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Numero 3 - settembre 2010 GLOBAL PERSPECTIVES AND SOLUTIONS MAG Il made in Italy non si ferma mai EST DA BOLLYWOOD A GIACARTA CHI SOGNA GUARDA A L’irresistibile ascesa del re Mida brasiliano EIKE BATISTA Il sogno di Yunus: sconfiggere la povertà entro il 2050 MICROCREDITO Si riduce la forbice tra economie avanzate e paesi emergenti LA NUOVA MAPPA DEI RISCHI

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Attualità, scenari di mercato, trend dell’industria italiana e tutti gli strumenti per far crescere il business nella rivista quadrimestrale del Gruppo SACE.

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Numero 3 - settembre 2010

GLOBAL PERSPECTIVES AND SOLUTIONS

MAG

Il made in Italy non si ferma mai

ESTDA BOLLYWOOD A GIACARTACHI SOGNAGUARDA A

L’irresistibile ascesa del re Mida brasiliano

EIKE BATISTA

Il sogno di Yunus: sconfi ggere la povertà entro il 2050

MICROCREDITO

Si riduce la forbice tra economie avanzate e paesi emergenti

LA NUOVA MAPPA DEI RISCHI

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Sommario2

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Quadrimestrale d’informazione numero 3, settembre 2010 - Milano

Editore SACE S.p.A.

Direttore Responsabile Stefania Pensabene

[email protected]

RealizzazioneALCOS s.r.l.

Stampa Valprinting s.r.l.

il Magazine è stato realizzato con foto scattate dai dipendenti di SACE

Aut. Trib. Milano n. 202 del 24 Aprile 2009, spedizione in abbonamento Poste Italiane spa Sped. in A.P. D.L.353/2003 conv.

L.46/2004, art1, c1, DCB Milano

GLOBAL PERSPECTIVES AND SOLUTIONS

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DIARIO DI VIAGGIOAsia emergente Nuovi protagonisti oltre a Cina e India

BINOCOLOBusiness in Asia Un potenziale immenso da cogliere sul campo

AUTOSCATTOGaranzie fi nanziariee reverse factoringPer sostenere la liquiditàdelle imprese

SIDECARSMEG, vocazione internazionale Parla il CEOVittorio Bertazzoni

NUOVI MONDISACE per l’arteIl talento di Zhang Xiaogang

16COVER STORYPianeta BollywoodAlla scoperta di una realtà multiforme che alimenta cinema e tv nel mondo

GLOBA L P E RS P ECT I V ES AND SOLUT IONS

800.269.264 w w w . s a c e . i t

20PASSAPORTOConsigli di viaggioLe accortezze per fare affari d’oro in Vietnam

EDITORIALEGiovanni CastellanetaMercati emergenti (e promettenti)

L’OPINIONERoberto MonducciL’export italiano riparte lentamente

CAPITANI DEL NUOVO MONDOEike BatistaIl nuovo sogno brasiliano

CHECK - INLe news di SACECosa accade nel mondo

MAPPAMONDOLa nuova mappa dei rischiSi riduce la forbice tra economieavanzate e paesi emergenti

METEO MERCATORipresa a “rischio medio” L’industria italiana settore per settore

SE NE PARLA Il sogno di YunusSconfi ggere la povertà con il social business

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a crisi che ha scosso i mercati internazionali ha rivoluzionato la geografi a dei rischi e delle

opportunità per chi fa business nel mondo, riducendo la “forbice” tra economie avanzate e

paesi emergenti. Mentre i paesi avanzati mostrano crescenti vulnerabilità e vedono erodersi

la loro fama di risk free market, i mercati emergenti stanno guidando la ripresa mondiale

e, anche se non privi di rischi, si stanno affermando ormai come i più promettenti, capa-

ci di stimolare la domanda che alimenterà le maggiori opportunità per le nostre imprese.

I paesi emergenti saranno responsabili dell’80% della crescita mondiale nei prossimi cin-

quant’anni. Con vari acronimi, analisti e studiosi hanno provato a dare volti e nomi ai nuovi

protagonisti dello scenario economico mondiale. Dopo i BRIC (Brasile, Russia, India e

Cina) e gli STIM (Sudafrica, Turchia, Indonesia, Messico), ora si inizia a parlare di una terza

ondata di nuovi potenziali mercati chiave, i MINTS (Malesia, Indonesia, Nigeria, Turchia,

Arabia Saudita): sono tutti tentativi di cogliere e fotografare una nuova realtà emergente,

ricca di opportunità e in continua evoluzione.

Per prossimità geografi ca e culturale, l’Europa emergente e la sponda sud del Mediterraneo restano le nostre prime

frontiere di opportunità, ma il nostro sguardo oggi dovrà spingersi sempre più lontano.

Quest’edizione di SACE Mag offre una panoramica sull’evoluzione dei rischi e delle opportunità per le imprese

a livello mondiale a oltre un anno dall’esplosione della crisi globale, presentando l’ultima edizione della Country

Risk Map e alcuni esempi di strumenti assicurativo-fi nanziari che possono guidare le imprese alla conquista dei

nuovi mercati.

Una conquista che non dovrà misurarsi solo con la sfi da dell’interscambio commerciale, perché i mercati emergenti

sono destinati a rappresentare sempre di più aree in cui dislocare intere fi liere produttive o distributive e creare

raggruppamenti tramite acquisizioni e investimenti.

Guarderemo in particolare a Est, identifi cando e analizzando le potenzialità del mercato asiatico, che SACE presi-

dia da Hong Kong, uno degli uffi ci del nostro network internazionale in continua espansione. I paesi asiatici stanno

compiendo passi importanti per affermarsi come i protagonisti dello scenario economico globale. Sono mercati

ricchi di opportunità per le nostre imprese, che in passato hanno trascurato le potenzialità di queste destinazioni a

vantaggio di mercati geografi camente o culturalmente più vicini.

Oggi più che mai, per crescere bisogna puntare lontano. Presidiare mercati già conosciuti con modalità innovative

ed esplorarne di nuovi con strumenti e strategie adeguati. Con un partner assicurativo solido ed affi dabile come

SACE al vostro fi anco.

MERCATI EMERGENTI(E PROMETTENTI)

Giovanni Castellaneta Presidente di SACEE d i t o r i a l e

LMAGpag 1

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L’impatto della crisi economica manifestatasi nel corso del 2008 sui livelli di attività industriale è stato violento, molto diffuso settorialmente e fortemente concentrato nel tempo, con cadute

produttive e del commercio internazionale mai sperimentate in prece-denza. Nell’ultimo biennio, la caduta del commercio mondiale ha coin-volto tutte le principali economie, con un impatto rilevante per paesi, come l’Italia, a forte vocazione manifatturiera ed elevata propensione all’export. La fase di ripresa dell’export si è avviata, per il nostro Paese, a partire dal terzo trimestre del 2009: nel secondo trimestre del 2010 il valore delle esportazioni è aumentato di circa il 18% rispetto al corri-spondente periodo del 2009, che rappresenta il punto di minimo del ciclo. A giugno, il tasso annuo di crescita è stato del 22,8%. Nonostante questi chiari segnali di ripresa, il livello di export è ancora al di sotto di circa il 15% rispetto a quelli raggiunti immediatamente prima della crisi.Il sistema esportatore ha risentito in misura rilevante di queste di-namiche: nel primo semestre 2010 sono 35.500 gli operatori con li-velli signifi cativi di fatturato esportato (oltre 250.000 euro nel perio-do), 2.500 in più rispetto alla media del 2009 ma ancora al di sotto dei livelli del 2007 e del primo semestre 2008 (oltre 37.000 unità). Complessivamente, i dati più recenti su fl ussi di export ed operatori commerciali mostrano, da un lato, la capaci-tà del sistema esportatore italiano di riagganciare le opportunità offerte dai mercati internazionali, dall’altro quanto sia diffi cile re-cuperare, in un contesto di incertezza e con ostacoli persistenti per la competitività dei prodotti e le opportunità di fi nanziamento. In questo quadro, il sistema delle imprese esportatrici è stato interes-sato da profondi fenomeni di selezione e ricomposizione. Nel nostro Rapporto annuale, pubblicato a maggio del 2010, abbiamo tentato di rispondere ad alcune domande ormai ricorrenti nel dibattito sul-la crisi e sulla ripresa dell’economia italiana. Alcune di esse - carat-teristiche della ripresa di competitività all’export del 2006-2007, aumento della qualità delle nostre esportazioni - rimandano alla si-tuazione pre-crisi, altre si riferiscono alla dinamiche delle imprese esportatrici nella fase più acuta della crisi e nella fase di ripresa (ten-denze delle imprese per dimensione, segmenti che hanno tenuto e set-tori in crisi persistente, carattere più o meno pervasivo della ripresa).L’importanza dell’analisi per impresa è direttamente connessa an-che alle caratteristiche strutturali del nostro sistema produttivo: nel 2008 erano presenti in Italia ben 93.000 imprese manifatturie-re con un’attività diretta di esportazione. Di queste, 10.000 con 50 e più addetti. Questa polverizzazione del sistema delle impre-se esportatrici caratterizza anche le attività di esportazione diretta, che incorporano forme organizzative e capacità relazionali diverse da quelle associate a un presidio esclusivo del mercato domestico.

L’export italiano riparte lentamente

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L ’ o p i n i o n e di Roberto Monducci

DUE ANNI DI ATTIVITÀ RILETTI CON NUOVI STRUMENTI DI ANALISI INTEGRATA

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I dati sull’evoluzione delle 38.000 imprese manifatturiere persistente-mente esportatrici nei primi quadrimestri del 2008-2009 (rappresenta-tive del 94% delle esportazioni dell’industria) fanno emergere alcuni aspetti rilevanti. In primo luogo, il 34,6% delle imprese ha recuperato le perdite di ex-port subite durante la recessione tra l’inizio del 2008 (prima dell’avvio della crisi) e l’inizio del 2010. Inoltre, sono due i raggruppamenti di imprese caratterizzati da tendenze persistenti e fortemente divergenti: a) quelle che hanno registrato aumenti di export sia nel 2009 sia nel 2010 sono circa 4.500 (l’11,6% del totale); la quota delle esportazioni da esse attivate è aumentata dal 5,2% del 2008 all’11,7% del 2010; b) quelle che hanno subito diminuzioni delle esportazioni sia nel 2009 sia nel 2010 sono invece poco più di 10.500 (il 27,4% del totale) e mostrano un forte calo del loro contributo alle esportazioni (dal 29,7% al 19%). La fase di ripresa è quindi associata ad un forte ritardo di un am-

pio segmento di imprese esportatrici; il nucleo di unità che ha in-vece mostrato un pieno recupero dei livelli di export pre-crisi è ancora minoritario e mostra un profi lo caratterizzato soprattutto dalla capacità di riallocare i fl ussi commerciali tra le diverse aree. Come si vede, gli spunti di analisi sono numerosi e suscettibili di ulte-riori approfondimenti. La possibilità di integrare i dati individuali delle imprese (commercio estero, bilanci, caratteristiche strutturali, localizza-zione ecc.) rappresenta un rilevante fattore di competitività di questo tipo di statistiche, che rafforzano la capacità delle istituzioni e degli operato-ri di monitorare con tempestività e profondità l’andamento del sistema esportatore. È per questo che l’Istat metterà a regime, a partire dal 2011, la produzione di indicatori statistici e analisi sulla struttura e la dinamica del sistema esportatore, con la pubblicazione periodica sia di notiziari sia di focus specifi ci, basati sul nuovo sistema statistico integrato di dati su operatori e imprese che scambiano con l’estero.

MAGpag 3

Le tradizionali statistiche sui fl ussi commerciali con l’estero, pur offrendo dettagliate analisi per paese e voce merceologica, risultano poco effi caci per comprendere la dinamica degli operatori all’export e porla in connessione con i comportamenti e l’evoluzione strutturale di questo essenziale segmento del sistema produttivo italiano. Negli ultimi anni l’Istat ha però messo a punto nuovi prodotti statistici che permettono di rileggere in modo articolato e coerente i dati sui fl ussi commerciali secondo varie “unità di analisi”come prodotto, operatore all’export e impresa. Questi moduli, che nei prossimi mesi confl uiranno in un

vero e proprio sistema informativo statistico integrato, rappresentano un essenziale strumento per monitorare la dinamica degli operatori all’export e per comprenderne le complesse trasformazioni.L’Istat in diverse occasioni ha già presentato alcune analisi che vannoin questa direzione. L’arricchimento che deriva dalla integrazione tra gli aspetti macroeconomici e quelli micro, lo dimostra anche l’analisi che segue su quanto accaduto alle imprese e agli operatori attivi sui mercati esteri.

UN NUOVO SISTEMA STATISTICO PER CAPIRE LE TRASFORMAZIONI DELL’EXPORT

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Sportivo, spregiudicato, sempre molto audace. A volte un po’ eccentrico. Così la maggior parte degli imprenditori brasiliani defi nisce Eike Batista, l’uomo più ricco del

Brasile. A 53 anni, Batista è, secondo la rivista Forbes, l’ottavo uomo più ricco del mondo. Amante della velocità, ha conqui-stato diversi record di navigazione ed è appassionato di auto di lusso, come la super sportiva Mercedes-Benz SLR McLaren che tiene parcheggiata nel salotto di casa sua. Figlio di Eliezer Bati-sta, il famoso presidente della compagnia mineraria Vale do Rio Doce, Eike ha accumulato il suo patrimonio, stimato oggi in 27 miliardi di dollari, in soli trent’anni. Anche in un paese come il Brasile, dove le opportunità economiche abbondano, l’ascesa fi nanziaria di Eike Batista è una storia di successo quasi senza eguali. Oggi gran parte della sua ricchezza deriva da OGX, il gruppo energetico fondato nel 2007 che fa sempre più gola anche ai cinesi: le petrolifere Sinopec e Cnooc sarebbero pronte a paga-re 7 miliardi di dollari per acquistarne una quota del 30%. Ma come nasce questo impero che fa sognare il Brasile e il mondo?

