caccia passione - marzo 2015

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ANNO IV nr.03 - Marzo 2015 Estero: Caccia in Uruguay.. Paradiso venatorio sudamericano Cani da caccia: Bracco d’Auvergne.. Il più veloce tra i cani da ferma Dedicato a chi ha la passione per la caccia nel sangue Migratoria: Passo migratorio.. Report di un passo invernale Fagiani nel bosco ecco come scelgono l’habitat

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Caccia Passione: La Rivista digitale specializzata sulla Caccia, la Cinofilia, le Armi e tutto il panorama venatorio italiano ed estero.. Marzo 2015

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CACCIA PASSIONEANNO IV nr.03 - Marzo 2015

Estero:• Caccia in Uruguay.. Paradiso venatorio sudamericano

Cani da caccia:• Bracco d’Auvergne.. Il più veloce tra i cani da ferma

Dedicato a chi ha la passione per la caccia nel sangue

Migratoria:• Passo migratorio.. Report di un passo invernale

Fagiani nel bosco ecco come scelgono l’habitat

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SOMMARIOAnno IV Nr. 03

www.cacciapassione.com

in copertina

ecco come scelgono l’habitat Fagiani nel bosco

Pg 6 News ed eventi venatori a cura della redazione

Pg 10 Stanziale: Fagiani nel bosco Claudia Zedda

Pg 16 Migratoria: Passo migratorio. Report di un passo invernale Saverio Patrizi

Pg 20 Ungulati: Cinghiali al profumo di Chianti

Kalaris

Pg 26 Eventi: IWA Outdoor Classics 2015 Target sports Pierfilippo Meloni

Pg 32 Estero: Caccia in Uruguay. Paradiso sudamericano

Claudia Zedda

Qualità dell’ambiente e sopravvi-venza del fagiano sono due elemen-ti che vanno paralleli; ecco perché quando il fagiano sceglie il suo ha-bitat lo fa con cura e con cautela.

Caccia Passione 2

10 Stanziale: Fagiani nel bosco..

16 Migratoria: Passo migratorio. Report di un passo invernale

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20 Ungulati: Cinghiali al profumo di Chianti

CACCIA PASSIONEANNO IV nr.03 - Marzo 2015

Estero:• Caccia in Uruguay.. Paradiso venatorio sudamericano

Cani da caccia:• Bracco d’Auvergne.. Il più veloce tra i cani da ferma

Dedicato a chi ha la passione per la caccia nel sangue

Migratoria:• Passo migratorio.. Report di un passo invernale

ecco come scelgono l’habitat

Fagiani nel bosco

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Pg 38 Cani da caccia: Bracco d’Auvergne..il più veloce tra i cani da ferma francesi

Diego Mastroberardino

Pg 44 Fucili canna liscia: Benelli 828 U. Il sovrapposto dei tempi nuovi

Emanuele Tabasso

Pg 50 Fucili canna rigata: VI-MA Pegaso. kipplauf con chiusura Jäger modificata

Emanuele Tabasso

Pg 52 Munizioni: La cartuccia 5,6x50R DWM

Emanuele Tabasso

Pg 56 Ottiche: Swarovski Optik. Alla scoperta dei nuovi binocoli EL Range.

Pierfilippo Meloni

Pg 60 Racconti venatori: La mia prima Lepre, emozioni indimenticabili

Giovanni Di Maio

Pg 66 Veterinaria: Femmine e riproduzione: scopriamone i segreti..

Kalaris

Caccia Passione 3

Sommario

38 Cani da caccia: Bracco d’Auvergne..il più veloce tra i cani da ferma francesi

44 Fucili canna liscia: Benelli 828 U

56 Ottiche: Swarovski Optik. Alla scoperta dei nuovi binocoli EL Range

Eventi: IWA Outdoor Classics 2015 Tar-get sports

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Difficile parlare di una amico scomparso,

difficile più ancora quando l’amico era di-

venuto un personaggio di spicco del nostro

mondo giornalistico venatorio. Danilo Li-

boi, torinese e frequentatore dapprima delle

risaie dove organizzava una tesa alle anitre

poi passato con l’anima e con il cuore alle

montagne, specie quelle della Val di Susa,

sapeva essere ispido, pungente, arrogante

e litigioso. Ma attenzione: in un mondo di

accomodanti opportunisti, di saggi esercenti

della dietrologia, di infingardi nel pensiero e

nelle azioni queste che ho citato sono quali-

tà di classe superiore, sono medaglie di rara

Editoriale

valenza, sono caratteristiche che permettono di apprezzare, a volte in sani duelli verbali, quel che c’è nell’individuo. Dentro

all’animo di Danilo c’erano quelle doti di personalità spiccata, frutto di educazione, studio e cultura prelevati e tenuti in

serbo nel corso degli anni, con queste si affinavano le armi ideali della schermaglia verbale fatta di stoccate di fioretto,

taglienti sciabolate o brucianti staffilate: la mezza misura non gli apparteneva e con questo garantiva all’interlocutore l’im-

possibilità di travisare il suo pensiero. Magari non sempre si poteva essere d’accordo con lui sulla materia trattata, ma si

apprezzava il contendente onesto e sincero che non aveva timori o paure nell’esporre le proprie convinzioni con dovizia di

ragionamenti e documentazioni. Mi raccontò soltanto una grossa bugia quando, per questioni editoriali, smisi di scrivere

per le due testate da lui magistralmente dirette, Cacciare a Palla e Sentieri di Caccia: era talmente arrabbiato che mi disse

“da oggi tu sarai un nemico”. Cercai di stemperare la tensione correggendo il termine in avversario, ma senza distoglierlo

da quel marchio che mi aveva affibbiato. Ecco, la bugia era solo frutto della delusione, si andava così d’accordo per il lavoro,

e il tempo aveva in seguito fatto riemergere l’essenza del nostro magnifico rapporto, anche a distanza e senza incontri fre-

quenti. L’ultimo a Vicenza il lunedì pomeriggio quando, soli in un corridoio della fiera, ci siamo fermati a parlare e ancora

una volta non mi è riuscito di andare oltre a un asserto laconico, ma molto chiaro sulla sua salute: “parliamo d’altro” disse

e il discorso virò sul caro Federico e sulla sua magnifica strada aperta in zone del mondo come l’Africa dove i suoi 19 anni

sono tutti da esprimere con la semina oculata di papà fin da bambino. Credo che proprio il germogliare di tanti buoni semi

negli gli anni futuri consentirà al figlio di capire e accettare certe cose. Prima di lasciarci tentai un aggancio prossimo per

un incontro al di fuori del lavoro, un po’ come il passaggio del cucchiaino vicino al masso dove sta la trota, ma fu inutile.

Mi abbracciò, cosa inusuale per lui, con forza e amicizia, l’essenza di una vita certo non lunga, ma di un’intensità prodigio-

sa.

Emanuele Tabasso

DANILO LIBOI..

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Caccia Passione 6

Cari Amici, è con entusiasmo che condivido con Voi la soddisfazio-ne per l’ingresso nella nostra redazione di Federico Cusimano.

Federico Cusimano è il nuovo Direttore Responsabile di Caccia Passione©.

gestione del territorio, la valorizzazione delle spe-cie selvatiche, insieme all’agricoltura possano rap-presentare un importante risorsa sia economica che ambientale, oltre ad una fonte importante per desta-gionalizzare l’offerta turistica in moltissime zone del nostro Paese. Federico Cusimano durante una bat-tuta di cacciaFedrico Cusimano durante un prelievo con canna rigata.

“Cedo con piacere e grande fiducia, a Federico, il timone della Rivista Caccia Passione©, certo che, il suo contributo, unito a quello di tutti gli altri nostri collaboratori, ci consentirà di continuare a migliorare sempre di più e a raggiungere nuovi e ambiziosi successi.”

In bocca al lupo, nuovo Direttore!Pierfilippo Meloni

Giornalista, autore televisivo, documentarista, volto familiare nei più seguiti programmi ve-

natori, Federico ha accettato di dirigere le attività del nostro team di collaboratori che sulle pagine Caccia Passione©, ci fanno rivivere le emozioni dell’ars venandi. Federico Cusimano, è nato a Pa-lermo il 7 agosto 1969, vive e lavora da oltre venti anni a Roma dove è sposato ed ha due figlie. Caccia-tore praticamente da sempre, pur amando tutte le forme di caccia si dedica maggiormente alla caccia grossa ed a quella con il cane da ferma, (Kurzharista convinto), sia in Italia che all’estero. E’ stato vicepre-sidente del Safari Club International Central Italy Chapter, ed attualmente è rappresentante regionale dell’Italian Chapter. Presiede un gruppo di cacciato-ri che hanno costituito un’associazione per la caccia e la salvaguardia del cinghiale. Federico Cusimano è fermamente convinto che la caccia moderna, la

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News venatorie

Caccia Passione 7

Ravenna, Carabinieri sorprendono e denunciano cinque animalisti per rispondere dei reati di danneggiamento e violazione di domici-lio volte nel corso si azioni anticaccia.

Ravenna, denunciati cinque animalisti.

Nella mattinata dello scorso 14 marzo 2015, i Carabinieri della compagnia di Cervia, hanno

individuato, all’interno della pineta di Classe, una autovettura Mercedes già segnalata da alcune per-sone poiché sospetta di essere coinvolta in atti van-dalici perpetrati poche ore prima ai danni di alcune abitazioni della zona. Ricordiamo che nella zona della Pineta di Classe si sono registrati nelle ultime settimane episodi di intolleranza causati dalle azioni talvolta violente ed illegali di alcuni attivisti anima-listi con lo scopo di ostacolare e bloccare le attività di caccia di selezione ai Daini autorizzata dalla Pro-vincia di Ravenna, con propria delibera, quale mi-sura straordinaria per il contenimento della specie fino al 15 marzo 2015. Per la questione gli animalisti avevano presentato ricorso al Tar clamorosamente respinto e condannati a pagare spese per la somma di quattromila euro. A bordo della Mercedes in que-stione i Carabinieri hanno sorpreso cinque persone, neanche a dirlo, membri del movimento animalista impegnato nella protesta contro l’abbattimento dei

daini; i soggetti sono stati sottoposti a controllo dai militari e sono stati trovati in possesso di un martel-lo, delle stesse vernici e dei palloncini usati per com-piere gli atti vandalici riscontrati ai danni di alcune abitazioni. Inoltre gli animalisti avevano a seguito una lista di indirizzi e relativi obbiettivi tra cui le due abitazioni già colpiti. Infatti le proprietà danneggiate risultavano essere l’abitazione ravennate del presi-dente dell’Ambito Territoriale di Caccia Ravenna 2, colpita nella notte con palloncini di vernice rossa e imbrattata con scritte offensive; dell’abitazione di un cittadino del tutto estraneo alla vicenda, a San Bar-tolo di Ravenna, colpevole di essere omonimo di un esponente della Provincia con delega alla Caccia e all’Ambiente, anche questa imbrattata con vernice. Infine della “Casa di Caccia” gestita DALL’ATC RA2, a Savio, di cui sono stati danneggiate le vetrate e la re-cinzione esterna. Accertati i fatti i Carabinieri hanno provveduto ad accompagnare i cinque vandali presso i loro Uffici ove sono stati denunciarli a piedi libero.

