il fatto nisseno - giugno 2012

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Direzione Editoriale: Michele Spena - redazione: Viale della Regione, 6 Caltanissetta - Tel/Fax: 0934 594864 - Stampa: STS S.p.A. Zona industriale Vª Strada, Catania - Reg. Tribunale di Caltanissetta n° 224 del 24/02/2011 ISSN: 2039/7070 Giugno Anno II Num. 14 Poste Italiane S.p.A. - Sped. in Abbonamento Postale D.L. 353/2003 conv. N. 46 art. 1 comma 1. Sud /CL Mensile di approfondimento FREE PRESS Il primo cittadino: “Sono aperto al confronto” SAN CATALDO alle pagine 24 e 25 di C. Costanzo Rosario Crocetta annuncia la sua candidatura GOVERNO DELLA REGIONE a pagina 3 di S. Nigrelli «Il centrodestra può ancora vincere in Sicilia ma a patto che si ricompatti su un candidato». E’ tarda sera, e Rudy Maira ci accoglie nel suo studio, che si trova in via Sardegna. Scherza, è sor- ridente, e ci fa accomodare nella sua stanza. E per un’ora risponde alle no- stre domande sull’attuale situazione politica nazionale e regionale. «Alle prossime regionali vincerà chi sta fer- mo perché è più credibile». Sarà. Maira: “Punto ad un ritorno all’Ars” L’analisi dell’esponente del Pid da Roma a Palermo www.ilfattonisseno.it scrivi alla redazione: lettere@ilfattonisseno.it segue alle pagine 6 e 7 PEPPE AYALA Nisseno Doc Caltanissetta è stata protagonista, quasi “a sua insaputa”, di un grande evento nazionale. Per la prima volta dopo decenni ha avuto la possibili- tà di proporsi non come l’ultima di tutte le classiche, ma come la pri- ma del coraggio e della fatica della speranza, intorno al grande tema della contemporaneità: la comuni- cazione. Tutti coinvolti nel festival, assenti gli esponenti della “classe dirigente” Festival della comunicazione L’intervista L a grana degli alloggi popolari è sempli- cemente rinviata. Una guerra tra pove- ri annunciata che potrebbe avere esito socialmente devastante sia per gli aspiranti assegnatari di alloggi, sia per quelli che oc- cupano abusivamente gli alloggi e sia ancora per quelli aspiranti assegnatari che da poco meno di un decennio sono in graduatoria per conseguire il diritto ad una casa. Lo scorso mese di Maggio ha fatto tanto discutere la realizzazione della rotatoria in Piazza Giovanni XIII, nota anche come il “pipitone”. Abbiamo incontrato l’inge- gnere Giorgio Salamanca che ha difeso la progettualità dell’opera rammaricandosi per certi attacchi “gratuiti ed esagerati”. S i dice che il sorriso di un bambino unisca lingue e culture diverse. Sfortunatamente, però, nel mondo sono troppi i bambini ai quali la vita ha strappato via il sorriso, assieme ai loro genitori venuti a mancare per colpa di un male insidioso e devastante come l’Aids. segue a pagina 2 segue a pagina 26 a pagina 4 a pagina 8 e 9 a pagina 16 S. Mingoia L. Spitali G. Tona D. Polizzi di P. Falci di F. Falci Politica e Società Solidarietà Alloggi popolari a Caltanissetta, un dilemma Padre Sorce abbraccia i bimbi della Tanzania “La mia giovinezza a Caltanissetta, l’ingresso in magistratura, l’amicizia con Giovanni e Paolo” Ciaculli 1963, sette uomini “vittime del dovere” La rotatoria della discordia Storia & Cultura Viabilità

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mensile di approfondimento su Caltanissetta e provincia

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Page 1: il Fatto Nisseno - giugno 2012

Direzione Editoriale: Michele Spena - redazione: Viale della Regione, 6 Caltanissetta - Tel/Fax: 0934 594864 - Stampa: STS S.p.A. Zona industriale Vª Strada, Catania - Reg. Tribunale di Caltanissetta n° 224 del 24/02/2011

ISSN

: 203

9/70

70

GiugnoAnno II Num. 14 Poste Italiane S.p.A. - Sped. in Abbonamento Postale D.L. 353/2003 conv. N. 46 art. 1 comma 1. Sud /CLMensile di approfondimento

FREE PRESS

Il primo cittadino:“Sono aperto al confronto”

SAN CATALDO

alle pagine 24 e 25di C. Costanzo

Rosario Crocettaannuncia la suacandidatura

GOVERNO DELLA REGIONE

a pagina 3di S. Nigrelli

«Il centrodestra può ancora vincere in Sicilia ma a patto che si ricompatti su un candidato». E’ tarda sera, e Rudy Maira ci accoglie nel suo studio, che si trova in via Sardegna. Scherza, è sor-ridente, e ci fa accomodare nella sua stanza. E per un’ora risponde alle no-stre domande sull’attuale situazione politica nazionale e regionale. «Alle prossime regionali vincerà chi sta fer-mo perché è più credibile». Sarà.

Maira: “Punto ad un ritorno all’Ars”L’analisi dell’esponente del Pid da Roma a Palermo

www.ilfattonisseno.itscrivi alla redazione: [email protected]

segue alle pagine 6 e 7

PEPPE AYALANisseno Doc

Caltanissetta è stata protagonista, quasi “a sua insaputa”, di un grande evento nazionale. Per la prima volta dopo decenni ha avuto la possibili-tà di proporsi non come l’ultima di

tutte le classi!che, ma come la pri-ma del coraggio e della fatica della speranza, intorno al grande tema della contemporaneità: la comuni-cazione.

Tutti coinvolti nel festival, assenti gli esponenti della “classe dirigente”

Festival della comunicazione

L’intervista

La grana degli alloggi popolari è sempli-cemente rinviata. Una guerra tra pove-ri annunciata che potrebbe avere esito

socialmente devastante sia per gli aspiranti assegnatari di alloggi, sia per quelli che oc-cupano abusivamente gli alloggi e sia ancora per quelli aspiranti assegnatari che da poco meno di un decennio sono in graduatoria per conseguire il diritto ad una casa.

Lo scorso mese di Maggio ha fatto tanto discutere la realizzazione della rotatoria in Piazza Giovanni XIII, nota anche come il “pipitone”. Abbiamo incontrato l’inge-gnere Giorgio Salamanca che ha difeso la progettualità dell’opera rammaricandosi per certi attacchi “gratuiti ed esagerati”.

Si dice che il sorriso di un bambino unisca lingue e culture diverse. Sfortunatamente, però, nel mondo sono troppi i bambini ai

quali la vita ha strappato via il sorriso, assieme ai loro genitori venuti a mancare per colpa di un male insidioso e devastante come l’Aids.

segue a pagina 2

segue a pagina 26 a pagina 4

a pagina 8 e 9

a pagina 16

S. Mingoia

L. Spitali

G. Tona

D. Polizzi

di P. Falci

di F. Falci

Politica e Società

Solidarietà

Alloggi popolaria Caltanissetta, un dilemma

Padre Sorceabbraccia i bimbi della Tanzania

“La mia giovinezza a Caltanissetta,l’ingressoin magistratura,l’amicizia con Giovanni e Paolo”

Ciaculli 1963,sette uomini

“vittime del dovere”

La rotatoria della discordia

Storia & Cultura

Viabilità

Page 2: il Fatto Nisseno - giugno 2012

Una guerra che rischia di svolgersi su tre fronti. An-diamo per ordine. Un paio

di giorni addietro è stata pubblicata all’Albo Pretorio di Palazzo del Car-mine la graduatoria degli aspiranti ad un alloggio relativamente al ban-do emanato nel 2010. Precedente-mente era stato pubblicato un analo-go bando nel 2005. Gli alloggi sono quelli già ultimati al Villaggio Santa Barbara; si tratta complessivamente di una trentina di alloggi. Altrettanti ne saranno realizzati nei prossimi mesi. In entrambe le graduatorie sono presenti oltre un migliaio di famiglie che aspirano ad avere una casa. Detto per inciso gli aspiranti assegnatari che !gurano nel bando emanato poco meno di un decennio

addietro hanno dato mandato ad un legale allo scopo di tutelarsi da una eventuale assegnazione impropria a favore degli se- gnatori dell’ul-timo bando. Gli aspi-ranti ad u n a

casa ormai in città sono un esercito in continua crescita. Ci sono fami-glie sfrattate, quelli che non posso-no permettersi di pagare il canone mensile, quelli che sono stati costret-ti a lasciare la casa perché dichiarata inagibile L’accentuarsi negli ultimi anni della crisi economica ha messo in ginocchio intere famiglie che per sopravvivere, dopo aver perso il la-voro, hanno venduto le proprie case, normalmente site nel centro stori-co, svuotandolo. Questo fenomeno ha dato vita ad un vero e proprio assalto a quelle case popolari che, per un motivo o l’altro, non sono abitate stabilmente dai loro a"da-tari. A volte basta una vacanza, una convalescenza in ospedale protratta a lungo, per ritrovarsi senza mobi-

li e senza casa. Il meccanismo è ormai collaudato. Chi occupa l’ap-partamento abu-sivamente va ad autodenunciarsi e formalizza quindi la sua presenza e nonostante sia un abusivo (e la stranezza consiste proprio in questo)

gli vengono fornite regolarmente le utenze: luce, gas e acqua. Oltre un centinaio gli alloggi abusivamente occupati. Secondo la stima dell’u"-cio case popolari e dei Vigili Urbani gli appartamenti occupati abusiva-

mente sono oltre cento cinquanta che matematicamente equivale allo stesso numero di famiglie rimaste fuori dalla porta di quello che do-veva essere il proprio alloggio; il sogno mai realizzato, anzi infranto da una altra famiglia di disperati. Qualche mese addietro da Palazzo del Carmine era partita la crociata contro gli abusivi con tanto di ulti-matum che intimava agli occupanti di lasciare gli appartamenti occupati senza alcun titolo. Evidentemente nessuno si è preoccupato più di tan-to a dare seguito all’ultimatum del sindaco a cui avrebbe dovuto fare seguito l’azione d sgombero forzato

che avrebbe certamente innescato una vera e propria guerra sociale con notevoli ripercussioni di ordi-ne pubblico. Proprio questo rischio ha consigliato maggiore prudenza ed ha indotto il sindaco Michele Campisi e l’assessore alle Politiche sociali Giuseppe Firrone a chiede-re una convocazione in Prefettura del comitato di pubblica sicurezza. Parola d’ordine: massima pruden-za. Lo stesso assessore alle Politiche Sociali Giuseppe Firrone, che detie-ne anche la delega al settore alloggi popolari, per evitare disordini, pri-ma dell’incontro in prefettura aveva emanato una direttiva che prevede di sospendere ogni iniziativa in tal senso “ in attesa di valutare le azio-ni da intraprendere unitamente ai componenti il comitato di pubbli-ca sicurezza, ritenuto – scriveva Firrone - che l’assegnazione degli alloggi occupati, potrebbe creare una situazione di con#ittualità de-rivante dallo sgombero degli alloggi occupati abusivamente, con proba-bile turbativa dell’ordine pubblico”. Adesso, anzi proprio qualche giorno addietro, sono tornati alla carica i le-gittimi assegnatari a cui le famiglie abusive hanno sottratto la casa sotto il naso e minacciano rappresaglie. Meglio di ogni altro vale il brano di Don Joe e Shalbo: “sono tutti contro tutti, nessuno contro nessuno; la guerra dei poveri per il numero uno; e la metà di questa gente io non so neanche chi è; forse io non piaccio

a loro ma nemmeno loro a me; sono tutti contro

tutti, nessuno contro nessuno e ogni fottu-to giorno mi stanno attaccati al culo e la metà di questa gente io non so neanche chi

è; forse io non piaccio a loro ma nemmeno

loro a me”.

Giugnowww.ilfattonisseno.it2

La problematica delle assegnazioni è resa ancor più ardua dai residenti abusivi

Alloggi popolari,...quanti pretendenti

PIANETA CASA. Due bandi discordanti accendono le tensioni fra gli assegnatari

di Salvatore Mingoia

...Segue dalla prima

seguici su

Direzione EditorialeMichele Spena

Direttore responsabileSalvatore MingoiaCollaborazioni:

Ivana BaiuncoOsvaldo BarbaMarco Benanti

Claudio CostanzoEtico

Fiorella FalciGiuseppe Falci

Salvatore FalzoneGaia Geraci

Leda IngrassiaCecilia MiragliaSergio Nigrelli

Donatello PolizziLaura Spitali

Gianbattista Tona

Michele Spena

Redazione Viale della Regione, 6

[email protected]

Tel/Fax: 0934 - 594864info pubblicità: 389/7876789

il Fatto Qr

www.ilfattonisseno.it

Fatti & città

Page 3: il Fatto Nisseno - giugno 2012

Prima di ogni altro ha forma-lizzato la sua candidatura alla Presidenza della Regione

siciliana dopo l’annunciato addio di Ra$aele Lombardo. Spinto dagli amici del web,dagli innumerevoli attestati di stima ricevuti, dalla sua voglia di fare, di esserci e di concre-tizzare un progetto che, intanto, sia innovativo e che, poi, abbia, come presupposto essenziale, quello di rivoltare burocrazia e modo di far politica come un calzino. Rosario Crocetta, uomo Pd ma soprattutto uomo che ama de!nirsi “libero” e che é sempre stato una variabile indipendente, a Gela, é stato sin-daco per due mandati consecutivi (il secondo ottenuto con voti plebi-scitari) . Poi, tre anni fa, l’approdo all’Europarlamento di Strasburgo sempre catapultato da una valanga di consensi.Allora Crocetta, Lombardo é re-almente arrivato al capolinea o il suo modo di fare politica conti-nuerà continuerà oltre lui?“Oggi il problema lo chiamiamo Lombardo con i suoi annessi giu-diziari ma la verità é che, con lui, é tutto un sistama di fare politica che é imploso. Tutto sempre ancorato alle vecchie famiglie siciliane che hanno continuato a fare soldi per loro, alle lobbies legate agli uomini in doppiopetto dell’alta burocrazia che non hanno mai disdegnato approcci pericolosi con ma!osi o uomini contigui alle cosche. Posto

oggi, anche se ci fosse stato un altro al posto di Lombardo questo siste-ma sarebbe scoppiato fra le mani di chiunque. E, poi, parliamoci chiaro, da Cu$aro (e anche prima di lui) a Lombardo nei meccanismi che hanno guidato le cose e gli at-teggiamenti nella politica non sono mutate”.Quindi?“A questo punto ritengo si debba parlare di un progetto democratico di grande trasformazione dell’isola. Occorre che il popolo siciliano se ne renda conto e credo che a tan-tissimi livelli ci se ne stia rendendo conto. Soprattutto ai livelli medio bassi che sono quelli che maggior-mente risentono della crisi econo-mica attuale. Quelli che oggi sono

fuori da ogni circuito e che stentano in tutto perché, no-nostante professionalità, studi e buona volontà, non fanno parte di famiglie e di lob-bies. E’ brutto stare fuori da tutto e vedere pochi che, invece, continuano a godersi lo spettacolo come se nulla fosse”.La Regione Sicilia costa troppo, tanto.“Costano assai i politici e tan-tissimo la buro-crazia. Un passo indietro non lo si é fatto. Il Parlamento eu-ropeo ha dato una grande sfor-biciata ai costi. In

Sicilia se ne é parlato. Nessun gesto concreto in contropoartita che po-tesse manifestare un segnale per la gente, per i cittadini, per i contri-buenti”.Però ci sono degli appuntamenti nei quali il Pd aveva creduto e che sono stati mancati dall’attuale Governatore.“Io, per esempio, vedo che, nono-stante un referendum abbia deciso che la gestione delle acque dovesse essere pubblica, qui in Sicilia con-tinua ad essere in mano ai privati che, nonostante le risorse ci siano, continuano a fornire il servizio a giorni alterni. Nel migliore dei casi”.E poi?“Poi ho dovuto prendere atto di una non politica per quanto ri-guarda la gestione ei ri!uti. Da Cu$aro a oggi e sembra cambiato qualcosa nell’impatto che la gente ha coi propri ri!uti? Forse é andata peggio? Si é preferito non decidere nulla anche se credo che tanti Co-muni avrebbero avuto la possibilità

di risolvere taluni aspetti in manie-ra molto più pronta e decorosa”.Però, lei, in una prima fase aveva sostenuto l’appoggio del suo par-tito a Lombardo.“Solo all’inizio e per disciplina di

partito. Dopo che il caso giudizia-rio del Governatore é venuto fuori ho preso subito le distanze con di-chiarazioni u"ciali e non ho mai, da più di un anno preso parte a di-rezioni che sostenessero Lombardo e la politica del mio partito”.Gianfranco Micciché ritiene deb-ba darsi spazio al merito nell’im-mediato futuro.“Ha ragione. Ma oltre al merito, che può essere di tanti, credo che vada-

no appaiate due altre qualità come onestà e corret-tezza che in Sicilia non sono mai ste-te valorizzate ma

che, certamente, a tutti i livelli non mancano.Valorizziamo-le”.

Quella che tanti chia-mano la sua auto-candida-tura, va a coin-

cidere con una ipotesi di accordo fra Pd e l’Udc di Casini che ve-drebbe il parlamentare centrista D’Alia candidato prescelto.“Fermo restando che mi sento un dirigente del Pd, tengo a precisare che determinate scelte non possa-no essere elaborate a Roma in sum-mit fra quattro o cinque persone.Il futuro di una comunità non si può scegliere a un tavolo avulso da ogni problematica. No”.E’, quindi, venuto meno anche il suo asse privilegiato con l’onore-vole Beppe Lumia?“Tengo a precisare che nessuno può mettere in dubbio l’impegno politico e, soprattutto quello anti-ma!a di una persona come Beppe Lumia. Ai tempi in cui ero sindaco di Gela lui ha messo la sua vita a disposizione della mia in momen-ti di altissima tensione. Chi é ga-lantuomo queste cose non le può certo dimenticare. Politicamente a Lumia rimprovero una esasperata ricerca del centro politico. Oggi, invece, credo che occorra ascoltare

quello che la gente ci chiede. Io ho deciso di andare verso questa dire-zione”.La sua campagna elettorale é co-minciata da Vittoria, in provincia di Ragusa. Come mai?“Intanto perché il sindaco di quella città, Giuseppe Nicosia, é stato fra i primi ad esprimermi la propra so-lidarietà assieme al capogruppo del Pd alla provincia di Siracusa Car-melo Spataro. Poi, perché a Vittoria le sinistre hanno sempre vinto e, in!ne, forse per un fatto un pò sca-ramantico: Vittoria città come vit-toria !nale... e spero di trovare tanti e tanti amici lungo questo percorso che é appena iniziato”.

