onstage magazine luglio 2012

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Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in Abbonamento Postale - 70% - LO/BS Rock Mother Grandi uomini Grandi ritorni LIGABUE | LINKIN PARK | FOO FIGHTERS | THE BEACH BOYS | THE SMASHING PUMPKINS KASABIAN TOM MEIGHAN E SERGIO PIZZORNO DA UNA PARTE, L’ITALIA DALL’ALTRA. IN MEZZO, LA NAZIONALE (DI CALCIO). STORIA DI UN AMORE SEMPRE PI Ù GRANDE. Cover story BEN HARPER Secondo giro italiano in 2 anni per Uncle Ben. Rispolveriamo l’ultima intervista ALANIS MORISSETTE Dopo la maternità, Alanis riaccende la luce del rock. Ecco Havoc And Bright Lights GARBAGE In occasione dei live italiani, Shirley Manson ci parla della seconda vita del gruppo Anno VI, n.53 - 2 luglio 2012 www.onstageweb.com Trent’anni fa la prima edizione di WOMAD, festival fortemente voluto da Peter Gabriel per celebrare le musiche di tutto il mondo. Uno schiaffo alla cultura autoreferenziale dell’Occidente . Celebration

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Onstage Magazine luglio 2012

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Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in Abbonamento Postale - 70% - LO/BS

Rock Mother

Grandi uomini

Grandi ritorni

LIGABUE | LINKIN PARK | FOO FIGHTERS | THE BEACH BOYS | THE SMASHING PUMPKINS

KASABIANTOM MEIGHAN E SERGIO PIZZORNO DA UNA PARTE,

L’ITALIA DALL’ALTRA. IN MEZZO, LA NAZIONALE (DI CALCIO). STORIA DI UN AMORE SEMPRE PIù GRANDE.

Cover story

BEN HARPERSecondo giro italiano in 2 anni per Uncle Ben. Rispolveriamo l’ultima intervista

ALANIS MORISSETTEDopo la maternità, Alanis riaccende la luce del rock. Ecco Havoc And Bright Lights

GARBAGEIn occasione dei live italiani, Shirley Manson ci parla della seconda vita del gruppo

Anno VI, n.53 - 2 luglio 2012 www.onstageweb.com

Trent’anni fa la prima edizione di WOMAD, festival fortemente voluto da Peter Gabriel per celebrare le musiche di tutto il mondo. Uno schiaffo alla cultura autoreferenziale dell’Occidente.

Celebration

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ONSTAGE 06 LUGLIO

EDITORIALE

rima e dopo aver fatto del bene – se e quando succede davvero - i concerti di beneficenza sono oggetto di dibattiti che spesso diventano polemiche. Ne discu-

te la gente comune, i media ne parlano, gli artisti coinvolti e quelli non coinvolti esprimono la pro-pria opinione. Di solito, si leva un coro di consensi che registra qualche voce stonata, che sia scettica o contraria. È così da sempre, dal primo Live Aid or-ganizzato da Bob Geldolf (nel 1985) per raccogliere fondi in favore delle popolazioni africane, e ancora prima dal Concert For Bangladesh di George Har-rison del ‘71. È stato così anche per il recente Con-certo per l’Emilia, lo scorso 25 giugno allo stadio Dall’Ara di Bologna, organizzato per raccogliere fondi da devolvere ai terremotati emiliani.

Tantissimi gli artisti locali che hanno partecipato, Zucchero, Laura Pausini, Ligabue, Francesco Guc-cini, Gianni Morandi, Cesare Cremonini e altri an-cora. 40.000 biglietti venduti e un bel gruzzolo da destinare alla ricostruzione di quella parte d’Italia così importante per il nostro Paese - oltre che per se stessa. Un successone, tanto che se ne farà un altro a settembre, a Campovolo - il piccolo aeroporto di Reggio Emilia divenuto celebre per i concerti del Liga - con gli artisti di tutta Italia (da Jovanotti a Tiziano Ferro). Tutti compatti per aiutare l’Emilia con queste iniziative. Un sola voce fuori dal coro di consensi, quella del Sig. Rossi più famoso d’Italia.

Vasco ha declinato l’invito, e pur dimostrando sincero rispetto per Beppe Carletti e gli altri orga-nizzatori, ha ribadito un concetto a lui chiaro. «Non parteciperò a nessun concerto di beneficenza. Non amo quel modo di farla, poco costoso e poco faticoso. Certo rispetto chi la fa così, ci crede ed è sincero. Ma io penso che la beneficenza si debba fare tirando fuori i soldi dal proprio portafoglio, senza troppo spettacolo e pubblici-tà». È garbata, ma è pur sempre una polemica. Chi conosce bene la storia di Vasco, sa che non si tratta di un’uscita estemporanea. È stato coerente con se stesso. Ricordo Rock sotto l’assedio, doppio evento a San Siro con cui il Blasco cercava di sensibilizzare l’opinione pubblica sulla guerra nei Balcani. Era il 1995 e un diluvio di polemiche cadeva sul rocker di Zocca. Ma come, fai un evento del genere e non devolvi i soldi in beneficenza? Certo che no, i soldi li dono in silenzio, l’evento non serve a raccogliere

fondi ma, appunto, a sensibilizzare, a tenere alta l’attenzione della gente sul dramma dei conflitti e in particolare di quelli nella ex Jugoslavia.

È proprio questo il punto. Al di là dei denari, i concerti di beneficenza hanno il merito di far par-lare di sé e dunque di continuare a sollecitare l’opi-nione pubblica su temi che i media tolgono dalle prime pagine - oggi anche dalle homepage - con la stessa rapidità con cui non esitano a entrare nel-le tende dei terremotati per chiedergli «come va?» (Come diavolo volete che vada?!?!). Sinceramente non capisco perché Vasco, questa volta, non abbia considerato questo aspetto. Penso anche io, come lui, che non sia sufficiente prestare la propria arte gratis per raccogliere i soldi degli altri. È importan-te e doveroso che gli artisti si mettano le mani in tasca e tirino fuori soldi loro, che facciano un sacri-ficio vero, economico, oltre a passare una mezz’ora sul palco e concedere qualche intervista. Ma questo non toglie che è fondamentale organizzare eventi come il Concerto per l’Emilia perché è fondamen-tale che di queste disgrazie si continui a parlare. Certo, un po’ di demagogia in meno non guaste-rebbe - orripilanti certi appelli lanciati dal palco del Dall’Ara - ma questi concerti servono. Anche “solo” per portare un po’ di conforto a chi è vittima di disgrazie come il terremoto. Sarebbe un risultato enorme. È un risultato enorme.

P

Daniele SalomoneTwitter: @DanieleSalomone

ConcertiTIZIANO FERRO: 14/07 Stadio Olimpico, Roma;

ALANIS MORISSETTE: 18/07 Ippodromo San Siro, Milano; 21/07 Parco Della Musica, Roma;

KASABIAN: 18/07 Ippodromo Capannelle, Roma; 19/07 Ippodromo San Siro, Milano;

BEN HARPER: 23/07 Ippodromo Capannelle, Roma;

MILANOBar Magenta, Banghrabar, Biblioteca Sormani, Blender, Bond, Cafè Milano, Cargo Colonial Cafè, Cuore, Deseo, Exploit, Felice-San Sushi, Frank Cafè, Fresco Art, Grey Cat Pub, Huggy Bar, Ied, Item, Jamaica, Julien Cafè, Kapuziner, La Bodeguita del Medio, La Caffetteria, La Voglia Di, Le Coquetel, Le Scimmie, Lelephant, Magazzini Generali, Maxi Bar, Mom Cafè, Morgan’s, Pacino Cafè, Pharmacy Store, Refeel, Roialto Cafè, Salezucchero, Sergent Peppers, Skip Intro, Stardust, Sushi, The Good Fellas, Trattoria Toscana, Twelve, Union, Volo, Yguana ROMAAvalon Pub, Birreria Marconi, Cartolibreria Freak Out, Casina dei Pini, Circolo degli Artisti, Crazy Bull, Deja’Vu, Distillerie Clandestine, Express, Fata Morgana, Freni e Frizioni, Friend’s Art Cafè, L’Infernotto, Latte Più, Le Sorelle, Lettere, Cafè, Living Room Cafè, Locanda Atlantide, Micca Club, Mom Art, On The Rox, Open Music Cafè, Pride Pub, Rock Castle Cafè, Shanti, Simposio, Sotto Casa Di Andrea, Sotto Sotto, Tam Tam, Zen.O PADOVABaessato Wine Bar

FIRENZE: Centro Commerciale I Gigli, Via San Quirico 165, Campi Bisenzio (FI) GENOVA: Via XX Settembre 46/R MILANO: Via Della Palla 2 NAPOLI: Via Luca Giordano 59 ROMA: Galleria Commerciale Porta Di Roma, Via Alberto Lionello 201 TORINO: Via Roma 56 - Shopville Le Gru, Via Crea 10, Grugliasco (TO) VERONA: Via Cappello 34

Registrazione al Tribunale di Milano n. 362 del 01/06/2007

ONSTAGE MAGAZINE ON TOuR LuGLIO 2012

Locali

Direttore responsabileEmanuele Vescovo

Direttore editorialeDaniele [email protected]

Art directorEros [email protected]

CaporedattoreStefano [email protected]

RedazioneFrancesca [email protected]

Marcello [email protected]

EditorialistiCharlie Rapino

Hanno collaboratoGuido Amari, Antonio Bracco, Blueglue, Claudia Falzone, Antonietta Frezza, Massimo Lon-goni, Bianca Marinetti, Claudio Morsenchio, Marco Rigamonti.

Direttore marketingLuca [email protected]

Direttore commercialeFrancesco [email protected]

Ufficio commercialeEileen [email protected] [email protected] [email protected]

Amministrazione, distribuzione, logisticaMario [email protected]

Concessionaria per la pubblicità Areaconcerti srlvia Carlo De Angeli, 320141 Milanotel. 02.533558 [email protected]

Filiale di Romavia Nizza, 53 - 00198 [email protected]

Pubblicità TrivenetoEverest ADV

Mantova, Emilia RomagnaFrancesca Camerini [email protected]

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StampaCentro Stampa Quotidiani SpaVia dell’Industria, 52 - 25030 Erbusco (BS) Onstage Magazine è edito da Areaconcerti srl, via Carlo De Angeli, 320141 Milano www.areaconcerti.net

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INDICE

rubriche

13 Jukebox Spazio ai festival con il City Sound di Milano, il Lucca Summer, il Festival de-dicato a Gaber. E poi J-Ax, uno che vive sul palco.

18 Face To Face Questo mese incontria-mo Shirley Manson dei Garbage e Gianluca Gri-gnani, pronto a stupire con il suo primo stadio.

44Rock’n’Fashion Estate, tempo di festival all’aperto, colori e look casual. Inoltria-moci in questo percorso fatto di musica e divertimento.

47 What’s New Tempo di rock - Smashing Pumpkins, Darkness, Linkin Park e Offspring - e sfide: Spiderman vs. Batman. L’eroe Marvel contro il videogame del pipistrello nero.

54 Coming Soon Il concerto dei Foo Fighters a Rock in IdRho dell’anno scor-so è rimasto negli occhi e nei cuori di tutti i fan italiani. Pronti per la nuova festa dei Foos?

ONSTAGE 08 LUGLIO

Onstageweb.comvideointerviste foto live contest

GrignaniNegritaIncubusGarbageJ-AxAlanis MorissetteBen Harper

Tiziano FerroThe CureKasabianRed Hot Chili Peppers

Alanis MorissetteLigabueRock in IdRho

Rock In IdRhoSziget FestivalNegritaWiz KhalifaSherwood FestivalLucca Summer FestivalA Perfect Day

facebook/ONSTAGE MAGAZINEtwitter/ONSTAGEMAGAZINE

36 KasabianQuando Diamanti ha segnato il rigore decisivo contro l’Inghilterra, nei recenti Europei di calcio, non tutti gli inglesi hanno pianto. Sergio Pizzorno ha un feeling particolare con il nostro paese.

22 Tiziano FerroIl cantante romano celebra un’annata straordinaria con un concerto straordinario come quello dello Stadio Olimpico di Roma, la “sua casa” (è di Latina), prima di staccare la spina per un po’.

28 LigabueClaudio Maioli, amico e manager di Luciano, ci svela tutti i segreti delle nuove date del Sotto bombardamento Tour 2012. E non solo: torna anche a quella sera dell’87. L’esordio del Liga.

40 Ben HarperPer molti è uno dei migliori artisti del mondo. Ma Ben è molto di più. È il volto amico che vorremo sempre accanto, per parlare di quasiasi cosa: dal rock a Barack Obama.

32 Alanis Morissette Dopo Jagged Little Pill il mondo si fermò - sorpreso - ad ammirare la cantautrice canadese. Oggi Alanis è cambiata, è diventata madre ma con il suo nuovo lavoro è pronta a stupire. Ancora.

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CELEBRATION

ONSTAGE 10 LUGLIO

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S e avete la fortuna di abitare in una città con un nego-zio di dischi fornito (ma potete fare lo stesso esperi-mento su uno store online), andate a dare un’occhiata ai dischi esposti nella sezione “world music”. Nel 95%

dei casi, i dischi che troverete saranno di artisti africani o asia-tici, con probabilità oscuri e sconosciuti, di nicchia come spesso si dice in questi casi. Insomma, dietro a un termine che, a dif-ferenza del solito (rock, pop, metal, punk, jazz e via discorren-do), sta a indicare una provenienza geografica e non un genere ben preciso, si fa notare un leggero retrogusto snob tipicamente occidentale, una volontà di definire in qualche modo “musiche altre”, spesso di difficile assimilazione per un pubblico abitua-to e anestetizzato da una massificazione sempre crescente della musica popolare.

Il termine fa capolino la prima volta alla fine dei Settanta, quando Brian Eno e David Byrne definiscono un possibile cros-sover tra musica classicamente rock e altre sonorità (africane ma anche mediorientali) in un album come Remain In Light dei Talking Heads e nella loro collaborazione My Life In The Bush Of Ghosts, in cui i due esplorano possibili scenari futuri tra campio-namenti ante litteram e melodie inusuali. In parallelo a queste esperienze, l’ex leader dei Genesis, Peter Gabriel, da sempre

artista appassionato e curioso, decide di devolvere tempo e sol-di in un festival chiamato WOMAD, World Of Music, Arts And Dance, destinato a celebrare culture musicali e artistiche di tutto il mondo e con un occhio di riguardo verso la valorizzazione di figure poco conosciute in Occidente.

Dal 16 al 18 luglio del 1982 al Royal Bath & West Showground di Shepton Mallet, in Inghilterra, si tiene quindi la prima tre giorni targata WOMAD che raggruppa uno stravagante mix multiculturale di artisti provenienti da tutto il mondo. Il con-cetto di world music di Gabriel è assolutamente inedito e basta un’occhiata alla line-up per accorgersi di quanto fosse rivolu-zionario: il pubblico accorso si gode performance dello stesso Peter, di Don Cherry, The Beat, Drummers Of Burundi, Simple Minds, Suns of Arqa e persino dei campioni della new wave inglese, Echo & The Bunnymen. Il loro leader Ian McCulloch dichiarerà: «Quando arrivai al WOMAD, pensai di essere atterrato su un pianeta sconosciuto. Cosa c’entrava una rock band come la mia in un contesto così esotico?». La risposta è nei successivi trent’an-ni di un festival che, nonostante i primi fallimenti commerciali (quello del 1982 fu un disastro economico incredibile), continua a definire i (non) confini delle musiche del mondo. Alla faccia di tutte le Padanie.

WORLD(of ) MuSiC

Testo di Stefano Gilardino

Nel luglio del 1982, l’Inghilterra ospitava il primo WOMAD (World Of Music, Arts And Dance), festival fortemente voluto da Peter Gabriel per celebrare le musiche di tutto il mondo. Uno schiaffo alla cultura dell’Occidente, così autoreferenziale da conside-rare genericamente “altre” le musiche del resto del mondo. L’evento si celebra ancora oggi, ma gli occidentali sembrano non aver

capito la lezione.

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JuKEBOX

M ettiamo subito le mani avanti: il cast del City Sound Mila-no è davvero di tutto rispetto, soprattutto pensando anche alle difficoltà logistiche e organizzative. Ma comunque sia impone una riflessione, non fosse altro per rendersi conto

di come (ancora una volta) siano i nomi storici e leggendari a fare da trai-no, specialmente in una manifestazione di questo genere. Il poker che cala-no gli organizzatori è composto da band che rappresentano cinquant’anni e oltre di storia del rock e del blues: l’8 di luglio toccherà a Robbie Krieger e Ray Manzarek dei Doors (ma senza il batterista John Densmore, con cui non sono in buoni rapporti), sopravvissuti di quella California dei Sixties che flirtava con psichedelia, acidi e sperimentazioni. Dopo la morte e la be-atificazione di Jim Morrison, i due hanno continuato a perpetrare il mito, talvolta accompagnandosi a grandi frontman come Ian Astbury (leader dei Cult), in altri casi a nomi meno famosi e carismatici ma interessanti come Dave Brock, già all’opera nella tribute band ufficiale dei Doors. Nel quarantennale di L.A. Woman, è un concerto da non perdere.

Quattro giorni dopo (12 luglio) sarà la volta di uno dei grandi vecchi del blues, B.B. King, alla sua ennesima esibizione italiana, a riprova di un fee-ling tra gli appassionati locali e il grande musicista. Gli ultimi due appun-tamenti con la leggenda sono previsti a fine mese, con la reunion dei Beach Boys (27 luglio) e Alice Cooper (30 luglio). Per i primi, dopo la pubblica-zione dei nastri dell’album Smile, un disco entrato nella mitologia del rock, si tratta di un tour a supporto di un nuovo album, That’s Why God Made The

Radio, pubblicato in occasione dei 50 anni di carriera del gruppo. Assieme a Brian Wilson, il genio e leader del gruppo, ci saranno Al Jardine, Mike Love, Bruce Johnstone e David Marks, tutti ex membri della surf band più famosa della storia. Aspettatevi “good vibrations” e classici immortali del quintetto come I Get Around, California Girls, Barbara Ann e Surfin’ Safari. Se invece di sole, surf e delle onde alte quattro metri, preferite l’oscurità e un po’ di sano grandguignol, eccovi accontentati con Alice Cooper, uno che a 60 anni suonati ancora si permette uno spettacolo fatto di effetti scenici da paura, hard rock e alcuni brani da brivido (e come potrebbe essere altri-menti?) come I’m Eighteen o School’s Out. Deboli di cuore, siete avvertiti.

E il resto del programma, direte voi? Ottimo e abbondante: si va da un’altra reunion coi fiocchi, quella dei mancuniani Stone Roses, appena ritornati assieme dopo anni di litigi e incomprensioni - prima di loro, ad aprire lo show, ci sarà Mick Jones dei Clash, occasione imperdibile per ri-vederlo all’opera su un palco - al british rock più eccitante del 2012, quello dei Kasabian, freschi di un nuovo singolo per l’Italia che vede la partecipa-zione di J-Ax, passando per Alanis Morissette, nuovo lavoro anche per lei, Marilyn Manson, il reverendo dell’horror rock (Born Villain è il disco su cui sarà incentrato lo show) e Wiz Khalifa, rapper statunitense di Pittsburgh, già una stella di prima grandezza in patria. E dopo tante stelle straniere, anche due primedonne italiane per concludere il calendario: il 20 e il 25 luglio, rispettivamente, sarà la volta di Giorgia e di Fiorella Mannoia, due tra le interpreti più amate della canzone d’autore e del pop.

