l'aquila 2012 - tutto fermo da due anni e mezzo

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REPORTAGE NUMERO 3 ANNO V 10 A ppuntamento l'8 genna- io. Ad aspettarci Eutizio, Giovanni e alcuni cittadi- ni aquilani. Le feste natalizie si sono appena concluse. Per le vie del centro storico qualcosa si muove. Ci sono persone che stanno passeggiando, un paio di bar sono aperti e qualche negozian- te, con estremo coraggio, alza la serranda. Si ha la sensazio- ne che la città abbia ripreso a vivere. Ma è solo una sensazione. Tutto è come lo ave- vamo lasciato. Le crepe sui muri, i ponteg- gi, le chiavi di case degli aquilani appese al- la rete lungo il corso per protesta. Sono me- no, ma ci sono. I negozi sono quasi tutti chiusi e per la maggior parte ci sono car- telli con scritto Affitasi, Vendesi. Incontria- mo ancora i militari lungo le strade. Ci di- cono che in un paio di giorni se ne andran- no definitivamente. I cartelli ad indicare 'Zona Rossa Vietato l'Accesso' sono ancora là. Arriviamo a Piaz- za Duomo. C'è ancora il tendone dei comi- tati per la ricostruzione, lo striscione 'Rico- struiamolAQ'. Stavolta nella Zona Rossa en- triamo senza problemi. Ci sono ancora con- trolli ed Eutizio ci dice che rischiamo tutti una multa salata se ci scoprono. Ma lo fac- ciamo lo stesso. Strano pensare che sono passati due anni e mezzo dal terremoto del 6 aprile 2009. Ci fa strada Giovanni, che puntualmen- te torna qui a documentare con scatti foto- grafici lo stato delle cose. Non c'è ricostru- zione, non c'è nemmeno l'idea. Ad accom- pagnarci alcuni cani ormai randagi, gli stes- si di un anno fa. Loro ci sono ancora, non si sono mai spostati. Nella Zona Rossa si fa sempre più forte il senso di abbandono e desolazione. Ci spostiamo poi alla chiesa di San Bernardino. Ora organizzano visite gui- date, Eutizio sarcasti- camente ironizza. Lasciamo i ragazzi e ci avventuriamo da soli per i comuni limi- trofi. Prima tappa Ba- gno. Il centro storico, o forse sarebbe me- glio dire ciò che ne è rimasto, è ancora un cumulo di macerie. Si sentono solo passi, i tuoi passi. Una sen- sazione surreale. Ci spostiamo ad Onna, il paese ricostruito. Dove le istituzioni si so- no fatte belle attraverso i media di tutto il mondo. Entriamo e ci accolgono ancora le macerie della vecchia Onna, come un pu- gno nello stomaco. Più avanti inizia la nuo- va, con le sue case color fantasia. Ad On- na si sopravvive nel mondo di plastica che è stato confezionato su misura. Ci rimettiamo in macchina e la nostra prossima tappa è Paganica, uno dei più ma- gici paesi dell'Aquilano. Oggi è spettrale, completamente vuoto. Ci sono i gatti a por- tare un po' di vita. Incontriamo un vecchio abitante, è lì per quelle bestioline. Gli por- ta tutti i giorni da mangiare. Di nascosto. A Paganica non si può entrare. Comincia a calare la notte, le montagne innevate of- frono uno spettacolo meraviglioso. Tornia- mo però subito alla realtà entrando nel pae- se di San Gregorio. Qui il 6 aprile persero la vita 9 persone, tra cui una bambina di soli 11 anni. Il terremoto rase al suolo l'in- tero centro. Fu distrutta la chiesa di San Gregorio Magno e una casa famiglia. Ci fu il crollo totale del muli- no cinquecentesco sul fiume Aterno, dove per- sero la vita i due pro- prietari. C'è silenzio, però qui si intravede la vita. C'è una casa, le finestre sono illumi- nate. Dentro c'è vita. E fa male, proprio per- ché la vita si scontra con la ferocia della morte. La 'casa che vi- ve' diventa una scommessa, un modo per non arrendersi. C'è chi il dolore se lo trova tutti i giorni davanti agli occhi e decide di restare. Fini- sce il nostro viaggio e in tutti noi resta la convinzione che a L'Aquila la ricostruzione deve ancora cominciare. FEDERICA GRAZIANI G iovanni Mangione è uno dei tanti ragaz- zi che non molla. Al cen- tro di L'Aquila va spes- so per documentare l'im- mobilismo dei lavori di ricostruzione. Ha pau- ra che i suoi concittadi- ni si stiano abituando allo stato delle cose. E non vuole, non può ar- rendersi all'inerzia di un popolo straziato e ras- segnato. Il suo è un grido di speranza. L'Aquila deve tornare a vivere, deve far sentire forte la sua voce. A tre anni dal sisma cosa è cam- biato? Quasi nulla è cambiato, anzi, parados- salmente le cose continuano a peggiora- re. In molti si sta facendo strada la con- vinzione che non ci sia nulla da fare... Oggi come si vive a