C a p i t a n i del nuovo mondo

MAG pag 4

SCOPRIAMO LE TAPPE DELL’IRRESISTIBILE ASCESA DEL MAGNATE BRASILIANO CHE, DALLE RISORSE MINERARIE A QUELLE ENERGETICHE, DALLA LOGISTICA ALLE NUOVE FRONTIERE DELL’URBANISTICA SOSTENIBILE, HA COSTRUITO UN IMPERO SENZA MAI SBAGLIARE UN COLPO

IL PERSONAGGIO

EIKE BATISTA E IL NUOVO SOGNO BRASILIANO

EIKE BATISTA, NATO IN BRASILE NEL 1957, TRASCORRE GRAN PARTE DELLA SUA INFANZIA IN EUROPA,

PER LO PIÙ IN GERMANIA. NEL 1980 RITORNA IN BRASILE PER AVVIARE UNA SOCIETÀ

DI COMMERCIO DI ORO. CON UNA FORTUNA STIMATA IN 27 MILIARDI DI DOLLARI, BATISTA È OGGI L’UOMO

PIÙ RICCO DEL BRASILE, IL QUARTO PIÙ RICCO DEL CONTINENTE AMERICANO E L’OTTAVO AL MONDO

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LA VTX, INIZIO DELLA FORTUNA Nato a Minas Gerais ma cresciuto e formato in Europa, Eike torna in Brasile negli anni Ottanta. Ha saputo dell’esistenza di una miniera d’oro ad Alta Floresta, una località isolata all’in-terno del Mato Grosso e vuole verifi care sul campo come sfruttarne al massimo il potenziale. “L’attività estrattiva fun-ziona così – spiega Eike al giornale O Estado de Sao Paulo -. Si va in un qualche posto dimenticato da Dio, ci si accampa, si porta l’acqua e l’energia elettrica e si riesce a costruire quasi tutto. Questo è l’atteggiamento fondamentale. È così che ho imparato a costruire dal nulla”. Ad Alta Floresta, Batista ini-zia a stringere accordi con i vari cercatori locali per fare da in-termediario e vendere l’oro nelle grandi città del Brasile. Nel giro di pochi mesi, riesce ad ottenere un prestito di 500.000 dollari da alcuni gioiellieri di San Paolo e di Rio per comprare la miniera d’oro di Novo Planeta. Un anno dopo Eike ha già raccolto 6 milioni di dollari, un capitale che investe imme-diatamente nella modernizzazione e meccanizzazione della miniera di Alta Floresta, facendola diventare la più impor-tante del Brasile. Le diffi coltà non mancano, ma ben presto l’impresa comincia a generare ricavi per circa 1 miliardo di dollari al mese. Nel 1985 diventa azionista di maggioranza della canadese Treasury Valley, che viene ribattezzata TVX. Eike è superstizioso: tutte le sue società contengono una X nel nome, cosa che a suo dire simboleggia il moltiplicarsi del-la fortuna. Ottimo auspicio: quando Eike lascia l’azienda nel 2000, la sua quota vale 800 milioni di dollari.

EFFETTO “X”Uscito da TVX, Eike decide di investire nelle miniere di fer-ro, un’attività che conosce fi n dall’infanzia grazie al padre. Quando crea la MMX, una tonnellata di minerale ferroso (materia prima per la produzione dell’acciaio) è quotata 65 dollari. Nel 2007 balza a 85 dollari e nel 2008 a 140. È questa combinazione a decretare il successo dell’operazione MMX e dell’attività mineraria, spina dorsale degli affari di Eike e fonte principale della sua fortuna.Questa fase, che è quella decisiva della sua ascesa, coincide con l’inizio del nuovo millennio ed è segnata dalla moltipli-cazione delle sue ricchezze, favorita dall’aumento dei prezzi delle materie prime e dall’evoluzione del mercato brasiliano dei capitali. Quando, nel luglio del 2006, la MMX si quota in Borsa, non produce neppure un grammo di minerali, eppure riesce a raccogliere più di 1 miliardo di reais: un risultato record per un’IPO che, ancora oggi, fi gura tra le prime cinque nella sto-ria della Bovespa, la Borsa di San Paolo.Nel 2008 la Anglo American, società mineraria a capitale inglese e sudafricano, unica grande azienda al mondo a non detenere ancora attività in Brasile, è disposta a pagare 5,5 mi-liardi di dollari per i sistemi di Minas-Rio e Amapá. Secondo i dati della società di consulenza Economatica, tra il 21 luglio 2006, data dell’IPO, e il 3 aprile 2010 il valore delle azioni della società mineraria è cresciuto del 371%, e il suo patrimo-nio è stimato attualmente in 14,6 miliardi di reais.Gli affari di Eike seguono di fatto sempre lo stesso schema: la scoperta di un’attività, un’operazione di private placement e

l’IPO necessaria per lo sviluppo e l’espansione del progetto. La crescita e le nuove norme del mercato azionario brasiliano hanno sempre spianato ad Eike la strada verso la realizzazio-ne di progetti che, in passato, non erano considerati nient’al-tro che idee.Gli investitori che acquistano le sue “idee” puntano in realtà sul loro potenziale produttivo e fi nanziario a medio e lungo termine, una regola che vale sia per i soci di capitale che per i partner operativi. Ad esempio, ha pagato la Anglo 5,5 miliar-di di dollari, non tanto per la miniera che oggi produce solo 36 milioni di tonnellate di minerale e fattura appena 206 milioni di reais, bensì per qualcosa che, secondo gli studi della stessa società mineraria, potrà rendere in futuro almeno il triplo di quella cifra. La Anglo ha annunciato che investirà 16 miliardi di dollari nella MMX per trasformarla entro il 2017 in una riserva di minerale da 100 milioni di tonnellate all’anno.

LA COSTRUZIONE DI UN IMPEROConclusa questa fase, convinto che il Brasile sia “uno dei migliori posti al mondo per fare affari”, Eike decide di con-centrare i suoi sforzi, a 360 gradi, sulla EBX, la sua holding brasiliana attiva in una molteplicità di settori, di cui fanno parte oltre a MMX (attività mineraria), MPX (energia), OGX (petrolio), LLX (logistica) e OSX (industria offshore). Attualmente il gruppo gestisce miniere di minerali di ferro e sonde per la prospezione di petrolio e prevede di investire nei prossimi tre anni 15 miliardi di dollari nell’oil&gas, nella logistica, nell’energia, nell’industria estrattiva e offshore. La EBX ha la sede centrale a Rio de Janeiro e opera in nove stati del Brasile. Le imprese del gruppo impiegano circa 15.000 lavoratori, tra diretti e indiretti, nel Superporto di Açu della LLX a São João da Barra (Rio de Janeiro), nelle centrali termoelettriche della MPX a Itaqui (Maranhão) e Pecém (Ceará), nell’attività esplorativa della OGX nei bacini di Campos, Santos e Parnaí-ba e nell’allestimento del Museo delle Miniere del Metallo a Belo Horizonte (Minas Gerais). Nel settore della protezione dell’ambiente, il gruppo è proprietario di circa 400.000 ettari situati in importanti parchi nazionali – Lençóis Maranhenses, Fernando de Noronha e Pantanal Matogrossense – e in riserve naturali private.

“IL PARADISO È QUI”“Voglio ridare a Rio la sua identità di città di lusso, attirando i turisti, e voglio far crescere l’autostima dei suoi abitanti - questo è l’ultimo leitmotiv di Eike Batista -. Non voglio che i miei fi gli se ne vadano da Rio, come fanno tanti altri fi gli di famiglie benestanti. I problemi della criminalità cittadina scompariranno con il tempo, mano a mano che la ricchezza sostituirà la povertà”. Eike vuole passare il resto della sua vita in Brasile, perciò desidera trasformare Rio de Janeiro in un posto migliore in cui vivere e lavorare. “Stanno mettendo a posto i conti del governo e permettono al settore privato di fare la sua parte. Il paradiso è qui”. Attento al potenziale turistico e alle esigenze di Rio de Janei-ro, EBX sta investendo in cinque nuovi settori, con un porta-

C a p i t a n i del nuovo mondoRISORSE NATURALI

MMX è la società mineraria

del gruppo EBX. Creata nel

2005, l’azienda si caratterizza

per i suoi costi di gestione

competitivi, un’elevata effi cienza

di funzionamento e un approccio

differenziato al mercato. Non bisogna

dimenticare la qualità del minerale

ferroso e l’alta produttività delle

miniere. OGX è una società specializzata

nella ricerca di petrolio e gas

naturale. OGX sta conducendo la più

grande campagna di esplorazione

privata in Brasile. OGX ha un

portafoglio diversifi cato ad alto

potenziale, costituito da impianti in

Brasile e Colombia.

LE AZIENDE DEL GRUPPO

MAG pag 6

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Eliezer Batista da Silva, classe 1924 e padre di Eike, è stato per oltre 10 anni presidente della Vale, il gruppo minerario brasiliano primo produttore al mondo di minerali di ferro. Creato dal governo brasiliano per mantenere in mano pubblica il controllo delle risorse minerarie e per rifornire le aziende siderurgiche statali, negli ultimi anni è stato privatizzato ed è oggi attivo in 35 paesi e quotato alle Borse di San Paolo e di New York. Per facilitare il processo di penetrazione delle imprese italiane in Brasile, sfruttando le sinergie con il settore minerario, SACE sta negoziando con Vale una transazione da 450 milioni di dollari per favorire l’acquisto di attrezzature e servizi italiani. Il settore minerario offre molte opportunità alle imprese italiane in Brasile, non solo per le aziende produttrici di macchinari, normalmente di dimensioni medio-grandi, ma anche per tutto l’indotto di PMI subfornitrici. Gli stati brasiliani più attivi nel settore minerario - al Centro-Sud del paese - sono anche quelli con i quali l’Italia ha sviluppato i legami più intensi nel corso degli anni in termini di interscambio e di investimenti diretti: un rapporto consolidato di cui potrebbero avvantaggiarsi anche le aziende italiane che si affacciano per la prima volta su questi mercati per proporsi come partner commerciali ed offrire prodotti e servizi alle aziende brasiliane del settore minerario.

FIGLIO D’ARTE

foglio progetti da oltre 500 milioni di reais: gastronomia (Mr. Lam e la scuola di gastronomia della Zona Portuaria), turismo ed eventi (Marina da Glória e Pink Fleet), alberghiero (Gloria Palace), ambiente (Projeto Lagoa Limpa), salute e bellezza (MD.X Medical Center e Beaux). Dettata dall’amore per la sua terra, è una passione con ottime ricadute per gli affari. Diversifi care e aprirsi a nuove attività, consente ad EBX di esplorare settori “astri nascenti” dell’eco-nomia brasiliana, intercettando il trend di sviluppo della clas-se media. Per il progetto relativo al Superporto di Açu, nello Stato di Rio de Janeiro, la EBX sta investendo 4,3 miliardi di reais e prevede per i prossimi anni di attirare per il nuovo com-plesso industriale 40 miliardi di dollari circa in investimenti industriali. Per Eike, questo progetto è la luce dei suoi occhi: lì nascerà dal nulla una città progettata da Jaime Lerner, ar-chitetto, urbanista ed ex prefetto di Curitiba, una città che sarà effi ciente, megadigitale e sostenibile. Una delle proposte che la riguardano è, per esempio, quella di privilegiare l’uso delle biciclette e delle auto elettriche. Sono già 3.000 le persone impegnate nei lavori del superporto, che costituisce la più grande iniziativa portuale dell’America Latina, opera della LLX, l’impresa di logistica del Gruppo EBX. Si stima che ad Açu, nei prossimi anni, potranno essere creati 50.000 posti di lavoro, sia per il porto sia per il vicino complesso industriale. I lavori del superporto sono cominciati nel 2007 e si prevede che la sua operatività inizi nel 2012.

INFRASTRUTTURE

Lanciata nel marzo 2007, LLX

è l’impresa di logistica del Gruppo

EBX. La società è attiva soprattutto

nel settore portuale, attraverso

due complessi dalle elevate

dimensioni e capacità.

MPX è la società energetica che

ha introdotto il concetto di sistemi

energetici integrati. Sulla base

di una logistica effi ciente, si impegna

in attività che spaziano dall’acquisto

alla vendita delle risorse naturali

per la produzione e la

commercializzazione di energia

elettrica.

L’elevata domanda per la fornitura di

attrezzature e servizi per il petrolio

offshore e gas, ha portato a creare

EBX OSX. La società opera nei

settori della costruzione navale e nel

campo dei servizi di manutenzione.

REAL ESTATE

REX opera nel settore immobiliare.

Le aziende, presenti su tutto il

territorio, sono situate in posizioni

strategiche in stati come Rio de

Janeiro, Ceará e Santa Catarina.

Nel portafogli del Gruppo è

presente anche Hacienda Castilla,

area situata nelle vicinanze del

Cile che vanta un territorio dalle

dimensioni di 240.000 ettari.

MD.X è sia un’impresa

immobiliare sia centro medico che

riunisce in un unico complesso

chirurgico ambulatori, laboratori di

analisi e diagnostica, un auditorium

per convegni e uno spazio sociale.

INTRATTENIMENTO

Pink Fleet è un concetto

innovativo di luoghi per eventi

aziendali e sociali. È presente sul

territorio di Rio de Janeiro.

Precedentemente conosciuto come

Hotel Gloria, il GLORIA PALACE è in fase di ristrutturazione. I

lavori vengono effettuati al fi ne di

conservare l’architettura originale

dell’edifi cio.

Mr. Lam è un ristorante

specializzato in cucina cinese

contemporanea. Il ristorante è

gestito dallo chef Lam, ex Mr Chow

a New York.

