anno xxx n° 8 - 10 marzo 2013

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ANNO XXX N° 8 - 10 Marzo 2013 1.00 SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI SAN BENEDETTO DEL TRONTO - RIPATRANSONE - MONTALTO Abbonamento annuo ordinario 30,00 - sostenitore 50,00 - Taxe parcue - Tassa riscossa Ufficio di AP - SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE - DL 353/2003 (conv.in L.27/02/2004 n.46) art.1 comma 1 commerciale business Ascoli Piceno “Carissimi, ieri sera il nostro amato papa Be- nedetto XVI, dopo otto anni di pontificato, ha lasciato la responsabilità diretta della Chiesa. Ci ha fatto vivere momenti profondi di com- mozione e di umanità, specialmente al termine del volo in elicottero, quando dal balcone del palazzo di Castel Gandolfo, ha detto di essere un pellegrino, che ora inizia l’ultimo tratto del suo pellegrinaggio. Ci ha lasciati dopo i grandi abbracci del suo popolo, domenica all’Angelus, e al- l’udienza di mercoledì, salutando i centocin- quantamila fedeli, radunati in Piazza San Pietro, e i moltissimi altri sintonizzati nella rete mediatica. Ci ha lasciati compiendo un gesto di grande umiltà e di coraggio, per ser- vire la Chiesa ancora, stando sulla croce con Gesù, e per amare in modo diverso, ma non meno prezioso, pregando e soffrendo. Ci mancherà moltissimo papa Benedetto XVI e ci vorrà del tempo per abituarci a non vederlo più nei grandi momenti della vita della Chiesa e a non ascoltare più la sua parola, così sem- plice e tanto ricca di sapienza evangelica. Ma non lo dimenticheremo, perché continueremo a volergli bene soprattutto nell’accoglienza ubbidiente del suo alto magistero e mediante la nostra affettuosa preghiera. Siamo certi che Dio non abbandona il suo Popolo, perché la Chiesa non è nostra, non è del Papa o dei Ve- scovi, non è dei sacerdoti o di alcuni altri fe- deli, ma è Sua, è di Cristo, anche se l’ha affidata alla responsabilità di tutti noi, ed in modo specialissimo l’ha consegnata a Pietro, quando disse: “Tu sei Pietro e su questa pietra io fonderò la mia Chiesa, e le potenze malva- gie non potranno prevalere su di essa”. Quale garanzia ha la Chiesa e quale motivo di fidu- cia abbiamo tutti noi! Ora che Benedetto ci ha lasciati, la guida alta della Chiesa è affidata alle scelte che compiranno in questi giorni i Cardinali Elettori. Essi sentiranno forte il peso della diffusa secolarizzazione e della indiffe- renza, specialmente di tanta parte del mondo occidentale, ma non dimenticheranno le grandi attese delle giovani Chiese presenti in America latina, in Asia, in Cina e in Africa. Noi non dobbiamo dimenticare che la nostra Chiesa è veramente Cattolica, di nome e di fatto, per il respiro universale, che essa esprime nei polmoni spirituali delle sue mol- tissime Comunità. PER ACCOGLIERE IL NUOVO PAPA Tutte le Comunità diocesane sono state invitate dal Vescovo a celebrare il 1 marzo, primo giorno di sede vacante, una Santa Messa “de Spiritu Sancto” per accogliere il Nuovo Papa. In Cattedrale la celebrazione è stata presieduta dal Vescovo stesso, il quale nell’omelia ha riproposto i sentimenti che ci hanno accompagnato nei giorni della rinuncia di Benedetto XVI e le attese per il Nuovo. Un’omelia che va attentamente meditata, è per questo che la proponiamo nella sua interezza: segue a pag. 2 “Una folla sterminata, meravi- gliosa, stranamente festante”. “Non un addio né un arrive- derci. Ma una compresenza di- versa e profonda”. “Abbiamo assistito a un fatto al tempo stesso straordinario e parados- sale anche per la mentalità laica e non credente. Abbiamo assi- stito allo splendore della scon- fitta apparente, la virtù della rinuncia. Un messaggio dirom- pente”. Sono emozioni a caldo quelle che il sociologo Franco Ferrarotti esprime, “da laico e agnostico”, al Sir subito dopo aver seguito in tv l’ultima udienza di papa Benedetto XVI. Maria Chiara Biagioni lo ha in- tervistato. Che impressione le ha fatto oggi piazza San Pietro? “Una folla sterminata, meravi- gliosa e stranamente festante visto che tanti potevano atten- dersi una folla piuttosto mogia. E invece abbiamo visto una folla gioiosa che ha dato uno spettacolo edificante. Una folla numerosa che ha riempito lette- ralmente piazza San Pietro, e poi tutta via della Concilia- zione, le vie laterali di Borgo Pio fino a Castel Sant’Angelo”. Come si spiega questa parte- cipazione? “Tutto il mondo si è reso conto che questo Papa, con la sua de- cisione, ha dato corpo a un fe- nomeno di portata storica. Credo anche che non possa la- sciare indifferenti. A che cosa abbiamo assistito? Abbiamo as- sistito a un fatto al tempo stesso straordinario e paradossale anche per la mentalità laica e non credente. Abbiamo assistito allo splendore della sconfitta apparente, la virtù della rinun- cia. Un messaggio dirompente per i nostri uomini e le nostre donne di potere: il Papa ha mo- strato che cosa è il potere come servizio. L’INTERVISTA “Ciò che vale non si vede” Il sociologo Franco Ferrarotti: “È questa la lezione di Benedetto XVI”. “C’è nella folla di oggi un estremo bisogno di valori finali e di trascendenza Questo è un mondo che muore perché è mosso da uno spasimo di successo che in fondo non risolve alcun problema se non la piccola vanità di anime minime”. segue a pag. 2 28 FEBBRAIO 2013. ORE 17,00 - DAL VATICANO A CASTEL GANDOLFO

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SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI SAN BENEDETTO DEL TRONTO - RIPATRANSONE - MONTALTO

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Page 1: ANNO XXX N° 8 - 10 Marzo 2013

ANNO XXX N° 8 - 10 Marzo 2013 € 1.00

SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI SAN BENEDETTO DEL TRONTO - RIPATRANSONE - MONTALTO

Abbonamento annuo ordinario € 30,00 - sostenitore € 50,00 - Taxe parcue - Tassa riscossa Ufficio di AP - SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE - DL 353/2003 (conv.in L.27/02/2004 n.46) art.1 comma 1 commerciale business Ascoli Piceno

“Carissimi, ieri sera il nostro amato papa Be-

nedetto XVI, dopo otto anni di pontificato, ha

lasciato la responsabilità diretta della Chiesa.

Ci ha fatto vivere momenti profondi di com-

mozione e di umanità, specialmente al termine

del volo in elicottero, quando dal balcone del

palazzo di Castel Gandolfo, ha detto di essere

un pellegrino, che ora inizia l’ultimo tratto

del suo pellegrinaggio.

Ci ha lasciati dopo i grandi abbracci del

suo popolo, domenica all’Angelus, e al-

l’udienza di mercoledì, salutando i centocin-

quantamila fedeli, radunati in Piazza San

Pietro, e i moltissimi altri sintonizzati nella

rete mediatica. Ci ha lasciati compiendo un

gesto di grande umiltà e di coraggio, per ser-

vire la Chiesa ancora, stando sulla croce con

Gesù, e per amare in modo diverso, ma non

meno prezioso, pregando e soffrendo. Ci

mancherà moltissimo papa Benedetto XVI e

ci vorrà del tempo per abituarci a non vederlo

più nei grandi momenti della vita della Chiesa

e a non ascoltare più la sua parola, così sem-

plice e tanto ricca di sapienza evangelica. Ma

non lo dimenticheremo, perché continueremo

a volergli bene soprattutto nell’accoglienza

ubbidiente del suo alto magistero e mediante

la nostra affettuosa preghiera. Siamo certi che

Dio non abbandona il suo Popolo, perché la

Chiesa non è nostra, non è del Papa o dei Ve-

scovi, non è dei sacerdoti o di alcuni altri fe-

deli, ma è Sua, è di Cristo, anche se l’ha

affidata alla responsabilità di tutti noi, ed in

modo specialissimo l’ha consegnata a Pietro,

quando disse: “Tu sei Pietro e su questa pietra

io fonderò la mia Chiesa, e le potenze malva-

gie non potranno prevalere su di essa”. Quale

garanzia ha la Chiesa e quale motivo di fidu-

cia abbiamo tutti noi! Ora che Benedetto ci ha

lasciati, la guida alta della Chiesa è affidata

alle scelte che compiranno in questi giorni i

Cardinali Elettori. Essi sentiranno forte il peso

della diffusa secolarizzazione e della indiffe-

renza, specialmente di tanta parte del mondo

occidentale, ma non dimenticheranno le

grandi attese delle giovani Chiese presenti in

America latina, in Asia, in Cina e in Africa.

