anno xxx n° 13 - 21 aprile 2013

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Pastore scorse fra la folla chi più aveva bisogno di accoglienza, per- ché sofferente, colpito nel corpo, nella vitalità. Sarebbe bastata una benedizione da lontano, a di- stanza. Francesco fa saltare il pro- tocollo e la rete di protezione tesagli intorno, si slancia, dimo- strando concretamente quella te- nerezza che vuole essere il sigillo del suo servizio e che impregna tutto il suo agire. Non è pena, di- spiacere, è qualche cosa di più, di più profondo: è com-passione, nel suo significato di radice, un patire insieme, un non lasciare solo chi ha maggior bisogno di sapersi accom- pagnato. L’Ok alla sua gente Il saluto crea una corrente viva di sentimenti, di stati d’animo che si susseguono in cui le persone si ritrovano, si rico- noscono. Troppo spesso tutto è for- male, per non mancare all’educazione o, peggio, all’eti- chetta. Tutto manca di calore, di im- mediatezza. La mossa di Francesco taglia la prospettiva, costringe ad in- terrogarsi: quest’uomo non è un de- magogo, non conclude un comizio e neppure è un imbonitore che vuole venderti la sua merce. Ti viene in- contro perché solo tu gli interessi, tu che con lui stai cercando il Signore della tua vita e della tua vita eterna: nella gioia della fraternità. I poveri nella testa e nel cuore La nostra ge- stualità dice chi siamo in quel sottofondo che è la nostra singolarità, talvolta incomunicabile o non comunicata. Quella attuale non attira molto, troppo spesso è insolente o degradante. Il ri- chiamo alla mente ci dice che Francesco non è persona di sola emotività o facili calorosità, è persona di autentica e ferma fede che coinvolge nell’adesione tutta l’umanità con il dono della ra- gione che ben ci distingue dal regno animale. Fede significa libertà somma, perché il nostro Dio “se è paziente e ci attende sempre” è, in primo luogo, il Dio che rispetta il nostro voler essere liberi. L’incontro con Benedetto È la prima volta, nella secolare storia della Chiesa, che ne ab- biamo due: due uomini biancovestiti che nella fede riconosciamo Vescovi di Roma. Incarnano due momenti storici diversi, difficoltà e problemi universali, strettoie e momenti bui. L’uno con- clude, l’altro inizia. Certo, se le cose stessero solo così, basterebbe chiudere e non iniziare. Lo sguardo di entrambi però, se per l’uno si è posato e per l’altro si poserà sulla storia dell’umanità e del popolo di Dio in cammino, non trae forza e vigore da se stesso ma da Colui che entrambi guardano e che li guida e li sorregge. Egli li uni- sce. La lavanda dei piedi ai giovani detenuti Il gesto va letto nella sua simbologia, evangelica per di più. Altrimenti rappresenta un non senso assoluto. Francesco non ha voluto che si accor- resse a celebrare il mistero del Corpo e del San- gue donato, è accorso lui stesso da chi non avrebbe potuto accorrere, da chi, nella nostra concezione di diritto e giustizia, sconta una pena ed è sotto chiave, mentre invece avrebbe bisogno di essere educato, maturato e crescere nella pro- pria umanità. Non è un gesto scontato, facile ed ineliminabile perché da sempre così si è fatto, è un gesto che richiede consapevolezza e trasuda com-passione. ANNO XXX N° 13 - 21 Aprile 2013 1.00 SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI SAN BENEDETTO DEL TRONTO - RIPATRANSONE - MONTALTO Abbonamento annuo ordinario 30,00 - sostenitore 50,00 - Taxe parcue - Tassa riscossa Ufficio di AP - SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE - DL 353/2003 (conv.in L.27/02/2004 n.46) art.1 comma 1 commerciale business Ascoli Piceno L’inchino al popolo Il Vescovo di Roma, come ama chiamarsi Francesco I, non intende i suoi primi passi come l’inizio di un regno ma come l’aprirsi del suo servizio alla Chiesa, a tutto il po- polo di Dio in cammino nella storia. Per sottoli- nearlo, non si presta all’acclamazione trionfale di un monarca ma si china dinanzi ai fedeli riuniti che vuole raccolti in preghiera, perché implorino la benedizione di Dio su di lui: Servo dei Servi nella carità e come tale nella postura del povero. Il primo dei gesti che diranno, nella loro sempli- cità, che si sta aprendo una stagione nuova: spo- glia, orante, diretta e ilare. La carezza al nostro Cesare. Lo sguardo del 13 MARZO - 13 APRILE Un mese fa Francesco Sei gesti d’autore: l’inchino al popolo, la carezza a Cesare, l’Ok alla sua gente, i poveri nella testa e nel cuore, l’incontro con Benedetto, la lavanda dei piedi ai detenuti Cristiana Dobner PRESENTATO A MONTALTO MARCHE IL SECONDO VOLUME DELLA BIBLIOTECA VATICANA Sabato 13 aprile nella concattedrale di S. Maria Assunta è stato presentato il volume curato da Massimo Ceresa: La Biblio- teca Vaticana tra ri- forma cattolica, crescita delle colle- zioni e nuovo edifi- cio (1535-1590). Questo è il secondo titolo dei sette pre- visti e dedicati alla storia della Vati- cana (Città del Va- ticano, Biblioteca Apostolica Vati- cana, 2012, pag. 454). Nell’introdu- zione, tra l’altro, così si legge: Il secondo volume riprende il cammino dall’anno 1534, quando papa Paolo III succedette a Clemente VII... Giun- giamo alla pubblicazione di questo secondo volume mentre la Biblioteca Apostolica Vaticana sta predisponendo proprio il Salone Sistino quale ul- teriore sala di consultazione. Alla presenza di un pubblico numeroso, attento ed interessato, sono inter- venuti: Il Vescovo Diocesano Mons. Gervasio Gestori, il Dott. Guido Mastrosani, Sindaco di Montalto Marche, Mons. Cesare Pasini, Prefetto della Biblioteca Apostolica Vaticana. Il volume è stato presentato dal Prof. Roberto Rusconi, professore di Storia del Cristianesimo - Università Roma Tre. È intervenuto il curatore del volume Dott. Massimo Ceresa. Ha fatto da moderatore Mons. Vincenzo Catani.

