il fatto nisseno - luglio 2012

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Direzione Editoriale: Michele Spena - redazione: Viale della Regione, 6 Caltanissetta - Tel/Fax: 0934 594864 - Stampa: STS S.p.A. Zona industriale Vª Strada, Catania - Reg. Tribunale di Caltanissetta n° 224 del 24/02/2011 ISSN: 2039/7070 Luglio Anno II Num. 15 Poste Italiane S.p.A. - Sped. in Abbonamento Postale D.L. 353/2003 conv. N. 46 art. 1 comma 1. Sud /CL Mensile di approfondimento FREE PRESS R icerca scienti ca e impegno politico. Un bi- nomio spesso inconciliabile e a volte quasi impensabile, ma che riassume sinteticamen- te la poliedricità di Giovanni Ruvolo, 46 anni sposa- to e padre di due ragazzi, scout da una vita, biologo e ricercatore da poco insignito del prestigioso premio internazionale “GFI - Grant for Fertility Innovation” (Sovvenzione per la ricerca sull’innovazione nella fertilità), nonché presidente della rete “Movimenti Civici di Sicilia” grazie all’impegno politico profuso come fondatore e associato di “Intesa Civica Solida- le (ICS)” nato a Caltanissetta nel 2009. Un riconoscimento internazionale per il ricercatore nisseno Ruvolo www.ilfattonisseno.it scrivi alla redazione: lettere@ilfattonisseno.it segue a pagina 23 Polemiche per l’emergenza riuti a San Cataldo. Situazione sbloccata dopo qualche giorno, ma con un duro confronto in Consiglio Comunale e richieste di chiarimenti all’Ato. La Dott. Elisa Ingala, Commissario liqui- datore dell’ATO Cl1 si difende:«scelte di opportunità, ero obbligata». Emergenza ri uti, Ingala assicura “La situazione critica è superata” Fatti & San Cataldo Si staglia torva sul centro di prima acco- glienza di Pian Del Lago l’ombra scura di un Albatros dal “volo” poco lineare. L’at- tività investigativa della squadra mobile ridestata da una lettera pubblicata nel no- stro sito nella rubrica “Riceviamo e pub- blichiamo”. Conndustria Caltanisset- ta ha un nuovo presidente: Rosario Amarù. Imprendi- tore gelese di 49 anni. Dal padre ha ereditato una socie- tà che si occupa di manuten- zione di macchinari industriali, rinno- vandola e proiet- tandola nel futu- ro. Con lo stesso spirito raccoglie il testimone del- la guida degli industriali la- sciato da Anto- nello Montante. “Lavorerò in continuità con il mio predecessore- spiega-. Conndustria Nissena ora è un simbolo per l’Italia”. a pagina 6 a pagina 8 L. Ingrassia di L. Spitali di A. Di Vita IMPRENDITORIA Rosario Amarù: “Continuerò il lavoro di Montante” Su Pian del Lago l’ombra scura dell’ Albatros Nonostante il caldo afoso aigga il territorio nisseno e l’unico pensiero di molti cittadini è quello di pensare a come poter fare qualche giorno di vacanza, c’ è anche chi non pensa alle ferie ma a come ottenere un “posticino” nelle liste per competere alle prossime elezio- ni regionali. Tra certezze e calcoli visionari, il mondo politico nisseno si appresta a vivere una stagione autunnale “calda” a pagina 2 a pagina 4 S. Mingoia G. Tona Politica Corsa all’Ars, inizia il balletto delle candidature L’ allenatore in campo per espellere la ‘ndrangheta Fatti contro la maa L’inchiesta SACRIFICIO, FORZA E PASSIONE DI UNA FAMIGLIA NISSENA Sesta olimpiade per Giovanni Scarantino, tre da atleta e tre da allenatore. Sarà una edizione speciale questa di Londra 2012: accompagnerà sulla pedana olimpica il glio. Mirco l’olimpionico Scarantino ORGOGLIO NISSENO alle pagine 16 e 17 Donatello Polizzi servizio a pagina 10

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mensile di approfondimento su Caltanissetta e provincia

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Direzione Editoriale: Michele Spena - redazione: Viale della Regione, 6 Caltanissetta - Tel/Fax: 0934 594864 - Stampa: STS S.p.A. Zona industriale Vª Strada, Catania - Reg. Tribunale di Caltanissetta n° 224 del 24/02/2011

ISSN

: 203

9/70

70

LuglioAnno II Num. 15 Poste Italiane S.p.A. - Sped. in Abbonamento Postale D.L. 353/2003 conv. N. 46 art. 1 comma 1. Sud /CLMensile di approfondimento

FREE PRESS

Ricerca scienti!ca e impegno politico. Un bi-nomio spesso inconciliabile e a volte quasi impensabile, ma che riassume sinteticamen-

te la poliedricità di Giovanni Ruvolo, 46 anni sposa-to e padre di due ragazzi, scout da una vita, biologo e ricercatore da poco insignito del prestigioso premio internazionale “GFI - Grant for Fertility Innovation” (Sovvenzione per la ricerca sull’innovazione nella fertilità), nonché presidente della rete “Movimenti Civici di Sicilia” grazie all’impegno politico profuso come fondatore e associato di “Intesa Civica Solida-le (ICS)” nato a Caltanissetta nel 2009.

Un riconoscimento internazionaleper il ricercatore nisseno Ruvolo

www.ilfattonisseno.itscrivi alla redazione: [email protected]

segue a pagina 23

Polemiche per l’emergenza ri!uti a San Cataldo. Situazione sbloccata dopo qualche giorno, ma con un duro confronto in Consiglio Comunale

e richieste di chiarimenti all’Ato. La Dott. Elisa Ingala, Commissario liqui-datore dell’ATO Cl1 si difende:«scelte di opportunità, ero obbligata».

Emergenza ri!uti, Ingala assicura“La situazione critica è superata”

Fatti & San Cataldo

Si staglia torva sul centro di prima acco-glienza di Pian Del Lago l’ombra scura di un Albatros dal “volo” poco lineare. L’at-tività investigativa della squadra mobile ridestata da una lettera pubblicata nel no-stro sito nella rubrica “Riceviamo e pub-blichiamo”.

Con!ndustria Caltanisset-ta ha un nuovo presidente: Rosario Amarù. Imprendi-tore gelese di 49 anni. Dal padre ha ereditato una socie-tà che si occupa di manuten-

zione di macchinari industriali, rinno-

vandola e proiet-tandola nel futu-ro. Con lo stesso spirito raccoglie il testimone del-la guida degli industriali la-sciato da Anto-

nello Montante. “Lavorerò in

continuità con il mio predecessore- spiega-. Con!ndustria Nissena ora è un simbolo per l’Italia”.

a pagina 6 a pagina 8

L. Ingrassia

di L. Spitali

di A. Di Vita

IMPRENDITORIA

Rosario Amarù:“Continuerò illavoro di Montante”

Su Pian del Lagol’ombra scuradell’ Albatros

Nonostante il caldo afoso a"igga il territorio nisseno e l’unico pensiero di molti cittadini è quello di pensare a come poter fare qualche giorno di vacanza, c’ è anche chi non pensa alle ferie ma a come ottenere un “posticino” nelle liste per competere alle prossime elezio-ni regionali. Tra certezze e calcoli visionari, il mondo politico nisseno si appresta a vivere una stagione autunnale “calda”

a pagina 2

a pagina 4

S. Mingoia

G. Tona

Politica

Corsa all’Ars,inizia il ballettodelle candidature

L’ allenatore in campoper espellere

la ‘ndrangheta

Fatti contro la ma!a

L’inchiesta

SACRIFICIO, FORZA E PASSIONE DI UNA FAMIGLIA NISSENA Sesta olimpiade per Giovanni Scarantino, tre da atleta e tre da allenatore. Sarà una edizione speciale questa di Londra 2012: accompagnerà sulla pedana olimpica il !glio.

Mirco l’olimpionico

ScarantinoORGOGLIO NISSENO

alle pagine 16 e 17Donatello Polizzi

servizio a pagina 10

La recente uscita dall’Mpa dell’ex vice presidente della provin-cia ed esponente di spicco del

partito in provincia, Lillo Salvaggio sempli!ca il teorema delle candida-ture per le prossime elezioni regio-nali all’interno del partito di Ra"aele Lombardo, ma si complica all’interno dell’Udc partito verso il quale punta la propria rotta Lillo Salvaggio e dove in linea di massima, secondo delle indi-screzioni la lista dei candidati sareb-

be quasi ultimata. Non è una novità che Salvaggio abbia delle aspirazione per rivendicare un seggio alla Regio-ne e non è nemmeno una novità che all’interno dei vari schieramenti si siano iniziate le trattative per le future

all’alleanze !nalizzate alle presenta-zione delle liste e dei rispettivi candi-dati. Il parlamentare europeo Rosario Crocetta è dato vincente nel dibattito all’interno del Partito democratico, come candidato alla presidenza della Regione. “L’uomo giusto” – dicono - per correggere tutte le distorsioni nate per difendere la presunta autonomia dell’isola e lo statuto autonomistico che viene rivendicato quanto serve, funzionale al potere e quasi mai quan-

do ci sarebbe da farlo valere a favore dei siciliani, come è il caso dell’accise che paghiamo sul prezzo della benzi-na a fronte di un territorio devastato. L’autonomia va bene per le tasche dei deputati dell’isola che sono veramente

e solamente autonomi rispetto a tutti i consiglieri deputati del resto della na-zione. Si naviga a vista nelle trattative tra partiti e movimenti in vista delle prossime regionali ed il tempo per la formazione delle liste sta per scadere. Il Senatore Giampiero d’Alia ha incon-trato qualche giorno addietro i vertici provinciali dell’Udc, il segretario pro-vinciale Aldo Scichilone, il segretario cittadino Felice Dierna e il presidente provinciale Ugo Lo Valvo, questi due

ultimi anche componenti del gruppo consiliare di Palazzo del Carmine. Nessuna preclusione per la formazio-ne delle liste e per la alleanza. Secon-do delle indiscrezioni D’Alia avrebbe lasciato ai dirigenti locali del partito

il compito di formare la lista Udc che dovrà concorrere alle prossime elezio-ni regionali e spuntano i primi nomi, Tonino Gagliano per l’area di Gela e Pino Sorce per la zona del Vallone. Caltanissetta potrebbe adesso essere rappresentata da Lillo Salvaggio sem-pre che sia scontata la sua adesione al partito. Da scegliere e da confermare il nominativo della quota rosa. Non c’è molto tempo, dicevamo, per cui il capogruppo al senato, d’Alia ha anche dato una sorta di ultimatum ai diri-genti locali: “entro un tempo ragio-nevole vogliamo i nominativi dei can-didati sul tavolo, diversamente la lista

sarà formata dai dirigenti nazionali del parti-

to”. Nel Partito democrat ico sarebbe anche pronto a fare le valige per Palermo il

segretario pro-vinciale del parti-

to Giuseppe Gallè. Italia dei Valori, del se-

gretario provinciale Salvatore Messana, ex sindaco di Palazzo

del Carmine si appresta a saluta-re l’ingresso del nuovo componente Tonino Nola ex dell’Udc, che potreb-be rappresentare la zona del Vallone nella formazione della lista, mentre lo stesso Salvatore Messana potrebbe essere il candidato di Caltanissetta. Messana contro Gallè. Uno scontro che si preannuncia avvincente. Nel Pid è previsto il ritorno dell’uscente Rudy Maira.

Lugliowww.ilfattonisseno.it2

Elezioni regionali,si scaldano i motori nel nisseno

di Salvatore Mingoia

Fatti & Politica

Direzione EditorialeMichele Spena

Direttore responsabileSalvatore MingoiaCollaborazioni:

Ivana BaiuncoOsvaldo BarbaMarco Benanti

Claudio CostanzoAlberto Di Vita

EticoSalvatore Falzone

Gaia GeraciAnnalisa GiuntaLeda Ingrassia

Lello KalosCecilia MiragliaVincenzo Pane

Donatello PolizziLaura Spitali

Giovanbattista TonaDisegno  graficoMichele SpenaImpaginazioneClaudia Di Dino

Redazione Viale della Regione, 6

[email protected]

Tel/Fax: 0934 - 594864info pubblicità: 389/7876789

Prima avevo visto e sentito distrat-tamente uno spot televisivo contro Lombardo reo di non avere sup-portato i media locali. Non avevo

memorizzato poiché non avevo intuito da quale voce arrivasse tale accusa. L’indomani su La Sicilia leggo: “La regione siciliana dal de-clino al default – colpa, non errore, di uno squallido ceto politico da usa e getta”. Un titolone a tutta pagina sul faccione crucciato di Ra"aele Lombardo! E giù legnate nell’artico-lo come se la !rma di un tranquillo editorialista fosse invece quella di un Peppe Grillo qualsiasi.Roba da stropicciarsi gli occhi! Ma come !no a ieri Mario Ciancio, po-

tente proprietario de “La Sicilia”e di Antenna Sicilia era stato (con grande bravura, bisogna ammetter-lo, poiché il compito era veramente di#cile) il primo difensore di Don Ra"aele Lombardo e ora lo stende con inusitata violenza e determina-zione?No, no, non è un regolamento di conti, quello avviene fra altro tipo di persone… e poi non farei mai prendere una querela al mio editore. E cosa è successo allora? Il motivo potrà ridursi al mancato sostegno da parte della Regione ai media te-levisivi nel complesso e complicato passaggio al digitale terrestre? Un poco deboluccia mia pare la scusa! E soprattutto depistante, troppo dif-!cile capire certi meccanismi.Piuttosto il nostro lettore, ma direi tutti i cittadini, dovrebbero ri$ette-re sul ruolo che giocano i mezzi di informazione e sulla potenza che hanno nel trattare fatti e persone. Nel caso in specie, in presenza di un Presidente di Regione, inquali-!cabile sotto ogni pro!lo, il gruppo di Mario Ciancio non si è mai sbi-lanciato in critiche feroci, e in verità neanche velate, causando la rabbia

Luglio www.ilfattonisseno.it 3

Con Lombardonon è un regolamento di conti, ma...

Etico

Un lupo magro e s!nito incontra un cane ben pasciuto, con il pelo folto e lucido. Si fermano, si salu-tano e il lupo domanda:- Come mai tu sei così grasso? Io sono molto più forte di te, eppure, guardami: sto moren-do di fame e non mi reggo sulle zampe.- Anche tu, amico mio, puoi ingrassa-re, se vieni con il mio padrone. C’è solo da far la guardia di notte perché non entri-no in casa i ladri.- Bene, ci sto. Sono stanco di pren-dere acqua e neve e di a"annarmi in cerca di cibo.Mentre camminano, il lupo si ac-corge che il cane ha un segno in-torno al collo.- Che cos’è questo, amico? - gli do-manda.- Sai, di solito mi legano.- E, dimmi: se vuoi puoi andarte-ne?

- Eh, no - risponde il cane.- Allora, cane, goditi tu i bei pa-sti. Io preferisco morire di fame piuttosto che rinunciare alla mia libertà.

Questa grandio-sa favola di Fedro non è stata certo ispirata da gran parte dei pro-tagonisti delle vicende po-litiche della nostra terra. Tuttavia sem-

bra per!no ri-duttiva rispetto a quello che

giornalmente osserviamo scon-certati e morti!cati. La tristezza ci pervade allorquando notiamo che anche la nostra libertà, il sa-crosanto diritto nato con l’uomo stesso, viene spesso con!nata e ri-dotta; l’ossigeno di cui tutti abbia-mo diritto è esclusiva di padrini e padroni senza sorriso, galoppini privi di pudore, burocrati senza cuore, ignoranti tron!, invidio-si cinici, incolti autoreferenziali, cretini inconsapevoli.

I fatti di

EticoLe antologie di

degli osservatori attenti e non ne-cessariamente nemici politici di Lombardo.Così facendo La Sicilia e tante altre testate giornalistiche, hanno fatto e reso un servizio ai cittadini sicilia-ni? Come non si può attaccare co-stantemente un governo abusivo, nato da un ribaltone politico? Come non si può additare Lombardo di aver cercato gli appoggi giusti per evitare spiacevoli sorprese giudizia-rie nominando magistrati e profes-sionisti della legalità assessori, diri-genti, consulenti, etc? Come non si è mai accusato un governatore che non ha permesso di emanare i bandi

per attingere ai fondi europei fermi in Sicilia al 17% delle disponibilità? Questo e tanto altro (c’è in!nito ma-teriale, formazione, eventi, svilup-po, nomine, etc.) è stato in modo estremamente abile occultato, am-morbidito, diluito e lasciato fra po-che righe delegato ai deputati di op-posizione (quella vera e purtroppo marginale).Una mano sulla coscienza qualcuno dovrà passarsela riportando l’infor-mazione alla sua esatta dimensione e al suo giusto e adeguato ruolo e se vorrà essere faziosa lo sia solo esclu-sivamente nell’interesse dei cittadi-ni.

www.ilfattonisseno.it4 Luglio

E’ tempo di anniversari delle stragi; è tempo di partite di calcio.

Si sentono ripetere spesso i nomi dei grandi campioni del momento che dedicano gratuitamente 90 minuti delle loro esibizioni a delle competi-zioni amichevoli con magistrati, uo-mini delle forze dell’ordine, attori o cantanti.E’ un fatto simbolico di grande rile-vanza, doveroso e apprezzabile per rendere omaggio a chi, come Falco-ne, Borsellino e tanti, troppi alti, si sono sacri!cati per il bene del no-stro Paese; è un fatto non solo sim-bolico, perché è a tutti noto quanto possono valere in euro i 90 minuti di gioco di qualcuno di questi cam-pioni.E tuttavia, per rendere omaggio a questi uomini non può bastare una sola partita, magari giocata in un giorno importante, in uno stadio importante, con la diretta in prima serata sulla rete nazionale e con tan-ti complimenti da parte di tutti per il bel gesto compiuto; ci vorrebbe un intero campionato e forse non ba-sterebbe; ci vorrebbe una vita inte-ra.E’ per questo che vale la pena rac-contare la storia di un campione del passato, che non gioca partite del cuore, ma che, con una buona dose di fegato, ha scelto di aiutare lo Stato

a recuperare la propria supremazia rispetto alla criminalità organizzata e lo ha fatto, mettendo a disposizio-ne il suo talento, nella quotidianità, con una squadra di cui non parla la

televisione e con delle competizioni assolutamente lontane dai “giri che contano”.Anche se simboleggia il rispetto del-le regole e la voglia comune di con-trastare la ma!a, proprio il calcio !-nisce spesso nelle mani della ma!a; e se le partite della legalità si fanno una volta l’anno, la ma!a fa di tutto per giocare interi campionati.Lo ha detto chiaro Antonino Pesce, ritenuto esponente di vertice della famiglia di ‘ndrangheta di Rosarno, un paese in provincia di Reggio Ca-labria. Durante una conversazione con i familiari in carcere, spiegò a suo !glio: “c’è il campo di pallone, vedi che ci sono ventidue giocatori, quelli portano pane”.I magistrati calabresi che intercetta-rono questo colloquio fecero un’am-pia indagine e vennero fuori cose che in parallelo scoprirono anche i loro colleghi siciliani, impegnati contro “cosa nostra”, quelli campani, impegnati contro la “camorra”, quel-li pugliesi, impegnati contro la “sa-cra corona unita”: controllare una squadra di calcio signi!cava poterla utilizzare per riciclare denaro, per giusti!care estorsioni camu"andole da sponsorizzazioni e per gestire il mercato delle scommesse, sia legali sia clandestine.Ma soprattutto, scrivevano i magi-strati calabresi, “per un sodalizio

ma!oso avere la pos-sibilità di usufruire di una squadra di calcio, ancorché mi-litante nelle serie

minori, è motivo di vanto oltre che rappresentare uno strumento per intessere rapporti ed amicizie”.Anche una squadra di calcio è un’impresa e, così come si fa per to-

gliere le altre im-prese dalle mani della ma!a, così pure si fa per le squa-dre di calcio; i giudici ne hanno dispo-sto il sequestro e dopo il proces-so ne hanno disposto la con!sca.Questa fu la sorte dell’A.S.D. Inter-piana Cittanova Calcio, una squadra creata da alcuni imprenditori nel 2010, sulle ceneri della vecchia squa-dra del “Rosarno”; entrambe furono ritenute dai magistrati interamente controllate dal clan di Antonio Pe-sce e asservite ai loro interessi.Dopo la con!sca, come spesso acca-de alle aziende prese di mira dalla magistratura, cominciaro-no a venire meno i #ussi di dena-ro a disposizio-ne della squadra, prima copiosi; e cominciarono ad allontanarsi diri-genti e dipendenti. L’Interpiana, che mi-litava in serie D al gi-rone I, precipitò in fondo alla classi!ca e si determinarono le condi-zioni per il suo de!nitivo ritiro dal campionato.Per rimetterla su e dimo-strare ai cittadini di Rosar-no quanto era importante giocare a pallone senza me-scolarsi con la ma!a, non poteva certo bastare una partita del cuore; e sarebbe stato inutile chia-mare alcuni importan-ti campioni di oggi per fare un proclama con-tro la ‘ndrangheta, men-tre i cittadini sarebbero magari rimasti convinti che era proprio la ‘ndran-gheta a fare funzionare il calcio, mentre lo Stato la fa-ceva fallire.Pedro Pablo Pasculli non è il calciatore del momento; è però un attaccante d’annata di cui tutti gli appassionati del pallone hanno un preciso ricordo.Faceva parte di quella meravigliosa Argentina capitanata da Diego Ar-mando Maradona che vinse i Mon-diali del Messico nel 1986. Pasculli restò famoso, perché segnò il gol determinante contro l’Uru-guay, che da solo valse la quali!ca della sua nazionale per i quarti di !-nale.Si era trasferito in Italia, il paese dal

quale invece i suoi nonni erano emigra-ti per cercare fortuna in Argentina; quando an-

cora l’età glielo consentiva aveva giocato nel

Lecce, poi aveva cominciato a fare l’allenatore, alternando incarichi all’estero, con quelli relativi a piccole squadre della Puglia, della Campa-nia e in!ne anche della Sicilia, dove è stato il “mister” del Paternò.Mentre tutto sembrava cadere a pez-zi, i nuovi dirigenti dell’Interpiana con!scata pensarono che nel mon-

do del calcio un campione come lui, grande ma senza pretese, poteva aiutarli. Il nuovo direttore sportivo, scelto dall’amministrazione giudi-ziaria, lo contattò e mise subito le mani in avanti: soldi non ce n’erano più, gli disse, e nemmeno i giocatori, perché in tanti avevano abbandona-to la squadra.