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Caccia Passione 8

Armi e Munizioni: la nota di ANPAM sulla circolare per la trac-ciabilità e l’identificazione degli esplosivi per uso civile conte-nente alcune raccomandazioni per gli utilizzatori finali.

ANPAM: circolare per tracciabilità e identificazione.

Come noto, l’Unione Europea con la Direttiva 2008/43/CE ha predisposto una serie di azio-

ni volte a sviluppare un sistema di identificazione

FIDASC: Ricominciano le ostilità sportive dell’English Sporting con un campionato invernale 100x100.

FIDASC: l’english sporting su terra bresciana

Per la sponsorizzazione di RC Cartridges, la competizione d’apertura (24 macchine per 12

piazzole sulla distanza di 100 piattelli) è andata in scena sul Campo di Bettolino (BS) sabato 14 mar-zo e, a smentire piacevolmente gli organizzatori che avevano fissato l’inizio della gara per le ore 11, nell’impianto bresciano sono arrivati un cen-tinaio di tiratori gasati al massimo. A dirigere le operazioni ci ha pensato il coordinatore Alessan-dro Capelletto (che è anche membro della Com-missione) coadiuvato nel design dei lanci dalla inarrivabile perizia tecnica di Angelo Antonio-li. Un’accoppiata davvero felice se è vero come è vero che i numerosi tiratori sono rimasti davvero entusiasti e si sono divertiti fino all’ultimo piatto.

e tracciabilità degli esplosivi per uso civile con fun-zione preventiva e legata ad attività antiterroristiche. La disciplina si rivolge agli esplosivi civili, comprese le polveri da sparo ma escluse le munizioni intere e spezzate. La Direttiva è stata recepita con il De-creto legislativo 25 gennaio 2010 n.8. Il 22 febbra-io 2012 è stata approvata una seconda direttiva in materia, la 2012/4/EU, che corregge diverse lacune contenute nella precedente disposizione e postici-pa l’entrata in vigore della direttiva di tre anni, al 5 aprile 2015. “Gli operatori della filiera – ha dichia-rato in merito Mauro Silvis, direttore di ANPAM - si sono adoperati e confrontati con le istituzioni nazionali ed Europee per adempiere alle prescrizio-ni sulla marcatura ed etichettatura degli esplosivi contenute nelle disposizioni comunitarie. Ciò ten-de a consentire la corretta tracciabilità dei prodotti, dall’immissione sul mercato europeo fino al loro uti-lizzatore finale, come richiesto dall’Unione Europea”.

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News venatorie

Caccia Passione 9

ExpoRiva Caccia Pesca Ambiente 2015: Superato l’obietti-vo dei 15.000 visitatori, successo di pubblico e di vendite.

ExpoRiva Caccia Pesca Ambiente, 10ª edizione. Un com-pleanno da ricordare!

Si è chiusa in positivo, domenica 29 marzo, l’edi-zione del decennale di ExpoRiva Caccia Pesca

Ambiente. La fiera dedicata alla caccia, in particolare caccia alpina e di selezione, e alla pesca, principal-mente pesca mosca e spinning ha superato l’obietti-vo che si era posta registrando 15.312 ingressi (+9% sull’edizione 2014). Infatti, per i cacciatori ed i pe-scatori, ExpoRiva Caccia Pesca Ambiente è sempre più un appuntamento speciale, con un ineguagliabile mix di proposte commerciali, folklore, iniziative col-laterali, appuntamenti culturali. Di rilievo assoluto le due tavole rotonde con cui si è aperta la giornata del venerdì. Assoarmieri, con “Franchi Food Aca-demy”, ha presentato un incontro dedicato ai valori nutrizionali della selvaggina. La fiera di Riva è or-mai luogo d’incontro privilegiato dei conduttori di cane da recupero che quest’anno ha organizzato un raduno internazionale con la partecipazione di gruppi austriaci, svizzeri e sloveni e di ben 12 pro-vince italiane. Numerosissime le iniziative anche per gli appassionati di pesca. “Boom” di partecipanti e di pubblico per le molte novità che hanno accom-pagnato questo decennale. Partecipatissima compe-tizione (120 partecipanti) è stata la VII edizione del

“Trofeo Dolomiti Energia”, organizzata da APDG Rovereto 96. Anche il Trofeo Tiemco con 30 iscrit-ti ha visto all’opera costruttori di caratura naziona-le. Successo e soddisfazione per la 2^ edizione del concorso “Tell Me Fishing”, il video contest dedicato ai “corti” di 3 minuti che vedeva in gara 24 filmati provenienti da tutto il mondo, nuovamente vinto dal bravissimo Jonas Borinski. Affollatissimi gli stage gratuiti “Vuoi fare la tua prima mosca?” dedicati ai piccoli visitatori organizzati da I.F.T.A. (Italian Fly Tier Association). Ben tre le vasche di lancio (due per la mosca e una per lo spinning) allestite all’in-terno e all’esterno dei padiglioni dove si potevano testare le attrezzature in vendita. È stata ovviamente l’edizione dei festeggiamenti, culminati nella gran-de cena di gala, nel Salone delle Feste del Casinò di Arco che si è rivelato il luogo perfetto per premiare tredici affezionate aziende che, sin dalla prima edi-zione, hanno preso parte alla fiera. Una festa allieta-ta dallo straordinario gruppo di suonatori di corni JHBG Maltatal della Carinzia. L’appuntamento con l’undicesima edizione di ExpoRiva Caccia Pesca Ambiente è già fissato per il 18/19/20 marzo 2016!

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Fagiani nel boscoEcco come scelgono l’habitat ideale..

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Stanziale

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Qualità dell’ambiente e sopravvivenza del fagiano sono due elementi che vanno paralleli; ecco perché quando il fagiano sceglie il suo habitat lo fa con cura e con cau-tela: da ciò dipende la sua vita e la vita della sua prole.

Il bosco è un po’ una casa per il fagiano e come farebbe un qualsiasi essere uma-no in cerca di un appartamento, anche

il volatile sceglie l’habitat con attenzione: è fondamentale non solo per limitare gli ef-fetti negativi causati dall’inverno, ma anche

perché il bosco è in grado di offrire cibo e riparo dai predatori. Va da sé che scegliere bene è fondamentale. I boschi migliori sono naturalmente inflazionati, come lo sono i quartieri alla moda delle società umane: trovare un alloggio è praticamente impossi-

Fagiani nel boscoEcco come scelgono l’habitat ideale

di Claudia Zedda

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Stanziale

Caccia Passione 13

bile. In molti però ci provano e questo spie-ga chiaramente perché in alcuni casi le per-dite invernali siano tanto alte; la spiegazione non va ricercata esclusivamente nel clima rigido, ma anche nell’alta densità abitativa che significa meno cibo per tutti e duran-te la primavera limitate opportunità di isti-tuire un proprio territorio riproduttivo. E’ proprio durante la primavera che i fagiani si dividono i territori lungo i margini del bosco e proprio lì lanciano l’amo per acca-lappiare un consistente harem di femmine.

La vita del maschio è però dura: non tutti riescono a conquistare un buon territorio e anche fra quelli che sono riusciti nell’impre-sa ci sono quelli che proprio non riescono a mettere su un harem. Questo perché non tut-ti i luoghi, all’interno del bosco sono uguali

e questo le femmine lo sanno bene. Dopo at-tenti studi è risultato chiaro che le zone più favorevoli per lo svernamento sono anche quelle che permettono al fagiano la creazio-ne di un ampio harem. Fagiano maschio du-rante battuta di caccia in Emilia Romagna

I siti scelti vengono comunemente riutiliz-zati, anno dopo anno, dal medesimo grup-po di fagiani e normalmente questi luoghi sono al margine del bosco e devono presen-tare una ricca vegetazione arbustiva. E’ vero che le femmine non disdegnano totalmente i territori ai margini del bosco che presenta-no una vegetazione cespugliosa, ma preferi-scono senza ombra di dubbio quelli con una vegetazione arbustiva interna piuttosto ric-ca. Detto ciò è importante che un cacciato-re conosca quelli che sono gli elementi che fanno preferire un habitat piuttosto che non un altro al fagiano. Non solo può in questo modo puntare verso zone di caccia “sicure”, ma un cacciatore attivo ha anche la possi-bilità di modificare il territorio circostan-te in modo che il fagiano meglio si adatti

ad un bosco piuttosto che non ad un altro.

I requisiti che i fagiani istintivamente pren-dono in considerazione durante la scelta dell’habitat sono almeno tre: 1. Il mar-gine del bosco. Più è ampio il margine in proporzione all’estensione del bosco più i

Fagiani nel boscoEcco come scelgono l’habitat ideale

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fagiani sceglieranno quello come propria dimora. Ne discende che i prediletti siano i boschi piccoli con ampi margini o quelli ampi con radure interne e bordi irregolari piuttosto segnati. Dopo lunga osservazio-ne della specie risulta infatti chiaro che il fagiano trascorre molto del suo tempo nei primi 20 metri di bosco: si tratta della zona più frequentata dagli adulti. Questi di rado si inoltrano nel cuore della vegetazione su-perando i 50 metri dal perimetro esterno. Per questo la preferenza dei fagiani ricade principalmente sui boschi piccoli; questi possiedono in proporzione alla loro dimen-sioni, una più elevata percentuale di mar-gini. I boschi più grandi invece possiedono diverse zone troppo lontane dai margini e queste rimangono scarsamente utilizzate.

2. Quantità e qualità del sottobosco. Le coperture cespugliose, sia per la femmina di fagiano che per il maschio devono es-sere molto fitte e si devono trovare, manco a dirlo, sul margine del bosco. Da notare che in genere le femmine rispetto ai maschi prediligano più le zone interne che esterne.

3. Qualità e quantità di cibo. Non si tratta certo del fattore meno importante nonostan-te sia lasciato in ultima posizione. Perché un territorio venga scelto dai fagiani questo

deve essere marginale al bosco, ricco di ve-getazione e di cibo naturale. Trovare un ha-bitat ricco di cibo consente al fagiano di tra-scorrere un inverno più sicuro e tranquillo. E’ dimostrato infatti che quando costretti a cercare cibo fuori dal bosco, questo genere di alimentazione esterna li esponga di più alle mire di predatori in quanto più facilmente individuabili. Cacciatore durante battuta di caccia al fagiano nel sottobosco emiliano

Il cacciatore in possesso di queste infor-mazioni ha la possibilità di ricreare arti-ficialmente e con un minimo di fatica ha-bitat confortevoli per i fagiani. Ecco come.

- Siepi intorno al bosco. Le si può realizzare forte e fitte, alte e larghe non più di un metro.

- Miglioramento del margine. Quando possibile è piuttosto conveniente creare una piccola cessa interna al bosco a circa 4 metri dalla fila degli alberi più esterna. Questo piccolo spazio verde piacerà sicura-mente ai fagiani in quanto accogliente luo-go per la nidificazione e per il nutrimento.

