il comportamento alimentare dei bambini: un metodo di intervento. 1^ parte

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Il comportamento alimentare dei bambini: un metodo di intervento 1^ SESSIONE (06.07.2017) 2^ SESSIONE (13.07.2017) Dott.ssa Monica Pirola [email protected] 1 www.obiettivopsicologia.it Obiettivo Psicologia s.r.l. [email protected] www.opsonline.it www.scuoladicounselingpsicologico.it

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Il comportamento alimentare dei bambini:

un metodo di intervento

1^ SESSIONE (06.07.2017)

2^ SESSIONE (13.07.2017)

Dott.ssa Monica Pirola

[email protected]

1

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Obiettivo Psicologia s.r.l.

[email protected]

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www.scuoladicounselingpsicologico.it

PROGRAMMA1^ SESSIONE (06.07.2017)

• Il comportamento alimentare. Di cosa si occupa lo psicologo che lavora in età evolutiva rispetto alle problematiche alimentari

• Le principali problematiche alimentare in età evolutiva

• Le condotte alimentari “corrette” dalla primissima infanzia: allattamento, svezzamento ed alimentazione autonoma. Che ruolo ha lo psicologo?

2^ SESSIONE (13.07.2017)

• La consulenza alimentare in età evolutiva: come affrontarla in studio

• Acquisire un modello di valutazione e di intervento da trasmettere ai genitori– Valutazione delle condotte sane o disfunzionali

– Intervento come piacere nei gusti dei piccoli, pazienza nella somministrazione dei cibi e aspetto curato delle pietanze

• Progetti sulla sana alimentazione all’interno delle scuole e di altri enti sociali

• Esercitazioni e riflessioni sull’applicazione del modello attraverso l’analisi di casi reali

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PROGRAMMADI COSA CI OCCUPEREMO OGGI

1^ SESSIONE (06.07.2017)

• Il comportamento alimentare. Di cosa si occupa lo psicologo che lavora in età

evolutiva rispetto alle problematiche alimentari

• Le principali problematiche alimentare in età evolutiva

• Le condotte alimentari “corrette” dalla primissima infanzia: allattamento,

svezzamento ed alimentazione autonoma. Che ruolo ha lo psicologo?

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1. Il comportamento alimentare

Il comportamento alimentare consiste in una serie diatti connessi all’acquisizione e incorporazione disostanze essenziali per la sopravvivenza ed ilbenessere dell’individuo e l’eliminazione dellesostanze di rifiuto.

E’ un comportamento con caratteristiche che in origineerano esclusivamente istintive ma che con il passaredel tempo sono state “complicate” dall’evoluzioneassumendo sempre di più il carattere di bisognosecondario che ha fatto associare ai cibi significatiche vanno al di là del valore meramente nutritivo.

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E LO PSICOLOGO?

Lo psicologo NON può prescrivere diete ma può lavorare sulCOMPORTAMENTO ALIMENTARE.

perché…

... come ogni COMPORTAMENTO è influenzato da fattori Genetici ma anchee soprattutto Sociali, Familiari, Ambientali e di Personalità

… i significati che l’individuo dà al cibo sono unici e lo psicologo sa aiutare ilcliente/paziente a comprenderli

… lo psicologo è il professionista adatto ad occuparsi di MOTIVAZIONE eSOTEGNO.

N.B. ATTENZIONE AL CLIENTE/PAZIENTE

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LO PSICOLOGO CHE LAVORA SULL’ALIMENTAZIONE

NELL’ETA’ EVOLUTIVA??

Non si tratta di insegnare ai genitori le proprietà nutritive degli alimenti, compito

del nutrizionista o pediatra di famiglia.

Il focus è orientare i genitori e guidarli nelrinforzare e motivare i bambini a

condotte alimentari salutari, dallo svezzamento all’età adulta.

Aiutare la gestione della FRUSTRAZIONE rispetto all’alimentazione sbagliata dei

figli, del SENSO DI IMPOTENZA, del SENSO DI COLPA per non riuscire a

gestire tutte le informazioni e indicazioni nel modo corretto.

Ricordando sempre che OGNI FAMIGLIA E SISTEMA FAMILIARE è

DIVERSO e che una modifica reale può essere fatta solo considerando questo dato

imprescindibile!!

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NO INDICAZIONI NUTRIZIONALI – CONTEGGIO CALORICO

NO COSA MANGIARE

SI COLLOQUI DI COUNSELING RISPETTO ALL’INCREMENTO DELLA

PAZIENZA, DELLA MOTIVAZIONE, DELLA PERSISTENZA

SI COME MANGIARE E COME FAR MANGIARE

SI SUPPORTARE GENITORI, ISTITUZIONE E ADULTI IN GENERE PER

BAMBINI PIU’ CONSAPEVOLE E IN FUTURO ADUNTI CONSAPEVOLI

SI STRATEGIE PRATICHE E CONCRETE

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PRINCIPALI PROBLEMI ALIMENTARI IN ETA’ EVOLUTIVA:

-Mio figlio/figlia mangia troppo

-Mio figlio/figlia mangia troppo poco

-Mio figlio/figlia mangia solo alcuni elementi selezionati

-Mio figlio/figlia non mangia vegetali (frutta e verdura)

-Mio figlio/figlia mangia per motivazioni emotive

come agire???

come supportare i genitori in questo percorso?

come modificare le abitudini disfunzionali?

come applicare tutte le numerose informazioni che abbiamo sul

campo della nutrizione in modo corretto?