Ma Pasculli accettò l’o"erta: raccolse le sue cose, si trasferì in Calabria, e il 14 marzo scorso si presentò alla città e si mise subito al lavoro racimolan-do un gruppo di ragazzi tra quei po-chi rimasti e altri reclutati come po-teva. Il suo impegno è quello di trasfor-marli in una squadra, che sappia fare sport con lealtà e sacri!cio. Per dimostrare che il posto della ‘ndrangheta è fuori dal campo di gioco e che per fare del buon calcio non si può avere a che fare con la ma!a.L’impresa di Pasculli è stata iniziata senza applausi e tripudi; i ri#ettori non saranno per lui nemmeno se ri-

uscirà a portare a termine questa sua battaglia, che potremmo de!ni-re di legalità, ma che è solo, come lui stesso ha detto, “insegnare il calcio”.Eppure se ci riuscirà, Falcone, Bor-sellino e tutte le altre vittime della ma!a, le avrà onorate lui; perché non basta una partita, ci vuole un campionato, forse una vita intera...

Pedro Pablo Pasculli, arrivò in Italia nel 1985, esordendo in serie A, nel Lecce, nella stagione 1985-1986.Sopra il gol decisivo negli ottavi di !nale dei Mondiali 1986 (Argentina-Uruguay 1-0).Dal 14 Marzo 2012 è allenatore dell’ A.S.D. Interpiana calcio militante in serie D

Antonino Pesce, boss della famiglia di ‘ndrangheta di Rosarno

Fatti contro la ma!aper non dimenticare

Stor

ia &

Cul

tura

di Giovanbattista Tona

L’ allenatore in campo per espellere la ‘ndrangheta

Pesce disse al !glio: “c’è il campo di pallone, vedi che ci sono 22 giocatori, quelli portano pane”

Pedro Pablo Pasculli, dalla nazionale argentina alle squadre con!scate alla ma!a

IL LIBRO. Le storie di “Calcio criminle”Si intitola “Calcio cri-minale” ed è edito da “Rubbettino” il libro, appena uscito, con il quale Pierpaolo Ro-mani ha raccontato in maniera pun-tuale e documen-tata tutte le vi-cende di i n f i l t r a z i one ma!osa nel mondo del pallone. Dal Sud al Nord, dalle picco-le alle gran-

di squadre, vi si snodano le storie inquie-

tanti dell’illegalità che tenta pren-dere il sopravvento anche

in ambito calcistico; ma anche quelle degli spor-tivi onesti che talvolta fanno fallire questi ten-tativi. “L’ultimo capi-tolo racconta gli esempi virtuosi che vengono dal mondo del calcio e dedica un intero parafra-go alla Nissa, de-

!nendola “squadra antima!a”; ricorda che il 24

gennaio 2010, dopo avere pareg-giato in trasferta con il Rosarno, i biancoscudati con un comuni-

cato stampa dedicarono il punto conseguito ai magistrati della città che erano diventati obietti-vo delle ritorsioni ma!ose. Un fatto senza precedenti che anco-ra viene ricordato.Il volume è corredato dalla pre-fazione di Damiano Tommasi, il centrocampista soprannominato “anima candida” per la sua cor-rettezza ed il suo noto spessore morale. Pierpaolo Romani è sta-to per diversi anni consulente

della Commissione antima!a e oggi è coordinatore nazionale dell’Associazione Avviso pubbli-co. Enti locali e Regioni per la formazione civile contro le ma-!e”.

Pierpaolo Romani

Luglio www.ilfattonisseno.it 5

www.ilfattonisseno.it6 Luglio

Il dottor Ruvolo, che vive tra Caltanissetta e Palermo, è stato l’unico italiano a conquistare

quest’anno il riconoscimento di alto valore scienti!co della GFI per la propria ricerca, che rappresenta una degli otto progetti selezionati fra i numerosi presentati dai ricer-catori di tutto il mondo. Il premio della GFI assegnato a Giovanni Ruvolo consiste nel !nanziamento biennale per l’avviamento dello stu-dio dei meccanismi molecolari che controllano la selezione degli ovociti umani, con l’obiettivo scienti!co di comprendere come da una popo-lazione di centinaia di ovociti che vengono !siologicamente attivati in ogni ciclo mestruale, solo un ovoci-ta venga selezionato provocando la degenerazione di tutti gli altri e ga-rantendo così la gravidanza. Il pre-mio al dottor Ruvolo e agli altri sette ricercatori australiani, inglesi, fran-cesi, americani e brasiliani è stato consegnato durante una cerimonia svoltasi ad Istanbul dall’1 al 4 luglio scorsi nell’ambito del congresso del-la Società Europea di Riproduzione ed Embriologia Umana (ESHRE), in presenza di riconosciuti scienziati del settore del calibro del Premio Nobel per la Medicina 2010 Robert Edwards. At-tualmente Gio-vanni Ruvolo lavora presso il Centro di Biologia della Riproduzione di Palermo, struttu-ra nota per l’inno-vazione e la qualità delle procedure che ha ottenuto la prima gravidanza in Italia nel 1984. Inoltre, svolge at-tività di ricerca presso il Dipartimento STEMBIO della Facoltà di Scienze di Palermo, e attività didattica presso la Clinica Ostetrica del Policlinico di Palermo e presso il Dipartimento di Medicina In-terna del Policlinico di Catania. Si aspettava di ricevere un premio così prestigioso e importante per lo sviluppo della sua ricerca? “As-solutamente no! L’ho sempre visto come un miraggio, così quando mi

hanno co-municato di essere

stato selezionato ero al contempo incredulo ed emozionato. Io ho pre-sentato il mio progetto al comitato internazionale nell’ottobre del 2011, anche se ho iniziato a lavorare su questa tematica già da dieci anni. La cosa che mi ha reso ancora più orgoglioso è stato il fatto di essere scelto nonostante abbia condotto la mia ricerca con i pochissimi fondi che lo Stato Italiano mette a dispo-sizione di noi ricercatori, e di essere premiato assieme a colleghi stranieri che ricercano in strutture molto più all’avanguardia e con molti più fondi a disposizione. A breve riceverò il !-

nanziamento di 200.000 euro da uti-lizzare per i prossimi due anni, che mi permetterà di acquistare le co-stose strumentazioni necessarie per la ricerca, e di continuare a svolgere alcuni particolari esperimenti pres-so la Mc Gill University di Montreal, dove ho già e"ettuato nel corso degli ultimi due anni una parte della mia ricerca. In!ne, se al termine di questi due anni dovessi raggiungere, come mi auguro, alcuni degli obiettivi pre!ssati, il comitato internazionale implementerà il !nanziamento per continuare la mia ri-cerca”. Una grande soddisfa-zio-

n e per Gio-

vanni Ruvolo, e di ri#esso per tutta la

comunità scienti!ca italiana e siciliana in particolare. Nonché motivo d’orgoglio per Caltanissetta, una città da sempre nel cuore del dottor Ruvolo, per la quale tre anni fa decise di avviare un progetto di rinnovamento politico fondando il

movimento “Intesa Civica Solidale (ICS)”, con il quale si candidò per la carica di sindaco. Cosa rappre-senta “ICS”, e in che cosa di!eri-sce dai partiti politici tradizionali o dai tanti movimenti civici che stanno sorgendo in quest’epoca di “antipolitica”? “L’obiettivo di ‘Inte-sa Civica Solidale’ è stato quello di creare una nuova organizzazione politica con al centro il cittadino, al !ne di a"rontare la modernità con-

temporanea che i vecchi partiti non riescono a gestire. Si deve partire dal concetto di città, intesa come comunità di persone che si ricono-scono nell’identità che li accomuna,

dal quale scaturisce la libertà e il rispetto dell’uomo come uniche strade percorribili per dare op-

portunità ad una collettività. I partiti tradizionali sono delle

strutture rigide e oligarchi-che che gestiscono il potere,

e che spingono i cittadini a remare ognuno per i

propri interessi a sfavo-re di quelli altrui. Noi di ICS abbiamo pen-

sato ad una nuova organizzazione po-

litica con al centro il cittadino e la collettività, sen-za i quali non c’è

democrazia. Nella sigla ICS Intesa sta nel pun-

to d’incontro in cui più cittadini si rivedono pur partendo da punti di vista di"erenti, Civica contempla la dimensione della città in cui svolge-re una vita dignitosa, e Solidale sta per ricerca e condivisione che gene-rano forza in qualunque ambito. Noi di ICS crediamo che la politica deb-ba tracciare il percorso per de!nire il pro!lo futuro della comunità”. In questi tre anni dalla sua fondazio-ne, cosa ha fatto ICS per la colletti-

vità? “Fra i vari progetti posso citare la ‘Rete Museale Provinciale’, che abbiamo creato attraverso la colla-borazione di trenta fra enti turistici locali e tour operator, con lo scopo

di condividere un metodo di promozione del territorio e proporre un turismo di rela-zione fra i vari siti, che pren-derà il via nel 2013. Inoltre, abbiamo dato la spinta per la nascita dei ‘Comitati Sponta-

nei Cittadini’ che sono sorti in vari quartieri a Caltanissetta, e che han-no portato alla difesa e alla valoriz-zazione di diverse zone della città e a una partecipazione attiva alla vita della comunità”. Dal suo punto di vista, cosa manca alla collettivi-tà siciliana a"nché raggiunga il concetto di comunità da lei cita-

to precedentemente? “Purtroppo ancora oggi nella nostra terra non abbiamo libertà. Per essere liberi i cittadini devono tornare a sperare, sognare e partecipare attivamente

alla vita della comunità, perché solo così ci si potrà evolvere e acquisire veramente lo status di liberi cittadi-ni. Bisogna avere più !ducia l’uno nell’altro, e soprattutto è necessario abolire la cultura insita in noi sicilia-ni dell’ ‘abboné’, ossia l’accontentarsi del minimo indispensabile anziché del massimo disponibile purché non si faccia fatica, che ci ha condotti a non credere !no in fondo nelle no-stre qualità di singoli cittadini, e di conseguenza nella possibilità di co-struire una comunità a misura d’uo-mo grazie alla collaborazione attiva di tutti”.

di Laura Spitali

IL PERSONAGGIO. Il fondatore di Ics racconta la sua vita da studioso

Premiatoassiemeai colleghi stranieriche lavoranocon più fondi

“In alto Giovanni Ruvolo impegnato nel laboratorio di ricerca.A sinistra un momento della consegna del premio GFI (Grant for Fertility Innovation). Sotto lo scout Giovanni con i fratelli

Giovanni Ruvolo,un ricercatore in politica

6Viale dellaRegione

Fatti in Redazione

Al successo della sua creatura,Intesa Civica Solidale,si aggiungonoi suoi successinel campodella ricerca.

...Segue dalla prima

Luglio www.ilfattonisseno.it 7

Da un personaggio della sua caratura politica ed umana non ti aspetti certamen-

te giusti!cazioni o buonismi su un periodo storico e politico partico-larmente di$cile per Caltanissetta. Così Gianfranco Fuschi, vecchia conoscenza della politica cittadina, ed oggi attivista di Casapound si racconta ai lettori del Fatto Nisseno. Della sua militanza nella estrema de-stra Fuschi non ha mai fatto segreto, anzi. La sua storia personale e la tua attività politica, molto o quasi tutto mutuano dalla sua esperienza fami-liare. “Sono cresciuto in una famiglia che ebbe il coraggio di non correre incontro al “liberatore” e quando gli

americani bombardarono la città, i miei genitori, che si misero insieme a 16-17 anni fecero un movimento di protesta. Sempre in quei momen-ti, quando cioè Caltanissetta veniva bombardata, tanto forte era l’attac-camento ed il senso del dovere di mio padre per la Nazione che anzi-

c h é correre a casa per vedere come stessero i suoi ge-nitori, essendo lui un avanguardista corse direttamente alla Gil, dove dovevano adunarsi i militanti, ed invece tutti erano scappati verso casa, si ritrovò li da solo, e così an-che lui corse a vedere se la sua casa fosse ancora in piedi. Inutile dirlo, sono cresciuto con questo esem-pio, e quando sempre da bambino con i miei genitori mi ritrovai a Predappio sulla tomba di Musso-lini, vidi piangere mio padre, era la prima volta che lo vedevo così. Allora non compresi il perché ma poi con gli anni e gli studi capii a

quali valori mio padre fosse legato, e da li iniziai il mio impegno ed il mio attivismo nella società”. Classe

1959, Gianfranco Fuschi inizia a soli 13 anni il suo attivismo (manco a dirlo!) nel Movimento Sociale, a 15 anni era Segretario Giovanile, a 24 Segretario Provinciale, e da li ancora MSI sino agli anni ‘70. Nel 1993, il

primo anno dell’elezione diretta del Sindaco, fa parte di quella che an-cora oggi viene considerata come la Giunta più fattiva della storia nisse-na, ovvero quella di Peppino Man-cuso, di cui Fuschi fu Vicesindaco in quota AN. Nel 97, alla !ne del se-condo mandato, Mancuso non andò al ballottaggio per pochissimi voti, ed al comizio di Michele Abbate, “comunicammo -dice Fuschi- allo stesso Michele che il nostro partito avrebbe votato in blocco per lui e non per Maira. Ci abbracciò davanti il palco in una piazza Garibaldi stra-

colma di persone. Quella scelta ci costò l’espulsione da AN, ma quando c’è da dire no, lo si fa aldilà degli interessi per-sonali”. L’esperienza politica di Fuschi e dei suoi tanti amici tra cui Michele Giar-ratana della stessa corrente gasparriana e larussiana con#ui-sce nel PDL, partito di cui Fuschi è stato segretario cittadino. Esperienza conclu-

sasi con le dimissioni per la non condivisione della politi-ca del Sindaco Michele Campisi. A proposito di Campisi: “Campisi? beh

un buon uomo- dice Fuschi- credo che per fare il sindaco ci voglia tan-ta passione, e lui non ce l’ha, è stato quasi costretto da Pagano. Ricordo che con Mancuso la sera uscivamo per ultimi dal Co-

mune e prima di uscire, si faceva il giro degli u$ci per spegnere tutte le luci. Di certo Campisi ha trovato una situa-zione di$cile ma specie nel Sociale avrebbe potuto fare molto di più. Credo comunque che le più grandi corbellerie fatte all’inizio sono da imputare all’in-#uenza di Pagano”. E di Alessandro Pa-gano? “Mi viene quasi naturale fare un paragone con un altro uomo politico nisseno, ovvero Cardinale. Se metto a confronto i due dico che bene o male Car-dinale lascia 400-500 posti di lavoro, mentre Pagano lascia qualche centinaio di “Approfondimenti” e niente più”. La Provincia Regionale e l’esperienza di Collura e Federico? “ La Provincia non serve a nien-te, a mio parere avrebbero dovuto abolirle almeno 10 anni fa, avremmo rispar-

miato –conclude- un mare di soldi”. Adesso quale è il suo rapporto col PDL? Il mio rapporto col PDL si è logorato, pare che nessuno sia ca-pace di fare, ma solo di dire e fare proclami, un PDL che è portaborse insieme al PD del Governo Monti, il

governo delle banche e delle mul-tinazionali è solo capace di fare

macelleria Sociale, io vado dietro le mie idee”. Ma da un per-sonaggio così, c’è poi il lato che non ti aspetti, solitamen-

te infatti chi ha fatto politica ad alti livelli lo trovi raramente a parlare con i giovani e la città, invece c’è ancora per Fuschi la voglia mai sopi-ta di fare attivismo di coinvolgere i cittadini, ed ecco Casapound. “Noi siamo quello che facciamo, il nostro è un movimento

di rottura e di pro-positività insieme, lavoriamo nel so-ciale, ed abbiamo risvegliato la vo-

glia sopita di fare politica di giovani ed anziani grazie all’asso-

ciazionismo a più livelli. Per settembre abbiamo

due importanti progetti nel capoluogo, un doposcuola

gratuito per gli alunni delle scuole del centro storico, ed ancora la mensa popolare gra-

tuita. Ormai si vive tanto per vivere, cosa che a noi non pia-

ce, per questo abbiamo deciso di sbracciarci e lavorare per cambiare le cose anziché pian-

gerci addosso ed aspettare che gli altri agiscano per noi”.

di Marco Benanti

IL PERSONAGGIO. L’ex vice sindaco ora è a capo di Casapound

Campisicostrettoa fare il sindacoda Pagano

In alto Angelo Fuschi, papà di Gianfranco, commissario provincia-le dell’MSI, con Giorgio Almirante (1969).A destra un piccolo Gianfranco Fuschi con le sorelle, Antonella e Rosaria, e la mamma Giovanna

Gianfranco FuschiUna vita a tutta... destra

Fatti in Redazione

www.ilfattonisseno.it8 Luglio

CALTANISSETTA – Vi scrivo per denuncia-re una piccola casta nel nisseno, si tratta della

cooperativa Albatros 1973 che gestisce

il centro di ac-coglienza di

Pian del Lago a Calta-

nissetta. Ormai sono anni che lavoriamo al centro e siamo stanchi di vedere mi-

gliaia di euro che dovreb-bero servire per migliorare i servizi per rendere più agiata la vita dei cosiddetti ospiti, spesi solo ed esclusivamente per ca-pricci personali, siamo stanchi di vedere queste persone cam-biare macchine di lusso come se fossero caramelle, senza te-nere conto di case, moto, bar-che, e altri beni di lusso che senza ombra di dubbio saran-no intestati alla cooperativa.Con i soldi che riceve la coope-rativa , gli immigrati dovreb-bero vestire con abiti decenti, purtroppo sono di qualità mol-to scadente, provenienti da vari mercatini pagati quattro soldi;

che importa, con quello che ho risparmiato il mese prossimo mi cambio la macchina. Non osiamo immaginare i guada-gni provenienti dal servizio catering, il cibo è scadente e

gli stessi ospiti, morti di fame, lo ri!utano. Vogliamo parlare delle norme di sicurezza? Ine-sistenti se si facesse un sopral-luogo, ci sarebbero i requisiti per chiudere immediatamente magazzino, amministrazione, e depositi vari.Vogliamo parlare del persona-le addetto alla segreteria ? Li dentro troverete personale con quali!che non inerenti sicu-ramente, eppure si trovano là dentro per piacere di qualcuno. Vogliamo parlare del controllo sanitario ? I casi di varicella, tubercolosi, epatite sono all’or-dine del giorno, eppure queste persone continuano a stare in

stretto contatto con tutti noi mettendo a repentaglio la no-stra salute e soprattutto quella di tutti i cittadini, in quanto si tratta di persone che escono regolarmente. Vogliamo par-lare dello spreco energetico e del danno ambientale che continuano a causare migliaia di condizionatori accesi notte e giorno 24 ore su 24 estate ed inverno in ambienti mai usati mai abitati. Senza considerare il metro di selezione del per-

sonale, per fare parte della casta devi esse-re legato da qualche parentela altrimenti sei fuori dal giro di a"ari.Dentro la casta tutti si possono permette-re tutto, nessuno può intromettersi nessuno può controllare i loro a"ari. Infatti dove-te sapere che nessuno può entrare all’interno del centro senza essere autorizzato dalla prefet-tura, con questo scudo riescono a farla sempre

franca, infatti essi sono sempre avvisati molto tempo prima di qualsiasi visita. La cosa che fa più rabbia è quel-la di speculare sulle disgrazie di questi poveri sfortunati che speravano di trovare una mano di aiuto ma hanno solo trova-to aguzzini felici di accoglierli sempre più numerosi non cu-ranti delle loro esigenze ma molto attenti al loro business.

