il bolscevico - pmli n38 2011

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Spedizione in A.P. - 45% art. 2 Comma 20/b legge 662/96 - Filiale di Firenze - Settimanale - 1,50 Fondato il 15 dicembre 1969 Nuova serie - Anno XXXV - N. 38 - 27 ottobre 2011 A Roma sfilano in 500mila. Grandi manifestazioni in 87 Paesi. A Londra il “China Daily” di Pechino intervista un esponente del PMLI Il PMLI: un avvenimento storico, non intaccato dalle gravi, erronee e controproducenti provocazioni di via Cavour. L’interminabile corteo composto in stragrande maggioranza da giovani e giovanissimi. Asse tra il PMLI e le “Mamme Vulcaniche”. I medici di un ospedale si oppongono all’identificazione dei feriti prima della cura. La delegazione del PMLI, diretta da Branzanti coadiuvato da Di Matteo, incita ad abbattere Berlusconi sollevando la piazza RIMANE DA CAPIRE CHE L’UNICA E VERA ALTERNATIVA E’ IL SOCIALISMO Roma, 15 ottobre 2011. In alto, una veduta parziale del corteo. I cartelli e le bandiere della delegazione nazionale del PMLI. In primo piano lo spezzone delle combattive “Mamme Vulcaniche” partenopee (foto Il Bolscevico) COMUNICATO DELL’UFFICIO STAMPA DEL PMLI Una manifestazione anticapitalista storica PAG. 3 Grazie all’“aiutino” di Napolitano, nuovo Vittorio Emanuele III, e all’imbelle e ridicola “opposizione” parlamentare IL NUOVO MUSSOLINI SI SALVA ANCORA COL VOTO DI FIDUCIA Secondo Berlusconi “la lotta di classe è tramontata per sempre” VA ABBATTUTO DALLA PIAZZA Nonostante il divieto fascista della questura di Roma IL CORTEO FIOM DEL 21 SI DEVE FARE PAG. 8 PAG. 2

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IL BOLSCEVICO - PMLI n38 2011

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Page 1: IL BOLSCEVICO - PMLI n38 2011

Spedizione in A.P. - 45% art. 2 Comma 20/b legge 662/96 - Filiale di Firenze - Settimanale - € 1,50 Fondato il 15 dicembre 1969 Nuova serie - Anno XXXV - N. 38 - 27 ottobre 2011

A Roma sfi lano in 500mila. Grandi manifestazioni in 87 Paesi. A Londra il “China Daily” di Pechino intervista un esponente del PMLI

Il PMLI: un avvenimento storico, non intaccato dalle gravi, erronee e controproducenti provocazioni di via Cavour. L’interminabile corteo composto in stragrande maggioranza da giovani e giovanissimi. Asse tra il PMLI e le “Mamme Vulcaniche”. I medici di un ospedale si oppongono all’identifi cazione dei feriti prima della cura. La delegazione del PMLI, diretta da Branzanti coadiuvato da Di Matteo, incita ad abbattere Berlusconi sollevando la piazza

RIMANE DA CAPIRE CHE L’UNICA E VERAALTERNATIVA E’ IL SOCIALISMO

Roma, 15 ottobre 2011. In alto, una veduta parziale del corteo. I cartelli e le bandiere della delegazione nazionale del PMLI. In primo piano lo spezzone delle combattive “Mamme Vulcaniche” partenopee (foto Il Bolscevico)

COMUNICATO DELL’UFFICIO STAMPA DEL PMLI

Una manifestazione anticapitalista storica

PAG. 3

Grazie all’“aiutino” di Napolitano, nuovo Vittorio Emanuele III, e all’imbelle e ridicola “opposizione” parlamentare

IL NUOVO MUSSOLINI SI SALVA ANCORACOL VOTO DI FIDUCIA

Secondo Berlusconi “la lotta di classe è tramontata per sempre”

VA ABBATTUTO DALLA PIAZZA

Nonostante il divieto fascista della

questura di Roma

IL CORTEOFIOM

DEL 21SI DEVEFARE

PAG. 8

PAG. 2

Page 2: IL BOLSCEVICO - PMLI n38 2011

2 il bolscevico / manifestazione di roma N. 38 - 27 ottobre 2011

A ROma sfi lano in 500mila. Grandi manifestazioni in 87 Paesi. A Londra il “China Daily” di Pechino intervista un esponente del PMLI

IL CAPITALISMO E BERLUSCONINEL MIRINO DEI MANIFESTANTI

Il PMLI: un avvenimento storico, non intaccato dalle gravi, erronee e controproducenti provocazioni di via Cavour. L’interminabile corteo composto in stragrande maggioranza da giovani e giovanissimi. Asse tra il PMLI e le “Mamme Vulcaniche”. I medici di un ospedale si oppongono all’identifi cazione dei feriti prima della cura. La delegazione del PMLI, diretta da Branzanti coadiuvato da Di Matteo, incita ad abbattere Berlusconi sollevando la piazza

RIMANE DA CAPIRE CHE L’UNICA E VERA ALTERNATIVA È IL SOCIALISMODal nostro inviatoQuella del 15 ottobre 2011 è

una giornata che resterà negli an-nali della lotta di classe in Italia, perché, come ha rilevato tempesti-vamente il comunicato dell’Uffi-cio stampa del PMLI: “Mai dopo il Sessantotto e il Settantasette si è verificata in Italia una manifesta-zione di massa contro il capitali-smo e il governo che ne cura gli affari, come quella di questo po-meriggio a Roma”. Si è trattato di “Un avvenimento storico, che po-trebbe segnare una svolta nella lot-ta di classe nel nostro Paese”. La ricorderemo anche come l’ennesi-mo episodio di violenta repressio-ne antipopolare da parte del gover-no neofascista di Berlusconi.

La manifestazione di Roma si è svolta in contemporanea a quel-le per il “cambiamento globale” in più di 900 città di 87 paesi del mondo (senza risparmiare le cit-tadelle dell’imperialismo, come Stati Uniti, Giappone e Unione europea), dirette contro l’oligar-chia finanziaria che giustamente viene sempre più percepita come nemica delle masse lavoratrici e popolari.

La manifestazione è stata mol-to partecipata e combattiva, da tut-ta Italia migliaia e migliaia di ope-rai, lavoratori, precari, disoccupati, pensionati, studenti sono scesi in piazza con grande determinazione, per nulla impauriti dalla grancassa terroristica che preannunciava di-sordini. Di sicuro la straordinaria affluenza e la combattività dei ma-nifestanti hanno fatto fischiare le orecchie del neoduce Berlusconi, dei suoi gerarchi e dei partiti del-la “sinistra” borghese che si sono trovati spiazzati davanti alla po-tente carica anticapitalista delle masse, e il grado di autonomia e di indipendenza che queste hanno raggiunto rispetto a loro.

La manifestazione ha infatti di-mostrato che il livello di coscien-za delle masse è cresciuto notevol-mente, poiché hanno capito che il capitalismo e i governi che gli reg-gono il sacco sono i responsabili di questa crisi, ancora più grave di quella degli anni ’20 del secolo scorso, e che quindi è necessario lottare contro di essi e contro gli strumenti dell’oligarchia finanzia-ria che governa il mondo specu-lando sulle spalle e sulle vite del-le masse popolari, BCE e Banca d’Italia in testa.

Parte dello spezzone del PMLI al corteo romano. Al centro il compagno Denis Branzanti, che ha diretto la delegazione nazionale del Partito (foto Il Bolscevico)

Roma. Da sinistra, i compagni Giovanna Vitrano, Federico Picerni, Denis Bran-zanti, Franco Di Matteo e Angelo Urgo (foto Il Bolscevico)

Una parte dello spezzone del PMLI. Sulla destra si nota il compagno Andrea Cammilli (foto Il Bolscevico) SEGUE IN 3ª ➫

Piazza della Repubblica è pie-na fin dalle 13, tanta è la parteci-pazione di massa. Il corteo si muo-ve a partire dalle 14 imboccando via Cavour. Tante le realtà presen-ti: FIOM, “La Cgil che vogliamo”, Cobas, Usb, No TAV, No Dal Mo-lin, No Ponte, ARCI, Comitati per l’acqua pubblica, gli aquilani ter-remotati, i “Draghi ribelli”, “Roma bene comune”, “Uniti per l’alter-nativa”, le “Mamme Vulcaniche”, PRC, PdCI, SEL, Associazioni di ambientalisti e quelle di migran-ti, “Femministe indignate”. Non mancano le Organizzazioni degli studenti partiti dalla Sapienza.

Fra i 500mila manifestan-ti l’entusiasmo, la combattività e la rabbia contro il capitalismo, il governo Berlusconi e “l’Euro-pa delle banche” sono alle stelle. Alla partenza vengono applaudi-ti i No TAV. Un significativo car-tello recita: “Uno spettro s’aggira per l’Europa dal 1848” (data del Manifesto del Partito comunista di Marx ed Engels). “Non siamo merce nelle mani di politici e ban-chieri”; “Quando l’ingiustizia di-venta legge, ribellarsi è un dove-re”; “10, 100, 1000 Tahrir”; così recitano altri cartelli e striscioni. Su un cartello un grande ritratto a colori di Marx con sotto scritto “maestro unico”. Domina la paro-la d’ordine “Noi il debito non lo paghiamo”. Tante le bandiere ros-se, anche giganti, che sventolano sopra i manifestanti, in stragrande maggioranza giovani e giovanissi-

mi. L’opportunista leader dei radi-cali Marco Pannella, che cercava di infilarsi nel corteo, viene cac-ciato dai manifestanti.

Il PMLI Il PMLI era presente a Roma

con una delegazione nazionale di-retta dal compagno Denis Bran-zanti coadiuvato dal compagno Franco Di Matteo e composta da compagne e compagni provenienti da Lombardia, Emilia-Romagna, Toscana, Marche, Lazio, Abruzzo, Campania, Puglia e Sicilia.

La combattiva, disciplinata e rossa delegazione portava cartel-li contro il nuovo Mussolini e le bandiere rosse dei Maestri e del Partito, diffondendo copie de Il Bolscevico e volantini che invi-tavano ad abbattere il principale massacratore sociale Berlusconi. I marxisti-leninisti, super-foto-grafati e ripresi dalle telecamere, a più riprese dai megafoni hanno lanciato slogan e cantato Bandiera rossa e Bella ciao coinvolgendo i manifestanti vicini, in particolare l’energico spezzone delle “Mam-me Vulcaniche” che stava loro da-vanti. Ricordando le comuni lotte a Napoli contro le discariche, in accordo con esse, abbiamo lancia-to insieme lo slogan: “L’immondi-zia non va bruciata, raccolta, rac-colta differenziata”.

Esponenti del PMLI sono sta-ti intervistati più volte, anche da La7, ma non ci risulta che siano andati in onda.

Nel corso del corteo i capetti di “Uniti per l’alternativa” hanno pro-vocato verbalmente e fisicamen-te i nostri compagni, manovran-do contro di essi anche il loro Tir, nell’evidente tentativo di emargi-narci dal corteo. Ma non ci sono riusciti. Anche perché non tutti la pensavano allo stesso modo, come dimostra la solidarietà portataci dai tanti giovani che erano dietro lo striscione di quel partito. Resta pur sempre un atto gravissimo di rottura dell’unità anticapitalista e antifascista di cui Berlusconi an-drebbe molto fiero.

Da segnalare lo “strano” com-

portamento de la Repubblica nei confronti del PMLI. Nel giorno stesso della manifestazione, in un grosso articolo dal titolo “Indigna-ti, Roma blindata per il corteo dei 200mila” a tutta pagina, trami-te il pennivendolo Corrado Zuni-no scrive “C’è il Partito marxista-leninista italiano”. Il giorno dopo, nella cronaca della manifestazio-ne, scritto dallo stesso Zunino, ha ignorato completamente la presen-za del PMLI. Perché mai? A pen-sar male (bene) si potrebbe dire che quello che interessava unicamente all’organo ufficioso del “centro-sinistra” era suggerire alle “forze dell’ordine” di tenerci d’occhio.

Come di norma, tutti i me-dia hanno celato la presenza del PMLI. Il direttore dimissionario de il manifesto trotzkista, Norma Rangeri, scrive “spuntano i maoi-sti”. Ridicola!

Il PMLI ha partecipato an-che alle mobilitazioni di Londra e di Edimburgo. A Londra i nostri compagni hanno rilasciato due in-terviste, una al China Daily di Pe-chino edito dal Partito comunista cinese revisionista e l’altra a Na-tional Public Radio. Successiva-mente sono stati attaccati, come gli altri manifestanti, dalla polizia che voleva cacciarli dalla piazza.

La Commissione per il lavo-ro di organizzazione del CC del PMLI ha inviato un messaggio di ringraziamento ai membri della delegazione nazionale e alle Istan-ze di Londra e di Aberdeen nel

vostra combattività anticapitalista e antigovernativa e il vostro corag-gio rivoluzionario, illuminano ed ispirano i dirigenti nazionali del PMLI con alla testa il compagno Giovanni Scuderi e questa Com-missione”.

Gli scontriIl primo fumo nero lo si vede

verso la fine di via Cavour. È la prima auto bruciata dai “black bloc”, in realtà infiltrati di Stato e “ultrasinistri” che continuano im-perterriti a sfondare vetrine delle banche e bruciare automobili an-che nella successiva via Labicana. Vengono lasciati agire indisturba-ti dalle “forze dell’ordine”, mentre i manifestanti li insultano al gri-do di “fuori, fuori”, “fascisti, fa-scisti”, gli lanciano bottiglie e si scontrano con loro nel tentativo di cacciarli dal corteo.

Alle 16,30 polizia e guardia di finanza entrano in azione in tenu-ta anti-sommossa, spaccando il corteo e sparando lacrimogeni e idranti. Nel giro di un quarto d’ora scatta la repressione violenta e in-discriminata dell’intera manifesta-zione. In particolare i manifestan-ti che erano riusciti a raggiungere piazza San Giovanni vengono cir-condati, soffocati da una pioggia di lacrimogeni e aggrediti selvag-giamente; alla violenza repressiva oppongono la violenza di massa, difendendosi come possono, eri-

quale si legge fra l’altro: “Avete rappresentato al meglio il nostro amato Partito e contribuito al suc-cesso delle suddette manifestazio-ni tenendo ben alte le insegne ri-voluzionarie e anticapitaliste del PMLI.

“Voi, compagne e compagni, siete stati coprotagonisti di una grande e storica manifestazio-ne anticapitalista (...) La coscien-za anticapitalista delle masse è in pieno sviluppo, e ciò crea miglio-ri condizioni per porre in maniera dialettica la questione che la vera e unica alternativa al capitalismo è il socialismo.

“Il vostro spirito di sacrificio, specie da parte dei compagni si-ciliani che hanno fatto il viaggio più lungo e disagiato, il vostro ri-spetto del centralismo democrati-co e della disciplina proletaria, la

gendo barricate e lanciando sam-pietrini. Una camionetta dei cara-binieri e uffici del ministero della Difesa vengono dati alle fiamme.

La furia repressiva delle “forze dell’ordine” è smisurata. Le camio-nette piombano a gran velocità nel bel mezzo del corteo, si susseguono i caroselli e un manifestante viene persino investito. Manifestanti iner-mi vengono aggrediti ovunque si trovino. Una ragazza a braccia con-serte davanti alla polizia viene man-ganellata e ferita al volto. Il corteo si disperde definitivamente e anche i marxisti-leninisti sono costretti a lasciare le strade, sfuggendo per un soffio alla repressione, ma gli scon-tri si protraggono per ore. Il bilan-cio è di 135 feriti (in maggioranza appartenenti alle “forze dell’ordi-ne”) e 12 arresti.

A fine giornata partono i ra-strellamenti per le vie di Roma e la caccia al manifestante persino, in certi casi, in attesa dei pullman nelle altre città.

Da segnalare il coraggio dei medici rifiutatisi di permettere alla polizia di identificare i mani-festanti feriti prima che potessero ricevere le cure, e delle chiese (ba-silica di San Giovanni e S. Maria dei Monti) che hanno offerto rifu-gio e acqua ai manifestanti.

Indubbiamente l’azione degli infiltrati di Stato e degli inguaribi-li malati di avventurismo e terrori-smo di piccolo gruppo, ha favorito enormemente la repressione poli-ziesca. Maroni e i suoi sgherri non aspettavano altro e hanno gravi e precise responsabilità. Non è da escludere una risonanza a lungo termine, con un inasprimento ge-nerale delle norme repressive fa-sciste, con l’agenzia AISI (infor-mazioni e sicurezza interna) che afferma: “La mobilitazione del 15 segna un punto di non ritorno e lo snodo per le future dinamiche contestative”.

In ogni caso va fatto un dovu-to distinguo fra i provocatori che fin da subito non hanno fatto al-tro che sfasciare vetrine e auto, e i manifestanti che dopo l’inizio del-la repressione, dentro e fuori San Giovanni, si sono legittimamente difesi. Giustamente però non han-no partecipato alla successiva bat-taglia tra i cosiddetti “Black bloc” e le “forze dell’ordine”.

Le reazionidei partiti borghesi

“Bipartisan” l’elogio alle “for-ze dell’ordine” e la condanna del-la violenza. Tra tutti si è distinto Vendola il quale a l’Unità del 17 ha dichiarato: “Bisogna dar atto al ministero dell’Interno di aver pro-posto un racconto veritiero… For-se ci sono stati alcuni errori nella comprensione di quello che sta-va avvenendo. Ma nel complesso è stata una gestione responsabile. Non è stato un replay di Genova”.

Il responsabile nazionale del PD per la sicurezza, Emanuele

Page 3: IL BOLSCEVICO - PMLI n38 2011

N. 38 - 27 ottobre 2011 manifestazione di roma / il bolscevico 3COMUNICATO DELL’UFFICIO STAMPA DEL PMLI

Una manifestazione anticapitalista storicaMai dopo il Sessantotto e il

Settantasette si è verificata in Ita-lia una manifestazione di massa contro il capitalismo, e il gover-no che ne cura gli affari, come quella di questo pomeriggio a Roma. Un avvenimento storico, che potrebbe segnare una svol-ta nella lotta di classe nel nostro Paese. Ne sono stati protagonisti circa 500 mila manifestanti, in stragrande maggioranza giova-ni e giovanissimi, provenienti da tutta Italia, compresa la Sicilia.

Le gravi, erronee e contro-

producenti azioni provocatorie di via Cavour non intaccano mi-nimamente il significato e il va-lore politico della esaltante ma-nifestazione. Fanno solo il gioco del capitalismo, del suo governo, delle sue istituzioni e dei politi-canti borghesi di destra e di “si-nistra”.

Il fatto incontrovertibile è che le masse non vogliono assoluta-mente pagare il debito causato dalla crisi economica e finanzia-ria del capitalismo. E per questo attaccano politicamente le ban-

che e la finanza che le stanno af-famando e che tengono in pugno gli Stati e i governi borghesi per ingrassare un pugno di sangui-sughe.

Le cariche in piazza San Gio-vanni delle “forze dell’ordine” di Maroni non avevano alcuna ragione di essere effettuate, se non quella di dimostrare che in Italia comanda la classe borghe-se e che il popolo non ha alcun diritto di ribellarsi al suo ordi-ne e alla sua politica di lacrime e sangue.

Un motivo in più per farla fi-nita una volta per tutte col go-verno del massacratore socia-le Berlusconi scendendo tutti in piazza. Speriamo che lo capisca anche l’imbelle, inconcludente e ridicola opposizione parlamen-tare.

Tutti i popoli del mondo, come dimostrano le odierne ma-nifestazioni in 82 Paesi, hanno preso coscienza che il capitale finanziario, ossia il capitalismo, è il nemico comune e non han-no più paura a scendere in piaz-

za per combatterlo. Rimane solo di capire che l’unica e vera alter-nativa a esso non sono i governi della “sinistra” borghese, bensì il socialismo, cioè il governo della classe operaia.

L’Ufficio stampa del PMLIFirenze, 15 ottobre 2011, ore 19,08____________________

Anche i media antiberlusco-niani, compresi quelli in mano ai falsi comunisti, hanno igno-rato questo importante e chia-rificatore comunicato del PMLI.

Ma sono proprio sicuri che stra-tegicamente la scelta di non dare alcun spazio alla voce del PMLI sia quella giusta?

La storia della lotta di classe mondiale non dice loro proprio nulla? Eppure dovrebbero ricor-dare che la reazione governativa e istituzionale borghesi comincia sempre a mettere al bando i co-munisti, ma poi, alla fine, arriva anche a colpire i partiti e i me-dia democratici borghesi. Che si sveglino, dunque, prima che sia troppo tardi.

I ringraziamenti della Commissione per il lavoro di organizzazione del CC del PMLI

SIETE STATI COPROTAGONISTI DI UNA GRANDE E STORICAMANIFESTAZIONE ANTICAPITALISTICA

A tutti i membridella delegazione nazionale

del PMLI alla manifestazionedel 15 ottobre a Roma

Alla Cellula “Stalin” di Lon-dra e all’Organizzazione

di Aberdeen del PMLI

Care compagne, cari compa-gni,

un grazie di cuore da parte dei dirigenti nazionali del PMLI con alla testa il compagno Giovanni Scuderi e della Commissione per il lavoro di organizzazione del CC del PMLI per quanto avete fat-to alle manifestazioni che si sono svolte il 15 ottobre a Roma, Lon-dra ed Edimburgo contro la “ditta-tura della finanza” e per il “Cam-biamento globale”.

Avete rappresentato al meglio il nostro amato Partito e contribui-to al successo delle suddette mani-festazioni tenendo ben alte le inse-gne rivoluzionarie e anticapitaliste del PMLI.

