onstage magazine luglio 2011

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VASCO | JOVANOTTI | BEN HARPER | AFTERHOURS | BEYONCÉ | HARRY POTTER Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in Abbonamento Postale - 70% - LO/BS PROGRESS LIVE 2011 PRESENTED BY PRESENTED BY MILANO - STADIO SAN SIRO 12 LUGLIO 2011 www.samsung.it/takethatprogresslive Samsung www.onstageweb.com c Anno V, n.43 - 1 luglio 2011 TAKE THAT

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Onstage Magazine luglio 2011: Vasco Rossi, Take That, Jovanotti, Ben Harper, Bon Jovi

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Page 1: Onstage Magazine luglio 2011

VASCO | JOVANOTTI | BEN HARPER | AFTERHOURS | BEYONCé | HARRY POTTER P

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PROGRESS LIVE 2011

PRESENTED BY

PRESENTED BY

MILANO - STADIO SAN SIRO

12 LUGLIO 2011

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Samsung

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Anno V, n.43 - 1 luglio 2011

TAKE THAT

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Page 4: Onstage Magazine luglio 2011

ONSTAGE 06 LUGLIO

EDITORIALE

Anno V, n.43 - 1 luglio 2011www.onstageweb.com

AFTERHOURS | CYPRESS HILL | CLUB DOGO | HARRY POTTER | BEYONCÉ

VASCO“Quando scrivo una canzone, lo faccio per me, anzi per lei, perché esista una bella cosa”

Intervista esclusiva

BEN HARPER“Credo che ogni essere

umano possa fare qualcosa per migliorare il mondo”

JOVANOTTIUno speciale Cicerone

ci guida alla scoperta dei segreti del tour di Lorenzo

TAKE THATIl ritorno di Robbie? Un lungo reality show

VASCO | JOVANOTTI | BEN HARPER | AFTERHOURS | BEYONCÉ | HARRY POTTER

PROGRESS LIVE 2011

PRESENTED BY

MILANO - STADIO SAN SIRO

12 LUGLIO 2011

www.samsung.it/takethatprogresslive

www.onstageweb.com

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Anno V, n.43 - 1 luglio 2011

TAKE THAT

Anno V, n.43 - 1 luglio 2011www.onstageweb.com

AFTERHOURS | CYPRESS HILL | CLUB DOGO | HARRY POTTER | BEYONCÉ

BENHARPER“Credo che ogni essere umano possa

fare qualcosa per migliorare questo mondo”

VASCOLa seconda parte dell’intervista realizzata prima delle “dimissioni”da rockstar

JOVANOTTIUno speciale Cicerone ci guida alla scoperta dei segreti del tour di Lorenzo

TAKE THATIl ritorno di Robbie? Un lungo reality show

www.onstageweb.com

c

Anno V, n.43 - 1 luglio 2011

JOVANOTTIUno speciale Cicerone

ci guida alla scoperta dei segreti del tour di Lorenzo

BEN HARPER“Credo che ogni essere

umano possa fare qualcosa per migliorare il mondo”

VASCOLa seconda parte

dell’intervista realizzata prima

delle “dimissioni”da rockstar

TAKE THATIl ritorno di Robbie?

Un lungo reality show

AFTERHOURS | CYPRESS HILL | CLUB DOGO | HARRY POTTER | BEYONCÉ

vevo pronto un altro editoriale. Poi la Rai ha mandato in onda l’intervi-sta con cui Vasco ha scioccato cen-tinaia di migliaia di fan e sorpreso

la restante parte degli italiani. Cestinato il pezzo scritto in precedenza, ragiono sulla mossa del Bla-sco, insospettabile. Neanche due mesi fa l’avevo in-contrato – più avanti c’è la seconda parte dell’inter-vista pubblicata sul numero di giugno - e tutto mi era sembrato tranne che pronto al pensionamento. «Dichiaro felicemente conclusa la mia straordinaria attività di rockstar, alla fine di questo tour natural-mente. Continuerò a fare canzoni e magari anche concerti, ma dopo trent’anni è arrivato il momento di dimettermi da rockstar. Credo che a sessant’anni non si possano più fare certe cose». Al microfono di Vincenzo Mollica (a proposito, quando comin-ceranno a estinguersi i dinosauri del servizio pub-blico?), l’uomo d’oro della musica italiana ha sus-surrato poche parole di cui però sentiremo l’eco a lungo. Molti hanno pianto, qualcuno ha esultato. Pochissimi si sono sforzati di capire perché cotan-to uomo ha deciso di rinunciare a ciò che l’ha reso tale. è giusto appendere al chiodo stivali e occhia-li da sole per sopraggiunti limiti di età? Oppure è nella natura intrinseca del rock spingersi oltre sem-pre e comunque? Magari c’è altro?

Stiamo per la prima volta assistendo alla vec-chiaia delle rockstar. Non era mai successo per questioni anagrafiche (del rock) e dobbiamo abi-tuarci. I reduci degli anni Sessanta - quelli che non sono morti - navigano sulla settantina e oltre, vedi i Rolling Stones e Dylan. Chi ha segnato la decade successiva sta per arrivare allo stesso traguardo, come Roger Waters o, un poco più giovane, Pe-ter Gabriel. Qualcuno ha scelto di alzare il piede dall’acceleratore - pochissimi come Lou Reed - altri continuano a schiacciare il pedale più che possono. A volte con immutata presenza scenica, penso a Bruce Springsteen, altre volte chiaramente diver-si da come li abbiamo visti in passato - l’ultimo,

sciancato Iggy Pop è il caso più eclatante. Vasco, che in patria gode di una popolarità di gran lunga superiore a tutti i citati big, è più vicino al Boss che agli altri, nonostante dal carro del Komandante si cominci a vedere il fortino dei sessanta. E allora perché scegliere di “dimettersi” da rockstar? Certo l’aspetto fisico conta. Due ore di concerto davan-ti a 60.000 persone, su e giù per palchi immensi, sono massacranti, figuriamoci l’impatto di un tour intero. Però delle soluzioni si potrebbero trovare, per esempio si potrebbe fare qualche data in meno, lasciando più tempo tra un live e l’altro. Credo ci sia altro dietro la scelta di Vasco.

Sono più di vent’anni che la storia del Signor Rossi da Zocca ha assunto una dimensione gigan-tesca. Il Blasco non è solo il musicista più amato dagli italiani. è anche un’enorme industria, che l’abbia voluto o meno. Ogni volta che apre bocca si mettono in moto persone, mezzi e denari. Ogni suo disco è come una medicina per l’ammalata di-scografia, ogni tour una sorta di “anti-stato” che impatta la vita di centinaia/migliaia di persone e decine d’imprese. Certo lui ne ricava popolari-tà e denaro, mica male, ma anche una pressione mostruosa. Credo sia stufo di essere così “ingom-brante” e di sopportare questo peso. Non a caso la dichiarazione arriva a pochi giorni dalle quattro date sold out di San Siro, il momento più alto in termine di popolarità della sua carriera (e non a caso ha parlato di “dimissioni da rockstar” non di ritiro). Credo inoltre che sia stancato del fanatismo - da non confondere con l’affetto della gente che è invece il suo pane quotidiano - in cui non si è mai riconosciuto e tanto meno si riconosce ora. Credo in definitiva che la sua sia una scelta intellettuale più che fisico-anagrafica, e che soprattutto abbia preso una decisione parecchio onesta nei confronti di se stesso. Merita grande rispetto e ammirazione. Fosse anche solo per il coraggio di aver detto basta quando ancora il suo carro viaggia a velocità su-personica. Ci vogliono le palle.

A

Daniele Salomone

Onstage Magazine on tour - Luglio 2011VASCO ROSSI: 1-2 LUGLIO: STADIO OLIMPICO, ROMA; JOVANOTTI: STADIO OLIMPICO, ROMA; TAKE THAT: 12 LUGLIO: STADIO SAN SIRO, MILANO; BEN HARPER: 20 LUGLIO: ARENA CIVICA, MILANO;

Tutti i locali di Milano, Roma e Padovadove trovi Onstage Magazine

Centri FNAC dove trovi Onstage Magazine

Centri CTS dove trovi Onstage Magazine

MILANOBar Magenta, Banghrabar, Biblioteca Sormani, Blender, Bond, Cafè Milano, Cargo Colonial Cafè, Cuore, Deseo, Exploit, Felice-San Sushi, Frank Cafè, Fresco Art, Grey Cat Pub, Huggy Bar, Ied, Item, Jamaica, Julien Cafè, Ka-puziner, La Bodeguita del Medio, La Caffetteria, La Voglia Di, Le Coquetel, Le Scimmie, Lelephant, Magazzini Generali, Maxi Bar, Mom Cafè, Morgan’s, Pacino Cafè, Pharmacy Store, Refeel, Roialto Cafè, Salezucchero, Sergent Peppers, Skip Intro, Stardust, Sushi, The Good Fellas, Trattoria Toscana, Twelve, Union, Volo, Yguana ROMAAvalon Pub, Birreria Marconi, Cartolibreria Freak Out, Casina dei Pini, Circolo degli Artisti, Crazy Bull, Deja’Vu, Distillerie Clandestine, Express, Fata Morgana, Freni e Frizioni, Friend’s Art Cafè, L’Infernotto, Latte Più, Le Sorelle, Lettere, Cafè, Living Room Cafè, Locanda Atlantide, Micca Club, Mom Art, On The Rox, Open Music Cafè, Pride Pub, Rock Castle Cafè, Shanti, Simposio, Sotto Casa Di Andrea, Sotto Sotto, Tam Tam, Zen.O PADOVABaessato Wine Bar,

FIRENZE: Centro Commerciale I Gigli, Via San Quirico 165, Campi Bisenzio (FI)GENOVA: Via XX Settembre 46/RMILANO: Via Della Palla 2NAPOLI: Via Luca Giordano 59 ROMA: Galleria Commerciale Porta Di Roma, Via Alberto Lionello 201TORINO: Via Roma 56 - Shopville Le Gru, Via Crea 10, Grugliasco (TO)VERONA: Via Cappello 34

BOLOGNA: Viale Filopanti 4/M FIRENZE: Borgo la Croce 42/rGENOVA: Via Colombo 21/r MILANO: C.so Porta Ticinese 100, Largo Gemelli 1 c/o ISU Univ. Cattolica, Via Carlo Bo 1 c/o IULMROMA: Via Solferino, 6-6/A, Piazza dell’Alberone 14, Piazza Irnerio 43C.so Vittorio Emanuele II 297, Via degli Ausoni 5, TORINO: Corso Belgio, 141/A, Corso Duca degli Abruzzi, 24VENEZIA: Dorsoduro Ca’ Foscari, 3252

Direttore responsabileEmanuele Vescovo

Direttore editorialeDaniele [email protected]

Art directorEros [email protected]

CaporedattoreStefano [email protected]

RedazioneFrancesca [email protected] [email protected]

EditorialistiCharlie Rapino, Mattia Odoli

Hanno collaboratoBlueglue, Antonio Bracco, Guido Amari, Claudio Morsenchio, Gianni Olfeni, Daniel C. Marcoccia, Andrea “Teskio” Paoli, Gregorio Setti

Direttore marketingLuca [email protected]

Direttore commercialeFrancesco [email protected]

Ufficio commercialeEileen [email protected] [email protected] [email protected]

Amministrazione, distribuzione, logisticaMario [email protected]

Concessionaria per la pubblicità Areaconcerti srlvia Carlo De Angeli, 320141 Milanotel. 02.533558 [email protected]

Filiale di Romavia Nizza, 53 00198 RomaTel. [email protected]

Pubblicità Triveneto, Mantova, Emilia RomagnaEver Est

Via delle Industrie, 13 35010 Limena (PD)Tel. 049.8849246 [email protected]

Pubblicità Toscana e UmbriaSara Moretti [email protected]

StampaCentro Stampa Quotidiani SpaVia dell’Industria, 52 - 25030 Erbruso (BS)

Webwww.onstageweb.comwww.facebook.com/pages/ONSTAGE-MAGAZINE/40940075238www.mylive.itwww.areaconcerti.net Onstage Magazine è edito da Areaconcerti srl, via Carlo De Angeli, 320141 Milano

Registrazione al Tribunale di Milano n. 362 del 01/06/2007

Magazine

Page 5: Onstage Magazine luglio 2011

www.beviresponsabile.it

E’ SOLO PARTE DELLA STORIA

LA PRIMA BIRRA

TEDESCA IN UNA

BOTTIGLIA VERDE

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INDICE

38 Jovanotti Lorenzo ha inserito Onstage nel video del suo ultimo singolo rendendoci fieri di averlo nuovamente in copertina. Saturnino, suo storico bassista, ci svela i segreti del tour.

rubriche

13 Jukebox Cinque pagine ricche di avve-nimenti: Marlene Kuntz, il capitolo finale di Harry Potter, Toto, Capitan America, Traffic Festival e mol-to altro ancora...

20 Face To Face Triplo incontro per questo nu-mero: l’hip hop di Club Dogo e dei leggendari Cypress Hill e il ritorno del rock dei milanesi Af-terhours.

50 Rock’n’Fashion Il figliol pro-digo Robbie Williams nella sezione uomo e la bella figlia di Sting, Coco Sumner, in quella femmi-nile.

55 What’s New I nostri consigli del mese in fatto di dischi, libri, film e videogiochi: Beyoncé, De-peche Mode, Kung Fu Panda 2, Mama Tando-ori …

62 Coming Soon Nuova edizione per l’I-Day, anche quyest’anno a Bologna: ospiti d’eccezione saranno Of-fspring, Arctic Monkeys, Kasabian...

32 Take That Sono stati uno dei prototipi della boy band e col ritorno in formazione di Robbie Williams si apprestano a rinverdire i fasti del passato, specialmente in Italia.

ONSTAGE 08 LUGLIO

web

www.onstageweb.com

Questo mese su onstageweb.com Videointerviste, foto e im-magini dei live: il meglio del Milano Jazzin’ Festival.

KasabianVideointervista esclusiva con la band inglese a poche settimane dall’uscita del nuovo disco Velociraptor, atteso per il 19 settembre.

E ancora foto di concerti, video interviste, recensioni e contest. Stay connected!

44 Ben Harperè passato dall’Italia poco tempo fa per un breve showcase e noi l’abbiamo intervistato. In attesa che faccia il suo comeback con la leggenda Robert Plant!

26 Vasco Rossi L’annuncio shock sta facendo discutere tutto il mondo del-la musica italiana: niente più tour per Vasco Rossi? Intanto godetevi la seconda parte della nostra intervista.

Page 6: Onstage Magazine luglio 2011

CELEBRATION

ONSTAGE 10 LUGLIO

Celebration Of The LizardOra la notte arriva con la sua legione viola Ritirati ora nelle tue tende e nei tuoi sogni Domani entriamo nella mia città natale Voglio essere pronto.

James Douglas Morrison (1944 - 1971)

Page 7: Onstage Magazine luglio 2011

JUKEBOX

J on non ricorda cosa pensassero esattamente all’ini-zio. «Ma credo che nessuno di noi immaginasse di arrivare dove siamo oggi. Tre decadi, due genera-zioni di fan, cento milioni di dischi venduti. è un

sogno, ma non svegliatemi». Madrid, 6 novembre 2010. I Bon Jovi sono ospiti di MTV, che in occasione degli Euro-pean Music Awards ha consegnato alla band americana il premio “Global Icon”. La con-ferenza stampa anticipa di qualche ora l’esi-bizione che Jon e soci hanno in programma la sera stessa, in una piccola location della capitale spagnola (non più di 3.000 posti). «Siamo amici. è questo il segreto della nostra longevità. Continuiamo a sentirci da soli contro il mondo e questo rende il nostro rapporto sempre più solido». Jon Bon Jovi non ha molta voglia di parlare e si nasconde dietro due occhialoni neri grandi così. Però è gentile anche con chi lo provoca (con domande tipo “Avete mai pensato di farvi ricrescere i capelli?”). Ha un sussulto quando gli chiedo-no chi sia il suo personale “global icon”. «Dovrei citarne molti, ma ho appena finito di leggere la biografia di Keith

Richards (Life, nda) e lui è sicuramente uno dei miei eroi. Gli Stones in generale sono i miei idoli».

La sera, durante il concerto, scopro che i Bon Jovi sul palco ci danno dentro come matti. Sarà la vicinanza tra palco e tribuna, ma la performance fa sbavare anche chi, come il sottoscritto, non ha mai amato particolarmente Li-

ving On A Prayer e compagnia bella. Sembrano arrivare da un pianeta dove la musica è ancora una questione di bravura. «Forse nella scorsa decade si sono visto in giro pochi artisti validi dal vivo. Ma oggi credo che le cose va-dano un pò meglio» aveva detto nel pomeriggio il sempre biondissimo Jon. «I Kings Of Leon per esempio ci sanno fare sul palco». C’è anche Lady Gaga – che agli EMA 2010 ha vinto tutti i premi che c’erano da vincere – tra questi artisti? «Se Elton John e Madonna avessero avuto un bam-

bina, sarebbe stata Lady Gaga. Scherzi a parte, è molto preparata musicalmente ed è una fantastica performer. Credo che se resterà al passo con i tempi e continuerà a migliorare il suo sound avrà un futuro brillante». Secondo Richie Sambora i nuovi protagonisti della musica mon-diale hanno un grosso problema. «Devono restare sempre

sotto i riflettori. è una questione di soprav-vivenza, che oggi per loro è più importante del successo. Con le condizioni in cui si trova il mercato discografico, conta sopravvivere. I miei migliori auguri».

I Bon Jovi resistono a tutto, alla crisi disco-grafica e anche agli attacchi delle nuove stelle delle chart. «C’è molto talento in giro, ma non sentiamo la competi-zione con quelli più giovani di noi. Credo che ci sia spazio per tutti». Jon, Richie, Tico e David resistono al tempo che passa, l’ostacolo più pericoloso. Anzi, il tempo pare aiu-tarli. «Per noi non è mai stato un problema. Il motivo è molto semplice: ogni volta che ci buttiamo in nuovo pro-getto è come un nuovo inizio. Ogni momento è il migliore possibile che potremmo vivere». Provare per credere.

« Siamo amici. è questo il segreto della nostra longevità. Continuiamo a sentirci da soli contro il mondo e questo

rende il nostro rapporto sempre più solido »

Come il vino buonoSi dice che i vini buoni, con il tempo, migliorino. Servono mesi, anni perché le componenti trovino armonia, rivelando la vera natura dell’uva. Il percorso dei Bon Jovi ricorda tantissimo quello del nettare degli Dei. Più invecchiano e più migliorano. Il 17 luglio a Udine, berremo un vino pregiato, che Onstage ha già assaggiato qualche mese fa.

di Daniele Salomone

Musica, moda, cultura, spettacolo, cinema

è l’ultimo capitolo di una

saga che ha tenuto milioni di fans col fiato sospeso. Siete pronti per la seconda parte de Harry Potter e i doni della morte?