ViETATO Ai MiNORi!Dopo mille peripezie che ne hanno messo in dubbio la riuscita - ultima quella riguardo al cambio di location, dall’Arena Civica all’Ippodromo del Galoppo - il City Sound Milano (ex Milano Jazzin’ Festival) conferma un cast d’eccezione per il mese di luglio. Tra i tanti nomi in cartellone, spiccano quelli di veri e propri veterani del rock.

di Stefano Gilardino

Musica, moda, cultura, spettacolo, cinema

J-Ax è un ani-male da palco

e questo suo tour estivo lo conferma ad ogni data. Grazie all’affetto dei fan, che lo rendono un eterno ragazzo, come Peter Pan.

Fresco vincito-re dell’ultima

edizione di Amici nella sezione “Can-to”, Gerardo Pulli ci presenta il suo Ep ominimo.

Torna il Lucca Summer Festi-

val, manifestazione di punta dell’estate toscana. Molti i con-certi in una cornice da favola, piazza Napoleone.

Un festival per Giorgio

Gaber, riferimento per la nostra cultura artistica, sopratutto in un momento in cui si fa fatica a “sentirsi italiani”.

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ONSTAGE 13 LUGLIO

Musica

03/07 Joan Baez

08/07 Ray Manzarek & Robbie Krieger of The

Doors)

11/07 Marilyn Manson

12/07 B.B. King

15/07 Wiz Khalifa

17/07 The Stone Roses

18/07 Alanis Morissette

19/07 Kasabian

20/07 Giorgia

25/07 Fiorella Mannoia

27/07 The Beach Boys

30/07 Alice Cooper

le foto

del CItY SoUNd

MIlANo SU

oNStAgeweb.CoM

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I l cuore di Alessandro Aleotti batte più velocemente sul palco. Merito del feeling che lega l’artista milane-se e il suo pubblico, di cui il Meglio Live Summer Tour

2012 è l’ennesima prova. Partita il 12 giugno dal Carro-ponte di Sesto San Giovanni tra amici, parenti e così tanti fan da bagnare l’esordio con un sold out (che a Milano per Ax è ormai una consuetudine, basti ricordare le quattro date del 2010 all’Alcatraz), questa sua nuova tournée ha un sapore particolare. «Conclude un periodo amarcord non solo a livello di testi - come ci ha raccontato proprio a Sesto - ma anche musicalmente, con un percorso fatto di citazioni continue alla italo disco. Meglio prima (?) chiude una sorta di concept artistico».

Dopo la prima parte del tour, invernale e al chiuso, che si concentrava sul disco più recente, la ripresa estiva è una celebrazione di tutto quello che è stato fino ad oggi il suo percorso solista. «A differenza di quello precedente questo è uno spettacolo molto più rock: suoneremo le canzoni che hanno se-gnato tutta la mia storia, una specie di greatest hits. Ma le hit in scaletta non sono solo i pezzi diventati singoli in radio, ma anche quelli entrati nel cuore della gente, che li ha ascoltati e guardati su YouTube. Siamo partiti da lì per capire i gusti del pubblico». La “sua” gente. J-Ax è il suo pubblico sono una cosa sola. Durante i concerti questa alchimia è evidente, come la giovane età della platea. «Io sono contento che il mio pubbli-co sia composto da giovani. Perché vuol dire che sono cool, che sono sempre di tendenza. Pogano, sono tatuati, sono dei fighi. Insomma, mi piacciono perché mi assomigliano. Mi ritengo un Peter Pan: se non avessi quel tipo di pubblico a seguirmi, sarei in menata pesante. Anche se ai miei concerti ci sono pure i qua-rantenni».

L’altro grande feeling, J-Ax ce l’ha con la sua band, l’Accademia delle Teste Dure: Space One, Fabio-B, Guido Style, Dj Zak e Steve Luchi. «Sono i miei fratelli e sono bra-vissimi. Con chi altro potrei portare in giro il mio rap’n’roll?».

Un gruppo che da Senigallia a Roma (altro sold out), da Bergamo a Imola, da Perugia a Lecce, porta sul pal-co quasi trenta pezzi, da Noi no, Gente che spera e Ti amo ti ammazzo ai singoli del nuovo album (Domenica da coma, Ancora in piedi, Meglio prima e I Love My Bike) fino all’ultimissima Brillo ma da lucido. Il tutto in quella chia-ve rap’n’roll che miscela appunto rock e rap, e dal vivo

si arricchisce di un’attitudine punk: è il credo artistico di Alessandro in questa seconda fase della sua carriera. J-Ax è pronto, sera dopo sera, ad assorbire la maggior quantità di energia possibile, «perché poi mi fermerò per un anno. Ma ora ho bisogno di prendere tutto l’affetto della mia gente. Poi, chissà. Mi lascerò guidare dall’istinto. Ma sarà sem-pre rap’n’roll».

J-Ax è ripartito per un tour estivo che ha il sapore della grande festa per il cantante milanese come per il suo pubblico. C’è un feeling speciale tra la gli “axolizzati”, soprattutto teenager, e l’artista milanese: Ax è un sorta di eterno ragazzo, come fosse uscito dalla penna di James Matthew Barrie.

di Marcello Marabotti

JUKEBOX

ONSTAGE 14 LUGLIO

PETER PuNK

Gerardo Pulli ha vinto l’ultima edizio-ne di Amici nella categoria “Canto”. Durante l’esperienza alla Corte di

Maria De Filippi («ma non dite che in televisio-ne è tutto finto, non è vero»), il giovane torinese, classe 1992, è cresciuto come artista e come per-former, ma è adesso che deve cominciare la sua vera maturazione. Fuori dal guscio di Amici, in mezzo alla tempesta della discografia e alle intemperie del pubblico italiano. «Sono come un bambino che cammina in mezzo ai giganti», ci ha detto. Una definizione che gli è uscita sponta-nea - è sempre molto spontaneo - e che racconta perfettamente il suo momento. Con la serenità e l’ingenua disinvoltura di un bambino, Gerardo deve cominciare a muoversi nel viziato mondo degli adulti.

Al suo fianco c’è Mara Maionchi, che prima di diventare una star dei talent è stata, ed è, una di-scografica di successo. Insomma, c’è chi gli tiene la mano, ma tocca a lui muovere i primi passi.

Gerardo ha una capacità di osservare ed elabo-rare la vita non comune per un ventenne. Non c’è migliore dote per un cantautore. E poi ha un grande talento musicale, che ci ha mostrato con una performance acustica disinvolta (la trovate sul sito di Onstage, onstageweb.com) - è total-mente padrone dei due strumenti che gli ser-vono per comunicare: chitarra e voce – in cui ha proposto qualche brano tratto dal suo primo Ep, Gerardo Pulli. Non è il caso di suonare le trombe per annunciare il nuovo pezzo grosso della musica italiana, ma chiunque l’abbia in-contrato converrà che le potenzialità ci sono tutte. Se pubblico e critica non si abbandone-ranno a facili pregiudizi (“è quello di Amici”) e chi gli sta intorno non gli metterà fretta, Ge-rardo potrà costruirsi una carriera facendo delle canzoni il suo centro di gravità, proprio com’è adesso. «In fondo siamo tutti cantautori. Quando apriamo la bocca per parlare e raccontare qualcosa, stiamo cantando una nostra canzone».

il bambino in mezzo ai gigantiL’Italia sta scoprendo un giovante cantautore, Gerardo Pulli. Dopo Amici, il ventenne di Torino ha pubblicato il suo primo Ep, sette brani dal forte sapore melodico. È un cantautore di sicuro talento, che sta per affrontare una fase tosta della sua carriera.

di Daniele Salomone

Musica

Musica

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«Sono contento che il mio pubblico sia composto da giovani. Perché vuol dire che io sono cool. Pogano, sono tatuati, sono dei fighi. Insomma, mi assomigliano»

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I l caro Danny S, direttore supremo e re-sponsabile dei miei deliri su stampa, dopo aver notato un certo dry up su argomenti

musicali - ovvio del resto - mi chiede di scri-vere una cosa sulle Olimpiadi, visto che vivo a Londra. «Minchia Charlie, è la tua città, e suona-no tutti». «Tutti chi?». «Non lo so, vedi su Google no?». Scrivi sulle Olimpiadi, avvenimento spor-tivo, quindi scrivi di musica.

Ma che cazzo c’entra la musica con il lancio del giavellotto? Questa è la globalizzazione e il trionfo della democraziaccia maledetta: Olimpiadi + Concertone = «facciamo un bel pastone, cosi li teniamo TUTTI incollati da-vanti alla televisione». Magari ci infilano an-che una mostra di quel sola di Damien Hirst. Per me che ho vissuto nel passato-futuro, le Olimpiadi a livello estetico valevano un bel po’. Quelle belle austere, le tute con lo scritto-ne CCCP, quella americana, bellissima, con la scritta USA con tanto di stars&stripes, la DDR che se magnava tutto, la Comaneci e i miei fratelli neri Smith e Carlos che, a Mexico 68, salutano a pugno chiuso in stile Black Power durante la premiazione dei 200 metri! Gente che cercava di evitare il fottuto Vietnam quindi doveva elevarsi e trionfare.

E giù poi in cameretta ad ascoltare Mi-les Davis e Marvin Gaye. Bei tempi quelli dei blocchi contrapposti, mi sembra invece che la globalizzazione sia un “tutti contro tutti”. Queste Olimpiadi per me invece significano solo una cosa: il mio sguardo preoccupato sul-la lancetta della temperatura dell’acqua che va sempre più sul rosso - il mio V8 in ebollizio-ne grazie al traffico pauroso che devo subire per colpa della megalomanie olimpiche di Mr. Blair. Perciò, Danny Boy, non ho bisogno di Go-ogle per dirti che probabilmente suoneranno tutti, dai Take That ai Coldplay, poi duetto di Adele con qualcuno, finalone dei Blur e maga-ri Paul McCartney, perché no, senza scordarsi, ovviamente, di One Direction e JLS, giusto per accontentare anche le sbarbine. Cuntent?Me ne frega? Un Cass! Sono troppo giovane per certe cose. Quindi da buon giovane parlo di quello che mi riguarda. Sequestro Alessan-drino e andiamo al Festival di Montreux del buon Claude Nobs e del suo codirettore arti-stico George Duke (tastierista di Frank Zappa). Il 13 luglio suonano gli Chic di mio fratello Nile Rodgers in un superconcertone-party-all-night assieme a Mark Ronson, Johnny Marr...

Fanno pure un Martini pauroso a Mon-treux. Se non sapete che cosa e’ il Festival di Montreux forse non avete mai ascoltato Smo-ke on The Water e la musica, quella bona, vi fa schifo. In ogni caso non dovete seguire que-sta rubrica. Altro che Olimpiadi in the traffic! Le Olimpiadi moderne, roba da Bocconi. Roba da Repubblica, roba da democraziaaaaaa!

London caLLingdi Charlie Rapino - Produttore discografico

JUKEBOX

ONSTAGE 15 LUGLIO

Era il sei luglio del 1998 quando Bob Dylan saliva sul palco della prima edizione del Lucca Summer Festival.

Inaugurare una manifestazione con un arti-sta di tale livello è un orgoglio e, allo stesso tempo, una responsabilità. Non puoi più ab-bassare il tiro. Sono passati quattordici anni da quella sera, e la kermesse ha continuato ad offrire un cartellone degno dei grandi eventi di caratura internazionale, diventan-do un punto di riferimento per tutti gli ap-passionati di musica.

Nella passata edizione sono stati undici i concerti, con oltre quaranta mila persone accorse. Numeri che premiano la direzione artistica, che negli anni ha portato sul palco del Lucca Summer Festival artisti del calibro di James Brown, Zucchero, Ray Charles, Eric Clapton, Elton John e Ennio Morricone, oltre alla Dave Matthews Band sono solo alcuni dei nomi che hanno illuminato le notti to-scane nelle passate edizioni, nella splendida cornice di Lucca, in quella piazza Napoleone che, fino al 1998, era adibita a parcheggio. Poi, con la grande ristrutturazione urbana, cittadini, turisti e artisti hanno potuto gode-re di questa grande e meravigliosa location,

che anche quest’anno ospita i più grandi nomi del panorama internazionale, offrendo una grande varietà di generi musicali. A par-tire dall’uno-due inziale con Tom Petty and The Heartbreakers seguiti dai Blink-182.

Tra le caratteristiche fondamentali del Lucca Summer Festival c’è proprio la capa-cità di unire un pubblico vario in un’unica grande festa estiva. Laura Pausini, Norah Jones (nella foto) e Giorgia (che si esibirà nella stessa sera di Tony Bennett) rappresen-tano il volto femminile della rassegna 2012, che premia anche i nostalgici degli anni ottanta con i concerti dei Toto, Duran Du-ran e Supertramp. Notevole è anche la cura della proposta relativa a realtà musicali non particolarmente note, come la Magicaboola Brass Band, gruppo versatile che prosegue la lunga tradizione delle marching band (formazione musicale di stampo bandistico), con un’ensamble composta da fiati e ritmica: trombe, trombone, sassofoni, sousafono, cas-sa, rullante e percussioni. Senza dimenticare i Kasabian e Franco Battiato (con i Krisma in apertura!) pronto, con il suo «equipaggio sperimentale», al grande viaggio sul palco del Lucca Summer Festival.

CE N’È PER TuTTi i GuSTiIl Lucca Summer Festival è uno dei festival più apprezzati della nostra penisola, grazie all’eterogenea offerta artistica e alla splendida cornice di Piazza Napoleone. Come da tradizione, anche quest’anno ospiterà grandi nomi della musica italiana e internazionale.

di Marcello Marabotti

Ma quali Olimpiadi!

Musica

www.onstageweb.com

04/07 Blink 182

07/07 Laura Pausini

14/07 Norah Jones

15/07 Kasabian

18/07 Roger Hodgson

20/07 Franco Battiato

21/07 Duran Duran

28/07 Tony Bennett - Giorgia

29/07 Toto

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JUKEBOX

ONSTAGE 16 LUGLIO

www.onstageweb.com

AGENDALIVE

Gli appuntamenti imperdibili di luglio selezionati per voi da Onstage.

HEINEKEN JAMMIN’ FESTIVAL 05/07 - 07/07 Milano

Red Hot Chili Peppers, Prodigy, The Cure, Evanescence, Enter Shikari...

ROCK IN ROMA02/07 - 30/07 Roma

Snoop Dogg, J-AX, Justice, The Cure, Garbage, Lenny Kravitz, Ben Harper...

CITY SOUND08/07 - 30/07 Milano

Marilyn Manson, B.B. King, Kasabian, The Stone Roses, The Beach Boys...

HYDROGEN FESTIVAL04/07 - 21/07 Piazzola Sul Brenta (PD)Billy Idol, Tiziano Ferro, Sting, The

Cult, Alanis Morissette, Ben Harper...

ROCK IN IDRHO 21/07 Rho (MI)

Rancid, Millencolin, The Specials, Public Image Ltd., Sum 41...

D al 21 al 22 luglio 2012, nella stupenda cornice della Cittadella di Viareggio, torna per l’ottava edizio-ne la rassegna dedicata a Giorgio Gaber, presenta-

ta quest’anno da Rocco Papaleo. Tra i protagonisti, Samuele Bersani, Mario Biondi, Gigi D’Alessio, Dente, Nada, Noemi, Pacifico, Max Pezzali, Leonardo Pieraccioni e la super ospite Patti Smith, che dedicherà una performance ad un artista a lei vicino nel condividere certi ideali. C’è anche Syria, che ha conosciuto il signor G un po’ tardi ma ha «avuto subito voglia di approfondire e recuperare no-zioni essenziali». Visionario, dirompente, amato e critica-to, Gaber ha segnato epoche differenti e attraversato mo-menti diversi, politici e sociali, della storia d’Italia. «Per quanto possa essere difficile per me comprendere certi passaggi non vissuti in prima persona - ci racconta la cantante romana - a forza di ascoltarlo lo immagino come il miglior amico delle migliaia di perso-ne che lo hanno seguito nei diversi momenti della sua carriera. Riu-sciva a far stare il pubblico in silenzio per ore con la forza della sua

ironia, guidandolo alla riflessione sui tanti temi del suo spettacolo. Questo è Gaber, un pezzo di storia d’Italia».

Syria è molto legata a Il Dilemma. «Rappresenta la presa di co-scienza di un apparente luogo comune. Gaber cantava “Il dilemma elementare se aveva o non aveva senso il loro amore, il loro amore moriva come quello di tutti come una cosa normale e ricorrente perché morire e far morire é un’antica usanza che suole aver la gente”. Ascoltare questa canzone è come osservare un quadro lentamente e scoprire tutti quei particolari che rendono chia-

ra la comprensione del tutto». La riscoperta di Gaber

è l’obiettivo principale del Festival Teatro Canzo-ne: «È un privilegio parteci-

pare a un evento come questo. Lui è stato un artista così attuale che bisognerebbe introdurre già dalle scuole medie la storia della musica analizzando i testi di Gaber e Luporini, al posto di alcuni classici ormai noiosi e retrò». Sarebbe una grande rivoluzione trovare il poeta e il suo Teatro Canzone nella letteratura del secondo Novecento. Nel frattempo, ci vediamo a Viareggio.

Il Festival Teatro Canzone Giorgio Gaber è uno dei pochi festival di cui la nostra penisola va fiera. Nasce per tenere accesa l’at-tenzione verso l’artista milanese e la sua poetica, e allo stesso tempo per continuare quel viaggio chiamato Teatro Canzone. Ne parliamo con Syria, ospite dell’edizione 2012.

di Marcello Marabotti

ORGOGLiOSi Di GABERMusica

«Gaber guidava il pubblico alla riflessione con la forza della sua ironia. È un pezzo

di storia d’Italia» Syria

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Notizia per voi che amate guar-dare le foto dei vostri concerti preferiti sul sito di Onstage.

Una parte di quegli scatti, che sono dei frammenti di opere d’arte, hanno trovato il loro museo. Photographia è la prima galleria a Milano specializzata in stampe fotografiche sul mondo del rock e non solo, perché spazia anche al jazz,

al cinema e ad altri mondi della cultura pop. Collezionisti e fan ora hanno un luogo in cui trovarsi e da una parte po-ter ammirare le foto nella loro grandez-za e risoluzione migliore (infatti sono state realizzate con un processo Fine Art d’archivio), e dall’altra poterle acquista-re per metterle in casa, o dovunque si voglia. Ci sono anche gli scatti del “no-

stro” instancabile Francesco Prandoni, nell’ambito della sezione Contemporary Live, che offre una vasta galleria di foto dei concerti appena tenutisi nel nostro Paese. Questo mese, per esempio, ci sono quelle dei Cure di Robert Smith e dei Prodigy, entrambi immortalati nelle rispettive performances dell’Heineken Jammin’ Festival 2012.