Il nostro primo pensiero frater-no e solidale va alle compagne e ai compagni che a Londra sono sta-ti repressi dalla polizia e a quelli che a Roma hanno direttamente affrontato alcuni antiPMLI che ci spingevano in bocca alla polizia. Vivi complimenti al compagno che a Londra è stato intervistato dal “China Daily” di Pechino e dal “National Public Radio” e a quel-lo che a Roma è stato intervistato dall’emittente televisiva La7.

Sotto la direzione del compa-gno Denis Branzanti coadiuva-to dal compagno Franco Di Mat-teo siete stati bravissimi per essere riusciti a inserirvi nel corteo in un punto avanzato; per aver stretto un forte legame politico e organizza-tivo con le “Mamme Vulcaniche”; per aver risolto senza danni la pro-vocazione dei capetti di “Uniti per l’alternativa” che ce l’hanno a morte col PMLI; e per esservi di-simpegnati per tempo, secondo le indicazioni telefoniche del Centro,

per evitare di essere coinvolti negli scontri con le “forze dell’ordine” a causa di gravi azioni provoca-torie, erronee e controproducenti avvenute all’interno del grandio-so corteo.

Il disimpegno era inevitabile sia perché in generale, e in considera-zione dell’attuale forza del Parti-to, dobbiamo proteggere l’incolu-mità dei compagni, sia perché nel caso specifico si temeva che dopo gli scontri avvenissero dei rastrel-lamenti polizieschi come accadde 10 anni fa a Genova in occasione del G8.

Noi non temiamo le battaglie di strada, purché siano di massa, per giusti motivi e obiettivi, quan-do non ne possiamo fare a meno o quando sono necessarie, impie-gandovi le forze stabilite in prece-denza dal Partito.

Voi, compagne e compagni, sie-te stati coprotagonisti di una gran-de e storica manifestazione anti-capitalista, che esprime la collera

L’APPOGGIO DI ALCUNI SIMPATIZZANTIE AMICI AL COMUNICATO DEL PMLI SULLA

MANIFESTAZIONE DI ROMA

Un momento dell’intervista de “La7” al PMLI (foto Il Bolscevico)

Andrea, operaio toscano componente della Delegazione

nazionale del PMLIalla manifestazione

del 15 ottobre a RomaRingrazio il PMLI per le si-

gnificative parole espresse sia nel comunicato stampa che nei rin-graziamenti ai membri della De-legazione.

Ciò mi rende consapevole del-l’importante compito assegnatoci.

W il PMLI!

Emanuele -provincia di Varese

Ho visto in diretta tv quello che e successo a Roma oggi pomerig-gio, i camuffatti agenti della Digos mettere a fiamme e fuoco la città di Roma e sono vicino e solida-le con tutti i manifestanti e il sin-dacato Fiom che si e visto vedere colpita una pacifica manifestazio-ne che voleva denunciare sulla piazza il massacro sociale di una intera nazione di cui i lavoratori dipendenti stanno pagando sulla loro pelle una politica repressiva da parte di un governo dittatoriale e antidemocratico. Con il PMLI e i Maestri ci potrà essere una giu-sta politica sociale e non repressi-va, ma negli interessi della classe proletaria, contro la borghesia ed il capitalismo.

Roberto -Castelvetro di Modena

Sono completamente d’accor-do con il vostro comunicato stam-pa, a Roma c’ero anche io ed ho visto con i miei occhi le macchine e i mezzi blindati delle “forze del-l’ordine” irrompere a tutta velo-cità in mezzo al corteo in Via La-bicana incuranti del fatto di poter investire o meno i manifestanti e lanciare, senza alcun motivo, la-crimogeni contro il corteo. Come al solito le “forze dell’ordine” si sono schierate a fianco del Potere e contro coloro che dovrebbero di-fendere.

Gianantonio - PordenoneHo letto con molta attenzione

il vostro comunicato stampa che condivido pienamente, assieme alle vostre numerose mail che ri-cevo sempre con molto piacere!

Saluti marxisti-leninisti.

“Martamega”Gli atti violenti hanno porta-

to solo all’annullamento del vero motivo della manifestazione, sono stati atti terroristici mirati al boi-cottaggio di questa, e sembra che ci siano riusciti, non si fa altro che parlare di black bloc e “for-ze dell’ordine” (che comunque sono temi importanti per far luce su eventi che ormai accadono da

anni) ma i veri motivi della mani-festazione, sì li sappiamo e li co-nosciamo bene dentro alle nostre teste ma il 15 ottobre 2011 in quel-la piazza molti se li sono scordati!

La manifestazione pacifica non era la soluzione ma una rivoluzio-ne non si fa con un gruppo ristret-to di persone, quello è terrorismo come ci insegna la storia delle bri-gate rosse che non ha mai portato da nessuna parte se non tra le sbar-re di una galera!

Adolfo - provincia di PisaCare compagne e compagni,

condivido il comunicato stampa del PMLI.

Faccio presente che ho parteci-pato alle manifestazioni del 1967 e 1968 che si tennero in Francia dove mi trovavo in quell’epoca.

Cordiali saluti a tutte le compa-gne e i compagni del PMLI, con sincerità.

Fabio - BiellaSono contento di ciò che è suc-

cesso a Roma, mi auguro che que-sto sia l’inizio della rivoluzione, forza compagni!

Marco, via e-mailBravi! Avete ragione. Cancel-

liamo il debito! Costruiamo il no-stro futuro!

W Marx! W Lenin! W Mao!

Fiano, sullo stesso giornale ha af-fermato: “Noi dobbiamo essere la diga contro ogni trasformazione della protesta in violenza. Il dis-senso è il cuore della democrazia, la violenza il suo nemico e non la supporteremo mai, in qualsiasi forma o modo”.

Sulla stessa lunghezza d’onda Liberazione che attraverso la pen-na di Eleonora Forenza, riconfer-ma la linea pacifista del PRC: “la nostra scelta è e deve rimanere la non violenza, proprio perché è la forma radicalmente più alta della violenza del potere (quindi anche del potere del proletariato, ndr)”. E per essere sicura di essere ca-pita, aggiunge: “Le avanguardie non ci sono e non ci devono esse-re. Non ci sono più Palazzi d’In-verno” (alludendo alla Rivoluzio-ne d’Ottobre)”.

Per i partiti della “sinistra” borghese quindi il proletariato e le masse popolari e giovanili non hanno il diritto di ribellarsi, di di-fendersi e reagire alla violenza dei governi e delle istituzioni borghe-si. È come dire: Berlusconi e Ma-roni, accomodatevi pure; quando saremo noi al governo useremo i vostri stessi metodi repressivi e liberticidi. Lo sappiamo: lo avete già fatto col governo Prodi. Noi in-vece lavoreremo affinché le masse capiscano sempre più che, come dice Mao, “È giusto ribellarsi contro i reazionari”, usando tutti

➫ DALLA 2ª

Roma, 15 ottobre 2011. Un cartello con l’inizio del “Manifesto del Partito comu-nista” di Marx ed Engels

montante delle masse duramente colpite nel salario, nel lavoro, nei servizi pubblici e nei servizi socia-li, nelle libertà e nei diritti politici, sindacali e civili a causa della crisi economica e finanziaria del capi-talismo, ancora più grave di quella del 1929.

La coscienza anticapitalista delle masse è in pieno sviluppo, e ciò crea migliori condizioni per porre in maniera dialettica la que-stione che la vera e unica alterna-tiva al capitalismo è il socialismo. Una proposta che noi dobbiamo portare dentro i movimenti che hanno già maturato la necessità di lottare contro il capitalismo e per abbattere il governo Berlusconi.

Il vostro spirito di sacrificio, specie da parte dei compagni si-ciliani che hanno fatto il viaggio più lungo e disagiato, il vostro ri-spetto del centralismo democrati-co e della disciplina proletaria, la

vostra combattività anticapitalista e antigovernativa e il vostro corag-gio rivoluzionario, illuminano ed ispirano i dirigenti nazionali del PMLI con alla testa il compagno Giovanni Scuderi e questa Com-missione.

Anche per questo vi ringrazia-mo profondamente.

Appoggiamo, studiamo e ap-

plichiamo il discorso di Scude-ri sugli insegnamenti di Mao sul Partito!

Avanti con forza e fiducia ver-so l’Italia unita, rossa e socialista!

Coi Maestri e il PMLI vince-remo!

La Commissioneper il lavoro di organizzazione

del CC del PMLI

i metodi di lotta, compresa la vio-lenza rivoluzionaria e le battaglie di strada purché siano di massa e mai di piccolo gruppo staccato dalle masse. La non violenza è la tomba della lotta di classe e l’elisir di lunga vita della classe dominan-te borghese.

L’unica e vera alternativa

La consapevolezza che biso-gna farla finita col capitalismo è in continua crescita. Ne è una prova lampante la manifestazione del 15 ottobre. Ma non si ha ben chiaro come uscirne. Vecchi e nuovi vol-poni cavalcano l’onda del cam-biamento affinché poi il cambia-mento non avvenga. Lavorano nei movimenti di massa anticapitalisti per dar loro uno sbocco elettorale, parlamentare e governativo rifor-

mista per addolcire il capitalismo. I marxisti-leninisti vi devono inve-ce lavorare praticando una larga politica di fronte unito per aiutarli a crescere in senso anticapitalista, antigovernativo, antistituzionale e rivoluzionario, per far loro com-prendere, articolando e argomen-tando bene la nostra proposta, che l’unica vera alternativa di socie-tà non sono i governi della “sini-stra” borghese, ma la lotta di clas-se, l’abbattimento del capitalismo e la conquista del socialismo, cioè il governo della classe operaia, che rappresenta anche l’unica vera via d’uscita dalle crisi economi-che capitalistiche e dalle macel-lerie sociali che esse comportano. Come la storia dimostra, è impos-sibile che nel capitalismo e sotto un qualsiasi suo governo ci possa essere una vera democrazia e una vera libertà per le masse popolari.

Page 4: IL BOLSCEVICO - PMLI n38 2011

4 il bolscevico / manifestazione di roma N. 38 - 27 ottobre 2011

Rifl essioni di Manuel, membro della Cellula “Rivoluzione d’Ottobre” di Roma del PMLI, sulla manifestazione nazionale del 15 ottobre

MANIFESTAZIONE STORICA CHE METTE IN LUCE I CARATTERIPOSITIVI E I LIMITI DEL MOVIMENTO DEGLI “INDIGNADOS”Mezzo milione di manifestanti

hanno invaso Roma, in quella che è stata la più partecipata iniziativa di tutto il mondo contro “la ditta-tura delle banche e della finanza” sospinta e organizzata dal mo-vimento internazionale (di gran lunga spontaneo e frammentario) degli “Indignados”. Una manife-stazione sentitissima, per il suo ca-rattere strettamente anticapitalista e antimperialista, dai giovani lavo-ratori, studenti e precari, ma anche dagli operai e dalle masse lavora-trici, disoccupati e tante famiglie con i loro bambini.

Il PMLI ha partecipato con quante più forze ha potuto, ha preso posizione in un buon pun-to del corteo, sfilando per la mag-gior parte del tempo insieme alle combattive “Mamme vulcaniche”, condividendo con forte spirito po-litico unitario e di lotta le parole d’ordine contro il regime del neo-duce Berlusconi e intonando a

gran voce canti antifascisti.Una manifestazione di questa

portata, sincera e numerosa, con-tro il capitalismo è un passo in avanti importantissimo nella sto-ria della lotta di classe in Italia.

Come è stato evidente, mol-te sono ancora le questioni inter-ne da risolvere, la frammentarietà dei vari movimenti, la mancanza di una direzione organizzativa ma soprattutto ideologica unica che apra la strada ai reali obiettivi e aumenti la forza delle masse che lottano per il socialismo in con-trapposizione certamente violenta, quando saranno maturi i rapporti di forza, con il capitalismo.

Il movimento degli “Indigna-dos” è un nuovo movimento che attualmente ha preso la ribalta ed è capace di coinvolgere ampie forze sociali: dai precari, agli studenti, a settori di intellettuali. Ma è evi-dente che esso non basta, non ha l’organizzazione politica minima

Una testimonianza della provocazione di

“Uniti per l’alternativa”contro il PMLI

Arrivati al concentramento del corteo mi sono preparato con car-tello e corpetto e mi sono messo ad osservare il flusso dei parteci-panti che via via stavano arrivan-do. Non ero molto tranquillo, ma il sapere di essere con i compagni del PMLI mi ha dato forza.

Appena entrati nel corteo ho notato che purtroppo eravamo da-vanti allo spezzone di “Uniti per l’alternativa” quel gruppo che ha fra i suoi “leader” il ben noto Luca Casarini che però non ho visto presente.

Lungo via Cavour e per l’inte-ro suo tratto è stato un susseguirsi di tentativi di “sfondamento” per estraniarci dal posto ove ci erava-mo collocati. Il tentativo di sfon-damento è stato fatto con l’ausilio del camion che avevano a loro di-sposizione che ha tentato più volte

di “sorpassarci”.Arrivati in fondo via Cavour,

visto che restavamo al nostro po-sto, la provocazione ha raggiunto l’apice: alcuni figuri si sono stac-cati da dietro lo striscione ed han-no cominciato ad aggredire ver-balmente (ed in un caso anche fisicamente un nostro compagno) i compagni del PMLI.

I responsabili del Partito, se-condo me, hanno agito con lun-gimiranza decidendo di farsi da parte anche e soprattutto (penso) per tutelare i compagni. Ciò che è successo è la fotocopia esatta di quanto successo ad opera dei soli-ti “bravi” alla manifestazione del-la Fiom dell’ottobre 2010.

Un simpatizzante operaio della provincia di Firenze del

PMLI

Comunicato dell’Organizzazionedi Gabicce Mare del PMLI

LA QUESTURA DI PESAROHA FILMATO UNO AD UNO

I MANIFESTANTIDI RITORNO DA ROMA

Condanniamo risolutamente la grave repressione e intimidazione

L’Organizzazione di Gabicce Mare del PMLI esprime profon-da solidarietà militante ai mani-festanti della provincia di Pesaro Urbino che tornando dalla mani-festazione antigovernativa e anti-capitalista del 15 ottobre a Roma sono stati filmati uno ad uno alla fermata del pullman.

Condanniamo risolutamen-te questo vile e grave atto di re-

pressione e intimidazione, che dimostra ancora una volta che viviamo in un regime neofasci-sta e che Berlusconi è il nuovo Mussolini.

Organizzazione di Gabicce Mare (Pesaro Urbino)

del PMLI

16 ottobre 2011

Roma, 15 ottobre 2011. Manifestazione nazionale contro il capitalismo e il governo Berlusconi (foto Il Bolscevico)

I ringraziamenti delle Mamme Vulcaniche al PMLI

Grazie al PMLI e al suo sen-so civile e di protezione nei nostri confronti. Il rispetto è reciproco!

Sempre grazie di tutto, siete fantastici, almeno voi siete sem-pre presenti, non ci abbandona-te.

Venere Stanzione,portavoce delle Mamme

Vulcaniche (Napoli)

Grande manifestazione. PMLI vi ringraziamo. Però anche il vo-stro gruppo è forte e “Indigna-dos”.

Noi ci definiamo le più inqui-nados. Grazie!

Rosita,Mamma Vulcanica

Grazie a voi PMLI per tutte le vostre attenzioni.

Mina,Mamma Vulcanica

Complimenti per l’impeccabile organizzazione

Cari compagni,scrivo per complimentarmi

con voi per l’impeccabile orga-nizzazione del Partito nella mani-festazione di Roma, era la prima volta per me e sono molto felice di aver scoperto che combattività e sicurezza dei manifestanti pos-sono convivere. Grazie.

Saluti marxisti-leninisti.Giuseppe - provincia di Messina

Significativa giornata anticapitalistica

Cari compagni,la mancanza di organizzazione

(servizio d’ordine ha certe conse-guenze, in manifestazioni tanto grosse, vedi l’imperversare degli spaccatori, genunini o meno che essi siano, ma resta il significato della giornata anticapitalistica, certo.

Nicola - Firenze

per poter realizzare una lotta con-creta alla testa del proletariato, so-prattutto non ha le forze per poter resistere sulla lunga distanza alle proprie contraddizioni interne.

Attualmente gli “Indignados” agitano temi che sono alla porta-ta di tutti perché sono temi reali. La lotta alle banche è un buon ar-gomento da presentare alle mas-se che stanno pagando la crisi del capitalismo. E in larga parte degli studenti e dei giovani, che vedono il futuro sempre più nero, ha an-cora più presa. Non è un caso che è da loro che è partito e continua a svilupparsi questo movimento che ha proporzioni internazionali notevoli e che è riuscito a suscita-re sentimenti di rivolta anche dove sembrava difficile riuscire a otte-nerne. Ne è la prova Occupy Wall Street che negli USA, seppur con tanta inesperienza, ha dato vita a delle proteste accese, subendo la repressione poliziesca dell’impe-rialista Obama.

Questi i caratteri positivi degli “Indignados”. Allo stesso tempo i punti deboli sono enormi, come tutti i movimenti senza caratteri-stiche politiche, tanto meno ideo-logiche, senza una struttura orga-nizzativa basata sul centralismo democratico, senza quindi un fuo-co ampio su tutti i problemi relativi a questa “dittatura delle banche”, dove la “banca”, come la “crisi”, costituiscono quasi sempre nien-t’altro che un simbolo, un facile nemico contro il quale scagliarsi. In questi punti deboli vanno per-dendosi tutte le prospettive della lotta che al momento è giustificata, viva e pienamente appoggiata dal PMLI per fare fronte unito.

Ma come possono gli “Indigna-ti” mettersi alla testa del proletaria-to? Come possono portare alta la bandiera del socialismo se al loro interno esistono correnti di tutti i tipi, addirittura avverse al sociali-smo stesso, avverse al marxismo-leninismo-pensiero di Mao?

È proprio questo caratte-re eterogeneo e disarticolato po-liticamente e ideologicamente a

renderli facile oggetto di strumen-talizzazioni. Il 15 ottobre si sono mostrati tutti i limiti di questo mo-vimento: era chiaro che una situa-zione così violenta non sapevano come gestirla né prima né durante né dopo gli scontri.

Non è un caso che i media bor-ghesi abbiano stravolto la realtà del grandioso corteo, nascondendo completamente il carattere forte-mente anticapitalista, antimperia-lista e contro la politica di lacrime e sangue del regime neofascista di Berlusconi. Infatti, sui telegiornali e poi sui giornali borghesi veniva-no contrapposte le violenze degli scontri al solo pacifismo dei ma-nifestanti.

Questo a conferma che nel mo-vimento degli “Indignati” non pre-vale una cultura proletaria e ciò li espone a qualsiasi strumenta-lizzazione, come si è visto, della borghesia e degli “ultrasinistri”. Attraverso la stampa borghese,

esaltano il pacifismo e la non vio-lenza, allo scopo di far passare la propaganda e la millanteria della convivenza delle classi della cul-tura borghese.

Non hanno perso l’occasione i politicanti della “sinistra” borghe-se e persino i vari Montezemolo e Draghi, per coccolarsi i “pove-ri Indignati” che non hanno potuto esprimersi pacificamente, mistifi-cando ancora la realtà dell’impor-tantissima manifestazione.

È naturale che la borghesia per difendere i propri interessi occupi tutti i mezzi necessari, anche tra-mite infiltrati nei cortei, provoca-tori prezzolati per creare disordini che possono poi criminalizzare sui loro organi di stampa, alimentan-do di fatto la confusione generale e disperdendo il movimento.

Va ripetuto però ancora una volta che dal punto di vista pro-letario, della lotta di classe e del socialismo, quella romana è stata

Roma, 15 ottobre. Veduta del corteo degli studenti che è partito dall’Università “La Sapienza” e si è ricongiunto a quello uffi ciale

una manifestazione immensa, for-te, combattiva e che lascia speran-ze per un futuro di lotte senza tre-gua contro la borghesia.

Gli stessi scontri, per quanto abbiano fatto il gioco della bor-ghesia e del suo governo, hanno aperto a nuove riflessioni. Le di-vergenze interne ed esterne hanno focalizzato ancora meglio la lotta sul piano pratico.

La guerriglia in piazza San Giovanni ci ha mostrato come la borghesia è capace di reagire alle proteste, come non lesini la for-za militare contro i manifestanti, come colga presto l’occasione di caricare un corteo. Vivere in piaz-za, in prima persona, il bello del corteo ma anche gli stessi momen-ti di tensione con le “forze del-l’ordine” rafforza la coscienza di classe, riporta velocemente tutto il discorso politico sulle basi reali: alla “guerra alle banche” si sosti-tuisce la più giusta “guerra al re-gime di Berlusconi” molto più vi-cino alle necessità delle masse in lotta. Dipenderà anche dal nostro lavoro di chiarificazione, di con-vincimento e di fronte unito all’in-terno del movimento degli “Indi-gnatos”.

Il nuovo autunno di lotte si è aperto e sembra poter essere il più caldo degli ultimi anni. La mani-festazione del 15 ottobre è senza dubbio storica e un nuovo punto di partenza che lascia sperare in un’ondata di rivolte che potranno soltanto accrescere il grado di co-scienza rivoluzionaria degli ope-rai, dei lavoratori e delle larghe masse popolari che non si lasce-ranno trovare impreparati nella lotta contro il capitalismo.

Page 5: IL BOLSCEVICO - PMLI n38 2011

In decine di città da Nord a Sud a partire dal 12 ottobre, in preparazione della storica ma-nifestazione del 15 ottobre a Roma, disoccupati, studenti e “indignati” hanno protestato con-tro le banche, prendendo di mira soprattutto le sedi della Banca d’Italia. La protesta che ha avuto un forte carattere anticapitalista si è protratta per giorni sulla base della parola d’ordine “Okkupiamo Bankitalia”. Chiara anche la cari-ca antigovernativa della protesta.