Giugno www.ilfattonisseno.it 3

Da Cu!aroa Lombardoi meccanismipolitici sicilianinon sonomutati

A Lumiarimproverouna esasperataricercadel centropolitico

Rosario Crocetta“Io candidato del web”

di Sergio Nigrelli

Fatti & Regione

Parlamentare europeo,l’esponente del Pdda Strasburgo lanciala sua candidatura.“C’è bisognodi un progettodi trasformazionedell’Isola”.

SOGNANDO PALERMO. L’ex sindaco gelese annuncia la sua corsa alla presidenza della regione

Page 4: il Fatto Nisseno - giugno 2012

Onorevole Maira, iniziamo dalle amministrative di qualche setti-mana fa: l’exploit di Beppe Grillo, il !op del Pdl e del centrodestra, la vittoria di Leoluca Orlando a Palermo. Cosa sta succedendo in Italia?Allora, cominciamo con il crol-lo del Pdl a livello nazionale: io ritengo che il Pdl cade perché Berlusconi non ha attuato alcu-na riforma quando aveva numeri di maggioranza incredibili. Poi perché, quando i problemi eco-nomici e "nanziari hanno avuto la prevalenza del dibattito socio-politico nazionale, lui non ha avuto il coraggio di sbarazzarsi della Lega, che è stata un peso per

una visione antistorica dell’Italia: la Padania non funziona, noi parliamo degli Stati Uniti d’Eu-ropa, e i leghisti parlano ancora della Padania? E poi Berlusconi avrebbe dovuto sbarazzarsi di Tremonti.Cosa avrebbe dovuto fare Berlu-sconi?Berlusconi avrebbe dovuto far cadere il governo, dimettersi, e andare alle urne senza il ricatto della Lega, liberandosi di Tre-monti con il quale per due anni è stato in contrasto. Avrà contri-buto anche il bunga-bunga ma resta un aspetto minimale nel giudizio delle persone.Torniamo alle amministrative, e al risultato di Leoluca Orlando. Cosa è successo a Palermo?Le elezioni di Palermo sono mol-to condizionate dal successo di Orlando. Solo che Orlando non lo possiamo considerare un para-metro stabile di riferimento della politica siciliana. Perché Orlando ha un rapporto con la città di Pa-lermo, che è un rapporto umora-le, è un rapporto sentimentale, è un rapporto di sensazioni, in un certo senso un rapporto irrazio-nale. Perché Orlando sarà stato un grande sindaco perché ha ri-lanciato l’immagine di Palermo, ma secondo me non è stato un buon amministratore. Adesso è chiamato a risolvere i guai che lui stesso ha creato quando era sindaco. La Gesip? Gli Lsu? Tutte queste cose sono imputabili ad Orlando. Certamente è un uomo

capace, però il successo elettora-le è un fatto emotivo nel rappor-to particolarissimo che Orlando ha con la città di Palermo.Al netto del risultato di Orlan-do, che sarà di certo drogato dal rapporto dello stesso con il capoluogo, perché il Pdl fallisce nell’isola?

C’è una giusti"cazione dal mio punto di vista. Faccio l’esempio di Palermo, che è sostanzial-mente equivalente a quello di Agrigento. In un elettorato pro-fondamente emozionato dalla presenza di Orlando, tu hai per quindici giorni un candidato, già discusso per le sue uscite fanciul-lesche (Maira si riferisce a Mas-simo Costa, prima candidato del Terzo Polo, poi di Pdl-grande-Sud-Udc). Poi improvvisamente te lo ritrovi il candidato del Pdl. Ad Agrigento, il candidato sin-daco di Angelino Alfano, prima era stato individuato dal Pd, poi diventa il candidato del Pdl. La gente queste cose le percepisce. Sarà per i social network, sarà per i giornali, sarà perché ormai si parla di politica ovunque. La gente ha una sua capacità di valu-tazione. E i segnali che sono stati inviati con le scelte di Palermo, ma anche con quelle di Agrigen-to e di altre città che andavano al voto, non sono scelte positive e rassicuranti.Stando alle dichiarazioni di Raf-faele Lombardo, “mi dimetterò il 28 luglio”, si tornerà alle urne

nell’ottobre prossimo. E’ già ini-ziato il toto-candidature. Il cen-trodestra siciliano rischia la di-sfatta anche questa volta?Si perderà alla regione siciliana se non la smettono una serie di personaggi di puntare non alla presidenza della Regione ma ad essere candidati. Perché quando

tutti questi nomi che leggiamo si autocandidano non si rendono conto che queste sono candida-ture non vincenti. Il centrode-stra può ancora vincere in Sicilia a condizione che si ricompatti su un candidato. Devi avere un

candidato, il migliore possibile, e l’unità del centrodestra. Se i can-didati sono uno, due, tre, quattro, cinque, si perde.Lei quando pensa al centrode-stra siciliano si riferisce all’asse Pdl-Pid, o sarebbe favorevole ad allargare il centrodestra a Fli, Udc ed Mpa?Io partirei dai “moderati” che hanno fatto opposizione a Lombardo, ovvero Pdl, Pid e Grande Sud. Bisogna partire da questo dato. Invece l’Udc si gioca una partita che è tutta da

veri"care perché il buon D’Alia può ipotizzare qualunque cosa ma alla "ne sarà condizionato dalle scelte nazionali di Casini.Passiamo a lei. Si ricandiderà alle prossime regionali?Penso di sì. Anche perché parto dal presupposto, potrò pure sba-gliare, io ho lavorato più di tanti

altri. Certo c’è il rischio di non superare lo sbarramento.Ma se non dovesse essere eletto

a Palazzo D’Orleans, vorrebbe ri-tornare a Montecitorio, o prova-re l’ebbrezza di varcare l’ingresso di Palazzo Madama?Tutti vorrebbero che io andassi a Roma, o alla Camera o al Se-nato. Io invece dico di “no”, e lo dico convinto. Ad una certa età se tu vuoi essere produttivo non puoi esserlo a Roma, dove c’è un lavoro massacrante. Io l’ho fatto il deputato nazionale e a Roma si lavora veramente. Poi a Palermo c’è la comodità di partire la mat-tina e tornare la sera a Caltanis-setta. Poi a Palermo l’agone po-litico è più piccolo, non diviene di#cile emergere.In"ne onorevole Maira faccia un augurio per la città di Caltanis-setta.Spero tanto che gli elettori scel-gano persone preparate al di là dell’età e del colore politico.(Raimondo Maira, classe ’46, democristiano "n dalla nascita. E’ stato per la prima volta elet-to come consigliere comunale a soli 26 anni. A 31 anni ha fatto il sindaco, è stato anche deputa-to nazionale, e per ben tre volte deputato regionale. A "ne inter-vista ci guarda negli occhi, e ci con"da:«Quando non sarò più eletto, mi dedicherò allo studio, e, sopratutto, ai miei due nipoti. Ogni volta che li guardo mi emo-ziono»).

www.ilfattonisseno.it4 Giugno

Crollo del Pdl?Tutta colpadegli erroridi Berlusconie della Lega

Mi ricandidoanche se c’èil rischiodi non superarelo sbarramento

Non intendotornare a Montecitorio,e non sognoil Senato

di Giuseppe Falci

L’INTERVISTA. L’analisi sulla situazione politica attuale del parlamentare regionale del Pid, tra giudizi e previsioni

Rudy preferisce Palermo alle avances di RomaMaira delinea il suo futuro: “Punto alla rielezione all’Ars, ma se non dovessi essere eletto sono pronto a dedicarmi ai miei nipoti”

Fatti & interviste

...Segue dalla prima

Page 5: il Fatto Nisseno - giugno 2012

Giugno www.ilfattonisseno.it 5

di Giuseppe Falci

Page 6: il Fatto Nisseno - giugno 2012

www.ilfattonisseno.it6 Giugno

E’ stato l’evento dei grandi numeri, Il Festival nazio-nale della Comunicazio-

ne che si è svolto a Caltanissetta per tre settimane, su iniziativa della Diocesi, delle Paoline e dei Paolini, per la prima volta in Si-cilia e per la prima volta per più di dieci giorni: 15 concerti, 8 in-contri con gli autori, 3 mostre di arti !gurative, 15 giornate di stu-dio e forum tematici, 15 musical e performances teatrali, stages, laboratori ed esperienze di con-templazione, e le due messe so-lenni in Cattedrale trasmesse in diretta da RAI 1 e Rete 4.Caltanissetta è riuscita ad o"rire di sé un’immagine positiva, dina-mica, fattiva, anche come luogo di ri#essione, grande bacino di

una domanda di spiritualità che include una domanda più quoti-diana di senso, di prospettiva, di orientamento esistenziale.Ogni Comune della Diocesi ha ospitato almeno un evento, e Cal-tanissetta ha vissuto un’esperien-za di conoscenza e di ri#essione di grande qualità, con relatori di rilievo nazionale, che hanno af-frontato tutte le tematiche che interessano il nostro territorio con analisi, proposte e compe-tenze preziose, concretezza ed insieme, !nalmente, capacità di “visione” del contesto e della prospettiva in cui i nostri pro-blemi sono vissuti.“Silenzio e Parola: cammino di evangelizzazione” è stato il !lo conduttore del Festival, dal mes-saggio di Benedetto XVI per la Giornata Mondiale delle Comu-nicazioni Sociali: binomio fon-dativo di una comunicazione che sappia essere presenza di pen-siero e autenticità di relazioni, capacità di costruire legami so-ciali, profondità di lettura della società ed e$cacia nella costru-zione di risposte comunitarie ai

problemi, superando la sterilità degli individualismi e delle visio-ni unilaterali, legate alla difesa di interessi particolari e lontane dal bene comune.L’economia e il lavoro, (dalla cooperazione produttiva al mi-crocredito), la legalità come ca-pacità di parlare dell’indicibile in terra di omertà, l’informazione

come comunicazione della ve-rità e presupposto di una vera democrazia, le parole della po-litica restituite di senso a partire dall’esperienza di Moro e Dos-setti, la salute come diritto par-tecipato e le nuove dipendenze virtuali, l’amore come epicentro positivo del sistema delle rela-zioni umane : questioni pesanti

come macigni, emergenze quoti-diane reali, tanto vere da rima-nere spesso “invisibili” nel circo mediatico della comunicazione virtuale, più portato ad enfatiz-zare l’e$mero, a spettacolarizza-re il particolare inin#uente, per evitare la responsabilità di una lettura critica della società e dei suoi problemi.Grande presenza dei laici, (mi-nore quella dei chierici), a tutti gli eventi del Festival, a partire dal Forum Interreligioso che ha sviluppato il dialogo intorno al nodo che silenzio e Parola rap-presentano per tutte le religioni monoteiste.Di grande rilievo anche gli spet-tacoli, con centinaia di giova-ni di tutti i Comuni del nostro territorio, protagonisti di una grande kermesse di musical, sa-cre rappresentazioni, recital, in collaborazione con grandi nomi dello spettacolo religioso (Clau-dia Kohl, Carlo Tedeschi, Rino Farruggio): una generazione di ragazzi capaci di esprimersi, di uscire dall’emarginazione del si-lenzio con i linguaggi del corpo,

della musica, della danza, con professionalità, con entusiasmo, capaci di rompere gli stereotipi della “periferia” in cui viviamo per misurarsi ad alto livello.Ma Caltanissetta è anche la città degli ossimori, delle contraddi-zioni: presente e attenta, incurio-sita, tanta gente comune, lavora-tori, intellettuali, professionisti, quanto clamorosamente assenti le istituzioni politiche e civili del territorio, (se non per sporadiche comparsate di convenevoli).A dialogare con gli economisti, con i banchieri del credito coo-perativo, con i magistrati, con i docenti universitari, non c’erano gli esponenti della “classe diri-gente” del territorio, né tantome-no le loro proposte o le loro idee: “gli ultimi di tutte le classi!che” probabilmente sono proprio loro, e il loro silenzio assordan-te è stato solo la certi!cazione di un’assenza, l’omissione recidiva di una responsabilità quotidiana e storica.Anche questa constatazione però può generare una positività, a cominciare dall’invertire la ten-denza, tipicamente nissena, all’ auto#agellazione e al pessimi-smo autoassolutorio, e segnare un primo passo in avanti di un percorso di rigenerazione: dopo tanti anni di afasia, un pensiero “forte”, la cultura cattolica ita-liana, ha proposto alla nostra ri#essione un ventaglio di temi e di piste di elaborazione e di

Il loro silenzio assordanteha certi!catoun’assenzaquotidianae storica

Festival della Comunicazionel’evento snobbato dai politiciSuccesso perla manifestazionenazionaleorganizzata dai Paoliniin collaborazionecon la Diocesi.

L’ evento in città

Dal 14 al 27 maggio,Caltanissetta

è diventata capitaledella comunicazione

sociale in Italia. Grande partecipazione

di ogni ceto.assente purtroppo la classe dirigente

di Fiorella Falci

...Segue dalla prima

Aperto tutti i giorni dalle 9,30 alle 18,30

Contattaci per conoscere le nostre offerte specialiConvenzioni per famiglie ed enti

Info: 0934 582085 329 0174550 wind

Page 7: il Fatto Nisseno - giugno 2012

Giugno www.ilfattonisseno.it 7

approfondimento rispetto alle domande fondamentali che la nostra società esprime, (spesso senza avere neppure la capacità di esplicitarle), nel tormento di una crisi economica e morale che deve a tutti i costi trasformarsi in una opportunità di cambiamento positivo.E tutto questo è stato o"erto a noi qui, oggi, dalla nostra Chie-sa locale, con serietà e coraggio dell’innovazione, in questa peri-feria dell’Occidente, non a Mila-no o nel Nord-Est.Questa elaborazione, con tutta l’apertura della sua problematici-tà, è ora a disposizione di tutti co-loro che vorranno lavorare a co-struire, qui e oggi, un percorso di riscatto, una prospettiva concreta per il presente e per il futuro. E come l’albero si riconosce dal frutto, dalla capacità di passare dal rumore della chiacchera al

silenzio del pensiero e

alla parola della costru-

zione solidale si potrà ricono-

scere, se ci sarà, la classe dirigente di

una comunità che ha diritto di vivere e

di crescere, ma deve volerlo con tutte le

sue energie e sapersi misu-

rare in prima persona.

Non ci sono altri metodi per selezionare la classe dirigente di una comuni-tà, non ci sono altri luo-ghi se non una società da saper trasformare giorno dopo giorno, per inter-pretare autenticamente la rappresentanza demo-cratica e non per mimare una qualche rappresenta-zione del potere; non ci sono altre dimensioni “ci-viche” per dare senso alla cittadinanza e costruire il consenso, se non il co-raggio di innescare dina-miche di trasformazione, condivise ma anche con#ittuali, perché chi vuole cambiare dav-vero le cose non può pensare di accontentare tutti, né può presu-mere di fare a meno, sprezzante-mente, della storia.

Informare: voce del verbo partecipare, una buona in-formazione alimenta la de-mocrazia. Questo il senso dei due Forum che il Festival ha dedicato alla Comunica-zione, attraverso tutti i me-dia, dalla carta stampata al web.Grandi !rme dell’infor-mazione (Pepi, Morgante, Valle,Zavattaro) e docenti universitari (Petrosino, Di Caro), si sono confrontati in due giornate, focalizzando le contraddizioni di un sistema mediatico che sembra inva-dere la vita quotidiana con valanghe di notizie ma in cui non ci sono ancora regole adeguate alla responsabilità di chi, raccontando la realtà, esercita un servizio essenzia-le alla libertà di tutti.Onestà e umiltà, competenza

e scrupolo nel veri!care ogni notizia e nel correggere ogni errore sono i riferimenti es-senziali per una etica pro-fessionale che sappia servire

la verità e non il potere di turno, come ha sottolineato ancheMons. Russotto nelle sue conclusioni. Chiedersi, di fronte ad ogni notizia, cosa aggiunge al sale della democrazia e alla qualità della vita, può essere alla base di una “teoria del silenzio” che oggi manca al mondo mediatico, che non sempre seleziona le notizie valutandone anche gli “ef-fetti collaterali” sulla dignità delle persone coinvolte.Il silenzio serve molto alla verità dell’informazione: è lo spazio del discernimento, per pensare e interpretare la realtà che si racconta, aiutare a capire e non omologarsi al punto di vista dominante, o al predominio dei “dispositi-vi” telematici, strumenti più forti dei loro contenuti, che

“dispongono” l’ordine e le forme dei “contatti”, dimen-ticando che l’uomo non è una super!cie ma è sempre una profondità. F.F.

Comunicare la verità

MEDIA. Le grandi !rme a confronto

“VOCE AI SILENZI”:Claudia Koll insieme agli artisti nisseni, in una Cat-tedrale gremita e attenta, in “Voce ai silenzi”, ha dato la parola ai personaggi che nei Vangeli non parlano, secon-do il testo di mons. Russotto e di Enza e Michele Albano, sceneggiato come dramma sacro, evento clou del Festi-val “Silenzio e Parola”.