Spero che gli altri centri di accoglienza non siano nelle stesse condizioni, altrimenti sarebbero solo inutili, dannosi e soprattutto molto ma molto dispendiosi. In un periodo di crisi come questo non possia-mo permetterci di buttare i sol-di in questo modo,ma questa è un’altra storia.Teniamo a precisare che questo non è lo sfogo di poche per-sone ma di molte che avevano iniziato questo lavoro con tan-to entusiasmo convinti di fare del bene,ma la cattiva gestione del centro conferma ancora una volta che gli interessi eco-nomici sono superiori a qual-siasi valore umano. L’unica speranza è che questa lettera non venga stracciata ma possa risvegliare in chi ha un minimo di cuore e soprattutto dei poteri forti, dei sentimenti tali da dire stop a questo spre-co, solo allora questo sfogo non sarà stato inutile.

Lavoratori Onesti

La rubrica “Riceviamo e Pubbli-chiamo” del nostro sito è sempre stata un’arena mediatica nella

quale sono con#uite numerose missi-ve; non entriamo nel merito della ve-ridicità delle stesse ma spesso hanno contribuito ad evidenziare fenomeni sociali o di altro genere che hanno as-sunto rilevanza considerevole.Il 28 novembre del 2011 giunge un’epi-stola a !rma “Lavoratore Onesto” che racconta di una presunta casta a Pian Del Lago, ovverosia presso il centro di accoglienza per gli immigrati con riferimento alla cooperativa Albatros 1973. Si scatena immediatamente una gazzarra dialettica furibonda, !occano i commenti a favore e contro … ma si impenna anche l’attenzione della Squadra Mobile che già da qualche tempo (dal 2007) è impegnata ad in-vestigare in codesta direzione: accer-tamenti presso l’U$cio Centrale Anti-riciclaggio, presso vari istituti bancari, indagini ad ampio raggio, insomma un’immensa mole di lavoro che ra$-nata con certosina pazienza e contem-perata da attente valutazioni di-segna un quadro a tinte fosche ed inquietanti. Dalle suppo-sizioni, dalle congetture, dalle lettere, dagli accerta-menti si passa alle aule di giusti- zia.Vengono incrimina-ti di avere “gon-!ato” gli elenchi degli ospiti del centro accoglienza di Pian del Lago in modo da ricevere più fondi per le spese del loro mantenimento. Questa l’accusa contestata a dipendenti e medici del-la cooperativa “Albatros” che prestano servizio, appunto, al centro di acco-glienza per gli immigrati; in sei sono chiamati a rispondere a vario titolo di associazione a delinquere !nalizzata alla tru"a e falso: Vincenza Michela Vicino (39 anni, di San Cataldo), pre-sidente della “Albatros”, Maria Assun-ta Arcarisi (56 anni, di Caltanisetta), Carmelo Francesco La Paglia (54 anni, nativo di Calascibetta e residente a Caltanissetta), Rosetta Lo Maglio (45 anni, nissena), Maurizio Romano (53 anni, nisseno) e Chiara Coniglio (32 anni, di Caltanissetta).I fatti per i quali il sostituto procura-tore Giovanni Di Leo ha già !rmato la richiesta di rinvio a giudizio nei con-fronti dei sei indagati risalgono al pe-riodo 2007-2008; la prima udienza del procedimento preliminare si è già svol-ta davanti al Gup Lirio Conti. Il giudi-ce ha ascoltato una serie di eccezioni avanzate dai difensori dei sei indagati; questi ultimi, fra l’altro, hanno chiesto di essere interrogati per chiarire la loro posizione ed intendono presentare una serie di documenti per dimostrare la loro estraneità ai fatti.Tutti e sei gli indagati, infatti, hanno respinto con forza le accuse mosse loro dalla Procura nissena, sostenendo di avere sempre lavorato in maniera one-sta e trasparente. La prossima udien-

za è stata !ssata per il 30 novembre. Nel dettaglio Vincenza Vicino, Maria Assunta Arcarisi e Carmelo La Paglia rispondono di associazione a delin-quere !nalizzata alla tru"a ai danni

dello Stato, di tru"a in concorso per avere presentato in Prefettura elenchi non veritieri in merito al numero di ospiti presenti a Pian del Lago. Uno stratagemma che, secondo gli inqui-renti, avrebbe fruttato alla cooperativa “Albatros” 30.105 euro. Falsi sarebbe-ro, sempre secondo l’accusa, i docu-menti che Carmelo La Paglia, Rosetta Lo Maglio, Maurizio Romano e Maria Assunta Arcarisi avrebbero presentato in merito alla presenza di alcuni ospi-

ti e altri concernenti la salute di alcuni immigrati. Un ex-

tracomunitario sarebbe stato de!nito “in buone condizio-

ni di salute”, ma tale atte-stazione dei dottori Romano e Arcarisi, non sarebbe stata vera. Stessa cosa sarebbe ac-caduta in merito ad un’altra ospite del centro: in questo caso i medici La Paglia e Coniglio avrebbero sostenuto che una donna so"riva per uno stato febbrile e sarebbe stato consigliabile che lasciasse il Centro di prima acco-glienza !no alla guarigione completa. Accuse che dovranno essere vagliate dal giudice; gli indagati sono assistiti dagli avvocati Antonio Impellizzeri, Giuseppe Dacquì, Giuseppe Ferraro e Giuseppe Iannello.

Giova forse rimarcare che la coope-rativa Albatros 1973, come da statuto, è una cooperativa sociale, con !nalità mutualistica e senza scopo di lucro, il cui obiettivo primario è di “perseguire l’interesse generale della comunità alla promozione umana ed all’integrazione sociale di cittadini svantaggiati, anche immigrati, provenienti dall’area del Mediterraneo ed o altri paesi del mondo, attraverso la gestio-ne di servizi sociali orientati in via prioritaria, ma non esclusi-va, alla risposta ai bisogni della persona umana ed alla tutela dei relativi diritti”. Belle parole, pre-gne di etica e generosità ma che sembrerebbero di$cilmente co-niugabili con le “scoperte” della Squadra Mobile. Risulta inu-suale che Carmelo Francesco La Paglia abbia probabilmente utilizzato le somme di denaro erogate dalla Prefettura quale corrispettivo del contratto d’ap-palto per la prestazione di servizi pres-so i centri di Pian Del Lago, per l’acquisto di: una moto Bmw da 13.500 euro, una Mini Cooper da 19.300 euro ed una Ferrari 131 ABM con 50.000 mila euro. Curioso in!ne, che la cooperativa

Albatros 1973 abbia acquistato: una Bmw serie 330 d da 32.000 mila euro, un Land Rover Freelander da 36.800 euro, un vano seminterrato adibito a garage a Caltanissetta (con ingresso dalla via Colajanni e dalla via Degli Orti) per 269.500 ed un appartamento a San Cataldo ed un box per la modica ci-fra di 240.000 euro. Chiudiamo il cerchio delle insolite vicende

con la constatazione, sempre secondo le attente indagini, che l’Albatros, senza esplicita autoriz-zazione della prefettura al subappalto abbia versato 260.300 euro per vari servizi resi dalla società Xibet s.r.l. di cui, casualmente, lo stesso La Paglia è amministratore unico. Una lieve, impercettibile sensazione d’inusuale, ci assale … ma probabilmente erano questi i sistemi migliori per “assistere” gli extracomunitari.

L’ ombra dell’ ALBATROS

Un lavoratore onesto denuncia: “A Pian del Lago c’è una piccola casta”

Redazione

LA LETTERA sul web

Gli indagati:“abbiamo semprelavorato inmaniera onesta e trasparente”

Abbiamo la speranza chequesta letteranon vengastracciata, masia utile

’inchiestaL1973

Luglio www.ilfattonisseno.it 9

Da alcune settimane Con!ndustria Caltanissetta ha un nuovo presiden-te: Rosario Amarù. Imprenditore gelese di 49 anni, sposato e papà di due ragazzi, ha preso il posto di An-tonello Montante, adesso a capo di Con!ndustria Sicilia. Il neo presi-dente è molto legato alla famiglia, di cui fa parte integrante la madre Aga-ta, porta avanti !n da giovanissimo l’azienda fondata dal padre e ha tanti progetti per promuovere lo sviluppo economico del territorio nisseno. Qual è la sua storia imprenditoria-le?La mia vita è stata caratterizzata dalla prematura morte, a 45 anni, di mio padre fondatore dell’attuale azienda che ancora oggi porta il suo nome. All’età di 19 anni sono stato messo di fronte alle vere insidie del-la vita e in un territorio come quello di Gela dove negli anni 80/90 il fare impresa era veramente “un’impresa”! Ho superato un’in!nità di ostacoli di qualsiasi tipo e natura ma sono soddisfatto di tutto ciò che ho fatto e non rinnego nessuna delle mie scelte da uomo e da imprenditore. La mia azienda é di seconda generazione e nasce grazie all’intraprendenza e al genio imprenditoriale di mio padre il quale ha creato tutto con onestà, sacri!cio e professionalità. Da lui ho imparato tutto anche dopo la sua morte, avendomi lasciato esempi di vita imprenditoriale di cui ho fatto tesoro. Anche a mia moglie Sonia, compagna di vita da sempre, devo molto del mio sviluppo imprendi-toriale. La mia impresa si occupa di manutenzione di macchine rotanti e alternative per stabilimenti chimici, petrolchimici e farmaceutici. È com-

plicato spiegarlo in parole povere ma ritengo sia il lavoro più a"asci-nante del mondo. Dal 2000 abbiamo diversi!cato la nostra produzione e ci siamo specializzati anche nella costruzione di pompe ad anello li-quido e compressori che hanno au-mentato le nostre quote di mercato in Italia e all’estero.La nomina a presidente giunge al culmine di un suo percorso dentro Con!ndustria Caltanissetta…Sono in Con!ndustria Caltanissetta dal 1992 quando entrai a far parte dei Giovani Imprenditori. Abbiamo portato avanti tante azioni concrete per il bene del nostro territorio, in-contrando e superando tanti ostaco-li che ci hanno permesso di capire

che ci vuole la volontà, la passione e la lealtà per difenderlo e farlo cre-scere. Ho provato sulla mia stessa pelle che solo l’importante alleanza con lo Stato e le Istituzioni è l’uni-ca via d’uscita dalle trappole che la ma!a ha sempre preparato per le imprese del nostro territorio. Oggi Con!ndustria nissena ha un ruolo centrale a livello nazionale grazie all’indiscussa leadership di Anto-nello Montante che ha saputo tra-sformare in un modello innovativo

il nostro coraggio, facendo scelte chiare ed inequivocabili. All’inizio si parlava di primavera imprenditoria-le, oggi alla luce di tanti sforzi fatti, parliamo di sistema con!ndustriale solido, di responsabilità nel gestire i nostri incarichi, anche a livello na-zionale.

Quali sono i punti fermi del pro-gramma che realizzerà durante il suo mandato? Più che programma la chiamerei missione la quale è volta a garantire la continuità dell’operato che Con!ndustria Caltanissetta ha realizzato dal 2005 !no ad oggi. Lo

spirito di squadra, che in tutti questi anni ha fatto sì che le attività portate avanti fossero prima di tutto condi-vise in modo unanime e sviluppate in piena collaborazione tra tutti noi, rimane lo stesso. Il progetto di Con-!ndustria Caltanissetta ha un suo DNA e sarà portato avanti e svilup-pato mirando a stabilire un’ampia azione di orientamento al progresso in termini di aggregazione impren-ditoriale, incentivazione allo svilup-po competitivo per la valorizzazione delle eccellenze locali, creare reti di impresa per aumentare le opportu-nità di business in Italia e all’estero, promozione di piani formativi per gli imprenditori in cui la sicurezza è la chiave di lettura per la crescita e i servizi a favore delle imprese sono dei meri strumenti per avvicinare sempre più gli imprenditori allo Sta-to. L’impegno prioritario è quello di continuare a fare in modo che Con-!ndustria Caltanissetta rimanga sempre un equilibratore per garan-tire un contesto di normalità in cui imprese possano operare e svilup-parsi. Siamo riusciti a promuovere a livello nazionale un modello sociale e imprenditoriale nuovo, ricono-sciuto dalle più alte Istituzioni, una vera best practice che, oltre ad aver

rivoluzionato l’immagine ed il peso sociale dell’imprenditore, ha creato un binomio inscindibile che è di-ventato il segno della nuova cultura d’impresa: la legalità è sviluppo. Tut-to questo é stato un passaggio obbli-gato per cominciare a promuovere il

nostro territorio in modo positivo in cui si potesse parlare di vera azio-ne antima!a, misurata non con le parole come molto spesso é capitato e purtroppo capita, ma con i fatti.Qual è la situazione delle aziende nissene e come potrebbero even-tualmente essere aiutate?Purtroppo il nostro territorio si trovava già in uno stato disastroso a causa di un pesante passato, cir-ca trent’anni trascorsi all’insegna dello sfruttamento e dello spreco di ingenti fondi pubblici che, invece di raddoppiare la nascita di nuovi centri di produzione e aumentare le nostre quote imprenditoriali all’in-terno dei mercati, hanno prodotto fallimenti e impoverimenti sia a li-vello economico che a livello socio-culturale, lasciando un alto tasso di disoccupazione, una sottocultura clien- telare anticrescita e

un’assenza tota-

l e di attratti-vità territoriale. Uno stru-mento come la zona franca, simbolo dell’unione tra le associazioni di ca-tegoria e i sindacati, che premierà il territorio per il grande sforzo fatto, ma senza commettere gli sbagli del passato, quindi sotto la supervisione delle Istituzioni che hanno accon-sentito la realizzazione di questo progetto, rappresenterà una leva di sviluppo certa nella misura in cui riuscirà a far recuperare competiti-vità alle aziende esistenti e riuscirà ad attrarre investimenti dall’esterno, fondamentali non solo per la nostra economia territoriale ma anche, e soprattutto, per quella dell’intera regione. C’e’ l’urgenza di avere un quadro generale chiaro con la map-patura di tutte le potenzialità e le criticità locali, con un piano di mar-keting territoriale e uno industriale per lo sviluppo e#cace di tutto il

territorio, sostenuti dalla qualità dei servizi pubblici

a servi-zio delle imprese e da un sostegno da parte della poli-tica che dovrebbe seguire un pro-gramma preciso e integrato in siner-gia con le categorie economiche. Ritiene che esistano delle vocazio-ni territoriali e industriali diverse all’interno della stessa provincia, che determinano ricchezze di"e-renti?Sicuramente ci sono aree industria-lizzate che sono piú collegate con l’indotto e che hanno sviluppato del-le operatività industriali diverse ri-spetto alle altre presenti nel resto del territorio. La diversità puó permet-tere comunque una diversi!cazione competitiva che genera varietà pro-duttive che vanno dall’agroalimen-tare nella parte piú interna al metal-meccanico nella parte piú a sud. Ci sono anche delle specializzazioni in varie altri settori come energia, co-struzioni, meccanica di precisione, industrie plastiche e nicchie indu-striali presenti in mercati nazionali e internazionali. La verità é che tutto il territorio, anche quello piú indu-strializzato, necessita un manag-ment e#cace, attento alla crescita e preciso in termini di governance territoriale. Noi dobbiamo pensare a rendere solide e competitive tutte le aree ognuna nella propria caratte-ristica distintiva. Con!ndustria, in-sieme a tutte le forze sane di questa provincia, vigilerà a#nché lo stru-mento non diventi un !ne ma un mezzo per generare sviluppo.

www.ilfattonisseno.it10 Luglio

di Leda Ingrassia

ECONOMIA. I progetti del neo presidente di Con!ndustria nissena

CALTANISSETTA

L’organizzazionerimarràun equilibratoreper garantirenormalitàalle imprese

L’ era di Amarù è iniziata“Continuerò il lavoro di Antonello Montante”

L’azienda nasce nel 1967 per mano di Giovanni Amarù e si specializza  nella   rettifica  di  mo-tori alternativi a combustione in-terna.In pochi anni, grazie alle capa-cità e all’intraprendenza del suo fondatore, compete con le più consolidate aziende che operano in Sicilia, distinguendosi per qua-lità,  efficienza  e  puntualità.Gli anni compresi tra il 1982 ed il 1987, hanno segnato la svolta decisiva per l’azienda: a causa della prematura scomparsa del suo titolare, la gestione passa ai figli   che,   con   notevole   rischio,  decidono, dopo 5 anni, di am-pliare l’azienda incrementando il loro parco clienti e investendo in nuovi macchinari.Il rapporto stabile per il servizio di manutenzione degli impianti, instaurato con l’ANIC di Gela nel  1987,  determina  il  definitivo  salto di qualità e vede la “Ama-rù” incrementare la lista delle proprie attività col settore revi-sione pompe e, in generale, con l’intero settore della manutenzio-ne industriale.Una maggiore acquisizione di

competenze   specifiche,  permette alla Amarù di poter acquisire com-messe di lavoro dalle migliori aziende del mondo.Si aprono, infatti, non solo le por-te dell’Europa con cantieri in Germania, Olanda, Svezia, Fran-cia e Romania, ma an-che verso altre parti del mondo come il Congo, l’Algeria, la Libia ed il Sud Africa. Una continua evolu-zione, dunque, che culmina con l’ingresso della Amarù nel mondo della produzione di pompe per alcune società del settore.Tra il 1996 e il 2001 l’Amarù co-struisce un nuovo stabilimento di oltre 5000 mq. che si aggiungono ai 1500 della vecchia sede dove viene destinato alla sola attività di rettifiche  motori.Oggi Amarù si presenta con un impianto moderno ed elegante dove trovano spazio macchine tecnologicamente avanzate ed eleganti  uffici.

STORIA. L’azienda Amarù in pillole

Luglio www.ilfattonisseno.it 11

“In Italia l’11,2% dei giovani tra 15e24 anni non è interessato né a la-vorare né a studiare”: “Si sono arre-si!”, così ha scritto uno studente agli esami di maturità, commentando questi dati proposti dal Ministero nei documenti per il “saggio breve” della prima prova scritta.Sto lavorando agli esami di Stato, in un Liceo Scienti!co della nostra provincia, e ancora una volta si cer-ti!ca una situazione preoccupante, di deprivazione, culturale e antro-pologica, dei nostri giovani. E di tutto il sistema-scuola del nostro Paese.Infatti quegli studenti non sono molto diversi dagli altri, non sono “casi particolari”, ma il prodot-to delle scelte generali, che hanno privilegiato negli anni l’immagine rispetto alla parola, i test rispetto alla scrittura creativa e all’argomen-tazione dialettica, le “competenze” (?!) rispetto alla “maturità” (termine troppo impegnativo), i presidi-ma-nager rispetto alla direzione didatti-ca e pedagogica del corpo docente, l’”autonomia” della gestione delle poche risorse in una pletora spesso velleitaria di “progetti”, perdendo di vista quella !nalità di formazio-ne “dell’uomo e del cittadino” che fondava sui principi costituzionali il senso stesso della Scuola, facendone patrimonio pubblico, “bene comu-ne”, istituzione responsabile del fu-turo per la nostra società.E il risultato sono ragazzi che non inquadrano i loro saperi nello spazio e nel tempo, sconoscono la geogra!a nei suoi elementi fondamentali, non colgono il valore della contempora-neità nella storia, non riescono spes-so a contestualizzare un autore nel suo tempo e al di fuori dell’ambito “tecnico-strumentale” delle pagine del manuale; e si presentano disar-mati, con un vocabolario strimin-zito di poche centinaia di parole, rispetto alla necessità di esprimere il

loro pensiero, di formularlo e di ar-gomentarlo, di difendere le proprie convinzioni, di a"ermare, in una pa-rola, la loro personalità.

E soprattutto disorientati nella com-prensione del “senso” dei contenuti che studiano, (nella migliore delle

ipotesi memorizzandoli), imprepa-rati a porsi delle domande sul “sen-so” complessivo di quello che accade intorno a loro in questa porzione di

mondo ed in questa fase del tempo.Non c’è persona umana senza paro-le, non ci può essere pensiero logico senza strutture argomentative, non ci può essere progresso senza la ca-pacità di dare forma comunicativa condivisa alle idee, non ci può esse-re cittadinanza responsabile senza l’orientamento nel tempo e nello spazio.Tutto questo la Scuola non ce la fa più a costruirlo, tranne rare eccezio-ni. Ma la scuola-bene comune non si quali!ca con le eccezioni, ma solo se riesce a fondare la cittadinanza su un impianto culturale solido, auto-nomo (questo sì!), su una capacità di"usa di tramandare ed aggiornare un immaginario collettivo che abbia

la coscienza di derivare da un patri-monio di esperienze che costituisco-no un legame sociale, una “patria”, che oggi facciamo fatica a riconosce-

re, nono-stante tutte le

celebrazioni per il 50° dell’Unità nazionale.

Nel dopoguerra la scuola italiana è stata un formidabile strumento di crescita, di mobilità e di riscatto per tutti gli strati sociali del Paese, so-prattutto nel Mezzogiorno.I !gli, studiando, hanno migliorato la loro condizione, il loro status ed il loro reddito, rispetto ai genitori che li hanno fatti studiare. La scuola ha dato corpo alla speran-za di un popolo, ha servito un pro-getto di ricostruzione e di crescita che aveva fatto dell’Italia, in pochi decenni, la quinta potenza indu-striale del mondo.