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Cibo come SOSTITUTO… non mangiamo

solo per alimentarci, mangiamo anche per

soddisfare tutta una serie di bisogni non

connessi con la fame.

Sensibilizzare i bambini a mangiare per

fame e a fermarsi raggiunta la sazietà, senza

fretta, costrizione, senza creare avversioni

(dovute all’insistenza)

Far diventare il momento del pasto unico,

piacevole, socializzante, anche divertente,

LEGGERO.

IL PROBLEMA

DELL’OBESITA’

Due miliardi: tante sono nel mondo le persone in sovrappeso,

mentre gli obesi sono 600 milioni,

ovvero il 13% dell’intera popolazione.

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L’Italia sembra aver finalmente iniziato ad applicare tutte le indicazioni edirettive che da anni l’OMS sostiene rispetto al benessere alimentare.L’ultima analisi del 2016 sosteneva la presenza di 41 milioni di bambinisovrappeso e obesi.

I dati sono stati raccolti su un campione di oltre 98.000 persone: equamenteripartiti tra bambini e genitori. L'indagine ha svelato come la quota dibambini obesi (6-10 anni) sia scesa al di sotto del dieci per cento (9,3).Mentre quella dei coetanei in sovrappeso s'attesta oggi attorno al venti percento (21,3). Percentuali che, riportate in valore assoluto, equivalgono adire che un bambino su cinque è in sovrappeso e uno su dieci obeso.

“Circa il 40 per cento delle madri di bambini in sovrappeso o obesiritiene che il peso del proprio figlio sia nella norma”. Questo significache sono i genitori stessi a non rendersi conto della situazione presente.

Troviamo così sia chi estremizza un problema inesistente, ma anche chi ignora un problema reale e concreto.

PARLIAMO DI

DISTURBI

della Nutrizione e

dell’Alimentazione

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Il DSM-5 fornisce la seguente definizione dei disturbi della nutrizione e

dell’alimentazione: “I disturbi della nutrizione e dell’alimentazione sono

caratterizzati da un persistente disturbo dell’alimentazione o di comportamenti

collegati con l’alimentazione che determinano un alterato consumo o assorbimento

di cibo e che danneggiano significativamente la salute fisica o il funzionamento

psicosociale”.

Il DSM-5 include le seguenti categorie diagnostiche come la Pica, il disturbo di

ruminazione, il disturbo da evitamento/restrizione dell’assunzione di cibo, l’anoressia

nervosa, la bulimia nervosa, il disturbo da alimentazione incontrollata, il disturbo della

nutrizione o dell’alimentazione con specificazione, il disturbo della nutrizione o

dell’alimentazione senza specificazione (e le prime tre riguardano soprattutto i disturbi

della nutrizione dell’infanzia) .

Si stima, infatti, che circa il 25% dei bambini con un normale sviluppo psicofisico e

l’80% dei bambini con ritardo dello sviluppo possano presentano un disturbo della

nutrizione e dell’alimentazione. Esso si può manifestare con una incapacità di

alimentarsi adeguatamente con conseguente difficoltà a prendere peso o significativo

rallentamento della crescita

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Tale condizione può avere un esordio molto precoce come nel caso del neonato,

manifestandosi con pianto, coliche, interruzione della suzione, ipereccitabilità e

irritabilità, o comparire tra il primo e secondo anno di vita. In tal caso possono

configurarsi quadri tipici di rifiuto alimentare, caratterizzati da atteggiamenti

oppositivi da parte del bambino (allontana o getta il cibo, piange quando gli viene

offerto e quindi alla vista del biberon) o da una sua apparente mancanza di

interesse verso il cibo (si addormenta e smette di mangiare, tiene il cibo in bocca).

In generale un disturbo alimentare può esordire tra i 6 mesi e 4 anni di età quando

viene tentato l’avvio del self-feeding e ciò appare correlato al periodo di

transizione dall’allattamento al “seno” al cucchiaio, bicchiere o tazza, o da una

consistenza liquida a una semisolida.

Nella maggior parte dei bambini, lo sviluppo delle abilità

alimentari (masticazione e deglutizione di alimenti morbidi,

solidi) inizia tra i 6-8 mesi di età.

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Diversi studi dimostrano che alterazioni dell’interazione madre-figlio sono alla

base di disturbi alimentari nel bambino: atteggiamento ansioso e preoccupato,

intrusivo, ipercontrollante, rigido, depressione materna o problemi psicologici di

diversa natura, atteggiamento iperprottettivo che non favorisce la ricerca di

autonomia nel bambino possono essere considerate le condizioni più comuni.