Noi non dobbiamo dimenticare che la nostra

Chiesa è veramente Cattolica, di nome e di

fatto, per il respiro universale, che essa

esprime nei polmoni spirituali delle sue mol-

tissime Comunità.

PER ACCOGLIERE IL NUOVO PAPATutte le Comunità diocesane sono state invitate dal Vescovo a celebrare il 1 marzo,

primo giorno di sede vacante, una Santa Messa “de Spiritu Sancto” per accogliere

il Nuovo Papa. In Cattedrale la celebrazione è stata presieduta dal Vescovo stesso,

il quale nell’omelia ha riproposto i sentimenti che ci hanno accompagnato nei

giorni della rinuncia di Benedetto XVI e le attese per il Nuovo. Un’omelia che va

attentamente meditata, è per questo che la proponiamo nella sua interezza:

segue a pag. 2

“Una folla sterminata, meravi-gliosa, stranamente festante”.“Non un addio né un arrive-derci. Ma una compresenza di-versa e profonda”. “Abbiamoassistito a un fatto al tempostesso straordinario e parados-sale anche per la mentalità laicae non credente. Abbiamo assi-stito allo splendore della scon-fitta apparente, la virtù dellarinuncia. Un messaggio dirom-pente”. Sono emozioni a caldoquelle che il sociologo FrancoFerrarotti esprime, “da laico eagnostico”, al Sir subito dopoaver seguito in tv l’ultimaudienza di papa Benedetto XVI.Maria Chiara Biagioni lo ha in-tervistato. Che impressione le ha fattooggi piazza San Pietro?“Una folla sterminata, meravi-gliosa e stranamente festantevisto che tanti potevano atten-dersi una folla piuttosto mogia.E invece abbiamo visto una

folla gioiosa che ha dato unospettacolo edificante. Una follanumerosa che ha riempito lette-ralmente piazza San Pietro, epoi tutta via della Concilia-zione, le vie laterali di BorgoPio fino a Castel Sant’Angelo”. Come si spiega questa parte-cipazione?“Tutto il mondo si è reso contoche questo Papa, con la sua de-cisione, ha dato corpo a un fe-nomeno di portata storica.Credo anche che non possa la-

sciare indifferenti. A che cosaabbiamo assistito? Abbiamo as-sistito a un fatto al tempo stessostraordinario e paradossaleanche per la mentalità laica enon credente. Abbiamo assistitoallo splendore della sconfittaapparente, la virtù della rinun-cia. Un messaggio dirompenteper i nostri uomini e le nostredonne di potere: il Papa ha mo-strato che cosa è il potere comeservizio.

L’INTERVISTA“Ciò che vale non si vede”

Il sociologo Franco Ferrarotti: “È questa la lezione di Benedetto XVI”. “C’è nellafolla di oggi un estremo bisogno di valori finali e di trascendenza Questo è unmondo che muore perché è mosso da uno spasimo di successo che in fondo nonrisolve alcun problema se non la piccola vanità di anime minime”.

segue a pag. 2

28 FEBBRAIO 2013. ORE 17,00 - DAL VATICANO A CASTEL GANDOLFO

Page 2: ANNO XXX N° 8 - 10 Marzo 2013

Anno XXX

10 Marzo 2013

2PAG

continua dalla prima pagina continua dalla prima pagina

Adesso è l’ora della attesa, un’attesa densa

di emotività: quella curiosa del mondo e dei

media, che guardano alla Chiesa ed al Conclave

con una prospettiva soprattutto esteriore e uni-

laterale, assolutamente insufficiente e magari

fuorviante; e quella fervorosa dei credenti, dei

fedeli discepoli del Signore, che si sentono il-

luminati dallo Spirito e guidati dalla sua santa

emotività. Lo Spirito Santo è l’Amore increato

che continuamente soffia sulla Comunità cri-

stiana e guida le menti e i cuori dei Cardinali,

chiamati ad eleggere il prossimo Successore di

Pietro sulla cattedra di Roma, per essere capo

della Chiesa universale. Sappiamo che la

Chiesa non è una agenzia caritativa ed assisten-

ziale, anche se deve testimoniare esemplar-

mente la carità

cristiana. Nem-

meno la Chiesa è

una società mul-

tinazionale, di

ordine politico

ed economico,

che abbia biso-

gno di venire

guidata da per-

sone, competenti

nel mondo delle

reti comunica-

tive e capaci di

tenere buoni rap-

porti con i potenti della terra. Queste doti pos-

sono essere molto utili, ma l’annuncio del

Vangelo rimane sempre l’impegno prioritario.

La Chiesa è un Corpo vivo, il Corpo di Cri-

sto, che si percepisce nella sua vera realtà

solo mediante il respiro della fede e che si co-

nosce nella sua autentica identità con lo

sguardo della preghiera. Il “vedere della pre-

ghiera”, (Eliot), “non è quiete, né fuga dalla

trincea. Al contrario – è stato scritto – è in-

tercedere” (Gloria Riva, Avvenire, 26 febbraio

2013). La nostra preghiera sa vedere le cose del

Signore e, quando è sincera, riesce anche ad ot-

tenere i favori di Dio.

Carissimi, questa è l’ora della preghiera. Se

la Chiesa è il Corpo di Cristo, il suo respiro è

quello della preghiera, aveva scritto Kierkega-

ard. La preghiera è il respiro della Chiesa! La

preghiera è la vita del Popolo cristiano! Perché

questa nostra amata Chiesa non si riduca mai a

struttura del passato, inerte ed ininfluente sulla

vita delle persone, ma continui ad essere la viva

Comunità di Gesù, perché possa testimoniare

anche al nostro mondo la bellezza di essere

amata dal Signore, perché si senta Corpo vivo

di Cristo, essa deve pregare, perché la preghiera

è il suo respiro. Ed allora, specialmente in

queste ore, preghiamo intensamente lo Spi-

rito Santo, il Soffio di Dio, la Luce divina, la

Potenza creatrice, perché il nuovo Pontefice

sappia guidare con la parola e con l’esempio

il Popolo di Dio, che vive nella Chiesa di que-

sto nostro tempo.

+ Gervasio GestoriVescovo

Non un potere solitario di coluiche comanda, ma un’autoritàautorevole che fa crescere. Ilpotere schiaccia, l’autorità facrescere. E poi c’è una secondalezione, ancora più importante”. Quale?“La rivalutazione della pre-ghiera. Che oggi sembra estra-nea persino ai credenti. Lapreghiera non è solo una richie-sta. È un colloquio con Dio maanche con se stessi. E quindi lapreghiera come un richiamodell’interiorità. Debbo dire chepapa Benedetto XVI con la suanatura di professore, di stu-dioso, con il suo bisogno di pri-vacy che è venuto fuori ancheda quello che ha detto stamane,richiama all’interiorità: mentreoggi tutto sembra esteriorizzato,ci rivela la preghiera come unmomento umile che non siesaurisce nella richiesta del fa-vore a Dio, ai Santi, ai Padroni,ma diventa un dialogo con le re-altà trascendenti e con se stessi.Trovo in questo richiamo allariservatezza, al momento deldialogo con se stessi per poterdialogare con gli altri, una le-zione di straordinaria impor-tanza”. Quale ricaduta ha questomessaggio al mondo di oggi?“Mi riempie di ammirazione emi tocca personalmente: piùnessuno oggi si vuole dimettere,tutti sono abbarbicati al potereanche quando non hanno nullada dare e da dire. Si ricerca lavisibilità a tutti costi: è straordi-nario invece che un uomo che èanche vicario di Dio, decida di

nascondersi al mondo. Checosa vuol dire, qual è il mes-saggio? Che ci sono realtà chenon si esauriscono nello spet-tacolo, che ci sono valori finalie strumentali che non si esauri-scono nella chiacchiera o nellapresenza. Ci sono delle assenzepiù importanti di molte pre-senze”. Oggi, in piazza San Pietro, ab-biamo visto una folla stermi-nata. Eppure Benedetto XVI èun uomo di studio e lanciamessaggi talvolta anche esi-genti, difficilmente popolari.Lei che lettura dà invece aquesto fenomeno delle piazzeche si riempiono per lui?“C’è nella folla di oggi unestremo bisogno di valori finalie di trascendenza. Questo è unmondo che muore perché èmosso da uno spasimo di suc-cesso, che in fondo non risolvealcun problema se non la pic-cola vanità di anime minime. Ela lezione, credo, di questo Papaè che ciò che vale non si vede. Imezzi di comunicazione, sep-pur meravigliosi, schiaccianosull’immediato e sul presente edesteriorizzano la capacità intro-spettiva”.Dunque anche la folla oggi halanciato un messaggio.Quale?“Una folla meravigliosa che miha sorpreso. Mi ha fatto capireche, al di là delle frequenze e deisacramenti, al di là a dei com-portamenti rituali esterni, c’è unenorme bisogno di sacro e di re-ligioso. Viviamo nel paradossosecondo cui proprio nelle so-

cietà più tecnicizzate, in quelleche si pensano e si autodefini-scono del tutto razionali, in cuisi crede che il sacro sia eclissato,proprio queste società sono sen-sibili al richiamo del sacro. Equesta folla lo esprimeva: nonmacerazione o tristezza. Bensìun nuovo misticismo che èquello di colui che predica suitetti e si riconosce nell’offrire ilproprio sforzo a servizio deglialtri, del prossimo”. Perché la folla era festante?In fin dei conti doveva essereil giorno dell’addio, della no-stalgia.“Perché non è stato un addio oun arrivederci. Ma una compre-senza diversa e profonda. Que-sto Papa ci riporta ai principifondamentali del cristianesimoche non sono la trattativa com-merciale, il successo, la ric-chezza materiale. Ma l’aperturaalla grande esperienza del Di-vino nel quotidiano”.Come vede il futuro dellaChiesa? “Sono certo di un fatto: che il ri-sultato di questo Conclave saràil risultato migliore che laChiesa come istituzione, nellecircostanze determinate, potràdare. Forse in pochi hanno ca-pito che l’elezione del Papa ècertamente frutto di una demo-crazia, ma integrata e compen-sata dalla conoscenza edall’esperienza”.