Siamo andati a vedere la

prima data del tour estivo dei Marlene Kuntz e ci siamo fermati a fare due chiacchiere con Cristiano Godano e compagni.

è uno dei su-pereroi Marvel

più famosi e si chia-ma Capitan America. Poteva mancare un film dedicato a lui?

Si svolge a To-rino, è gratuito

e si chiama Traffic Festival: l’edizione 2011 ci regala un cast che ripercorre gli ulti-mi 30 anni di musica italiana.

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ONSTAGE 13 LUGLIO

Musica

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liveUdine, Stadio Friuli, 17 luglio - OPEN AIR TOUR 2011info: Barley Arts tel 02 76113055 www.barleyarts.comPrevendite su Ticketone.it, Lottomatica, Greenticket, azalea.it

Page 8: Onstage Magazine luglio 2011

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A nno 1974: sono gli ultimi giorni di scuola della prima liceo al collegio salesiano. In provincia si è usciti da un inverno terrifi-

cante, un anno di austerità dovuto a una guerra in Medio Oriente che ha mandato il petrolio alle stelle e il dollaro nella merda. Si parla di un tennista sve-dese, un certo Borg, che impugna la racchetta per il rovescio come Hendrix impugna la chitarra e che ha sconvolto il tempio del tennis di Wimbledon col suo look da rockstar. Sono contento di essere riuscito a scansare l’ira dei nonni a scuola, grazie al fatto che mi sono presentato con Selling England By The Pound dei Genesis sottobraccio il primo giorno di scuola.

Un certo Santi, una specie di bestia violentissima, mi dice: «Brava spina di merda, ascolti roba giusta, seguimi». Da allora sono sotto la sua protezione e gli altri nonni non mi toccano: ci riuniamo spesso nella sua cameretta. Io, il più sbarbo, non potrei neanche esserci; Giovanni S., rampollo di una famiglia bene, è un pazzo totale molto sofisticato, ha un gusto este-tico notevole, ascolta Bowie e Killers di Alice Cooper e mi ha regalato Diamond Dogs per il compleanno; Franco M. ascolta molto funk tipo Earth, Wind & Fire. Io rimango un fan degli Stones e aspetto il seguito di Marvin Gaye a What’s Goin’ On, ma nel frattempo sto andando fuori di testa per un gruppo nuovo che si chiama Steely Dan, due intossicati pazzi dalla Cali-fornia. Aspettiamo tutti il nuovo dei Genesis: Arman-do Gallo su Ciao 2001 parla di un doppio concept scritto da un Peter Gabriel sempre più fuori di testa.Si parla molto di un suono nuovo fatto da un italiano, un certo Moroder alle porte del cosmo che stanno su in Germania, un sound fatto solo di macchine e cassa in quattro. Si parla di un gruppo inglese, i Roxy Music, che se ne frega dei pezzi e fa pura estetica. Bowie pare sia distrutto dalla follia e dalle sostanze e intanto, fuori dalla cameretta del nonno, mentre ascoltiamo i dischi si sentono le urla degli altri che si dedicano al calcio, lo sport delle plebi dell’intelletto. Il sabato è il top: alla fine della scuola, nel pomerig-gio, lavoro in un negozio di dischi in via Mistral non lontano dal collegio. Una ragazza più grande di me, Terry, manda avanti la baracca. Ormai so cosa voglio-no i miei clienti e i ragazzi del collegio, mi è appena arrivato Rock’n’Roll Animal di Lou Reed, in importa-zione dall’America e lo tengo per Giovanni.

Si parla di un concerto di tre giorni organizzato da David Zard e Franco Mamone al circuito di Santa Monica in cui ci saranno Lou Reed, CSN&Y e forse i Genesis. Terry ci va e mi ha detto che se potesse mi porterebbe con lei. Nella classifica ufficiale intanto domina Mina con la sua ultima canzone televisiva; ci sono i cantautoracci, fetidi vari supportati dal partito comunista, Orietta Berti e la Zanicchi, supportati dai fascisti. Io sono ormai convinto che sono loro a paga-re i vari casinari “autonomi” che hanno interrotto Lou Reed a Roma, in quanto “fascista”, e hanno combina-to un casino con la polizia al concerto dei Genesis a Reggio Emilia. Mi fanno vomitare con i loro eskimo, le loro molotov, i loro Rayban, i loro stivaletti, i loro giubbotti di pelle, il loro ‘68 all’italiana. Mi interessa molto di più un bel 69 al limite...

Sono dei retrogradi antiestetici. Gli adulti, la sera a casa, si sparano Canzonissima con la Carrà, Mina e cacate varie. Col cazzo che vedo quella merda, mi sintonizzerò su Radio PopOff alle 22. C’è Mas-sarini che suona il nuovo disco della PFM, che ha appena finito di fare un disco in Inghilterra con Pete Sinfield, paroliere dei King Crimson. Vedere Canzo-nissima: roba da ’68, roba da democrazia, roba da Repubblica!

L’elettricità di Marlene

I l nuovo tour sarà marcatamente rock, più classico come impatto sonoro e visivo, e in linea con quelle che sono le caratteristiche del loro lavoro più recente Ri-

coveri virtuali e sexy solitudini. Come ci spiega il frontman, Cristiano Godano: «Suonare come desideravamo, ovve-ro in più contesti, da quelli rock a quelli più intimi, come può esserlo un teatro in cui c’è quel silenzio fantastico, ci ha permesso di crescere e di sentire un po’ meglio i nostri strumenti, anche solo con le dita. Credo che questa sia una conquista per molti chitarristi e devo dire che la maggiore parte del suono che produci con una chitarra elettrica, alla fine, lo produci con le dita. Ricoveri Virtuali... è sicuramente un disco più rock rispetto al precedente Uno; in realtà era-vamo entrati in studio portandoci dietro il modo di suonare che avevamo acquisito proprio nella coda finale del lungo tour di Uno, ovvero un ritorno abbastanza concreto a una suonata aggressiva, sensuale, molto elettrica e rock». Il per-

corso dei Marlene è invidiabile e riflette bene il gusto e la sensibilità di una band cresciuta e capace di provare strade diverse. Anche - e per fortuna - contro le attese di chi vor-rebbe altre Festa mesta o Nuotando nell’aria. «Alla mia età, quindi sui 44 anni, non me ne frega un cazzo delle etichette e delle divisioni. La musica figa è ovunque e quella brutta pure. Certi atteggiamenti di piccoli raggruppamenti di per-sone che cercano di pensare in un certo modo, nonché certe dinamiche dell’underground mi stufano. Poi è un peccato perché in realtà sono nato in quel mondo, come ascoltatore, quando a 15/16 anni ero un vorace lettore di tutte queste riviste alle quali sono tuttora affezionato. Il problema è che poi sono passato dall’altra parte. C’è veramente tutta una serie di cose che hanno a che fare con una mitologia errata ed è un giochino che oggi, con la fine ingloriosa del disco, non ha più ragione di esistere. Non vogliamo dimostrare nulla a nessuno, fare solo quello che ci piace».

Capaci di ammaliarci su disco con le loro stupende canzoni pregne di rabbia e poetica, i Marlene Kuntz sprigionano tutta la loro intensità dal vivo.

London caLLing

Webstars (1975-2011)

di Charlie Rapino - Produttore discografico

di Daniel C. Marcoccia

JUKEBOX

ONSTAGE 15 LUGLIO

La battaglia finale di Harry Potter

Milano Jazzin’ Festival

Ecosì siamo arrivati alla fine. Mestamente, dopo aver divorato sette romanzi e sette film, è necessario prendere atto che la saga del maghetto di Hogwarts

cessa di alimentare le fantasie di bambini, adolescenti e adulti. Orfani di Harry Potter lo saranno davvero tutti, senza limiti di età, e proprio questa è sempre stata la for-za delle storie narrate da J. K. Rowling. Un’epopea della narrativa moderna avvincente fin dalle prime pagine del primo libro. Resta quest’ultimo film, l’ottavo dopo la scis-sione in due del settimo libro, per concludere le avventure dei maghi che abbiamo conosciuto bambini e dai quali ci congediamo lasciandoli all’adolescenza inoltrata. Tre pic-coli eroi capaci di ispirare e segnare la loro e le future ge-nerazioni. Voldemort permettendo, naturalmente, perché nella seconda parte de I doni della morte Harry, Ron e Her-mione proseguono nella ricerca dei tre Horcrux rimasti se vogliono sconfiggere il loro acerrimo nemico. Benché ne scovino uno nascosto nelle segrete della banca Gringott, sono costretti a dirigersi a Hogwarts per distruggere gli al-

tri due ed è qui che Voldemort raduna tutto il suo esercito per lo scontro finale con gli studenti e l’Ordine della fenice. Daniel Radcliffe, 22 anni il 23 di questo mese, ne aveva 11 quando fu scelto per dare il volto a Harry Potter firmando una sorta di patto col diavolo, anzi con Voldemort. Quel giorno fu benedetto e condannato nello stesso momento. Ora è ricco, famoso, lanciato nel mondo del cinema e del teatro, ma per quanto possa tentare di scrollarselo di dosso il suo alter ego non lo abbandonerà mai. Riuscirà ad avere un futuro privo di frustrazioni solo se saprà conviverci. Meno invasivi saranno Ron e Hermione nelle vite dei ri-spettivi interpreti, Rupert Grint e Emma Watson. Insie-me i tre ragazzi condividono un’esperienza che solo loro potrebbero definire con chissà quale aggettivo. E mentre negli ultimi undici anni crescevano loro, cresceva anche il pubblico dei loro affezionati coetanei che con queste ma-giche avventure ha imparato il significato dell’amicizia, della lealtà, del coraggio. Commuoversi alla fine di questo ultimo atto sarà spontaneo e salutare.

THE MONTE CARLO NIGHTS ORCHESTRA

RINGO STARR AND HIS ALL STARR BAND

ARCADE FIRE + WHITE LIES + CLOUD CONTROL

AN EVENING WITH BURT BACHARACH & MARIO BIONDI

BEN HARPER+ROBERT PLANT& THE BAND OF JOY

DAVIDE VAN DE SFROOS

ALESSANDRA AMOROSO

LUDOVICO EINAUDI

LOU REED

AFTERHOURS

CHICAGO

GEORGE BENSON

CYPRESS HILL

CYNDI LAUPER

SOULBOP

VINICIO CAPOSSELA

PAUL SIMON

BUENA VISTA SOCIAL CLUB

SKUNK ANANSIE

ERYKAH BADU

MOBY

DURAN DURAN

GACKT

CARO EMERALD

SUBSONICA

P. MANGONI & F. SPINETTI

SLASH

Lacrime scorreranno a fiumi sui volti dei fan quando il 13 luglio, nei cinema, l’ultimo atto di Harry Potter, il mago di Hogwarts, sarà definitivamente compiuto.

L’Arena di Milano è di nuovo il teatro del festival meneghino. Quest’anno ancora più ricco: ben 27 concerti in 31 giorni.

di Antonio Bracco

JUKEBOX

G iunge alla sua quarta edizione, la prima con questa denominazione, e si riconferma una delle manifestazioni estive più importanti d’Italia. Un

mese ricco di appuntamenti di primissimo piano, in una cornice spettacolare (anfiteatri, ville patrizie, giardini e poi i Colli e le Terme Euganee a breve distanza). A luglio si raggiungerà il momento clou, con le prime date live di El-ton John, sul palco il 12 luglio con la sua band, per presen-tare un repertorio ormai immortale, fatto di pezzi storici e di un rock soffice che l’ha consegnato alla leggenda. Altre date da segnarsi assolutamente sono quella del 21 con Ja-miroquai, in tour con il disco Rock Dust Light Star, e quella del 22 con i Duran Duran (nella foto). Non ci saranno più le ragazzine a strapparsi capelli e vestiti ma la band di Bir-mingham ha ancora talento da vendere e una storia glo-

riosa da ripercorre-re e raccontare per l’ennesima volta. A completare il cast, infine, nomi di spicco come Jo-vanotti, Giovanni Allevi, Alborosie, Cesare Cremonini, Modà, Hoover-phonic e parecchi altri. Per maggiori informazioni e il calendario completo: www.zedlive.com. E non scordate che Onstage, come da tradizione, vi regalerà biglietti per alcuni di questi incredibili spettacoli. Appuntamento sul nostro sito!

Rock all’drogeno!Per il Festival di piazzola del Brenta, rinominato Hydrogen, un cast davvero di grandissimo prestigio internazionale con Duran Duran ed Elton John.

di Guido Amari

ONSTAGE 14 LUGLIO

Musica Musica

Nato nel 1993 dall’idea di un affiatato gruppo di studen-ti musicisti indipendenti

guidati dall’artista ungherese Peter Muller Sziami, in collaborazione con Gerendai Karoly, ha visto negli anni un’evoluzione sorprendente: oggi vanta una media di 400.000 spettatori e più di 1000 spettacoli distribuiti in 7 giorni di musica e divertimento sen-za pausa. Per chi sente la nostalgia di Woodstock, Sziget offre un’atmosfera e un ambiente ben più che suggestivi: è sull’Isola di Obuda, a due chilometri dal centro di Budapest, che prende for-ma l’enorme impianto, dotato di ogni tipo di servizio, dai ristoranti e pub,

ai servizi bancari. Sui suoi palchi, fino ad oggi, si sono esibite vere e proprie icone del-la musica: David Bowie, Lou Reed, Iggy Pop, Justi-ce, Patty Smith, The Cure, Franz Ferdinand, Oasis, The Prodigy, e molti altri. Quest’an-no, il festival si svolgerà tra l’8 e il 15 agosto e offrirà un’indimenticabile esperienza, grazie soprattutto alla pre-senza di nomi del calibro di Gogol Bor-dello, Good Charlotte, Kasabian, Rise

Against, The Che-mical Brothers (nella foto), Mo-törhead. Ma non è tutto, perché il Sziget è un festi-val studiato su tutti i generi mu-sicali, ecco quindi che la lineup vede anche Interpol,

Verdena, la world firmata Afrocubism e Bassekou Kouyaté, la dance dei Blo-ody Beetrots, Crystal Castles e i 2many Djs. Una jam di suoni, colori, strumen-ti e nazioni sul colore del Danubio. Avete già preso il biglietto?

Il festival più grande d’EuropaDall’ 8 al 15 Agosto 2011, l’Isola di Obuda si tingerà di musica ospitando il Sziget Festival. Ad oggi è il più grande festival europeo di musica.

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di Guido Amari

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VINCI I BIGLIETTI!

su onstageweb.com

live01/07 Foresto Sparso (BG), 03/07 Bari, 08/07 L’Aquila, 09/07 Napoli...Il calendario completo su onstageweb.com

Page 9: Onstage Magazine luglio 2011

V anessa Williams il 23 Luglio 1984 di-venta la prima Miss America a rinun-ciare al titolo, dopo che delle sue foto

di nudo apparvero sulla rivista Penthouse. A quasi trent’anni di distanza questa notizia fa sorridere: oggi una showgirl non può sperare di sfondare senza aver prima realizzato un ca-lendario che la ritrae senza veli.

Gli anni 2000, infatti, passeranno alla storia come il decennio dei sexy calendari. Comin-ciò la Ferilli a mostrare le sue grazie, scate-nando un effetto a catena: le vendite schiz-zarono alle stelle e le colleghe della Sabrina nazionale si misero al lavoro per trovare pose plastiche e location da urlo dove mostrare il loro talento neanche troppo nascosto. E così seguirono a ruota la Canalis, la Bellucci, l’Arcuri, Megan Gale e Nina Moric; in pratica tutte le show girl esistenti ad esclusione di Marisa Laurito. In poco tempo uscirono così tanti calendari sexy che, soltanto a nominare un qualsiasi mese dell’anno, la prima imma-gine che balzava alla mente era un seno o una natica.

Ho letto che soltanto nel 2003 centinaia di camionisti hanno dovuto vendere il camion per acquistare tutti i calendari usciti nei primi giorni di quell’anno. A un certo punto, però, le vendite dei sexy calendari ebbero una pesan-te battuta d’arresto. Ormai quelle nudità non riscuotevano neanche piú l’interesse dei veri appassionati del genere, come i barbieri che, per cercare un po’ di trasgressione, affiggeva-no nei loro negozi i calendari dell’Arma dei Carabinieri. Uno degli aspetti più divertenti del fenomeno calendari erano le cantilene che le star immortalate recitavano in ogni intervista: “Sono favorevole al nudo solo se è un nudo artistico”. Tradotto per i non addetti ai lavori, “nudo artistico” significa: “ mostrare le proprie grazie dietro pagamento di un lau-to compenso”. Crollate le vendite dei calen-dari per soli uomini, gli editori hanno provato a conquistare il mercato femminile lanciando le nudità dei più begli attori italiani.

Il problema era che le signore non sapeva-no dove esporli: tutti i muri di casa erano già stati tappezzati dai mariti con i sexy calenda-ri delle attrici sopra menzionate. Il risultato fu che a pochi giorni dall’uscita, venne bloc-cato il sexy calendario di Frate Indovino, l’ulti-ma disperata mossa per rilanciare un settore in crisi.

corsi & ricorsidi Mattia Odoli - Autore

Come mamma le ha fatte

Il primo vendicatore americano

C ome già fu per Spider-Man, il per-sonaggio mantiene il nome ori-ginale non tradotto ed è meglio

abituarsi da subito a chiamarlo come si deve, Captain America: Il primo vendicatore. Il fumetto fu ideato da Joe Simon e Jack Kirby nel 1941 e ripreso una ventina d’anni più tardi dall’immortale Stan Lee. Il primo album uscì in piena Seconda Guerra Mon-diale ed è da qui, dalla genesi dell’eroe, che il film comincia. Il giovane Steve Rogers decide che è tempo di far fuori qualche nazista, perché disgustato dalle ideologie di quella gente. Arruolarsi nell’esercito è il primo passo, considerato che non gli man-cano buona volontà, determinazione e quel personale desiderio di rivalsa comune a molti supereroi. Il suo problema è un altro: è piccolo, esile e fragile come un grissino. Non ritenuto idoneo, ovviamente, si vede proporre dal generale Chester Phillips un programma sperimentale che mira a po-tenziare incredibilmente le facoltà fisiche e cerebrali di un uomo per farne un super soldato. è fatta, 30 kg in più in 30 secondi, tre mesi di addestramento e Captain Ame-rica è pronto per la sua prima missione, nei migliori cinema anche in 3D dal 22 luglio. Dopo Thor, dunque, la Marvel punta tutto sull’atmosfera retrò dei film di guerra dove lo stacco netto rispetto agli altri fumetti adat-tati per il cinema riguarda soprattutto l’estetica, a cominciare dal costume. Vedere Chris Evans con divisa in cuoio e pelle sopra i suoi possenti muscoli è già piuttosto accattivante e ammirarne le gesta nel contesto storico offre un’alternativa accettabile. Il regista Joe Johnston aveva già realizzato qual-

cosa di molto vicino nel 1991 con il poco fortunato Rocketeer, ambientato nello stesso periodo. Ma quel contesto non durerà per Captain America. L’eroe a stelle e strisce sarà di ritorno in un sequel ambientato ai giorni nostri, ma prima ancora nel film dei Vendicatori insieme ad Iron Man (Robert Downey Jr.), Black Widow (Scarlett Johansson), Hulk (Mark Ruffalo) e Thor (Chris Hemsworth). E ora tutti in piedi per l’inno na-zionale americano.