L'Aquila? Si vive da stranieri tra le proprie vie, quelle aperte, ci si comincia a dimenti- care i luoghi della propria infanzia... I no- mi delle vie o delle piazze tra i palazzi della città. Dove un tempo si giocava ora regna il silenzio. In che modo le istituzioni vi han- no aiutato e sopratutto stanno con- tinuando ad aiutarvi? All'inizio siamo stati aiutati ed assisti- ti quasi in tutto, forse troppo, tanto da renderci quasi totalmente dipendenti da- gli aiuti stessi. Eravamo accompagnati in tutto e per molti versi questo ha affievolito e indebolito la capacità stes- sa degli aquilani di esse- re indipendenti, di rea- gire, di rimboccarsi le maniche per provvede- re da soli, ove possibile, alle proprie necessità. Da che mondo è mondo, in tragedie di questo tipo, si cerca la massima par- tecipazione, condividen- do quanto più possibile le scelte; qui no, tutto è stato calato dall'alto, quasi fosse una scenografia già pronta, in molti ab- biamo avuto l'impressione che volevano tenerci fuori dalle decisioni che comun- que riguardavano la nostra vita. Tutto è partito spedito: messa in sicurezza, al- loggi negli alberghi, C.A.S.E., scuole prov- visorie, tutto senza che nessuno avesse il tempo o la possibilità di aprir bocca. Quelli che lo facevano sono stati oscura- ti e censurati in tutti i modi. Il problema è che, ad un certo punto, tutto si è fer- mato; i cantieri sono pochi e vanno avan- ti a stento e solo nelle periferie. Le promesse fatte dal governo pre- cedente sono state mantenute? Si è avuta l'impressione che ciò che si faceva lo si è fatto solo quando l'atten- zione dell'Italia attraverso i media era al- ta. Man mano che diminuiva, diminuiva- no gli interventi e le passerelle... ANDREA CAVADA A tre anni dal terremoto che ha devastato la città di L'Aquila, siamo tornati per ve- dere cosa è realmente cambiato e, soprattut- to, se la vita degli aquilani di questa città è mi- gliorata e se le attività commerciali sono riu- scite a far ripartire l'economia. Molti organi d'informazione ci hanno mo- strato attraverso lo schermo le immagini di una città "nuova", dove sembrerebbe che le attivi- tà commerciali abbiano ripreso a lavorare. Ma, grazie alla collaborazione di alcuni nostri ami- ci aquilani, abbiamo toccato con mano una re- altà complete mante diversa. Incontriamo un signore all'apertura del suo negozio di carto- leria e oggettistica. "C'è poco lavoro, soprat- tutto ora, alla fine del periodo natalizio. Io ho continuato ad aprire, nonostante la città si sia fermata. Per quanto riguarda la ricostruzione è ancora lunga … Quando inizierà la ricostru- zione noi qui dovremo chiudere le serrande e togliere tutto, perché devono rimettere a po- sto tutti i palazzi. È un'apertura a tempo deter- minato, con agibilità parziale del locale. Abbia- mo perso tutto quello che avevamo investito, sono rimasti solo debiti. Ci hanno dato per un periodo 800 euro da parte dell' INPS e, trami- te il Comune, abbiamo recuperato un po' di soldi rispetto alla dichiarazione dei redditi del 2006. Si tratta di poche migliaia di euro. Subi- to dopo però l'INPS ci ha richiesto i pagamen- ti arretrati. Da una parte ci hanno dato e dal- l'altra ci hanno tolto. Comunque non mollo, an- che perché so fare solo questo". Gli occhi dei commercianti sono tristi, ma riesce a scorgersi ancora una luce: quella di chi non vuole mollare e vuole combattere con le unghie e con i denti il lavoro di una vita. E se L'Aquila tornerà ai fasti di una volta lo do- vrà a chi è rimasto, a chi ha deciso di conti- nuare qui, anche a scapito della propria esi- stenza. ANDREA CAVADA PER UN PERIODO L' INPS HA DATO LORO 800 EURO E IL COMUNE HA FATTO RECUPERARE QUAL- COSA RISPETTO ALLE DICHIARAZIONI DEI RED- DITI. POI L'INPS HA CHIESTO TUTTI I PAGA- MENTI ARRETRATI, NONOSTANTE LA CITTÀ SIA FERMA. E CON ESSA IL COMMERCIO. L’Aquila, tutto fermo da due anni e mezzo GIOVANNI MANGIONE, ‘OSPITE’ NELLA SUA CITTÀ I COMMERCIANTI AQUILANI 'OFFESI' L'8 GENNAIO 2012 SIAMO TORNATI PER LA SESTA VOLTA NELLA CITTÀ DE L'AQUILA. IN COMPAGNIA DI DUE RAGAZZI AQUILANI EU- TIZIO CRUDELE E GIOVANNI MANGIONE ABBIAMO VISITATO IL CENTRO STORICO, LA ZONA ROSSA, VICOLI E CHIESE. CI SIAMO POI AVVENTURATI PER I COMUNI LIMITROFI COME PAGANICA, SAN GREGORIO, BAGNO E ONNA. E PER LA SESTA VOLTA, A MALINCUORE, ABBIAMO CONSTATO CHE NULLA SI È MOSSO. LA RICOSTRUZIONE È ANCORA LONTANA. Giovanni Mangione ed Eutizio Crudele