Photographia di un’emozioneA Milano c’è una galleria che raccoglie gli scatti dei migliori fotografi di musica, tra cui Francesco Prandoni, punta di diamante del team di Onstage. A luglio, tra le tante, da Photographia (viale Lazio, 1) trovate le sue foto dell’Heineken Jammin’ Festival.

di Bianca Marinetti

Musica

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ONSTAGE 18 LUGLIO

oco dopo aver cominciato i lavori per il nuovo disco, Butch Vig ha dichiarato che «qualsia-si cosa uscirà, rappresenterà un nuovo punto di partenza per i Garbage». Ora che Not Your

Kind Of People è finito ti senti di confermare? Siete cam-biati tanto?Prendere 7 anni di pausa dalle sessioni di registrazione e dai tour ti fa riflettere da un punto di vista completa-mente nuovo su quello che vuoi dalla tua vita anche dalla tua carriera. So per certo che siamo cambiati, ma è com-plicato spiegare esattamente in che modo, non credo che saprei articolarlo nei dettagli; credo che la nostra sia stata un’evoluzione lenta e costante, che è andata di pari passo con la nostra crescita come esseri umani. È curioso perché quando ascolto il nuovo al-bum mi sembra che abbia un sound moder-no, ma allo stesso tempo che suoni come un disco classico dei Garbage. E sottolineo che siamo molto fieri di ciò: è difficile scolpire un suono che ti identifichi, specialmente og-gigiorno. Butch aveva ragione. Integrerei la sua dichiarazione con la parola “buffo”. Secondo me que-sto momento per noi rappresenta un nuovo buffo punto di partenza.

Quindi la scelta di pubblicare il disco attraverso una nuova e tutta vostra etichetta è in qualche modo collega-ta a questo argomento?Assolutamente. Ci abbiamo ragionato su, e abbiamo ca-pito che per noi era necessario avere il controllo completo della nostra carriera, senza alcun tipo di compromesso. Io posso capire che un’etichetta abbia i propri interessi da difendere, ma troppo spesso accadeva che si scontrassero con quello che volevamo noi. Prima che ci prendessimo questa pausa è capitato spesso di avere delle discussio-ni piuttosto ridicole con le label, che hanno contaminato

il nostro rapporto rendendolo “poco salutare”. Creare la Stun Volume è stato un passaggio naturale.

Di sicuro quando avete deciso di regalare il primo sin-golo attraverso il vostro sito vi siete risparmiati even-tuali discussioni! Come affronterete il mercato digitale? Siete dei nostalgici del supporto fisico?Si potrebbero versare lacrime sul passato, ma penso che sarebbe molto poco produttivo. In generale, prima ti adat-ti meglio è. Personalmente credo che nel mercato musica-le si sia perso molto, ma credo che ci sia anche molto da guadagnare. La morte dei cd è inconfutabile, ma sai che ti dico? Non credo che molti musicisti ci siano rimasti così male. L’amore vero era quello per il vinile e la musica ha

cominciato a soffrire quando qualcuno dall’alto prese la decisione di ucciderlo. La verità è che volevano più soldi e hanno introdotto i cd. Utilizzerò un’espressione scozzese poco fine per descrivere il risultato di questa mossa com-merciale: hanno pisciato nel proprio cortile. Distruggere il vinile è stato fatale non solo per chi ama davvero la mu-sica, ma anche da un punto di vista prettamente strate-gico. Il problema finanziario fortunatamente non ci tocca tantissimo, perché abbiamo la fortuna di avere un grande seguito ai nostri concerti. Ma per una band emergente è un vero guaio, e questo mi fa arrabbiare e mi rattrista.

Recentemente hai dichiarato che «Inventare non è un affare che ci riguarda, quello è un compito che spetta ai giovani». Come si fa a trovare l’energia per scrivere nuove

canzoni con questa convinzione nella testa?Non è limitante come sembra. Per quanto appaia sempli-ce, noi vogliamo soltanto scrivere dell’ottima musica. In passato ci è stata affibbiata l’etichetta di band che scrive melodie orecchiabili che poi vengono gonfiate e rese mi-gliori da un grande lavoro di produzione. Non mi sento di contestare più di tanto: è una descrizione che per certi aspetti corrisponde al vero. Ma il nostro sogno è sempre stato quello di fare musica, di essere dei veri musicisti e adesso vogliamo che si avveri una volta per tutte. Quando mi sono espressa in quel modo sono stata onesta: passati i 35 anni, salvo rare eccezioni, è meglio che si metta da par-te la voglia di inventare a tutti i costi. Quando sei giovane

quella voglia non la devi cercare, è dentro di te. Le nuove band sfidano la vecchia scuola, e prima o poi vincono. È così che nasce un nuovo suono, fa parte della vita.

Visto che siamo entrati in argomento gio-ventù, chi era il tuo idolo da teenager?La musicista che ammiro da sempre, che mi ha influenzato maggiormente e che continua

a farlo è Patti Smith. L’hai sentito il nuovo album? È incre-dibile! Lei riesce a fare musica così vitale e vibrante anche a quarant’anni dal suo esordio. È una grandissima fonte d’ispirazione, sia come donna che come artista.

Forse hai abbandonato il tuo progetto solista perché a un certo punto ti sei paragonata a Patti Smith e hai perso fiducia?Non sono arrivata così lontano con il mio disco solista, che ora è definitivamente sepolto. Se c’è una cosa che ho impa-rato come artista è che non devi mai paragonarti a nessu-no, è un approccio mentale molto pericoloso. Finisci male. Devi piuttosto riuscire a liberare la mente e chiederti: chi sono io? Qual è la mia verità? E come faccio a comunicare la mia verità al pubblico? È l’unico modo per farcela!

«La morte dei cd è inconfutabile, ma sai che ti dico? Non credo che molti musicisti ci siano rimasti così male.

L’amore vero era quello per il vinile e la musica ha cominciato a soffrire quando qualcuno dall’alto

prese la decisione di ucciderlo»

FACE2FACE

live 11/07 Vigevano (PV)

Dopo sette lunghi anni di assenza, i Garbage sono tornati a fare (ottima) musica insieme incidendo Not Your Kind Of People. Un lavoro indipendente, pubblicato dall’etichetta che hanno fondato (la Stun Volume) per mettersi al riparo dal rischio di dover scendere a compromessi in termini artistici. Erano consapevoli della necessità di affrontare con una nuova visione questa seconda fase di vita del gruppo, a partire dal rapporto con la Rete. Ci ha raccontato tutto l’affascinante Shirley Manson.

GARBAGEdi Marco Rigamonti

I biglietti del concerto dei Garbagesono in vendita presso i negozi Fnac!

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le foto

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Dal 13 luglio al 28 agosto, all’acquisto di un Menu e di un McFlurry o un Sundae a scelta,

riceverai in omaggio un’esclusiva coppetta da gelato in porcellana firmata Seletti e accompagnata da una simpatica e comoda pa-

lettina. Seletti ha infatti realizzato solo per McDonald’s sei coppette gelato collezionabili in sei colori pastello: lilla, verde, rosa, azzur-

ro, rosso mattone e giallo.

McDonald’s celebra l’estate e la voglia di freschezza e di gelato con un jingle cantato per la prima volta da nove ragazzi che lavorano nei ristoranti McDonald’s in Italia.Le voci di Salvatore, Fabrizio, Stefano, Alberto,

Laura, Melanie, Zyra, Alessia e Silvia, sono state selezionate tra le 170 che hanno partecipato al concorso Voices of McDonald’s, una competizione internazionale in cui i dipendenti McDonald’s di tutto il mondo

gareggiano esibendo le proprie doti canore. Diretti da Ferdinando Arnò, produttore di famosi cantanti italiani, i nove giovani, che ogni giorno assieme ai loro colleghi accolgono ben 700.000 persone negli oltre 440 ristoranti McDonald’s in Italia, hanno così inciso la simpatica colonna sonora che li trasformerà nei

protagonisti indiscussi dello spot TV dedicato ai gelati McDonald’s: “THE ICE CREAM SONG”

McDonalD’s canta l’estate insieMe ai suoi ragazzi

Ma lo sapevate che: ogni anno McDonalD’s venDe quasi

30 Milioni Di gelati?* informazione pubblicitaria

...e così nasce il torMentone Dell’estate!

“I SCREAM DON’T BE MEAN! GIVE ME CHOCOLATE AND VANILLA BEAN!

YOU SCREAM, DON’T BE LAZY! BUT THIS ICE CREAM MAKES ME CRAZY!

WE SCREAM FOR THE PERFECT TEAM, SUNDAE, McFLURRY, THAT’S OUR DREAM!

WE ALL DREAM OF AN ICE CREAM RED, BROWN, WHITE AND ALSO GREEN. I LOVE ICE CREAM DON’T YOU KNOW? YOU LOVE ICE CREAM? A GO GOOOOO

I LOVE ICE CREAM, I LOVE SCREAM, I LOVE ICE CREAM

I WANT MORE!”

Scarica gratis The Ice Cream Song su www.mcdonalds.it

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Ma non finisce qui... l’estate

Da McDonalD’s si veste anche

Di Design!

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FACE2FACE

ONSTAGE 20 LUGLIO

artiamo dal concerto speciale per i tuoi 40 anni, a Monza il prossimo 12 luglio. Com’è nata l’idea?In realtà il compleanno è un pretesto per creare

un evento in cui siano concentrati più energie e più im-pegno di quelli di una data normale, che già ne richiede tanti. Avevo voglia di fare qualcosa di diverso e infatti sarà uno spettacolo nello spettacolo: non ci sarà solo musica ma anche le coreografie della Corona Events, la compa-gnia che ha aperto l’America’s Cup. Inoltre, sul palco, mi faranno compagnia alcuni ospiti. Fino ad ora l’unione di balletto e musica l’ho vista solo nella musica classica ma non mi ha mai fatto paura sperimentare. C’era bisogno di uno spunto che motivasse questa straordi-narietà e l’ho trovato nei miei 40 anni.

La tournée nei club che hai terminato da poco ti ha dato qualche spunto? Mi ha dato tanta energia, che ho scelto di esprimere nella parte più aggressiva del concerto. È stata un’esperienza forte perché ha avuto un’impronta molto rock, come non la avevo da anni, e volevo ricreare la stessa energia nel live di Monza. Per questo ho spinto al massimo gli arrangiamenti in quel-la direzione, ricorrendo a sonorità molto basse che creano un sound vigoroso di sostegno alla band. Poi ci sarà anche una parte acustica in cui interverranno le coreografie, che giocano con le luci e i costumi, dando vita a momenti più intimi. Useremo il contrasto tra questi elementi per dare potenza al concerto.

Romantico Rock Show, il penultimo disco, è del 2010 e Natura umana è uscito a ottobre 2011. Dopo l’evento di Monza partirai per il tour europeo e poi sarà la volta del Sud America. Per il prossimo album dovremo aspettare di più?Questi dischi sono nati uno dopo l’altro, per la prima volta

nel mio studio, e il suono del secondo è l’evoluzione del primo. Hanno degli elementi in comune che li pongono su un piano diverso rispetto ai precedenti e sento di non aver terminato il discorso che ho iniziato. So già che il prossimo sarà la conclusione di questa trilogia, magari ne verrà fuo-ri un cofanetto. Romantico Rock Show parlava solo d’amore (cosa mai fatta prima da me), mentre Natura Umana è a sfondo sociale. Non so dove mi porterà il terzo.

Quindi non è un progetto pensato a priori.Sono nati di getto e non ho capito in che direzione stessero andando finchè non è passato un po’ di tempo e mi sono reso conto che c’erano delle similitudini. Fin da giovane, quando ho esordito con Destinazione Paradiso, ho sempre

avuto la tendenza a toccare temi che andavano verso il so-ciale, come anche in Falco A Metà o Viaggio su Marte, ma con un’impostazione intima e personale, molto soggettiva e slegata dal contesto. Crescendo non mi sono più sentito il solo a pensare certe cose e ho iniziato ad ampliare il di-scorso. Uguali e diversi o Cammina nel sole sono brani che scandiscono la coscienza di sensazioni e sentimenti miei ma anche di molte altre persone. Poi è arrivata questa tri-logia, di cui dovrò trovare una chiave di lettura.

In Natura Umana c’è una realtà cattiva, in cui ci si ri-conosce ma in maniera negativa, e una invece più vicina, come racconta per esempio il brano Sguardi.Volevo sorpassare i preconcetti e rappresentare la realtà nuda e cruda, sottolineando anche gli aspetti meno felici, ma per dare un messaggio finale positivo. C’è quello più

arrabbiato in Scimmie Parlanti, quello lavorativo in Mondo Libero, quello di persone, come i bimbi o chi non ce la fa ad arrivare a fine mese, che subiscono gli altri in Sguardi. Sono tutti accomunati da un disagio che sta cominciando a diventare più che un prurito. Quando sei critico la prima reazione è la disillusione, ma è da un po’ che io sono disil-luso e credo che ora si stia andando verso la realtà concre-ta. Non potevo non notare quel che ho intorno, questo è il mio modo di affrontare la musica.

Ti piacerebbe poter dare dei suggerimenti per cambiare la situazione attuale?Non posso dare soluzioni, è un discorso di coscienza. Biso-gna rendersi conto che non è il momento di adagiarsi, ma

di muoversi. Non è un richiamo ovviamente alla lotta o alla rivoluzione, ma ad avere un pensiero, prendere coscienza e dire basta, an-che nelle piccole cose. È un’esortazione a non essere continuamente condizionati da un tubo catodico e dalle cavolate che ci propina. Le canzoni si scrivono anche per questo e mi

auguro di poter essere non solo un marchio su un cd.C’è qualche aspetto del successo che ora ti va un po’

stretto?Credo che il successo sia una grande invenzione ma mi auguro anche che presto passi di moda e che si guardi di più al sodo. Questo non vuol dire che non apprezzi l’esse-re famoso, faccio questo lavoro anche per questo, ma c’è un limite che a volte viene superato sfiorando l’indecen-za, quando si parla di immagine e di sostanza. E io sin-ceramente mi sono un po’ stancato di continuare a fare l’occhiolino all’immagine perché fa comodo. D’istinto mi sono sempre un po’ ribellato ma non sapevo il perché. Oggi continuo a farlo, ne ho compreso il motivo e credo che sia giusto andare avanti. A quarant’anni ho solo inizia-to, ora sono tutti cavoli vostri. Questa è una minaccia.

«Non è il momento di adagiarsi, ma di muoversi. Il mio è un richiamo alla coscienza, un’esortazione

a non essere condizionati dalle cavolate che ci propina un tubo catodico. Le canzoni si scrivono anche per questo»

live 12/07 Monza (MI)

Il 2012 è un anno speciale per Gianluca Grignani. Dopo il tour nei club, un concerto evento a Monza per festeggiare i suoi 40 anni (compiuti lo scorso 7 aprile), poi tournée in Europa e in Sudamerica. Un percorso che il cantautore milanese compie con grande consapevolezza, la stessa che mette nei suoi dischi da un po’ di tempo a questa parte. Lo abbiamo incontrato per parlare di tutto questo.

GiANLuCA GRiGNANidi Francesca Vuotto

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LIVESTYLE

ONSTAGE 22 LUGLIO

ATTOFINALE(PER ORA)

Dopo un inverno di dominio discografico (abbiamo perso il conto delle settimane in cui L’amore è una cosa semplice è stato al numero 1 dei dischi più venduti) e una straordinaria primavera di live (decine

di concerti, tantissimi sold out), Tiziano Ferro è pronto alla parte conclusiva della sua cavalcata. Tra i concerti estivi c’è il grande appuntamento allo Stadio Olimpico di Roma. Una data che ha l’onore di

celebrare un’annata perfetta, o quasi, e che serve da simbolico “arrivederci” al pubblico italiano.

di Francesca Vuotto

opo mesi di in cui, tra uscita del disco e inizio del tour, Tiziano Ferro l’ha fatta quasi da padrone tra classifiche di vendita e calendari dei concerti, c’è stato un periodo di pausa in giugno, ma ora il

L’amore è una cosa semplice tour è di nuovo in pista e il 30 giugno da Bergamo è iniziata la seconda parte della tournée, quella esti-va, che, seppur più breve di quella nei palazzetti, non sarà meno intensa. La brevità del calendario na-sconde in realtà un’”insidia”: c’è una serata estremamente impegnativa per Tiziano, da tanti punti di vista. 14 luglio, Stadio Olimpico di Roma. È una tappa la cui importanza si po-teva già intuire all’inizio del 2012, quando sono uscite le prime date del tour: ce n’erano tante, tutte serrate in un lasso di tempo breve (tra aprile e maggio) e in primavera. Poi spunta-va, fanalino di coda cronologico, unica in piena estate, quella di Roma, l’unica (allora ma anche adesso) che tra tanti palazzetti e arene metteva in mostra una location da superstar come lo sta-dio della Capitale. Come a dire, ben vengano tutte le tappe, si lascino spazi temporali nel calendario per permettere eventuali raddoppi e recuperi, ma cascasse il mondo quella data è un pun-to fermo.

Inutile dirlo, per Tiziano Ferro cantare a Roma è come cantare a casa, per lui che è di Latina. È un momento speciale, una tappa «illustre» come l’ha definita lui stesso, che ha voluto sottolineare pensando ad una scaletta leggermente diversa da quella che ha seguito nei mesi scorsi e, notizia ghiotta per i fortunati fan ca-pitolini, chiamando sul palco un ospite d’eccezione (il cui nome resta top secret) - come dichiarato in una recente intervista al

settimanale TV Sorrisi e Canzoni. A onor del vero, anche in Tiziano si realizza quel dualismo Roma-Milano che caratterizza soprattutto l’am-biente politico italiano ma in qualche modo è parte della nostra società. Per quanto infatti la Capitale sia casa sua, la città meneghina occupa un buon posto nella geografia tiziane-sca, accaparrandosi una fetta del suo cuore. Sarà perché è la città che lo ha

accolto al suo ritorno in Italia dopo gli anni vissuti a Manchester o perché è quella, insieme a Torino, in cui, come tanti altri colle-ghi, ha mosso i primi passi musicali. E di questo attaccamento non ha fatto mistero durante i tre concerti che ha tenuto proprio a Milano agli inizi di maggio. Ha più volte dichiarato infatti il suo affetto per la città, arrivando addirittura a lanciare una di-chiarazione d’amore che dà del filo da torcere ai romani: «Sono

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TIZIANO FERRO

«QUESTO TOUR È LA NATURALE CONSEGUENZA DEL DISCO, MA NON DIMENTICO CHE SE HO LA

FORTUNA DI SUONARE IN UN PALAZZETTO PIENO È PERCHé CI

SONO STATI DIVERSI BRANI NEGLI ANNI CHE HANNO PORTATO

QUELLE PERSONE Lì DENTRO»

I biglietti del tour di Tiziano Ferrosono in vendita presso i negozi Fnac!

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LIVESTYLE

ONSTAGE 23 LUGLIO

live14/07 Roma, 18/07 Cagliari, 22/07 Bari, 25/07 Palermo...Il calendario completo del tour di Tiziano Ferro su onstageweb.com

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ONSTAGE 24 LUGLIO

LIVESTYLETiziano Ferro

sfacciatamente innamorato di Milano« ha detto ad un certo punto del primo show meneghino.