Oggi, Marina da Glória è

considerato il miglior porto della

città, capace di offrire molteplici

soluzioni per le più disparate

tipologie di eventi.

MAGpag 7

Page 10: SACE MAG - 3/2010

COSA ACCADE NEL MONDOVIAGGIO INTORNO AL MONDO IN SOLE DUE PAGINE. ANALISI DELLA SITUAZIONE POLITICA, ECONOMICA E SOCIALE DEI PRINCIPALI PAESI DOVE LE AZIENDE ITALIANE POTREBBERO AVERE INTERESSE AD OPERARE, CON UN OCCHIO AI RATING DI SACE. CONOSCERE I MERCATI È IL PRIMO PASSO VERSO IL SUCCESSO

C h e c k - i n le news di SACE

SUPERATO IL GIAPPONE, PROSSIMO OBIETTIVO GLI USALa Cina ha superato il Giappone, posizionandosi come seconda economia mondiale dopo gli Stati Uniti. Il sorpasso è stato decretato dalle statistiche relative al secondo trimestre 2010, che vedono il PIL cinese pari a 1.339 mi-liardi di dollari, contro i 1.288 miliardi di dollari del Giappone. Tale risultato è una conferma della sorprendente crescita che la Cina sta sperimentando in questi anni, anche se nel paese permangono elementi di arretratezza, come un livello ancora diffuso di povertà e disuguaglianze sociali.

DOWNGRADE DI MOODY’SMoody’s ha effettuato il downgrade da A2 a A3 sul rating sovrano del paese, motivato sia dall’aumento del prezzo di breakeven del petrolio rispetto a quello previsto in bilancio, sia dall’aumento della spesa pubblica non adeguatamente sostenuta da riserve in valuta forte. L’agenzia ha anche evidenziato preoccupazioni per il sistema bancario, fortemente esposto sul settore immobiliare. Si tratta di una decisione che invita anche il governo a “ripensare” il proprio modello di sviluppo diversifi cando le fonti dei propri ricavi.

I PRODUTTORI DI MINERALI FERROSI RIBASSANO I PREZZIL’azienda brasiliana Vale, primo produttore al mondo di minerali ferrosi, insieme ad altri grandi produttori, ha corretto al ribasso i prezzi del metallo. A marzo i principali produttori di mine-rali ferrosi avevano rinegoziato i contratti di vendita con i clienti, determinando un incremento superiore al 100% del prezzo medio annuo (da 50 dollari a 120 dollari per tonnellata) e un au-mento medio del 15% sul prezzo dei derivati del metallo tra cui l’acciaio. Al momento Vale, BHP Bilton e Rio Tinto hanno ceduto alla pressione dei principali clienti, accettando una riduzione del 10-15% del prezzo dei minerali ferrosi. Secondo gli analisti questo dovrebbe determinare una riduzione del prezzo dell’acciaio dello stesso ordine.

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CINA

CATEGORIA DI RISCHIOrischio alto rischio medio rischio basso

H3 H2 H1 M3 L3 L2 L1M2 M1

OUTLOOK: STABILE

BRASILE

OUTLOOK: STABILE

BAHREIN Outlook: Stabile

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OPERATIVO L’OLEODOTTO BAKU-TBLISI-CEYHANÈ stato avviato il transito di petrolio turkmeno nell’oleodotto Baku-Tbilisi-Ceyhan (BTC), per un flusso di 40.000 barili al giorno, pari a circa il 4-5% del flusso totale dell’oleodotto. Nei prossimi anni si prevede il raddoppio della produzione di greggio in Turkmenistan, di cui la metà è attualmente destinata a fini domestici. L’aumento della produzione, accompagnato all’attuale aumento dei prezzi degli idrocarburi, potrebbe contribuire positivamente all’economia nazionale che negli ultimi anni ha registrato dei tassi di crescita particolarmente elevati, superiori al 10%.

PRIVATIZZAZIONI IN VISTAIl presidente Jonathan ha rilanciato i piani per la più volte annunciata privatizzazione dei servizi elettrici, con la vendita delle compagnie statali responsabili per la pro-duzione e distribuzione dell’energia elettrica (il sistema di trasmissione resterà sotto il controllo del governo mentre la gestione verrà affi data al settore privato). L’apertura agli investitori esteri dovrebbe contribuire a raccogliere i 10 miliardi di dollari neces-sari a rimodernare la carente rete elettrica nigeriana, che attualmente rappresenta uno dei principali ostacoli operativi. Resta in sospeso l’eventuale aumento delle tariffe, attualmente soggette a regime regolamentato.

AUMENTA LA SPESA PUBBLICA Il parlamento ha approvato per il prossimo anno fi scale un aumento dell’8% della spesa pubblica (che raggiungerà i 31 miliardi di dollari). L’obiettivo di questa mano-vra è di destinare risorse a settori non legati all’estrazione mineraria e aumentare i consumi privati. Il Perù è uno dei paesi dell’America Latina con tassi di crescita più dinamici (+7% nel 2010).

NUOVI DAZI SUL PETROLIOIl governo ha introdotto nuovi dazi sull’esportazione di petrolio. Secondo il Ministro delle Finanze, il provvedimento comporterà un aumento delle entrate pari a 406 milioni di dollari entro la fi ne dell’anno, mentre nel 2011 l’extra–gettito ammonterebbe a 795 milioni di dollari. Dalla prima metà del 2010 l’economia del paese ha benefi ciato dell’aumento dei prezzi petroliferi: nel 2010 si stima una crescita del PIL pari al 5%. Nei prossimi anni l’ex-port di greggio potrà aumentare anche grazie all’annunciato ampliamento dell’oleodotto russo-kazaco (Caspian Pipeline Consortium - CPC).

VENDUTI ALCUNI ASSET PER FRONTEGGIARE IL DEBITOIn attesa dell’approvazione defi nitiva del piano di ristrutturazione da 14,4 miliardi di dol-lari di Dubai World (DW), il conglomerato prevede di vendere circa 19,4 miliardi di dollari di propri asset strategici per far fronte al debito pari a 39,9 miliardi di dollari (superiore al dato precedentemente stimato di 23,5 miliardi di dollari). Il governo di Dubai potrebbe intervenire a supporto di DW, con effetti negativi sulla percezione del rischio sovrano dell’emirato, il cui debito in base ai dati FMI è già di 109,3 miliardi di dollari.

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KAZAKISTAN

PERÙ

NIGERIA Outlook: Stabile

OUTLOOK: STABILE

EMIRATI ARABI

OUTLOOK: STABILE

OUTLOOK: STABILE

TURKMENISTAN

OUTLOOK: STABILE

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SI RIDUCE LA FORBICE TRA ECONOMIE AVANZATE E PAESI EMERGENTI. POSITIVE LE PERFORMANCE DI BRASILE E RUSSIA, CALA IL RISCHIO ANCHE IN INDONESIA, PERÙ E SUDAFRICA

RISCHIO PAESE CHI SALE E CHI SCENDE NELLA MAPPA DEI RISCHI

Le economie emergenti risultano meno a rischio e guidano la ripresa mondiale, mentre i paesi avanzati mostrano pre-occupanti vulnerabilità e perdono la loro fama di risk free

market. Queste le principali indicazioni che emergono dall’ag-giornamento di giugno 2010 della Country Risk Map di SACE, la mappa che misura i fattori di rischio politico, economico e fi nan-ziario e il merito di credito di ciascuno degli oltre 190 paesi moni-torati, assegnando a ognuno di essi un indice globale di rischio (“Global Market Risk Index”) espresso su una scala a 9 livelli. Dopo il picco del 2009 si attenua la rischiosità a livello mondiale e sono proprio i paesi emergenti a offrire le performance migliori con l’upgrade del Brasile e della Russia ma anche dell’Indonesia e del Sudafrica, pri-mo paese africano ad ottenere una categoria di rischio basso. Aumenta invece la rischiosità di paesi avanzati quali Grecia, Irlanda e Portogallo, alle prese con problemi di debito e di deterioramento delle fi nanze pub-bliche. Si riduce quindi il gap tra i profi li di rischio dei paesi avanzati e quelli emergenti, che evidenziano maggiori capacità di ripresa dopo la crisi ed offrono alle imprese italiane mercati in espansione per export e investimenti alternativi o complementari a quelli più tradizionali. Ad oggi, circa il 65% dell’export italiano è diretto verso le economie avanzate, ma si tratta di una percentuale destinata a ridursi in favore dei nuovi mercati emergenti, che già ora presentano un deciso incremento delle esportazioni di aziende italiane. Ed è proprio nei mercati in cui il rischio è in progressiva diminuzione che il tasso di crescita delle esporta-zioni italiane è maggiore. È il caso di Turchia e Brasile, paesi che defi nire emergenti sarebbe ormai riduttivo e nei quali il miglioramento del con-

MAG pag 10

M a p p a m o n d o

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MAGpag 11

testo di rischio ha portato a uno sviluppo costante e sostenuto dell’eco-nomia e della domanda di beni e servizi italiani. Ma anche del Sudafrica e dell’Indonesia, economie emergenti che offrono crescenti oppor-tunità anche sul fronte dei grandi progetti infrastrutturali e strategici. Per le imprese italiane, quindi, la sfi da per l’immediato futuro è la di-versifi cazione delle destinazioni: non basta più difendere le quote di mercato acquisite nei mercati più vicini come l’Eurozona e l’Europa emergente, ma occorre puntare anche su mercati nuovi e poco esplo-rati, come quelli asiatici e latinoamericani, con approcci commerciali innovativi. Le parole d’ordine sono internazionalizzazione, innova-zione e fl essibilità: fattori imprescindibili per avere successo in aree geografi che promettenti ma non prive di rischi

L’AFRICA AVANZA Il rallentamento dell’economia in Africa sub-sahariana non si è protrat-to e, dopo la frenata del 2009, i paesi della regione hanno già ripreso a crescere a un ritmo stimato del 4% per il 2010. Il miglioramento della situazione politica ed economica ha portato all’upgrade di Kenya (da H2 a H1) e Repubblica del Congo (da H3 a H2), che presentano livelli di rischio ancora elevati ma buone prospettive di crescita e stabilizzazione. Gli interventi del Fondo Monetario Internazionale hanno consentito un sensibile miglioramento economico in Uganda (da H2 a H1), men-tre gli investimenti infrastrutturali realizzati in occasione dei mondiali di calcio e le buone prospettive di ripresa per il 2010 hanno consentito al Sudafrica di diventare il primo paese africano a ottenere una catego-ria di rischio basso (L3 da M1).

POSITIVE LE PERFORMANCE DI BRASILE E RUSSIAL’America Latina è sempre più trainata dal Brasile, vera e pro-pria potenza economica regionale, che vede diminuita la propria rischiosità (da M1 a L3) grazie alla crescita costante e sostenu-ta, alle politiche fi scali responsabili e all’impegno delle autorità nell’implementazione di riforme strutturali. Promossi anche il Perù (da M2 a M1), a seguito del miglioramento di molti setto-ri strategici per l’economia del paese, e Panama (da M2 a M1), grazie all’adozione di politiche macroeconomiche caute e al positivo impatto previsto di imponenti progetti infrastrutturali. Si riduce il rischio in Russia (M2 da M3), che nel primo semestre 2010 ha mostrato un complessivo miglioramento dei fondamen-tali economici, dopo aver risentito, durante la crisi fi nanziaria globale, della contrazione dei prezzi delle materie prime e del-le diffi coltà del sistema bancario. Diminuisce il rischio anche in Azerbaijan (da M3 a M2), uscito praticamente indenne dalla crisi economica, Kazakistan (da H1 a M3) e Tagikistan (H2 da H3).

COREA DEL SUD E INDONESIA BEST PERFORMER IN ASIA Sono la Corea del Sud (da L3 a L2) e l’Indonesia (da M3 a M2) i best performer dell’area asiatica. La prima si dimo-stra paese ormai vicino alle principali economie avanzate, grazie soprattutto alla capacità mostrata nel reagire effi cace-mente alla crisi economica. La seconda conferma i propri ot-timi risultati in termini di crescita e diminuzione del rischio. Rimane invece invariata la categoria di rischio assegnata ai gi-

PESCATORI SI AVVIANO AL LAVORO IN SENEGAL

FOTO DI IVAN GIACOPPO RESPONSABILE OIL & GAS

INFRASTRUTTURE E ACCIAIO SACE

CATEGORIA DI RISCHIO

Rischio Alto

H3

H2

H1

Rischio Medio

M3

M2

M1

Rischio Basso

L3

L2

L1

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M a p p a m o n d o

ganti India e Cina (rispettivamente M1 e L3), che confermano il proprio trend di crescita ma vedono sostanzialmente invariato il loro livello di rischio già comunque limitato.

SALE IL RISCHIO IN GRECIA, IRLANDA E PORTOGALLOA causa del deterioramento delle fi nanze pubbliche e della crisi del debito, si aggrava il livello di rischio in Grecia (da L3 a M1), Irlanda (da L2 a L3) e Portogallo (che scende di due categorie

da L1 a L3). La Grecia, in particolare, attraversa da tempo un periodo di recessione, derivante dalla violenta crisi del debito che ha investito il paese nei primi mesi del 2010 e dalle conseguenti misure di austerità varate dal governo ellenico, che si pensa possa durare almeno fi no al 2012. Nonostante tale aggravamento del profi lo di rischio, non si prevedono per il futuro ulteriori elementi d’allarme, a condizione che il paese continui a onorare gli impe-gni presi in sede internazionale.