A Milano, gruppi di studenti in corteo hanno lanciato uova con-tro la sede di Unicredit e sono poi riusciti a penetrare nell’atrio della banca d’affari Goldman Sachs, lasciando scritte contro Berlu-sconi.

A Padova, un collettivo uni-versitario ha inscenato una ma-nifestazione davanti alla sede locale di Unicredit, al grido di “Il loro debito non lo paghiamo”. A Vicenza gli “indignados” hanno tenuto un presidio sotto le finestre del consiglio comunale: “L’unica sicurezza è mandare via il gover-no” hanno gridato i manifestanti dalla piazza, prima di issarsi sulla loggia superiore della Basilica del Palladio, da dove hanno srotolato uno striscione con la stessa scrit-

ta chiedendo anche “Democrazia nei posti di lavoro”. Poi i mani-festanti si sono spostati sotto la sede di Unicredit, Bnl e Assindu-stria in piazza Castello.

A Torino, striscioni davanti alle sedi delle principali banche, per protestare contro il sistema finanziario, ma anche il governo e il ministro dell’Istruzione Maria Stella Gelmini, la Tav.

A Bologna, la polizia ha cari-cato gli studenti, quando questi hanno occupato i portici di Banca Italia, con violente cariche e man-ganellate. Una ragazza è stata ferita al volto. “Lasciateci entra-re”, questo lo slogan scandito al megafono dai giovani.

Dopo lanci di uova e vernice, i manifestanti si sono quindi diretti all’Ufficio Pignoramenti del Tribu-nale, sfondando le porte e but-tando all’aria registri e documen-ti. “A voi i debiti a noi la borsa e la vita”, recitava uno degli slogan. Il corteo di “indignati” bolognesi si è fermato in piazza Verdi, cuore della zona universitaria.

A Firenze gli “indignati” hanno protestato davanti alla sede fioren-tina della Banca d’Italia, esponen-do uno striscione.

A Roma, intanto, per diversi giorni è continuata la protesta dei

N. 38 - 27 ottobre 2011 mobilitazione del 15 ottobre / il bolscevico 5“CONTRO IL GOVERNO DELLE BANCHE E DELLA FINANZA”

Assedio alle banche, proteste fin progressivamente imbrigliata nel riformismo, nel parlamenta-rismo, nel pacifismo, nel lega-litarismo borghese e riformista. Un segno di questo pericolo è certamente la lettera che i giovani “indignados” romani a margine della loro contestazio-ne hanno consegnato a Napoli-tano, nella quale gli chiedono di “garantire e difendere la Costi-tuzione” facendosi garante del-le richieste venute dalla piazza in questi anni, tra le quali la di-fesa della scuola. Ma che senso ha chiedere a Napolitano che ha garantito l’ascesa e la per-manenza al potere del Nuovo Mussolini, Berlusconi, tanto da meritarsi l’appellativo di nuovo Vittorio Emanuele III di difende-re la costituzione borghese che egli stesso ha contribuito a di-struggere? Che senso ha chie-dere al complice di Berlusconi e garante degli interessi della UE imperialista di costruire una ter-za repubblica “fondata sui beni comuni e non sugli interessi pri-vati”? Una parola d’ordine, del resto, che di per sé non tocca il sistema economico capitalistico se non si decide chi comanda: il proletariato o la borghesia? Il lavoro o il capitale?

Non c’è alternativa a Berlu-sconi che passi per le istituzioni borghesi, del tutto asservite al re-gime. L’unica alternativa a Berlu-sconi è sollevare la piazza per ab-battere il massacratore sociale.

COMBATTIVA MANIFESTAZIONE STUDENTESCA CONTRO IL GOVERNO E IL CAPITALE FINANZIARIO

Uova e vernice contro le banche. Spazzatura davanti alla Goldman Sachs.La polizia in assetto antisommossa impedisce al corteo di raggiungere la Fininvest Redazione di Milano

Dopo la grande mobilitazione dello scorso 7 ottobre che ha vi-sto la coraggiosa irruzione nella sede dell’agenzia di rating Moo-dy’s, sono tornati in piazza più arrabbiati e agguerriti che mai gli studenti medi milanesi aderenti al Coordinamento dei Collettivi. In oltre 10mila si sono ritrovati la mattina di venerdì 14 in largo Cai-roli, formando un lungo e com-battivo corteo che, percorrendo la circonvallazione al contrario, si è concluso in Viale Alemagna.

Anche questa volta la rabbia degli studenti, che protestavano contro coloro che stanno de-molendo la scuola pubblica e il loro futuro, è esplosa contro le banche, emblema del capitale fi-nanziario, che sono state colpite da lanci di uova e vernice rossa

al grido “Salviamo le scuole, non le banche” e “Noi il debito non lo paghiamo”. Arrivati in piazzetta Bossi, vicino a piazza Cordusio, gli studenti hanno fatto irruzione nella sede meneghina della Goldman

Sachs, la banca d’affari america-na, rovesciando sacchi di spazza-tura sul tappeto dell’androne.

Giunti a Cadorna, il corteo ha cercato di raggiungere gli uffici della Fininvest che ha sede poco

distante, in via Paleocapa, ma ha trovato la strada interamente bloccata dalle camionette della polizia e da uno schieramento di agenti in tenuta antisommossa. Per nulla intimoriti gli studenti hanno allora iniziato un fitto lan-cio di ortaggi da ogni punto del corteo mettendo in testa, a mo’ di cappello, fogli con su scritto “Not our premier” da mostrare all’eli-cottero che li stava sorvegliando dall’alto. È stato anche srotolato uno striscione che recitava: “Ma quale fiducia, cacciamo il Rais”, ossia il neoduce Berlusconi.

Dopo lo scioglimento del cor-teo, si è svolta al parco Sempione un’assemblea durante la quale, tra l’altro, sono stati invitati tutti i partecipanti a scendere in piazza il giorno successivo, per la mani-festazione nazionale in program-ma a Roma.

sotto Bankitalia Il governo risponde a manganellate

IN CONTEMPORANEA CON LA MANIFESTAZIONE NAZIONALE DI ROMA

In piazza la Catania anticapistalista

e antiberlusconianaProfi cuo volantinaggio del PMLI

Dal corrispondente della Cellula “Stalin” della provincia di CataniaCatania 15 ottobre, corteo sot-

to la pioggia per la giornata mon-diale contro la crisi finanziaria in-detta dalla “Rete catanese per il 15 ottobre”.

L’appuntamento alle 17,30 di fronte la villa Bellini in via Etnea, con la pioggia battente si raduna-vano qualche centinaia di manife-stanti, erano presenti alcuni gio-vani di Niscemi in lotta contro la costruzione della stazione terre-stre del sistema di telecomunica-zione satellitare MUOS a Nisce-mi. Gli organizzatori si consultano con i manifestanti sul da farsi, se sciogliere la manifestazione o continuare con un assemblea sot-to la pioggia. Si opta per la secon-da, cominciano gli interventi, tut-ti contro il governo Berlusconi che sta facendo pagare la crisi del ca-pitalismo alle masse popolari, in difesa della scuola pubblica, con-tro lo smantellamento dell’istru-zione pubblica, in difesa dell’ac-qua pubblica, contro il precariato e il crescente sfruttamento, contro la sanatoria truffa e per la regola-rizzazione di tutti i migranti, per la chiusura del mega CARA (Centro per i richiedenti asilo politico) di Mineo, contro il potenziamento della base di Sigonella e contro la costruzione del MUOS a Niscemi per la smilitarizzazione del territo-rio e tagli alle spese militari.

Dopo la breve assemblea si de-cide di sfilare in corteo per la via Etnea, ancora sotto la pioggia, fino alla Prefettura dove il corteo, dopo un sit-in, si è sciolto. I manifestan-ti si spostano nei locali del Nie-vski con proiezioni video e colle-

gamenti con Roma.Il PMLI era presente con la

Cellula “Stalin” della provincia di Catania. Compagni della Cel-lula erano a manifestare a Roma. È stato distribuito un centinaio di volantini (La verità nascosta della destra e della “sinistra” borghese. Berlusconi è il nuovo Mussolini. Va abbattuto dalla piazza), accet-tato dai manifestanti con interesse (unico volantino di Partito distri-buito). Ci sono stati diversi dialo-ghi, in particolare con un manife-stante con simpatie per Stalin, che ha chiesto una copia de il Bolsce-vico dando un contributo. Il com-pagno della Cellula “Stalin” lo ha invitato in sede dando un bigliet-tino con l’indirizzo e con l’e-mail locale del PMLI.

Nonostante la pioggia la Cata-nia anticapitalista e antiberlusco-niana si è fatta sentire!

Le iniziative della “Rete cata-nese 15 ottobre” contro la stangata del governo Berlusconi continue-ranno.

In concomitanza con la manifestazione nazionale di Roma

SUCCESSO DEL VOLANTINAGGIO DEL PMLI A BARI CONTRO

IL NUOVO MUSSOLINILa Cellula “Rivoluzione d’Ottobre” registraun forte sentimento popolare di opposizionee ormai di odio verso il massacratore sociale

e il regime capitalista e neofascista Dal corrispondente della Cellula “Rivoluzione d’Ottobre” di BariSabato 15 ottobre, mentre a

Roma le masse popolari dimo-stravano la loro avversione al go-verno della macelleria sociale e al sistema capitalistico in gene-rale con le sue crisi e le sue enor-mi ingiustizie, la Cellula “Rivo-luzione d’Ottobre” di Bari del PMLI nelle prime ore del mat-tino realizzava un volantinaggio nella popolare piazzetta dei Papi nel quartiere di Poggiofranco in concomitanza con il frequenta-tissimo mercato di fine settima-na.

Sono state diffuse parecchie copie del volantino “Berlusconi è il nuovo Mussolini. Va abbattuto dalla piazza”. In tal modo è stato possibile, non potendo la cellula presenziare con una sua delega-zione alla grande manifestazione nazionale romana, tenere ben in alto la bandiera rossa della lotta contro il capitalismo e il suo go-

verno per eccellenza, quello del neoduce Berlusconi intento a far indossare nuovamente l’orbace a tutta l’Italia.

Lo spirito dei passanti e di chi ha interloquito con noi, si è dimostrato essere in linea con quanto auspica il Partito: un for-te sentimento popolare di oppo-sizione e oramai persino odio nei confronti non solo del neoduce ma anche della “sinistra” del re-gime borghese neofascista e di tutto il sistema capitalistico, cul-minante nella presa di coscienza di molti che è necessario accen-dere la miccia che porterà tale re-gime ad esplodere.

La diffusione è stata corona-ta dal successo e tale evento è un ulteriore piccolo ma grande passo della Cellula “Rivoluzio-ne d’Ottobre” di Bari del PMLI verso il suo radicamento e il suo posizionamento alla testa della classe operaia e delle masse po-polari baresi come avanguardia cosciente e organizzata.

Milano. La combattiva manifestazione studentesca del 14 ottobre scorso

COMUNICATO DEL RESPONSABILE DEL PMLI PER L’EMILIA-ROMANGNA

Netta condanna delle cariche poliziesche contro gli “indignati” che protestavano davanti alla Banca d’Italia a Bologna

Il PMLI.Emilia-Romagna con-danna fermamente le violente cariche delle “forze dell’ordine” contro la manifestazione degli “indignati” che questa mattina si è svolta davanti alla sede della Banca d’Italia a Bologna.

Cariche da repressione neo-fascista contro centinaia di gio-vani che protestavano contro uno dei simboli del capitalismo italiano responsabile della gra-ve crisi economica che colpisce le masse popolari e lavoratrici. Cariche da governo del neodu-ce Berlusconi, artefice del mas-sacro sociale. Cariche da regi-me neofascista, diviso solo nel contendersi i posti di potere ma unito nel voler far pagare al po-

polo le conseguenze della crisi capitalista. Il PMLI solidarizza coi giovani pestati questa mattina a Bologna e con la studentessa che è stata portata in ospedale. Condanna fermamente le cariche poliziesche e chiede che nessun provvedimento giudiziario venga preso contro chi contrasta le po-litiche antipopolari.

Il PMLI è coi lavoratori, i gio-vani, gli studenti, i pensionati in lotta per difendere i propri diritti, ieri come oggi, come il 15 otto-bre alla grande manifestazione nazionale a Roma.

Denis BranzantiResponsabile del PMLI

per l’Emilia-Romagna12 ottobre 2011 Bologna, 12 ottobre 2011. La polizia carica violentemente i manifestanti

che protestavano davanti alla sede locale della Banca d’Italia

A Milano

“Draghi ribelli” in via Nazionale, a poche decine di metri da Palazzo Koch, sede della Banca d’Italia. Cantata “Bella ciao”. Dopo aver bloccato via Nazionale e occupa-to la piazza antistante a Palazzo Koch, i Draghi Ribelli sono sta-ti spinti dagli agenti di polizia in tenuta antisommossa sulle scale del museo. Dove sono rimasti ac-campati aspettando la giornata di lotta del 15 ottobre.

Il giorno della fiducia al mas-sacratore sociale un corteo di studenti, che era partito dal pa-lazzo delle Esposizioni a Roma, è giunto in piazza Montecitorio, davanti al parlamento, proprio negli attimi in cui alla Camera si votava. “Non ci rappresenta nes-suno”, era la frase scandita in coro dai manifestanti per gridare la loro rabbia al governo.

Anche a Napoli diverse centi-naia di giovani hanno presidiato la sede della Banca d’Italia, in via Cervantes. Al grido “noi la crisi non la paghiamo” si sono poi di-retti verso la sede della Bnl nella vicina via Toledo, occupandola per alcuni minuti.

Proteste a Palermo, dove gli studenti si sono riuniti davanti alla sede della Banca d’Italia, in via Cavour, in una manifestazione dalla forte carica antiberlusconia-na.

Proteste che hanno una for-te carica anticapitalista che, tuttavia, se non ben indirizzata contro il governo e le istituzio-ni borghesi rischia di rimanere

Catania, 15 ottobre. Il compagno Sesto Schembri alla manifestazione (foto Il Bolscevico)

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6 il bolscevico / giornata internazionale del 15 ottobre N. 38 - 27 ottobre 2011

Manifestazioni in quasi mille città di almeno 87 Paesi

GIORNATA MONDIALE DI LOTTA CONTRO LO STRAPOTERE DEL CAPITALE FINANZIARIO E DELLE BANCHE

Il capitale finanziario, ossia il capitalismo, è il nemico comune di tutti i popoli del mondo che non hanno più paura a scendere in piazza per combatterlo, come hanno dimostrato il 15 ottobre dando vita a una giornata mon-diale di lotta. Una giornata pun-teggiata in ogni angolo del globo da cortei, presidi, sit in cui han-no dato vita da alcune centinaia di manifestanti fino ai 500 mila di Roma, la più grande, in qua-si mille città di almeno 87 paesi. Protagonisti le giovani e i giovani, lavoratori precari, disoccupati, studenti, che hanno dato il via alle iniziative che hanno preso corpo in molti casi col sostegno dei lavoratori e delle organizza-zioni sindacali, delle organizza-zioni sociali e antiglobalizzazione. Impossibile darne di conto se non in maniera molto parziale.

La giornata di mobilitazione “United for a global change”, uni-

ti per un cambiamento globale, è iniziata con le manifestazioni in Asia e Oceania. In Nuova Zelan-da alcune migliaia di manifestanti si ritrovavano nella piazza prin-cipale a Auckland e scandivano slogan contro la cupidigia delle fi-nanziarie, in alcune centinaia da-vano vita a un corteo per le stra-de della città. Alcune centinaia di manifestanti in piazza anche nella capitale Wellington.

A Sydney, in Australia, erano in 2 mila, compresi rappresentan-ti degli aborigeni, a circondare il quartier generale della Reserve Bank of Australia, denunciando il “capitalismo che uccide la no-stra economia”. Proteste anche a Tokyo e Manila, Taiwan e Hong Kong. A Tokyo in 300 hanno sfila-to per le vie del centro con cartelli inneggianti agli anti-Wall Street e contro il nucleare. Sit-in di prote-sta di alcune centinaia di giova-ni nella zona degli affari a Hong

Kong. In Corea del Sud, dove è nato il movimento “Occupa Seul”, i manifestanti bloccavano tutte le strade del centro finanziario della capitale.

In Sudafrica manifestazioni a Johannesburg e Cape Town.

In Europa si registrano le tante manifestazioni svoltesi in Spa-gna, la patria del movimento degli indignati nato il 15 maggio scorso. Nella capitale Madrid al-meno sei cortei sono partiti dalle periferie alle prime ore del pome-riggio per confluire in un unico corteo che si è diretto a Puerta del Sol. Nelle migliaia di cartelli e striscioni portati dai manifestanti, accanto alle parole d’ordine del-la giornata erano rappresentate altre richieste, da quelle dei lavo-ratori della scuola contro la priva-tizzazione della scuola pubblica alla chiusura dei Centri di perma-nenza temporanea, in Spagna e altrove di un gruppo di avvocati

Sotto accusa il capitalismo

Madrid (Spagna) New York (Stati Uniti)

Berlino (Germania)

Francoforte (Germania). Sotto la sede della BCE Sidney (Australia) Londra (Gran Bretagna)

Manila (Filippine) Sarajevo (Bosnia-Erzegovina) Amsterdam (Olanda)

Tokio (Giappone) Varsavia (Polonia) Seul (Corea del Sud)

impegnati nella difesa dei diritti umani dei migranti. Sotto accusa anche il premier socialista Zapa-tero, denunciato come esecutore obbediente dei diktat della Banca centrale europea (Bce).

Bce, Fondo monetario inter-nazionale (Fmi) e Unione europea (Ue) erano nel mirino delle diverse migliaia di manifestanti che si ra-dunavano in piazza Syntagma, a Atene, davanti al parlamento dove è in discussione l’ennesimo taglio previsto dal governo Papandreu per avere i soldi dalla “troika”.

A Berlino 10 mila manifestanti si radunavano davanti alla Porta di Brandeburgo e marciavano verso il palazzo dove ha l’uffi-cio la cancelliera Angela Merkel. A Francoforte, al grido di “Non svendiamo la democrazia alla Bce!”, circa 8 mila dimostranti si radunavano davanti alla sede locale della Banca centrale euro-pea. Fra gli slogan “spezziamo la dittatura del capitalismo”.

Un migliaio i manifestanti che protestavano davanti alla sede

della Borsa a Amsterdam e al-l’Aja, in Olanda. Alcune centinaia quelli a Zurigo, in Svizzera, riuni-ti nella principale piazza sede di banche e finanziare.

Almeno 10 mila i manifestanti scesi in piazza a Bruxelles che dalla stazione Nord e dalla piazza della Borsa hanno marciato fino al quartiere delle istituzioni comuni-tarie. Almeno 2 mila erano arrivati da Francia e Spagna, con una ca-rovana partita da Barcellona; altri sono arrivati da Olanda, Germania e Gran Bretagna per portare la protesta nel cuore della “capitale” dell’Europa, nella zona dei palazzi delle istituzioni europee.

In Francia sit in e assemblea popolare di alcune migliaia di persone in piazza a Parigi, da-vanti il comune della capitale. Cortei e presidi in Serbia, da Bel-grado a Zagabria, in Croazia a Spalato, Fiume e Pola in Bosnia a Sarajevo e in Montenegro a Podgorica.

Per quanto riguarda le manife-stazioni di Londra e di Edimbur-

go, cui ha partecipato il PMLI, ri-mandiamo agli artificoli specifici.

Nel continente americano spic-cano le manifestazioni promosse dal movimento “Occupiamo Wall Street” a New York dove la pro-testa si è concentrata attorno al distretto finanziario di Manhattan, blindato dalla polizia. In migliaia hanno sfilato sui marciapiedi vici-no a Liberty Plaza con striscioni, megafoni e tamburi, fino davanti alla sede della Chase Bank, una delle grandi banche beneficiarie dal salvataggio di stato. “Le ban-che sono salve, noi no”, gridava-no i manifestanti che contesta-vano gli squali della finanza ma anche Obama: “Fai qualcosa!”. Altre proteste si svolgevano in va-rie zone della città, da Downtown a Washington Square.

Manifestazioni in Canada dove alcune centinaia di dimostranti a Montreal piantavano una decina di tende a Victoria Square, nel centro della città, e costruivano una base per poter sviluppare la protesta nel paese.

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Dal corrispondente della Cellula “Stalin” di LondraNella capitale britannica l’ini-

ziativa l’iniziativa del 15 ottobre denominata “Occupy London” (Occupiamo Londra) è partita dalla centrale Piazza Tahrir, vici-no alla cattedrale di Saint Paul. La zona dov’è la Borsa, è stata letteralmente sommersa da oltre 10.000 manifestanti, venuti con costumi, maschere e colori, che volevano far giungere la propria voce ai capitalisti. L’atmosfera era calda, fraterna, c’erano alcune associazioni e movimenti demo-cratici. A rappresentare gli italiani i compagni della Cellula “Stalin” di Londra del PMLI, immancabili come sempre nelle manifestazio-ni di piazza.

I nostri compagni, con simbo-li, bandiere e giornale del Partito più il cartellone antiBerlusconi, hanno da subito cominciato a distribuire centinaia di copie del volantino bilingue “Berlusconi è il nuovo Mussolini. Va abbattuto dalla piazza” (“Berlusconi is the ‘new Mussolini’. Let’s overthrow him!”), ricevendo un ottimo ri-scontro e aprendo numerosi e interessanti dibattiti, specie con dei giovani. Gli italiani che hanno avvicinato la nostra Cellula sono stati circa un centinaio, molti di loro non conoscevano il Partito. In diversi hanno chiesto notizie del lavoro politico del PMLI in Italia e

a Londra, apprezzando la nostra presenza in corteo, unica voce politica italiana, ed esprimendo pareri molto negativi sull’assen-za di altri gruppi politici italiani a Londra. Alcuni di loro hanno rila-sciato i loro dati per essere ricon-tattati perché interessati a seguire le iniziative della Cellula.