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L'8 gennaio 2012 siamo tornati per la sesta volta nella città deL'Aquila. In compagnia di due ragazzi aquilani Eutizio Crudele e Giovanni Mangione abbiamo visitato il centro storico, la zona rossa, vicoli e chiese. Ci siamo poi avventurati per i comuni limitrofi come Paganica, San Gregorio, Bagno e Onna. E per la sesta volta, a malincuore, abbiamo constato che nulla si è mosso. La ricostruzione è ancora lontana.

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Page 1: L'Aquila 2012 - Tutto fermo da due anni e mezzo

REPORTAGENUMERO 3 ANNO V10

Appuntamento l'8 genna-io. Ad aspettarci Eutizio,Giovanni e alcuni cittadi-

ni aquilani. Le feste natalizie sisono appena concluse. Per levie del centro storico qualcosasi muove.

Ci sono persone che stannopasseggiando, un paio di barsono aperti e qualche negozian-te, con estremo coraggio, alzala serranda. Si ha la sensazio-ne che la città abbia ripreso a vivere. Ma èsolo una sensazione. Tutto è come lo ave-vamo lasciato. Le crepe sui muri, i ponteg-gi, le chiavi di case degli aquilani appese al-la rete lungo il corso per protesta. Sono me-no, ma ci sono. I negozi sono quasi tuttichiusi e per la maggior parte ci sono car-telli con scritto Affitasi, Vendesi. Incontria-mo ancora i militari lungo le strade. Ci di-cono che in un paio di giorni se ne andran-no definitivamente.