EMOZIONI DIVERSEIl Tiziano Ferro che abbiamo visto salire sul palco a Mila-no era visibilmente emozionato e lo è rimasto per un po’ di brani, nonostante le canzoni a cui era affidata l’aper-tura fossero i singoli La differenza tra me e te e L’amore è una cosa semplice, due pezzi da 90 che hanno portato subito il pubblico (e l’artista) nel vivo della questione. Fino a quell’Imbranato arrivata dopo le due hit iniziali, e Hai le isole negli occhi e Troppo buono. Nonostante la gente non lo abbia ab-bandonato mai con i cori anche quando lui si divertiva a eseguire con la voce falsetti e seconde voci, Tiziano ha dato l’impressione di sentire forte la pregnanza del momento, forse anche perché aspettava il responso dal vivo del pubblico milanese sul nuovo sound dell’di-sco. I fan non hanno minimamente avvertito quel gap affettivo che di solito contraddistingue i pezzi storici di un artista da quelli appena arrivati e, complice una car-rellata di brani attesi da tutti come Indietro e Sere nere, in men che non si dica Tiziano si è lasciato andare. A parte questo cambiamento di mood, il bello di andare a vederlo in questo tour sta proprio nell’assistere a due ore di musica che sono un susseguirsi di momenti, ritmi

e atmosfere diverse. Si passa dal Tiziano più composto e compìto dei brani dell’ultimo disco a quello più smac-catamente dance con pezzi come Raffaella è mia, Xverso e Stop dimentica, a quello più brillante e swing del medley che raggruppa TVM, Quiero Vivir Con Vos e L’Olimpiade a quello più struggente di Il regalo più grande, Alla mia età e Ed ero contentissimo. Emozioni e pelle d’oca garantite, grazie anche a un patchwork di immagini che scorre sul mega schermo che fa da scenografia al palco: come in un album dei ricordi, passano sotto gli occhi di tutti le foto

di quando Tiziano si presentava con cappellino all’indie-tro e pantaloni larghi, quelle dei tanti premi ritirati, e la fatidica copertina del numero di Vanity Fair con cui ha annunciato a tutti la sua omosessualità.

PASSATO È BELLOIl passato è un elemento molto presente nello spetta-colo di Tiziano, ed è vissuto con grande tranquillità e consapevolezza, sentimenti che, guardandosi indietro, è

possibile provare solo quando si è in pace con se stes-si e ci si sente realizzati. Sarà per questo, oltre che per non venir meno alle attese del pubblico, che la scaletta non dimentica nessuna delle hit che hanno reso Tiziano uno dei grandi della musica Italiana. «Questo tour è la naturale conseguenza del disco, ma non dimentico che se ho la fortuna di suonare in un palazzetto pieno è perché ci sono stati diversi brani negli anni che hanno portato quelle persone lì dentro. Per questo non posso sacrificare il repertorio. Che poi, ti dico la verità, quando tutti cantano le vecchie canzoni

è bellissimo, sono i momenti più intensi perché c’è vera condivisione di emozioni» ha dichiara-to recentemente chiacchierando con Onstage poco dopo l’inizio della parte primaverile della tournée. Il passato di Tiziano non è sempre stato semplice professionalmente, soprattutto per la difficoltà che ha avuto fin dagli esordi nel gestire la propria identità

di cantante. Ha più volte confessato di essersi sempre trovato a suo agio e bene sul palco, ma, una volta sceso, di non riuscire a godersi appieno la soddisfazione di un concerto andato bene, perché attanagliato da un forte senso di tristezza e di voglia di chiudersi in sé. Ora però ha imparato a dosare le energie e a sentirsi parte dell’in-sieme, riuscendo così a creare una sinergia particolare che gli dà modo di vivere bene anche i pezzi più datati. Merito anche della super band che lo accompagna, com-

«È STATO UN BENE INIZIARE A FATICARE NEI CLUB E PASSARE POI AI PALAZZETTI, PRIMA A CAPIENZA RIDOTTA E DOPO COMPLETA. ADESSO SUONO PIù

VOLTE NELLA STESSA CITTà. FOSSE ACCADUTO PRIMA, NON ME LO SAREI GODUTO»

TIZIANO SHOw

L’amore è una cosa semplice (L’amore è una cosa semplice, 2011) La differenza tra me e te (L’amore è una cosa semplice, 2011) Hai delle isole negli occhi (L’amore è una cosa semplice, 2011) Troppo buono (Alla mia età, 2008) Imbranato (Rosso relativo, 2001) Indietro (Alla mia età, 2008)

L’ultima notte al mondo (L’amore è una cosa semplice, 2011)

E fuori è buio (Nessuno è solo, 2006) Sere nere (111, 2003) Stop! Dimentica (Nessuno è solo, 2006) Xverso (111, 2003) E Raffaella è mia (Nessuno è solo, 2006) Il regalo più grande (Alla mia età, 2008) Alla mia età (Alla mia età, 2008) Il sole esiste per tutti (Alla mia età, 2008) Medley acustico: TVM/Quiero vivir con vos/L’olimpiade Ed ero contentissimo (Nessuno è solo, 2006) Ti voglio bene (111, 2003) Xdono (Rosso relativo, 2001) Rosso relativo (Rosso relativo, 2001)

Non me lo so spiegare (111, 2003)

Per dirti ciao! (L’amore è una cosa semplice, 2011)

Ti scatterò una foto (Nessuno è solo, 2006)

La fine (L’amore è una cosa semplice, 2011)

Il tour di Tiziano Ferro è partito da Torino lo scorso 10 aprile. Questa la scaletta che TZN ha presentato al PalaIsozaki.

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LIVESTYLETiziano Ferro

posta di grandi musicisti che gli danno una marcia in più musicalmente parlando: Reggie Hamilton al basso, Gary Novak alla batteria, Davide Tagliapietra e Giorgio Secco alle chitarre, Luca Scarpa e Christian Rigano alle tastiere.

GRAZIE A ALLA PROSSIMASe si guarda il calendario di questo tour, sono numerose le città in cui si è fermato più di una sera. Accanto a tanto successo, c’è anche l’aspetto umano, che si può toccare quando ringrazia il suo fedele pubblico (cosa che non dimentica mai di fare più volte durante ogni concerto), quasi come fosse un bimbo colto alla sprovvista dalla fama. E anche al termine della prima parte della tournée, a fine maggio, ha sentito l’urgenza di tornare a rendere omaggio ai tanti che lo hanno ascoltato nei palazzetti di mezza Italia, scrivendo qualche riga sul sito ufficiale: «È stato un tour che ha superato ogni mia aspettativa. Non avevo mai suonato tante sere di seguito nella stessa città, è bello dopo undici anni godersi questo privilegio. Forse se fosse successo all’inizio della mia carriera non me lo sarei goduto. È stato un bene iniziare a faticare dai piccoli club e passare lentamente ai palazzetti, prima ridotti e poi a capienza com-pleta. Vedere pieni per tre sere di seguito luoghi sacri della musica come il Forum di Assago e l’Arena di Verona è stato bello, speciale e sono felice sia accaduto ora che riesco a godermi con serenità, calma e consapevolezza il frutto di una decade di lavoro». Se tanti live, oltretut-to concentrati in pochi mesi, danno queste sensazioni è facile capire quanto sia difficile stare lonta-ni dai palchi. E infatti Tiziano è quasi subito ripartito. Dopo un mesetto di pausa, il 30 giugno il L’amore è una cosa semplice Tour ha esordito a Bergamo in vista di quella

manciata di date (Cagliari il 18/07, Bari il 22/07, Palermo il 25/07 e Gela il 28/07) che ci saranno durante l’estate, tra cui proprio quella romana del 14 luglio. Tiziano però

ha saggiamente deciso di vivere al massimo questo mo-mento felice senza strafare. «Ora manca il capitolo finale, l’estate. E con lei tanti appuntamenti illustri tra cui ovvia-mente lo Stadio Olimpico. È un sogno, una scarica emotiva

talmente forte che, terminati i concerti di luglio, posso uffi-cialmente annunciare che non ci saranno altri show in Italia in autunno/inverno. Preferisco prendermi tempo, lasciare che

questa esperienza rimanga stupenda in quan-to breve e dedicarmi alla promozione estera». La dichiarazione, magari studiata anche per convincere gli ultimi indecisi, non lascia spazio all’immaginazione e i tan-ti fan possono quindi mettersi l’anima in pace. Unica eccezione, notizia di poche settimane fa, la partecipazione al mega con-

certo speciale per i terremotati Italia Loves Emilia che si terrà il 22 settembre al Campovolo di Reggio Emilia con la partecipazione di tanti altri big della scena musicale italiana.

«IL CONCERTO ALL’OLIMPICO È UNA SCARICA EMOTIVA TALMENTE FORTE CHE, TERMINATO LUGLIO, NON CI SARANNO ALTRI SHOW IN ITALIA. PREFERISCO

LASCIARE CHE QUESTA ESPERIENZA RIMANGA STUPENDA IN QUANTO BREVE»

TIZIANO & FRIENDS

Molte sono le collaborazioni di cui Tiziano può vantarsi: Franco Battiato ha firmato il testo de Il tempo stesso, inciso in duetto con il cantautore di Latina per l’album Alla mia età (2008), ricco di featuring. Qualche esempio? La paura non esiste è stata scritta a quattro mani con Laura Pausini, la hit Indietro (chi non si ricorda «Notizia è l’anagramma del mio nome?») è di Ivano Fossati, mentre la versione inglese Breathe Gentle è cantata in duetto con Kelly Rowland, ex-membro delle Destiny’s Child. Diverse sono anche le collaborazioni che hanno visto Tiziano cantare in inglese: per esempio il singolo Universal Prayer, dove duettava con Jamelia, o il brano Each Tear, primo singolo per il mercato italiano di Stronger With Each Tear, l’album di Mary J. Blige. La versione italiana di Breathe Easy dei Blue, A chi mi dice, è stata curata proprio da Ferro. Al palmares del cantautore di Latina vanno aggiunte le collaborazioni del suo ultimo lavoro, L’amore è una cosa semplice, tra cui il duetto con John Legend nel brano Karma, versione in lingua inglese di Smeraldo. Nello stesso disco, Tiziano incontra anche Nesli (cantando La fine, contenuta anche nell’album Fragile - Ne-sliving Vol. 2, 2009) e Irene Grandi, che scrive il testo e la musica del brano Paura non ho. M.M.

L’attitudine internazionale di Tiziano Ferro si nota anche dalle molte collaborazioni che l’artista ha collezionato nel corso della sua carriera. Non solo musicisti italiani, Tzn ha lavorato anche con grandi star della musica mondiale.

© M

irko

Can

telli

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LIVESTYLE

I biglietti del tour di Ligabuesono in vendita presso i negozi Fnac!

live 07/07 Cividale Del Friuli, 17/07 Taormina, 20/07 Napoli

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LIVESTYLE

Ligabue non si ferma: in tour anche quest’anno, nonostante tutti pensassero che il 2012 sarebbe stato un anno di pausa per il rocker. E invece, complice il suo manager e amico Claudio Maioli, ha programmato cinque concerti in altrettanti luoghi magici. La Royal Albert Hall di Londra, Piazza Grande a Locarno, Cividale del Friuli (un parco bellissimo), il Teatro Antico di Taormina, Piazza del Plebiscito a Napoli.

Come ci spiega proprio Maioli, proprio non riescono a dire no alle nuove avventure.

LENTAMENTEMUORE CHI

NON CAMBIAdi Marcello Marabotti - foto: Jarno Lotti

uando, nel 1997, ho inserito nel walkman la cassetta di Su e giù da un palco e ho sentito per la prima volta la voce di Luciano, ho pensato che avrei voluto ve-derlo dal vivo. Quella voce mi parlava di cose vere

e semplici al tempo stesso. Si portava dietro un mondo che era lo stesso dal quale arrivavo io. La campagna genuina che si presen-ta com’è, anche sul palco di San Siro. Senza tradirsi. È un’idea che mi sono sempre portato dietro. Per questo, quando Luciano ha rivelato che avrebbe suonato anche nel 2012, ho storto il naso solo fino a quando non ho letto le location scelte per i cinque concerti in programma. Posti all’aperto, grande prati, come nelle feste di una volta, fra cosce e zanzare. Proprio di questi concerti, e di tutto quello che si nasconde dietro un live di Luciano, chiacchiero con Claudio Maioli, grande amico e mana-ger del Liga fin dal primo concerto, in una lontana sera del 1987.

Nessuno pensava che Ligabue avreb-be suonato anche quest’anno. Come nasce l’idea di queste cinque date? In effetti volevamo prenderci del tem-po per ragionare sul futuro. Ma abbia-mo sempre voglia di sfide e a stare troppo fermi dopo un po’ ci si annoia (ride, ndr). Così abbiamo pensato a Sotto bombardamento (brano extra dell’album Buon compleanno Elvis e contenuto nel tri-plo Campovolo 2.011, ndr), un pezzo che ci siamo trovati a canta-re parecchie volte. Così abbiamo pensato, “perché non valorizzar-lo”? Magari con due o tre concerti per sostenere un singolo per noi attualissimo, visto che parla di bombardamenti e confusione di notizie. Poi sono arrivate le proposte della Royal Albert Hall e di Napoli, dove manchiamo da un sacco di tempo - e Piazza del Plebiscito è un gran bel posto. Dopodiché abbiamo allargato la prospettiva ad altri posti, come Taormina e Locarno, chiudendo con Cividale del Friuli, una location molto affascinante, in mezzo alle montagne.

Ho sempre pensato che le sfide facciano parte del vostro baga-glio, ed è una qualità importante.Forse è un modo per non annoiarci (ride, ndr). Quando progetti

un nuovo tour rischi di ripetere sempre le stesse situazioni, usan-dole come pretesto per non andare altrove. E invece a noi pia-ce sperimentare, come è successo con Campovolo. Cividale, ad esempio, è a cinque chilometri dal confine, con un parco bagnato da un fiume stupendo: sembra Woodstock. Quello che più ci pia-ce di queste date è la possibilità per il pubblico di poter stare sul prato o in una piazza, come a Napoli. Per noi significa cambiare la produzione. Invece di averne una finalizzata a un certo nume-ro di concerti, ci divertiamo a cambiare tutto per ogni data.

Che spettacolo dobbiamo aspettarci?Sarà una classica scatola rock and roll. La stessa soluzione che abbiamo utilizzato a Londra: nessun effetto speciale, qualche video di supporto ma, soprattutto, tanta energia. Sul palco con

Luciano ci saranno Kaveh Rastegar al basso, Michele Urbano alla batteria, Josè Fiorilli e Luciano Luisi alle tastie-re, con Federico Poggipollini e Niccolò Bossini alle chitarre. Se alla forza creata da loro si aggiunge lo scambio con il pubblico, avremo la solita magia dei concerti di Luciano.

Prima hai citato Woodstock: è pos-sibile ricreare in Italia una situazione simile a quella dello sto-rico festival? Abbiamo usato l’immagine di Woodstock per semplificare la comunicazione. Quello che a noi sta a cuore è lo spirito di quel festival: la gente che si raduna in un parco, in un’area in cui assi-stere a uno spettacolo da un prato, o in una piazza. Sarà che sono cresciuto in provincia e i concerti li ho sempre visti all’aperto, alle feste, ma credo che si debba valorizzare il godimento di stare in mezzo al verde per vedere un live, è una gran bella cornice. Molti dormiranno lì, come a Campovolo. In Italia ci sono pochis-sime aree pensate per consumare musica e poi facciamo fatica ad assorbire la filosofia dei festival. All’estero i biglietti si vendono quando ancora non è stata annunciata la line up, la gente va ai festival per stare insieme, a prescindere dall’artista. In Italia ac-cade il contrario.

Però è noto che i fan di Ligabue abbiano grande scambio tra

LIGABUE

«QUEST’ANNO VOLEVAMO PRENDERCI DEL TEMPO PER

RAGIONARE SUL FUTURO. MA ABBIAMO SEMPRE VOGLIA DI SFIDE

E A STARE TROPPO FERMI DOPO UN PO’ CI SI ANNOIA»

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Q

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LIVESTYLELigabue

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loro: per esempio si organizzano per muoversi insieme.Siamo felici di questo. Ci rende veramente orgogliosi e penso sia uno dei nostri motivi di maggior soddisfazio-ne. Ma non penso che riusciremo a cambiare la cultura italiana.

Prima hai parlato del fatto che certi spazi non si usano per i concerti. Che problemi ci sono? Cividale, come Piazza del Plebiscito, sono grandi posti in cui, però, manca tutto: bagni, elettricità, strutture. Senza contare la viabilità, l’accoglienza, la disponibilità degli alberghi, le aree parcheggi. Allo stadio accendi un inter-ruttore, in un posto così devi portarci genera-tori, cavi e linee per la luce, perché quando si spegne il palco si deve accendere il resto.

Quello che mi ha sempre attratto del mon-do di Luciano è la semplicità: una semplicità genuina che riesce a trasmettere al pubblico tramite la musica.Hai colto uno spirito che per noi è legge: fare questo lavo-ro con una passione che sia sempre viva e ci porti a fare tutto con semplicità. La continua ricerca di cambiamento e nuove sfide permette alla passione di restare sempre accesa. Poi, oltre a questo, noi ci prendiamo la libertà di andare in posti “comodi” (ride, ndr).

Claudio Maioli è una figura chiave per la carriera di Ligabue. Dal 1987 a oggi, le vostre personalità si sono incastrate perfettamente. Siete complementari. Luciano è un grande artista e il 99% di quello che è succes-so lo si deve alla sua musica, alla sua personalità e al suo carattere. Io ci ho messo l’1%, standogli a fianco e propo-nendogli delle avventure. È una situazione anomala ma piacevole: condividere un pezzo di percorso da amici e fare questo lavoro senza l’ansia dei contratti in scadenza è un privilegio. Ci prendiamo il tempo di pianificare le

cose e funziona. Dopodiché ci vuole il coraggio di rischia-re, andando negli stadi, nei club, passando dall’Arena di Verona e un’orchestra di 70 elementi ai teatri con uno show chitarra e voce. Il pubblico apprezza questa versati-lità perché capisce la voglia di mettersi in gioco.

Come valutate l’opportunità di buttarvi in una nuova avventura?Intuito. Ogni volta è diverso, perchè ci sono sempre aspet-ti positivi e negativi: da una parte vogliamo scongiurare il pericolo della routine; dall’altra corriamo il rischio di fare qualcosa che non conosciamo. Fino ad ora abbiamo

avuto anche grande fortuna, perché lo spettacolo può an-che non funzionare. Nessuno avrebbe rifatto Campovolo dopo l’edizione del 2005, in cui abbiamo avuto qualche problema. E invece quella dell’anno scorso è stata la sera-ta perfetta. Abbiamo avuto il grande coraggio di crederci ancora, sistemando gli aspetti che ci avevano causato pro-blemi la volta precedente. Siamo stati bravi e fortunati.

Quali sono le principali differenze tra eventi singoli, come possono essere anche le date del 2012, e un vero e proprio tour?Se prepari venti date puoi permetterti di sbagliarne una o due. Ben altra situazione è quella dei concerto “one shot”: è come se per settimane preparassi un grande fuo-co d’artificio che poi - in un secondo - esplode: da quanti colori vengono fuori in quei cinque secondi di esplosio-ne dipende tutto. Molte volte ci si chiede se lavorare così

tanto per quegli attimi valga la pena. Noi pensiamo di sì, perché quello che conta è quell’emozione, quei colori che ti porti a casa.