PER ACCOGLIERE IL NUOVO PAPA L’INTERVISTA“Ciò che vale non si vede”

R. - Ci sono tre cose. La prima: la bolla dell’Io èscoppiata! Abbiamo vissuto, almeno nel nostroPaese, un entusiasmo, una spinta, un’ipertrofiadell’Io, che è accelerata in questo inizio degli anni2000 e la politica l’ha interpretata tutta! Basta chelei pensi alla verticalizzazione e alla personaliz-zazione della politica. La seconda è la perdita del-l’utopia. Non è di moda parlare più di utopia, nelsenso che siamo tutti piombati in un presentismospinto: ma quando perdi la spinta utopica, pur-troppo abbassi lo sguardo e vedi tutte le inade-guatezze dell’altro, cercando di delegittimare enon di legittimare anche l’altro. Quando dico que-sto - se io penso agli ultimi 15-20 anni di vita po-litica - mi sembra diaver descritto quello cheè successo. La terzacosa è l’ansia della mol-teplicità: quindi una solaopinione deve esserequella giusta, un solo di-scorso deve esserequello giusto e l’altro,invece, è quello chedeve essere per forzasbagliato!D. - Le piazze in Italia,sembra che abbiano

scelto in qualchemodo di aderire ad unlinguaggio improntato alla violenza e sembranoaver voglia di dover trovare necessariamente uncolpevole. E’ così?R. - E’ un grido! Io dico che c’è un grido ogget-tivo di voglia di cambiamento, poi naturalmentela tentazione populista diventa la più facile, per-ché la ricerca di un solo colpevole o di un mazzodi colpevoli assoluti fa sì che si torni al pensierodell’uno: noi abbiamo ragione e gli altri sono tuttisbagliati! Se non riprendiamo in mano le redinidella consapevolezza e della responsabilità, èchiaro che non si va lontano… Il populismo poi

applica le sue regole,che sono quelle ten-denzialmente delladeresponsabilizza-zione.D. - Ci sono i rischiperché questa vio-lenza verbale, asso-ciata alla grave crisieconomica che si stavivendo in Italia,possa in qualchemodo condurre aduna violenza di tipo

sociale, una violenza di piazza nelle città ita-liane?R. - Se la politica non ha la capacità di riaccen-dere la speranza, c’è anche il rischio dellapiazza dura e del conflitto pesante. Non c’èdubbio che vi sia questo rischio. Noi dobbiamooperare nel modo opposto: dobbiamo accettareche le verità sono tante - non ce n’è una sola -e quindi bisogna avere l’umiltà e la responsa-bilità, per esempio, di sapere - specie in una si-tuazione come questa - che noi abbiamobisogno di competere con gli altri e, in chiavedi politica, anche contro gli altri, ma poi abbiamobisogno di cooperare. Senza questi due tasti - ilche vuol dire cooperare e accettare che c’è ancheun’altra ipotesi, che non c’è solo la tua - non an-diamo da nessuna parte! Noi siamo stati osses-sionati in questi ultimi 20 anni, per forza di cose,a doverci sentire amici o nemici: questo non porta

da nessuna parte! Capisco, però, che quando si fala politica, lì si proiettano anche i sentimenti che,volta a volta, possono essere sentimenti bassi, chediventano mostri, o sentimenti anche un po’ alti,che ci aiutano ad uscire dall’empasse. La bravuradella politica è quella di interpretare un Paese versol’alto e non verso il basso. Da Radio Vaticana

La deriva verbale della politica italiana nel dopo voto: il commento di Nadio Delai Gli insulti protagonisti della campagna elettorale in Italia sono straripatianche nel dopo voto e in maniera anche più pesante. Gli epiteti di Grillocontro Bersani, la chiamata a raccolta il 23 marzo di Silvio Berlusconi,contro il “cancro” magistratura, fanno da sfondo ad una situazione ormaitristemente consolidata di forte violenza verbale che sta infettando leistituzioni italiane. Perché questa durezza dialettica e cosa significa?Francesca Sabatinelli lo ha chiesto al sociologo Nadio Delai:

?

MONTEPRANDONE: Una gioia immensa.Diego, Elena e Giada, tre gemelli per mamma Alessia e papà Alin.Dopo trentasei settimane di gestazione, alle ore 11,05 del 20

febbraio 2013, si è compiuto il lieto evento per mamma Ales-

sia Scarponi e papà Alin Abrudan, sono nati i tre straordinari

gemelli: Diego di Kg 2,050, Elena di Kg 2,430 e Giada di Kg

2,830. Il parto trigemellare è avvenuto presso l’Ospedale di

S. Omero: Alessia e Alin ringraziano il Dott. Fabio Benucci

per la sua disponibilità e professionalità. Una valanga di sin-

ceri auguri e felicitazioni ai neo genitori e nonni che sin da oggi

avranno sicuramente un gran ma soprattutto un bel da fare per Diego, Elena Giada.

Fernando Ciarrocchi

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3Anno XXX

10 Marzo 2013 PAG

Anno della Fede2012 2013

Parola del Signore4’ DOMENICA QUARESIMA C

Dal VanGELo secondo LuCa

Si avvicinavano a Gesù tutti i pubblicani e ipeccatori per ascoltarlo. [2]I farisei e gli scribimormoravano: “Costui riceve i peccatori emangia con loro”. [3]Allora egli disse loroquesta parabola- Il figliol prodigo LuCa

15,1-3.11-32

Questa parabola che é notoriamente conosciutacome quella del “Figliol prodigo”, sarebbe piùesatto chiamarla “del Padre misericordioso“ inquanto il personaggio centrale e più importanteé sicuramente il Padre. Per quanto riguarda la ri-chiesta del figlio minore, sembra che questa,rientri nelle consuetudine deltempo, visto che nonavrebbe: a) ricevuto la bene-dizione riservata al primoge-nito, b) ricevuto la maggiorparte dell’eredità, c) non sa-rebbe diventato il nuovocapo clan. Quindi chiede ilsuo terzo di eredità per pro-vare a farsi una vita e unastrada tutta sua. Dopo essersi allontanato dalPadre comincia la sua discesa inesorabile versola degradazione e il peccato. Questo suo degradoviene evidenziato da due fatti ben precisi, ilprimo è che si pone a servizio di un non ebreo,il secondo ben più grave per un pio figliod’Israele , è il fatto che il suo lavoro é quello por-tare a pascolare i porci, che per un ebreo erafonte di peccato e di massima impurità legale. Aquesto punto Luca usa una bellissima espres-sione: RIENTRO’ IN SE STESSO , cioè prendecoscienza della sua situazione, del suo peccato,della forza del suo pentimento, che lo spinge adelaborare quella bellissima e liberatoria richiestadi perdono: Padre, ho peccato contro il Cieloe contro di te. Il Padre buono, che era in attesadi questo suo figlio smarrito, non permette ne-anche che egli la termini, ma mostra tutta la suagioia, tutto il suo amore a questo figlio che eraperduto, ma é stato ritrovato. Siccome l’amore

e la gioia sono incontenibili, il Padre vuole co-municarla a tutti e organizza una festa di ringra-ziamento. A questo punto il figlio maggiore(invidioso) non riesce a comprendere la gratuitàdell’amore. La sua reazione, infatti, é di tipo le-galistico: “ti servo da tanti anni, non ho mai tra-sgredito”; egli non si appella all’amore ma allalegge. Il suo rapporto con il Padre non è diamore, ma di stretto dovere. Qui sta la sua inca-pacità di capire la gioia e l’amore del Padre. In-fatti il figlio maggiore parlando dell’altro dice:tuo figlio; mentre il Padre richiama la sua atten-

zione dicendogli: guarda cheparliamo di “tuo fratello”.Consiglio per una buona let-

tura e comprensione del

brano: noi che leggiamo,NOI, noi siamo i figli prodi-ghi, quelli che disperdono legrazie di Dio, siamo quelliche si sono allontanati dalPadre buono, noi siamo

quelli che hanno bisogno della grande miseri-cordia di Dio-Padre. Inoltre NOI siamo anche ifigli maggiori che spesso “servono” il Padre perpuro dovere o paura e non per amore. Gelosi einvidiosi, che stiamo dalla parte di Dio (quandoci stiamo…) solo perché ci aspettiamo un con-traccambio e non per puro amore di risposta alSuo. Sempre pronti a fare le nostre rimostranzese non siamo soddisfatti. Utilizziamo questaquaresima per “RIENTRARE IN NOISTESSI“ per prendere coscienza delle nostremancanze e dei nostri peccati e torniamo allacasa del Padre, che ci attende, per gettarci fra lesue braccia aperte. Riccardo

PILLOLE DI SAGGEZZA:Un anziano disse un giorno ad un giovane:“Ricordati che l’uomo fa le regole per gli altrie le eccezioni per sé”.

