[bologna - 11] … per congiuntivi sbagliati e banalità, ecco entrare con la maglia numero 11 marco...

1
11 Sport Corriere di Bologna Mercoledì 10 Ottobre 2012 BO ? La Virtus può ancora inserire un americano, non avendo completato il mercato: deve farlo ora, oppure visto il buon avvio di stagione conviene aspettare? Le due vittorie contro Cremona e Milano non devono illudere che sia già tutto a posto. Il rinforzo serve e servirà, per stare a livello di prime sei in classifica, ed è meglio inserirlo al più presto. Un innesto si programma, non si butta dentro «a caso» nel momento del bisogno o quando i buoi stanno scappando dal recinto. La Virtus, con queste due vittorie, si è guadagnata il tempo per decidere bene su quale ruolo puntare e quali giocatori guardare, soprattutto dai tagli dei camp Nba che inizieranno dalla prossima settimana. Grazie al lavoro di Finelli, che ha tratto il meglio nelle due gare giocate da una rosa corta, il club non è in affanno né in emergenza. I giovani sono andati bene, ma non andranno sempre così bene e bisognerà saper accettare i loro errori e avere a disposizione un «piano B» per i momenti in cui i ragazzi dovranno rifiatare. Gli americani buttati dentro una squadra col badile all’ultimo momento, storicamente non hanno combinato nulla. Il roster corto evita problemi di affollamento, ma la stagione lunga logora muscoli e concentrazione. L’importante è che per questo rinforzo sia stato progettato un investimento, soldi da «difendere» ad ogni costo contro la voglia di «risparmiare» e contro l’eventualità che siano necessari per altro. La Virtus non deve mettersi nelle condizioni di dire, fra qualche settimana, «avremmo voluto prendere un giocatore, ma...». E questo perché aggiungere un americano (o comunque un giocatore «vero») non è un di più ma il normale completamento di un mercato non finito. Chi? Serve un tiratore, si sa. Visto Imbrò, inutile prendere un play-guardia. © RIPRODUZIONE RISERVATA A lla faccia di chi sostiene che nel mondo del calcio ci sia spazio soltanto per congiuntivi sbagliati e banalità, ecco entrare con la maglia numero 11 Marco Motta. Un uomo, un cervello. Succede che qualche giocatore di pallone stupisca nella sua originalità. Succede. Raramente, ma succede. Nel caso dell’esterno rossoblù l’eccentricità sembra fantascienza. Udite, udite: il ragazzo ama l’arte. Va per gallerie, si diverte alle mostre e ha ormai l’occhio educato. Acquista, addirittura. Non fa collezione di suv ma di quadri. Se vi sembra fantascienza non avete ancora sentito il resto: assieme all’arte, ama anche musica e teatro. Si informa sulle rassegne musicali, su quelle teatrali, e piuttosto di bruciare una sera stordendosi di social network sceglie uno spettacolo o un concerto. Quest’estate, alla presentazione alla stampa, ha lasciato di stucco i cronisti presenti infarcendo i suoi discorsi addirittura con citazioni latine. Roba da ridisegnare le pagine sportive e aggiornare il database sulla tipologia di calciatori contemporanei. Quando gli è stato chiesto come mai proprio Bologna, Motta non si è sperticato nelle lodi classiche di piazza e città. Ma ha dichiarato di aver ragionato sul tempo libero. Non ha fatto cenno a discoteche, né a locali modaioli. Ha parlato della fervida attività culturale presente qui, e quasi assente a Catania, città che lo ha ospitato nei sei mesi precedenti al suo ingaggio in rossoblù. Legge pure, il ragazzo. Libri, ma anche quotidiani. E non solo le pagine sportive, pure ciò che accade fuori dal rettangolo verde lo interessa. Oltre i tacchetti, il cervello. Succede. Raramente, ma succede. Ecco a voi, con il numero 11, Marco Motta. © RIPRODUZIONE RISERVATA Il 23 ottobre 1993: la Virtus affronta per la prima volta l’impegno del McDonald’s Open, torneo che metteva di fronte formazioni Nba ed europee ogni due anni, e a Monaco di Baviera sfidano i Phoenix Suns di Charles Barkley. La formazione dell’Arizona era arrivata in finale Nba pochi mesi prima perdendo contro i Chicago Bulls di Michael Jordan, la Virtus aveva invece vinto il primo dei tre titoli consecutivi dell’era Danilovic. Sconfitti gli All Star francesi e il Limoges, la squadra di Bucci si gioca a testa alta anche la finale con i Suns cedendo 112-90 in una partita giocata con regole Nba e non miste come oggi. Brillano Danilovic, che in estate aveva già avuto un assaggio di Nba alla Summer League con Golden State, e soprattutto Levingston, che realizza 22 punti ma lascerà a breve la Virtus dopo una rottura con Cazzola. © RIPRODUZIONE RISERVATA La lettera Ipse dixit Il rossoblù nel privato di Guido De Carolis Corriere di Bologna via Baruzzi 1/2, 40138 Bologna e-mail: [email protected] LA ROSA È TECNICAMENTE POVERA COLPA DEL MERCATO DELLA SOCIETÀ Dopo la sconfitta di Firenze tutti attaccano Pioli per come sta gestendo la squadra. La verità è che il Bologna è modesto e che bisogna imputare alla società questa rosa scarsa. L’allenatore è l’unica garanzia e bisogna tenerselo stretto, altroché. Chi lo critica è in cattiva fede, perché lui è uno dei migliori tecnici del