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magazine n°32 / luglio '10 ELISA LIGABUE PAOLO NUTINI STEVIE WONDER SCISSOR SISTERS

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Onstage Magazine n. 32 Luglio 2010

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n°32 / luglio '10

ELISALIGABUE

PAOLO NUTINISTEVIE WONDER

SCISSOR SISTERS

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6onstage - luglio

onstage - eDitoRiale

Direttore ResponsabileEmanuele Vescovo

Direttore EditorialeDaniele [email protected]

Art Director Federico [email protected]

Progetto graficoInedit srlvia Pietrasanta, 12 20143 [email protected]

RedazioneFrancesca [email protected] [email protected]

Photo editorTommaso [email protected]

Hanno collaborato a questo numero:Blueglue, Damir Ivic, Emanuele Mancini, Massimo Longoni, Gianni Olfeni, Francesco Pedrazzoni, Silvia Pellizzon, Marco Rigamonti, Giorgio Rossini.

Areaconcerti srlvia Carlo De Angeli, 320141 Milanotel. 02.533558

AmministrazioneMario [email protected]

PubblicitàLuca [email protected] [email protected] Casieri [email protected] [email protected]

Pubblicità Triveneto, Mantova, Emilia RomagnaEver Est s.n.c.via Roma 5/A - 35010 Limena (PD)Tel. 049.8849246 [email protected] Pubblicità LazioAreaconcerti SrlVia Nizza, 53 00198 RomaTel 06.45474811Paola [email protected]

Distribuzione e LogisticaMario [email protected]

StampaCentro Stampa Quotidiani SpaVia dell’Industria, 52 25030 Erbusco (BS)

Webhttp://www.onstageweb.comhttp://www.mylive.ithttp://www.areaconcerti.it

Onstage MagazineRegistrazione al tribunale di Milano N°362 del 01/06/2007

Dobbiamo tutti fare i conti con i “mostri”. Na-scosti da qualche parte nel groviglio del nostro inconscio, ossessioni, paure, manie, insicurezze, fobie – loro hanno mille volti – fanno capolino con frequenza e intensità alterne ma senza abbando-narci mai del tutto, compagni di viaggio insepa-rabili per ogni singolo individuo che abiti questo pianeta. Rumorosi come orchestre o silenziosi come gatti, sono una delle più evidenti e concre-te dimostrazioni del principio che vuole gli esseri umani tutti uguali. Il più bello, il più intelligente, il più simpatico e il più colto se la devono vedere con i loro mostri esattamente quanto il più brutto, il più stupido, il più antipatico e il più ignorante. Evviva, questa si che è democrazia.

E’ diverso il modo in cui affrontiamo i “mostri”. C’è chi ha il coraggio di lottare a viso aperto e chi preferisce rifugiarsi nella fuga, chi attacca fregan-dosene delle possibili ferite e chi accetta il com-promesso, anche se i vantaggi nel lungo termine sono tutti per l’altra parte. Non esiste una scienza che ci dica quale tra questi approcci sia migliore, ma esistono sufficienti prove per dimostrare che a truppe schierate il nemico si spaventa e può accet-tare l’armistizio, preludio ad un futuro di pace, per

quanto instabile. Di sicuro, affrontando i “mostri” impariamo a conoscerli. E conoscere il nemico è la prima regola per stare in battaglia così come, anco-ra prima, ammetterne l’esistenza è il primo passo per conoscerlo.

Il pensiero che accompagna Arrivederci, mostro!, ultimo disco di Ligabue - che di mestiere non fa il filosofo ma neanche il pizzicagnolo – veicola pro-prio questo messaggio: se conosci il mostro, lo puoi affrontare. Ma è pure un’ammissione d’impotenza, in quell’arrivederci che nega l’addio, cioè la defini-tiva sconfitta dei “mostri”. Come dire, per il mo-mento li ho affrontati e cacciati, ma è probabile che prima o poi rialzino la testa, magari più incazzati di prima.

In questa guerra condividiamo una condizione: non abbiamo alleati. Noi e basta. Un po’ come l’ar-tista che sale la scaletta del palco e si trova davan-ti una folla. Certo, può cercare conforto nella sua band - così come ogni individuo nell’abbraccio di una persona cara - ma poi è lui a impugnare il mi-crofono o lo strumento. E a quel punto è lui, solo lui che deve fare la differenza. Nella vita siamo tut-ti protagonisti di un one man show.

A presto, mostri.

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n°32 / luglio '10

ELISALIGABUE

PAOLO NUTINISTEVIE WONDER

SCISSOR SISTERS

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n°32 / luglio '10

ELISALIGABUE

PAOLO NUTINISTEVIE WONDER

SCISSOR SISTERS

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ELISALIGABUEPAOLO NUTINISTEVIE WONDERSCISSOR SISTERS

n°32 / luglio '10

LIGABUE: 9-10 LUGLIO: STADIO OLIMPICO, ROMA; 16-17 LUGLIO: STADIO SAN SIRO, MILANOELISA: 13 LUGLIO: ARENA CIVICA, MILANOPAOLO NUTINI & FLORENCE AND THE MACHINE: 21 LUGLIO: ARENA CIVICA, MILANO

Onstage Magazine on tour - Luglio 2010

Tutti i locali di Milano e Roma dove trovi Onstage Magazine

Milano

RomaAvalon Pub Birreria MarconiCartolibreria Freak OutCasina dei PiniCircolo degli ArtistiCrazy BullDeja'VuDistillerie ClandestineExpressFata Morgana Freni e Frizioni

Friend's Art CafèL'infernottoLatte PiùLe SorelleLettere CafèLiving room CafèLocanda AtlantideMicca ClubMom ArtOn The Rox Open Music CafèPride Pub Rock Castle Cafè

Shanti SimposioSotto Casa Di AndreaSotto Sotto Tam Tam Zen.O

Bar MagentaBhangraBarBiblioteca SormaniBlenderBondCafe MilanoCargoColonial CaffèCuoreDeseoElettrauto Cadore Exploit Felice San SushiFrank Café Fresco Art Good Fellas

Gray Cat PubIedItem JamaicaJulien Café KapuzinerLa Bodeguita del MedioLa CaffetteriaLa FontanellaLe Coquetel Le scimmieLelephant Magazzini GeneraliMaxi BarMom MorgansPacino Café

Pharmacy Store RadetskyReefelRoialto Café Sergent Peppers Skip IntroStardustTrattoria ToscanaTwelveVoloYguana

Onstage People

Foto:

Paolo Nutini: Francesco Prandoni

Ligabue: Alessio Pizzicannella

Elisa: Veronique Vial

di Daniele Salomone

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8onstage - luglio

indice / lugliorubriche

10 - ontourIl calendario completo dei concerti dal vivo di luglio, con un focus sui più importanti festival.

46 - rock 'n' fashionL’ospite di questo mese è una futura popstar che non gradisce troppo clamore: Ellie Goulding.

54 - live reportGiugno è stato il mese del concertone dei Muse a San Siro. Noi, naturalmente, c’eravamo.

56 - what’s newDischi, film e video games: ancora una volta vi consigliamo il meglio e il peggio delle uscite.

62 - coming soonAd agosto, a Torino, arrivano gli U2. Sempre che la schiena di Bono non faccia brutti scherzi.

22. ELISAL’ex peperino del rock tricolore ci racconta come si è trasforma-ta in donna matura e mamma accorta, senza smarrirsi. Tutto merito di una spontaneità immutata.

34. LIGABUEPrima che partisse il tour, siamo andati a Correggio a verificare con i nostri occhi e orecchie quel che di buono si dice di Ligabue. E abbiamo trovato molto di più.

28. SCISSOR SISTERSLe Sorelle sono tornate, con un album molto danzereccio. Del Marquis e Babydaddy ci hanno raccontato della loro “missione” e di come vogliono terminarla.

42. STEVIE WONDERAttenzione, attenzione: pare che avessimo ottenuto un’intervista con il grande Stevie Wonder e che sia saltata per colpa nostra. Cosa diavolo può essere accaduto?

16. PAOLO NUTINIChi dice che le nuove generazioni siano poco attente alle cose semplici? Paolo Nutini ha 23 anni e pare non interessarsi ad al-tro. Proprio come il suo papà.

onstageweb

Live ReportI reportage fotografici di tutti i più importanti concerti del mese: Ligabue, Elisa, Paolo Nutini, Scissor Sisters, Stevie Wonder e moltissimi altri.

ContestOnstage, in collaborazione con Fep Group, ti regala i biglietti per i concerti di Elisa e Mario Biondi. In più ti mandiamo all’IMARTs Festival di Carpi (con Litfiba, Patti Smith e gli Elii!)

E poi tutte le news musicali, il calendario completo dei concerti, le interviste, gli approfondimenti, le recensioni e i blog. Stay connected!

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FACE TO FACE WITH ...12. JONSI14. MALIKA AYANE

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10onstage - luglio

ontour/ luglio

Alessandra Amoroso -Margherita di Savoia (BT)Cranberries - RomaDalla&DeGregori - TorinoHeineken Jammin'Festival - Mestre (VE)Linea 77 - Seriate (BG)Ozzy Osbourne - Piazzola (PD)Stevie Wonder - VeronaThe XX - Milano

Afterhours - MilanoCarmen Consoli - BiellaCrosby, Stills & Nash - RomaEros Ramazzotti - BergamoJ-Ax - Vigevano (PV)Litfiba - Napoli

Alessandra Amoroso - Acri (CS)Deep Purple - PescaraGiuliano Palma & The Bluebeaters - S. Salvo (CH)Gotan Project - TorinoIrene Grandi - Gardone R.ra (TN)Litfiba - Collegno (TO)Mondo Cane - FirenzeRoy Paci & Aretuska - Jelsi (CB)Simply Red - Piazzola (PD)

Carmen Consoli - MonzaElisa - Torre del Lago (LU)Erykah Badu - RomaGiuliano Palma & The Bluebeaters - Milano Ligabue - PadovaLinea 77 - Noventa (VE)Malika Ayane - Fiesole (FI)Mario Biondi - MantovaMorgan - RomaNoemi - Montecchio (RE)Norah Jones - MilanoPaolo Nutini - Lucca

Alessandra Amoroso - CatanzaroBaustelle - Spoleto (PG)Dalla&DeGregori - Ascoli PicenoElio e Le Storie Tese - Carpi (MO)Eros Ramazzotti - PalermoGary Moore - MilanoJ-Ax - BergamoKings of Convenience - Tarvisio (UD)Litfiba - Carpi (MO)Noemi - La SpeziaPatti Smith - Carpi (MO)Placebo - LuccaSimply Red - Rimini

Al Jarreau - Vigevano (PV)Charlotte Gainsbourg - TorinoElisa - MilanoFrancesco Renga - Marina diPietrasanta (LU)Gogol Bordello - MilanoLigabue - FirenzeMalika Ayane - Portofino (GE)Mark Knopfler - RomaOs Mutantes - RomaSka-P e 99 Posse - RomaSkunk Anansie - Taormina (ME)ZZ Top&Jeff Beck - Lucca

Irene Grandi - Varallo (VC)Jeff Beck - RomaMario Biondi - MilanoMark Knopfler - PerugiaMorcheeba - GenovaSimone Cristicchi - Rodda (SI)ZZ Top - Roma

Baustelle - RomaDevendra Banhart+Os Mutantes - MilanoDiana Krall - GenovaGogol Bordello - PadovaIrene Grandi - Porto Tolle (RO)Julian Casablancas - Vigevano (PV)Mark Knopfler - MilanoNina Zilli - RomaSimone Cristicchi - Porto Tolle (RO)Ska-P - PadovaZZ Top - Padova

Cranberries - Spello (PG)Heineken Jammin'Festival -Mestre (VE)Massive Attack - TorinoMika - RomaNina Zilli - CuneoThe XX - Roma

Afterhours - RomaCrosby, Stills & Nash - AostaDalla & DeGregori - Spello (PG)Daniele Silvestri - TorinoDeep Purple - Gallarate (VA)Irene Grandi - Visciano (NA)Jonsi - RomaNina Zilli - S.Stefano (SP)Paolo Nutini e Florence and TheMachine - MilanoPlanet Funk - Noventa (VE)Scissor Sisters - Vigevano (PV)The Niro - Torino

Carmen Consoli - FoggiaGotan Project - S. Leucio (CE)Irene Grandi - Brembate (BG)Linea 77 - S. Antonio Abate (NA)Nina Zilli - Città della Pieve (PG)Patti Smith - Ostia Antica (RM)Simone Cristicchi - Faenza (RA)Simple Minds - Torino

Gossip - RomaMika - Codroipo (UD)

Lunedì Martedì Mercoledì

MercoledìLunedì Martedì

Lunedì Martedì Mercoledì

Lunedì Martedì Mercoledì

3028 29

75 6

1412 13

212019

282726

Lucca Summer FestivalLucca, dal 4 al 27 luglio

09.07 Paco De Lucia10.07 Mark Knopfler 13.07 ZZ Top + Jeff Beck

16.07 Seal17.07 Eros Ramazzotti18.07 Crosby, Stills & Nash

20.08 Paolo Nutini 23.07 Simply Red 27.07 Placebo

Il programma completo su www.summer-festival.com

Traffic Free FestivalTorino, dal 13 al 17 luglio

13.07 Charlotte Gainsbourg 15.07 Paul Weller

16.07 Klaxons 17.07 Africa Bambataa

Il programma completo su www.trafficfestival.com

Milano Jazzin' FestivalMilano, dal 12 luglio al 2 agosto

12.07 Mario Biondi13.07 Elisa14.07 Mark Knopfler15.07 Kruder & Dorfmeister 16.07 Crosby, Stills & Nash

17.07 Cerrone18.07 Dweezil Zappa plays Zappa20.07 Norah Jones 21.07 Paolo Nutini

22.07 Pink Martini 25.07 Mike Patton’s Mondo Cane 27.07 Gary Moore.

Il programma completo su www.milanojazzinfestival.it

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11luglio - onstage

Giuliano Palma & TheBluebeaters - Fucecchio (FI)Malika Ayane - UdineMario Biondi - ParmaNina Zilli - PescaraSimone Cristicchi - ForestoSparso (BG)The Niro - Milano

Baustelle - PadovaCarmen Consoli - Senigallia (AN)Giuliano Palma & TheBluebeaters - Foresto Sparso(BG)Le Vibrazioni - Soverato (CZ)Linea 77 - Ome (BS)Mario Biondi - RiminiMinistri - Bucine (AR)Nina Zilli - Molinella (BO)

Alessandra Amoroso - Grado (GO)Baustelle - BergamoDalla&DeGregori - NapoliDeep Purple - Taormina (ME)Francesco Renga - CagliariGotan Project - Molfetta (BA)Irene Grandi - ParmaKings of Convenience - RomaLe Vibrazioni - Pusiano (CO)Litfiba - Villafranca (VR)Motel Connection - Nichelino (TO)Noemi - Sommacampagna (VR)Patti Smith - Viareggio

Deep Purple - PalermoFrancesco Renga - Alghero (SS)Kings of Convenience - Locorotondo (BA)Le Vibrazioni - Grugliasco (TO)Ligabue - SalernoMalika Ayane - LecceNina Zilli - PalermoNoemi - Vernasca (PC)Simone Cristicchi - Savona

Alessandra Amoroso - Sottomarina (VE)Dalla&DeGregori - PalermoGiuliano Palma & The Bluebeaters - Allumiere (RM)Irene Grandi - Asiago (VI)Kings of Convenience - UrbinoLitfiba - BergamoMalika Ayane - Locorotondo (BA)Motel Connection - Monfalcone (GO)Nina Zilli - CataniaPatti Smith - Civitanova Marche

Deep Purple - Reggio EmiliaEditors - LivornoElisa - CagliariEros Ramazzotti - FoggiaFlorence and The Machine -RomaJonsi - FerraraKris Kristofferson - Vigevano (PV)Litfiba - RomaMotel Connection - Levico (TN)Neffa - MilanoNina Zilli - ArezzoSimone Cristicchi - Recanati (MC)Velvet - Faedis (UD)

Alessandra Amoroso - Ostia Antica (RM)Deep Purple - ArezzoElio e Le Storie Tese - Collegno (TO)Faithless - LivornoGiuliano Palma & TheBluebeaters - CuneoKings of Convenience - TorinoLe Vibrazioni - Noventa (VE)Malika Ayane - Rezzato (BS)Mario Biondi - S. Leucio (CE)Motel Connection - Pontassieve (FI)Nicolò Fabi - Tirrenia (PI)Nina Zilli - Novate (MI)Noemi - Grugliasco (TO)Norah Jones - RomaSimone Cristicchi - ArezzoSimply Red - Lucca

Baustelle - Vasto (CH)Elio e Le Storie Tese - Piazzola (PD)Elisa - Alghero (SS)Eros Ramazzotti - SalernoIrene Grandi - NovaraJ-Ax - CagliariKings of Convenience - FerraraLigabue - MessinaLitfiba - ArezzoMario Biondi - PescaraMotel Connection - Simaxis (OR)Norah Jones - VeneziaPapa Roach - Pinarella (RA)Roy Paci & Aretuska - Cassano (BA)Simply Red - Roma

Africa Unite - LivornoBaustelle - ArezzoBelle and Sebastian - ArezzoDeep Purple - Sogliano (FC)Gotan Project - Tarvisio (UD)Irene Grandi - Luzzara (RE)J-Ax - AlgheroLN Ripley - BresciaMondo Cane - MilanoSimone Cristicchi - Chiusi Scalo (SI)

Afterhours - S. Agata (BO)Carmen Consoli - RomaCrosby, Stills & Nash - MilanoIggy & The Stooges - Azzano (PN)Irene Grandi - ImperiaJ-Ax - Toscolano M.no (BS)Jamiroquai - NapoliKlaxons - TorinoLigabue - MilanoMalika Ayane - Chiusdino (SI)Mario Biondi - PistoiaMorgan - Cesenatico (FC)Motel Connection - GrossetoPaolo Nutini - UdineRickie Lee Jones - Vigevano (PV)Seal - Lucca

Alessandra Amoroso - Ponzone (BI)Diana Krall - PescaraElisa - ParmaElvis Costello - MantovaFat Boy Slim - NapoliKruder & Dorfmeister - MilanoMario Biondi - RomaMotel Connection - RomaNiccolò Fabi - S. Giorgio (NA)Noemi - Varallo (VC)Paul Weller - TorinoSimone Cristicchi - ViterboSkunk Anansie - RomaThe Niro - NapoliZZ Top - Vigevano (PV)Velvet - Napoli

Alessandra Amoroso - Cervia (RA)Baustelle - Azzano Decimo (PN)Cerrone - MilanoDiana Krall - Taormina (ME)Elisa - TriesteEros Ramazzotti - LuccaGogol Bordello - GenovaLigabue - MilanoLitfiba - Noci (BA)Linea 77 - Bauladu (OR)Motel Connection - PadovaNina Zilli - Isola d'Elba (LI)Paolo Nutini - FerraraSeal - MantovaThe Niro - Manera (CO)White Lies - Azzano Decimo (PN)