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SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI SAN BENEDETTO DEL TRONTO - RIPATRANSONE - MONTALTO

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Page 1: ANNO XXX N° 13 - 21 Aprile 2013

Pastore scorse fra la folla chi piùaveva bisogno di accoglienza, per-ché sofferente, colpito nel corpo,nella vitalità. Sarebbe bastata unabenedizione da lontano, a di-stanza. Francesco fa saltare il pro-tocollo e la rete di protezionetesagli intorno, si slancia, dimo-strando concretamente quella te-nerezza che vuole essere il sigillodel suo servizio e che impregna

tutto il suo agire. Non è pena, di-spiacere, è qualche cosa di più, dipiù profondo: è com-passione, nelsuo significato di radice, un patireinsieme, un non lasciare solo chi hamaggior bisogno di sapersi accom-pagnato.L’Ok alla sua gente Il saluto creauna corrente viva di sentimenti, distati d’animo che si susseguono incui le persone si ritrovano, si rico-noscono. Troppo spesso tutto è for-male, per non mancareall’educazione o, peggio, all’eti-chetta. Tutto manca di calore, di im-mediatezza. La mossa di Francescotaglia la prospettiva, costringe ad in-terrogarsi: quest’uomo non è un de-magogo, non conclude un comizioe neppure è un imbonitore che vuolevenderti la sua merce. Ti viene in-contro perché solo tu gli interessi, tu

che con lui stai cercando il Signore della tua vitae della tua vita eterna: nella gioia della fraternità.I poveri nella testa e nel cuore La nostra ge-stualità dice chi siamo in quel sottofondo che èla nostra singolarità, talvolta incomunicabile onon comunicata. Quella attuale non attira molto,