Foto di Lillo Miccichè

Page 8: il Fatto Nisseno - giugno 2012

www.ilfattonisseno.it8 Giugno

La caserma di Roccella era immersa in una borgata popolosa e periferica di Pa-

lermo, dove negli anni “60 abita-vano agricoltori e piccoli com-mercianti di frutta e verdura; dalle !nestre si vedevano gli este-si terreni gestiti dai Greco, la fa-miglia di Michele, detto il “Papa”.Il Comandante di quella piccola stazione era il maresciallo Calo-gero Vaccaro, 25 anni di servizio, 4 di prigionia in guerra, una car-riera che da Naro, il suo paese na-tale, lo aveva portato in luoghi dove si stava tranquilli; ma nel 1955, dopo una bella esperienza a Livorno, era prevalsa in lui la vo-glia di tornare in Sicilia.C’era un posto di Maresciallo scrivano alla Tenenza di Misil-meri, paese complicato per farci il Carabiniere; in quel periodo al comando della vicina Compa-gnia di Corleone era arrivato un Capitano di nome Carlo Alberto Dalla Chiesa, che si era messo in testa di ria"ermare la presenza dello Stato, laddove comandava-no i “don” che non si chia-mavano ancora “boss”.Il maresciallo Vac-caro, d’accordo con sua mo-glie Calogera Alaimo, si tra-sferì a Misil-meri e

dopo sei anni ottenne la promo-zione a maresciallo capo; gli toc-cava una stazione e i suoi supe-riori gli a#darono quella di Roccella.Poteva sembrare facile la vita del Comandante in quella borgata dove tutti lo salutavano ossequio-si e volevano o"rirgli il ca"è, ma il maresciallo Vaccaro sapeva cosa davvero si muoveva attorno a lui. Amorevole ma austero, redargui-va il !glio Ignazio, che, con la baldanza dei suoi 11 anni, andava in giro in bicicletta e poteva tro-varsi in situazioni non adatte al !glio di un carabiniere. Succede-va di tutto a Roccella; arrivavano mezzi rubati, avvenivano incon-tri strani, piccola e grande delin-quenza incrociava discretamente le sue vie nelle trazzere e nei giar-dini che circondavano il quartie-re per discutere, fare a"ari, mi-nacciare o intimidire.

Quando Ignazio gira-va e si imbatteva in situazioni che confer-mavano i timori del padre, se la dava a gambe, un po’ per paura di quello che aveva visto, un po’ per paura dei rim-proveri del genitore;

e, tornato in caser-ma, si rifugiava

nella compren-

sione complice di qualche giova-ne carabiniere al quale racconta-va tutto, ricevendone la promessa che nulla sarebbe stato detto al Comandante; il carabiniere poi andava dal maresciallo e riferiva di avere appreso da un con!den-te, che preferiva restare anonimo, alcuni fatti delittuosi meritevoli di approfondimento.Nel 1963 la ma!a per molti non esisteva, ma gli omicidi c’erano e c’erano le autobombe; noi com-memoriamo sempre le stragi del 1992 e di quelle del 1993, ma trent’anni prima ce ne sono state altre.Gli equilibri della ma!a erano pericolosamente precari e si stava scatenando una feroce guerra per il controllo dei nuovi a"ari nel settore della droga e in quello dell’edilizia.Si preannunciava l’arrivo di un $usso incredibile di denaro e, per decidere chi dovesse gestirlo e

come, si imbottivano di esplosivo le Giuliette.Il 26 aprile ne fecero esplodere una a Cinisi per uccidere il capoma!a Cesare Manzella, lo zio di quel Peppino Impastato che da allora cominciò un’esemplare ribellione contro le famiglie ma!ose e che !nì anche lui dilaniato con un esplosione l’8 maggio del 1978.

Alla !ne di giu-gno del 1963 ne avevano fatto esplodere un’altra a Villabate provocando un morto e due feriti.La mattina del 30 giugno del 1963, nella zona di Ciaculli, vici-no Gibilrossa, alcuni contadini notarono una Giulietta ferma lungo la strada di campagna che separava un cancello da una villa nella disponibilità dei Greco. Av-visarono i Carabinieri; quella zona era di competenza della sta-zione di Roccella e fu chiamato il Comandante.Il Maresciallo Vaccaro si recò su-bito sul posto. Gli aguzzini dove-vano portare la macchina forse !n davanti la villa dove era in programma un incontro riserva-to tra persone vicine ai Greco; forse qualcosa non andò per il verso giusto e dovettero abban-donarla lì.Nell’abitacolo lasciarono una bombola di gas che sembrava funzionale all’innesco; in realtà

all’interno, non visibile, c’era un ben più le-

tale esplosivo.Vaccaro portò con sé i suoi due giovani appuntati, Eugenio Alto-mare, di Cosenza, e Marino Far-delli, di Cassino; lo raggiunse an-che il maresciallo Silvio Corrao. Avvisò i superiori e arrivò sul po-sto il Tenente Mario Malausa. Il maresciallo dell’Esercito Pa-squale Nuccio, arti!ciere, era in licenza e stava facendo il bagno nelle vicine spiagge palermitane; il suo Comando lo fece rientrare di corsa, dicendogli che i Carabi-nieri avevano trovato un’auto-bomba a Ciaculli e bisognava in-tervenire. Nuccio si fece accompagnare dal soldato Gior-gio Ciacci.Questi sette servitori dello Stato sarebbero stati uniti per sempre dal più alto dei sacri!ci.Erano le 15,00 e il piccolo Ignazio Vaccaro stava dormendo nell’al-loggio di servizio del padre; un boato lo svegliò. Balzò dal letto e, con la madre e due carabinieri, raggiunse la zona di Gibilrossa, dove sapevano che il padre stava controllando una Giulietta; nel

frattempo

Fatti contro la ma!aper non dimenticare

Stor

ia &

Cul

tura

di Giovanbattista Tona

Quella ma!a che uccideva con le bombe, quando in tanti pensavano che non esistesse

La strage di Ciaculli del 1963: 7 uomini dello Stato “vittime del dovere”

Il Maresciallo Calogero Vaccaro

Page 9: il Fatto Nisseno - giugno 2012

il fratellino più piccolo, Alfonso, ri-mase ad at- tendere.L’esplos ione era avvenuta a circa 1 km dalla caserma e aveva avuto un raggio di 200 metri.Arrivarono davanti al cancello dal quale si dipartiva la trazzera e il piccolo Ignazio vide lo sfacelo.Fu un attimo: qualcuno si avvici-nò, gli tappò gli occhi con la mano e lo allontanò. Ma Ignazio riuscì a divincolarsi e, salito su un muretto, riuscì a vedere la scena: un corpo crivellato che sembrava quello dell’appuntato Fardelli, al-cuni carabinieri che raccoglieva-no dei brandelli umani e li mette-vano in un secchio, il padre che doveva essere lì ma che lui non

riusciva a vedere.In quei momenti di con-fusione sentì qualcuno sdegnato dire: “andate a prendere quei ma!osi”. E sentì qualcuno rispon-dere: “qui non ce n’è ma-!osi”.Dopo qualche giorno doveva essere nominato il nuovo Comandante di

Roccella; la vedova del maresciallo Vaccaro e i !gli dovevano lasciare l’alloggio, non avevano

più diritto a restarvi.Prepararono il trasloco, mentre sotto la !nestra

della cucina venivano ripo-sti i pezzi della Giulietta

esplosa, che per quei pochi ma interminabili giorni restarono

sotto i loro occhi. Tornarono a Naro per avvalersi della solida-rietà dei parenti. Alla signora Calogera toccò la pensione del marito, pari a 270.000 lire, un encomio solenne in cui, non esistendo ancora la ma!a, il maresciallo e gli altri servitori dello Stato venivano de-

!niti “vittima del dovere”, e una somma di denaro che in loro so-stegno fu raccolta per iniziativa dei giornalisti delle testate di Pa-lermo.So"rendo ma lottando Calogera Alaimo Vaccaro allevò i suoi !gli e li sostenne negli studi. Ignazio partecipava ai concorsi e, per far-lo accedere ad una categoria ri-servata, lo quali!cavano “orfano di guerra”; in e"etti suo padre era stato ucciso per via di una guerra di ma!a, ma guerra si poteva dire, ma!a invece no.Dopo anni di silenzio, nel 1995,

la signora Calogera fu invitata a Roma alla festa dell’Arma dei Carabinieri e andò. Fu accolta con tutti gli onori e i più alti u#ciali le chiesero come le andavano le cose. Lei, che non ave-va mai chiesto ma che non era disposta a dare risposte compia-centi, disse che andava male, che aveva sof-ferto molto e che era rima-sta da sola a sostenere il peso della famiglia con una pensione che dopo 30 anni era di-ventata di 370.000 lire.Dinanzi alla di-

gnitosa protesta di

quella donna coraggiosa nessuno seppe pro"erire parola; le fu mes-so subito a disposizione un u#-ciale per ricostruire tutta la vi-cenda, !nchè non si accorsero che il maresciallo Vaccaro era vit-tima di ma!a e i suoi familiari avevano diritto a ben altri rico-noscimenti e sostegni.Il 30 giugno di quest’anno, a 49 anni dalla strage di Ciaculli, il maresciallo Vaccaro e gli altri set-te servitori dello Stato, morti in-sieme a lui, riceveranno a Paler-mo dal Presidente della Repubblica Napolitano la Meda-glia d’oro al merito civile per l’ec-cezionale impegno e l’esemplare iniziativa, assunta “nonostante il

clima di forte tensione per il ri-schio di possibili attentati

ma!osi”.

Giugno www.ilfattonisseno.it 9

Nella pagina accanto (in basso) una foto che ritrae Il maresciallo Vaccaro con la moglie Calogera Alaimo ed uno dei !gli in occasione del compleanno. A !anco alcuni articoli di giornale e la prima pagina della “Domenica del Corriere” del 7 luglio 1963.

La copia del vecchio encomio solenne del 31 ottobre 1963 che recitava: “cadeva vittima del dovere”

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www.ilfattonisseno.it10 Giugno

Fiero di essere nisseno e da sempre coerente nel riven-dicare i suoi natali a Cal-

tanissetta. Aver fatto parte di un segmento della storia giudiziaria italiana che ha rappresentato una svolta nodale per lo sviluppo dello stato tricolore e della sua coscienza civile. Raccontiamo, anzi proviamo a raccontare, il vissuto di Giuseppe Ayala. Un aneddoto che rappresenta una nitida istantanea. “Ero sottose-gretario al Ministero di Grazia e Giustizia durante il governo Prodi 1 e mi diedi la regola che il rappresentante del governo doveva partecipare a tutte le se-dute del senato – narra il giudi-ce – per il mattino nessun pro-blema ma ripresentarsi lucidi ed e!cienti alle 15:00 era arduo. Io appena s’interrompevano i lavori alle 13:00, mi precipitavo a casa; pranzo veloce, bicchiere di vino e riposino. Puntuale e carico mi ripresentavo nel pomeriggio. I colleghi si recavano al ristorante, pranzavano in maniera lucul-liana e poi passeggiavano sino all’ora della seduta. Un giorno un collega leghista mi chiese come facessi, ad essere sempre puntua-le e vigile”. Il narratore, esempla-re nell’utilizzo della parola, si fer-ma, sorride, attende con sapienza che la nostra curiosità raggiunga livelli ragguardevoli e poi con-clude: “Collega io sono nato a Caltanissetta e noi lì siamo tutti così, mi dispiace per te che sei di Varese!”. Adesso riavvolgiamo il nastro e ripartiamo dall’inizio. Ricordi preziosi, in bianco nero,

conservati gelosamente nella memoria del nostro prestigioso interlocutore: ”Io sono nato a Caltanissetta e vi ho vissuto sino al conseguimento della maturità presso il liceo classico Ruggero Settimo, ossia il 1963. Ci tengo a sottolinearlo. Vivo a Roma da anni e tutti lì sono convinti che io sia palermitano; ogni volta devo puntualizzare e ribadire la mia nissenità”. “La mia era una vita normale, fatta di grandi pas-siate al collegio. Praticavo molto sport; fui campione provinciale per due anni di seguito seppur in

due categorie diverse. Indimenti-cabili le s"de con il liceo Eschilo di Agrigento. La scuola era un’au-tentica palestra di vita. Ricordo il professore d’italiano (in seguito senatore del partito socialista) Arnone che concedeva a noi alunni straordinarie occasioni di confronto dialettico e di apertura già molto prima dei mitici anni ’68”. Fluiscono i ricordi, si ricom-pongono i frammenti dell’adole-scenza che segnano inevitabil-mente ed indelebilmente la vita di ogni uomo. “Ripenso alla pro-fessoressa di latino e greco, Ma-ria Picardo. Non sono mai riusci-

to a darle del lei, neanche quando no-vantenne si trasferì a Roma dai "gli – riemerge il sorriso ironico – è stata l’unica donna al mondo che mi ha fatto provare terrore”. Arriva, il momento degli amici: “Mio cugino Pietro Ayala, per me come un fratello; il povero Renato Longo, gioielliere, scom-parso quattro anni fa; Pietro Di Benedetto che persi di vista e che poi ad una cena a Roma non si presentò perché ruppe l’auto. Ga-briella Alessi e poi di San Catal-do, Livrizzi e Maiorana che non vedo dai tempi del liceo. Il pros-simo anno per il cinquantesimo della maturità, vorremmo orga-nizzare una riunione”. Finisce il liceo ed arriva il trasferimento a Palermo per l’università. Aya-la precisa “Inizialmente si trattò di un problema di dimensioni, lì tutto era più grande. Passai dalla comitiva della mia città, in cui frequentavo abitualmente gli stessi amici, ad una realtà molto più mutevole, dotata di ricambi, che incoraggiava la mia indubbia natura di animale sociale”. Gli anni trascorrono veloci e s’ini-ziano a delineare le scelte pro-fessionali: “Mi sono laureato con il massimo dei voti e Girolamo Bellavista, ordinario di procedu-ra penale e principe del foro, mi chiese di entrare nel suo studio. Ero emozionato e "ero, accettai con entusiasmo. Più frequentavo il palazzo di giustizia, più mi pia-cevano i magistrati. Nel frattem-po mi sposo e divento padre a 26

anni”. La do-manda sorge s p o n t a n e a ,

sul l’approdo in magistratu-ra: “Presentai la domanda, dopo essermi consul-tato con la mia metà. A maggio, in gita a Roma con la famiglia ed i due "gli, la mattina io uscivo per a#rontare i

tre scritti, li supe-rai con il minimo dei voti. Non vo-levo farmi fregare agli orali; per tre mesi studiai senza sosta e m’imposi

con dieci in tutte le materie”. A quel punto

il racconto svela degli incroci ca-suali ma che sembrano già conte-nere gli auspici di un futuro pre-determinato. L’uditorato lo svolsi a Palermo con Rocco Chinnici. Al momento di scegliere la sede mi consultai con Gaetano Costa, riferimento della mia adolescen-za, poiché frequentavo abitual-mente la sua casa perché il "glio Michele era stato mio compagno di classe. Mi consigliò la pretura di Mussomeli”. Continuano gli eventi determina- ti dal destino che trac-ciano un sentiero quasi preferenzia-le: “Una mattina a Palermo incon-trai Gaetano Co-sta che nel 1978 era stato nomi-nato procura-tore e che mi esortò a pre-sentare la do-manda per essere tra-sferito nel capoluogo regionale. Io obiettai s u l l ’a n -z i a n i t à ma lui in-sistette”. Gaetano Costa, nisseno, fu barbaramente

assassinato il 6 agosto del 1980; il trasferimento di Ayala a Paler-mo fu deliberato dal Csm il pri-mo aprile del 1981. Il 3 settembre del 1982 è trucidato il generale Carlo Alberto Dalla Chiesa e da quella data cambiano molte cose. Giuseppe Ayala, pubblico mi-nistero, viene scelto dal giudice istruttore Giovanni Falcone. Sia-mo in piena istruzione del maxi-processo: “Io facevo il Pm ma i giudici istruttori avevano biso-gno di qualcuno di "ducia che sostenesse al meglio, durante il processo, il loro lavoro. Eravamo entrati in quest’avventura senza rendercene conto. Le scoperte e#ettuate sulla ma"a ed i suoi elementi, furono a#ascinanti e ci ripagavano di ogni sacri"cio”. Il clima diventa pesante e denso di pericoli. Il 29 luglio 1983 Rocco Chinnici (padre del pool antima-"a) viene dilaniato dall’esplosio-ne di una Fiat 127 imbottita di esplosivo davanti alla sua abita-zione in via Pipitone Federico. Il maxi processo ebbe inizio il 10 febbraio 1986 e terminò il 16 dicembre 1987: dei 475 imputa-ti - presenti e non - 360 venne-ro condannati, comminati 2665 anni di carcere e 19 ergastoli. La sentenza conteneva tutto ciò che c’è da sapere sulla ma"a. Ayala ri-corda: ”Eravamo un gruppo che si consolidò ulteriormente con l’amicizia. Con Giovanni e Paolo nacque un legame solidissimo. Nessuno ha mai piegato la schie-na e sulla paura ci potrei scrivere un bell’articolo. Oggi rimangono una grande eredità professionale e la conseguente coscienza civi-le creata dalla consapevolezza di aver portato alla luce la ma"a ed i suoi capi”.