Alessandra Amoroso - MantovaCarmen Consoli - Piancavallo (PN)Crosby, Stills & Nash - LuccaDalla&DeGregori - MateraDweezil Zappa - MilanoElvis Costello - Tivoli (RM)Francesco Renga - Gardone Riviera (BS)Irene Grandi - CagliariMario Biondi - Varallo (VC)Noemi - ViterboPaolo Nutini - RomaRoberto Vecchioni - VigevanoSimone Cristicchi - Veroli (FR)

Alessandra Amoroso - LecceBaustelle - AstiCarmen Consoli - Massa (MS)Cranberries - TorinoDalla&DeGregori - ParmaLinea 77 - Carpi (MO)

The Niro - IserniaAfterhours - GenovaBaustelle - Barletta (BA)Elio e Le Storie Tese - Cervignano (UD)J-Ax - PordenoneLigabue - RomaMark Knopfler - LuccaMotel Connection - Vasto (CH)Nina Zilli - BrindisiRoy Paci & Aretuska - Crescentino (VC)Velvet - Collecchio (TO)

Giuliano Palma & TheBluebeaters - Sora (FR)Juliette Lewis - BolzanoLigabue - RomaLinea 77 - S. Polo d'Enza (RE)LN Ripley - Sesto S. Giovanni (MI)Malika Ayane - AstiMario Biondi - PerugiaMark Knopfler - Piazzola (PD)Morgan - Sarzana (SP)Paco de Lucia - Lucca

Baustelle - Sesto F.no (FI)Elio e Le Storie Tese - Senigallia(AN)Giuliano Palma & TheBluebeaters - Riccione (RN)Heineken Jammin' Festival -Mestre (VE)Le Vibrazioni - Corigliano (CS)Linea 77 - Cesano Maderno (MI)LN Ripley - Bucine (AR)Ministri - MilanoSimone Cristicchi - AstiVelvet - Novara

Alessandra Amoroso - Noci (BA)Baustelle - Pergine (TN)Dalla&DeGregori - VeronaElio e Le Storie Tese - Barletta(BA)Heineken Jammin'Festival -Mestre (VE)Le Vibrazioni - Vibo ValentiaLinea 77 - LivornoMalika Ayane - RomaPhoenix - Torino

Sabato Domenica

Giovedì Venerdì Sabato Domenica

Giovedì Venerdì Sabato Domenica

Giovedì

Giovedì

Venerdì

Venerdì

Sabato

Sabato

Domenica

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Giovedì Venerdì1 2 Italia Love Wave Festival

Livorno, dal 21 al 25 luglio

21.07 Daniele Silvestri & Orchestra di Piazza Vittorio 22.07 Editors + Groove Armada

23.07 Faithless 25.07 Africa Unite + Julian Marley

Il programma completo su www.italiawave.com

10 Giorni SuonatiCastello di Vigevano (PV) – dal 12 al 22 luglio

13.07 Al Jarreau 14.07 Julian Casablancas 15.07 ZZ Top 16.07 Rickie Lee Jones 18.07 Roberto Vecchioni

19.07 J-Ax 21.07 Scissor Sisters 22.07 Kris Kristofferson + Harper Simon.

Il programma completo su www.barleyarts.com

ImartsCarpi (MO), 27 luglio

Elio e Le Storie Tese + Patti Smith + LitfibaVinci i biglietti per l'IMARTs! Invia una mail a: [email protected] oggetto “Imarts“

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12onstage - luglio

Jónsi Birgisson mi lega un ricordo molto inten-so, fra i più intensi in assoluto nella mia carriera di giornalista: vederlo cantare dal vivo – un con-certo dei Sigur Rós a Parigi, anno 2006, dove tra

suggestione della musica e fascino della location il pensiero è stato costantemente “Non esistono esperienze più belle di questa”. Nel pomeriggio di quella giornata li avevo incontrati tutti quanti, per una lunga chiacchierata, e l'impressione nitida fu “Si divertono ancora abbastanza a stare assieme, è vero, ma ancora di più non vedono l'ora di fare ognuno un progetto soli-sta”. Quattro anni dopo ritroviamo Jónsi, stavolta purtroppo in contesti meno poetici e molto più ordinari, e ciò di cui si parla adesso è il disco e il tour a suo nome. Doveva succedere, è successo.

Ora che tutte le responsabilità ricadono su di te, per-ché c'è il tuo nome e la tua faccia a rappresentare un disco o un tour, ti senti più contento o al contrario più preoccupato?

La sensazione indubbiamente è strana. Girare e fare musica coi Sigur Rós per quindici anni è stata la mia vita, ritrovarsi all'improvviso senza di loro – almeno in questo pe-riodo – è una cosa a cui non ero abituato. Ma l'eventuale preoc-cupazione è presto superata da tutte le nuove sfide quotidiane che affronto: una nuova band con cui interagire, nuovi posti in cui suonare... Il pericolo della noia e delle monotonia è comple-tamente debellato.

Hai avuto comunque dei momenti in cui ti sembrava che andare da solo fosse un passo troppo lungo?

Oh sì, senz'altro. Ma questa paura veniva sempre soppian-tata dopo pochi minuti dall'inebriante sensazione di essere io il capo e di essere io quello che decide tutto. Posso fare sempre quello che voglio! Non è male come cosa, non è male…

E' cambiato il pubblico di fronte a te, rispetto agli spettacoli dei Sigur Rós?

Difficile dirlo. Quando canto sono talmente concentrato su me stesso, ad occhi chiusi, che non ho particolare percezione di chi o cosa sia davanti a me.

Il suono di Go è molto più vario e in certi momenti molto più orchestrale rispetto a quello che contraddistingue la band che ti ha fatto diventar famoso.

I brani di Go sono molto divertenti da suonare dal vivo già di loro; in più metti il fatto che la band è costituita da cinque perso-ne che sono non solo miei amici, ma proprio miei compaesani – inevitabile che fra di noi ci sia un'intesa di ferro. Anche perché sono veramente bravi, pure più di quello che avessi sperato. Li trovo realmente eccezionali.

Ma per il live hai dovuto cambiare gli arrangiamenti ri-spetto alle versioni in studio?

Qualcosina. Senza una regola fissa. Alcuni pezzi sono diven-tati più rarefatti e minimali, altri più grintosi e imponenti...

...più rock, quindi?Non so. Se vuoi usare il termine rock, usalo pure.Quali sono gli artisti che più ti hanno più ispirato?Billie Holiday, Django Reinhardt, Bing Crosby. Impazzisco

per loro. I loro arrangiamenti, il loro fraseggio, il modo in cui usano archi e fiati... pazzesco.

Tutta gente che non ha molto a che fare con la scena rock e indie rock attuale, quella a cui in teoria appartieni. Che so, a sentire il tuo disco a me sono venuti molto in mente gli Ar-cade Fire, è da vedere quanto secondo te questo parallelismo

possa essere sensato.Il giornalista sei tu. Sta a te dirlo. Sei tu che devi decidere ed

analizzare queste cose, no?Ecco: il tuo rapporto coi giornalisti com'è?Buono (ma subito dopo che pronuncia quella parola qual-

cuno alle sue spalle scoppia a ridere, nda). Mi piace parlare con loro: sono chiacchierate sulla musica, che è un argomento per cui sono sempre disponibile, e in generale sulle cose del mon-do, dove qualcosa di interessante da dire e da condividere salta sempre fuori.

A proposito di condivisione, ora ti ritroviamo ad usare l'in-glese, la lingua condivisa per eccellenza, dopo anni in cui hai

usato moltissimo quella strana lingua-che-non-c'è, l'hopelandic.

Sono in effetti esperienze diverse. Quando canto in hopelandic, che è una lingua fondamentalmente inventata sul momento e che si basa su suoni quasi ca-suali, posso esprimere la parte più emotiva e viscerale di me, senza filtri. Ma ora sentivo decisamente il biso-gno di essere più narrativo – nei confronti di me stesso

così come nei confronti del pubblico. Sono due modi diversi di esprimersi. Ma mi piacciono entrambi, non credo che mi senti-rai mai dire che preferisco uno o l'altro.

Com'è costruito il concerto che stai portando in giro ades-so? Il momento topico arriva solo alla fine, o ci sono picchi anche a metà scaletta?

Suono tutte le canzoni di Go più qualche inedito, pezzi miei già pronti che ancora non ho avuto modo di incidere. E’ molta roba. Effettivamente comunque l'apoteosi arriva alla fine, con l'ultimo pezzo: come se tutto fosse costruito per portare l'ascol-tatore verso un trionfo finale. Mi piace vedere la musica come un viaggio e raggiungere la meta resta sempre e comunque il momento più importante, no?

Trovarsi improvvisamente soli dopo una relazione di quindici anni non è facile per nessuno. Ma può essere anche una libera-zione, un modo per ritrovare se stessi o semplicemente aprirsi a nuove possibilità. E’ il caso di Jonsi, che con gli islandesi Sigur Rós ha scritto pagine importantissime del Grande Libro della Musica per tre lustri e oggi si ritrova con un album solista, Go (uscito ad aprile). Nel bel mezzo del suo primo tour “da single” ci ha raccontato che da solo, in fondo, non sta così male.

A

<< La paura di stare senza i Sigur Rós è soppiantata dall'inebriante sensazione di essere io il capo e di essere io quello che decide tutto. Posso fare sempre quello che voglio! Non è male come cosa >>

di damir ivicface2face / Jonsi

21/07 Roma22/07 Ferrara

live in italy

SINGLE è BELLOSINGLE è BELLOSINGLE è BELLO

Foto di Lilja BirgisdottirInga Birgisdottir (Illustrator)

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14onstage - luglio

ta per cominciare il Grovigli Tour 2010, come ti senti?

E’ la mia prima tournée e percepisco una gran-de aspettativa, ma i sold out di aprile a Milano

e Roma sono dei buoni presupposti. Sento un po’ di ansietta perché ho in programma date che avverto come una grande responsabilità. Partecipo a festival di un certo prestigio, come il Piazzola Live Festival 2010, in cui mi esibisco la sera dopo Bob Dylan, e il Locus Festival di fine luglio, che mi vede protagoni-sta il giorno dopo i Kings of Convenience.

Però hai già affrontato per due volte (e in modo più che positivo) la platea dell’Ariston. L’esperienza su palchi im-portanti non ti manca…

Sanremo è diverso perché ha un pubblico variega-to e raggiunge 11 milioni di persone grazie ad una telecamera. Per un concerto invece c’è un organizza-tore che decide di inserirti in una cornice in cui crede e per cui lavora, tu sei il portavoce del lavoro di chi collabora con te e la gente è lì apposta per ascoltarti. Detto ciò non vedo l’ora di partire perché il live è la situazione più divertente e creativa per un musicista.

Hai mai pensato alla tua musica come un’occasione per portare ad un pubblico vasto generi di riferimento per te come soul e jazz?

Non l’avevo mai considerata da questo punto di vista, però è vero che nelle platee vedo gente molto diversa; alcuni gio-vani arrivano addirittura con i genitori, che non ti aspetteresti possano seguire un’emergente di 26 anni. Le tue performance hanno una carica visual molto forte, grazie anche alla cura dei dettagli. Li ritieni parte integran-te del live o quest’attenzione è pura espressione della tua personalità?

Un po’ tutte e due le cose, mi piace che un concerto pos-sa offrire qualcosa oltre alla musica, altrimenti per certi versi tanto vale ascoltare il disco a casa. Per il tour abbiamo creato

un mondo apparentemente asettico, dotato però di una forte componente visiva che sia in grado di trascinare emotivamen-te il pubblico, anche se soltanto con le luci perché la scena è molto minimale. Ci siamo ispirati alle fotografie di Newton e abbiamo giocato con il bianco e il nero per arricchire lo sguar-do di chi assiste al concerto.

Il minimalismo caratterizza anche l’artwork dell’album, eppure sembra in contrasto con un titolo come Grovigli.

Mai giudicare dall’apparenza! Non è detto che non possa esistere un groviglio sotto ad una superficie lineare ed aset-tica. Nell’album ci sono degli intrecci e si tratta ogni volta di prendere un filo diverso, arrivando ad un nodo più grande e nascosto, come quello che unisce i brani.

Ascoltando il tuo ultimo disco si percepisce una maggior compiutezza rispetto a Malika Ayane. Cosa è cambiato?

Ferdinando Arnò, il principale compositore di entrambi, non aveva mai lavorato ad un disco prima di Malika Ayane, che è nato da un lavoro molto impulsivo. Con Grovigli è cre-sciuto lui, anche grazie al lavoro di ricerca di un co-produttore e di arrangiatori diversi, ma anche io, perché dai tanti live che ho fatto nel frattempo ho imparato ad essere più immediata nel raggiungere lo stato d’animo o l’atteggiamento migliore per ogni brano. Anche nella scrittura sono molto meno ansio-sa e paranoica rispetto alle mie possibilità.

Una delle difficoltà maggiori per i musicisti spesso è tro-vare un entourage che li valorizzi al meglio, un problema che non sembra averti toccato.

E’ difficile per chi come me non è un artista che fa tutto da sé, perché per esprimersi bisogna avere attorno un mondo se non perfetto, che almeno agevoli. Lavoro con Ferdinando da quando si occupava di jingle pubblicitari, ne ho cantati alcuni per lui (Malika si è fatta notare dalla sua discografica Caterina Caselli con Soul Waver, colonna sonora dello spot di una casa automobilistica, nda). Abbiamo gusti musicali molto affini ed è stato facile creare qualcosa di bello assieme, anche grazie alla mia casa discografica che ci ha lasciato grande libertà.

Nel momento di pausa tra aprile e giugno vi siete esibiti all’estero?

Siamo stati solo a Casablanca per una serata organizzata dal Consolato Italiano, ma tra i tanti impegni di questo perio-

do abbiamo preparato le edizioni internazionali di Grovigli, che a settembre uscirà in Francia, Germa-nia, Olanda e nel Nord Europa, dove abbiamo già suonato e dove torneremo.

Quando sei all’estero preferisci cantare i brani in inglese?

No, canto tanto in italiano perché credo che una buona canzone arrivi a prescindere dalla compren-

sibilità del testo. In Germania tra l’altro ho vissuto una situa-zione paradossale: dopo l’esecuzione di Come Foglie gli unici Italiani presenti mi hanno chiesto se ero un’americana che cantava in italiano!

A guardarla dall’esterno, la tua carriera appare come un percorso che ti ha fatto crescere a poco a poco. Quali sono le prossime tappe?

Vorrei riprendere il violoncello (che da ragazzina ha stu-diato al Conservatorio di Milano per sei anni, nda) e penso che lo tirerò fuori durante il tour. Voglio suonare tanto e vedere cosa verrà dalla tournèe e dal debutto all’estero dell’album, per poi prendere il meglio di queste esperienze e trasformarlo in nuove canzoni.

face2face / MaliKa ayane di francesca vuotto

La dimensione musicale in cui si muove Malika Ayane ha i contorni rarefatti. Qualcosa di estremamente raffinato che non sembra avere inizio nè fine, come un sogno. E come i sogni, bisogna individuarne il significato ben oltre l’apparenza, una complessità (emotiva) che si scontra con l’apparente immediatezza di Malika. Abbiamo piacevolmente chiacchierato con lei poco prima che cominciasse la tranche estiva del suo tour.

s

NULLA è COME APPARE

01/07 Udine04/07 Roma04/07 Asti13/07 Portofino (GE)16/07 Chiusdino (SI)20/07 Fiesole(FI)23/07 Rezzato (BS)30/07 Lecce31/07 Locorotondo (BA)

live

<< Per il tour abbiamo creato un mondo apparentemente asettico, dotato però di una forte componente visiva che emozioni il pubblico. Ci siamo ispirati alle fotografie di Newton >>

Foto di Federico De Angelis

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live style

onstage - luglio

16

ifficile scrivere di Paolo Nutini dopo un’in-tervista. Ancora più difficile è scrivere di lui senza aver avuto la possibilità di scambiar-ci due chiacchiere. Gli avrei chiesto come é possibile che un ragazzo tanto giovane, con

un accento inglese maledettamente incomprensibile, sia riuscito in così poco tempo a conquistare il pubblico (e il cuore delle donne di mezzo mondo, Italiane comprese). E invece, la risposta, ho dovuto trovarla da solo. E si chiama musica.

In un panorama musicale come quello di oggi, che non sembra capace di proporre nient’altro che artisti/band usa e getta, schiavi dell’hype del momento, la figura di Paolo Nutini arriva come una boccata di aria fresca. Non che gli manchi l’aspetto fisico, diciamocelo. Il punto però è un al-tro: ascoltando una delle sue canzoni per la prima volta, per caso, vi sembrerà di conoscerlo da sempre. La sua voce vi ricorderà uno di quegli artisti che avete sentito a casa di quel vostro amico… Sí, quello che ha ancora i cd originali, magari addirittura qualche vinile, roba seria, Marvin Gaye, John Martyn. O forse era Nick Drake? Ma perché non Muddy Waters o Bob Marley se non addirittura Ben E. King?

LA COSA PIU’ IMPORTANTEEssere influenzati dagli artisti del passato che, con la loro

musica, hanno inevitabilmente segnato tutte le generazioni successive, è naturale per qualunque musicista. E non fa ec-cezione il nostro Paolo Nutini. Peró quella voce? Insomma, americano non sei, di colore neanche. Ma allora chi sei?

Un artista che a soli 23 anni sembra aver raggiunto la consapevolezza di un vecchio signore barbuto che beve si-lenziosamente la sua pinta di Guinness prima di riprendere a suonare l’amato fiddle nel pub di quartiere. Ecco chi è Pa-olo Nutini. Con quel sorriso un po’ beffardo, finto ingenuo, estremamente intrigante ed affascinante - è stato contestato da alcune critiche inglesi per essere un musicista troppo eclettico (???) - é uno di quegli artisti che non fanno musica perché fa moda o perché vogliono arrivare al primo posto

nelle charts. Lui suona per il solo piacere di suonare, perché non potrebbe fare altro. Art for art’s sake, si dice in inglese, arte per il gusto di fare arte. Lo ha detto lui stesso più di una volta: “Da quando ho cominciato ad esibirmi dal vivo all’età di tredici anni, al liceo, suonare é diventata la cosa più importante della mia vita.“

MUSICA FAMI(G)LIAREPaolo deve molto alla sua famiglia. Nonostante il nome

(ma questo l’abbiamo sentito e risentito), é scozzese, origi-nario della città di Paisley. Dice di suo padre: “Che Dio lo benedica, fa la stessa vita da sempre: si alza presto, va al lavoro nel suo negozio di fish ‘n’ chips e torna a casa tardi la sera. Un uomo semplice, mio padre. Eppure io, pur facen-do un mestiere così affascinante come quello del musicista, non mi sento molto distante dalla sua filosofia”. Quando si dice dare l’esempio.

