caccia passione gennaio 2015

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ANNO IV nr.01 Gennaio 2015 Fucili da caccia: Fausti Italyco: il nuovo sovrapposto di Famiglia.. Cani da caccia: Setter Irlandese..eleganza, resistenza e caparbietà nel lavoro.. Dedicato a chi ha la passione per la caccia nel sangue Eventi: HIT Show 2015: Hunting, Individual Protection e Target Sports.. A caccia con i campioni..

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Caccia Passione - Rivista di caccia specializzata dove trovi tutto su armi da caccia, cani da caccia, news venatorie,fucili, munizioni, ottiche da caccia, viaggi venatori..

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Page 1: Caccia Passione gennaio 2015

CACCIA PASSIONEANNO IV nr.01 Gennaio 2015

Fucili da caccia:• Fausti Italyco: il nuovo sovrapposto di Famiglia..

Cani da caccia:• Setter Irlandese..eleganza, resistenza e caparbietà nel lavoro..

Dedicato a chi ha la passione per la caccia nel sangue

Eventi:• HIT Show 2015: Hunting, Individual Protection e Target Sports..

A caccia con i campioni..

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SOMMARIO Anno IV Nr. 01 - Gennaio 2015

in copertina

A caccia con i campioni..

Pg 6 News ed eventi venatori a cura della redazione

Pg 10 Speciale Franchi: Storie di caccia e cucina

A cura di FRANCHI Armi

Pg 18 Eventi: HIT Show 2015. Hunting, Individual Protection e Target Sports..

Giovanni Di Maio

Pg 20 Caccia all’Estero: A caccia in Inghilterra con i Campioni delle Fiamme Oro

Saverio Patrizi

Pg 26 Caccia e cacciatori: Fausti Italyco.. il nuovo sovrapposto.. Emanuele Tabasso

a caccia in Inghilterra con i mi-gliori tiratori delle Fiamme Oro

Caccia Passione 2

10 Speciale Franchi: Storie di caccia e cucina

18 Eventi: HIT Show 2015. Hunting, Individual Protection e Target Sports

20 Estero: A caccia in Inghilterra con i Campioni delle Fiamme Oro

CACCIA PASSIONEANNO IV nr.01 - Gennaio 2015

Fucili da caccia:• Fausti Italyco: il nuovo sovrapposto

Cani da caccia:• Setter Irlandese..eleganza, resistenza e caparbietà nel lavoro

Dedicato a chi ha la passione per la caccia nel sangue

Eventi:• HIT Show 2015: Hunting, Individual Protection e Target Sports

A caccia con i campioni

Page 5: Caccia Passione gennaio 2015

Pg 32 Ungulati: “La posta del Sassone” con carabina Browning 30.06 S

Marco Benecchi

Pg 38 Cani da caccia: Il Setter Irlandese.. eleganza, resistenza e caparbietà nel lavoro.

A cura della redazione

Pg 44 Racconti di caccia: Caccia al camoscio.. Il mio primo jahrling in Alto Adige..

Claudia Zedda

Pg 48 Fucili da caccia: Browning BAR in 9,3x62. Leggero e potente..

Emanuele Tabasso

Pg 52 Munizioni: La cartuccia 9,3x62 Emanuele Tabasso

Pg 56 Ottiche: Swarovski Optik.. Binocolo SLC 42 HD.

Diego Mastroberardino

Pg 60 Storia delle Armi: John Moses BROWNING...L’uomo, il genio, la leggenda!

Marco Benecchi

Pg 67 Veterinaria: I Grassi nella Dieta del Cane da Caccia..

Kalaris

Caccia Passione 3

Sommario

38 Cani da caccia: Il Setter Irlandese.. Eleganza, resistenza e caparbietà nel lavoro..

52 Munizioni: La cartuccia 9,3x62

67 Veterinaria: I Grassi nella Dieta del Cane da Caccia ..

32 Ungulati: La posta del Sassone

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Caccia Passione 6

Caccia: Liguria, il consigliere Francesco Bruzzone, “Nessun ricor-so dal Governo, la caccia non può essere sospesa”.

Bruzzone, “Niente ricorsi, la caccia non può essere sospesa”

Il consigliere leghista della Regione Liguria, Francesco Bruz-zone ha annunciato che non ci saranno “ricorsi al Governo; siamo la prima regione in Italia a legiferare in questo senso: la caccia in Liguria non potrà essere sospesa e verrà svolta se-condo quanto previsto dalla legge regionale”. Nessun ricorso per la legge ‘salva-caccia’, l’attività venatoria non potrà essere sospesa. Il Consigliere Regionale della Lega Nord Francesco Bruzzone esprime soddisfazione per il mancato ricorso nei ri-guardi della sua legge ‘salva-caccia’ da parte dell’esecutivo na-zionale. Proseguendo sull’argomento Bruzzone ha affermato, “Le notizie circolate nelle ultime settimane, relative a un pos-sibile ricorso del Governo nei riguardi della Legge Regionale ligure ‘salva calendario venatorio’ si sono rivelate infondate”. “I termini sono decorsi e, ad oggi, la legge è in vigore. – spie-ga Bruzzone - Siamo la prima regione in Italia a legiferare in questo senso: la caccia in Liguria, durante la stagione vena-toria, potrà essere soggetta a ricorsi, ma non sospesa nel suo complesso, e verrà svolta secondo quanto previsto dalla legge regionale”.

Benelli all’HIT 2015- le novità presentate

Benelli e il suo team chiamano a raccolta tutti i cacciatori e gli appassionati d’armi, da sabato

14 a lunedì 16 febbraio, al Salone Hit di Vicenza: ”la vetrina” Benelli aprirà i battenti al padiglione 7 - Stand 248 ed esporrà la più ampia gamma di semi-automatici presente al mondo, più di 150 modelli a catalogo. Tra le novità, i visitatori potranno ammi-rare il nuovo Colombo il semiautomatico dedicato alla caccia al colombaccio, il primo fucile progettato e realizzato per una delle cacce ad uno dei volatili più ambiti. Tra i vari semiautomatici non manche-

ranno invece i Raffaello equipaggia-ti con canne Power Bore, i modelli che hanno avuto i più grandi rico-noscimenti in tutto il mondo. Tre le versioni: Raffaello Power Bore, Raffaello Black Power Bore e Raf-faello Deluxe Power Bore. Alla ras-segna fieristica non mancheranno altre novità, come il Raffaello Black, la nuova Argo E Pro, l’unica cara-bina equipaggiata di un esclusivo e

brevettato sistema di total comfort applicato ad una calciatura in legno. Il programma della fiera è diver-tente e molto ricco: ci sarà anche la possibilità di pro-vare gratuitamente il Raffaello Power Bore, il Raffaello Black Power Bore e il Raffaello Crio 28 al campo da tiro dell’ASD Tavnuovoborgo di Montebello Vicenti-no, inoltre da non perdere lo show di Renato Lamera che sabato e domenica stupirà la platea con i suoi nu-meri. Dunque siate numerosi dal 14 al 16 febbraio per vivere una entusiasmante esperienza all’insegna della caccia e delle nuove tecnologie Benelli.

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News venatorie

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HIT Show 2015: in una nota congiunta ANPAM e Fiera di Vicen-za fanno alcune precisazioni in merito alla manifestazione in tema di Hunting, Individual, Protection, Target e Sports”.

HIT Show 2015: precisazioni da ANPAM e Fiera di Vicenza

Nella nota congiunta di ANPAM e Fiera di Vi-cenza si può leggere, “Facendo seguito ad al-

cune sollecitazioni provenienti dal mondo dell’as-sociazionismo connesso alla Società civile, nonché con riferimento all’incontro avvenuto nella giornata di Mercoledì 4 Febbraio u.s., nel corso del quale era-no presenti i rappresentanti di “O.P.A.L.” e di “Rete Italiana per il Disarmo”, Fiera di Vicenza S.p.A. ed A.N.P.A.M., reputano utile esplicitare alcune carat-teristiche relative alla Manifestazione denominata “HIT Show – Hunting Individual Protection Target Sports”, programmata, presso il quartiere fieristico vicentino, dal 14 al 16 febbraio 2015. Tale Evento fieristico, rappresenta la naturale evoluzione del-le precedenti Manifestazioni tenutesi presso Fiera di Vicenza S.p.A. negli anni precedenti (“Hunting Show”); tale format espositivo, non prevede esten-sioni in ordine alle merceologie a favore di settori non in linea con l’uso sportivo e civile delle armi.

Si coglie, pertanto, l’occasione per evidenziare:

l’assenza di qualsiasi arma ad uso militare;

la presenza di un Padiglione dedicato all’“Individual Protection” (altrove non precisamente definito

“Law Enforcement”) nell’ambito del quale, comun-que, non sarà esposta nessun tipo di arma da fuoco, mentre saranno, invece, presenti alcuni articoli di difesa come giubbotti antiproiettile, calzature tecni-che, sistemi di sorveglianza etc.;

la presenza di un poligono di tiro dove potranno accedere solo persone aventi titolo legale per il ma-neggio di armi e soltanto previa registrazione, me-diante esibizione di copia di un valido documento

d’identità al fine di svolgere i relativi controlli di po-lizia;

i minori di 18 anni non avranno accesso al poligo-no di tiro mentre potranno partecipare alle attività di tiro del soft-air o con armi ad aria compressa, ma sempre sotto la supervisione di istruttori e tecnici preparati a far svolgere l’attività in sicurezza e in un contesto formativo;

durante lo svolgimento della Manifestazione Fie-ristica non è prevista né consentita alcuna attività di vendita di armi o parti essenziali di armi. L’area dedicata allo shopping prevede esclusivamente la vendita di oggetti e abbigliamento legati alla caccia, all’outdoor e al tiro sportivo.

L’appuntamento fieristico di HIT Show, in base a questi chiarimenti e alla comunicazione operata nel-la massima trasparenza da Fiera di Vicenza S.p.A. e dal main partner A.N.P.A.M. (Associazione Nazio-nale Produttori Armi e Munizioni Sportive e Civili), si presenta perciò come un evento in cui la vetrina di una delle eccellenze del Made in Italy, ovvero la produzione manifatturiera collegata alle attività ve-natorie e del tiro sportivo, è trattato in modo sicuro e responsabile nell’interesse comune.

Certi che i chiarimenti appena ribaditi, in parte già ampiamente rintracciabili nella comunicazione uf-ficiale di lancio dell’Evento, possano trovare acco-glimento anche nei confronti delle sensibilità più attente a questi temi, invitiamo tutti gli interessati a visitare HIT Show - Hunting Individual Protection Target Sports, per vivere un’esperienza di grande im-patto vissuta nella massima sicurezza.

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Arci Caccia Lazio esprime la propria delusione sulla situazione dell’attività venatoria nella regione.

Arci Caccia Lazio: “Sulla caccia due pesi e due misure”

C “Sulla caccia, nel Lazio, due pesi e due misure. Da un lato infatti con una decisione unilaterale

e discutibile la Giunta regionale, su richiesta del Mi-nistero dell’Ambiente, nel “nome della legge e della scienza” ha ridotto la stagione di caccia ad alcune specie; dall’altro la stessa giunta regionale, “non ri-spettando la legge e le indicazioni della scienza” non ha concesso la proroga della stagione venatoria al colombaccio e ad alcune specie opportuniste come

Ferrara: Comune emette ordinanza per contenere la specie “Sono rovinose per le colture agricole e per i nostri argini”.

Caccia e Fauna: Ferrara, e’ allarme nutrie.

