, dalla conoscenza all’azione, dalla memoria al desiderio.A questo punto nasce la domanda: e Gesù Cristo? Dove sta il significato e l’importanza di Gesù Cristo in questo cammino di realizzazione dell’uomo? Sono convinto che Gesù

Cristo sia il dono che Dio ha fatto all’uomo per aiutare l’uomo nel suo cammino di umanizzazione. E questo da diversi punti di vista.Anzitutto Gesù Cristo mi viene posto davanti come immagine dell’uomo compiuto, realizzato. Dobbiamo diventare “uomini” – siamo tutti d’accordo; ma che cosa significa precisamente: diventare “uomini”?Significa diventare ricchi, intelligenti, di successo, belli, furbi, buoni, giusti… Le immagini si moltiplicano all’infinito e rischiamo di cadere in una babele dove le diverse visioni dell’uomo si oppongono e si contraddicono l’una con l’altra. Se la vita fosse solo un esperimento, non sarebbe una tragedia: potrei fare delle prove e, alla fine, scegliere le strade che si sono rivelate migliori. Ma la vita è scritta subito in bella copia e ne ho una sola da vivere; se sbaglio questa mia vita che sto vivendo, non ci sarà possibilità di ripetere. Ho bisogno di non fare errori troppo gravi, che compromettano del tutto il senso di quello che sono. Per questo Dio ha mandato il suo figlio in una carne come la nostra e ha detto: «Questi è il mio Figlio, l’eletto; ascoltatelo!». Che è come dire: l’esistenza umana di Gesù è stata plasmata dalla sua fiducia radicale in Dio Padre e dal suo amore per gli altri, fino a dare la vita; bene, questa è l’autentica, suprema identità dell’uomo. L’uomo deve crescere verso questa meta: l’amore agli altri (e al mondo stesso) nella fiducia radicale in Dio (creatore del mondo e signore della storia). Tutte le altre dimensioni dell’esistenza, la bellezza, il successo, la ricchezza, la cultura… trovano la loro collocazione corretta all’interno di questa visione globale. In questo modo perdono molto del loro fascino alcune realizzazioni umane che colpiscono facilmente l’immaginazione e rischiano di bloccare le scelte della persona in una direzione falsa (o oziosa): la forza del potere, il fascino della

ricchezza, il successo delle veline, e così via.«L’amore di Dio ci permette di non sentirci soli e indifesi di fronte alla grandezza del mondo». «M’interessa crescere come persona umana verso un’esistenza che sia il più possibile autentica?Non solo. Gesù, nell’amore concreto ed efficace per gli altri, esprime e rivela l’amore di Dio, amore infinito nella sua grandezza e nello stesso tempo “personalizzato”, rivolto a ciascuno con la sua identità. Questo amore di Dio ci permette di non sentirci soli e indifesi di fronte alla grandezza del mondo; apre per noi spazi di libertà (dalla paura), spazi che diventano disponibili per l’amore verso la vita e verso gli altri. Accade così, in misura piena, quello di cui facciamo spesso esperienza: la gioia di saperci amati muove in noi il desiderio di amare e ci dà la forza di continuare ad amare anche quando l’amore richiede un prezzo di sacrificio e di sofferenza.«Gesù Cristo è il dono che Dio ha fatto all’uomo per aiutare l’uomo nel suo cammino di umanizzazione». «La vita è scritta subito in bella copia e ne ho un sola da vivere: se sbaglio questa mia vita che sto vivendo, non ci sarà possibilità di ripetere».Attraverso Gesù giunge quindi agli uomini la notizia dell’amore di Dio per noi e questa notizia diventa sorgente di consolazione e di forza.Terzo. La fede cristiana riconosce in Gesù non solo una grande figura del passato che può orientare le nostre scelte di vita, ma anche un vivente che ha conosciuto le angosce della morte ma ha vinto la morte ed è entrato così, con la sua umanità, nella pienezza di vita di Dio. Al veggente dell’Apocalisse, Gesù si presenta dicendo: «Non temere! Io sono il Primo e l’Ultimo e il Vivente. Io ero morto, ma ora vivo per sempre e ho potere sopra la morte e sopra gli inferi» (Ap 1, 17-18). Vuol dire che

*di † Mons. Luciano Monari

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N°21, Novembre 2009 Spirito e parola 3

L e t t e r a a i g i o v a n ia cura di Sara Fiorini

- La voce dei giovani -

Grazie ragazzi, ci siamo proprio messi all’opera!