Oggi la scuola non serve più a que-sto. Forse perché il nostro Paese una speranza da nutrire in questa fase non ce l’ha. O forse perché le nostre

classi dirigenti non riescono a vedere nella scuola e nella cultura la risorsa fondamentale per il nostro avvenire.Nel paese che possiede il 50% del patrimonio culturale di tutto il pianeta, nell’epoca della globaliz-zazione, la cultura dovrebbe esse-re considerata come un problema sistemico: alla cultura andrebbero collegati l’istruzione, la ricerca, il tu-rismo, i trasporti, la comunicazione, l’industria, l’agricoltura; visto che è sul piano della qualità che si è com-petitivi nell’economia mondiale, e non più nella produzione seriale di manufatti.E allora? Leggere, leggere, leggere; e scrivere. Ritornando a far crescere i nostri !gli anche nel silenzio della lettura come occasione per la fan-tasia e per la ri$essione, autonoma. Leggendo ci siamo formati pensan-do a noi stessi nei contesti virtuali che i nostri libri ci proponevano senza schiacciarci con la forza de!-nitiva delle immagini del realismo estremo e virtuale del mondo me-diatico in cui oggi siamo annegati.Solo leggendo si ricostruisce un “lo-gos” che sia parola e pensiero, lin-guaggio e ragionamento, condivisi e comunicabili, ricchi di signi!cati, e non denudati in una funzione pove-ramente strumentale, “informativa”, senza metafore, senza respiro se-mantico, senza provocazioni intelli-genti per la mente.Perché non nutriamo le vacanze dei nostri !gli con delle letture? Non necessariamente “impegnative” (an-che Topolino, Tex e il Corriere dei Piccoli, negli anni ’50 ci hanno fatto crescere !), ma capaci di accendere le scintille nella mente dei nostri ra-gazzi, e di o"rire loro le parole per esprimerle, e illuminare con queste scintille i percorsi di una prospettiva che sia capace di avere una “visione” (non una “immagine”) di un futuro possibile. E migliore.

di Fiorella Falci

Ritorniamoa far crescerei nostri !glianche nelsilenziodella lettura

Leggere,leggerescriveree

...

www.ilfattonisseno.it12 Luglio

Dalla passione per la meteo-rologia all’acquisto della pri-ma stazione di rilevamento

e alla creazione di un sito internet per o!rire un servizio alla cittadi-nanza: questa la storia di Cristiano Curatolo e Fulvio D’Antoni.Un amore quello dei due nisseni per la meteorologia - ossia quella branca della scienze dell’atmosfera che stu-dia i fenomeni "sici che avvengono nell’atmosfera terrestre (troposfera) e responsabili del tempo atmosferi-co – coltivato già in tenera età. Cristiano Curatolo, 24 anni, studen-te in giurisprudenza presso l’Univer-sità Kore di Enna, comincia

a interessarsi di meteoro-

logia all’età di 7- 8 anni attratto da-gli elemen-ti naturali

come le nu-vole, il sole,

una pas-

sione che approfondisce dal punto di vista scienti"co all’età di 13 anni attraverso l’utilizzo di internet e grazie al quale consegue via web dei corsi di meteorologia.“Grazie a internet – dichiara Cristia-no – ho conosciuto Fulvio, entrambi infatti scrivevamo nello stesso forum di meteorologia siciliano e insieme abbiamo deciso di porre le basi per realizzare nel 2008 ‘Meteo Caltanis-setta’. In 4 anni di attività abbiamo raggiunto 300 mila visite al sito, con

maggiori accessi durante il periodo invernale soprattutto quando si ve-ri"cano quelle rare nevicate nel no-stro territorio che fanno registrare anche mille visite in un solo giorno con 10.000 pagine visitate, inferiori nel periodo estivo”. “Le previsioni – prosegue Cristiano – e!ettuate in un breve margine di tempo 3-4 giorni nel periodo invernale, 7-8 giorni nel periodo estivo, sono più attendibi-li, superati i 3 - 4 giorni soprattut-to nei periodi più di#cili faccia-

m o più ag-giornamenti per dare delle previsioni più esatte, anche se può capitare di sbagliare”.Anche Fulvio D’Antoni, 30 anni, laureato in Relazione Pubbliche presso l’Università degli studi di Ca-

tania, comincia il suo interesse per la meteorologia da piccolo per poi approfondirla inizialmente su i libri di "sica e di meteorologia e poi sul web.“Il nostro sito – a!erma Fulvio – su-scita molta curiosità, per noi si tratta di un investimento a titolo persona-le. Un servizio del tutto gratuito che o!riamo della cittadinanza e che dovrebbe essere reso dal Comune e dalla protezione civile a salvaguar-

dia della popola-zione. Grazie alle

nostre stazioni meteo, quattro a

Caltanissetta, una a Mussomeli, una a San

Cataldo e una a Gela, quest’ultima acquistata dal

liceo scienti"co con cui colla-boriamo, e!ettuiamo previsio-

ne 24 ore su 24 ore”.Ma vediamo cosa prevedono i no-stri meteorologi nisseni per questa estate: dopo l’impennata termica avutasi dal 7 al 18 luglio con punte di 40-41 gradi nelle ore più calde, a "ne luglio la temperatura ritorna nei valori delle medie stagionali. Per agosto in linea di massima le temperature al meridione sa-ranno nella media o poco sopra. Dunque sole, niente piogge tran-ne qualche temporale estivo che potrebbe veri"carsi nelle zone in-terne, il mare molto caldo con una temperatura media più alta dal 2003 ad oggi, circa 26° gradi

nel Tirreno e 24° nel canale di Sicilia,

t e m p e -

r atu r a destinata a salire dopo queste on-date di caldo con il rischio della tro-picalizzazione del

mare e che alla pri-ma onda fredda dell’au-tunno potrebbe generare temporali di fortissima intensità o perturbazioni cicloniche. Nel corso dell’intervista abbiamo messo alla prova i due meteorologi chie-dendogli anche dei chia-rimenti su alcuni termini

che sentiamo spesso ma di cui non conosciamo il signi"cato come l’anticiclone delle Azzorre, che sa-rebbe come ci hanno spiegato i due

meteorologi l’aria stabile di bel tempo che si forma

sulle isole Azzorre a largo del Porto-gallo responsabile dell’estate italiana sino agli anni 90, oggi sostituito da suo cugino l’anti-

ciclone l’africano responsabile di

queste alte temperatu-re.

di Annalisa Giunta

Cristiano e Fulvio,due nissenialla Bernacca

Da sinistra Cristiano Curatolo e Fulvio D’Antoni

Luglio www.ilfattonisseno.it 13

TRIBUNALE DI CALTANISSETTASEZIONE FALLIMENTARE

Avviso di vendita - Fallimento n.20/99Il Giudice Delegato ha disposto procedersi alla vendita senza incanto della seguente unità immobiliare con le seguenti modalità e condizioni:Lotto 1): fabbricato sito nel Comune di Serradifalco, C.so Garibaldi n.162, compo-sto da un piano terra ad uso commerciale e da un primo piano destinato a locale di sgombero (deposito) ad uso deposito con super"cie di mq 48,19 circa per piano. L’immobile risulta censito al Catasto fabbricati del Comune di Serradifalco al fg.15, particella 610, cat.c/6.L’immobile, giusta concessione rilasciata l’8/07/1993 n. 005526, è stato oggetto di la-vori di manutenzione straordinaria e cambio di destinazione d’uso del piano terra già esistente per convertirlo ad uso commerciale e realizzazione di sopraelevazione a primo piano per adibirlo a locale di sgombero.L’immobile presenta delle di!ormità rispetto al progetto assentito consistenti in dif-formità di distribuzione interna, di!ormità di prospetto e di copertura.Tali di!ormità, tuttavia, sono suscettibili di autorizzazione in sanatoria così come sarà necessario e!ettuare il riaccatastamento dell’immobile e richiedere il certi"cato di agibilità.Gli oneri conseguenti, stimati dal consulente tecnico e maggiorati delle necessarie spese per competenze tecniche (complessivi $ 4.000,00) sono già detratti dal prezzo indicato a base d’asta.L’immobile dotato di impianto elettrico si presenta in buono stato di manutenzione e interessato solo in parte, nel piano destinato a locale di sgombero, da fenomeni di umidità.Prezzo base: ! 40.800,00 (euro quarantamilaottocento/00).In caso di gara per pluralità di o!erenti ciascun rilancio non potrà essere inferiore ad $ 250,00 (euro duecentocinquanta/00);-la vendita si intende e!ettuata a corpo e non a misura e ha come oggetto l’immobi-le sopra descritto che sarà consegnato dal Curatore all’acquirente libero da persone nell’attuale stato di fatto e di diritto, con le eventuali servitù attive e passive legalmente costituite nonché di quelle nascenti dalla situazione dei luoghi; al riguardo ogni inte-ressato potrà esaminare la consulenza tecnica e gli altri documenti inerenti la vendita presso la Cancelleria fallimentare e visionare il bene previa richiesta al Curatore del fallimento.Lotto 2): terreno esteso Ha 00.62.70 sito nel Comune di Caltanissetta, c.da Perciata in prossimità della S.P. Caltanissetta-Pietraperzia, classato come seminativo di classe 3, allo stato incolto, censito al N.C.T. al fg.193, part.133. Il lotto di terreno avente una giacitura di colle, ricade nella zona E 2, verde agricolo dei feudi, secondo la variante generale di revisione del P.R.G.Prezzo base: ! 8.150,00 (euro ottomilacentocinquanta/00).In caso di gara per pluralità di o!erenti ciascun rilancio non potrà essere inferiore ad $ 250,00 (euro duecentocinquanta/00);-la vendita si intende e!ettuata a corpo e non a misura e ha come oggetto l’immobi-le sopra descritto che sarà consegnato dal Curatore all’acquirente libero da persone nell’attuale stato di fatto e di diritto, con le eventuali servitù attive e passive legalmente costituite nonché di quelle nascenti dalla situazione dei luoghi; al riguardo ogni inte-ressato potrà esaminare la consulenza tecnica e gli altri documenti inerenti la vendita presso la Cancelleria fallimentare e visionare il bene previa richiesta al Curatore del fallimento.Il Giudice delegato "ssa alle ore 12,00 del 25 Settembre 2012 l’udienza avanti a sé (Palazzo di Giustizia, terzo piano, stanza 318, Giudice C.D. Cammarata) per la deli-berazione sulle o!erte e l’eventuale gara tra gli o!erenti.Dispone che, nel caso in cui la vendita senza incanto non abbia luogo per mancanza di o!erte o per altra ragione, gli stessi beni siano venduti mediante incanto con prez-zo base pari al prezzo minimo sopra indicato. Fissa l’incanto avanti a sé alle ore 12,00 del giorno 2 Ottobre 2012 stabilendo il rilancio minimo di $ 250,00.Condizioni della vendita-l’o!erente deve presentare nella cancelleria dichiarazione, in regola con il bollo, con-tenente l’indicazione del prezzo, del tempo e del modo del pagamento, che in ogni caso dovrà avvenire entro e non oltre sesanta giorni dalla data di aggiudicazione e ogni altro elemento utile alla valutazione dell’o!erta;-l’o!erta non è e#cace:a) se perviene oltre le ore 12,00 del giorno precedente la vendita; b) se è inferiore al prezzo come sopra determinato; c) se l’o!erente non presta cauzione, a mezzo di as-segno circolare non trasferibile intestato alla Cancelleria fallimentare in misura non inferiore al decimo del prezzo da lui proposto.-l’o!erta è irrevocabile salvo che: 1) il Giudice ordini l’incanto; 2) siano decorsi 120 giorni dalla sua presentazione ed essa non sia stata accolta;-l’o!erta deve essere depositata in busta chiusa all’esterno della quale sono annotati, a cura del cancelliere ricevente, il nome, previa identi"cazione, di chi materialmente provvede al deposito, la procedura fallimentare di riferimento e la data dell’udienza "ssata per l’esame delle o!erte;-l’assegno circolare per cauzione deve essere inserito nella busta;-le buste sono aperte all’udienza "ssata per l’esame delle o!erte alla presenza degli o!erenti.Per il caso di eventuale successiva vendita all’incanto si precisa che:-essa deve aver luogo al prezzo e con o!erte in aumento non inferiori a quanto sopra indicato;-con presentazione delle relative istanze di partecipazione agli incanti (mediante do-manda in regola con il bollo vigente) presso la Cancelleria fallimentare entro le ore 12,00 dl giorno precedente a quello stabilito per l’incanto;-con versamento contestuale alla presentazione delle dette istanza, della cauzione in ragione di un decimo del prezzo base d’asta suddetto, a mezzo di assegno circolare non trasferibile intestato alla Cancelleria fallimentare.Il Giudice delegato stabilisce, altresì, con riferimento alle disposizioni relative sia alle vendite senza incanto sia a quelle con incanto:-che l’aggiudicatario dovrà versare la di!erenza del prezzo (detratta dal prezzo di ag-giudicazione la cauzione di cui sopra) entro un termine massimo di 60 giorni dalla data di aggiudicazione a mezzo di assegni circolari non trasferibili intestati alla Can-celleria fallimentare. In mancanza del suddetto versamento verrà pronunciato decre-to di decadenza dell’aggiudicatario e pronunciata la perdita della cauzione (art.587 c.p.c.);-le spese inerenti la vendita ed il trasferimento di proprietà sono poste a carico dell’aggiudicatario, così come pure le spese per la cancellazione delle formalità pre-giudizievoli;-che soltanto all’esito degli adempimenti precedenti sarà emesso il decreto di trasferi-mento, ai sensi dell’art.586 c.p.c..Maggiori informazioni, anche relative alle generalità del fallito, possono essere for-nite dalla Cancelleria a chiunque vi abbia interesse. Il bando, l’ordinanza di vendi-ta e la perizia sono pubblicati sul sito internet www.astegiudiziarie.it. Il curatore del fallimento è la Dott.ssa Emanuela Maria Vella, Viale Trieste, 157, Caltanissetta, tel. 0934/542887.

Caltanissetta lì, 18/07/2012 il curatore

Dott.ssa Emanuela M. Vella

Estate, tempo di vacanza e i nisseni sembrano non ri-nunciarvi. In molti hanno

già piani"cato nei minimi detta-gli il loro viaggio per “staccare la spina” e godere del meritato ripo-so dopo un lungo anno di impe-gni lavorativi o per i più giovani di studio.Secondo i dati statistici sono 28 milioni gli italiani, pari al 46,1% della popolazione, che andranno in vacanza e il 79% trascorrerà

le ferie in Italia. In molti hanno scoperto le gioie del cosiddetto early booking, vale a dire la pre-notazione anticipata come stru-mento per risparmiare. Il web si conferma il canale più utilizzato per le prenotazioni, soprattutto tra i più giovani che lo utilizzano per cercare la soluzione migliore di vacanza prenotando il mezzo di trasporto, scegliendo la strut-tura ma anche valutando un’of-ferta completa. Segue l’agenzia tradizionale, la vacanza “fai da te” tramite il contatto diretto tra privati o la scelta di una struttura ricettiva.Ci siamo rivolti ad alcune agenzie presenti in città per conoscere le mete preferite dei nisseni.“Rispetto allo scorso anno – af-ferma Emma Tricoli, tour ope-rator – si registra un incremento delle località italiane a discapito di quelle straniere: Calabria, Si-cilia e Puglia le mete predilette. I nisseni preferiscono partire per

lo più a "ne luglio o ai primi di settembre rinunciando spesso alla settimana di ferragosto che presenta delle tari!e più care. Infatti se lo scorsi scorso i nisse-ni erano disposti a spendere per una vacanza di otto giorni sino a 1.300 euro, oggi il loro budget si aggira intorno alle 900 euro”.“I giovani – dichiara Rossella Arcarese, tour operator – prefe-riscono il mare e mete gettona-tissime come la Spagna, la Gre-

cia, la Croazia e Sunny Beach in Bulgaria, oltre che partire nella settimana di ferragosto, mentre le persone più adulte preferiscono i tour visitando città come Parigi, Praga e le capitali nordiche”.

E le crociere? “Sono andate benis-simo – prosegue Rossella Arcare-se – i clienti hanno continuato a chiederci questo tipo di vacanza

usufruendo tra l’atro delle pro-mozioni attivate subito dopo l’in-cidente della Concordia e molti nisseni hanno scelto questa tipo-logia di viaggio”.Come trascorreranno invece le vacanze i sancataldesi? “Gene-ralmente la crisi si sta facendo sentire – a!erma Lucia Riggi, or-ganizzatrice di viaggi – e le per-sone continuano a prenotarsi last minute. Il periodo preferito va da "ne luglio a "ne agosto e c’è chi

non rinuncia a partire nella setti-mana di ferragosto. Meta preferi-ta il mare: Sicilia, Calabria, Croa-zia, Tunisia. Moltissime famiglie hanno scelto le crociere che con-tinuano a costare di meno rispet-to ad altre formule come i villaggi o ai viaggi organizzati, in questo caso è molto richiesta la crociera nel Mediterraneo su entrambi i versanti”.Incuriositi ci siamo chiesti come trascorrerà le sue vacanze il pri-mo cittadino: “Sino al 13 agosto resterò in città per delle scadenze "scali che vanno rispettate e quin-di sarò allo studio per svolgere il mio lavoro di commercialista e allo stesso tempo seguirò l’attivi-tà del comune – a!erma Michele Campisi - poi penso di trascorre-re una settimana al mare assieme alla mia famiglia”. “L’augurio ai nisseni per questa estate - pro-segue il Sindaco - al di là delle vacanze, visti i tempi di#cili che non permettono a tutti di poter partire, è quello di potere godere

con serenità i momenti di riposo, uscendo e passeggiando per la città. Stiamo anche cercando di realizzare una serie di eventi e di spettacoli per quanti rimarranno in città”. A. G.

Voglia di risparmio...ma non troppo

Fatti & Vacanze

nisseni in vacanza

In alto una foto di Sunny Beach in Bulgaria, l’ultima meta scoperta dai nisseni

Campisi:“lavorerò sino al 13 agostopoi andrò una settimana al mare”

www.ilfattonisseno.it14 Luglio

L’incontro con Michele Mancuso, uno dei più giovani Presidenti del Consiglio provinciale nella storia di Caltanissetta, un po’ mi mette a disagio. Lui è un veterano della poli-tica nonostante l’aspetto da educan-do con quel sorriso sornione. Tant’è che non so se all’appuntamento verrà con la sua Mercedes o con la 313, la mitica auto di Paperino. Beh, considerando poi che è l’arte!ce di Grande Sud nella provincia di Cal-tanissetta come sarà vestito? Con il saio arancione no perché non è bud-dhista, con i capelli e gli indumen-ti di coloro arancio neanche perché non mi risulta essere un PowerRan-gers. Ah eccolo! Michele Mancuso, il suo aspetto a metà tra l’enfant prodige della politica e l’eterno bam-bino mi spiazza. A bru-ciapelo: a presiedere il Consiglio provinciale ci va con il cestino ed il grembiule?Ma lo sa che mi ci vedo già. Certo, magari in veste semi-istituzio-nale. Un grem-biule con una bella cravatta…naturalmente arancione. E’ vero si che il ruolo istitu-zionale che ricopro mi impone se-rietà e rigore nell’abbigliamento nell’esple-tamento delle mie funzioni in sede consiliare, ma è altrettanto autenti-co che Michele Mancuso gira anche in jeans e maglietta quando visita tutti i 22 comuni della provincia di Caltanissetta. Va anche detto che il cestino, quello a cui lei alludeva sarcasticamente, in pratica a me ser-virebbe veramente considerato che quotidianamente esco di casa alle 08,30 per farvi ritorno non prima delle 23.In tutta la provincia di Caltanisset-ta, per la politica, nulla o quasi è cambiato. Concorda?Come non potrei. Qui come altrove, la politica autoreferenziale attenta a difendere solo i suoi privilegi, ha prodotto l’antipolitica. I partiti non riescono a fornire alle istituzioni gli uomini migliori. Esiste tanta medio-crità e lo stato attuale delle cose non può che esserne la conferma.Parliamo di vita privata. Sport, viaggi, donne o….!gurine? Qual è il suo hobby?Se dico girare con la macchina fo-togra!ca per immortalare mia mo-glie e mia !glia (mio !glio predilige romperle le macchine fotogra!che) per farne dei poster, secondo lei ho risposto?? Seriamente parlando, il

mio hobby preferito è proprio la po-litica. Lo so di sembrare “tristemen-te” demagogico,ma io credo davvero tanto nel ruolo e nel senso della po-litica con la P maiuscola. Ma quel-la che si fa lontano dalla scrivania, quella che ti permette di conoscere tutti i disagi ( e sono in!nitamente tanti) che quotidianamente a"iggo-no ogni singolo abitante di questa