- Favorire il sottobosco. Non deve esse-re troppo fitto, ma comunque denso. Un buon sottobosco ricco di posatoi notturni, meglio se caldi e riparati, sarà letteralmen-te irresistibile per il fagiano in cerca di casa.

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Stanziale

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Passo migratorio Report di un passo invernale..

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Migratoria

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Migratoria

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“Piatto ricco mi ci ficco..” Così possiamo sintetizzare il pas-so dei tordi a ottobre, finalmente è stato un anno ricco di soddisfazioni, specialmente per i capannisti puri, che con i loro appostamenti posizionati nei punti strategici e con “tanta passione”.

Anche a chi preferisce dedicarsi a que-sta caccia negli uliveti o nei punti di passo con appostamenti provvisori, il

mese di ottobre ha regalato grandi soddisfa-zioni. Al Nord, nelle zone montane lombardi, il passo è stato in due momenti separati, un primo periodo ad inizio ottobre, dove sono stai raggiunti ottimi risultati per poi ripeter-si a metà mese dove in un paio di giornate il

successo venatorio è stato addirittura superio-re. Al Centro e al Sud, naturalmente i periodi sono stai sfalsati di alcuni giorni o settimane, sia per la diversa latitudine sia per alcune gior-nate veramente calde dove il vento di scirocco ha dominato il meteo, bloccando ogni attività migratoria. Poi quando è tornato il vento da nord, in pochi giorni, veramente ricchi, abbia-mo osservato un forte passo di tordi, ma an-

Caccia Passione 18

Passo migratorio Report di un passo invernale..

di Saverio Patrizi

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Migratoria

Caccia Passione 19

che di colombacci, frosoni, fringuelli e merli.

Dopo questa breve sintesi del mese “migrato-rio” per eccellenza, ho dovuto generalizzare, sicuramente molti cacciatori avranno a obiet-tare, ma in poche righe non si possono analiz-zare tutte le situazioni locali e particolari. Fatto sta che finalmente, in linea di massima, le sod-disfazioni hanno superato le delusioni, adesso vedremo quanti turdidi eleggeranno l’Italia a loro paese di svernamento, quest’anno la scarsa qualità delle olive ha costretto molti agricoltori a non effettuarne la raccolta, lasciandone una gran quantità a disposizione degli uccelli, sicu-ramente una situazione particolarmente gradita ai tordi e… ai cacciatori. Cacciatori impegnati in

una battuta di caccia ai tordi di passo autunnale

Il tordo unitamene al merlo, per molti segua-ci di Diana rappresenta l principale obbiettivo per la stagione venatoria, si ratta di selvaggina

che non richiede particolari attrezzature o l’au-silio del cane, pertanto alla portata di chiun-que, un posto dove fare uno spollo o un rientro lo conoscono tutti. Per il primo, basterà po-sizionarsi alle prime luci dell’alba al margine di un bosco, dove sappiamo i tordi amano ri-posarsi durante la notte, magari in prossimi-tà di uliveti o altre risorse di cibo, cercando un buon “affilo”, quale un fosso o un filare di piante, disporsi i direzione del bosco e aspet-tare che i piccoli pennuti ne escano. Dovremo essere pronti a effettuare tiri veloci e spesso di stoccata, a bersagli per nulla facili a causa della grande velocità e dell’imprevedibilità del volo.

Al rientro la posizione è esattamente opposta, sarà necessario preparare un minimo di appo-stamento, almeno una paratia, sarà sempre im-portante individuare delle piante o quei punti che i turdidi utilizzano come riferimenti, il so-lito fosso generalmente rappresenta la soluzio-ne migliore. Al rientro, generalmente, il tiro è più semplice, avremo modo di vedere gli uccel-li per tempo e prepararci al tiro, poi man mano che sopraggiunge la sera,la quota del volo si abbasserà fino a diventare quasi rasoterra, ma questo, di solito, dopo che il legislatore ci avrà fatto scaricare il fucile a causa dell’orario sera-le.Tordo durante passo migratorio autunnale

I nostri amici turdidi sono insidiabili anche nel-le ore diurne nei luoghi di alimentazione, con zirli, chioccoli o più semplicemente alla scac-cia, sono e rimangono una grande risorsa per i cacciatori di tutte le fasce sociali. La stagione è cominciata nel migliore dei modi, questo an-che a dimostrazione che la caccia è l’ultimo dei problemi per i piccoli migratori, speriamo che anche qualcuno dell’ISPRA se ne accorga… Bisognerà solo stare attenti ai calendari vena-tori, ormai una specie di spezzatino, con diffe-renzazioni addirittura a livello provinciale, poi con le zone Natura 2000, dove ogni Regione ha legiferato a modo suo, speriamo di ritornare a calendari uniformi e di facile comprensione.

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Caccia Passione 20

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Cinghiali al profumo di

ChiantiUngulati

Caccia Passione 21

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E’ da poco che conosco la zona, mi ci ha trascinato un mio amico che ne raccon-tava meraviglie. Io credevo esagerasse e

soprattutto ero certo che il gran fascino della

zona Alessandro lo vedesse in tavola, davanti ad un buon bicchiere di vino, invece le sor-prese non sono mancate. “Una caccia al cin-ghiale proprio alle sorgenti della Greve”, mi

Chi non ha mai visitato gli monti alti del Chianti si dovrà fidare del sottoscritto, chi invece ci va tutte le volte che a tempo starà già correndo, con la mente, a quel giorno di caccia sorprendente e a quel tiro storico che ha racconta-to cento e una volta al bar.

Cinghiali al profumo di

Chianti

Caccia Passione 22

di Kalaris

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Caccia Passione 23

Ungulatiha proposto Ale, e io alla fine mi sono lasciato convincere. L’agriturismo – azienda venatoria come immaginavo mi è sembrato fin da subi-to super: belle stanze, ottima tavola, cortesia e un briciolo di tradizione che non basta mai. Ma il meglio doveva ancora arrivare. La mat-tina di caccia come al solito ci è toccata una levataccia. Il freddo era pungente e la risali-ta è stata faticosa, niente a che vedere con le morbide colline e i vigneti profumati che mi immaginavo; eravamo in tanti, una lunga fila indiana che ammirava gli alti castagneti e la vegetazione selvaggia, tenendo acceso il pas-so per non perdere il capo caccia che, si ve-deva da lontano, conosceva bene il luogo.

Di squadre quel giorno ce ne erano parecchie: il motivo è semplice. Il bosco oggi è una vera e propria selva oscura, abbandonato da anni ha avuto tutto il tempo e la tranquillità per rin-foltirsi, diventando un nascondiglio a cinque stelle per i cinghiali. Solo un numero interes-

sante di squadre che cacciano in simbiosi ha la reale possibilità di chiudere in bellezza la battuta di caccia. La nebbia era leggera, ma la giornata prometteva tanto di buono: in più c’e-

ra quella brezzolina leggera che normalmente spazza via tutta l’incertezza e innesta nel cuore dei cacciatori un certo, vago, buon umore. Io e Alessandro decidiamo, con il benestare del capo caccia, di rimanere vicini anche durane la posta e seguendo il sentiero che si attorci-glia in tornanti piuttosto ripidi, Ale continua a raccontarmi delle sue precedenti esperienze in quel luogo fantastico. Grave in Chianti. Non vedevo l’ora d’essere su, di vedere con i miei oc-chi. Intanto il sentiero continuava a stringersi e il mio fiato a farsi più affaticato. “Ma si arriva per davvero o stiamo facendo una passeggiata di salute?” gli chiedo ad un tratto, con un tono mezzo preoccupato, mezzo scherzoso. Si fa sul serio quando il sentiero scompare e noi siamo costretti a seguire le piste degli animali: si ini-zia a giocare. Il capo caccia, un signore tutto d’un pezzo, dai capelli bianchi e gli occhiali-ni lucidi inizia a posizionarci con attenzione. Dopo pochi minuti ci ritroviamo tutti al bordo

di un canalone roccioso piuttosto suggestivo: peccato che io non ami le altezze e la situazio-ne inizia a darmi un poco di fastidio. Ale in-tuisce e facciamo a cambio di posto: mi sento

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più riparato e riprendo a godermela. Davanti noto il favoloso bosco di castagno: abbando-nato dall’uomo sì e forse per questo tanto pu-lito e bello. I tiri che verranno, se verranno, potranno essere puliti e sicuri. Io e Ale siamo distanti circa cinquanta metri. Tutto intorno è silenzio. Quel luogo inizia ad entrarmi nel cuore. Indosso il gilè arancione, cerco un se-dile provvisorio e inizio a controllare al zona.

In quei momenti ho sempre la sensazione che le mie percezioni si migliorino: improvvisa-mente sento l’odore della terra e profumo di funghi. Questo vuol dire solamente una cosa; o i cinghiali hanno di recente frugato la terra o qualche componente del gruppo sta cercan-do un modo nuovo per ingannare l’attesa. Più probabile si tratti di cinghiali in fuga notturna: tutti i passaggi sono smossi, la terra rivoltata e nera e l’attesa si fa assassina. Ad un certo pun-to la radio mi conferma l’inizio della cacciata. Sono tranquillo: non è sempre cosi quando si

re proprio da me? Inoltre il bosco che mi sta davanti è troppo pulito, non offre ripari. E invece no! Sono seduto ma balzo in piedi. E’ lontana, è nera, ma si avvicina rapidamente. La bestia dista da me un centinaio di metri, la sua andatura è veloce e oscilla di qua e di là. Sorprendente quanto sia in grado di tenere lontani i cani. Mi decido: questo tiro è alme-no da tentare. Mi siedo di nuovo, miro, sparo e niente. Il contatto visivo si interrompe dav-vero per poco. Il cinghiale salta fuori dopo qualche secondo fra trochi e bassa vegetazio-ne. Sparo ancora. Alessandro poco più su di me è probabilmente in eccitazione. Niente. I cani arrivano baldanzosi ma invece che an-dare oltre, seguendo la passata, si fermando dietro i castagni e abbaiano. No, non ci credo. L’ho preso! Cinghiale appena prelevato du-rante battuta di caccia nelle colline di Greve in Chianti. A quel punto mi capita quello che capita a molti: iniziano a tremarmi le gambe

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comincia, ma questa volta la mia posizione è ottima-le e sono protetto anche da eventuali colpi vaganti che ogni buon cacciatore deve sempre tenere in conside-razione e tentar di prevede-re. Gruppo di cinghiali nei boschi di Greve in Chianti

In lontananza sento col-pi di fucile e commenti e come spesso accade, a me e un po’ a tutti, le padelle al-trui un poco mi rallegrano. Aspetto, aspetto e aspetto: divoro un panino tanto per ingannare il tempo quando un canaio ci avverte “Cani a fermo. Attenti”. Il cuore inizia ad andare più forte. Certo, non ci credo, ma la speranza non ti abbandona mai: siamo in tanti, perché il cinghiale dovrebbe veni-

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Ungulatidall’emozione. Tutti per radio chiedono cosa sia successo. Il canaio mi chiede di scacciare i cani per farli proseguire. Parto alla volta dei cani non prima di aver avvisato i vicini che mi sto muovendo. Muoio dalla curiosità. Lo tro-vo praticamente subito. E’ grosso, è maestoso. Con una frasca cerco di cacciare i cani, mi rin-ghiano ma dopo poco si allontanano. Guardo dove l’animale è stato colpito e mi sorprendo di me e della mia fortuna. Ma la caccia prosegue. Indico ai compagni il luogo nel quale si tro-va il cinghiale e ritorno al mio posto. Passano quelli che a me sembrano minuti, e sento che

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anche le poste alte si danno da fare. Sorrido quando arriva il segnale del fine caccia. Insie-me con gli altri andiamo a ritirare il premio: con me, come al solito ho una fune. Leghia-mo il cinghiale e non senza fatica lo portiamo via. La sera ospiti del delizioso agriturismo, davanti a molti bicchieri di vino racconto una infinità di volte della giornata eccezionalmen-te fortunata. Tutti erano certi che i colpi fos-sero di Alessandro, meglio posizionato, ma no, la gloria è tutta mia. Una volta nella vita ti deve capitare il tiro fortunato. A me è succes-so qualche mese fa, sui monti alti del Chianti.