*di † Mons. Luciano Monari

Grande mese quello di ottobre per la nostra parrocchia e per i nostri ragazzi. Per chi infatti non lo sapesse, i ragazzi dai 14 anni in su, interessati alle dinamiche educative e, in particolare, propensi a diventare aiuti catechisti e animatori di oratorio, stanno partecipando ad un interessante percorso ideato dall’Isi, per poterli accompagnare in questo affascinante e impegnativo futuro.Nei primi tre incontri l’adesione è stata enorme: 22 ragazzi, tutti seduti attorno a un tavolo!! Per noi educatori è stato davvero

emozionante vedervi tutti insieme. E cosa dire del coro? Numeroso e ‘sentito’, che tanti parrocchiani hanno apprezzato molto. Questo avvio ‘alla carica’ è stato accompagnato da altre giornate vissute insieme, tra cui una passeggiata all’aria aperta (che ha sostituito la classica castagnata, a causa delle precarie condizioni meteo) e una intensa giornata alla mensa del povero che, da alcuni, è stata giustamente definita indimenticabile ed assolutamente da ripetere.Questo è solo l’inizio di un percorso

che, fondamentalmente, non avrà mai fine. Spero che la voglia, l’impegno, la fede e il piacere di stare insieme ci possano aiutare a crescere, l’uno al fianco dell’altro. Non sono parole fatte, ma vengono davvero dal profondo del cuore. INSIEME SIAMO UNA FORZA e lo stiamo dimostrando. Un abbraccio e un grazie ad ognuno di voi, ricordandovi che solo chi semina raccoglierà i suoi frutti. E siamo sicuri che ne nasceranno di speciali. Si vede, ma, soprattutto, si SENTE.

la presenza di Gesù supera ora i limiti del tempo e dello spazio e che quindi è possibile per me oggi entrare in un rapporto di amicizia con lui.Ancora. Gesù risorto è “spirito datore di vita” (1 Cor 15, 45). Vuol dire che nell’amicizia con Gesù, riceviamo il suo Spirito per nutrire pensieri e sentimenti nuovi, prendere decisioni secondo criteri nuovi, agire in conformità al bene che è Dio. Lo Spirito crea tra Gesù ed il credente una sintonia crescente, un feeling tale che si può parlare di autentica comunione. Punto di arrivo di questo processo di comunione è quello che Paolo scrive ai Galati dicendo: «Sono

stato crocifisso con Cristo e non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me. Questa vita che vivo nella carne, la vivo nella fede del Figlio di Dio che mi ha amato e ha dato se stesso per me» (Gal 2, 20-21).Ho descritto così la relazione con Gesù in quattro stadi: Gesù è anzitutto la piena realizzazione dell’esistenza umana, tale da diventare modello per ogni uomo; poi Gesù è rivelazione e tramite del dono di Dio, così che attraverso di lui Dio stesso parla e ama; in terzo luogo Gesù è un vivente col quale si entra in rapporto reale di dialogo (di ascolto e di manifestazione di sé); infine Gesù è uno

spazio vitale nel quale entriamo e nel quale viviamo attraverso il dono del suo Spirito in modo che la nostra esistenza si identifica misteriosamente con l’esistenza di Gesù risorto. Quattro dimensioni, dunque; ma l’esperienza concreta è quella di un processo di conoscenza e di amore che diventa sempre più profondo. Non è possibile cominciare dicendo: “Non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me”. Questo è il punto di arrivo di un cammino lungo e non rettilineo; un cammino che conosce soste, deviazioni, correzioni, riprese. Proprio come un’amicizia con i suoi momenti di grazia

e con le sue fatiche e delusioni. Attraverso il tessuto quotidiano della vita il rapporto con Gesù cresce e matura; nello stesso tempo cresce e matura la nostra esistenza di persone umane.A questo punto la domanda diventa: m’interessa crescere come persona umana verso un’esistenza che sia il più possibile autentica? E sono convinto che in questo itinerario di crescita il rapporto con Gesù è un aiuto, non una zavorra? Cosa ne pensi?Ciao e a presto.