Danneggiano argini di fiumi e canali, sono ro-vinose per le colture agricole e l’habitat di

molte specie protette autoctone. Insomma le nu-trie, originarie del Sud America - vennero impor-tate in Italia nel 1929 per la produzione di pellicce - sono diventate un vero problema. In particolare per la loro enorme diffusione. Anche il Comune di Ferrara invoca una situazione di emergenza nel territorio dovuta all’eccessiva presenza di nu-trie. Il sindaco del capoluogo estense infatti, con un’ordinanza contingibile e urgente, ha dettato le disposizioni per il controllo della popolazione delle nutrie all’interno del territorio comunale. Il provvedimento, che sarà valido fino al 30 apri-le 2015, apre tre mesi di ‘caccia’ alla nutria, la cui diffusione sta diventando un problema serio. Un

animale che la normativa considera una specie no-civa e infestante, con la competenza del suo conte-nimento passata dalle Province ai Comuni, i quali possono però ancora contare sull’appoggio dell’en-te provinciale. Il controllo potrà avvenire con due modalità: 1) Mediante cattura con gabbie-trappole e successiva soppressione; operazioni consentite ai coadiutori già abilitati dalla Provincia di Ferrara, al personale della protezione civile, al personale degli enti addetti alla tutela delle acque (consorzi di boni-fica, Aipo) noncjhè agli agricoltori nell’ambito dell’a-zienda agricola. 2) Attraverso l’abbattimento diret-to con arma da fuoco esclusivamente da parte di «cacciatori durante l’esercizio dell’attività venatoria esclusivamente nei territori loro assegnati per l’eser-cizio della caccia, nei periodi e negli orari consentiti.

in realtà avrebbe dovuto fare visto che lo aveva previ-sto fin dalla scorso estate quando per rispettare l’ar-co temporale ha avviato l’attività venatoria in ritardo allo stesso colombaccio. Per questo esprimiamo la nostra delusione”. Così è scritto in una nota diffusa dall’Arci Caccia del Lazio che con ripetute sollecita-zioni aveva invitato la Giunta regionale a non adot-tare il provvedimento di chiusura e al tempo stesso ad approvare il provvedimento di estensione di cac-cia al colombaccio per la prima decade di febbraio. “Perché questa diversità di atteggiamenti? Perché il presidente Zingaretti non ha ritenuto di promulgare il decreto di posticipazione di chiusura della caccia che l’assessorato competente aveva già predisposto?: se lo chiede l’Arci caccia del Lazio che ricorda altresì come “diversi siano stati gli impegni assunti da Zin-garetti nel suo programma elettorale”. “Per questo – conclude l’Arci caccia del Lazio – ancora stiamo aspettando una risposta alla lettera aperta indirizzata al presidente Zingaretti e stiamo ancora aspettando la possibilità di incontro richiesto da tempo e più volte”.

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News venatorie

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proposto Art. 660 bis c.p. : l’introduzione nel codice penale del rea-to di “turbativa, ostacolo ed impedimento delle attività di Caccia e di Pesca”.

Normative: proposta di introduzione del reato di “di-sturbo di Caccia e Pesca”

Disturbare cacciatori e pescatori potrebbe co-stare caro. Infatti, i senatori di Pdl, Fli, Udc e

Lega hanno depositato una proposta che prevede di inserire nel codice penale l’articolo 660 bis, che introduce il reato di “turbativa, di ostacolo ed impe-dimento agli atti di caccia e pesca” e all’attività degli impianti di cattura della fauna selvatica. Disturbare cacciatori e pescatori potrebbe costare caro. Infatti, i senatori di Pdl, Fli, Udc e Lega hanno deposita-to una proposta che prevede di inserire nel codice penale l’articolo 660 bis, che introduce il reato di “turbativa, di ostacolo ed impedimento agli atti di caccia e pesca” e all’attività degli impianti di cattu-ra della fauna selvatica. “Caccia e pesca”, spiega il senatore del Pdl Valerio Carrara, primo firmatario del disegno di legge, “condizionano la vita dell’uo-mo da tempo immemorabile: per secoli la soprav-vivenza della specie umana è stata garantita proprio dalle catture degli animali selvatici e dei pesci”. Oggi caccia e pesca non sono più una questione di mera sopravvivenza, ma hanno assunto “valenze di segno diverso: sono”, sottolinea Carrara, “un patrimonio culturale tramandato di padre in figlio. La caccia, in particolare è elemento di una tradizione legata fortemente alla terra e ai valori della ruralità”. L’at-tività venatoria inoltre, insiste Carrara, è divenuta un efficace strumento di regolazione della fauna at-traverso una serie mirata di interventi “che non si

estrinsecano più, come in passato, esclusivamente in azioni di prelievo di animali dall’ambiente”. Ma c’è, attacca Carrara, “chi è ideologicamente contrario, e purtroppo nel nostro Paese alcuni sedicenti animali-sti-ambientalisti sono passati dalle parole alle vie di fatto, trasformando l’opposizione ideologica in atti di vero e proprio ostruzionismo, anche violenti: ap-postamenti di caccia dati alle fiamme o danneggiati in modo grave; gomme tagliate alle auto dei caccia-tori; azioni di disturbo con sirene e campanacci sui terreni di caccia per ostacolare l’attività venatoria”. I cacciatori e i pescatori, ricorda Carrara, pagano ogni anno una tassa di concessione statale e una regiona-le, “ed è giusto che lo Stato assicuri loro la possibilità di esercitare l’attività, peraltro autorizzata attraverso apposite licenze”. Tra l’altro, argomenta il senatore del Pdl, “per poter svolgere l’attività venatoria occor-re avere particolari requisiti psico-fisici e conseguire un’abilitazione tecnica, non facile ad ottenersi, rila-sciata dalle strutture pubbliche competenti”. Il nuovo reato verrebbe punito con l’arresto fino a 6 mesi o, in alternativa, con un’ammenda fino a 1.200 euro se a commetterlo è una singola persona. Se invece l’o-struzionismo è opera di più persone, allora la pena aumenta e si rischia di finire in galera per un anno, pagando, questa volta obbligatoriamente, una multa che può arrivare fino a 2.400 euro.( 2 febbraio 2015 ).

Fonte: Armi e Tiro

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Per il primo anno alla Fiera di Vicenza, da sabato 14 a lunedì 16 febbraio 2015, si svolgerà HIT Show 2015, la nuova Fiera Internazionale dedicata al settore delle armi e munizioni sportive e civili, alle attrezzature ed accessori dedicati al mondo dell’outdoor, ed ovviamen-te al mondo della Caccia, del Tiro Sportivo e tanto al-tro. Direttamente dall’esperienza e dal successo del più conosciuto Hunting Show grazie alla collaborazione di Fiera di Vicenza e ANPAM (Associazione Nazionale Produttori Armi e Munizioni) nasce HIT Show 2015; l’obbiettivo degli organizzatori è quello di supportare lo sviluppo e il processo d’internazionalizzazione del-le imprese in uno dei settori più rilevanti del Made in Italy con un volume produttivo che copre circa il 60% della produzione di tutta l’Unione Europea per un giro di affari complessivo del settore che tocca gli otto mi-liardi di euro l’anno con quasi 100.000 posti di lavoro.I visitatori di HIT SHOW avranno il privilegio di pro-vare ed eventualmente acquistare i prodotti diretta-mente presso gli stand allestiti dalle case produttrici dislocati sulle tre macro-aree in cui si suddivide l’e-sposizione dedicate al mondo della caccia, alle armi da difesa personale ed al tiro sportivo. Gli appassio-nati di Caccia infatti potranno visitare l’area espo-sitiva “Hunting” alla ricerca di novità e soluzioni in uno spazio capace di raggruppare i migliori marchi italiani ed esteri in fatto di armi, munizioni ed attrez-zature da caccia aumentando la gamma e la qualità

dei prodotti in vetrina; i visitatori avranno inoltre la possibilità di partecipare ad eventi specialistici e fre-quentare aree dimostrative appositamente allestite in cui gli appassionati potranno interagire diretta-mente con le novità esposte. A tutta l’esposizione fa da sfondo l’obbiettivo di informare e diffondere la cultura di un utilizzo consapevole e responsabile dei prodotti esposti. HIT Show 2015 offre particolare attenzione alla Caccia con l’area espositiva HuntingGrande spazio ad HIT Show al tiro sportivo nell’area dedicata ai cosiddetti Target Sports. Dopo il gran-de successo ottenuto ai Giochi Olimpici di Londra 2012 dove i fucili e le munizioni Made in Italy uti-lizzati dagli specialisti del Tiro a Volo, hanno dato ampia dimostrazione di superiore qualità con la vittoria delle quindici medaglie in palio nelle cin-que specialità utilizzando armi e munizioni italiane. Il pubblico troverà in vetrina non solo le armi e le munizioni sportive Top del settore ma anche attrez-zature ed abbigliamento tecnico di elevata qualità; inoltre grande opportunità per gli appassionati per aggiornarsi sulle più innovative soluzioni studia-te per migliorare le proprie performance sportive.Hit Show 2015 è anche area espositiva Target SportsHIT Show è anche Difesa Personale con l’offer-ta di un’ampia gamma di accessori e attrezza-ture all’avanguardia ma soprattutto con la pos-sibilità per le persone interessate di incontrare

a Fiera di Vicenza dal 14 al 16 Febbraio 2015

HIT Show 2015: Hunting, Individual Protection e Target Sports..

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Eventi

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professionisti specializzati in grado di illustrare ed insegnare le più appropriate tecniche di difesa personale nell’ambito della Individual Protection.Infine non manca all’HIT Show lo spazio dedicato alla cinofilia nell’ambito del HIT DOG Show, il Sa-lone più prestigioso dedicato alla cinofilia con even-ti dedicati; tra tutti si svolgerà all’HIT Show la 35a Esposizione Nazionale di Vicenza organizzata dal Circolo Cinofilo Vicentino e la Fiera di Vicenza nelle giornate del 14 e 15 febbraio 2015. Nella giornata di sabato 14 febbraio saranno presenti in esposizione i

gruppi: 3 – 4 – 6 – 7 – 8 – 10. I giudizi inizieranno alle ore 10.00 circa, mentre al pomeriggio i raduni di razza inizieranno alle ore 15.00. Domenica 15 feb-braio 2015 invece si svolgerà l’Esposizione Nazionale di Belluno (valida per il Trofeo “Leone Alato” 2015).Hit dog show 2015 presso Fie-ra di Vicenza durante HIT show 2015Tutto questo e tanto altro ancora vi aspet-ta all’HIT Show 2015; il programma dettaglia-to ed altre informazioni utili potrete trovarle sul sito ufficiale dell’evento www.hit-show.com.

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A caccia con i campioni..

Caccia all’estero

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Due giorni di caccia, in Inghilterra con i tiratori delle Fiamme Oro..

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Quando il mio amico Vittorio mi ha chiamato per invitarmi a cac-cia in Inghilterra, dal 2 al 6 genna-

io, dicendomi di aver invitato i tiratori delle Fiamme Oro, oltre al comune amico Bene-detto Barberini (ex consigliere FITAV) mi sono subito incuriosito, l’idea di cacciare con chi del tiro ha fatto una professione m’in-curiosiva molto. Saranno così micidiali an-che a caccia o l’abilità sul piattello non è si-nonimo di buoni risultati sulla selvaggina?

Appuntamento la mattina del 2 gennaio all’a-eroporto di Ciampino, oltre al sottoscritto e al Barberini, arrivano Daniele Di Spigno, Mauro De Filippis, Andrea Filippetti, Erminio Frasca

e Riccardo Rossi, cinque fra i più forti tiravoli-sti italiani. Qualcuno già lo conoscevo, altri li vedevo per la prima volta, subito instauriamo quel rapporto di sana amicizia, a prima pelle, che solo chi è cacciatore può capire. Arrivati a Londra aspettiamo il nostro ospite che ha un’al-tro volo, dopo di che, tutti insieme, prendiamo il pulmino che ci porterà a Worlingham, pae-sino due ore a nord est di Londra nella regione del Suffolk, dove si trova la tenuta di caccia.