Capitan America, il più patriottico dei supereroi Marvel americani è il protagonista di turno nei cinema di tutta Italia per salvare il mondo dalla minaccia nazista.

di Antonio Bracco

JUKEBOX

ONSTAGE 16 LUGLIO

8 luglio Turk Telekom Arena, Istanbul

Location: Stadio del Galatasaray da 15.000 spettatori. Con CTS: Volo per Istanbul da 148 euro a/rHotel*** da 27 euro a persona

27 luglio Estadio Olympico, Barcellona

Location: Inaugurato nel 1929, ospita le partite dell’Espanyol. Con CTS: Volo per Barcellona da 80 euro a/rHotel*** da 44 euro a persona

20 luglio Olympic Stadium, Atene

Location: Stadio del Panathinaikos celebre per aver ospitato gli eventi principali dei Giochi della prima Olimpiade. Con CTS: Volo per Atene da 111 euro a/rHotel*** da 29,50 euro a persona

31 luglio Bela Vista Park, Lisbona

Location: Parco di 85,000 m² in cui si sono esibiti, tra gli altri, Ben Harper, Lenny Kravitz e Madonna. Con CTS: Volo per Lisbona da 129 euro a/r Hotel*** da 32 euro a persona

La band, che è stata nominata per entrare nella Rock And Roll Hall Of Fame, ha pubblicato a novembre in tutto il mondo la raccolta Greatest Hits, anticipata dal singolo What Do You Got? Ora, i Bon Jovi portano il loro grande repertorio in giro per l’Europa. Per chi non andasse a Udine, ecco le nostre proposte con le relative offerte CTS.

Bon Jovi summer liveOn Tour con

Le offerte indicate sono riservate ai soci CTS. Le quote dei voli sono per partenze da Roma e Milano. Le quote degli hotel sono a persona, a notte, in doppia, con prima colazione. Info e prenotazioni su www.cts.it, nelle sedi CTS o al n° 06-4411166.

Cinema

Page 10: Onstage Magazine luglio 2011

Torino grida viva l’Italia!

V ista la location, ov-vero il “salotto buo-no” di piazza San

Carlo, in pieno centro città (con iniziative collaterali a qualche isolato di distanza, per esempio al Museo Re-gionale di Scienze Naturali, dove si sviluppa la sezione notturna, tra sfilate di stilisti torinesi e DJ set), il Traffic sarà un festival a cui parteci-pare muovendosi a piedi, o tutt’al più in bicicletta. Ful-cro delle operazioni è il main stage, dove si esibiscono le stelle della musica nazionale di ieri, oggi e domani. Apri-rà la canzone d’autore, con Francesco De Gre-gori, chiamato a dividere la scena con esponenti delle generazioni successive come Cristina Donà e Le Luci della Centrale Elettrica, legati da un filo rosso che ne associa le esperienze artistiche. Toccherà poi a tre personaggi scomodi della can-zone italiana come Edoardo Bennato, nome leg-gendario soprattutto nei Settanta e Ottanta, Pier-paolo Capovilla, con l’unica esibizione dell’anno per Il Teatro degli Orrori, e i Tre Allegri Ragazzi Mortida Pordenone, piccolo miracolo dell’in-die rock. La terza serata sarà appannaggio del progressive rock italiano, uno dei generi in cui

il nostro paese ha sempre svettato anche e sopra-tuttto a livello internazionale: potremo ascoltare quello storico della PFM, quello di nuovo conio degli ultimi Verdena e una personalissima ver-sione a cura dei torinesi Stearica, prediletti della rivista britannica The Wire. Infine, l’happening domenicale ci riporterà alcuni nomi leggendari di un’etichetta altrettanto mitica, la Cramps Re-cords di Milano. Sul palco Area, Eugenio Finar-di, Claudio Rocchi e Arti e Mestieri, tutti e quat-tro, ai tempi, protagonisti del festival del Parco Lambro, uno dei momenti chiave per capire la storia della musica rock in Italia.

Un’edizione “speciale” l’ottava del Traffic Festival (dal 5 al 10 luglio), perché coincide con le cele-brazioni dei 150 anni dell’Unità d’Italia, che hanno il proprio punto focale a Torino.

di Guido Amari

JUKEBOX

Musica

CD standardContiene i 14 brani più rappresentativi

della band oltre a 2 inediti, tra cui il nuovo singolo “What Do You Got?”

CD deluxeContiene il CD standard oltre ai 13 brani

preferiti dai fan e a 2 ulteriori ineditiDisponibile anche in DVD

LA RACCOLTA DEI PIÙ GRANDI SUCCESSIDELLE ICONE DEL ROCK MONDIALE

unico concerto italiano - 17 luglio 2011 - Stadio Friuli di Udine

www.un iver sa lmus i c . i t

Ultima tappaI Toto, paladini yankee del rock melodico, toccano per l’ultima volta l’Italia e vanno alla conquista del Castello Scaligero

Musica

Per il suo trentennale, la storica band di Los Angeles ha deciso di concedersi l’ennesimo tour mondiale che farà tappa in Italia domenica 17 luglio. La location scelta per l’occasione è una delle

più suggestive del nord Italia ovvero il castello Scaligero di Villafranca, a pochi chilometri da Verona. Costruito nel 1200, ospiterà fra la sue mura Lukather & soci, i quali torneranno nel nostro paese con una for-mazione sempre dinamica e coinvolgente che, oltre allo storico chitar-rista e Simon Philips alla batteria, vedrà il ritorno di Steve Porcaro alle tastiere e Joseph Williams alla voce. Per chi non avesse mai saggiato dal vivo la loro bravura e il loro eclettismo musicale, la data scaligera è vivamente consigliata, anche perché, come ormai dichiarato da tempo, questo sarà il loro ultimo giro del mondo. Keep on rockin’ guys!

di Claudio Morsenchio

Page 11: Onstage Magazine luglio 2011

Attualmente in studio per registrare il nuovo album, gli Afterhours si concedono una pausa estiva da passare a suonare in giro per il nostro paese. A parlare con Onstage è ovviamente il leader Manuel Agnelli.

AFTERHOURSdi Daniel C. Marcoccia - foto: Giulio Mazzi

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our estivo e nuovo disco in lavorazione... avete praticamente gli strumenti sempre at-taccati. Intanto per chi uscirà il vostro pros-simo lavoro?

Abbiamo deciso di fare uscire questo disco con una di-stribuzione indipendente e quindi firmato con la Artist First, praticamente il più grande distributore in Italia. è una struttura grossa ma che vanta un’agilità e una preci-sione che le major oggi non possono avere. Per carità, le case discografiche classiche possono comunque essere ancora d’aiuto, soprattutto per gli esor-dienti o per chi deve ancora imparare a muo-versi e necessita di un’assistenza. Ma non voglio dare addosso alle major che comunque ci hanno sempre lasciato lavorare come volevamo, sia quando abbiamo fatto uscire il dvd con la EMI, sia quando abbiamo pubblicato con la Universal I milanesi ammazzano il sabato. è dal punto di vista gestionale, del marketing e della promozione che in realtà loro vorrebbe-ro avere voce in capitolo ed è lì che falliscono perché sono dei dinosauri: non hanno la possibilità di agire con preci-sione su ogni singolo progetto e finiscono per trattare tutti in maniera standard.

Cosa ci puoi anticipare del nuovo disco?Innanzitutto non voglio fare paragoni perché poi la gen-te si aspetta una cosa ben precisa e rimane delusa. Posso solo dire che non assomiglia a nessun altro disco nostro, questo è poco ma sicuro, ma è lo sforzo che facciamo ogni volta. Chi l’ha sentito, da Greg Dulli ai Verdena, dice che è un disco abbastanza avventuroso e io sono d’accordo su

questo. I suoni sono piuttosto abrasivi ma non per scel-ta, assolutamente, non è che volevamo fare un disco più duro. è venuto fuori così. Ci stiamo muovendo con molta calma, sfruttando il periodo di ispirazione e di eccitazione che stiamo vivendo. è una libertà che vogliamo prenderci e per questo non uscirà entro quest’anno.

Durante questo tour estivo proporrete qualche brano nuovo?C’era l’idea di farlo, inizialmente, ma ora abbiamo qual-

che dubbio perché in realtà non sono ancora perfetti per essere suonati dal vivo. Magari succederà più avanti.

Pensi che il vostro pubblico sia maturato negli ultimi anni?Credo proprio di sì e ne sono contento, hanno capito. Una grossa parte del nostro pubblico era comunque già matu-ra ma forse era la parte silenziosa. Oggi, probabilmente, ha preso il sopravvento e sono molto felice di questo. Poi, cosa molto importante, ci sono i nuovi arrivati, ragazzi più giovani e meno contaminati che in passato dalle leg-gende su di noi. Hanno quella curiosità che a una par-te del nostro pubblico per qualche anno è mancata. Ora, però, c’è di nuovo quella voglia di essere sorpresi da un disco del gruppo, anche perché i nostri fan hanno capito

che è questa la nostra anima, che vogliamo sorprendere prima ancora che compiacere e questo è anche il nostro modo di rispettare il nostro pubblico, di essere sinceri con lui piuttosto che prenderlo per il culo recitando una parte e accontentandolo.

Lo scorso ottobre vi siete esibiti in due concerti a Shanghai, in occasione del World Expo 2010. Che ricor-do avete di questa trasferta cinese?Abbiamo spesso un’idea distorta ed esagerata della Cina

e dei cinesi. è stata un’esperienza diversa ma anche umiliante per noi occidentali pieni di pre-concetti e un po’ idioti. Abbiamo suonato in un club con un’acustica fantastica e un impianto potentissimo, una sala da 1000 persone quasi sold out: non solo italiani ma tanti cinesi e al-tri stranieri. è stato un concerto davvero molto

bello e il giorno dopo siamo andati appunto all’Expo, da-vanti a tanti cinesi che sono arrivati sotto la pioggia per vedere il concerto, curiosi di ascoltare una cosa che non capivano. è stata una grandissima lezione per noi e per il pubblico occidentale.

Recentemente avete anche suonato al concerto per Pisapia, prima della sua elezione a sindaco di Milano. Credi che riusciremo a salvare il sabato dai milanesi?Credo di sì, credo che qualcosa sia già successo con queste elezioni. Indipendentemente da quello che c’è da costrui-re, io credo che il voto sia stato un segnale incredibile, ha fatto capire ai milanesi che da 25 anni erano in un limbo di apatia e rassegnazione. Votare e prendere posizione serve, può cambiare le cose, almeno a livello locale.

T« Indipendentemente da quello che c’è da costruire, io credo che il voto sia stato un segnale incredibile,

ha fatto capire ai milanesi che da 25 anni erano in un limbo di apatia e rassegnazione »

ONSTAGE 20 LUGLIO

I biglietti del tour degli Afterhours sono in vendita presso i negozi Fnac!

live02/07 Napoli, 03/07 Bari, 06/07 Roma, 09/07 Milano, 21/07 Recanati (MC)...Il calendario completo su onstageweb.com

Page 12: Onstage Magazine luglio 2011

Attivi sin dai primi anni 90, B-Real, Sen Dog e DJ Muggs sono considerati una delle migliori crew hip hop di sempre. Capaci di conquistare appassionati anche all’interno della scena rock, li rivedremo a luglio a Milano, per una data esclusiva all’interno del Jazzin’ Festival. Ne parliamo con il leader, B-Real.

CYPRESS HILLdi Andrea “Teskio” Paoli

FACE2FACE

rima di tutto una domanda sullo spettacolo che terrete il prossimo 12 luglio qui a Milano. Cosa si devono aspettare i fan?Come al solito metteremo molta passione ed

energia nel nostro show, come d’altronde abbiamo sem-pre fatto. Suoneremo molti dei pezzi più noti del nostro repertorio, ma aspettatevi anche qualche brano inedito per l’occasione... Non vediamo l’ora di essere lì da voi!

Siete stati diverse volte dalle nostre parti. Qui in Italia avete un gran numero di sostenitori. Cosa conosci e cosa ti piace del nostro Paese? L’Italia è un gran bel posto, un Paese con un gran-de passato storico, e la gente è simpatica. Ma so-prattutto penso che la scena hip hop italiana sia cresciuta parecchio rispetto alla prima volta che abbiamo suonato dalle vostre parti. Molti dei no-stri fan sono diventati loro stessi degli artisti, hanno inciso il loro disco e sono diventati più o meno famosi. Quando assisti a queste cose e ti rendi conto che hai contribuito alla loro crescita artistica, alla maturazione della scena, ti senti orgoglioso e motivato ad andare avanti.

Il 12 luglio suonerete insieme a Public Enemy e Hou-se Of Pain. Voi e loro siete considerati le migliori crew hip hop di sempre...Gli House Of Pain sono da sempre nostri fratelli, in pas-sato abbiamo condiviso molte volte il palco. Sono sicuro che la gente, rivedendoli insieme dopo tanto tempo, sarà entusiasta: hanno la stessa energia di sempre! Riguardo ai Public Enemy, beh, sono un loro grande fan e penso siano delle vere e proprie leggende dell’hip hop. Sarà veramen-te un bello spettacolo!

Magari assisteremo anche a una jam session con i Pu-blic Enemy...E chi può dirlo? (ride) Mi piacerebbe! Come ho già detto considero i PE dei grandi e, insieme ai Run-DMC credo che siano i pilastri dell’hip hop. Senza di loro molte cose che si ascoltano oggi non ci sarebbero.Hanno influenzato ogni artista di ogni genere. Noi stessi abbiamo iniziato a suo-nare prendendo i Run-DMC ad esempio, ma ritengo che i Public Enemy abbiano portato il “gioco” su altri livelli,

cambiando totalmente le carte in tavola e usando elementi come il messaggio, lo stile, la produzione e l’immagine in maniera intelligente. Ah, includo nella lista anche KRS-One come mio artista solista preferito di sempre.

Cypress Hill, Run-DMC e Public Enemy hanno spes-so flirtato con il rock. Continuerete su questa strada an-che in futuro?Sì, lo facciamo anche ora. Ci viene naturale, è qualcosa che nasce spontaneo quando scriviamo le canzoni. Nes-suna forzatura a riguardo. Il mischiare vari generi piace al nostro pubblico, ma soprattutto ci ha permesso - e ci permette - di guadagnare molti sostenitori, soprattutto in ambito rock.

Ritenete che i rapper di oggi abbiano lo stesso impat-to che avete avuto voi sul pubblico in passato? Quali

sono le differenze?Ci sono delle differenze sostanziali. Ai tempi noi erava-mo come degli studenti, ci applicavamo, studiavamo l’hip hop, la cultura. Sapevamo chi ci aveva preceduto e soprattutto come fare musica, approcciare il pubblico e le etichette discografiche mantenendo sempre il rispetto per i nostri predecessori. Oggi quel tipo di attitudine si è persa. Si bada molto di più a come si appare nei video e non si conosce nulla del passato. C’è una visione molto

più materialistica dell’hip hop, che non bada alla sostanza. Ecco perché credo che molti dei nuovi artisti non abbiano lo stesso impatto che abbiamo avuto noi quando abbiamo iniziato.

Sono più di vent’anni che suonate insieme: esiste sempre la stessa alchimia tra di voi?Siamo cresciuti insieme e tutti questi anni trascor-

si on the road hanno consolidato i nostri rapporti. Anche se molte cose sono cambiate, esiste sempre la stessa inte-sa, perché ci piace quello che facciamo. Con questo non voglio dire che non abbiamo mai avuto i nostri “periodi bui”: succede nelle migliori famiglie! Tutto comunque fila liscio, basta solo un piccolo periodo di separazione, per poi ritrovarsi più uniti che mai!

Il vostro ultimo album, Rise Up, è del 2010. Qualche anticipazione rispetto a un nuovo disco?Stiamo preparando un EP insieme a Roscoe, un produt-tore dubstep. Mi piace quel genere di musica e credo che quello che ascolterete vi stupirà. Rimanga tra noi, ascolto spesso drum’n’bass, electro e dubstep, ma è comunque roba che non gira sempre nel mio stereo: alla lunga di-venta pesante!

P« Molti dei nostri fan sono diventati loro stessi degli artisti, hanno inciso il loro disco e sono diventati più o meno famosi. Quando assisti a queste cose ti senti

orgoglioso e motivato ad andare avanti »

ONSTAGE 22 LUGLIO

12/07 Milanolive

I biglietti del tour dei Cypress Hill sono in vendita presso i negozi Fnac!

Page 13: Onstage Magazine luglio 2011

Sono appena usciti due dischi solisti di altrettanti membri della crew milanese - Il ragazzo d’oro di Guè Pequeno e Thori e rocce di Don Joe e Shablo -, ma i Club Dogo sono più uniti che mai, come dimostra anche il lungo tour che sta per concludersi in questa estate infuocata.

CLUB DOGOdi Stefano Gilardino

FACE2FACE

tale proposito, abbiamo interpellato il bra-vo Guè, che ci ha parlato sia del suo disco personale che delle novità che riguardano i Club Dogo nell’immediato futuro.

L’album solista di un membro di un gruppo rappre-senta, di solito, una scappatella professionale verso altri generi oppure una necessità impellente di svuotare un cassetto pieno zeppo di pezzi che sarebbe un peccato fare invecchiare. Qual è il tuo caso?Direi certamente il secondo, anche perché come Club Dogo siamo sempre stati molto prolifici. Io mi sono trovato con una serie di brani che ritene-vo piuttosto interessanti e che non avevo voglia di destinare a un mixtape o a qualche progetto minore, così ho deciso di fare uscire un lavoro so-lista che potesse mantenere alta l’attenzione verso i Dogo, in attesa del nostro prossimo disco, che uscirà probabil-mente nel 2012. Tra l’altro anche Don Joe ha fatto la stessa cosa anche se il suo progetto con Shablo è differente dal mio, più complesso forse e ricco di ospiti eccellenti. Il tut-to ruota attorno al brano uscito come singolo pochi giorni fa, Le leggende non muoiono mai, che vede alternarsi al mi-crofono, a parte me, Fabri Fibra, il mio compare Jake La Furia, Marracash, Noyz Narcos, J. Ax e Francesco Sarcina de Le Vibrazioni.