campionato e farà una grandissima carriera. Alessandro Ercolani Il calcio italiano ha un cattivo vizio, mettere sotto processo l’allenatore appena c’è un momento di difficoltà. Il Bologna non vive una situazione felice, Stefano Pioli ne è responsabile, ma solo in parte. Per essere chiari le colpe di questo avvio stentato vanno ripartite così: 75% società, 25% allenatore. Partiamo dagli errori del tecnico, ottimo professionista da non mettere in discussione, perché di più bravi a spasso non ce ne sono, semmai alcuni occupano posizioni che spetterebbero a lui. Sgombrato il campo dai dubbi, va pur detto che l’allenatore in questa fase iniziale ha variato troppo spesso la linea difensiva: a volte tre, altre quattro. L’allenatore rossoblù modella la retroguardia in base agli attaccanti avversari: se sono due si gioca a tre, se sono tre ci si schiera a quattro. Ciò ha due controindicazioni: non aiuta il reparto arretrato a memorizzare gli automatismi e soprattutto lascia intendere agli avversari che il Bologna deve adattarsi (e non imporsi), perché teme chi ha di fronte. Ma neppure il miglior tecnico potrebbe far miracoli con una rosa così povera. Escluso Gilardino, gli acquisti sono stati tutti al di sotto delle cessioni. In porta abbiamo due riserve per il dopo Gillet. Il sostituto di Mudingayi dovrebbe essere Pazienza? Non scherziamo. Il solo pensare a Kone come vice Ramirez è delittuoso. La rosa è povera. È una triste, acclarata, incontestabile verità. L’allenatore miracoli non ne fa. Il guaio è che ogni suo minimo errore amplifica la pochezza di una formazione povera. C’è da sperare che Perez torni presto a essere se stesso e che il Tnas restituisca Portanova alla difesa prima del 9 febbraio. A gennaio bisognerà correggere i tanti errori. Gilardino — bel colpo della società — non basta a coprire le troppe scelte sballate. Curci, Kone, Motta e Pasquato, sono esuberi riciclati. Che si fa poi con Gabbiadini e Acquafresca? E Riverola sbandierato come il nuovo Iniesta? Radakovic com’è? Krhin è buono o no? I giovani si prendono se sono pronti per giocare, altrimenti si rinforza la Primavera. Il sospetto è che la società abbia fatto il seguente calcolo: vista la pochezza dell’attuale serie A basta un buon bomber per sfangarla. L’impressione è che la sfangherà, ma così non si costruisce nessun futuro. © RIPRODUZIONE RISERVATA Le due stelle rossoblù in Nazionale con la speranza di giocare Gioco per vincere, punto a vincere lo scudetto Matteo Imbrò Motta, il tornante fa il critico d’arte Verga, il successo da fornaio Il McDonald’s Open del ’93, la Buckler contro i grandi Phoenix Suns tweet risponde Daniele Labanti Le lettere vanno inviate a: Sorrisi azzurri per Gila e Alino: Bologna sogna Perché il rinforzo deve arrivare adesso (se ci sono i soldi) ❜❜ L a storia di Rufo Emiliano Verga è particolare quasi come il suo primo nome, che molti per anni hanno creduto fosse il secondo se non addirittura il cognome: difensore centrale dalla tecnica pregevole, tanto da poter giocare anche come regista davanti alla difesa, fu un perno delle nazionali giovanili e al Milan, la sua culla da calciatore, era stato battezzato come nuovo Baresi. Classe ’69, esordì in A a 17 anni con Sacchi, poi alcuni prestiti tra cui quello al Bologna, stagione 1990/91, 36 presenze totali tra A, Coppa Italia e Coppa Uefa e un finale amaro con l’ultimo posto e la retrocessione. Giocò le Olimpiadi ’92 con la Under 21 di Cesare Maldini ma nel 1994 scomparve dai radar: troppi problemi alle ginocchia, già cigolanti da giovanissimo, lo costrinsero ad un prematuro ritiro a 25 anni. Il presente di Verga è lontano dal calcio, a cui ha preferito la ristorazione: prima pizzerie da asporto, poi il grande salto che il destino gli negò da calciatore. Berkeley, California: qui Verga nel 2010 ha aperto con altri soci la panetteria PiQ (www.piqbakery.com), acronimo di Pane Italiano Qualità, ora presente con un punto vendita anche all’aeroporto di San Francisco. Pizze e panini di ogni tipo, insalate, slow food all’italiana e fin dall’apertura iPad a disposizione dei clienti. Un successone. E stavolta non c’è ginocchio che tenga. © RIPRODUZIONE RISERVATA Quel duello tra Danilovic e Barkley Il calendario Sabato 13 ore 16.10 Montengra- naro-Virtus Domenica 21 ore 12.30 Cagliari- Bologna, ore 18.15 Virtus- Varese Bar Sport Il domandone ( twitter @DL_corriere di FRANCESCA BLESIO di ALESSANDRO MOSSINI Il suo marchio PiQ ha sfondato a San Francisco di LUCA AQUINO In questi giorni di timori e preoccupazioni il Bologna si consola così: istantanea da Coverciano, Diamanti e Gilardino che corrono con la divisa azzurra nell’allenamento di ieri, disputato sotto la pioggia, scambiando due battute e una risata con Osvaldo. Venerdì la sfida in Armenia e martedì a San Siro contro la Danimarca per le qualificazioni a Brasile 2014: per ritrovare due giocatori del Bologna convocati in gare ufficiali bisogna tornare al 1997, Baggio e Torrisi, in amichevole al 2004, Nervo e Natali. Colto Marco Motta fuori dal campo ama i quadri, la lettura e la bella musica