troppo spesso è insolente o degradante. Il ri-chiamo alla mente ci dice che Francesco non èpersona di sola emotività o facili calorosità, èpersona di autentica e ferma fede che coinvolgenell’adesione tutta l’umanità con il dono della ra-gione che ben ci distingue dal regno animale.Fede significa libertà somma, perché il nostroDio “se è paziente e ci attende sempre” è, inprimo luogo, il Dio che rispetta il nostro voleressere liberi.L’incontro con Benedetto È la prima volta,nella secolare storia della Chiesa, che ne ab-biamo due: due uomini biancovestiti che nellafede riconosciamo Vescovi di Roma. Incarnanodue momenti storici diversi, difficoltà e problemiuniversali, strettoie e momenti bui. L’uno con-clude, l’altro inizia. Certo, se le cose stesserosolo così, basterebbe chiudere e non iniziare. Losguardo di entrambi però, se per l’uno si è posatoe per l’altro si poserà sulla storia dell’umanità edel popolo di Dio in cammino, non trae forza evigore da se stesso ma da Colui che entrambiguardano e che li guida e li sorregge. Egli li uni-sce.La lavanda dei piedi ai giovani detenuti

Il gesto va letto nella sua simbologia, evangelicaper di più. Altrimenti rappresenta un non sensoassoluto. Francesco non ha voluto che si accor-resse a celebrare il mistero del Corpo e del San-gue donato, è accorso lui stesso da chi nonavrebbe potuto accorrere, da chi, nella nostraconcezione di diritto e giustizia, sconta una penaed è sotto chiave, mentre invece avrebbe bisognodi essere educato, maturato e crescere nella pro-pria umanità. Non è un gesto scontato, facile edineliminabile perché da sempre così si è fatto, èun gesto che richiede consapevolezza e trasudacom-passione.

ANNO XXX N° 13 - 21 Aprile 2013 € 1.00

SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI SAN BENEDETTO DEL TRONTO - RIPATRANSONE - MONTALTO

Abbonamento annuo ordinario € 30,00 - sostenitore € 50,00 - Taxe parcue - Tassa riscossa Ufficio di AP - SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE - DL 353/2003 (conv.in L.27/02/2004 n.46) art.1 comma 1 commerciale business Ascoli Piceno

L’inchino al popolo Il Vescovo di Roma, comeama chiamarsi Francesco I, non intende i suoiprimi passi come l’inizio di un regno ma comel’aprirsi del suo servizio alla Chiesa, a tutto il po-polo di Dio in cammino nella storia. Per sottoli-nearlo, non si presta all’acclamazione trionfaledi un monarca ma si china dinanzi ai fedeli riuniti

che vuole raccolti in preghiera, perché implorinola benedizione di Dio su di lui: Servo dei Servinella carità e come tale nella postura del povero.Il primo dei gesti che diranno, nella loro sempli-cità, che si sta aprendo una stagione nuova: spo-glia, orante, diretta e ilare.La carezza al nostro Cesare. Lo sguardo del

13 MARZO - 13 APRILE

Un mese fa FrancescoSei gesti d’autore: l’inchino al popolo, la carezza a Cesare,

l’Ok alla sua gente, i poveri nella testa e nel cuore, l’incontro

con Benedetto, la lavanda dei piedi ai detenutiCristiana Dobner

PRESENTATO A MONTALTO MARCHE IL SECONDO VOLUME DELLA BIBLIOTECA VATICANA

Sabato 13 aprile nellaconcattedrale di S.Maria Assunta è statopresentato il volumecurato da MassimoCeresa: La Biblio-teca Vaticana tra ri-forma cattolica,crescita delle colle-zioni e nuovo edifi-cio (1535-1590).Questo è il secondotitolo dei sette pre-visti e dedicati allastoria della Vati-cana (Città del Va-ticano, BibliotecaApostolica Vati-cana, 2012, pag.454).N e l l ’ i n t r o d u -zione, tra l’altro,così si legge: Ilsecondo volume

riprende il camminodall’anno 1534, quando papa Paolo III succedette a Clemente VII... Giun-giamo alla pubblicazione di questo secondo volume mentre la BibliotecaApostolica Vaticana sta predisponendo proprio il Salone Sistino quale ul-

teriore sala di consultazione.Alla presenza di un pubblico numeroso, attento ed interessato, sono inter-venuti:Il Vescovo Diocesano Mons. Gervasio Gestori, il Dott. Guido Mastrosani,Sindaco di Montalto Marche, Mons. Cesare Pasini, Prefetto della BibliotecaApostolica Vaticana.Il volume è stato presentato dal Prof. Roberto Rusconi, professore di Storiadel Cristianesimo - Università Roma Tre.È intervenuto il curatore del volume Dott. Massimo Ceresa.Ha fatto da moderatore Mons. Vincenzo Catani.