provincia che oramai non crede più alle fate e alla bacchetta magica.Lega Nord: Bossi = Grande Sud: Miccichè. Per Lei la politica è un’equazione fatta di estremismi?Le cronache che hanno evidenzia-to lo scandalo Lega Nord dimostra chiaramente, secondo me, come Bossi non sia mai stato un estremi-sta. Non ha mai fatto rinunce per la sua gente, per quel “popolo Pada-no” che vive in un territorio fatto di ricchezza, lavoro, infrastrutture. “Fingersi” estremista per Bossi non è stato un’esigenza: è stata mera op-portunità. Gianfranco Miccichè, nel pieno del suo recente massimo “splendore” politico, ha scelto di per-dere ogni privilegio per scommette-re sulla sua gente e sul Sud. Miccichè è un uomo coerente e lo dimostra il fatto che è uscito dalla prima giunta Lombardo dove aveva due assessori (uno vice-presidente della Regione),

quando ha capito che il Governatore non aveva a cuore la Sicilia ma solo il po-tere. E le cronache di queste ul-time ore ne sono la conferma.La !gura del politico oggi è quasi del tutto in"azionata. Ma ieri, era lo stesso?Oggi il politico è visto come colui che fa esattamente il contrario di quello a cui è stato delegato. Guardi le con-dizioni della provincia di Caltanis-setta e capirà. I bisogni della gente soccombono difronte agli interessi ( a volte anche spudorati) personali. Lei parla della politica di ieri ed a me viene subito in mente Sandro Pertini, il Presidente partigiano, l’uomo simbolo del concetto di unità nazionale, vera espres-sione del concetto di sociali-smo, il “dodicesimo” uomo in campo nella vittoriosa !nale mondiale dei cam-pionati di calcio dell’82. L’uomo che ha detto: « I giovani non han-

no bisogno di sermoni, i giovani hanno bisogno di esempi di onestà, di coerenza e di al-truismo »Se il verde in politica è sinonimo di Pa-d a n i a , per Lei l’arancione è sinonimo di “Ter- ronia”?Per me la “Terronia”, come la chiama lei, ha necessità assoluta di tingersi di arancione. E’ un colore che si trova in molte peculiarità della nostra sicilianità. Per chi si avvicina a noi ( e mi creda sono davvero tan-ti) indossare qualcosa di arancione è un’esigenza. Arancione, per tutti coloro che credono in Grande Sud, equivale a rinascita.Parliamo di “follie” e di “incapa-cità della politica”. La Lega Nord ha chiesto e ottenuto il raddoppio delle autostrade già a tre corsie della Lombardia. Per il ripristino delle mulattiere del nisseno, chi interpellerete “i maniscalchi”?In politica non esista “follia” che non può essere soddisfatta se si ha po-

tere contrattuale. Il Sud, ma più in particolare questa provincia, se mi permette un ossimoro ha delle “folli razionalità” che hanno bisogno di essere soddisfatte, come la realizza-

zione dell’aero-porto “Federico

II°” a Gela e la superveloce

M u s s o m e l i -Caltanissetta per

poter realmente parlare di sviluppo del territorio.Spread, spendingreview, default, sono il “pane quotidiano” per i media parlando di politica. Ma a tutti quei poveri del nisseno a cui manca il pane vero, quello fatto di frumento e non di chiacchiere, tut-to questo Lei come glielo spiega?Il dramma della povertà e dell’emar-ginazione spesso non fa notizia. La politica è stata brava a mascherare il suo fallimento attraverso l’uso me-diatico di questi termini anglofoni, per non svelare che il vero intento è stato raggiunto. Infatti i ricchi sono più ricchi ed i poveri più poveri. Ma questa situazione l’aveva già prean-nunciato Primo Levi nel suo indi-menticabile “ Se questo è un uomo”. Diceva infatti:“Io vedo un’Italia dove a chi ha sarà dato e a chi

non ha….a quello sarà tolto!”Tagli delle province. Lei è ad un passo dalla storia perché potrebbe essere l’ultimo Presiden-te del Consiglio provinciale nisse-no. Tutto ciò la grati!ca?Vorrei essere ricordato come colui che si è realmente speso per questa provincia e non perché la mia legi-slatura coincide con la !ne storica di questa istituzione. Accorpare Enna e Caltanissetta in un’unica provincia non sarebbe poi tanto male, se tutto ciò nei fatti si traducesse in svilup-po socio-economico. Penso di non urtare la sensibilità di nessuno se a#ermo che “questa politica” è sta-ta per la provincia di Caltanissetta, una vera e propria calamità (in)na-turale.Concludiamo parlando di elezioni regionali. Michele Mancuso sarà candidato o “panchinaro di lus-so”?

Qualunque sia la scelta di Gianfran-co Miccichè per quello che riguarda il mio ruolo nelle imminenti elezioni regionali, sono certo di condividerla a priori con la stessa serenità ed im-pegno cheho profuso nel progetto Grande Sud sin dall’inizio. Quando uno come me sente veramente di far parte di una squadra, poco impor-ta se si è “titolari” o “panchinari”. Se poi dovessi essere scelto come

uno dei candidati, non dovrei fati-care più di tanto per organizzarmi. Io sonosempre presente con la mia gente, 365 giorni l’anno, lontano dai ri$ettori. Per cui, tragga lei le con-

clusioni.

di Osvaldo Barba

Questa provincia ha“folli razionalità” che necessitano di esseresoddisfatte

I partiti nonriescono a fornire alle istituzioni gli uomini migliori

Michele “D’Orange”

Fatti & Provincia

Michele Mancuso con il leader di “Grande Sud” Gianfranco Miccichè

Luglio www.ilfattonisseno.it 15

La !amma arde nel braciere olimpico, i dischi del bilancie-re sono nemici implacabili, le

mani a"ondano nel magnesio e poi il piccolo titano si dirige al centro del-la pedana per tentare di alzare verso il cielo i pesi e la voglia di vincere. Il sogno dell’esordio olimpico ha già fatto capolino centinaia di volte nel-la mente del nisseno Mirco Scaran-tino, diciassette anni, che partecipe-rà alle Olimpiadi di Londra 2012 nel sollevamento pesi, categoria cinquantasei chilogrammi. Abbiamo incontrato questo straordinario atleta, un concentrato di potenza in 166 cm e poco più di 55 chili, prima del-

la partenza p e r

il ritiro olimpico. Insieme con lui, il padre Giovanni Scarantino, tre Olimpiadi come atleta ed altre tre come tecnico; nella capitale ingle-se avrà la gioia, densa di grandi re-sponsabilità, di guidare il !glio. Cal-tanissetta è in grado di esprimere una favola sportiva dai contorni ro-manzeschi: sette Olimpiadi fra pa-dre e discendente. Mirco è assorto, ha da poco !nito il suo allenamento pomeridiano e trasmette dagli oc-chi il dinamismo di chi è portatore sano di gioventù, entusiasmo e quel pizzico di spensieratezza che forse aiuta a distogliere la mente dalla parola che rappresenta per ogni atleta il concentrato millenario per antonomasia dello sport,

OLIMPIADE. La strada che conduce nel regno dei cin-

que cerchi è ripida, dura, intrisa di sacri!ci e sudo-re. “La mia giornata tipo è scandita da orari ed alle-namenti. Alle 07:00 la sveglia, alle 07:30 il primo allenamento e poi alle 08.30 la colazione ( o v v i a m e n t e nei miei pasti nulla è lasciato al caso). Alle 09:30 mi ripresento in palestra per la

seconda sessione di allenamento che si protrae sino alle 11:30;

alle 12:30 il

pranzo. Al centro Olimpico, in un isti-tuto privato, dalle 14:00 alle 17:00 vado a scuola. In!ne la sera, ritorno in palestra per il terzo allenamento.

Sabato ci alleniamo soltanto il mattino, la sera si esce e

mi piace la discoteca e domenica riposiamo”. Attualmente il ta-lento della città di Caltanissetta vive

a Roma nel cen-tro sportivo

dell’Acqua Acetosa presso la Colle-giale Permanente Nazionale. “Calta-nissetta è e rimane la mia città, dove conservo gli amici e risiede la mia

famiglia ma io preferi-sco abi-

t a r e nella capitale, sia per gli allenamenti sia per la tipologia di vita”. Quali cambiamenti avven-

gono nella vita di un dicias-settenne, seppur sportivo di talento, che è selezio-nato per l’avvenimento planetario per eccellenza dello sport. Mirco sorri-de: “Ero in macchina con

mio padre, perché tornavo in città per una settimana di vacanza. Mi telefona

un amico e mi dice ma non sapevo che tu

andassi alle O l i m -

p i a -

di. Come? Io rimango di stucco, pen-so ad uno scherzo e lui, serio, guarda che l’hanno appena annunciato a Tg Sky Sport. Immediatamente fermia-mo l’auto e telefoniamo per accer-tarci della veridicità della notizia. E’

stato emozionantissimo. Sento la responsabilità ma sono felice di essere fra i 270 atleti italiani che s!leranno dietro il tricolore nella cerimonia u#ciale di apertura dei

giochi olimpici. Quando siamo stati al Quirinale con l’intera comitiva az-zurra, vedere consegnare a Valentina Vezzali la bandiera dal Presidente delle Repubblica, Giorgio Napolita-no, è stata una sensazione indescri-vibile”. Eppure il sogno londinese è in parte scaturito da una delusione

calcistica. “Ero innamorato del cal-cio che praticavo con costanza; al mio attivo anche un provino con la Roma. Poi un giorno mi stancai di correre e dannarmi l’anima anche per gli altri che talvolta se ne frega-

vano e siccome mio padre mi dava una mano per allenare la forza, utile anche per i calciatori, decisi

si dedicarmi anima e corpo ai pesi con un obiettivo i cam-

pionati Juniores di Erco-lano del 14 novem-

www.ilfattonisseno.it16 Luglio

di Donatello Polizzi

Giovanni Scarantino con il papà Seba-stiano

Il fuoco di Olimpia arde in casa Scarantino

Papà e !glio, emozioniall’ombra del Big BenIl piccolo titano nisseno, Mirco Scarantino, ad appena diciassette anni compiuti partecipa ai giochi olimpici di Londra. Un sogno “giovane” frutto di duro lavoro ed abnegazione che schiude le porte di un futuro che si preannuncia denso di soddisfazioni al pesista che vanta una tradizione di famiglia da record, degna di un romanzo: il padre Giovanni, ha partecipato a tre olimpiadi

Era il 1984 quando a 16 anni Giovanni Scarantino iniziava la sua carriera di pesista nella palestra del maestro Ettore Pilato in via Bixio, nel centro storico di Caltanissetta

Mirco:“Caltanissettaè la mia città ma preferisco abitare a Roma”

bre 2009 nei quali, poi, mi aggiudicai il titolo; lì è iniziato il viaggio che mi porta a Londra. Anche se per iniziare a lavorare come un vero atleta ho dovuto con-

v i n c e r e

m i a madre che non voleva assolutamen-te farmi partire; determinante è stata l’opera di convincimento

di mio padre”. Mirco, conclude con un sogno nel cassetto: “Appena divento mag-giorenne voglio acquistare una moto”. Giovanni, !no a quel mo-mento silenzioso e tanto orgoglioso nell’ascoltare le parole del !glio, in-terviene perentoriamente: “L’ultima a"ermazione sulla moto, eliminia-

mola”. Viene fuori l’allenatore che protegge il suo atleta da ogni even-tuale pericolo o il padre premuroso che tenta di tutelare il !glio? “Ancora ricordo nitidamente il giorno in cui Mirco mi disse di volersi dedicare ai pesi e dunque di abbandonare il pal-lone. Io ero pronto a supportarlo ma

lo invitai

a scegliere una sola strada. Ha fre-quentato il college azzurro, che io ho contribuito a creare e diretto nel primo periodo romano, di Lignano Sabbie D’Oro in seguito ha preferito tornare a casa. Si è allenato con me; ferrea la distinzione di ruoli fra alle-natore e genitore. Tanti sacri!ci, per rimanere in quel periodo nella ca-

tegoria 50 Kg. ed a

C i e c h a n o v (Polonia) nel

2011 sono arrivate tre medaglie d’oro nell’europeo Under 17. Poi è passato nella categoria 56 kg., quella della vita,

ed è tornato a College azzurro sotto la guida

di Angelo Mannironi e Petr Poletaev, sempre so-stenuto e supportato dal presidente nazionale della FIPE e della EWF (Euro-pean Weightli$ing Fede-ration) il nisseno Anto-nio Urso”. Inevitabile con il primatista delle

Olimpiadi, Giovanni Scarantino, che vi ha partecipato ben cinque volte, tre da atleta e due da tecnico (che dopo Londra saranno tre). Evidente il trasporto emotivo: “Prima olimpiade Seul 1988. Viaggio aereo indimentica-

bile, compiuto nella cabina di pilo-taggio del Boeing. La s!lata inizia-le e poi il villaggio olimpico, tante istantanee che si accavallano. Che squadra di pe-sistica, ricor-do Norberto Ob erburger

campio-ne olimpico

a Los Angeles 1984. Io ero il più giovane della squadra, appena 21 anni”. Mirco irrompe “Ti ho supera-to, io ho soltanto 17 anni”. Giovan-ni, ribatte sorridendo be"ardo: “E’ troppo competitivo, comunque ne riparliamo fra tre Olimpiadi”. Tor-niamo a tu"arci nel passato: “Pecca-to ho sbagliato lo strappo a 115 kg e lo slancio da 142 kg, altrimenti po-tevo arrivare al bronzo”. Alla !ne si

torna a parlare di Scarantino Junior “Di ricordi intensi nelle mie Olim-piadi ne ho tanti ma entrare con mio !glio a Londra e guidarlo in pe-dana, credo sia un’emozione unica ed indescrivibile”. Generazione di fenomeni nisseni. L’immenso Mu-hammad Alì (nato Cassius Marcel-lus Clay Jr) disse: ” I campioni non si fanno nelle palestre. I campioni si fanno con qualcosa che hanno nel loro profondo: un desiderio, un so-gno, una visione”.

Piccoli campioni Scarantino cre-scono. Mirco vola alle Olimpiadi,

il papà Giovanni ne ha disputate tre ed adesso sembra che anche il più piccolo, Claudio sia rimasto vittima del fascino dei pesi. Una sana alimentazione a base di pane e bilanciere poi giornate intense di palestra ed il dubbio che papà Giovanni sia un po’ pressante...nell’indicare la via sportiva da se-guire. Un caso da telefono azzurro

anzi da bilanciere azzurro...inteso come colore della maglia della na-zionale.

Luglio www.ilfattonisseno.it 17

Il giovane Claudio Scarantino

La forza del silenziodi mamma PieraLa mamma, già la mamma, il ruolo complicato di chi deve avere a che fare con due atleti che trascorrono parte del-la vita fra allenamenti, viaggi e compe-tizioni sportive. In questo Piera è stata straordinaria ma ha vissuto il tutto in maniera schiva, gioendo in silenzio dei successi dei suoi cari.

A soli sei anni, Claudio Scarantino

segue le orme di Giovanni e Mirco

Curiosità

Giovanni:“accompagnare mio !glio aLondra saràun’emozioneunica

Il piccolo Mirco in braccio al papà Giovanni alla vigilia dei giochi olim-pici di Atlanta del 1996

come atleta ed adesso si appresta a vivere la terza come tecnico, in veste (per la prima vol-ta)  di  allenatore  del  figlio.  Famiglia  nissena  a  … cerchi olimpici.

Sono tante le emozioni che ha vissuto duran-te i suoi viaggi olimpici Giovanni Scarantino. Nella pagina accanto l’ingresso della dele-gazione italiana nello stadio olimpico di Seul (1988). Nella foto a sinistra Giovanni e i suoi compagni di squadra con il portabandiera Pietro Mennea.

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Luglio www.ilfattonisseno.it 19

Siamo tutti maschi?o nonostante tutto donne...

Lo spunto per la ri!essione di questo mese nasce da una frase che ormai da anni sento

pronunziare ed alla quale ogni volta ho la stessa reazione, una sorta di fastidio risentito, come un fortissi-mo prurito alle mani . “Quella è una donna con gli attributi”. Lungi da me qualsiasi riferimento ad uno pseudo femminismo di facciata al quale non credo. Tuttavia mi chiedo il perché, nell’immaginario collettivo, una donna per essere super, un passo avanti, deve avere delle caratteristi-che maschili tra l’altro ingombranti e fastidiose. Da ricercare le ragioni nella storia dell’emancipazione fem-minile, troppo didascalico, sarebbe più semplice tagliare corto con un :”Le donne sono donne e gli uomi-ni uomini”. Esiste però un concetto a me molto caro,di"erenza di ge-nere e di conseguenza l’identità di genere in cui ci sta racchiuso tutto un modo fatto di sfumature, chiari scuri poesia e malinconia di forza e coraggio.Si chiamano Maria Grazia, Marzia, Simona, nomi femminili per lavo-ri che sono nati al maschile, sono i vertici, occupano posti apicali dei loro u#ci, sono quelle che posso-no essere de$nite donne di potere e come loro tante altre che ogni gior-ni prendono decisioni gestiscono !ussi economici vivono le stesse re-altà quotidiane degli uomini eppure però per essere con una marcia in

più devono avere “gli attributi” in un modo di vedere la donna anco-ra nonostante tutto, da un punto di vista maschilista. E senza attributi

come si fa ? Si fa lo stesso, ne meglio ne peggio soltanto in maniera di"erente. Le ho viste lavorare, agire, muoversi a volte con la leggerezza delle farfalle eduna delicatezza innata altre con la forza degli uragani e la po-tenza dei tornado. Di"erentemente

dagli uomini solo di"erente-mente. Alcune di loro hanno anche dovuto superare il gap della bellezza, perché : bella,

brava e capo non è tollera-bile ci sarà sempre un mo-tivo recondito per cui si è arrivati. Invece può capi-tare che il buon Dio in un eccesso di generosità abbia concentrato una serie di qualità sullo stesso sogget-to e allora? A volte sono le stesse donne a non poter sopportare che una loro

simile abbia un successo “maschile” che gestisca potere. Gli uomini fan-

no branco e le don-ne? Le donne non han-no nel DNA la capacità di fare gruppo e se qualcuna ce l’ha lo fa con gli uomini. Sarebbe interessante intervistare un gruppo di uomini governati, diretti, da don-ne chi sa cosa ne uscirebbe fuori, se è vero in realtà che la gestione del potere è di"erente. Qualche giorno addietro mi è ca-pitato di conoscere una ragazza che pratica uno sport maschile la boxe. Mi è stato suggerito di scrive-re qualcosa su di lei come se fosse una notizia, a parte che adesso sono

m o l t i s s i m e le donne che praticano sport

maschili, ma non volendo questa volta scomodare Freud può essere che lo fa solo ed esclusivamente perché ne trae pia-cere e giovamento?Niente “invi-dia del pene” niente elucubrazioni mentali, solo emancipazione per fortuna emancipazione. Spesso già da piccoli i bambini sentono dire non piangere perché i maschi non piangono. “Comprendi la sorellina perché è femmina”, come se, fosse

da capire solo per il proprio sesso, non per il carattere, la forza o

la vulnerabilità a prescindere dai cromosomi. Quelli che

parlano bene la chiama-no discriminazione di genere. Questi bambini

forse ( se faranno le giuste letture se avranno buoni mae-

stri) comprenderanno che non è così che si giudica, la gestione delle cose dipende da altro, da tanto al-tro, e però nella gestione del potere il mondo ci vorrebbe tutti maschi. E se ancora ne parliamo, ne scrivia-mo ci confrontiamo vuol dire che è vero. Se tra qualche tempo nessuno più scriverà ri!essioni simili a que-ste su di una rubrica, allora forse si che sarà una conquista e per com-pletare in coerenza la $rma $nale a sancire la chiusura del pezzo do-vrebbe essere Ivano Baiunco.

di Ivana BaiuncoOrnamenti

In alto da sinistra Maria Grazia Milli, Simona Filoni e Marzia Giustolisi

www.ilfattonisseno.it20 Luglio

Se si pensa ad una qualsiasi cit-tà, la prima cosa che viene in mente è il suo centro storico. È

proprio il centro solitamente la par-te più rappresentativa di una comu-nità, a parte i virtuosismi urbanistici e le moderne abitazioni della perife-ria. Se questa analisi la si fa però di Caltanissetta al momento la risposta di immagine dà un certo imbaraz-zo. Da alcune settimane la piazza nissena è un cantiere a cielo aper-

to, un grande recinto da scenario post sismico, con transenne, negozi chiusi e poche, pochissime persone che lo attraversano a piedi. Tutto è in prospettiva, viene detto, dato che al termine del cantiere della Grande Piazza ci sarà…Boh? Su come sarà piazza Garibaldi a lavori ultimati è ancora un mistero. Verrà seguita la linea rossa dell’avveniristico proget-to iniziale della grande piazza? Sarà tutto su un unico livello? Le auto saranno in coda su questa linea su !la unica? E cosa ci sarà a delimita-re il percorso? Dissuasori? Catene? E di arredo urbano, illuminazione

e panchine? Al momento di arredo urbano nel capitolo apposito di Pa-lazzo del Carmine non c’è traccia. Tantomeno si sa se verrà istituita una Zona a Tra"co Limitato, se si andrà solo a piedi ed in quali zone. Mistero. Intanto i lavori sono partiti e pure con relativa celerità, anche al parcheggio di Via Medaglie d’Oro chiuso in contemporanea. Di certo i nisseni non sono abituati a far due passi a piedi per raggiungere l’u"cio o il tabacchi, così lamentele e via li-bera al parcheggio prima selvaggio e poi regolarizzato sotto la fontana del

tritone. Proprio come ad Amster-dam verrebbe da dire... Ma Amster-dam è tutta pianeggiante! direbbe qualcuno. Ma a Caltanissetta non ci sono i -10 del Gennaio olandese di-remmo noi! Questione di abitudine ed educazione insomma. Ma i nis-seni che centro storico vorrebbero? Che centro storico meritano? Se lo sono chiesti quelli del Partito De-mocratico del circolo Centro Storico che non prima di aver e#ettuato ap-profonditi studi hanno approntato un questionario che i nisseni stanno compilando o#rendo le loro propo-ste sulla piazza che vorrebbero. Non a caso il questionario prende il nome “La Piazza che vorrei: idee e deside-ri per il Centro Storico e la Piazza di Caltanissetta”. L’idea è dicevamo del PD nisseno, ed a spiegarci l’ini-

ziativa è uno dei tecnici che sul questionario ha studiato, lo ha formulato, lo ha insomma reso una realtà. Al Fatto Nisseno ed ai suoi lettori l’Architet-to Pino Rumeo racconta da cosa il questionario ha pre-so le mosse. “ Il questionario che stiamo sottoponendo alla cittadinanza- dice Rumeo- è un mo-mento di ascolto, uno strumento per capire e far capire quali sono gli ingredienti per conside- rare il centro storico nisse-no una risorsa e non un problema”. Il Cir-colo “Centro storico” PD ritiene necessa-rio un cambiamen-to culturale in cui ognuno riconsideri le proprie convin-zioni a bene!cio di soluzioni mag-giormente condi-vise e idonee allo sviluppo urba-nistico, sociale ed economico dell’intero Cen-tro Storico”. Il questionario secondo gli esponenti del PD, vuole concorrere a de!nire la progettualità più appropriata da attuare per risol-vere le criticità attuali; è articolato in sei “aree tematiche”: regole di acces-so e uso (pedonalità, Z.T.L., mezzi di controllo); mobilità (trasporto pubblico, parcheggi e sosta per auto, moto e bici); sicurezza (vigilanza, telecontrollo); riquali!cazione (ar-redo urbano, barriere architettoni-che, bagni pubblici), valorizzazione (funzioni sociali, culturali, commer-ciali e turistiche; vivibilità (servizi, raccolta di#erenziata, igiene e puli-zia degli spazi a uso pubblico, inqui-namento atmosferico e acustico).