Upload: vandang

Post on 15-Feb-2019

216 views

Category:

Documents


0 download

TRANSCRIPT

11SportCorriere di Bologna Mercoledì 10 Ottobre 2012

BO

?La Virtus può ancora inserire un americano,non avendo completato il mercato: devefarlo ora, oppure visto il buon avvio distagione conviene aspettare?Le due vittorie contro Cremona e Milano nondevono illudere che sia già tutto a posto. Ilrinforzo serve e servirà, per stare a livello diprime sei in classifica, ed è meglio inserirlo al piùpresto. Un innesto si programma, non si buttadentro «a caso» nel momento del bisogno oquando i buoi stanno scappando dal recinto. LaVirtus, con queste due vittorie, si è guadagnata iltempo per decidere bene su quale ruolo puntare equali giocatori guardare, soprattutto dai tagli deicamp Nba che inizieranno dalla prossimasettimana. Grazie al lavoro di Finelli, che ha

tratto il meglio nelle due garegiocate da una rosa corta, il clubnon è in affanno né in emergenza. Igiovani sono andati bene, ma nonandranno sempre così bene ebisognerà saper accettare i loroerrori e avere a disposizione un«piano B» per i momenti in cui iragazzi dovranno rifiatare. Gli

americani buttati dentro una squadra col badileall’ultimo momento, storicamente non hannocombinato nulla. Il roster corto evita problemi diaffollamento, ma la stagione lunga logoramuscoli e concentrazione. L’importante è che perquesto rinforzo sia stato progettato uninvestimento, soldi da «difendere» ad ogni costocontro la voglia di «risparmiare» e control’eventualità che siano necessari per altro. LaVirtus non deve mettersi nelle condizioni di dire,fra qualche settimana, «avremmo volutoprendere un giocatore, ma...». E questo perchéaggiungere un americano (o comunque ungiocatore «vero») non è un di più ma il normalecompletamento di un mercato non finito. Chi?Serve un tiratore, si sa. Visto Imbrò, inutileprendere un play-guardia.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