Dalle “passiate” in Cittàal maxi-processo.Storia, ma!a e ricordi

Noi del poolnon piegammo mai la schiena.Sulla paura potrei scrivere un libro

Da giovane ero un appassionato di attletica.Sono stato due volte campione provinciale

PEPPE AYALA. Il racconto appassionato di una vita

L’intervistadi Donatello Polizzi

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Giugno www.ilfattonisseno.it 11Pagina Pubblicitaria

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Fatti & istituzioni

Un acronimo che conferisce sicu-rezza ai cittadini e preoccupazione alla criminalità organizzata. La Dia (Direzione Investigativa Antima!a), istituita nell’ambito del Dipartimen-to della Pubblica Sicurezza con la legge 30 dicembre 1991, n. 410, rap-presenta l’eccellenza dell’intelligence investigativa nazionale. Un lavoro oscuro, meticoloso, professionale che ha consentito di portare alla luce associazioni delittuose ed attività il-lecite che hanno intaccato il tessuto civile e sano della nostra società. La Dia di Caltanissetta è guidata dal co-lonnello Domenico Scillia coadiu-vato da altri u"ciali e funzionari: il Tenente Colonnello della Guardia di Finanza Emanuele Licari, il Vice Questore Aggiunto della Polizia di Stato Ferdinando Buceti, il Tenente Colonnello dei Carabinieri Letterio Romeo, il Tenente Colonnello dei Carabinieri Francesco Papa. Nume-rose per quantità e qualità le indagi-ni svolte da questo ente e da questi uomini. Sull’attività del centro ope-rativo nisseno abbiamo ascoltato il colonnello Domenico ScilliaIl Direttore nazionale della Dia ha parlato di “modello Caltanissetta”. Ci vuole spiegare in cosa consiste?<<Prima di entrare nel merito del-

la sua domanda, occorre eviden-ziare che, con le dichiarazioni del collaboratore di giustizia Gaspare Spatuzza, cambia completamen-te la prospettiva della strage di Via D’Amelio e di altri avvenimenti ac-caduti di quel periodo storico. Egli, infatti, ha fornito una versione to-talmente diversa di un importante segmento esecutivo della strage, del tutto incompatibile con le pre-cedenti acquisizioni processuali. Tutto ciò, quindi, ha determinato la necessità, per la Procura e la DIA di Caltanissetta, di rivisitare tredici anni di indagini e di processi, non-ché di ricercare nuovi elementi di prova e individuare eventuali nuove responsabilità.La Direzione Investigativa Antima-!a, quindi, ha costituito, nella sede di Caltanissetta, un nucleo investi-gativo interforze di altissimo livello professionale che, sotto il costante coordinamento della Procura Di-strettuale Antima!a, si occupasse esclusivamente delle indagini sulle stragi. La metodologia di indagine seguita dal gruppo - e da qui discen-de, con eccessiva benevolenza, la de-!nizione di “modello Caltanissetta” - è stata quella di a"ancare costante-mente i magistrati e di corrisponde-re rapidamente e compiutamente a tutte le deleghe dagli stessi conferite allo scopo di colmare quei vuoti di conoscenza che la vicenda in esame aveva fatto emergere. Si è proceduto al compimento di una moltitudine di atti di indagine; in particolare si è proceduto al riesame integrale dell’ingentissima documentazione riguardante le indagini inerenti la strage di via D’Amelio, comprese le

sentenze relative a tutti i gradi dei processi sulle strage. Come si è dipanata l’attività di in-dagine?<<Abbiamo proceduto a nume-rosi interrogatori di collaboratori

di giustizia e di tutti quei soggetti che ritenevamo potessero o#rire un contributo all’indagine. A tutto questo si sono a"ancate le attività di investigazione scienti!ca sulla Fiat 126 adoperata come autobomba e sul suo impianto frenante, l’analisi di tutti i !lmati relativi ai momenti suc-cessivi al compimento della strage per meglio ricostruire le dinamiche dell’attentato, le intercettazioni tele-foniche ed ambientali che sono state oltre. Insomma, sono state messe in campo tutte le metodologie di inda-gine che l’ordinamento italiano met-te a disposizione dell’autorità giudi-ziaria e delle forze dell’ordine>>.Quali sono gli elementi di novita’ che introduce la nuova indagine sulla strage di via D’amelio?<<Innanzitutto possiamo dire che grazie alle dichiarazioni di Spatuz-za, sono stati acquisiti importanti elementi a carico di quattro soggetti che erano !nora sfuggiti alle indagi-ni, di cui tre ritenuti corresponsabili

della strage ed un quarto del reato di calunnia. Oggi abbiamo nuovi indagati, quindi nuovi presun-ti colpevoli, ma ci sono anche le persone scarcerate alcuni mesi fa dopo essere state condannate in via de!nitiva. Dalle dichiarazio-ni di Spatuzza emerge inoltre la presenza di una persona esterna a Cosa Nostra, non ancora iden-ti!cata, nel garage in cui venne preparata la Fiat 126 utilizzata dai killer per l’attentato dinamitardo>>.Si conosceranno mai i mandanti delle stragi?<<L’impegno della Procura e della Dia di Caltanissetta nello svolgi-mento delle investigazioni è stato notevolissimo e non ha conosciuto soste; lo spirito della Magistratura e della Dia di Caltanissetta è quel-lo di cercare di aggiungere sempre nuovi elementi per arrivare all’ac-certamento pieno della verità. E’ un dovere assoluto che dobbiamo avere per onorare le vittime di quelle stra-gi>>. Colonnello, qual è la situazione della criminalità ma!osa nella no-stra provincia?<<La situazione della criminalità della provincia risulta caratterizzata dalla prevalente presenza di Cosa Nostra, alla quale sono riconducibili la gran parte degli eventi di chia-ra matrice ma!osa, strumentali al ra#orzamento delle gerarchie e del predominio sul territorio dell’or-ganizzazione stessa, in particolare nei territori di Caltanissetta, Gela, Riesi, San Cataldo, Mazzarino e Niscemi. La Stidda invece, conti-nua a conservare una certa capacità organizzativa nei territori di Gela,

Lotta alla criminalità. Tra il 2006 e il 2010 sequestrati e con!scati beni per 302 miliardi

Il “Modello Caltanissetta”è metodologia investigativaLe dichiarazioni di Gaspare Spatuzza hanno cambiato la prospettiva della strage di via D’Amelio. Rivisitati 13 anni d’indagini e di processi. Oggi nuovi indagati e nuovi presunti colpevoli La criminalità

nella nostra provincia è caratterizzata dalla presenza di Cosa Nostra

Redazione

Il comandante della Dia nissena Domenico Scillia

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Giugno www.ilfattonisseno.it 13

Mazzarino e Niscemi, consolidan-do sempre più gli accordi con le famiglie di Cosa Nostra per la spar-tizione dei guadagni provenienti da estorsioni, tra"co di stupefacenti, usura e controllo degli appalti. Su questo sfondo, i clan gelesi, che han-no de!nitivamente superato la crisi derivante dalla morte del loro lea-der storico Daniele Emmanuello, si dimostrano ancora attivi e presenti sull’intero territorio. Le strategie delle organizzazioni criminali della provincia appaiono ancora tese a non provocare un eccessivo inte-resse da parte degli organi investi-

gativi e, allo stesso tempo, appaiono improntate alle consuete condotte di ricerca di illeciti guadagni ed al loro successivo reimpiego in cana-li legali attraverso prestanome. Il dato sembra confermato dalla quasi totale assenza di eventi delittuosi eclatanti, a fronte della costante presenza di atti estorsivi e di reati connessi quali incen-di e danneggiamenti>>.Quali sono i fenomeni più preoccupanti?<<Da un lato, come detto, c’è Cosa Nostra gelese che continua a fare sentire la sua p r e s s i o n e

sugli imprenditori e sugli opera-tori economici gelesi, ricorrendo all’ormai consolidato e sistematico accordo di non belligeranza con l’opposta fazione stiddara per il controllo e la suddivisione dei proventi derivanti dalle attivi-tà illecite. Negli ultimi anni si sono registrati eventi de-littuosi di una certa gravi-tà a San Cataldo, comune che ha sempre avuto una certa “importanza ma!o-sa”, come l’omicidio del boss sancataldese Salvatore Calì alla !ne di dicembre del 2008 e del tentato omicidio del nipote Stefano Mosca. Questi due gravissimi episodi delittuosi hanno segnato una ripresa delle ostilità ad opera di un gruppo criminale, com-posto per lo più da giovani pregiudi-cati, che aveva lo scopo di acquisire il controllo delle attività delittuose eliminando i vecchi capi>>. Può darci qualche “numero” che sintetizzi la vostra attività?<<Tra il 2006 e il 2010 il Centro operativo di Caltanissetta ha ope-rato nel settore delle indagini pa-trimoniali e delle indagini giudizia-rie, con l’aggressione ai patrimoni illeciti di esponenti di spicco delle organizzazioni criminali “Stidda” e “Cosa Nostra” che operano nelle province di Caltanissetta ed Enna. Nel settore delle indagini patrimo-niali, nel periodo preso in conside-razione, il valore complessivo del patrimonio mobiliare ed immobi-liare sottoposto a sequestro o con!-sca ammonta a 302 miliardi di euro. Cifra che comprende le con!sche non ancora de!nitive - il cui valore ammonta a 286 milioni di euro - le con!sche de!nitive per un valore di 9.400.000,00 euro ed i sequestri per un importo di 5.600.000,00 euro. Nello stesso periodo sono state de-nunciate a piede libero 183 persone per reati di ma!a e ne sono state ar-restate 23 sono state tratte in arresto, sono stati e#ettuati accertamenti in

merito a 15 operazioni sospette di riciclag-

gio. Sono inoltre state monitorate 59 ditte interes-sate alla parte-cipazione degli appalti pubblici

e sono state con-trollate 131 cave per la produzione di inerti>>.

Negli ultimi anni a San Cataldo, sono avvenuti eventi delittuosi gravi.Un gruppo criminale, composto da giovani pregiudicati, vorrebbe acquisire il controllo del territorioeliminando i vecchi capi

La Stidda conserva una certa operativitàa Gela, Niscemie Mazzarino

La Divisione investigativa an-tima!a (Dia) è un organismo investigativo con competenza monofunzionale, composta da personale specializzato a provenienza interforze, con il compito esclusivo di assicura-re lo svolgimento, in forma co-

ordinata, delle attività di investigazione

preventiva at-tinenti alla

cr imina-lità orga-nizzata, n on c h é di ef-fettuare

indagini di Polizia

Giudiziaria relative esclu-

sivamente a delitti di associazione ma!osa o co-munque ricollegabili all’asso-ciazione medesima.

La Dia è stata dunque con-cepita come un organismo completamente nuovo, posto alle dipendenze del Diparti-mento della Pubblica Sicurez-za, nell’ambito del Ministero dell’Interno, destinato a uni-!care, a livello centrale, l’azio-ne delle Forze di Polizia nello speci!co settore antima!a, quale sintesi originale di espe-rienze diverse. Ciò anche in virtù della sua composizione interforze, av-valendosi di personale della Polizia di Stato, dell’Arma dei Carabinieri e del Corpo della Guardia di Finanza, nonché, per la gestione amministrativa e tecnico-logistica della Strut-tura, di personale appartenen-te all’Amministrazione Civile dell’Interno.Al vertice della Dia è prepo-sto un direttore, nominato con decreto del Ministro dell’In-

terno, scelto a rotazione tra i dirigenti della Polizia di stato (con quali!ca non inferiore a dirigente superiore) e gli uf-!ciali Generali dell’Arma dei carabinieri e della Guardia di !nanza, che abbiano maturato speci!ca esperienza nel setto-re della lotta alla criminalità organizzata. Per l’esercizio delle sue fun-zioni, lo stesso si avvale della collaborazione di due vice-direttori - ad uno dei quali è anche a"data la funzione vi-caria - che hanno il compito di sovrintendere rispettivamente alle attività operative ed a quelle amministrative.La Dia si avvale anche di un’ar-ticolazione periferica, struttu-rata su 12 Centri operativi e 7 sezioni distaccate che, attra-verso una ripartizione de!ni-ta, hanno competenza sull’in-tero territorio Nazionale.

Organismo d’indagine interforze,contro la criminalità organizzata

ORIGINI. Fu istituita con la legge del 30 dicembre 1991 n° 410

Le nuove verità su via D’Amelio sono state esternate nella conferenza stampa tenutasi presso la procura di Cal-tanissetta l’8 marzo di quest’anno, alla presenza del procuratore nazionale antima!a Piero Grasso e del direttore nazionale della Dia Alfonso D’Alfonso . Nella foto da sinistra Piero Grasso, Sergio Lari e Domenico Scillia.

La legge attribuisce al Direttore della D.I.A., sot-tolineandone il carattere di peculiarità nel con-trasto al crimine organizzato, i poteri di richie-dere al tribunale territorialmente componente l’applicazione di misure di prevenzione perso-nali e patrimoniali nei confronti di indagati di ma!osità. Tra l’altro, sempre il Direttore della D.I.A., può disporre indagini patrimoniali e proporre il sequestro dei beni dei ma!osi. Inol-tre, sono da segnalare una serie di poteri che rendono la Struttura estremamente dinamica, in grado di contrapporsi e"cacemente ad una criminalità organizzata in continua evoluzione e dai connotati sempre più $uidi e transnazio-nali.

Tra questi: il potere di accesso presso banche, istituti di credito e di intermediazione !nan-ziaria; la possibilità di e#ettuare operazioni si-mulate per indagini su gravi delitti; la facoltà di richiedere autorizzazioni per intercettazioni te-lefoniche ed ambientali a carattere preventivo.Con la D.I.A. si è dato corso ad un nuovo “mo-dello” di struttura deputata alla lotta al crimine organizzato.Essa, infatti, è in grado di interagire tra territo-rio !sico e funzionale, contrapponendosi così, strategicamente, non solo all’azione predatoria della ma!a, ma anche al tentativo di quest’ulti-ma di insinuarsi nel tessuto legale della società e dell’economia.

Gli obiettivi strategici della DIA

Il direttore nazionale della Dia Alfonso D’Alfonso

Gaspare Spatuzza

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“Il mio vuole essere un saluto ad una città che amo e apprezzo per-ché mi infastidisce quanto si parla male di Caltanissetta e mi dispiace quando a farlo sono i nisseni stes-si”, inizia così la nostra intervista al Maggiore Ettore Orfanello che ha diretto il Nucleo Tributario della Guardia di Finanza di Caltanisset-ta e il GICO (Gruppo investigativo criminalità organizzata) e che la-scia, dopo 7 anni, la sede nissena per un nuovo incarico alla Dia di Catania. Ci accoglie nel suo u!-cio circondato da pacchi, in vista del trasferimento, e non nasconde che: “Fare questi pacchi per me è qualcosa di estremamente triste”. Originario di Palermo, dove per anni ha svolto il suo lavoro pres-so il porto cittadino, ci racconta la sua esperienza nel capoluogo nisseno non solo come servitore dello Stato, ma soprattutto come uomo che ha saputo apprezzare ed amare tutto ciò che di buono una cittadina, come la nostra, sa o"rire e regalare ad occhi estranei. Lei ha guidato il Comando del nucleo tributario della Gdf nis-sena per 7 anni con un’azione in-cessante di contrasto all’illegalità che si è conclusa con una serie di importanti operazioni. Qua-li sono i risultati più importanti che pensa di aver raggiunto sul territorio nisseno?Caltanissetta è stata un’esperienza professionale esaltante. In questi 7 anni di comando abbiamo portato a termine operazioni importan-ti. Dal 2005, anno del mio inse-diamento, ad oggi, questa è una cittadina diversa. Prima era una città in cui parte della classe am-ministrativa e imprenditoriale era coinvolta in una serie di attività malavitose. Uno dei risultati più importanti è l’operazione “Doppio Colpo” che ha portato al sequestro della Calcestruzzi Spa, il sequestro preventivo più imponente mai re-alizzato dal 1982. E poi altre ope-

razioni come la già citata “Doppio Colpo”, “Doppio Colpo 2”, “Free Car”, “Triskelion”, “Terra Bruciata”, “Cane Sciolto”. Sono tutti interven-ti di polizia giudiziaria complessi che si basano su anni di indagine, di intercettazioni telefoniche e che interessano settori importanti, come quello delle estorsioni. Ab-biamo arrestato in 7 anni più di 120 persone. Tutto questo grazie alla collabo-razione di circa 40 uomini, che ho avuto l’onore di comandare e, soprattutto, grazie ad un’autori-tà giudiziaria che ci ha stimolati nella maniera adeguata. Caltanis-setta sotto l’aspetto giudiziario è un luogo di grande importanza, lo denotano le inchieste che sono state svolte e il tipo di incarichi della procura. Una procura gui-data da un uomo, il Dott. Lari, che ha un’esperienza nell’antima#a di

altissimo pro#lo. A Caltanissetta sono gestite vicende come le stragi che la rendono l’autorità giudizia-ria numero uno in Italia , le stragi sono una delle pagine più tragiche della storia di questa Repubblica. Quando si parla di forze armate, la televisione e i !lm ci hanno abituati a scene d’azione spetta-colari, cariche di suspense. Pura

!nzione o riproduzione della re-altà?Ho condotto operazioni che han-no avuto una scorrevolezza serena. Ricordo che l’arresto dei fratelli Ge-neroso, della Generoso Srl, è stata una delle operazioni più stimolan-

ti perché, mentre piantonavamo l’ingresso di un autosalone, ascol-tavamo queste persone che cerca-vano di far sparire dei documenti importanti e compromettenti, li

sentivamo con i telefoni e quindi, queste scariche di adrenalina nel tentare di bloccarli. Non riusciva-mo neanche a comunicare tra di noi poiché in quella zona le nostre frequenze radio erano disturbate. Alla #ne li abbiamo arrestati con un’operazione immediata. Sono state certamente tante le attività che l’hanno vista costan-

temente al lavoro per questa città, ma oltre l’aspetto lavora-tivo cosa le rimarrà della sua permanen-za a Caltanissetta? Io sono palermitano, ma da Caltanissetta non me andrei mai. Mi amareggia leggere sul Sole 24 Ore che questa città sia posizionata in fondo alle classi#che di vivibilità; perché allora mi chiedo come poi real-mente si viva in altre cit-tà. Oltretutto mi dispiace sentire parlare male mol-ti nisseni della loro città. Queste persone, con tutto il rispetto, le farei vivere a Palermo o a Roma dove si mette la prima marcia nel tra!co cittadino e si toglie dopo 20 km, dove c’è la po-lizia che fa servizio di ordine pub-blico all’u!cio di collocamento o all’ospedale. La serenità di Calta-nissetta viene scambiata per apa-tia, non ci si rende conto di quello che sia ha. . Un ambiente piacevole anche nell’approccio visivo che re-gala molti angoli verdi ben curati. Anche sotto il pro#lo economico mantiene delle punte notevoli. Ad esempio, con 10 euro ci si può per-mettere di andare a mangiare una pizza, quando in altre città ci vuole esattamente il doppio, questo già rende la qualità della vita migliore, un po’ più accessibile. Unica critica va fatta alla mancanza di struttu-re e locali adeguati dove i ragazzi possano divertirsi. È normale che poi i giovani arrivino ad odiare la loro città perché non hanno cosa fare. Questo può divenire causa di distrazioni diverse, non sane.Ha espresso il suo dispiacere nel sentire i nisseni parlare male del luogo in cui vivono. Ma che idea si è fatto sul cittadino nisseno?

Penso che il nisseno

sia più mite del l’appar-

tenente alla grande città. Mi colpisce molto che nei 7 in cui sono stato qui non ho mai as-sistito per strada ad un lite tra due persone. Nel mio lavoro ci sta di conoscere tutto e il contrario di tutto e, di conse-guenza, ho cono-sciuto anche chi meritava le ma-nette. Mi sono reso conto che a Caltanissetta tante persone mi hanno fre-

quentato per quello che sono e non per quello che rappresento, e questa è una cosa che va a merito delle persone che mi si sono avvicinate in maniera disinteressata.Per concludere le poniamo una domanda tipica marzulliana: se-condo lei si lavora per vivere o si vive per lavorare?Sicuramente vivere per lavorare. La grande passione della mia vita è stato il mio lavoro e, perché no, anche la Juventus. Sa quante vol-te, amichevolmente, appro#ttando del mio grado ho in#erito sui miei collaboratori interisti? Faccio par-te di quella rarissima categoria di persone che si alzano la mattina e sono felici di quello che fanno. Ho sempre lavorato con passione ed impegno a costo anche di sacri#-care la mia vita privata. Il mio la-voro è stato l’aspetto più importan-te della mia vita insieme alla mie #glie e alla mia compagna. Penso di aver dedicato molto al lavoro forse più di quanto avrei dovuto.