A proposito di emozioni: 28 febbraio 1987, Circolo cul-turale di Correggio, uno sconosciuto Luciano Ligabue sale sul palco per la prima volta.Torniamo molto indietro (ride, ndr). Luciano all’epoca lavorava in radio e scriveva canzoni. Una sera mi chiese di ascoltarle e rimasi impressionato. Era la naturale pro-secuzione del periodo cantautorale: univa musica rock e testi importanti. A quel punto, con una band, siamo an-

dati al Circolo culturale di Correggio per ca-pire se quello che veniva bene in una stanza poteva andare bene anche su un palco. C’erano 30 persone: il pubblico di casa nella musica non è quello del calcio, ti guardano con diffidenza. Eravamo curiosi e preoc-cupati. Alla fine erano tutti in piedi, presi

come se Luciano fosse una star. In quel momento abbia-mo pensato che potevamo andare più lontano. Poi, con una serie di concerti fuori dall’Emilia, sempre con rea-zioni importanti, è partita la storia. Fino alla Royal Albert Hall.

Passando per il primo concerto a San Siro, nel ’97.Un’esperienza strepitosa. Sentivo un’aria particolare in-torno a Luciano, dopo Certe notti e Buon compleanno Elvis era il momento di rischiare lo stadio. Alcuni dicevano «però se non si riempie...», e invece ne abbiamo fatte due di serate a San Siro. Ci avevamo visto giusto, era un ri-schio che pensavamo di doverci prendere. Mi ricordo che abbiamo deciso di inserire sul palco il gioco del barista, evolvendolo: se prima portavo solo il caffè, poi è stata una vera e propria scenetta. Sono state sere indimenti-cabili.

«OGNI VOLTA È DIVERSO. DA UNA PARTE VOGLIAMO SCONGIURARE IL PERICOLO DELLA ROUTINE, DALL’ALTRA

CORRIAMO IL RISCHIO DI FARE QUALCOSA CHE NON CONOSCIAMO. CI VUOLE ANCHE FORTUNA»

le foto del toUr

dI lIgAbUe SU

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DAL ViVO È MEGLiO! Luciano Ligabue ha un feeling particolare con il palco. Da sempre. Tanto che sono ben quattro gli album dal vivo pubblicati nel corso della sua carriera: Su e giù da un palco (1997), Giro d’Italia (2003), Sette notti in Arena (2009) e Campovolo 2.011 (2011).

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LIVESTYLE

ONSTAGE 32 LUGLIO

I biglietti del tour di Alanis Morissettesono in vendita presso i negozi Fnac!

live 17/07 Piazzola Sul Brenta (PD), 18/07 Milano, 20/07 Firenze, 21/07 Roma

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LIVESTYLE

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Dopo quattro anni di silenzio, nei quali si è dedicata al nuovo marito e alla sua bimba, mettendosi alla prova più con la recitazione che non con chitarre e microfoni, Alanis Morissette è tornata a far parlare la sua musica. A giudicare dai risultati, il riposo e la ritrovata serenità le hanno fatto molto bene: Havoc And Bright Lights, in uscita a fine agosto, ci (ri)consegna l’artista che abbiamo amato ai tempi di Jagged

Little Pill. In attesa di vederla dal vivo in Italia, abbiamo ascoltato il disco. Ci è piaciuto.

RIACCENDIAMO LA LUCE

di Massimo Longoni

el 1995 sconvolgeva il mondo del rock al femminile con la sua energia e con testi diretti che parlavano di perversione e di sesso orale in un cinema. Quella ragazza

incazzata per un rapporto andato a rotoli o per le strane ironie della vita non c’è più da tempo, ma Alanis Mo-rissette è ancora pronta a scatenare il caos. La cantante canadese arriva anche in Italia per presentare Havoc And Bright Lights, il nuovo album in uscita alla fine di agosto. Oggi è una donna matura, una mamma consapevole di sé, delle sue ambizioni e orgogliosa delle sue convinzioni, ma questo non le ha tolto un solo grammo della voglia di fare rock, anzi. Alanis, a quattro anni dall’ultimo Flavors Of Entanglement, ha ritrovato nuova linfa, per la gioia di chi l’ha attesa impazientemente. Non che in questo tempo sia stata con le mani in mano. Ha prima di tutto ba-dato alla sua vita privata, sposando il rapper Mario “MC Souleye” Trea-dway nel 2010 e, soprattutto, dando alla luce la sua prima bimba, Ever Imre, l’anno seguente. Questo mentre sul fronte professionale si dedicava alla recitazione dividendosi tra teatro, serie tv e cinema in at-tesa di ricaricare le pile per un nuovo album. Perché non c’è dubbio che ciò che i fan aspettavano da lei era nuova musica.

MAMMA E ROCKSTAREd ecco qui Havoc And Bright Lights. Se qualcuno aveva dubbi pensando che la migliore Alanis fosse quella che utilizza la musica per incanalare la rabbia in un proces-so catartico, si tranquillizzi. Lo stato di grazia personale della signora Treadway si è riverberato anche sulla sua ispirazione artistica. Un’ispirazione felice e tutt’altro che appiattita, che ha trovato la giusta spalla nel fido Guy Sig-sworth, già produttore e co-autore di Flavors Of Entalgen-ment. Con gente come Madonna, Björk e Britney Spears nel curriculum, Sigsworth è un personaggio eclettico e in parte alieno all’universo della cantautrice, ma ha dato pro-va di poter entrare in sintonia con la sensibilità di Alanis

già nel precedente lavoro che può essere considerato una prova generale di ciò che è giunto a piena maturazione. La Morissette ha iniziato a macinare materiale nuovo con lui subito dopo la nascita della bimba, arrivando ad annunciare già a dicembre dell’anno scorso di avere 31 pezzi pronti tra i quali scegliere. Il tutto senza togliere

un minuto di attenzioni alla sua creatura. Ha approntato uno studio di emergenza in quella che era la stanza dei giochi della figlia, alternando una poppata alla scrittura di un brano, una ninna nanna a una seduta di registra-zione. Rockstar e mamma senza soluzione di continuità, una condizione alla quale dovrà fare l’abitudine se, come ha dichiarato, intende allattare Ever Imre fino a quando avrà sei anni...

IL VENTO NEI CAPELLISin dal titolo (caos e luci abbaglianti) questo è un album che sembra vivere su dicotomie. Il rock si intreccia con l’elettronica, suoni acustici trovano il loro complemento

in loop sintetici, sprazzi di gioia si alternano a rabbia furente mentre la dolcezza è spesso solo il viatico per improvvisi scoppi di ener-gia. E se, tra politica, spiritualità e filosofia, qualcuno vuole semplicemente lasciarsi tra-sportare dalla musica senza per forza foca-lizzarsi sui testi, c’è anche questa possibilità.

L’apertura affidata a Guardian, il singolo che ha anticipa-to l’album a maggio, è un ottimo biglietto da visita ma esemplificativo solo in parte del tono generale del lavoro. C’è tutta Alanis, nel salto di tonalità tra la strofa confi-denziale e il ritornello urlato, le chitarre che ruggiscono e un’orecchiabilità che prende subito dal primo ascolto.

ALANIS MORISSETTE

HAVOC AND BRIGHT LIGHTS VIVE SU DICOTOMIE. IL ROCK ED L’ELETTRONICA, SUONI ACUSTICI E LOOP

SINTETICI, SPRAZZI DI GIOIA E A RABBIA FURENTE, DOLCEZZA E IMPROVVISI SCOPPI DI ENERGIA.

N

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LIVESTYLEAlanis Morissette

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Melodia allegra e dolce perfettamente intonata al testo, una dichiarazione d’amore al marito, il suo personale guardiano che la tiene al riparo dalle situazioni pericolose. Ma la temperatura sale con il passo successivo che potreb-be benissimo essere il secondo singolo. In Woman Down l’interazione tra la scrittura della Morissette e l’approccio di Sigsworth è molto più evidente, con arrangiamento che sfodera beat sintetici e una base di synth che potrebbe ap-partenere a un pezzo di pura dance. I rocker incalliti non storcano troppo la bocca: Alanis attacca subito su un testo che parla di abusi e violenze, di donne messe all’angolo. Suadente, allusiva, prima di un rapido pas-saggio di tonalità (suo marchio di fabbrica) e un ritornello dove l’elettronica si mette al servizio delle chitarre, sostenendo un coro da cantare a squarciagola.

Al di là dell’intensità di alcuni testi e della cura nella confezione, la forza di questo al-bum è nella potenza dei ritornelli e dei cori. Melodie che arrivano dritte al cervello di chi ascolta, pronte a esplode-re all’improvviso dopo introduzioni intime e soffici, così come accadeva in Jagged Little Pill, l’album che la lanciò. L’intreccio tra suoni più sintetici e tradizionali era persino più spinto in Flowers Of Entanglement, anche perché que-sta volta a garantire un maggiore equilibrio c’è l’apporto di Joe Chiccarelli, produttore dal gusto più rock. Ma quel-lo era un lavoro dai ritmi più pacati e monocordi mentre, come ha detto la stessa Alanis in una recente intervista a Rolling Stone, la sensazione che si ha ascoltando questi nuovi brani è di «avere il vento nei capelli».

EQUILIBRIOIn passato la Morissette ha avuto modo di spiegare il suo processo creativo, in continuo ballottaggio tra la

parte destra del cervello (quella più creativa e istinti-va) e quella sinistra (quella più razionale). Esattamen-te come talvolta sono le melodie a guidare la scrittura delle liriche mentre in altre occasioni le linee vocali de-vono sottostare alle metriche (spesso impossibili) di testi che hanno la priorità. Lo si può avvertire anche in alcuni pezzi di quest’album dove Alanis piega con ac-centi impossibili frasi che altrimenti non potrebbero en-trare nella linea melodica. Forzature? Forse, ma neces-sarie per non perdere nulla né su un fronte né sull’altro e il risultato è che magicamente si trova un equilibrio.

A dispetto di un paio di brani in cui si avvertono evidenti debiti nei confronti di altri artisti (il lento Til You potrebbe appartenere tranquillamente al canzoniere di Annie Len-nox), con questo album è come se Alanis si fosse riappro-priata dei propri marchi di fabbrica e della propria rico-noscibilità, guarda caso in coincidenza con la chiusura del suo contratto con la Maverik e la Warner e l’inizio di una pubblicazione con una etichetta indipendente (con distri-buzione Sony). Un fenomeno analogo a quello vissuto da altri artisti che, una volta messi di fronte alla possibilità di far da soli, sono tornati alle proprie radici, a territori bat-tuti in precedenza con grande successo, ritrovando verve e ispirazione.

TAVOLOZZA AMPIAAlanis ha messo in Havoc And Bright Lights tutto ciò che

ruota in maniera significativa nella sua vita. Gli affetti, trattati da vari punti di vista, sono spesso in primo pia-no: sia che si tratti della descrizione di un animo solita-rio che viene lenito dall’empatia di uno spirito affine (in Empathy, uno degli episodi più pop dell’album), o del doppio livello di lettura della più interessante Lens, che si muove in un gioco di specchi tra micro e macrocosmo dove entrano in gioco religione e politica. Ma la tavoloz-za di colori a cui attinge è decisamente ampia. Perché se è vero che ci sono i cori trascinanti e le armonie solari, non mancano i momenti riflessivi (Havoc è cantata con

pathos su una base strumentale molto timi-da), e alcune parentesi dai toni dark. Come l’orientaleggiante e scura Numb o Celebrity, dove le unghie di Alanis graffiano la stelli-na di turno, nata e cresciuta nell’alveo della celebrità e che per un momento di notorietà farebbe di tutto, educata a questo dal padre.

Una storia plasmata su alcuni personaggi reali dei quali la Morissette non ha voluto rivelare il nome: ognuno provi a individuare di chi parla quando canta della “scimmietta danzante tatuata”.

La Morissette ha vissuto l’ultima epoca d’oro della discografia, quella in cui si vendevano cd a milioni (sono più di 30 quelli venduti in tutto il mondo con Jag-ged Little Pill), ed è allo stesso tempo uno di quei casi di artista schiacciata dal suo stesso successo. Tante le aspettative dopo l’exploit iniziale, andate di pari pas-so invece con un (inevitabile) calo di vendite dei suoi lavori. Havoc And Bright Lights, pur non mancando di pecche, sembra fatto apposta per permetterle di ripren-dersi un posto di prestigio. E riaccendere le luci abba-glianti su di sé.

È COME SE ALANIS SI FOSSE RIAPPROPRIATA DEI PROPRI MARCHI DI FABBRICA E DELLA PROPRIA RICONOSCIBILITà,

GUARDA CASO IN COINCIDENZA CON IL PASSAGGIO A UNA ETICHETTA INDIPENDENTE.

le foto del toUr dI AlANIS

MorISSette SU

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BOOM! Il primo disco di Alanis Morissette, Jagged Little Pill (1995), è un pezzo fondamentale della storia del rock. L’album ha venduto oltre 30 milioni di copie, di cui 16 nei soli Stati Uniti, e si è aggiudicato 4 Grammy”Album of the Year”, “Best Female Rock Vocal Performance”, “Best Rock Song” e “Best Rock Album”.

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LIVESTYLE

ONSTAGE 36 LUGLIO

I biglietti del tour dei Kasabiansono in vendita presso i negozi Fnac!

live 14/07 Ferrara, 15/07 Lucca, 18/07 Roma, 19/07 Milano, 20/07 Tarvisio

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LIVESTYLE

ONSTAGE 37 LUGLIO

KASABIAN

THE ITALIANJOB

Al di là dei motivi più ovvi - le radici genovesi del chitarrista Sergio Pizzorno -, il legame dei Kasabian con l’Italia evidenzia un’empatia davvero rara con la band di Leicester. Le loro

frequenti visite qui da noi sono sempre caratterizzate da eccellenti concerti davanti a una platea attenta e numerosissima. Sarà così anche a luglio, quando gli inglesi saranno da noi

per cinque date - Ferrara, Lucca, Roma, Milano e Tarvisio (Udine). Ne abbiamo parlato proprio con Sergio.

di Stefano Gilardino

anno un nome classicamente rock’n’roll - bello ma senza un significato particolare, se non quello di evocare Linda Kasabian, una delle ragazze della Family di Charlie

Manson - e pur senza troppo clamore hanno rapidamen-te conquistato il cuore della Gran Bretagna, finendo per diventare il più importante fenomeno uscito dalla terra d’Albione dopo Blur, Oasis e Radiohead. Pur mantenen-do un legame ben saldo con la tradizione rock che da sempre caratterizza i gruppi che provengono da quelle latitudini, il grande merito dei Kasabian, le cui due ani-me sono ben rappresentate dal chitarrista Pizzorno e dal cantante Tom Meighan, è quello di aver rinverdito una formula tanto cara agli amatissimi Stone Roses: musica pop e rock abbinata a scintillanti influenze da danceflo-or e alla psichedelia più drogata dei Sixties. Una miscela estremamente contagiosa e che è servita a rendere il quartetto uno dei più amati degli ultimi anni. Partiti un po’ in sordina con l’omo-nimo album di debutto nel 2004 (ma la formazione, an-che con un altro nome era in giro fin dal 1997), i Kasabian hanno incontrato il successo con il terzo singolo estratto da quel disco, Club Foot, ancora oggi uno dei brani più amati dai fan. E non solo, visto che proprio qualche mese fa è stato incluso nella colonna sonora di un nuovissimo videogame, Alan Wake: An American Nightmare. La para-bola targata Kasabian ha inizio.

DRITTI ALL’OSPEDALE (PSICHIATRICO)Se l’uscita del secondo album, Empire, è ricordata anche e soprattutto per l’abbandono dell’altro chitarrista e com-positore Christopher Karloff, bisogna ammettere che la fama live del quartetto comincia a valicare i confini del Regno Unito e a spargersi a macchia d’olio anche nel re-sto d’Europa. Ma sarà il difficile terzo disco West Ryder Pauper Lunatic Asylum, prodotto da Dan The Automator

e uscito nel 2009, che segnerà definitivamente il decollo dei Kasabian. La formula della band comincia davvero a farsi personale e i singoli Fire, Where Did Our Love Go? e Underdog si guadagnano pubblico e critica in egual mi-sura. Persino lo scostante Noel Gallagher, mai troppo prodigo di complimenti, si sbilancia a favore dei ragazzi, legittimandoli in maniera definitiva. L’album schizza al numero uno delle classifiche e il loro nome diventa uno di quelli da copertina dei maggiori giornali, musicali e non. La fama, per fortuna, non li travolge più di tanto e Sergio e Tom restano piuttosto distaccati dalle intemperanze da tabloid, preferendo la tessera annuale del Leicester, squa-dra di First Division (la nostra Serie B), alle intemperanze da rockstar.

Giusto il tempo di fare incetta di premi e i quattro (a completare la formazione ci pensano Chris Edwards e

Ian Matthews) ritornano in sala prove per dare un se-guito al disco più eccitante della propria breve carriera. Squadra che vince non si cambia, tanto per restare in tema calcistico, e così Piz-zorno si occupa ancora di tutte le musiche, Meighan dà una mano importante ai testi e il solito Dan The

Automator si occupa di dar forma al tutto, finendo per costruire un disco davvero mostruoso e “primitivo”. Ve-lociraptor, così come il cattivissimo predatore preistorico da cui trae il nome, è un lavoro che amplia ancora di più il raggio d’azione della band, ma che ha nella potenza di fuoco la sua dote migliore. Let’s Roll Just Like We Used To, la title track, Switchblade Smiles e Goodbye Kiss sono alcu-ni degli episodi migliori in assoluto del loro repertorio, indecisi tra il classic rock dei Seventies di Faces e Who e suggestioni più moderne. Proprio l’ultimo singolo, Man Of Simple Pleasures, rinnova la loro liaison d’amore con il nostro paese, grazie a una versione inedita che vede la partecipazione del rapper J-Ax. Da poco, infatti, è dispo-nibile una nuova edizione di Velociraptor che contiene un

H

«I NOSTRI CONCERTI SONO MOLTO INTENSI E SINCERI E CREDO CHE DA QUELLE PARTI SIANO APPREZZATI

SOPRATTUTTO PER QUESTO MOTIVO. ORMAI, NON CONTEMPLIAMO

NESSUN TOUR EUROPEO SENZA ALMENO QUALCHE DATA ITALIANA,

È LA NOSTRA SECONDA CASA»

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LIVESTYLEKasabian

ONSTAGE 38 LUGLIO

secondo disco, Italian Special EP. Al suo interno, oltre al pezzo citato, tre b-sides e cinque pezzi dal vivo. Di que-sto e altro abbiamo parlato con Sergio, in collegamento telefonico dall’Inghilterra. Parte del nostro tempo è stato speso a commentare le recenti partite di Euro 2012, che sarà già concluso quando leggerete queste righe. Il gior-no dell’intervista, tra l’altro, era lo stesso di Italia-Irlanda, partita fondamentale per gli Azzurri.