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PAESE

CHI SALE / CHI SCENDE

Filippine

Azerbaijan

Rep. Dominicana

Kazakistan

Corea del Sud

Cipro

Sudafrica

Brasile

Perù

Panama

Russia

Indonesia

Kenya

Mauritania

Ruanda

Etiopia

Rep. del Congo

Tagikistan

Portogallo

Irlanda

Grecia

Bahrein

Cambogia

Yemen

Kirghizistan

CATEGORIA DI RISCHIO SACE

L3

L3

M1

M1

M2

M2

M3

M3

M3

M3

M3

H1

H1

H1

H2

H2

H2

H3

H3

H3

H3

H3

L1

L2

L3

L3

H1

H2

H2

GENNAIO 2010

L2

L2

L3

L3

M1

M1

M2

M2

M2

M2

M2

M3

M3

M3

M3

H1

H1

H2

H2

H2

H2

H2

L3

L3

M1

M1

H2

H3

H3

GIUGNO 2010

Dominica

Grenada

St. Kitts and Nevis

Uganda

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DECLASSATI YEMEN E BAHREIN Anche in Medio Oriente il deterioramento della situazione politica, economica e fi nanziaria ha comportato gravi conseguenze in termi-ni di rischio paese. A farne le spese sono stati Yemen e Bahrein, en-trambi declassati di una classe di rischio (rispettivamente a H3 e M1). In Asia peggiorano le condizioni economiche della Cambo-gia (da H1 a H2), così come rilevato anche da recenti analisi OCSE. Rimane sotto stretto monitoraggio la Tailandia, pae-

se che negli scorsi anni ha vissuto momenti di forte crescita ma che al momento sta attraversando una stagione di inten-sa crisi politica, sfociata nei tragici eventi dello scorso aprile. Ultimo paese a subire il declassamento è il Kirghizistan (da H2 a H3), dove la drammatica situazione politica e umanitaria ha com-portato un deciso innalzamento del livello di rischio nel paese e una brusca frenata ai progetti di sviluppo che negli scorsi anni erano stati avviati nel paese.

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PER RICHIEDERE UNA COPIA GRATUITA DELLA COUNTRY RISK MAP DI SACE SCRIVI [email protected]

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B i n o c o l o

NEL SECONDO TRIMESTRE SI CONSOLIDA IL TREND POSITIVO DEI PRIMI TRE MESI DELL’ANNO, MA L’INDUSTRIA ITALIANA È ANCORA LONTANA DALLA “ZONA VERDE”

I l livello di rischiosità dell’industria italiana sembra ormai es-sersi assestato. Tra aprile e giugno l’indice Meteo Mercato di SACE si è leggermente surriscaldato (passando da 5,2 a

5,4), ma non al punto da far suonare il campanello di allarme per l’industria italiana nel suo complesso. Permangono alcune incer-tezze riguardo al secondo semestre 2010: è realistico attendersi una moderazione nelle dinamiche positive osservate nella prima parte dell’anno, ma il rischio di un ritorno ad una fase recessiva sembra molto basso. Le nostre imprese si stanno riprendendo, quindi, ma la rischio-sità per i singoli settori ha mostrato una dinamica più variabile di quanto emerge da uno sguardo alla sola fotografi a aggregata. La maggior parte dei settori permane ad un livello di rischiosità medio, mentre restano invece sotto stretta osservazione i settori estrattivo, delle costruzioni e dei mezzi di trasporto.

ZONA ROSSA: RISCHI ANCORA ELEVATIIl livello di rischio del settore estrattivo (balzato da 5,6 a 6,6) è quello che ha maggiormente spinto verso l’alto la lancetta dei rischi di Meteo Mercato. Il comparto lapideo, funzionale al mercato delle costruzioni, ha risentito particolarmente della debolezza della domanda dome-stica e registrato continui cali nei fatturati e nei volumi di pro-duzione, con un conseguente aumento delle sofferenze bancarie. Anche il settore delle costruzioni è ancora stagnante, nonostan-te abbia registrato una lieve attenuazione del livello di rischiosità (da 7 a 6,8). La domanda per investimenti è in contrazione ormai da dieci trimestri, mentre la produzione ha presentato nel periodo aprile-giugno il primo aumento congiunturale in cinque trime-stri. La recessione settoriale si sta attenuando, specialmente per il comparto non residenziale, ma non si può ancora parlare di ripre-

sa. Sale ancora la rischiosità del settore dei mezzi di trasporto(da 6,2 a 7), su cui ha pesato a marzo la fi ne degli incentivi per le immatricolazioni di autoveicoli. Effetti “di sostituzione” simili sono stati registrati anche in Germania e Francia alla scadenza dei programmi di sostegno alla domanda di auto.

MAG pag 14

COME VIENE CALCOLATO?

L’indice prende in considerazione la produzione industriale, il fatturato, i prezzi alla produzione, la demografi a d’impresa (saldo tra iscrizioni e cessazioni nel registro delle imprese) e le sofferenze bancarie. Le variabili sono analizzate in termini di variazioni, confrontando i tassi di crescita tendenziali dell’ultimo trimestre con quelli medi dei corrispondenti trimestri nei cinque anni precedenti.

COS’È IL METEO MERCATO?

È un indice elaborato da SACE per misurare il livello di rischio dell’industria italiana settore per settore. Va da un livello minimo pari a 1 ad un livello massimo pari a 9, intendendo per rischio la probabilità che le imprese di quel settore risultino insolventi e possano uscire dal mercato.

Mezzi di trasporto 6,2 7,0

Costruzioni 7,0 6,8

Estrattiva 5,6 6,6

Metalli 7,2 6,0

Gomma, plastica e mat. costruzione 5,2 6,0

Industria in senso stretto 5,2 5,4

Computer ed elettronica 4,4 5,2

Meccanica strumentale 6,0 5,0

Legno e carta 4,4 4,8

Tessile, abbigliamento e pelli 5,0 4,8

Altra manifattura 5,2 4,6

Manifatturiero 4,6 4,6

Alimentari e bevande 3,6 4,6

Apparecchi elettrici 5,0 4,0

Farmaceutica 3,0 4,0

Raffi nati 4,5 3,8

Chimica 3,8 3,8

Energia, gas e acqua 3,3 3,7

2010 2010 (GEN-MAR) (APR- GIU)ANDAMENTO DEL RISCHIO

M e t e o m e r c a t o

L’ INDUSTRIA ITALIANA, SETTORE PER SETTORE

RIPRESA SÌ MA “A RISCHIO MEDIO”

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ZONA GIALLA: ANCORA SOTTO STRETTO MONITORAGGIOI prodotti fi niti in gomma e plastica hanno risentito del calo di domanda da parte dell’automotive, registrando nella prima parte del 2010 un tasso di crescita inferiore a quello medio per l’industria manifatturiera. Il comparto dei materiali per le costruzioni è in diffi coltà, specialmente il cemento, che amplifi ca nelle fasi recessi-ve la tendenza negativa delle costruzioni. Anche l’elettronica ral-lenta (livello di rischio da 4,4 a 5,2), ma l’outlook per il settore resta positivo, con segnali favorevoli che arrivano soprattutto dai mercati esteri, Cina in primis. Pur se su livelli bassi, o medio-bassi, i profi li di rischio sono peggiorati per i settori degli alimentari e bevande(da 3,6 a 4,6) e della farmaceutica (da 3 a 4). Questi settori hanno risentito, oltre che del costante calo della fi ducia dei consumatori, della propria natura anticiclica: durante la recessione hanno tenuto meglio di altri, ma oggi benefi ciano meno delle nuove opportunità di crescita offerte dalla ripresa. Vi sono stati però diversi migliora-menti nei profi li di rischio settoriali. Quelli più evidenti riguardano gli apparecchi elettrici (da 5 a 4), l’unico segmento manifatturiero italiano in cui le quantità prodotte crescono a ritmi a doppia cifra. I produttori italiani stanno benefi ciando della vivacità della domanda estera, grazie agli sforzi degli anni passati per innalzare la propria competitività. I rifl essi sono evidenti proprio nella buona redditi-vità del settore. Sebbene con una velocità minore, le esportazioni hanno iniziato a dare una spinta apprezzabile anche al settore della

RIPRESA SÌSi assesta il livello dei rischi

dell’industria italiana, ma la maggior parte

dei settori permane a un livello di rischiosità medio.

Sotto stretta osservazione estrattivo, costruzioni e mezzi di trasporto.

9

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2010 (GEN-MAR)

2010 (APR-GIU)

Bas

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Alto

meccanica strumentale, il cui livello di rischio si è ridotto da 6 a 5 tra il primo e il secondo quarto dell’anno corrente. Rimangono an-cora alcune incognite legate ai cicli di investimento in macchinari e attrezzature nelle economie avanzate. L’andamento della domanda a livello domestico è più lento se si tiene conto dell’effetto degli incentivi in vigore fi no a giugno. Indicazioni incoraggianti sono of-ferte dai dati sugli ordinativi totali, che stanno mostrando una certa dinamicità: per il comparto delle macchine utensili, gli ordini sono cresciuti del 34% nel primo semestre 2010 rispetto allo stesso perio-do del 2009. Rischi in riduzione hanno caratterizzato anche i metal-li (da 7,2 a 6), per la prima volta al di sotto della soglia del rischio alto. Il settore – fra i più colpiti in assoluto dalla crisi – ha iniziato a mostrare un miglioramento trainato dalla ricostituzione dei livelli delle scorte. Per la siderurgia i tassi di utilizzo della capacità produt-tiva rimangono bassi e i principali settori di sbocco mostrano ancora qualche diffi coltà. Migliora anche il settore della moda (da 5 a 4,8) le cui vendite all’estero sono state infl uenzate positivamente dal de-prezzamento dell’euro. Un dato che va letto con cautela: a fronte di miglioramenti nei risultati in termini di fatturato e demografi a di impresa, le sofferenze bancarie settoriali rimangono alte. Stabile la chimica, il settore a rischio minore (3,8) che sta sperimentando un recupero molto più marcato rispetto alla media dell’industria, con un export tornato ai livelli pre-crisi e trainato soprattutto dai mercati extra-UE.

I LIVELLI DI RISCHIO DELL’INDUSTRIA ITALIANA

AGO SET OTT GEN FEB MAR APR MAG GIU

5,8 5,45,2

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C o v e r s t o r y

MUMBAI: CAPITALE ECONOMICA DELL’INDIA E CITTÀ CHE ALIMENTA I SOGNI DI CHI ASPIRA A UN CAMBIAMENTO, MAGARI GRAZIE AI SET CINEMATOGRAFICI E TELEVISIVI. TUTTO A “FILM CITY” RIFLETTE LE AMBIZIONI DI UN PAESE ALLA RIBALTA

Nuova Delhi, la capitale, e Mumbai, l’antica Bombay, rivaleggiano in India da decenni e non certo per den-sità abitativa (vince Mumbai con 20 milioni di abitanti

contro i 18 di Delhi). Nell’immaginario collettivo indiano Delhi è il passato, Mumbai il futuro del paese, il centro fi nanziario in cui tutte le multinazionali hanno i loro uffi ci, la città che legittima qualsiasi sogno: dove il lavapiatti può aspirare a un domani ricco di soddisfazioni e la bella ragazza di campagna può, grazie a Bollywood, trasformarsi in una star del cinema. Mumbai è la “città dei sogni”, oltre ad essere una metropoli caotica e traffi cata: ogni giorno circa sei milioni di pendolari affollano i treni per recarsi dai sobborghi al centro della città. Al vecchio Victoria Terminal ne arriva uno ogni 45 secondi. Bollywood, così chiamata sin dai primi anni Novanta, dalla sintesi dei termini Bombay e Hollywood, è l’indiscussa capi-tale del cinema prodotto in Oriente ma è largamente snobbata dal mondo dell’intrattenimento occidentale nonostante gli oltre mille fi lm prodotti ogni anno e le 40.000 ore di programmi tv, tra sitcom e serie televisive

OTTOCENTO MILIONI DI SPETTATORIIl successo commerciale della cinematografi a prodotta a Bol-lywood (inclusi i fi lm girati in dialetti locali) dipende quasi esclu-sivamente dal mercato domestico, al quale concorrono circa due indiani su tre, circa ottocento milioni di persone. Nei villaggi, molti usufruiscono dei temporary cinema, strutture itineranti e molto spartane che offrono soprattutto fi lm popolari, che la sto-ria del cinema indiano annovera a partire dagli anni Sessanta.

LA NUOVA MECCA DEL CINEMA

BOLLYWOODE IL FUTURO

MAG pag 16

LA DANZA È UN MUST OGNI FILM O TELEFILM INDIANO PROPONE

NUMEROSE SEQUENZE DI DANZA E CANTO, CONSIDERATE PARTE

INTEGRANTE DELLA STORIA ED ESPRESSIONE DELLE EMOZIONI

DEI PROTAGONISTI

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UN SUCCESSO DA OSCAREppure Bollywood dovrebbe essere notissima perché nei suoi studios è stato girato per intero The millionaire, il film vincitore di ben otto premi Oscar nel 2009 diret-to da Danny Boyle. Regia inglese, produzione britanni-ca, ma storia e scenari per intero indiani, con protagonisti quasi tutti presi dalla strada, come usavano i più grandi del neorealismo italiano degli anni Cinquanta, The mil-lionaire ha fatto incassi da record: 362 milioni di dollari nel mondo, di cui 6 milioni di euro nelle sole sale italiane.

Per dirla tutta, la cinematografi a indiana riscuote consensi fuori dal mercato domestico soltanto in Russia e nel continente afri-cano. Non deve perciò stupire se, nonostante il numero di fi lm prodotti sia largamente superiore a quelli realizzati negli stu-dios californiani (oltre 1.200 nel 2009), il fatturato di Bollywo-od non vada oltre il 5% di quello della Mecca americana del ci-nema. Bisogna tenere conto anche che il prezzo dei biglietti nel subcontinente indiano è basso: in base alla sala e al suo equipag-giamento (ce ne sono 11.000 nel paese, con o senza aria condi-zionata) si va dai 5 centesimi di euro ai 3 euro e 50 centesimi.