I cartelli ad indicare 'Zona Rossa Vietatol'Accesso' sono ancora là. Arriviamo a Piaz-za Duomo. C'è ancora il tendone dei comi-tati per la ricostruzione, lo striscione 'Rico-struiamolAQ'. Stavolta nella Zona Rossa en-triamo senza problemi. Ci sono ancora con-trolli ed Eutizio ci dice che rischiamo tuttiuna multa salata se ci scoprono. Ma lo fac-ciamo lo stesso. Strano pensare che sonopassati due anni e mezzo dal terremoto del6 aprile 2009.

Ci fa strada Giovanni, che puntualmen-te torna qui a documentare con scatti foto-grafici lo stato delle cose. Non c'è ricostru-zione, non c'è nemmeno l'idea. Ad accom-

pagnarci alcuni cani ormai randagi, gli stes-si di un anno fa. Loro ci sono ancora, nonsi sono mai spostati. Nella Zona Rossa si fasempre più forte il senso di abbandono edesolazione. Ci spostiamo poi alla chiesa diSan Bernardino. Oraorganizzano visite gui-date, Eutizio sarcasti-camente ironizza.

Lasciamo i ragazzie ci avventuriamo dasoli per i comuni limi-trofi. Prima tappa Ba-gno. Il centro storico,o forse sarebbe me-glio dire ciò che ne èrimasto, è ancora uncumulo di macerie. Sisentono solo passi, i tuoi passi. Una sen-sazione surreale. Ci spostiamo ad Onna, ilpaese ricostruito. Dove le istituzioni si so-no fatte belle attraverso i media di tutto ilmondo. Entriamo e ci accolgono ancora lemacerie della vecchia Onna, come un pu-gno nello stomaco. Più avanti inizia la nuo-va, con le sue case color fantasia. Ad On-

na si sopravvive nel mondo di plastica cheè stato confezionato su misura.

Ci rimettiamo in macchina e la nostraprossima tappa è Paganica, uno dei più ma-gici paesi dell'Aquilano. Oggi è spettrale,completamente vuoto. Ci sono i gatti a por-tare un po' di vita. Incontriamo un vecchioabitante, è lì per quelle bestioline. Gli por-ta tutti i giorni da mangiare. Di nascosto.A Paganica non si può entrare. Comincia acalare la notte, le montagne innevate of-frono uno spettacolo meraviglioso. Tornia-mo però subito alla realtà entrando nel pae-se di San Gregorio. Qui il 6 aprile perserola vita 9 persone, tra cui una bambina disoli 11 anni. Il terremoto rase al suolo l'in-tero centro. Fu distrutta la chiesa di San

Gregorio Magno e unacasa famiglia. Ci fu ilcrollo totale del muli-no cinquecentesco sulfiume Aterno, dove per-sero la vita i due pro-prietari. C'è silenzio,però qui si intravedela vita. C'è una casa,le finestre sono illumi-nate. Dentro c'è vita.E fa male, proprio per-ché la vita si scontra

con la ferocia della morte. La 'casa che vi-ve' diventa una scommessa, un modo pernon arrendersi.

C'è chi il dolore se lo trova tutti i giornidavanti agli occhi e decide di restare. Fini-sce il nostro viaggio e in tutti noi resta laconvinzione che a L'Aquila la ricostruzionedeve ancora cominciare. FEDERICA GRAZIANI

Giovanni Mangione èuno dei tanti ragaz-

zi che non molla. Al cen-tro di L'Aquila va spes-so per documentare l'im-mobilismo dei lavori diricostruzione. Ha pau-ra che i suoi concittadi-ni si stiano abituandoallo stato delle cose. Enon vuole, non può ar-rendersi all'inerzia di unpopolo straziato e ras-segnato. Il suo è un grido di speranza.L'Aquila deve tornare a vivere, deve farsentire forte la sua voce.