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Eventi

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IWA Outdoor Classics 2015

Target sports, nature, activities e protecting

people..

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IWA Outdoor Classics: Dal 06 al 09 marzo 2015 si è tradizionalmente svolta l’IWA 2015 nel Centro Esposi-zioni di Norimberga, la principale fiera europea dedi-cata al mondo delle armi, della caccia e dell’outdoor.

Arriva marzo ed è tempo di grandi fie-re. Eccoci all’IWA 2015 di Norimber-ga, la più grande manifestazione del

vecchio continente sia per numero di visita-tori che di espositori. Presenti le Aziende di maggior rilievo del settore che stanno acco-gliendo presso i loro Stand dislocati su oltre 86.000 metri quadrati con ben 9 padiglioni interamente dedicati alle novità proposte nei tre grandi segmenti espositivi “Target Sports”, “Nature Activities” e “Protecting People”.

L’IWA Outdoor Classics detiene un’impor-tanza straordinaria: all’edizione dello scor-so anno pressoché due terzi dei 39.244 vi-

sitatori professionali da 117 paesi hanno raggiunto Norimberga dall’estero, così come più di tre quarti dei 1.336 espositori com-plessivi da quasi 50 nazioni dell’intero globo.

L’IWA Outdoor Classics in ben quarata anni di storia ha saputo sapientemente trasfor-marsi nella principale esposizione interna-zionale di settore interamente dedicata alle armi da caccia e da tiro sportivo, agli equi-paggiamenti outdoor e alle dotazioni per gli operatori della sicurezza pubblici e privati.

Ma ecco alcuni scatti di questa edizione 2015 di IWA Outdoor Classic di Norimber-ga con le principali novità presenti in fiera.

IWA Outdoor Classics 2015

Target sports, nature, activities e protecting

people..

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di Pierfilippo Meloni

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Eventi

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Eventi

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Caccia in Uruguay Paradiso venatorio sudamericano

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Ogni cacciatore che pratica turismo ve-natorio a livello internazionale cono-sce l’Uruguay e le opportunità che of-

fre. L’habitat di questo paese e la salvaguardia dello stesso da parte del Governo, ha determi-nato la proliferazione della selvaggina autoc-tona, in particolare delle pernici, beccaccini, tortore, colombacci, lepri e anatre. Le politi-che in tema di ambiente hanno dato buoni risultati, al punto che da alcuni anni a questa

pernici, beccaccini, tortore, colombacci, lepri e ana-tre. Abbondanza di prede, alto grado di professiona-lità delle guide ed accoglienza sono il biglietto da visita di questo paese, che presenta ai cacciatori desi-derosi di compiere un viaggio venatorio in Sud America.

Caccia in Uruguay Paradiso venatorio sudamericano..

parte molti cacciatori considerano l’Uruguay una meta “obbligata”, per chi desidera com-piere un viaggio venatorio ricco di soddisfa-zioni. Oltre alla fauna cacciabile, questo paese si distingue anche per la calorosa accoglien-za della popolazione e la buona disponibilità di strutture che ospitano i visitatori, ognuna delle quali spesso offre anche la consulenza di guide esperte che accompagnano i cacciato-ri nelle riserve di caccia Molte testimonianze

di Claudia Zedda

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Caccia all’Esteroche si possono trovare nelle rete, asseriscono che compiere un viaggio in Uruguay da mol-te soddisfazioni per quanto riguarda le prede catturate, grazie all’abbondanza di quest’ul-time. Le specie cacciabili in Uruguay, come già accennato poche righe fa, sono pernici, beccaccini, tortore, colombacci, lepri e ana-tre, per le quali occorre fare una distinzione per i periodi in cui è possibile il loro prelie-vo. Battuta di caccia alle pernici in Uruguay durante un soggiorno venatorio. Le tortore in Uruguay compiono un copioso passaggio durante tutto l’anno, sia nel nord del paese che al sud. Per questi volatili, la legislazione dell’Uruguay non prevede limiti di cattura, di conseguenza esiste un considerevole margine di sicurezza in fatto di numero di prede che si possono abbattere. Le zone ad alta concentra-zione di pernici sono situate nel nord dell’U-ruguay, in prossimità delle grandi piantagio-ni di girasole soia e delle pampas, le quali si estendono lungo la costa ed i fiumi. Stando ad alcuni dati ufficiali, ogni battuta di caccia alle tortore in Uruguay prevede l’uso di più di mille cartucce, un numero che può rendere l’idea di quanto possa essere divertente inse-diare questi volatili. La specie cacciabile per la quale molte strutture organizzative dell’U-ruguay si sono specializzate, è sicuramente la pernice che può essere cacciata dal 1 maggio al 31 luglio. Le guide hanno infatti acquisi-to una notevole specializzazione ed un alto grado di professionalità verso la caccia alla pernice, con ottime garanzie di successo in termini di carniere a fine giornata. Setter da caccia mentre riporta una pernice sudameri-cana durante un viaggio venatorio in Uruguay

Sempre dal 1 maggio e fino al 15 settembre, sono le anatre le protagoniste delle battute di caccia. Quest’ultime si svolgono prevalente-mente nelle lagune e nelle zone paludose, in diverse modalità: in appostamento in prossi-mità della riva; in postazioni edificate sfrut-tando la vegetazione naturale ed usando ana-

tre artificiali e con cani labrador da riporto. La presenza delle guide che accompagnano il cacciatore, infine, avendo una profonda cono-scenza delle zone di caccia, aumenta sensibil-mente il numero di esemplari abbattuti a fine giornata. In Uruguay le anatre sono presenti nelle sottospecie Picazo, Malcero Siriri e Fa-cia Blanca. Coloro che desiderano compiere un viaggio venatorio in questo paese hanno anche la possibilità di insediare anche bec-caccini, colombacci e lepri, sempre con otti-mi risultati per numero di esemplari abbattu-ti. Il Sud America è un continente che attrae molti cacciatori da tutto il mondo, ed in par-ticolare l’Uruguay sta conoscendo un notevo-le aumento di prenotazioni per viaggi a scopo venatorio. L’abbondanza di prede da cacciare, l’ospitalità e la professionalità delle guide che accompagnano i cacciatori nelle riserve, fan-no si che l’Uruguay stia diventando la meta preferita da molti cacciatori che si recano in Sud America. Report di una giornata di caccia in Uruguay agli anatidi. L’Uruguay, ufficial-mente nota come República Oriental de Uru-guay, è uno Stato dell’America meridionale. La superficie totale è di 176.220 km², con un popolazione di 3.431.932 abitanti, con capi-tale Montevideo. Confina a nord-est e nord col Brasile, a ovest con l’Argentina, a sud con il Río de la Plata, a est con l’oceano Atlantico.

L’Uruguay è una repubblica presidenzia-le, il cui capo di stato attuale è José Mujica Cordano. La lingua ufficiale è lo spagnolo.

Alcune fonti storiche asseriscono che il territorio dell’attuale Uruguay fosse abi-tato fin dal VII millennio a.C. da picco-li gruppi di popolazioni nomadi, mentre la prima popolazione stanziale di cui si hanno notizie certe è quella dei Charrúas.

La storia ufficiale dell’Uruguay inizia nel 1516, ma esistono due versioni della sco-perta di questo paese: la fonte spagno-la attribuisce a Juan Díaz de Solís il rag-giungimento della foce del Río de la Plata

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scoprendo il paese, mentre la versione por-toghese vuole che la foce sia stata scoperta due anni prima da esploratori portoghesi.

Per certo si sa che il primo insediamento sta-bile fu fondato nel 1624 a Soriano sulle rive del Río Negro. L’epoca successiva fu caratte-rizzata da costanti scontri con i portoghesi che rivendicavano la sovranità sul territorio.

Nonostante i dissapori tra spagno-li e portoghesi, nel 1726 venne fonda-ta l’attuale capitale Montevideo. L’U-ruguay è il secondo stato più piccolo

dell’America meridionale dopo il Suriname.

Il territorio dell’Uruguay è situato in una fa-scia di transizione dalla pampa argentina alle parti collinari del Brasile meridionale. Gran parte del paese è situato su un vasto basso-piano con rare formazioni collinari, che diffi-cilmente arrivano ai 500 m s.l.m.: le più note sono la Cuchilla de Haedo a settentrione e la Cuchilla Grande nella parte orientale del pa-ese. Ad ovest, lungo il corso dell’Uruguay vi sono ampie paludi spesso allagate dalle piene

del fiume. Nella parte sudorientale della costa vi è una stretta pianura costiera pianeggiante, sabbiosa e caratterizzata da lagune, mentre la costa affacciata sul Rio de la Plata è più scoscesa.

La vetta più elevata del paese è il Cerro Catedral (514 m s.l.m.) seguito dal Cerro Ventana (420 m) e dal Cerro Colorado (299 m). in generale il paese è piuttosto pianeggiante, poiché solo il 10% circa del territorio supera i 200 m s.l.m.

Il terreno è piuttosto fertile e sfrutta-bile ai fini agricoli, mentre le aree bo-schive sono piuttosto limitate, rappr-

sentando solo circa 5% del territorio.

Dal punto di vista climatico l’Uruguay pre-senta differenza tra nord e sud: nella parte settentrionale del paese il clima è subtro-picale, mentre a sud è temperato offrendo condizioni meteorologiche simili a quel-le di Italia e Spagna. La temperatura media annua è pari a 17,5 °C, con gennaio che è il mese più caldo, poiché si raggiunge una temperatura media di 32 °C, mentre quel-lo più freddo è giugno (media di 6 °C).

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Caccia all’Estero

Le precipitazioni sono distribuite nell’anno e vanno da una media di 1000 mm/anno fino ai 1400 mm/anno nella parte settentrionale del paese. Il semestre invernale è solitamen-te più asciutto di quello estivo, il mese più piovoso è marzo. In inverno sono frequenti intensi venti freddi da sud-ovest, chiama-ti Pamperos, che colpiscono l’area costiera.