*Vescovo Brescia

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N°21, Novembre 2009 Spirito e parola 4

Segue da pagina 1 (...)L’OLIOI battezzati vengono unti due volte: con l’olio dei catecumeni e con il crisma. L’olio dei catecumeni è olio di guarigione; esprime il fatto che la forza sanante che proviene da Ge-sù è più forte delle ferite che il bambino subirà nella vita.Il crisma è l’olio dell’unzione regale, dei benedetti da Dio, delle persone libere.Il crisma è profumato, ad indicare il profumo della vita, contrapposto all’odore della morte.IL CEROE’ simbolo della speranza: ogni bambino che nasce è una speranza per il mondo.Il cero battesimale acceso al cero pasquale, simbolo di Gesù risorto, indica che il battezzato è rag-giunto dalla risurrezione di Cristo ed è chiamato a trasmettere la sua luce

agli altri.LA VESTE BIANCAImporre le veste bianca non è soltanto un segno esteriore, ma qualcosa che indica la trasformazione di tutta la persona. Il bianco, simbolo di purezza e di vita spirituale, è una manifestazione esteriore di quello che è avvenuto interiormente: ricevendo lo Spirito Santo il battezzato è stato avvolto dall’Amore.Dopo il Concilio Vaticano II, si intende il battesimo anche come inserimento nella comunità della Chiesa. Il cristiano vive in relazione: impara a credere per mezzo degli altri.Il padrino e la madrina che accompagnano il bambino sono proprio i segni di questa famiglia allar-gata che è la comunità, che deve accogliere, educare e rafforzare il battezzato nella fede.

di Giovanni Dazzi

La prima bozza della relazione pastorale da presentare al vescovo Adriano, nella sua visita del prossimo dicembre, è stata esposta dal segretario del consiglio pastorale, Stefano Denti, nella riunione svoltasi lunedì 26 ottobre. Il documento è un resoconto di tutte le attività coperte dalla parrocchia – dalla liturgia alla catechesi, dall’oratorio al volontariato –: ne sono stati individuati i punti di forza, le lacune e le prospettive future. Ora, il testo verrà integrato con altri contributi, dopodiché sarà redatta la stesura definitiva. Durante il

consiglio, sono stati resi noti anche alcuni importanti appuntamenti del mese di novembre. Intanto, è stato confermato il ritiro di Avvento assieme alle parrocchie di Roncina e Regina Pacis che verrà condotto da don Agostini, domenica 29 novembre. Il programma occuperà l’intera giornata, il luogo è ancora da definire. Domenica 1° novembre, ore 10, prima della messa, quinto incontro del corso di formazione per educatori, tenuto da Elisabeth Nasi (Isi) e Sara Fiorini. Lunedì 2 novembre, alle 21, appuntamento col

diacono Roberto Bonomo, per l’inizio della lettura della “Lettera ai romani” dell’apostolo Paolo. Serata introduttiva alla Lettera, aperta a tutti.

Segue da pagina 1 (...)I nostri ragazzi hanno iniziato in questi giorni un cammino di preparazione al servizio per potersi poi impegnare in parrocchia in modo proficuo. Anche a voi, ragazzi, è chiesto un “SI” che entrerà a far parte di quell’immenso circolo virtuoso di “SI” capace di trasmettere amore e abbattere le barriere della divisione, dell’odio e dell’egoismo che sembra sopraffarci.Pian piano, se i vostri “SI” saranno convinti e sinceri, se saprete anche dire i giusti “NO” (perché nel dire “SI” a tutto si diventa schizofrenici) arriverete a vivere una vita piena di significato, di gioia, di soddisfazione: una vita piena di “vita”. Il vangelo di domenica 18 ottobre, giorno del vostro primo incontro, sembrava messo lì apposta per voi: “Gesù li chiamò a sé e disse loro: «Voi sapete che coloro i quali sono considerati i governanti delle nazioni dominano su di esse e i loro capi le opprimono. Tra voi però non è così; ma chi vuole diventare grande tra voi sarà vostro servitore, e chi vuole essere il primo tra voi sarà schiavo di tutti. Anche il Figlio dell’uomo infatti non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti”.