Nel background di Nutini c’è un’infanzia piena di per-sonaggi competenti nel campo musicale: dal nonno Jackie, che per primo lo incoraggia a suonare, sino a una cerchia di amici di famiglia che permettono a Paolo, già da bambino, di venire a contatto con i più svariati generi musicali, dal jazz all’opera, passando per il folk. Ricorda quando da pic-colo il nonno gli faceva ascoltare Verdi, Puccini, ma anche Lucio Dalla e Zucchero, artisti che sembrano affascinarlo in modo particolare. L’imprinting funziona alla grande e all’età di 16 anni decide di lasciare la scuola per dedicarsi al perfe-zionamento delle sue attitudini musicali.

Quando non si ha poco o niente (e qui parliamo di beni materiali, non di valori morali e amore, perché quelli in casa Nutini abbondavano) non si ha nemmeno tanto da perdere. Ed é proprio con questa filosofia di vita che Paolo, cosí come molti altri grandi artisti prima di lui, lascia “tutto” e si av-

vicina sempre di più al mondo della musica. Iniziando da dietro le quinte, come roadie per un gruppo chiamato Spe-edway, incomincia a capire le prime dinamiche del mondo della musica.

IL FATTORE XNel 2002 arriva la grande occasione, altresì chiamata

“botta di culo”. Ooops. Un colpo di fortuna, ma anche nella musica, si sa, la fortuna aiuta gli audaci. Chiamato a intrat-tenere l’audience di una serie televisiva simil X-Factor - il vincitore tardava a presentarsi - Nutini viene notato da un certo Brendan Moon che, dopo averlo osservato seduto tra il pubblico, gli propone di diventare il suo manager. Ed é così che, alla tenera etá di 17 anni, Paolo Nutini decide di trasferirsi a Londra.

Dopo essersi fatto conoscere nella scena UK (come dice lui: “Gradually, gradually”), arriva molto presto la colla-

borazione con il produttore dei Coldplay, Ken Nelson, e un contratto di cinque anni con la At-lantic Records che, nel 2006, lo porta finalmente a produrre il suo primo singolo, Last Request, brano poi incluso nel suo album di debutto These Streets. Composto prevalentemente da canzoni autobiografiche, quel disco parla di

storie vere, dei primi amori, le prime sbornie e, comunque, tutte le canzoni sono scritte prima che Paolo compisse di-ciotto anni.

E poi é tutto un crescendo. Apparizioni al fianco dei Rol-ling Stones, esibizioni al Carnagie Hall di New York, con-certi sold out in giro per il mondo. Tutto questo mentre la maggior parte dei suoi coetanei vive ancora a casa con papà e mamma, oppure spera in un tasso piú basso per il mutuo della propria casa, o ancora cerca un affitto più sostenibile.

LUNGIMIRANZA.COMNon tutti sanno che il grande successo di Nutini, oltre

al colpo di fortuna che l’ha portato dritto a Londra, arriva soprattutto da un singolo che esce nel 2006, ma solamente su internet. Il brano, These Streets, poteva essere scaricato gratuitamente dalla rete prima che qualsiasi traccia di un

D

E’ uno dei protagonisti indiscussi dell’estate musicale italiana con ben cinque date nell’arco di pochi giorni (a luglio). Ma non c’è nulla di più sbagliato che accostare Paolo Nutini ad un qualunque riferimento temporale. Nonostante la sua giovane età (è nato nel 1987), il cantautore scozzese è disinteressato alla dimensione tempo. La sua musica, la sua voce, ci sono oggi, ma potevano esserci 30 anni fa e ci saranno fra 40. Non provate a chiedergli l’ora o il giorno. Paolo non saprebbe davvero come aiutarvi. Chiedetegli di cantare, piuttosto.

> di tommaso riva, foto: courtesy of Warner Music

Paolo nutini

QUALCUNO hA iDeA Di Che GiORNO siA?

Paolo non suona per moda, ma solo per il piacere di farlo: << Da quando ho cominciato ad esibirmi dal vivo a tredici anni, al liceo, suonare é diventata la cosa più importante della mia vita >>

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17 luglio - onstage

16/07 Udine17/07 Ferrara18/07 Roma20/07 Lucca21/07 Milano

live in italy

Protagonista del concerto del primo maggio a Roma, Paolo Nutini è tornato in Italia il 3 giugno (al Teatro della Con-cordia di Venaria Reale, Torino). Lo scozzese si era esibito da noi anche nel 2009 (Treviso, Milano, Firenze, Roma).

le foto del tour di Paolo nutini su www.onstageweb.com!

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disco fosse ancora presente sul mercato. A quanto pare, gli internauti avidi di nuova musica e le fanciulle desiderose di nuovi idoli si affrettarono a trasferire quel primo prezioso brano sul loro iPod per ascoltar-lo senza soluzione di continuità. E così i suo concerti cominciarono a riempirsi e il successo ad au-toalimentarsi. In un’intervista pubblicata da un magazine eco-nomico italiano, interpellato sulla sua posizione nei riguardi della mancanza di tutela per la musica su internet, Paolo si è espresso con toni soft: “Penso che sia un rischio, ma anche un’opportunità. Per le case discografiche non é una cosa buona perché non fanno più soldi, ma ai musicisti internet dà grande visibilità. La situazione per gli artisti é quella in cui mi trovo io: non guadagniamo con la vendita dei cd, ma semmai con le esibizioni in pubblico. Da questo punto di vista é un ottimo strumen-to per far sapere alla gente che suoniamo.

Le persone ascoltano le canzoni, la fama cresce e l’audience dei concerti aumenta. Certo, se i governi non punissero questa pratica sarebbe come andare in un negozio di musica e rubare della merce. E’ un furto, quindi da condannare, ma é una pratica

che continuerà. É importante imparare a uti-lizzare questa situazione a proprio van-taggio e non vederla come un ostacolo”. Quello che ha

fatto lui, lungimirante.

COMPLESSITA’ ELEMENTARESaranno i due pacchetti di sigarette al

giorno, saranno tutte le storie d’amore, sarà qualche annetto di esperienza in più, sarà quel che sarà, ma Nutini con l’uscita del secondo album Sunny Side Up (2009) sembra aver definitivamente maturato il suo talento, vocale e compositivo. Da Pen-cil Full Of Lead, con il suo retro-swing alla Brian Setzer Orchestra, a Worried Man e

livestyle - Paolo nutini

La magia delle cose semplici

If you love the life you liveThen you'll get a lot more done

Be more inclined to take the reinsThan turn away and run

It's very rare it seems to get a lifetime guarantee,So I suppose self satisfaction be the keyMy father is a wealthy, self made man

But his wealth does not consist of richesor acres of landInstead he has a family who are

His biggest fansThat's something that I one day hope to have

So I'll cherish the simple things The easy took for granted things

Like going round my Mum's house for my tea And argue with my sister,

Only God knows how I missed her It's the simple things that mean the most to me

Argh, he gets up each day at fiveStarts the car and makes the drive

Shutters up, starts the fryersServes out food to all the buyers in the town

As they stand there in the same old lineGet there every day at the same old time

No, you never hear him grumble and groanCause they're the people in the line that he built it on

And like me he cherished the simple thingsThe easy took for granted things

Like going round his Mum's house for my teaAnd argue with his sister,

Only God knows how he missed herIt's the simple things tha mean the most to... him

Nel suo ultimo disco, Sunny Side Up, c’è un brano autobiografico che svela il mondo di Paolo Nutini meglio di qua-lunque articolo, intervista o approfondimento. Simple Things è il manifesto del cantautore scozzese.

Lo abbiamo tradotto, perché tutti lo possano capire.

Se amate la vita che state vivendo, Allora otterrete molto di piùAbbiate il coraggio di prendere in mano le redini della Vostra vita, poi giratevi e correte via.E’ molto raro, sembra una garanzia per la vita,Quindi immagino che la soddisfazione personale sia la chiave di tuttoMio padre è un facoltoso self-made manMa la sua facoltà non consiste in ricchezze o acri di terraLui ha una famiglia che è Il suo più grande ammiratoreE’ qualcosa che un giorno vorrei avere anche ioPer questo mi prendo cura delle cose sempliciQuelle che diamo per scontateCome andare in giro per la casa di mia madre per cercare il mio tèE discutere con mia sorellaSolo Dio sa quanto mi è mancataSono le cose semplici che significano di più per me(Mio padre) Si alza tutte le mattine alle cinqueAccende la macchina e si mette a guidareAlza le saracinesche e accende le friggitriciServe cibo a chiunque ne voglia in cittàMentre loro aspettano in fila, sempre nella stessa vecchia posizione(Loro) stanno lì ogni giorno alla stessa ora di sempreNon lo sentirete mai (mio padre) brontolare e lamentarsiPerché loro sono le persone che aspettano nella coda che lui ha “costruito”E come me si prende cura delle cose sempliciQuelle che prendiamo per scontateCome andare in giro per la casa di sua madre per cercare il suo tèE discutere con sua sorellaSolo Dio sa quanto gli è mancataSono le cose semplici che significano di più per… lui

<< La gente continuerà a scaricare musica illegalmente. E quindi è importante imparare a utilizzare questa situazione a proprio vantaggio e non vederla come un ostacolo >>

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livestyle - Paolo nutini

Opening Act: Florence + The Machine

Per aprire la data milanese di Paolo Nutini (il 21 luglio all’Arena) è stata scelta un’altra giovane star britannica, Florence Welch. Insieme ai suoi The Ma-chine ha pubblicato il disco d’esordio esattamente un anno fa: Lungs è un misto di soul, blues, indie rock e pop servito su un letto di suoni elettronici. Il 16 ot-tobre scorso, in occasione del suo primo live in Italia, Onstage ha incontrato la rossa cantante.

Com’è cominciata la favola di Florence Welch?

Tutto nasce durante gli anni del college quando, con grande curiosità, osservavo i miei compagni suonare nelle garage band. Mi ha colpito il modo con cui sfogavano la loro depressione attraverso la musica. E così ho cominciato anch’io.

Quali sono i modelli che hanno influenzato i brani di Lungs?

La musica che più mi ha ispirata è senza dubbio il soul. Quello di Nina Simone, Etta James, Otis Redding e Annie Lennox. Amo anche il blues, il

pop e musicisti come Tom Waits. All’interno del disco si può trovare un po’ di tutto ciò. E’ difficile dargli una collocazione precisa perchè credo che il mio stile sia abbastanza unico. Volevo solo che suonasse forte. E credo di esserci riuscita.

In quali situazioni ti vengono fuori le canzoni?Devo essere sincera? Le mie migliori compo-

sizioni derivano da stati di alterazioni mentali dovute all’alcool o all’hangover che segue qualche violenta sbronza. Posso dire che quando non sei in completa sintonia con la realtà, i pensieri scorrono meglio. Ma non prendetemi per un’ubriacona… Ovviamente scrivo anche da sobria. Diciamo solo che serve il giusto stato mentale per comporre.

Considerando che è rimasto stabile al numero 2 della chart inglese per 5 settimane (tra luglio e agosto dell’anno scorso) subito dopo la pubbli-cazione, sei contenta dei risultati di Lungs?

Moltissimo. E se consideriamo che in quelle set-timane al primo posto in classifica c’era Michael Jackson la soddisfazione è davvero enorme. È in-credibile, non me lo sarei mai aspettata.

In che modo è cambiata la tua vita?È migliorata, non c’è dubbio. Ho cambiato certe

abitudini, ma non mi sono trasformata completa-mente. Dal momento che un artista deve avere un proprio stile ed esprimere un’immagine originale, ad esempio, non potevo continuare a compra-re abiti nei charity shop o nei negozi vintage. Ora sono i giovani stilisti inglesi che mi propongono i loro capi.

Tu sei molto giovane e ce l’hai fatta. Credi che gli emergenti abbiano le giuste occasioni per far-si notare?

Sicuramente non è facile. In Inghilterra i giova-ni musicisti hanno molto spazio sui media, ma se da un lato può far piacere, dall’altro questo crea grandi aspettative da parte del pubblico. Se non sei in grado di resistere alla pressione puoi anche bruciarti. Io fortunatamente non ci ho mai fatto caso all’inizio, soltanto nel periodo di lavorazione dell’album ho avvertito un momento di difficoltà, perché temevo di non riuscire a dargli il suono che sentivo nella mia testa. Ma alla fine tutto si è con-cluso nel verso giusto. D.S.

Tricks Of The Trade, che richiamano il folk scozzese, fino ad arrivare alle sonorità soul di High Hopes, Paolo ha definito il suo marchio di fabbrica. Una sorta di “complessità elementare” per cui una musica che mescola generi e stili anche molto differenti tra loro riesce ad avere una sua precisa identità, perfettamente riconducibile all’autore.

L’eclettico ragazzo scozzese sfugge a qualunque etichetta, pur espri-mendo in modo molto chiaro la sua personale visione musicale. Ha raggiunto questo risultato suonando per anni con i suoi amatissimi e fi-dati Vipers (Donny Little, Mike McCaid, Dave Nelson, Seamus Simon, Gavin Fitzjohn e Fraser Speirs), ma anche avendo un ruolo molto più

attivo nella produzione artistica. Collabora con il producer Ethan Jo-hns, noto per aver lavorato con artisti del calibro di Rufus Wainwright e Kings of Leon. Con lui, con loro, rimescola e riadatta musiche dal sa-pore vintage – va bene sia che provengano dalla più sperduta America che dalla tradizione popolare scozzese - in un suono che non conosce coordinate temporali.

SIMPLE THINGSPaolo ha un'aria da sognatore, come se la sua testa fosse costante-

mente all’inseguimento di qualcosa che si trova altrove rispetto a lui. Con quel sorriso allegro, come l’organetto di Candy. Più di una volta hanno cercato di fargli svelare il suo segreto. Ma la questione è chiara, ancora una volta. E’ la musica. La sua musica potrebbe appartenere a ogni tempo e la musica, quando diventa eterna, si trasforma in arte. Altro che usa e getta. Altro che hype del momento.

Mi piace immaginare che Muddy Waters e Marvin Gaye si siano reincarnati nel suo corpo e si stiano divertendo a farlo cantare. Chi lo sa. L’immaginazione vola, ma le certezze sono qui davanti a noi. La musica di Paolo é pura, il messaggio é chiaro: abbiate cura delle cose semplici, delle cose che, troppo spesso, vengono date per scontate. Abbiate il coraggio di prendere in mano le redini della vostra vita, di girarvi e correre via. Magari infilandovi un paio di new shoes.

Nutini rimescola e riadatta musiche vintage – che provengano dalla più sperduta America o dalla

tradizione popolare scozzese – in un suono che non conosce coordinate temporali.

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live style

Lo cantava Elvis al mondo intero nel 1954, ma lo potrebbe cantare anche Emma Cecile a sua mamma Elisa. C’è molto della recente maternità nello straordina-rio momento che la cantante di Monfalcone sta attraversando in questa nuova fase della sua carriera e della sua stessa vita. Del resto, un figlio mette a posto un sacco di cose. Ascoltando le parole di mamma Elisa è facile avvertire tranquilli-tà e soddisfazione. Insomma, tutto sembra filare per il verso giusto.

> di massimo longoni foto: veronique vial, simone cecchetti (live)

elisa

nche in tempi di crisi del disco, riesce sempre a raccogliere intorno a sè i fan e a vendere de-cine di migliaia di copie di album. Da qualche anno i suoi show sono pensati in grande, ca-

paci di coniugare musica e ricerca visiva come le grandi produzioni delle star internazionali (e come loro riempie i palazzetti e le arene di tutta Italia). Giusto per gradire, è una tra le poche artiste di casa nostra in grado di fare un tour americano ed entrare nelle classifiche di vendita degli Stati Uniti (nel 2008, con Dancing, raccolta che include brani scel-ti tra gli album pubblicati fino ad allora, escluso Pi-pes & Flowers). Insomma, che Elisa sia davvero una big della musica italiana è ormai nei fatti. Provate a dimostrare il contrario. Non a caso, dopo una prima tranche trionfale di date nei palasport, l’Heart A Live Tour prosegue per tutta l’estate nelle più suggestive arene all’aperto del nostro paese, dall’Arena di Milano a quella di Verona, passando per il Gran Teatro Pucciniano di Torre del Lago (LU), fino al Teatro Antico di Taormina.

Anche questa volta hai voluto presentare uno show molto ambizioso dal punto di vista scenografico. La regia

di Luca Tommassini è una garanzia in questo senso.Avevamo iniziato nel 2008 (con il Mechanical Dream Tour, nda) a proporre un concerto un po’ più articolato e tornare indietro adesso sarebbe stato brutto. Non avevo voglia di uno show tradizionale senza un minimo di spettacolo e mi piaceva l’idea di proseguire con un concept in cui la musi-ca fosse contaminata da altre forme d’arte. Pur sempre di un concerto si tratta, non parliamo certo di un musical, ma la componente visiva è molto forte. E lavorare con Luca è sempre un piacere, è un grande professionista.

Parlando della musica, invece, come ti sei orientata nella composizione della scaletta?Non volevamo uno spettacolo antologico perché quello lo ab-

biamo proposto ai tempi di Soundtrack. Questo è il tour di Heart e quindi lo show è fortemente imperniato sull’ultimo album, che suoniamo quasi per intero; anche se ovviamen-te non possono mancare alcune hit del passato che sarebbe brutto escludere, se non altro per rispetto del pubblico. In tutto sono quasi due ore di concerto. Per evitare di lasciar fuori brani che sono molto significativi nel mio percorso musicale – come Luce, Sleeping In Your Hands e Dancing - ho

<< Emma Cecile mi ha cambiato la vita in maniera radicale. Prima c’è lei, e deve stare bene. Quando vedo che è contenta e felice inizia la mia vita e il mio spazio di musicista >>

A

IT’S ALL RIGHT MAMA!

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In quattordici anni di carriera, Elisa ha venduto circa due milioni e mezzo di dischi. Nel 2006 ha pubblicato la sua prima raccolta, Soundtrack ’96-‘06, seguita l’anno successivo da una versione dal vivo, Soundtrack Live.

13/07 Milano15/07 Parma17/07 Trieste20/07 Torre del Lago (LU)22/07 Cagliari24/07 Alghero (SS)

live in italy

le foto del tour di elisa su www.onstageweb.com!

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onstage - luglio

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livestyle - elisa

pensato di fare anche un piccolo medley, da sola al pianoforte.

Tra l’altro proponi un’incantevole versione di Wuthering Heights di Kate Bush.

E’ stata una piccola sorpresa che ho voluto fare a mia sorella. Abbiamo sempre amato quella canzo-ne e ho deciso di cantarla in un concerto per farle un regalo. Ma è venuta così bene, e il pubblico ha apprezzato così tanto, che è entrata a far parte defi-nitivamente della set list.

In concerto presenti anche Pour Que L’Amour Me Quitte, una ninna nanna francese che sei solita cantare a Emma Cecile. Come è cambia-ta la tua vita con il suo arrivo?