Page 2: ANNO XXX N° 13 - 21 Aprile 2013

Anno XXX

21 Aprile 20132

PAG

Proprietà: “confraternita SS.mo Sacramento e cristo Morto”

Via Forte - S. Benedetto del Tr. (AP) REGISTRAZIONE TRIB. DI AScOLI PIcENO N. 211 del 24/5/1984

DIR. RESPONSABILE: Pietro Pompei [email protected] REDAZIONE E AMM.NE 63074 S. Benedetto Tr. (AP) Via Forte, 16 - Tel. 0735 581855 (int. 2-5)

e-mail: [email protected] C.C.P. n. 11886637, intestato a L’ANCORA - Causale abbonamento

Impaginazione e stampa: Linea Grafica Srl - Tel. 0735 702910 - centobuchi (AP) - E-mail: [email protected] Il sito della Diocesi www.diocesisbt.it

SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI SAN BENEDETTO DEL TRONTO - RIPATRANSONE - MONTALTO

IL PAPA RICORDA 50° ANNIVERSARIO

DELLA “PACEM IN TERRIS”

DI GIOVANNI XXIII

La scelta del Santo Padre di affidarmi l’ufficiodi segretario per il gruppo di cardinali deputatoa consigliarlo nel governo della Chiesa univer-sale e pure incaricato di studiare un progetto direvisione della Costituzione apostolica “Pastorbonus” sulla Curia Romana, suscita nel mioanimo sentimenti di gratitudine e, al tempostesso, di rinnovato impegno nel servizio allaChiesa, che ora mi viene domandato di allargarea questa nuova e specifica funzione.Mi rasserena e mi conforta il ricordo della col-laborazione offerta all’allora card. Bergoglio,vissuta per un intero mese nel contesto dell’As-semblea generale ordinaria del Sinodo dei ve-scovi del 2001, dov’egli fu relatore generale.Il rilievo dell’attuale scelta papale mi pare sipossa inquadrare anzitutto nell’accoglienzad’istanze - come è stato sottolineato nel comu-nicato della Segreteria di Stato - emerse a piùvoci nel corso delle Congregazioni generali an-teriori al Conclave. Un altro aspetto lo cogliereinella “novità” di questo organismo che indub-biamente arricchisce e amplifica le forme dellacomunione anche in quelli che potrebbero es-sere intesi come i vertici della istituzione eccle-siastica. Ampliare gli spazi della “communio”:mi pare che anche questo sia implicito in questaultima scelta di Papa Francesco, convinto comesono che nella medesima direzione della “com-munio” debbano leggersi pure i recenti rimandi

alla “presidenza della carità” (che riecheggiasant’Ignazio di Antiochia), e al binomio ve-scovo-popolo che ricorda il “Pastori suo grexadherens” di san Cipriano, fatti più volte dalPapa parlando ai fedeli.

COMUNICATO DELLA SEGRETERIA DI STATOCittà del Vaticano, 13 aprile 2013 (VIS).

Il Santo Padre Francesco, riprendendo un suggerimento emerso nel corso delle Con-

gregazioni Generali precedenti il Conclave, ha costituito un gruppo di Cardinali per

consigliarlo nel governo della Chiesa universale e per studiare un progetto di revisione

della Costituzione Apostolica Pastor bonus sulla Curia Romana.

Tale gruppo è costituito da:

-Card. Giuseppe Bertello, Presidente del Governatorato dello Stato della Città del Va-

ticano;

-Card. Francisco Javier Errázuriz Ossa, Arcivescovo emerito di Santiago de Chile

(Cile).

-Card. Oswald Gracias, Arcivescovo di Bombay (India).

-Card. Reinhard Marx, Arcivescovo di München und Freising (Germania).