Roberto Bonomo

Q u a s i p r o n t a l a r e l a z i o n e p a s t o r a l e p e r i l ve s c o vo, d o m e n i c a 2 9 r i t i r o d i Av ve n t o

Nelle foto, il vescovo di Reggio Emilia, Adriano Caprioli

Page 5: Giornalino Novembre

N°21, Novembre 2009 Spirito e parola 5

Festa d’ in iz io catechismo

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N°21, Novembre 2009 Spirito e parola 6

Battes imo Al ice e PasseggiataDidascalia:

Festa d’inizio catechismo:Sabato 3 Ottobre

Battesimo Alice: Domenica 4 Ottobre

Passeggiata al parco delle Caprette:

Domenica 24 Ottobre

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N°21, Novembre 2009 Spirito e parola 7

C’era una scalinata che sembrava incompiuta. C’era una sagrestia un po’ sacrificata. C’era un confessionale che aveva smesso di ascoltare peccati e assoluzioni ed era diventato un ripostiglio per prodotti e attrezzi per la pulizia della chiesa. C’era una porta cigolante ad ogni movimento di aria.

C’era una separazione tra cappella e sagrestia che non era certo a prova di ladro. C’era un gradone che spesso era solo un appoggio per portavasi e vecchi banchi impolverati. C’era una serata di inverno trascorsa a fare progetti

con Graziano, Gino e Don Mario e soprattutto il desiderio di continuare ad abbellire e rendere sempre più accogliente la nostra già bella chiesa.

E allora, cosa ne facciamo di questa scalinata incompiuta ?? Così è balenata l’idea di cambiare qualcosa: con la consulenza tecnica del geometra Pieracci e con quella artistica della Laura Catellani e della Barbara Bigi, e dopo aver visto e rivisto schizzi e progetti, ecco la nuova “porta-vetrata” di ingresso dalla sagrestia in chiesa e la nuova scala spostata in avanti di un paio di metri. Visto poi che, come si suol

dire “ l’appetito vien mangiando”, dovendo fare la nuova vetrata per l’ingresso in sagrestia, perché non approfittare per rifare anche le vetrate dell’ingresso della cappella feriale.

Guardandola però viene spontaneo dire “com’è bella! Peccato sia un po’ nascosta alla vista per chi entra in chiesa”. Credo che le parole non servano se non ad invitarvi tutti ad andare a vedere da vicino queste due nuove opere che rendono la nostra chiesa ancora più bella.

Grazie a Don Mario per il bene che vuole alla nostra comunità e alla nostra bella chiesa.

di Stefano Denti

A n d a t e t u t t i a d a m m i r a r e l e n u o ve p o r t e - ve t r a t a d e l l a c h i e s a

Prima foto a sinistra: prima dei lavori - foto centrale e foto a destra: nuove porte-vetrate.

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N°21, Novembre 2009 Spirito e parola 8

“C o m u n i o n e e m i s s i o n e ” Il Vescovo: “Le parrocchie abbandonino le tentazioni dell’autosufficienza per intensificare in primo luogo la collaborazione e l’integrazione con le parrocchie vicine”

Il monaco e la broccaTratto da “La morale della favola”

Spazio dedicato ai più piccini

C’era una volta...

C’era un monaco che viveva da parecchi anni in un mo-nastero: giovane esuberante e facoltoso, aveva lasciato ogni cosa per diventare santo.Prima aveva mani come l’avorio, ora incallite come le squame dei coccodrilli; prima il suo volto era liscio e ra-sato, la sua capigliatura lucida di unguenti, la sua toga adorna di fermagli d’argento: ora, tosato come una pecora, portava sotto la tunica un duro cilicio. Aveva si domato la carne; ma una passione ancora resisteva tenace: la tendenza ad adirarsi.Se un fratello nel mietere lasciava indietro una spiga, subito gli strappava di mano la falce con gesto iracon-do. Se al vicino di stallo sfuggiva una falsa nota nel coro, arrotava i denti e gli allungava una gomitata.Un giorni si presento all’Abate: “Padre“, gli disse, “ben vedo che non sono fatto per vivere coni fratelli: trovo in loro continue occasioni di peccato. Io mi figuravo che i monaci fossero tutti perfetti, ma invece mi sono d’inciam-po. Mi ritirerò nel deserto, al di là del fiume. Laggiù, solo con Dio, non avrò più occasione di adirarmi“.E trascurando gli ammonimenti dell’Abate, prese con sé una brocca per attinger acqua dal fiume e se ne partì.Sdraiato sulla trepida arena, dormì il più bel sonno di vita sua. Poi cantò i suoi dodici salmi senza una nota