In maniera ra-dicale. Prima c’è lei e deve stare bene. Quan-do vedo che è contenta e felice inizia la mia vita e il mio spazio di musicista. In tour è con noi perché sto ancora allattando. Ogni tre ore mangia, quindi anche prima dei concerti... Do l’ultima poppata e poi via, sul palco. Si è fatta

un San Siro dentro il pancione (per Amiche per l’Abruzzo, nda) e adesso è in tour da quando non aveva neanche sei mesi di vita. Una bam-bina decisamente rock. Sono i tempi moderni.

C’è qualche canzone del tuo repertorio che eviteresti di suonare ma che non puoi togliere dalla scaletta perché la vuole il pubblico?

Sono sincera nel rispondere di no. In realtà mi salva il fatto che facciamo sempre musica in qualche modo nuova. Con i ragazzi della band e con il produttore del momento lavoro tantis-

simo sull’arrangia-mento, sul sound e sul testo. E poi, alla fine, le canzo-ni a cui tenevo di più a livello emo-tivo sono sempre diventate singoli, quelle che hanno

anche trovato successo in termini di pubblico. Luce, per fare un esempio, è un pezzo che mi piace tutt’ora. In ogni caso abbiamo fatto delle scelte in questo senso. Per esempio Almeno tu nell’universo non è in scaletta; se proprio la ri-chiedono qualcosa ci inventeremo, magari una

<< Mi piacciono tutti i brani in scaletta. Mi salva il fatto che lavoriamo tantissimo sul sound, sugli arrangiamenti. E poi le canzoni a cui tenevo di più sono sempre diventate singoli >>

Discographistory

Tra il 1997 e il 2009, Elisa ha pubblicato sei album di inediti. A questi vanno aggiunte alcune raccolte per il mercato italiano e internaziona-le, come Elisa (2002, uscito in Europa), Soundtrack (2006, Italia) e Dancing (2008, Usa). Ecco un “bignami” della storia discografica della cantante friulana.

1997 - Pipes & Flowers Compiuti i 18 anni, Elisa vola in California (a

San Francisco) dal produttore Corrado Rustici per mettere a punto il suo primo album, scritto interamente in inglese. I singoli Sleeping In Your Hand e Labyrinth le regalano grande popolari-tà in patria, proiettandola verso una carriera di successo.

2000 - Asile's WorldComplice la presenza di Howie B (guru

dell’elettronica), Asile's World segna una svolta verso suoni sintetici e sperimentazioni sonore. Lo stesso anno Elisa partecipa a Sanremo con Luce, suo primo brano in italiano. Il pezzo stra-vince il festival e viene incluso in una nuova versione dell’album.

2001 - Then Comes the Sun Torna Corrado Rustici in cabina di regia e così

dopo la “sbornia elettronica” Elisa recupera (in parte) le sonorità del primo album, senza tutta-via rinnegare quanto fatto con Asile's World. Il successo di Heaven Out Of Hell aiuta Then Comes The Sun a diventare triplo disco di platino.

2003 - LotusElisa ama reinventarsi e non perde occasione

per dimostrarlo. Lotus è un disco interamente acustico che contiene brani inediti (tra cui Bro-ken) ma anche cover (come Allelujah di Leonard Cohen) e reinterpretazioni di brani già incisi (vedi Labyrinth). Al disco segue il primo tour teatrale.

2004 - Pearl DaysAnticipato dal singolo Together, il disco segna

un ritorno al rock energico degli esordi. Il pro-duttore è Glenn Ballard (già con Alanis Mori-sette), che regala a Pearl Days un sound interna-zionale. Esce una seconda versione, contenente Una poesia anche per te, secondo pezzo in italiano di Elisa.

2009 - Heart Si arriva alla storia recente di Elisa, che il 13

novembre 2009 pubblica il suo sesto disco di inediti, anticipato dalla hit Ti vorrei sollevare, cantanta in duetto con Giuliano Sangiorgi dei Negramaro. Nel frattempo Elisa è diventata mamma e ha decisamente cambiato look.

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Ricordiamo tutti lo straor-dinario evento del 21 giu-gno 2009. Le più importanti donne della musica italiana riunite per un grande con-certo a San Siro, una mara-tona live con l’obiettivo di raccogliere fondi destinati alla ricostruzione delle zone colpite dal terremoto che nella notte tra il 5 e il 6 aprile

2009 sconvolse l’Abruzzo. Insieme a Laura Pausini – che dell’evento era stata l’ideatrice - sul palco del Meazza sa-lirono Elisa, Gianna Nannini, Giorgia, Fiorella Mannoia e tantissime altre. Le Amiche per l’Abruzzo raccolsero un milione e duecentomila euro, destinati in parte alla Onlus “Aiutiamoli a vivere”, in parte alla ricostruzione della scuola “Edmondo de Amicis” de L'Aquila e in par-te all'acquisto di case in legno per i terremotati. Un anno dopo, l’impegno delle Amiche non si è anco-ra concluso. Le cinque madrine dell’evento di San Siro avevano costituito l’associazione no profit Madraxa, con l’obiettivo di diventare titolari del master del concerto. Quel master è diventato ora il doppio dvd Amiche per l’Abruzzo – è uscito il 22 giugno scorso - quattro ore di musica e oltre 50 brani che documentano la grande festa di Milano. Il dvd è stato anticipato (a fine maggio) dal singolo Donna d’Onna, brano scritto da Gianna Nannini e Isabella Santacroce e cantato proprio dalla Nannini in-sieme a Elisa, Laura Pausini, Giorgia e Fiorella Mannoia. I proventi della vendita del dvd e del singolo saranno naturalmente destinati alla ricostruzione in Abruzzo. Una manifestazione di solidarietà che in Italia, a livello musicale, non ha precedenti. Chapeu. G.O.

Sempre più amiche

livestyle - elisa

versione chitarra e voce, ma almeno per questo tour vorremmo concederle un giro di riposo.

Torniamo per un attimo al tuo ultimo disco, Heart. Anche per questo album ti sei divisa tra testi in in-glese e altri italiano. Non hai ancora deciso cosa farai da grande?

Più cresco e più mi dico che non ha assolutamente importanza. Dipende da come nasce la canzone, se mi sento bene, se mi piace e mi convince. Questa regola per cui tutto debba essere in un modo o nell’altro non la sento più granché giusta. Di sicuro c’è che non ho mai fatto qualcosa per una semplice scelta commercia-le, di mercato: ho accettato di cantare in italiano ogni volta che sentivo il brano anche a livello emotivo, al-trimenti ho lasciato perdere.

L’impressione è che comunque l’inglese sia sempre l’approdo più sicuro. La possi-bilità di un album in-teramente in italiano è molto lontana?

Non lo so. Perché in realtà ci ho provato, eccome. Proprio con Heart l’intenzione era quella, ma alla fine non sono riuscita ad assemblarlo e a scrivere tutti i testi nella nostra lingua. Avevo le versioni in inglese pronte ma non mi venivano le trascrizioni in italiano.

Cantare in inglese ti ha permesso di affacciarti sul mercato statunitense con maggiore facilità rispetto a molti tuoi colleghi che fanno rock. Quanto conta per Elisa la possibilità di uno sbocco internazionale?

È sempre stato un grande sogno, in parte realizzato con l’ultimo tour americano. Per quanto piccolo come dimensioni (delle location, nda) mi ha dato grandi sod-disfazioni per le ottime critiche ricevute, sia da parte dei media che del pubblico. Mi piacerebbe continuare su questa strada in maniera molto serena, senza troppi pensieri riguardo ad attività promozionali e a discorsi discografici. Vorrei piuttosto ragionare sull’immagine artistica con la quale mi piacerebbe presentarmi. Quin-di continuo a lavorare sulle mie cose, puntando molto sul digitale. Mi interessa avere una presenza di un cer-to tipo sulla piattaforma web, ci lavorerò parecchio.

In studio hai spesso collaborato con grandi nomi della musica internazionale ma poi, al momento di

andare in tour, ritrovi i compagni di sempre. Quanto sono importan-ti per te?

Molto, e lo sono stati soprattutto nei primi tempi. Eravamo tutti

parecchio giovani e andare in giro con loro mi ha dato una grande sicurezza. Lavorando con miei coetanei, che per di più sono diventati tutti amici, mi ha per-messo di realizzare almeno in parte il sogno di avere un percorso con una mia band. Era quello che ho sem-pre desiderato, non si è mai realizzato del tutto ma con loro c’è un po’ il feeling di un gruppo vero e proprio. La formazione rispetto agli inizi è in parte cambiata ma Andrea Rigonat (chitarrista e compagno di Elisa, nda) e Max Gelsi (basso, nda) ci sono sempre stati. Oggi

sono musicisti maturi che collaborano con altri artisti e posso dire che, anche se non fossero miei amici, li sceglierei comunque: c’è una grande affinità, abbiamo un linguaggio musicale tutto nostro.

Ti ricordo tanti anni fa – eri agli esordi - in una tra-smissione di Red Ronnie, presa in giro bonariamente per un paio di ciabattoni di gomma arancioni che in-dossavi. Mi ha fatto un po’ impressione vederti sexy e aggressiva nelle ultime foto promozionali. Cosa è rimasto dell’Elisa degli esordi?

Di quella ragazzina conservo lo spirito. Io mi sento sempre abbastanza uguale ma se poi mi volto indietro vedo un abisso rispetto a quella che ero. Soprattutto negli ultimi tempi ho deciso di puntare un po’ di più sullo stile. Da una parte ero indecisa perché temevo potesse risultare una cosa un po’ finta, quasi non fossi io, con tutte questi abiti e accessori super alla moda; dall’altra ero anche stufa di non mettere mai un po’ di femminilità nel mio modo di propormi. L’ho fatto quando mi sono sentita pronta.

Quindi spazio al tacco 12...In realtà li avevo già messi a Sanremo rischiando la

morte... Potevo finire a pelle d’orso ai piedi della Carrà! Un tacco a spillo pazzesco. E dire che in albergo avevo fatto le prove, scendendo le scale dell’hotel. Adesso mi puoi vedere anche in giro vestita così. A 18 anni qual-che volta mi facevo la permanente e mettevo le zeppe, ma una volta diventata personaggio pubblico non ave-vo mai osato. Posso dire che oggi la mia è un’immagi-ne complessa che comprende tutta una gamma di stili che vanno dalle sneakers al tacco a spillo.

<< I ragazzi della band sono musicisti maturi che, anche se non fossero miei amici, sceglierei comunque: c’è una grande affinità, abbiamo un linguaggio musicale tutto nostro >>

Page 27: Onstage Magazine Luglio 2010

Che progetti hai per il futuro?Penso a una terza parte del tour totalmente teatrale. Mi pia-

cerebbe prendere i teatri per due sere e suonare la prima Heart e la seconda Blue, il disco di Joni Mitchell. È uno dei miei al-bum preferiti in assoluto. Ho in testa un progetto un po’ folle, con un sacco di voci femminili, tipo otto o nove, con il nostro batterista che suona i bicchieri. Una roba acustica però artico-lata. La scaletta sarebbe più o meno la stessa di questi mesi, naturalmente rivista in una chiave totalmente diversa.

Parliamo di un’idea o di un progetto in fase avanzata?Diciamo che è... un’idea in fase avanzata. Ci terrei molto.

Tra l’altro proprio su una canzone di Joni Mitchell lo scorso Natale ho duettato con una cantante americana, Sierra Nao-mi. Lei è un po’ la regina di YouTube, un’altra piccola Ani Di Franco. Le ho già parlato ed è entusiasta, mi ha promesso che ci sarà.

Hai pensato di trarne un disco live? Potrebbe essere la tua versione degli album di cover che vanno tanto di moda in questo periodo...

Io per prima sono talmente fan di quel disco che per ora non oserei registrarlo, mi sembrerebbe un sacrilegio. Le cover mi affascinano, ma ho paura che buttarmi in un progetto del ge-nere potrebbe essere interpretato come “la solita minestra”. In questo momento è qualcosa di davvero inflazionato. Quindi devo aspettare che passi un po’ la moda.

E nel frattempo?Nel frattempo ho da scrivere per il prossimo album e in-

cidere un disco con l’orchestra. Per fare tutto quello che ho in mente serve stare in salute e concentrarsi. E soprattutto... occorre una tata molto brava.

<< Penso a una terza parte del tour totalmente teatrale. Mi piacerebbe prendere i teatri per due sere e suonare prima Heart e poi Blue di Joni Mitchell. È uno dei miei album preferiti >>

27 luglio - onstage

Onstage per Nintendosponsor dell’Heart Alive Tour di Elisa

Intervista a Alessandro Carpignani

Sales Director - Nintendo of Europe Gmbh

Perchè un'azienda come Nin-

tendo sceglie di abbinare il pro-

prio brand alla musica?

Partiamo da un dato certo: il mer-cato dei videogiochi è in costante crescita. E questo perché porta importanti e rivoluzionarie novità, che a loro volta veicola-no gioia, divertimento, entusiasmo, ma soprat-tutto emozioni! Ciò che

attrae il pubblico è la giusta unione tra tecnologia, esperienza di gioco e condivisione di quest’ultima. Nintendo è leader indiscusso nelle console domesti-che, nelle portatili e nel software. Tutto questo grazie a una filosofia semplice, quasi banale, ma - vi assi-curo - concreta ed efficace: Nintendo ha l'approccio dell'eterno sfidante! Da sempre portiamo il sorriso nelle case della gente – è la nostra mission - grazie a giochi e a personaggi indimenticabili come Super Mario e i Pokemon, che sono così amati perché regalano forti emozioni. Le stesse di cui vive il mondo della musica: la musica è

energia, è vitalità, ha l’incredibile capacità di far apparire il sole in una giornata di pioggia! Da questo semplice pensiero - e forse anche perchè mi sento molto vicino al mondo della musica - mi è venuta l’idea di questo connubio. La proposta musicale è molto varia, in termini di stile e pub-

blico di riferimento. Come mai avete optato proprio per la

cantante di Monfalcone?

Elisa è giovane, italiana ed è un'artista veramente completa. Un vero talento! E poi è una cantante trasversale: è amata da tutti, uomini e donne, quattordicenni come over 50! Si rivolge ad un pubblico all’avanguardia, dinamico e innovativo, ma soprattutto è un'artista passionale – non a caso il suo ultimo album si intitola Heart – come passionale sono io. Ci vuole tanto cuore per far bene il proprio lavoro, perché penso che il lavoro sia soprattutto passione… E le canzoni di Elisa ne sprigionano tanta. A maggior ragione adesso in veste di neo-mamma!

In qualche modo la scel-

ta è stata influenzata dal

gusto di chi prende le

decisioni all'interno di

Nintendo o ci sono motivi

puramente strategici?

Come accade nella vita di tutti i giorni, le scelte sono sempre influenzate da com-ponenti emotive e razionali. Sia io che il nostro Trade Marketing Manager Claudia Rezzonico – è lei che realizza concretamente la collabora-zione - siamo grandi fan di Elisa. Quando però si parla

di scelte aziendali, allora entrano in gioco criteri og-gettivi. Tra questi c’è sicuramente la volontà di essere presenti a grandi manifestazioni per ottenere visibilità ma, soprattutto, per conoscere sempre meglio il nostro potenziale consumatore. In questo caso siamo particolarmente felici che le scelte personali e professionali coincidano.Avete mai pensato a Super Mario come a una possibile

rockstar? In fondo la popolarità non gli manca...

Questa domanda mi piace proprio. Sono certo che se Super Ma-rio potesse cantare sarebbe una popstar da concerti sold out! Forse non tutti lo sanno ma stiamo parlando del personaggio dei videogiochi più conosciuto e anche più amato, nel mondo e in Italia.In futuro è possibile che Nintendo ripeta operazioni di co-

municazione nell'ambito della musica live?

Penso proprio di sì. L'abbiamo già fatto in passato con artisti come Baglioni, Zucchero, Renato Zero e ora con Elisa, e lo ripeteremo sicuramente. Del resto, come già detto, il mondo del videogame e della musica sprigionano entrambi grandi emozioni. La musica regala emozioni, gli artisti regalano emozioni, NOI diamo emozio-ni. Per questo ritengo che siamo davvero tutti fortunati a lavorare in mercati come questi!

Page 28: Onstage Magazine Luglio 2010

onstage - luglio

28Facebook ha censurato la copertina del nuovo album degli Scissor Sisters, Night Work. Dal social network hanno

fatto sapere che l’immagine è “inappropriata, eccessivamente esplicita”. Chi l’avrebbe mai detto?

21/07 Vigevano (Pv)

live in italy

le foto del concerto degli scissor sisters su www.onstageweb.com!

Page 29: Onstage Magazine Luglio 2010

live style

29 luglio - onstage

ominciamo dal vostro nuovo disco, Night Work. Qual è il significato del titolo? Quali connessioni ha la vostra musica con la notte?

Del Marquis: Il lavoro notturno è quello che fac-ciamo da sempre: ci esibiamo e lavoriamo proprio durante quelle ore. È la nostra vita.

Babydaddy: E’ l’elemento che collega tutti i membri del gruppo. Specialmente per Jake (Shears, voce della band, nda) la notte rap-presenta la parte migliore della giornata. Si diverte ad andare in giro per locali e ascoltare musica. Osserva ciò che accade e riversa tutto nei testi delle canzoni. Tutto questo è entrato a far parte del disco. Cercare, quando possibile, un legame con le altre persone che vivono dopo il tramonto è quello che abbiamo sempre cercato di fare. E continueremo su questa strada.

Proprio Jake ha affermato che Night Work rappresenta davve-ro gli Scissor Sisters, è la vostra quintessenza. Condividete?

D: E’ il miglior album che abbiamo mai pubblicato. Ci ha permesso di valorizzare la fase di scrittura, la produzione e anche la performance live. È molto complicato per una band eccellere in tutti questi ambiti. Noi ci proviamo e crediamo di esserci riusciti.

B: Ascoltando il disco, anche in solitudine, credo si percepisca ciò che vogliamo trasmettere: gioia, divertimento e voglia di la-sciarsi andare. Nulla di pesante insomma. Fin dal primo ascolto la gente deve avere il desiderio di ballare e distrarsi.

Prima di arrivare al risultato finale c’è stato qualche proble-ma. Alcune canzoni erano pronte già a metà del 2009, ma avete cancellato tutto e siete ripartiti da zero. Ci spiegate com’è an-data?

D: Non tutti i componenti della band credevano nel lavoro che avevamo portato a termine. Specialmente Jake aveva l’impressio-ne di cantare qualcosa che non andava a genio a tutti quanti. Con-cludere un disco senza essere entusiasti è un grande errore.

B: Dopo aver passato un periodo di frustrazione ci siamo rim-boccati le maniche. Non avevamo niente in mano, quindi siamo andati avanti a scrivere, modificando anche i brani precedente-

mente ultimati, perchè volevamo assolutamente raggiungere il nostro obiettivo: pubblicare l’album.

E’ insolito che un gruppo come voi racconti con questa onestà di aver passato un momento del genere. Sono veramente col-pito.

B: Che poi, in realtà, penso sia stato solo un momento di pen-sieri negativi. È stato un lungo processo che volevamo conclude-re nel miglior modo possibile, perché avevamo bisogno di uscire con qualcosa di sorprendente e di fresco. Volevamo tornare e sentirci importanti.