Conoscendo la tua passione, non posso che iniziare chiedendoti un parere su questi campionati europei di calcio.Li sto seguendo con grande interesse anche se devo ammettere che mi aspettavo qualcosa di più a livello generale. Sono piuttosto deluso dall’Inghilterra, ma credo che la formazione rispecchi una generazione di calciatori non esattamente brillante. I migliori della Premier League sono stranieri, inutile negarlo... Per fortuna, io tengo per l’Italia e stasera c’è la partita deci-siva! (poi vinta 2-0, con conseguente passaggio del turno, nda)

Quindi anche in caso di scontro diretto con l’Inghilter-ra terresti per l’Italia?Certamente, non ho nessun problema a dirlo. Sono molto legato alla Gran Bretagna, non lo nego e non voglio creare nessun imbarazzo, ma le mie radici sono italiane. Al cuo-re non si comanda e quindi... forza Azzurri!

Speriamo di poter festeggiare un buon risultato quan-do tornerete a suonare a Milano. Non ti stupisce vedere ogni volta il tutto esaurito ai vostri show qui da noi?

Ormai devo dire che siamo abituati, anche se qualche volta ancora non riusciamo a credere a quanto la gente sia pazza per noi in Italia. Ok, io sono di Genova, ma in qualunque città ci sono migliaia di ragazzi e ragazze a ve-derci e sanno tutte le canzoni a memoria. I Kasabian de-vono moltissimo all’Italia, inutile negarlo, siamo riusciti a creare un legame molto particolare, complicato persino da spiegare. I nostri concerti sono molto intensi e sinceri e credo che da quelle parti siano apprezzati soprattutto per questo motivo. Ormai, non contempliamo nessun tour europeo senza almeno qualche data italiana, è la nostra

seconda casa. Per me, la prima come ben sai, a pari merito con Leicester dove ho il mio studio e la mia famiglia e la mia squadra di calcio da tifare ogni weekend!

Tra l’altro, è da poco uscita una nuova edizione di Ve-lociraptor apposta per l’Italia. Esatto, un regalo che abbiamo voluto fare ai nostri fan, con alcuni pezzi che erano finiti su altri singoli preceden-ti, qualche brano live inedito per ingolosire chi ci segue e il singolo Man Of Simple Pleasures in una nuova versione con J-Ax. È molto bravo, no?

Direi che sul pezzo ci sta bene.Sì, sono d’accordo con te, mi pare una buona idea.

E poi mi pare azzeccata la scelta di includere dei pezzi live visto che siete un gruppo davvero spettacolare quan-do suonate dal vivo. Riuscite davvero a ricreare un groo-ve molto particolare.Lo credo anch’io, è la nostra maggior forza, più ancora che la composizione o il lavoro di studio. Quando salia-mo sul palco riusciamo a sviluppare un’energia davvero particolare e che dà senso a tutto il resto. Non potremmo esistere senza concerti dal vivo, d’altronde la tradizione a cui facciamo riferimento, quella dei grandi gruppi bri-tannici degli anni Sessanta e Settanta, faceva affidamento

soprattutto sui live show per farsi conoscere e apprezzare in tutto il mondo.

A proposito di successo, sia il vecchio di-sco che quello più recente sono finiti dritti al numero uno in classifica, confermando la vo-stra forza. A parte l’ovvio piacere di essere in cima, ti sentiresti deluso se il vostro prossimo

lavoro non finisse in vetta alle charts?Da un certo punto di vista, ti dovrei rispondere di sì. E poi, a parte tutto, ci sono molte persone il cui lavoro di-pende dal nostro successo, per cui spero che i Kasabian continuino a essere una band che vende parecchio anche per questo motivo. Se analizzo la questione da un pun-to di vista personale, però, mi accorgo che l’unico punto fermo della mia carriera è la soddisfazione artistica. Non voglio incidere dischi brutti solo per vendere un po’ di co-pie, non m’interessa, ho altre ambizioni. Un artista deve potersi permettere libertà d’azione, altrimenti diventa un impiegato della musica.

«QUANDO SALIAMO SUL PALCO RIUSCIAMO A SVILUPPARE UN’ENERGIA DAVVERO PARTICOLARE E CHE Dà SENSO A TUTTO IL RESTO. NON POTREMMO

ESISTERE SENZA CONCERTI DAL VIVO»

le foto del toUr

deI KASAbIAN SU

oNStAgeweb.CoM

WiKi. Oltre a Sergio Pizzorno (chitarre) e a Tom Meighan (voce), nei Kasabian militano Chris Edwards (al basso dal 1997 e Ian Matthews (batteria, percussioni, dal 2005). La formazione inglese ha inciso 4 album 2004: Kasabian nel 2004, Empire nel 2006, West Ryder Pauper Lunatic Asylum nel 2009 e Velociraptor! nel 2011.

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ONSTAGE 40 LUGLIO

LIVESTYLE

BEN HARPER

BEN FOR

PRESIDENTEravamo pronti a intervistarlo in vista delle date italiane di luglio, ma all’ultimo è saltato tutto. Troppo tardi per scrivere un pezzo

ex novo. E quindi? E quindi rispolveriamo la chiacchierata con Ben di giusto un anno fa, quando l’artista americano è passato da Milano per promuovere, con uno showcase, il suo ultimo disco Give Till It’s Gone. L’esperienza di quell’incontro, umana ancora prima che

professionale, è ancora viva: Ben Harper è il volto amico che vorremo sempre accanto. Per parlare di qualunque cosa: dal rock a Barack Obama.

di Daniele Salomone

ncontro Ben Harper a Milano, negli studi di Ra-dio Deejay, il mattino dopo l’esibizione con cui ha deliziato una platea di cinquecento fortuna-tissimi fan (organizzata dalla sua etichetta e da

Fnac). Generoso come sempre, l’artista californiano ha trasformato quello che doveva essere uno showcase in un concerto acustico, suonando quasi novanta minuti. «Prima di tutto voglio prometterti che non ti chiederò nul-la riguardo alla scelta di incidere un disco solista piuttosto che con una band e nemmeno della col-laborazione con Ringo e Jackson Brown. Giuro». Sento il dovere di scusarmi per la tragicomica intervista a cui si è dovuto sottoporre prima dello show, quando ha risposto alle stesse do-mande che un noto sito web gli aveva rivolto qualche ora prima. «Te ne sei accorto eh?». Non lo dice con sarcasmo, che sarebbe pure legittimo - molti altri artisti si sarebbero proprio incazzati. Lo dice pen-sieroso, come cercasse una spiegazione. Questo è Ben Harper.

Parliamo di Give Till It’s Gone. La tua musica non è mai stata così rock, neanche nel disco inciso con i Re-lentless 7. Amo che il mio ultimo album venga definito rock per-ché è una parola che ha un significato molto vasto. Viene intesa diversamente da ogni singola persona, ognuno di noi ha una diversa opinione di ciò che il rock rappresen-

ta. I Rolling Stones sono rock, i Metallica sono rock. In questo disco ho messo canzoni che soddisfano la defini-zione di rock nella sua ampiezza. Brani pesanti accanto a ballate e ancora pezzi che rappresentano invece una gamma di sfumature intermedie. Credo che questo di-sco metta in discussione la concezione che generalmente le persone hanno del rock.

Hai scritto Rock’n’Roll Is Free durante un concerto

di Neil Young. Cosa ti ha ispirato?Neil stava terminando lo spettacolo con Keep On Rockin In The Free World e in quel momento ho avuto l’idea giu-sta per il brano. Lui cantava e tutto quello che sentivo era “rock” e “free” e ancora “rock” e “free”. Mi è venuta l’ispirazione e ho iniziato a scrivere. Mi ci sono voluti quattro minuti e quando lui ha finito la sua canzone, io avevo finito la mia.

Proprio commentando Rock’n’Roll Is Free hai affer-mato che «il rock non è mai stato così libero». A cosa ti riferisci? Mi sembra che ultimamente il rock non sia soggetto

alle mode o alle pressioni di chi lavora nella discogra-fia. Senza un’etichetta alle spalle è difficile riuscire a pubblicare un album e distribuirlo in tutto il mondo. È molto importante che qualcuno di cui ti fidi si occupi del lato commerciale del tuo lavoro di musicista. Detto questo, è molto importante che il business non influenzi il processo di scrittura delle canzoni e non controlli la creatività dell’artista, cosa che ho visto succedere molto

spesso. Mi sembra però che negli ultimi tempi i musicisti si stiano riprendendo la libertà di essere creativi.

Molte canzoni di Give Till It’s Gone par-lano di come dovremmo essere e di come do-vremmo comportarci in una visione ideale della vita. Non ho mai considerato le mie canzoni in que-

sti termini, ma non significa certo che tu non possa avere ragione. Però non ho mai pensato di dire alla gente cosa dovrebbe fare. C’è qualche brano in particolare che ti ha fatto pensare questo?

No, è tutto l’album e anzi è tutta la tua discografia. Scrivi con il cuore in mano e da questo viene fuori una visione della vita, del mondo, delle persone, molto chia-ra.Credo che ogni canzone debba stimolare delle reazioni nell’ascoltatore. Quando John Lennon ha scritto Straw-berry Fields Forever voleva sicuramente dirci qualcosa in particolare ma poi ogni ascoltatore ha dato un signifi-

I«UNA CANZONE PUò INSEGNARE QUALCOSA

A PATTO CHE CHI LA SCRIVE NON LO PRETENDA E PARTA DALLA NARRAZIONE. L’UNICA COSA FONDAMENTALE È RIUSCIRE A RAGGIUNGERE UNA SINTONIA EMOTIVA CON CHI ASCOLTA»

I biglietti del tour di Ben Harpersono in vendita presso i negozi Fnac!

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ONSTAGE 41 LUGLIO

LIVESTYLE

live18/07 Vigevano (PV), 20/07 Piazzola Sul Brenta (PD), 22/07 Imola, 23/07 Roma 25/07 Taormina

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LIVESTYLEBen Harper

ONSTAGE 42 LUGLIO

cato personale a quel brano, filtrandolo con le proprie esperienze. Credo che i testi del mio nuovo disco parlino di emozioni in cui tanti possono ritrovarsi, o almeno così spero. Mi piace l’idea che questo lavoro possa essere il riflesso delle esperienze di molte persone e non solo delle mie. Poi, certo, si può anche affermare qualcosa con il te-sto di una canzone in modo molto chiaro senza risultare arroganti o prepotenti.

Quindi una canzone può insegnare qual-cosa?Credo di sì. A patto che chi la scrive non lo pretenda e parta dalla narrazione. Con Don’t Give Up On Me Now (primo singolo di Give Till It’s Gone, ndr) non volevo insegnare qual-cosa, ma comunicare le sensazioni che ho provato in un determinato momento. È così che un messaggio arriva a destinazione. Non importa che sia London Calling o qualsiasi altra canzone, quel che conta è la sincerità dei sentimenti. Poi ci sono anche pezzi che hanno un signifi-cato più evidente, come With My Own Two Hands. Potete interpretarla come meglio ritenete, ma l’idea è precisa e

chiara: posso cambiare le cose che non funzionano solo con le mie forze. Le canzoni lanciano messaggi in modo diverso, ma l’unica cosa fondamentale è riuscire a rag-giungere una sintonia emotiva con chi ascolta.

Il legame tra Ben Harper e il pubblico è sempre stato molto forte, ma oggi mi sembra ancora più solido. Du-rante lo showcase di Milano ti ho sentito dire che sei

«finalmente in grado di apprezzare ogni singolo volto» davanti a te. È tutto dovuto a una mia maturazione personale. Sai, cre-do che prima o poi si raggiunga un momento in cui i piat-ti della bilancia sono in equilibrio: da una parte abbiamo tutto il nostro passato, dall’altra il futuro, e hanno più o meno lo stesso peso. Una volta giunti a questo punto,

entrambi i piatti possono essere analizzati chiaramente. Ecco, per la prima volta in vita mia mi sento in grado di vedere il futuro nitidamente, tanto quanto le esperienze che ho avuto in passato. E questo, anche se non so per-chè, mi ha portato ad apprezzare maggiormente quello che sono, quel che ho passato per arrivare fino a qui e tutto quello che accade intorno a me.

Visto che hai sempre supportato Obama, non posso fare a meno di chiederti se sei d’accordo con lui quando dice che, dopo l’uccisione di Osama bin Laden, viviamo in un mondo più sicuro. Ci sono davvero stati momenti della nostra storia in cui l’uomo si è potuto sentire al sicuro? Se così fosse, vorrei poterli immobilizzare in un fermo immagine, riprodurli e conservarli per il futuro. Non capisco la razza umana, proprio per niente, me stesso incluso. Non riesco a ve-dere le ragioni che ci spingono alla guerra, non capisco la posizione che ci siamo arrogati all’interno del regno animale. Pensando a tutto questo non riesco a sentirmi partecipe di quello che accade intorno a me. Non ti capita mai di dare uno sguardo a quel che succede nel mondo in modo più realistico? Non ti capita mai di guardarti attor-no, fare un respiro profondo, e chiederti se sei finito sul pianeta sbagliato? E’ davvero questo quel che meritiamo e con cui siamo stati lasciati a confrontarci? Non lo so. Però siamo qui e non ci resta che sistemare le cose giorno per giorno. Non mi piace parlare in assoluto, non porta da nessuna parte. Le certezze sono un bluff secondo me.

Possiamo vivere in un mondo migliore?Me lo chiedo anche io, me lo chiedo davvero. Credo che qualsiasi essere umano possa fare qualcosa per vivere meglio in questo mondo e migliorarlo. Tutti potremmo. Tutti, anche se è complicato. Spesso gli avvenimenti più negativi e difficili da sopportare restano indelebilmente impressi nelle menti, e quelli positivi vanno ad aggiun-gersi a essi. Credo che in questo la vita sia davvero in-giusta. E’ tutto così frustrante. Prendiamo le relazioni e la vita amorosa. Puoi vivere tre mesi stupendi in cui pensi “Ah, l’amore è la cosa più bella del mondo!” ma poi, dopo un litigio, è come se quei tre mesi non fossero mai esistiti. Non so come mai ci siamo evoluti in questa direzione, ma è cosi e non dobbiamo smettere di lottare per migliorare le cose.

Qual è il tuo giudizio su Obama oggi?Ha riportato alla ribalta il decoro e il contegno e credo che per questo abbia fatto un ottimo lavoro. Non lo in-vidio, come non invidio qualsiasi capo di stato. Ma ciò che è stato in grado di fare allo spirito di una nazione, e di tutto il mondo in un certo senso, è davvero incredibile considerando il casino che ha ereditato. Il mio non vuole essere uno spot elettorale, ma credo che abbia fatto un lavoro difficile. E a chiunque non è d’accordo si devono semplicemente mostrare i fatti. Le trame politiche sono estremamente complesse, ma lui ha certamente rappre-sentato una boccata di aria fresca e lo si capisce vedendo-lo lavorare. Probabilmente sarà la personalità politica di maggiore importanza dei prossimi cento anni.

Non mi piace fare fotografie con gli artisti. Lo trovo ridicolo, oltre che un fastidioso rituale per soddisfare il gusto del feticcio che attanaglia i fan. Non l’ho mai fatto e pensavo che non sarebbe accaduto nemme-no stavolta. Anzi non ci pensavo proprio. E invece, finita l’intervista ne ho sentito il

bisogno. Mi sembrava che una foto potesse chiudere per-fettamente il cerchio, cristallizzando un’esperienza che è stata soprattutto umana. Adesso quello scatto, orrendo, con i colori pessimi che solo i flash delle macchine digi-tali sono in grado di tirare fuori, è sul desktop del mio computer e da lì non si muoverà. Un santino. Ben Harper for president.

«NON TI CAPITA DI CHIEDERTI SE SEI FINITO SUL PIANETA SBAGLIATO? SE È QUESTO QUEL CHE

MERITIAMO E CON CUI DOBBIAMO CONFRONTARCI? PERò SIAMO QUI E NON CI RESTA CHE SISTEMARE

LE COSE GIORNO PER GIORNO»

le foto del toUr

dI beN hArPer SU

oNStAgeweb.CoM

TOP TEN. Come solista o leader di una band, Ben Harper ha inciso dieci dischi, il primo dei quali (Welcome To The Cruel World) nel 1994. Prima ancora, era uscito solo un vinile, Pleasure and Pain. Alcune delle tracce contenute in quel lavoro sono poi finite nell’esordio vero e proprio di Ben.

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ONSTAGE 44 LUGLIO

ROCK’N’FASHION

Refrigue: bermuda nero due tasche in 100% cotone, € 72

Havaianas: sneaker alta in denim bicolor, con suola in gomma, € 65

Festival, rassegna, kermesse, manifestazione. Chia-matela come volete ma la formula della giornata con più concerti o dei numerosi live raggruppati in

un unico cartellone è sempre più diffusa anche in Italia. I nostri eventi sono lontani dai fratelli più famosi che si svolgono in Europa, come Glastonbury (che quest’anno si è preso una pausa) o lo Sziget, ma hanno delle peculiarità che li adattano a gusti e abitudini di casa nostra. Dal più piccolo paesino, alla grande città, alla località meta prefe-rita per le vacanze, tutti hanno il loro programma dedica-to alla musica. Non pensate che con l’Heineken Jammin’ Festival appena passato i giochi siano finiti, anzi.

Fino ad agosto inoltrato la stagione è ancora ricchissima ed offre un panorama. Quanto all’abbigliamento, la tenuta da festival ha due o tre elementi irrinunciabili (tra cui cer-tamente un bel paio di scarpe comode), ma non per questo ci si deve negare un tocco fashion, che renderà più spasso-si i preparativi per il tanto atteso momento del live. Vero è che per tanti è un must indossare la maglietta del cantante preferito, (rispetto alla quale di solito quanto a modelli c’è ben poco da scegliere), ma perché non abbinarla ad un bel paio di shorts o bermuda per star più freschi? Per combat-tere la calura e il solleone, insieme all’immancabile botti-glietta d’acqua nello zainetto o nella tracolla e al costume

da esibire in caso di temperature infernali, quasi sempre sono di grande aiuto anche un bel paio di occhiali da sole, attenzione a non dimenticarli!

Se si tratta invece di eventi serali, come il Rock In IdRho o il Rock In Roma, o di live particolari come quelli della rassegna milanese Barabitt Musica Indisciplinata a Villa Simonetta, che prevede anche momenti di relax con tanto di lounge bar, si può (e si deve) osare con un bel make up. Ma se dovete assistere ad uno dei concerti del Musicastel-le Outdoor in Val d’Aosta sarà d’obbligo invece munirsi di maglioncino, per godersi le performance senza rischiare di battere i denti! (F.V.)

Eastpak: borsa in cordura con tasca frontale zippata e tracolla

regolabile e staccabile, € 60

Museum: polo in puro cotone pique, € 79

feStIVAl dI StAgIoNe

Rayban: Wayfarer Color-Block, ispirato alla cultura pop di Mondrian, propone una nuova tecnologia

di realizzazione dell’acetato che permette di avere trasparenze su tutta la montatura, € 150,20

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ONSTAGE 45 LUGLIO

ROCK’N’FASHION

French Connection: bikini con stampe palma, € 65

Toms: espadrillas in canvas con stampa a contrasto che riproduce il testo della canzone

“Let Love Rule” di Lenny Kravitz, € 87

Levi’s: newsboy Short with studs, Levi’s Red Tab Women’s Collection, € 101

Custo Barcelona: maxi maglia nera in cotone traforato. Più lungo dietro e più corto

davanti, € 178

L’Oreal Paris: il brand ha impreziosito il suo gloss star Glam Shine con un mix di due colori complementari per creare delle nuove nuance iridescenti dai colori candy, € 9,99 € cad.