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Bollywood, chiamata anche Film City a Mumbai, è meno gla-mour di quanto ci si aspetti. Le quinte dei vari set sono spesso improvvisate e ovunque in quest’area collinosa le troupe girano scene all’aperto. Tra le società di produzione a elevata tecnologia spicca l’in-diana Prime Focus, specializzata in effetti speciali visivi, in particolare nella conversione in 3D di riprese in 2D. Non a caso Prime Focus ha partecipato all’elaborazione di circa 200 inqua-drature del campione d’incassi Avatar.

NUOVE STAR LOW COSTI numeri, in ogni caso, confortano chi investe su Bollywood: bastano, in proposito, i compensi delle quattro principali star

MAG pag 18

Impressionanti i numeri dell’India: è il settimo paese al mondo per estensione (3,3 milioni di km2) e il secondo per numero di abitanti dopo la Cina (1,2 miliardi contro gli 1,3 del Grande Paese), ma pronto al sorpasso demografi co entro il 2015.Negli ultimi dieci anni l’economia indiana è cresciuta a ritmi molto elevati: in media il PIL è aumentato ogni anno del 7,2%. Secondo la rivista Forbes, il numero di miliardari indiani fra il 2000 e il 2009 è passato da 24 a 50, due dei quali fi gurano nella “top 5” degli uomini più ricchi del mondo:

Mukesh Ambani (29 miliardi di dollari) e Lakshmi Mittal (28,7 miliardi di dollari).In compenso, secondo stime della Banca Mondiale, oltre il 40% della popolazione indiana vive al di sotto della soglia di povertà, con un reddito pro-capite giornaliero inferiore a 1,25 dollari. La miseria che affl igge le zone rurali spinge ogni giorno migliaia di indiani a cercare fortuna nelle città, specialmente a Mumbai, nella cui area vivono 20 milioni di abitanti, e a Nuova Delhi, che ospita invece 18 milioni di persone.

TUTTI I NUMERI DELL’INDIA

del cinema indiano. I giornali specializzati hanno calcolato che, esclusi gli introiti degli sponsor, i loro guadagni vanno dai 12 milioni di dollari di Akshay Kumar, famoso protagonista della saga di Khiladi, ai 4 milioni di Mr Perfectionist Aamir Khan.

ANCHE SPIELBERG HA MESSO RADICISe Bollywood non è sbarcato a Hollywood è invece successo il contrario. Steven Spielberg lo scorso anno ha fi rmato con la casa di produzione indiana Reliance ADA Group un accordo per 825 milioni di dollari per produrre sei pellicole all’anno a Bollywood. Nell’accordo è entrata anche la Walt Disney, che distribuirà i fi lm fuori dall’India, il primo dei quali è in produ-zione in questi mesi.

CIAK, SI GIRA ATTORI PRESI DALLA STRADA, COME IN THE

MILLIONAIRE, SI AFFIANCANO A STAR DEL CINEMA NAZIONALE E

INTERNAZIONALE. I CONTRASTI NON MANCANO A BOLLYWOOD.

C o v e r s t o r y

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MAGpag 19

L’industria del cinema e della TV indiana non ha sofferto la crisi e conta di aumentare i profi tti anche nel 2010. I dati dello scorso anno sul mercato dell’intrattenimento in India (fonte PricewaterhouseCoopers) mostrano una crescita costante. Il giro di affari di Bollywood è passato dai 107 miliardi di rupie del 2008 (circa 1 miliardo e mezzo di euro), ai 118 miliardi del 2009 (oltre 1 miliardo e 700 milioni di euro). Le previsioni per il prossimo triennio sono di una crescita annua dell’11,5%: nel 2013 Mumbai e i vari centri regionali di produzione cinematografi ca

toccheranno quota 185 miliardi di rupie, pari a 2 miliardi e 686 milioni di euro.Previsioni positive anche per il settore televisivo, con un tasso di crescita dell’11,5% atteso per i prossimi tre anni: si passerà dagli oltre 258 miliardi di rupie del 2009 (3 miliardi e mezzo di euro) ai 420 miliardi previsti per il 2013 (oltre 6 miliardi di euro).Anche sul fronte pubblicitario Bollywood impressiona: nel 2009 sono stati girati oltre 50.000 tra spot cinematografi ci e televisivi. E nel 2010 il numero dovrebbe salire a 85.000.

UN’INDUSTRIA CHE NON CONOSCE CRISI

NEL “MASALA MOVIE” IMMANCABILE IL LIETO FINEI fi lm di Bollywood sono storie di eroi positivi, belli e corag-giosi, che affrontano e superano diffi coltà per poi approdare, immancabilmente, al lieto fi ne. Scene scabrose o forti sono evitate. Il nudo non è am-messo e il bacio sfugge alle regole occidentali (musi-che e danze lo sfumano, o al massimo lo lasciano intuire).Una pellicola fa eccezione: Dunno Y, la storia di un amore omo-sessuale maschile che mette in scena il primo bacio gay della storia di Bollywood. Le sale indiane faticano a programmarlo: lo hanno vissuto come una provocazione, una sorta di risposta a I segreti di Brokeback Mountain, il fi lm del cinese Ang Lee vincitore dell’Oscar nel 2006.

Nella pagina a fi anco una delle scene fi nali di The Millionaire,

con i due protagonisti che si lanciano, in stazione a

Mumbai, in un tango sfrenato. Qui il regista Shekhar Kapur

illustra il lavoro a due giovani attori.

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S i d e c a r

Dal 2007 si spende in conferenze in giro per l’Occidente, più restio ad accogliere le sue idee. Muhammad Yunus, eco-nomista che non pochi defi niscono “un sorridente utopista”, è convinto che sia possibile eliminare la povertà dalla faccia del pianeta entro il 2050. Lo ha scritto in un volume del 2007, Creating a World Without Poverty, lo ha ribadito in un testo del 2009, Building Social Business. Abbiamo con-versato con il professor Yunus prima di un suo intervento a un convegno negli Stati Uniti. “Nelle società asiatiche - ha esordito Yunus - la famiglia con-tinua a curarsi degli anziani, che rappresentano un valore da preservare. In Occidente i giovani se ne vanno presto via di casa e gli anziani sono spesso abbandonati al loro destino

oppure posteggiati in ospizi, case di cura o cronicari. Eppu-re potrebbero partecipare al business sociale insieme ai gio-vani. Il loro contributo può essere fondamentale, grazie alla loro esperienza e alla loro libertà dai meccanismi, a loro ben noti, della corsa sfrenata al successo. Dopo essersi costruiti una vita per se stessi e per i propri cari, gli anziani sono più portati a dedicarsi totalmente alle attività per la comunità”. CERCHIAMO DI CAPIRNE DI PIÙ. CHE QUALITÀ DEVONO AVERE GLI ANZIANI?“Innanzitutto devono godere di buona salute, fi sica e men-tale. Devono avere idee ed energie creative. Gli anziani hanno tutti un importante vantaggio: hanno tutti a disposi-

zione un tempo praticamente illimitato ogni giorno e pos-sono decidere in piena libertà la loro agenda, le priorità, le ore che destinano al lavoro, ogni cosa. Ma la loro qualità più rilevante è l’esperienza: hanno visto di tutto, anche cose che i giovani nemmeno immaginano. Gli anziani possono davvero creare business sociale e dimostrare di essere in grado di contribuire in maniera signifi cativa alla società in cui vivono, invece di sentirsi degli esclusi, degli emargina-ti. E possono fare gruppo usando la tecnologia: Facebook, Twitter, le chat e Skype esistono anche per loro”.

PERÒ IN OCCIDENTE SI TENDONO A VEDERE SOLO LE DIFFICOLTÀ DI PRO-GETTI COME QUESTI. PER QUESTO LA COOPERAZIONE INTERNAZIONALE È

IL BUSINESS SI SOCIALIZZA

A COLLOQUIO CON YUNUS

HANNO FATTO IL GIRO DEL MONDO LE IDEE DI MUHAMMAD YUNUS, INVENTORE DEL MICROCREDITO E PREMIO NOBEL PER LA PACE NEL 2006, CHE HA L’AMBIZIONE DI PORRE FINE ALLA POVERTÀ GLOBALE ENTRO IL 2050. VEDIAMOLE INSIEME.

S e n e p a r l a

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TUTTI AL LAVORO IN UNA FABBRICA IN INDIA

FOTO DI MASSIMILIANO CASCIANELLI SENIOR CREDIT RISK ANALYST SACE

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IN CRISI: PERCHÉ NON TROVA IL SOSTEGNO DEI PRIVATI. LE COSE INVECE SONO SPESSO PIÙ SEMPLICI DI QUEL CHE SI CREDA.“In realtà il business sociale è qualcosa di molto accessibile e comprensibile a tutti. Noi invitiamo le persone a prendersi cura della realtà che le circonda, con un impegno econo-mico del tutto relativo. Si può iniziare a produrre business sociale offrendo un lavoro anche soltanto a dieci persone, facendole uscire dallo stato assistenziale”.

QUAL È LA DIFFERENZA TRA BUSINESS TRADIZIONALE E BUSINESS SOCIALE?“Chi fa business tradizionale non avvia un’attività se non prevede un ritorno almeno del 30% dell’investimento ini-ziale. Chi investe in business sociale invece non fa conti di questo tipo. Avvia un nuovo progetto se stima che possa ricadute positive durevoli sulla società. Anzi, più lungo è il tempo per recuperare i costi di investimento e risolvere il problema sociale sottostante, maggiore è il suo impegno come social business manager”.

COME CONVINCERE NOI OCCIDENTALI A RAGIONARE COME LEI? L’ALTRUISMO NON È PROPRIAMENTE UN TRATTO TIPICO DELLA NOSTRA SOCIETÀ.“Le qualità umane di base appartengono a tutti, ovunque nel mondo. Negli Stati Uniti, una società molto individuali-sta, molti hanno messo il lucchetto al proprio altruismo. Ma basta trovare la chiave”.

COME?“I buoni esempi creano emulazione. Quando scopro che posso aiutare anche soltanto un piccolo numero di persone – cinque o dieci – a uscire da una situazione di dipendenza o indigenza, mi sento più motivato ad agire in quella dire-zione”.

GLI OSTACOLI DA RIMUOVERE NON SONO POCHI. C’È DA FARE UN GRANDE LAVORO DAL PUNTO DI VISTA CULTURALE.“È vero. Noi per esempio stiamo lavorando sui più picco-li, cercando di educarli fi n dalla scuola: inseriamo storie di business a sfondo sociale nel libri e nei materiali educativi,

cerchiamo di far passare il concetto che ci possono essere due tipi di business - uno per fare soldi soltanto per pochi, un altro per migliorare la vita di molte persone. Quando un bambino impara a conoscere il business a sfondo sociale, può pensare: ‘Mi piace quest’idea, potrei occuparmene anch’io’.”

COME INFLUENZARE IL GRANDE PUBBLICO?“Alcuni registi hanno proposto di produrre un fi lm, am-bientato negli Stati Uniti, sulla storia di un’intera città tra-sformata dal business sociale”.

QUALI ALTRE IDEE HA IN MENTE PER REALIZZARE IL SUO OBIETTIVO?“Mi concentro su due aspetti. Il primo è che la tecnologia sta cambiando il mondo in maniera molto rapida, ma il potere della tecnologia è concentrato nelle mani di businessmen tradizionali, dediti esclusivamente al profi tto. Sto studiando come la tecnologia può aiutare nella risoluzione dei proble-mi. Il mio sogno è una “lampada di Aladino digitale”, alla quale qualsiasi povero possa avere facile accesso. Poniamo il caso di un’anziana del mio paese d’origine, il Bangladesh, che vive in un villaggio. Lei toccherà la lampada e il genio digitale le chiederà ‘Cosa posso fare per te?’. La risposta potrebbe essere ‘Voglio vendere i cesti che ho fatto ma non ho compratori’. Il genio li cercherà e risolverà il problema. Ora, prendiamo l’iPad o l’iPhone: toccate un’icona e quello che desiderate accade. Il genio esiste già, ma serve esclusi-vamente i privilegiati. Se ci servissimo della stessa tecnolo-gia per insegnare agli analfabeti di tutto il mondo a leggere e scrivere e poi a connettersi tra loro, utilizzando messaggi scritti, è facile arrivare a pensare che la tecnologia, resa ac-cessibile a tutti, possa aiutarci a risolvere la gran parte dei problemi”.

COS’ALTRO ANCORA?“Sto rifl ettendo su come convincere le giovani generazioni a non rimanere ossessionate dai loro egoismi e indurli a pen-sare un po’ più in grande, ai problemi del mondo. I ragazzi non guardano quasi mai alla possibilità di cambiare il mon-do, ma ce la possono fare. Il business sociale li può aiutare”.

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Il suo primo prestito, di 27 dollari, Mu-hammad Yunus lo erogò nel 1974 a un gruppo di donne del villaggio di Jobra costrette a vendere i loro manufatti in bambù a due centesimi di dollari l’uno. I tentativi del piccolo nucleo femminile di rivolgersi alle banche locali erano stati inutili: essere donne intraprendenti in un paese che non apprezza, ancora oggi, l’emancipazione, era un handicap. In più, l’esiguità del credito richiesto, senza alcuna garanzia a copertura, faceva sorridere i funzionari interpellati. Il giovane Yunus, docente di economia a Chittagong, diede allora vita a un progetto di ricerca. I suoi collaboratori cominciarono a battere passo passo centinaia di villaggi del Bangladesh, erogando prestiti di piccola entità per sostenere minuscole iniziative imprendi-toriali, sulla base della fi ducia. Nel 1976 nacque così la Grameen Bank, la banca rurale che Yunus dirige dal 1983.Il microcredito si è ben presto esteso ad almeno 20 paesi in via di sviluppo, ma ha trovato impulso in oltre 90 paesi avanzati, inclusi gli Stati Uniti. Grameen Bank assiste oggi oltre 8 milioni di persone in Bangladesh, di cui il 95% donne, per prestiti medi di 200 dollari. Per garantirne il rimborso la banca si rivolge soprattutto a gruppi di solida-rietà, i cui componenti si sostengono vicendevolmente. È fondamentale la responsabilità solidale per il rimborso delle somme, che avviene settimanal-mente, per piccole cifre. La fi losofi a che ispira Yunus è che i poveri “desiderano stare soltanto un po’ meglio, non am-biscono all’arricchimento, e per questo garantiscono la restituzione del dovuto nel 90% dei casi. In particolare i migliori utilizzatori del microcredito sono le donne, perché destinano i profi tti al sostentamento delle famiglie”.Negli anni la Grameen Bank ha diversifi cato i suoi servizi: oggi, oltre al microcredito, propone mutui per la casa e per la realizzazione di sistemi di irrigazione e di pesca, contribuisce a gestire i capitali di rischi e, natural-mente, si occupa della gestione dei risparmi. La Grameen Bank è in arrivo anche in Italia. Una sua fi liale sarà prossimamente aperta a Milano.