Nell’hip hop, poi, gli episodi solisti dei membri di una crew non si contano nemmeno. Mi viene in mente il Wu-Tang Clan, ma gli esempi potrebbero essere decine di altri.Bravissimo, hai centrato il punto. Nell’hip hop è una con-suetudine quella di prendersi degli spazi personali, prati-

camente ogni band o crew vive anche degli episodi solisti dei propri componenti, è una specie di valore aggiunto ai dischi che escono a nome collettivo.

Non vi fermate mai in pratica!Proprio così, anche se non vedo l’ora di andare in vacanza sul serio e riposarmi. A parte tutto, però, ci sentiamo pieni di energia e cose da dire e crediamo sia giusto continuare finché siamo in forma. Il lavoro, da che mondo è mondo, porta stress ma anche grandi soddisfazioni ed è lo stesso

anche quando fai il cantante o il musicista.Torniamo un attimo al tuo disco solista. È facile intra-

vedere all’interno dei pezzi due anime ben distinte: da un lato, in episodi come Il blues del perdente o Da gran-de, si nota una vena introspettiva e quasi malinconica, dall’altro c’è la solita voglia di divertimento sfrenato, classicamente marcata Club Dogo.Direi che hai descritto il quadro alla perfezione, è proprio ciò che volevo raccontare in Il ragazzo d’oro, far vedere entrambe le facce della medaglia, far capire che alla fine di ogni serata di bagordi c’è un risveglio nella realtà, che può essere duro e triste. Ad ogni up corrisponde un down e non si può sperare di vivere solamente alla massima ve-locità, serve rallentare ogni tanto e raccogliere le idee per ripartire e migliorarsi. è un disco molto spontaneo, scritto quando ero in tour coi Dogo e che, quindi, riflette anche

periodi duri o poco piacevoli a livello personale. Parlare di temi personali di solito è sintomo anche di

una certa maturità acquisita, non trovi?Certo e mi fa piacere che tu lo dica. Restano gli episodi ta-marri tipici del mio stile, ma vedo anche io una maturità compositiva a livello lirico che mi conforta molto e mi fa capire di essere sulla buona strada. Penso si intravedano dei passi in avanti e di aver seminato idee interessanti che potranno fruttare nel prossimo futuro.

I Club Dogo, tra le altre cose, smentiscono anche uno dei luoghi comuni dell’hip hop, che vuole i gruppi rap poco incisivi e interessanti dal vivo. Voi avete un’energia molto rock’n’roll, a ben vedere…Beh, a dirla tutta, i numeri puri e semplici dell’ul-

timo nostro tour non hanno nulla da invidiare a quelli di qualche cantante italiano famoso di musica pop e credo anche dipenda dal fatto che dal vivo noi offriamo un con-certo vero e proprio. Io poi sono cresciuto senza grossi paraocchi e mi piace andare a un concerto rock così come a una serata hip hop e questo mi serve molto quando a esibirmi sono io. So cosa vuole la gente, che tipo di ener-gia richiede e che deve andare a casa contenta di aver spe-so i propri soldi. Paradossalmente, chi ascolta solo musica rock ha un certo pregiudizio nei nostri confronti, ma ci sono esempi di gruppi hip hop che dal vivo spaccano, vedi Cypress Hill o Beastie Boys. Non per niente festi-val come il Coachella presentano spesso artisti hip hop in cartellone, segno che negli Stati Uniti, per esempio, la distinzione fra generi è davvero poco sentita. Per l’Italia, ci stiamo lavorando…

A« Paradossalmente, chi ascolta solo musica rock

ha un certo pregiudizio nei nostri confronti, ma ci sono esempi di gruppi hip hop che dal vivo spaccano,

vedi Cypress Hill o Beastie Boys »

ONSTAGE 24 LUGLIO

live09/07 Milano, 16/07 Follonica (GR), 22/07 Cologne (BS), 23/07 Rimini...Il calendario completo su onstageweb.com

I biglietti del tour dei Club Dogo sono in vendita presso i negozi Fnac!

Page 14: Onstage Magazine luglio 2011

LIVESTYLE

Vasco Rossi

ONSTAGE 27 LUGLIOONSTAGE 26 LUGLIO

LIVESTYLE

IN EQUILIBRIO

FOLLIASOPRA LA

part 2Lo scorso mese abbiamo pubblicato la prima parte dell’intervista a Vasco realizzata durante le prove per il suo Live Kom 011 (la trovate su onstageweb.com). Parlando della scaletta del tour, di professionisti scapigliati e del rapporto tra passato e presente, abbiamo raccontato il Blasco come un funambolo sempre in bilico tra istinto e ragione. Difficile trovare una metafora che meglio si presti alla vita e alla carriera del rocker di Zocca. Ecco la seconda parte dell’intervista.

di Daniele Salomone - foto: Francesco Prandoni

asco si appoggia rilassato sul divano che ci ospita mentre chiacchieriamo. Scarpe da ginnastica e pantaloni della tuta, camicia scura aperta sopra una t-shirt nera. Effetti

personali dentro una borsetta. Non esattamente il look di una rockstar, ma i clichè non sono mai stati un riferimento per il Blasco. Del resto siamo nella campagna bolognese, a pochi chilometri da casa sua, i quartieri chic di Londra o New York sono più lontani di quanto sembri. Beve un po’ d’acqua mentre al sottoscritto offro-no un bicchiere di vino bianco ghiacciato. L’immagine dell’incontro con Vasco mi re-sta impressa come l’istantanea di un ritrovo famigliare, quando sentirsi a proprio agio è normale al punto da non farci caso. E infatti mi accorgo solo dopo, sulla via del rientro verso Milano, di quanto sia stato (inaspetta-tamente) semplice sedermi al cospetto del mito per un’ora buona. Merito suo, non certo mio.

Vasco Rossi è soprattutto questo. Un uomo perenne-mente in fuga da convenzioni e pregiudizi, come le imma-gini del booklet di Vivere o niente raccontano chiaramente. Per non farsi acchiappare ci vuole istinto unito a una buo-na dose di saggezza e autocontrollo, specialmente quan-do i nemici sono così agguerriti. In tre parole, ci vuole equilibrio.

ISTINTO PURO«Quando scrivo una canzone, lo faccio per me, anzi per lei, perché esista una bella cosa. A quel punto la reazione che avrà la gente è importante, spero che la mia emozione arrivi al cuore, ma non è più una cosa mia, e non è nean-che una cosa tua. Viaggia da sola». Una delle critiche che i detrattori amano sparare addosso a Vasco riguarda il suo presunto cinismo nel confezionare hit a scapito della vo-cazione artistica. Cioè, scriverebbe canzoni per piacere a

qualcuno, non per cercare il bello in quanto tale. Addirit-tura Morgan (“… ma sì Morgan degli U2…”) ha recente-mente dichiarato che la morte artistica è giunta per il Bla-sco a 27 anni. Come dire, da allora solo business. All’epoca dell’intervista, Vasco non poteva neanche immaginare la polemica che sarebbe nata con l’ex Bluvertigo - che peral-tro ai tempi delle sue uscite sulla dipendenza da cocaina aveva trovato proprio nel rocker di Zocca un deciso di-fensore - eppure nelle parole che ho ascoltato quella sera

c’era già la risposta al futuro affondo di Morgan. «Non mi sono mai preoccupato di scrivere una canzone perchè potesse piacere a qualcuno, lo faccio per raccontare una sensazione che ho in testa. E ogni volta che arrivo alla fine sono io il primo ad essere colpito. Scrivere una canzone è come un miracolo».

Alla corte di Vasco Rossi, i miracoli sono frequenti. «Ti racconto un aneddoto. Stavo scrivendo il testo di Vivere non è facile e non riuscivo a buttare giù le parole per la secon-

da parte. Non me ne preoccupavo granché, anche se forse avrei dovuto, essendo uno dei pezzi più importanti di tutto il disco. Poi un bel giorno ho cominciato a mettere insieme questa benedetta seconda parte, quella in cui parlo del complice. Stavo arrivando al fina-le della canzone senza sapere che cosa avrei detto ma pensando che comunque avrei con-

cluso con il concetto dei debiti fatti con me stesso. E li è venuta fuori la frase “non mi so difendere da me”. Erano quarant’anni che volevo dire questa cosa e non ci ero mai riuscito. Le parole sono arrivate così, come se fosse niente, e sono rimasto di sasso. Per me la creatività è istinto puro, qualcosa che lascio venire fuori dall’inconscio. Figurati se posso pensare di scrivere una canzone per scatenare un certo tipo di reazione nella gente. Non esiste, non l’ho mai fatto e mai lo farò».

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I biglietti del tour di Vasco Rossi sono in vendita presso i negozi Fnac!

« Non mi preoccupo di scrivere una canzone perchè piaccia, lo faccio per raccontare una sensazione

che ho in testa. E ogni volta che arrivo alla fine sono il primo ad essere colpito. Scrivere una canzone

è come un miracolo »

23 I camion utilizzati per trasportare il ferro necessario alla costruzione del palco.

49 I camion comples-sivi impiegati per la produzione del tour.

160 Le tonnel-late complessive di pressione al suolo del palco.

2 Le autogru (da 80 ton-nellate cadauna) e le piattaforme aeree con 44 metri di braccio.

213 Le persone al seguito tra crew, artisti, gruisti, climbers, cuochi.

I numeri di LIVE KOM 011

live 01-02/07 Roma

Page 15: Onstage Magazine luglio 2011

ONSTAGE 28 LUGLIO

LIVESTYLEVasco Rossi

LIBERI DI VOLARESe volete trovare Vasco cercatelo dentro le sue canzoni. è lì che si nasconde, dove sono annidati i suoi pensieri, dove le paure convivono con le gioie e la nostalgia trova la com-pagnia del godimento. Le canzoni sono Vasco eppure lui permette che diventino qualunque altra cosa, offrendole come fossero fogli bianchi incustoditi di fianco a una sca-tola di pennarelli. «Una volta che un brano è fuori ha il significato che ogni persona vuole dargli con la propria immaginazione. Io la-scio molti spazi tra le frasi, non racconto tut-to, salto dei passaggi. E quei vuoti vengono riempiti proprio dall’immaginazione della gente, che è potentissima. Quindi i miei pez-zi assumono significati che io neanche mi sarei sognato».

Nonostante questa democratizzazione delle canzoni, Vasco mette in musica tutto quello che è dentro il suo mondo nel momento in cui scrive. è sempre stato così e vale anche per Vivere o niente. Un album che già dal ti-tolo rivela una nuova coscienza rispetto ai temi su cui si è sempre concentrato. «C’è molta consapevolezza, anche troppa. Ne avrei voluta un po’ meno ma è arrivata questa valanga di cui sono esterrefatto anche io. Sono stato som-merso da una valanga di consapevolezza! Il buon senso però non ce l’ho ancora, quello me lo danno Tania e Fini (la Sachs, ufficio stampa, e Floriano, manager, nda)».

Ride, ma non scherza. Stavolta Vasco è davvero giunto a delle conclusioni. Penso a tanti brani del nuovo disco, tra cui quella Vivere non è facile in cui passa il messaggio

“insomma ragazzi, dopo tanto tempo ho capito che non è facile vivere”. Una gran bella consolazione. «In effetti è come se certi temi avessero trovato un approdo. Sono arri-vato a chiarire delle questioni e la consapevolezza quando arriva arriva, non puoi farci niente. Penso a una canzone come Liberi… Liberi. Continuavo a chiedermi “siamo libe-ri da che cosa?”. Adesso ho capito. Siamo liberi di volare

se cadono le inibizioni. Lo dico in una canzone del nuovo album. Ma non intendo Vivere o niente, intendo uno nuovo che deve essere pubblicato. La sentirai tra un po’».

IL PROFILO DI VASCO Negli ultimi tempi Vasco è stato protagonista in rete. La sua pagina Facebook ha toccato quota 2.200.000 fan (!) e il conteggio salirà ancora. Uno strumento che gli ha conces-so di comunicare direttamente con la gente senza le can-zoni, un canale tra lui e i suoi fan su cui non si abbatte la scure dell’intermediazione. «Ce l’avessi avuto negli anni Ottanta, avrei sentito molte meno stupidaggini sul mio conto! Anche io adesso posso dire la mia. Finalmente, ag-giungerei». Scherzi a parte, il Blasco è attivissimo sulla sua pagina, che segue in prima persona, caso forse più unico

che raro a certi livelli. Posta video che lui stesso ha girato, commenti a questioni che lo riguardano (vedi la sopracci-tata querelle con Morgan) e anche a fatti che ci coinvolgono tutti. «Facebook mi piace, lo trovo uno strumento molto utile per comunicare. è chiaro che per certe persone è un modo per nascondersi ma per altre può essere una via per aprirsi e tirare fuori se stessi. Come al solito dipende

dall’uso che si fa delle cose. è da un po’ che sono molto attivo, poi magari mi stufo e spa-risco, non mi faccio vivo per mesi. Io sono fatto così»

Potrebbe anche scomparire davvero, ma è certo che Facebook ha cambiato il modo di comunicare di Vasco, come del resto del

mondo intero. Gli ha consentito di accorciare le distan-ze che lo separano dalle persone comuni, dai suoi fan in primis. «Noto che alla gente piace sentire il personaggio un po’ più vicino, mentre prima mi vedevano sulla luna. Sono contento che possano sapere come sono davvero, non ho bisogno di essere per forza qualcosa d’irraggiun-gibile. Anche se è importante che il sogno resti». La rete è uno strumento che consente a Vasco di stare in equilibrio tra persona comune e star. Volete vedere come sono fatto? Eccomi qui, ma non troppo. «Qualcosa di nascosto deve restare. Che poi raccontando la verità io racconto una bugia come un’altra. Cosa vedono da fuori? Quello che voglio che vedano. Potrei fingere, potrei essere completa-mente diverso in realtà».

Ride il Blasco ricordando che allo Iulm di Milano gli

« C’è molta consapevolezza nell’ultimo disco, anche troppa. Ne avrei voluta un po’ meno ma sono stato sommerso da una valanga di consapevolezza!

Il buon senso però non ce l’ho ancora »

55 Le tonnellate di ferro utilizzate per la struttura portante.

44 mila i litri di acqua versati nelle vasche stabilizzatrici alla base del palco.

940 I metri quadri di superficie complessiva (come dieci appartamenti medi).

748 I corpi illuminanti tra fari motorizzati e proiettori a LED.

8 Le macchine laser utiliz-zate per sparare raggi di luce su 30 specchi.

250.000. Come le persone che Vasco ha radunato nei quattro concerti di San Siro del mese scorso (16, 17, 21 e 22 giugno). Un record assoluto che rimarrà inviolato. Scommettiamo?

I numeri di LIVE KOM 011

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ONSTAGE 30 LUGLIO

LIVESTYLEVasco Rossi

hanno consegnato una laurea ad honorem in telecomuni-cazioni. «Tra un po’ mi stancherò di passare tutto questo tempo davanti a un computer, ma per il momento va bene così. Anche perché sai, io ho un sacco di tempo libero, in cui non so che cazzo fare. E quindi il computer m’inchio-da. Ma prima di stufarmi credo che comincerò a fare dei discorsi anche più impegnativi, parlare di cose che mi stanno a cuore. Ci vado ancora un po’ calmo, ma prima o poi lo faccio».

NON MI SCHIERORecentemente Vasco ha usato proprio la sua pagina Fa-cebook per affrontare una questione calda. Ogni volta che il paese entra in zona-elezio-ni, da più parti gli chiedono di schierarsi. Lui non ci sta, pur avendo dichiarato la sua fedeltà al Partito radicale (a cui è iscritto da molto tempo). «Qui in Italia c’è da anni una guerra civile strisciante, per cui se non ti schieri dai fastidio a tutti. Io li capisco anche perché se tu parteggi ti può scocciare che qualcuno non lo faccia. Però non è giusto che io metta la mia credibilità al servizio di qualcosa o qualcuno. Chiedere a Vasco Rossi di schierarsi politicamente è assurdo. Prima di tutto perché io sono un artista, non c’entro nulla con la politica».

Nella storia della musica italiana ci sono numerosi esempi di partigianeria politica, più o meno militante. Le-gittimo, rientra nella sfera dei diritti di un artista. Ma non

in quella dei doveri. «Rispetto i musicisti cosiddetti impe-gnati. Ma per come la vedo io la musica è una questione artistica, non c’entra niente con la politica. La politica è l’arte di amministrare il potere. è un’altra storia, un altro mestiere. Il potere, come diceva Spinoza, è il piacere che la gente sia affetta da tristezza. Noi siamo qui invece per portare un po’ di gioia e quindi non dobbiamo proprio essere politici». Certo non si può dire che Vasco non ab-bia mai affrontato temi che appartengono al sociale, come all’etica o alla religione. «Nelle canzoni metto dentro dei pensieri e delle riflessioni. Può essere che abbiano attinen-za con argomenti politici. Ma la politica è una cosa seria

che si fa nei luoghi e nei modi della politica. Le chiacchie-re da bar non servono a niente, si fa politica partecipando sul serio. Schierarsi e basta è una giustificazione, perché nessuno fa un cazzo in realtà. Così è troppo comodo».

Diverso è stato l’approccio nel caso dei recenti referen-dum. In quel caso Vasco ha parlato, esprimendo la sua po-sizione soprattutto sull’acqua. Così come durante i primi concerti del Live Kom 011 ha affrontato il tema della libertà, rivolgendosi ai suoi fan più giovani. «Ricordatevi che la li-

bertà deve essere difesa giorno dopo giorno. Non è una cosa acquisita per sempre. Settant’anni fa molta gente in que-sto paese è morta per la libertà. Ve lo siete dimenticato?». Ogni volta che il Blasco ha preso posizione su argomenti di interesse comune è perché ha sentito l’esigenza di farlo. Un’urgenza basata su temi realii. Schierarsi per un partito è un’altra cosa, nonostante in Italia da un po’ di tempo sembra che per i cittadini non sia rimasto altro compito che tifare per l’una o l’altra parte. «Mi viene in mente mio nonno. Quando gli chiedevo per chi votare lui mi rispon-deva: “il voto è segreto”. Aveva ragione! Se lo dici, quello che non la pensa come te ti può fare il culo. Il voto è segre-

to mica per andare a dirlo in giro a tutti».

Un dialogo tra opposti. Tutto il mondo di Vasco si regge sul perfetto bilanciamento di elementi che per natura tenderebbero a pre-valere l’uno sull’altro. Istinto e ragione sono i piatti della bilancia su cui poggiano pesi

equamente distribuiti, la creatività da una parte e il pro-fessionismo dall’altra, trasparenza di qua e riservatezza di là. è un equilibrio stabile, ma non per questo inviolabi-le. Ci vuole una certa fantasia per trovare le contromisure in grado di salvaguardarlo. Ci vuole abilità per riuscire a camminare sulla fune, così resistente eppure così sottile. Ogni funambolo fugge da qualcosa cercando riparo più in alto possibile. Sotto la corda su cui cammina Vasco c’è la follia di una vita straordinaria eppure difficilissima.