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ONSTAGE 47 LUGLIO

Alzi una mano chi pensava che un disco de-gli Smashing Pumpkins potesse ancora riser-vare sorprese e belle canzoni, dopo un lungo

e travagliato periodo in cui la stella di Billy Corgan pa-reva essere definitivamente tramontata. Ora, pur senza gridare al miracolo e senza scomodare paragoni troppo ingombranti - Oceania non è Mellon Collie, Gish o Siame-se Dream -, possiamo tranquillamente affermare che la nuova fatica dei Pumpkins, nuovamente una band e non Corgan con dei figuran-ti a caso, merita rispetto e un ascolto at-tento. Nato come “un album dentro a un album”, Oceania fa parte di quel folle pro-getto chiamato Teargarden By Kaleidyscope, un concept composto da 44 pezzi che sa-rebbe dovuto uscire gratuitamente e solo sul web, ma che pare ridimensionato dal suo stesso autore. Il quale ha giustamente deciso di selezionare tredici pezzi e pub-blicarli autonomamente, finendo per azzeccare il suo di-sco migliore dai tempi di Adore, ultima prova degna del suo talento.

Diciamoci la verità: dopo anni di dichiarazione pompo-se, dischi brutti o bruttissimi, progetti fallimentari come gli Zwan e il ritorno al vecchio monicker (The Smashing Pumpkins) come a una coperta di Linus, nessuno sapeva

veramente cosa passasse per la testa di un genio pazze-rello ed egocentrico come Corgan. Invece, la scelta di puntare su tre giovani musicisti - Nicole Fiorentino al basso, Jeff Schroder alla chitarra e Mike Byrne alla bat-teria - ha pagato per davvero, finendo per influenzare lo stesso Billy, spronato a comporre il miglior materiale possibile, utilizzando vecchi stilemi di successo ma con un orecchio ben sintonizzato sul presente per evitare di

apparire solo come un vecchio nostalgico. Missione com-piuta, quindi, perché Oceania sta in piedi con le proprie gambe e senza troppi paragoni, segno che la qualità c’è, la miglior arma possibile per la band.

Le cose appaiono chiare fin dall’inizio, con la doppiet-ta Quasar e Panopticon: la prima è una bella bordata ti-picamente alla Pumpkins e che potrebbe provenire dai migliori lavori di Corgan, con ottimi e continui assoli di chitarra e le classiche cavalcate di batteria che ci ricor-dano Cherub Rock. Sulla falsariga anche Panopticon, che

beneficia anche di un inciso e di un ritornello di grande impatto, tra i migliori dell’intero lavoro. L’impressione è che potrebbe realmente essere il singolo di successo che a Corgan manca da tempo, così come la bella e intensa ballad Pale Horse, dimostrazione di come le qualità del chitarrista siano ancora intatte o quasi.

La stessa Fiorentino, ennesima bassista alla corte dei Pumpkins, ha ricordato come Oceania sia un lavoro che

celebra un passato importante e glorio-so, ma senza indulgenza e con la voglia di apparire al passo coi tempi. Un risulta-to facile sulla carta ma che spesso, come abbiamo potuto verificare con molti altri “reduci” di epoche gloriose, si rivela im-presa improba. Con somma meraviglia,

invece, i pezzi scorrono lisci come l’olio, riservando anche sussulti di piacere e regalando sorrisi come nel caso delle belle The Chimera, Glissandra e One Dia-mond, One Heart, dominata da sintetizzatori e da armo-nie pop.

C’è meno irruenza metal e hard rock rispetto agli anni Novanta, possibile sintomo di un Corgan finalmente in pace con se stesso e con i fantasmi di un passato ingom-brante. Al di là del successo di classifica, Oceania è il gra-dito ritorno di un musicista importante e tormentato.

Musica, cinema, videogames, libri

wHAT’SNEw

PAZZO BiLLY, Ci SEi RiuSCiTOPer chi ha amato gli Smashing Pumpkins negli anni Novanta, la seconda vita del gruppo capitanato da Billy Corgan è stata parecchio deludente. Il nuovo Oceania, però, sembra avere le carte in regola per riportare gli americani ai fasti di un tempo. Nessuna rivoluzione, ma un bell’album, gradevole e completo.

di Stefano Gilardino

Un mese ricco di grandi

dischi rock: i Linkin Park con il loro Living Things, gli Offspring pubblicano Days Go By, mentre torna Maria Gadù con Mais Uma Página. Chiudo-no Darkness, dEUS e gli Hot Chip.

The Amazing Spider-Man era

atteso dopo il flop della prima trilogia. A fargli concorrenza la fiaba dark Bian-caneve e il cacciatore e Bed Time. Non possono mancare i vampiri, ed ecco quindi La leggenda del cacciatore di Vampiri.

Se contate i giorni che vi

separano dall’uscita della terza serie di Game Of Thrones eccovi un palliativo: il videogame. Per finire Lego Batman 2 Lollipop Chainsaw e Rachet & Clank Trilogy.

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52Smashing Pumpkins Oceania (EMI) H H H H H

C’è meno irruenza metal e hard rock rispetto agli anni Novanta, possibile sintomo di un Corgan

finalmente in pace con se stesso e con i fantasmi di un passato ingombrante.

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ONSTAGE 48 LUGLIO

WHAT’S NEW

Hot Chip In Our Heads (Domino)

H H H di Marco Rigamonti

Gli Hot Chip sono delle mac-chiette. Se ne fregano di sem-brare giovani a tutti i costi, in-

fatti si fanno fotografare in pose retrò e con vestiti completamente fuori moda. I loro volti lasciano tra-sparire un evidente imbarazzo quando si trovano con i riflettori puntati addosso: un chiaro sintomo di avversione alla socialità - reato imperdonabile nell’epoca social che stiamo vivendo. Ascoltando la loro musica si riscontra una predisposizione alla ricerca e alla sperimentazione, come se alla base della composizione dei loro pezzi ci fosse un ap-proccio matematico o un qualche bizzarro metodo scientifico. La verità è che gli Hot Chip sono dei nerd. Ecco, l’ho detto. Ma specifichiamo: sono nerd nel senso buono della parola, sia chiaro. La loro ricetta nel corso degli anni si è evoluta: la limatu-ra più esplicita si nota nei testi (dapprima basati sull’auto-ironia, oggi molto più maturi), ma anche il suono si è affinato notevolmente, diventando più morbido rispetto agli esordi. Nel loro nuovo lavoro Our Heads è presente l’ennesimo meticoloso frul-lato di melodie a presa rapida, progressioni accat-tivanti e tanta voglia di non rispettare gli standard attraverso arrangiamenti eclettici e alternativi. Non se ne accorgeranno tutti, questo è poco ma sicuro. Ma forse agli Hot Chip va bene così.

Musica

iL GiuSTO COMPROMESSOA soli due anni da A Thousand Suns, tornano i Linkin Park con il loro quinto lavoro in studio. Un album che suona maturo e melodico al punto giusto: Living Things è il classico disco destinato a mettere tutti d’accordo, pubblico e critica.

di Marco Rigamonti

A giudicare dalla linea di synth distorto (in al-tri contesti assolutamente tamarro) che apre il quinto album del Linkin Park, le dichiarazioni

rilasciate da Mike Shinoda qualche mese fa sembrano essersi trasformate in realtà: a differenza del preceden-te A Thousand Suns (che era un concept), Living Things possiede un impatto di gran lunga più immediato. Il suono della band di Los Angeles è in un certo senso tornato agli esordi; ma non si tratta di un mero revival, perché i ragazzi nel corso della loro carriera non hanno rinunciato ad avventurarsi in percorsi alternativi, cer-cando una propria identità che andasse oltre la maledi-zione dell’etichetta Nu-Metal che li ha accompagnati (e consacrati) fin dall’inizio. Pezzi come In My Remains e Burn It Down, il primo singolo, sono a dir poco familia-ri: ci sono le ben note parti melodiche con tastiere a con-trappunto seguite da momenti di urla rabbiose suppor-tate da chitarre pesanti e distorsioni quasi industrial. Sulla stessa scia si colloca anche l’ottima I’ll Be Gone, che nonostante rischi di essere canticchiata ancora pri-ma della sua assimilazione vince per manifesta supe-riorità melodica. Sarebbe facile criticare un approccio di questo tipo considerando il messaggio che avevano scritto nelle note di copertina di A Thousand Suns, che recitava: «Non volevamo scrivere qualcosa di prevedibile, volevamo osare, a costo di perdere la coscienza commercia-le». Ma a conferma del fatto che Living Things non sia un insignificante passo indietro ci sono brani come la spiazzante Castle Of Glass (con un’impostazione ritmica lontana anni luce dal loro stile), l’arrabbiatissima Victi-

mized (che sfiora hardcore punk e death metal) e la mi-steriosa Roads Untravelled (un triste e intimo carillon). La tanto cara attitudine hip-hop viene completamente liberata in Until It Breaks, mentre la solenne Powerless che chiude il disco è un lento tutt’altro che scontato,

un po’ perché manca la classica apertura gridata nel ritornello, un po’ perché a livello armonico e ritmico esprime una certa maturità. Che i Linkin Park abbiano trovato un equilibrio perfetto per piacere a pubblico e critica?

dEUSFollowing Sea (PIAS)

H H H di Guido Amari

Decisamente una sorpresa, e pure di quelle molto gradite, ci arriva dai nostri belgi preferiti (assieme a

Soulwax/2 Many Dj’s), i dEUS di Tom Barman i quali, a pochi mesi da Keep You Close - uscito nel settembre del 2011 - pubblicano a sorpresa un nuovo album. Following Sea, settimo capitolo in studio del gruppo, è il frutto della volontà da parte della band di rendere pubbli-ca una manciata di canzoni che rischiava di restare su uno scaffale a prendere polvere e mai scelta fu più az-zeccata. Già, perché se il precedente disco mostrava un appannamento creativo piuttosto preoccupante, soprat-tutto se paragonato ad alcuni capolavori del passato come The Ideal Crash o Worst Case Scenario, questo nuovo lavoro della carriera dei dEUS ci regala nuovamente ot-timi motivi per tornare a sperare e ad amarli come ai bei tempi. Non siamo forse ai livelli di massimo splendo-re, ma fa piacere constatare come il fervore creativo di Barman e amici sia ancora presente nel loro DNA, seb-bene in forme più mature e, in qualche modo, pop. Il singolo Quatre Mains (eccellente davvero), Fire Up The Google Beast Algorithm, la conclusiva One Thing About Waves e Sirens sono episodi che non scorderemo troppo facilmente e che ci fanno sperare in una nuova impen-nata nella carriera del gruppo. Intanto, bentornati tra i preferiti...

The DarknessHot Cakes (Wind Up Records)

H H H di Eros Pasi

A sette anni dalla pubblicazione di One Way Ticket To Hell And Back fan-no il loro ritorno i Darkness, nome

che fece sobbalzare i puristi dell’hard rock con due dischi carichi di hit irresistibili come I Believe In A Thing Called Love e Christmas Time (Don’t Let The Bells End). Gli inglesi si sciolsero poco dopo, nel 2006, a causa dei problemi di dro-ga del frontman Justin Hawkins. Tralasciando il mero lato economico di questa reunion, eccoci di fronte a Hot Cakes, produzione studiata nei minimi dettagli con l’intento di riavvicinare i vecchi fan alla band. Un’impresa ardua ma vissuta dai musicisti con la solita dose di entusiasmo, stato d’animo che da sempre li contraddistingue. I brani conte-nuti nel disco sono una sorta di compromesso tra il lato più sgraziato (vedi l’esordio Permission To Land) e quello più “pettinato” (One Way Ticket To Hell And Back) del quartet-to, abilissimo nello sfornare singoli radiofonici, ma ancora troppo ancorato stilisticamente al periodo che li consacrò star internazionali. Un disco alla Darkness insomma, come si può intuire dalle note di With A Woman e Living Every Day Blind, brani chiassosi ed efficaci al tempo stesso. Ades-so per Justin e compagni arriva il momento più atteso, os-sia il ritorno on stage per affrontare platee incuriosite da questo nuova fase della loro carriera. Del resto come re-stare indifferenti alla strana coppia Lady Gaga/Darkness protagonista sui palchi europei in autunno?

Linkin Park Living Things(warner) H H H H H

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ONSTAGE 49 LUGLIO

WHAT’S NEW

Maria GadùMais Uma Página (Sony Music)

H H H di Antonietta Frezza

Un ritornello super appiccicoso e un titolo strambo che non significa niente sono stati la combinazione vincente per permettere a

Maria Gadù di uscire dal suo Brasile ed esportare un po’ di sana musica popolare brasiliana. Parliamo di Shimbalaiê, che lo scorso anno ha impazzato sulle frequenze delle radio nostrane. I numeri la dicono lunga, il singolo nel nostro Paese è arrivato sparato alla numero uno delle classifiche e l’album che lo conteneva si è ar-rampicato fino alla quattro. Adesso però anche per la brava arti-sta sudamericana è giunto il fatidico momento del secondo disco. Mais Uma Página è la prova materiale dell’evoluzione artistica e personale della cantautrice. Lei stessa afferma che per questo la-voro si è dedicata alla ricerca di nuovi suoni, sperimentazione che ha dato i suoi frutti e si avverte fin dalle prime note. Sonorità mature e melodie raffinate caratterizzano i pezzi dell’album, che vanno masticati e metabolizzati per bene per poi poterne godere come si deve. Non manca qualche episodio orecchiabile e di facile presa, uno su tutti Oraçao Ao Tempo, cover della canzone del mu-sicista brasiliano Caetano Veloso. Il filo conduttore resta la voce sensuale di Maria, mentre i testi in portoghese colorano i brani di una splendida musicalità e di un fascino esotico che conquista.

Niccolò BossiniQbnb (Edel)

H H di Bianca Marinetti

«Alla chitarra, Niccolò Bossini!». La prima volta che ho sentito il suo nome è stato a Campovolo, 2005. Nuova band per Lucia-

no Ligabue e alla chitarra lui, come in Arrivederci, Mostro!. Sono passati sette anni da quella sera e Niccolò presenta il suo lavo-ro solista, dopo aver speso molte stagioni sui palchi di mezzo mondo con diverse band e sperimentando vari generi. Su tutte l’esperienza con i Raw Power - storica punk-hardcore band di Reggio Emilia capitanata dai fratelli Codeluppi con cui incide un disco (Reptile House, 1998 ) e partecipa a tour europei e negli States - e con i Teachers (hard rock), con i quali aprirà i concerti di Linea 77, Marlene Kuntz e Deep Purple. Qbnb è un progetto di nove canzoni scritte in giro per l’Italia tra il 2009 e il 2011, che affronta temi d’attualità e amore, tratteggiate con sonorità a volte ricercate e con un bel tiro (vedi Rumori di Londra), altre meno incisive (Il mio nome). Si sente l’influenza di Luciano (Io non sono qui), che non è per forza di cose un male. Anzi, come punto di partenza è ottimo. Quello che rimane, però, è la forte sensazione di un progetto distante dall’essere un viaggio per-sonale, quel percorso artistico definito da tappe precise e desti-nazioni dichiarate.

La playlist dei brani più ascol-tati a giugno dalla redazione di Onstage (in ordine rigorosamen-te casuale).

NegrItA UN gIorNo dI ordINArIA MAgIADannato vivere (2011)

Musica

hotlISt

LE DuE ANiME DELLA CRiSiIl nuovo disco degli Offspring parla di crisi economica: i tempi sono duri, ma prima o poi finiranno.

di Claudia Falzone

Era parecchio atteso il nuovo disco degli Offspring, anche a causa del biennio abbondante necessario alla lavora-zione. Il risultato finale premia l’attesa. Days Go By è un

buon album con due anime e lo stesso filo conduttore: la crisi economica (e non) che sta affliggendo il mondo intero. Crisi che causa nelle persone due reazioni: da una parte la consapevolez-za che i tempi sono duri, dall’altra la magra consolazione che prima o poi questo periodo nero dovrà finire. Il sound del nono cd in studio della formazione californiana riflette alla perfezio-ne questo duplice stato d’animo. Il singolo di presentazione, l’omonima titletrack, è un mid-tempo rock che può considerarsi il manifesto del lavoro. The Future Is Now invece, musicalmen-

te parlando, è molto vicina agli Offspring che conosciamo, con riff energici suonati a tutta velocità e una melodia decisamente orecchiabile e radiofonica. Dexter Holland e compagni danno spazio anche al loro spirito ottimista con Cruising California: una canzone pop rock estiva, sottofondo ideale per delle vacanze all’insegna della tintarella. Non è un caso che sia inserita a metà tracklist, quasi sia necessario a un certo punto “staccare la spi-na”, dimenticandosi dei problemi che ci girano intorno. Anche la ballad All I Have Left Is You riesce ad essere al contempo ro-mantica e positiva. Chicca per nostalgici l’inserimento di una riedizione di Dirty Magic, brano che era contenuto nel secondo album Ignition.

the SMIthS MeAt IS MUrderMeat Is Murder (1985)

lINKIN PArK bUrN It dowNLiving Things (2012)

bIllY Idol whIte weddINgBilly Idol (1982)

the CUre PICtUreS of YoUDisintegration (1989)

the beAtleS I’Ve JUSt SeeN A fACeHelp (1965)

bUddY hollY rAVe oN(Singolo, 1958)

AUCAN StorM feat. Mc dalekBlack Rainbow Remix (2012)

beAStIe boYS too MANY rAPPerSHot Sauce Committee Part Two (2011)

dIe ANtwoord I fINK U freeKYTen$ion (2012)

The Offspring Days Go By(Columbia Records) H H H H H

Page 50: Onstage Magazine luglio 2012

ONSTAGE 50 LUGLIO

In questa rielaborazione dark della ce-lebre fiaba, Biancaneve è interpretata da Kristen Stewart, la giovane diva della saga di Twilight. La regina malvagia ri-ceve dallo Specchio Magico una tragica notizia: qualcuno è destinato a superare la sua bellezza e quel qualcuno è la prin-cipessa, sua figliastra, richiusa da tempo in una torre del castello. L’obiettivo della strega è uno solo: ucciderla immediata-mente. Biancaneve riesce a fuggire e a nascondersi nella Foresta Oscur.

Tutti noi sappiamo chi sono i nostri ami-ci, ma i nostri conoscenti? Cosa sappiamo veramente di quelle persone che hanno un ruolo minore nella nostra vita di tutti i giorni? E quanto ne sanno loro su di noi? Domande che qualunque personaggio di questo film dovrebbe porsi. Cesar, portie-re di un palazzo di Barcellona, conosce i dettagli più intimi delle vite degli inqui-lini. Sa tutto di loro, specialmente di una di loro. Clara è una giovane donna con il sorriso sempre pronto.

Biancaneve e il cacciatoreUSA, 2012, 127 min. Cast: Kristen Stewart, Chris Hemsworth, Charlize Theron, Ian McShane, Sam Claflin...

di Rupert Sanders

critica H H H pubblico H H H

Bed Time Spagna, 2011, 102 min. Cast: Luis Tosar, Marta Etura, Alberto San Juan, Iris Almeida, Carlos Lasarte, Pep Tosar, Petra Martínez, Tony Corvillo

di Jaume Balagueró

critica H H H pubblico H H H

WHAT’S NEWCinema - Videogames

The Amazing Spider-ManuSA, 2012, 136 min.