(Padri del deserto)

Domenica 10 marzo

Ore 17.00 Loreto - Scalabriniani:

S. Messa, per il Rinnovamento

nello Spirito delle Marche

Lunedì 11 marzo

Ore 11.00 S. Benedetto Tr.

Cattedrale: S. Messa per il

Precetto Pasquale Interforze

Sabato 16 marzo

Ore 21.00 Cupra Marittima

S. Messa, in occasione

della riapertura al culto

della chiesa parrocchiale

Domenica 17 marzo

Ore 12.00 S. Benedetto Tr.

Santuario dell’Adorazione:

S. Messa

Incontri Pastorali del Vescovo

DuRanTE La SETTimana 10-17 maRzo 2013

Leggiamo Mt 21,12-17. Con l’entrata a Geru-salemme come realizzazione degli annunciprofetici (di Zaccaria sopratutto) Gesù prendepossesso della Città Santa quale re “mite”; ma,come stiamo per vedere, prende anche pos-sesso del Tempio e ne ristabilisce la purezza ela finalità originaria. Matteo racconta la cac-ciata dei venditori dal Tempio, la guarigione diammalati, i sacerdoti e scribi che si sdegnanocontro Gesù e la difesa che Gesù fa del suoagire. 1. Gesù entra nel Tempio. “Gesù entrò nel

tempio e scacciò tutti quelli che nel tempio

vendevano e compravano; rovesciò i tavoli dei

cambiamonete e le sedie dei venditori di co-

lombe 13e disse loro: Sta scritto: ‘La mia casa

sarà chiamata casa di preghiera’.Voi invece

ne fate un covo di ladri’” (Mt 21,12-13). Perchi è portato a immaginare il Tempio di Geru-salemme come una delle nostre chiese è quasiimpossibile che si faccia un’idea esatta diquella cacciata deivenditori dal Tempio.In realtà, adiacenti alTempio in sensostretto, che era di di-mensioni modeste, vierano vari spazi, ocortili, che venivanooccupati da partico-lari categorie di per-sone: il cortile delledonne, dei pagani,ecc. Proprio nelgrande “atrio dei gentili”, sotto i portici, gliamministratori del Tempio avevano il per-messo di riscuotere la tassa per il Tempio (cf.puntata n. 88) e di collocare rivendite di quantoera necessario per i sacrifici. Vi doveva regnareun traffico intenso con tutto il vociare e lo sfog-gio orientale nel vendere e comperare. Questaè la situazione che si presenta agli occhi diGesù. Gesù entrò nel Tempio, in greco hieròn,luogo santo in genere, compresi i suoi vari atri,diverso dal naós, il Tempio in senso stretto.vendevano e compravano, animali, quali vi-telli, agnelli, colombe, e altre cose occorrentiper il culto sacrificale. I cambiamonete ren-devano possibile agli ebrei provenienti dal-l’estero di cambiare il loro denaro con il siclodel Tempio, la sola moneta valida in quel luogosanto. Contro tutti questi abusi e profanazioniGesù agisce con forza.Sta scritto. Per giustificare quanto sta facendo,Gesù cita Isaia che preannunciava: Gli stranieriche si sono convertiti “e restano fermi nellamia alleanza, li condurrò sul mio monte santoe li colmerò di gioia nella mia casa di pre-

ghiera... perché la mia casa si chiamerà casa dipreghiera per tutti i popoli” (Is 56,6-7). Matteotralascia l’ultima frase “per tutti i popoli”, forseperché, quando scriveva, il Tempio era statogià distrutto dai romani nell’anno 70; forse, eancora meglio, perché Gesù aveva dichiaratodi sé stesso: “Ora io vi dico che qui vi è unopiù grande del tempio” (Mt 12,8); Voi invece

ne fate un covo di ladri”. La frase è di Geremia7,21 e fa parte del grande discorso col quale ilprofeta denuncia il culto meramente formaleche si svolgeva nel Tempio. 2. La guarigione di ciechi e storpi. “Gli si av-

vicinarono nel tempio ciechi e storpi, ed egli li

guarì” (Mt 21,14). In quella cosi grande con-fusione di persone vi erano anche invalidi eammalati che vivevano dell’elemosina e dellapietà altrui. Il testo nomina i ciechi e gli storpiche in Levitico 21,18 si trovano ai primi postidell’elenco degli esclusi dal sacerdozio leviticoe, secondo 2Sam 5,8.16, degli esclusi dal Tem-

pio. 3. La reazione degli

avversari. “Ma i

capi dei sacerdoti e

gli scribi, vedendo

le meraviglie che

aveva fatto e i fan-

ciulli che acclama-

vano nel tempio:

‘Osanna al figlio di

Davide!’, si sdegna-

rono, 16e gli dissero:

‘Non senti quello

che dicono costoro?’” (21,15-16a). Gli avver-sari sono rimasti colpiti dai miracoli che Gesùaveva fatto e dalle acclamazione che i fanciullirivolgevano a Gesù. Pretendono, assurda-mente, che Gesù smentisca questi fatti o chebiasimi queste acclamazioni. 4. L’autodifesa di Gesù. Gesù rispose loro:“Sì! Non avete mai letto: Dalla bocca di bam-

bini e di lattanti ‘hai tratto per te una lode?’”(21,16b). In risposta, Gesù cita il Salmo 8,3;rileva la genuinità religiosa di quei bambini ela presenta come veramente autentica.5. Gesù va a Betania. “Li lasciò, uscì fuori

dalla città, verso Betània, e là trascorse la

notte” (Mt 21,17). Betania, oggi El Azariye, inricordo di Lazzaro, è a 5 km da Gerusalemme.Gesù vi si ritira per sottrarsi all’odio omicidadei suoi nemici. Così conclude il suo primogiorno in Città. Gesù mantiene la promessa: “Colmerò di gioianella mia casa di preghiera” coloro che ver-ranno a farmi visita, pregandomi davanti alTabernacolo o nell’esposizione solenne conl’Ostensorio. [email protected]

L’attività di Gesù nella Città Santa

103. I VENDITORI CACCIATI DAL TEMPIO

Calunnie e disinformazione non intaccheranno la fede e la speranzaEditoriale del Direttore della Radio Vaticana

di Federico Lombardi, SJ

Il cammino della Chiesa in queste ultime settimane del Pontificato di Papa Benedetto, finoall’elezione del nuovo Papa attraverso la “Sede vacante” e il Conclave, è molto impegna-tivo, data la novità della situazione. Non abbiamo – e ce ne rallegriamo – da portare ildolore per la morte di un Papa amato, ma non ci è risparmiata un’altra prova: quella delmoltiplicarsi delle pressioni e delle considerazioni estranee allo spirito con cui laChiesa vorrebbe vivere questo tempo di attesa e di preparazione. Non manca infatti chi cerca di approfittaredel momento di sorpresa e di disorientamento degli spiriti deboli per seminare confusione e gettare discreditosulla Chiesa e sul suo governo, ricorrendo a strumenti antichi – come la maldicenza, la disinformazione, tal-volta la stessa calunnia – o esercitando pressioni inaccettabili per condizionare l’esercizio del dovere divoto da parte dell’uno o dell’altro membro del Collegio dei cardinali, ritenuto sgradito per una ragione o perl’altra. Nella massima parte dei casi chi si pone come giudice, tranciando pesanti giudizi morali, non ha in veritàalcuna autorità per farlo. Chi ha in mente anzitutto denaro, sesso e potere, ed è abituato a leggere con questi metrile diverse realtà, non è capace di vedere altro neppure nella Chiesa, perché il suo sguardo non sa mirare versol’alto o scendere in profondità a cogliere le dimensioni e le motivazioni spirituali dell’esistenza. Ne risulta unadescrizione profondamente ingiusta della Chiesa e di tanti suoi uomini.  Ma tutto ciò non cambierà l’atteggia-mento dei credenti, non intaccherà la fede e la speranza con cui guardano al Signore che ha promesso di accom-pagnare la sua Chiesa. Noi vogliamo, secondo quanto indica la tradizione e la legge della Chiesa, che questo siaun tempo di riflessione sincera sulle attese spirituali del mondo e sulla fedeltà della Chiesa al Vangelo, di preghieraper l’assistenza dello Spirito, di vicinanza al Collegio dei cardinali che si accinge all’impegnativo servizio di di-scernimento e di scelta che gli è chiesto e per cui principalmente esiste. In questo ci accompagna anzitutto l’esem-pio e la rettitudine spirituale di Papa Benedetto, che ha voluto dedicare alla preghiera dell’inizio della Quaresimaquesto ultimo tratto del suo Pontificato. Un cammino penitenziale di conversione verso la gioia della Pasqua.Così lo stiamo vivendo e lo vivremo: conversione e speranza. Zenit.org * Testo tratto dal sito della Radio Vaticana