A caccia con i campioni delle Fiamme Oro..

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Caccia all’estero

Arrivati finalmente a destinazione, dopo aver occupato le nostre stanze, procediamo alla scelta dei fucili, nessuno di noi ha portato la sua arma, utilizzeremo quelle del nostro ospite. La scelta è vasta e per tutti i gusti, doppiette Fran-chi Condor e Imperiale, sovrapposti Beretta e Perugini Visini, due splendidi Piotti e altri fu-cili, il tutto nei calibri 12 e 20.C’è anche qual-che semiauto, ma ridotto a due colpi. Personal-mente opto per una splendida Franchi Condor calibro 20, con cui ho già sparato in preceden-

ti occasioni e mi sono trovato molto bene.

Per la mattina successiva è previsto prima l’aspetto alle anatre e successivamente alcuni piccoli drive a fagiani ma non mancheranno

pernici, palombacci, anatre e beccacce. Pro-cediamo al sorteggio dei capanni per le ana-tre, Andrea e Daniele al primo lago, Erminio e Riccardo al secondo, Benedetto e Mauro al terzo mentre Vittorio ed io, insieme al fidan-zato di sua figlia, andremo a provare un lago nuovo che ha preparato questa estate. Sveglia a buio, un veloce caffè e tutti a caccia, arrivia-mo in postazione molto presto, fa freddo e pioviccica, ma nulla ci può fermare. Vittorio non tira fuori il fucile al fodero, vuol far spara-

re noi. Presto arrivano le prime alzavole ma è ancora troppo buio, quando finalmente schia-risce, entrano un po’ di uccelli e cominciamo a incernierare alzavole e germani, sentiamo

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cantare anche i fischioni, ma stampi non ne abbiamo, il fonofilo qui è proibitissimo e dob-biamo sperare negli uccelli che qui si nutrono. Comunque verso le 9,30, quando lasciamo il lago abbiamo preso 6 alzavole e 5 germani e qualche padella…., tutti rigorosamente con le doppiette calibro 20. Il risultato si rivelerà in media con quello degli altri appostamenti.

A questo punto torniamo a casa per un’abbon-dante colazione e, sostituite le cartucce con i pallini d’acciaio con quelle di piombo, ripar-tiamo per i drive, il tutto si svolge intorno casa, spesso spostandoci a piedi da una zona all’altra.

Qui ho modo di osservare che la classe dei nostri atleti e ben riposta anche sul tiro di caccia, difficilmente vedo fagiani andar via

e registro anche numerose coppiole. Faccia-mo tre drive avendo cosi modo di alternar-mi con i vicini di posta, tutti oltre che mol-to abili, sempre corretti e attenti alle regole, mai è partito un colpo basso o in qualche modo pericoloso, spesso ho visto rinuncia-re al tiro su animali che non si stagliavano sul cielo e tra questi anche diverse beccacce.

A fine giornata il risultato sarà di otre 100 uccel-li fra fagiani, pernici, alzavole, germani, 2 oche egiziane, palombacci e 5 beccacce. Il tutto in otto fucili con una media cartucce/uccelli altissima.

Il secondo giorno è di domenica e in Inghil-terra non si caccia, decidiamo di andare allo stand di tiro a volo e golf di John Bidwell, un famoso campione di percorso di caccia,

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Caccia all’esterodove ci sono diverse piazzole sparse nel bo-sco, con tiri sempre impegnativi e diversi fra loro. Qui fra sfottò, padelle e tiri eccezionali ci siamo sfidati in una garetta, alla fine vinta per distacco da Erminio ma anche noi non professionisti ci siamo difesi. Per concludere la giornata abbiamo portato i nostri amici a vedere dei laghi a pochi chilometri da casa, dove è stato creato un ambiente per le anatre sfruttando degli invasi ricavati da cave di ghia-ia dismesse, lo spettacolo era impressionante, migliaia di uccelli occupavano l’acqua e i prati circostanti, numerosi germani, fischioni, me-stoloni, alzavole e morette oltre alle oche e i cigni. Qui mentre contemplavamo i voli ab-biamo assistito all’attacco di un pellegrino su di un maschio di moretta che ha atterrato a

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pochi metri da noi, così da farci ammirare tutta la potenza di questo splendido rapace.

L’ultimo giorno ancora drive, questa volta in una zona diversa, una bella azienda vi-cina al mare, con molte beccacce e fagiani. Cinque drive su animali impegnativi che hanno messo a dura prova la nostra abili-tà. In Inghilterra è sempre ammirevole il lavoro dei cani, generalmente spaniel e la-brador perfettamente addestrati a ripor-to, oserei dire radiocomandati, che sono il giusto coronamento all’azione di caccia.

Tre giorni in cui ho avuto modo di cono-scere dei veri cacciatori e grandi fucili, sem-pre umili e ottimi compagni di caccia, devo ringraziare Vittorio per avermi invitato per queste giornate di caccia indimenticabili.

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Fucili da caccia

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Fausti Italyco il nuovo sovrapposto..

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In una degna cornice le sorelle Fausti hanno presentato il loro nuovo sovrapposto curioso già nel nome e ricco di motivi tecnici ed estetici di interesse per un’ampia clientela nazionale e dei vari mercati esteri estimato-ri del marchio.

In periodi dove tanti limitano le spese, anche quelle che dovrebbero risultare degli inve-stimenti, è doppiamente piacevole aderire

all’invito che la ditta Fausti ha esteso a un con-gruo numero di addetti alla comunicazione del settore armiero, nello specifico quello delle armi lunghe a canna liscia e rigata. Villa Baia-

na nella tenuta La Montina, sulle colline poco distanti dal lago d’Iseo, ha accolto in un’at-mosfera professionale e insieme di cordialità la presentazione del nuovo sovrapposto che l’azienda di Marcheno ha ideato per agire con sempre maggiore incisività nell’ampio merca-to in cui opera e proporsi sui nuovi emergenti.

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Fausti Italyco il nuovo sovrapposto..

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Le tre sorelle Elena, Giovanna e Barbara han-no spiegato con dovizia di elementi l’avvio del nuovo progetto dove la bellezza gioca un ruo-lo dominante, dando per assodati gli elementi tecnici conosciuti e che ora rivedremo. Accor-dare la ricerca del bello con la funzione non è un impegno gravoso, solitamente i due ele-menti procedono di pari passo, e l’unico vero inciampo è rappresentato dai costi. Superfluo affermare come si sia tutti un po’ viziati dalle cose di un certo livello e che la mediocrità non

Fucili da cacciaesalti alcuno: il guaio è sempre rappresentato dalla spesa, fattore che negli ultimi tempi ha dato qualche fastidio a molte persone. La ri-cerca della giusta clientela e dello stimolo ade-guato per far sentire necessario un acquisto si pongono alla base di questo progetto in cui il nome del fucile di Dickson, Round Body, ri-appare per significare qui un’impostazione sti-listica dove il verbo arrotondare è diventato il tema dominante: la chiave di volta sta proprio nell’eleganza delle linee giocate con sapiente

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maestria sulle curve bilanciate, proporziona-te, adeguate a ogni particolare di questi fuci-li. Oculatamente si è svolto il tema partendo da una base e creando una proposta ampia e articolata per soddisfare tante esigenze.

Le due serie fondamentali:

Il nome Italyco, accattivante e sottilmente cu-rioso, dà connotazione alla linea con bascula tradizionale e batterie corte, mentre Italyco SLX è appannaggio di quella con cartelle lun-ghe: entrambe con canne lisce e dedicate alla caccia. Si toccano con giustezza anche il set-tore della caccia a canna rigata, con l’appella-tivo di Italyco Express, e quello della pedana con l’Italyco Sport Edition. Nel primo e più vasto raggruppamento sono presenti tutti i calibri, tranne i poco usati 24 e 32, e ognuno ha la bascula con misure specifiche tranne 28 e .410 Mg. che usufruiscono della medesima, e camere da 70 o 76 mm. Molte le misure di canna dove si parte dai 60 cm per arrivare agli 81; più finalizzate le scelte nella serie da Spor-ting dove manca il calibro 16 e le canne sono da 71, 73, 78 e 81 cm. Le strozzature possono essere fisse, con valori a richiesta, oppure mo-bili con i diversi gradi usuali, così come si può

scegliere fra monogrillo selettivo o bigrillo e gli estrattori normali o automatici. La calcia-tura si avvale di noce turca o circassa lavorata con perizia nell’incassatura, negli zigrini ma-nuali, nella finitura a olio per far risaltare le pregevoli caratteristiche di questo legno che dona ai fucili un tono di gran classe: anche qui la scelta spazia sull’impugnatura all’inglese, a pistola o Principe di Galles. Degno di nota il leveraggio esterno del sistema Aoget per lo svincolo dell’astina dove alla linea si somma la funzionalità di un punto di presa davvero ergonomico: piccole cose si dirà, ma deno-tano attenzione per il lavoro e qualificano il prodotto. Ancora un dualismo per scegliere la finitura di bascula e delle eventuali cartelle: o la classica tempera ad argento vecchio con in-cisioni di gusto per la disposizione e per la re-alizzazione a bulino, oppure l’altrettanto gra-devole e storica tartarugatura, chiamata Bone & Charcoal, realizzata su fondo liscio da un maestro tedesco del settore con vivace mesco-lanza di tinte decise e accattivanti sfumature. Difficile scegliere considerando che entrambe le opzioni vivacizzano con classe le curvature, specialmente appezzabili sulle bascule dotate

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Fucili da caccia

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di cartelle lunghe. Si pone cura anche nei par-ticolari come la chiave di apertura, di buona linea e realizzata non in microfusione, ma di fresa da massello in pezzo unico con il perno.

La meccanica:

Tutti i modelli, fatta eccezione per l’Express, conservano il sistema brevettato di tenuta chiamato Four Lock® dotato di semiperni e orecchioni con quattro punti di contrasto dati da due rilievi ricavati nei fianchi di bascula contro cui si pongono pari incavi ricavati nel monobloc, e in aggiunta di due tenoni affian-cati posteriori che insistono contro il traver-sino di fondo: nel profilo posteriore di questi si inserisce il tassello comandato dalla chiave per attuare la chiusura. Nell’Express ci si avva-le sempre di semiperni e orecchioni, ma sono assenti le spallature laterali mentre i due teno-ni affiancati sono passanti così da affidare allo

spessore del dorso di bascula il giusto contrasto per cartucce vivaci che spaziano dall’8x57IRS al .30R Blaser e al 9,3x74R o negli statuni-tensi .30-06 Sprg., .45-70 Gvt. e .444 Marlin.

Le batterie montate sul sottoguardia si av-valgono di molle a spirale su guida: scat-ti ben regolati e senza filature sono alla base per sparare bene e con la giusta piacevolezza.

Fra gli accessori spicca la valigetta di trasporto e nelle quotazioni indichiamo i due estremi con 5.700,00 € e 7.500,00 € cui va aggiunta l’IVA.

Un prodotto quindi in linea con le esigenze di gusto e resa che gli appassionati conoscitori non mancheranno di valutare: oltre al classico calibro 12 e al 20 sempre più diffuso si è fatta rapidamente strada la coppia dei due piccoli, 28/70 e .410 Mg. dove le dimensioni ridotte e la sportività del loro impiego daranno un’ulterio-re spinta al già accattivante profilo dell’Italyco.