A tre anni dal sisma cosa è cam-biato?

Quasi nulla è cambiato, anzi, parados-salmente le cose continuano a peggiora-re. In molti si sta facendo strada la con-vinzione che non ci sia nulla da fare...

Oggi come si vive a L'Aquila?Si vive da stranieri tra le proprie vie,

quelle aperte, ci si comincia a dimenti-care i luoghi della propria infanzia... I no-mi delle vie o delle piazze tra i palazzidella città. Dove un tempo si giocava oraregna il silenzio.

In che modo le istituzioni vi han-no aiutato e sopratutto stanno con-tinuando ad aiutarvi?

All'inizio siamo stati aiutati ed assisti-ti quasi in tutto, forse troppo, tanto darenderci quasi totalmente dipendenti da-gli aiuti stessi. Eravamo accompagnati in

tutto e per molti versiquesto ha affievolito eindebolito la capacità stes-sa degli aquilani di esse-re indipendenti, di rea-gire, di rimboccarsi lemaniche per provvede-re da soli, ove possibile,alle proprie necessità. Dache mondo è mondo, intragedie di questo tipo,si cerca la massima par-tecipazione, condividen-

do quanto più possibile le scelte; qui no,tutto è stato calato dall'alto, quasi fosseuna scenografia già pronta, in molti ab-biamo avuto l'impressione che volevanotenerci fuori dalle decisioni che comun-que riguardavano la nostra vita. Tutto èpartito spedito: messa in sicurezza, al-loggi negli alberghi, C.A.S.E., scuole prov-visorie, tutto senza che nessuno avesseil tempo o la possibilità di aprir bocca.Quelli che lo facevano sono stati oscura-ti e censurati in tutti i modi. Il problemaè che, ad un certo punto, tutto si è fer-mato; i cantieri sono pochi e vanno avan-ti a stento e solo nelle periferie.

Le promesse fatte dal governo pre-cedente sono state mantenute?

Si è avuta l'impressione che ciò che sifaceva lo si è fatto solo quando l'atten-zione dell'Italia attraverso i media era al-ta. Man mano che diminuiva, diminuiva-no gli interventi e le passerelle...

ANDREA CAVADA

Atre anni dal terremoto che ha devastatola città di L'Aquila, siamo tornati per ve-

dere cosa è realmente cambiato e, soprattut-to, se la vita degli aquilani di questa città è mi-gliorata e se le attività commerciali sono riu-scite a far ripartire l'economia.

Molti organi d'informazione ci hanno mo-strato attraverso lo schermo le immagini di unacittà "nuova", dove sembrerebbe che le attivi-tà commerciali abbiano ripreso a lavorare. Ma,grazie alla collaborazione di alcuni nostri ami-ci aquilani, abbiamo toccato con mano una re-altà complete mante diversa. Incontriamo unsignore all'apertura del suo negozio di carto-leria e oggettistica. "C'è poco lavoro, soprat-tutto ora, alla fine del periodo natalizio. Io hocontinuato ad aprire, nonostante la città si siafermata. Per quanto riguarda la ricostruzioneè ancora lunga … Quando inizierà la ricostru-zione noi qui dovremo chiudere le serrande etogliere tutto, perché devono rimettere a po-sto tutti i palazzi. È un'apertura a tempo deter-minato, con agibilità parziale del locale. Abbia-mo perso tutto quello che avevamo investito,sono rimasti solo debiti. Ci hanno dato per unperiodo 800 euro da parte dell' INPS e, trami-te il Comune, abbiamo recuperato un po' disoldi rispetto alla dichiarazione dei redditi del2006. Si tratta di poche migliaia di euro. Subi-to dopo però l'INPS ci ha richiesto i pagamen-ti arretrati. Da una parte ci hanno dato e dal-l'altra ci hanno tolto. Comunque non mollo, an-che perché so fare solo questo".