A lla faccia di chi sostiene che nelmondo del calcio ci sia spazio

soltanto per congiuntivi sbagliati ebanalità, ecco entrare con la maglianumero 11 Marco Motta. Un uomo, uncervello. Succede che qualche giocatoredi pallone stupisca nella suaoriginalità. Succede. Raramente, masuccede. Nel caso dell’esterno rossoblùl’eccentricità sembra fantascienza.Udite, udite: il ragazzo ama l’arte. Vaper gallerie, si diverte alle mostre e haormai l’occhio educato. Acquista,addirittura. Non fa collezione di suvma di quadri. Se vi sembrafantascienza non avete ancora sentitoil resto: assieme all’arte, ama anchemusica e teatro. Si informa sullerassegne musicali, su quelle teatrali, epiuttosto di bruciare una serastordendosi di social network sceglieuno spettacolo o un concerto.Quest’estate, alla presentazione allastampa, ha lasciato di stucco i cronistipresenti infarcendo i suoi discorsiaddirittura con citazioni latine. Roba

da ridisegnare le pagine sportive eaggiornare il database sulla tipologiadi calciatori contemporanei. Quandogli è stato chiesto come mai proprioBologna, Motta non si è sperticatonelle lodi classiche di piazza e città.Ma ha dichiarato di aver ragionato sultempo libero. Non ha fatto cenno adiscoteche, né a locali modaioli. Haparlato della fervida attività culturalepresente qui, e quasi assente aCatania, città che lo ha ospitato nei seimesi precedenti al suo ingaggio inrossoblù. Legge pure, il ragazzo. Libri,ma anche quotidiani. E non solo lepagine sportive, pure ciò che accadefuori dal rettangolo verde lo interessa.Oltre i tacchetti, il cervello. Succede.Raramente, ma succede. Ecco a voi,con il numero 11, Marco Motta.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Il 23 ottobre 1993: la Virtus affronta per laprima volta l’impegno del McDonald’sOpen, torneo che metteva di fronteformazioni Nba ed europee ogni due anni, ea Monaco di Baviera sfidano i Phoenix Sunsdi Charles Barkley. La formazionedell’Arizona era arrivata in finale Nba pochimesi prima perdendo contro i Chicago Bullsdi Michael Jordan, la Virtus aveva invecevinto il primo dei tre titoli consecutividell’era Danilovic. Sconfitti gli All Starfrancesi e il Limoges, la squadra di Bucci sigioca a testa alta anche la finale con i Sunscedendo 112-90 in una partita giocata conregole Nba e non miste come oggi. BrillanoDanilovic, che in estate aveva già avuto unassaggio di Nba alla Summer League conGolden State, e soprattutto Levingston, cherealizza 22 punti ma lascerà a breve la Virtusdopo una rottura con Cazzola.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

La letteraIpse dixit

Il rossoblù nel privato

di Guido De Carolis

Corriere di Bolognavia Baruzzi 1/2, 40138 Bologna

e-mail: [email protected]

LA ROSA È TECNICAMENTE POVERACOLPA DEL MERCATO DELLA SOCIETÀ

Dopo la sconfitta di Firenze tutti attaccano Pioliper come sta gestendo la squadra. La verità è cheil Bologna è modesto e che bisogna imputare allasocietà questa rosa scarsa. L’allenatore è l’unicagaranzia e bisogna tenerselo stretto, altroché.

Chi lo critica è in cattiva fede, perché lui è unodei migliori tecnici del campionato e farà unagrandissima carriera.

Alessandro ErcolaniIl calcio italiano ha un cattivo vizio, metteresotto processo l’allenatore appena c’è un

momento di difficoltà. Il Bologna non vive unasituazione felice, Stefano Pioli ne è responsabile,

ma solo in parte. Per essere chiari le colpe diquesto avvio stentato vanno ripartite così: 75%società, 25% allenatore. Partiamo dagli errori deltecnico, ottimo professionista da non mettere indiscussione, perché di più bravi a spasso non ce nesono, semmai alcuni occupano posizioni chespetterebbero a lui. Sgombrato il campo dai dubbi,va pur detto che l’allenatore in questa fase iniziale

ha variato troppo spesso la linea difensiva: a voltetre, altre quattro. L’allenatore rossoblù modella laretroguardia in base agli attaccanti avversari: sesono due si gioca a tre, se sono tre ci si schiera aquattro. Ciò ha due controindicazioni: non aiuta ilreparto arretrato a memorizzare gli automatismi esoprattutto lascia intendere agli avversari che ilBologna deve adattarsi (e non imporsi), perchéteme chi ha di fronte. Ma neppure il migliortecnico potrebbe far miracoli con una rosa cosìpovera. Escluso Gilardino, gli acquisti sono statitutti al di sotto delle cessioni. In porta abbiamo dueriserve per il dopo Gillet. Il sostituto di Mudingayidovrebbe essere Pazienza? Non scherziamo. Il solo