Il sistema dei trasporti consta di circa 2900 km di linee ferroviarie, tutte di scartamen-to da 1435mm, trazione diesel, e solo 11 km di binario doppio. Non si può certo dire che sia una rete ferroviaria di ultima generazio-ne, poiché la metà di quest’ultima è dismes-sa, mentre transitano solo treni merci nelle tratte di Montevideo-Rivera-Livramento, Piedra Sola-Tres Arboles, Sayago-Minas, Verdum-Planta ANCAP, Carnelli-La Teja, Chamberlain-Paysandu-Salto-Concordia e

Algorta Fray Bentos. Attualmente si lavo-ra alla riapertura della tratta 25deAgosto-San José-Ombucitos, mentre è avventua la riapertura della tratta fino a San Josè per il traffico pasaggeri nel dicembre del 2006.

L’Uruguay sta cercando di attuare piani di preservazione dell’ambiente, avendo isti-tuito il Ministero per l’ambiente (Ministe-rio de Vivienda, Ordenamiento Territorial y Medio Ambiente) nel 1991. Questa isti-tuzione combatte i maggiori rischi am-bientali legati all’inquinamento dei fiumi, all’erosione dei terreni e alla mancanza di una politica di riciclaggio dei rifiuti. La costruzione pianificata di due cartiere sul corso del fiume Uruguay ha portato a nu-merose manifestazioni e trattative diploma-tiche con l’Argentina. Lo 1% del territorio è protetto, lo 0,1% è parzialmente protetto.

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Cani da cacciaCani da caccia

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francesi..

Bracco d’Auvergne.. il più veloce tra i cani da ferma

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Il Bracco d’Auvergne è razza poco conosciuta e diffusa nel continente europeo, ma in Nord America viene con-siderata una delle migliori razze da ferma.

La sua velocità, resistenza e caparbietà nel lavoro, fanno di questa razza una delle migliori in ambito venatorio.

Tra le razze canine più famose per la loro innata predisposizione alla caccia ed alla fe-deltà verso l’uomo, troviamo sicuramente il BRACCO D’AUVERGNE. Le sue origini si perdono nel tempo, al punto che oggi esi-stono varie ipotesi sulla sua effettiva gene-

si. Alcuni esperti della razza affermano che il Bracco d’Auvergne sia stato importato in Alvernia nell’anno 1798, per opera dei Ca-valieri di Malta i quali fecero ritorno nella propria patria, portando con sé il capostipite della razza. Un’altra ipotesi, invece, asserisce che questo Bracco sia del tutto autoctono e non introdotto artificialmente. Quale che sia la sua effettiva origine, alcuni studi sul

francesi..

Bracco d’Auvergne.. il più veloce tra i cani da ferma

di Diego Mastroberardino

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Bracco d’Auvergne vedono scorrere nel suo sangue quello del “Pointer” e del vecchio “Bracco francese”: tale teoria spiegherebbe il singolare e caratteristico colore del mantello. Nonostante sia stato da sempre considerato un ottimo ausiliare in ambito venatorio, nel tempo si stava perdendo l’abitudine di por-tarlo a caccia e solo grazie ad accurate sele-zioni svolte in Francia da parte di grandi al-levatori, come Mr. De Tournay, considerato da molti il padre della razza, la razza venne rivalutata. Il lavoro di De Tournay consentì al Bracco d’Auvergne di tornare a svolgere il lavoro per cui è nato: insediare le prede. Le sue stupefacenti abilità di cacciatore, portare alla diffusione della razza anche nel

Africano ed in America, dove la natura sel-vaggia di quei paesi richiedeva un ausiliare forte, resistente e completo sotto molti pun-ti di vista. Caccia con il Bracco d’Auvergne-Bracco d’Auvergne in ferma su coturnice.

Nonostante nessuno abbia mai messo in discussione le abilità venatorie del Bracco d’Auvergne, la sua diffusione nel continente europeo non è mai stata molto significativa,

poiché ha subito la concorrenza delle razze più conosciute. Se in Europa non ha avuto molta fortuna, il contrario può dirsi negli Stati Uniti, in Canada ed in Libano, dove fino a qualche decennio fa era molto diffuso.

Il Bracco d’Auvergne viene anche comu-nemente chiamato “le Bleu d’Auvergne” a causa del suo tipico colore. Dal punto di vista estetico, si tratta di un cane di media taglia, mesomorfo dolicocefalo, morfologi-camente classificato come tipo Braccoide. È un cane molto robusto con arti potenti. Il suo aspetto è ossuto, ma senza grossola-nità malgrado il caratteristico tipo Bracco conservi una certa leggerezza ed una certa

eleganza, alla quale dà un apporto il colore del mantello. Caccia con il Bracco d’Auver-gne - Cane da ferma francese. La robustezza di questa razza viene messa in risalto e co-adiuvata da un’eccellente massa muscolare e dalla densità dei tessuti, i quali ne indicano una grande attività ed energia. Il suo tronco e la sua struttura corporea complessiva sono molto ben proporzionati e di giusti rappor-

Cani da caccia

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ti. Il d’Auvergne possiede un carattere ecce-zionale, appropriato ad una razza da ferma. Se ben abituato fin da piccolo risulta molto ubbidiente e fedele al proprio padrone: non si allontana mai troppo lontano da quest’ul-timo e cerca sempre di compiere al meglio il proprio dovere. Nonostante la sua energia, questa razza è mansueta e calma al di fuo-ri dell’ambito venatorio, ma quando viene portata a caccia essa assume un aspetto se-rio e deciso, quasi a dire: “Ora non si scher-za più!”. Quando l’uomo lo invita a svolgere un’attività si esalta e non si tira mai indietro. Essendo un cane da ferma, il Bracco d’Auver-gne possiede tutte le qualità essenziali utili a caccia: adattamento a qualsiasi terreno, con-

dizione climatica, distanze da coprire, fiuto, velocità e resistenza.Caccia con il Bracco d’Auvergne su beccaccia. Come accennato qualche riga fa, il Bracco d’Auvergne in un particolare momento storico venne relegato a razza da compagnia: oggi chi volesse pren-dere un Bracco d’Auvergne, se ben abituato, può convivere senza alcun problema in casa con la famiglia. Con quest’ultima sviluppe-rà un ottimo rapporto di amicizia e fedeltà, poiché ama stare a contatto con il proprio padrone e con la sua famiglia. Se non si vuole destinare questa razza in ambito ve-natorio, dove da il meglio di sé, è importan-te sapere che quest’ultima necessita di fare molto movimento a scoprire nuove zone.

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Cani da caccia

Standard della Razza Bracco d’Auvergne:

Paese d’origine: Francia

Classificazione F.C.I.: Gruppo 7- cani da ferma

Altezza: maschi da 57 a 63 cm al gar-rese femmine da 55 a 60 cm al garrese.

Tronco: il torace è ben disceso, almeno fino al livello del gomito. Il petto è mediamen-te largo e proporzionato alla profondità. Le

coste sono arrotondate; il garrese è ben ri-levato, il dorso dritto, il rene corto, legger-mente arcuato, largo e ben muscoloso. La groppa è larga, ossuta e non troppo avval-lata, possente e ben muscolosa. Il fianco è piatto e leggermente rilevato. Le labbra sono abbastanza forti, tali da conferire al muso un aspetto quadrato. Le labbra sono anche ben discese. La canna nasale è abbastanza lun-ga e dritta. Il cranio è ovale nella sua parte posteriore, fronte sviluppata senza esagera-zione, senza eccesso di larghezza, si ricolle-ga al muso con un salto naso-frontale mar-

cato, ma non troppo accentuato. Le arcate sopraccigliari sono ben rilevate. I denti sono forti, bianchi, ben sviluppati e completi nel numero.Bracco d’Auvergne ottimo cane da ferma francese Il collo è piuttosto lungo, ab-bastanza forte soprattutto alla sua inserzione con le spalle, leggermente arcuato, leggera giogaia a ric ercarsi, ma senza esagerazione.

Le orecchie sono attaccate basse in modo da evidenziare la rotondità del cranio. Gli occhi sono di media grandezza, di co-lor nocciola scuro con espressione franca. Gli arti sono dritti, con avambracci forti e muscolosi. Il pelo è corto e morbido di bianco con macchie nere e macchiettature più o meno numerose oppure carbonato.

Il colore più ricercato è il mantello a fon-do bianco con macchie d’un nero blu, le macchiettature nere abbastanza numerose.

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Fucili canna liscia

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Benelli 828 U il sovrapposto dei tempi nuovi

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Se ne parlava da tempo, ma in azienda le bocche erano cucite e soltanto in genna-io, allo Shot Show di Las Vegas, era ap-

parso per la prima volta mentre qui da noi in Europa ha fatto il suo ingresso fra il pubblico all’IWA di Norimberga: la presentazione del nuovissimo sovrapposto in pretto stile Benel-li con le coreografie di quattro volteggiatrici acrobatiche, la folta presenza di giornalisti e di pubblico di settore, ha fatto da degna cornice al lavoro del gruppo di studio pilotato dall’Ing. Vignaroli. La bascula ricavata da un estruso di Ergal presenta forme inusuali e armoniose,

comprensive del punto di innesto della testa del calcio: sono così superate le due classiche codette posteriori. Inferiormente è incassato il gruppo di scatto estraibile per comodità di pulizia: il funzionamento si basa su percusso-ri lanciati di massa ridotta e con alta veloci-tà mentre il selettore di sparo è inserito nella slitta della sicura posta all’apice superiore della bascula. Da questo punto spicca la spianatura su cui lavora la chiave di apertura, arcuata e di-sassata, a cui è demandata l’apertura del fucile e, insieme, la monta delle batterie per cui non ci sono più le tradizionali slitte, bacchette o

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Pensare a Benelli e immaginare il semiautomatico inerziale è un tutt’uno per cui ragionare in termini di sovrapposto sposta completamente l’assetto mentale di chi si avvicina a questa novità assoluta.