COSÌ NACQUE IL MICROCREDITO

YUNUS COME MADRE TERESA

Muhammad Yunus, oggi mitizzato al punto che non pochi nel Sud-est asiatico lo paragonano a Madre Teresa di Calcutta, nasce a Chittagong, in Bangladesh, nel 1940. Nel 1972 si laurea in Economia a Chittagong, poi consegue il dottorato di ricerca alla Vanderbilt University di Nashville, Tennessee (USA).Docente di economia presso la Middle Tennessee State University dal 1969 al 1972, poi direttore del Dipartimento di Economia dell’Università di Chittagong (Bangladesh) sino al 1989, nel 1976 fonda la Grameen Bank, la banca rurale – più nota come “la banca dei poveri” - di cui è direttore dal 1983. Per i suoi sforzi a favore dei più disagiati Yunus ha ottenuto nel 2006 il premio Nobel per la pace.

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RIFLETTORI PUNTATI SULLE OPPORTUNITÀ PER I BENI DEL LUSSO ACCESSIBILE, LA MECCANICA STRUMENTALE, LE COSTRUZIONI, I MEZZI DI TRASPORTO E LE APPARECCHIATURE ELETTRICHE

L’Asia è l’area che ha meglio resistito alla crisi nel 2009 e che sta guidando la ripresa dell’economia mondiale nel 2010. La classe media in continua espansione, l’intenso sviluppo in-dustriale e la crescita dell’economia costante e sostenuta negli anni sono tra i principali fattori che rendono questa regione un’importante frontiera di opportunità per le nostre imprese: sono tutte da esplorare le potenzialità per i beni del lusso ac-cessibile e per la meccanica strumentale – i due settori fi ori all’occhiello del Made in Italy - ma anche per le costruzio-ni, i mezzi di trasporto e le apparecchiature elettriche, vista l’esigenza di potenziamento delle infrastrutture di tutta l’area.

FOTOGRAFIA DI UN CONTINENTECon un PIL superiore ai 1.300 miliardi di dollari nel secondo trimestre 2010, la Cina ha ormai sorpassato il Giappone, dive-nendo la seconda economia più grande al mondo dopo gli Stati Uniti. Siamo nel pieno del “secolo cinese”, ma il promettente quadro economico del continente asiatico è ancora più variegato. Se Singapore, Taiwan, Corea del Sud, Hong Kong sono eco-nomie già mature, anche Vietnam, Filippine e Tailandia stanno dando prova di una solidità economica superiore alle aspetta-tive e capace di resistere alle turbolenze politiche che si sono manifestate negli ultimi mesi. Impressionante la performance della Tailandia che, nonostante i sommovimenti politici e gli scontri violenti dei mesi scorsi, ha ampiamente superato le aspettative di crescita, registrando un aumento del PIL del 12% e del 9,1% rispettivamente nel primo e nel secondo trimestre 2010, grazie alla doman-da estera e ai consumi privati. Il Vietnam, recentemente ri-battezzato dall’Economist “China Plus One” per la compe-titività dei costi del lavoro, si sta accreditando sempre più come un importante frontiera di delocalizzazione produttiva a livello regionale. Dopo avere benefi ciato per anni di ingenti affl ussi di investimenti esteri, si candida a essere la testa di ponte nel continente asiatico anche per imprese di piccole e medie dimensioni, a patto che le politiche monetarie varate dal governo di Hanoi stabilizzino la situazione fi nanziaria.Anche l’India sta vivendo un momento di grande sviluppo. Le politiche fi scali adottate dal governo hanno guidato la crescita

NUOVE FRONTIERE DEL BUSINESS

ASIA, LA TIGRE NON FRENA LA CORSA

D i a r i o di viaggio

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BUSINESS IN MOBILITÀ NELLA BAIA

DI HA LONG, IN VIETNAM

FOTO DI EDOARDO LI CASTRI

SENIOR POLICY UNDERWRITER SACE

PROSPETTIVA NELLE ARCATE

DI UN PORTICATO IN INDIA

FOTO DI CRISTINA MORELLI

RESPONSABILE TRASPORTI ENERGIA, PETROLCHIMICO E ALTRE INDUSTRIE SACE

IL TEMPIO BUDDISTA

DI BEOMNYEONSA A SEOUL

FOTO DI CARLO MAGISTRELLI

SENIOR RISK ANALYST SACE

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della domanda interna consentendo al paese di superare la cri-si e registrare una crescita del PIL dell’8,8% nel primo seme-stre 2010, nonostante il debito pubblico e le spinte infl attive su cui hanno infl uito le ripercussioni degli incendi in Russia sul prezzo del grano. Rispetto al gigante cinese, il paese conta oggi su un sistema economico più dinamico, incentrato sul-le imprese private. Cruciale per la sostenibilità della crescita economica - e strettamente legato alle politiche di riduzione della povertà - sarà lo sviluppo delle PMI, che rappresentano ancora meno del 10% del totale delle aziende.Vera nuova tigre asiatica e best perfomer dell’area, con una crescita reale del PIL del 4,5% nel 2009 e prospettive di cre-scita del 6,4% nel 2010 (+5,7% tendenziale nel primo trime-stre del 2010), l’Indonesia è il paese che fa più parlare di sé. La stabilizzazione politica e gli interventi del governo per sti-molare la ripresa economica e contenere nel contempo le spin-te infl attive le sono valse la promozione da parte delle princi-pali agenzie di rating e il titolo most active asian reformer da parte della Banca Mondiale. Anche la Malesia sta dimostrando una buona capacità di ri-pensare il proprio modello economico affrancandosi a poco a poco da un sistema export led, registrando una crescita che ha sfi orato il 9% nel secondo trimestre 2010, nonostante la ridu-zione delle esportazioni. Da tenere sott’occhio è anche lo Sri Lanka. Fino all’anno scorso considerato off limit dagli operatori economici esteri, il paese inizia a vivere oggi un’importante fase di rilancio eco-nomico e di ricostruzione, sotto l’egida del FMI, che a luglio 2009 ha varato un programma di fi nanziamenti da 2,5 miliardi di dollari. Nonostante una signifi cativa battuta d’arresto a fi ne 2009 le-gata alla diffi cile gestione del disavanzo pubblico, il program-ma è ora attivo e accompagnerà fi no al 2012 lo sviluppo del paese.

NUOVE OPPORTUNITÀ SI PROFILANO ALL’ORIZZONTE, RIGOROSAMENTE A PREZZI ACCESSIBILII beni del lusso accessibile - ovvero tutti i beni dei setto-ri alimentare, arredamento, calzature, abbigliamento e ac-cessori, realizzati con materiali e design di qualità e ven-duti a prezzi accessibili - sono sempre più richiesti dalla classe media in forte crescita. Secondo uno studio con-giunto di SACE-Prometeia-Confi ndustria, i principali paesi asiatici (Cina, India, Malesia, Tailandia, Indonesia, Vietnam), genereranno nei prossimi sei anni una doman-da di questi beni pari a oltre € 18 miliardi a livello globale. La meccanica strumentale è strettamente funzionale allo svi-luppo industriale e delle infrastrutture in cui tutti questi paesi stanno fortemente investendo. Tra i progetti di spicco, l’ASE-AN Power Grid Project e la Trans ASEAN Gas Pipeline. L’Asian Development Bank stima in 4.670 miliardi di dollari l’investimento complessivo in infrastrutture necessario per i prossimi dieci anni per l’intera regione dell’Asia orientale. Tra tutti i paesi dell’area, sarà probabilmente l’India a offrire le maggiori opportunità: nell’ambito di un vasto piano di inve-stimenti in infrastrutture (strade, autostrade, porti, aeroporti,

D i a r i o di viaggio

LA CRESCITA DELLA CLASSE MEDIA ASIATICA

1990 95 2000 05 09

600

500

400

300

200

100

0

Media salario mensile, $

Malesia Tailandia Filippine

Cina Indonesia Vietnam

Fonte: Economist Intelligence Unit

LA CRESCITA DEGLI ULTIMI 20 ANNIAumenta il potere di acquisto e cresce la classe media. Negli ultimi vent’anni il livello dei salari medi nelle principali economie asiatiche è lentamente cresciuto.

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telecomunicazioni, energia) ha previsto un aumento delle spe-se nel settore dal 5% del PIL nel biennio 2007-2008 al 9% del PIL nel 2011-2012. Anche l’Indonesia rappresenta un mercato strategico, con no-tevoli opportunità anche per le società attive nel settore oil & gas (il paese è ricco di risorse ancora poco sfruttate), costru-zioni e servizi legati allo sviluppo del turismo.Nel 2009 il paese ha promulgato un pacchetto di stimolo fi -scale pari a 6,3 miliardi di dollari (corrispondenti all’1,2% del PIL), il 16,6% dei quali è destinato al settore infrastrutturale. Per promuovere e sostenere il proprio sviluppo economico, l’Indonesia sta investendo intensamente in vari ambiti del set-tore infrastrutturale, benefi ciando anche dei prestiti delle va-rie IFI, World Bank e Asian Development Bank: dai canali di distribuzione energetica al comparto sanitario, alle energie rinnovabili (il paese punta a ridurre le emissioni di gas del 26% entro il 2020).

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NEPAL UN VECCHIO NEPALESE

FOTO DI CRISTINA MORELLI RESPONSABILE TRASPORTI

ENERGIA PETROLCHIMICO E ALTRE INDUSTRIE SACE

TIBET UNA BIMBA TIBETANA

FOTO DI CRISTINA MORELLI RESPONSABILE TRASPORTI ENERGIA

PETROLCHIMICO E ALTRE INDUSTRIE SACE

INDIA

UNA DONNA TRASPORTA

UNA PIANTA CON IL CAPO

FOTO DI MASSIMILIANO CASCIANELLI

SENIOR CREDIT RISK ANALYST SACE

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OLTRE CINA E INDIA. I NUOVI VOLTI DELL’ASIA EMERGENTE

COREA DEL SUDPopolazione: 49.044.790

Stima di crescita del PIL: 5,2%

SACE risk rating: L3

Outlook: stabile

FILIPPINEPopolazione: 93.000.000

Stima di crescita del PIL: 5,3%

SACE risk rating: M3

Outlook: stabile

HONG KONGPopolazione: 7.055.071

Stima di crescita del PIL: 5,2%

SACE risk rating: L2

Outlook: stabile

INDONESIAPopolazione: 238.452.952

Stima di crescita del PIL: 6%

SACE risk rating: M2

Outlook: positivo

MALESIAPopolazione: 27.379.922

Stima di crescita del PIL: 5,5%

SACE risk rating: M1

Outlook: stabile

TAILANDIAPopolazione: 64.200.000

Stima di crescita del PIL: 5,5%

SACE risk rating: M1

Outlook: positivo

TAIWANPopolazione: 22.749.838

Stima di crescita del PIL: 6,7%

SACE risk rating: L2

Outlook: stabile

VIETNAMPopolazione: 85.789.573

Stima di crescita del PIL: 6,7%

SACE risk rating: M3

Outlook: positivo

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B i n o c o l o

LE OPPORTUNITÀ OFFERTE DAI PAESI ASIATICI VENGONO DALL’EXPORT MA ANCHE DALLA PRODUZIONE E DISTRIBUZIONE PER IL MERCATO LOCALE

Diversifi care le destinazioni commerciali è una scelta obbligata per le imprese. Le diffi coltà emerse nell’ultimo biennio nei mercati

tradizionali per l’export italiano non hanno fatto che confer-marlo: la strategia vincente per garantirsi una crescita sosteni-bile negli anni è presidiare i mercati emergenti, che genereran-no la domanda che trainerà la ripresa dell’economia mondiale. Il futuro parte da lì. I paesi asiatici stanno compiendo passi importanti per acquisi-re peso economico (e non solo) a livello internazionale. Sono mercati ricchi di opportunità per le nostre imprese, che in passato hanno trascurato le potenzialità di queste destinazioni a vantaggio di mercati geografi camente o culturalmente più vicini. Le aziende che oggi si affacciano ai mercati asiatici devono affrontare le diffi coltà di inserirsi in un contesto caratterizzato non soltanto da differenze operative e culturali talvolta marca-te, ma anche da una concorrenza forte e sempre più preparata ad utilizzare le leve della qualità e dell’innovazione, accanto a quella tradizionale dei prezzi. Le opportunità offerte da questi paesi sono legate non solo alle esportazioni, ma anche alla produzione e alla distribuzio-ne per il mercato locale. Lo confermano casi di successo come Piaggio ed Ariston. Piaggio ha reagito ai contraccolpi della crisi giovandosi della

MAG pag 26

UN POTENZIALE IMMENSO, DA COGLIERE SUL CAMPO

BUSINESS IN ASIA

c/o ICE 40/F, Suite 4001, Central Plaza,18 Harbour Road, Wan ChaiResponsabile: Marina Vettese Tel: +852 3620 2323 E-mail: [email protected]

UFFICIO SACE HONG KONG

di Marina Vettese, Responsabile dell’uffi cio SACE di Hong Kong

piena operatività del suo stabilimento vietnamita, che le ha consentito di intercettare la forte crescita della domanda di mezzi di trasporto nel paese. Ariston, che ha iniziato a esportare i suoi prodotti in Vietnam fi n dagli anni Ottanta e ha avviato la produzione nella fabbrica di Hanoi nel 2004, è oggi leader di settore nel paese. Sebbene non manchino esempi di successo, il tasso di pene-trazione dei mercati asiatici da parte delle aziende italiane è ancora inferiore al potenziale.I volumi assicurati da SACE in Asia mostrano tuttavia una ripresa della vitalità dei nostri imprenditori: abbiamo oltre un miliardo di euro di nuove operazioni attualmente in discussio-ne sui mercati di Cina, Indonesia, India, Vietnam e Malesia ed il crescente numero di commesse fa ben sperare per il posizio-namento futuro dei prodotti del Made in Italy.