stonata, e pregò con fervore. Com’era quieto e felice in quella solitudine, in quel silenzio!Ora occorreva andare al fiume per attingere acqua. Andò e tornò, salmeggiando quasi come in estasi. Ma - che è che non è - la brocca si rovesciò, e giù tutta l’ac-qua a correre per l’arena. “Pazienza!”, disse il monaco, e rifece la via andata e ritorno quieto come l’olio, meditando sulla morte. Posò a terra la brocca, e quella di nuovo gli sfuggì di mano. Vi rimase un po’ di umidore, ma dentro neppure una goccia.“Maledizione! Cos’è mai questo? Il diavolo mi vuol ten-tare. Orsù, pazienza!” Trafelato, riprende la via, at-tinge e fa ritorno. E la brocca rotolo a terra una terza volta.“Maledetta sii tu! Vattene al diavolo!” Una pedata fu-riosa, e la brocca va in cento pezzi. Sferra calci ai fran-tumi, e solleva un polverone di sabbia. Il povero giova-ne ha capito, e torna piangendo al monastero. “Padre mio, mea culpa!” dice all’Abate. “Ho rotto la broccia a furia di calci: ecco qua i cocci. La causa delle mie collere non è la compagnia dei fratelli: il nemico (e si picchiava il petto) è qui dentro!”

Dagli Apoftegmi dei Padri del deserto.

Ecco la terza e quarta parte delle riflessioni del vescovo Adriano per la stesura della Relazione Pastorale che ogni parrocchia stilerà in occasione della sua visita. La Relazione ha come intento la lettura della realtà attuale della parrocchia in vista di un progetto pastorale coeso.

3. Figure di accompagnamentoAi momenti generativi della parrocchia perché assuma il volto missionario della “Chiesa madre” appartengono le figure di accompagnamento.Alla base, l’assemblea CEI ha sottolineato lo “stile della comunione” che Giovanni Paolo II ha richiamato nella Novo Millennio inunte: “Prima di programmare iniziative concrete occorre promuovere una spiritualità della comunione, facendola emergere come principio educativo in tutti i luoghi dove si plasma l’uomo ed il

cristiano, dove si educano i ministri dell’altare, i consacrati, gli operatori pastorali, dove si costruiscono le famiglie e le comunità” (NMI 43).Ciò richiede sempre più insistentemente una pastorale integrata: questa espressione usata dal Card. Ruini alla assemblea CEI di Assisi, ha conosciuto nel dibattito assembleare e nell’opinione pubblica una certa inattesa accoglienza. Il senso di questa forma è duplice.Essa anzitutto richiede che le parrocchie abbandonino le tentazioni dell’autosufficienza per intensificare in primo luogo la collaborazione e l’integrazione con le parrocchie vicine, al fine di sviluppare insieme e senza dissonanze, in un medesimo ambito territoriale, quelle attenzioni e attività pastorali che superano di fatto le possibilità di una singola parrocchia. Sotto questo profilo l’assemblea CEI

ha sollecitato sacerdoti e fedeli ad assumere atteggiamenti di disponibilità e sincera obbedienza al cambiamento verso una pastorale d’insieme, ma ha lasciato tutto sommato ancora aperta la questione delle “Unità pastorali” [...].E’ in questa prospettiva che si è voluto partire almeno qui in città dalla costituzione delle “Zone pastorali”, una sorta di “laboratorio” delle future “Unità pastorali”Domande:La Parrocchia o Unità Pastorale vive esperienze di collaborazione stabile con le altre parrocchie della Zona? Quali nuove unità pastorali prevedere?Vi sono ambiti della pastorale realizzati a livello di Zona o di Vicariato (ad es. : formazione catechisti, gruppi cresimati, preparazione fidanzati...)?Si può pensare o valorizzare

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N°21, Novembre 2009 Spirito e parola 9

I lettori scrivono....Spazio dedicato a chiunque voglia lasciare scritto qualcosa, proporre spunti di riflessione o esprimere un proprio pensiero, firmato o anonimo. Potete inviare materiale attraverso l’indirizzo di posta elettronica segnalato o lasciare una lettera nella cassetta posta all’entrata della chiesa. La redazione si avvale del diritto di selezionare gli articoli più interessanti da pubblicare nello spazio. Vi aspettiamo...