In questo ambito ed in questa fascia di età è più frequente il rischio di

medicalizzazione o ricerca di presunte cause organiche (allergia al latte, reflusso

gastroesofageo ecc.) con vari cambi di latte o uso di farmaci (ranitidina) con

accentuazione del problema.

Nell’ambito dei disturbi del comportamento alimentare (DCA) di natura non

organica si possono riconoscere alcune categorie:

1. Bambino con appetito limitato/alimentazione restrittiva: questa categoria

(picky eaters) comprende bambini che non solo restringono la scelta dei cibi, ma ne

diminuiscono anche la quantità. Essi hanno poco appetito e non sono interessati al

cibo. Nonostante ciò, presentano in genere una crescita regolare.

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2. Bambino vigoroso con poco interesse per l’alimentazione: questa categoria

comprende bambini attivi, energici, curiosi e molto più interessati a giocare che a

mangiare. In genere si rifiutano di rimanere seduti durante i pasti, mangiano

frequentemente, in piccole quantità e non riescono a prendere peso.

3. Bambino depresso con poco interesse per l’alimentazione: questa categoria

comprende bambini poco attivi, poco interessati al cibo, ma anche all’ambiente che

li circonda e con scarsa comunicazione con i genitori. Il rischio di malnutrizione è

più frequente in questo ambito.

4. Bambino con alimentazione selettiva: questa categoria descrive bambini che

limitano la loro alimentazione a una gamma ristretta di cibi preferiti; mangiano

cinque o sei cibi differenti, spesso carboidrati come pane, patate fritte o biscotti.

Essi non accettano di provare cibi nuovi (neofobici) e non si riesce a persuaderli a

farlo in nessuna circostanza. Hanno lo stimolo “facile” al vomito, anche se non

hanno chiaramente difficoltà ad assumere e digerire il loro cibo preferito. Questo

rifiuto potrebbe essere correlato ad aspetti sensoriali come il gusto, l’odore o il

colore.

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5. Bambini con paura o fobia specifica verso il cibo: questa categoria comprende

bambini con paura a deglutire o che evitano cibi di consistenza aumentata. Spesso è

possibile individuare l’evento che ha scatenato questa fobia: un episodio di disfagia o

soffocamento, episodi di diarrea e vomito in pubblico, durante i quali si è sporcato di

fronte ad altre persone, o procedure orali dolorose o spiacevoli (alimentazione con

sondino naso-gastrico)

Circa il 20-60% dei genitori ritiene che i loro figli non mangino in maniera

sufficiente, o mostrino un atteggiamento di tipo fobico nei confronti dei cibi nuovi.

Rispetto a quanto riferito dai genitori, solo l’1-5% rispettano realmente i criteri

per un sospetto di disturbo della condotta alimentare.

Di fronte a un bambino con il sospetto di DCA, è opportuno procedere con una

attenta anamnesi (personale e familiare), esame obiettivo (compresi dati

antropometrici) e diario alimentare.

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L’anamnesi dovrebbe includere storia prenatale e perinatale, storia familiare,

malattie e ricoveri ospedalieri precedenti la nascita, utilizzo in epoca neonatale di

nutrizione artificiale e/o con sondino naso-gastrico.

Un’anamnesi alimentare specifica comprende il tipo di alimentazione alla nascita

(allattamento materno versus artificiale), cambi di formule, epoca di introduzione dei

solidi, la dieta attuale, consistenza, modalità, durata dei pasti e postura durante il pasto.

Una parte integrante dell’approccio al bambino con DCA deve presupporre un’indagine

per esplorare la presenza di stress sociali, alterazione delle dinamiche familiari e la

presenza di problemi emotivi.

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Cosa ricordare nell’Assessment:

-Quando è iniziata la situazione?

-Cosa è cambiato?

-Cosa sta avvenendo in quel preciso momento?

-Tentativi di modifica già effettuati?

-Chi cucina? Come?

-Abitudini alimentari dei genitori

-Rapporto della famiglia di origine col cibo

-Contesto in cui si assumono i pasti

-Modalità di gestione dell’appetito

-C’è richiesta rispetto ai segnali di fame/sazietà?

-Come sono le porzioni in casa? Che stoviglie si usano?

-Attenzione alle definizioni: “profezia che si autoavvera”

-Cosa pensa mamma? Papà?

Nella maggior parte dei casi i disordini nutrizionali sono transitori, ma nel 3-10% si

possono associare al rischio di malnutrizione.

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Perciò è fondamentale….

OSSERVARE

VALUTARE

STIMOLARE

NON GIUDICARE, ENFATIZZARE,

MORTIFICARE, ALLARMARE

MA PIUTTOSTO SUPPORTARE,

NORMALIZZARE E

TRANQUILLIZZARE

Nel prossimo webinar, tutte le modalità

operative per far fronte a questo genere di

problematiche!!!

DOMANDE?

GRAZIE A TUTTI

a settimana prossima

Dott.ssa Monica Pirola

[email protected]

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