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4 Anno XXX

10 Marzo 2013PAG

Da cinque anni nelle Marche esiste una leggespecifica sugli oratori, circa 300 sul territorio,che è stata rifinanziata alla fine di gennaio con600mila euro. Nello scorso anno questi fondisono stati utilizzati per progetti che hanno riguar-dato la formazione degli operatori; lo svolgi-mento di ricerche e sperimentazione di attività emetodologie d’intervento, soprattutto a carattereinnovativo; la realizzazione di percorsi d’inte-grazione e recupero a favore di soggetti a rischioemarginazione sociale, devianza in ambito mi-norile o giovanile, con disabilità; il funziona-mento degli enti come parrocchie, altri entiecclesiastici della Chiesa cattolica, associazioninazionali cattoliche degli oratori, ovviamente perattività oratoriali. Di particolare rilievo è stato ilcorso di formazione regionale per formatoridegli oratori “Formati 3” (Forum OratoriMarche) promosso dalla Conferenza episco-pale marchigiana, unitamente all’Associa-zione Amici del Centro Giovanni Paolo II, inaccordo con tutti i referenti diocesani. Per il2013 tra i progetti in cantiere c’è “Oratoriodove sei”, promosso dal Forum Oratori Mar-che (www.forumoratorimarche.it) con la su-pervisione scientifica dell’Istituto Teologicomarchigiano, che si pone l’obiettivo di rileg-gere l’esperienza marchigiana attraverso ilcoinvolgimento di tutte le figure che con illoro contributo assicurano all’oratorio una si-gnificativa vitalità.Alleanze educative. “La legge sugli oratoriè stata un punto di partenza ma anche un ri-conoscimento del cammino fatto dalle nostrecomunità nelle diocesi - afferma don Fran-cesco Pierpaoli, coordinatore del Forumdegli oratori marchigiani -. Questo riconosci-mento ha rilanciato le alleanze educative, si ècreato un circolo virtuoso e si sono realizzatesinergie molto positive con gli ambiti territo-riali sociali e con la realtà degli immigrati sulterritorio: basti pensare che su 18mila ragazzicensiti, che frequentano le realtà oratoriali, il10% è costituito da giovani che appartengonoad altre religioni”. Il sacerdote nota che que-sta legge è andata “a beneficio di tutta la so-cietà” e dentro la Chiesa “ha certamentesollecitato tutte le risorse educative, mettendoin gioco i vari talenti. Si è verificato un allar-gamento della ministerialità nelle parrocchie

e nelle diocesi, tante persone adulte si sonomesse in gioco”. Altro risultato positivo, secondodon Pierpaoli, è che questa legge ha spinto ognidiocesi a nominare un referente, dietro cui cisono le parrocchie, gli istituti religiosi, i salesiani,gli scout, l’Azione cattolica, il Centro sportivoitaliano e tanti altri ancora “che hanno creato unpolo unitario che vede negli oratori dei luoghiper ‘servire’ i ragazzi”. Diritto di cittadinanzaeducativa. Per il presidente regionale del Centrosportivo italiano, Daniele Tassi, “la legge suglioratori è stata una grande ricchezza perché hadato diritto di cittadinanza educativa ai giovaniche frequentano gli oratori e che prima non eranoconsiderati nella programmazione delle politichegiovanili, dello sport e del tempo libero”. Inoltre,grazie a questa norma “nelle Marche si è am-pliata la presenza degli oratori: da una parte sisono consolidati quelli già esistenti, dall’altrasono sorte nuove realtà”. Importante, poi, che “sisia fatta tanta formazione per gli educatori che

Sottosezione S. Benedetto Tr

V.le dello Sport, 110

63074 S.Benedetto del Tronto

tel. 0735/757116 cell. 346/0959934

fax 0735/560291

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È indetto dall’equipe diocesana oratori un concorso per l’elaborazionedel logo che rappresenti gli Oratori della Diocesi di San Benedetto delTronto - Ripatransone - MontaltoRegolamento Il concorso è rivolto a tutte le parrocchie della Diocesidi San Benedetto - Ripatransone - Montalto e potrà essere presentatoun solo logo per ciascuna ParrocchiaCome partecipare: Entro lunedì 18 marzo dovranno essere inviati allamail [email protected] il logo in 2 formati che abbiano le seguentii misure:- Logo 1: Cm 230 x 30 (dove dovrà esserci scritto su due livelli:

Primo Livello più grande “Oratori Diocesani” Secondo livello piùpiccola “San Benedetto del Tronto - Ripatransone – Montalto”)

- Logo 2: Cm 60 x 40 (dovrà essere di dimensione rotonda o quadrataoltre al disegno del logo, dovrà esservi intorno al logo la scritta Ora-tori Diocesani San Benedetto del Tronto - Ripatransone - Montalto)

Contenuto del logoDovendo rappresentare gli oratori, sarà una sintesi delle caratteristichedi un oratorio, tuttavia non ci sono vincoli e o contenuti predeterminati(salvo la scritta indicata al punto precedente), viene lasciata la massimalibertà di espressione.I disegni verranno valutati da una commissione presieduta dal Ve-scovo Gervasio Gestori

Premi per il vincitoreKit didattico dal valore di 200€ da poter utilizzare per le attività deglioratori in parrocchiaBuono per una cena per trenta persone del gruppo parrocchiale(comprensivo di pizza, patata, bibita e dolce) presso il ristorante Tetadi Castignano. A tutte le parrocchie verrà riconosciuto un attestato dipartecipazione che verrà consegnato dal Vescovo Gervasio Gestori.La premiazione avverrà mercoledì 27 Marzo durante la festa dioce-sana dei giovani a Ripatransone. San Benedetto del Tronto, 22 febbraio 2013

L’EQUIPE DIOCESANA ORATORI

Concorso “Disegna l’Oratorio che vorrei”

sono i primi attori e testimoni dei valori con cuii ragazzi entrano in contatto”, senza dimenticareche “gli oratori sono luoghi d’integrazione pergiovani italiani e stranieri”. Per il futuro l’augu-rio che “ci sia sempre una maggiore integrazionetra parrocchie, scuole, famiglie e altre agenzieeducative e che gli oratori siano considerati partenon trascurabile di politiche integrate per i gio-vani”. Il coinvolgimento delle famiglie. “Conquesta legge le istituzioni hanno capito la valenzadi questi luoghi - nota la vice coordinatrice deglioratori della diocesi di Fabriano-Matelica, Eli-sabetta Cammoranesi - che a livello socialesono un punto di riferimento per l’intera fami-glia”. Questo è tanto più vero in un territoriocome quello fabrianese, dove la crisi economicasi è fatta particolarmente sentire e spesso gli ora-tori sono diventati sede di corsi di cucito, d’in-

formatica e altri, per adulti disoccupati o in cassaintegrazione. “Negli ultimi anni, da quando sononate e cresciute le realtà oratoriali - sottolineaCammoranesi - è cambiato il volto della città: iragazzi hanno dei punti di riferimento che primamancavano, trovano dei luoghi sani di crescita edi accoglienza”. La cosa bella poi è che “gli ora-tori non hanno età: vengono i nonni e i genitoriper aiutare e sono quindi un’occasione d’incon-tro tra generazioni”. La legge regionale “ci haaiutato molto nella formazione degli operatori enella creazione della rete”, ma gli oratori sonoaperti tutti i giorni per tante ore al giorno, quindi“quello che servirebbe dalle istituzioni, non soloregionali, è un sostegno alle spese ingenti che siaffrontano, comprese quelle per gli educatoriqualificati, che vanno minimamente retribuiti”.

a cura di Simona Mengascini

MARCHE Un circolo virtuosoRifinanziata con 600mila euro la legge sugli oratori

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I l concorso è organizzato dal Servizio C.E.I . per la promozione del sostegno economico al la Chiesa cattol icain co l laboraz ione con l ’Uff ic io Naz iona le C.E. I . per l ’educaz ione, la scuola e l ’un ivers i tà e con i Caf Ac l i .