“Caltanissetta mia città adottiva”lo dice il maggiore Orfanello

di Gaia Geraci

Io sonopalermitano ma da Caltanissettanon me ne andrei mai, è una cittàche amo

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La rotatoria della discordia. L’oggetto misterioso collo-cato in piazza Giovanni

XXIII ha scatenato una polemica, ricca di humour e cospicui foto-montaggi, cittadina di proporzio-ni inimmaginabili. Abbiamo vo-luto parlare del “pipitone” e delle rotatorie in generale che, secon-do leggende metropolitane, avrebbero terreno fertile nella nostra città, con l’ingegner Gior-gio Salamanca padre putativo del trullo e di molte delle opere che regolano la si-curezza nei nostri incro-ci. “Intanto mi preme rile-vare che le rotatorie non le ho inventate io! Ve lo ga-rantisco – esordisce simpa-ticamente Salamanca – sono lieto della fama assunta dall’opera collocata all’incro-cio di viale Trieste anche grazie agli straordinari fotomontaggi che hanno inondato facebook. Mi hanno, però, infastidito note-volmente e questo lo voglio sot-tolineare, le accuse alla mia pro-fessionalità e le infondate ipotesi in merito alla presunta mancanza del rispetto dei criteri si sicurez-za. Queste sono a!ermazioni fal-se e non corrispondenti al vero”. Ab origine, la rotatoria “incrimi-nata” era stata ritenuta assoluta-

mente conforme alle norme dall’ordinanza della polizia mu-nicipale n°94 del 9 maggio del 2012; successivamente fu tran-sennata per ordine del nuovo co-mandante dei vigili urbani Vin-cenzo Nucera, nel giorno del suo insediamento in città (18 mag-gio). In realtà ciò avvenne giac-ché l’ingegner Salamanca non poté essere contattato perché fuori sede. Anche la successiva costruzione del piccolo cordolo a girare, è stata decisa nel corso di una conferenza di servizi per ra-gioni di opportunità e per evitare ulteriori, sterili polemiche. Il no-stro interlocutore, si dimostra un vero amante delle rotatorie e di tutta la storia ad essa attinente; le prime notizie risalgono ai tempi dei romani: mitica, la rota-toria costruita

d i fronte alle ter-

me di Diocleziano. La na-scita delle rotatorie si colloca ide-almente in Francia, all’epoca di Luigi XIV noto come Re Sole. In quel periodo il reggente era solito concedere con grande facilità ti-toli nobiliari agli amici che fre-

quentavano Versailles (circa ven-timila persone). Il problema nasceva agli incroci per le carroz-

ze: il diritto di precedenza era sancito dall’importanza del titolo ma s’innescavano sovente dei con"itti feroci fra nobilitati dal re e nobili di famiglia. Spes- so le discussio-

ni de-generavano in

duelli; per risolvere il proble-ma furono edi#cate le rotatorie. Salamanca, con dovizia, ci illu-stra le statistiche concernenti i vantaggi derivanti da queste co-struzioni che ornano le nostre strade. Maggiore sicurezza che si traduce in riduzione dei punti di con"itto da trentadue ad otto, dell’incidentalità di oltre il 50%,

dei tempi di attesa (ad esem-

pio rispetto ai sema-fori) del 70%, dell’inquina-mento acustico ed atmosferico. Inoltre le nuove rotatorie (modello pipitone che pren-dono spunto dagli studi e dalle idee di Giulio Mater-

nini, uno dei maggiori esperti europei di rotatorie) costruite in tal modo per lasciare libera la vi-suale ad altezza di auto, riducono del 40% le collisioni fra veicoli, dell’80% i danni alle persone e del 90% gli incidenti gravi e mor-tali. Salamanca a!erma: “Nessun dubbio sull’utilità e l’economicità delle rotatorie. Voglio ad esempio raccontare che La Provincia di Treviso ha investito 500 milioni di euro nel “Progetto Rotatorie”

ed ha inaugurato oltre 250 nuove rotatorie in meno di dieci anni”. I dati sopra elencati hanno, anche, una rilevanza economica enor-me: un decesso per incidente stradale costa alla collettività cir-ca 256mila euro, con la riduzione delle morti di oltre la metà è faci-

le quanti#care quale risparmio realizzi lo stato. Salamanca

DESIGN E ROTATORIE. La sicurezza stradale in città assume forme inusuali

di Donatello Polizzi

La vicenda relativa all’opera di Piazza Giovanni XXIII, ha scatenato un’intensa polemica cittadina.Alla ribalta presunti... esperti di rotatorie !

Salamanca, il papà del trullo: “Si ai fotomontaggi divertenti, no alle critiche gratuite”

Il pipitoneforse è brutto ma certamenteconforme alle norme sulla sicurezza

“Nella pagina di sinistra, la prima versione della rotatoria. In alto la foto nella versione attuale.Sopra, uno dei tanti fotomontaggi che i nisseni hanno pubblicato su facebook

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“Aiutatemi a far rivivere questa città ed a farla diventare un gio-iello. I nisseni di buona volontà sono tanti ed aspettiamo anche i vostri suggerimenti”. Vincen-zo Nucera, nuovo comandante della polizia municipale di Cal-tanissetta insediatosi il 18 mag-gio, ci accoglie nel suo u$cio con questo propositivo ed otti-mistico slogan. Sorridente, de-terminato, vulcanico, mostra un entusiasmo contagioso: “Sono un formalista, quando si espleta una funzione che pre-vede l’uso dell’uniforme, quest’ultima deve essere sem-pre indossata. Ho voluto in-nanzitutto che fosse completata la fornitura del vestiario in do-tazione al corpo. Da lunedì (18 giugno) la nostra divisa dovrà rappresentare un punto di rife-rimento per i nostri cittadini. Ho reputato opportuno tirare fuori dall’armadio le radio, non più usate da circa cinque anni; è stato pagato il canone per il ponte radio che è stato riparato e ripristinato, inoltre stiamo per acquistare le batterie ed i microfoni da spalla. Qualcuno ha obiettato l’esistenza dei tele-fonini ma ovviamente com’è fa-cile intuire non è la stessa cosa in termini di rapidità ed opera-tività”. Durante l’intervista non si ferma mai un momento; do-

cumenti da #rmare, indicazioni da impartire, immancabili i Ray-Ban color tabacco. Notia-mo una certa somiglianza con il mitico Frank Poncharello, in-terpretato dall’attore Erik Estra-da, protagonista della serie di tele#lm Chips che raccontava le avventure di due agenti in mo-tocicletta della California Hi-ghway Patrol. Il comandante vanta un patrimonio ed un’espe-rienza professionale davvero notevole. Ha svolto il servizio di leva come u$ciale dei cara-binieri al Dodicesimo Batta-glione, allorquando la Legione Palermo era comandata dal co-lonnello Dalla Chiesa. Nel 1976 vinse il concorso (per titoli ed esami) come vicecomandante

della polizia municipale di Agrigento; mansione che ha ri-coperto sino al 1994. Poi è di-ventato il comandante del cor-po, rimanendo in servizio sino al 2006. “Iniziamo con lo sfata-re il mito dell’automobilista nisseno come indisciplinato – dichiara Nucera - io vivo in questa città da circa tre anni e posso testimoniare che gli au-tomobilisti locali sono più at-tenti che in altre città. Anche il tra$co può essere considerato percentualmente scorrevole con le normali problematiche che si trovano anche in altri luoghi”. Due problemi sono però evidenti agli occhi del co-mandante: “ Ho notato invece,

con grande preoccupazione, la scarsa percentuale di utenti delle due ruote che indossano il casco e poi altrettanto rilevante e cospicua appare il numero di coloro i quali utilizzano il tele-fonino, mentre guidano, senza avvalersi dell’auricolare o del vivavoce”. Non mancano i pro-blemi a forte connotazione nissena: la situazione di piazza Garibaldi che di notte si trasforma in un parcheggio e la chiusura del centro storico per i lavori ine-renti alla “Grande Piazza”. Il numero uno dei caschi bianchi ha la risposta pron-ta: “ Ho già #rmato ed invia-to all’amministrazione un progetto per i servizi not-turni che contem-periamo con il sot-tonumero dei nostri agenti. Sia chiaro, non è una scusa. Il servizio sarà espletato oltre i normali orari, ossia an-che oltre mezza-notte per atten-zionare la movida nottur-na nissena che esiste. Tentare di risolvere il problema ine-rente, l’invasio-ne di auto in piazza Garibal-di – incalza il comandante – Vogliamo an-che intensi#ca-re i controlli per prevenire gli in-cidenti del week-end spesso causati dall’alcool e dagli stu-pefacenti”. Sul centro sto-

rico, l’opinione è netta e deline-ata: “Ho fatto un giro a piedi per la stada a’foglia. Bellissimo, spettacolare, mi è apparso un po’ abbandonato a se stesso. Le viuzze laterali traboccanti di auto, pochi negozi. Credo che vada rivalutato ma un passag-gio determinante anzi fonda-

mentale è l’incremento dei parcheggi”.

Automobilisti nisseni indi-sciplinati at-tenzione, Vin-

cenzo Nucera è …On the road.

D. P.

Gli automobilisti nisseni sono mediamente disciplinati. Note dolenti: in pochi utilizzano il cascoin tanti il telefonino mentre guidano l’auto.Servizi di pattugliamentoe controlloin piazza Garibaldi

I dati sono esempli!cativi:incidentalità -50%,tempi di attesa -70%danni a persone-80%mortalità -90%L’ingegnere:“felice di progettarle”

Servizi notturni e tanto entusiasmo. La ricetta del neo comandante dei vigili

Appello ai cittadini:“aiutateci ad aiutarvi. Utili anche i vostri suggerimenti”

“conclude: “Nonostante facebook, le critiche talune ironiche e diver-tenti, altre di presunti colleghi forse un po’ gratuite, sapere che con una rotatoria da me realizza-ta si può riuscire a salvare anche una sola vita, mi ripaga di ogni cosa. Sono felice di svolgere que-sto lavoro e lo porto avanti con entusiasmo”.

Nella pagina di sinistra, la prima versione della rotatoria. In alto la foto nella versione attuale.Sopra, uno dei tanti fotomontaggi che i nisseni hanno pubblicato su facebook

VINCENZO NUCERA. La divisa verrà indossata da tutti gli agenti, un chiaro segno distintivo

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www.ilfattonisseno.it18 Giugno

Ci sono storie che dalla Calta-nissetta di oggi, intorpidita ed in cerca di identità, qua-

si non ti aspetti ed invece toh che per caso mi imbatto in un altro bel primato della cittadina nissena. La nostra città ha dato infatti i natali ad uno dei più importanti progettisti

aeronautici dell’aviazione mondia-le. Proprio così, non tutti (purtrop-po) sanno che ad aver progettato velivoli utilizzati per oltre 30 anni a formare piloti di tutto il mondo è proprio un progettista nato a Calta-nissetta. Lui è Giuseppe Gabrielli, classe 1903, !glio di ferroviere, bril-lante studente che inizia a formarsi subito nell’ambito dell’ingegneria aerospaziale, si laurea al Politecni-co di Torino, dove insegnerà e dove attualmente esiste un area dedicata alla sua !gura ed ai suoi progetti. Lavora dapprima alla Piaggio e poi viene chiamato in Fiat, dove l’avvo-cato Agnelli valorizza il suo talento assumendolo nel 1931 e dandogli spazio di sviluppare le sue doti di grande ingegnere. Il primo proget-to fu Fiat G.2 nel 1932, seguono il più veloce velivolo bimotore da trasporto passeggeri dell’epoca nel

1 9 3 7 e via via tanti

altri. Morale Gabrielli realiz-zò i più veloci e potenti caccia ita-liani della Seconda guerra mondia-le, sicuramente all’altezza, se non superiori, ai più quotati e famosi caccia alleati del periodo, divenen-

do il protagonista della ripresa e del rilancio dell’attività aeronautica italiana, allora praticamente ine-sistente. Il suo capolavoro è il Fiat G.91 che verso la !ne degli anni cinquanta, divenne il caccia leggero della Nato. Una storia a"ascinante quella di Gabrielli, che però ai gior-ni nostri ci porta nuovamente con i piedi per terra (in tutti i sensi!) se la contestualizziamo alla cittadina che vanta anche il primato di per-dere tante occasioni per ritrovare se stessa ed i suoi concittadini illustri.

Perché non ricordare questa !gu-ra tanto importante? E qui viene il bello. Succede che degli esperti di modellismo, ovvero il Gruppo Modellisti Nisseni, a"ascinati dalla !gura di Gabrielli, e già organizza-tori di una importante mostra sul centenario di Gabrielli con tanto

di Foto dell’epoca e pezzi arrivati dal Politecnico di Torino esposti alla cripta della Cattedrale nel 2003, coinvolgono privati ed ammini-strazioni locali, sottoponendo la loro idea: portare a Caltanissetta uno dei velivoli dismessi del pro-

gettista nisseno dall’Aeronautica Militare. Scoprono che diversi G.91 T sono fermi e tagliati per essere ino"ensivi, in un hangar nei pressi dell’aeroporto militare di Amen-dola a Foggia, e così scrivono allo Stato Maggiore dell’Aeronautica Militare Italiana e quindi al Mini-stero della Difesa per averne uno a Caltanissetta. La risposta è posi-tiva, l’aereo di Gabrielli può essere consegnato a Caltanissetta le cui Amministrazioni comunali e pro-vinciali si impegnano ad esporlo in un punto importante della città per ricordare l’estro dell’illustre concit-tadino. Il problema è il trasporto di questo aereo. Detto fatto, l’asso-ciazione, presieduta da Giuseppe Firrone coinvolge l’imprenditore

Salvatore Lo Cascio, che sposa la causa, ed il 30 Ottobre del 2003 pre-sta uno dei suoi tir per trasportare il velivolo dalla base del 32° stormo di Amendola sino a Caltanissetta. La provincia promette dei soldi, il co-mune pure, poche migliaia di euro

che serviranno a pagarne il restau-ro, mentre anche il piedistallo per l’allocazione ad esempio in una ro-tatoria sarebbe stato o"erto da uno sponsor. Oggi, purtroppo, dopo 9 anni l’aereo G.91 T M.M.54395 è ancora in un terreno privato nel-le vicinanze del capoluogo, dove è stato restaurato da un volenteroso tecnico nisseno (che aspetta ancora di essere pagato). Oltre il danno an-che la be"a: se l’aereo non sarà col-locato in città dall’Amministrazione Comunale che ne ha pure inoltrato richiesta di a#damento, tornerà nuovamente allo Stato Maggiore che ha già dato un ultimatum in scadenza in questi giorni. Insomma dopo quasi nove anni rischiamo di perdere...l’aereo. Dopo vari solleciti al sindaco Michele Campisi, pare sia arrivato l’impegno del Comu-ne, con l’avallo dell’U#cio Tecnico diretto dall’ingegnere Giorgio Sa-lamanca: esporre l’aereo subsonico nella nuova rotatoria che nascerà tra la via Salvatore Averna e la via Pier Santi Mattarella. Il nodo al faz-zoletto a questo punto è fatto!

di Marco Benanti

CURIOSITA’. Un aereo progettato dal geniale nisseno giace dimenticato

Dopo nove annila città corre il rischio che l’Aereonautica si riprenda il velivolo

“In alto Giuseppe Firrone, pre-sidente del “Gruppo Modellisti Nisseni”. Sopra la foto che ri-trae il G.91. Accanto il renderingdella rotatoria prevista tra le vie Averna e Mattarella

Giuseppe Gabrielli

Il G.91 di Peppe Gabrielli,sedotto ed abbandonato

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Fatti in Redazione

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Giugno www.ilfattonisseno.it 19

di Marco Benanti

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www.ilfattonisseno.it20 Giugno

Se non avete abbastanza pen-sieri per la testa, leggete Pin-sera, un libricino di poesie

dialettali composte da Alessandro Giuliana, classe 1984, sancatalde-se (doc). Ma leggetelo anche se di pensieri ne avete anche troppi. L’autore di questa silloge, vincitri-ce del Premio “Martoglio” 2011, sostiene che, comunque, i pen-sieri tengono in vita. Non lo dice chiaramente, ma lo lascia intuire

tra una rima e l’altra: sono vita, i pensieri, anche se non fanno dor-mire. Ma ciò che ruba il sonno al giovane poeta (!glio d’arte: è dal padre, Bernardino, che ha eredita-to l’amore per i versi) è il pensiero di sé e anche quello degli altri. Il pensiero dell’assoluto e del limite umano. Un pensiero di"cile, dav-vero non scontato, quasi mai con-forme allo spirito dominante della società attuale. Ve ne accorgerete da soli: i pensie-ri di questo giovane saggio e sca-pigliato lo allontanano dal modo comune di pensare e tuttavia non lo catapultano in un contesto astratto, impalpabile o fantastico. Non lo trasportano su un altro

pianeta. Lo sbalzano verso l’alto e poi lo fanno ripiom-bare sulla terra. Su questo pezzo di terra, al centro della Sicilia, nell’anno di grazia 2011-2012, con una forza diversa e nuova. A proposito: la sua è una poesia tras!gurante (scusa-te l’aggettivo un po’ trombonesco) ma attaccatissima a un luogo ben pre-ciso, a un buco di mondo che si chiama San Cataldo ed è in provincia di Caltanissetta, delimitato dal monte Babbaurra da un lato e dall’abbeveratoio del Pozzillo dall’altro: e questi luoghi, infatti, chiamati per nome, entra-no nelle sue poesie e diventano poesia, rimanendo tali e perciò materialmente e geogra!camente limitati ma al contempo dilatati e trasformati (leggete per esempio “A chitarra ncantata”, favola terre-na e mistica sull’amore ambienta-ta in un paese fatato ma, stavolta, volutamente non localizzato nel tempo e nello spazio). La poesia come forma e sostanza di una visione del mondo. Una visione complessa in cui non c’è il bene da una parte e il male dall’altra; non ci sono i buoni e cattivi, il giorno e la notte, il sole e la luna. Ma c’è l’uomo. E per quest’uomo, per la sua vita, per la sua grandezza che può avvicinarlo al divino e per la sua piccolezza che può farlo mori-re per sempre, questo nuovo poeta dell’entroterra ha un amore gran-de. Ed è un amore che sembra ri-cordare quello del Dio che pensa, del Dio i cui pensieri non sono i pensieri dell’uomo… Non vi sfuggirà la denuncia so-ciale che spunta qua e là tra i vari componimenti: “L’ecunumia jè n jiinocchiu e cu cumanna strizza l’occhiu” (Tantu c’è cu paga). Op-pure: “Laureati, li surfarara di lu dumila, ccu li cardareddi n manu arricuglinu punteggi nni li pirreri di lu Statu…”. E così pure la ribel-lione contro il potere, qualunque tipo di potere, politico, econo-mico, religioso: “Nun mi !du di li prepotenti pirchì jocanu ccu lu cori di la genti…Nun mi !du di lu Statu e la pulitica c’ammiscanu lu jovi ccu la minica, Nun mi !du du

certuni sacirdoti ca scancianu u Signuri ccu li voti”.Ma soprattutto troverete vecchie cose di cui, ormai, rimangono poche tracce anche nella piccola umanità di provincia: rigore mo-rale, etica, pulizia, schiettezza, onestà, sensibilità, umiltà, corag-gio, istinto di giustizia che non è ideologia e non ha colore e non può e non deve essere etichettato. “Su li tri e fori la notti ca cancia li cosi e adduma i pinsera…”. Di nuovi i pensieri. Maledetti pen-sieri, benedetti pensieri. Che a#ol-lano la mente e rendono inquieti. I pensieri sono pesanti. Se le parole sono pietre, per dirla con Carlo Levi, allora i pensieri sono maci-gni. Chi non ne ha, se li procuri. Chi ne ha troppi, faccia lo stesso. E’ questione di vita (o di morte).