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Ungulati

“La posta del Sassone” con carabina Browning 30.06 S

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E’ innegabile che in qualsiasi bosco alcu-ni “trottoi” sono molto più frequentati di altri, ma è anche vero che quando un

cinghiale è inseguito da una muta famelica di cani si comporta in maniera imprevedibile. Quindi, anche se un cacciatore avesse sempre la possibilità di scegliersi la posta, non sareb-be mai sicuro al cento per cento di avere un “faccia a faccia” con il Re della Macchia. Ma su una cosa credo che siamo tutti d’accordo: se vogliamo trascorrere alcune ore in santa pace e goderci una bella braccata maremmana, la posta che la fortuna (o la sfortuna) ci avrà as-

“La posta del Sassone” con carabina Browning 30.06 S..

segnato al sorteggio “dovrebbe” almeno esse-re di nostro gradimento. Dico questo perché purtroppo potrebbe capitare che dobbiamo stare ai margini di una larga, quando invece avremmo preferito essere in una stretta cessa tagliafuoco, o magari viceversa. Quante vol-te poi vi sarà capitato di stare di posta vicino ad un impetuoso ruscello che non ti fa sen-tire niente, in un punto dove c’è scarsa visi-bilità, oppure di avere un vicino che ascolta le partite alla radio e che esulta od ogni goal o parata? Tutti hanno le proprie preferenze e simpatie e su questo non si discute. Io, ad

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Ungulati

esempio, tutte le volte che nella Tenute del-le Forane fanno la battuta della “Villa”, vorrei sempre che mi venisse assegnata la posta del “Sassone”. E’ una posta né brutta né bella, a me piace perché è un po’ fuori mano e in più di un’occasione ci ho abbattuto dei bei ver-ri. Quando me lo permettono mi ci apposto sempre molto volentieri. Giampiero Bernac-chi, il gestore delle “Forane”, l’ultima volta che battemmo la macchia della “Villa”, al Sassone ci piazzò un arzillo signore armato di cara-bina rigata Browning BAR 30.06 S, mentre decise di relegare il sottoscritto in mezzo ad un campo arato. Volete sapere come andò a finire? Il cacciatore di posta al Sassone padel-lò tre grossi cinghiali mentre io non solo non vidi e non sentii niente, ma mi venne qua-si l’insolazione! Giampiero giustificò la sua strategia affermando che era stato proprio in funzione alla fiducia che riponeva nei miei confronti, se aveva deciso di lasciarmi da solo in quel campo dove invece ci sarebbero volu-

ti quattro fucili. Poi, a sentir lui, la posta del Sassone era una come tante altre! Ma dopo quel giorno Giampiero, accortosi che non mi aveva completamente convinto con la sua ar-ringa, promise che tutte le volte che avremmo cacciato in quella zona, se proprio mi faceva piacere, mi avrebbe lasciato la posta del Sas-sone. Caccia al cinghiale: inizia la battuta di caccia e i canai inviano i cinghiali alle poste

Una freddissima domenica di dicembre fu di parola perché non mi fece partecipare al sor-teggio delle poste. “Marco, vai al Sassone con una decina di fucili. Schierane cinque lungo la carrareccia alla tua destra ed altrettanti a sinistra. Oggi, se troviamo tutto il branco c’è da divertirsi”. Felicissimo come può esserlo un bambino al quale hanno appena concesso il permesso di aprire i regali di Natale, chia-mai le poste dalla “uno” alla “dieci” e gli dissi di seguirmi. Ci conoscevamo tutti così schie-rarci perfettamente equidistanti e in linea non ci portò via troppo tempo. Quel giorno

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tirava una gelida tramontana e nonostante il mio ottimismo dovetti ammettere che, dov’e-ravamo noi undici, il vento era sfacciatamen-te “cattivo”. Sperai comunque che nonostante ciò la bracca riuscisse ugualmente a spingerci contro qualche cinghiale. Caricai la mia Hec-kler & Koch 770 Kurz calibro 308 Winchester con delle TIG ricaricate da 150 grani, con-trollai che la batteria del “punto rosso” fos-se carica e poi mi sedetti direttamente sulla famosa, grossa pietra. Soltanto allora mi ri-cordai che con quel vento sarebbe stato quasi impossibile udire il suono del corno. Era pas-sato diverso tempo senza che avessi una ben che minima indicazione se la braccata fosse iniziata, ma ipotizzai di si perché sentii in lontananza qualche latrato ed anche un paio di spari. Ritengo la battuta al cinghiale una delle forme di caccia più belle in assoluto, ma purtroppo può essere emozionantissima come di una noia mortale. Trascorse più di un’ora senza che mi si presentasse un’occasio-ne d’imbracciare la carabina e, inutile negar-lo, l’entusiasmo mattutino andava pian piano ridimensionandosi. Nessuna merla, ghianda-ia, tordo o colombaccio aveva attraversato la carrareccia che avevo davanti, né tanto meno qualche rumore sospetto aveva attirato la mia attenzione. Dulcis in fundo, in quell’angolo di macchia dimenticato da Dio non prende-va neanche il Midland Alan 607. Decisi che potevo permettermi di telefonare a Giampie-ro per sentire le novità: “Non senti niente? Verso mare sembra lo sbarco in Normandia da quanti colpi hanno tirato. Mi sembra stra-no che lassù da voi non si è ancora affacciato nessun cinghiale”.“Occhio che abbiamo mes-so in piedi un bel branco”, rispose tutto ecci-tato il caro amico di Capalbio. Quelle parole mi rincuorarono e mentre cercavo invano di aguzzare più l’udito che la vista, due – tre po-ste sotto di me partì una prima scarica di fu-cile. Poco dopo ne seguì un’altra. Imbracciai la HK e mi misi in allerta, anche se ancora non si sentiva l’eco di una canizza. Una merla

spaventata attraversò la carrareccia volando talmente basso che per poco non mi tolse il cappello! Altre due la seguirono sullo stes-so percorso ed una ghiandaia gracchiò forte perché un intruso era entrato nel suo territo-rio. Ci siamo pensai. Controllai che il “Red Point” fosse acceso e la sicura disinserita, ipotizzai da dove sarebbe potuto arrivare un cinghiale e mi preparai. L’attesa durò pochi secondi. Vidi una palla nera venirmi incon-tro di punta a tutta velocità ed ebbi appena il tempo di mettergli il punto rosso addosso e di premere il grilletto. Cinghiali che pas-sano sulle poste durante la battuta di caccia

Il grosso verro accusò il colpo, ma invece di cadere sterzò bruscamente per riguadagna-re il folto. Non ci riuscì. Lo centrai in pieno per altre due volte. Prima di muovermi attesi l’arrivo dei cani, volevo essere certo che non portassero un altro animale, poi mi feci aiuta-re dalla posta vicina per trascinare il cinghia-le morto al pulito. Ero curioso di vedere “a caldo” l’effetto dei miei colpi. La prima palla l’aveva colpito sul muso, era fuoriuscita dalla gola e gli aveva provocato anche un profondo taglio nell’addome per tutta la sua lunghezza (grandissime TIG!). Le altre due erano en-trate in cassa, distanziate, l’un l’altra di die-ci dita. Tolsi il caricatore e reintegrai i colpi sparati e dopo aver scacciato l’ultimo “tigra-to maremmano” tornai a sedermi sulla mia bella poltrona di pietra, inutile negarlo, con uno stato d’animo diverso. Dopo trent’an-ni che pratico la caccia al cinghiale in bat-tuta ancora oggi, dopo che ne ho abbattuto uno, non riesco più a togliergli gli occhi di dosso. Me lo stavo guardando e riguardando tutto estasiato quando uno scalpitio furtivo ruppe il silenzio innaturale che regnava nel bosco. Segno inequivocabile che qualcosa si stava avvicinando, ma non capivo cosa. Po-teva essere un cane, un daino, un capriolo o magari un’altro cinghiale! Nel dubbio meglio non farsi trovare impreparato. Impugnai la .308 e mirai direttamente verso la direzio-

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Ungulati

ne del rumore. Attesi alcuni istanti in quella posizione ed ecco che nella lente (che non è proprio cristallina) del Pro Point, entrò la fa-migliare sagoma irsuta di un bel cinghiale. La HK sparò da sola ed una veloce 150 grani nel collo lo inchiodò inesorabilmente sul posto.

Come l’esperienza insegna, aspettai sempre l’arrivo dei cani prima di abbassare la guar-dia, ma questa volta non si fecero vivi. Quel furbacchione aveva tentato di forzare l’accer-chiamento alla chetichella, ma gli era andata male. Il secondo cinghiale era leggermente più piccolo del primo, ma non per questo era meno bello. Nel giro di neanche mezzora ave-vo abbattuto due animali: uno inseguito dalla muta e l’altro da solo, senza cani o “scanato”, come si dice dalle mie parti. Novanta volte su cento, un cinghiale si presenta al cacciatore appostato in uno di quei modi, ed il tiro può essere facile o difficile, l’importante è non

farsi sorprendere. Giampiero doveva aver sentito gli spari perché quando mi telefonò chiese subito: “Quanti morti?”. “Due grossi li ho stesi io e hanno tirato anche sotto di me, ma non so com’è andata.” Ci lasciammo am-bedue consapevoli che di lì a poco avremmo potuto raccontarci tutti i particolari di per-sona, perché, indipendentemente dal carnie-re, era già stato deciso che la battuta sarebbe terminata per l’ora di pranzo. Tramite “Radio Macchia” fu un canaio a comunicarci che era ora di rientrare. Aiutato dai miei compagni di posta misi in posa i due verri per le im-mancabili foto di rito e poi, dopo aver rac-colto le mie cose, andai di corsa al rialto (il ritrovo dove si mangia e dove si sezionano i cinghiali abbattuti). Non vedevo l’ora di sfot-tere il buon Giampiero. Non era lui quello che sosteneva che: “Una posta valeva l’altra” .

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Cani da cacciaCani da caccia

Il Setter Irlandese..eleganza, resistenza e caparbietà

nel lavoro..

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Il Setter Irlandese è una razza poco diffusa in Italia per scopo venatorio, in quanto gli viene preferito il “cugino” inglese.

Il Setter Irlandese è una razza ori-ginaria dell’Irlanda ed è stato sele-zionato come cane da caccia. Esso

appartiene al gruppo 7 dei cani da fer-ma, secondo la classificazione del F.C.I..

La razza è frutto dell’incrocio del Setter Irlandese Rosso e Bianco e un cane sco-nosciuto di un colore rosso. Lo standard è stato riconosciuto nel 18° secolo e nel 1882 venne fondato per la promozione della raz-za l’Irish Red Setter Club. Questa associa-zione pubblicò lo Standard di Razza uffi-ciale nel 1886, una data che diede il via ad

organizzare prove di lavoro e esposizioni, al fine di determinare maggiormente e con più sicurezza lo standard di razza. Le origi-ni del Setter Irlandese Rosso (Irish red set-ter) sono in comune con quelle del “Setter Irlandese rosso-bianco”. Alcuni esperti ri-tengono che questa razza derivi dall’antico Epagneul, il cosiddetto “Bracco da quaglie” o “Chien d’oysel”. Il Setter Irlandese è una razza molto diffusa in tutta Europa, tranne che nostro paese, dove negli ultimi tempi gli è stato preferito il “Setter inglese” in ambito venatorio. A livello caratteriale il setter ir-

Il Setter Irlandese..eleganza, resistenza e caparbietà nel lavoro..