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6 Anno XXX

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Guardare alla famiglia - quella “vera”, formata daun uomo e una donna uniti in matrimonio e apertaalla vita - perché è uno snodo cruciale, un pilastroirrinunciabile per il futuro della società e del nostroPaese. Ne è convinto il presidente del Comitatoscientifico e organizzatore delle Settimane Socialidei cattolici italiani, l’arcivescovo di Cagliari, mon-signor Arrigo Miglio, che al Sir presenta la 47ªSettimana Sociale, in programma a Torino dal 12al 15 settembre 2013, sul tema “La famiglia, spe-ranza e futuro per la società italiana”. Nei giorniscorsi il Comitato ha reso nota una “Lettera invitoal cammino di discernimento” verso l’appunta-mento torinese (il cui testo integrale si trova sul sitowww.settimanesociali.it), mentre nei prossimi mesiverrà diffuso il “Documento preparatorio”. “Giàdalla ‘Lettera’ - spiega l’arcivescovo - si possonoricavare spunti per la riflessione e l’approfondi-mento a livello di Chiese locali, associazioni,gruppi. L’obiettivo è arrivare a Torino avendo giàpreparato il terreno per proposte concrete, come è

proprio delle Settimane Sociali”. Perché è stataposta la famiglia al centro della prossima Setti-mana Sociale?“Siamo convinti che fare bene alla famiglia sia farebene al Paese. Una consapevolezza che non è solo

nostra, del Comitato scienti-fico e organizzatore, maassai radicata e diffusa, no-nostante molti messaggi me-diatici vadano in sensocontrario. I dati di caratterepsicologico ed economico cidicono che per la crescita delPaese è necessario passareattraverso la centralità dellafamiglia, poiché essa è unodei pilastri del bene comune.La scelta di questo tema,inoltre, nasce dalla prece-dente Settimana Sociale,quella di Reggio Calabria,

dove è stata proposta un’agenda per la crescita delPaese”. Nella “Lettera invito” verso Torino in-vitate a ripartire dai cinque punti dell’“agendadi speranza” di Reggio Calabria - intrapren-dere, educare, includere, slegare la mobilità so-

ciale, completare la transizione istituzionale -per svilupparli “nella prospettiva dellafamiglia”... “In questi anni abbiamo riscontratodue fenomeni che vanno in direzioni opposte. Dauna parte la centralità dei nodi evidenziati nel-l’agenda di Reggio Calabria: pensiamo alle riformeincompiute, alla legge elettorale tuttora immutata,ai bambini nati in Italia da famiglie immigrate, allegame tra famiglia e lavoro… Su questi punti c’èstato dibattito e si registrano consensi anche ad altilivelli. All’interno di ciascuno di essi abbiamo vistoche il ruolo della famiglia è fondamentale. D’altraparte vi è una serie d’iniziative, politiche e giudi-ziarie, in Italia e in Europa, che sferrano colpi pe-santi sulla famiglia ‘vera’, fondata sul matrimoniodi un uomo e una donna, che è quella della nostraCostituzione e di tutta una tradizione umana e giu-ridica. Questo ci ha portato alla convinzione dimettere a tema la famiglia, in maniera diretta enella prospettiva tipica delle Settimane Sociali”.

SETTIMANA SOCIALE

Ripartiamo dalla famigliaMons. Arrigo Miglio presenta l’appuntamento di Torino: ‘’Vogliamo mostrare che una società nella quale il ‘favor familiae’ viene rispettato è piùlibera’’. Inoltre ‘’è più facile anche garantire i diritti dei singoli e delle varie forme di convivenza che possono esistere’’. C’è poi il benessere dei figli datutelare: ‘’Non è indifferente il modello familiare circa l’educazione e la crescita dei minori’’ Francesco Rossi

Il Vescovo Gestori all’incontro per i fidanzati

(un evento interessantissimo sul quale tor-niamo ben volentieri ndr)

di Janet Chiappini

DIOCESI – “Amore vero e fecondo tra la coppia, peruna educazione alla reciprocità”, questo è il tema dellagiornata organizzata dalla Pastorale Familiare per i fi-danzati, domenica 24 febbraio presso il Biancoazzurro,Porto d’Ascoli. All’incontro oltre i fidanzati hanno par-tecipato anche coppie sposate e con figli; l’incontro èstato tenuto dal Prof. Ezio Aceti ed erano presenti i re-sponsabili dell’Ufficio Diocesano della Pastorale Fami-liare, don Alfredo Rosati, Marco e Anelide Mori, e ilVescovo Gervasio Gestori che, dopo essersi reso dispo-nibile per le confessioni, ha celebrato l’eucaristia intornoalle 17:30. Durante l’omelia il Vescovo ha posto alcunedomande alle coppie “Come volete essere? Come saretecome coppia? In che potete sperare? Vorreste apparire

affascinanti, simpatici, belli, vorreste un domani carico di gioia che vince ogni depressione”ma citando ciò che San Paolo scrive nella lettera ai Filippesi: “la loro sorte finale sarà laperdizione, il ventre è il loro dio”, ha ricordato che “chi fa prevalere il ventre è destinatoa fallire. Quanta tristezza c’è in giro, la depressione è la malattia più diffusa, la mancanza disperanza e la libertà vuota non danno il gusto alle scelte che fai e ti senti annoiato, vuoto, triste.Noi non siamo i padroni della nostra esistenza, la vita è un dono da gestire, da riempire nondi libertà inconcludenti, di desideri che non ti aiutano, ma di ideali, di passioni, di cosealte e belle, Dio può fare tutto ma non senza il tuo sì”. Sua Eccellenza ha poi parlato diquali stanze dovrebbe idealmente essere fatta la casa di una coppia “la cucina dove si vive, sidialoga, ci si scontra, si mangia, la seconda stanza,la camera da letto dove si vive l’intimitàtra marito e moglie, una cosa bella ma delicata: l’amore va difeso e curato; la terza stanza è lachiesa, una stanza dove si prega, ci si domanda perdono, dove si riparte per vivere meglio. Inquesta santa messa preghiamo perché la vostra fede sia forte bella e luminosa, per af-frontare le difficoltà nel rapporto di coppia, la malattia e tutto ciò che di brutto può ac-cadere”. Al termine dell’incontro la responsabile Anelide Mori ha salutato e ringraziato ilVescovo Gestori per essere intervenuto a questo incontro organizzato affinché i fidanzati pos-sano vivere un momento di fede e preghiera, e ha ringraziato le coppie per la partecipazionealla giornata; alle coppie è stato poi consegnato un dono: un rosario dentro un calice a formadi cuore, un invito alla preghiera a tutti i partecipanti entusiasti di questa giornata trascorsa in-sieme come per esempio Floriana, sposata da poco, che dell’incontro dice “Bellissima giornata;è stata organizzata per fidanzati ma erano presenti anche coppie sposate e con figli che hannotrovato utilità nella relazione del Prof. Aceti che ci ha spiegato le dinamiche di formazionedella coppia, quelle dell’arrivo dei figli e i problemi connessi, come il calo di attrazione, dandoindicazioni pratiche, non solo teoriche, volte al superamento degli ostacoli, il tutto visto allaluce della fede. E’ stato molto bello il video che hanno proiettato, dove si spiegava cosa dà ilsacramento del matrimonio alla coppia: nel video si vede un vetraio mentre modella il cristallo,si vede l’impegno, la fatica e la dedizione nel lavorare questa materia così delicata al fine direalizzare un calice tanto prezioso quanto bello. Il vetraio è lo Spirito Santo che nel sacramentodel matrimonio viene ricevuto dalla coppia; lo Spirito Santo agisce sulla coppia “modellan-dola” come una materia prima preziosa, affinché la coppia abbia la possibilità di vivere e rea-lizzare in pieno la grazia del loro amore”. Ovviamente c’è bisogno della volontà della coppiadi aprirsi a questa grazia, a questo processo di modellamento perché, ricordando le parole delVescovo durante l’omelia, “Dio può fare tutto ma non senza il tuo sì”.

Incontro diocesano per fidanzati - TESTimonianza

Come ogni anno noi, animatori del corso dei fidanzati, ci incontriamo a livello diocesano, con tutti

i fidanzati alla Basilica di Loreto. Quest’anno ci siamo dati appuntamento invece al centro diocesano

Biancazzurro, accolti con infinita affabilità dal nostro Vescovo Monsignor Gervasio Gestori. Marcello

ed io pensavamo in cuor nostro che, non fare l’incontro a Loreto ci avrebbe privato di qualcosa, in-

vece è stata una giornata molto speciale. Il Signore che sempre sa stupire, ha permesso a noi tutti di

aprire il cuore all’ascolto; a tal punto da farmi comprendere che la Chiesa è formata da persone e

non da mattoni, quindi non è importante il contenitore ma il contenuto. L’incontro si è aperto con

l’ascolto delle lodi e successivamente abbiamo ascoltato con grande entusiasmo il dottor Ezio Aceti

del quale sono rimasta meravigliata ed entusiasmata da come ha saputo coniugare la scienza, in

questo caso la psicologia, con la cristianità. La sua relazione ci ha fatto comprendere l’esistenza di

un Dio vivo, autentico, vero, innamorato dell’uomo ,mi ha fatto pensare a quando Gesù sul monte

Tabor fu trasfigurato e di come i tre discepoli volessero restare lì a costruire le tende; anche a me ha

fatto lo stesso effetto, sarei rimasta lì, ad ascoltare, perché quell’ascolto mi conduceva sulle alte vette

dell’amore, portata su ali di aquila. La giornata si è conclusa con la celebrazione eucaristica e la

consegna di un piccolo dono ai fidanzati da parte del vescovo. Ho visto i visi dei ragazzi raggianti e

felici e con grande fraternità salutarci. Vale la pena sposarsi: il matrimonio cristiano è un grande

dono perché Cristo è con l’uomo, è con noi e combatte insieme a noi. Serafina

Proprietà: “confraternita SS.mo Sacramento e cristo Morto”

Via Forte - S. Benedetto del Tr. (AP) REGISTRAZIONE TRIB. DI AScOLI PIcENO N. 211 del 24/5/1984

DIR. RESPONSABILE: Pietro Pompei [email protected] REDAZIONE E AMM.NE 63074 S. Benedetto Tr. (AP) Via Forte, 16 - Tel. 0735 581855 (int. 2-5)

e-mail: [email protected] C.C.P. n. 11886637, intestato a L’ANCORA - Causale abbonamento

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SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI SAN BENEDETTO DEL TRONTO - RIPATRANSONE - MONTALTO

Una nuova centenaria

Auguri a Angela Rosa Ripani

Vive in zona Sentina

circondata dall’affetto di una grande famiglia

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7Anno XXX

10 Marzo 2013 PAG

Da Ripatransone a cura di A.G. – I.A.