Il corteo, seguito da numerosi giornalisti e fotografi, si è acce-so ulteriormente quando Julian Assange di “Wikileaks” ha co-minciato a parlare al microfono a proposito dell’attuale situazione mondiale e del fatto che l’infor-mazione oggi è completamente controllata da un ristretto gruppo che fa gli interessi delle multina-zionali.

Il ruolo del PMLIAnche la Cellula londinese ha

catturato l’attenzione di diversi giornalisti, infatti il compagno se-gretario Chris è stato intervistato per oltre 10 minuti da Reeve, gior-nalista della “National Public Ra-dio”, affiliata alla BBC per quello specifico servizio, con una serie di domande inerenti al nostro Partito, alla nostra linea politica e sulla situazione inglese, italiana e mondiale. Il compagno ha rispo-sto tra l’altro che il problema di fondo è nel sistema capitalistico di cui destra e “sinistra” borghe-se sono espressione ed ha au-

spicato che questa non sia una semplice “stagione” di lotte, ma l’inizio di un vero e proprio pe-riodo storico internazionale che possa condurre a forme molte più ampie di critica al capitalismo nonché ad una successiva mo-bilitazione generale. Il giornalista è rimasto parecchio colpito e ha voluto approfondire l’alternativa che il nostro Partito propone per l’Italia. Reeve si è appuntato tutto e ha ringraziato per la disponibili-tà e chiarezza del PMLI.

Liu, giovane giornalista cinese del “China Daily”, ha intervistato il segretario della Cellula su varie tematiche. Nel corso della lunga intervista la giornalista, vedendo l’effigie di Mao sulla nostra ban-diera, ha voluto aprire un dibattito sulla Cina attuale. La giornalista è rimasta molto colpita e ci ha ap-poggiati pienamente, addirittura ha poi voluto lasciare i suoi dati per essere ricontattata.

Altre agenzie (tra le tante una iraniana e una ucraina) e giornali-sti indipendenti hanno intervista-to il PMLI.

Inutile dire che il nostro car-tellone “L’unica soluzione è sol-levare la piazza per abbattere il massacratore sociale” è stato fo-tografato da centinaia di manife-stanti, italiani e non, riscuotendo un successo enorme.

Il corteo era molto vivo e visto il continuo aumento di manifestan-

N. 38 - 27 ottobre 2011 giornata internazionale del 15 ottobre / il bolscevico 7

GRANDE SUCCESSO DELLA MANIFESTAZIONE “OCCUPY LONDRA”

SCOZIA

Giovani e giovanissimi occupano St. Andrew Square a Edimburgo

Dal corrispondente dell’Organizzazione di Aberdeen (Scozia) del PMLISabato 15 ottobre ha avuto

luogo l’evento Occupy Edinbur-gh, sulla scia delle manifestazioni di massa contro il capitalismo e per il “cambiamento globale” che hanno visto protagonisti tutti i po-poli del mondo.

I manifestanti si sono dati ap-puntamento a St. Andrew Square una delle piazze più importanti di Edimburgo, sia per la sua posizio-ne molto centrale che per la sua posizione strategica in prossimità di George Street dove si trovano numerosi sedi bancarie.

La piazza è stata allestita con numerosi e colorati manifesti pre-parati precedentemente e duran-te l’evento dai manifestanti. La

maggior parte di essi in espres-sione di solidarietà con l’occu-pazione di Wall Street, denuncia della supremazia e dell’arroganza delle banche e i tagli derivati dalla crisi finanziaria internazionale con la ricaduta sulle masse popolari costrette a pagarne il prezzo.

Circa 500 i manifestanti pre-senti all’evento sin dal primo giorno di occupazione della piaz-za, in maggioranza giovani e gio-vanissimi, studentesse e studenti che hanno dato inizio all’occupa-zione con l’assemblea durante la quale una trentina di manifestanti hanno preso la parola denuncian-do in larga parte la mancanza di democrazia all’interno del siste-ma capitalistico; l’invivibilità e la miseria nelle quali sono costrette a vivere le larghe masse popola-ri che costituiscono il 99% della

popolazione mentre un 1% vive nella ricchezza mediante specu-lazione e sfruttamento dei lavo-ratori; l’importanza di essere pre-senti a questo storico evento che avvicina e accomuna le masse di tutto il mondo.

Durante l’assemblea i parteci-panti hanno controllato via Inter-net periodicamente l’andamento delle varie manifestazioni mon-diali, rallegrandosi per la larghis-sima partecipazione popolare. Tenendo in conto il parere della maggioranza, si è in seguito sta-bilito di dividere in due sezioni i presenti. Una sezione ha avviato la marcia di protesta lungo Geor-ge Street con l’intento di coinvol-gere quante più persone possi-bile all’occupazione. La restante parte di manifestanti ha portato avanti l’occupazione della piazza

e sistemato le tende per la sera. L’Organizzazione di Aberdeen

del PMLI, presente all’evento, ha preso parte al corteo lungo Geor-ge Street e centro città. La polizia ha seguito da vicino il corteo e ha “ammonito” i manifestanti che, lanciando slogan contro la società capitalistica e la supremazia del-le banche, seduti al centro della strada hanno bloccato il transito di auto e pedoni. I manifestan-ti hanno deciso di proseguire la marcia fermandosi in un sit-in di protesta davanti Starbucks prima e alcune sedi bancarie poi. Lo slogan che ripetutamente veniva lanciato durante il corteo era :”Di chi è la colpa della crisi? La col-pa della crisi non è nostra” e “Di chi sono le strade della città? Le strade della città appartengono a noi”.

Successivamente i manife-stanti sono ritornati in piazza, ri-congiungendosi alla sezione che era rimasta ad occupare, dando luogo a una seconda assemblea circa l’organizzazione per le pros-sime giornate di occupazione. Sono state individuate le cause del malcontento mondiale circa la speculazione finanziaria, il pa-rassitismo del sistema capitalisti-co che sfrutta e opprime le larghe masse popolari. Allo stesso tem-po emblematica la scarsissima presenza della classe operaia e dei lavoratori a segno che il mo-vimento del 15 ottobre in Scozia non è riuscito a rispondere alle esigenze e rivendicazioni di que-sti. Il mancato coinvolgimento della classe operaia, l’unica in grado di realmente porre fine alla crisi strutturale del sistema capi-

talistico, rende l’occupazione e le rivendicazioni del 15 ottobre insufficienti, come ne è dimo-strazione l’ancor minore parte-cipazione all’evento al secondo giorno di occupazione.

Come diceva Mao, la rivo-luzione socialista “ha bisogno della direzione della classe operaia, perché è questa la classe più lungimirante e più desinteressata, la classe dallo spirito rivoluzionario più coe-rente. Tutta la storia della rivo-luzione dimostra che, senza la direzione della classe operaia, la rivoluzione fallisce, mentre con la direzione della classe operaia essa trionfa. Nell’epo-ca dell’imperialismo nessun’al-tra classe in nessun paese può condurre una vera rivoluzione alla vittoria”.

Durante le assemblee e la manifestazione denunciate la mancanza di democrazia all’internodel sistema capitalistico e l’invivibilità e la miseria nelle quali sono costrette a vivere le masse popolari

Intimidazioni da parte delle “forze dell’ordine” e persino arresti. La locale Cellula “Stalin” del PMLI intervistata da vari giornalisti e poi provocata dalla polizia in piazza

ti di ora in ora, si è diviso in due arrivando ad occupare la piazza adiacente e persino a creare un altro folto gruppo in marcia nelle adiacenze.

La repressione poliziescaCome previsto in base alle

recenti dichiarazioni del crimi-nale premier reazionario Came-ron c’erano diverse centinaia di agenti, sparsi ovunque e soprat-tutto intorno alle due piazze. Essi hanno creato un cordone di “si-curezza” intorno all’entrata di Pa-ternoster Square, dove si trovano gli edifici tutti in vetro di London Stock Exchange e dove il corteo inizialmente aveva in progetto di andare, bloccando i manifestanti dentro le piazze e mettendoli in condizione di non poter più entra-re e uscire, creando così tensio-ne. Ad un certo punto è partito un vero e proprio raid di stampo fa-scista e repressivo quando a tutti i manifestanti verso l’uscita è stato ordinato di buttare via i cartelloni e le maschere, cominciando il pu-

tiferio in una parte della piazza.Un compagno della nostra

Cellula è stato spintonato da un poliziotto, mentre ad un altro è stato strappato il cartellone del PMLI dalle mani e gettato a ter-ra. Quando abbiamo protestato, la polizia ha minacciato di “cari-carci” nel blindato. Una compa-gna ha dovuto frettolosamente nascondere manifesto, bandiere e simboli dentro una borsa per provare a passare “inosservata” attraverso il cordone di poliziotti.

Altri manifestanti sono stati fermati, provocati e intimiditi. Una giovane è stata portata via da uno dei poliziotti, così come un uomo “caricato” nella camionetta della polizia davanti agli occhi dei figli piccoli che piangevano.

Nel tardo pomeriggio una par-te dei manifestanti è andata via, mentre moltissimi altri sono rima-sti e hanno allestito tende per la notte come segno di protesta. Le autorità avevano minacciato che dopo la prima notte avrebbero sgomberato i manifestanti con le loro tende, ma visto il foltissimo

numero di adesioni e la deter-minazione si sono guardati bene dal farlo. I manifestanti hanno comunque annunciato alle auto-rità che torneranno nel week-end successivo e che continueranno la lotta di piazza e la mobilitazio-ne generale.

Questa manifestazione è stata una grande lezione per la borghe-sia britannica e una grande scuo-la di lotta per le masse popolari che hanno fatto capire molto chiaramente sia a Cameron che ai suoi simili internazionali che il futuro non possono deciderlo i “signori del palazzo”.

Il 15 ottobre è stato un grande successo per le masse popolari ma anche per la Cellula “Stalin” di Londra del PMLI, in quanto essa è riuscita in questa speciale occasione a farsi conoscere e a gettare il proprio seme rivoluzio-nario tra le larghe masse. Il pre-ziosissimo discorso del Segreta-rio generale, compagno Giovanni Scuderi, alla Commemorazione di Mao sta già mostrando i suoi effetti sull’operato dei compagni londinesi, in quanto essi pren-dono tali indicazioni come fon-damentale bussola e guida per l’azione.

La Cellula “Stalin” di Londra ha ricevuto la lettera di ringra-ziamenti della Commissione per il lavoro di organizzazione del CC del PMLI indirizzata a tutte le istanze del Partito che hanno partecipato alle manifestazioni del 15 ottobre.

Per il 30 novembre è program-mato uno sciopero generale in tutto il Regno unito e la nostra Cellula non mancherà di fare la sua parte e di lasciare il suo “flui-do rosso“ lungo il sentiero delle masse in lotta.

Hong Kong (Cina) Parigi (Francia)

Santiago (Cile)

Londra, 15 ottobre. Alcuni partecipanti col PMLI alla manifestazione (foto Il Bolscevico)

Page 8: IL BOLSCEVICO - PMLI n38 2011

8 il bolscevico / governo berlusconi N. 38 - 27 ottobre 2011

Grazie all’“aiutino” di Napolitano, nuovo Vittorio Emanuele III, e all’imbelle e ridicola “opposizione” parlamentare

IL NUOVO MUSSOLINI SI SALVAANCORA COL VOTO DI FIDUCIAAncora una volta col ricorso

al voto di fiducia, il 53° della se-rie, Berlusconi è riuscito a salvare il suo governo neofascista e la sua poltrona di presidente del Consi-glio. È successo il 14 ottobre alla Camera, dove ha ottenuto 316 voti a favore, uno in più della maggio-ranza assoluta a Montecitorio. È fallita la tattica dell’“opposizione” parlamentare coalizzata di PD, IDV, UDC, API e LibDem, di met-terlo almeno in difficoltà, prima restando fuori dall’aula durante il suo discorso per marcare il suo isolamento, e poi non partecipan-do alla prima chiamata di voto per far mancare il numero legale.

A dare una mano al neodu-ce è stata anche stavolta, dopo il precedente del rifiuto di votare la sfiducia al ministro Romano, la pattuglia dei cinque deputati del partito radicale eletti nelle liste del PD, che pur votando alla fine contro la fiducia, hanno trasgre-dito alla consegna presentando-si a sorpresa in aula (“per rispetto alle istituzioni”, si sono giustifica-ti) durante il discorso del premier; nonché, il giorno dopo, parteci-pando, alla prima chiamata di voto e favorendo così, anche se non in modo numericamente determinan-te, il fallimento del tentativo del-l’“opposizione” di far mancare il numero legale. Si è parlato a que-sto riguardo di una trattativa segre-ta tra Berlusconi e Pannella, dove in palio ci sarebbe stato il rinnovo della convenzione per Radio radi-cale. Fatto sta che Berlusconi li ha ringraziati pubblicamente in aula, e che hanno ricevuto due applau-si a scena aperta dai banchi della maggioranza.

La disgustosa esultanza del premier e quella ancor più sconcia della sua truppa di gerarchi, cor-tigiane, lacché e “peones”, il pri-mo per lo scampato pericolo e i secondi per aver salvato la ricca pagnotta e il vitalizio, a cui ha fat-to immediatamente seguito la pro-mozione, chi a sottosegretario e chi a viceministro, di quattro de-putati “incerti” che gli avevano venduto a caro prezzo i loro voti decisivi, fotografano in modo elo-quente lo squallido mercimonio che domina sovrano in questo par-lamento nero pieno di nominati, inquisiti, corrotti e venduti al ser-vizio del nuovo Mussolini.

Come si è arrivati a questo en-nesimo voto di fiducia? Tutto è nato da un clamoroso scivolone della maggioranza l’11 ottobre a Montecitorio, sulla votazione del-l’articolo 1 del Rendiconto gene-rale del Bilancio dello Stato per il 2010. La maggioranza richiesta per l’approvazione era di 291 voti, ma il governo ne otteneva solo 290. La bocciatura era di quelle clamorose, in primo luogo per il fatto in sé, perché senza l’appro-vazione dell’articolo 1 veniva in-ficiato il consuntivo di spesa per l’anno passato, e di conseguenza l’intero Bilancio, con ripercussio-ni anche sulla legge di Stabilità (ex Finanziaria) per l’anno prossimo: un fatto gravissimo, quindi, tale da paralizzare l’attività di gover-no, che sul piano politico equiva-le ad una sfiducia al governo stes-so. Tanto che si ricordano solo un paio di precedenti nella storia del-la Repubblica, con i governi Goria e Andreotti, che in entrambi i casi erano sfociati nelle dimissioni del

Roma, 15 ottobre 2011. Manifestazione nazionale contro il neoduce Berlusconi e il capitalismo (foto Il Bolscevico)

Secondo Berlusconi “la lotta di classe è tramontata per sempre”

VA ABBATTUTO DALLA PIAZZA

presidente del Consiglio.Ma altrettanto clamoroso era

anche il modo in cui ci si era ar-rivati, cioè a causa dell’assen-za di una trentina di deputati del-la maggioranza, tra cui assenze di peso come quelle di Bossi, Ma-roni, Scajola, Scilipoti e perfino lo stesso ministro dell’Economia Tremonti, responsabile del prov-vedimento, “arrivato in ritardo” alla votazione. Era una chiara ma-nifestazione di quelle avvisaglie di sfaldamento che da qualche tem-po agitano la maggioranza nero-verde, che ha lasciato impietrito il neoduce, accorso in aula per vota-re anche lui fiutando evidentemen-te puzza di bruciato.

Soccorso provvidenziale

dal ColleMentre le “opposizioni” chie-

devano a gran voce che Berlusco-ni salisse al Quirinale per dare le dimissioni, lo stesso Fini saliva al Colle per far presente a Napo-litano la gravità dell’impasse isti-tuzionale, e numerosi esperti di diritto costituzionale confermava-no che la prassi e la consuetudi-ne istituzionale prevedevano le di-missioni del governo, la linea del neoduce era invece quella di netto rifiuto delle dimissioni, di derubri-care a semplice “incidente tecni-co” la bocciatura del Rendiconto, da lui considerato un puro atto for-male da ripresentare in parlamen-to, e di chiudere l’intera vicenda con un nuovo voto di fiducia alla sua maggioranza che tappasse la bocca a tutti coloro che lo voleva-no far cadere.

E il nuovo Vittorio Emanue-le III, Napolitano, è andato anco-ra una volta in suo soccorso, con un comunicato emesso il gior-

no successivo, in cui, pur adom-brando “interrogativi e preoccupa-zioni” suscitati non solo dal voto sul Rendiconto, ma anche dal-l’“innegabile manifestarsi di acute tensioni in seno al governo e alla coalizione”, finiva per lavarsene le mani delegando allo stesso Ber-lusconi il compito di trovare una soluzione allo spinoso problema: “È ai soggetti che ne sono costi-tuzionalmente responsabili, presi-dente del Consiglio e parlamento, che spetta una risposta credibi-le”, concludeva infatti il capo del-lo Stato. In pratica era come sug-gerire al nuovo Mussolini: vai in parlamento, fatti ridare la fiducia e vai avanti col tuo programma di governo.

E così è stato. Dopo una not-te di febbrili telefonate e trattati-ve condotte dal fido sensale, il plu-rinquisito Denis Verdini, e anche da lui personalmente per convin-cere gli elementi più tentennanti a non mollarlo, il neoduce è andato in parlamento a chiedere la fiducia e l’ha ottenuta di nuovo. Le defe-zioni, su cui aveva puntato le sue carte l’“opposizione”, sono state pochissime, vuoi per le promesse di cariche e prebende, come infat-ti si è subito visto, vuoi anche gra-zie alla minaccia da lui agitata di andare alle elezioni a novembre e di non ricandidare i deputati meno fedeli, con la conseguente perdita del vitalizio per quelli alla prima legislatura.

Nel suo discorso del 13 otto-bre, parlando ad una Camera mez-za vuota per l’assenza delle “op-posizioni”, affiancato da un Bossi in plateale crisi di sbadigli, il nuo-vo Mussolini ha liquidato la boc-ciatura sul Rendiconto come un “incidente parlamentare”, da sa-nare semplicemente con il varo di un nuovo provvedimento. Dopodi-ché ha irriso al tentativo di defene-

strarlo, proclamando che “non c’è alternativa credibile a questo go-verno nelle assemblee elettive di Camera e Senato”. E questo per-ché, ha spiegato passando sopra la Costituzione coi suoi stivali presi-denzialisti tra gli applausi a sce-na aperta dei suoi manipoli total-mente padroni del campo, “è finita l’epoca in cui i governi li faceva una casta di capipartito. Ora i go-verni li fanno gli elettori, e li fan-no votando per un simbolo in cui è esplicitamente indicato il capo della coalizione candidato alla presidenza del Consiglio”.

Arroganza neofascista e

presidenzialistaE qui Berlusconi ha reso un si-

gnificativo omaggio all’“alta vigi-lanza arbitrale del presidente della Repubblica, peraltro impeccabi-le”, ringraziandolo così per aver “sventato il golpe” contro di lui, come aveva titolato quella stessa mattina Il Giornale di proprietà della sua famiglia. Per poi, subito dopo aver sbandierato l’avallo po-litico del nuovo Vittorio Emanue-le III, compiere un’altra forzatura anticostituzionale e presidenziali-sta dichiarando che se un governo cade in parlamento “la parola deve ritornare agli elettori. Questo è il sale della democrazia parlamen-tare nell’epoca del bipolarismo”. Per il nuovo Mussolini, cioè, la Costituzione è carta straccia e la nostra non è più una Repubblica parlamentare ma è già a tutti gli ef-fetti una repubblica presidenziale, con un premier eletto dal popolo e col potere di sciogliere le Camere al posto del capo dello Stato quan-do viene sfiduciato.

Ribadito ciò il neoduce ha proiettato il suo film personale

sulla situazione del Paese: l’Ita-lia ha un debito enorme, ma è sta-to ereditato dal passato (come se lui fosse appena sceso in politica e non avesse governato per i due terzi dell’ultimo ventennio), e co-munque è “reso sostenibile dal-l’azione di questo governo”. Tut-to il male d’Italia si annida invece nel sistema giudiziario, nella ca-renza di infrastrutture (non c’è ab-bastanza cemento sul territorio) e infine nella contrattazione sinda-cale e nel “mercato del lavoro”. Un “problema”, quest’ultimo, ha sottolineato il premier strizzando l’occhio a Confindustria e ai sin-dacati crumiri CISL, UIL e UGL per un nuovo patto sociale corpo-rativo mussoliniano sotto la sua egida, “che l’associazione degli industriali dovrebbe affrontare, in-sieme al governo e alle parti sinda-cali responsabili, visto che la vec-chia lotta di classe è tramontata per sempre”.

Dopo aver incassato la fiducia e averla festeggiata coi suoi, Ber-lusconi è salito, stavolta sì, al Col-le, ma non per presentare a Napo-litano le sue dimissioni, bensì il suo trionfo. Napolitano non ha fat-to una piega, prendendo burocrati-camente atto di questa “soluzione” della vicenda che egli stesso aveva consigliato e avallato, limitandosi a chiedere al premier “rassicura-zioni” sul decreto sviluppo, cosa che ovviamente egli ha fatto.

Più tardi, in una lettera inviata ai capigruppo di PDL, Lega e Po-polo e territorio (i cosiddetti “re-sponsabili”), che lo avevano chia-mato in causa per sanzionare la presunta “partigianeria” di Fini, Napolitano si è così giustificato per aver suggerito al premier la via d’uscita dalla grave situazione che poteva costargli le dimissio-ni: “Non ho ritenuto, confortato del resto dalla dottrina - espressasi

anche nell’articolo del Presidente Onida, da me vivamente apprezza-to - che vi fosse un obbligo giuri-dico di dimissioni a seguito della reiezione del rendiconto, ma che - anche in base ai precedenti verifi-catisi in casi analoghi di votazio-ni su provvedimenti di particolare rilievo nell’ambito della politica generale del Governo - fosse ne-cessaria una verifica parlamenta-re della persistenza del rapporto di fiducia, come lo stesso Presiden-te del Consiglio ha fatto; anche se senza far precedere tale decisione da un atto di dimissioni, come si è invece verificato in taluni dei ri-chiamati precedenti”.