“Pinsera”di un sancataldese doc

di Salvatore Falzone

TRIBUNALE DI CALTANISSETTA SEZIONE CIVILE

PROCEDIMENTO ESECUTIVO IMMOBILIARE ISCRIT-TO AL N. 242/08 R.G.

VENDITA CON RIBASSO

Il Dott. Angelo Pio Cammalleri, professionista delegato alle operazioni di vendita dall’ill.mo Sig. Giudice dell’esecuzione con ordinanza del 16 febbraio 2011, depositato in cancelleria il 14 marzo 2011, rende noto che in data 23 LUGLIO 2012 alle ore 10.00 presso lo studio del Dott. Angelo Pio Cam-malleri, in Caltanissetta, via Filippo Paladini, 222, procederà alla vendita senza incanto con ribasso, una prima volta, della piena proprietà del seguente immobile:Lotto Unico: Locale a pieno seminterrato sito in Serradifalco (CL), via Kennedy 5, p. 4°, identi!cata presso l’Agenzia del territorio, nuovo catasto edilizio urbano, al comune di Ser-radifalco al foglio 15, particella 2742, sub 16, è classi!cato come Categoria A/3 (abitazione di tipo economico), vani 7, mq 155 ca sup. lorda.L’immobile, ad oggi occupato, dal custode dello stessa dall’or-dinanza del 16 febbraio 2011, viene venduto allo stato di fatto e di diritto in cui si trova. La posizione urbanistica di detto immobile, eccettuati i lavori di manutenzione straordina-ria e#ettuati successivamente, può considerarsi regolare, in quanto avvenuta in conformità con i progetti autorizzati con la concessione edilizia di cui prima. Per la completa regola-rizzazione urbanistica dell’immobile si dovrà prevedere una spesa per il raggiungimento della sua completa regolarità ur-banistica. Ciò comporterà dei costi che saranno detratti dalla valutazione dell’immobile. Il resto del suddetto immobile ri-sulta essere conforme alla vigente normativa urbanistica.Prezzo base ! 77.000,00 CON RIBASSO DI ": ! 57.750,00A) Le o#erte di acquisto dovranno essere presentate in bu-sta chiusa indirizzata al professionista delegato, Dott. Ange-lo Pio Cammalleri, entro le ore 12:00 del giorno precedente la data per l’esame delle o#erte, e consegnate al medesimo: all’esterno della busta, saranno annotati dal professionista, il nome, previa identi!cazione, di chi provvede materialmente al deposito, quello del professionista delegato e la data !ssata per l’esame dell’o#erta. B) L’o#erta dovrà essere accompagnata da un assegno circo-lare non trasferibile intestato a “Dott. Angelo Pio Cammal-leri Proc.es.imm. N. 242/08” pari al 10% del prezzo o#erto a titolo di cauzione. Detto assegno dovrà essere inserito nella busta contenente la relativa o#erta d’acquisto. C) Le buste contenenti l’o#erta di acquisto relativa al lotto posto in vendita saranno aperte alla presenza degli o#erenti, avanti al professionista delegato, presso lo studio del profes-sionista sito a Caltanissetta in Via Filippo Paladini, 222, pia-no secondo. D) In presenza di più o#erte si procederà a gara tra gli o#e-renti, nel rispetto del rilancio minimo di $uro 2.900,00 sulla base dell’o#erta più alta.E) L’assegnatario, nel termine di giorni 30 dall’assegnazione o entro il diverso termine eventualmente indicato, dovrà ef-fettuare il versamento del saldo prezzo, oltre oneri, diritti e spese di vendita, detratto l’importo della cauzione e#ettiva-mente versata, assegno circolare non trasferibile intestato a “Dott. Angelo Pio Cammalleri Proc.es.imm. N. 242/08”VENDITA CON INCANTOA) Il Professionista delegato comunica altresì che, nel caso in cui la vendita senza incanto non abbia luogo per qualsia-si ragione, procederà alla vendita con incanto del medesi-mo bene, presso gli stessi luoghi, in data 30.07.2012 alle ore 10:30, al prezzo base sopra indicato per i rispettivi lotti con scatti obbligatori minimi in aumento di $ 2.900,00. B) Le istanze di partecipazione alla vendita con incanto, in bollo e di contenuto analogo a quello indicato sopra per le o#erte di partecipazione alla vendita senza incanto, dovran-no essere presso depositate lo studio del Dott. Angelo Pio Cammalleri, sito a Caltanissetta, in via Filippo Paladini, 222 entro le ore 12:00 del giorno precedente la vendita e dovran-no essere accompagnate da un assegno circolare non trasfe-ribile intestato a “Dott. Angelo Pio Cammalleri Proc.es.imm. N. 242/08” pari al 10% a titolo di cauzione del prezzo base del lotto per il quale si intende concorrere. J) L’aggiudicatario, nel termine di giorni 30 dall’aggiudica-zione, dovrà e#ettuare il versamento del saldo prezzo, oltre oneri, diritti e spese di vendita, detratto l’importo della cau-zione e#ettivamente versata, tramite assegno circolare non trasferibile intestato a “Dott. Angelo Pio Cammalleri Proc.es.imm. N. 242/08”K) La visione dell’ordinanza di vendita e della espletata rela-zione di stima degli immobili pignorati potrà aversi consul-tando il sito internet www.astegiudiziarie.it. L) Maggiori chiarimenti e la visione della documentazione ipocatastale potranno essere richiesti presso lo studio del Dott. Angelo Pio Cammalleri, sito a Caltanissetta, in via Fi-lippo Paladini, 222, previo appuntamento telefonico, chia-mando il 339-3767753. Presso la stessa sede sono eseguite dal professionista delegato tutte le attività che, a norma degli artt. 571 e ss. c.p.c., devono essere compiute in Cancelleria o davanti al Giudice dell’esecuzione, o dal Cancelliere o dal Giudice dell’Esecuzione.

Caltanissetta lì 17.05.2012Dott. Angelo Pio Cammalleri

Alessandro Giuliana

Bernardino Giuliana

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Piazza Garibaldiposteggio “celestiale”E come se una mattina i !o-

rentini si svegliassero con un parcheggio giusto accanto

al battistero del duomo. O come se,nella piazza di San Pietro si po-tesse posteggiare per chi arriva in ritardo all’ ”Angelus”. Inseguendo un sogno il nisseno imperterri-to ha fatto in modo che divenisse realtà d’altronde a Caltanissetta è possibile tutto ed il contrario di tut-to. Infatti è probabilmente l’unica città nella quale si posteggia abusi-vamente tra due chiese al centro di una piazza con tanto di fontana. C’è di più,ormai lo si fa a tutte le ore del giorno e della notte senza colpo fe-rire previo l’arrivo di qualche vigile urbano che rimane a guardia della sacralità e incolumità della piazza stessa. Certo è che, se parcheggiare vicino a due chiese vuol essere un modo per arrivare prima alle sfere celesti, è anche vero che, se c’è un evento di qualunque tipo in catte-drale, in assenza di vigili allora la piazza si riempie di autovetture la-sciate li, nei modi più disparati una sorta di gioco di scacchi meccanico, più vicini al cielo più lontani dal senso civico? Ovvio questo vale an-che per chi, stanco di una giornata di lavoro per “fare l’aperitivo” quelli “chic” lo chiamano così,cenare in un locale del centro storico, si deve posteggiare sin davanti alla porta del locale.Anche chi scrive non si esime dall’infrangere a volte le rego-le “Mea Culpa”, confesso,però sulla piazza no, questo no! Se la conside-

razione alla !ne lascia il tempo che trova, lo ha denunciato la stampa, lo abbiamo detto in tutte le lingue, pure un pesce d’aprile ha giocato sul senso di inciviltà dei nostri cari concittadini,è più raccapricciante il

fatto che non si sia ancora trovato rimedio, si certo, i vigili di guardia, che di fatti essendo talmente tan-ti si possono permettere di stare intere mattine a fare la guardia ad una piazza, assurdo, semplicemen-te assurdo, ma è ancora più assur-do che , ciò che non si fa di giorno perché c’è il deterrente, lo si fa ed in “pompa magna” di notte. Cosa ac-cadrà quando la piazza diventerà la “Grande Piazza”? Senza marciapie-di, senza a quanto pare dissuasori di sosta, sarà come lasciare libera una mandria di cavalli su di una prate-ria tutti al galoppo ciascuno con le

sue regole con le sue esigenze, di-venterà un grande parcheggio? Al-lora quale potrebbe essere una solu-zione? Si dice, sta a chi amministra trovarle, però un piccolo suggeri-mento ci permettiamo di darlo. Una

conferenza dei servizi con le forze dell’ordine e l’amministrazione,così che,chi controlla il territorio but-

ti un occhio anche sulla piazza e magari dal momento che i cittadini senza sanzione non rispettando le regole, vedere portare via propria macchina in piena notte,chissà se potrà essere più utile. O ancora me-glio ripristinare i vecchi dissuasori di sosta i cosidetti “panettoni” che tanto non sono piaciuti ai cittadini ed agli esercenti ovviamente per ra-gioni diverse, quanto si sono rivelati utili. Spodestati dalle loro precarie collocazioni, de!ni- tivamente dopo una “Setti- m a -na Santa” erano di-ventati s t r u -m e nt i

di gioco per chi bivacca notoriamen-te in piazza “Garibaldi” ma se fer-mati più saldamente al terreno po-

trebbero diventare

o s t a c o - lo per il posteggi dell’ulti- ma ora. Si è perso il romanticismo della passeg-giata all’aperto mano nella mano , un tempo,tanto tempo addietro c i peripatetici camminavano e dis-sertavano di !loso!a, adesso si fa la gimkana tra le autovetture.Eppure il centro storico di Caltanissetta è uno degli esempi di barocco più signi!cativo della Sicilia. Se per ammirare i dipinti del “Borremans” bisogna prima assistere allo scem-pio del parcheggio selvaggio già la

poesia si è persa prima di co-minciare. Perimetrare la piazza e pedonalizzarla sarebbe l’unica

soluzione.Il sindaco invoca l’arrivo delle telecamere, ne saranno istallate un numero

consistente in città,troppo sempli-ce citare Orwell ed il “Grande Fra-

tello” e però il primo cittadino que-sta la trova una soluzione possibile. Ma tra tutti i suggerimenti il più stravagante è quello dell’ultim’ora, letto mentre sto scrivendo: trasfor-mar piazza Garibaldi solo per i nove mesi di lavori in centro storico in un parcheggio a pagamento, sosta di un ora per dare respiro alle atti-vità commerciali. Qui una notadi perplessità ci sta tutta, l’esempio del battistero del duomo di Firenze e di piazza San Pietro calzano a pennel-lo. Come diceva Gramsci “L’ottimi-smo della volontà, il pessimismo della ragione” dinnanzi a tutto ciò.

di Ivana BaiuncoOrnamenti

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Un piccolo viaggio nel passato, in quello delle arti e dei me-stieri in voga un tempo. Ecco

quello che vogliono essere queste po-che righe. Un’occasione per conosce-re personaggi depositari di un sapere che con un’espressione abbastanza ricorrente potremmo de!nire “in via d’estinzione”. Si tratta di Mario Viz-

zini, Giuseppe e Michele Romano: molti magari li conosceranno, altri no. Il primo è il sarto “storico” di Cal-tanissetta, forse l’unico, tra i più an-ziani, che ancora lavora in questo set-tore. Non il sarto a cui siamo abituati noi contemporanei e a cui, all’interno di boutiques che non hanno nulla a che vedere con le antiche botteghe, ci rivolgiamo qualche volta per accor-ciare o stringere un pantalone, ma quello che crea dalle sue mani un ve-stito di sana pianta. I fratelli Romano sono invece due “allustrini”, ovvero lustra scarpe, rimasti forse gli unici non solo nel Nisseno ma anche altro-ve: si occupano di tingere e lucidare le calzature. Storie, racconti di vita e di lavoro che nel corso delle intervi-ste sono venute fuori come cartoline in bianco e nero di una Caltanissetta antica. Il signor Mario, settantenne, taglia e cuce da quando aveva undici anni ed è lo stilista” del capitano Gio-acchino Ricotta. “Alcuni anni fa per lui ho realizzato il vestito di al!ere maggiore e quest’anno gli ho cucito il frac del capitano. Ho cominciato a fare il sarto giovanissimo all’interno di una bottega: nel ’60 poi con mio fratello aprimmo un negozio in via Dante Alighieri e nel ’66 andai a Mi-lano per qualche mese per frequenta-re la scuola di taglio Ruggeri. Tornato a Caltanissetta continuai a lavorare con mio fratello !no al 1969 quando invece decisi di aprire una sartoria a casa mia, in via Gigino Gattuso”. Negli anni successivi però Mario tra-

sferisce la sua bottega nei locali di via Barone di Figlia dove tuttora esercita la professione e dove lavora insieme alla moglie Maddalena. Quando sono andata ad intervistarli li ho tro-vati a pieno ritmo: squadrette, metro, sto"a, forbici, !lo e carta modello sul bancone che il signor Mario sta-va usando per tagliare una giacca da

uomo. “Sono un tipo molto pignolo e mi capita di scucire e rifare da capo qualcosa che magari non mi convin-ce al cento per cento: il fatto è che or-

mai l’età e la vista non mi favoriscono e anzi cominciano a pesare. Sono in pensione ma continuo a dedicarmi a questa attività per passione e passa tempo”. Con grande orgoglio, poi, il signor Mario mi mostra le due macchine che usa per cucire e che ripara lui stesso: risalgono al 1957 e funzio-nano tuttora alla perfezione. Un mestiere, quello della realizzazione sartoriale di abiti, che ormai, già a partire dagli anni ’60 con l’av-vento delle

confezioni industriali, è andato fuori moda. “Prima la richiesta era davve-ro tanta e si poteva portare avanti la famiglia con i soldi guadagnati, ma da un po’ di anni la domanda di capi artigianali è pressoché scomparsa e si lavora con le piccole riparazioni o con qualche amatore che, magari in occasione di eventi per lui impor-

tanti, commissiona un vestito con particolari caratteristiche. I giovani sono distanti da questo mondo ed è anche di#cile farli avvicinare. Mi ricordo quando da giovane alle pri-me armi il sarto per il quale lavoravo mi pagava 200 lire a settimana, senza versare contri-buti ovviamente, e addirittura una volta siccome an-dai a comprargli le sigarette e mi diedero il resto sbagliato, de-cise di non

pagarmi. Anche i miei !gli hanno deciso di prendere una strada di-versa dalla mia: mi dispiace ma mi rendo conto che il gioco non vale più la candela”. Fatto il vestito poi non si

può non pensare ad un bel paio di scarpe pulite e lucide. Di questo si occupano i fratelli Romano che ogni giorno mettono in mostra la loro arte in corso Umberto dove si sono riservati da tempo due tratti diversi di marciapiede: Giuseppe, 82 anni esercita da 69 questa professione, ed è quello che sta nella parte vicina la chiesa del Collegio; mentre Michele, 76 anni che è nel settore da 55, si è si-stemato accanto alla Cattedrale. No-nostante non siano all’interno di una bottega ai due allustrini non manca davvero nulla: poltrona per il cliente, sediolina e banchetto per loro, casset-tiera piena di prodotti e attrezzi del mestiere e tanto di ombrellone per ripararsi da sole o intemperie. Giu-seppe ci racconta che è un mestiere che si sono tramandati in famiglia nel corso delle generazioni e di cui ormai sono gli unici eredi. “Prima a fare questo lavoro oltre alla mia famiglia c’erano i Zappia con quasi ventuno allustrini tra i !gli e i nipoti. Ai lustra scarpe un tempo, circa 60 anni fa, era riservato uno spazio in piazza dove, soprattutto il sabato e la domenica, si radunavamo un gran numero di zolfatari e di contadini, ma anche tanta altra gente comune o nobile che veniva a farsi lucidare le scarpe rovi-nate magari dal lavoro o proprio per il piacere di averle perfette. Col tem-po poi le richieste si sono ridotte del 90%. Allora alle scarpe ci si teneva di

più, era come se impreziosivano la persona e il vestito che indos-

sava: adesso, anche per via dei materiali scadenti usati nelle scarpe moderne, ol-tre che per una questione culturale, non ci si bada più di tanto”. Nei pochi minuti in cui chiac-

chieriamo ho la possibilità di vedere il signor Giuseppe a lavoro perché si avvicinano due uomini per farsi luci-dare le scarpe e nel frattempo lui mi svela alcuni segreti del mestiere, frut-to di un’antica saggezza. “Per tingere un paio di scarpe, dopo aver applica-to il prodotto adeguato, è necessario attendere all’incirca 24 ore a#nchè queste si asciughino per bene. Men-tre per la lucidatura, dopo aver pulito accuratamente le scarpe, si mette la cera sulla calzatura e poi ci si passa sopra più volte un panno di cotone o una spazzola”. A tal proposito il signor Giuseppe me ne mostra una fatta con la coda di cavallo e realizzata da lui 55 anni fa. Ricordando il passato, l’allu-strino mi racconta anche di qualche aneddoto. “C’era un cavaliere molto in vista tanti anni fa e abbastanza stra-vagante che veniva per farsi tingere le scarpe di due colori diversi nella pun-ta e nelle altre parti. A quei tempi poi c’era l’usanza di farsi lucidare anche le scarpe per andare a ballare, quelle in cui si faceva applicare il ferruzzo nel tacco e nella punta”. Sul destino del suo mestiere però il signor Giusep-pe si mostra abbastanza rassegnato. “Appena compio 70 anni di attività chiudo tutto e basta. Mi dispiace ma capisco pure che con questo lavoro ormai non si può più mantenere una famiglia. Più volte ho detto a qualche giovanotto “ti regalo tutto e ti con-tinui questa attività”: ma non ne ha voluto sapere”. Dopo un po’ che par-liamo però si è fatta l’ora di pranzo e assisto alla chiusura dell’attività: il lustra scarpe mette via gli attrezzi del mestiere che ha prima pulito, pren-de “l’arredamento” del suo angolo di marciapiede e lo va a conservare in una traversina più giù del centro sto-rico dove nessuno g l ie lo tocca.