SUA ALTEZZAIL PALCO

« La politica è una cosa seria che si fa nei luoghi e nei modi della politica. Le chiacchiere da bar non servono a niente e schierarsi è una giustificazione,

perché nessuno fa un cazzo in realtà »

Vertiginoso. Con un’estensione verticale di 52,3 me-tri – praticamente un palazzo di quasi venti piani - il palco del Live Kom 011 è la struttura più alta mai

utilizzata dal Blasco, al punto che non è stato facile trovare impianti in grado di ospitarla (San Siro, l’Olimpico di Roma, il Friuli di Udine, il Dall’Ara di Bologna, l’Olimpico di Torino e il Partenio di Avellino). Opera di Giòforma – studio milanese da oltre dieci anni al fianco di Vasco – il palco ha una base triangolare, novità assoluta, e ricorda il gigantesco “The

Claw” che gli U2 hanno utilizzato per il 360° Tour, solo che in questo caso il pubblico sta solo davanti (e meno male).

La struttura in ferro è al servizio della scenografia. L’im-maginario è industrial, con i cavi, le travi e tutti gli altri elementi d’acciaio a vista, comprese le gru metalliche che dall’alto spostano su e giù alcuni elementi coreografici (tra cui due Ford Taunus, la macchina della copertina di Vive-re o niente). Il tutto naturalmente ricoperto di schermi LED, che qui hanno la particolarità di essere semitrasparenti per

creare particolari effetti tra i contributi video e l’ambiente. Va sottolineato che gli schermi si sposteranno verticalmente modificando ogni volta i connotati della struttura.

Oltre all’imponenza, è proprio lo slancio verticale a colpire. Il palco del Live Kom 011 gioca con il concetto di equilibrio, sposando l’attuale condizione artistica di Vasco. è significa-tivo che lo spettacolo preveda l’esibizione di un funambolo, che attraverserà il palco camminando su una corda sospesa nel vuoto. D.S.

Page 17: Onstage Magazine luglio 2011

LIVESTYLELIVESTYLE

PROGRESS LIVE 2011PRESENTED BY

ONSTAGE 33 LUGLIOONSTAGE 32 LUGLIO

www.samsung.it/takethatprogresslive

Take That

UN LUNGO REALITYKnebworth, agosto 2003. Nel grande parco che aveva visto l’ultimo concerto dei Que-en con Freddy Mercury, 375mila persone stanno adorando la più grande popstar del mondo, Robbie Williams. Pendono lette-ralmente dalle sue labbra, ridono a ogni battuta, trattengono il fiato a ogni istrio-nica trovata, sanno tutte le parole delle sue canzoni e svengono, svengono a grappoli per il caldo, la calca, l’emozione. In pochi sembrano ricordarsi che Robbie prima era in un gruppo...

di Sebastiano Longhi

a non in una vera band, era in una boyband, quel vituperato format che tra la fine degli anni 80 e per tutti i 90, ha permesso alla discografia di

non accorgersi che la gente stava cambiando modo di sentire la musica. Che importava? I soldi delle ragaz-zine continuavano a riempire i forzieri. Dei Take That a Knebworth, quella sera, nessuno si voleva ricordare. Erano tutti lì per Robbie, il bambinone prodigio capace di essere Phil Collins e Freddy Mercury contemporane-amente ma in più figo, capace di farti ridere e farti pian-gere e soprattutto abile a raccontare la favola dell’artista che ha saputo sopravvivere a se stesso. Quando parto-no gli accordi di Back For Good però il fantasma dei Take That tira su la testa. Il boato di Knebworth è spaventoso, tale da atterrire lo stesso Robbie. L’istrione la canta in maniera ironica, la accelera, ne fa una parodia dei Clash ma non basta: Back For Good appartiene alle fan che, per quanto Robbie possa aver fatto, non hanno dimenticato. Quando sul palco arriva Mark Owen, spaurito come un uccellino e disabuato da anni a quelle folle, il pubblico impazzisce. I Take That, anche se ridotti a due, vivono ancora. O qualcosa del genere. Mark e Robbie finiscono Back For Good. Knebworth li ama al punto che vorrebbe divorarli. Mark è visibilmente commosso, forse terro-rizzato. Ma il più scosso è Robbie che continua a richia-marlo sul palco per fargli avere un applauso più lungo. Poi, come per esorcizzare il fantasma, alza un pugno e grida con quell’aria di sfida che tanto piace ai suoi fan: “Il ricordo dei TT vive ancora”. Come ha ragione.

M

Robbie è infelice, Robbie ha litigato con Gary, Robbie beve,

Robbie si droga… le voci si fanno sempre più insistenti e nessuno si

stupisce davvero quando, nel 1995, Williams lascia i Take That

I biglietti del tour dei Take That sono in vendita presso i negozi Fnac!

live 12/07 Milano

Page 18: Onstage Magazine luglio 2011

LIVESTYLE

ONSTAGE 34 LUGLIO

Take That

UN SALTO ALL’INDIETROQuando nel lontano 1989, l’impresario Nigel Martin Smith ha pensato di mettere su una boyband inglese (se-condo la formula fortunata degli americani New Kids on the Block) aveva in mente semplicemente di aggredire il mercato teen. Il cuore del gruppo era l’autore dei pezzi, Gary Barlow e gli altri membri erano stati scelti uno a uno con una breve ma ben focalizzata audizione. Gary, Jason, Donald, Mark e Robbie con il nome di Take That (preferito da tutti all’originale Kick It che aveva in mente Smith) iniziano ad apparire in tv e a cantare, secondo il modello americano, le loro canzoncine pop vagamente colorate di nu jack soul o di hip hop. Ci si accorse subito che non bastava: allora alla paletta del gruppo furono ag-giunti anche suoni più dance e un paio di ballatone più adulte. Le cose giravano meglio. Ed è proprio con la co-ver di un pezzo disco dei Tavares (It Only Takes a Minute) che i TT hanno il loro primo successo in classifica. Inizia una carriera dura, fatta di date in club sempre più grandi e con in testa una sola ossessiva idea: aggiustare la for-mula in modo da allargare sempre di più la base di fan. C’erano anche delle sperimentazioni, non sempre felici, in fatto di look: la zazzera ossigenata di Gary (che lo face-va somigliare a una versione teen di Martin Gore dei De-peche Mode) se n’è andata in fretta, così come l’imbaraz-zante look leather della coperina del singolo di Do What U Like. Eppure erano esperimenti che servivano: i Take That più passava il tempo e meglio si sintonizzavano con quella che sarebbe diventata una fanbase fedelissima. Il 1993 è l’anno del botto: il loro secondo album Everything Changes sbanca ovunque. Il pedale della disco (anzi più propriamente dell’hi-energy) è pesta-to fino in fondo nel singolone Relight My Fire. Un astuto crossover con il mondo dello disco-teche gay che chi voleva vederlo lo vedeva, ma che rimaneva invisibile alle fan che sognavano

nelle loro camerette. I Take That diventano star mondiali e i loro video si fanno sempre più sexy e sofisticati: tra location esotiche, nude look, coreografie sempre più stu-diate e effetto bagnato più o meno di buon gusto. I rap-porti di forza all’interno della band sono impari: il capo è Gary anche se i fan questo lo hanno scoperto dopo. Per la stampa i TT sono sempre sorridenti, amiconi dal sorriso smagliante e dalle dinamiche metrosexual che stuzzica-no la curiosità del pubblico più adulto. Quando iniziano ad arrivare voci su un malessere di Robbie Williams la

favola luccicante dei Take That si trasforma in una specie di reality show.

LA VERA POPSTARRobbie viene seguito dai tabloid inglesi ovunque vada. Viene fotografato mentre beve birra (scandalo!), le fasi della sua trasformazione da ragazzone sportivo a hooli-gan sovrappeso vengono monitorate dai fotografi scatto dopo scatto. Robbie si sta rovinando. Robbie sta rovi-nando la festa a tutti: ai suoi compagni e a milioni di fan.

Robbie è infelice, Robbie ha litigato con Gary, Robbie beve, Robbie si droga… le voci si fanno sempre più insistenti e nessuno si stupisce dav-vero quando, nel 1995, Williams lascia i Take That. Nessuno tranne le fan che sono partico-larmente restie a elaborare il lutto. Per Robbie

UNA SPALLA DI CLASSESe vi serve un ulteriore prova del livello di santifica-

zione a cui sono arrivati i TT sappiate che ad aprire i loro concerti a San Siro ci saranno i Pet Shop Boys,

i pluripremiati, snobbissimi paladini del pop elettronico inglese. Poco importa che il loro ultimo album (The Most Incredible Thing) sia una suite orchestrale per un balletto classico, quando si tratta di far ballare le folle con le loro hits i vecchi Neil e Chris sanno ancora il fatto loro. Il giornale inglese The Guardian ha malignamente commentato che avere i Pet Shop Boys prima dei Take That è come chiamare Michelangelo per ridipingere il soffitto della cucina. Sarà, ma conoscendo l’ironia di Neil Tennant e Chris Low, siamo pron-ti a scommetere che i primi a divertirsi saranno proprio loro.

Con il loro ultimo lavoro Progress hanno chiuso il cerchio: sono riusciti a essere presi sul serio dalla stampa musicale e, soprattutto, hanno

riaccolto la pecorella smarrita Robbie Williams.

Page 19: Onstage Magazine luglio 2011

LIVESTYLE

ONSTAGE 36 LUGLIO

inizia la trasformazione più sorprendente della storia del pop, mentre per i Take That si preparano tempi duri. Du-rissimi. L’abilità musicale e manageriale di Gary Barlow non basta più a tenere insieme una baracca che fa acqua da tutte le parti. Continuare in quattro è difficilissimo: è come se l’incantesimo si fosse rotto. I fan sono delusi e Robbie, con estrema naturalezza, vampirizza tutta l’at-tenzione trasformandosi in una popstar unica. Mostra le sue insicurezze al pubblico, piange, ride e fa l’amore… tutte cose che la macchina perfetta dei TT non permet-teva. Come in un lungo reality, Robbie condivide con il pubblico la sofferenza del crescere e del diven-tare uomo. E diventa la star più amata d’Euro-pa. The Ego Has Landed, il suo ego è atterrato, come recita il titolo di uno dei suoi album solisti. Per gli ormai ex TT iniziano una sequela di piani B e di tentativi solisti più o meno riusciti. Gary ormai ha la nomea del “cattivo” nell’affaire Rob-bie e tutto l’amore che i fan riversano su Williams è come se lo togliessero a Barlow. Anche lui ten-ta di crescere e di proporsi come performer adulto ma, con le sue ballad al dolcificante, sembra solo una versione annacquata di Elton John. In classifica non ha speranze e lentamente accetta il suo destino e scompare. Mark Owen è quello che funziona meglio: lui ha l’umiltà di ricomin-ciare quasi da zero e si reinventa una dignitosa anche se un po’ esangue carriera da indie rocker. La sua credibilità in ambito rock è sempre macchiata dallo status di ex bam-boccio del pop ma lui, imperterrito, continua e sopravvi-ve nella musica per un decennio. Un traguardo non indif-

ferente. Jason e Howard capiscono di essere i pesci piccoli in questo gioco: uno si dà al djing e alla danza e l’altro si riiscrive all’università.

È TEMPO DI REUNIONFast forward al 2005. L’industria discografica è un mondo molto diverso da quando, dieci anni prima, i TT conqui-stavano l’Europa palmo a palmo. Ora sembra più stordita delle ex star che ha generato. Si vive nelle retrovie, si vive di ristampe, di repackaging e di deluxe edition. Perché non provarci anche con i Take That? è vero, il solo nome

fa sorridere i più, Robbie Williams continua a macinare successi proprio grazie al fatto che è riuscito a lavarsi pubblicamente della “colpa” di essere stato uno dei TT. Eppure Never Forget - The Ultimate Collection (l’ennesimo greatest hits impacchettato con un brano inedito) vola a a sorpresa in cima alle classifiche. Le thatters (così si chia-mavano le fan) sono cresciute ma evidentemente non hanno dimenticato. Never forget, appunto. Viene messo in piedi un tour (The Ultimate Tour) con supporter di lusso, tra cui l’eccezionale Beverley Knight che prende il posto

di Lulu in Relight My Fire e le inossidabili Sugababes come opening act. Nella data di Dublino arrivano perfino le Pussycat Dolls per chiudere il cerchio con il mainstream pop degli anni 2000. E le cose ricominciano a girare: le fan sono diventate mamme ma portano le loro figlie, e i biglietti vanno via che è una bellezza. Ecco come i Take That hanno ricominciato a fare album e a venderli come ai vecchi tempi. E forse meglio. Con il loro ultimo lavoro Progress hanno chiuso il cerchio: sono riusciti, per la pri-ma volta, a essere presi sul serio dalla stampa musicale (o da ciò che ne rimane) e, soprattutto, hanno riaccolto

la pecorella smarrita Robbie Williams. Mentre la macchina dei Take That riprendeva a carburare, la fama di Robbie andava calando. Ricominciava il crudele gioco della bottiglia con i fan, come nel 1996. Ora tutte vogliono baciare i Take That di Gary Barlow e nessuno vuole più Robbie. I suoi ultimi lavori solisti erano troppo ambiziosi e la sua fragilità ha iniziato ad annoiare. Primi fra tut-ti i tabloid che, ultimamente (estate 2010), si sono

limitati solo a coprire pigramente il suo matrimonio con l’attrice Ayda Field. Giocoforza Robbie è dovuto rientrare nella band che aveva distrutto. L’ennesimo colpo di scena da reality. Lui si è limitato a dire che il tempo ha curato le ferite e che ha fatto pace con Gary Barlow. Ma con scarsa convinzione. Il Progress Live 2011 Tour (che arriva a Mila-no il 12 luglio) è diventato la macchina vendi-biglietti più veloce della storia del pop britannico dimostrando che i buoni vincono sempre. O, se siete meno fan, che le buone idee continuano a vendere.

Dei Take That a Knebworth, quella sera, nessuno si voleva ricordare. Erano tutti lì per

Robbie, il bambinone prodigio capace di essere Phil Collins e Freddy Mercury

contemporaneamente ma in più figo, capace di farti ridere e farti piangere.

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Licenza Emi Music Italy srl

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CD 5 luglio Intensive Care - 12 luglio I’ve Been Expecting You - 19 luglio Escapology - 26 luglio Sing When You’re Winning - 2 agosto Swing When You’re Winning - 9 agosto Life Thru a Lens - 16 agosto Reality Killed The Video Star - 23 agosto Rudebox - DVD 30 agosto In and Out of Consciousness: The Greatest Hits 1990-2010 - 6 settembre What We Did Last Summer: Live at Knebworth - 13 settembre Live at The Royal Albert Hall

Page 20: Onstage Magazine luglio 2011

Jovanotti

LIVESTYLELIVESTYLE

per sempreora

Ritorniamo, per la terza volta, a parlare di Lorenzo e del suo nuovo capitolo discografico. Dopo l’intervista e la nostra recensione dello show, tocca alle parole del suo più fidato

braccio destro, il bassista Saturnino Celani, che ci aiuta a comprendere ancora meglio Ora.

I biglietti del tour di Jovanottisono in vendita presso i negozi Fnac!

di Stefano Gilardino - foto: Stefania Rosini

live02/07 Piazzola Sul Brenta (PD), 05/07 Bergamo, 08-09/07 Roma...Il calendario completo su onstageweb.com

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Page 21: Onstage Magazine luglio 2011

’è voluto qualche tempo per metabolizzare il disco nuovo, contrassegnato da un forte uso dell’elettronica e da lunghi brani dance, e per scoprire e apprezzare un inedito live

set che si è rivelato un annunciato trionfo per Lorenzo. E dopo l’ennesima riconquista dell’Italia attraverso uno spettacolo innovativo e ricco di energia, Jovanotti e com-pagni sono persino sbarcati negli States, invitati da Euge-ne Hutz dei Gogol Bordello, curatore di uno dei palchi del Bonnaroo Festival. «Abbiamo suonato su quello più piccolo, ma con un cast di tutto rispetto, ed è stato fantastico. Direi che contava soprattutto es-sere lì e offrire il proprio massimo, cosa che siamo riusciti a fare. A volte ci si scorda che siamo prin-cipalmente musicisti, che tutta la sovrastruttura che ci circonda - palchi enormi, effetti speciali, costumi - non deve far perdere il senso di un show. Ecco, a Bonnaroo eravamo solo noi on stage, davanti a un pubbli-co di perfetti sconosciuti che dovevamo convincere. Posso dire con orgoglio che ce l’abbiamo fatta! Negli Stati Uniti e in quel genere di manifestazioni, a contare è solo la musica e penso che farebbe bene a un sacco di artisti italiani fare un’esperienza del genere, sia a livello di ego che di attitu-dine. Strumento a tracolla e via! Penso solo alla moda, qui da noi nasce già con una visione europea o mondiale, non

vedo perché non debba succedere anche per la musica. Bi-sogna pensare in grande, a volte funziona; noi abbiamo un ufficio stampa negli Stati Uniti, lo stesso di Vinicio Ca-possela, Carmen Consoli e altri artisti interessanti e siamo intenzionati a proseguire sulla strada tracciata»

Tornando alle nostre latitudini, vale la pena ribadire come lo spettacolo del nuovo tour di Lorenzo sia una del-le cose più interessanti viste in Italia, con ampio uso di immagini, effetti speciali e una band in forma smagliante,

nonostante le evidenti difficoltà nel trasferire sul palco gli umori elettronici dell’album. «Mai come questa volta ab-biamo lavorato tantissimo in pre-produzione, cercando di capire dove volevamo andare a parare e come riprodur-re fedelmente il disco sul palco. Devo dire che, stavolta, Lorenzo è rimasto fedele alla sua idea iniziale, pur ascol-tando le nostre proposte con curiosità: non volevamo che diventasse un tour retrospettivo, soprattutto pensando all’album, che si intitola Ora, e quindi la scaletta doveva

riflettere questa attitudine. Niente greatest hits con ven-ti successi uno in fila all’altro e spazio alle atmosfere dei brani nuovi, senza dimenticare qualcosa di vecchio con un sound più attuale. Per fortuna abbiamo deciso di non forzare la mano con i medley, una cosa che proprio non mi convince, e lo dico da appassionato di musica. Sono sta-to a un concerto di Prince recentemente a un certo punto ha accennato una serie infinita di pezzi, senza terminarne neppure uno!».