Per scriverci potete utilizzare questa casella di posta elettronica: [email protected], oppure la cassetta postale posizionata all’entrata della chiesa.

“C o m u n i o n e e m i s s i o n e ” Il Vescovo: “Le parrocchie abbandonino le tentazioni dell’autosufficienza per intensificare in primo luogo la collaborazione e l’integrazione con le parrocchie vicine”

figure di ministero adatte ad una pastorale di insieme: diaconi permanenti, ministri della Parola, per guidare celebrazioni, svolgere visite e benedizioni alle case? Ci sono esperienze in questo ambito?Sotto questo profilo La reciproca integrazione va inoltre perseguita con le varie realtà ecclesiali che possono esser presenti sul territorio, dalle comunità religiose, associazioni, gruppi, movimenti ecclesiali laicali. Rimangono decisivi l’animo e l’atteggiamento con cui ci si relaziona a vicenda, la percezione concreta di quella “unità di missione” che accomuna tutta la Chiesa, pur nella differenza dei compiti specifici. Anche per quanto riguarda quest’altro aspetto della pastorale integrata, l’assemblea CEI ha spinto a considerare costruttivamente il rapporto con i movimenti e le diverse forme di aggregazione ecclesiale presenti in Italia, sottolineando come la parrocchia non dovrà concepirsi semplicemente contro o accanto a tali configurazioni, ma dovrà offrire il massimo di ospitalità, chiedendo però una cordiale convergenza sui cammini fondamentali che generano l’esperienza di Chiesa.Più di una voce ha messo in luce come il rapporto tra parrocchia e le altre realtà ecclesiali non vada concepito “alla pari”, come se si trattasse di due modi di essere e fare esperienza di Chiesa e al tempo stesso opzionali, tra cui ciascuno può scegliere liberamente.Compito della parrocchia non è solo dare ospitalità ad associazioni, gruppi, movimenti, ma proporsi come comunità primaria della formazione cristiana attraverso le forme ed i tempi della sua

pastorale ordinaria, proponendosi dunque come luogo di contenuti dello stesso modo di essere Chiesa.Domande:La parrocchia al servizio della comunicazione della fede in una decisiva apertura missionaria ha bisogno di nuove energie di evangelizzazione, cammini vocazionali di santità, forme di corresponsabilità laicale, laici dediti alla comunità. Quali passi dobbiamo assolutamente fare in favore del “servizio della fede”, attuato senza disperdere indebitamente energie spirituali ed apostoliche?Quale attenzione e valorizzazione della vita consacrata e dei vari carismi che essa esprime?Presentare qualche esperienza significativa di pastorale integrata: ad esempio Azione Cattolica, gruppi e movimenti?

4. Oltre le parrocchie, la cittàRimane un problema, di cui cominciare a parlare. La costituzione delle “Zone pastorali” è certo un passo necessario, ma non del tutto sufficiente. La città infatti costituisce un sistema unico, nel quale le diverse componenti si saldano e si integrano a vicenda.Mai come in città la vita delle persone pare dislocata rispetto al territorio parrocchiale. Si pensi a momenti come la scuola, il lavoro, il lavoro, la festa, la malattia e la morte. Alcuni spazi vitali sfuggono all’articolazione della città in parrocchie Unità/Zone pastorali. Si pensi alla vita economica e politica, agli ambiti oggi così importanti della scuola, dell’università e della cultura, dello sport e spettacolo

ecc.Questo significa in concreto che la pastorale cittadina ha una sua identità della quale tenere conto: per questo penso sia utile raccogliere gli operatori pastorali in un “Convegno pastorale cittadino”, nel quale studiare la situazione reale della città, verificare quanto la pastorale attuale è in grado di rispondere alle esigenze.Domande:Vi sono iniziative di riflessione su questioni rilevanti della vita sociale, nell’ambiente in cui si trova la parrocchia?E’ presente e come opera la Caritas? Ci sono fenomeni di immigrazione significativi?C’è un’azione pastorale al riguardo?Come sono utilizzate le strutture ricreative, sportive, ecc?Come si formano i cristiani all’impegno sociale, politico e professionale?