Che ruolo ha assunto Struart Price nella scelta e nella ricerca del sound utilizzato per la versione definitiva del disco?

B: Stuart ha certamente contribuito a livello di sound, ma pen-so sia stato utile per tutti noi soprattutto psicologicamente. Ci ha stimolato ad andare avanti e concludere il disco. È stato più facile del previsto lavorare con lui.

D: Può essere considerato uno “yes-man”. Nel senso che non ha mai affermato l’impossibilità di raggiungere un risultato. Ci ha dato gran-de carica!

Ho letto che non vi piace essere etichettati come “gay-band” e non volete essere coinvolti in discorsi che hanno a che fare con la sessualità.

B: Anche se tre di noi sono dichiaratamente gay, è vero che non vogliamo essere qualificati come “gay-band”, perché è limitante. Gay o non-gay siamo sempre un gruppo di musicisti che fanno pop music. La sessualità, invece, è un argomento che non abbiamo problemi ad affrontare e sul quale discutiamo liberamente perchè fa parte della nostra vita come esseri umani.

Oltretutto, che importa? Il vostro mestiere è fare musica.D: E’ proprio questo che cerchiamo di far capire alla gente. Per

noi non è affatto un problema. Forse lo è per qualcun altro.B: Noi siamo cresciuti ascoltando band gay ed etero, esclusi-

vamente perché attratti dalla musica. Sono gli altri che avanzano pregiudizi e ci guardano con occhi diversi. Per noi le tendenze sessuali non sono importanti.

Certo, voi ci mettete del vostro. La cover dell’album mostra

C

> di mattia sbriziolo, foto: courtesy of Universal

sCissoR sisteRs

WE FEEL LIKE DANCIN’!

Ci sono band che fin dalla nascita si pongono una missione ben precisa da portare a termi-ne. Quella degli Scissor Sisters è molto semplice: fondere il rock e la dance affinchè la gente possa scatenarsi ballando. Semplice? Non proprio. Del Marquis e Babydaddy (rispettiva-mente chitarra principale e polistrumentista tuttofare) ci hanno parlato degli orizzonti in cui si muove la band newyorkese. Ballate, ballate, le sorelle forbici son tornate.

<< Con Night Work vogliamo trasmettere gioia, divertimento e voglia di lasciarsi andare. Fin dal primo ascolto la gente deve avere il desiderio di ballare e distrarsi >>

vinci il cd degli Scissor Sisters!Invia una mail a:

[email protected] oggetto “Scissor“

Page 30: Onstage Magazine Luglio 2010

onstage - luglio

30

il sedere di un ragazzo. Quale messaggio volete portare alla gente?

B: La cosa interessante della copertina è che ci dice molto di chi guarda o compra il disco. Alcuni si scandalizzano, al-tri lo apprezzano, altri ancora provano ribrezzo. È il culo di Jake ed è interessante capire ed ascoltare le opinioni delle persone che se lo trovano di fronte.

D: E’ una copertina volutamente ambigua: spesso si giu-dicano le persone più per la forma - il culo, o comunque per l’aspetto - che non per la sostanza. Non siamo persone che fanno del sesso il loro unico pen-siero di vita, ma ci piace usarlo per provocare.

A proposito di pro-vocazioni, la vostra co-ver fa venire in mente quella di Sticky Fingers dei Rolling Stones (del 1971), in cui veniva mostrata la zona vita di un paio di jeans con evidente “rigonfiamento”…

B: Pensa che il manager degli Stones ci ha mandato una mail chiedendoci perché avessimo pubblicato il retro di Sti-cky Fingers. È stato divertente! Senza dubbio abbiamo pre-so spunto dalla loro copertina. Comunque, come ha detto Del Marquis, con questa cover volevamo andare oltre alla sessualità.

Avete avuto dei problemi con Wal-mart (catena ameri-cana di centri commerciali) dopo l’uscita del vostro pri-mo album, Scissor Sisters, proprio per via della copertina. Cosa ne pensate della censura negli Stati Uniti?

B: Il retro dell’album mostrava le tette di una ragazza e abbiamo dovuto coprire il disco esposto nei negozi e im-pacchettarlo come fosse un regalo. Apprezzammo il fatto di poter vendere comunque il cd; il contenuto era diventato una sorpresa per chi acquistava l’album. Abbiamo avuto anche delle discussioni con i responsabili delle vendite, poi-ché all’inizio non ci offrivano molti spazi. Ma non essendo stupidi, abbiamo capito che il problema, specialmente in

America, era la troppa sessualità in mostra. E questo ci ha spinto a fare delle scelte.

Si può quindi spiegare con una certa mentalità ameri-cana il fatto che abbiate ottenuto successo in Inghilterra più rapidamente che negli Stati Uniti?

D: E’ più che altro una questione musicale. Negli States, il mondo delle discoteche è completamente separato da quello del rock’n roll, cosa che non accade in Europa. Poi-chè nella nostra musica cerchiamo il punto d’incontro tra

i due mondi, è naturale che in Inghilterra ci ab-biano capito prima.

Immagino che per New York, città in grado di apprezzare quel mix tra culture dance e rock di cui parlate, si debba

fare un discorso a parte.D: Decisamente. All’ultimo nostro concerto nella Gran-

de Mela c’erano 7000 persone.B: Suonando molte volte dal vivo nei locali newyorkesi

ci siamo creati il nostro seguito, mentre nelle altre città de-gli States la gente ci conosce soprattutto attraverso le radio; così è più difficile apprezzare la nostra musica.

Torniamo a Night Work. Come sarà suonarlo dal vivo?D: Mi auguro sorprendente! Suoneremo ogni canzone

nel modo in cui la gente l’ha ascoltata dall’album, anche se, spesso, risulta complicato portare sul palco la stessa musica incisa in studio. Ogni tanto può cambiare qualche arrangiamento.

Fa differenza per voi esibirvi in uno spazio aperto ri-spetto a un palazzetto per esempio? Il vostro show cam-bia?

B: Sono esperienze assolutamente diverse, ma ci piac-ciono entrambe. Abbiamo produzioni diverse in base alla struttura che ci ospita. Prendendo spunto dai concerti rock, cerchiamo di offrire un’esibizione spettacolare per il pub-blico che ci ascolta e ci supporta. Vogliamo dare tutto!

<< E’ vero che non vogliamo essere qualificati come “gay-band”, perché è limitante. Gay o non-gay siamo sempre un gruppo di musicisti che fanno pop music >>

La storia della musica è piena di band che hanno do-vuto rendere conto dei propri orientamenti sessuali - tema sempre caro a media e opinione pubblica. Una sgradevole, inutile seccatura toccata per lo più ai le-ader carismatici di band importanti, proprio come a Jake Shears degli Scissor Sisters. Alcuni non hanno ac-cusato il fatto di essere etichettati, altri l’hanno sofferto molto. Ecco i casi più significativi in entrambi i sensi.

FREDDY MERCURY - QUEENIl frontman dei Queen non ammise mai apertamente di essere bisessuale ma non fece nulla per dimostrare il contrario. L’orientamento di Mr. Bad Guy era del re-sto chiaro a tutti, persino alla compagna Mary Austin che, col tempo, assunse il ruolo di sorella. Molto fa-mose erano le sue feste: grandi eventi in maschera che ospitavano persone di differenti inclinazioni sessuali, senza alcuna inibizione.

MICHAEL STYPE – R.E.MPer stimolare i giovani ad uscire allo scoperto, il lea-der dei R.E.M. ha dichiarato due anni fa (senza stupire nessuno) la verità sui suoi gusti sessuali. “Affrontare apertamente l’argomento è un fatto estremamente po-sitivo e può aiutare a vivere con maggior serenità ogni maniera di amarsi”. Michael, che già nel 2001 si era definito “un artista gay”, non ha mai avuto problemi con la sua omosessualità.

NEIL TENNANT – PET SHOP BOYSEtichettare i Pet Shop Boys come gruppo gay manda su tutte le furie il suo leader Neil Tennant, come più volte dichiarato alla stampa britannica. In ogni caso, Neil ha fatto outing nel 1994. Del resto la band inglese - che si è fatta conoscere con il remake di Go West dei Village People (band gay-friendly per antonomasia) - tratta il tema dell’omosessualità in molti brani come To Speak Is A Sin e Metamorphosis.

GEORGE MICHAEL – WHAM!Si dai tempi degli Wham!, George Michael ha avuto un tormentato rapporto con la sessualità. Esortato da Elton John ad essere più esplicito e criticato dal collega-rivale Boy George per aver nascosto troppo a lungo “il segreto di Pulcinella”, ha fatto coming out solo nel 1998, dopo un arresto per condotta immorale (beccato nei bagni di un parco in atteggiamento “inti-mo” con un poliziotto in borghese).

BOY GEORGE – CULTURE CLUBOrgoglioso della sua omosessualità, Boy George gui-da i Culture Club negli anni ’80 portandoli in vetta alle classifiche con la sua voce, il look androgino e tutti i suoi eccessi: le droghe (pesanti), i guai con la giusti-zia (la tranquillità non sembra essere il suo forte) e un’ambiguità sessuale che ha sempre fatto discutere, così come il suo rapporto con il batterista della band (Jon Moss). M.S.

Diverso da chi?

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live style

Incontrare Ligabue è un’esperienza “rivoluzionaria”. Luciano è l’eccezione in un paese che elegge “rockstar dell’anno” il suo Presidente del Consiglio – ricordate la copertina di Rolling Stone? – perché protagonista

di condotte (si fa per dire) esuberanti. Lui, il Liga, quello che riempie gli stadi, conserva l’onestà di un fanciullo e l’umiltà di un uomo di campagna, senza rinunciare alla genuinità del rock, quella che fa ballare, gridare e sudare. In Italia, in questo momento, è quanto di più anticonformista si possa immagi-nare. In casi come questo si dice “Ligabue è uno di noi”. Ma prima di pronunciare (o scrivere) quelle parole, dovremmo farci un bell’esamino di coscienza e capire quanto noi asso-migliamo a lui.

Ho percepito Arrivederci, Mostro! come un album che se-gna in qualche modo una svolta, o per lo meno un nuovo inizio. Se la mia interpretazione è giusta, vorrei sapere da dove nasce la necessità di cambiare. Altrimenti, sei libero di smentirmi…

Diciamo che ci sono una serie di piccole svolte. La più evidente è che per la prima volta non mi sono occupato in prima perso-na del suono, affidando tutto a Corrado Rustici. Non ho prodotto né co-prodotto il disco e questo significa che l’album esce con le proposte di un altro che, in quanto tali, non avrei pensato. Da sempre scrivo i miei testi e le mie mu-siche, mi occupo degli arrangiamenti e curo ogni suono. Ma il mio gusto cade inevitabilmente sempre nello stesso punto, proprio perché è il mio gusto! Per cui avevo voglia di capire cosa sarebbe successo affidandomi ad un professionista come

Corrado. Ognuno può farsi un’opinione, ma io credo che sia riuscito a trovare un sound nuovo, fresco, pur mantenendo una certa continuità con il mio passato.

Ti sei messo in discussione dopo vent’anni di straordina-rio successo, lo trovo un gesto di grande umiltà. I tuoi colle-ghi solitamente fanno il percorso inverso, prima affiancati da produttori e poi da soli.Si vede che io sono partito troppo forte (ride, nda). Nel nostro mestiere il suono è importante. E’ la cifra stilistica con cui ti poni rispetto al resto del mondo. Se, ad esempio, Balliamo sul mondo avesse avuto una base pop, probabilmente la mia storia sarebbe stata diversa. Ma occuparsi di questo aspetto richiede un grande dispendio di energia. In parte è un godimento, in parte è una faticaccia. In questo momento io sono beato per-ché ho delegato a un altro questa responsabilità, anche se poi se la prendono con me se il disco non piace, non con il pro-duttore. Fare tornare i conti su aspetti tecnici – quanto volume esce dal disco, quanto riesce ad essere uniforme nelle varie

fonti sonore, eccetera - è un lavoraccio e non sei mai sicuro che vada bene. Un produttore fa questo dalla mattina alla sera, ha più competenza e più sicurezze.

Perché hai scelto pro-prio Rustici?Ho una grande stima di Corrado perché riesce a entrare in un progetto artistico senza sconvolgerne l’identità. La sua produ-zione si sente, ma devi andarla a cercare, perché non tende a imporsi. Ha fatto così anche con me, lavorando tantissimo per fa sì che il suono fosse cazzuto, internazionale, ma anche pieno di sfumature. L’album si prestava, essendo molto vario.

> di daniele salomone foto: alessio pizzicannella; foto live: iarno iotti

UNO DI NOI (se fOssImO cOme lUI)

Incontrare Ligabue è un’esperienza “rivoluzionaria”. Luciano è l’eccezione in un pa-ese che elegge “rockstar dell’anno” il suo Presidente del Consiglio – ricordate la co-pertina di Rolling Stone? – perché protagonista di condotte (si fa per dire) esuberanti. Lui, il Liga, quello che riempie gli stadi, conserva l’onestà di un fanciullo e l’umiltà di un uomo di campagna, senza rinunciare alla genuinità del rock, quella che fa bal-lare, gridare e sudare. In Italia, in questo momento, è quanto di più anticonformista si possa immaginare. In casi come questo si dice “Ligabue è uno di noi”. Ma prima di pronunciare (o scrivere) quelle parole, dovremmo farci un bell’esamino di coscienza e capire quanto noi assomigliamo a lui.

ligabue

I

<< Non ho prodotto il disco e questo significa che l’album esce con le proposte di un altro che, in quanto tali, non avrei pensato. Volevo capire cosa sarebbe successo affidandomi ad un altro >>

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35 luglio - onstage

La copertina di Arrivederci, Mostro! è stata realizzata da Paolo De Francesco, che ha ripreso una famosa immag-ine di Erik Johansson, Fishy Island, alla quale ha aggiunto particolari legati alla vita di Ligabue.

09/07 Roma10/07 Roma 13/07 Firenze16/07 Milano17/07 Milano 20/07 Padova 24/07 Messina30/07 Salerno

live in italy

le foto del tour di ligabue su www.onstageweb.com!

Il tour di Ligabue continua, il calendario completo su www.onstageweb.com

Page 36: Onstage Magazine Luglio 2010

onstage - luglio

36

Nel tempo sembra non poter stare nello stesso disco di Quan-do mi vieni a prendere, così come Caro il mio Francesco potreb-be faticare di fianco a La verità è una scelta. Lui è riuscito, in collaborazione con il sottoscritto, a creare un album che della varietà facesse la sua forza, in cui ogni episodio è chiaro da un punto di vista sonoro, pur essendo molto compatto.

Il suono è sicuramente uno degli aspetti più interessanti di Arrivederci, Mostro!. Eppure l’elemento più immediato credo sia il flusso emotivo che gene-rano le canzoni. Avverto un’urgenza espressiva ancora più forte che in pas-sato.

Esprimere la mia emotività credo sia l’unico modo per sentirmi bene quan-do scrivo. Chi fa musica gode di tanti privilegi, esporci è il minimo che possiamo dare in cambio. Non è un compito facile, più ti esponi e più è facile che ti feriscano. Ma io per-sonalmente credo di non aver scelta - sono fatto così - sento di dovermi mettere in gioco. Mi piace che tu senta questa urgenza e spero che la sentano tutti. Credo sia il motivo per

cui uno diventa così presuntuoso da dire “Scusate, voltatevi che vi devo dire la mia”.

Questo, naturalmente, non significa che tu ti sia preso troppo sul serio.E’ un disco molto vario, anche per quanto riguarda i testi. Si passa da un brano come Quando canterei la tua canzone che affronta il tema dell’autodeterminazione, che mi è sto-ricamente caro, per poi passare a La linea sottile che analizza

quanto siamo in bilico tra i nostri comportamenti migliori e peggiori, e per questo dobbiamo perdonarci qualche erro-re. Poi arriva Nel tempo, in cui un tizio di 50 anni deve fare un pezzo punk per dirti quanto veloce è stata la sua vita. Ci sono momenti diversi, compresi alcuni leggeri, giocosi. Però per me era importantissimo far sentire quanta partecipazio-

ne emotiva ci fosse in questo disco.Un artista della tua “portata” genera molte aspettative.

Si capisce quanto ti stiano a cuore quelle che nutri verso te stesso. Come ti poni rispetto al pubblico?

E’ fondamentale che siano appagate le aspettative della gente. Per quanto mi riguarda considero necessario raggiun-gere un pubblico tanto ampio da poter dire che le mie sono canzoni popolari. Il problema è che non c’è modo per pro-

gettare questa cosa, perché le persone sono diverse. Se anche avessi conosciuto le aspettative di ognuno dei miei fan, non avrei potuto trovare un modo per appagare tutti. Anche perché ogni indi-viduo impatta un disco, piuttosto che un

libro o un film, in un momento preciso della sua vita in cui è una persona diversa rispetto a quella che sarà dopo un mese o che era un mese prima. Se vogliamo c’è di mezzo anche la casualità. L’importante è sentire l’urgenza di comunicare qualcosa e farlo. E poi incrociare le dita…

Già nel 1994, con A che ora è la fine del mondo, lanciavi

Oltre ad essere uno dei più importanti musicisti nella storia della musica italiana, Ligabue si è cimentato anche con la let-teratura (ha scritto un romanzo, una raccolta di racconti e una di poesie) e con il cinema. Proprio sull’esperienza da regista volevamo saperne di più.

Sono passati otto anni da quando Ligabue ha girato il suo secondo e ultimo film (Da zero a dieci, 2002), dodici dal suo esordio come regista (Radiofreccia, 1998). Un tempo sufficien-temente lungo per tornare sull’argomento, cercando di capire cosa gli abbia lasciato l’esperienza cinematografica - che in ogni caso gli è valsa premi e riconoscimenti, di pubblico e cri-tica. “Fare il regista e salire su un palco sono due esperienze agli antipodi” racconta Luciano. “Mentre sul palco uno come me, con una chiara predisposizione emotiva, non deve far altro che lasciar fluire l’emotività - più o meno fregandosene di come farlo - quando giri un film è difficilissimo tirar fuori l’emozione perché la devi progettare”. Una forzatura per il ro-cker di Correggio, eppure l’esperienza è stata molto positiva perché ha accresciuto il suo bagaglio umano e artistico. “Pro-prio nel fare qualcosa che era contro la mia indole, ho matura-to alcune caratteristiche come l’essere paziente, la capacità di lavorare d’equipe e di dare peso alla progettazione. Tutte cose che mi hanno fatto vedere il mio mestiere principale, il mio vero mestiere, da un’angolazione diversa”.Radiofreccia è sicuramente il film meglio riuscito tra i due, quello per lo meno che ha portato più riconoscimenti, ma en-trambi i film sono stati soddisfacenti perché hanno permesso a Ligabue di mantenere fede ad un principio fondamentale. “Mi piace pensare di non dover per forza rispettare le regole, ho sempre lottato per avere la libertà di fare scelte controcor-rente, anche per i film”. Come dire, conosco le regole, ma un po’ me ne sbatto. “E’ l’unico modo con cui puoi permetterti di lasciare il tuo segno, il tuo marchio. Radiofreccia è un film anomalo: è tutto discutibile da un punto di vista tecnico. Però c’è la spudoratezza dell’emozione. Nell’ultima inquadratura prendiamo Freccia (Stefano Accorsi, nda) di schiena, dopo che ha bruciato due macchine, sa che la ragazza non ne vuole più sapere di lui, e noi sappiamo anche che andrà a morire di overdose. Nel fatto di prenderlo di schiena mentre si sta facendo una paglia, c’è tutta l’impudenza della sua emozione. Ed era l’obiettivo che volevo raggiungere”. D.S.