ELETTRONICO MA UMANOLa fatica di trovare il giusto equilibrio ci era già stata confermata dallo stesso Lorenzo qualche mese fa. Raccontava: «Sarà il mio concerto più suonato in assoluto. Ci sarà molta elettronica, ma sarà tutta prodotta dal vivo, sul palco. Niente di

preregistrato. È una sfida affascinante e alla fine vincerà la forza delle canzoni. I miei concerti hanno la coerenza del loro cantante, ovvero nessuna sul piano formale ma totale sul piano umano». Saturnino conferma le parole di Lorenzo e ci racconta anche qualche gustoso retroscena. «Il segreto dietro a questo affiatamento, secondo me, sta anche nel fatto che tutta la band è composta da persone di una generazione che considera l’elettronica come una vera meraviglia e non come la nemica del rock. Per noi le

CLIVESTYLEJovanotti

« Mi sento spesso come un’ostetrica in sala parto, alle prese con la nascita di un bambino e io credo di avere la responsabilità, assieme agli altri collaboratori di Lorenzo, di far venire fuori

il disco nel miglior modo possibile »

GImme FIVe I 5 pezzi del repertorio di Lorenzo preferiti da Saturnino

ONSTAGE 40 LUGLIO

Il resto va da sè (Capo Horn, 1999)«Secondo me ha una struttu-ra armonico-melodica molto interessante. E poi sono molto affezionato a questo brano».

L’ombelico del mondo (Lorenzo 1990-1995)«E’ un pezzo di world music.Lo abbiamo suonato ovunque, persino a Città del Messico. è il nostro passaporto per il mondo».

Ragazzo fortunato(Lorenzo 1992)«Questa canzone è un meravi-glioso inno alla gioia, mi piace perchè quando la suono mi sento davvero bene».

Piove (Lorenzo 1994)«Mi piace la purezza con cui è nata. Eravamo a Milano alle 4 di mattina e piovea. Jova ci ha chie-sto di andare in studio a provare e pochi attimi è nata Piove»

Ho perso la direzione (Lorenzo 1992)«Ho suonato il contrabbasso elettrico e ogni volta che lo ria-scolto penso all’energia che c’ho messo nel suonarlo»

Page 22: Onstage Magazine luglio 2011

LIVESTYLEJovanotti

ONSTAGE 42 LUGLIO

due cose sono complementari e infatti sono molto felice che un musicista come Trent Reznor abbia vinto l’Oscar per la colonna sonora di The Social Network. Nel gruppo abbiamo un elemento come Leo Di Angilla, l’acquisto più recente, che suona le percussioni ma usa anche moltissi-mi samples che poi riproduce live. Insomma, è un modo perfetto di unire vecchio e nuovo, percussioni e iPad, per creare qualcosa di inedito».

Se vi capiterà di assistere a una delle prossime esibizioni live del gruppo – quando leggerete queste righe sarà appena ripartito il giro d’Italia a suon di musica -, non potrete sicuramente ignora-re anche solo il puro aspetto scenico della faccen-da, con i musicisti vestiti in maniera piuttosto… particolare! Ne sa qualcosa il bassista, inguainato in una tuta color oro, di cui ci racconta l’origine. «Sai cos’è successo? A un certo punto Lorenzo ha man-dato una mail a tutti per discutere appunto dell’aspetto scenografico, chiedendo a ognuno di noi di scegliere un personaggio mitico della propria adolescenza da poter incarnare sul palco. Io ci ho pensato un po’ su e poi ho scelto C1-P8, il robot di Star Wars. Da lì arriva la mia tuta dorata, dovevo cercare di assomigliare a lui e ricreare il personaggio sul palco (ride). L’idea era quella di imper-sonare dei supereroi, una cosa che non dista poi così tan-to dal mestiere di musicista. In entrambi i casi, spesso ci si deve mascherare e interpretare un ruolo ben preciso, noi abbiamo deciso di giocarci un po’ su. Riccardo ha il mito del lottatore di wrestling, Cristian quello di Capitan Harlock e così via, ognuno di noi ha dato vita al proprio sogno adolescenziale. Ogni concerto, prima di cominciare

a suonare, in camerino c’è un rito detto della “vestizione incredibile”».

TUTTA LA VITA IN TOURSe qualche riga fa Saturnino ci ha raccontato il segreto di una macchina da live rodata e perfetta, non si può sotto-valutare un altro aspetto fondamentale di tutta la carriera di Jovanotti, ovvero il divertimento puro e semplice. Il

gruppo sul palco ha l’aria complice di chi non smettereb-be mai di suonare, che sia al Forum di Assago o in un piccolo club. La musica è la benzina pura che fa girare il motore e quella non scarseggia mai: «Io ho un concetto molto americano della faccenda. Se ti scritturano per un musical, tu suoni o reciti per sei mesi ogni sera e sempre col massimo impegno. Ecco, per me è così, io non smette-rei mai di fare tour, starei sempre in giro. A volte gli amici fanno fatica a credermi, ma quando sono lì col mio basso e gli altri ragazzi del gruppo, io ritorno bambino. Non c’è niente altro che mi renda così felice».

Il suo strumento a quattro corde accompagna Lorenzo da oltre vent’anni, un sodalizio artistico e umano che la dice lunga sull’affiatamento dei due musicisti. Saturnino è presente anche durante il lavoro in studio e anche pri-

ma, nei momenti cruciali in cui le idee prendono forma. «è una grande fortuna, lo ammetto, mi sento spesso come un’ostetrica in sala parto, alle prese con la nascita di un bambino. Il bambino, ovviamente, è il disco finito e io cre-do di avere la responsabilità, assieme agli altri collaborato-ri di Lorenzo, di farlo nascere nel miglior modo possibile, perfettamente sano, per continuare col paragone del parto (ride). Quindi la fase di gestazione è molto lunga, Lorenzo

ci racconta le sue idee, ne discutiamo in manie-ra costruttiva, cercando di capire dove andare a parare e poi cominciamo a lavorarci in maniera intensa. Una volta nato, poi, tocca infine vestirlo, con un arrangiamento che sia consono. Alla fine, è fondamentale che sia contento Lorenzo, senza ri-pensamenti. Tieni anche conto che il suo livello di stress è molto più alto del nostro, perché il disco

esce a nome suo, ci mette la faccia e la credibilità artistica. Dopo Safari è stata dura, quell’album era stato un gran-de successo, ma credo che Ora sia un risultato ancora più incredibile!». Lorenzo, il capitano della squadra dunque, quello con la fascia al braccio, il fuoriclasse che risolve la partita ma che necessita di un team perfetto alle spalle per rendere al meglio. «Diciamo che il suo team se l’è creato alla perfezione scegliendo con cura in base alle sue sensa-zioni personali. Io ero un musicista sconosciuto quando mi ha sentito suonare dal vivo, ero appena arrivato a Mi-lano da Ascoli Piceno e avevo inciso le parti di basso di un disco di Gatto Panceri, non avevo certo un curriculum da poter mostrare in giro: abbiamo parlato tutta la serata dei nostri gusti musicali e, alla fine, mi ha invitato a suonare con lui in studio. Non me ne sono più andato…».

« Il segreto dietro a questo affiatamento sta anche nel fatto che tutta la band è composta da

persone di una generazione che considera l’elettronica come una vera meraviglia

e non come la nemica del rock »

DAL BAssOSaturnino Celani non è solo il bassista di Jovanotti...

Forse è il più “anziano” tra i membri della band di Jovanotti (presente in squadra fin dal 1991), la base su cui poggiano gran parte dei

pezzi del cantante. Saturnino, come ricorda anche lui stesso nell’intervista, è stato scelto proprio da Lorenzo poco dopo essere sbarcato a Milano dalla natia Ascoli Piceno. Turnista di lusso, il bassista e polistrumentista ha anche una parallela carriera solista, partita nel ‘95 con Testa di basso, e un lungo curriculum di collaborazioni, tra cui Mietta, Franco Battiato, Pino Daniele, Luca Carboni e Max Pezzali. è stato produttore del primo disco di Giovanni Allevi, 13 dita, dando la spinta a uno dei musicisti italiani di maggior successo degli ultimi anni, e recente-mente ha lavorato in studio con i bravi Bud Spencer Blues Explosion. Una piccola curiosità: nel 1998 ha partecipato come attore al (terribile) film degli 883, Jolly Blu, interpretando la parte del talent scout che scopre Max Pezzali!

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YES, WE BEN

è stato a Milano qualche giorno a metà maggio, in occasione dello showcase organizzato per promuovere il suo ultimo disco, Give Till It’s Gone. Incontrarlo è un’esperienza uma-na ancora prima che professionale. Magnetico, carismatico, mai presuntuoso, totalmente onesto, Ben Harper è la persona che vorremmo a governare il mondo. Avrebbe un consenso vastissimo. Più del suo amico Barack Obama.

ncontro Ben Harper a Milano, negli studi di Ra-dio Deejay, il mattino dopo l’esibizione con cui ha deliziato una platea di cinquecento fortuna-tissimi fan (organizzata dalla sua etichetta e da

Fnac). Generoso come sempre, l’artista californiano ha trasformato quello che doveva essere uno showcase in un concerto acustico, suonando quasi novanta minuti. «Pri-ma di tutto voglio prometterti che non ti chiederò nulla riguardo alla scelta di incidere un disco solista piuttosto che con una band e nemmeno della collaborazione con Ringo e Jackson Brown. Giuro». Sento il dovere di scu-sarmi per la tragicomica intervista a cui si è dovuto sot-toporre prima dello show, quando ha risposto alle stesse domande che un noto sito web gli aveva rivolto qualche ora prima. «Te ne sei accorto eh?». Non lo dice con sar-casmo, che sarebbe pure legittimo - molti altri artisti si sarebbero proprio incazzati. Lo dice pensieroso, come cercasse una spiegazione. Questo è Ben Harper.

Parliamo di Give Till It’s Gone. La tua musica non è mai stata così rock, neanche nel disco inciso due anni fa con i Relentless 7. Da dove arriva questa nuova at-titudine?Amo che il mio ultimo album venga definito rock perché è una parola che ha un significato molto vasto. Viene intesa diversamen-te da ogni singola persona, in quan-to ognuno di noi ha una diversa opinione di ciò che il rock rappresenta. I Rolling Stones sono rock, i Metallica sono rock. Talvolta si pensa subito alle chitarre distorte o alle batterie assor-danti. In questo disco ho messo canzoni che soddisfano la definizione di rock nella sua ampiezza. Brani pesanti come Clearly Severely e Do It For You, Do It For Us, accan-to a ballate come Feel Love - un brano senza fronzoli - e Pray That Our Love Sees The Dawn. E ancora pezzi che rap-presentano invece una gamma di sfumature intermedie, come Spilling Faith e I Will Not Be Broken. Credo che que-sto disco metta in discussione la concezione che general-mente le persone hanno del rock.

Hai scritto Rock’n’roll Is Free durante un concerto di Neil Young. Cosa ti ha ispirato?Neil stava terminando lo spettacolo con Keep On Rockin In The Free World e in quel momento ho avuto l’idea giu-sta per il brano. Lui cantava e tutto quello che sentivo

era “rock” e “free” e ancora “rock” e “free”. Mi è venu-ta l’ispirazione e ho iniziato a scrivere. Mi ci sono voluti quattro minuti e quando lui ha finito la sua canzone, io avevo già finito la mia.

Proprio commentando Rock’n’roll Is Free hai affer-mato che «il rock non è mai stato così libero». A cosa ti riferisci? Mi sembra che ultimamente il rock non sia soggetto alle mode o alle pressioni di chi lavora nella discografia. Sen-za un’etichetta alle spalle è difficile riuscire a pubblicare un album e distribuirlo in tutto il mondo. C’è bisogno di qualcuno che ti sostenga, io non sarei qui se non fos-se per la mia casa discografica. è molto importante che qualcuno di cui ti fidi si occupi del lato commerciale del tuo lavoro di musicista. Da solo non sarei riuscito a ven-dere una sola copia, non sono in grado di vendere nulla, non ne ho le capacità. Scrivo canzoni, suono la chitarra e vado in tour, non uso la calcolatrice. Detto questo, è mol-to importante che il business non influenzi il processo di scrittura delle canzoni e che non controlli la creatività dell’artista, cosa che ho visto succedere molto spesso. Mi sembra però che negli ultimi tempi i musicisti si stiano riprendendo la libertà di essere creativi.

Molte canzoni di Give Till It’s Gone parlano di come dovremmo essere e di come dovrem-mo comportarci in una visione ideale della vita. Metti a confronto ciò che è giusto

con ciò che è sbagliato, dove il giusto è l’Amore. Non ho mai considerato le mie canzoni in questi termini, ma non significa certo che tu non possa avere ragione. Però non ho mai pensato di dire alla gente cosa dovrebbe fare. C’è qualche brano in particolare che ti ha fatto pen-sare questo?

No, è tutto l’album e anzi è qualcosa che noto da sem-pre nelle tue canzoni. Non fraintendermi, non penso che tu voglia fare il maestrino presuntuoso. Anzi. Sem-plicemente scrivi, come si dice, con il cuore in mano e da questo viene fuori una visione della vita, del mondo, delle persone, molto chiara.Credo che ogni canzone debba stimolare delle reazioni nell’ascoltatore. Quando John Lennon ha scritto Straw-berry Fields Forever voleva sicuramente dirci qualcosa in particolare ma poi ogni ascoltatore ha dato un significato personale a quel brano, filtrandolo con le proprie espe-

di Daniele Salomone

I

« Il business discografico non deve controllare la creatività dell’artista. E’ accaduto spesso ma negli ultimi tempi mi sembra che i musicisti si

stiano riprendendo la libertà di essere creativi »

BenHarper

live 18/07 Lucca, 19/07 Roma, 20/07 Milano

I biglietti del tour di Ben Harpersono in vendita presso i negozi Fnac!

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rienze. Credo che i testi del mio nuovo disco parlino di emozioni in cui tanti possono ritrovarsi, o almeno così spero. Mi piace l’idea che questo lavoro possa essere il riflesso delle esperienze di molte persone e non solo delle mie. Poi, certo, si può anche affermare qualcosa con il testo di una canzone in modo molto chiaro senza risultare arroganti.

Quindi una canzone può insegnare qualcosa?Credo di sì. A patto che chi la scrive non lo pretenda e parta dalla narrazione. Parliamo per esempio di Don’t Give Up On Me Now (primo singolo di Give Till It’s Gone, nda). Non era mia intenzione insegnare nulla, semplicemente volevo comunicare le sensazioni che ho provato in un determinato momento. è questo l’importante ed è così che un messaggio arriva a destinazione. Non fa differenza che si tratti di Lon-don Calling o di qualsiasi altra canzone, quel che conta è la sincerità dei sentimenti. Poi ci sono anche pezzi che hanno un significato più evidente. Prendiamo With My Own Two Hands. Potete interpretarla come meglio ritenete, ma l’idea è precisa e chiara: posso cambiare le cose che non funzionano solo con le mie forze. Le canzoni lanciano messaggi all’ascoltatore in modo diverso, ma l’unica cosa fondamen-tale è riuscire a raggiungere una sintonia emotiva con chi ascolta.

Give Till It’s Gone è il tuo decimo album. Cos’è cambiato rispetto al primo? Forse scrivi o vivi la musica in modo diverso? è cambiato quello che deve cambiare in una persona che vuole cre-scere. è solo espandendo e allargando i nostri orizzonti che le nostre creazioni si evolvono. Il modo in cui scrivo musica è invece rimasto esattamente lo stesso. Sono abbastanza convinto che si potrebbe cre-dere che Give Till It’s Gone sia il mio primo album e Welcome To The Cruel World l’ultimo. La mia carriera avrebbe comunque un senso. E

non credo che molti musicisti possano dire la stessa cosa.Il legame tra Ben Harper e il pubblico è sempre stato molto for-

te, ma oggi mi sembra ancora più solido. Per esempio durante lo showcase di Milano ti ho sentito dire che sei “finalmente in grado di apprezzare ogni singolo volto” davanti a te. è così ed è tutto dovuto a una mia maturazione personale. Sai, credo che prima o poi si raggiunga un momento in cui i piatti della bilancia sono in equilibrio perfetto: da una parte abbiamo tutto il nostro pas-sato, dall’altra il futuro, e hanno più o meno lo stesso peso. Una volta giunti a questo punto, entrambi i piatti della bilancia possono essere analizzati abbastanza chiaramente. Ecco, per la prima volta in vita mia mi sento in grado di vedere il futuro nitidamente, tanto quanto le esperienze che ho avuto in passato. E questo, anche se non so per quale motivo, mi ha portato ad apprezzare maggiormente quello che sono, quel che ho dovuto passare per arrivare fino a qui e tutto quello che accade intorno a me.

Guardando indietro, hai dei rimpianti? Intendo musicalmente, non voglio entrare nella tua vita privata.Ho rimpianti, certo. Riguardano la musica come il mio privato. Al-cune cose le avrei potute fare diversamente, altre in modo migliore. Credo che nessuno dopo venti anni trascorsi nel settore discografico possa dire di non avere alcun rimpianto, anche se devo ammettere che ho avuto talmente tante soddisfazioni che penso poco al resto.

Visto che hai sempre supportato Obama, non posso fare a meno di chiederti se sei d’accordo con lui quando dice che, dopo l’uccisio-ne di Osama bin Laden, viviamo in un mondo più sicuro. Ci sono davvero stati momenti della nostra storia in cui l’uomo si è

« Una canzone può insegnare qualcosa a patto che chi la scrive non lo pretenda e parta dalla narrazione. L’unica cosa fondamentale è riuscire a raggiungere

una sintonia emotiva con chi ascolta »

BenHarper

Ben Harper

TheDiscographyLa discografia completa dell’artista statunitense.

2003 Diamonds On The Inside

1999 Burn To Shine

1997 The Will To Live

1995 Fight For Your Mind

1994 Welcome To The Cruel World

1992 Pleasure And Pain

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LIVESTYLE

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potuto sentire al sicuro? Se così fosse, vorrei poterli im-mobilizzare in un fermo immagine, riprodurli e conser-varli per il futuro. Non capisco la razza umana, proprio per niente, me stesso incluso. Non riesco a vedere le ra-gioni che ci spingono alla guerra, non capisco la posi-zione che ci siamo arrogati all’interno del regno animale. Pensando a tutto questo non riesco a sentirmi partecipe di quello che accade intorno a me. Non ti capita mai di dare uno sguardo a quel che succede nel mondo in modo più realistico? Non ti capita mai di guardarti attorno, fare un respiro profondo, e chiederti se sei finito sul pianeta sbagliato? è davvero questo quel che meritiamo e con cui siamo stati lasciati a confrontarci? Non lo so. Però siamo qui e non ci resta che sistemare le cose giorno per giorno. Non mi piace parlare in assoluto, non porta da nessuna parte. Le certezze sono un bluff secondo me.