Al momen-to le stesse perplessità s o l l e v ate dai com-mercian-ti, che nel

frattempo hanno fatto le valigie e si sono

trasferiti altrove, permangono an-che e soprattutto per i residenti del centro storico nisseno. Si è parlato di incentivare famiglie, giovani cop-pie a risiedere in centro, ma a che

prezzo ed in quali condizio-ni? “Sull’ar-

gomento non ha di certo agevolato il lavoro della Soprintendenza ai Beni Comunali di Caltanissetta - dice Rumeo- che per esempio ha prima approvato un piano di rilancio della Provviden-za, mentre dopo ha bloccato tutti i progetti mantenendo lo status quo”. Morale, altro che giovani coppie, il comune nisseno se da un lato appro-va una “carta dei rischi”, dall’altro vende immobili vetusti a prezzi mo-dici forse per scaricare il problema a chi compra, come nel caso del citta-dino extracomunitario che meno di

un mese fa ha acquistato un rudere a 550 euro, a patto e condizione che lo sistemi da se. Il questionario poi tro-va una serie di idee e proposte da far valutare ai cittadini sulla questione parcheggi e trasporto pubblico, con la possibilità ad esempio di istituire bus navetta da e per il centro storico collegamento con bus navetta (ma-gari con costo incluso nel ticket del parcheggio); o ancora abbonamenti mensili a tari#e agevolate per gli ope-ratori commerciali; schede magneti-che prepagate come possibile forma promozionale dei commercianti verso i propri clienti abituali. Ed in-tanto i questionari compilati e rac-

colti sono già oltre 300.

“ I n f i -ne - conclude l’architetto P i n o Rumeo- il Circolo Centro Storico del PD chiamerà attorno ad un uni-co tavolo gli Ordini professionali, la Soprintendenza, l’Ance, l’Ammini-strazione e la cittadinanza per una tre giorni che avrà come obiettivo quello di de!nire un progetto di sviluppo urbanistico, sociale ed eco-nomico dell’intero Centro Storico, di cui la Piazza non è che punto di convergenza e di sintesi”.

di Marco Benanti

Un questionario per sapere cosa vogliono i cittadini

L’architetto Pino Rumeo

Fatti & Territorio Centro storico

Organizzeremouna tre giornicon tutte le istituzioni perde!nire unprogetto disviluppourbanistico

Luglio www.ilfattonisseno.it 21

Scattata l’ora “x” della tanto te-muta prova costume c’è chi, notando ancora qualche difet-

to sul suo corpo, pensa di correre ai ripari last minute. Peccato però che in questi giorni di calura è di"cile resistere, ad esempio, ai gelati e il relax delle vacanze potrebbe farci perdere di vista la forma !sica: non dimentichiamoci poi che bellezza signi!ca davvero fatica e ci voglio-no diversi mesi di corretta alimen-tazione e adeguato allenamento per essere tonici e snelli. Con l’estate poi bisogna pure stare attenti alle alte temperature, con tutti i rischi che possono avere per la salute. Ab-biamo a#rontato questo argomen-to con Alfonso Curatolo, 35 anni, istruttore e presidente dell’Associa-zione Sportiva Dilettantistica Fit-ness Club di Caltanissetta. “In estate consiglio di fare lunghe passeggiate a piedi nelle ore più fresche della giornata come la mattina presto e la sera, mangiare più frutta e verdura e meno cibi ricchi di grassi, idratarsi correttamente bevendo almeno 2,5 litri di acqua al giorno, dato che con il sudore e l’attività !sica si perdo-no tanti sali minerali. Raccomando inoltre a tutti di non a"darsi a diete fai da te o consigliate da amici, ma di seguire schemi alimentari pre-scritti da medici in base alle proprie caratteristiche !siche. Per chi vuole allenarsi, invece, attenzione a non esagerare soprattutto nelle ore più calde: suggerisco di praticare una normale attività !sica e soprattutto di seguire un programma di esercizi elaborato da personale quali!cato”. Così come avviene all’interno della palestra gestita, oltre che da Alfonso, pure dal vice presidente dell’associa-zione Marco Rizzo, 38 anni, anche lui esperto istruttore di !tness: en-trambi vantano un’esperienza ven-tennale nel settore. “Un !sico alle-nato correttamente - a#erma Marco - è pieno di energia che si rivela nel tono e nel colorito della pelle, nella luminosità dello sguardo, nell’armo-nia del movimento. Il nostro pen-siero è che questa !loso!a produce

risultati eccellenti per il praticante e per la società, sotto molti punti di vista, soprattutto in termini di dife-sa dal decadimento !sico. Il !tness è per noi un modo di vivere, uno stile tutto particolare, una !loso!a di vita attiva. Dedicando parte del tempo libero al corpo si scarica il !sico e

la mente e così si combatte anche lo stress. Il nostro obiettivo è la salu-te”. Nei locali di via Saragat, infatti, tutti i giorni anche d’estate, oltre ai due titolari, altri personal trainers quali!cati come Giuseppe, Davide e Totò seguono attentamente i tan-ti soci che praticano body building

all’interno della sala attrezzi. “Ab-biamo deciso di tenere la palestra aperta anche ad agosto - continua Alfonso Curatolo - appunto perché riteniamo che l’attività !sica va pra-

ticata costantemente tutto l’anno per ottenere dei risultati evidenti e per stare in salute: cerchiamo di educa-re i nostri soci proprio sul fatto che l’esercizio !sico deve essere uno stile di vita. Da noi si iscrivono intere fa-miglie, nonni, !gli e nipoti. In estate poi si ottengono i massimi risultati dato che si registra nel corpo una si-tuazione ormonale favorevole e dif-!cilmente ci si infortuna dato che il riscaldamento dei muscoli è favorito dalle temperature elevate. La nostra idea dell’apertura estiva è stata mol-to gradita non solo da chi freqenta la palestra tutto l’anno ma anche da nuovi soci, facendoci registrare un numero di ingressi e iscrizioni più alto rispetto agli anni passati”. Ricca poi l’o#erta di discipline proposte dall’associazione du-rante l’anno e anche per il mese di agosto. “Oltre al body buil-ding che si può praticare qui in palestra, come ogni estate abbiamo trasferito alcune at-tività all’aria aperta. E’ il caso

dello Spinnig con il maestro Giusep-pe Ajera, le cui lezioni si tengono a Pian del Lago, e della Zumba che le istruttrici Niluka Cartia e Silvia Campisi propongono nel parco di

villa Moni-ca”. Attività esti-ve che i titolari del-la Fitness Club hanno deciso di pubblicizzare nelle settimane scorse con dei manifesti che immortalavano, sul pae-saggio di sfondo, il “lato b” di tre giovani ragazze e che ha suscitato gran-de scandalo tra alcuni cittadini. “Abbiamo avuto un notevole riscontro da quella

pubblicità

- aggiunge Alfonso - e un enorme consenso dalla gran parte dei nisse-ni. Fortunatamente, perché questo era il nostro obiettivo, la maggioran-za delle persone non si è sentita per

nulla o#esa dalle immagini proposte nei manifesti, comprendendo che si trattava solo un modo per esalta-re la bellezza del corpo femminile perfettamente allenato”. Trascorso agosto però Alfonso Curatolo an-nuncia qualche sorpresa per mesi successivi. “A settembre i nostri soci vedranno delle novità in palestra ma al momento è tutto top secret”.

Per noi il !tnessè un modo di vivere, una!loso!adi vita attiva

di Leda Ingrassia

Agosto in palestra, last minute per la forma

A sinistra i gestori della palestra Marco Rizzo e Alfonso Curatolo, rispettivamente vice presidente e presidente dell’Associazione Sportiva Dilettantistica Fitness Club di Caltanissetta.Sopra il manifesto della discor-dia

Fitness in città

www.ilfattonisseno.it22 Luglio

Parla Giuseppe Di Forti. Per la prima volta dal 23 maggio scorso, cioè dal passaggio di

consegne con il nuovo sindaco Fran-cesco Raimondi, l’ex primo cittadino si concede a penne e taccuini, rac-contando quella che è stata la sua esperienza al governo della città di San Cataldo. Dopo cinque anni, però, è cambiato la “location”: non siamo a

Palazzo delle Spighe ma nello splen-dido palazzo delle ex Poste Centrali di Caltanissetta restaurato e restituito alla pubblica fruizione. Il presidente Di Forti, infatti, ci accoglie nel suo u!cio, alla sede centrale della Banca del Nisseno – Credito Cooperativo di Sommatino e Serradifalco. Questo è il suo “habitat naturale”; già prima di diventare sindaco guidava l’Istitu-

to bancario con impegno e passione, coniugando i molteplici impegni professionali quali quelli di docente di economia aziendale all’Istituto tec-nico-commerciale “Mario Rapisardi” e di dottore commercialista. Anche se i luoghi e i contesti sono altri, ri-troviamo la medesima “verve” di Di Forti, spigliata e vivace come quando da sindaco convocava le conferenze

stampa al Comune. Iniziamo, dun-que, con le domande.Dott. Di Forti, cosa hanno lasciato in lei cinque anni di Sindaco di San Cataldo?“Un’esperienza unica, eccezionale ed irripetibile che mi ha arricchito dal punto di vista interiore e dei rapporti umani. Vivo la grati"cazione di aver contribuito alla crescita della comu-

nità sancataldese in autentico spirito di servizio. Ho accantonato per cin-que anni i miei impegni professiona-li. Non ho rimpianti ne’, e questa è la cosa più importante, rimorsi. Con-servo tanti ricordi nel cuore, rifarei tutto salvo, con senno del poi, qual-che passaggio politicamente debole. Posso dire che cinque rappresentano un periodo su!ciente per lasciare un

segno; io ho realizzato il più lungo elenco di opere pubbliche della storia della città, mantenuto i conti in ordi-ne, implementato una molteplicità di servizi sociali, modernizzato la mac-china comunale e lasciato il paese pulito. Certamente ho bene"ciato della continuità con il mio predeces-sore e della fattività del gruppo poli-tico che mi ha sostenuto ed i risultati

sono sotto gli occhi di tutti. Ho com-battuto battaglie su vari fronti e sono soddisfatto. Molti sono gli attestati di stima che ho ricevuto e che con-tinuo a ricevere, anche fuori da San Cataldo. A proposito un particolare ringraziamento desidero rivolgere ai nisseni che, pur non essendo diret-tamente interessati, evidentemente hanno seguito ed apprezzato il mio impegno”. Dopo cinque anni, però, ha deciso di tornare alle sue attività profes-sionali.“Era previsto così; ricordo infatti che sono stato coinvolto da tecnico pre-stato alla politica e io alla coerenza ci credo. Oggi porto avanti il progetto della Banca locale in una terra par-ticolarmente di!cile qual’è la nostra. Il Credito Cooperativo è un moto-

re della micro-economia e la sua è un’attività ad alta valenza sociale, quindi parimenti importante. La mia opera non è quella di un capitalista ma di un cooperatore ed è questa la logica con la quale la banca serve le famiglie, gli agricoltori, gli artigiani, i professionisti, i commercianti e in generale i piccoli imprenditori. Lo faccio perché mi piace e ci credo. L’at-tività scolastica mi completa perché mi consente di mantenere il contatto con i giovani mentre la professione rappresenta la fonte di reddito prin-cipale per la mia famiglia. Come vede il futuro della politica? La politica è il ri#esso della società. La crisi è valoriale. Penso che occorra

una crescita culturale. Se è vero che vi è la necessità di una moralizzazione della politica è ancor più vero che ciò deve avvenire dal basso. Da cittadini bisogna rendersi conto che alla poli-tica non va chiesto ciò che essa non può e non deve dare. Non sempre purtroppo è così. Per questo in poli-tica servono uomini forti, illuminati e liberi, capaci di guardare lontano e spendersi per il bene comune, a$ran-candosi dalle logiche clientelari. Pur-troppo c’è molta incoerenza in giro”.Durante il passaggio di consegne con Francesco Raimondi lei ha as-sicurato la propria disponibilità ad una collaborazione. In che modo?“Non sul piano politico, ovviamente, ma su quello operativo per gli aspetti amministrativi. Amministrare la cosa pubblica non è facile, potere evitare alcuni errori o anche semplicemente accelerare alcuni percorsi burocratici aiuta”.Si è conclusa de!nitivamente la sua esperienza politica?“Al momento si. Esco da questa espe-rienza arricchito e con animo sereno. Non escludo però in futuro un nuo-vo impegno; mai dire mai. Devo dire che impegno serio in politica vuol dire sacri"cio. Per questo voglio ri-volgere pubblicamente un grazie a

di Claudio Costanzo

Quella di sindaco è stataun’esperienzache mi ha arricchitointeriormente

Giuseppe Di Forti:“nè rimpianti nè rimorsi”

Fatti & San CataldoL’INTERVISTA. L’ ex sindaco si racconta tra ricordi ed emozioni del suo mandato

Luglio www.ilfattonisseno.it 23

Sembra "nita l’emergenza ri"uti a San Cataldo. Ancora il servizio non garantisce la copertura completa e continuativa, ma sono distanti or-mai i giorni in cui il cittadino san-cataldese era costretto a camminare tra tan" insopportabili e spazzatura che sembrava diventare (in)decoro urbano.La polemica ha attraversato la Città ed è approdata in Consiglio Comu-nale, che ha approvato la proposta di deliberazione sulla riscossio-ne diretta della TARSU dopo un confronto serrato tra chi (la mi-noranza) ha preteso il rispetto dei Regolamenti e della autonomia de-cisionale del Consiglio, pretenden-do prima un chiarimento dall’Ato CL1, e chi (la maggioranza) ha ri-tenuto che si potesse approvare la proposta e soltanto dopo inviare una lettera dei capigruppo.Il motivo del contendere era la ri-scossione non autorizzata del tri-buto da parte dell’Ato CL1, con formule non chiare in bolletta, e chiedendo il saldo in 3 rate invece che nelle 4 previste.Abbiamo sentito la Dott. Elisa In-gala, liquidatore dell’ATO CL1, che ci ha gentilmente concesso una lunga in-tervista telefonica.A San Cataldo per qualche giorno si è re-gistrata un’emergenza ri!uti. A cosa era do-vuta?Un intoppo burocratico: la Regione do-

veva rinnovare il decreto per il con-ferimento alla discarica di Siculia-na, che scadeva il 30/06 e abbiamo chiesto invano una proroga. Il de-creto poi è stato "rmato con 4 gior-ni di ritardo, ci è pervenuto a "rma Lombardo, come assessore ad inte-rim perché il dirigente competente si era dimesso. L’emergenza era del tutto inaspettata e non ha riguarda-to soltanto San Cataldo ma tutti e 15 i comuni dell’Ato. Per accelerare le operazioni abbiamo anche preso un altro autocompattatore…Quanti operano adesso a San Ca-taldo? In una nota del 23/06/2012 lamentavate il fatto che fossero sol-tanto 2.Ora ci sono 4 autocompattatori, due più piccoli.Che tipo di servizio svolgono?3 turni di lavoro dalle 22:00 alle 16:00, orari dagli orari di chiusura della discarica di Siculiana. Pos-sono transitare per la stazione di travaso a Caltanissetta, e rientrare più velocemente, oppure andare direttamente a Siculiana, cosa che qualche volta è accaduta in questi giorni.

Ritiene di poter tranquillizzare il cittadino?

Sì e certamente per tutta l’estate: il momento critico è passato. Anche se per avere tutti i cassonetti in ordine serve la collaborazione del cittadino che spesso con-

ferisce disordinatamente: ci sono degli orari e sarebbe utile che li rispettassero tutti.Gli attuali orari di conferimento non le sembrano in con-trasto con quelli del servizio di ritiro? In e$etti sarebbe au-spicabile un conferi-mento a partire dalle ore pomeridiane: i ri"uti stanno tutta la mattina fermi e noi iniziamo alle 22:00. Si accumulano ri-"uti e con il caldo è facile che il cattivo

odore aumenti. Per

me sarebbe opportuno cambiare l’orario, dal primo pomeriggio alle ore serali.In Consiglio Comunale non sono mancate le polemiche, che avrà seguito sui giornali.Ho già risposto alla lettera dei capi-gruppo. Ho ereditato una situazio-ne particolare: il concessionario per la riscossione non era la Serit, che ha operato "no al 2009, ma l’Aipa, con cui si è dato il via a un conten-zioso sia civile che penale. Ho in-terrotto immediatamente i rappor-ti con l’Aipa: non potevo prorogare il servizio con loro né bandire una gara, per questione di tempistiche troppo lunghe, e correvamo il ri-schio di non potere riscuotere per un tempo irragionevole.Ho dotato il nostro personale di nostro so%ware per una gestione senza intermediari, risparmiando immediatamente l’agio dovuto al concessionario, che era del 3,45%.Ho inviato una lettera ai Comu-

ni, ad Aprile, per avvisare della situazione e del metodo adottato, chiedendo l’accelerazione della modi"ca dei regolamenti. Scelta di opportunità e obbligata.Non sarebbe stata opportuna maggiore chiarezza verso il citta-dino?Non spettava a noi. Forse il Con-siglio Comunale non ha compre-so… o meglio forse non gli è stato relazionato bene e non sono stati illustrati a dovere quali fossero si-tuazione attuale e vantaggi. E co-munque il fatto che non abbiano adottato o abbiano annullato la proposta non ha creato grossi pro-blemi: i nostri erano avvisi bonari e non riscossioni coattive…L’utente era autorizzato anche a non pagare, insomma…Non potevamo impugnare l’avvi-

so, non poteva creare danno. Ma al contempo avevamo bisogno di riscuotere tutto quello che poteva-mo.Tutto questo è stato spiegato al Consiglio?Nella risposta sì, ma ero già stata chiara prima. Ho spiegato che non era un atto di prepotenza e non c’era intenzione di scavalcare nes-suno: rispetto le competenze delle istituzioni. Avevo avvisato tutti che c’erano ragioni estreme che mi im-ponevano di agire così.Però sulla bolletta c’era indicato che eravate state autorizzati dai Consigli Comunali…È un riferimento generico che ri-guarda la quanti"cazione del tribu-to e non la sua riscossione.Il regolamento prevede la riscos-sione in 4 rate, negli avvisi la ri-chiesta è di saldare in 3 rate.Non avevo scelta, ho spiegato an-che questo. Abbiamo cominciato la riscossione l’anno scorso a Luglio, mettere la quarta rata ci avrebbe portati all’anno successivo, tempi troppo lunghi.Tra l’altro con questo sistema c’è una riduzione dei costi per l’utente.Ma pagando in 4 rate, ma anche ad acconti forfettari, non ci sareb-bero stati problemi…No, prima no. Ora è diverso: in-vieremo una raccomandata e la riscossione sarà coattiva. A San Cataldo non abbiamo cominciato, negli altri comuni sì.Ma si dovranno seguire per forza i regolamenti.Sì, direi proprio di sì.È evidente il salto di qualche pas-saggio istituzionale. Benché siano in parte condivisibili, le ragioni dell’Ato non possono prevalere sul rispetto dei Regolamenti vigenti e sull’autonomia decisionale delle istituzioni. È altresì mancata una reazione da parte del Comune che, avvisato dalla Dott. Ingala, avrebbe dovuto e potuto prendere misure adeguate per impedire il formar-si di un precedente fastidioso e, a lungo andare, pericoloso: di potere, cioè, scavalcare Sindaco, Consiglio Comunale e istituzioni senza alcu-na conseguenza.