Buona la prima e pure la seconda !

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<< Esprimere la mia emotività credo sia l’unico modo per sentirmi bene quando scrivo. Chi fa musica gode di tanti privilegi, esporci è il

minimo che possiamo dare in cambio >>

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un messaggio molto forte, esprimendo il tuo dissenso sul potere delle televisioni. Faccio una considerazione banale: tantissime delle persone che in questi anni hanno ballato e cantato la canzone sono poi state vittime, diciamo così, di questa deriva mediatica. Insomma, non hanno recepito il messaggio. Ti pesa?

Parto da una considerazione: stiamo marciando ad una ve-locità che non ci appartiene. Abbiamo bisogno di una massa d’informazioni molto più grossa rispetto a, che ne so, 5 anni fa. Raramente ci basta leggere un quotidiano la mattina, abbiamo bisogno di consultare una marea di siti web ogni ora per avere notizie fresche. Tutto questo to-glie alla gente la possibilità di fare i conti con la potenza della realtà. Il punto è quanto riesci a riflettere su un fatto e quanto lasci che questo lavori dentro di te, che produca qualcosa. Se uno ha bisogno di sentire altre notizie subito dopo perché è assuefatto a questa velocità, è chiaro che i messaggi restano in superficie, non entrano in profondità come devono.

Questo vale anche per la musica.La musica ha tanti problemi. Penso alla crisi delle disco-

grafiche, ai posti di lavoro persi, alle poche opportunità per gli emergenti. Ma è ancora più grave il rischio che diventi un sottofondo. Un conto è se ascolti un disco mentre fai altre cose, un altro è se gli dedichi attenzione e lasci che “lavori” su di te. Si faceva in maniera empirica con il vinile, non po-

tevi skippare i brani e la musica aveva il tempo di entrarti dentro. Oggi purtroppo è sempre più raro. Può anche darsi che sia l’uomo ad adattarsi a questa velocità e ad aver biso-gno di meno tempo per farsi toccare dalla musica o da altre forme di comunicazione. Ma sinceramente, non mi sembra che stia accadendo.

Quindi ti dà fastidio se i messaggi delle tue canzoni non

sono recepiti.Per me è una grande soddisfazione già quando la mia

musica spinge le persone anche solo a ballare, a godere fi-sicamente della leggerezza di una canzone. E’ chiaro che se poi uno fa attenzione anche alle parole e queste producono un effetto, che sia accelerare una riflessione, strappare un sorriso o ancora trasferire un sentimento di speranza, bè, mi

riempie d’orgoglio.Mi aggancio ad una delle tracce del

tema di maturità di quest’anno: “La mu-sica – diceva Aristotele (filosofo greco del IV sec. a.C.) – non va praticata per un unico tipo di beneficio che da essa può

derivare, ma per usi molteplici, poiché può servire per l’educazione, per procurarsi la catarsi e in terzo luogo per la ricreazione, il sollievo e il riposo dallo sforzo”. Credi che il pensiero di Aristotole sia ancora attuale?Io credo che dovrebbe esserlo. Ma stiamo vivendo un mo-mento di trasformazione e quindi per poter esprimere un giudizio dobbiamo avere ancora un po’ di pazienza. In ogni

Ligabue Stadi 2010 è il terzo progetto live che il rocker affronta con la stessa formazione, un misto di amici italiani vecchi e nuovi e new entry dagli Stati Uniti (suggerite da Carrado Rustici). Un combo affidabile che, come dice il Liga, “spacca”.

FEDERICO POGGIBOLLINI, chitarraChitarrista bolognese classe 1968, “Capitan Fede” è al fianco di Luciano dal ‘94. E’ passato attraverso tutte le fasi della carriera di Ligabue, ma non dimen-tica “la prima volta a San Siro, nel 1997, un’esperienza indimenticabile”. Prima di unirsi al rocker emiliano, ha militato anche nei Litfiba (dal ‘90 al ‘93). Come solista ha pubblicato tre dischi (l’ultimo è Caos cosmico, 2009)

NICCOLO’ BOSSINI, chitarraDa quando suo padre gli regalò la prima chitarra – aveva 11 anni – Niccolò ha pensato solo a suonare. E’ passato da varie esperienze (tra cui i Raw Power, rock band italiana) fino al celebre concerto di Campovolo del 2005, suo esor-dio nella Banda. Della collaborazione con il Liga dice “E’ una grande fortuna, perché artisticamente non devo rinunciare a nulla”.

MICHAEL URBANO, batteriaNasce a Sacramento, in California, nel 1960. Da allora fa di tutto tra cui suona-re la batteria con gli Smash Mouth (dal 1999 al 2006, quando lascia la band per “divergenze artistiche”) e collaborare con numerosi artisti, tra cui Elisa. Con Ligabue (a cui invidia le giacche di pelle) comincia nel 2007: è Corrado Rustici a suggerire Michael al Liga. Consiglio accettato.

KAVEH RASTEGAR, bassoBassista e compositore statunitense, Kaveh inizia a suonare sul serio nel 1999 dividendosi tra collaborazioni e progetti da lui personalmente avviati. E’ il fondatore dei Kneebody, che nel 2003 vincono un Grammy Award per la ca-tegoria “New Music”. Anche lui indicato da Rustici, fa l’esordio al fianco di Ligabue (che definisce “intenso, gentile e divertente”) nel 2008.

JOSE’ FIORILLI, tastiereMette le mani sul pianoforte a tredici anni e a sedici è già sul palco. Folgora-to da Jerry Lee Lewis (“Mi sconvolse il modo in cui suonava Great Balls Of Fire”), Josè accumula molta esperienza prima di arrivare alla corte di Ligabue, nel 2007, per il tour indoor ElleSette. Da buon romano, il suo ricordo più forte dell’avventura con il Liga è legato alla prima all’Olimpico.

LUCIANO LUISI, tastiere e programmazioniToscano classe ‘63, Luciano comincia da piccolo con la musica classica, per poi “cedere” al fascino di quella moderna. Dopo aver incontrato Zucchero – al cui fianco resta per oltre dieci anni – “Luis” (così è comunemente soprannomina-to) collabora con artisti come Eric Clapton, Sting e BB King. Entra nella squa-dra del Liga in occasione del tour europeo del 2008 e diventa titolare fisso.

Il combo del Liga

livestyle - ligabue

<< Stiamo marciando ad una velocità che non ci appartiene, non riusciamo a fare i conti con la potenza della realtà. I messaggi restano

in superficie, non entrano in profondità come devono >>

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COME SIAMO COME ERAVAMOE LE CANZONI DI LUCIANO LIGABUE

UN FILM DI PIERGIORGIO GAY

www.nientepaura-ilfilm.it

DA SETTEMBRE AL CINEMA

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livestyle - ligabue

caso credo che non ci vorrà molto. In pochi anni potre-mo avere un’idea precisa del ruolo che svolge la musi-ca in questo particolare contesto storico.

Torniamo alla musica suonata. Parte il tour, che t’impegnerà tutta l’estate. Un nuovo spettacolo da or-ganizzare e una nuova sfida da affrontare.

Recentemente ho visto uno show meraviglioso, quello dei Muse a San Siro. Ti “sbattevano” in faccia questo palco enorme fin dall’ingresso nello stadio, una struttura in prospettiva davvero grandiosa, simile allo scafo di una nave. La nostra è una produzione agli an-tipodi, nel senso che nascondiamo le carte. Il pubblico entra e vede che c’è qualcosa d’imponente ma cosa sia lo scopre solo durante il concerto. Ci sono luci, video e tutto il resto, ma più che sull’hardware ci siamo con-centrati sul software.

A livello di “hardware”, qual è l’aspetto di più dif-ficile gestione?

Sicuramente il suono, è sempre difficile ottenere una buona acustica in spazi grandi. Ma siamo molto esi-genti e non vogliamo saperne di problemi. Anche se ci rendiamo conto delle difficoltà e per questo lavoriamo con uno staff che conosciamo bene e che ci aiuta a ge-stire al meglio le nostre risorse. Il volume ad esempio è uno degli aspetti critici: se sei basso in uno stadio ne risente la qualità complessiva del suono. Fortuna-tamente a Milano hanno alzato il limite di un paio di decibel!

Non ti chiedo di svelarci le sorprese, anche se l’istinto mi suggerirebbe di farlo…Meglio così, non ti direi niente (ride, nda). Di certo c’è il fatto che Arrivederci, mostro! è il nocciolo del concer-to. Tengo moltissimo a questo disco e lo suonerò quasi tutto. Anche se è un rischio perché, sai, la gente rea-gisce in un certo modo ai singoli, in un altro al resto dei brani. Questi spettacoli sono più lunghi rispetto al passato proprio perché voglio proporre tutto il nuovo album senza sacrificare le canzoni del repertorio.

Quelle che la gente non vede l’ora di cantare.Voglio che tutti tornino a casa spossati, è la sensazione che piace provare a me quando vado a vedere un live. Tutto è predisposto perché sia così. Direi che siamo sul pezzo come non mai. Maioli (il manager di Ligabue, nda) mi dice che i dati di prevendita sono straordinari e che quindi dobbiamo dare ancora di più. Il punto è che a me sembra sempre di aver dato il massimo, anche in termini di produzione… Ma cercheremo di andare an-cora oltre per fare uno dei migliori concerti di sempre.

Sono passati pochi giorni da quando ho chiacchie-rato con Luciano. Finisco di scrivere il pezzo e control-lo il suo sito ufficiale (ligachannel.com) alla ricerca di possibili aggiornamenti. Magari nuove date sold out. Cosa trovo? Luciano ha deciso di indire un concorso per band emergenti. L’iniziativa (che prende il nome dal brano Quando suonerai la tua canzone) porterà grup-pi ed artisti sconosciuti ad esibirsi sui palchi del Ligabue Stdi 2010 poco prima che il Liga entri in scena. Fossimo tutti come lui…

Volete sapere che emozione si prova a salire una manciata di minuti prima di Ligabue sul suo palco? Potreste chiederlo, per esempio, a Marco – fratello di Luciano – che con i suoi Rio è presente a ogni data del tour estivo del Liga (eccetto quella di Oristano). Oppure potreste fare la stessa doman-da agli artisti che suoneranno come opening act durante il Ligabue Stadi 2010: Alberto Bertoli (13 luglio a Firenze e 4 settembre a Bologna), alle Charleston (9 luglio a Roma e 17 a Milano), a Kaballà (7 settembre a Palermo), a Paolo Simoni (10 luglio a Roma e 16 a Milano), ai Lombroso (30 luglio a Salerno e 11 settembre a Bari), ai Park Avenue (24 luglio a Messina e 2 agosto a Pescara) o ai Little Taver & His

Crazy Alligators (20 luglio a Padova). A loro vanno aggiunti gli artisti sardi – tra cui i Tazenda – che suoneranno in oc-casione dell’Ichnusa Livefest di Oristano del 7 agosto. Tra i protagonisti del pre-Liga c’è anche spazio per giovani artisti che rientrano tra i fortunati vincitori di un contest promosso da Ligachannel, sito ufficiale del cantante. A volte un video caricato sulla pagina di Facebook, in base al gradimento del popolo del web, può tramutarsi in un sogno: Quando canterai la tua canzone…sul palco di Liga (questo il nome del concorso) dà infatti l’opportunità ai solisti e ai gruppi che riceveranno più preferenze di esibirsi sullo stesso stage di Ligabue da-vanti a decine di migliaia di persone. Da brividi! M.S.

Quelli tra palco e realtà<< Voglio che tutti tornino a casa spossati dopo i miei concerti, è la sensazione che piace provare a me dopo un live. Tutto è predisposto perché sia così. Siamo sul pezzo come non mai >>

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utto, ma questo no, non può essere accaduto davvero. O forse è in linea col resto degli even-ti, ad esempio con l’improbabilità di poter in-tervistare Stevie Wonder in un incontro a due

e non in conferenza stampa, praticamente un miracolo per me che come giornalista sono nato ieri, un novellino. Invece avrei potuto eccome, la rivista per cui scrivo voleva dedicar-gli uno speciale in vista della sua unica data italiana ed ero io il prescelto, proprio io, per questa missione così delicata e importante. Perché do l’aria di essere affidabile? Perché la gente si fida di me quando è chiaro che non dovrebbe? Forse c’è più di un motivo a giustificare il fatto che abbia perso il treno.

Non è una metafora, l’ho perso sul serio, l’Intercity delle 09:00 che da Bologna mi avrebbe portato a Milano in un’ora

e mezza, poi in pullman fino all’aeroporto di Malpensa e via verso Londra, destinazione Hyde Park. Nel parco più fa-moso della capitale inglese avrei incontrato Stevie Wonder, headliner del festival Hard Rock Calling (in programma dal 25 al 27 giugno). Immaginavo già tutto: mi sarei fatto accre-ditare per entrare nel backstage blindatissimo, avrei gioito – perfido - delle facce di centinaia di fan che non si sarebbe-ro dati pace vedendo entrare in largo anticipo un comune mortale come loro, per dirigermi infine ai quindici minuti più lunghi della mia vita, che aspettavano di essere riempiti dalle domande che avevo preparato per il mostro sacro. Ma è andata decisamente in altro modo.

In stazione il tabellone segnala un ritardo di venti minuti, un grande classico. Decido di perderne quasi quindici fra caffé e sigaretta, al binario ne aspetto altri venti, prima di

scoprire che il treno ha recuperato il ritardo ed è partito per-fettamente in orario. Per una volta le cose hanno funzionano maledettamente bene. Inutile prendere il successivo, non ar-riverei in tempo a Malpensa. Dovrei trovare una soluzione alternativa. Ma quale?

Ce n’è una sola, per quanto assurda. L’unica che possa sal-varmi: simulare tutto, inventarmi l’intervista. Tanto nessuno lo scoprirà mai. A quelli della discografica dirò che il Sig. Wonder è stato molto gentile e disponibile, alla mia rivista spedirò il pezzo entro i tempi stabiliti (strettissimi) e tutto andrà come previsto.

E’ necessario un enorme sforzo d’inventiva, devo riadat-tare le domande troppo personali alle quali di certo non posso rispondere in sua vece. E calarmi nel personaggio, mettermi nei suoi panni, nei panni di una leggenda vivente

live style

> di emanuele mancini, foto: courtesy of Universal

(NON) HO INTERVISTATO STEVIE WONDER!Per quanto nel variopinto mondo delle redazioni ne succedano di tutti i colori (quoti-dianamente), questa proprio non ce l’aspettavamo. Riesci nell’impresa di fissare un’in-tervista con Stevie Wonder e ottieni indietro un pezzo finto. O meglio, inventato. Robe da matti. Eppure, è successo. Talmente surreale, che resta un dubbio. Sarà vero? Saranno realmente andate così le cose? Noi pubblichiamo – anche perché non c’è tempo per tro-vare una valida alternativa – dopodiché, giudicate voi.

stevie WonDeR

TLo scorso 13 maggio Stevie Wonder ha compiuto 60 anni. Nonostante non sia più un ragazzino, non sembra voler

rallentare. “Non vedo l’ora di tornare in Europa per questi concerti” ha dichiarato alla vigilia del tour.

05/07 Verona

live in italy

le foto del concerto di stevie Wonder su

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della musica. Una cosa non da poco, per non dire impossibi-le. Vediamo… come avrei iniziato?

Sig. Wonder, prima di tutto ci tengo a dirle di quanto mi senta onorato a poterla incontrare e a poter conversare con lei, e di quanto ammiri il suo lavoro e la sua ricerca stilisti-ca così fondante per la musica contemporanea.

Ti ringrazio, anche per me sarà un onore parlare con te, a patto che tu non mi faccia domande stupide (ride, nda)! O meglio, preferirei parlare di qualcosa di diverso dal come vivo la mia cecità e di quello che provo riguardo alla scom-parsa di Michael Jackson.

Certamente. Allora credo che eliminerò all’istante la quarta domanda. Le avrei chiesto della sua performance al Madison Square Garden per il 25esimo anniversario della Rock’n Roll Hall Of Fame, in cui durante l’esecuzione di The Way You Make Me Feel, con la quale rendeva omaggio all’amico scomparso, le lacrime le hanno interrotto il can-to.

Non mi fraintenda, non volevo essere rude, ma sembra che alla stampa ultimamente non interessi altro. Vede, noi siamo comunicatori, io come lei, abbiamo il dovere di vei-colare le informazioni perché è di questo che la gente ha bi-sogno, lei lo fa tramite le parole, io con le canzoni. Ciò che provo per la scomparsa di Michael è di sicuro una profonda tristezza ma voglio dire che questo sentimento non può es-sere filtrato da altre persone, essere trascritto su una rivista. Le mie emozioni trovano la loro espressione nei concerti, insieme al pubblico, è con loro che acquistano il loro vero si-gnificato; per questo sull’argomento non ho niente da dire se non che potrete capire come mi sento riguardo alla scomparsa di Jacko ve-nendo al concerto. È dalle emozioni che traggo ispirazione e da ciò che ac-cade nella mia vita, siano episodi tristi o felici. Tempo fa decisi di tornare in tour dopo dieci anni di pausa per il bisogno di elaborare la perdita di mia madre e di farlo tramite la musica. Più di trent’anni fa dedicavo una canzone alla mia prima figlia (Ai-sha, Isn’t She Lovely, nda).

Canzone contenuta in Songs In The Key Of Life (1976), che è considerato all’unanimità da critica e pubblico il suo capolavoro e l’apice della sua espressività artistica. Ag-giungerei tra gli estimatori anche i suoi colleghi, visto che è l’album è stato saccheggiato da tantissimi musicisti che, campionandone le canzoni, hanno confezionato numerose hit di successo. Come ci si sente ad essere uno degli artisti più campionati di sempre?

Lo trovo molto stimolante. È interessante come un altro artista possa prendere quello che per te è completo e finito

e trovargli altre potenzialità espressive che tu non avresti minimamente immaginato. Ed è allo stesso tempo lusin-ghiero, un apprezzamento nei confronti di quello che fai. In più essere “saccheggiato” da un collega mi porta sempre ad incuriosirmi del suo lavoro e a conoscere musica nuova, un’esperienza che spesso si è concretizzata in collaborazioni che poi, di rimando, hanno influenzato anche la mia scrittu-ra. Le contaminazioni sono importanti, il giorno in cui non troverò più nulla di valido che mi colpisca sarà forse il gior-no in cui smetterò di fare arte. Songs In The Key Of Life è un disco per me fondamentale, talmente carico di messaggi che in seguito ho preferito non scrivere nient’altro per parecchi anni. Ha ispirato molti artisti, ma non lo considero il mio apice: dire questo per me significherebbe dire che Dio non sente più il bisogno di usarmi per lo scopo per il quale mi ha dato l’opportunità di fare musica. E semplicemente non ci credo.