Avanti a tutta forza col programma

neofascistaUn “aiutino”, questo di Vitto-

rio Emanuele Napolitano al neo-duce, che ricorda molto da vicino quello che gli fornì ritardando di un mese la fiducia al suo gover-no che poi fu votata lo scorso 14 dicembre, dandogli tutto il tempo di comprarsi i voti che gli man-cavano in parlamento per neutra-lizzare l’uscita dei finiani dalla maggioranza. Grazie anche a lui ora il nuovo Mussolini ha di nuo-vo la strada spianata, se non fino al 2013 almeno fino alla prossima primavera, poiché anche se nel frattempo il suo governo doves-se cadere lui resterebbe sempre in sella fino alla celebrazione delle elezioni anticipate. Che fra l’altro si terrebbero sempre con l’attua-le sistema del “porcellum” che gli è favorevole. Intanto, scampato il pericolo, ha dato subito ordine ai suoi gerarchi di riprendere a tutta forza con i provvedimenti che gli interessano: legge sulle intercet-tazioni e prescrizione breve, per mettere la mordacchia ai magi-strati e il bavaglio all’informazio-ne e fulminare il processo Mills. E poi condono fiscale e “riforma” fiscale, per riprendere quota nei sondaggi elettorali solleticando con ciò gli appetiti dei grandi ric-chi, evasori e speculatori, ma an-che blandendo la più larga platea di piccoli commercianti, autono-mi e di chi ha commesso piccoli abusi edilizi.

Ancora una volta la via parla-mentare all’abbattimento di Ber-lusconi si è dimostrata inutile e fallimentare. Ancora una volta l’imbelle e ridicola “opposizio-ne” parlamentare ha dimostrato di non avere i numeri, né la forza, né la necessaria determinazione per schiodare il neoduce dalla poltro-na. Anzi, di non avere nemmeno l’esatta percezione della sua reale forza e pericolosità, come ha di-mostrato il liberale Bersani limi-tandosi a definire il suo discorso arrogante, neofascista e presiden-zialista, “un discorso penoso, pro-va dello sbandamento totale della maggioranza”. Ancora una volta, quindi, i fatti confermano che il nuovo Mussolini può essere ab-battuto solo con la lotta di piaz-za, la sola comunque in grado di contrastare realmente la sua ma-celleria sociale e i suoi provvedi-menti volti a mantenersi in sella e rafforzare il regime neofascista, presidenzialista e federalista do-minante.

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N. 38 - 27 ottobre 2011 corruzione / il bolscevico 9SECONDO IL SENATORE PUGLIESE EX PD

Vendola sapeva tutto su Tedesco e la sanità“Ho detto la modalità di azione

che ho sempre seguito nel corso di questi quattro anni. Quando c’era-no vicende nelle quali ritenevamo vi fossero interferenze improprie, o gestioni improprie di questioni attinenti alla gestione della Asl, io ho sempre riferito al presiden-te Vendola e ho sempre richiesto l’intervento del presidente Vendo-la, sempre”.

Così aveva dichiarato l’ex as-sessore PD alla Sanità pugliese, Alberto Tedesco, nel verbale di in-terrogatorio del 18 marzo scorso davanti al Giudice per le indagi-ni preliminari (Gip) dopo che l’or-dinanza d’arresto a suo carico era stata trasmessa a Palazzo Mada-ma, dove è stata respinta lo stesso giorno in cui Montecitorio votava a favore dell’arresto del parlamen-tare del Pdl Alfonso Papa.

Dunque Tedesco (nominato dal governatore Nichi Vendola al ver-tice della sanità pugliese nella sua prima giunta regionale nonostante il palese conflitto di interessi, inda-gato per concussione, abuso d’uf-ficio, turbativa d’asta, concorso in falso e associazione a delinquere, dimessosi dall’incarico a febbraio 2009 e immediatamente cooptato dal PD al Senato col chiaro intento di sottrarlo dalle grinfie della ma-gistratura) si adoperava non solo per finanziare illegalmente il PD e assicurava ai sui boss politici loca-li e nazionali pacchetti di voti, ma, come si evince dai verbali giudi-ziari, teneva costantemente infor-mato della sua attività illecita an-che il suo referente Nichi Vendola al quale, sottolinea Tedesco: “Ho sempre riferito tutte le interferen-ze improprie”.

Tedesco davanti ai giudici ha

spiegato fra l’altro di sentirsi vit-tima di un “pregiudizio” negati-vo rispetto a Vendola il quale, pur essendo sospettato di reati simi-li in riferimento alle interferenze e pressioni nelle nomine, è stato “graziato” dalla procura di Bari.

“Mi corre l’obbligo di riferirmi proprio all’interrogatorio che lei - spiega Tedesco al Pubblico mini-stero (Pm) Desirée Digeronimo - ha avuto nei confronti di Vendola. In quell’interrogatorio si percepi-sce chiaramente - e questo lo dico senza polemica, riporto semplice-mente una mia sensazione - che ci sia un pregiudizio negativo nei miei confronti, un pregiudizio po-sitivo nei confronti del presidente Vendola che non è giustificato dai fatti perché Vendola in quell’in-terrogatorio si assume la respon-sabilità del 90 per cento delle no-mine, delle cose, delle rimozioni eccetera. E perché - prosegue Te-desco - Vendola non poteva agire in questo modo per costruirsi un consenso politico, per costruirsi un bacino di consenso più vasto di quello che aveva, e quindi si ri-tiene plausibile che Vendola non agisse a questo scopo e invece nei miei confronti si ritiene plausibile l’esatto opposto?”.

Il dubbio è che la procura di Bari all’epoca guidata da Antonio Laudati (ora sotto inchiesta a Lec-ce per aver ostacolato le indagini sulle escort e coperto Tarantini, la sua cricca e il “bunga bunga” di Berlusconi) abbia avuto un occhio di riguardo anche per il governa-tore Vendola, indagato pure lui al-l’inizio dell’inchiesta, ma poi ar-chiviato proprio il giorno dopo la richiesta d’arresto per Tedesco.

Ecco perché Tedesco, che,

L’ex assessore PD alla sanità pugliese, Alberto Tedesco, insieme al governatore della Puglia Nichi Vendola che lo aveva fortemente voluto su quella poltrona

SCANDALOSA DECISIONE DEL CONSIGLIO COMUNALE

Privatizzata anche l’acqua di SalernoLa “Multiutilities” Salerno Energia Spa avrà in mano gas, elettricità, acqua. In

ballo anche il grande affare-ricatto dell’incenerimento dei rifi uti IL COMITATO ACQUA PUBBLICA DI SALERNO: “TUTTI IN PIAZZA”

Lunedì 17 ottobre, il Consiglio Comunale di Salerno ha ceduto le quote di Salerno sistemi Spa (società per azioni “pubblica” di gestione del servizio idrico) a Sa-lerno energia Spa, multi-utilities del gas e dell’elettricità operante nel salernitano e nel Cilento. La gravissima e scandalosa cessio-ne è avvenuta a seguito di una misura approvata all’unanimità dalla Commissione bilancio del comune di Salerno.

Particolarmente grave e scan-daloso è stato il comportamen-to del consigliere Emiliano Torre (SEL di Vendola), componente della commissione bilancio, che dice di non essere stato presen-te alla votazione per impegni a Roma, ma ad una precisa richie-sta di chiarimento da parte del Comitato acqua pubblica, am-mette di avere avallato l’operazio-ne: “mi hanno detto che serviva a tranquillizzare le banche creditrici di Salerno Sistemi spa” (sic!).

Non occorre dimostrare che

“l’accorpamento” delle società per azioni serve, oltre che ad aggirare la “class-action” messa in atto dai Comitati contro l’aumento delle ta-riffe, a sfruttare le norme illegittime ed illegali della finanziaria varata dal governo del neoduce Berlu-sconi che prevede, calpestando ancora una volta impunemente la volontà popolare, la messa a gara o la costituzione di società miste con privato al 40% di tutti i servizi pubblici locali, acqua compresa. Il che significa che tutti i servizi idrici del salernitano, compreso l’Ato4-Sele, saranno regalati ai privati (che soprattutto al Sud vuol dire anche mafia). In questo senso a fare da apripista è stata la privatizzazione di Ato 3 che da decenni è nelle mani degli speculatori della Gori spa (la Sarnese-Vesuviano Srl, per il 95,79% di ACEA S.p.A, detiene il 37,05% delle quote e può fare il bello e il cattivo tempo).

La Società Salerno Energia S.p.A. nasce con delibera del Consiglio comunale del 14 di-

cembre 2000, atto n. 74, con cui il neopodestà De Luca (PD) appro-va la trasformazione dell’Azienda speciale del gas in Società per azioni. Inizia la sua lucrosa attività il 17 gennaio 2001.

Gli interessi si allargano subito ad altre attività, ed abbracciano anche la gara per la costruzione e la gestione dell’inceneritore di Salerno, voluto da De Luca, e conteso tra il gruppo lombardo A2A ed il gruppo emiliano Hera.

Quest’ultima, meno nota, è una vera e propria “piovra” quo-tata in borsa che ha in mano oltre gas, elettricità, teleriscaldamento, acqua, fogne e “depuratori” (da Forlì a Bologna a Ferrara a Mo-dena a Ravenna a Rimini fino a Pesaro Urbino e a tutta la dorsale adriatica tramite la neonata “Mar-che multiservizi spa” detenuta dal gruppo Hera per una quota del 41,8%. Questa gigantesca società mista, seconda solo ad Acea, si occupa di “costruzione e gestione impianti di trattamento,

stoccaggio e smaltimento di rifiu-ti” (per il tramite della controllata Feronia srl) ed è proprietaria dei mostri inceneritori dell’Emilia-Romagna, e persino di pompe funebri (Hera servizi funerari uni-personale srl), con un giro d’affari “stimato nel 2010 di 3,7 miliardi di euro e una base clienti di circa 1,8 milioni di utenti (medi)”.

Dunque avvertono i referen-dari: “l’acqua pubblica a Salerno va verso la privatizzazione nono-stante che il 12 e il 13 giugno il 66% dei cittadini salernitani ab-biano detto no alla gestione pri-vata del servizio idrico. A pagare - sottolineano - saranno i cittadini e i lavoratori oggetto della fusio-ne, che vedono minacciati salario e professionalità acquisite come ampiamente già comunicato dal presidente di Salerno Energia”.

Mentre scriviamo i manife-stanti hanno organizzato un sit-in sotto il Palazzo di città nel centro di Salerno. Si auspicano le dimis-sioni del Sindaco.

CON LE TANGENTI TEDESCO FINANZIAVA IL PD

In Puglia le cosche parla-mentari che fanno capo alla destra e alla “sinistra” del regi-me neofascista per anni si sono spartite il grande affare degli appalti nel campo della sanità pubblica e privata.

In risposta al gruppo di Gianpaolo Tarantini, già arre-stato per la sanitopoli pugliese e ora indagato anche nell’in-chiesta sulle escort di Berlu-sconi, il PD aveva schierato sul campo l’attuale senatore Alber-to Tedesco, all’epoca assesso-re alla Sanità nella prima giunta regionale di Vendola, col com-pito di esercitare forti pressioni sui dirigenti delle Asl per favo-rire imprenditori amici, ottenere pacchetti di voti e soldi per fi-nanziare illecitamente il PD.

Questa è la vergognosa storia di corruttele che emerge dall’avviso di chiusura indagini emesso dalla procura di Bari il 28 settembre scorso contro Te-desco e altri 40 indagati tutti ac-cusati a vario titolo di reati gravi e infamanti che vanno dall’abu-so di ufficio alla concussione e alla turbativa d’asta.

Secondo la procura dal 2008 al 2009 Tedesco avrebbe diret-to “un’associazione a delinque-re” che tramite i manager della Asl ha gestito appalti, nominato dirigenti “amici” e spostato pri-mari a piacimento con l’obietti-vo di favorire imprenditori capa-ci di garantire pacchetti di voti e di finanziare illecitamente il Partito Democratico.

Tra i favoriti di Tedesco figu-rano fra gli altri il genero (Elio Rubino), titolare di un’azienda

di protesi sanitarie e il re dei ri-fiuti pugliesi (Carlo Colummella) per motivi “economici o familia-ri”. L’organizzazione, secondo l’accusa, era capillare. “Da un lato l’assessore spingeva per nominare primari persone di sua fiducia, dall’altro influiva sui vertici amministrativi delle sin-gole Asl per destituire dal loro incarico persone che non ob-bedivano ai suoi ordini”.

Dimessosi dalla carica di as-sessore nel 2009 quando iniziò l’indagine, Tedesco il 26 feb-braio 2011 ha lasciato il gruppo del PD al Senato per approdare al Gruppo misto e il 20 luglio scorso il Senato in camicia nera ha respinto la richiesta d’arre-sto avanzata della procura di Bari nei suoi confronti

Nell’elenco degli altri 40 indagati, oltre alla famigerata “lady Asl” pugliese, Lea Cosen-tino, e all’ex segretario partico-lare di Tedesco, Mario Malcan-gi, c’è anche il capogruppo del PD in Regione, Antonio Decaro, accusato di aver procurato a un parente le tracce per un con-corso all’Arpa, l’Agenzia regio-nale per l’ambiente e Graziano Fiore, cugino di Tommaso, at-tuale assessore alla Sanità della giunta Vendola. Fiore, all’epoca addetto alla cassa ticket del-l’istituto oncologico di Bari, è accusato di essersi appropria-to di 6mila euro, pari a quattro giorni di incasso, a gennaio del 2009.

A breve si attende la richie-sta di rinvio a giudizio di tutti gli imputati.

come è noto, da assessore alla Sa-nità era in una situazione palese di conflitto di interessi, avendo fami-liari impegnati nell’industria del-le protesi e delle forniture, ades-so accusa Vendola di aver perfino

strumentalizzato la sua nomina: “Non mi sono proposto a Vendo-la come l’assessore alla Sanità – ha affermato - questo lo sanno le pietre nella Regione Puglia. Io mi sono proposto come presidente del

Consiglio regionale (...) e quando Vendola mi chiama la notte prima di fare la giunta e mi dice: ‘Ho de-ciso di affidarti 1’assessorato alla Sanità’ io gli dico: ‘Ma stai scher-zando? Ma ti rendi conto di quel-lo che succederà? Io ci ho i miei figli’, eccetera’. Lui mi risponde di ‘trovare una maniera’ per siste-mare il problema”. Eppure, insiste Tedesco: “al presidente Vendola in quella famosa notte, io oppongo proprio questa ragione di inoppor-tunità, la oppongo io”. Salvo, alla fine, accettare comunque l’incari-co: “Non mi sono sottratto per la ragione che il presidente mi fece capire: prendere o lasciare”.

Quindi, sospetta Tedesco, il conflitto di interessi esploso con tanto di “processo pubblico” nel-l’aula del consiglio regionale, po-teva persino far comodo a Vendola permettendogli di tenere sotto ri-catto il suo assessore alla sanità.

“Il presidente Vendola, dopo quel-la famosa riunione del consiglio regionale sul mio conflitto di inte-ressi – accusa Tedesco - mi tiene al mio posto non perché si fida di me, ma perché mi tiene sotto bot-ta, e quindi sostanzialmente io non posso oppormi a qualunque tipo di scelta che potrà essere fatta da Vendola”.

Intanto dagli atti dell’inchiesta spuntano i nomi di altri personag-gi “illustri” tirati in ballo durante le intercettazioni. Si tratta di Mi-chele Scelsi (nominato da Tedesco responsabile del Crat “Coordina-mento regionale delle attività tra-sfusionali”) fratello di Pino, il Pm del caso D’Addario, ed Enzo Ven-dola, fratello del governatore pu-gliese, entrambi “pizzicati” al tele-fono con Tedesco e il suo braccio destro Malcagni mentre parlano e si accordano su nomine e carriere all’interno delle Asl pugliesi.

Il PMLI produce un grosso sforzo per far giungere alle masse la sua voce anticapitalista, antiregime neo-fascista e per l’Italia unita, rossa e socialista. I militanti e i simpatizzanti attivi del Partito stanno dando il mas-simo sul piano economico. Di più non possono dare.

Il PMLI fa quindi appello ai sinceri fautori del socia-lismo per aiutarlo economicamente, anche con piccoli contributi finanziari. Nel supremo interesse del proleta-riato e della causa del socialismo.

Più euro riceveremo più volantini potremo diffondere contro il governo del neoduce Berlusconi e il regime capitalista, neofascista, presidenzialista, federalista e interventista e i suoi partiti.

Aiutateci anche economicamente per combattere le illusioni elettorali, parlamentari, riformiste e gover-native e per creare una coscienza, una mentalità, una mobilitazione e una lotta rivoluzionarie di massa capa-

ci di abbattere il capitalismo e il potere della borghesia e di istituire il socialismo e il potere del proletariato. Grazie di cuore per tutto quello che potrete fare.

Consegnate i contributi nelle nostre Sedi o ai nostri militanti oppure inviate i contributi al conto corrente postale n. 85842383, specificando la causale, intestato a:

PMLI - via Gioberti, 101 - 50121 FIRENZE

Page 10: IL BOLSCEVICO - PMLI n38 2011

10 il bolscevico / vertenza fincantieri N. 38 - 27 ottobre 2011

Riesplode la protesta dei lavoratori Fincantieri contro il governo e la direzione aziendale

OCCORRE UN PIANO INDUSTRIALE CHE RILANCI LA CANTIERISTICA E SALVAGUARDI SITI E OCCUPAZIONE

No ad accordi cantiere per cantiereSCIOPERO DI 8 ORE E MANIFESTAZIONE NAZIONALE A ROMA IL 21 OTTOBRE

È riesplosa con grande forza e determinazione la lotta dei lavora-tori della Fincantieri, azienda pub-blica della Fintecna, strategica nel settore, con 9 mila addetti occu-pati negli otto cantieri del gruppo (Sestri Ponente, Riva Trigoso, Ca-stellammare di Stabia, Monfalco-ne, Marghera, Ancona, Palermo e Muggiano) e con altri 25 lavora-tori impegnati nell’indotto. Già il 27 settembre gli operai del cantie-re di Ancona si sono mobilitati. In 400 avevano raggiunto in corteo la sede del Consiglio regionale per protestare contro il tentativo della direzione aziendale di riproporre, cantiere per cantiere, lo stesso pia-no di tagli e chiusure ritirato il 3 giugno scorso grazie alla mobili-tazione e alla lotta.

Il giorno dopo erano scesi in lotta i lavoratori Fincantieri di Se-sto Ponente (Genova) con 4 ore di sciopero indetto unitariamente da FIOM, FIM e UILM insieme alle RSU dello stabilimento. Con un combattivo corteo avevano at-traversato le vie cittadine. Ciò a sostegno della richiesta di convo-cazione del tavolo nazionale sul-la vertenza Fincantieri per trovare soluzioni adeguate e soddisfacen-ti alla crisi in atto da almeno due anni; tavolo rimasto inattivo dal 3 giugno per colpa del governo che ha disatteso gli impegni allora as-sunti. “Gli impegni assunti dal Go-verno – ha detto Alessandro Paga-no, coordinatore nazionale FIOM per la cantieristica – nell’ambito della vertenza Fincantieri … sono ad oggi completamente disattesi”.

Sale la rabbia di fronte alla la-titanza e alla mancanza di rispo-ste da parte del governo. Dopo aver occupato lo stabilimento con l’assemblea permanente, il 3 ot-tobre, gli stessi lavoratori di Se-stri Ponente organizzano una nuo-va protesta. Di nuovo in corteo, sono sfilati per due ore nella cit-tà raggiungendo la prefettura, no-nostante la massiccia e minacciosa presenza di forze di polizia in as-setto antisommossa. Hanno chie-sto e ottenuto che una delegazione dei manifestanti fosse ricevuta dal

12 ottobre 2011. I lavoratori della Fincantieri occupano la stazione di Genova Principe

CANCELLANO IL CONTRATTO NAZIONALE ED ESTENDONO GLI ACCORDI DI POMIGLIANO A TUTTO IL GRUPPO FIAT

21 ottobre sciopero generale di 8 ore e manifestazione nazionale a Roma del Gruppo Fiat e componentistica

Pubblichiamo di seguito il comunicato della FIOM-CGIL nazionale in difesa del Con-tratto nazionale e in appoggio allo sciopero generale di 8 ore con manifestazione nazionale a Roma del Gruppo Fiat e compo-nentistica indetto per venerdi 21 ottobre.

In questi giorni tutte le azien-de metalmeccaniche del gruppo Fiat, dall’Iveco alla New Hol-land, dalla Cnh alla Magneti Ma-relli, passando dalla Comau alla

Ferrari, alla Maserati fino a Fiat Auto stanno disdettando gli ac-cordi di miglior favore.

Questo prepara, dopo l’uscita di Fiat da Confindustria, l’esten-sione degli accordi di Pomiglia-no, Mirafiori e della Bertone a tutti i siti. L’applicazione di quel modello prevede l’aumento di la-voro straordinario obbligatorio fino a 120 ore l’anno, l’estensio-ne automatica a turnazione oltre i 15 turni, il taglio di 10 minuti di pausa, la limitazione delle tutele in caso di malattia e un sistema

di sanzioni ai sindacati, ai loro rappresentanti e alle lavoratrici e ai lavoratori.