CERIMONIA INDÙ A BALI

FOTO DI MARCO BATTAGLIA

RESPONSABILE MEDIA E COMUNICAZIONE SACE

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Una moneta pienamente convertibile, la grande disponibilità di capitali e la profonda conoscenza del mercato cinese sono le principali ragioni che spingono la maggior parte delle imprese attive in Asia-Pacifi co a stabilirsi ad Hong Kong. Hub commerciale e fi nanziario di primaria importanza, tradizionalmente considerato la “Porta” verso la Cina continentale, Hong Kong è la seconda destinazione in Asia per gli investimenti diretti esteri. Ha un volume di commercio internazionale equivalente, da solo, a circa un terzo di quello dell’intera Repubblica Popolare, una delle tre maggiori borse valori in Asia, un aeroporto al primo posto nel mondo per volume di cargo smistato ed un porto marittimo tra i più affollati del mondo per traffi co di container, insieme a quelli di Shanghai e Singapore.

HONG KONG: LA PORTA PER LA CINA CONTINENTALE

Area Contatti Responsabili dell’Uffi cio

Un team internazionale, con solida esperienza dei mercati, per accompagnare le imprese sul campo

GLI ALTRI VOLTI DI SACE ALL’ESTERO

Vicino Oriente Istanbul

Tom Tom Kaptan Sokak, 534433 Beyoglu Marco Ferioli

c/o Consolato Generale d’Italia

Tel: +90 212 2458430 - E-mail: [email protected]

Africa sub-sahariana Johannesburg

Two Commerce Square, 39 Rivonia Road Michael Creighton

Sandhurst 2196 Sandton,

Tel: +27 11 2680623 - E-mail: [email protected]

Area CSI Mosca

Krasnopresnenskaja Naberejnaja, 12, 123610 Svetlana Gromiko Piradova

c/o uffi cio commerciale ICE (n. 1202) e Dmitry Prozorov

Tel: +7 495 2582155 - E-mail: [email protected]

Europa emergente Bucarest

Str. A.D. Xenopol No.15, Sector 1, 010472 Speranta Patricia Tirsar

c/o uffi cio commerciale ICE

Tel: +40 212 114240 - E-mail: [email protected]

America Latina San Paolo

Av. Paulista, 1971 - 3° Andar, 01311-300 Flavio Bertolossi

c/o uffi cio commerciale ICE

Tel: +55 1131712138

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Diversifi care le proprie attività, non solo sui nostri mercati di riferimento tradizionali ma anche sui nuovi mercati emergenti, è una scelta obbligata per le imprese. Porta con sé grandi op-portunità ma anche rischi e costi non indifferenti. È una sfi da non semplice, specialmente per le aziende di di-mensioni più piccole.Le PMI sono strutturalmente le più esposte alle diffi col-tà di raccolta dei fondi per gli investimenti necessari alla propria crescita e lo sono particolarmente oggi, a seguito degli impatti non ancora riassorbiti della crisi fi nanziaria.Dal 2005 SACE collabora con il sistema bancario, mettendo a disposizione delle imprese un plafond - oggi pari a 1,8 miliar-di di euro - di fi nanziamenti erogati a sostegno del processo di internazionalizzazione o per soddisfare esigenze di capita-le circolante. Nell’ambito delle convenzioni stipulate con le principali banche italiane, SACE garantisce i prestiti erogati dal rischio di default o di mancato rimborso delle aziende af-fi date, facilitando di fatto l’accesso al credito delle imprese. Chi ne può usufruire. Le imprese con fatturato non superiore a 250 milioni di euro (generato almeno al 10% da attività export), con sede legale, direzione e parte delle attività produttive in Italia.Come si accede ai fi nanziamenti. Le imprese devono presen-tare un “progetto di internazionalizzazione”: un business plan in cui è precisato come intendono utilizzare nei mesi succes-sivi i fondi ricevuti.Quali investimenti sono fi nanziabili. La gamma è estrema-mente variegata ed include i costi di impianto e di amplia-mento, i costi promozionali e pubblicitari, gli investimenti in ricerca e sviluppo, le spese per diritti di brevetto e per la tutela del marchio, le partecipazioni in imprese estere e le spese per consulenze specialistiche per accordi di joint venture; e anco-ra, in una certa misura, le spese per l’approntamento di beni e/o servizi o per l’esecuzione di lavori per conto di committen-ti esteri (capitale circolante).

A u t o s c a t t o

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ANCORA DISPONIBILI 1,8 MILIARDI DI EURO PER FINANZIARE PROCESSI DI INTERNAZIONALIZZAZIONE E CAPITALE CIRCOLANTE, GRAZIE ALLA PARTNERSHIP DI SACE CON LE PRINCIPALI BANCHE ITALIANE

FOCUS PMI CRESCEREALL’ESTERO

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MAGpag 29

UNA FINESTRA SU NEW YORK FOTO DI VINCENZO PEDICINI

SENIOR POLICY UNDERWRITER SACE

Ad oggi 1.800 PMI hanno benefi -ciato di quasi 2 miliardi di euro di fi nanziamenti. Il plafond ancora disponibile è pari a 1,8 miliardi di euro.Dal 2005 al 2008 l’andamento tecnico del prodotto (rapporto tra sinistri e premi) è costantemente rimasto sotto l’unità. Dal 2008 al 2009 si è registrato un forte aumen-to dei sinistri dovuto alla crisi: al 30 giugno 2009 l’andamento tecnico è stato pari a 1, per arrivare a quota 1,6 a fi ne 2009. Per maggiori informazioni sul tema: “Il supporto di SACE alle PMI”, SACE Working Paper n°1/2010 www.sace.it.

I NUMERI DI SACEPER LE PMI

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I VANTAGGI PER LE IMPRESELa garanzia di SACE offre alle aziende una serie di benefi ci:● un accesso più agevolato ai fi nanziamenti, anche di natura chirografaria, senza la necessità dover disporre di un patrimo-nio immobiliare elevato da mettere a garanzia● la possibilità di prevedere piani di recupero degli investi-menti effettuati su un orizzonte temporale più ampio e co-munque sino ad 8 anni● maggiori volumi di fi nanziamenti disponibili, in quanto la garanzia di SACE, sino al 70% dell’importo del fi nanziamen-to ricevuto, consente di non alterare le linee di fi do disponibi-li presso il sistema bancario● un costo dei fi nanziamenti competitivo, grazie al minor co-

sto per accantonamenti delle riserve patrimoniali che la banca deve predisporre per erogare i fi nanziamenti.

I VANTAGGI PER LE BANCHE PARTNER DI SACELa garanzia di SACE consente alle banche di ottenere la pondera-zione zero nel calcolo dei coeffi cienti patrimoniali previsti da Basi-lea 2, per la quota di fi nanziamento garantita. Per le banche questo si traduce in minori costi da sostenere per l’ac-cantonamento del capitale minimo richiesto e quindi in maggiori ri-sorse disponibili da destinare all’erogazione del credito alle impre-se. La copertura del rischio di credito offerta da SACE permette alle banche partner di soddisfare le esigenze di fi nanziamento dei propri clienti anche in un contesto di contrazione del mercato creditizio.

A u t o s c a t t o

BANGKOK BY NIGHT FOTO DI FEDERICA POCEK

COUNTRY RISK ANALYST SACE

MAG pag 30

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Banca Monteparma

Banca Nazionale del Lavoro

Banca Popolare dell’Emilia Romagna

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Banca Popolare di Vicenza

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Banco Popolare

Credito Emiliano

Deutsche Bank

Gruppo Cariparma - FriulAdria

HypoGroup Alpe Adria

ICCREA Banca

Monte dei Paschi di Siena

Unibanca

Unicredit

BANCHE CONVENZIONATE

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MAGpag 31

DOPO TRE MESI DI ATTIVITÀ, SACE FCT HA DELIBERATO SMOBILIZZI DI CREDITI PER 500 MILIONI DI EURO

UNA SOLUZIONE EFFICACE FACTORING: LA SOLUZIONE PER I FORNITORI DELLA PA

L’allungamento dei tempi di pagamento della Pubblica Ammi-nistrazione è tra i fattori che maggiormente incidono sull’incre-mento del fabbisogno di credito delle aziende. Un problema par-ticolarmente forte in Italia: con una media nazionale che sfi ora i 300 giorni di ritardo e picchi di oltre 600 giorni in alcune re-gioni italiane, la nostra PA è tra le più lente a pagare in Europa. Il modo più semplice di eliminare l’incertezza sui tempi di paga-mento è far sì che la liquidazione dei fornitori sia operata da un terzo con apposito know-how, dotato di una propria autonoma cre-dibilità e che si assuma l’obbligo di pagamento verso i fornitori. Per essere effi cace ed autofi nanziarsi, questo intervento si sviluppa sui nuovi contratti di fornitura, così da permettere alle PA di otte-nere l’applicazione di prezzi di acquisto adeguatamente ribassati.È per questo che SACE ha creato una propria società di factoring, SACE Fct, che opera attraverso lo schema del reverse factoring, un sistema di “pagamento garantito” che assicura al fornitore il pagamento delle fatture a scadenza, previa certifi cazione del cre-dito (riconoscimento che il credito è certo, liquido ed esigibile) da parte della PA.Da aprile a giugno 2010 SACE Fct ha deliberato smobilizzi per oltre 500 milioni di euro e ha una buona pipeline di operazio-ni in corso di negoziazione, con l’obiettivo di utilizzare intera-mente gli 1,5 miliardi di euro messi a disposizione per il 2010. A poco più di un mese dall’avvio della propria operatività, SACE Fct ha sottoscritto un accordo di collaborazione con Federsanità-ANCI, confederazione delle Aziende Sanitarie Locali e Ospedalie-re e delle Conferenze dei Sindaci. L’accordo prevede lo sviluppo e la promozione presso le amministrazioni associate a Federsanità dei prodotti e servizi offerti da SACE Fct. Benefi ceranno dell’ini-ziativa sia le aziende associate a Federsanità che i loro fornitori.Sono state inoltre concluse delle convenzioni per lo smobilizzo

dei crediti vantati dai fornitori del Comune di Brescia e delle Pro-vincie di Lecco e Lecce. Gli enti territoriali coinvolti, che si sono impegnati a certifi care i crediti e indicare una data di pagamen-to degli stessi, potranno godere dell’ampliamento della gamma dei fornitori potenziali e del conseguente minor costo di acquisto di beni e servizi, oltre che della riduzione del contenzioso con i fornitori e dei costi ad esso associati. I fornitori benefi ceranno della certezza dei tempi di incasso dei crediti, a tutto vantaggio della propria liquidità e della pianifi cazione dei fl ussi fi nanziari aziendali.

Riduzione del costo fi nanziario potenziale del ritardo di pagamento

Ampliamento della gamma dei fornitori potenziali

Possibile riduzione del prezzo unitario d’acquisto di beni e servizi

Riduzione del contenzioso con i fornitori

VANTAGGI PER LA PA

Certezza dei tempi di incasso ed effi cienza amministrativa

Maggiore capacità di offerta

Minori oneri fi nanziari

Riduzione del contenzioso con la PA

VANTAGGI PER I FORNITORI

I VANTAGGI DEL REVERSE FACTORING

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S i d e c a r

SMEG, una realtà reggiana che guarda al mondo. Ne parliamo con il Ceo Vittorio Bertazzoni, numero uno dell’azienda di elettrodomestici e ultimo erede di una famiglia vocata alla crescita.

PUÒ DESCRIVERCI SMEG? QUANDO È NATA, QUALI SONOI VALORI PRINCIPALI DEL VOSTRO BRAND?SMEG è una delle più grandi aziende italiane di elettro-domestici. Fondata nel 1948 come azienda di smalteria e lavorazione dei metalli, SMEG ha conservato nell’acroni-mo Smalterie Metallurgiche Emiliane Guastalla il ricor-do dell’attività inizialmente svolta. Negli anni Cinquanta nacquero i primi elettrodomestici per la cottura, destinati a

lasciare un segno nella storia del design italiano: prodotti che già da allora si distinguevano per qualità, stile e inno-vazione. La segmentazione dell’offerta SMEG oggi spazia da elettrodomestici per la cottura, a prodotti per la refrige-razione e per il lavaggio capaci di offrire al consumatore prestazioni all’avanguardia, massima attenzione ai consumi e un’estetica altamente distintiva. A guidare le scelte aziendali sono, in particolare, i canoni della serietà e della professionalità unitamente ad una gran-de passione per il prodotto. Ogni nuovo elettrodomestico, infatti, è per SMEG un manufatto speciale, che nasce da uno studio e da una progettazione di forme, ergonomia e funzioni.