Un rapido excursus sulla sua carriera. Ha vinto più Grammy di qualsiasi altro artista solista, un Oscar per I Just Called To Say I Love You, scritto dischi pionieristici e di importanza storica che hanno ridefinito i confini di gran parte della musica black (dal funk al soul, all r’n b), riu-scendo contemporaneamente a vendere milioni di copie. E non dimentichiamo che ha cominciato a calcare le scene a undici anni. Se non bastasse c’è anche il suo attivismo sociale-politico a tutto campo, che ha portato ad esempio all’istituzione del giorno dell’assassinio di Martin Luther King come festa nazionale in America. Sente ancora quel fuoco sacro che ha alimentato tutte queste incredibili ge-sta?

Provo ancora stupore per quello che mi accade ogni gior-no ed è quello stupore a darmi la spinta per continuare, nonostante le difficoltà e le cose terribili che accadono ogni giorno nel mondo. Certe volte penso che essere cieco sia una benedizione perché probabilmente non durerei un minuto se potessi vedere le cose intorno a me. Ma la vita continua a darmi grandi gioie e io mi ci relaziono ogni volta come se fosse una cosa nuova, il mio primo giorno sulla terra: qualche mese fa ero all’Hard Rock Cafè di Los Angeles, a un certo punto hanno passato un mio disco e io mi sono messo a piangere, a piangere come un bambino, pensando alla for-tuna di aver ricevuto in dono queste canzoni da Dio. I premi vinti e i traguardi raggiunti sono uno stimolo per continuare a dare sempre il meglio e pretendere sempre molto da me

stesso, per questo ci metto così tanto a far uscire materiale nuovo! Ricordo quando vinsi il Grammy per il miglior al-bum per tre anni consecutivi: l’anno seguente Paul Simon scherzosamente mi ringraziò per non aver pubblicato nes-sun disco, permettendo a lui di aggiudicarsi il premio, che fu di nuovo assegnato a me all’appuntamento successivo. Ho deciso di produrre meno materiale per lasciare spazio agli altri (ride, nda)!

Veniamo al presente e al futuro. L’ultimo disco di inedi-ti è uscito cinque anni fa ed è dal 2007 che ha ricominciato ad andare in tour con una discreta continuità: cosa dobbia-mo aspettarci da lei alla fine di questa serie di concerti? Ha nuovi progetti in cantiere?

Vorrei scrivere un libro sulla mia vita e mi stuzzica molto la prospettiva che possa diventare un film. Potrebbero esse-re di forte ispirazione le vicende che ho vissuto crescendo da ragazzo cieco e le traversie per le quali mia madre è dovuta passare per riuscire a tirarmi su… poi si potrebbe girare un altro film sulla seconda parte della mia vita, ma mi alletta ancora di più l’idea di un musical, nel quale mi piacerebbe anche recitare. Dal lato discografico è da un po’ che sto lavo-rando a diversi progetti contemporaneamente: un disco go-spel ispirato dalla scomparsa di mia madre Lula, nel quale esamino l’enorme crisi spirituale e culturale che ci troviamo ad affrontare attualmente, e poi una sorta di concept album intitolato Through The Eyes Of Wonder, in cui rifletto sulla mia esperienza da uomo non vedente. Delle voci riguardo un album jazz con Quincy (Jones, nda) e Tony (Bennet, nda) be’, posso dire che ad oggi rimangono tali, solo ricami fatti a mestiere da qualche giornalista che avrà sentito delle chiac-

chiere da bar fatte tra amici (ride, nda).Entusiasmante! C’è dunque da aspet-

tarsi molto da lei nei prossimi anni.Credo che non si possa basare la pro-

pria vita sulle aspettative degli altri. Ogni progetto verrà alla luce quando mi sentirò

pienamente soddisfatto del risultato.Fine, è andata, l’articolo è chiuso. Lo invio domani mattina

e poi terrò le dita incrociate sperando che nessuno si accorga di niente. Magari passerà anche inosservato, verrà letto da poche persone, o forse no. Ma che importa se ho inventato tutto, non sarò stato certo il primo giornalista a ricorrere a un simile stratagemma per salvare la faccia, neanche sarò l’ultimo. Poi magari un giorno lo incontro davvero Stevie e riesco a fargli queste stesse domande.

[Tutte le risposte di Stevie Wonder sono elaborazioni trat-te da sue reali dichiarazioni raccolte fra interviste audio, vi-deo, stampa e biografie, nda]

livestyle - stevie wonder

<< Vorrei scrivere un libro sulla mia vita e mi stuzzica la prospettiva che possa diventare un film. Mi alletta ancora di più l’idea di un

musical, nel quale mi piacerebbe anche recitare >>

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ROCK 'N' FASHION

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La ribalta si può guadagnare anche in punta di piedi, con stile sobrio e delicatezza. Ellie Goulding fa electro-pop (ma giusto perché le definizioni fanno comodo) e pure bene, visto che il suo disco d’esordio, Lights è entrato nella classifica inglese dal gradino più alto. Ma preferisce distorcere i suoni piuttosto che la mente.

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FOTO di ALAN CLARKESTYLIST: JOHN McCARTY

LUCI (Soffuse)

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Elena Jane Goulding nasce a Hereford, nell’Inghil-terra occidentale, il 30 dicembre 1986. Quindi-cenne, comincia a cantare e a suonare la chitarra ma senza alcuna ambizione. “Per lungo tempo non ho pensato ad una carriera da professionista, semplicemente non mi sembrava di avere qualcosa di speciale”. Eppure le qualità di Ellie, che oltre alla voce sa usare chitarra, batteria e piano (“ma non chiamatemi wonder woman!”), vengono fuori rapidamente. Si trasferisce a Londra e nel 2009 ottiene un contratto con la Polydor (“devo ringra-ziare le molte persone che hanno creduto in me”); poi, all’inzio di quest’anno, prima ancora che il suo album di debutto venisse pubblicato, vince il “Criti-cs Choice Award” ai BRIT Awards.

Lights nasce nella camera da letto di Ellie.“Più che delle canzoni avevo delle visioni. Poi è ar-rivato Starsmith (noto producer inglese, nda) e con lui ho cominciato a dare forma alla mia im-maginazione”. Alchimia pura. “Non c’è nessuna formula che descriva la nostra intesa. Quello che abbiamo fatto è venuto fuori in modo organico”. Altri produttori hanno lavorato alle canzoni di Lights: un approccio pericoloso, si rischia di non trovare l’identità di un album. “Non è successo perché al centro di tutto c’ero io. Non sono certo andata per negozi mentre qualcuno metteva le mani sulla mia musica”. Ellie sembra molto si-cura di sé. “So di dare questa impressione, ma in realtà sono molto timida”.

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Lights esce a marzo e debutta direttamente al numero 1 della Uk chart. “Non mi aspettavo niente di tutto questo, mi bastava aver creato qualcosa dal nulla. So bene da dove vengo e non avevo mai pensato alla classifica. In generale non mi sono mai aspettata troppo da me stes-sa”. Adesso qualcuno che si aspetta qualcosa da lei però c’è: “Quelli dell’etichetta si prodigano per vendere il tuo disco e per farti stare bene. Le aspettative sono altissime, ma io continuo a mettere la mia vita al centro di tutto e a lavora-re. In fondo fare il musicista è un lavoro. Credo che la Polydor abbia puntato su di me proprio perché sono una che lavora sodo”.

La questione dell’immagine è decisiva nella popular music e la Goulding conosce bene le regole. “I fan vedono una pop star in me. Ma io voglio portarli a capire la persona che c’è dietro”. Ok, ma il look esteriore è quello del primo impatto. “Mi prendo cura del mio corpo, mi tengo in forma (è un’accanita runner, nda) e sto attenta a quello che mangio. Mi rendo conto di non essere proprio una rock star, ma m’interessa poco. Però capisco che la gente abbia delle aspettative e, ad esempio, mi voglia vestita in un certo modo. Io mi adeguo e mi prendo un vantaggio da questo. Lo considero una parte del mio lavoro”. E il futuro? “M’interessa seguire il mio cuore, molto più di quanti dischi che riuscirò a vendere. Il percor-so umano viene prima di tutto: per quanto la musica sia il mio lavoro, ho una vita da vivere”.

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ROCK 'N' FASHION

52ONStAge - luglIO

DONNA / 1. 11,00 € - Cerchietto glitterato argentato - 2. 49,00 € - Infradito nero in pelle, upper intrecciata con dettaglio fashion - 3. 90,00 € - Canotta doppiata in cotone con microspalline. La canotta interna è realizzata con una particolare filatura che compatta e ridefinisce la silhouette - 4. 14,99 € - Per un’abbronzatura profonda in completa sicurezza - 5. 70,00 € - collezione P/E 2010, mini gonna 5 tasche, in denim stretch effetto "used“ - 6. 19,50 € - Triangolo effetto jeans con dettagli salopette, 15,00 € - Culotte effetto jeans - 7. 180,00 € - Maxi montatura glamour per questo modello in acetato, caratterizzato dallo stemma con Swarovski applicato sulle aste - UOMO / 1. 40,00 € - T-shirt, dal nome Head, in cotone e realizzata dal danese Huskmitnavn - 2. 59,00 € - Infradito "Bali", in pelle intrecciata, disponibile anche in marrone e nero - 3. 65,00 € - Boxer arancio con stampa ossa - 4. 29,00 € - Cappello da uomo modello fedora realizzato in paglia intrecciata, con nastro in gros-grain stampato fantasia - 5. 129,00 € - Cassa rettangolare in acciaio lucido e satinato, quadrante grigio canna di fucile e cinturino in pelle marrone martellata - 6. 129,00 € - Modello anni '80 reinterpreta le forme iconiche dell'Aviator. Variante colore del tartarugato chiaro - 7. 45,00 € - Cintura in pelle intrecciata

di marianna maino e eileen casieri

Coming Up Easy

2. BEACHERS 3. YUMMIE TUMMIE

5. MELTIN'POT

1. CAMOMILLA MILANO

6. CALZEDONIA

7. ODD MOLLY

4. HAWAIIAN TROPIC

7. EMERICA

4. QUICKSILVER

2. LEVI'S ACCESSORIES

6. RAYBAN1. SIXPACK

5. DIESEL TIMEFRAMES

3. 55 DSL

Page 53: Onstage Magazine Luglio 2010

Ph

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deejay tv | mydeejay tv | deejay.it | iphone.deejay.it | quando vuoi in podcast

one nation one station

h 16.00 Nikki

Mar

ani

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onstage - luglio

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livereport / livereport / giugno

Muse

Milano, 8/6/2010

foto : Francesco prandoni

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INFO BIGLIETTIwww.fepgroup.it - 02/4805731 - 06/20382934

Piazza di Siena Roma

LA SUA STORIA E TUTTI I SUOI PIÙ GRANDI SUCCESSI

UNICO APPUNTAMENTO LIVE CON

UN EVENTO UNICO E IRRIPETIBILE6 GRANDI CONCERTIRENATO ZERO

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what'snew / musica

onstage - luglio

Ellie Goulding Kelis LightsPolydor

Flesh ToneInterscope

di gianni olfeni DI marco rigamonti

llie Goulding è l’ultima (in senso tempora-le) delle “terribili ragazze” che l’Inghilter-ra ha ultimamente lanciato nella mischia.

In realtà lei di terribile ha ben poco, anzi ha un’aria angelica e una voce fanciullesca. Il suo disco d’esor-dio, Lights, è il frutto dell’incontro con Starsmith, un tuttofare quando ci sono di mezzo suoni sintetizzati (produce, remixa, etc...). La collaborazione ha dato vita a dieci tracce in cui le composizioni di Ellie - scri-ve testi e melodie – si travestono da musica elettronica che strizza l’occhio alla dance. E qui sta il punto: in alcuni casi, come il singolo Starry Eyed, l’esperimento riesce; in altri si ha l’impressione che i brani galleggino su un tappeto di electro-pop che non rende giustizia alla scrittura. Verrebbe voglia di ascoltare Lights in versione voce&chitarra, intuendo nella Goulding doti di performer acustica piuttosto che di pop star tutta synth. In ogni caso, la musica di Ellie arriva anche così: il disco ha debuttato al numero uno della classifica in-glese. E qualcosa vorrà pur dire.

E tempi delle derive soul, delle citazioni funk e dell’attitudine R&B sono andati. Se vuoi esse-re pop oggi devi essere dance, anche a costo

di “rinnegare” dei momenti di puro splendore che hanno caratterizzato la tua carriera. Kaleidoscope, il raffinato disco del 1999 che aveva presentato Kelis al mondo, non potrebbe sembrare più lontano: i ritmi lenti e sinuosi vengono seppelliti da drum machine compresse all’esasperazione, l’incedere hip-hop è cancellato da quattro-secchi-e-imprescindibili-quarti, gli strumenti veri sono a prendere la polvere in sof-fitta mentre gli arrangiamenti vengono affidati alla freddezza di sintetizzatori analogici (quando va bene) o emulazioni virtuali dei suddetti (quando va meno bene). Passi il gradevole singolo Acapella - con la produzione di quel prezzemolo di David Guetta - evviva i fratelli Benassi che producono due tracce ascoltabili, ma la sensazione è che qui il talento vocale di Kelis sia assolutamente sprecato. E’ proprio obbli-gatorio essere pop?

I

prile 2010. Milano, Roma, Firenze (2 volte), Acireale. Cinque con-certi per celebrare la reunion tra Piero Pelù e Ghigo Renzulli, ani-ma e cuore (o viceversa, fate voi) della band che più ha significato

per il rock italiano. Una vera e propria festa in 5 atti, un party itinerante che ha riavvicinato i Litfiba a quel pubblico che era già lontano prima dello scioglimento, prima cioè di Mondi sommersi e, soprattutto, Infinito (album registrato a divorzio consumato, nel 1999, non a caso totalmente escluso dalla scaletta dei concerti). Il feeling con la gente, quella gente, è totale: bra-ni come Cangaceiro, Bambino, Tex, Cuore di vetro, Maudit scaldano il cuore e trasformano la frustrazione – per questi anni buttati via - in energia, in un gioco di rimbalzo tra palco e platea. Una sorta di rito liberatorio di massa, un momento probabilmente unico e irripetibile nella storia del gruppo gui-dato da Pelù e Renzulli.

Tutto questo è quello che si trova in Stato Libero di Litfiba. Un doppio al-bum live (registrato a Firenze) che cristallizza la carica emotiva dei concerti della reunion, riportando la band toscana ad uno status che nella seconda metà dei Novanta era venuto meno, a quel fascino che i Litfiba avevano fino alla pubblicazione di Spirito (1995). E qui si arriva al nodo cruciale. Cosa e come saranno i Litfiba d’ora in poi? Una prima risposta provano a darla i due inediti contenuti nel live, Sole nero e Barcollo. Rock senza mezze misure, con Pelù nuovamente libero di costruire il suo impianto accusa-torio per incastrare l’imputato di sempre, l’ingiustizia sociale. Due brani onesti che lasciano presagire un altrettanto onesto futuro. Abbastanza lon-tano, però, da quel passato in cui i Litfiba hanno indicato la via, innovatori, provocatori, ribelli, interpreti unici di un sentimento generazionale senza altri interlocutori (musicali). Quel passato che Stato Libero di Litfiba mette in cornice. E che appende al muro.

A

LitfibaStato Libero di LitfibaSony Music

DI daniele salomone

RoxMemoirsRough Trade

DI giorgio rossini

in dalle prime note s’insidia minaccioso il sospetto: non sarà l’ennesimo tentativo di cavalcare l’onda lunga (anche troppo)

del fenomeno Winehouse? Poi i minuti passano e si scopre che fortunatamente c’è molto altro. Rox è una giovanissima ragazza inglese, di origine giamaicana, con in dote un talento vocale fuori dal comune. Il suo primo disco, lanciato dalla hit My Baby Left Me, spazia nella black music e arriva anche oltre: dall’arrangia-mento neo r’n’b del brano d’apertura No Going Back, al tempo in levare di Rocksteady, fino alla bellissima ballata acustica Heart Ran Dry. Ascoltando di filato di tutti i pezzi dell’album non si avvertono momenti di cedimento; anzi, sono molti i brani che, per orec-chiabilità e freschezza, potrebbero diventare singoli. Oltretutto la varietà degli stili è ben bilanciata, altro valore aggiunto del disco. Insomma, Memoirs è certa-mente un ottimo biglietto da visita per questa giova-ne promessa della black music. Aspettiamo fiduciosi i prossimi capitoli.