Il Gruppo Teatrale “Settem-mezzo” di Ripatransone costi-tuitosi nel 1988, venerdì 8Febbraio 2013 al Cine-teatro“Margherita” di Cupra Marit-tima, e sabato 2 e domenica 3Marzo al Teatro “Mercantini”di Ripatransone ha riscossoun grande successo presen-tando “La bella di mammà”,commedia in tre atti di Ger-mano Benincaso, liberamente adattata in dia-letto ripano da Luigino Cardarelli, regista dellaCompagnia. Personaggi ed interpreti: Don Do-menico, Fabrizio Traini; chierichetti, France-

sco e Anna Traini, Claudio Vespasiani;Titinella, Orlanda Sabatini; Ottavio La Ric-chia, Giorgio Cardarelli; Teresa, Leda Vittori;Sasà Lebonne, Donatella Buffone; Filuccio,Francesco Vespasiani; Tobia, Dario Vallorani;Luisella, Cesarina Desideri; Rita, Antonella

Maroni; Matteo, Luca

Desideri; Matilde, Cri-

stina Paolini; Marcello,Gianluca Croci; Vin-cenzo, Gabriele Carda-

relli; Sor Nicola,Alberto Brutti. Sceno-grafie, audio e luci:Paolo Vecchierelli eDomenico Menna. Ilnumeroso pubblico pre-

sente, data la comicità della rappresentazione,si è divertito moltissimo ed ha applaudito lun-gamente gli interpreti ed il regista Luigino Car-darelli, complimenti ribaditi dal sindaco Prof.Remo Bruni e dal consigliere delegato alla cul-tura Prof. Paolo Polidori. Nel lungo periodo diattività il Gruppo Teatrale “Settemmezzo” haconseguito sempre apprezzamenti sia in Cittàe nelle sue Frazioni, sia in molte altre localitàdelle province di Ascoli Piceno e di Fermo.

Successo del Gruppo Teatrale “Settemmezzo”

Sabato 16 febbraio di fronte ad un au-ditorio attento, la riflessione è stata gui-data dal Dottor Walter Siquini,Direttore dell’U.O. di chirurgia del-l’O.C. di San Benedetto del Tronto edal Dottor Silvano Papiri, DirigenteMedico dell’U.O. di Anestesia e Riani-mazione. Il Dottor Walter Siquini hainiziato con la lettura dei racconti delBattesimo di Gesù nei quattro Evangeli per continuarecon le seguenti considerazioni.Il battesimo di Gesù è la sua prima manifestazione pub-blica e segna l’inizio dell’attività pubblica del Cristo.Luca definisce anche il momento temporale, citandodate e personaggi, in cui tale fatto avviene, proprio perdimostrare la storicità dell’evento. Il regno di Davideera crollato. Le promesse fatte da Dio sembravanosprofondate nel silenzio, i profeti non c’erano più, ri-manevano soltanto speranze e aspettative fino a quandonon giunse un asceta emaciato che diede di nuovo spe-ranza al popolo oppresso dai Romani: Giovanni, il Bat-tista che sulle rive del Giordano invitava a dare unasvolta alla vita quotidiana attraverso il Battesimo.Quello di Giovanni era legato ad un ardente invito adun nuovo modo di pensare,di agire e all’annuncio delpiù Grande (Cristo) che dovrà venire dopo di lui.Anche Gesù chiede il Battesimo di Giovanni. Tale av-venimento diventa chiaro nella prospettiva della croce

e della resurrezione. Il Battesimoè l’accettazione della morte per ipeccati dell’umanità (crocefis-sione) ma la voce dal cielo (questoè il mio figlio prediletto) è il ri-mando anticipato alla resurre-zione. In Cristo i peccatoriconvertiti sono riconciliati e pos-sono essere salvi. A seguire il

Dottor Silvano Papiri si è soffermato sul nostro Bat-tesimo citando le fonti consultate per la sua relazionee esternando riflessioni personali facendo riferimentialla propria esperienza di vita. Il disegno salvifico diDio per l’uomo possiede una profonda unità e coerenzainterna. Parlare del Battesimo, pertanto, vuol dire ri-chiamare il disegno di Dio sull’uomo. Ed ha aggiunto:Nel Battesimo di Gesù si rivela la Trinità: accanto alFiglio c’è il Padre che parla dall’alto e lo Spirito Santoche scende sotto forma di colomba. La Trinità prendedimora in noi nel Battesimo. Allora è giusto battezzarei bambini che ancora non sono capaci di scelta? Chinasce non da’ il consenso alla sua nascita in quanto lavita ci viene donata. A conclusione dell’incontro, dopouna breve relazione di P. Leopoldo sul Battesimo neigiudei cristiani, gli astanti, sotto la guida del VescovoMons. Gestori, hanno rinnovato le promesse del Bat-tesimo. C. Di Biagio

Riflessione in preparazione quaresimale alla PasquaLa catechesi dei Medici

Padre Cristinelli, cappellano dell’ospedale,

ha spronato alcuni medici a proporre delle catechesi nell’anno della fede

A Ripatransone la lavorazione del legno edel mobile è secolare, e tuttora è abbastanzafiorente con ricaduta positiva nel mondo dellavoro e dell’occupazione. Alcuni imprendi-tori e le loro maestranzehanno ricevuto e rice-vono committenze presti-giose che fanno onorealla Città, al Piceno, alleMarche. La Falegname-ria PIEMME (SNC) diClaudio e Sandro Piergal-lini e di Decio Marinelli,specializzata nella realiz-zazione di arredi su misura (i clienti non sonosolo privati, ma soprattutto banche, aziende,hotels, farmacie), recentemente ha ricevutouna commessa da parte del Vaticano, che con-siste nella ristrutturazione di ventuno grosseteche che custodiscono pregevoli oggetti dicarattere storico-artistico, posizionate nellagrande “Sala degli Indirizzi”, visitata e attra-versata da tutti quelli che si recano ad ammi-rare la famosa Cappella Sistina. I lavori diristrutturazione consistono nel dare alle teche

maggiore sicurezza e maggiore praticità per ilpersonale (restauratori, addetti alla pulizia): laconsegna deve avvenire entro un anno, quindientro i primi mesi del 2014. In attività dal

1996 la FalegnameriaPIEMME a Ripatran-sone è forse l’aziendapiù giovane del settore,ma anche una delle piùnote; ha clienti in tuttoil territorio nazionale,compresa la città diMilano; non sonopochi quelli di Roma

(interland e Città), dove di recente ha arredatoun lussuoso B&B nella zona del Pantheon.Tra gli arredamenti forniti nelle Marche si ri-cordano quelli di alcune filiali dellaCA.RI.FA.C. (Cassa di Risparmio di Fabrianoe Cupramontana), della CARISAP (Cassa diRisparmio di Ascoli Piceno), delle tre filialidella Banca di Ripatransone-Credito Coope-rativo, aperte a San Benedetto del Tronto, cittàdove ha arredato pure l’hotel “Smeraldo”.

RIPATRANSONE – Quando la crisi colpisceanche settori delicati per il futuro del Paese,come quello dell’istruzione, è il momentodi azioni concrete: questa è la filosofia cheha portato la Banca di Ripatransone a so-stenere, anche quest’anno, le famiglie delterritorio, nello sforzo comune di investirenella formazione delle generazioni future.Quindi, la Banca di Ripatransone riproponel’offerta di prestiti a tasso zero a tutti i socie clienti per l’acquisto di personal compu-ters, per sostenere la spesa delle tasse univer-sitarie e per finanziare il conseguimento dellapatente di guida. Inoltre analoghe agevolazionisono state confermate per l’acquisto di libri ditesto all’inizio del prossimo anno scolastico.