QUALI SONO STATE LE TAPPE DELL’ESPANSIONE INTERNAZIONALE DI SMEG? CHE IMPORTANZA HANNO I MERCATI ESTERI PER VOI?In oltre 60 anni di storia SMEG ha saputo evolversi, crean-do elettrodomestici distintivi che l’hanno resa un’azienda di riferimento internazionale per chi ricerca prodotti curati nei minimi dettagli. Risultato di una precisa strategia di approccio misto ai mer-cati che prevede, in alcuni paesi, la defi nizione di partner-ship con importatori esclusivi mentre in altri la costituzione di fi liali di proprietà, lo sviluppo internazionale di SMEG è cresciuto sino a rendere l’azienda un’impresa presente in tut-to il mondo con 13 fi liali commerciali, una rete capillare di distributori, circa 2000 dipendenti e un fatturato in costante

UNA STORIA CHE VIENE DA LONTANO

A COLLOQUIO CON VITTORIO BERTAZZONI, CEO DI SMEG, ULTIMO EREDE DI UNA FAMIGLIA DI IMPRENDITORI CHE CON GRANDE PASSIONE È RIUSCITA A SVILUPPARE UNA REALTÀ SOLIDA E IN CONTINUA CRESCITA

S i d e c a r

MAG pag 32

VITTORIO BERTAZZONI

CEO DI SMEG

SMEG: DESIGN ITALIANO,VOCAZIONE INTERNAZIONALE

SACE BT HA ASSICURATO CON LA POLIZZA MULTIMARKET GLOBALE IL FATTURATO DI SMEG, L’AZIENDA EMILIANA SIMBOLO DEL MADE IN ITALY CHE STA CONQUISTANDO IL MONDO.

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crescita con una quota di export che si attesta intorno al 70%. Il processo di espansione con strutture proprie è avvenu-to sostanzialmente in due fasi: la prima, sul fi nire degli anni ‘80 e inizio degli anni ‘90, con l’apertura di 5 fi liali in Europa Occidentale (Francia, Belgio, Gran Bretagna, Spagna, Germania) e la seconda, dal 2002 al 2008, volta ad ultimare il presidio di mercati europei e raggiungere realtà più lontane con la costituzione di 7 fi liali (Olanda, Svezia, Portogallo, Russia, USA, Ucraina e Sud Africa) e 2 uffi -ci di rappresentanza (Hong Kong e Jeddah). Nel corso di quest’anno, infi ne, come naturale evoluzione della presenza SMEG in Scandinavia, anche la Danimarca è entrata a far parte del nucleo di mercati gestiti direttamente.

IL DESIGN È DA SEMPRE UNO DEI PUNTI DI FORZA DEI VOSTRI PRODOTTI. QUANTO VI HA AIUTATO ALL’ESTERO L’ESSERE UN BRAND D’ECCELLENZA DEL MADE IN ITALY?Il successo del brand è intrinsecamente legato alla sua ca-pacità di coniugare stile e funzione, design e performan-ce. Da sempre questi sono i cardini attorno ai quali ruota la progettazione di un nostro nuovo prodotto e in questo sta l’essenza del Made in Italy che ci viene riconosciuta. Un costante impegno nel trasmettere un’anima agli og-getti che popolano le case ha permesso all’azienda di cre-are prodotti divenuti, con il tempo, vere e proprie icone. SMEG è tecnologia che arreda e per questo il lavoro di ri-cerca estetica dell’avanzato centro interno di progettazione

si avvale anche della collaborazione di architetti e designer di fama mondiale: Guido Canali, Mario Bellini, lo studio Piano Design e recentemente Marc Newson.

QUALI SONO I PRINCIPALI MERCATI ESTERI SU CUI OPERATE? SU QUALI INTENDETE PUNTARE MAGGIORMENTE PER IL FUTURO?La nostra presenza è estesa a circa 80 mercati nel mondo ma certamente la parte più signifi cativa è tuttora l’Europa Occidentale che ha dimostrato di comprendere l’essenza della nostra promise. Non trascuriamo comunque nessun mercato, perché rite-niamo che la proposta SMEG possa trovare una sua accet-tazione diffusa e globale.

MAGpag 33

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IL GRADUALE PASSAGGIO DAL COLLETTIVISMO ALLA MODERNITÀ È BEN INTERPRETATO DAL TALENTO DI ZHANG XIAOGANG, PITTORE ORMAI CELEBRATISSIMO CHE PONE AL CENTRO DELLA PROPRIA OPERA L’INDIVIDUO E LE GRANDI TRASFORMAZIONI IN ATTO IN CINA

L’arte, è noto, sa assorbire con largo anticipo i cambiamen-ti sociali. Nel caso della Cina, il graduale passaggio dal collettivismo alla modernità, che impone l’“io” al po-

sto dei “noi”. Nel Grande Paese da tempo si fa strada l’individuo, come rivelano le grandi trasformazioni in atto, e l’arte le pone al centro del suo percorso espressivo: il corpo assume sempre più importanza, divenendo il soggetto centrale della pittura cinese. Nel nuovo corso è questa la chiave più rilevante. Basti pensare alle opere di Feng Zhengjie, He Sen, Li Dafang, dello stesso Zhang Xiaogang. In particolare i lavori di Xiaogang privilegiano i ritratti di bambini o di fa-miglie, con l’utilizzo di una tavolozza ridotta, contraddistinta da pochi colori: il grigio, il nero, il giallo, il viola, il rosso. Sono opere di un artista formatosi presso l’Accademia di Belle Arti di Sichuan, in cui l’arte appare radicalmente diversa da quella, più politicizzata, della capitale Pechino.

Nella scuola di Sichuan appaiono evidenti tracce riferite al surreali-smo e allo psicologismo, visti come motivi di relazione e mezzi di fuoriuscita dalla collettivizzazione dell’epoca maoista. Zhang Xia-ogang si propone presto all’attenzione internazionale, spiccando in mostre collettive come “Mao goes Pop” al Museum of Contempo-rary Art di Sidney o “Passaggi ad Oriente” alla Biennale di Vene-zia nel 1993 e 1995, e alla Biennale di San Paolo, sempre nel 1995. La sua pittura “surreal-fotografi ca” oscilla sempre tra passato e pre-sente, memoria e oblio e ci rivela un universo nuovo della condizio-ne cinese, come lui stesso ricorda. “Molte persone si sentono perse nel loro rapporto con la contemporaneità, ed è esattamente questa contraddizione tra passato e presente uno degli aspetti caratteriz-zanti della società odierna, qualcosa che la rende più interessante”. Ecco allora l’interesse per il tema dell’amnesia, l’impossibilità di ri-

MURO VERDE

PAESAGGIO E TELEVISIONE

2008 OLIO SU TELA (300X800 CM)

MAG pag 34

N u o v i m o n d i

SACE PER L’ARTE

NON PIÙ NOI BENSÌ IO

Page 37: SACE MAG - 3/2010

cordare simboleggiata dagli sguardi assenti e inespressivi delle fi -gure di Zhang Xiaogang, che rappresentano uno degli elemen-ti di maggiore attrattiva dell’intera opera dell’artista. Il grigio di fondo pone le persone ritratte in una condizione di assenza di tempo e di luogo. Sembrano galleggiare su un fondo grigio, cromaticamente su una neutralità. Neutralità che l’artista mu-tua dalla tradizione della fotografi a cinese, in cui si usavano luci drammatiche e sfondi neutri per idealizzare il soggetto. Evidenti sono le sue simbologie: gli abiti-divisa, il taglio dei capelli e le pose tradiscono il periodo maoista, ma l’insistere su individui, bambini, famiglie, gesti intimi come una mano intenta a scrivere un diario o un romanzo, incarna l’attualizzazione dell’individuo al po-sto del collettivismo del passato, del privato al posto del pubblico. Zhang Xiaogang è un vero modernista. Come tale crede nella capaci-tà di rifl ettere, nella libertà di scegliere e di creare. Reputa che il valo-re più importante nell’arte sia rappresentare e trasmettere le emozioni e l’anima di una persona. Zhang vive da sempre in una moltitudine di mondi che lui stesso ci descrive. In mezzo a queste realtà confuse e disordinate egli ci appare come un fuggitivo pieno di nostalgia per la sua terra natale, qualcuno che medita in solitudine sull’altra sponda, mentre il clamore di questo mondo lo segue come un’ombra.

Zhang Xiaogang, nato nel 1958 in Cina a Kunming, provincia di Yunnan, è cresciuto negli anni della Rivoluzione Culturale, che hanno esercitato una particolare infl uenza sulla sua pittura. Dopo essersi diplomato nel 1982 all’Accademia di Belle Arti di Sichuan, Zhang è entrato a far parte del gruppo di giovani pittori cinesi d’avanguardia venuto alla ribalta negli anni ’80 insieme a Wang Guangyi, Xu Beihong e Wu Guanzhong.

AUTORITRATTO

MAGpag 35

Con il progetto “SACE e l’Arte” il gruppo offre il proprio contributo alla diffusione nel mondo di opere contemporanee, attraverso la

promozione di mostre espositive e la pubblicazione di libri d’arte. Xiaogang è stato protagonista dell’iniziativa nel 2008.

LEGAMI DI SANGUE

GRANDE FAMIGLIA

METROPOLITANA

1994 - OLIO SU TELA

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DESCRIZIONE 2005-03

2007 - FOTOGRAFIA (76X51 CM)

Page 38: SACE MAG - 3/2010

L’ETICHETTA PER FARE AFFARI IN UNO DEI PAESI ASIATICI DA TENER D’OCCHIO PER CHI FA BUSINESS

In qualsiasi paese vi rechiate per affari è opportuno conoscere le regole del gioco. Per gestire al meglio un incontro in Vietnam è utile ricordare che è molto

apprezzato quando uno straniero accenna una frase nella loro lingua: basta esordire con un semplice “xin chao” (si pronuncia “sin ciao”) di saluto per stabilire un primo posi-tivo contatto. Ogni incontro d’affari normalmente si avvia con una stretta di mano e un leggero cenno con il capo e si conclude nello stesso modo.

SEMPRE DUE MANILo scambio dei biglietti da visita è un rito molto impor-tante in ogni incontro d’affari, per cui sinceratevi, prima di partire, che i vostri biglietti da visita siano in doppia lingua, inglese e vietnamita.Onde evitare equivoci, i nomi in Vietnam sono così scrit-ti: nome di battesimo, secondo nome e infi ne il cogno-me. Nello scambiarvi i biglietti, ricordatevi di farlo con entrambe le mani, sia in consegna sia in ricezione. Pren-detevi sempre il tempo per annotare il nome del vostro interlocutore e la sua carica: non farlo potrebbe essere considerato scortese.

ABBIGLIAMENTOIl Vietnam è un paese tropicale ed è perciò buona rego-la indossare vestiti leggeri e non impegnativi. Gli abi-ti occidentali non creano imbarazzo negli interlocutori

vietnamiti, ma è opportuno ricorrere ad un abbigliamento formale esclusivamente nelle occasioni uffi ciali.

REGOLE IN AFFARI Per i vietnamiti nessun negoziato può concludersi in pareggio: alla fi ne di ogni incontro d’affari deve esser-ci sempre un vincente e un perdente. Per questo, non sorprendetevi se i vostri interlocutori tenderanno a pro-lungare le negoziazioni oltre ogni ragionevole limite. È loro abitudine approfondire, chiarire e defi nire minuzio-samente ogni termine degli accordi, anche ritornando più volte su punti già discussi.Tenete presente che in Vietnam è sempre responsabilità di chi ospita segnalare la conclusione di un incontro. Non dimostrate mai, quindi, fretta o impazienza, ma prendete-vi tutto il tempo necessario, adeguandovi il più possibile alle loro modalità procedurali.Qualsiasi riunione d’affari ha luogo in presenza di un tra-duttore locale. I contatti via mail o telefono per combina-re luogo e data dell’incontro, sono vissuti con una certa diffi denza. Meglio avviare un contatto d’affari attraverso un conoscente comune che vi introduca e che in qualche modo vi faccia da garante.Non perdete mai di vista il concetto di “faccia”, fonda-mentale nella cultura di questa società asiatica. Non do-vete mai perdere la “faccia” né mettere il vostro interlo-cutore nella condizione di perderla

Non manifestate mai imbarazzo, non segnalate mai a un vietnamita il vostro disagio. Potrà sembrarvi inconsueto, ma i vietnamiti desiderano sempre evitare il risentimento: non amano esprimere un’opinione e faticano a dare rispo-ste negative. Siate sempre gentili anche quando discutete di questioni gravose. Se pensate che il vostro interlocutore stia in qualche modo cercando di ingannarvi, continuate a parlare e a sviscerare il tema sino al chiarimento, senza avanzare accuse o perplessità in modo troppo diretto.

A TAVOLASe siete ospiti in casa ricordate di presentarvi con frutta, dolci, fi ori o incenso. Evitate di regalare tessuti o fazzo-letti di ogni tipo, qualsiasi oggetto nero o fi ori gialli, per-ché si pensa portino sfortuna. È buona regola, in Vietnam, non lasciare mai nulla nel piat-to. Ricordate che, in quanto ospiti, vi saranno serviti i piatti ritenuti più prelibati. Assaggiateli tutti, quindi, perché è un importante gesto di rispetto ed apprezzamento per chi vi ospita. Ricordate che il cucchiaio per la zuppa deve essere sempre impugnato esclusivamente con la mano sinistra. Al ristorante, attenzione a chi si siede per primo: è prero-gativa del più anziano del gruppo. Usate sempre entram-be le mani per passare ogni cosa, ma soprattutto non fate-lo mai al di sopra della testa di un commensale. Quando invitate una persona a seguirvi non fatelo mai con un solo dito, ma con un cenno garbato della mano.

CONSIGLI DI VIAGGIO

VIETNAM, ISTRUZIONI PER L’USO

IMBARCAZIONI SUL DELTA DEL MEKONG, IN VIETNAM

FOTO DI EDOARDO LI CASTRI SENIOR POLICY UNDERWRITER SACE

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