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landese è considerato un cane molto attivo, particolarmente nei primi anni di vita. Le femmine tendono diventano più miti dopo il primo calore, anche se conservano nel tempo energia e vitalità. Questa razza ne-cessita di fare lunghe passeggiate e di corre-re in spazi aperti, considerata la sue specia-lizzazione, ossia la caccia. È un cane che non si adatta a vivere solo in appartamento, poi-ché ha bisogno di uno spazio aperto, anche piccolo, per dare sfogo alle proprie energie. Il setter irlandese è un cane molto affettuo-so in costante ricerca del contatto umano.

Setter Irlandese è una razza da ferma

La sua educazione risulta essere abbastan-za semplice, vista la sua intelligenza, anche se durante la fase di addestramento ci si accorge della sua simpatica testardaggine. Una particolarità di questa razza è ascrivi-bile al suo sistema nervoso molto sensibile, la punto che può essere visto tremare quan-

do prova forti emozioni di varia natura: per questo necessita di molta calma, pazienza e conoscenza della razza nell’educazione ed addestramento del soggetto: è importante sottolineare che l’addestramento del setter irlandese deve essere condotto senza uti-lizzare le maniere forti ed evitando nervo-sismi da parte del padrone. Una volta che il cane conquista la fiducia nel padrone, si

Cani da cacciadimostra altamente affidabile. General-mente è molto socievole con gli altri cani ed animali, ad eccezione della selvaggina, verso cui nutre una naturale tendenza ad incalzarla. Se non utilizzato in ambito ve-natorio, il setter irlandese è adatto a vivere tranquillamente in famiglia e con i bambini.

Dal punto di vista morfologico, i maschi hanno una statura compresa tra i 61-66 cm, mentre le femmine tra i 58-65. Il peso de-gli esemplari maschi è di circa 27-34 chi-logrammi e quello delle femmine di 25-32 Kg. È un cane magro di costituzione, al punto che è consigliabile misurare con pre-cisione la giusta razione di alimenti e pe-sare costantemente il cane per controllare il peso, poiché gli esemplari che vivono in appartamento tendono ad ingrassare, por-tandosi dietro vari problemi di natura os-sea. Il tronco rimane inscritto nel quadrato, con il petto stretto, il torace ben disceso ed

il garrese molto elevato. La testa è leggera, asciutta, scarna e si sviluppa maggiormen-te in lunghezza. Lo stop è poco accentuato.

Tartufo: con narici ben aperte. La dentatura del setter irlandese è particolarmente forte, completa e corretta, con chiusura a forbice.

Il collo è di moderata lunghezza, legger-mente arcuato, muscoloso e senza gio-gaia. Le orecchie sono pendenti, sottili e

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piatte. Gli occhi denotano una dolcezza unica tra tutte le razze da caccia e sono di colore marrone o nocciola scuro. Gli arti sono in perfetto appiombo, con la spal-la ben inclinata. Setter cane da ferma:

Essendo una cane molto tonico, presen-ta una muscolatura molto sviluppata.

La coda è attaccata bassa, portata oriz-zontalmente o in basso. Il pelo, il quale conferisce molta eleganza a questa razza, è lungo da 5 a 6 cm, sericeo, ben striato, con frange ricche ma leggere e mai folte.

Il colore del manto è monocolore rosso mogano dorato e brillante senza la minima traccia di nero. Dal punto di vista venatorio il setter irlandese presenta eccellenti quali-tà, eccellente temperamento, elevata velo-cità d’azione e buona resistenza al lavoro, che può compiere su ogni tipo di terreno, anche i più accidentati e con qualsiasi con-dizione climatica. I setter irlandesi sono

molto avidi nella cerca sono seriamente impegnati su ciò che fanno e credibili sul-la ferma che porta sempre all’incontro.

Gli irlandesi vengono considerati “incontri-sti” eccezionali, di gran fondo e smisurata passione, poiché lavorano usando tutte le loro doti per soddisfare ed accontentare il loro padrone, dimostrando prontezza e capa-cità di intelletto durante la caccia e non solo.

Il galoppo è particolarmente sciolto; sono molto belli da vedere durante la ferma statua-ria col corpo teso e naso sul vento, anche se sono pur sempre setter e nel caso in cui capita una ferma non proprio come quella descritta, ossia leggermente flessa, non gli deve essere preclusa la possibilità di continuare la prova.

Un’altra caratteristica di questa razza, che può ulteriormente convincere i lettori, è la longe-vità del setter irlandese: sono cani che possono arrivare anche sopra i quindici anni di vita..

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Cani da caccia

Standard della razza:FCI Standard N° 120 / 02.04.2001SETTER IRLANDESEORIGINE: Irlanda DATA DI PUBBLICAZIONE DELLO STANDARD ORIGINALE VIGENTE: 13.03.2001UTILIZZAZIONE: Cane da caccia e da famigliaCLASSIFICAZIONE F.C.I.: Gruppo 7 Cani da fermaSezione 2 Cani da ferma britannici ed irlandesi - Setter- Con prova di lavoro. BREVE CENNO STORICO: il Setter irlandese fu allevato in Irlanda come cane da lavoro per la caccia. La razza proviene dal Setter ir-landese rosso-bianco e da un cane sconosciuto dal mantello mono-colore. Il tipo venne fissato nel 18° secolo. Il Setter irlandese, evol-vendosi lungo il corso degli anni, è diventato un cane forte, sano e intelligente, dotato di eccellente abilità venatoria e grande resistenza. ASPETTO GENERALE. Distinto e atletico pieno di quali-tà, dall’espressione amichevole. Armonico nelle proporzioniCOMPORTAMENTO – CARATTERE Acuto, intelligente, energi-co, affezionato e leale. TESTA lunga e asciutta, e non troppo pesante agli orecchi. Muso e cranio di uguale lunghezza e su linee paralleleMANTELLO - PELO sulla testa, parte anteriore degli arti, e punte de-gli orecchi, corto e fine; sulle altre parti del corpo e degli arti, di mode-rata lunghezza, piatto e possibilmente privo di riccioli o ondulazioni. Frangia sulla parte superiore degli orecchi lunga e serica; sul dietro degli arti anteriori e posteriori lunga e fine; buona abbondanza di pelo sul ventre, formando frangia che può estendersi fino al petto e gola.

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Il ricordo dell’apertura di quest’anno è ancora vivo nei miei ricordi, sarà che è stata una giornata di cac-cia entusiasmante, quindi ho deciso di raccontarla

anche a te, chissà che non ti possa ritrovare in questo breve racconto. Come tutti i cacciatori ho dei riti pro-piziatori che, secondo il me più irrazionale, faran-no andar bene la giornata di caccia. Il primo è quello di raggiungere il luogo di caccia molte ore in anticipo, meglio se una notte in anticipo: dormendo sul posto mi sembra quasi di instaurare un rapporto fisico con il bosco, con il cielo, con la terra. Inoltre c’è il grande vantaggio di poter dormire qualche ora in più, e chi va a caccia di camosci sa bene cosa possa significare.

La sveglia anche il primo giorno di caccia di quest’anno è suonata presto, troppo presto. Ho messo su la caffettiera preparata la notte precedente e con la tazzina in mano ho passeggiato appena fuori la porta, coperto da un bel tetto di legno pesante. Ecco il mio secondo rito scaramantico: guardo il cielo, lo osservo con cura e tiro ad indovinare come andrà la giornata. Le nuvole di norma non mento-no mai. Tutte le volte che per fretta o per necessità ho tra-lasciato questi rituali, le cose sono andate male, per cui…

Quando arriva Giacomo sono le quattro del mattino; fari del fuori strada accesi, marcia ingranata piuttosto bassa e cautela nell’affrontare il sentiero di quella casa

che oramai conosciamo molto bene, visto che la af-fitto da anni. “Marisa ancora addormentata?”, si

informa sullo stato di salute di mia moglie e dei miei figli che, quando io mi diletto con la cac-

Racconti di caccia

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Da qualche anno che ho abbandonato la mia prima passione, la pesca a mosca e che la Valle Aurina e i suoi dintor-ni, mi continuano ad ospitare per un altro motivo: la caccia al camoscio.

Caccia al camoscio..Il mio primo jahrling in Alto Adige..

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cia, si rilassano in montagna, e dopo qual-che convenevole, del quale non abbiamo mai avuto bisogno salgo in macchina e partia-mo. Mi ricorda che sarà necessaria una bre-ve deviazione, dobbiamo caricare anche Rai-mondo, un ragazzo della zona che ci porterà “nei posti giusti” dice lui, e io lo assecondo.

Arriviamo nel primo “posto giusto” alle cin-que del mattino. Io trascorro i primi cinque minuti a respirare e a osannare la natura. Que-sto è il mio terzo rito propiziatorio, dimostra-re rispetto al luogo che mi regala ospitalità. Sembra che alla natura questo non dispiaccia, peccato per i miei compagni, piuttosto sbriga-tivi. Imbraccio il mio fucile, per l’occasione ho portato con me una bellissima carabina 257 Weatherby e mi avvio. Sento profumo di abe-ti e di larici praticamente ovunque: l’odore è talmente tanto pungente che mi gratto il naso ma niente. Riabituarsi all’aria aperta e ai suoi

profumi richiede tempo, ma non c’è niente di meglio. Quando arriviamo sul posto Raimon-do ci fa un cenno con la mano: in lontanan-za ammiriamo un fulmine rosso che scende a gran velocità, un bel capriolo che pare non essere interessato alla nostra presenza. Sorri-do. Sarà una buona giornata. Ci posizioniamo dietro un gran masso che ci regala protezio-ne e aspettiamo. In questo periodo la caccia è specialmente questione di attesa. Il luogo d’altronde è perfetto visto che noi siamo ripa-rati e i camosci per la pastura devono neces-sariamente passarci accanto. Ne vediamo sette sulla cima appena sopra la nostra testa. Pri-ma o poi raggiungeranno i luoghi di pascolo. Aspettiamo. Dopo un paio di ore però l’attesa non ci sembra più l’arma vincente per cui su consiglio di Raimondo scegliamo di cambia-re tattica e luogo. Cacciatore alle prese con un giovane camoscio. Bella camminata, Giacomo

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che ansima, sole che si è fatto piuttosto caldo, e Raimondo che parla l’indispensabile. Meglio dico io, così ho la possibilità di godere di que-sta spettacolare giornata. Raggiungiamo dopo una mezzora il secondo posto giusto, ma la storia si ripete: individuiamo sette esemplari su una cima poco distante da noi, aspettiamo, non si muovono e io decido di raggiungerli: sarà pure una follia, ma l’avvicinamento mi sembra la soluzione migliore. Carico zaino e fucile e proprio mentre faccio il cenno della mano a quei due sento la mano di Raimondo che mi afferra al braccio e mi mette “al riparo” dall’acutissima vista dei caprioli. Ne stanno scendendo almeno cinque e ci stanno pun-tando. E’ probabile che qualcosa, o qualcuno il abbia spaventati. I miei riti scaramantici non falliscono mai. Cacciatori intenti ad una

battuta di caccia al camoscio in Alto Adige

Imbraccio il fucile e il mio occhio piuttosto al-lenato distingue immediatamente almeno due jharling. Sono piuttosto veloci e sono gli ulti-mi della coda. Presto li metto dentro il mio mi-rino ma continuano a sovrapporsi, a cambia-re direzione e la situazione si mette piuttosto male. Sto per rinunciare quando all’improvvi-so uno di loro si ferma e quasi sapesse che c’è l’ho sotto tiro mi guarda. E’ la mia occasione: punto, sparo ma un secondo prima che io ab-bia affondato il dito nel grilletto lui è ripartito. Bestemmio, tiro giù qualche santo, e poi rido di cuore. Raimondo pensa chi io sia pazzo. Ci consiglia di andare alla ricerca di un altro “po-sto giusto” e io lo seguo taciturno. Per oggi ho avuto la mia dose di adrenalina e da oggi ho un conto aperto con quel meraviglioso jharling.