Gli occhi dei commercianti sono tristi, mariesce a scorgersi ancora una luce: quella dichi non vuole mollare e vuole combattere conle unghie e con i denti il lavoro di una vita. Ese L'Aquila tornerà ai fasti di una volta lo do-vrà a chi è rimasto, a chi ha deciso di conti-nuare qui, anche a scapito della propria esi-stenza. ANDREA CAVADA

PER UN PERIODO L' INPS HA DATO LORO 800EURO E IL COMUNE HA FATTO RECUPERARE QUAL-COSA RISPETTO ALLE DICHIARAZIONI DEI RED-DITI. POI L'INPS HA CHIESTO TUTTI I PAGA-MENTI ARRETRATI, NONOSTANTE LA CITTÀ SIA

FERMA. E CON ESSA IL COMMERCIO.

L’Aquila, tutto fermo da due anni e mezzo

GIOVANNI MANGIONE, ‘OSPITE’ NELLA SUA CITTÀ

I COMMERCIANTI AQUILANI 'OFFESI'

L'8 GENNAIO 2012 SIAMO TORNATI PER LA SESTA VOLTA NELLA CITTÀ DE L'AQUILA. IN COMPAGNIA DI DUE RAGAZZI AQUILANI EU-TIZIO CRUDELE E GIOVANNI MANGIONE ABBIAMO VISITATO IL CENTRO STORICO, LA ZONA ROSSA, VICOLI E CHIESE. CI SIAMO POI

AVVENTURATI PER I COMUNI LIMITROFI COME PAGANICA, SAN GREGORIO, BAGNO E ONNA. E PER LA SESTA VOLTA, A MALINCUORE,ABBIAMO CONSTATO CHE NULLA SI È MOSSO. LA RICOSTRUZIONE È ANCORA LONTANA.

Giovanni Mangione ed Eutizio Crudele

Page 2: L'Aquila 2012 - Tutto fermo da due anni e mezzo

REPORTAGE NUMERO 3 ANNO V 11

E’un ragazzo come tantide L'Aquila. Fa il pendo-lare, lavora in una scuo-

la di Roma come insegnante diEducazione Artistica. Eutizio Cru-dele ha deciso di restare, qui siè sposato con la sua ragazza disempre.

Qui hanno deciso di iniziare laloro vita insieme. Nonostante tut-to. Nonostante abbiano dovutopagare un affitto esorbitante pervivere nella loro città, che ad og-gi non offre più nulla. Ci accom-pagna lungo le vie del centro sto-rico de L'Aquila. Ci racconta la sua verità,che noi ci sentiamo di definire LA verità.Ci parla di speculazione sugli affitti, dellamancanza di progettualità delle istituzio-ni, di una città ferma al 6 aprile, di terre-ni espropriati alla "povera gente" che an-cora deve ricevere un euro, degli anzianiabbandonati a se stessi, dei giovani che sistanno perdendo.

Eutizio ci accompagna nella zona rossa,che a due anni e mezzo dal sisma è anco-ra rossa. Ci fa camminare nelle vie stori-che del centro, ci fa entrare nella chiesa diSan Bernardino. Ci racconta quanto oggisia grande la rabbia, anche verso i suoiconcittadini, immobili prima del terremo-to, ancorati ad una cultura chiusa, che ora,invece, si inventano delle idee per incen-tivare un turismo che tarda ad arrivare.Ormai non c'è neanche più quello dell'or-rore.

Alcuni emittenti televisive hanno

detto che a L'Aqui-la si vive bene …

Si, ho sentito. Dico-no che si vive bene inAbruzzo perché nonc'è caos. Ci prendonoin giro, non c'è caosperché non c'è vita.