Conclusione:Si, tante cose sono cambiate. La povertà oggi è anzitutto povertà di fede. La fonte prima perciò, e la ragione decisiva del rinnovamento in parrocchia non sono comunque i cambiamenti sociologici, ma l’essenza stessa del mistero della Chiesa, che è comunione e missione. A questo volto di Chiesa, grazie all’evento del Concilio, bisognerà ritornare tutti: laici, consacrati, preti e diaconi, giovanie meno giovani.

+ Adriano VESCOVO

Page 10: Giornalino Novembre

N°21, Novembre 2009 Spirito e parola 10

C a l e n d a r i oD o m e n i c a 1 N o v e m b r e 2 0 0 9Tutti i Santi

Ore 9.00: Santa Messa [Chiesa Spirito Santo]Ore 11.00: Santa Messa [Chiesa Spirito Santo]

Ap 7,2-4.9-14; Sal 23; 1Gv 3,1-3; Mt 5,1-12 - Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio

L u n e d ì 2 N o v e m b r e 2 0 0 9Commemorazione dei fedeli defunti

Ore 9.00: Santa Messa [Chiesa Spirito Santo]Ore 11.00: Santa Messa [Chiesa Spirito Santo]

Gb 19,1.23-27; Sal 26; Rm 5,5-11; Gv 6,37-40 - Contemplerò la bontà del Signore nella terra dei viventi

D o m e n i c a 8 N o v e m b r e 2 0 0 9XXXII Domenica Tempo Ordinario

Ore 9.00: Santa Messa [Chiesa Spirito Santo]Ore 11.00: Santa Messa [Chiesa Spirito Santo]

1Re 17,10-16; Sal 145; Eb 9,24-28; Mc 12,38-44 - Beati i poveri in spirito: di essi è il regno dei cieli

D o m e n i c a 1 5 N o v e m b r e 2 0 0 9XXXIII Domenica Tempo Ordinario

Ore 9.00: Santa Messa [Chiesa Spirito Santo]Ore 11.00: Santa Messa [Chiesa Spirito Santo]

Dn 12,1-3; Sal 15; Eb 10,11-14.18; Mc 13,24-32 - Proteggimi, o Dio: in te mi rifugio

D o m e n i c a 2 2 N o v e m b r e 2 0 0 9XXXIV Cristo Re

Ore 9.00: Santa Messa [Chiesa Spirito Santo]Ore 11.00: Santa Messa [Chiesa Spirito Santo]

Dn 7,13-14; Sal 92; Ap 1,5-8; Gv 18,33-37 - Venga, Signore, il tuo regno di luce

D o m e n i c a 2 9 N o v e m b r e 2 0 0 9I Domenica di Avvento

Ore 9.00: Santa Messa [Chiesa Spirito Santo]Ore 11.00: Santa Messa [Chiesa Spirito Santo]

Ger 33,14-16; Sal 24; 1Ts 3,12-4,2; Lc 21,25-28.34-36 - A te, Signore, innalzo l’anima mia

M e s s eda Lunedi a Giovedì e Sabato: Santa messa ore 18.30 [Chiesa Spirito Santo]

il Venerdì la messa si terrà alle ore 16:30 [Casa delle Magnolie]

A l t r e D a t eCatechismo: Tutti i sabati ore 14.30Oratorio: Tutti i sabati ore 16.00Casa di carità: Lunedì 9 e martedì 24 novembre

Domenica 8 Novembre: Ore 10.30, incontro delle giovani coppieMercoledì 11 Novembre: Ore 21.00, incontro aderenti all’iniziativa adozioni a distanzaDomenica 15 Novembre: Ore 15.00, Battesimo di Vicario Luca, via Albinoni n° 3Martedì 24 Novembre: S. Prospero, Patrono di Reggio EmiliaDomenica 29 Novembre: Ritiro spirituale interparrocchiale, presso l’oratorio di RoncinaDomenica 29 Novembre: Inizio novena dell’immacolata

B u o n C o m p l e a n n o a . . .Egidio Belotti: Mercoledì 11 Novembre Matteo Zanichelli: Venerdì 20 Novembre Sara Rampini: Venerdì 20 Novembre

Aspettiamo di ricevere eventuali date di compleanno per i mesi prossimi!!!