pensare a Kone come vice Ramirez è delittuoso. Larosa è povera. È una triste, acclarata, incontestabileverità. L’allenatore miracoli non ne fa. Il guaio èche ogni suo minimo errore amplifica la pochezzadi una formazione povera. C’è da sperare che Pereztorni presto a essere se stesso e che il Tnasrestituisca Portanova alla difesa prima del 9febbraio. A gennaio bisognerà correggere i tantierrori. Gilardino — bel colpo della società — nonbasta a coprire le troppe scelte sballate. Curci,Kone, Motta e Pasquato, sono esuberi riciclati. Chesi fa poi con Gabbiadini e Acquafresca? E Riverolasbandierato come il nuovo Iniesta? Radakoviccom’è? Krhin è buono o no? I giovani si prendonose sono pronti per giocare, altrimenti si rinforza laPrimavera. Il sospetto è che la società abbia fatto ilseguente calcolo: vista la pochezza dell’attuale serieA basta un buon bomber per sfangarla.L’impressione è che la sfangherà, ma così non sicostruisce nessun futuro.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Le due stelle rossoblù in Nazionale con la speranza di giocare

Gioco pervincere, puntoa vincerelo scudetto

Matteo Imbrò

Motta, il tornantefa il critico d’arte

Verga, il successo da fornaioIl McDonald’s Open del ’93, la Buckler contro i grandi Phoenix Suns

tweet

risponde Daniele Labanti

Le lettere vanno inviate a:

Sorrisi azzurriper Gila e Alino:Bologna sogna

Perché il rinforzodeve arrivare adesso(se ci sono i soldi)

❜❜

L a storia di Rufo EmilianoVerga è particolare quasi come

il suo primo nome, che molti peranni hanno creduto fosse ilsecondo se non addirittura ilcognome: difensore centrale dallatecnica pregevole, tanto da potergiocare anche come registadavanti alla difesa, fu un pernodelle nazionali giovanili e alMilan, la sua culla da calciatore,era stato battezzato come nuovoBaresi. Classe ’69, esordì in A a 17anni con Sacchi, poi alcuniprestiti tra cui quello al Bologna,stagione 1990/91, 36 presenzetotali tra A, Coppa Italia e CoppaUefa e un finale amaro conl’ultimo posto e la retrocessione.Giocò le Olimpiadi ’92 con laUnder 21 di Cesare Maldini ma

nel 1994 scomparve dai radar:troppi problemi alle ginocchia, giàcigolanti da giovanissimo, locostrinsero ad un prematuroritiro a 25 anni. Il presente diVerga è lontano dal calcio, a cuiha preferito la ristorazione: primapizzerie da asporto, poi il grandesalto che il destino gli negò dacalciatore. Berkeley, California:qui Verga nel 2010 ha aperto conaltri soci la panetteria PiQ(www.piqbakery.com), acronimodi Pane Italiano Qualità, orapresente con un punto venditaanche all’aeroporto di SanFrancisco. Pizze e panini di ognitipo, insalate, slow foodall’italiana e fin dall’aperturaiPad a disposizione dei clienti. Unsuccessone. E stavolta non c’èginocchio che tenga.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Quel duello tra Danilovic e Barkley

Il calendarioSabato 13ore 16.10Montengra-naro-VirtusDomenica 21ore 12.30Cagliari-Bologna,ore 18.15Virtus-Varese

Bar

Spor

t Il domandone

(

twitter @DL_corriere

di FRANCESCA BLESIO

di ALESSANDRO MOSSINI

Il suo marchio PiQ ha sfondato a San Francisco

di LUCA AQUINO

In questi giorni di timori e preoccupazioni il Bologna siconsola così: istantanea da Coverciano, Diamanti eGilardino che corrono con la divisa azzurranell’allenamento di ieri, disputato sotto la pioggia,scambiando due battute e una risata con Osvaldo.Venerdì la sfida in Armenia e martedì a San Siro controla Danimarca per le qualificazioni a Brasile 2014: perritrovare due giocatori del Bologna convocati in gareufficiali bisogna tornare al 1997, Baggio e Torrisi, inamichevole al 2004, Nervo e Natali.

ColtoMarco Mottafuori dalcampo amai quadri, lalettura e labella musica