Come è invece lasituazione oggi?

Qui non ci sono leidee, se tu mi daiun'idea si parte da qual-cosa. E' tutto così daanni. Non ti chiedo di

rimettere in piedi la città, qui ci vorranno15 anni! Abbiamo una classe dirigente chelitiga quotidianamente. Non ci sono statele proposte.

Ad oggi pagate le tasse?Cominceremo a ripagarle da gennaio

2012 al 40%. Il Presidente di Regione hadetto anche che dovevamo ringraziarlo. Iopago per avere un servizio, ecco a voi ilservizio!

Sono tornati gli aquilani in città?Ci sono ancora persone che vivonosul-

la costa, negli alberghi. Ad oggi tra gli abi-tanti che vivono in assistenza nel Proget-to CASE e nei MAP e chi vive in autonomianon arriveremo nemmeno a 50mila per-sone. Fai conto che questa città contava70mila persone …

E i lavori di ricostruzione?I lavori per le case E (inagibili) non si sa

se partiranno mai. Ogni settimana c'è unanuova ordinanza. Ogni volta che presen-

tano un progetto lo bloccano. Non c'è lavolontà di ricostruire. Se provi ad entrarea casa tua, per dare una controllata o perprendere qualcosa, rischi pure una multasalatissima e una denuncia.

C'è ancora la voglia di combattere?I comitati ci sono ancora, ma è suben-

trata un sacco di stanchezza e umiliazio-ne. Siamo presi in giro … Tra quattro me-si ci sono le elezioni per il nuovo sindacoe chi eleggi? Chi si prende la responsabi-lità di amministrare una città terremota-ta? Il sindaco uscente è invotabile, si ve-de solo dalle telecamere.

E gli anziani come vivono?Sono aumentati i suicidi, sono stati sra-

dicati e portati in un albergo o a vivere nel-le 'New Town', dove non cisono mezzi di collegamen-to. Se non hanno aiuto dafigli o conoscenti restanolà. Le New Town hanno di-sgregato completamente,non c'è neanche un bar al-l'interno. Quindi se io vo-glio andare ad incontrarepersone non ci posso andare, non c'è unafermata dell'autobus, se non hai la mac-china sei tagliato fuori. Costano 2700 eu-ro al metro quadro. Hanno preso i terrenialla povera gente e li hanno espropriati,senza dare loro nemmeno un euro.Hannoreso terreni agricoli edificabili. Però i ter-reni della Chiesa non sono stati toccati.

E i giovani?Il sindaco ha dato l'ordinanza che i lo-

cali del centro storico devono chiudere amezzanotte. Una città che è sempre sta-ta città universitaria … Hanno messo que-sta ordinanza perché ci sono problemi di

ordine pubblico, perché dicono che i ragaz-zi si ubriacano, ma non è un rimedio! Crea-no in più un danno ai proprietari dei loca-li del centro. I ragazzi che fanno? Non aven-do niente da fare si ubriacano e a volte puòsuccedere la rissa o qualche altra cosa. Inquesta città non c'è un campo di pallone,perché sono stati presi tutti per le tendo-poli e sono rimasti così. Se tu non dai del-le possibilità …

Cosa non raccontano de L'Aquila? La verità, che racchiude un sacco di sfac-

cettature. E' una città con 49 comuni ab-bandonati, anzi qua in cen-tro qualcosa si è fatta, maci sono comuni come SanGregorio che sono rimastial 6 aprile. La realtà è chec'è stato un terremoto dueanni e mezzo fa e siamo ri-masti a quella data. Ci so-no ancora milioni di cas-

saintegrati che dovranno ricominciare apagare le tasse, c'è una speculazione su-gli affitti perché nessuno controlla. Arrivia pagare anche 1.000 Euro al mese perabitare in una città terremotata.

Non potreste trovare voi cittadini uncandidato sindaco?