Benelli 828 U il sovrapposto dei tempi nuovi

di Emanuele Tabasso

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leve comandate dalla croce; quest’ultima viene realizzata in acciaio con l’incassatura nel legno dell’astina e conserva l’unica funzione, sempre importante, del tiraggio, cioè dell’assemblag-gio corretto e con le giuste tolleranze delle tre parti principali dell’arma. Tenute e chiusure richiamano il progetto Jäger, rinverdito da al-tri fabbricanti, ma la Benelli non poteva pedis-sequamente seguire una traccia già battuta: il sistema con blocchetto a L pivotante ha subito migliorie tali da venire coperto da un nuovo brevetto. Tutti i particolari a lavoro sono in acciaio e in sintesi osserviamo il braccio verti-cale della L con due corti perni laterali, profi-lo superiore a due gobbe e quello orizzontale

Fucili canna liscia

inferiore con un arco sotteso fra due incavi. Il monobloc riveste parecchie funzioni, prima fra tutte la parte complementare di tenuta con due tasche nei prolungamenti superiori di cu-latta in cui si incastrano le gobbe, mentre una flangia aggettante nella canna inferiore trova riscontro negli incavi del braccio orizzontale del blocchetto in cui si appoggia la rotondi-tà della canna stessa. Il complesso forma un insieme stabile contro la separazione indotta allo sparo e scarica sui semiperni della ba-scula e sugli orecchioni l’energia residua della spinta in avanti mentre quella all’indietro va sulla faccia di bascula: qui sporgono, sempre comandati dalla chiave, due puntoni cilindri-

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Caccia Passione 50Caccia Passione 48

ci con incastri nelle corrispondenti mortise tonde dei prolungamenti di culatta per im-pedire la rotazione delle canne. All’estrazione meccanica primaria si aggiunge l’eiezione del tutto inusuale: il complesso è sempre situato nel monobloc con i gambi caricati a molla e il comando di sgancio operato da un piccolo pistoncino inserito ortogonalmente nella can-na e spinto in fuori dal momentaneo rigonfia-mento del bossolo allo sparo: nel movimento sposta il gambo dal dente di ritegno e l’eietto-re fa il suo dovere. Un’ennesima funzione del monobloc vede le camere di cartuccia ricavate al suo interno mentre bastano pochi mm per inserire e saldare le canne: di queste osservia-mo la lunghezza da 65 o 70 cm, la tipologia

Power Bore con trattamento criogenico, ana-logo negli strozzatori intercambiabili Crio Chokes, la bindella superiore in carbonio per assicurare leggerezza e dissipazione del calore.

Il calcio in legno di noce grado 3 e 3 super include il sistema Progressive Comfort con dorso in materiale vibro assorbente e cal-ciolo con apparato interno di smaltimento graduale del rinculo: lavora quindi propor-zionalmente all’energia che gli si applica.

Molto interessante la possibilità di variare la lunghezza del calcio regolando sulla propria fi-gura la distanza calciolo e grilletto a cui si som-mano le variazioni di piega e deviazione, ben 40 possibilità, portando il fucile a misura perfetta per la personale imbracciatura. Immaginiamo

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Fucili canna liscia

che la descrizione di questa formidabile novità sia esauriente non proprio per aver tutto ben presente al massimo livello, ma sicuramente per stimolare la curiosità di andar quanto pri-ma in armeria per rendersi conto dal vivo di un altro big bang operato dalla Casa di Urbino.

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VI-MA Pegaso kipplauf con chiusura Jäger

modificata

Du La Vi-Ma di Gardone Val Trompia dal 1987 produce meccanica di pre-cisione per diversi comparti e il sal-

to nel settore armiero con una propria linea è parso come uno sbocco naturale per usufru-ire di macchinario ed esperienza al massimo

livello. Il Modello Pegaso, questo il nome del kipplauf in esame, è in produzione da alcu-ni anni con un’evoluzione della linea davvero riuscita: da una bascula di stile austriaco con forme più squadrate e testa da cui discendo i rinforzi laterali ossequienti al verbo di Fer-

Non è fatto nuovo che aziende produttrici di meccanica di precisione trovino nel comparto armiero uno sbocco commerciale aggiuntivo inserendo nel mercato qual-cosa di particolare.

di Emanuele Tabasso

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Fucili canna rigatalach, si è passati a un riuscito insieme che ricorda testa e seni di bascula degli SO della Beretta con una serie di rinforzi laterali dif-ferenziati. Esaminate sul sito aziendale le so-luzioni proposte dobbiamo concludere che la scelta effettuata da Giuseppe Loschi, a cui va il grazie per aver avuto a disposizione l’arma, sia quella più centrata. Innanzitutto l’applicazio-ne delle cartelle lunghe è soltanto un elemento

decorativo, la batteria funziona con ben diffe-rente apparato, ma conferisce all’insieme uno slancio elegante reso ancor più attraente dalle incisioni che la Casa, con estrema correttez-za, segnala come ricavate a laser nei modelli correnti mentre qui troviamo un ricco rina-scimentale ricavato a bulino. I punti salienti della bascula restano i seni arrotondati evi-denziati da un bordino incavato da cui parte il rinforzo laterale tondeggiante e rastremato, forse pleonastico nell’organizzazione mecca-nica della chiusura Jäger, ma che intanto c’è e fa ottima presenza; sempre in tema di chiusure osserviamo come nella faccia di bascula siano praticate due mortise cieche per accogliere le mensole ricavate dal sostanzioso monobloc di culatta: un traversino comandato dalla chia-ve agisce come una terza Purdey del secondo tipo. Osserviamo come la soluzione sostitui-sca al meglio l’originale dente di ritegno po-steriore del blocchetto pivotante giocando con

ben altre sezioni e favorevole braccio di leva; inoltre tale scelta operativa lascia integra la re-sistenza dei seni e la loro bella linea. L’apertura è demandata a una chiave integrale con pul-sante rotondo mentre non esiste sicura poiché la batteria viene armata dalla slitta posta sulla codetta superiore solo al momento del biso-gno: volendo rinviare il tiro un secondo im-pulso disattiva la molla e il fucile torna porta-

bile in perfetta tranquillità. Si monta così uno scatto diretto regolabile fra i 2 kg e i 250 g che, insieme alla corsa del percussore di circa 5 mm, rende ottimi servigi anche nei tiri lunghi: ricordiamo come un urto o l’apertura del fu-cile disattivino immediatamente il complesso di scatto. La calciatura in bel noce chiaro ve-nato mette in risalto la meccanica con finitura brunita per la canna e ad argento vecchio per bascula e guardia: elegante e consequenziale all’essenza di un kipplauf il calcio con appog-gia guancia a pagine di libro, pistola arcuata, astina sottile e con schnabel più lo zigrino a scozzese. L’ottica Swarovski viene fissata tra-mite un ottimo attacco Contessa e la preci-sione dei colpi a 100 m con cartucce originali RWS nel calibro 5,6x50R vede i tre fori inter-secati fra loro. Per camoscio e capriolo (salvo regole ostative al diametro del proiettile) è una soluzione brillante e di facile porto grazie al peso del solo fucile contenuto nei 2.600 g.

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Per i tedeschi scendere in campo con le cartucce nel-la classica misura statunitense del .222, in metrico 5,6 mm, era stato il segnale di un nuovo corso di pensie-ro giunto una ventina di anni dopo la fine della II GM

La cartuccia 5,6x50R DWM

Trascorso un ventennio dalla conclu-sione della II GM nel 1965 la RWS mostrava la sua 5,6x57, prima tedesca

di tale calibro fatta eccezione per la 5,6x61 Vom Hofe del ’37, poco diffusa ad onta delle sue eccezionali prestazioni. Nel 1968 anche la DWM scendeva in campo con una cartuc-cia simile, non così vigorosa come la concor-rente, ma ugualmente degna di attenzione. La dicitura completa era 5,6x50R Magnum dove calibro e suffisso mostravano quanto il verbo d’oltre Atlantico fosse stato preso in

considerazione: la velocità dei piccoli pro-iettili da 3,48-3,60 g (50-55 gr) e gli effetti terminali indotti erano oramai una chiara realtà, insieme alla precisione intrinseca, alla tensione di traiettoria sulle medie distanze, al bassissimo rinculo e quindi alla possibilità di cameratura in armi leggere. Proprio que-ste ultime considerazioni si erano affermate come base del progetto che, in maniera inu-suale, aveva dato alla luce per prima la car-tuccia a bossolo flangiato, adatta ai bascu-lanti come i leggeri kipplauf o i sostanziosi

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Munizioni

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drilling. La Casa metteva a disposizione de-gli armaioli una fresa per modificare la ca-mera originaria in .222 Rem., cartuccia che dal suo apparire negli Anni 50 aveva subito fatto proseliti nel tiro e nella caccia, specie alla marmotta. Così all’epoca si era data a si-mili fucili una voce più prestante che, con-servando la precisione intrinseca adeguata al peloso roditore, ampliava il raggio d’azione a capriolo e camoscio entro i 250 m e magari anche un po’ oltre: torniamo a focalizzare il

concetto di piazzare la palla al punto giusto, cosa ben fattibile grazie alle doti balistiche e alla facilità con cui si padroneggia l’arma allo sparo. Ricordiamo l’abbattimento sul posto a circa 150 m di un robusto muflone operata da un amico grazie a una ricarica con palla Hornady da 55 gr piazzata perfettamente. Per completare la descrizione di tale cartuccia aggiungiamo che dopo circa un anno venne presentata la versione con bossolo scanalato, adatta alle carabine. Il caricamento di fab-

Questi i dati* di ricarica e velocità con le due misure:

Canna da 50 cm

Polvere gr Palla V/2 in m/sec

I.M.R. 4064 x 28,0 gr Hornady SP da 55 gr 999-992 I.C.I. R.2 x 27,0 gr Hornady SP da 55 gr 980 I.M.R. 4064 x 27,7 gr Speer da 63 gr 969-972

Canna da 63,5 cm

I.M.R. 4064 x 27,3 gr Hornady SP da 55 gr 992-994

N/140 x 28,0 gr Hornady SP da 55 gr 1035

I.C.I. R.2 x 27,5 gr Hornady SP da 55 gr. 1040-1021-1060 *Dati senza nostra responsabilità né garanzia.

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brica delle munizioni RWS prevede la palla Teil Mantel da 3,6 g (55 gr) per cui abbiamo rilevato una V/2 di 975 m/sec con canna da 50 cm e di 985-993 con canna da 63,5 cm.

Come si potrà osservare con la canna da 63,5 cm si sfiorano, nella migliore soluzione velocitaria con 55 gr di palla i 200 kgm di E/2 e si rimane sempre e comunque attorno ai 180 kgm, più che sufficienti a ingaggiare il capriolo e il camoscio a distanza di 200 m e

oltre. La palla con un giusto piazzamento ben raramente esce in animali di maggior taglia e la completa cessione dell’energia consente di avere successo anche con queste prede.

Per i basculanti non c’è storia: la versio-ne R a collarino è ideale e provate un po’ a pensare a un Bockdrilling con canna li-scia in 20/76, rigata maggiore in 7x75R Vom Hofe o un redivivo 8x65R Brenne-ke e poi la 5,6x50R DWM per completare.

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Per la seconda volta, i binocoli EL Range di SWAROVSKI OPTIK ridefiniscono l’attrezzatura da caccia. Grazie a un’ottica all’avanguardia e a una funzione di misura-zione precisa e accurata, i prerequisiti essenziali per una caccia proficua sono ora riuniti in un unico strumento. .

guardia e a una funzione di misurazione pre-cisa e accurata, i prerequisiti essenziali per una caccia proficua sono ora riuniti in un unico strumento. SWAROVSKI OPTIK pre-senterà i nuovi binocoli EL Range al salone IWA 2015. I binocoli, sottoposti a ulteriori

Le SWAROVSKI OPTIK presen-ta i nuovi binocoli EL Range. In-novazione, perfezione e armonia.