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Browning BAR in 9,3x62leggero e potente..

Nel corso degli ultimi decenni si è as-sistito a un fenomeno molto parti-colare nella scelta delle cartucce: nel

dopoguerra i magnum d’oltre Atlantico si era-no ritagliati una parte consistente del merca-to ponendo in angolo molte valide soluzioni precedenti, soprattutto quelle create dai tede-schi. Le guerre, come ben si sa, non si vincono solo per la gloria e per gli ideali (molto simili a quelli che in artiglieria si definiscono i “falsi scopi”), ma con un occhio acuto e interessa-to ai risvolti commerciali. Trascorsi tuttavia parecchi anni certe cose buone vengono ri-scoperte e, in mezzo al tutto e al di più cui ci si è abituati, si inizia a valutare con maggior oculatezza tutta la serie di prerogative di un certo prodotto. Nelle cartucce da arma riga-ta si è visto così risorgere un buon numero di cariche non esasperate, affiancate da altre nuove dello stesso indirizzo, segno manifesto che non sempre dove sta il più sta il meno, o per esser più precisi, a volte il di più è solo un fastidio, come camminare con scarpe nume-ro 46 quando abitualmente s’indossi un 43. Questo movimento ideale si riscontra a pie-no titolo nei semiautomatici rigati e proprio le camerature scelte nel BAR della Browning ne offrono un chiaro esempio. Consideriamo innanzitutto l’impiego di questa tipologia di

fucili nello specifico ambito venatorio di casa nostra, quindi nella caccia al cinghiale; la di-sponibilità di calibri offerta dalla Casa di Her-stal era stata da subito molto ampia partendo dal .243 Win. per arrivare al .338 Win. Mag. offrendo una valida soluzione anche a chi in-sidiava prede ben maggiori delle nostre. Le due opzioni medie del .30-06 Sprg. e del .308 Win. sono sempre state una scelta condivisa da parecchi cacciatori, specie la prima che tollera con disinvoltura anche i pesi di palla fra i 180 (il preferito) e i 220 gr senza mani-festare sovrappressioni inquietanti. Sulla sto-ria dei pesi ci sarebbe da scrivere parecchio: tra i 150 e i 168 gr si hanno diverse caratte-ristiche positive, ma è perfettamente inutile cercare di scalzare con dati tecnici quel che uno ha nel cuore quindi è bene che ognuno si affidi a quanto ritiene più giusto. A fianco di tali calibri era stato in seguito molto in auge il .300 Win. Mag. ottima cartuccia polivalen-te, la si usa con soddisfazione pure sull’alce, e quindi si era pensato che fosse bene disporne non solo sui fucili per la lunga distanza, ma ugualmente sui semiautomatici. All’epoca il castello in acciaio fungeva da tranquillante, nemmeno troppo però, e il susseguente pas-saggio al castello in ergal aveva definitivamen-te convinto che la misura delle cose è segno di

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Dopo la fenomenale diffusione dei calibri magnum reputati necessari per ogni genere di caccia si sta as-sistendo a un riposizionamento più razionale delle diverse cartucce con rivalutazione di quelle messe in-debitamente da parte.

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Fucili da caccia

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intelligenza e di accorta valutazione. In poche parole se ci servono davvero tutti i kgm o jou-les espressi dal magnum insieme agli scosso-ni correlati, ben venga, ma se si rivelano solo un eccesso ecco allora che è bene rispolvera-re la valenza di una misura media che porta con sé, insieme a una pari energia, un modo di esprimerla meno affaticante con un picco pressorio inferiore, un rinculo decisamen-te più stemperato, un rilevamento contenuto della canna, uno stress più accettabile per il tiratore: il tutto per consentire di sparare bene non solo il primo colpo, ma quelli che seguo-no, sovente parimenti importanti e decisivi. Il peso dell’arma poi pare sia diventato un fatto-re determinante e quindi i fucili risultano ben più leggeri di un tempo, ma gli accorgimenti adottati offrono in effetti risultati favorevoli.

Un’altra scuola di pensiero

Lasciando da parte i magnum, consideran-do opportuni i medi come il .30-06 Sprg. e il .308 Win., un’altra idea ha toccato i cultori dell’abbinamento fucile e calibro: si rispolvera una vecchia gloria come il 9,3x62 progettato dal tecnico berlinese Otto Bock nel 1902 e si riscontra come il grosso calibro si riveli ap-propriato per il cinghiale, anche di notevole stazza e come le reazioni allo sparo siano ben gestibili pur con fucili di peso contenuto. Il Browning BAR Long Trac con calciatura in sintetico possiede le caratteristiche adeguate alle necessità grazie al sistema di ripetizione a presa di gas con lunghe aste di movimento collegate a un carrello oculatamente dimen-sionato e alla testina rotante con sette alette: il movimento dilazionato stempera in un tempo

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adeguato l’energia del rinculo e il movimento che ne deriva consente al tiratore di mantene-re con discreta facilità la linea di mira e quin-di di doppiare il colpo con successo. Il buon funzionamento dell’arma deve molto anche all’impianto di estrazione affidato a una solida unghia incassata in una delle alette anteriori e registrata da un’indistruttibile molla a filo po-sizionata oltretutto in maniera da scongiurare anomalie operative. Il caricatore qui adottato è da tre colpi: altri sono disponibili con capien-ze diverse in ossequio a leggi e regolamenti in vigore. La canna viene offerta con molte op-zioni di lunghezza e di forma, e qui è adottata una corta da 51 cm con scanalature di irrigi-dimento che favoriscono pure la dissipazione del calore. Le mire aperte con mezza bindella da battuta e tacca integrata con traccia bianca, insieme al mirino in spezzone di fibra ottica rossa, offrono quanto di meglio per visibilità in ogni condizione, ma non mancano i fori filet-tati per le basi di un cannocchiale variabile, un punto rosso o un olografico che facilitano l’ac-

quisizione del bersaglio anche per chi porti gli occhiali. La calciatura in due pezzi, in sintetico nell’esemplare visionato, è molto ergonomica con l’aggiunta delle placchette alla giunzione con il castello per ottimizzare piega e deviazio-ne secondo l’imbracciatura del tiratore; inoltre le zone di presa sono dotate di riporti in gom-ma morbida e corrugata, dove la mano rima-ne ben ferma pure se bagnata. Sul calciolo in materiale analogo si stempera buona parte del rinculo; i pioli per le magliette a sgancio rapi-do rientrano nella comoda dotazione prevista.

Così al tiro

La struttura dei BAR attuali, i modelli Long e Short Trac, rimane invariata rispetto agli originali, pur con il gradevole ammoderna-mento delle linee. La consistente riduzione di peso rende il loro impiego assai più comodo e, nonostante questa scelta, le reazioni allo spa-ro son molto ben controllabili e permettono di riallineare rapidamente il fucile sul bersa-glio ripetendo i colpi con successo. La scelta della cartuccia 9,3x62 non deve far pensare

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Fucili da caccia

mare. Vero è che la lesività risulta solitamen-te maggiore e concede qualche centimetro in più negli scarti, cosa che non guasta mai.

Nelle prove abbiamo apprezzato una vol-ta in più la completezza di questo semi-automatico rigato: aver superato dal 1966, anno della prima presentazione, il milione di pezzi venduti rappresenta la bontà del fu-cile e la soddisfazione della clientela, mi-glior veicolo pubblicitario per ogni prodotto.

a una soluzione per buttare i proiettili un po’ a casaccio: occorre sempre scegliere le pal-le in funzione della taglia media dei selvatici insidiati e della distanza di ingaggio. Poi re-sta l’obbligo di piazzare il colpo in zone vitali perché non basta avere un 9,3 mm in luogo di un .30” per garantirsi l’abbattimento. Anche il proiettile di un .500 N/3” da oltre 900 kgm se passa vicino non sortisce effetti e se attin-ge una zampa rallenta l’andatura senza fer-

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I prodotti efficienti e razionali possono venire messi da parte per questioni commerciali legate sovente a nazionalismi, ma fatalmente vengono riscoperti quan-do la loro funzionalità diventa specifica in un parti-colare settore

La cartuccia 9,3x62

Ogni f Inizio del XX secolo, ci si af-franca dall’Ottocento e si entra nel 1900: da qualche decennio la sco-

perta francese della polvere infume ha dato il via a studi specifici per le cartucce anima-te da tale propellente con doti decisamente più funzionali rispetto alla vecchia polvere nera. Sono i tempi in cui le guerre europee e, scusate l’apparentamento, la caccia nelle

colonie, almeno per chi le ha, funzionano da spinta incontenibile per gli studi di balistica. Gli inglesi sono padroni di una percentuale enorme del mondo, quella di maggior ren-dita ovviamente, e si sono resi protagoni-sti di uno sviluppo storico nei fucili e nelle cartucce: domina per la selvaggina pesante e pericolosa di Africa e India il concetto del proiettile lento e pesante, insieme, e va sotto-

dalle colonie tedesche in Africa ai semiautomatici da cinghiale..

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Munizioni

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lineato, a cospicue dosi di energia, di letalità e di riguardo per chi spara: far stramazzare in contemporanea preda e cacciatore evi-denzierebbe un progetto errato. Nei calibri da express i figli d’oltre Manica sono padroni della situazione, ma nelle cartucce da carabi-na i tedeschi rintuzzano vivacemente i con-correnti, pur se i loro territori coloniali sono decisamente inferiori. Negli studi i sudditi del Kaiser sommano le esigenze di queste zone, insieme a quelle ben più congeniali e prati-cabili della vecchia Europa continentale, con i fucili a ripetizione: il movimento Mauser K98 ha iniziato a mostrare al mondo come si

fa a contenere pressioni elevate con due, anzi tre piccoli prismi di acciaio. La cartuccia che esaminiamo nasce proprio all’alba del seco-lo, intorno al 1905, a opera del tecnico ber-linese Otto Bock che individua nel diametro di 9,3 mm, già molto usato in Germania, la misura opportuna per i grandi cervi, gli alci dei territori prussiani, le più prestanti antilo-pi africane e pure elementi pericolosi come i

grossi felini, siano leopardi o leoni, i bufali e quand’anche i pachidermi. La cartuccia gode già dell’evoluzione della polvere infume e dell’arrivo dei proiettili affusolati riscuoten-do un notevole successo a partire dalle colo-nie come l’Africa del Sud Ovest, ponendosi quasi in parallelo con la .375 di Holland & Holland, un po’ meno potente, ma ugual-mente dignitosa nel suo lavoro. Per raggiun-gere e superare nei numeri la fantastica in-glese arriverà dopo pochi anni un’altra 9,3 mm, quella progettata da Wilhelm Brenneke con la sua lunghezza classica di bossolo pari a 64 mm. Tornando alla creatura di Bock e al

suo ritagliarsi una fetta importante di mer-cato dobbiamo notare come le prestazioni equilibrate, un rinculo più che tollerabile, energia e capacità vulnerante apprezzabili si sposino sovente in quegli anni con le ca-pacità dell’industria e dell’artigianato di for-nire ottime carabine così camerate a prezzi che oggi definiremmo popolari. L’argomen-to monetario è sempre interessante e così

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cartuccia e fucili si diffondono con rapidità.