Cast: Andrew Garfield, Emma Stone, Rhys Ifans, Sally Field, Martin She-en, C. Thomas Howell, Denis Leary, Julianne Nicholson, Campbell Scott, Chris Zylka, Annie Parisse, Irrfan Khan

di Marc Webb

critica H H H HHpubblico H H H HH

Acinque anni di distanza dall’ul-timo capitolo della trilogia fir-mata da Sam Raimi, il supere-

roe arrampicamuri riparte da zero. C’era bisogno di ricominciare una saga così recente? Secondo la Sony, che possiede i diritti cinematografici del personaggio Marvel da e per alcuni anni a venire, ovviamente sì. Spazio dunque a nuove idee e ad un giovane regista emergente, quello di 500 giorni insieme, Marc Webb. Il ragazzo destinato a assumersi grandi

responsabilità è Andrew Garfield che in-carna uno Spider-Man alto e magro, più coinvolto nei drammi adolescenziali di quanto non fosse Tobey Maguire.a uno Spider-Man alto e magro, più coinvol-to nei drammi adolescenziali di quanto non fosse Tobey Maguire. Spider-Man alto e magro, più coinvolto nei drammi adolescenziali di quanto non fosse Tobey Maguire. nei drammi adolescenziali di quanto non fosse Tobey quanto non fosse Tobey Maguire.

Sesso, zombie e rock & roll: è questa la ricetta di Lollipop Chainsaw, il nuovo titolo

sviluppato da Grasshopper Ma-nufacture. Juliet è una prospero-sa cheerleader della San Romero High School, che attraverso un combo di mosse pon-pon e sega elettrica si ritrova a sterminare orde di zombie per impedire a un suo ex compagno di classe (Swan) di portare a termine il suo malva-gio piano. Ad aiutare la bella Juliet c’è anche la testa del suo fidanzato Nick (morso da un non-morto nel prologo), agganciata alla sua cin-tura(!!!).Nel corso dell’avventura bisogna soccorrere studenti, sot-toporsi a minigiochi assurdi (tipo

fare canestro con teste mozzate) e affrontare degli zombie-rocker a dir poco esilaranti; per recuperare salute servono dei lecca-lecca, mentre un negozio on-linedanzato danzato .salute servono dei lecca-lecca, mentre un negozio online-

Sesso, zom-bie e rock & roll: è que-sta la ricetta di Lollipop C h a i n s a w , il nuovo titolo svi-luppato da Grasshop-per Ma-nufacture. Juliet è una

prosperosa cheerleader della San Romero High School, che attraverso un combo di mosse pon-pon e sega elettrica si ritrova a sterminare orde di zombie per impedire a un suo ex compagno di classe (Swan) di portare a termine il suo malvagio piano. Ad aiutare la bella Juliet c’è anche la testa del suo fidanzato Nick (morso da un non-morto nel prologo)

Sesso, zom-bie e rock & roll: è que-sta la ricetta di Lollipop C h a i n s a w , il nuovo titolo svi-luppato da Grasshop-per Ma-nufacture. Juliet è una

prosperosa cheerleader della San Romero High School, che attraverso un combo di mosse pon-pon e sega elettrica si ritrova a sterminare orde di zombie per impedire a un suo ex compagno di classe (Swan) di portare a termine il suo malvagio piano. Ad aiutare la bella Juliet c’è anche la testa del suo fidanzato Nick (morso da un non-morto nel prologo)

Lollipop Chainsaw (Grasshopper Manufacture)

Disponibile per: PS3, Xbox 360 Genere: Action

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Lollipop Chainsaw (Grasshopper Manufacture)

Disponibile per: PS3, Xbox 360 Genere: Action

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Lollipop Chainsaw (Grasshopper Manufacture)

Disponibile per: PS3, Xbox 360 Genere: Action

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Page 51: Onstage Magazine luglio 2012

Eventi

Libri, cd, dvd, blu-ray, videogiochi, nuove tecnologie, biglietteria, eventiFirenze | Genova | Milano | Napoli | Roma | Torino | Verona

PATTI SMITH SIGNING SESSION

KASABIAN LIVE UNPLUGGED

FNAC MILANO venerdì 13 luglio ore 18.00

FNAC MILANO giovedì 19 luglio ore 17.00

I KASABIAN INCONTRANOI FAN ITALIANI ALLA FNAC E FIRMANO LE COPIE DI VELOCIRAPTOR!

L’INCONTRO SI TERRÀ DALLE 17.00 ALLE 18.00

Si ringrazia

PATTI SMITH INCONTRA IL PUBBLICO E FIRMA LE COPIE DEL SUO NUOVO ALBUM BANGAE DEL SUO LIBRO JUST KIDS (FELTRINELLI)

Page 52: Onstage Magazine luglio 2012

ONSTAGE 52 LUGLIO

WHAT’S NEWVideogames

Sesso, zombie e rock & roll: è questa la ricetta di Lollipop Chainsaw, il nuovo titolo sviluppato da Grasshopper Manufacture. Juliet è una prosperosa cheerleader del-la San Romero High School, che attraverso un combo di mosse pon-pon e sega elet-trica si ritrova a sterminare orde di zombie per impe-dire a un suo ex compagno di classe (Swan) di portare a termine il suo malvagio piano. Ad aiutare la bella

Juliet c’è anche la testa del suo fidanzato Nick (morso da un non-morto nel prologo), agganciata alla sua cintura(!!!).Nel cor-so dell’avventura bisogna soccorrere studenti, sottoporsi a mi-nigiochi assurdi (tipo fare canestro con teste mozzate) e affron-tare degli zombie-rocker a dir poco esilaranti; per recuperare salute servono dei lecca-lecca, mentre un negozio online forni-sce potenziamenti e nuove mosse di combattimento. La grafica è accattivante, i doppiaggi sono perfetti e l’accompagnamento musicale è azzeccatissimo: Hey Mickey di Toni Basil quando Ju-liet entra in modalità “Sparkle Hunting” strappa sempre una ghignata. Lollipop Chainsaw è un concentrato di stereotipi ame-ricani e cultura trash: regala la stessa appagante sensazione che si prova quando si guarda un b-movie di culto.

Da Indiana Jones a Guerre Stellari, da Harry Potter ai Pirati Dei Caraibi: i perso-naggi e le saghe che hanno subito il doppio trattamen-to (trasformazione in mitici mattoncini danesi più tra-sposizione in videogioco) sono tanti, e hanno sempre riscosso notevole successo. Il motivo sta forse nel fatto che pur trattandosi di tito-li ideali per i giocatori più piccoli risultano dannata-mente divertenti anche per

un pubblico adulto: ho più di un amico che ha utilizzato la clas-sica scusa “l’ho preso per mio figlio” per poi ritrovarsi attaccato alla console alle 3 del mattino (quando si suppone che il bimbo sia a nanna). Con Lego Batman 2 TT Games va oltre il collau-dato sistema che ha caratterizzato le precedenti release LEGO, aggiungendo un’indovinata componente Free Roaming che au-menta esponenzialmente la voglia di esplorare in lungo e largo in libertà - e di conseguenza la rigiocabilità. La forza del gioco è nota: il morboso bisogno di distruggere per costruire, i piccoli puzzle da risolvere e la sempre spassosa modalità cooperativa a schermo condiviso. La trama è ben congegnata, il cast degli eroi vastissimo e i personaggi sono curati nei minimi dettagli: Lego Batman 2 è senza dubbio il miglior titolo LEGO uscito finora.

Quanto è dura la vita del “Second Best”? Chiedetelo ai ragazzi di Insomniac: loro ne sanno sicuramente qual-cosa. All’epoca della prima Playstation si fecero notare con il loro draghetto viola chiamato Spyro, una figura che - sebbene importante - venne oscurata per ovvie ragioni dalla “mascotte di casa Sony” Crash Bandicoot (opera di Naughty Dog). Ma in era Playstation 2 Naughty Dog non ebbe vita altrettan-

to facile quando lanciò Jak & Dexter: merito dei simpatici Ratchet & Clank di Insomniac, che offrirono un’alternativa del tutto cre-dibile e molto divertente. Le avventure del meccanico Ratchet e del suo amico robot Clank erano caratterizzate da un’enorme varietà di armi e di gadget a disposizione unita a una brillan-te giocabilità. Ora chi vuole può rispolverare i tre episodi usciti all’inizio del nuovo millennio: la trilogia per le console di ultima generazione è servita - naturalmente in alta definizione. Il lavoro è svolto egregiamente, e soprattutto il secondo e il terzo capitolo del trittico dimostrano quanto una dinamica di gioco ben svilup-pata - che ai tempi aveva contribuito all’evoluzione dei platform in terza persona con interessanti affinamenti concettuali - possa resistere allo scorrere del tempo senza grandi sofferenze.

La spia del famigerato “al-larme licenza” è per forza di cose accesa: qui abbiamo a che fare con la trasposi-zione videoludica dell’ac-clamata serie televisiva Il Trono Di Spade, basata sui romanzi di George R. R. Martin (Cronache Del Ghiac-cio E Del Fuoco), e il rischio di tali operazioni solita-mente è direttamente pro-porzionale al successo della fonte - in questo caso molto alto. C’è da dire che la re-

alizzazione del titolo è avvenuta con l’appoggio di HBO (che tra le altre cose ha autorizzato l’utilizzo dello splendido tema musicale); inoltre Cyanide ha prestato molta attenzione alla fe-deltà nello sviluppo di ambientazione e personaggi, e lo stesso Martin ha collaborato (seppur parzialmente) alla scrittura della storia. Sono particolari che aiutano a compensare alcune lacune tecniche e un pizzico di noia per un grinding a volte eccessivo (to grind = esecuzione ripetitiva di azioni e/o missioni per fare crescere di livello il proprio eroe). Fortunatamente l’utilizzo di due personaggi differenti (Alester e Mors), la possibilità di in-teragire nella storia attraverso scelte morali e la ragnatela di intrighi della trama regalano interesse all’avventura, che alla fine diventa gradevole in generale e un must-have per i fan del-la serie.

Lollipop Chainsaw (Grasshopper Manufacture)

Disponibile per: PS3, Xbox 360 Genere: Action

H H H H

Lego Batman 2: DC Super Heroes (TT Games)

Disponibile per: tutte le consolle Genere: Action

H H H H

Ratchet & Clank Trilogy (Idol Minds)

Disponibile per: PS3 Genere: Action

H H H

Game Of Thrones (Cyanide)

Disponibile per: PS3, Xbox 360 Genere: Action/RPG

H H H

P iù volte in queste pagine è stata sfiorata la delicata questione dei videogiochi come espressione

d’arte. La forte componente ludica alla base dell’invenzione di questa forma di intrattenimento e la sua relativa giova-ne età hanno rappresentato un ostaco-lo quasi insormontabile, soprattutto per chi non ha avuto modo di crescere con i videogiochi e tende a considerarli una semplice evoluzione tecnologica dei balocchi, con una fruizione riservata ai bambini o agli adolescenti. Un sondag-gio dell’Entertainment Software Asso-ciation - che si occupa anche di bollare i titoli in commercio con età consigliata e avvertimenti in stile “Explicit Lyrics” - ha sancito che l’età media del videogioca-tore moderno si aggira sui 37 anni, un dato che di fatto abbatte la convinzione (che probabilmente non si è mai basata su indizi tangibili) che il mercato sia fo-calizzato prevalentemente su persone di giovane età.

Il sempre più frequente coinvolgi-mento in fase di produzione di sceneg-giatori, musicisti e scrittori ha rafforzato l’idea che la differenza tra film, canzoni, libri e videogames stia nel modo in cui l’opera viene messa a disposizione del pubblico, non nella sua essenza. Serietà e arte non vanno sempre a braccetto: catalogare una creazione come “gio-chino” solamente perché l’interazione con essa prevede l’utilizzo di un joypad diventa presto limitante. Mettiamola così: comandare una pallina gialla alle prese con un labirinto pieno di fantasmi o un saltellante idraulico baffuto man-gia funghi non può essere considerato arte.

Ma quando si comprende che da Pac Man e Super Mario Bros (per citarne due) si è giunti passo dopo passo ai colossal con tanto di trama e effetti speciali che troviamo oggi sugli scaffali, allora il di-scorso cambia. Chris Melissinos - col-lezionista di console e fondatore della Past Pixels - ha curato una mostra che nella storica cornice dello Smithsonian American Art Museum di Washington dà spazio a 80 videogiochi (selezionati attraverso un sondaggio in rete) usciti negli ultimi quarant’anni, con immagi-ni, video e interviste. L’intento è quello di considerare l’evoluzione videoludica come un amalgama delle arti tradizio-nali, partendo da grafica e uso creativo della tecnologia per arrivare all’impatto sulla cultura moderna.

La mostra girerà per 10 città degli Stati Uniti (toccando Florida, Arizona, Michigan, Ohio, Virginia, Tennessee a New York) per 3 anni; con la speranza che dalla passione di un singolo nasca la possibilità di cambiare (o perlomeno ammorbidire) linee di pensiero forse un po’ troppo frettolose.

chip TaLk

The Art Of Videogames

di Blueglue

Page 53: Onstage Magazine luglio 2012
Page 54: Onstage Magazine luglio 2012

ONSTAGE 54 LUGLIO

COMINGSOONagosto

Foo FightersQuante cose resteranno da dire sui Foo Fighters,

senza che sia necessario ancora una volta ri-cordare come il gruppo di Dave Grohl sia una

delle più eccitanti e incredibili live band del mondo? Ne abbiamo avuto riprova lo scorso anno a Rock In IdRho, quando il quintetto ha chiuso la kermesse milanese con due ore di spettacolo ad altissima tensione davanti a 30.000 persone, tutte impegnate a cantare ogni singola hit del gruppo. Impressionante, insomma.

Nel frattempo, Grohl e amici hanno continuato a maci-nare concerti, a pubblicare singoli estratti dall’ottimo Wa-sting Light e a fare incetta di premi in giro per il mondo, come i cinque Grammy conquistati in questo 2012. Attorno a loro, tutto cambia e si trasforma, ritornano vecchi com-pagni d’avventure, come i Soundgarden per esempio, ma nessuno riesce ad avvicinarsi al successo dei Foo Fighters,

capaci di riempire stadi come niente e offrire uno show che pare invece un concerto intimo per cinquanta persone. Non contento, Grohl ha da poco dichiarato che la band è tornata in studio per registrare un nuovo disco, l’atteso seguito di Wasting Light, e che lo presenterà in tutta la sua interezza nelle due date festivaliere di Leeds e Rea-ding del prossimo agosto.

Due show che sono molto vicini a quello che i cinque terranno a Codroipo (Villa Manin, 13 agosto) e che spe-riamo possa beneficiare della stessa scaletta, con i fan che saranno certamente curiosi di ascoltare parte del mate-riale inedito. Non si hanno ancora anticipazioni di sorta, ma siamo certi che la strada sarà quella che ha permesso ai Foo Fighters di diventare una delle rock’n’roll band più amate del mondo. Una miscela incendiaria fatta di classic rock, punk (le radici non si scordano mai, vero

Dave?), hard rock anni Settanta e una propensione incre-dibile verso i ritornelli contagiosi, talento che il leader, chitarrista e cantante, pare aver preso dall’amico Kurt Cobain, uno che in tal senso la sapeva davvero lunga.

Basterebbe un semplice elenco di titoli per scoprire quanto i Foos ormai siano radicati nel nostro immagi-nario rock (da Learn To Fly a Monkeywrench, passando per This Is A Call, Everlast, Breakout, The Pretender e Best Of You), ma ancora una volta il nostro consiglio è quello di farvi trascinare dall’entusiasmo e fare una trasferta a Codroipo per un altro spettacolo imperdibile. Non vi basta? Bene, sappiate che, come supporto, ci sarà il leggendario Bob Mould, ex Hüsker Dü e Sugar, che proprio a uno dei pezzi più toccanti di Wasting Light, Dear Rosemary, ha prestato la propria inconfondibile voce. (S.G.)

» A PERFECT DAY FESTIVALVillafranca (VR)31/08 The Killers, The Temper Trap, Two Doors Cinema Club

» AFTERHOURS03/08 Cassino (FR) 05/08 Nuoro 11/08 Messina 12/08 Scicli (RG) 16/08 Rispescia (GR) 18/08 Ripatransone (AP)

» NEGRITA 01/08 Bard (AO) 03/08 Majano (UD) 10/08 Catania 11/08 Palermo 16/08 Terracina (LT) 17/08 Gallipoli (LE)

24/08 Recanati (MC) 30/08 Castagnole (AT)

» ANTONELLO VENDITTI01/08 Cassino (FR) 04/08 Chieti 13/08 Nettuno (RM) 17/08 Ostuni (BR) 26/08 Taormina (ME)

» BUD SPENCER BLUES EXPLOSION 05/08 Leverano (LE) 13/08 Albi (CZ) 18/08 Cerveteri (RM) 24/08 Frosinone (RM) 31/08 Reggio Emilia

» CAPAREZZA01/08 Teramo 04/08 Agrigento

09/08 Brescia 11/08 Cannole (Le) 12/08 Cittanova (Rc) 16/08 Rispescia (Gr) 25/08 Castelsaraceno (Pz)

» CLUB DOGO02/08 Treviso 05/08 Iglesias (Ca) 11/08 Senigallia (An) 31/08 Legnano (Mi)

» GIORGIA03/08 Taormina 09/08 Villapiana (CS)

» FIORELLA MANNOIA06/08 Lignano Sabbiadoro (UD) 09/08 Lecce

13/08 Viggianello (PZ) 14/08 Rispescia (GR) 16/08 Diamante (CS)

» JAMES MORRISON07/08 Palermo

» LAURA PAUSINI04/08 Lecce 06/08 Pescara

» MARLENE KUNTZ15/08 Terracina (LT) 19/08 Catania

» PINO DANIELE02/08 Cassino (FR) 04/08 Rosolini (SR) 06/08 Palermo (PA) 10/08 Gallipoli (LE) 12/08 Monopoli (BA) 14/08 Nettuno (RM)

18/08 Rivisondoli (AQ) 21/08 Maiori (SA)

» MARRACASH 01/08 Siracusa 02/08 Gallipoli (LE)

» NOEMI01/08 Roma 05/08 Termoli (CB) 16/08 Cisterna di Latina (LT) 26/08 Celano (AQ)

» PLACEBO02/08 Roma 03/08 Villafranca (VR)

» SUBSONICA04/08 Sogliano Al Rubicone (FC) 18/08 Gallipoli (LE)

» TEATRO DEGLI ORRORI05/08 Gallipoli (LE) 24/08 Brescia 25/08 Claut (PN) 31/08 Osnago (LC)

» VINICIO CAPOSSELA04/08 Sepino (CB) 06/08 San Benedetto del Tronto (AP) 08/08 Cagliari 10/08 Rispescia (Gr) 13/08 Martina Franca (TA) 16/08 Agrigento17/08 Taormina (ME)

» J-AX03/08 Perugia 05/08 Lecce 07/08 Reggio Calabria 31/08 Cagliari

I biglietti del concerto dei Foo Fighterssono in vendita presso i negozi Fnac!

live 13/08 Codroipo (UD)

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teve

Gul

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OnStage_235x350 24/05/12 13:00 Pagina 1

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