Quegli accordi prevedono il superamento delle Rsu elette dai lavoratori con la nomina del-la Rsa da parte delle sole orga-nizzazioni firmatarie. Un chia-ro carattere antisindacale che ha portato la Fiat ad essere condan-nata per violazione dello Statuto dei lavoratori e delle libertà sin-dacali.

In questo modo si cancella il Contratto nazionale, i suoi effetti

solidaristici e di unità sui minimi della categoria, ovunque vi siano lavoratori metalmeccanici e co-munque si lavori.

Tutto questo avviene in una crisi che colpisce i lavoratori in quanto cittadini attraverso l’au-mento delle tassazioni dirette e indirette e i tagli dei servizi so-ciali che colpiscono, ancora più duramente, le persone più deboli.

Tutto questo avviene in assen-za di una definizione di impegni e prodotti che garantiscano il fu-turo di tutti gli stabilimenti e di

tutti i lavoratori del Gruppo Fiat in Italia.

Gravi sono le responsabili-tà del governo che fa leggi “ad aziendam” – come l’articolo 8 della manovra finanziaria – ma non chiede nulla alla Fiat per l’Italia e per le lavoratrici e i la-voratori italiani, mentre lascia chiudere, senza prospettive sicu-re, gli stabilimenti Cnh di Imo-la, Irisbus di Avellino e Fiat Auto di Termini Imerese: chiusure che noi respingiamo chiedendo che tutti i posti di lavoro vengano

mantenuti.Per tutte queste ragioni noi

difendiamo la presenza della Fiat in Italia con il Contratto naziona-le, senza taglio dei diritti, contro ogni licenziamento.

21 ottobre 2011 sciopero ge-nerale di 8 ore e manifestazio-ne nazionale a Roma del Grup-po Fiat e componentistica

FIOM-CGIL nazionale

Roma, 11 ottobre 2011

prefetto, presenti anche il presi-dente della Regione Liguria, Clau-dio Burlando e alcuni assessori e consiglieri regionali, per illustrare le ragioni della protesta e per chie-dere che il governo assuma urgenti provvedimenti per il rilancio della produzione e la salvaguardia del-l’occupazione.

Ma il punto più alta della lot-ta è esploso l’11 ottobre in conco-mitanza con l’incontro organizza-to a Roma presso il ministero dello sviluppo economico tra il ministro Romano, la direzione dell’azienda, il sindaco di Genova, Marta Vin-cenzi, il governatore Burlando, e i rappresentanti sindacali. Quando, al termine dell’incontro, è giunta notizia di un esito negativo, anche solo in riferimento alle commesse di lavoro richieste al governo per riattivare le produzioni, “Solo pro-messe, parole, non c’è lavoro”, re-cita il messaggino inviato da un sindacalista presente alla riunione, è esplosa tutta la rabbia in partico-lare dei lavoratori liguri di Fincan-tieri che presidiavano il cantiere. Essi hanno attuato immediatamen-

te blocchi stradali e dimostrativa-mente dato alle fiamme i cassonetti della raccolta dei rifiuti. La preoc-cupazione del tutto giustificata dei lavoratori di Sestri Ponente è che questo cantiere, con una lunghis-sima storia industriale alle spalle e con un futuro altrettanto lungo solo che ci fosse una reale volon-tà politica in questo senso, rischia un forte ridimensionamento se non proprio la chiusura.

Il giorno precedente, il coordi-namento nazionale FIOM-CGIL del gruppo Fincantieri si era riu-nito per fare il punto su questa im-portante e difficile vertenza, con una valenza nazionale per le di-mensioni del gruppo e per la posta in gioco, e decidere il prosieguo della mobilitazione. Il coordina-mento chiede alle controparti “un piano industriale strategico che, attraverso un adeguato program-ma di diversificazione produtti-va, supportato dai necessari inve-stimenti, consenta di rimettere il gruppo Fincantieri in condizione di rispondere alla crisi in atto sen-za ridurre la sua capacità produt-

tiva, con la conferma della mis-sione produttiva di tutti i siti e dei relativi livelli occupazionali”. A questo scopo il coordinamento ha sottolineato il contributo portato dagli esperti di settore che sugge-rivano di cogliere opportunità pro-duttive come quelle dell’off-sho-re nell’ambito della produzione di energie rinnovabili e della demo-lizione navale controllata, nonché quelle derivanti dalla promozione e sostegno di una mobilità ecoso-stenibile attraverso la produzione di nuove navi a basso impatto am-bientale e allo sviluppo delle “au-tostrade del mare”.

In questo ambito il coordina-mento ha duramente criticato la strategia della direzione azien-dale volta a imporre quel piano di ridimensionamento, presenta-to dall’amministratore delegato, Giuseppe Del Bono, il 23 maggio scorso che prevedeva la chiusura degli stabilimenti di Castellam-mare di Stabia e di Sestri Ponen-te e un forte ridimensionamento di quello di Riva Trigoso e la ri-duzione dell’occupazione di oltre

2.500 posti di lavoro. Piano che la direzione aziendale fu costretta a ritirare il 3 giugno e che ora ripro-pone subdolamente attraverso in-tese cantiere per cantiere, in alcuni casi raggiunte con la firma separa-ta di FIM e UILM e in un caso an-che con il consenso della FIOM.

A sostegno di queste rivendica-zioni il coordinamento nazionale FIOM Fincantieri ha chiesto alla Segreteria nazionale FIOM di pro-clamare per il 21 ottobre prossimo uno sciopero generale di 8 ore dei lavoratori del gruppo Fincantieri e delle ditte appaltatrici con ma-nifestazione nazionale a Roma, convergendo così con l’iniziati-va di lotta, con le stesse modalità, già decisa dal gruppo FIAT e dalla componentistica auto.

Il PMLI solidarizza in modo militante e appoggia con forza la giusta lotta dei lavoratori della Fincantieri. Finalizzata, da un lato a impedire piani di ristrutturazione di lacrime e sangue che prevedano chiusure di cantieri, licenziamenti di massa e il peggioramento del-

le condizioni di lavoro sul model-lo Marchionne; dall’altro a otte-nere dal governo e della direzione aziendale un progetto complessivo di rilancio, diversificazione e inno-vazione produttiva che salvaguardi l’operatività dei cantieri esisten-ti, nessuno escluso, e gli attuali li-velli occupazionali. Tra le propo-ste avanzate per dare un futuro alla cantieristica e quindi alla Fincan-tieri, particolarmente importante, per non dire strategica, ci appare quella di dare ampio sviluppo al trasporto merci per via mare. An-che perché il nostro Paese è dota-to naturalmente di due “autostra-de del mare” che scorrono lungo il Tirreno e l’Adriatico per raggiun-gere i numerosi porti esistenti nel-le coste. Il che comporterebbe la costruzione di navi per il trasporto merci che si aggiungerebbero alle produzioni tradizionali. Noi ci au-guriamo che si formi una grande solidarietà politica e sociale attor-no ai lavoratori della Fincantieri perché la loro è una lotta che ri-guarda tutti i lavoratori.

Page 11: IL BOLSCEVICO - PMLI n38 2011

N. 38 - 27 ottobre 2011 il bolscevico 11Marcegaglia risponde a Marchionne sulla rottura della FIAT con Confi ndustria

“NON VI È CONTRASTO TRA L’ACCORDO DEL 28 GIUGNO E L’ARTICOLO 8”

“Le imprese possono accedere alle deroghe e alle fl essibilità che ambedue offrono, fi no al recesso del rapporto di lavoro”

IL VERGOGNOSO SILENZIO DELLA CAMUSSOAll’indomani della clamoro-

sa decisione, assunta il 3 ottobre scorso, dall’amministratore dele-gato della FIAT, il nuovo Valletta Sergio Marchionne, di uscire da Confindustria, Emma Marcegaglia ha preso carta e penna per scrive-re una lettera aperta ai presidenti delle associazioni di categoria di Confindustria per dire che la scelta della FIAT va rispettata in quanto l’adesione a Confindustria è e non può che essere libera e volontaria. Ma allo stesso tempo per esprime-re il “disappunto per le motiva-zioni che sono state adottate”. Di cosa si tratta? Marchionne aveva sostenuto che la firma definitiva dell’accordo interconfederale del 28 giugno aveva “fortemente ridi-mensionato le aspettative sull’effi-cacia dell’articolo 8, con il rischio “di snaturare l’impianto previsto dalla nuova legge e di limitare for-temente la flessibilità gestionale”. Da qui l’annuncio di uscire dal-l’associazione degli industriali a far data dal 1° gennaio 2012, per poter “utilizzare la libertà d’azio-ne applicando in modo rigoroso le nuove disposizioni di legge”.

Una tesi questa, che la Marce-gaglia gli contesta in modo espli-cito e netto. “Non vi è contrasto – scrive - tra le due fondamenta-li innovazioni introdotte negli ul-timi mesi”, l’accordo del 28 giu-gno e l’articolo 8 della manovra del governo. “Non è vero – ag-giunge - che vi sia una qualsiasi oggettiva convenienza a lasciare Confindustria. “Stare dentro il si-stema associativo non significa in alcun modo rinunciare a utilizzare gli strumenti legislativi che l’arti-colo 8 mette a disposizione delle imprese”. Ogni imprenditore, in-siste sul punto, “può beneficiare di tutte le flessibilità dell’accordo del 28 giugno e dell’articolo 8”. Può cogliere “le opportunità che offre l’art. 8 di derogare in azien-da attraverso accordi sindacali an-che a disposizioni di legge” deli-cate come quelle che riguardano “le conseguenze del recesso del rapporto di lavoro”, cioè il diritto al reintegro nel posto di lavoro a fronte di un licenziamento senza “giusta causa”.

A sostegno di questa conclu-sione il presidente di Confindu-stria cita il parere dei principali

giuristi del lavoro e chiama in cau-sa il ministro Maurizio Sacconi che aveva detto: “L’articolo 8 non è stato né depotenziato né steriliz-zato dall’accordo del 28 giugno”. A proposito dell’accordo, tiene a sottolineare che esso introduce “un sistema di relazioni industria-li moderno, regolato ma non certo ingessato”. Che “per la prima vol-ta dà certezze ed esigibilità al con-tratto aziendale e permette intese modificative molto ampie per co-gliere opportunità… per gestire al meglio le ristrutturazioni”.

Aldilà di qualsiasi altra consi-

derazione, la presa di posizione della Marcegaglia ha il pregio di spazzare via le ambiguità e le ipo-crisie che hanno accompagnato la firma definitiva dell’accordo inter-confederale del 28 giugno da parte di Confindustria e di CISL, UIL e CGIL. Ecco quali. Esso, non met-terebbe in discussione il contratto nazionale di lavoro, cosa non vera dal momento che a livello azien-dale si può derogare dalle norme contrattuali nazionali. Lo stesso avrebbe depotenziato e neutraliz-zato l’articolo 8 e la sua forza di-struttiva dei diritti dei lavoratori.

Cosa non vera non solo perché la legge è sempre più forte di un ac-cordo sindacale, ma anche perché la maggioranza dei cofirmatari ne danno una interpretazione opposta. Proprio su queste bugie, su questi inganni, Susanna Camusso, segre-tario generale della CGIL aveva giustificato di fronte agli iscritti e ai lavoratori l’adesione della Con-federazione al suddetto accordo. Il suo silenzio vergognoso sulla vi-cenda è molto significativo, il fatto che non dica una parola finisce per avvalorare quanto sostenuto dal presidente di Confindustria.

COMUNICATO DELLA RSU FIOMDELLA PIAGGIO DI PONTEDERA (PISA)

“I lavoratori devono respingere la manovra senza

compromessi”Riportiamo ampi estratti di un

comunicato del 12 ottobre della RSU FIOM della Piaggio di Pon-tedera (Pisa) contro la maxistan-gata di macelleria sociale imposta dal governo.

La manovra economica colpi-sce ancora una volta i lavoratori e le loro famiglie con i tagli nel-la sanità, nei trasporti e nella scuo-la, l’aumento dell’età pensionabile per le donne, l’aumento delle tasse (benzina, detrazioni IRPEF, IVA, sigarette). Questo non solo riduce da subito i beni e i servizi a dispo-sizione dei lavoratori ma farà di-minuire occupazione e consumi e perciò chiudere ancora altre fab-briche.

Il governo e gli industriali han-no addirittura approfittato della manovra per colpire i diritti sul po-sto di lavoro permettendo ogni sor-ta di deroga ai contratti nazionali e alle leggi che i lavoratori si sono conquistati con decenni di lotte.

Questa è solo l’ultima conse-guenza degli accordi scandalosi firmati da CISL e UIL con il go-verno e i padroni (Pomigliano, Mirafiori, ecc.). L’accordo del 28 giugno ha poi aperto la strada fin nei particolari all’art. 8 del gover-no e la firma della CGIL, senza alcun mandato dei lavoratori, ha vanificato in anticipo la generosa partecipazione allo sciopero gene-rale del 6 settembre.

Il governo, la Confindustria e i parassiti che dagli anni ’80 si sono arricchiti grazie a una spesa pub-blica fatta di elargizioni, sprechi e corruzione e in questo modo han-no gonfiato il debito pubblico ci vengono a dire che il debito viene dalla spesa sociale e dal livello dei salari e delle pensioni.

Dobbiamo rispondere che sono i lavoratori a produrre tutta la ric-chezza. Salari, pensioni e servizi sociali sono solo la parte, sempre

più piccola, della ricchezza pro-dotta che rimane ai lavoratori.

Dobbiamo avere chiari i punti decisivi dello scontro in atto:

- Solo la difesa intransigen-te dei salari e delle condizioni di lavoro costringerà al taglio e alla tassazione dei redditi delle altre classi. I compromessi, oltre a peg-giorare immediatamente le condi-zioni dei lavoratori, aggraverebbe-ro ancora gli effetti e le cause della crisi attuale.

- Le pensioni dei lavoratori non sono spesa pubblica, ma solo la re-stituzione dei contributi pagati. Le pensioni potrebbero anzi aumen-tare del 30 per cento se si mettes-se fine all’evasione contributiva, stimata in 40 miliardi l’anno, e si adeguassero i salari alla media eu-ropea. Inoltre lo Stato deve ancora ai lavoratori decine di miliardi di attivi INPS usati per altri scopi.

- I lavoratori dipendenti e i pen-sionati pagano oggi l’82 per cento del totale dell’IRPEF, pari a 120 miliardi su un totale di 146. Una quota altissima, sempre crescente e aumentata del 10 per cento negli ultimi 15 anni. Tanto più che nello stesso periodo i salari e le pensio-ni hanno perduto una quota dell’8 per cento del PIL, pari oggi a 120 miliardi di euro l’anno.

Tutto questo dimostra che non c’è niente da contrattare né com-promessi da considerare. I lavora-tori devono respingere con decisio-ne ogni politica di compromesso e cedimento su salari, pensioni, di-ritti, condizioni di lavoro e servi-zi sociali. Chi oggi propone ce-dimenti e compromessi lo fa solo per non mettere in discussione una politica economica e fiscale.

Le risorse vanno reperite nei capitali, nei patrimoni e nei redditi gonfiati da anni di questa politica, ormai delegittimata e indifendibile per i suoi evidenti effetti distruttivi sull’intera società.

SOLIDARIETA’ DELLA FISM CON I LAVORATORI

DI TERMINI IMERESEE IRISBUS

Pubblichiamo la lettera di solidarietà inviata dalla Federa-zione internazionale dei sinda-cati metalmeccanici (FISM) a Fim-Fiom-Uilm in lotta contro la chiusura degli stabilimenti di Termini Imerese e Irisbus.

Vi scrivo a nome della FISM, che rappresenta gli in-teressi collettivi di 25 milioni di metalmeccanici di oltre 200 sindacati in più di 100 paesi, per esprimere la nostra solida-rietà con la vostra lotta per ga-rantire i posti di lavoro di oltre 3000 lavoratori delle fabbriche Fiat a Termini Imerese e alla Irisbus di Avellino e perché sia messo in opera un piano industriale di sviluppo che mantenga in attività entrambi le fabbriche.

La FISM sostiene la vostra richiesta alla Fiat di ritornare sulla sua decisione di chiu-dere le due fabbriche e affin-ché la direzione aziendale si impegni in veri negoziati con le organizzazioni sindacali per trovare una soluzione che tenga pienamente in conside-razione lo sviluppo industriale in queste due regioni e garan-tisca i posti di lavoro per tutti i lavoratori delle fabbriche Fiat di Termini Imerese e Irisbus di Avellino.

La Fism è determinata a sostenere la vostra battaglia per difendere i diritti dei nostri fratelli e sorelle in Fiat.

In solidarietà Jyrki Raina

Segretario generale FISM Ginevra, 7 ottobre 2011

IL SOCIOLOGO GALLINO SULL’USCITA DELLA FIAT DA CONFINDUSTRIA

“L’obiettivo di Marchionne è cancellare il contratto nazionale

ed avere le mani libere”“Confi ndustria sarà senza poteri sulla contrattazione”

Perché Marchionne ha deci-so di lasciare la Confindustria? “L’obiettivo dell’amministratore del Lingotto – è la risposta di Lu-ciano Gallino, sociologo ed esper-to di diritto del lavoro – è cancella-re il contratto collettivo nazionale di lavoro, che se sottoscritto nel quadro confindustriale deve rispet-tare determinate regole”. “Confin-dustria era l’ultimo lacciuolo per rispettare un sistema, Marchionne l’ha tagliato” per avere le mani li-bere. “Fiat è l’ultimo pezzo della

grande industria meccanica italia-na e ora Confindustria non conte-rà più nulla. L’associazione degli industriali subirà un grande colpo – insiste – dal punto di vista eco-nomico, ma l’indebolimento è so-pratutto sul piano politico. Con-findustria non avrà più poteri sul piano della contrattazione”.

Riferendosi all’accordo inter-confederale del 28 giugno sotto-scritto in via definitiva il 21 set-tembre da Confindustria, CISL, UIL e CGIL, accordo preso a pre-

testo da Marchionne per rompere con Confindustria, Gallino affer-ma: “Fiat teme che le parti socia-li facciano muro contro l’applica-zione dell’articolo 8 inserito nella manovra di Ferragosto, che sem-bra scritto direttamente dal Lin-gotto per demandare ogni regola del lavoro”. Anche ammesso che sia così, “non so quanto possano non rispettare una legge. Per ora hanno sottoscritto un accordo per non applicare il comma dell’arti-colo 8 che prevede la deroga al-l’articolo 18. Ma di commi terri-bili - avverte il professore - ce ne sono almeno 20. Lo scopo princi-pale della Fiat è abbattere l’unità dei sindacati per indebolire i lavo-ratori. E ritornare al modello per cui ognuno è solo davanti all’im-presa”. E ci sta riuscendo, “per-ché i sindacati territoriali sono più deboli e possono soccombere da-vanti alle pressioni di una grande azienda”.

“Andiamo verso un periodo sgradevole per le aziende, ognuna avrà il suo contratto. Ci sarà un pa-norama talmente differenziato che porterà sicuramente complicazio-ni giuridiche, ma anche organiz-zative”. Certo che sarà utilizzato l’articolo 8 anche per licenziare, è la conclusione di Gallino. “A Mirafiori per esempio dipende da quanti modelli faranno e da quan-do inizierà la produzione. Se sa-ranno solo due – invece dei cinque promessi nel 2010, ndr – non ci sarà posto per tutti gli operai”.

Esposto di Rinaldini al Collegio Statutario della CGIL contro la fi rmadi Susanna Camusso

“NON POTEVA FIRMARE L’ACCORDO DEL 28 GIUGNO SENZA LA LEGITTIMAZIONE

PREVISTA DALLO STATUTO”Gianni Rinaldini, coordinato-

re nazionale de “La CGIL che vo-gliamo” è convinto che a norma di Statuto Susanna Camusso, segre-taria generale della CGIL, non poteva, non era legittimata a fir-mare in via definitiva l’accordo in-terconfederale del 28 giugno 2011 su contrattazione e rappresentanza sindacale. Per questa ragione ha inviato il 29 settembre un esposto al Presidente del Collegio Statua-rio, l’organo preposto a garantire il rispetto delle norme da parte de-

gli organi dirigenti e delle struttu-re della CGIL. Il convincimento di Rinaldini si fonda su quanto pre-visto nell’art. 6 dello Statuto che, in merito all’approvazione degli accordi stabilisce: “in assenza del mandato di tutti i lavoratori, le la-voratrici, i pensionati interessati, è vincolante il pronunciamento de-gli iscritti”. Che non è avvenuto, nonostante ci fosse un impegno ufficiale da parte del direttivo na-zionale.

Per Rinandini la norma è

chiara, essa “impedisce che il pronunciamento degli iscritti possa essere sostituito da qua-lunque altro tipo di mandato, compreso quello del Direttivo Nazionale, e stabilisce che il mandato degli iscritti è la condi-zione sine qua non per la sotto-scrizione dell’accordo”.

Se la firma della Camusso è il-legittima, come sembra, a norma di Statuto nessuno nella CGIL do-vrebbe sentirsi vincolato al rispet-to di tale accordo.

Roma, 15 ottobre 2011 (foto Il Bolscevico)

Page 12: IL BOLSCEVICO - PMLI n38 2011

12 il bolscevico / PMLI N. 38 - 27 ottobre 2011

IMPRESSIONI DI MILITANTI DEL PMLISULLA COMMEMORAZIONE DI MAO

Proseguiamo la pubblicazione, iniziata sul numero 35/11 de “Il Bolscevico”, delle impressioni richieste dal Centro del Partito ad alcuni militanti del PMLI sulla commemorazione di Mao e sul di-scorso del compagno Giovanni Scuderi.

Il PMLI ha messo a frutto gli insegnamenti di Mao

prima di tuttiContinuiamo la pubblicazione

di alcuni pareri di simpatizzan-ti e amici del PMLI sul discorso di Scuderi per il 35° Anniversario della morte di Mao.