C'è l'idea di trovare un candidato comu-ne tra noi, ma è difficile perché si dovreb-be sedere al tavolino con i cittadini e de-cidere insieme cosa fare. Ma chi trovi? For-se con l'entusiasmo di due anni fa si pote-va fare, oggi è subentrata la stanchezza …

FEDERICA GRAZIANI

Durante il quinto viaggio della redazio-ne de La Fiera dell'Est nei paesi colpiti

dal sisma nel 2009, abbiamo ripercorso tut-ti quei luoghi, già visitati in precedenza, tor-nando anche a Paganica. Mentre ci trova-vamo tra i vicoli di questo splendido paese,con grande stupore, ci siamo imbattuti inun signore che usciva da casa sua, il qualeha voluto raccontarci quel-lo è costretto a passareda quando la sua abita-zione è stata dichiaratainagibile.

Lui continua ad anda-re, ci entra due volte asettimana per dare damangiare ai suoi gatti. Perraccontare tutto ciò cheabbiamo ascoltato, use-remo un nome di fantasia, Roberto, perchése l'intervista fosse rintracciata, rischiereb-be di essere denunciato e costretto a paga-re diverse centinaia di euro di multa.

Roberto come si "vive" oggi a Paga-nica?

Si vive così tanto per non morire.Qual è la situazione?E' grave, è ancora al punto di partenza.

Stanno facendo, ma non si vede niente.Hanno sistemato qualche casa, ma non nelcentro storico.

Adesso dove abita?Sto nel PROGETTO CASE, ancora non so

che fine farò. Io qui non ci potrei nemme-no venire, è stato dichiarato tutto inagibi-le, però ho un po' di gatti e gli porto da man-giare, altrimenti rischiano di morire.

Non avete paura ad entrare in que-ste case pericolanti?

Si verificano ancora piccole scosse, simi-li a quelle che hanno preceduto il terremo-to del 6 aprile …

Cosa state facendo per cercare di rien-trare nelle vostre case?

Si sono costituiti dei gruppi di lavoro condegli ingegneri, che han-no presentato diversi pro-getti, il problema poi è chequesti progetti dovrebbe-ro essere anche approva-ti. Non si sa se si ristrut-turerà quello che c'è o sesi butterà giù tutto per ri-costruire. Io spero che ri-strutturino, alla mia casaci sono affezionato. È, co-

me sempre, una questione si governo. Giàsiamo stati fortunati a cacciare il preceden-te

I suoi amici, la gente che conoscevala vede ancora?

Ci siamo tutti perduti, chi è andato nellacasetta di campagna, chi è stato assegna-to al PROGETTO CASE, ma questo non èsuccesso solo a Paganica. Quel terremotoè stata veramente una bomba, in televisio-ne cercano di minimizzare, ma è stata unacatastrofe.

Che tipo di aiuti avete ricevuto?Una tenda per i primi 6 mesi, poi mi han-

no promesso un container, ma non è maiarrivato. Mi sono arrangiato in un'altra ca-sa colpita dal terremoto. Spero solo che tut-to questo abbia una fine. ANDREA CAVADA

NEL SILENZIO SPETTRALE DEL PAESE DI PAGANICA, INCONTRIAMO UN ANZIANO SIGNORE CHE

IN MODO FURTIVO ENTRA NELLA SUA CASA. OCCHI LUCIDI, SGUARDO SPENTO. "SONO RIMA-STI QUI I MIEI GATTI, NON POSSO FARLI MORIRE. SONO GLI UNICI ABITANTI RIMASTI”.

"SI VIVE TANTO PER NON MORIRE"

“Ricostruzione? Mancano le idee”EUTIZIO CRUDELE È STATO IL NOSTRO CICERONE NELLA MATTINATA CHE CI HA VISTI AL CENTRO STORICO DE L'AQUILA. CI RACCONTA LA SUA VERITÀ SULLA SITUAZIONE DELLA RICOSTRUZIONE.