di Leda Ingrassia

Giuseppe:“appena compio 70 anni di attivitàchiudo tutto e basta”

Vizzini:“la domandadi capi artigianali è pressochèscomparsa

Mario, Giuseppe e Michelee i loro mestieri

retrò

Il sarto Mario Vizzini mentre lavora nella sua sartoria. Sotto i fratelli Giuseppe e Michele Romano

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Siamo andati a trovarlo nel suo nuovo u!cio, a Pa-lazzo delle Spighe. Dietro

la scrivania del sindaco vi è ora Francesco Raimondi, neoeletto primo cittadino di San Cataldo. Dottore commercialista di 62 anni, Raimondi ha vinto le ele-zioni amministrative a capo del-la coalizione formata dal “Polo Civico” alleatosi con il centro-sinistra. Lo scorso 21 maggio è’ stato eletto sindaco al terzo “ten-tativo”: dopo le “non vittorie” (l’espressione è sua) con minimo scarto del 1993 e del ’97, questa volta, al ballottaggio, Raimondi ha primeggiato con 6.787 voti contro i 5.506 del rivale politico Giuseppe Scarantino. Sposato con Rosalia Graci, è padre di due "gli, Giulia e Matteo. Gli abbia-mo posto alcune domande per conoscerlo da vicino riguardo la sua vita personale e professiona-le. Iniziando dal principio.Sindaco, che bambino era Fran-cesco Raimondi?“Un bambino che frequentava sempre l’oratorio salesiano, che amava stare assieme ai suoi co-etanei e che quando vedeva un compagno in di!coltà cercava di stargli vicino, invogliandolo a continuare a giocare. In famiglia, mi piaceva stare con i parenti: non sono riuscito a conoscere la mia nonna materna, mentre il nonno è morto quando ero an-cora molto piccolo. I miei non-ni paterni, invece, sono stati per me come dei secondi genitori. Io, mio padre Gaetano ed i miei due fratelli più piccoli, Calogero e Giuseppe, siamo andati a vive-

re da loro dopo la morte di mia madre Teresa”.Ci descriva la quotidianità. Quando inizia la sua giornata e quali impegni ha?“La sveglia è alle 6.30-7. Faccio colazione con mia moglie e se-guo tutti i telegiornali mattutini dei diversi canali, poi alle 8.30 iniziano gli impegni lavorativi. Certo, con la campagna elettorale e dopo l’insediamento da sinda-co, al mio studio di commercia-lista praticamente non riescono più a vedermi. Di questo ora se ne occupa mia moglie. Non vedo il lavoro come una mera risorsa per vivere, ma anche un’oppor-tunità per esprimere le proprie capacità professionali e rendersi utile agli altri. E adesso si lavora sino a tarda sera”.

Ed eccoci ora al tema politico. Prima di tutto, cos’è per lei la “politica”?“E’ un modo per mettersi al ser-vizio degli altri, badando alla concretezza nell’a#rontare i pro-blemi. Prevalentemente io sono per la costituzione di rapporti di carattere sociale”.Il giorno del suo insediamento al Comune, indossando la fa-scia tricolore, disse di sentire il peso delle responsabilità.

“E’ tanta l’attesa della città, con-siderato il momento di!cile che stiamo vivendo. Bisogna a#ron-tare diversi problemi sociali, quali la disgregazione che pur-troppo è stata evidente a causa di una politica di scontro, e non di confronto, sulle cose da fare. Per questo, il mio è un impegno di paci"cazione. A livello economi-co, vi è una crisi di carattere glo-bale, che si ripercuote in ambito locale, considerato che la nostra è un’economia molto fragile. Biso-gna individuare le giuste leve per rilanciare le attività economiche e sociali. Siamo in una fase di studio e ri$essione riguardo gli interventi amministrativi, che dovranno tendere a migliorare la situazione, rendendo più snello, e!ciente ed e!cace l’apparato burocratico. Per questo, ho scel-to per la formazione della Giun-ta municipale personalità che si contraddistinguono per le quali-tà umane e per le capacità pro-fessionali. Dal punto di vista po-litico, vi è apertura al confronto con tutte le forze che vogliono collaborare nell’esclu-sivo interesse della città senza secondi "ni. Guardiamo anche a tutte quelle real-tà socia-li, pre-v a -lente-mente a l l e p a r r o c -chie, poi alle categorie

professionali, commerciali. In tutto questo, dovrà essere segui-ta costantemente la formazione di quella fascia di cittadini che viene trascurata, ossia i giova-ni dall’età dell’infanzia a quella dell’adolescenza, per una for-mazione educativa e civica che possa contribuire a rendere forte l’uomo di domani.”.Il suo impegno è quinquennale, o guarda anche più avanti?“E’ un impegno a medio e lun-go termine, che va oltre i cinque anni di sindacatura”.Qual è la sua impressione dopo questi primi giorni da sindaco?“Ho avuto conferma di una si-

tuazione econo-mica molto

precaria, i n c o n -t r a n d o d i v e r s i cittadi-ni che

sono alla r i c e r c a

di lavoro.

Per questo, dico che bisogna in-dividuare gli strumenti necessari per un consolidamento delle im-prese già esistenti e per far cre-scere l’occupazione. Ho notato, poi, alcune situazioni, ad esem-pio quella dell’Ato Ambiente Cl1. Vi è molta incertezza sullo scio-glimento della società e sulla na-scita del nuovo consorzio, ma da parte mia c’è l’impegno a!nché questa nuova realtà cresca”.Siamo alle conclusioni. Che futuro vede per la città di San Cataldo?“Sono fortemente ottimista, poi-ché nella mia vita, prima o dopo, sono sempre riuscito a realizzare ciò che mi sono pre"ssato. Sono convinto che questo impegno mi aiuterà a raggiungere gli obietti-vi che ho per questa città e farò di tutto per realizzarli il prima possibile. Fare il sindaco signi"-ca essere padre ed amico di una comunità e deve trovare una buona parola per i momenti di sconforto, che sono sempre più numerosi. San Cataldo ha però delle grandi tradizioni, ha avuto uomini illustri e, ancora oggi, ha persone all’altezza della situazio-ne, sia a livello politico che del mondo della chiesa. Insieme ce

la dobbiamo fare. Insieme ce la facciamo”.

di Claudio Costanzo

Bisogna individuare le giuste leveper rilanciarele attività economiche

Francesco Raimondi: “insieme ce la facciamo”

Fatti & San Cataldo

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Abituato ad essere lui a condurre

il “gioco”, a far le do-mande ed a ricevere le risposte, questa volta ce lo ritroviamo dall’altra parte della “barricata”. Lui è Salvatore Falzone, il diret-tore del periodico di informa-zione “Il Sacco”, che ha accettato di rispondere agli interrogativi posti da Il Fatto Nisseno riguar-danti l’esito delle ultime elezioni amministrative di San Cataldo. Ventotto anni, avvocato, pubbli-cista, dalla sua penna è nato un giornale che, a partire dalla sua fondazione nel 2008, è stato al centro di grandi discussioni, cre-ando moti d’opinione in città dai contenuti controversi. Designato assessore dal candidato del “Polo di Centro”, Giuseppe Scarantino, il direttore de “Il Sacco” analizza le elezioni dal suo punto di vista.Come, quando e perché è nato il vostro progetto politico?“Dopo quattro anni di appassio-nate battaglie condotte a colpi di penna, bisognava passare dalle parole ai fatti. Avevamo raggiun-to il duplice obiettivo di frantu-mare il silenzio controllato che regnava a San Cataldo e di per-mettere ai cittadini di riappro-priarsi della loro coscienza cri-tica. Così l’anno scorso abbiamo fondato l’associazione Il Sacco in movimento. Dopo la denuncia, abbiamo intercettato una nuova urgenza: quella dell’impegno per una nuova convivenza”. Avete detto più volte che la vo-stra è stata una operazione po-litica originale. Perché?

“Perché sia-mo riusciti a creare

un’articolata alleanza citta-dina, composta anche da partiti, ma rispettosa del ruolo prima-rio dei movimenti civici. Que-sto delicato equilibrio l’abbiamo mantenuto "no all’ultimo, a dif-ferenza di altri movimenti che parlavano di politica dal basso e che alla "ne hanno ceduto il pas-so alle stesse logiche di partito che avevano criticato a parole”. Cosa rispondi a chi rimprovera di aver trasformato il giornale in organo politico?“Che c’è ipocrisia in questo rim-provero. Al di là del fatto che l’imparzialità dei mezzi di comu-nicazione è solo una favola, il no-stro giornale è stato "n da subito

e dichiaratamente di parte. Nel senso che ha interpretato i fatti a partire da una prospettiva critica. E poi la storia d’Italia, dal Risor-gimento a tutto il Novecento, è piena di giornali di opinione che hanno avuto esiti politici. Ciò che conta è il coraggio delle idee. Ma forse nel rimprovero pesa anche un equivoco di fondo”.Quale?“La scelta di trasformare un im-pegno civile in responsabilità politica viene percepita come

qualcosa di negativo. Spesso la politica è sporca. Ma è possibile fare una buona politica. Anche a perdere. Siamo orgogliosi di avere raccolto le migliori intelli-genze coinvolgendo tutte le fasce sociali. E rivendichiamo la can-didatura di Scarantino, un galan-tuomo. Non gli ho sentito fare una promessa”. Perché si vociferava che “die-tro” di voi vi fossero altri inte-ressi politici ed economici?“Perché la calunnia è una prassi di#usa in campagna elettorale. E perché l’idea che un gruppo di giovani fossero i veri registi di un’operazione politica dirom-pente e capace di spezzare equi-libri tradizionali non poteva es-sere accettata dai professionisti della politica”. Perché hai scelto di non candi-darti in prima persona?“Motivi personali”. Cosa ha in!uito sulla scon"tta al ballottaggio?“La nostra scelta di non fare ap-parentamenti”. Col senno dei poi rifareste la scelta di non apparentarvi?“Sì. Non siamo per vincere a tut-ti i costi. Anche perdere, a volte, può signi"care vincere”.Cosa pensi del risultato del pri-mo turno?“Che rappresenta la vera fotogra-"a della realtà, quella più natura-le e non alterata dagli apparen-tamenti. Il Sacco ha preso 1500 voti e ha vinto due volte: spaz-zando in un colpo solo Pdl e Pd, i grandi scon"tti della partita. Per il Pdl è stata una catastrofe: un solo consigliere e un candidato

sindaco che, nonostante le urla, è arrivato quarto con due depu-tati e una segreteria alle spalle”. Il Pd, invece, è stato buttato fuori dalla porta, anche se poi è rien-trato dalla "nestra. Gli elettori hanno bocciato sonoramente la proposta Scarciotta. Il quale ha preso un granchio che gli è co-stato caro”.Cioè?“Convinto di arrivare al ballot-taggio, ha attaccato noi invece che l’amministrazione uscente. Ha perso l’occasione di essere percepito come alternativa. Ma c’è di più: il Pd, dopo la di-sfatta, tra la coerenza e le poltrone ha scelto le poltrone”. Cosa pensi della prima seduta del consiglio comunale?“C’è una sola op-posizione, la nostra. Come si spiega che il Pdl ha votato insieme al Pd? E come si spiega che Rifondazione Comunista ha vo-tato un presiden-te "nora legato a Rudi Maira? For-se si spiega con quella stessa logica c h e li ha portati a festeggiare tutti insieme la vittoria di Raimondi. Quella seduta è stata la prova del nove di convergenze anomale. Sa-

rebbe stato un bel segnale cedere la presidenza all’opposizione. In-vece ha prevalso la cara vecchia politica. Mi sa che ancora una volta dobbiamo dare ragione a Tomasi di Lampedusa. Maledet-to Gattopardo…”.

Giugno www.ilfattonisseno.it 25San Cataldo

Redazione

Spesso la politica è sporca ma è possibile fare dellabuona politica

Il paradosso di Salvatore“si vince anche perdendo”

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Bambini rimasti soli senza la possibilità di poter cre-scere sotto l’affetto e la gui-

da dei propri genitori, e dei quali rimane loro la peggiore delle eredità: la sieropositività all’HIV. Fra le tante nazioni dell’Africa colpite da questa ingiusta sorte vi è anche la Tanzania, che dal 2005 è entrata a far parte della rete di solidarietà dell’Associazione “Casa Famiglia Rosetta”, fonda-ta e presieduta a Caltanissetta da Don Vincenzo Sorce, che fin dagli anni ottanta si occupa di accogliere, assistere e riabilitare persone con dipendenza da alco-ol e droghe, gioco d’azzardo, di-

sagi familiari e affette da AIDS. Tanti i progetti che nel corso degli anni l’Associazione “Casa Famiglia Rosetta” ha sviluppato in giro per il mondo, tutti me-ritevoli d’interesse, ma quello in Tanzania è quello su cui abbiamo voluto puntare l’attenzione, dopo aver saputo che nel corso del 1° “Autoslalom Città di Serradifal-co”, svoltosi il 9 e 10 giugno scor-si, sono stati raccolti dei fondi da destinare all’acquisto di un pulmino a servizio dei bambini ospiti nella casa d’accoglienza di Tanga. Per saperne di più sul progetto in Tanzania abbiamo incontrato Don Vincenzo Sor-ce, che ci ha raccontato come e perché ha deciso d’intraprendere questa nuova avventura di soli-darietà. “Il rapporto della nostra associazione con l’Africa ebbe inizio diversi anni fa con un pro-getto in Libia rivolto ai bambini affetti da disabilità e malforma-zioni, spesso dovute al fatto che fossero figli di genitori consan-guinei. Per cinque anni abbiamo lavorato lì, facendo anche dei corsi di formazione per operatori del luogo. Ma purtroppo non sia-mo riusciti a costruire una comu-nità a causa d’impedimenti posti dall’ex regime di Gheddafi. Dopo aver fatto in Africa un Forum per le nazioni Subsahariane in collaborazione con l’Onu, che ha portato ‘Casa Famiglia Rosetta’ a realizzare attività formative per il trattamento e la riabilitazione nel settore delle tossicodipendenze e HIV/AIDS in Nigeria, Mozam-

bico e Costa d’Avorio, abbiamo sentito la necessità di creare un punto stabile di cure e di riabili-tazione nel continente africano”. Perché avete scelto proprio la Tanzania? “Innanzitutto perché è uno dei pochi Paesi africani in cui non vi sono guerre civili, ed è quindi possibile operare con maggiore serenità e proficuità. Inoltre, è stato anche grazie alla lettura di quanto svolto per que-sto Paese dall’ex presidente Julius Nyerere, cattolico devoto e uomo dalla riconosciuta integrità, per il quale è in corso il processo di beatificazione. Il bello della Tanzania è che la gente convive pacificamente pur professando diverse religioni: lì la maggio-ranza è musulmana, anche se vi è una consistente parte di cattolici, ma anche di anglicani e laterani”. Quindi, un buon esempio d’in-tegrazione e di convivenza civi-le al quale anche noi occiden-tali dovremmo ispirarci. Ma tornando al progetto di solida-rietà di ‘Casa Famiglia Roset-ta’, in che cosa consiste e come è strutturato? “Abbiamo creato nella città di Tanga alcuni servizi destinati all’accoglienza di bam-bini e ragazzi orfani sieropositivi e affetti da HIV, affinché possano essere non soltanto curati ma an-che accompagnati in un nuovo progetto di vita. Questi bambini vivono in una casa accogliente

intitolata Casa delle Speranze ‘Mons. Cataldo Naro’, nella quale vengono assistiti nei loro bisogni materiali quotidiani, e seguiti sotto il profilo sanitario, tera-peutico, di controllo e cura della malattia. Inoltre, abbiamo rea-lizzato un altro importante pro-getto: il Centro di Riabilitazione ‘Casa Gabriele’, dove i bambini disabili vengono accolti, curati da specialisti ed accompagnati verso la riconquista della propria autonomia. Infine, stiamo pro-muovendo un progetto per il mi-crocredito, formando degli ope-ratori che gireranno nei villaggi stimolando l’attività produttiva e la dignità delle persone a cui ver-rà data una possibilità di crescita. Ma la cosa più importante è riu-scire a fare un’opera culturale e formativa affinché la gente riesca a prevenire e ferma-re la diffusione dell’HIV”. Don Vincenzo Sorce tornerà ad agosto nella comunità di Tanga, ed è determinato ad arri-vare lì con i fondi ne-cessari per l’acquisto del pulmino che ser-virà ad accompagnare i bambini a scuola. Tutti noi possiamo contribu-ire a questo acquisto e far risplendere il sorriso sul volto dei bambini di Tanga, facendo una donazione all’

“As-sociazio-ne Casa Famiglia Rosetta Onlus – C/da Ba-gno, 93100 Caltanissetta” tramite bonifico bancario (IBAN:IT40B0200816710000300649044, Ban-co di Sicilia-Unicredit Group, Fil. Kennedy – Via Kennedy, 29 – 93100 Caltanissetta), oppure

attraverso un ve rs am e n -to su conto c o r r e n t e postale (n. 18732917).