Di grande impatto il discor-so del compagno Scuderi, il qua-le ha toccato i punti fondamentali della politica odierna. A mio av-viso vanno messi a frutto gli inse-gnamenti di Mao e le relative os-servazioni di Scuderi più oggi di quando Mao era in vita. Sì, oggi

che i proletari non hanno la strada illuminata, oggi che il capitalismo distrugge come non mai i rapporti umani e la borghesia si mette co-moda sul trono, ora che il modello americano, quello classico demo-cratico, sta andando giù perdendo credibilità, che fare?

Ecco la risposta: serve Mao! E il PMLI sembra essersene accorto prima di tutti.

Saluti comunisti.Tommaso, PRC -

provincia di Arezzo

SENZA IL PARTITO IL PROLETARIATO MAI DIVENTERA’ CLASSE PER SE’

“Il marxismo-leninismo, spiega Mao, è la teoria che Marx, Engels, Lenin e Stalin hanno creato sulla base della pratica, è la conclusione generale che hanno trat-to dalla realtà storica e dalla pratica rivoluzionaria (...). Il marxismo-leninismo è la verità più giusta, più scienti-fica e più rivoluzionaria, generata dalla realtà oggettiva e confermata da questa stessa realtà”.

Il marxismo-leninismo-pensiero di Mao è la cultura del proletariato, il liberalismo è la cultura della borghesia. O sce-gliamo l’una o scegliamo l’altra. Non è possibile un’altra soluzione, nemmeno quella di pescare in tutte e due le cul-ture. In questo caso la bilancia penderebbe a favore della cul-tura borghese.

“La cultura rivoluzionaria, afferma Mao, è per le masse popolari una poderosa arma rivoluzionaria. Prima del-la rivoluzione, essa prepara ideologicamente il terreno, e, durante la rivoluzione, è un settore necessario e impor-tante del fronte generale rivoluzionario”.

Una volta che le masse proletarie, popolari, giovanili e femminili acquisiscono la cultura del proletariato, essa illu-mina la mente e genera una enorme forza materiale. Lo san-no bene tutte le compagne e i compagni del Partito che hanno fatto propria tale cultura e che, quando ne hanno la necessità, vi ricorrono per rinfrescarsi la memoria e per il loro lavoro politico rivoluzionario. L’ha capito molto bene una giovane compagna che è entrata recentemente nel PMLI, sulla quale riponiamo grandi speranze.

Trattandosi di una cultura, non può che essere appresa dai libri marxisti-leninisti. Non può sorgere spontaneamente dai movimenti della classe operaia, dei lavoratori, dei pensionati, dei disoccupati, dei precari, delle masse popolari, femminili, studentesche e giovanili. Essi non potranno mai acquisire una cultura proletaria se non vi è apportata dal Partito del prole-tariato e se non studiano il marxismo-leninismo-pensiero di Mao. Le operaie e gli operai coscienti devono capire bene l’importanza di questo problema ideologico e politico e fare i dovuti sforzi per studiare la cultura del proletariato, per-ché solo acquisendo la propria cultura la classe operaia può diventare una classe per sé in grado di unire tutte le masse sfruttate e oppresse, i giovani e gli intellettuali progressisti su un terreno rivoluzionario, di fare e vincere la rivoluzione so-cialista, abbattere la classe dominante borghese e conquistare e mantenere il potere politico e il socialismo.

(brani tratti dal Discorso di Giovanni Scuderi alla Commem-orazione di Mao nel 35° Anniversario della scomparsa, pronun-ciato a Firenze l’11 settembre 2011, dal titolo: “Applichiamo gli insegnamenti di Mao sul Partito del proletariato”)

Scuderi scuote, spronae dimostra

che seguendo Maofaremo grande il PMLIEsprimere un’opinione su

quanto scritto dal compagno Scu-deri in occasione del 35° anniver-sario della morte di Mao, non è certo facile.

Soprattutto perché mi sembra opportuno andare oltre la sintesi del suo lavoro, che non va solo letto e riletto, ma in particolare trasforma-to in una attenta e profonda rifles-sione attiva, o meglio operativa.

Le sue sollecitazioni, i suoi

consigli, le sue indicazioni non fanno intravvedere né retorica né vuote affermazioni di rito. Scu-deri dice chiaro e tondo: compa-gni, l’esempio di Mao è impresso nel marmo, indelebile; le sue pa-role colpiscono con fermezza e le sue affermazioni non lasciano spa-zio a dubbi, tentennamenti, atteg-giamenti ondivaghi e se vogliamo andare avanti verso un’Italia uni-ta, rossa e socialista abbiamo una

sola strada da seguire: quella trac-ciata dal compagno Mao, ogni al-tra strada ci farà perdere, inesora-bilmente, l’orientamento.

Ho apprezzato molto l’essen-zialità asciutta dell’intervento, privo di fronzoli agiografici. E’ l’esempio reale, sulla scorta pro-prio di quanto affermava lo stes-so Mao, di una comunicazione chiara, semplice ma incisiva, ca-pace di colpire come una freccia che, scoccata dal suo arco, si di-rige veloce lungo una traiettoria ben definita, fino a colpire l’obiet-tivo. E l’obiettivo prioritario delle frecce scoccate da Scuderi penso sia ognuno di noi perché solo noi, compagni del PMLI, possiamo percepire la carica d’energia che si sprigiona dalle sue parole, dalle sue citazioni, dalle sue critiche.

Io opero in una realtà come l’isola d’Ischia, il cui orientamen-to politico è in prevalenza di chia-ro stampo demo-clerico fascista. Dove sono enormi le difficoltà che si incontrano quando si voglia parlare seriamente di politica e so-prattutto, far conoscere il nostro Partito. Ecco perché l’intervento del compagno Scuderi è non solo il giusto faro, acceso per illumina-re la strada da percorrere nella co-struzione di un’Italia unita, rossa, e socialista, ma costituisce la più forte carica, indispensabile per andare avanti. E questo avviene mirabilmente, quando Scuderi ci ricorda il Mao che riesce a trasfor-mare un gruppetto di comunisti in una massa di milioni; quando ci delinea l’impegno di un giovanis-simo Mao che, tra limiti e ostaco-li, pur riesce a costruire un Parti-to come quello Comunista Cinese; quando si sofferma sulla tenacia di un Mao che supera ogni im-pedimento e va avanti con la for-za degli insegnamenti di Maestri come Marx, Engels, Lenin e Sta-lin e riesce ad applicarli nella vita quotidiana della sua Cina per co-struire un Gigante Rosso; quando ci dimostra che attraverso il con-tatto continuo con la gente, con i contadini, i lavoratori, gli studenti, le donne, Mao raggiunge obietti-vi gloriosi nella costruzione della grande Cina rossa.

Ecco, quando ci appropriamo di questi preziosi punti di riferi-mento, siamo sicuri di essere sulla giusta strada e ci sentiamo arric-chiti, più forti, più convinti di es-sere dalla parte giusta.

Ecco l’elemento fondamen-tale dell’intervento di Scuderi: la forza tirtaica di scuotere, di spro-nare, di dimostrare che seguendo l’esempio di Mao possiamo otte-nere risultati esaltanti per il Partito e per costruire una società sociali-sta. Studiare Mao, le sue opere, la

Il discorso di Scuderiè una lancia rossa

verso il futuroIl discorso del compagno Gio-

vanni Scuderi è una sintesi per-fetta basata sul marxismo-lenini-smo-pensiero di Mao di tutti gli insegnamenti che ci vengono for-niti dalle cinque opere fondamen-tali per trasformare il mondo e noi stessi, dell’esperienza del Parti-to in tutti questi anni, dell’analisi della storia politica italiana e del-l’attualità.

Ma non solo, è una lancia ros-sa verso il futuro, un faro che vuo-le illuminare i nostri attuali simpa-tizzanti e amici anche a riflettere sulla militanza nonché formare i militanti giovani e giovanissimi o di giovane militanza sulla giusta concezione del Partito e sulla vita

del Partito. È vero che le nuove ge-nerazioni attraverso Mao arrivano agli altri quattro grandi Maestri e al socialismo.

Questo discorso è necessario per il futuro e il presente, per le contraddizioni e le difficoltà in-terne attuali e future. Concezione del Partito, studio, ruolo del Parti-to, militanza, fronte unito, centra-lismo democratico, critica e auto-critica sono i cardini della nostra militanza. Confrontarsi con questo discorso fa riflettere sulle nostre difficoltà e carenze e cercare di trovare la strada giusta per fare del nostro meglio nel ruolo assegnato-ci con l’aiuto del Partito tutto.

Claudia - Firenze

Napoli, 6 settembre 2011. Manifestazione per lo sciopero generale indetto dalla CGIL (foto Il Bolscevico)

È in uscita l’opuscolo n. 15

Le richieste vanno indirizzate a:[email protected]

indirizzo postale:IL BOLSCEVICOC.P. 47750100 FIRENZE

Tel. e fax 055 2347272

sua storia politica, la Grande Ri-voluzione Culturale Proletaria per capire come impostare il nostro lavoro politico, nella nostra quo-tidianità.

Studiare e seguire Mao, esem-pio concreto di vita e di lotta po-litica, non esaltarsi per un idolo fuori dalla realtà e dal tempo: que-sto l’insegnamento profondo che traggo dall’intervento di Scuderi. Questo il grande messaggio che diventa ancor più incisivo se mes-so in rapporto a quello che è sta-to il PCI revisionista in Italia; o al revisionismo che ha condotto alla devastazione dell’URSS e degli Stati socialisti dell’Est; o ai ridi-coli tentativi odierni di ricostruire un Partito Comunista in Italia.

Il suo intervento diventi pre-sto un opuscolo, come un nuo-vo libretto rosso, ma, soprattut-to, sia oggetto di studio continuo e di confronto, sia l’occasione per spiegare ai giovani l’importanza di Mao, della sua vita politica, della chiarezza dei suoi messaggi politi-ci e di vita.

Io ne farò uno strumento di sfi-da in questa società e in partico-lare in quella in cui vivo, per di-mostrare che Mao ci ha insegnato a seguire una, ed una sola, conce-zione del mondo, costi quel che costi la coerenza di seguirla, senza deviazioni opportunistiche, senza trasformismi di comodo, oggi tan-to in voga.

Viva Mao!Viva Scuderi!Viva il PMLI e viva l’Organiz-

zazione isola d’Ischia del PMLI!Coi Maestri vinceremo!

Gianni – Ischia (Napoli)

Page 13: IL BOLSCEVICO - PMLI n38 2011

N. 38 - 27 ottobre 2011 PMLI / il bolscevico 13Comunicato dell’Organizzazione di Biella del PMLI sul banchino in piazza del 22 ottobre

IL PMLI IMPEGNATO NELLA CAMPAGNA DI PROSELITISMO IL 20 OTTOBRE MILITANTI E SIMPATIZZANTI BIELLESI

PARTECIPERANNO A UN DIBATTITO A “TELEPAVIA”L’Organizzazione biellese del

PMLI predispone, per sabato 22 ottobre dalle ore 15,30 alle 18,30,

un banchino politico informativo, con materiale di propaganda di Partito, in via Nazario Sauro ango-

lo piazza Vittorio Veneto nei pres-si dell’edicola dei Giardini Zuma-glini.

In queste settimane la nostra Organizzazione ha provveduto a far affiggere i manifesti della cam-pagna proselitismo 2011 del PMLI nei comuni di Biella e Cossato e ha diffuso, in tutte le scuole supe-riori della provincia, l’importante documento “Studentesse, studen-ti battetevi in prima fila nelle lotte contro il massacro sociale, per di-fendere l’istruzione pubblica e per abbattere Berlusconi”, general-mente accolto con entusiasmo da-gli studenti biellesi che ogni gior-no sempre più si rendono conto che questa marcia società nulla ha

da offrirgli se non disoccupazio-ne dopo gli studi e brutale sfrutta-mento ai pochi “fortunati” di loro che troveranno un lavoro, sicura-mente precario e sottopagato.

Con l’occasione vogliamo in-formare che alcuni militanti e sim-patizzanti biellesi del PMLI sono stati invitati a partecipare ad un dibattito televisivo dall’emittente lombarda “TelePavia” nella sera-ta di giovedì 20 ottobre dalle ore 20,30 alle ore 21,30. La trasmis-sione si potrà vedere anche in streaming su www.telepavia.tv

Per il PMLI-BiellaGabriele Urban

Biella, 16 ottobre 2011

Il PMLI a “TelePavia”Giovedì 20 ottobre, dalle

ore 20,30 alle ore 21,30, alcu-ni membri del PMLI partecipe-ranno a un dibattito promosso dall’emittente lombarda “Tele-

Pavia”.La trasmissione si può vede-

re anche in streaming su

http://www.telepavia.tv/

SPINGIAMO IL PMLI E IL PROLETARIATO VERSO IL “PORTO”

DELL’ITALIA UNITA, ROSSA E SOCIALISTAIl mare è ancora in tempesta

e la nostra è una piccola imbar-cazione che osa sfidare le onde più alte, ma è anche un’imbar-cazione forte, d’acciaio, e con un equipaggio determinato e cosciente dell’impresa, spie-ghiamo quindi le rosse vele del PMLI, seguiamo la bussola del marxismo-leninismo-pensiero

di Mao, teniamo saldamente il timone e soffiamo forte sul vento della lotta di classe per spingere il PMLI e il proleta-riato del nostro Paese verso il “porto” dell’Italia unita, rossa e socialista!

(Da un Rapporto mensile della Cellula “G. Stalin” di Forlì del PMLI)

BANCHINI PER IL PROSELITISMO DEL PMLINAPOLI

Domenica 23 ottobre dalle ore 10,30 - Piazza del Gesù

Domenica 30 ottobre dalle ore 10,30 - Piazza Dante

RIMINISabato 29 ottobre

dalle ore 15,00 alle ore 18,30 - Piazza Tre Martiri(in caso di maltempo il banchino si terrà sabato 5 novembre, stesso luogo stesso orario)

Sono presenti in Youtube tre filmati che presentano una sintesi del Rapporto presentato dal compa-gno Giovanni Scuderi al 5° Congresso nazionale del PMLI sui temi della politica internazionale, della politica interna e della lotta per il socialismo.

Potete visionarli passando attraverso il link Video sul PMLI presente quale novità nella home page oppure, se preferite, direttamente ai seguenti indirizzi:

1. Sull’imperialismo e la crisi internazionale http://www.youtube.com/watch?v=Xw3GZz2t7JA2. Contro il nuovo Mussolini e la terza repubblica http://www.youtube.com/watch?v=p68mauCCNSs3. Per l’Italia unita, rossa e socialista http://www.youtube.com/watch?v=TwpCsa5Kbg0

Inoltre sono presenti su Youtube i filmati della sintesi del saluto di Monica Martenghi “Ci auguriamo che l’ennesimo appello antifascista del PMLI non cada nel vuoto” e del discorso di Mino Pasca “Ani-mati dallo spirito di Mao, lottiamo per abbattere il nuovo Mussolini e per conquistare l’Italia unita, ros-sa e socialista” in occasione della commemorazione pubblica del 33° della scomparsa di Mao, tenu-tasi a Firenze il 16 settembre 2009. Si possono visionare sempre passando attraverso il link Video sul PMLI o direttamente ai seguenti indirizzi:

http://www.youtube.com/watch?v=zOSa2HF1vxchttp://www.youtube.com/watch?v=bHkUVXw5lq0&feature=related

Il 5° Congresso nazionale del PMLI su YoutubeRAGGIUNGETELO ATTRAVERSO WWW.PMLI.IT

GLI STUDENTI DI BATTIPAGLIA EDI SALERNO SI MOBILITANO

CONTRO LA GELMINI E IL GOVERNOIn piazza anche il 15 ottobre

In questo primo mese di scuo-la si sono svolti degli scioperi a Battipaglia, ed anche al liceo scientifico statale Enrico Medi.

Il 7 ottobre scorso c’è sta-to uno sciopero per protestare contro i tagli del ministro del-l’Istruzione Mariastella Gelmini. Nonostante la pioggia la lotta degli studenti non si è fermata e

si è svolto ugualmente il corteo a Salerno. Il 15 ottobre, in occasio-ne della giornata internazionale di lotta, anche a Battipaglia gli studenti hanno manifestato con-tro il governo che sta facendo degenerare le nostre condizioni economiche. Ci vuole un governo operaio sostenuto dagli studenti.

Luca – provincia di Salerno

MAIL DELL’ORGANIZZAZIONEDI PARMA DEL PMLI

L’Organizzazione di Parma del PMLI ha attivato la casella di posta elettronica. Ecco l’indirizzo:

[email protected]

Richiedete

Le richieste vanno indirizzate a:PMLI - [email protected]

indirizzo postale:IL BOLSCEVICO - C.P. 477 - 50100 FIRENZE

Tel. e fax 055 2347272

Page 14: IL BOLSCEVICO - PMLI n38 2011

14 il bolscevico / cronache locali N. 38 - 27 ottobre 2011

Entro fi ne anno saranno sgomberati altri 4 campi a Milano

LA GIUNTA ARANCIONE DEL NEOPODESTÀ PISAPIA PROSEGUE CON

LA “TOLLERANZA ZERO” CONTRO I ROMRedazione di Milano

La giunta arancione guidata dal neopodestà Pisapia e sostenu-ta dai partiti falso comunisti PRC e PdCI, ha dimostrato con i fatti la sua continuità della “tolleran-za zero” contro i Rom della passa-ta amministrazione Moratti. Altro che “Milano accogliente” come promesso in campagna elettora-le, anzi, Pisapia non perde tempo a smentire, diventato neopodestà, la becera campagna imbastita da PDL e Lega Nord sotto le elezio-ni, che con la sua vittoria paven-tava una “zingaropoli” oltre che la revoca delle funzioni di ordine pubblico alla polizia locale.

Ecco che dopo gli sgomberi dei 5 campi nomadi, tra cui quello di via Triboniano avvenuti l’esta-te scorsa appena insediatasi a Pa-lazzo Marino, la giunta della “si-nistra” borghese dell’imbroglione Pisapia ha già in programma di sgomberare altri 4 campi, via Idro, via Novara, via Bonfadini e via Negrotto, entro la fine dell’anno. Negli altri, situati in via Impastato,

Cosa diceva Pisapia sui campi Rom prima di diventare sindaco di MilanoRedazione di MilanoQui di seguito riportiamo

estratti del testo di un dispaccio dell’agenzia Adnkronos del 7 set-tembre 2010 dove Pisapia, allora candidato alle primarie del “cen-tro-sinistra”, commentava l’effe-rato sgombero del campo Rom di Via Rubattino ad opera della pre-cedente giunta neofascista e xeno-foba Moratti-De Corato.

“È disumano che le donne e i

bambini rom continuino a subire sgomberi su sgomberi. La propa-ganda del centro-destra dovrebbe lasciare spazio a politiche sociali in grado di proteggere i più debo-li. Abbandonare per strada esseri umani innocenti senza preoccu-parsi di dove potranno trovare un luogo in cui stare è vergognoso e infanga la reputazione della nostra città e del nostro Paese in Europa e nel mondo”.

“Per trovare una soluzione a questo eterno problema è indi-spensabile cooperare a stretto re-gime con chi di questo problema se ne occupa quotidianamente e lo conosce certamente meglio di un’amministrazione come quella che governa da anni Milano e che continua, di fronte a problemi che necessitano anche di umanità, a dare solo risposte che creano sem-pre maggiore emarginazione”.

LA CHIUSURA DELLO STORICO MARCHIO CONFERMA LA DILAGANTE CRISI DELL’OCCUPAZIONE IN VALDISIEVE

Ceramiche Brunelleschi, è fallimentoIncubo disoccupazione per i 34 lavoratori da anni in Cig. Anche la Ruffi no agli americaniDal corrispondente dell’Organizzazionedi Rufi na del PMLI

Termina nel peggiore dei modi la vicenda delle Ceramiche Bru-nelleschi, storico marchio di pa-vimenti in terracotta di Pontassie-ve, da anni al centro di una pesante vertenza sindacale nella quale i la-voratori hanno pagato a carissimo prezzo la disastrosa gestione del-lo stabilimento. In oltre due anni di cassa integrazione, i lavorato-ri stessi, assieme a sindacati ed al timido intervento delle istituzio-ni, hanno cercato in ogni modo di scongiurare quella chiusura defi-nitiva. La Ceramiche Brunelleschi aveva debiti per milioni di euro ma appare strana e forzata la richiesta di fallimento intimata in via defi-nitiva da Toscana Energia Clienti per bollette non saldate ammon-tanti a circa 200.000 euro. Il sito attuale della fabbrica storica, fra l’altro in parte tutelato dalle bel-

le arti per le ciminiere e le forna-ci secolari, si trova adiacente alla super trafficata Statale 67 e nella sempre più popolosa frazione di Sieci, a pochi km da Firenze. Ap-pariva dunque chiaro già dal mo-mento dell’acquisto dello storico stabilimento da parte dell’immo-biliarista Gruppo Margheri, che niente ha mai avuto a che fare col mondo delle ceramiche, l’enorme interesse in chiave speculativa che l’area rappresentava in se. In am-bito di trattativa sindacale, il Co-mune aveva posto per l’area della vecchia fornace un vincolo, fortu-natamente ancora in essere, che impedisce la trasformazione in zona residenziale dell’area alme-no fino al momento della riaper-tura del nuovo impianto di Pelago e la conseguente ripresa della pro-duzione, per la tutela dei posti di lavoro esistenti.