Non saranno addebitate spese per l’istruttoriadella pratica né spese di incasso rata. Tutte le informazioni sono già disponibili pressole filiali.

Roberto Valeri

Commessa del Vaticano alla Falegnameria PIEMME

A sostegno dell’istruzione.La Banca di Ripatransone ripropone prestiti a tasso zero per libri, computers e tasse universitarie.

La sera dell’8 febbraio, le nostre Suore di San-

t’Egidio alla Vibrata, ci hanno invitato alla pre-

sentazione del volume curato dalla Prof.ssa Suor

Maria Paola Giobbi “Lettere alle suore e alle edu-

cande” del Venerabile Francesco Antonio Mar-

cucci. Personalmente, sono stata molto contenta

di poter conoscere, finalmente, l’opera del Fon-

datore della Congregazione delle Pie Operaie

dell’Immacolata. Mons. Marcucci, del quale non

conoscevo molto, non mi era però del tutto

ignoto, visto che mia madre, allieva della Scuola

Media, presso l’Istituto di Ascoli Piceno, racconta

ancora oggi del ritratto del Fondatore posto sul pia-

nerottolo vicino la Cappella, che le incuteva un gran

timore. Ascoltando, invece, i racconti della sua vita

e le lettere scritte alle educande, ho scoperto che

Mons. Marcucci era un padre, un maestro e un

amico delle “sue” ragazze, che accompagnava nella

crescita sempre con gioia. A conforto di questa im-

magine, è intervenuto il “caloroso” racconto della

vita, della pedagogia e della letteratura fatto da

Padre Vincenzo La Mendola che, con entusiasmo e

trasporto, ci ha fatto “sentire” la sua presenza. E’

emerso che già nel XVIII sec. Mons. Marcucci ri-

cordava “ la bella gita” fatta dalle sue suore su que-

ste colline, menzionado anche la vicina Abbazia di

Montesanto e la sua venuta a Sant’Egidio in qualità

di Vescovo del territorio. Il parroco di Sant’Egidio

alla Vibrata, Don Tommaso Capriotti ha raccontato

il legame speciale con il Venerabile e l’influenza

che le Suore Concezioniste e gli scritti marcucciani

avevano esercitato sulla decisione di venire come

parroco in questo paese. Mons. Marcucci ha la-

sciato una traccia di predicazione anche a Torano

Nuovo, mia terra di origine, dove, secondo la testi-

monianza di mio padre, nel piccolo e prezioso

Museo di Arte Sacra, è esposta una reliquia del Pa-

trono San Flaviano, autenticata da Mons. Marcucci,

Vicegerente di Roma con Papa Clemente XIV. Tor-

nando al nostro incontro, dopo le simpatiche e

spontanee lettere indirizzate al fondatore dalle bam-

bine della Scuola Elementare di S. Benedetto del

Tronto e la bella interpretazione degli scritti del

Dott. Daniele Vittori, Suor Maria Paola Giobbi ci

ha esposto la cura e lo stile educativo dell’Episto-

lario Marcucciano, caratterizzato da dolcezza e pa-

zienza: per lui “educare è come coltivare tenere

piantine”. E così hanno cantato i nostri piccoli della

Scuola Materna, sapientemente preparati dalle loro

insegnanti “Siam le tenere piantine” che “ convien

coltivarle con mano gentile, paziente e piacevole…

”. E’ per questi tratti educativi che abbiamo scelto

la scuola “delle Suore” per i nostri figli. Il Marcucci

chiedeva alle Pie Operaie di amare gli alunni, inse-

gnare loro un lavoro, e soprattutto le voleva impe-

gnante nella promozione culturale e in una

educazione amorevole, serena e fraterna. La sua

idea di educazione partiva dalla persona umana

come opera di Dio e nei suoi scritti, invitava a uti-

lizzare al meglio e per il bene degli altri ogni risorsa

e ogni talento che provengono da Dio, proponendo

una vita cristiana, ispirata al Vangelo. Di sicuro, ciò

che più mi ha colpito della figura del Venerabile è

la sua modernità nel considerare la donna. Nelle let-

tere inviate alle educande, si trovano inviti alla let-

tura, alla conoscenza del latino e della filosofia, al

riconoscimento della dignità femminile, per rimuo-

vere l’ignoranza che avvolgeva la figura della

donna in quel tempo… Chissà cosa penserebbe di

quello che la donna è oggi: di ciò che è riuscita a

conquistare e di ciò che ancora subisce! Voglio im-

maginare che ci darebbe un monito: ogni conquista

richiede il superamento di mille difficoltà !!!

Francesca Cavarocchi

La calorosa accoglienza delle Lettere alle suore e alle educande a Sant’Egidio alla Vibrata

Page 8: ANNO XXX N° 8 - 10 Marzo 2013

famiglie, lo si è fatto per un bene più grande e seil Comune di Monteprandone (era presente il sin-daco Stefano Stracci n.d.r), lo ha fatto cittadinoonorario, qualcosa di buono ha fatto sicuramente”per il bene di tutta la comunità religiosa e civile,e i benefici sono ancora evidenti. “Ringrazio DonAlfonso per l’invito- ha dichiarato Don Remo,- eprendendo spunto dal fatto che diversi preti an-ziani della diocesi sono “ospitati” negli ospizi, hacontinuato: “I preti anziani, non dovrebbero es-sere cacciati dalle proprie parrocchie che hannoservito per anni mettendo a diposizione le proprieenergie. Comunque possono essere utili per tantipiccoli e grandi servizi vedi le confessioni e altro.Al termine della funzione, la consegna di unatarga ricordo che gli attribuisce il titolo di “nonnoonorario della Comunità parrocchiale”.

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Ha festeggiato il suo compleanno nella Parrocchiadel S. Cuore di Centobuchi, parrocchia che lo havisto parroco per ben 44 anni.Don Remo Burrasca ha spento 87 candeline nelmodo più bello per un sacerdote: celebrando l’Eu-caristia e presenziando il battesimo del piccolo Da-vide celebrato dal parroco Don Alfonso Rosati.Un modo per sentirsi vivo ed utile, soprattutto inquesto periodo dove è di moda rinchiudere anziani(preti compresi) negli ospizi.Tanti i parrocchiani che hanno partecipato alla fun-zione religiosa, festeggiando il “nonno” onorario di

questa comunità parrocchiale. Una bella cerimoniaresa ancor più tale dal battesimo e dal repertorio dicanti scelto dal coro parrocchiale diretto da SoniaCostantini e Luana Liodori “Il vecchietto dove lometto…”, (di sinodale memoria!) ha scherzato DonAlfonso, sottolineando il valore degli anziani, cherappresentano una risorsa e non un peso. Per me èsempre un piacere invitare Don Remo. Nelle famiglie ogni tanto si devono prendere deci-sioni anche difficili da digerire; sicuramente DonRemo nei 44 anni di parroco avrà preso qualche de-cisone che ha scontentato qualcuno, ma come nelle

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Nel V anniversario della dipartita di Chiara Lubich, la comunità del Movimento dei Focolari delle Marche, unitamente al Comune di

-giana un evento che dipinga il “ritratto” di Chiara Lubich, pennellato nella sua poliedrica e ricca personalità, nella dimensione della sua spiritualità collettiva anticipatrice del Concilio e nell’incidenza del carisma per la realizzazione di un mondo unito.

L’evento marchigiano, che precede ed accompagna varie iniziative in Italia e nel

-cato per le intuizioni qui avute da Chiara nel 1939; la riconoscenza manifestata dall’Ammini-strazione comunale a conclusione di un lascito

intensità è stata qui sigillata dalla cittadinanza benemerita alla memoria di Chiara Lubich, consegnata dal Sindaco nelle mani di Maria Voce (Emmaus) il 25 ottobre 2009.

L’iniziativa culturale intende rinnovare e attualizzare il rapporto di Chiara Lubich con le Marche nelle sue imprescindibili radici e nello

campo sulle realtà sgorgate dal carisma dell’unità e sulla loro incidenza concreta nella Chiesa e nell’umanità, alla luce del presente e per il futuro.

Chiara Lubich, una scia di luceda Loreto al mondo (scheda video)

,stretta collaboratrice di Chiara Lubich eResponsabile del Centro Chiara Lubich

Caporedattore del periodico Città Nuovadialoga con:

Giornalista, docente di storia contemporanea all’Università “Sapienza” di Roma

Docente di sociologia all’Istituto Universitario “Sophia” di Loppiano (Fi)

“Armonie d’Irlanda” Ensemble di arpe celtiche,Scuola di Musica “Bettino Padovano” di Senigalliae “Zona Musica” di Ancona

intervista Presidente Movimento Politico per l’unità - Marche

, Sindaco di Loreto, consegnaa un riconoscimento

“Armonie d’Irlanda” Ensemble di arpe celtiche,Scuola di Musica “Bettino Padovano” di Senigalliae “Zona Musica” di Ancona

› Ringraziamenti e conclusione

Le 87 candeline per don RemoFesteggiato nella Parrocchia che lo ha avuto parroco