Qualche dato e l’impiego odierno. Abbiamo ripreso alcuni dati proprio della carica del-la Fiocchi giunta da non molto tempo sul

mercato individuando come, anche in canna corta da soli 51 cm, le prestazioni rimanga-no di tutto rispetto: la palla Soft Point Bon-ded, quindi a punta morbida e camiciatura saldata al nucleo interno, da 286 gr (18,5 g) realizza una V/2 media pari a 701 m/sec con SD di 9 m/sec ed E/2 di 463,3 kgm, un’entità appropriata per non generare un rinculo fa-stidioso mantenendo capacità lesive garan-tiste; questi poi i valori ulteriori in kgm con E/50 di 415, E/100 di 383, E/200 di 328. Un paragone con le altre tre cartucce tedesche da 9,3 mm rimaste sulla breccia vedrebbe in lizza l’antesignana, tranquilla 9,3x72R, sorel-la di altre cinque pari diametro differenziate dalla lunghezza del bossolo cilindro conico che andava dai 48 agli 82 mm: questa citata è l’unica ancora in produzione RWS e con-sente di sperimentare soprattutto fucili mi-sti dell’epoca con notevole soddisfazione. Di ben maggiore caratura la 9,3x64 di Brenne-ke, già citata, un poco affaticante per il rin-

culo non propriamente leggero, ma dotata di energia (arriva a 640 kgm) e radenza da ven-dere grazie alle dimensioni del bossolo mag-giorate e al proporzionale contenuto di pol-

vere. Si torna a rese simili alla 9,3x62 con la 9,3x74R, grazie al collarino adat-ta ai basculanti e, anch’es-sa, tuttora sulla scena.

Da quanto riportato è fa-cilmente intuibile come la carica sviluppata da Otto Bock si sia rivelata molto adatta ai semiautomatici ri-gati di attuale produzione e al loro impiego di elezione. La distanza di tiro è me-diamente entro i 100 me-tri, sovente al di sotto dei 50, quindi la radenza è un fattore secondario e quella sviluppata basta e avanza

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anche per tiri più lunghi; l’energia sviluppa-ta nell’ambito di tali metrature è numerica-mente eccellente (media fra 460 e 490 kgm) con il vantaggio della densità sezionale dei proiettili da 9,3 mm e peso dai 15,0 ai 18,5 g (232 – 286 gr) che, nei tipi a naso molle, cedono moltissima energia, creando tramiti importanti e assai lesivi; da ultimo e non ul-timo il rinculo moderato grazie a un angolo di spalla non troppo accentuato, poco sotto ai 40°, una carica non esasperata e al cinema-tismo del fucile per cui la forza si sviluppa in un tempo allungato, senza picchi fastidiosi per la spalla del tiratore e per l’impennamen-to della canna, quindi con facile ritorno in mira. Una riscoperta dunque che fa giustizia di un lungo e immeritato oblio e un’applica-zione oggi davvero calzante nella tipologia armiera specifica per la caccia al cinghiale.

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La Swarovski Optik stupisce sempre ed ecco il binocolo SLC 42 HD, disponibile in versione 8x42 W B HD e 10x42 W B HD.

zione robusta, ha condotto la Swarovski Op-tik a produrre la serie di binocoli SLC, i quali vengono considerati di categoria superiore da molti appassionati cacciatori di tutto il mon-do. Nel caso di un binocolo, ciò che lo rende preciso, sicuro ed affidabile sono il peso, la ma-

Nel campo delle ottiche da puntamen-to, binocoli, telescopi ed accessori per la caccia, la Swarovski Optik si

è da semprte contraddistinta per il design, la tecnologia e l’affidabilità dei suoi prodotti. La ricerca dell’elevata qualità ottica e della costru-

Binocolo SLC 42 HD..Swarovski Optik: oltre l’osservazione..

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Otticheneggevolezza e la rendita in termini di acqui-sizione dell’immagine che si sta osservando.

Caratteristiche quest’ultime presenti nella serie di binocoli SLC della Swarovski Optik.

Nello specifico oggi trattiamo il SLC 42 HD. Questo binocolo ha una presa sicu-ra e confortevole grazie agli incavi posti sulla parte superiore del rivestimento in gomma antiscivolo, mentre i pollici van-no ad appoggiarsi nella parte inferiore.

In particolare ci teniamo a specificare che per tutta la gamma SLC, la Swarovski Optik si av-vale di nuovissime tecnologie di elevata qua-

lità, come il rivestimento SWAROBRIGHT il quale conferisce dei colori estremamente fede-li sull’intero spettro della luce ed i rivestimen-ti SWAROTOP e SWARODUR, con i quali si ottiengono immagini ricche di contrasto e brillanti. L’effetto antiaderente del trattamen-

to per superfici esterne è stato ottenuto grazie al sistema SWAROCLEAN, con il quale viene facilitata la rimozione dalle lenti sia dell’obiet-tivo che dell’oculare di impurità, come i resi-dui minerali essiccati, macchie d’acqua cau-sata dell’appannamento, insetticidi o resina. Tale sistema consente una minor pulizia con il conseguente aumento della longevità dello strumento stesso. Le lenti HD del binocolo SLC 42 HD contengono fluoruri che assicu-rano immagini luminose, ricche di contrasto, in colori naturali. Tale effetto cromatico viene consolidato dai particolari trattamenti sulle

lenti. Il nuovo SLC HD consente un ampio campo visivo anche per i portatori di occhiali.Il binocolo SLC 42 HD della Swarovski Optik

Le caratteristiche appena elencate partecipa-no a rendere questo binocolo da caccia uno dei più affidabili e più performanti. La pre-

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senza di lenti HD al fluoruro consente una minimizzazione dell’aberrazione cromatica, tipica dei vetri convenzionali. Per tal moti-vo il SLC 42 HD acquisisce immagini ricche di contrasto dai colori naturali e contorni estremamente nitidi per immagini eccellen-ti, di qualità molto elevata, che consentono al cacciatore di concentrarsi sui dettagli cru-

ciali nel momento in cui sta identificando e puntando l’obiettivo. La tecnolgia di un bino-colo viene a concentrarsi in particolar modo sulle lenti ovviamente, ragion per cui il par-ticolare rivestimento delle stesse e dei pri-smi SWARODUR, SWAROTOP, SWARO-BRIGHT rafforza la qualità delle lenti HD.

Anche al crepuscolo, il bersaglio vie-ne identificato in maniera perfetta.

L’SLC 42 HD si contraddistingue da molti modelli anche grazie ad una grande distanza della pupilla di uscita. Come già accennato poche righe sopra, anche i portatori di oc-chiali possono osservare con lo stesso campo visivo grandangolare e godersi al massimo le luminose immagini del nuovo SLC HD,

senza poarticolari fastidi. Ad esempio l’SLC 8x42 HD con il suo campo visivo di 136 metri garantisce la miglior vista panoramica della sua classe di appartenenza. Inoltre, gli oculari smontabili consentono una regolazione sin-gola in tre posizioni. Il nuovo SLC 42 HD offre non solo prestazioni ottiche eccellenti, poiché attraverso al nuovo meccanismo per la messa

a fuoco concede anche delle regolazioni mol-to veloci ed assai precise. Infine, la costruzio-ne corta e slanciata fa del nuovo SLC 42 HD uno dei binocoli più maneggevoli al mondo. Inoltre, il nuovo corpo in magnesio conferi-sce un elevato grado di leggerezza rispetto ai modelli che lo hanno preceduto. L’SLC si pre-sta perfettamente ad un’osservazione precisa, senza sforzo, anche con i guanti indossati.

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Ottiche

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Di a John Moses Browning nacque il 23 gen-naio 1855 a Ogden, nello Utah. Era uno dei 22 figli di Jonathan Browning (nato il 22 otto-bre del 1805!) che, da buon Mormone, aveva tre mogli. Il giovane John Moses aveva nobi-li origini per quanto riguarda la fabbricazio-

ne delle armi, perché suo padre era un no-tevole armaiolo che aveva già introdotto diverse innovazioni in questo campo. Da bambino John tra-scorreva parecchio tempo nel laboratorio del padre e conosceva già il nome di tutte le parti di un’arma prima ancora di aver imparato l’alfabeto. Già all’età di sei anni fabbricava accessori da pesca con rottami di ferro, che martellava su un ban-co da lavoro in miniatura costituito con una casa di legno. Il padre Jonathan Browning, pe-raltro famoso per la sua pazienza, non sem-pre riusciva a nascondere la sua irritazione

di fronte ai continui “perché?” del piccolo John Moses, che lo disturbavano mentre sta-va lavorando. La vita di questo ragazzo tipi-co americano è ricca di aneddoti che lasciano intravedere, con anni di anticipo, il profilo di un geniale inventore di fama internazionale.

John Moses depositò il suo primo brevet-to, quando aveva sol-tanto ventitre anni, per il “J.M. Browning Single Shot Rifle”. La stesura del testo del brevetto nella debita

forma gli costò uno sforzo maggiore di quel-lo che aveva dedicato all’invenzione stessa, e che consisteva in una semplificazione del meccanismo di percussione che aumentava la durata e la sicurezza. Nello stesso periodo Browning sposò Rachel Teresa Child, che fu la sua compagna per tutta la vita. Poco prima di morire suo padre gli cedette l’attività ed il giovane Browning, associatosi al fratello Matt

Storia delle Armi

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Non credo che esista un cacciatore, tiratore o sempli-ce appassionato d’armi da fuoco e di storia contempo-ranea, che non abbia mai sentito parlare di John Moses Browning. L’uomo, il genio, l’inventore che diretta-mente o indirettamente ha legato il suo nome a tut-te le più importanti invenzioni in campo armigero del ventesimo secolo.

John Moses BROWNING... L’uomo, il genio, la leggenda!

... “Figlio mio, mi sa pro-prio che sto per morire.” Quel giorno gli operai inter-ruppero il lavoro e resero omaggio alle sue spoglie...

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(che non aveva mai azionato una macchina utensile) e con meno di mille dollari in ban-ca trasformò la modesta bottega famigliare in una piccola fabbrica di armi con sette dipen-denti. Lontana da qualsiasi centro urbano e senza capitali, l’azienda riusciva a malapena a sostenersi, finché la fortuna non contribuì a far conoscere l’inventore. Un rappresentan-te della ditta Winchester inviò ai vertici del-la sua azienda un’arma fabbricata dai fratelli Browning, da lui scoperta ed acquistata in un altro Stato, perché l’idea gli era sembrata interessante. Il rappresentante aveva davve-ro avuto un ottimo fiuto, perché il direttore generale della Winchester partì immediata-mente per un lungo viaggio di oltre sei giorni verso il selvaggio West per incontrare i fratelli Browning. Stupito dal fatto di trovarsi di fron-te a due ventenni che lavoravano in una botte-ga di campagna, fu però abbastanza perspica-ce da andare oltre le apparenze e di concludere immediatamente con loro accordi commer-ciali che proseguirono per diversi decenni.John Moses Browning:Col passare degli anni, John Moses Browning accordò a diversi fabbricanti licenze per le de-cine d’invenzioni e di armi da lui messe a pun-to. Non è esagerato affermare che John Moses Browning ha inventato tutto quel che c’era da inventare nel campo delle armi da fuoco. Inol-tre c’è da notare che, dall’inizio del secolo, la parte essenziale delle sue innovazioni tecno-logiche non è stata né migliorata né soppian-tata. Ciò dimostra l’alto grado di perfezione al quale Browning era arrivato dopo anni e anni di studi e prototipi. Ma la svolta decisiva alla già affermata Ditta Browning arrivò nel 1897, quando un altro perspicace direttore com-merciale, venuto questa volta dalla Fabbrica Nazionale delle Armi di Guerra di Herstal (Belgio), notò una pistola Browning calibro 7.65 dal meccanismo di chiusura originale. La FN ottenne la licenza di fabbricazione e fu l’inizio di una collaborazione ininterrotta tra l’inventore, che abitava sulle rive del Grande Lago Salato e la fabbrica situata lungo la Mosa. Caccia Passione 62