San Cataldo

Per adesso mi fermocon la politica, ma mai dire mai

Serve lacollaborazionedei cittadiniper migliorareil servizio

Ri!uti a San Cataldo, Ingala assicura“Finita l’emergenza dei giorni scorsi”

LA QUERELLE. Il commissario liquidatore dell’Ato Cl1 chiarisce l’intera vicenda

mia moglie ed alle mie "glie che ne-gli ultimi cinque anni hanno so$erto la mia assenza per le attenzioni che ho dedicato alla famiglia più allarga-ta: la mia città. Adesso sto cercando di essere più presente con loro”.Veniamo a quanto accaduto alle amministrative di maggio. Si aspet-tava questo risultato? Crede che se lei si fosse ricandidato sarebbero potute cambiare le cose per il cen-trodestra?“Ciò che è successo era in buona par-te preventivabile. Una mia ricandida-tura sarebbe avvenuta su basi diverse rispetto al primo mandato ma quasi certamente non avrebbe portato a diversa sorte perché era cambiato il vento a livello nazionale e perché a livello locale, dopo quindici anni, era maturata voglia di alternanza. Alla "ne forse è anche meglio così; 15 anni sono un tempo lungo, una generazione. Avendo una visione di servizio, dico che tutto sommato il confronto è salutare”. Ultima domanda: quali sono le soddisfazioni maggiori del suo mandato da sindaco?“Avere riaperto il Teatro Marconi dopo 28 anni e vederlo frequentato, avere ristrutturato lo stadio Valenti-no Mazzola con il campo in erba e saperlo attivo, vedere la radioterapia funzionante e ricordare l’intermedia-zione andata a buon "ne per la realiz-zazione dell’opera e tante, tante altre cose del genere. L’ultima emozione: la riquali"cazione del piazzale degli Eroi; vedere, ad opera "nita, giovani che vi giocano e meno giovani che vi passeggiano. Quella piazza è diventa-ta un luogo di incontro, uno spazio vivo. Attendo ora la manutenzione delle principali strade, progetto che ho coltivato per due anni e che mi avrebbe fatto piacere vedere realiz-zato ma lungaggini burocratiche lo hanno impedito. Così come la vi-deo-sorveglianza delle zone sensibili della città; un’iniziativa "nanziata dal Ministero dell’Interno che ho seguito personalmente recandomi più volte a Palermo. San Cataldo è divenuta ne-gli anni una bella cittadina. Grande merito va al mio predecessore; con i suoi dieci anni di amministrazione e i miei cinque la città ha cambiato volto. Auspico che il collega com-mercialista Franco Raimondi, al di la delle diverse posizioni politiche, pos-sa proseguire l’opera e il cammino di crescita”.

www.ilfattonisseno.it24 Luglio

Fatti & Curiosità

Caltanissetta come ogni città ha i suoi talenti più o meno noti. Uno di questi è sicuramen-

te Maurizio Tomasello, una !gura umana poliedrica che coniuga al suo interno due diverse anime: quella del medico veterinario che ama gli ani-mali e quella estrosa del pittore, con una passione sfrenata per l’arte, per le sfumature di colore, per un sapiente tocco di spatola sulla tela. Un accosta-mento che può apparire magari inu-suale ma che il 53enne nisseno puro sangue, sposato e papà di due ragaz-ze, da 17 anni fa vivere in un’unica persona. “Gli animali sono il mio pri-mo amore tanto che, dopo il diploma al liceo classico, ho scelto veterinaria e in questo settore inquadravo tutto il mio futuro. Una mattina però mia moglie mi disse che voleva acquista-re un quadro: dato il costo elevato, le dissi che quel dipinto che lei deside-rava glielo avrei realizzato io. Da lì, confrontandomi con la tela bianca scoprii dentro di me questa passione per l’arte”. Un’escalation continua che ha portato Maurizio Tomasello, da autodidatta, a raggiun- gere più volte impor-tanti tra-g u a r d i : nu m e -

rose mostre allestite e apprezzate in varie parti d’Italia e non solo, presenza costante in prestigiose gallerie, nonché, solo per citarne un paio, un premio città di New York e uno Torre Ei"el di Parigi. A favo-re di Tomasello ha giocato anche il consenso di gran parte della critica importante. “Un giorno mi telefona un avvocato a cui Sgarbi aveva dato il compito di contattarmi perché era interessato a vedere le mie opere, alcune delle quali le aveva già nota-te presso l’hotel “Suite d’autore” di Taormina. Sono andato a Salemi ed è stata una grande soddisfazione in-contrare una delle !gure più autore-voli della critica d’arte italiana, quale è Sgarbi, e ricevere da lui in persona i complimenti per le mie creazioni”. “Maurizio Tomasello è l’artista che rende più !orito il mondo”, così l’ha infatti etichettato u#cialmente Vit-torio Sgarbi. Fondamentale per un artista è poi l’ispirazio-ne. “Mi limito a riempire con il colore la tela bianca perché su di essa vedo già il quadro prima di cominciare a di-pingere. Protagonisti delle mie opere sono soprattut-to i paesaggi tipici del

nostro entroterra, dato che ho un amore s f re n at o

per la S i c i l i a . Per lavo-ro viaggio quasi gior- nalmente da Caltanissetta ad Enna ed è proprio osservando ciò che mi circonda durante questo tragit-to che spesso trovo l’idea per un’ope-ra. Ecco infatti che !umi, dighe, laghi

vengono catturati dal mio sguardo e rielaborati in un quadro. Alcune volte invece l’ispirazione viene di notte: mi alzo dal letto e mi metto a dipingere. Non sono mai contento di quel-lo che faccio, sono molto critico e per questo mi ca-pita spesso di cominciare qualcosa e poi di cambiarla totalmente in corso d’ope-ra”. Dai quadri di Toma-sello però i protagonisti del paesaggio siciliano, come l’erba, i !ori, i colori intensi, sembrano venir fuori dalla tela e potersi toccare con mano. Qual è la peculiarità del pittore nisseno? La cosid-detta “arte a spasso”. “Ad un certo punto mi sono detto: bene, tutti apprezzano i miei quadri, sono belli ma restano chiusi tra le quattro mura di una casa o di un u#cio e bi-sogna invece farli uscire. Così ho pensato di immortalare la mia arte su delle borse: in pratica, consegno il mio qua-dro ad un borsetti!cio di alta moda di Pietraperzia che me lo riconsegna sotto forma di accessorio femminile. Una grande idea che è stata mol-

to apprezzata soprattutto da quelle donne che vogliono

essere uniche nello scegliere il pro-prio look, che amano l’arte, che sono ra#nate e a cui piace di-stinguersi”. Maurizio Tomasello però non ha pensato solo al gentil ses- so. “Speri-mentato il suc-cesso

delle borse, ho pensato di coinvolge-re anche gli uomini nella mia produ-zione artistica. Sono riuscito, in altre parole, a fare di una striscia di tessu-to, quale può essere una cravatta, un quadretto: così è nata questa altra piccola forma di arte a spasso pensata indubbiamente per degli uomini un po’ estrosi e di buon gusto”. Dunque un artista in cui il classico si coniuga col moderno: non solo quadri, in cui un paesaggio rurale viene bloccato all’interno di una cornice, ma anche borse e cravatte, protagoniste pure di particolari installazioni. Gli attrezzi del mestiere? “Ho una quarantina di spatole e tanti colori: adoro il giallo, il rosso, l’arancio, particolari tonali-

tà di rosa, verde, blu e viola. I miei quadri preferiti sono però in bianco e nero”. La vena artistica Maurizio Tomasello l’ha probabilmente eredi-tata dagli avi. “Mio zio, il fratello di mia mamma, nonché mio padrino, disegnava davvero molto bene e di lui custodisco molti lavori, così come del fratello di mio padre che era inve-

ce un poeta molto apprezzato. Le mie !glie mostrano interes-

se per l’arte. Tutte le vol-te in cui mia moglie di-

sprezza un quadro che sto realizzando, questo ottiene

un grande successo, mentre, quando esprime parere positi-

vo, per scaramanzia, tolgo tutto e ricomincio da capo”. Il laboratorio

creativo del pittore è un locale in via Dante Aligheri, nonostante casa sua resti il primo luogo di esposizione dei suoi quadri. “In circa 20 mq di cuci-

na ce ne sono ben 18, per non parlare poi di quelli che riempiono la scala. E’ bello essere pagato per la propria arte e sapere che le proprie creazioni riempiono gli ambienti più prestigio-si non solo di Caltanissetta ma anche di altre parti del mondo. Non ricordo tutti i quadri che ho dipinto ma se mi capita di rivederli è come incon-trare dopo tempo un vecchio amico. Sono convinto che il problema della di"usione delle mie opere sia legato al loro costo, ma d’altronde sono cre-azioni di un certo prestigio e valore. Penso comunque che non vedrò la mia fama e che magari quando non ci sarò più si parlerà di me e divente-rò famoso”.

Arte e natura

di Leda Ingrassia

Maurizio Tomasello

...che passione

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Se la vita di ognuno di noi po-tesse essere descritta attraverso una paronomasia, quella del

personaggio in questione potrebbe tranquillamente essere riassunta con: “dalle stalle alle stalle”. Giuseppe, ul-trasessantenne e noto personaggio

mussomelese, di questa annomi-nazione non ha mai né so!erto né tantomeno recriminato. Ha sempre vissuto la sua vita con la "loso"a che il tutto e il nulla sono solo concetti e che il senso del possesso va di pari con la percezione della mancanza. Per raccontare la sua vita probabil-mente ci vorrebbe un’intera enciclo-pedia e forse non basterebbe nean-che. In sintesi il tutto è riassumibile in due sole parole: cibo e carte. Per i cino"li, Giuseppe potrebbe essere tranquillamente paragonato ai per-sonaggi di Ugo de “La grande abbuf-fata” e a Franco de Regalo di Natale. Un giocatore di carte professioni-stache, "no a quando le risorse eco-nomiche glielo hanno permesso, ha

“cal-cato” i tavoli verdi dell’intera provin-cia di Caltanissetta ed Agrigento con l’innata freddezza classica di chi, volendo usare una metafora, non ha mai avuto nulla da perdere nonostan-te la posta in gioco sia stata sempre altissima.Già perché Giuseppe, no-nostante la mancata alfabetizzazione non ha mai avuto problemi di inter-pretazione, né di lettere né tantome-no e soprattutto di numeri. Il gioco delle carte è stato il "lo conduttore di una vita dove, vincite esorbitan-ti e perdite astronomiche, sono state

i l contralta-re di un personaggio quasi unico nel suo genere. Lui, di umili origini e con un bagaglio di vita in cui non sono mai mancati colpi di scena, dai deliri di onnipotenza alla depressio-ne da “scon"tta bruciante” è entrato di diritto nella storia di questo pae-se (ovviamente non quella dei libri) per aver vissuto realmente il pathos di quella che è poi diventata la sto-ria cult delle perle cinematogra"che di Pupi Avati. Infatti, la vigilia di un Capodanno di circa 30 anni fa, quel-lo che doveva essere il “pokerino” veloce tra amici prima del cenone, si trasformò nei fatti in una delle più grosse vincite di Giuseppe nella sua lunghissima storia di giocatore pro-fessionista. Infatti, la partita andò ad oltranza "no alle prime luci dell’alba quando, incuranti degli intermina-bili botti che sancivano la "ne del vecchio e l’inizio del nuovo anno e assuefatti e risucchiati in un turbi-nio di emozioni e sentimenti con-trastanti, i giocatori si alzarono dal tavolo senza nemmeno preoccuparsi di farsi gli auguri. Giuseppe, con lo stesso aplomb che lo aveva contrad-distinto qualche ora prima quando era “sotto” di parecchie decine di milioni delle vecchie lire, si alzò proprietario di alcune automobili e con un conto in banca da nababbo. Diversa la storia del suo avversario che, da proprietario di una avviatis-sima concessionaria di automobili si alzò sommerso dai debiti e con non altra soluzione se non quella di scomparire per u n tempo relativa-mente lungo dalla storia di que-sto paese. Ma Giuseppe non ha riportato-solo vincite esorbitanti. Q u a l c h e volta, nel suo perso-nalissimo cartelli-no, ha annota-to anche per-dite apocalittiche. Come quando (racconto voxpopuli) in una sola sera agli inizi degli anni 90, perse l’astronomica cifra di un miliardo e mezzo di lire, dovendo cedere le stesse proprietà che aveva vinto qualche anno prima. Ma Giu-seppe è anche famoso non solo per le carte ma anche per la sua “fame da lupo”. Rimane negli annali della storia quando, agli inizi degli anni ’80, in un caldo ed afoso primo po-meriggio d’estate, Giuseppe entrò nel sempre a!ollato e mitico “Bar Quartara”. Nel mentre racconta-

va del suo lauto quando luculliano pranzo arrivò sul bancone del bar un vassoio stracolmo di succu-lenti ed invitanti cannoli. Uno dei giovani presenti, considerando la fase di digestione e soprattutto vo-lendo provocare Giuseppe, lo s"dò a#nché mangiasse tutti i cannoli contro una considerevole somma in denaro. Ad un certo punto, ci fu una diversità di opinione tra i due scommettitori, sul numero di can-noli mangiati. Il giocatore di nascita è professionista in ogni occasione. Dopo un attimo di tentennamento e di incertezza Giuseppe, per dirime-re ogni controversia, rilanciò su un piatto apparentemente a favore del suo avversario: “Nessun problema, ricominciamo da capo!!!”. Fu quella l’ennesima scommessa vinta da Giu-seppe. Oggi, l’ultrasessantacinquen-ne ex giocatore professionista, vive la sua vita di pensionato con lo stile e la parsimonia che contraddistingue tutti coloro che faticano a sbarcare il

lunario. Qualche “peccato di gola” Giusep-

pe ancora se lo concede. Come quando ultimamente gli è stato chiesto cosa mangiasse a mezzo giorno. Lui ha risposto: “nulla di particolare, solo un po’ di mizzanu (ziti) e qualche uovo. Solo nel tardo pomeriggio si è scoperto che di pasta ne ha man-giato 800 gr più il condimento e di uova “appena” 30. Ovviamente il tutto senza pane. Perché Giuseppe, alla linea, ……ci tiene!!!!!

di Osvaldo Barba

Giuseppe, il povero riccouna vita per il gioco

Fatti & Vallone

La storia vera di un miliardario ritornato tristemente povero tra luculliani pranzi e poker al cardiopalmo

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SUTERA-Torna anche quest’anno la “corsa dei carrozzoni” giunta oramai alla quarta edizione. Un successo che cresce di anno in anno e che suscita grande.La gara si è svolgerà in via Roma e Piazza Zucchetto. Lo scorso anno alla competizione hanno partecipato una trentina di ragazzi, tra cui molti sutere-si e qualcuno proveniente dal Vallone.Il percorso era alquanto impervio da a!rontare: infatti non sono mancate le cadute. La gara è stata vinta da Davide Collura, con un tempo sotto i sedi-ci secondi, riuscendo a laurearsi per la terza volta consecutiva campione in questa specialità, precedendo Gero Zucchetto ( 2° classi"cato) e Paolo Difrancesco (3° classi"cato).Inoltre è stato assegnato il premio Migliore Caduta a Paolo Buttaci e il premio Migliore Carrozzone a Giuseppe Consiglio e Salvatore Di Carlo.Il torneo è organizzato da l’A.S.D. Soter e la Sutera Corse, con il patrocinio del Comitato Altoplatani e con la collaborazione dell’Amministrazione Comunale.

MILENA-Il “paese delle rob-be”…nel pallone. Già, il cal-cio a Milena impazza e dopo aver presentato l’omonima squadra in Prima categoria, il Milocca in Seconda cate-goria, in vista della prossi-

ma stagione, potrebbe anche avere una squadra di calcio femminile militante in uno dei campionati di categoria, ancora da stabilire tra laserie D e la Prima divisione. Lo ha a!ermato il presidente del Milocca Piero Venturelli: «Molto dipenderà dalla scelta del campionato da disputare, se di calcio a 11 o di calcio a 7. Intanto le ragazze di Mi-lena fanno sul serio e sotto

la guida di Teresa Cassenti e Melissa Provenzano, stanno continuando a lavorare e ad allenarsi in prospettiva di una loro partecipazione ad uno dei prossimi campionati di calcio femminile di categoria.

Ecco i nomi delle “intrepide” ragazze del Milocca: Carola Palumbo, Giada Palumbo, Flavia Nola, Irene Ingrao, Gloria Saia, Dalila Cipolla, Rosetta Mattina,, Emanuela Garlisi, Maria Alessia Ferli-si, Noemi Mattina, Monica Manta, Roberta Garlisi, Chia-ra Garlisi, Rossella Angilella, Rossella Palumbo, Miriam Manta e Maria Pia Proven-zano.

Non ci avevo mai fatto caso come il signi-"cato intrinseco di alcune parole o frasi spesso coincida con la visione immedia-ta di un fatto o di un luogo. Stavo cercan-do il signi"cato della frase “Cattedrale nel deserto” e trovo che: “..è tipicamente un’opera (spesso a carattere pubblico) realizzata in un contesto non sviluppato economicamente o socialmente. Ten-denzialmente viene costruita con l’idea di sviluppare una zona depressa ma, il più delle volte, si rivela unicamente un dispendio di denaro. Non è escluso però che, soprattutto nel campo edilizio, una cattedrale nel deserto possa trasformar-

si in un Duomo. Esempio tipico può essere la città di Pretoria in Sudafrica, nata dall’inserimento di una delle più grande aziende di estrazione di carbone (e successi-vamente diamanti) del mondo nel territorio e subito dopo sviluppatasi "no al milione di abitanti. Naturalmente esistono molti casi contrari a quanto ac-caduto a Pretoria. Mussomeli, per esempio, potrebbe en-trare di diritto nel Guinness dei Primati per le innumerevoli cattedrali nel deser-to. Una fra le tante è l’Auditorium che, per de"nizione (dal latinoaudire, sen-tire) è un luogo costruito per ospitare

concerti, eventi e spettacoli di contenuto musicale. Il termine designava in origine la parte semicircolare del teatro greco. Si può dunque “delinquere” non solo sulla forma ma anche e soprattutto sul conte-nuto, trasformando quella che in teoria doveva essere un’opera d’arte nel “Duo-mo della spazzatura”? Molti sono gli esempi di architettura scellerata e di ope-re in uno stato di abbandono perenne. Ma quella che più morti"ca, per la storia e soprattutto per l’indi!erenza totale sia amministrativa che politica, è il vecchio ospedale “M.Longo”. Nel 1868 Giacomo Longo, prossimo alla morte, lasciò il suo

patrimonio per la costruzione di un ospedale a Mussomeli. La costruzione ebbe inizio nel 1870; nel 1887 il prospetto era già completato (data scritta nel timpano) ma l’ospedale ven-ne inaugurato nei primi anni del secolo scorso, per restare in funzione "no al febbraio del 1956. Qualche lustro fa, la struttura fatiscente e in eviden-

te stato di decadimento, fu sottoposta ad un accurato restyling che gli ridonò lu-stro e decoro. Molte le idee allora circa un suo probabile quanto imminente uti-lizzo. Poi di nuovo il silenzio. Due anni fa circa, la struttura in procinto di "nire tra i beni immobiliari a disposizione del-la Regione per poi verosimilmente essere by-passati a qualche società o imprendi-tore di comodo, è stata inclusa in poletra

i beni da ristrutturare dall’Assessorato alla Salute per un importo di 2 milioni e 550 mila euro circa per la trasformazione in casa per anziani. Ad oggi la struttura è nuovamente in uno stato di abbando-no, dimenticata da tutti. Ma quello che appare più incredibile è che le cattedrali nel deserto di Mussomeli sono abitate da fantasmi. Se Pasquale Messina, sto-rico guardiano del castello, ha assistito per la prima volta alla materializzazione del fantasma di Guiscardo de la Portes, un uomo giovane e bello arrivato in Si-cilia nel 1392 al seguito di re Martino per sedare alcune rivolte, negli ultimi quattro lustri molti sono i commercian-ti, comuni cittadini, imprenditori che si sono trovati vis-a-vis con “ectoplasmi”. Infatti, per uno strano fenomeno di “pa-rapsicologia deretana”, scienza meglio conosciuta come “paraculismo acuto” , costoro hanno visto scomparire quelle che "no ad un attimo prima pensavano essere, boutiques, ostelli della gioventù, agriturismo, fabbrica per lavorazione e trasformazione delle mandorle, ristoran-ti, alberghi e chi più ne ha più ne metta, in “squallidi” quanto inguardabili villini, case di abitazione privata, garage, case di campagna. Quello che davvero meravi-glia è che queste apparizioni-sparizioni, nonostante siano state avvistate da tan-te e tante persone, non siano mai state denunciate alla società di spiritismo, nonostante esistono i ghost hunterossia persone dedite allo studio dei fantasmi, con metodi più o meno scienti"ci o pa-ra-scienti"ci. Lo scopo dichiarato dei ghost hunter è in genere cercare di esaminare in modo più neutrale e preciso possibile i documenti che ha in proprio possesso, a volte re-candosi in determinati luoghi etichettati come luoghi di apparizioni. La conclu-sione di tutto questo? Credo che sia rias-sumibile in una storica frase di Gesualdo Bufalino: “Fra imbecilli che vogliono cambiare tutto e mascalzoni che non vogliono cambiare niente, com’è di#cile scegliere!”