Per la seconda volta, i binocoli EL Range di SWAROVSKI OPTIK ridefiniscono l’attrez-zatura da caccia. Grazie a un’ottica all’avan-

Swarovski Optik Alla scoperta dei nuovi binocoli EL Range Innovazione, perfezione e armonia...

di Pierfilippo Meloni

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Ottichemigliorie sulla base dell’esperienza maturata giorno dopo giorno, offrono ora caratteristi-che innovative e sono stati progettati alla per-fezione fin nei minimi dettagli. Ottica, design ed ergonomia sono in completa armonia tra loro. Grazie al pacchetto FieldPro, comfort e funzionalità hanno raggiunto un livello supe-riore. I nuovi binocoli EL Range 8x42 e 10x42 saranno disponibili a partire dal 2 aprile 2015 presso rivenditori specializzati e online sul sito WWW.SWAROVSKIOPTIK.COM.

Quando l’innovazione trae linfa dall’espe-rienza. Le grandi sfide poste dalla caccia in montagna, e soprattutto dalla caccia sulla

lunga distanza, non lasciano spazio a com-promessi. Nessuno più di SWAROVSKI OP-TIK sa cosa significa dover rispondere a que-ste esigenze. Dopo tutto, i binocoli EL Range sono stati sviluppati e migliorati allo scopo di aiutare ogni cacciatore a ottenere risultati perfetti, anche nelle condizioni più difficili. Grazie all’estrema nitidezza delle immagini e a una misurazione della distanza e dell’ango-lazione altamente accurata, è possibile anda-re a segno con precisione a ogni tiro. I nuovi binocoli EL Range – che vanno a sostituire il modello presentato per la prima volta nel 2011 – offrono un pacchetto ben studiato di ottica e tecnologia di misurazione, oltre a una

serie di miglioramenti in materia di design, ergonomia e funzionalità.

Maggiore armonia tra design e funzionalità.

Solo quando si usa un prodotto ogni gior-no si capisce davvero come funziona. Ecco il motivo che ha spinto SWAROVSKI OPTIK a sviluppare il nuovo pacchetto FieldPro, che porta la semplicità di utilizzo dei binocoli EL Range a un livello superiore. Il nuovo attac-co rotante della tracolla con cordino si adatta perfettamente a qualsiasi movimento. L’attac-co a baionetta vi permette di fissare e sostitu-ire la tracolla e gli accessori in modo veloce e flessibile. La tracolla può essere regolata alla

lunghezza ideale, in brevissimo tempo e sen-za fare rumore, grazie alla semplice rotazio-ne del pratico pulsante di fissaggio rapido. Il nuovo e speciale pulsante di misurazione può essere individuato e attivato facilmente, anche quando si indossano guanti. I nuovi coprio-biettivi e coprioculari, saldamenti fissati ai bi-nocoli, si abbinano perfettamente all’estetica e al design complessivo del prodotto. Anche la ghiera di messa a fuoco e le ghiere di regola-zione della compensazione diottrica sono più pratiche da usare, grazie a un rivestimento più morbido e a un design antiscivolo. Design perfettamente ergonomico per un uso più confortevole. Per eseguire misurazioni accu-

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rate su lunghe distanze è necessaria la massi-ma stabilità. Per questo motivo, oltre a essere particolarmente leggeri, i binocoli EL Range hanno un peso perfettamente bilanciato. Con un peso di 880 g per il 10x42 e di 895 g per l’8x42, i binocoli EL Range sono i più leggeri della loro classe. L’ergonomia degli elementi operativi, come il migliorato pulsante di mi-

surazione, permette di eseguire misurazioni accurate in totale comfort, anche per bersagli molto lontani e anche con una sola mano. Le alette arrotondate e l’aggiunta di incavi per i pollici rendono ancor più maneggevole il binocolo e ne assicurano la massima stabi-lità durante l’impugnatura e la misurazione. Tutto ciò assicura una visione confortevole senza che l’osservatore accusi alcuna fatica.

Ottica comprovata per osservare ogni det-taglio. Grazie alle funzionalità integrate di misurazione della distanza e dell’angolazio-ne, i sofisticati binocoli EL Range offrono un ampio campo visivo (8x42: 137 m / 10x42: 110 m) ed eccezionali valori di trasmissione (91%) in entrambi i corpi. I binocoli EL Ran-ge garantiscono immagini di alta qualità e colore neutro e riducono la dispersione della luce. Gli EL Range, inoltre, riescono a fornire immagini luminose ad alto contrasto e per-mettono all’osservatore di riconoscere detta-gli minimi in ogni situazione. Usando questi binocoli, infatti, è possibile ottenere una vi-

sione più ampia e avere il tempo per mettere a fuoco ciò che davvero interessa.

Tecnologia collaudata per misurazioni pre-cise. Grazie al telemetro a laser integrato e alla tecnologia SWAROAIM, con indicatore d’inclinazione e speciale programma per tiri angolati, parametri chiave come l’angolazione e la distanza per andare a segno e la corretta

distanza di tiro sono sempre disponibili. Ciò consente di compiere valutazioni rapide e di attuare le regolazioni del caso (usando i click per la torretta balistica BT e la ghiera perso-nalizzata PBC o le barrette con reticoli a lun-ga distanza) per tiri angolati e a lungo raggio.

Tutto ciò di cui avete bisogno per un tiro perfetto: binocoli EL Range – X5(i) – STR.

In caso di tiri a lunga distanza, è indispensa-bile poter contare su un’attrezzatura perfetta e totalmente affidabile. In quest’ottica, i bino-coli EL Range, il cannocchiale da puntamento X5(i), e il cannocchiale da osservazione STR con reticolo di SWAROVSKI OPTIK rappre-sentano un mix ideale. Questo pacchetto a supporto del perfetto tiro a lunga distanza, sia su terreno di caccia che in ambito spor-tivo, contribuisce a rendere il tiro ad ampio raggio una sfida più realistica, ma comunque in grado di fare appello al senso di respon-sabilità del tiratore e alla corretta valutazione delle sue capacità.

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Ottiche

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Ho letto da qualche parte che la caccia alla Lepre veniva praticata già in tempi antichissi-mi, forse da molto prima dei Romani e quindi mi sono detto: “Può essere mai che sono un cacciatore da tanti anni e non ho mai caccia-to la Lepre, la Regina Baffuta?!”. Finalmen-te però mi si è presentata l’occasione di farlo nel modo migliore e così quando Lorenzo mi ha invitato per una battua insieme a suo padre non è esitato un istante ad accettare.Lorenzo è un mio caro amico d’infanzia ap-passionato di caccia come me e nella sua fa-miglia la caccia alla Lepre è una tradizione da generazioni; il padre e il nonno da sem-pre l’hanno praticata per non parlare del-la loro esperien-za come segugisti. Non potevo sperare in un’occasione mi-gliore, penso pro-prio che mi divertirò.Il padre di Lorenzo, il signor Girolamo, no-nostante l’età ama addestrare personalmen-te i suoi cani, magnifici esemplari di Segugio Italiano che, da quello che so, è tra le miglio-ri razze che si possano utilizzare per la caccia alla Lepre; da ciò che racconta Lorenzo poi i cani addestrati dal padre sanno dimostra-re di essere dei veri professionisti del settore. Finalmente è arrivato il giorno che aspettavo,

stanotte quasi non ho dormito per la voglia di cominciare e sono saltato giù dal letto già prima che suonasse la sveglia. L’attrezzatura è pronta, per questa giornata speciale ho deciso di portare il mio semiautomatico Benelli Vinci in calibro 12 con canna da 70 e strozzatura 2 stelle, magnifico fucile. Per le cartucce mi sono fatto consigliare da Lorenzo e ho portato delle 36grammi con pallini da 5 per il primo tiro e 38grammi con pallini da 4 per i colpi successivi.Una veloce colazione al bar del paese insie-me a Lorenzo e al suo papà poi via verso la zona di caccia. La guida ovviamente è il si-gnor Girolamo che alle sei del mattino ci ha

già portati sul luogo di caccia, la campa-gna fuori Rispescia, a pochi chilometri da Grosseto da una parte, e dal Parco Na-turale della Marem-

ma dall’altra; il paesaggio della zona dove ci troviamo è una bella pianura in genere col-tivata a grano ma che non disdegna qualche vigneto sparso qua e là per non parlare degli sconfinati campi di erba medica; la regolarità della campagna coltivata e dei filari dei vigne-ti è interrotta a tratti da angoli di vegetazio-ne selvatica, in genere tra un limite e l’altro, e da qualche casupola agricola. L’atmosfera delle prime luci dell’alba immersi in questo

Racconti di caccia

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Una delle cacce che mi ha sempre affascinato è forse anche una delle più antiche che l’uomo abbia pratica-to: la Caccia alla Lepre.

La prima Lepre, emozioni indimenticabili..

...Una volta liberi sul luogo di caccia i segugi comince-ranno a girare alla ricer-ca della traccia giusta ...

di Giovanni Di Maio

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paesaggio regala sempre una certa magia che forse solo i cacciatori posso cogliere appieno. Mentre ancora faccio il turista e mi godo il paesaggio, c’è però chi non perde tempo: il signor Girolamo ha già fatto scendere i cani dalla jeep per cominciare a fargli sgranchire le zampe e nel frattempo ci rassicura, “il posto è buono, vedrete che oggi ci sarà da divertirsi”. Il vecchio pare parlare a ragion veduta perché tante altre volte ha già cacciato l’orecchiona da queste parti con ottimi risultati e conosce bene la zona. Le Lepri vengono in pastura in questi terreni, mi ha spiegato Lorenzo, ma essendo molto ampia come zona probabilmente i cani faticheranno un po’ a trovare la traccia giusta. C’è da dire in effetti che in questo tipo di cac-cia i cani fanno gran parte del lavoro. I se-gugi in genere vengono addestrati a seguire solo ed esclusivamente la traccia della pre-da che interessa al cacciatore, in questo caso la nostra amica dalle lunghe orecchie, sen-za farsi distrarre dalle tracce lasciate da al-tri animali come cinghiali, caprioli e altra selvaggina da pelo. Così mentre io e Loren-zo ci troviamo due poste, ben distanti tra di noi, dove attendere la fuga della Lepre qua-

Caccia Passione 62

lora i cani riuscissero a scovarla, il signor Gi-rolamo avvia i cani sulle tracce della Lepre. I Girolamo sembra concentratissimo a capire ogni minimo movimento dei suoi cani, ogni re-azione mentre frugano il terreno alla ricerca di quella particolare traccia diversa da ogni altra. Fino ad ora, durante una abbondante mez-zora di cerca incessante, i cani hanno regala-to al massimo qualche scagno e qualche sco-dinzolamento ma privo di seguito concreto: qualcosa c’é ma pare che non ne siano certi. Per me che non sono abituato a questo tipo di caccia l’attesa è snervante, sono poco esper-to ed ogni abbaio mi sembra un segnale po-sitivo ma Lorenzo mi spiega che non è così. Finalmente dopo circa una decina di minuti sentiamo i cani abbaiare a tratti come se si ri-chiamassero tra loro scambiandosi informa-zioni per avere una conferma, come a dirsi: “La traccia c’è è sembra quella giusta. Da que-ste parti è passata una Lepre e non deve essere lontana!”. Da questo momento in poi ha ini-zio una frenetica ricerca da parte dei segugi per scovare la lepre nel luogo ove si è rifugiata accompagnata da una colonna sonora di vo-calizzi ben cadenzati e sempre più frequenti.