Browning raggiunse l’apice della sua notorietà con il fucile da caccia semiautomatico Auto 5 (ancora oggi apprezzatissimo sia dai cacciato-ri sia dai collezionisti di tutto il mondo) che ebbe un considerevole successo commerciale, tanto che il geniale armaiolo decise che era giunta l’ora di organizzare una visita ad Her-stal. Ma la sua fama, senza alcun dubbio, si suggellò con la messa in servizio di una del-le sue più grandi creazioni: la pistola semiau-tomatica GP - HP calibro 9 mm Parabellum (Grande Potenza - High Power), prodotta in più di 10 milioni di esemplari e che dal 1907 è stata adottata dalla maggior parte delle for-ze di polizia e degli eserciti di tutto il mondo. Il nome Browning è d’altronde divenuto il sino-nimo per designare questo tipo di pistole. Nes-suno dei successi di Browning è dipeso dal caso.Come tutti i grandi e tenaci pionieri america-ni, John Moses fece fortuna lavorando davvero sodo e combattendo con la concorrenza e con la burocrazia di quel tempo. La forza del suo carattere e la saldezza dei suoi principi furo-no straordinari e quando negli ultimi decenni della sua esistenza gli fu offerto un titolo ono-rifico da un’università lo rifiutò, adducendo come unico motivo il fatto “che si era imposto come regola di vita di non accettare nulla che non si fosse guadagnato da solo lavorando”. Questo grandissimo e insuperato genio delle armi passò i suoi ultimi istanti di vita nel suo ufficio di Herstal, durante il suo sessantune-simo soggiorno in Europa. Morì nel 1926 di attacco cardiaco tra le braccia del figlio Val e le sue ultime parole furono: “Figlio mio, mi sa proprio che sto per morire….” Quel giorno gli operai interruppero il lavoro e resero omaggio alle spoglie di colui che aveva affidata alla loro azienda il compito di concretizzare l’essenza del suo talento. Rimpatriato negli Stati Uniti, l’inventore ricevette gli onori militari, e suo fi-glio Val proseguì sempre la sua collaborazione con la fabbrica belga. John Moses Browning inventò, costruì o contribuì al progetto di armi come alcuni modelli del mitico Winchester a leva, la pistola semiautomatica Colt 1911, il

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fucile Browning Auto 5 a lungo rinculo della canna, lo Shotgun calibro 12 a leva mod.1887, le mitragliatrici mod. 1917 calibro 30, mod. VZ -30 cal. 7,92 mm e la M2 cal. 50 (tutte con sistema di chiusura ritardata), il mitico fucile mitragliatore BAR mod. 1918 A1 (da cui deri-va l’omonima, famosissima carabina semiau-tomatica da caccia), il BL 22 a leva ed uno dei migliori fucili sovrapposti mai costruiti: il B 25. Oggi la Browning, dopo centoventicinque anni dalla nascita della ditta capostipite, co-struisce ancora prestigiose armi da caccia affi-dabili ed eleganti, riuscendo ad abbinare le vec-chie tradizioni alle tecnologie d’avanguardia.John Moses Browning duran-te una verifica ad un arma BrowningMio nonno cacciava con una doppietta Browning, mio padre con un Auto 5 e quando nel lontano 1976 presi la licenza anch’io, non potevano che regalarmi un semiautomatico

“Browning”. Due anni dopo, arrivò anche la mia prima carabina BAR in calibro 270 Win-chester. Oggi sono orgogliosissimo di avere in rastrelliera due semiautomatici Auto 5 calibro 12, la doppietta del nonno, una BAR MK II, una BAR 1/50 Rupicapra, una BAR Prima Lusso ed una BAR Long Trac Eclipse Gold mancina, tutte in calibro 30.06. Credo che questo sia suf-ficiente a dimostrare quanto apprezzo e stimo il buon marchio creato dal grande Browning. E poi c’è un altro aneddoto che voglio raccon-tarvi: quando da ragazzo andavo a caccia di cinghiali (la cosiddetta “Cacciarella Marem-mana”), il vecchio Capocaccia diceva sempre a mio padre, suo vice: “Gianni, prendi cinque Browning e chiudi tutta la larga”! Perché ne-gli anni settanta – ottanta era scontato che chi possedeva un semiautomatico, aveva una del-le più belle creazioni del geniale John Moses.

Storia delle armi

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Accessori per la caccia

Bushnell - Trophy XLT 8X32Ottiche completamente multistrato ed i prismi BaK-4 funzionano insieme per fornire immagi-ni estremamente luminose, nitide, nei momen-ti piu critici per gli spostamenti della selvaggi-na. Inoltre, il binocolo estremamente robusto e aerodinamico,rivestimento Dura-Grip in gom-ma e’ sigillato con un anello e purificato all azo-to per garantire non solo affidabilita’ ma anche un impermeabilita e una resistenza all appanna-mento al 100%. Le impugnature morbide faci-litano inoltre la maneggiabilita del dispositivo.

FOX Big Game Skinner Gu-thook. Questo è il modello FOX Big Game Skinner Guthook classico coltello da caggia adatto allo scuoio e dotata di lama gon gut hook, molto ro-busto e curato nei particolari, realizzato FULL TANG in acciaio AUS N690Co, impugnatura legno multistrato, fodero in cuoio nero.

Fenix Light - HP40FÈ Torcia frontale da 450 lumens con-cepita appositamente per la pesca in notturna o in scarsa condizione di luce; funzionante con 2 batterie 18650 o 4 batterie CR123A tramite un pac-co batterie separato da agganciare alla cintura o da tenere nella tasca in-terna della propria giacca, dotata di 5 differenti livelli luminosi + SOS. Riesce ad illuminare fino a distan-ze di 233m. Il pacco batteria ha anche

una pratica presa USB in modo da poter alimentare, in caso di necessità, cellu-lari, tablet o altra attrezzatura che possa essere ricaricata tramite una presa USB.

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Veterinaria

I Grassi nella Dieta del Cane da Caccia

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Il cane da caccia, definito anche “cane atleta” o “cane da lavoro”, svolge un ‘attività che richiede un notevo-le dispendio di energia, dispendio che va reintegrato con una sana alimentazione.

I l cane Da anni sono in corso studi che si occupano proprio della dieta idea-le del cane da caccia, dieta non meno

importante di quella dell’uomo, poiché ogni errore alimentare può compromettere grave-mente la salute del nostro amico più fidato. Il regime alimentare del cane da caccia è no-tevolmente diverso rispetto a quello del cane domestico. Se quest’ultimo, infatti, deve evi-tare le diete ricche di grassi, il cane “caccia-tore” deve, invece, essere alimentato proprio con una dieta ricca di grassi. Quelli che tutti

conosciamo come “grassi” sono in realtà gli acidi grassi o lipidi, molecole composte da legami di carbonio che l’organismo del cane, ma anche quello dell’uomo, sfruttano per produrre energia e tessuti di riserva ( l’adipe).

Se nel cane domestico i grassi tendono ad accumularsi nei tessuti originando accumuli adiposi e quindi facendo ingrassare l’anima-le, nel cane da caccia vengono utilizzati per il mantenimento del metabolismo energetico e per sostenere lo sforzo muscolare dell’anima-le in attività. Veterianaria - Grassi nei Cani.

I Grassi nella Dieta del Cane da Caccia..

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Nel cane da caccia, a differenza dell’uomo, lo sforzo fisico va compensato proprio con i grassi e non con i carboidrati. Possiamo dire che i grassi sono i componenti essenziali nel-la dieta del cane da caccia, assieme alle pro-teine, sostanze che vengono principalmente usate dal cane durante gli sforzi muscolari. Nello specifico, i grassi evitano che il cane perda troppo peso ed energia durante la bat-tuta di caccia, mentre le proteine facilitano lo sforzo muscolare dello stesso durante le fasi di cattura della preda ( su terreno o in ac-qua). E’ stato dimostrato che cani da caccia con una dieta povera di grassi tendono a per-dere peso durante e dopo l’attività venatoria. Ciò accade perché il cane è essenzialmente un “mammifero HDL”, al contrario dell’uo-mo che è invece un “mammifero LDL”. I ter-mini appena utilizzati indicano che l’uomo

tende a produrre maggiormente grassi cat-tivi, il cosiddetto colesterolo LDL, mentre il cane, al contrario, tende a produrre grassi buoni, cioè colesterolo HDL. E’ difficile, in-

fatti, che un cane da caccia vada incontro a problemi di iperlipidemia, cioè di eccesso di grassi, anche se questa eventualità è sempre possibile, specie se il cacciatore o il padrone sconoscono la corretta razione di grassi da somministrare al proprio cane da lavoro. Nel cane da caccia si prevede un apporto giorna-liero di grassi pari al 20% della razione com-plessiva, a cui aggiungere un 35% di proteine.

I grassi, nella dieta del cane, hanno il van-taggio di rendere più gustosi gli alimenti e di migliorare, nello stesso animale, anche la lucidità e la brillantezza del pelo. La razione di grassi può essere aumentata o diminui-ta in base alla razza a cui il cane appartiene e al tipo di sforzo fisico a cui è sottoposto. Per nutrire il cane da caccia con un corretto apporto di grassi, si ricorre a delle formule matematiche che possono essere fornite dal

proprio veterinario. Attraverso queste for-mule, basate sul tipo di cane, sul suo peso , sulle ore di attività e sull’applicazione di al-cuni coefficienti, si può determinare il fabbi-

Veterinaria

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sogno calorico giornaliero dell’animale e la corretta razione di grassi. Il cane da lavoro ha bisogno sia di grassi saturi che insaturi. I primi sono conosciuti come grassi “cattivi”, perché tendono a ostruire le vene e le arterie, essendo facilmente metabolizzabili, mentre i secondi sono detti grassi “buoni” perché sono meno assimilabili. Nel cane da caccia, l’eccesso di grassi saturi, cioè “cattivi”, può causare fenomeni di perdita olfattiva e l’ol-fatto, per un animale che deve riconoscere la preda “ a naso”( cioè con il fiuto), è dav-vero indispensabile. L’ideale sarebbe fornire all’animale una giusta quota di grassi insa-turi omega 6 e omega 3, facendo attenzione a rispettare rapporti compresi tra 5:1 e 10:1. Questi rapporti, naturalmente, possono va-riare in base alla razza e al tipo di attività ve-natoria in cui il cane è impegnato. Di contro, una carenza di grassi “buoni” può determi-nare nel cane una serie di gravi patologie, tra

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cui: ritardo nello sviluppo e nella crescita; deficit energetico per l’attività muscolare; perdita della capacità riproduttiva; opaci-tà della cute e del pelo; perdita di peso. Per far sì che il cane da lavoro assimili meglio i grassi saturi e polinsaturi, meglio ricorrere a quelli a catena corta, cioè solubili in acqua e facilmente utilizzabili per produrre energia durante gli sforzi. I grassi utili nella dieta del cane sono contenuti in alimenti quali sego, lardo, pollo, olio di mais, olio di semi di lino, olio di semi di girasole, olio di pesce, olio di zafferanone e olio di semi di soia. Il cane da caccia deve avere la sua quota di gras-si sia per le battute di caccia estive che per quelle invernali. La calura estiva provoca un maggiore affaticamento dell’animale, men-tre il freddo invernale tende a rallentarne il metabolismo. Durante i mesi estivi, i grassi e gli oli, per non deteriorarsi, devono esse-re conservati in un luogo fresco e asciutto.

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