Possiamo vivere in un mondo migliore?Me lo chiedo anche io, me lo chiedo davvero. Credo che qualsiasi essere umano possa fare qualcosa per vivere meglio in questo mondo e migliorarlo. Tutti potremmo. Tutti, anche se è complicato. Spesso gli avvenimenti più negativi e difficili da sopportare restano indelebilmente impressi nelle menti, e quelli positivi vanno ad aggiun-gersi a essi. Credo che in questo la vita sia davvero in-giusta. è tutto così frustrante. Prendiamo le relazioni e la vita amorosa. Puoi vivere tre mesi stupendi in cui pensi “Ah, l’amore è la cosa più bella del mondo!” ma poi, dopo un litigio, è come se quei tre mesi non fossero mai esistiti. Non so come mai ci siamo evoluti in questa direzione, ma è cosi. Non dobbiamo smettere di lottare per migliorare le cose.

Qual è il tuo giudizio su Obama dopo quasi tre anni di presidenza?Ha riportato alla ribalta il decoro e il contegno e credo che per questo abbia fatto un ottimo lavoro. Non lo in-vidio, come non invidio qualsiasi capo di stato. Ma ciò che è stato in grado di fare allo spirito di una nazione, e di tutto il mondo in un certo senso, è davvero incredibile considerando il casino che ha ereditato. Il mio non vuole essere uno spot elettorale, ma credo che abbia fatto un la-voro incredibile. E a chiunque non è d’accordo si devono semplicemente mostrare i fatti. Le trame politiche sono estremamente complesse, ma lui ha certamente rappre-sentato una boccata di aria fresca e lo si capisce vedendo-lo lavorare. Probabilmente sarà la personalità politica di maggiore importanza dei prossimi cento anni.

Non mi piace fare fotografie con gli artisti. Lo trovo ri-dicolo, oltre che un fastidioso rituale che serve solo per soddisfare il gusto del feticcio che solitamente attanaglia i fan. Non l’ho mai fatto in questi anni e pensavo che non sarebbe accaduto nemmeno stavolta. Anzi non ci pensa-vo proprio. E invece, finita l’intervista ne ho come sentito il bisogno. Mi sembrava che una foto potesse chiudere perfettamente il cerchio, cristallizzando un’esperienza che è stata soprattutto umana. Adesso quello scatto, or-rendo, con i colori pessimi che solo i flash delle macchine digitali sono in grado di tirare fuori, è sul desktop del mio computer e da lì non si muoverà. Una sorta di santi-no. Ben for president!

« Non ti capita di chiederti se sei finito sul pianeta sbagliato? Se è questo quel che meritiamo e con cui dobbiamo confrontarci? Però siamo qui

e non ci resta che sistemare le cose giorno per giorno »

Ben Harper

BenHarper

2004 There Will Be A Light

2006 Both Sides Of The Gun

2007 Lifeline 2009 White Lies For Dark Times

2011 Give Till It’s Gone

C

M

Y

CM

MY

CY

CMY

K

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ROCK’N’FASHION

The SumnersCome suo padre Gordon, meglio conosciuto come Sting, anche Coco Sumner ha fatto della musica la sua vita. è cantante e leader degli I Blame Coco, for-mazione inglese che si è fatta conoscere quest’inverno con il disco d’esordio The Constant. E come il papà, anche Coco è già diventata un icona di stile.

Coco Sumner

a cura di Marianna Maino

ONSTAGE 50 LUGLIO

Al e Ro: realizzato interamente con un materiale elasticamente deformabile, costo occhiale con all’interno 2 lenti intercambiabili, € 65

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are magic

Page 27: Onstage Magazine luglio 2011

ROCK’N’FASHION

La reunion dei Take That non è stata completa finchè nel gruppo non è rientrato anche Robbie Williams, che nel periodo passato lontano dai suoi band-mate è diventato una star. Golden boy del pop britannico, Robbie incarna perfettamente il prototipo dell’uomo inglese.

Robbie Williams

a cura di Marianna Maino

ONSTAGE 52 LUGLIO

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Wear that

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Eastpak: zaino Padded Pak’r, prodotto icona del brand è uno zaino zippato realizzato in denim dai diversi lavaggi, con grande tasca frontale e spallacci imbottiti, € 75

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delle infradito in gomma mescolata a re-sidui di tela, con punta in gomma

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Page 28: Onstage Magazine luglio 2011

Iprimi tre dischi di un artista ne delineano in manie-ra esaustiva la carriera: col primo ci si presenta e si tasta il terreno, il secondo è l’album della conferma,

il terzo del consolidamento. Il quarto, invece, viene spesso considerato quello della maturità in cui l’artista in questio-ne, raggiunta la piena coscienza del pro-prio linguaggio espressivo, ha l’oppor-tunità di sperimentare, guardare oltre, e l’occasione per regalarci dei classici da ascrivere nella storia della musica. Il quarto lavoro di Be-yoncé Knowles, intitolato per l’appunto 4 (il primo senza la produzione del padre, però), è un lavoro pregevole che venderà forse ancor più copie del predecessore I Am... Sasha Fierce del 2008, grazie a singoli infallibili come il combat-r&b di Run The World (Girls) e il pop aureo di Best Thing I Never Had, ma che non sposta di una virgola ciò che sapevamo di lei e molto probabilmente non cambie-

rà le sorti del pianeta. Questo, nonostante 4 non manchi di nulla - sonorità curatissime e attuali, canzoni prodot-te dai numeri uno del settore (The-Dream, Diplo, Kanye

West) - e sia dominato dall’incredibile voce di Beyoncé, sempre più sicura e versatile. Dei settantadue nuovi bra-ni presentati alla casa discografica, ne sono stati scelti do-dici a comporre una scaletta azzeccata e piacevole, che non brilla però di originalità e in cui a volte l’omaggio sfiora il citazionismo. Si apre con una 1+1 che sembra la sorella minore di Natural Woman di Aretha Franklin can-tata da Whitney Houston, per proseguire con Rather Die

Young e Love On Top che potrebbero essere degli inediti del compianto Jacko, fino ad arrivare a omaggiare (vo-lontariamente o meno, chi lo sa) Lionel Ritchie con il rit-

mo afro e la sezione fiati di End Of Time. Non serve a dare un valore aggiunto al disco neanche la doppia ospitata d’ec-cezione di Kanye West e Andre 3000 in Party, un brano che suona talmente tan-to west coast hip-hop che ci si stupisce del perché il featuring non sia di Snoop

Dogg o di Warren G. L’ascesa di Beyoncé e la sua gloriosa carriera trarranno giovamento da questo lavoro, ma dal mio punto di vista è un’occasione mancata. La Knowles è di certo un’artista interessante, ma non si è ancora ca-pito chi sia veramente. Il rimpianto è che l’ex single lady pare intenzionata ad adeguarsi a fare quello che fanno tutte le sue colleghe, pur continuando a farlo meglio e con più classe.

Musica, cinema, videogames, libri

WHAT’SNEW

Niente di nuovo all’orizzonteè forse il pericolo maggiore per un cantante, quello di non riuscire a evolversi e restare imprigionato nel proprio personaggio. Quello che è successo alla bellissima Beyoncé, stando alle notizie che provengono da 4, suo ultimo lavoro.

di Emanuele Mancini

Il mese più cal-do dell’anno

vede il ritorno della bellissima Beyoncé, oltre che di altri nomi grossi come Depeche Mode, Incubus, Blon-die, Jarabe De Palo, Kaiser Chiefs, Don Joe & Shablo, Statuto & Friends

Cinque pellico-le da non per-

dere anche per luglio: I pinguini di mister Popper, Diario di una schiappa, Kung Fu Panda 2, In The Market e Come ammazzare il capo e vivere felici.

Appassionati di videoga-

mes qui c’è pane per i vostri denti con tre fantastici titoli all’insegna della pura avventura: Dungeon Siege III, Hunted: The Demon’s Forge e Alice: Madness Returns.

La rubrica dei libri punta

stavolta a farvi gode-re le vostre vacanze sotto l’ombrellone. Tre titoli: Atlante Illustrato del calcio ‘70, Mama Tandoori e la biografia dei Marlene Kuntz.

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Dei settantadue nuovi brani presentati alla casa discografica, ne sono stati scelti dodici a comporre una

scaletta azzeccata e piacevole, che non brilla però di originalità e in cui a volte l’omaggio sfiora il citazionismo.

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Beyoncé 4 (Sony) H H H H H

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WHAT’S NEW

Kaiser ChiefsThe Future Is Medieval (Polydor/Universal)

H H di Claudio Morsenchio

Sgombriamo il campo da dubbi. Il ritorno dopo tre anni dei Kaiser Chiefs è media-mente deludente. Molto impegno nella

scrittura, nella ricerca dell’innovazione, nella costante ricerca di percorsi meno commerciali e piacioni. Alla fine purtroppo però, il risultato è un lavoro con poco corpo e poca anima, che diso-rienta anche la band stessa, votata più a far parlare di sè che a scrivere pezzi coinvolgenti. Manca soprattutto la spensieratezza dei singoloni che ne ha caratterizzato il successo negli scorsi la-vori e che ha facilitato più volte i consensi del pubblico. Il mezzo voto in più va solo alla mirata azione di marketing che consente al fan di crearsi l’album che preferisce tramite il loro sito ufficia-le, scegliendo fra più canzoni rispetto a quelle pubblicate sul cd e, ovviamente, a un costo minore. Ormai la scuola Radiohead ha sensibilizzato molti artisti sul modo di comunicare e vendersi in rete. I Kaiser Chiefs l’hanno capito, ora servono le canzoni.

Temevo che sarebbe successo ma non pensavo così. Evi-dentemente è stato meno complesso del previsto con-vincere gli Incubus che quel bel visino di Brandon Boyd

non poteva restare appannaggio di qualche sudato maschietto rockettaro. Troppo ampio e remunerativo il mercato femminile under 20 per non dargli in pasto uno dei più affascinanti fron-tman in circolazione. Ci sono voluti cinque anni – tanto è passa-to dal precedente lavoro Light Grenades – per portare a termine l’operazione, anticipata da un titolo che pare una dichiarazione a portafogli aperto. Il nuovo disco degli Incubus è un polpetto-ne fatto di ballate strappalacrime, canzoncine e coretti parroc-chiali. Giusto un paio di passaggi decenti. Credo che la libertà artistica sia un diritto fondamentale di qualunque musicista, ma rinnegare il passato come hanno fatto i californiani con If Not Now, When? è oltremodo oltraggioso. Nei confronti della propria storia e di tutte quelle persone (e non sono poche) che hanno seguito la band in questi anni. Mi chiedo con quale coraggio si presenteranno ai festival - ammesso che li invitino - di cui in un’altra vita sono stati persino headliner.

Guè PequenoIl Ragazzo d’Oro (Universal)

H H H di Andrea “Teskio” Paoli

Dopo una serie di mixtape, ecco il primo disco solista ufficiale di Cosimo Fini AKA Guè Pequeno, talentuoso rapper dei Club

Dogo. Uscito in contemporanea con Thori & Rocce (la recensione su queste stesse pagine), Il Ragazzo d’Oro dimostra ancora una volta l’incredibile abilità di Guè nella scrittura e nelle rime. Ac-canto a lui, oltre al solito Don Joe, una lista di produttori e ospiti d’eccezione. Rispetto al suo solito lavoro coi compagni di sem-pre, qui i testi di Guè si fanno più cinici e taglienti, alternando critica a episodi più leggeri. Interessante il brano simil-italodi-sco di XXX pt.1, così come il singolo-anthem Giù il Soffitto (qui la rima migliore che tira in ballo l’Euro...), la titletrack con un sorprendente Caneda e Il Blues del Perdente che ricorda - soprat-tutto nel beat di Shocca – atmosfere alla Neffa.

Don Joe & ShabloThori & Rocce (Universal)

H H H Hdi Andrea “Teskio” Paoli

Ci sono proprio tutti qui. I migliori pesi massimi del rap italiano - circa una quaran-tina! - riuniti in un solo disco prodotto da

due dei beatmaker più bravi sulla piazza: Don Joe (Club Dogo) e Shablo. Titolo appropriato Thori & Rocce (inutile spiegarvi il gioco di parole, l’avete già capito!), vista la levatura degli artisti in campo. Suono e beat sono molto freschi e internazionali, così come le rime, ed è quindi difficile stabilire quale sia l’episodio migliore del pacchetto. Sicuramente notevole la posse track in apertura, Le leggende non muoiono mai, con Fabri Fibra, Jake la Furia, Noyz Narcos, Marracash, Guè Pequeno, J-Ax e - strano ma vero - Francesco Sarcina, frontman de Le Vibrazioni. Bravi anche i rapper più giovani – Gemitalz, Johnny Marsiglia – men-tre stupisce la performance dei napoletani Co’Sang, qui per la prima volta impegnati a rappare in italiano invece che nel solito dialetto napoletano. Insomma un’ottima fotografia di una scena hip hop più frizzante e in forma che mai.

Hot List

Dieci brani della playlist diMAURO MICLINI

Esordisce nel settembre 2000 con il programma Mixing For You all’interno del “Deejay Time” fino all’estate 2003. Dal gennaio 2008 conduce Sunday Morning dalle 4 alle 6 della domenica mattina.

The Golden Age The Asteroids Galaxy Tour Fruit (2009, I.E. Music Ltd) Shimbalaie Maria Gadù Shimbalaie (2009, Som Livre) (Vivere) Riviera Life Caro Emerald feat. Giuliano Palma (Vivere) Riviera Life (2011, Grandmono Records) Party Rock Anthem Lmfao Party Rock Anthem (2010, Polydor Associated Labels) Hi-A Ma (Pata Pata) Milk & Sugar feat. Miriam Makeba Hi-A Ma (Pata Pata) (2011) Sweat Snoop Dogg (David Guetta RMX) Sweat/Wet (2011, Priority) Save The World Swedish House Mafia Save The World (2011, EMI UK) Danza Kuduro Don Omar Fast and Furious 5 - Rio Heist (2011, Universal Music) Mr. Saxo Beat Alexandra Stan Mr. Saxo Beat (2011, e2) Domenica da coma J-AX Domenica da coma (2011, Best Sound)

Musica

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ONSTAGE 57 LUGLIO

WHAT’S NEW

Big TalkBig Talk (Epitaph)

H H di Marcello Marabotti

A marzo Ronnie Vannucci aveva dichiarato che i Killers volevano prendersi tempo per

il nuovo album. Lì in molti pensarono che forse la band voleva preparare un grande progetto; altri, in-vece, dissero che il gruppo si stava sciogliendo, tra-endo supposizioni nella notizia circolata a febbraio: il batterista della band americana sta registrando il suo primo disco solista, Big Talk. Se i Killers si scioglieran-no o meno non lo sappiamo, ma possiamo dirvi che l’album, prodotto dallo stesso Ronnie e da Joe Chi-carelli (The Strokes, My Morning Jacket) e mixato da Alan Moulder (U2, Foo Fighters), presenta 12 tracce di guitar pop che ricordano da vicino il suono della band di Brandon Flowers, senza imprimere un valido motivo per essere ascoltato. Insomma, Ronnie non è Dave Grohl.

Nell’attesa che il gruppo di Basildon torni in studio per registrare nuove canzoni, ecco giungere per la gioia dei fan la seconda par-

te di Remixes, sorta di rimaneggiamento in versione “club” dei loro brani, il cui primo capitolo fu rea-lizzato nel 2004. Urge subito segnalare la novità più eclatante, ovvero il ritorno dietro la consolle di Vince Clarke e Alan Wilder, due membri storici dei Depeche Mode. I risultati però - ahimè - sono differenti. Se per Clarke, infatti, il remix di Behind The Wheels porta una sorprendente ventata d’aria fresca a un brano già di per sé eccezionale, Wilder su In Chains, nonostante le atmosfere dark siano simili a quel capolavoro che fu Songs Of Faith And Devotion ma complice la mancanza

di una cassa adeguata, lascia abbastanza indifferenti. Per il resto, il “thumpthump” abbonda più che mai e, seppur il materiale sia davvero tanto, soprattutto nel-la versione a 3 CD, non tutti i remix sono all’altezza della situazione. Su tutti spiccano il singolo Personal Jesus manipolato da Tor Hermansen (Stargate), in ro-tazione radiofonica già da aprile, Everything Counts di Oliver Huntemann & Stephan Bodzin, Never Let Me Down Again di Eric Prydz e Puppets di Royksopp. In-somma un disco interessante come il primo Remixes, ma soprattutto utile per aver riavvicinato i Depeche Mode a quel genio di Clarke, il quale prossimamente lavorerà ancora con Martin Gore per un disco tutto techno.

Statuto & FriendsUndici (Sony)

H H H di Guido Amari

Il rapporto tra gli Statuto, la più longeva e conosciuta mod-ska band nostrana, e la loro

città d’origine, Torino, è sempre stato ricca di con-traddizioni. Odio e amore in egual misura, tra l’at-taccamento, anche fisico, ad alcuni luoghi – Piazza Statuto appunto, ma anche la curva Maratona – e una disaffezione verso le politiche artistiche locali che si traduceva nell’autoesilio dai palchi cittadini durato dal 2004 fino a qualche mese fa, quando il quartetto ha deciso di ritornare con un concerto ricco di amici e ospiti. 24 pezzi in totale - compreso l’ine-dito Troppo lontana - raccontano una storia lunghissi-ma e personale, fatta di coraggio e grande musica, a cui partecipano Nikki, Paolo Pulici, Righeira, Ron e i Gang. Una certificazione della bontà degli Statuto, insomma…

Jarabe De Palo ¿Y Ahora Qué Hacemos? (Carosello Records)

H H di Marcello Marabotti

“Adesso che facciamo?”. Il titolo dell’ul-timo album degli Jarabe De Palo è piut-tosto indicativo, perché il gruppo spa-

gnolo sembra esser rimasto intrappolato nelle due storiche hit La Flaca e Depende. La simpatia e l’allegria che contraddistin-guono il loro suono rimane piacevole, è forte però la sensazio-ne che qui gli Jarabe provino a portare la barca a riva, senza dare la remata decisiva. Neanche La Quiero A Morir, il duetto con Francesco Renga - che segue la tradizione del gruppo di duettare con cantanti nostrani inaugurata con Jovanotti - rie-sce a entusiasmare. Le ballate estive riempiono la tracklist; se l’ascoltate mentre tornate dalla spiaggia è un piacevole sotto-fondo. Ma, a quindici anni dal primo album, Pau Dones e soci cercano la risposta che possa segnare l’intero progetto senza trovarla perché, dopo l’ascolto, rimane solo la domanda.