SOLIDARIETA’. L’iniziativa dell’associazione di don Sorce nel continente africano

Abbiamo sentitola necessitàdi creare un centro di cure e riabilitazionein Africa

Tanzania i bambini sieropositiviamati da “Casa Famiglia Rosetta”

di Laura Spitali

...Segue dalla prima

cettina bivona

www.cettinabivona.it

Caltanissetta

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Se qualcuno a bruciapelo, ci fa-cesse una domanda del tipo: “……che relazione c’è tra il

ritardo mentale nei bambini e una disfunzione ormonale” , a cosa pen-seremmo di primo acchito? Oppure ancora se qualcuno ci dicesse di es-sere affetti dalla “malattia insospetta-bile” a quale male (più o meno cura-bile) saremmo indotti a pensare? La risposta a tutto ciò è riassumibile in una sola parola: tiroide. Milioni di italiani sono colpiti da malattie della tiroide ma solo 1 su 5 le conosce. Il

dato emerge dall’indagine DOXA condotta su un campione rappresen-tativo della popolazione italiana di età superiore a 15 anni e promossa da IBSA Farmaceutici. Ed è proprio per tale motivo che il 04/08/2008, in quel di Caltanissetta, all’interno dell’ospe-dale “S.Elia” è nato l’ambulatorio di Endocrinochirurgia, diretto dal dott. Francesco Salvatore Scaffidi Abbate che, da poco più di due mesi, è diven-tato anche Unità Operativa Semplice. Oggi l’ambulatorio di Endocrinochi-rurgia rappresenta davvero un fiore all’occhiello di quella che è la sanità nissena. Con le sue 2500 prestazioni l’anno la “neonata” Unità Operativa Semplice si occupa di chirurgia del-la patologia tiroidea, paratiroidea, delle ghiandole sottomandibolari e delle patologie disontogenetiche del

collo. L’ambulatorio, situato proprio all’ingresso del “S.Elia”, si occupa di prime visite, di preparazione per intervento chirurgico oltre che na-turalmente delle medicazioni con-seguenti all’intervento. Si effettuano ecotomografie tiroidee ed ago-aspi-rato. L’Unità Operativa semplice di Endocrinochirurgia quindi, nasce dalla consapevolezza e soprattutto dall’esigenza di ridurre la mobilità sanitaria passiva, ossia la migrazione extraregionale della popolazione nis-sena verso “mete” ospedaliere di con-clamata nomina. Il risultato è senza dubbio positivo e mette in evidenza il rinnovato impegno che si sta pro-fondendo da parte dell’intera sanità regionale per il contenimento e la ri-duzione del fenomenoche continua a penalizzare in misura non più soste-

nibile le risorse finanziarie dell’intero compartosanitario. Di tutto ciò, va dato ampio merito alla lungimiranza del dott.Francesco Salvatore Scaffidi

Abbate che, di comune accordo con la dirigenza medica di presidio del “S.Elia”, in primis della dott.ssa Lucil-la Grimaldi e con il beneplacet della Direzione Generale, ha reso questo risultato ancor più lusinghiero alla luce dei continui incrementi registra-ti dalla sua Unità Operativa Semplice rispetto ad altre strutture similari, nello stessoperiodo in tutto il terri-

torio regionale. Naturalmente, oltre alla diagnosi e cura delle patologie tiroidee, l’Unità Operativa semplice di Endocrinochirurgia si occupa di

prevenzione dell’endemia gozzige-na specie alla luce di numerose aree caratterizzate dalla presenza di gra-ve carenze iodica, come ad esempio nel Vallone, o ancora dell’aumento abnorme di patologie neoplastiche della tiroide nei territori limitrofi a Gela. Una ulteriore nota di merito va attribuita alle intenzioni del dott. Scaffidi di attuare uno screening ol-

tre che su tutta la popolazione anche e soprattutto con i bambini in età pediatrica. C’è già in cantiere una collaborazione con le scuole per delle campagne di informazione e sensibi-lizzazione sul problema della tiroide. E’ databile a poco tempo fa la colla-borazione nata tra l’Unità Operativa semplice di Endocrinochirurgia del

“S.Elia” e le Università di Palermo e Messina per una cooperazione su tesi di laurea sulla patologia tiroidea ed indice di percentuale neoplastico sul gozzo endemico da effettuare con il responsabile correlatore delle tesi stesse. Tuttavia, per le dimensioni del fenomeno che interessala nostra pro-vincia in misura proporzionalmente maggiore rispetto a tutte le altre, oc-

correprofondere il massimo sforzo affinché i risultati di contenimento siano più consistenti.Il migliora-mento della qualità dei servizi offerti rappresenta senza dubbio la risposta piùadeguata per poter soddisfare i bisogni di salute dei cittadini che at-tualmente si rivolgeranno, come nel passato, astrutture fuori regione.

SANT’ELIA. L’impegno del Dr. Sca!di nella conduzione dell’Unità Operativa

L’unità nasce dall’esigenza di ridurre la mobilità sanitaria passiva

Endocrinochirurgia,un "ore all’occhiello

di Osvaldo Barba

Fatti & salute

A sinistra il Dottor Francesco Salvatore Scaf!di Abbate con l’infermiere Renato Candura

La tiroide è una ghiandola endocrina posta nella parte anteriore del collo, ha due lobi collegati da un sottile istmo. La ghiandola tiroide produce la tiroxina (T4) e la triiodiotironina (T3) ed attraverso la increzione di tali ormoni essa regola il metabolismo del nostro corpo e le sue funzioni, tra le quali lo sviluppo del sistema nervoso centrale, la funzionalità cardiaca e circolatoria, l’ accrescimento corporeo e numerose altre funzioni metaboliche.

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Cari concittadini ed ospiti della città l’Amministrazione comunale ha avviato un percorso di riquali!-cazione del centro storico, da lungo tempo auspicato, ma che da questo

momento comincia a tradursi in te-stimonianza concreta e materiale.La “posa” della prima pietra per l’ampliamento del parcheggio di via Medaglie d’oro (avvenuta lunedì 14 maggio) ha segnato simbolicamen-te e concretamente l’avvio dell’ambi-zioso programma di riquali!cazione che verrà attuato con fondi prove-nienti da risorse regionali, nazionali e comunitarie, senza alcun aggravio per le casse del nostro ente.Il parcheggio-silos di via Medaglie d’oro (!nanziato nel contesto dei “Pisu” per un importo di 1.500.000 euro) da qui ad un anno potrà ac-

cogliere 200 posti auto. Dal 5 giu-gno sono stati avviati i lavori di ri-pavimentazione di corso Umberto, nel tratto compreso tra la piazza Garibaldi e via Auristuto, !nanzia-

ti per 1.210.000 euro dal Ministero delle Infrastrutture. L’impresa che eseguirà i lavori e tutti gli uci co-munali faranno il possibile a"nché l’esecuzione dell’opera possa essere ultimata entro dicembre 2012 (in un tempo ridotto, quindi, rispetto alla previsione di un anno) per cui il mio auspicio è che già dall’inizio del 2013 i nisseni potranno disporre del “salotto” della città con zone pedo-nali più ampie e con una percorren-za veicolare più ordinata.Mi rendo conto che questi lavori !-niranno per creare disagi ai cittadi-ni e a quanti verranno nella nostra

città nei prossimi mesi. Me ne scuso anticipatamente e mi dichiaro sin d’ora pronto ad accogliere ogni sug-gerimento, ritenendo comunque accettabile il disagio da scontare di

fronte all’ormai indi#eribile neces-sità del cambio di passo. Per questo motivo sono state sintetizzate in questo “pieghevole” le principali in-formazioni sulle misure adottate per garantire nei mesi in cui il centro storico si trasformerà in “cantiere” la mobilità delle auto, dei mezzi pub-blici e dei pedoni, prevedendo altre-sì, assieme alle Autorità competenti, come presidiare la zona interessata ai lavori e come inoltrarsi in essa in caso di emergenza.Il percorso di riquali!cazione con-tinuerà con il progetto della muse-alizzazione dell’ex rifugio antiaereo

di via Matteotti (importo lavori di 2.103.409 euro) e con la ripavimen-tazione del tratto di corso Vittorio Emanuele che va da via XX Set-tembre a piazza Garibaldi (804.000 euro).Altri progetti in itinere riguardano la ripavimentazione di un altro trat-to di corso Umberto (dalla chiesa del Collegio alla zona Santa Lucia), e soprattutto la boni!ca di un inte-ro isolato del quartiere Provvidenza (fondi ex Gescal del Programma di Riquali!cazione Urbana per 3.138.000 euro) e la realizzazione d’intesa con l’Iacp di nove alloggi

sociali in via Cesare Abba (investi-mento di 2.300.000 euro).I nisseni hanno quindi più di un mo-tivo per sperare nel reale “recupero” del centro storico in tempi ragione-voli, primo passo di un rilancio che avrà e#etto sull’intera città, !no a raggiungere le aree periferiche.Ringrazio sin d’ora le Istituzioni, gli Uci comunali le Associazioni di ca-tegoria ed i cittadini per l’impegno che hanno profuso e profonderan-no per l’attuazione del programma.

Michele Campisisindaco di Caltanissetta

COMUNE DI CALTANISSETTA PROGRAMMA DI RIQUALIFICAZIONE

DEL CENTRO STORICO

LA RIPAVIMENTAZIONE DI CORSO UMBERTO I

Comunicazione istituzionale del Comune di Caltanissetta

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Gianfranco mi dà appunta-mento a Roccella, in un punto tra San Cataldo e

Serradifalco. Dopo i dovuti conve-nevoli mi dice :”Sali in macchina ti porto a Vassallaggi”. Sono venuta a visitare la sua azienda,penso io, mica un sito archeologico sconsi-deratamente abbandonato e lascia-to al totale declino. Ma quello che non avevo mai visto e che invito vi-vamente tutti i lettori a vedere è la strepitosa visuale che si gode da un cocuzzolo esattamente sopra il sito:lo sguardo spazia !no ad Enna, Calascibetta, Sutera, Mussomeli, Monte Cammarata, addirittura l’Etna e poi Rocca Busambra dal lato opposto. Mentre ammiro il pa-esaggio incantevole che abbraccia tutto il cuore della Sicilia, Gian-franco mi racconta dei tanti feudi sparsi in tutta la zona, dei piccoli proprietari terrieri,della nascita e caduta delle cantine sociali, delle di"coltà che l’agricoltura, la zoo-tecnia, l’ortofrutta hanno dovuto a#rontare negli anni per essere competitive sul mercato globale, e con dispiacere mi fa notare che queste attività sono destinate a scomparire in breve tempo. La loro azienda è posizionata in vari luoghi, un po’ frammentata per raccogliere il meglio dei terreni della zona,quelli più vocati all’uva da vino,anche se

alcuni sono divisi con l’uva da tavo-la. Lui continua appassionatamente a narrarmi di storie antiche. Il pa-dre, oggi ottantenne, intorno agli anni ‘50/60, con i suoi fratelli decise di fare un passo importante e di in-vestire nell’acquisto di macchinari che per quel tempo erano notevol-mente all’avanguardia(camion,trattori,mietitrebbi) e di utilizzarli per fare raccolte nei campi per conto terzi. Nei seguenti anni ’70 iniziano

ad acquistare anche appezzamenti di terreni per coltivare uve da vino da vendere direttamente al consu-matore, così verso la !ne degli anni ’80 decidono di piantare solo Nero d’Avola e agli inizi degli anni ’90 i fratelli Lombardo si ritrovano pos-sidenti di circa 55 ettari suddivisi tra uve da vino e uve da tavola. Ma è qui che il passo si fa lungo e intra-prendente. Gianfranco, che nel frat-tempo si era specializzato in enolo-gia e aveva fatto esperienze

lavorative fuori dalla Sicilia, spinge la famiglia a dare un tocco di quali-tà all’azienda. “Il problema della Si-cilia non è che ci sono troppe canti-ne” mi dice “ma che ci sono troppe cantine che non hanno un progetto aziendale”. Ma lui ha le idee chiare e ha chiaro il progetto che la sua fa-miglia deve sostenere: la valorizza-zione del territorio. Anche l’enologo

Tonino Guzzo, che lo ha accompa-gnato in queste scoperte, ha soste-nuto le eccezionali potenzialità di queste zone di cui stiamo parlando, particolarmente vocate alla coltiva-zione di Nero d’Avola e di Catarrat-to. “Non mi va di coltivare vitigni alloctoni, come lo Chardonnay o il

Cabernet ,perché non parlano lin-gua siciliana e rischierei di creare confusione nei consumatori”. Nel 2001,nel frattempo,al Vinitaly un Nero d’Avola proveniente dalle loro vigne si aggiudica la Gran Medaglia d’Oro,ma era prodotto da una azienda che aveva usufruito delle loro uve. Insomma non aveva la loro !rma completa. Grazie a que-

sto rico-n o s c i -mento Gianfranco convince i familiari a “metterci la faccia” perché ne hanno tutte le ca-pacità, e mentre gli zii continuano su una strada oramai troppo battu-ta, nasce la “Lombardo Vini” nel

2006, che in pochissimi anni scala la vetta del rapporto qualità-prezzo e si ritrova presente alle maggiori manifestazioni nazionali, e anche sul mercato internazionale. Mi por-ta a visitare le vigne di catarratto e mi racconta di quelli che sono i suoi sogni ,di come ce la stanno metten-do tutta per diventare una azienda leader,dei sacri!ci che deve a#ron-tare giorno per giorno, di quella parte di mentalità siciliana un po’ restìa ad aprirsi al resto del mondo e mentre parla accarezza dolcemen-te un grappolo d’uva ancora in fase di !oritura (è il momento dell’allegagione),come a volerlo ras-sicurare della sua presenza. Mi ac-

compagna alla macchina,ci salutiamo e mentre si a l lontana, lo immagino sim-paticamente con indosso un vec-chio paio di cal-zari, il panciotto scuro e la coppola in testa. ”Io e i miei collaboratori ci sia-mo vestiti così al

nostro stand dello scorso Vinitaly!”. Bravi,ricordiamo al resto d’Italia che non facciamo male a riscoprirci siciliani.

CANTINE NISSENE. Gianfranco Lombardo racconta l’azienda di famiglia tra passato, investimenti e ricerca di successo

di Cecilia Miraglia

nel cuore della SiciliaLOMBARDO

In Sicilia ci sono troppe cantine che non hanno un progettoaziendale

“Gianfranco Lombardo

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Gli “aristotelici” moderninon controllano se stessi

I Fatti di Etico

Uno dei primi studiosi del pensiero politico fu il !losofo greco Aristo-tele, il quale, sostenendo la natura essenzialmente politica dell’uomo, a#ermava che questi, inevitabil-mente, fosse destinato a vivere una vita politica, solidale con gli altri esseri umani; se così non fosse, sosteneva Aristotele, l’uomo stesso si troverebbe a essere o una belva, fuori dal consorzio umano, o un dio che nella sua onnipotenza non

ha bisogno degli altri.La politica è ineliminabile dalla vita dell’uomo: come Aristotele diceva che chi a#erma l’inutilità della !loso!a la può sostenere solo argomentando !loso!camente così si potrebbe dire che colui che proclama la sua contrarietà alla politica, fa necessariamente poli-tica.Così come in epoca greca quando appaiono i so!sti, oggi, nell’attuale

contesto storico, appaiono i grillini che ora, come allora i so!sti, sono e#etto e non causa della crisi po-litica. Ma i so!sti, contestatori di ogni credenza e tradizione non accettano più verità precostituite così come i grillini e i contestato-ri di oggi, nel campo !nanziario e per!no in quello istituzionale e costituzionale.Ma allora come ora su un punto siamo tutti d’accordo: l’uomo ha bisogno di un criterio di giustizia, di un principio per il suo compor-tamento politico e morale.La classe politica attuale quindi, avendo perso il controllo di se stessa, proiettata solo a garantirsi ancora spazio e potere, non si ver-gogna nemmeno di consegnare il Paese ai burocrati e ai professori, abbracciando inconsciamente le teorie dell’”uomo qualunque” in

un crescendo vile ed egoistico. Ma se tutti prendessero come ele-mento determinante del loro com-portamento l’interesse egoistico individuale allora inevitabilmente andremo incontro ad uno stato di natura dove l’unica legge che con-ta è quella della giungla, dell’homo homini lupus, dove ognuno cerca di sopra#are l’altro.Ma cosa c’entra tutta questa disqui-sizione storica con Caltanissetta?

Fino a prova contraria siamo e vi-viamo in questa Repubblica, votia-mo in Italia e sarebbe perlomeno autolesionistico considerarci fuori da questo contesto. Lo hanno fatto la maggior parte dei nostri politi-ci da noi eletti? Loro non avevano potere contrattuale anche per que-sta forma di strisciante inferiorità? Ebbene di queste ri$essioni ce se ne rammenti all’atto del voto così come ci si guardi bene di quelli che

professano l’antipolitica per diven-tare essi stessi dei politici (proprio come diceva Aristotele).Tuttavia se l’antipolitica può signi-!care l’esercizio di colui che conte-sta il modo di fare politica del pre-sente e auspica un nuovo modo di esercitare la politica, quindi, non un ri!uto per il ri!uto, ma un op-porsi per costruire una politica più vera ed alta allora ben venga l’an-tipolitica.Ma il vedere proliferare un’in!nità di associazioni, comitati, o"cine, laboratori, osservatori e quant’al-tro con espresso ri!uto del termi-ne politica mi mette in guardia se non addirittura mi preoccupa. Vuoi vedere che questi scimiottan-do i grillini o avanzando velleitarie richieste di quartiere pensando di fare antipolitica ricalcano pedisse-quamente l’attuale cattiva politica?

La “Scuola di Atene” - Raffaello (1509/1511)

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