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La nostra attenzione sui cani aumenta ad ogni istante ed improvvisamente un abbaio stridu-lo e prolungato squarcia la campagna mentre nello stesso istante un lampo scuro attraversa la porzione di campo dove si trovavano i cani per dirigersi proprio verso di noi. Lorenzo esulta “Eccola!” e imbraccia immediatamente la sua doppietta ma la Lepre sembra troppo lonta-na per lui. Ciò nonostante un secondo ancora e Lorenzo prova il tiro ma, non solo padella paurosamente per ben due volte, provoca an-che un improvviso cambio di direzione della Lepre che spaventata adesso corre verso di me.Una scarica di adrenalina mi attraversa il corpo. E’ la prima Lepre in corsa che vedo dal vivo, mi sta proprio davanti e sono a di-stanza di tiro durante una battuta di caccia. Quasi stento a crederci ma mi trovo al posto giusto al momento giusto; i pensieri si acca-vallano ma, come fosse una reazione istinti-va ed automatica, imbraccio il mio calibro 12 e tutto nella mia mente si schiarisce. Seguo con il mirino quel fulmine scuro che attra-versa il campo dinanzi a me. E’ velocissima! Sto quasi per provare a sparare ma improvvi-samente sento un fischio forte e prolungato.

Mi blocco un attimo per capire cosa accade è mi accorgo che a fischiare è proprio Lorenzo. Mi aveva parlato di questa tecnica ma me ne ero dimenticato e, sinceramente, non ci ho neanche creduto tanto. In effetti Lorenzo mi ha anche confessato che non sempre funzio-na ma stavolta, incredibile ma vero, la Lepre rallenta la sua corsa sfrenata quasi fermandosi in mezzo al campo probabilmente per capi-re da dove arriva quel suono prolungato. E’ il mio momento. Non posso perdere quest’occa-sione. Ci siamo solo io e la Lepre. FUOCO! Per un istante mi sembra di non udire più alcun suono dopo lo sparo ma l’abbaio sfre-nato dei segugi che raggiungono la preda abbattuta mi riporta alla realtà. La mia pri-ma “Regina baffuta”, onore a lei, rotola su terreno ed infine resta immobile. Non ci credo! Ho abbattuto la mia prima Lepre. Aveva ragione il signor Girolamo, caccia-re la Lepre è un’esperienza indimenticabi-le e ricca di colpi di scena. Non mi sentivo così emozionato da quando sono andato a caccia la prima volta con papà e il nonno, non dimenticherò mai questa giornata.

Racconti di caccia

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Accessori per la caccia

Il collare beeper “CANIBEEP RADIO PRO” mette in comu-nicazione cane e cacciatoreIl CANIBEEP RADIO PRO della Cani-com è un collare beeper ideato per stabi-lire un contatto tra il cane ed il padrone.E’ stato progettato per consentire al cac-ciatore di localizzare il cane quando è in

ferma, in cerca o quando si ritiene necessario. Durante le battute di caccia, spes-so, è necessario stabilire un contatto con il cane ai fini di una buona riuscita della stessa.Canibeep Radio Pro è un collare beeper dotato di telecomando, che per-mette al cacciatore di localizzare immediatamente il cane fino a 300 mt.

Pattadese, Coltelli di Sarde-gna per Tradizione.Si tratta di un coltello a serramanico, dal-la linea affusolata e sinuosa con il manico in monoblocco con un’anima in ferro o ottone, compresa tra due guance in corno. Antica-mente, ma anche oggi, veniva commissionato a seconda delle esigenze che andava a servire.

Il corno usato per la realizzazione del Pattadese è di muflone o montone,

Hornady Lock-N-Load Sonic Cle-aner e i 100 bossoli come nuoviÈ possibile, disponendo dell’attrezzatura adatta la pu-lizia dei bossoli, prima di procedere con ogni ulte-riore criterio di selezione, può determinare il più indimenticabile dei successi sportivi se ben esegui-ta, oppure il più doloroso sconforto se sottovalutata.

Dalla Hornady Manufactoring Company di Grand Island, Nevada, ci giun-ge notizia di questa nuova pulitrice elettrica per bossoli, la cui conce-zione coinvolge la tecnologia degli ultrasuoni applicata alla ricarica.La macchina può pulire, in una sola sessione, cento bosso-li calibro .308 Winchester, oppure ben duecento in calibro .223 Remington.

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Femmine e riproduzione: scopriamo i segreti..

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Veterinaria

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Essere proprietario di un cane femmina non è cosa da tutti: diversamente dal maschio la femmina conosce nel corso del tempo un alternanza ormonale pesante che in-fluisce sul suo comportamento, sulla sua resa lavorati-va e sulla sua capacità riproduttiva.

P er una buona gestione del cane è indispensabile conoscere i segna-li che questo ci invia. Il dimorfi-

smo sessuale di cui si parla tanto si riferisce alle differenze fisiche fra cani della mede-sima razza ma di sesso opposto, e anche a tutte quelle diseguaglianze comportamen-tali, caratteriali che caratterizzano la fem-

mina distinguendola nettamente dal ma-schio. D’altronde se quest’ultimo ha a che fare solo con il testosterone che può ren-derlo aggressivo e poco remissivo in fase di addestramento, la femmina ha invece a che fare periodicamente con estrogeni, con il progesterone e molti altri ormoni che ne modificano fisico e atteggiamenti. Il calore

Femmine e riproduzione: scopriamo i segreti..

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Se ne parla sempre, ma non sempre si sa con precisione cosa dire e di cosa effetti-vamente si stia discutendo. Tutte le fem-mine, raggiunta la pubertà, vanno in calo-re: raggiungono quindi il periodo fertile durante il quale possono accogliere il ma-schio avviando una eventuale gravidanza.

La domanda che ricorre con molta frequen-za è relativa al periodo durante il quale ar-riva il primo calore. La risposta è sempli-ce: non esiste una sola risposta. Il primo calore dipende da molti fattori, primo fra tutti la razza e la taglia del cane. Se in un

cane di piccola razza il calore può soprag-giungere fin dal quarto mese, in quelli di taglia maggiore arriva molto più tardi, an-che al 18 esimo mese e oltre. Per questo, se si è proprietari di una femmina, è bene attendersi il calore dal 6 – 8 mese in poi.

I fattori genetici non sono però i soli ad in-fluenzare l’arrivo del primo calore: si som-mano ad esempio fattori ambientali, cli-matici e più specifici quali l’alimentazione.

Se all’ottavo mese un cane di piccola taglia non ha ancora attraversato il primo calore, nessun problema: in molti casi si verifica il

Veterinaria

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calore silente. Si tratta di un primo calore a tutti gli effetti che però passa inosservato.

Le fasi del ciclo riproduttivo

Sono quattro e tutte piuttosto impor-tanti, non solo per il cane, ma anche e soprattutto per il proprietario. Cono-scerle e conoscere le reazioni dell’ani-male sarà importante per sapere come comportarsi e quali attenzioni prendere.

La prima fase è detta proestro e dura circa 9 giorni: fisicamente si verifica un aumento degli estrogeni che scendono durante l’estro. Dura altri 9 giorni durante i quali prende avvio l’ovulazione con il corrispettivo au-mento del progesterone. Durante il diestro i livelli di progesterone scendono: la durata orientativa è di 70 giorni. Infine l’anestro, di 180 giorni circa è un periodo di quiete visto che gli ormoni ovarici sono quasi a riposo.

L’inizio del ciclo riproduttivo e dunque del-la conta dei giorni deve necessariamente partire dalla prima giornata di perdite ema-tiche: è ovvio che si tratta di un particola-re che spesso sfugge, soprattutto quando il cane vive all’aria aperta. Le perdite di sangue che ci avvisano dell’inizio del ciclo ripro-duttivo, hanno durata variabile e non sono sempre indice di massima fertilità dell’ani-male, come alcuni ritengono. Non indica-no nemmeno la fine del periodo fertile: per determinarlo servono attenzioni maggiori.

Periodo fertile delle femmine:

Sapere con precisione quando una femmi-na entra nel suo periodo fertile è piuttosto complicato e a poco valgono una serie di consigli ideali per l’una razza ma non per l’altra, per un esemplare ma non per tutti.

In alcuni casi la cagna in estro ha una ces-sazione delle perdite di sangue, in altri casi le perdite cambiano colore, diventando più chiare, presentano un aumento delle di-mensioni dei genitali esterni. In generale il consiglio, specie se si desidera program-mare un accoppiamento, è quello di contat-tare il proprio veterinario. Attraverso due

Caccia Passione 70

semplici esami sarà in grado di darci mol-tissime informazioni. Con l’esame citologi-co possiamo sapere con precisione data del parto prevista e eventuale presenza di pa-tologie in corso. Con il dosaggio ormonale siamo in grado di conoscere con precisio-ne l’avvicinarsi dell’ovulazione e dunque il veterinario sarà in grado di consigliare sul periodo migliore per l’accoppiamento.

Proestro ed estro: cambiamenti della femmina

Durante questa fase piuttosto particolare i cambiamenti per la femmina non sono solo fisici, ma in larga misura anche comporta-mentali. L’arrivo del proestro è comunemente annunciato da una svogliatezza generalizza-ta, che ben si nota se la femmina è impiegata per la caccia. Si tratta di un sintomo legato alla minor resistenza fisica e che si associa ai cambiamenti ormonali della quale, il pro-prietario deve necessariamente tener conto. Si tratta d’altronde di tendenze che si verifica-no sia durante il proestro sia durante l’estro.

Anche il comportamento con i maschi è da tenere in considerazione, ricordando che non esiste una regola da seguire univoca per ogni femmina e per ogni razza. In alcuni casi infatti, durante il proestro la femmina non mostra alcuna attenzione nei confronti dei maschi, ma può capitare anche il contra-rio. Si dimostra invece piuttosto interessata e disponibile all’accoppiamento durante l’e-stro. Questa disponibilità non è però sempre un campanello che ci avverte della fertilità della femmina: alcune accettano di accop-piarsi esclusivamente in prossimità dell’o-vulazione, altre invece sono propense all’ac-coppiamento anche in momenti non propizi.

Il consiglio dunque, specie se la femmina è utilizzata per la caccia, è quello di tenerla lon-tana da potenziali partner indesiderati per tutto il periodo. Non solo è svogliata, meno attenta alla natura e ai richiami del cacciatore, ma si potrebbe anche incorrere in gravidanze non desiderate, con partner non selezionati.

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Caccia alle anatre con

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Spaniel su lepre

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Cani da caccia: Il trialer beccacciaio: valu-tare il cane da caccia

Ungulati: Il Cinghiale dei sogni

CACCIA PASSIONEAnno IV – N° 03 – Marzo 2015

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