Death Cab For CutieCodes And Keys (Atlantic/Warner)

H H H H di Claudio Morsenchio

è palese che alcune band hanno talmen-te tante cose da dire che non basterebbe un triplo album. I Death Cab For Cutie

sono il gruppo che tutti vorrebbero amare. Semplici, a volte solari, a volte introspettivi, con un suono che scorre senza ca-dute di tono, con il magnetismo delle tastiere che rende tutto più fluido e pop. Con la produzione del sapiente Alan Moul-der, specializzato nell’uso dell’elettronica in poche ma deci-sive occasioni, il lavoro coinvolge tutto d’un fiato, dall’inizio spiazzante di Home Is A Fire, fino alla bucolica Stay, Go Dan-cing. Il mondo indie che racconta la band di Ben Gibbard oggi, è contaminato dal successo di una band affermata che resta fedele alle sue radici, ma che con consapevolezza e idee, ren-de attuale e accessibile suono, liriche, contenuti e atmosfere.

BlondiePanic Of Girls (Eleven Seven/EMI)

H H di Stefano Gilardino

Hanno più vite dei gatti i Blondie, morti e risorti più di una volta e sempre con ottimi risultati di vendita, se non arti-

stici. Mancavano dal 2003 e, con tutto il bene che vogliamo a Debbie Harry e compagni (degli originali solo il fido Chris Stein e Clem Burke), non se ne sentiva una mancanza inso-stenibile. Panic Of Girls, disponibile in anteprima in una bel-la versione licenziata da Classic Rock accompagnato da un bellissimo magazine celebrativo di 132 pagine, poster e altre chicche, è un lavoro discreto ma che nulla toglie o aggiunge a una carriera gloriosa e che ha già espresso tutto il suo meglio. Qualche zampata di classe qua e là e poco altro, compreso un paio di cali di tensione davvero al limite dell’imbarazzo, con il pessimo reggae di Girlie Girlie come punto più basso dell’al-bum. Altro che Heart Of Glass o Atomic…

Musica

ONSTAGE 56 LUGLIO

Depeche in da clubTre interi cd di remix per i padrini del techno-pop. Il risultato finale è appagante…

Depeche Mode Remixes 2 81-11 (Mute/EMI) H H H H H

di Andrea “Teskio” Paoli

Come distruggere la propria credibilità artistica con un solo, pessimo disco? Chiedetelo agli Incubus.

di Gianni Olfeni

Autosputtanamento

Incubus If Not Now, When? (Sony Music) H H H H H

Page 30: Onstage Magazine luglio 2011

La scuola media è la più grande idio-zia che sia mai stata inventata. Almeno stando a quel che dice Greg Heffley, studente di scuola media alle prese quotidianamente con bulli, imbecilli e professori scadenti. Senza contare che persino trovare un posto in sala mensa può diventare un’impresa. Un elenco di buoni propositi è quanto escogita Greg per non soccombere, ma tutto sembra inutile. Decide così di mette-re per iscritto tutte le sue (dis)avven-ture in un confidenziale “giornale di bordo”. Dal fenomeno editoriale di Jeff Kinney, escono i primi due film (il secondo in sala dal 5 agosto) tratti dalla serie di libri e adattati con mol-ta ironia tra live-action e animazione. Da adesso i problemi di chi frequenta la scuola media non saranno più presi sottogamba.

Ispirato a fatti realmente accaduti. Da-vid, Sarah e Nicole sono in viaggio in auto per raggiungere il concerto della loro rock band preferita. Non imma-ginano minimamente quanto meglio avrebbero fatto se fossero rimasti a casa. Vengono rapinati rimanendo isolati, senza soldi e senza mezzi per poter avvisare la polizia. Decidono di nascondersi in un mattatoio vicino per trascorrere la notte. Quello che non sanno è che in quel posto non si macella solo carne animale. Coraggio-so horror low budget tutto italiano di una squadra di ragazzi che ha lottato fino allo stremo delle forze per farlo arrivare in sala. Questo è già un rag-guardevole risultato che andrebbe premiato andando a vedere il film. Gli effetti speciali sono del maestro Sergio Stivaletti.

Il panda Po, doppiato in italiano da Fabio Volo come nel primo episodio, ha realizzato il sogno di diventare un Guerriero Dragone, scampando così ad un futuro davanti ai fornelli a cu-cinare noodles. Ora vive proteggendo la Valle della Pace con suoi amici e colleghi guerrieri Tigre, Gru, Mantide, Vipera e Scimmia, noti come I Cinque Cicloni. Ma la tranquillità della Valle è nuovamente minacciata da un terribile nemico. Costui progetta di conquistare la Cina e distruggere il kung fu grazie a un’inarrestabile arma segreta, ma non ha fatto i conti Po, i Cicloni e il maestro Shifu. Il primo film ebbe un successo sconfinato e questo secondo capitolo non ha alcuna intenzione di essere da meno. Non si registrano delusioni, Po è un panda vincente.

L’unica cosa che può risollevare Nick (Jason Bateman), Kurt (Jason Sudeikis) e Dale (Charlie Day) dalle loro grigie giornate è vedere i rispettivi capi umi-liati, schiacciati e sepolti nella polvere. Lasciare il lavoro non se lo possono permettere, ma l’oppressione quotidia-na che subiscono deve finire. Con gli incauti consigli di un ex truffatore (Ja-mie Foxx) architettano un piano infalli-bile per togliere di mezzo quei tiranni. Il problema è che ogni piano infallibile perché sia efficace, deve essere conge-gnato da menti infallibili. E non è il loro caso. Gradevole commedia che regge grazie al talento comico degli attori. Inoltre, vedere recitare sopra le righe gente come Jennifer Aniston, Kevin Spacey e Colin Farrell vale il prezzo del biglietto.

Diario di una schiappaUsa, 2010, 94 min. Cast: Zachary Gordon, Chloe Mo-retz, Steve Zahn, Rachael Harris di Thor Freudenthal

critica H H pubblico H H H

In The MarketItalia, 2009, 88 min. Cast: Ottaviano Blitch, Marco Martini, Elisa Sensi, Rossella Caiani, Eleonora Stagi di Lorenzo Lombardi

critica H H pubblico H H H

Kung Fu Panda 2Usa, 2011, 91 min. Voci originali di: Jack Black, Angelina Jolie, Dustin Hoffman, Jackie Chan, Gary Oldman, Jean Claude Van Damme di Jennifer Yuh

critica H H H H pubblico H H H H

Come ammazzare il capo e vivere feliciUsa, 2011, 100 min. Cast: Jason Bateman, Charlie Day, Jason Sudeikis, Jennifer Aniston, Colin Farrell, Jamie Foxx, Kevin Spacey di Seth Gordon

critica H H H pubblico H H H

WHAT’S NEWCinema

ONSTAGE 58 LUGLIO

I pinguinidi Mister Popper Usa, 2010, 95 min.

Cast: Jim Carrey, Carla Gugino, Angela Lansbury, Philip Baker Hall

di Mark Waters

critica H H Hpubblico H H H H

IJim Carrey torna alla commedia per fa-miglie senza perdere il suo istrionismo, o meglio, usandolo con parsimonia per il suo personaggio. Tom Popper è un uomo d’affari che non ha alcuna idea di quali siano le cose che davvero contano nella vita. La sua scala di priorità è destinata a cambiare quando riceve in eredità una cassa con due pinguini che si moltiplica-no rapidamente. L’appartamento di New York dove vive si trasforma in un parco

giochi invernale, mentre la sua vita di-venta un inferno. L’impiego di veri pin-guini imperatori, oltre a quelli artificiali e telecomandati, ha costretto Carrey e la troupe a lavorare in un teatro di posa refrigerato dove è stato ricostruito l’ap-partamento. Questo non ha minimamen-te limitato la performance dell’attore. Il film è tratto dall’omonimo romanzo per bambini di Florence e Richard Atwater pubblicato per la prima volta nel 1938.

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Page 31: Onstage Magazine luglio 2011

WHAT’S NEWVideogames

Dungeon Siege III (Obsidian)

Disponibile per: X-Box 360/Ps3 Genere: Action/RPGH H H

La saga di Dungeon Siege af-fonda le sue radici nel 2002, quando il primo episodio ap-parve sugli scaffali dei negozi ad esclusivo appannaggio dei

giocatori muniti di mouse. Tre anni dopo la stessa sorte toccò al follow-up, e il motivo è presto spiegato: le carat-teristiche del gioco (a metà tra azione e gioco di ruolo) e il sistema di comandi rendevano naturale – se non quasi obbligato – lo sviluppo del titolo per Pc. Ma l’ultima gene-razione di console ha saputo dimostrare di essere in grado di valicare certi limiti, rendendo possibile la fruizione di alcune famiglie di videogiochi in precedenza riservate al

pubblico bravo a destreggiarsi a colpi di punta e clicca; ecco quindi l’esordio di Dungeon Siege su Xbox 360 e PS3, sponsorizzato da Square Enix (Final Fantasy) e sviluppa-to da Obsidian (artefice del recente Fallout: New Vegas). è tempo quindi di afferrare i nostri fidi joypad, decidere la classe del personaggio che controlleremo (scegliendo tra mago, guerriero e una sorta di ibrido capace di utilizzare sia la magia che le armi) e di tuffarci nell’esplorazione dei dungeon disseminati nel regno di Ehb, da sempre scena-rio delle vicende della serie. Nonostante l’accento ricada esplicitamente sull’aspetto più “action”, nel corso del no-stro cammino incorreremo nelle classiche dinamiche dei giochi di ruolo, che comprendono nell’ordine: 1-lunghe

vasche esplorative alla ricerca degli oggetti più fighi e mi-steriosi 2-ponderate decisioni a riguardo di quali incarichi secondari valga la pena eseguire 3-l’immancabile prati-ca del “grinding” (che in sostanza significa guadagnare punti esperienza per aumentare di livello il proprio per-sonaggio in modo tale da non arrivare impreparati alla prossima missione). Qualcuno potrebbe trovare il tutto troppo ripetitivo, ma questo è un difetto praticamente impossibile da eliminare negli RPG; anzi, una volta pas-sata la soglia dell’assuefazione il problema diventa farne a meno quando si termina l’avventura, soprattutto se il sistema di potenziamento è – come in questo caso – così ben congegnato.

M. Coppola - A. PiccininiAtlante illustrato del calcio ‘70 (ISBN)

Prima dell’avvento di Silvio Berlu-sconi, prima del calcio spettacolo, prima degli sceicchi, prima di tutto

ciò esisteva un calcio italiano anni 70 fatto di calciatori simbolo (Rivera, Mazzola, Riva) e di squadre irripeti-bili come il Torino dei gemelli del gol Pulici e Graziani o il Cagliari campione d’Italia. In questo splendido libro, che arrivo dopo il volume dedicato agli 80, po-trete rivivere attraverso le immagini un tempo ricco di magia, in cui il calcio ci pareva solo poesia e passione.

Ernest Van Der KwastMama Tandoori (ISBN)

Con i dovuti paragoni, Mama Tandoori potrebbe essere un versione aggiorna-ta al nuovo millennio di Il Budda delle periferie di Hanif Kureishi, in cui si

trattava con grazie e umorismo il tentativo di integra-zione razziale in un paese come l’Inghilterra dei 70. Er-nest Van Der Kwast, invece, racconta la storia della sua famiglia, in particolare di sua madre Veena, emigrata da Bombay all’Olanda e sposata con uno studente di medicina. Una commedia molto divertente, ricca di personaggi indimenticabili.

Elisa OrlandottiMarlene Kuntz. Un rampican-te del cuore in dirittura finale (Arcana) Sono uno dei gruppi più amati del pa-norama rock italiano, attivi da 20 anni

e con alle spalle una ricca discografia. A una formula musicale che si è evoluta dal noise alla Sonic Youth degli inizi fino al repertorio più rock degli ultimi al-bum - i MK hanno sempre impressionato per le liriche di Cristiano Godano, passate al setaccio in questo bel libro di Elisa Orlandotti, dedicato a quelli che vogliono scoprire il mondo degli autori de Il Vile e Catartica.

L’esordio di InXile nel mondo delle console di ultima generazione non può che essere accolto con curiosità e aspettative di un certo rilievo. Questa è la storia di una coppia di eroi che vaga per un mon-do dalle tinte fantasy cercando lavoretti di poco conto per racimola-re un po’ di quattrini. In seguito all’incontro con la fantomatica don-na dei sogni di Caddoc, E’Lara fa un bel danno e rompe un sigillo maledetto: da quel momento in poi sono demoni come se piovesse.Il modo in cui approcciamo le valanghe di nemici che ci si parano

davanti non è irrilevante: nonostante sia Caddoc che E’Lara abbiano la possibilità di attaccare sia da vicino che da lontano, i muscoli e la resistenza fisica del primo lo fa-cilitano nella lotta in mischia, mentre l’esile corpicino e la padronanza dell’arco della seconda suggeriscono di evitare scontri diretti in favore di combattimenti a distanza. Inoltre i livelli sono disseminati di rompicapo che possono essere risolti esclusivamente attraverso la cooperazione tra i due personaggi principali.

Come non provare simpatia per un personaggio che sentenzia: “Mi piacerebbe essere il prossimo Walt Disney, solo un poco più perfido”? L’eccentrico in questione si chiama American McGee, ed è noto per avere lavorato a giochi mitici come Quake e Doom e per essersi poi buttato anima e corpo nel progetto che più gli stava (e sta) a cuore. La sua Spicy Horse nel 2000 dà vita ad American McGee’s Alice, una rilettura in chiave horror-pop del paese delle meraviglie dipinto da Lewis Carroll; nonostante una semplicità

di fondo evidente, il titolo viene accolto con entusiasmo. 11 anni dopo, il follow-up si macchia di simili difetti e si fregia degli identici meriti: il gameplay derivativo è offuscato dalla genialità del contesto, a texture e modelli poligonali non all’altezza della concorrenza odierna si oppongono ambientazioni di altissimo livello artistico, il comparto tecnico assume un’importanza quasi trascurabile di fronte all’aspetto pret-tamente emotivo e al gusto scenico dei sei livelli che compongono l’avventura.

Hunted: The Demon’s Forge (InXile)

Disponibile per: Xbox360/PS3 Genere: Action/RPG

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Alice: Madness Returns (Spicy Horse)

Disponibile per: Xbox360/PS3 Genere: Action

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Libri A cura di Stefano Gilardino

Blueglue consiglia: Fallout New Vegas (PS Net. – Xbox Live - Marketplace) ...soffre di manie di completismo e vuole potenziare il personaggio con questo secondo DLC.

MX Vs ATV Alive (PS3 - Xbox 360) ...sogna una simulazione di motocross con gli attributi e vuole ingannare l’attesa.Duke Nukem Forever (PS3 - Xbox 360) ...sente la mancanza della volgare spocchiosità dello storico duca.

Titolo/Store Consigliato a chi...

ONSTAGE 60 LUGLIO

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AFTERHOURS

Page 32: Onstage Magazine luglio 2011

COMINGSOONagosto

I-Day Festival 2011Leggenda vuole che il loro successo iniziò dalla di-

stribuzione di un demo su internet, come nella mi-gliore tradizione indie. Una leggenda che è stata

confermata dal Alex Turner, frontman degli Arctic Mon-keys che ha infatti dichiarato: «Da sempre ci infastidiva che alcuni gruppi emergenti vedessero il demo durante i concerti». Quell’esordio si intitolava Five Minutes with Arctic Monkeys ormai introvabile, e fu il primo passo nel mondo indie, dove la band inglese rimase prima di arren-dersi poi nel 2005 alla casa discografica Domino Records, con il primo album Whatever People Say I Am, That’s What I’m Not che entrò dritto nel Guinness dei primati con un milione di copie in soli 8 giorni, polverizzando il record degli Oasis. Un successo che, però, nel 2006 ‘costrinse’ il

bassista Andy Nicholson a lasciare la band a causa della sindrome del panico da palcoscenico. Al suo posto, Nick O’Malley, che già suonava durante i live. Oggi, dopo 5 anni da quell’esordio, stanno raccogliendo successi di cri-tica e pubblico per il loro nuovo lavoro, Suck It And See, prodotto da James Ford, che contiene una piccola chicca: la canzone Piledriver Waltz fu precedentemente pubblica-ta nell’EP di debutto di Alex Turner, Submarine, ed è stata poi nuovamente registrata con tutta la band per il nuovo album. Tutto questo gli Arctic Monkeys porteranno live all’I-Day di Bologna, in scena il 3 e 4 settembre 2011. Nella line-up, oltre alle scimmie di Sheffiled ci saranno i Kasa-bian, che tornano in Italia dopo aver aperto il concerto dei Muse a San Siro, i White Lies che stanno raccogliendo

i frutti del loro Ritual, i Wombats, rivelazione dell’anno forti dell’esibizione a Glastonbury,ma non solo, visto il successo raccolto nel loro mini tour italiano di maggio, e sempre sabato, si esibiranno i Vaccines, il gruppo londi-nese già esaltato in patria, dove hanno colpito la critica, NME su tutti (che li ha indicati come una delle band rive-lazione del 2011), con il loro album What Did You Expect From The Vaccines? Domenica poi, ci sarà spazio per le esibizioni degli Offspring, il gruppo punk americano che tutti aveva colpito con l’album Americana, che contene-va il singoli Pretty Fly (For A White Guy), The Kids Aren’t Alright e Why Don’t You Get A Job?. Due giorni di musica, due giorni di rock, due giorni da non perdere: quindi, why don’t you get a ticket?.

» ZUCCHERO02/08 Lecce 04/08 Pescara 07/08 Kaliningrad, Russia 26/09 Verona

» FRANCO BATTIATO02/08 Spello (PG)

» LUDOVICO EINAUDI02/08 Sarzana (SP)

» SUBSONICA06/08 Majano (UD) 12/08 Viareggio (LU) 14/08 Gallipoli

» GIANLUCA GRIGNANI03/08 Roma 11/08 Zafferana Etnea (CT)

» DIR EN GREY16/08 Rimini

» ALESSANDRA AMOROSO07/08 Sabaudia (LT) 02/09 Taormina (ME) 09/09 Brescia

» BAD RELIGION09/08 Senigallia

» PANIC! AT THE DISCO23/08 Cesena

» PAOLO CONTE 27/08 Ascoli Piceno

» VASCO ROSSI27/08 Torino 02/09 Udine 06/09 Bologna

» AVRIL LAVIGNE08/09 Torino 10/09 Roma 11/09 Milano

» BROKE FRASER 27/09 Bologna 28/09 Milano

» ENTER SHIKARI + YOUR DEMISE + LETLIVE26/09 Milano

» GEORGE MICHAEL11/09 Napoli 13/09 Verona

14/09 Verona

» THE SPECIALS22/09 Milano

» DANIELE SILVESTRI10/09 Napoli

» NOEMI06/08 Siracusa20/08 Roselle (GR)04/09 Aosta

Arctic Monkeys: il gruppo guidato da Alex Turner sarà il protagonista assoluto della due giorni bolognese, assieme agli altri headliner The Offspring.

ONSTAGE 62 LUGLIO

I biglietti del I-Day Festival sono in vendita presso i negozi Fnac!

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