Il PMLI di Rufina, da sempre vicino alle vicende dei lavoratori delle Ceramiche Brunelleschi, ri-

tiene che da salvaguardare ci sia-no innanzitutto i 34 posti di la-voro (che originariamente erano oltre 50) e per questo il vincolo sull’area deve rimanere in piedi. Inoltre tutti gli organismi interes-sati devono intervenire in modo tale che il marchio sia rilevato ad un prezzo adeguato da aziende in grado di riprendere quanto prima la produzione nello stabilimento di Pelago. I margini ridotti e incer-ti di questa futura trattativa confer-mano la sempre crescente deindu-strializzazione e precarizzazione del lavoro anche in Valdisieve. Ba-sta ricordare la chiusura-truffa del-la Centralpane di Dicomano, della Merinangora di Pelago che trasfe-rì la propria produzione in Cina; la recente chiusura della pelletteria Emmebiemme di Rufina.

In pratica, solo per queste aziende, sono stati persi circa 250 posti di lavoro, oltre all’indotto, ai quali ci auguriamo non si aggiun-gano i 34 dell’ormai ex-Cerami-

che Brunelleschi.A Pontassieve, fra l’altro, un al-

tro marchio storico internazionale della produzione di vino quale la Ruffino, è stato giorni fa svendu-to alla multinazionale americana Constellation Brand. E i presagi non sono dei migliori. Notizie in-terne al settore danno per risaputo che il colosso americano sta cer-cando di sbarazzarsi di molte at-tività vitivinicole non considerate più redditizie. Occorrerà stare con gli occhi aperti e stroncare sul na-scere qualsiasi eventuale tentativo di “riorganizzazione”, ossia licen-ziare.

Alla popolazione serve lavo-ro stabile e a salario pieno. Dob-biamo dire basta alla logica del profitto capitalista che sta cancel-lando l’occupazione anche in Val-disieve, così come è necessario opporsi unitariamente al dilagante precariato. I lavoratori, unici veri motori della società, si difendono ad ogni costo.

FORMIGLI (PD)RINVIATO A GIUDIZIO PER LO SCANDALO QUADRA

Firenze

Redazione di Firenze

Quasi tutti i 27 indagati dello scandalo Quadra sono stati rinviati a giudizio nell’udienza prelimina-re del luglio scorso.

La società Quadra Srl, operante nel campo dell’edilizia, dal 2007 al 2009 ha avuto praticamente una succursale all’interno di Palazzo Vecchio, dove Alberto Formigli, ex capogruppo del PD e presiden-

te della commissione urbanistica del Comune, operava per favorire smaccatamente i soci occulti del-la Quadra, falsificando atti e pla-nimetrie.

Fra gli imputati anche Salvato-re Scino (PD), vicino al neopode-stà Renzi e attuale vicepresidente del consiglio comunale a Firenze, anche se la sua posizione è defi-nita “marginale”, l’ex presidente dell’ordine degli architetti di Fi-renze, Riccardo Bartoloni, altri professionisti, costruttori e alcuni tecnici del Comune. I reati ipotiz-zati, a vario titolo, sono: associa-zione per delinquere, corruzione, abuso d’ufficio, truffa aggravata,

falso ideologico. Un esempio di come operava

questa consorteria è venuto alla ri-balta in questi giorni, con il caso di un immobile di Via Ponte di Mezzo. Realizzato abbattendo al-cuni vecchi capannoni all’interno di una corte che la Asl ha acquista-to per 4 milioni di euro, al fabbri-cato si accede da un tunnel situa-to sotto le case circostanti e quindi non adeguato alle norme antincen-dio. Molti i passaggi di proprietà dell’immobile, l’ultimo proprieta-rio prima della Asl è stata la Alfa Toscana Immobiliare di Fabrizio Bini, costruttore accusato di cor-ruzione nell’inchiesta Quadra.

COMUNICATO DEL PMLI.BIELLA

Aderiamo alla manifestazione contro gli F-35

a Novara il 12 novembreL’Organizzazione biellese del

PMLI aderisce e parteciperà uf-ficialmente, con propri cartelli e bandiere di Partito, alla manife-stazione nazionale contro gli F-35 che si terrà a Novara sabato 12 novembre.

La spaventosa crisi econo-mica capitalistica sta mostran-do le proprie irrazionali iniquità di classe coi poderosi tagli alla scuola e sanità pubbliche, ai servizi sociali da una parte e le assurde spese militari che si ap-presta a finanziare che, nel caso in questione, si aggirano intorno ai 20 miliardi di euro per l’acqui-sto di 130 caccia da guerra da

parte dell’aeronautica militare italiana.

Nel protestare fermamente contro le politiche militaristiche del governo del neoduce Berlu-sconi chiediamo al movimento NO F-35 di continuare ad infor-mare la popolazione locale sulle scarsissime ricadute occupa-zionali di tale progetto e di con-tinuare, nel limite del possibile, le manifestazioni facendo fare un salto di qualità al movimento antimilitarista stesso.

Per il PMLI-BiellaGabriele Urban

18 ottobre 2011

Comunicato della Cellula “Stalin” di Forlì del PMLI

A PROPOSITODEL “CORRIERE DI FORLI’ E DEL “NAZI-MAOISMO”Sul “Corriere di Forlì” di questa

mattina è apparso un articolo su un presunto volantinaggio di una formazione di ispirazione neofa-scista avvenuto a Forlì. In questo articolo si dice che questi fasci-sti, nascosti dietro a sigle come “Sinistra nazionale” hanno “come memoria cult il movimento ‘nazi-maoista’ che accompagnò le pri-me fiammate del Sessantotto”.

Si tratta evidentemente di una palese falsità storica e politica. Il Sessantotto è stato un movimen-to antifascista e anticapitalista, nato e sviluppatosi anche nel nostro Paese grazie all’influenza

esercitata dalla Grande rivoluzio-ne culturale proletaria cinese gui-data dal Presidente Mao nel 1966. Nulla può accomunare il nazismo con il maoismo, a cui in Italia si ispira il PMLI avendo come teoria guida il marxismo-leninismo-pen-siero di Mao.

Certi gruppi neofascisti mira-no a fare confusione ideologica e politica e a dargli credito rilan-ciando certe falsità non si fa altro che spianargli la strada.

Cellula “Stalin” di Forlìdel PMLI

16 ottobre 2011

DALL’ORGANIZZAZIONE DI GABICCE MARE DEL PMLI

Solidarietà ai militanti di Rifondazione

L’Organizzazione di Gabicce Mare (Pesaro Urbino) del PMLI esprime la sua solidarietà ai mi-litanti di Rifondazione comuni-sta per la grave intimidazione di stampo neofascista e razzista subi-ta alla loro sede di Urbino, dove, per ordine dell’assessore alle at-tività produttive Maria Francesca

Crespini è stata sfondata la porta e, all’insaputa dei militanti, cam-biata la serratura per poi giustifi-care questo atto di stampo fascista con la non credibile scusa che cer-cavano dei migranti clandestini.

Organizzazionedi Gabicce Mare del PMLI

7 ottobre 2011

via Barzaghi, via Chiesa Rossa e via Martirano, inizieranno i lavori di “messa a regime”, cioè di ghet-to militarizzato tramite recinzioni e l’installazione di telecamere di videosorveglianza, agli ingressi dei campi, collegate 24 ore su 24 con le centrali operative della po-lizia locale e di Stato.

Noi marxisti-leninisti condan-

niamo la politica di persecuzione razzista e romofobica della giun-ta Pisapia-Granelli e rivendichia-mo l’obbligo da parte del comune di Milano di costruire per i noma-di in sosta temporanea, strutture di soggiorno in muratura attrezzate di servizi (luce, acqua, gas, gabi-netti, docce), per l’assistenza sa-nitaria, per la raccolta di rifiuti, e

collegate con i mezzi di trasporto pubblici.

Per gli stanziali garantire piani di inserimento nella vita sociale, lavorativa e scolastica nel territo-rio di competenza; inoltre il Co-mune deve riservare dei posti nei mercati per permettere ai Rom di vendere i loro prodotti artigianali e svolgere i loro mestieri ambulanti.

ABBONATI A IL BOLSCEVICOTariffe annue:

ORDINARIO € 60,00 SOSTENITORE € 100,00ESTERO € 100,00 PREZZO POLITICO* € 30,00

Chi ha diritto al prezzo politico può fare un abbonamentosemestrale € 15,00 oppure quadrimestrale €10,00

*per disoccupati, cassintegrati, lavoratori precari, pensionati sociali, operai, casalinghe, studenti, immi-grati senza lavoro, con lavoro precario o a salario operaio

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N. 38 - 27 ottobre 2011 esteri / il bolscevico 15

IL NUOVO ZAR PUTIN PROGETTA L’UNIONE EUROASIATICA PER STARE AL PASSO

CON LE ALTRE SUPERPOTENZE IMPERIALISTEIl nuovo zar Vladimir Putin si

appresta a rientrare nella prossima primavera al Cremlino, nel posto tenutogli in caldo per un manda-to da Medvedev, ma ha già volu-to annunciare quale sarà l’obietti-vo centrale del suo terzo mandato presidenziale: la creazione del-l’Unione euroasiatica. Un’allean-za imperialista, sul modello del-l’Unione europea (Ue), diretta dalla Russia e in grado di stare al passo con le altre superpotenze imperialiste.

Lo ha annunciato lo scorso 3 ottobre con un intervento sulla

prima pagina del quotidiano rus-so Izvestia.

Il primo passo sarà il varo del-lo Spazio economico comune tra Russia, Bielorussia e Kazakistan a partire dal gennaio 2012.

“L’1 luglio 2011 – scrive Putin - alle frontiere interne dei nostri tre paesi è stato rimosso il control-lo sulla circolazione delle merci, che ha completato la formazione di una zona doganale. Ora, sul-la base dell’Unione doganale fac-ciamo un passo in avanti verso lo spazio economico unico per creare un mercato enorme con più di 165

milioni di consumatori, con una legge uniforme, la libera circola-zione dei capitali, dei servizi e del lavoro”. Fra i tre paesi ci saranno politiche economiche armonizza-te, libera circolazione di capitali, servizi e manodopera, abolizione delle dogane interne e dei control-li di frontiera, “la nostra versione dell’area Schengen”, ha commen-tato la stampa russa.

Al nuovo Spazio economico comune (Sec) dovrebbero aderi-re a breve anche Tagikistan e Kir-ghizistan e successivamente Uz-bekistan, Armenia, Moldova e

Ucraina. O almeno queste sono le ambizioni di Putin che volano in alto, verso la costituzione di una comunità economica euroasiati-ca, formata dalle ex repubbliche sovietiche, che come la Ue viaggi verso un’integrazione anche poli-tica e militare.

Con l’Unione euroasiatica Pu-tin riprende il progetto della Co-munità economica eurasiatica (Eursec) creata nel 2000 dagli Sta-ti ex sovietici della Comunità di Stati indipendenti (Csi) e rimasto lettera morta.

“Non sto parlando di ricrea-

re l’Urss, in una forma o nell’al-tra. Sarebbe ingenuo tentare di far rinascere o copiare qualcosa del passato”, sostiene Putin ma è un “imperativo” la creazione di una nuova unione politica e economi-ca, guidata e a sostegno delle am-bizioni dell’imperialismo russo.

“Proponiamo il modello di una potente unione sovranazionale in grado di diventare uno dei poli del mondo moderno – scrive ancora Putin - e di svolgere il ruolo di un efficace legame tra Europa e la di-namica regione dell’Asia-Pacifi-co. Dobbiamo procedere ad un più

stretto coordinamento della po-litica economica e monetaria per creare una vera e propria unione economica”. L’Unione euroasia-tica, continua Putin, dovrà esse-re economicamente competitiva e “insieme a altri protagonisti come l’Ue, gli Usa, la Cina e l’APEC garantire la sostenibilità dello svi-luppo globale”, cioé giocare alla pari dei concorrenti imperialisti, che Putin così spiega: “partecipare in modo significativo al processo decisionale che definisce le regole del gioco e i contorni del futuro”.

IL PORTAVOCE DI OBAMA MINACCIA: NON È ESCLUSA NESSUNA OPZIONE, ANCHE MILITARE

L’Iran respinge le “favole” sul complotto negli UsaLo scorso 11 ottobre due per-

sone sono state formalmente in-criminate dal tribunale distrettua-le di New York con l’accusa di aver preso contatto con un’orga-nizzazione criminale messicana, il cartello del narcotraffico Los Zetas, per commissionargli l’uc-cisione dell’ambasciatore saudita a Washington in cambio di 1 mi-lione e mezzo di dollari. Una è un iraniano naturalizzato statuniten-se, arrestata il giorno precedente all’aeroporto di New York, l’altra è un iraniano rientrato nel suo pae-se e indicato come “ufficiale del-

le Forze Qods”, un corpo speciale delle Guardie della Rivoluzione.

Il direttore del Fbi, Robert Mueller, raccontava di come i due incriminati avessero contattato nel maggio scorso un narcotraffican-te messicano, che per loro “sfor-tuna” era in realtà un informato-re dell’ente antidroga degli Stati Uniti. Una coincidenza veramen-te singolare. Dopo che l’iranoa-mericano aveva pagato la prima rata di 50 mila dollari scattavano le manette e l’accusa di complici-tà all’Iran.

Il ministro della giustizia ame-

ricano, Eric Holder, apriva il fuo-co dichiarando che il complotto è stato “concepito, sponsorizzato e diretto dall’Iran”, seguito dal por-tavoce della Casa Bianca, Jay Car-ney, che minacciava, gli Usa “non escludono nessuna opzione”, sono tutte valide compresa quella mili-tare.

Il segretario di Stato Hillary Clinton sosteneva che “l’Iran deve essere ritenuto responsabile di un atto che rappresenta una violazio-ne palese delle leggi americane e del diritto internazionale e una promozione del terrorismo”, il vi-

cepresidente Joe Biden aggiunge-va che l’amministrazione Obama puntava a creare una muova cam-pagna mondiale per isolare l’Iran. Infine era Obama, il 13 ottobre a sostenere che il piano è “senza dubbio” da ricondurre agli iraniani e che gli alti responsabili del go-verno di Teheran dovranno ren-derne conto. Ripetendo: “nessuna opzione viene esclusa”.

Sentire Obama che afferma “non avremmo avanzato queste ipotesi se non avessimo avuto in mano fatti che provassero le accu-se”, richiama alla mente il segreta-

Nella nuova Polonia dei “Pan” (signori terrieri) alle elezioni parla-mentari del 9 ottobre scorso oltre il 51% degli elettori si è astenuto dal voto. Si tratta di un grande successo delle masse popolari polacche che hanno deciso di de-legittimare le istituzioni borghesi astenendosi in massa. Stufe dei continui soprusi che la borghe-sia polacca insieme ai pescecani capitalisti sta perpetrando ai loro danni hanno deciso di boicottare questa farsa di stampo borghese quali sono le elezioni parlamen-tari.

A vincere le elezioni con una frequenza elettorale ai minimi sto-rici sono stati i liberal-conservato-ri del PO (Piattaforma civica) del primo ministro Donald Tusk che ha ottenuto il 39% circa dei voti validi. Il PO è un partito di stampo

liberale ed è a favore dell’Unio-ne europea imperialista. Il PO è la formazione politica che era al governo insieme al PSL (Popo-lari polacchi) che hanno ottenu-to il 9,5% dei voti validi e con il quale probabilmente formeranno il nuovo governo. I catto-fascisti del PIS (Legge e giustizia) dell’ex premier Jaroslaw Kaczynski han-no ottenuto il 29% dei voti validi e saranno all’opposizione. Il PIS è un partito cattolico-integralista di stampo omofobo ed islamofobo.

I rinnegati della SLD (Alleanza della sinistra democratica) hanno ottenuto un misero 8,2%. Questo è il peggior risultato elettorale che questi rinnegati ed opportunisti han-no ottenuto nella Polonia “libera”.

La vera sorpresa di queste elezioni è il partito di Ruch Pa-likota (Movimento di Palikot) che

ha ottenuto il 10,5% dei voti. Il capo di questo partito è Janusz Palikota dal quale il partito pren-de il nome. Si presenta come un partito anti-clericale e per la net-ta divisione dei ruoli tra la chiesa e lo Stato ma il suo programma economico e sociale è però di netto stampo liberale, anti-popo-lare e liberista visto che tra i punti cardine di questo programma ci sono quelli di diminuire le tasse per gli industriali e di far pagare gli studi umanistici all’università. Parecchi elettori della “sinistra” borghese polacca si sono fatti ingannare da questo imbroglione e lo hanno votato, commettendo un errore madornale visto che Palikota è un ricco imprenditore e con la “sinistra” ha poco o nulla in comune.

I trotzkisti del PPP sono andati

incontro ad una vera figuraccia raccogliendo appena lo 0,5 % dei voti. Tra le liste elettorali del PPP c’erano su scala naziona-le anche alcuni militanti del KPP (Partito comunista polacco).

Comunque, e vale la pena di sottolinearlo di nuovo, a vincere le elezioni è stato l’astensioni-smo. L’unica cosa da fare per de-legittimare le istituzioni borghesi è impugnare la potente arma dell’astensionismo elettorale. Le masse polacche una volta assun-ta la loro coscienza di classe do-vranno scendere in piazza e con la lotta di massa far cadere tutti i governi antipopolari e borghesi che si insedieranno nel parlamen-to nero a prescindere dal colore politico che i politicanti borghesi sbandiereranno.

Pao - Polonia

Vota appena il 17,4% degli elettori alle politiche

ASTENSIONISMO RECORD IN BARHEINL’1 ottobre si sono tenute in

Bahrein le elezioni politiche per sostituire una parte dei 18 par-lamentari, sui 40 dell’assemblea nazionale, che si erano dimessi nei mesi scorsi in segno di pro-testa contro la repressione delle proteste popolari della maggio-ranza sciita contro la dittatura della monarchia dei Khalifa, sun-niti. Un appuntamento elettorale segnato da un astensionismo re-cord, con una diserzione dal voto balzata all’82,6%.

Lo scorso 14 marzo una co-lonna di blindati della Guardia Nazionale saudita era entrata nel paese per sostenere la monarchia dei Khalifa messa in difficoltà dal-

le proteste della maggioranza della popolazione che avevano al loro centro la tendopoli in Piazza della Perla, nella capitale Ma-nama, sull’esempio della rivolta egiziana di Piazza Tahrir al Cairo. Solo il sostegno militare del re saudita Abdullah aveva permes-so all’alleato re Hamad di restare al potere e di garantire gli impe-gni internazionali, compresi quelli con l’imperialismo americano di cui il Bahrein ospita una strategi-ca base navale.

La repressione del regime dei Khalifa era continuata fino alle scorse settimane con l’incrimi-nazione e l’arresto di 20 medici accusati di aver curato manife-

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chiuso il 19/10/2011ore 16,00

Alle elezioni legislative del 9 ottobre

AL 51% L’ASTENSIONISMO IN POLONIA

stanti feriti durante le proteste di febbraio.

Il maggior partito di opposizio-ne sciita, Al Wefaq, che alle pre-cedenti elezioni legislative aveva ottenuto il 65% dei consensi e a cui appartenevano i parlamentari dimessi, aveva dato l’indicazione del boicottaggio del voto. Una indicazione seguita non solo dai suoi elettori ma da una stragran-de maggioranza della popolazio-ne dato che solo il 17,4% degli

aventi diritto si è recato alle urne. Segnando una sconfitta per la casa regnante tanto più che in vista della tornata elettorale ave-va dato l’ordine di arrestare i nu-merosi attivisti che chiedevano di boicottare il voto.

Dalla tornata elettorale esce screditato un parlamento di eletti che rappresentano poco più che se stessi e un sistema elettorale ridicolizzato e delegittimato dalle masse popolari del Bahrein.

rio di Stato americano Powell che all’Onu portava le prove “inoppu-gnabili” sugli arsenali delle armi di sterminio di massa in possesso di Saddam per giustificare l’aggres-sione lanciata poco dopo da Bush. Arsenali che non esistevano.

Le accuse dell’imperialismo americano sono state rigetta-te dalla guida spirituale iraniana l’ayatollah Seyyed Ali Khamenei e dal presidente Mahmoud Ahma-dinejad. Confutate negli aspetti specifici da un comunicato diffu-so il 15 ottobre dal ministero degli Esteri iraniano nel quale si affer-ma tra l’altro che “la persona arre-stata è da almeno 16 anni cittadino degli Stati Uniti. Questa persona non ha avuto alcun legame con gli enti governativi della Repubbli-ca Islamica dell’Iran. L’annuncio unilaterale di una serie di accuse contro un cittadino americano sen-za prove e poi la creazione di una ondata propagandistica contro la Repubblica Islamica dell’Iran, è contro ogni sorta di logica giudi-ziaria e può essere solo un teatrino politico e propagandistico”.

“I più basilari principi giudi-ziari – prosegue la nota irania-na - impongono che nel caso di qualsiasi accusa contro un altro governo, il governo degli Stati

Uniti debba almeno consegnare le informazioni dell’imputato o degli imputati al governo interes-sato per chiedere cooperazione o l’estradizione degli individui nel caso sia ritenuto necessario. Il governo americano nonostan-te la richiesta formale della Re-pubblica Islamica dell’Iran ed al contrario delle convenzioni inter-nazionali rispettate a livello mon-diale non ha finora fatto nulla in questo senso”.

“Smentendo fermamente e ca-tegoricamente ogni sorta di rela-zione della Repubblica Islamica dell’Iran con il caso citato dalle autorità americane, - conclude la nota - si ricorda che il comporta-mento irragionevole del governo Usa nell’architettare questa far-sa va collocata nell’ambito della sconfitta a tutti gli effetti della po-litica estera Usa nella regione per via del risveglio islamico, il falli-mento di tutte le iniziative illega-li di tal paese nei confronti della Repubblica islamica dell’Iran, e considerando i crescenti problemi interni degli Stati Uniti. È palese che la responsabilità della tensio-ne creatasi, che ha turbato la sicu-rezza internazionale, è unicamen-te a carico del governo degli Stati Uniti d’America”.

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