O. B.

Mussomeli, tra fantasmi ed “incantesimi” è il paese del mistero

Quarta edizione per la corsa dei carrozzoni a Sutera

Le ragazze del Milocca parteciperannoad un campionato di calcio u#ciale

Apparizioni e “sparizioni” in un fantasmagorico contesto

In alto una foto dell’ospedale di Mussomeli.A destra l’auditorium

Brevi dal Vallone

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Il caso Vassallo e il “processo dei veleni”Convocati a Enna nel tenta-

tivo (inutile) di assicurare un po’ di serenità al di-

battimento, i giudici della Corte d’Assise di Caltanissetta entrano in aula facendosi largo con le mani. Ci sono i fotogra! all’assalto e la stampa, nazionale ed estera. C’è la buona società nissena al completo, notabili e rampolli dell’aristocrazia locale. C’è uno sciame di signore eleganti che sprizzano curiosità morbosa da tutti i pori. E c’è lei, Assunta Vassallo, tailleur nero e occhiali da sole, ormai più che qua-rantenne ma ancora a"ascinante: è accusata d’aver avvelenato il ma-rito, il notaio Rosario Raimondi, dopo sei anni di relazione con un cugino, Raimondo Gangitano. A difenderla è il romano Bruno Cassinelli, uno dei penalisti più gettonati a livello nazionale, aiu-tato dai nisseni Vincenzo Vizzini e Michelangelo Salerno. La madre e il fratello del defunto, invece, han-no rinunciato a costituirsi parte civile, ma fanno sapere attraverso i propri legali – Alfredo De Marsico, Giuseppe Alessi e Filippo Siciliano – che la loro decisione non nasce certo da un ripensamento circa la colpevolezza della donna, quanto piuttosto dalla volontà di assecon-dare la richiesta dei due !gli del Raimondi a non in!erire sulla loro madre. E’ il 10 maggio 1955: comincia il “processo dei veleni”, approdo a"annoso di un’istruttoria lun-ga e tormentata, epilogo per certi versi incerto di uno dei gialli più appassionati della Sicilia del do-poguerra. Anche perché sulla base del “fatto” si innestano via via una serie di clamorosi colpi di scena. Il primo dei quali risale al 30 agosto 1948. Il funerale del notaio è !nito da poco e nel viottolo alberato che sale al campo santo di San Cataldo, grosso centro agricolo in provin-cia di Caltanissetta, c’è tutto il pa-ese. Improvvisamente la vedova si getta sulla bara del marito e grida: “Perché mi hai lasciato?”. Subito ri-sponde il fratello del morto: “Basta con questa commedia. L’hai am-mazzato tu!”. Assunta sviene. Ma l’indomani è lei stessa a confessare tutto ai carabinieri: ha avvelenato Rosario, colto da un attacco di angina, con la stricnina. Perché? Per gelosia, perché aveva scoperto una tresca con una certa Carlotta di Roma. Così, con questa prima confessione poi ritrattata dalla stessa Vassallo, si apre una vicen-da giudiziaria che metterà in luce non soltanto le speculazioni scien-ti!che sulle viscere e sugli oggetti del defunto, sull’uso dei veleni e sui solventi usati per intercettarli, ma anche la vita degli ambienti mon-dani e salottieri di una provincia

dell’entroterra siciliano. Ma faccia-mo un passo indietro.A Caltanissetta, il notaio e la mo-glie (nati e cresciuti entrambi a San Cataldo), si trasferiscono dopo il matrimonio. La famiglia di lei è una delle più prestigiose della pro-vincia (un cugino nunzio aposto-lico, uno zio sottosegretario agli esteri ai tempi di Mussolini e poi podestà di Caltanissetta e senato-re). Per questo, da bambina, As-sunta frequenta il “Sacro Cuore” di Palermo, uno dei collegi più esclu-sivi dell’isola, prima di !danzarsi con Rosario Raimondi, un giova-notto sveglio e rampante (non no-bile ma assai ricco) che vuole fare il notaio. Quando si sposano, alla !ne degli anni venti, lui ha 27 anni, lei 16. Eppure s’infrangono presto i sogni di Assunta. Che trascorre le sue ore ricamando, leggendo, fre-quentando le signore della Calta-nissetta-bene, indossando abiti co-stosissimi e organizzando incontri mondani e di bene!cenza. E’ di-ventata ormai un’avvenente donna di classe alla quale non manca nul-la, se non l’amore che ha sempre desiderato. Il notaio infatti la tra-scura, preso com’è dal lavoro, dal gioco, dai viaggi e dalle scappatelle sempre più frequenti. Raimondi si è fatto subito strada nel capoluogo nisseno e ha aperto uno studio in pieno centro cittadino, proprio a pochi passi dal “circolo dei nobili”, di cui diventa un assiduo frequen-tatore. Ogni giorno è sempre la stessa musica: esce dallo studio ed entra al circolo, giocando a poker !no a notte e fumando

senza

tregua. E’ una ciminiera il no-taio, di sigarette (rigorosamente americane) ne fuma più di ottan-ta al giorno. Tanto che nel ’46 per poco non ci lascia la pelle: attacco da tabagismo. Ma, una volta salvo, Raimondi riprende a fumare. Più di prima. E due anni dopo, la sera del 27 agosto, dopo aver bevuto un ca"è al bar Ginevra, si accascia per

terra e l’indomani muore, tra atro-ci dolori, dopo aver vomitato pure l’anima, mentre gli amici tentano di aprirgli la bocca con un calzascar-pe per fargli ingoiare la medicina. Colpa del fumo, dunque. Finché le accuse pubbliche del fratello alla vedova e la confessione di Assunta non fa scoppiare il “caso”. Del resto la relazione adulterina della donna era da tempo sulla bocca di tutti (e una volta persino il marito le ave-va fatto una scenata). Il Gangitano – che nel ’42 era andato ad abita-

re sotto l’appartamento dei coniugi Raimondi – aveva inon-dato subito la cugina di attenzioni galanti e calienti cui lei non era più abituata. I due divennero amanti; e Assunta trovò !nalmente il vero amore, o forse soltanto la passione

che acceca e rende schiava: il gelo-sissimo amante la costringeva a ri-nunciare alla vita in società, minac-ciandola di lasciarla se solo avesse ritardato a rispondere al telefono. Eppure la storia col Gangitano – che al processo apparirà persona scialba, dimessa e di poche paro-le – !nisce poche settimane prima della morte del notaio. In ogni caso, dopo la scenata al cimitero e la confessione della ve-dova, la Procura decide di disporre l’autopsia del povero Raimondi. Assunta, sempre più vulnerabile,

viene interrogata e conferma la precedente deposizione, precisan-do però di non aver agito per ge-losia ma per pietà, visto che non c’era più speranza per il marito morente. Successivamente dirà che le dosi somministrate erano tanto piccole da non poterne causare la morte e a"ermerà di essersi costi-tuita ai carabinieri per paura della vendetta del cognato. Ma nel frat-tempo arriva l’esito degli esami in corso a Palermo sui reperti cada-verici e su alcuni oggetti del nota-io. Ed è di nuovo colpo di scena: i risultati sono tutti negativi, non c’è traccia di stricnina, dunque la morte del Raimondi è da addebi-tare al tabacco. Di qui il dilemma: perché la Vassallo si è accusata di vene!cio? Sta di fatto che prima di archiviare il caso, il magistrato inquirente de-cide di far e"ettuare una super pe-rizia a Firenze, nella clinica tossi-cologica più famosa d’Italia. E così, le lenzuola intrise di vomito, il bic-chiere dal quale il morto ha preso le medicine partono alla volta della Toscana. Ma il pacco sigillato giun-ge manomesso e inspiegabilmente ritrovato dopo alcune settimane in un vecchio armadio dell’u#cio corpi di reato. Non !nisce qui. Per-ché quando !nalmente arriva il re-sponso !orentino, ecco l’ennesimo colpo di scena: la stricnina c’è. E pure abbondante. Col risultato che fra i periti palermitani e quelli !o-rentini scoppia una violentissima polemica. Che diventa addirittura pedante in sede processuale, in cui non si parla d’altro che di solven-ti e soluzioni, etere e cloroformio, accertamenti chimici e tecniche di avvelenamento. Mentre intanto si consuma lento il dramma di una donna sola. Assunta Vassallo - in-ternata nel manicomio di Aversa e rinviata a giudizio nel 1954 - verrà condannata in primo grado, in ap-pello e in cassazione. Dovrà aspet-tare un bel po’ prima di ottenere la grazia richiesta.

di Salvatore Falzone

“Gli amanti” di Botero

sotto l’ombrellone

www.ilfattonisseno.it30 Luglio

Chi non ha mai trascorso al-meno un pomeriggio o un dopo cena nella gelateria “Il

Cremino”? E’ difficile rinunciare, soprattutto d’estate, al gelato e al Cremino ce n’è davvero per tutti i gusti: per chi segue una dieta ferrea, per chi, purtroppo, ha un intolle-ranza alimentare o per chi non può mangiare troppi zuccheri. Quello che per noi nisseni rappresenta, non solo, un’istituzione del gelato, ma anche un punto d’incontro e ritrovo per i più grandi e per i più piccoli, vanta alle spalle una tradizione di famiglia che si è trasmessa da padre in figlio. Abbiamo incontrato Stefa-no Marotta, titolare dell’attività, che con la maestria di un “alchimista” ci ha raccontato la sua storia e tutto quello che del gelato si dovrebbe sa-pere, ma non si sa. Da quante generazioni vi traman-date l’arte del gelato?Sono nato a Canicattì nel 1956 e fac-cio questo lavoro da quan-do sono nato, mia mamma mi ha partorito sui sacchi di farina. Mio padre emi-grò all’età di 23 anni per andare a Milano dove, negli anni ’30, diventò capo pasticciere da Angelo Motta, pri-ma che il marchio fosse comprato dalla multinazio-nale Nestlè. Poi tornò in Sici-lia e aprì una pasticceria, la prima vera pastic-ceria a Canicattì, la più im-portante fino agli anni ’80. Poi mio padre abbandonò. Io sin da piccolo ho lavorato nell’attività di famiglia intraprendendo, poi, la strada della rappresentanza di prodotti per pa-sticceria, che da ormai 22 anni è il

mio lavoro e mi porta ogni anno a girare tutta Italia. Decisi di andare via dalla pasticceria di mio padre perché non vo-levo fare il pasticciere, mi stancava la farina, l’impastare, forse in un certo senso non ne potevo più.Lei è stato spetta-

t o r e attivo, gra-zie all’attività di suo padre prima e il suo la-voro dopo, dei cambiamenti che

nel corso del tempo hanno interessato i procedimenti e le

strumentazioni per fare il gelato, cosa

ci può raccontare a proposito?

Il modo di fare il gela-to è cambiato molto nel

tempo. Prima dell’avven-to delle vetrine con l’espo-

sizione a vista, c’era il gelato cosiddetto a pozzetto dove i

pozzetti con il gelato erano immersi nella salamoia, quin-di acqua e sale, per mantene-re la temperatura bassa. Era un gelato pesante che non aveva overrun (incremento in volume di una miscela per

gelato ndr). In questo processo più la bilanciatura è perfetta più il gelato è stabile, lo vedi asciutto, non lucido. È cambiato,inoltre, il sistema di ven-tilazione da un freddo statico, che rendeva il gelato molto duro, ad un freddo ventilato, oggi, che lo man-tiene morbido. Il gelato oggi è mi-gliore rispetto a quello del passato, è più leggero e più buono, ma di contro paghiamo lo scotto che, an-che se cerchia-mo di fare un prodotto bio naturale, si

ha sempre a che fare con degli addi-tivi. Ricordo che mio padre faceva il gelato con latte intero,amido di fru-mento, zucchero, buccia di limone e vaniglia, questo era il gelato.Overrun, bilanciatura. Sentendola parlare utilizza molti tecnicismi sembra quasi non si stia parlando di gelato, dunque, non è semplice così come può sembrare. Dove ha

imparato?Ho sempre avuto una passio-ne tecnica nei confronti del mondo dolciario. Ho lavorato con grandi maestri del gelato

mondiale come Luca Caviezel e ciò mi ha permesso di acquisire

nozioni sul campo come il perché del residuo secco e della bilanciatu-ra nel gelato, i valori esatti. Il gelato è matematica. Bisogna scindere le due cose: la pasticceria è arte, il gelato è matematica. Ad oggi posso dire di conoscere a 360° gradi la materia prima; è fondamentale avere un’eti-ca professionale perché acquistia-mo e manipoliamo m a t e r i e prime e

Gelatoche passione

di Gaia Geraci

A sinistra la pasticceria di famiglia a Canicattì (1956).Il giorno della prima comunione di Stefano Marotta (1966). A destra la signora Filomena Lana, mamma di Stefano

Fatti & Gusto

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dobbiamo conoscere la qualità di queste per i no-stri clienti. L’artigianalità è una cosa, la conoscen-ze delle materie prime è un’altra. Si può essere bravi artigiani, ma se non si conosce bene la mate-ria prima il risultato non sarà buono.Si può distinguere un gelato veramente arti-gianale da uno che ma-gari di artigianale ha solo l’insegna fuori?Per il consumatore può risultare difficile distin-guere un gelato artigianale da uno industriale. Ad esempio, molti uti-lizzano il latte in polvere, non che non sia buono, però ci sono diversi tipi di latte in polvere, come quello ad uso zo-otecnico ovvero per i pastoni degli animali d’allevamento, che è lo scarto. Con il latte in polvere si può fare un gela-to anche buono ma, di certo, è diverso il ri-sultato per chi utilizza, come qui da noi, lat-te fresco e puro. Il gelato è come le c i l i e -gie, se è buono e legge-ro, uno tira l’altro. Più c’è conoscenza e più mangiamo bene tutti quanti, dovrebbe essere così in ogni settore alimentare.Il settore del gelato sente la crisi?La crisi c’è e si sente, ma nel nostro

settore il consumo continua ad es-serci perché è un bene rifugio nel senso che chi si sente stressato ri-esce ad appagarsi con il consumo di dolci, è qualcosa che difficil-mente la gente si fa mancare. Sta avvenendo una selezione naturale con la chiusura di molte attività del settore; troppe per una cittadina di circa 60.000 abitanti. Non è più il tempo dell’improvvisazione, biso-gna conoscere bene il mestiere che si fa. Ho fatto questo lavoro perché lo avevo nel sangue. Sono un por-tatore sano di qualità, perché non

c’è nulla da fare, la qualità è quella che vince e l’utente finale la rico-nosce.Parlando del passato e del pre-sente, ricorda un evento o un

aneddoto particolare?Certamente è stata

una soddi-sfazione la nostra

p r e s e n -za per 5

anni sul G a m b e r o

Rosso come una delle mi-

gliori gelaterie siciliane. Non

ricordo, però, un evento in par-

ticolare, ma un in-sieme di ricordi, di

clienti, di amici che mi hanno sempre so-

stenuto. Al Cremino sono passate diverse

generazioni, a gennaio 2013 saranno 25 anni di

attività. Posso dire, sim-paticamente, che alcune genera-zioni sono cresciute a pane, Nutella e gelato del Cremino.

Sono 10 ettari di terreno col-tivato ad uva,con una pro-duzione di 15.000 bottiglie

all’anno. “Sono ancora un po’ poche per cercare di agganciare il mercato tanto concorrenziale” dice Michele Sollami “ ma la nostra azienda ha un potenziale produttivo di circa 150.000 bottiglie, bisogna solo ave-re tanta pazienza, passione e spirito di sacrificio”. Titolare ,insieme ai due fratelli e il padre della azienda Cantine Sollami, situata a borgo Torretta,vicino la contrada Presti-anni, Michele mi accoglie come solo i siciliani sanno accogliere: ti-mido e forse anche diffidente. Ma appena iniziamo a chiacchierare e lui capisce che non sono una ne-mica ma ,al contrario sto cercando di dare visibilità alle aziende del nostro territorio nisseno, ecco l’al-tra faccia della Sicilia scaldarsi un po’, arrossire, e lasciarsi andare ad un appassionato sfogo. Non sia-mo abituati ad essere imprendito-ri di noi stessi, siamo sempre stati soggetti a dominazioni straniere quindi ogni piccolo imprenditore che si rispetti avanza con i piedi di piombo,speranzoso ma pratico. “Se dobbiamo essere realisti non possiamo essere ottimisti” dice Mi-chele. Un modo di vedere sincero e genuino ma tipico di chi si scontra tutti i giorni con la cruda realtà e con una visione del futuro non sem-pre rosea. La sua azienda a condu-zione strettamente familiare,a parte gli altri due fratelli Fabio e Pierlui-gi e il padre, conta un solo dipen-dente. Certo il momento critico non permette spese eccessive,ma anche se le permettesse, è estrema-mente difficile trovare qualcuno disposto a lavorare tutto il giorno e anche la notte in vigna. “I costi di produzione sono molto alti e i margini di guadagno sono troppo bassi,soprattutto perché sono gua-dagni che vedrai solo col passare degli anni. E se non hai passione e pazienza ti scoraggi facilmente.” La loro azienda nasce intorno agli anni ’50 quando nonno Michele impian-ta vigne ad alberello di catarratto e nerello cappuccio. Nel ’70 il padre

incrementa la produzione di uve da mosto e negli anni ’90 impian-tano le nuove spalliere per il nero d’Avola, il syrah ,lo chardonnay e l’inzolia, fino a quando passano an-che all’imbottigliamento circa due anni fa, con l’ausilio di un enologo marsalese. Loro sono conosciuti anche per la fungaia (sono rarissi-me nel nostro territorio) che smista funghi in tutti i mercati generali del centro Sicilia. Hanno anche uliveti e mandorleti ma è il vino il loro im-pegno maggiore, in particolare cre-dono molto nel syrah. “Dopo diver-si esperimenti abbiamo capito che il nostro terreno è particolarmente vocato a questo vitigno internazio-nale. E noi dobbiamo assecondare la vocazione del terreno. Anche se la quantità sappiamo già che sarà nettamente inferiore a quella del Nero d’Avola”. Invece lo Chardon-nay hanno deciso di utilizzarlo in un blend con l’inzolia, in piccola parte solo per ammorbidire alcune spigolosità del vitigno nostrano. Gli

chiedo come gli sembra la produ-zione di quest’anno. “ Sicuramente ottima. Ma chi ci ripagherà delle grosse perdite avute l’anno scorso a causa della peronospora?” Sono i rischi del mestiere … Ma se l’anno scorso hanno dovuto faticare un po’ in mezzo al buio oggi vedono il sole e con entusiasmo tirano avanti e decidono per nuovi investimenti:

una cella frigorifera di 250mq in fase di completamento, una barri-caia che sarà pronta per il prossimo raccolto e il restyling delle etichette. A questo proposito mi ricorda che il costo di una bottiglia varia dagli 85 centesimi a 1,40! inclusi il ve-tro, l’etichetta, il tappo, la capsula. A questo costo bisogna aggiungere quello del prodotto che andrà den-tro la bottiglia, comprensivo del la-voro manuale e dei macchinari che servono per lavorarlo. Insomma ,in parole povere, una bottiglia di vino non potrà alla fine essere venduta ad un costo inferiore dei 5!, al-trimenti il guadagno non si vedrà mai! “Il problema è che,chi non è del mestiere,non si fa questi conti e non capisce il lavoro che c’è dietro una singola bottiglia” incalza Mi-chele “ è scoraggiante sentire chi si sa solo lamentare dei costi alti,che alti non sono affatto, ma sono giu-sti”. Invitiamo i non professionisti del settore ad andare a visitare le aziende una intera giornata,magari

cominciate a sporcarvi le mani con la vendemmia. “ E’ il momen-to dell’anno che preferisco, è una festa di voci e colori “dice con gli occhi che brillano” a fine giornata, si mangia e si beve tutti attorno allo stesso tavolo e si tirano le somme ridendo e giocando. Che fai vieni?” Se vengo??? Corro. Ci vediamo a settembre e siete tutti invitati.

Michele Sollami

Cantine Sollami, piccoli imprenditori crescono

PIANETA VINO NEL NISSENO. La storia di un’azienda che nasce negli anni 50

di Cecilia Miraglia

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