S

Foto di Francesco Prandoni

vinci il cd dei Litfiba!Invia una mail a: [email protected] oggetto “Litfiba“

vinci il cd di Ellie Goulding!Invia una mail a:

[email protected] oggetto “Ellie“

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57luglio - onstage

Perturbazione

Jack Jaselli & The Great Vibes Foundation

We Are The Fallen

Scissor SistersDel nostro tempo rubatoSanteria/Audioglobe

It’s Gonna Be Rude, Funky, Hard Bollettino/Edel

Tear The World DownUniversal Republic Records

Night WorkPolydor Records/Universal

DI silvia pellizzon

DI massimo longoni

DI marco rigamonti

l gruppo torinese torna dopo l’uscita di Pianissimo For-tissimo (2007) e il progetto Le città viste dal basso (2009), con un nuovo, bellissimo album che segna un cambio

di etichetta e di formazione (al basso). Del nostro tempo rubato ha un formato insolito, 24 canzoni, una per ogni ora, una per ogni umore. Anche la confezione è particolare, una scatola di cartone e un cd-r per fare il proprio “trasloco”, la propria playlist. Ma nonostante la lunghezza, quasi fosse un album doppio, la scaletta ospita alcune delle canzoni più belle dai tempi del loro capolavoro In Circolo (2002). Fin dalla traccia d’apertura si capisce lo spirito del disco: in Istruzioni per l’uso Tommaso Cerasuolo canta “ora quel che conta si deciderà da sé”. Lasciatevi portare via da questo trasloco, non sarà tempo rubato inutilmente.

e non sapete nulla di Jack Jaselli e dei suoi Great Vi-bes Foundation, fidatevi: sono un gruppo italiano al 100%. Difficile da credere affidandosi soltanto

all’ascolto perché It’s Gonna Be Rude, Funky, Hard è un impa-sto di incendiario rhythm’n’blues, con accenti funky e soul, che sembra uscito direttamente da un fumoso locale di New York. Sarà per il fatto che la sezione ritmica ha alle spalle una collaborazione eccellente con Sananda Maitreya (il “fu” Te-rence Trent D’Arby), sarà la passione per la black music di Jaselli, laureato in filosofia da 110 e lode col physique du role e la voce plasmata per far di lui un crooner di livello. Si passa dal funky di Rude, Rebel Revolution alla cover rockeggiante di Could You Be Loved di Bob Marley, consapevoli che questo è un biglietto da visita per una band che trova poi dal vivo il suo ambiente naturale.

i sono dischi che a giudicare dal titolo o dalla co-pertina talvolta possono riservare sorprese. Non è questo il caso del debutto di We Are The Fallen, che

con quella bimba vestita di bianco inserita in un contesto not-turno e decadente fa tutto il possibile per comunicare il suo gusto gotico. Tre dei cinque membri della band hanno fatto parte in passato degli Evanescence, ma se li doveste incon-trare non fate il nome di Amy Lee, a quanto pare non sono rimasti in buoni rapporti. La voce di Carly Smithson arriva invece da American Idol - un album solista seguito da una veloce liquidazione da parte della MCA alle spalle - classi-ca favola moderna finita male, verrebbe da dire. Sommando nome, copertina, note di credito e ascolto il risultato appare quindi scontato: alternative metal (o come lo volete chiamare) piuttosto nella media.

distanza di ben quattro anni da Ta-Dah si rivedono gli (le?) Scissor Sisters con la loro “quintessenza”, così come

la definisce Jake Shears (voce della band e pro-prietario delle chiappe in copertina). Dopo 18 lunghissimi mesi di lavoro e l’ok di Sir Elton John – già pianista in I Don’t Feel Like Dancing – tornano con 12 tracce grondanti di disco music, funky, rock, dance ed electro-pop. Prodotto col supporto di Stuart Price (producer di Madon-na, The Killers e più recentemente di Kylie Mi-nogue), Night Work è in grado di far muovere (almeno) la testa e picchiettare il piede a tempo anche al più diffidente ascoltatore dell’album. Un viaggio attraverso le saltellanti sonorità del clubbing notturno londinese e newyorkese mixate in puro stile Scissor: eleganti e raffinate combinazioni di elementi appartenenti a diver-se sfere musicali. Arrangiamenti con bassi slap-pati (Any Which Way), chitarre distorte (Night Work) e tastiere synthetizzate (Skin This Cat) accompagnano ora il falsetto alla Bee Gees di Shears e ora la sensuale voce di Ana Matronic. La tracklist del terzo album della provocatoria band americana trasmette spensieratezza, di-vertimento e tanta voglia di dancefloor. Are you ready to dance?

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HOT LISTDieci brani dalla playlist di Vic

AIN’T NO MOUNTAIN HIGH ENOUGHMarvin Gaye & Tammi Tarrell United (Tamla, 1967)

NATURALLYHuey Lewis and The News Fore! (Chrysalis, 1986)

I’VE JUST SEEN A FACEThe Beatles Help! (Parlophone, 1965)

SOMETIMES IT SNOWS IN APRILPrinceParade (Paisley Park/Warner Bros., 1986)

INNOCENT WHEN YOU DREAM Tow WaitsFranks Wild Years (Island Records, 1987)

HAPPY TOGETHERThe Turtles Happy Together (White Whale Records, 1967)

MAKE YOUR OWN KIND OF MUSICThe Mamas & The PapasMake Your Own Kind Of Music (Dunhill Records, 1969)

PERFECT DAYElvis Costello & Lou Reed

NOT FOR ALL THE LITTLE WORDSThe Magnetic Fields69 Love Songs (Merge, 1969)

I SAY A LITTLE PRAYERDionne Warwick & Burt BacharachDionne Warwick sings the Bacharach and David songbook (Music Club, 1995)

Marisa Passera esordisce a Radio Deejay nel 2008 con il nome d’arte La Giada al fianco di Federico Russo per il programma FM. Il soda-lizio continua anche nella stagione 2009/2010, che li vede insieme per Weejay, il programma del weekend in onda il sabato dalle 7.00 alle 19.00, a cui si aggiunge nel mese di luglio Senza Palla, talk show semiserio che accontenta chi come Marisa non si interessa di calcio e chi come Federico non può farne a meno, con l’aiuto degli ospiti in studio e delle telefonate del pubblico e dei VIP. Diretta su Radio Deejay e Deejay TV dal lunedì al venerdì a partire dalle 20.00.

The Chemical Brothers FurtherEmi

cinque minuti che danno il benvenuto a Further ti portano indietro di una decina di anni. Precisamente a Come With Us, che

vide la luce nel momento d’oro del duo, quan-do il suono dei Chemical Brothers - dapprima un concetto riservato a pochi - divenne un vero e proprio standard, spesso emulato, mai egua-gliato. Fanno pensare al meglio, quei cinque minuti. E la conferma non tarda ad arrivare: Escape Velocity ruba un riff agli Who, lo contor-ce e lo sbatacchia qua e là tra pulsazioni acide e una cassa intransigente, crescendo brutalmen-te fino a farti scoppiare il cervello. Dopo tanta irruenza la decompressione di Another World – sottoforma di una techno più lenta e dalle at-mosfere celestiali – ti lascia in una strana estasi post-rave, nudo e stremato, sdraiato su una pista da ballo deserta con gli occhi lucidi. L’at-titudine psichedelica di Dissolve (un pezzo rock a tutti gli effetti), un esercizio di stile burlesco come Horse Power, la sublime esperienza eterea del singolo Swoon e un viaggio dai contorni epici come Wonders Of The Deep riprendono un discorso indie interrotto qualche album fa sen-za inventare nulla di nuovo, ma rafforzando la convinzione che Ed Simmons e Tom Rowlan-ds siano ritornati in splendida forma.

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DI marco rigamonti

DI mattia sbriziolo

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what'snew/ games a cura di Blueglue

Ladies & gentlemen, Mario is back. E non è come annunciare un nuovo episodio di un videogioco qualsiasi, che ve lo dico a fare. Qui c’è di mezzo la storia. Qui si par-la di qualcosa di sacro che ha cambiato in maniera radicale l’approccio verso il mon-do dei videogiochi, dato che il suo spes-sore è paragonabile senza alcun dubbio a quello di pietre miliari del calibro di Pac Man o Space Invaders. Esiste forse qualcosa di più difficile che migliorare un prodot-to rivoluzionario senza ripetersi o cadere nel solito clichè “Figo il due, ma l’uno ri-mane il migliore…”? Di anni ne sono pas-sati, e bisogna ammettere che Nintendo raramente ha sbagliato dei colpi. E’ vero, talvolta il marchio è stato sfruttato a fini commerciali e per produzioni di dubbio gusto – sempre e comunque al di fuori della serie principale - ma alzi la mano chi non si sarebbe lasciato tentare. E soprattut-to: come non prendere atto della genialità di Shigeru Miyamoto (l’ideatore di Mario) che in 25 anni è riuscito a rendere ogni fol-

low up del suo primo storico gioco sempre più avvincente e divertente? Intanto vi dico subito che anche questa volta Peach viene rapita da Bowser: se volete una tra-ma cercate altrove, perché a Super Mario Galaxy 2 – come del resto a tutti i suoi pre-decessori – non serve. Poi vi informo del fatto che se già il primo Galaxy era da urlo, questo è proprio assolutamente imperdi-bile. Merito di una struttura di gioco da 10 e lode, di un ulteriore ampliamento dello scenario giocabile, della maggiore varietà di situazioni, di un’intelligenza artificia-le sublime (vedi gli scontri con i boss di fine livello), nonché dei “soliti” comparti grafico e audio impeccabili. Non è un’im-presa facile descriverlo: bisogna giocarci. Chi quasi un quarto di secolo fa comprò il NES principalmente per potere giocare a Super Mario Bros (diciamo il 90% degli acquirenti?) consideri seriamente l’ipotesi di procurarsi una Wii al più presto per go-dersi questo capolavoro.

Super Mario Galaxy 2

(Nintendo Wii) Genere: Piattaforma

Nintendo EAD Tokyo / Shigeru Miyamoto

Erano così belli i tempi dei Dungeon scuri e complicati? A giudicare dalla piega che hanno preso i giochi di ruolo negli ultimi tempi – soprattutto quelli che hanno riscos-so maggiore successo - non proprio. Ma chi in passato ha gustato giochi come Might & Magic, Ultima o Eye Of The Beholder (per citarne tre) non saprà trattenere la gioia di fronte al nuovo titolo From Software, promesso un anno fa ma nei negozi solo ora. Qui infatti non c’è nemmeno l’ombra di personaggi cartooneschi e colori vivi: verrete catapultati in un’ambientazione tenebrosa e grigia, estremamente seria. Viene inoltre messa al bando la promiscuità a favore di un approccio più specifico: in parole povere se scegliete di essere un guerriero scordatevi di raggiungere livelli di potenza magica elevati. Non crediate poi che basti esplorare a casaccio e brandire la spada per proce-dere: è necessario essere metodici e ragionatori, anche nei combattimenti in apparenza semplici. L’assenza di una trama memorabile è in realtà una dichiarazione d’intenti: Demon’s Souls si basa sul concetto di role-playing game più classico, che focalizza quasi interamente l’attenzione sullo sviluppo dei personaggi – non a caso si raggiungono livelli a due zeri, quasi 800 per la precisione - obbligando quindi il giocatore a incre-mentare il proprio rango per evitare di essere letteralmente triturato. Tecnicamente non eccelso (ma questo è un aspetto che passa in secondo piano), interminabile e ba-stardo… ma dall’atmosfera impeccabile: la vittoria della vecchia scuola.

Demon’s Souls

(PS3) Genere: gioco di ruolo

Software / Namco Bandai

Naughty Bear

(Ps3 – Xbox 360) Genere: Azione

Artificial Mind and Movement / 505 Games

Mettiamo che siate stanchi di gironzolare per città futuristiche nei panni di qualche supereroe (o super eroina visto il trend degli ultimi anni) muscoloso e munito di un arsenale da Terza Guerra Mondiale intento a fare fuori interi eserciti di soldati o mostri mutanti. Ma immaginiamo anche che non vi sfagioli nemmeno un po’ l’alternativa di controllare personaggi carini e buonisti costretti ad agire nella maniera più giudiziosa che esista. Che ne dite allora di vestire i panni di un simpatico orsetto emarginato che decide di mettere in atto la propria vendetta sui suoi simili facendo del sadismo la sua unica legge di vita? Interessante, vero? In questo nuovo titolo firmato Artificial Mind And Movement il protagonista viene costantemente irriso e rifiutato, e la goccia che fa traboccare il vaso è un mancato invito ad un party di orsetti su un’isola paradisiaca. Naughty Bear è uno splendido esempio di Cartoon Violence, dove il divertimento vince su tutto, anche su un aspetto grafico molto semplice e non esattamente all’avanguar-dia. Sta a voi decidere se non andare per il sottile (ovvero triturare i vostri nemici nei modi più cruenti e spassosi che possiate immaginare) oppure se gustarvi una vendetta molto più gratificante (spaventare a morte la popolazione e portare al suicidio i po-veri orsetti che impazziscono di fronte alla vostra brutalità e freddezza da vero serial killer). E chissenefrega se dopo un po’ mangerete la foglia e subentrerà un pizzico di ripetitività: onore alla fantasia di chi questo gioco l’ha pensato, prima di tutto.

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what'snew/ cinema

Possono due biechi neonazisti (Thure Lindhardt e David Dencik), appartenen-ti a un gruppo antisemita che organizza raid contro extracomunitari e comunità gay, scoprirsi omosessuali e innamorati l’uno dell’altro? Da questo presupposto prende piede Brotherhood, opera prima del regista italo-danese Nicolo Donato, che ha trionfato all’ultimo festival del ci-nema di Roma aggiudicandosi il Marco Aurelio d’oro della giuria come miglior film, e che testimonia la vitalità del “pic-colo” cinema danese.

Perchè vederlo?Per chi ama i film da festival e le storie

estreme. Nato da padre italiano e madre danese, il regista si è fatto le ossa con videoclip e cortometraggi prima di ini-ziare a lavorare alla Zentropa, la casa di produzione di Lars von Trier.

Brotherhood

Broderskab - Danimarca - 2009 dram-matico - 90 minutiCon Davdi Dencik, Thure Lindhardt, Claus Flygare, Morten HolstDi Nicolo Donato

critica

pubblico

critica

pubblico

Steve Lopez è un giornalista il cui ul-timo scoop è considerato un pezzo d'an-tiquariato, un uomo che non riesce più a raccontare le storie della vita. Mentre la sua, di vita, va a rotoli: con il lavoro, anche l'amore con una collega svanisce. Un giorno, nella suburbia losangelina, si imbatte in Nathaniel, clochard affet-to da schizofrenia, ma con un talento esaltante per la musica. Con questo in-contro Steve non trova solo una storia da raccontare, ma anche qualcosa di umano in cui credere.

Perchè vederlo?Torturato da assurde vicende distribu-

tive, il film vanta due delle performance attoriali più acclamate dello scorso anno e la regia di un talento vero. Per chi sa commuoversi ancora per l'amicizia virile e l'incanto di un violino.

Il Solista

The Soloist - Usa - 2008 drammatico – 109 minuti Con Jamie Foxx, Robert Downey Jr., Catherine Keener, Tom Hollander, Stephen Root, Nelsan Ellis Di Joe Wright

critica

pubblico

Condotto dal mercenario Royce, un gruppo di soldati scelti dall'opinabile condotta morale si trova su un pianeta sconosciuto. Da lì a poco gli spietati as-sassini (yakuza, condannati, membri di squadroni della morte e via elencando) comprenderanno il destino che qualcu-no ha riservato loro: essere prede di fero-ci entità extra-terrestri in cerca di vendet-ta. Predatori umani sfidati da predatori alieni. Scorrerà il sangue. Sequel/reebot di un b-movie anni '80 divenuto oggetto di culto per gli amanti del genere.

Perché vederlo?Robert Rodriguez, cultore di buone

cose di serie b e retrogusto trash, spolvera un antico progetto, affindandolo al talen-to di Nimród Antal (Kontroll, Vacancy): humour cinefilo e adrenalina garantiti e d'origine controllata. Vuoi una caramella?

Predators

Usa – 2010 horror Con Adrien Brody, Topher Grace, Alice Braga, Laurence Fishburne, Danny Trejo, Walton Goggins, Oleg Taktarov, Maershalalhashbaz AliDi Nimród Antal

critica

pubblico

Una mattina, davanti alla porta di casa, una giovane coppia di sposi si vede recapi-tare una scatola di legno. Nel pomeriggio ricevono la visita di un tranquillo signore dal volto orrendamente deturpato. L'uo-mo spiega alla coppia che premendo il bot-tone sopra la scatola accadranno due cose. La prima è che una persona nel mondo che loro non conoscono morirà, la seconda è che verrà consegnato loro un milione di dollari in contanti. Tuttavia non tutto va come previsto e la vita dei due coniugi co-mincia a essere in serio pericolo.

Perché vederlo?Terzo film per il regista di Donnie Dar-

ko. Tratto da un racconto di Richard Ma-theson, scritto per la serie Tv Ai confini del-la realtà, Richard Kelly torna a mostrare il suo talento visionario per un fanta thriller ricco di suspense e colpi di scena.

The Box

Usa 2010, thrillerCon Cameron Diaz, Jason Mardsen, Frank Langella, James RebhornDi Richard Kelly

Usa, animazione, 2010

Tit. Originale Toy Story 3

109 min

di Lee Unkrich

giocattoli veri invecchiano, anche quelli sullo schermo, ma con uno splendore notevole. Non tutti i compagni della nostra infan-zia, infatti, hanno alle loro spalle le meraviglie del 3-D come capi-

ta ai protagonisti dell’ultimo capitolo della saga d’animazione digitale del cowboy Woody e dell’astronauta Buzz. Toy Story 3 - La grande fuga, diretto da Lee Unkrich, ha una forza grafica unica, ottima per tenere il ritmo delle avventure dei due giocattoli che meglio condensano l’ameri-can dream, la frontiera di Woody e le stelle di Buzz. Andy, il protagoni-sta umano dei precedenti episodi, ha compiuto 18 anni e sta per partire per il college. Decide comunque di tenere i giocattoli e li raccoglie in un sacco da mettere in soffitta, e di portare al college, con sé, solo Wo-ody. Ma la madre, per sbaglio, prende i giochi e li dona al Sunnyside

Daycare Center, un luogo dove i bimbi dell’asilo passano il pomeriggio mentre gli adulti sono al lavoro. Woody, unico toy “libero”, si accorge dell’errore e cerca di salvare gli altri infiltrandosi nel centro per organiz-zare una spassosa fuga.

Perché vederlo? Un’avventura divertente per grandi e piccini. tra omaggi per sguardi

attenti, in un’inquadratura spunta Totoro, personaggio amatissimo del maestro dell’animazione giapponese Hayao Miyazaki, e nuovi perso-naggi imperdibili, come un Ken di Barbie, ossessionato dal suo look e doppiato in orginale da Michael Keaton.

Toy Story 3 - La grande fuga

I

critica

pubblico

a cura di Nick

WANTED . IN INNOCENTI BUGIE LA SUPERSPIA TOM CRUISE. IN JONAH EX IL CACCIATORE JOSH BROLIN. THE EXPENDABLES DI STALLONE. E GREEN HORNET. IL NUOVO EROE È FUORILEGGE POLIZIOTTI FUORI ECLIPSE BRIGHT STARTOY STORY �D

AMANDA SEYFRIEDTAYLOR LAUTNER

JAY BARUCHELAUBIER & PATAR

GOLSHIFTEH FARAHANINICOLAS CAGE

JAKE GYLLENHAAL

MARRAKECH ROCKIDEE VIRALI VIDEOCLIP

�.�.�2010

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comingsoon / AgosTo

he “fatica” dedicare questo spazio agli U2. Non che il ritorno in Italia dell’Artiglio – il gigante-sco e avveniristico palco “open” protagonista

del 360° Tour – non sia l’evento clou di agosto. Solo che la data di Torino sarà la prima dopo lo stop forzato dovuto ai noti acciacchi di Bono (un problema alla schiena che recen-

temente è peggiorato al punto da richiedere un intervento chirurgico), e quindi il timore che il concerto possa saltare non è ancora svanito, nonostante le conferme arrivate dai promoter italiani dell’evento e dall’entourage degli stessi U2. Insomma, come si dice a Milano, non volevamo mena-re rogna. Ma siccome in questa sede vestiamo i panni dei

professionisti – la scaramanzia non può condizionarci – lo spazio glielo abbiamo dedicato comunque. Con la speranza che tutto vada come deve andare e che, anzi, essendo quella di Torino una sorta di data zero, la voglia e la carica degli U2 siano persino superiori ai concerti di Milano dello scorso anno (sono ammessi tutti gli scongiuri del caso).

C

U206 agosto, Torino Stadio Comunale

festival

SCONTO 50% per tutti i soci

COOP ESTENSE

nei punti vendita Ticketone

province di Modena e Ferrara

e al botteghino

www.imartsfestival.it

Foto di Francesco Prandoni

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Ovunque Ka€ 8.000

solo a maggio

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