-Card. Laurent Monsengwo Pasinya, Arcivescovo di Kinshasa (R.D. del Congo).

-Card. Sean Patrick O’Malley, O.F.M. Cap., Arcivescovo di Boston (U.S.A.).

-Card. George Pell, Arcivescovo di Sydney (Australia).

-Card. Oscar Andrés Rodríguez Maradiaga, S.D.B., (Honduras), con funzione di co-

ordinatore.

-S.E. Mons. Marcello Semeraro, Vescovo di Albano, con funzione di segretario.

La prima riunione collettiva del gruppo è stata fissata per i giorni 1 - 3 ottobre 2013;

Sua Santità è tuttavia sin d’ora in contatto con i menzionati Cardinali.

MARCELLO SEMERARO

Ampliare gli spazi della “communio”L’organismo costituito dal Santo Padre “indubbiamente arricchisce eamplifica le forme della comunione anche in quelli che potrebbero es-sere intesi come i vertici della istituzione ecclesiastica”. Nella “dire-zione” della “communio” devono “leggersi pure i recenti rimandi” diPapa Francesco alla “presidenza della carità” e al “binomio vescovo-popolo”

Marcello Semeraro - vescovo di Albano

Città del Vaticano, 11 aprile

2013 (VIS). Questa mattina

Papa Francesco ha ricevuto

nella Sala Clementina i mem-

bri della “Papal Foundation”

nel corso della loro annuale

visita a Roma. La “Papal

Foundation”, associazione

cattolica statunitense istituita

a Philadelphia (Stati Uniti

d’America), nel 1990, dal de-

funto Cardinale John Krol, fi-

nanzia le necessità della

Chiesa nel mondo.”Nei ven-

ticinque anni trascorsi dalla creazione della Fondazione, - ha affermato Papa Francesco - voi e i

vostri affiliati avete aiutato il Successore di Pietro sostenendo molte opere di apostolato e di carità

particolarmente vicine al suo cuore. In questi anni, avete contribuito in modo significativo alla cre-

scita di molte Chiese particolari nei Paesi in via di sviluppo sostenendo, tra le altre cose, la forma-

zione permanente del clero e dei religiosi, offrendo aiuto, assistenza medica e cura ai poveri e ai

bisognosi, e creando opportunità di formazione e di lavoro particolarmente necessarie”.Infine il

Papa, nel ricordare che oggi ricorre il cinquantesimo anniversario dell’Enciclica “Pacem in terris”,

del Beato Giovanni XXIII, ha auspicato che tale ricorrenza “sia di stimolo ad impegnarsi sempre

nel promuovere la riconciliazione e la pace ad ogni livello”.

Raccapricciante è la miseria che sta avan-

zando nel nostro paese. Dopo la tragedia

della crisi e della povertà la nostra regione

ha visto sterminata in poche ore un’intera fa-

miglia. Per mancanza di amore si scava ogni

giorno più l’abisso che separa i privilegiati

e i diseredati. Non ci si può scansare dalle

responsabilità che ognuno, anche se solo nel

proprio vissuto, ha nel saper condividere e

ascoltare i bisogni degli altri.“Una sola

guerra è certamente e sempre giusta, la guerra

contro la miseria”

( Abbè Pierre) Più i tuoi privilegi sono grandi,

più grande è la tua responsabilità nel metterli al

servizio di tutti. Immagina che per un concorso

di circostanze straordinarie, tu sia all’oscuro

che tuo fratello o concittadino è ancora vivo,

ma si trovi in uno stato miserabile e in grave pe-

ricolo: in questo caso tu non saresti responsa-

bile della sua salvezza. Ma il giorno in cui tu

conosci che è vivo, ma è in grande sofferenza,

se tu non fai tutto quanto puoi per salvarlo, tu ti

condanni definitivamente davanti agli uomini e

davanti a Dio. A responsabilità collettiva corri-

sponde il dovere di impegnarsi in uno sforzo

collettivo. Non occorrono azioni straordinarie,

ma è nostro dovere essere vigilanti sulle possi-

bilità che ci offre la vita quotidiana: prima di

tutto e soprattutto, se impegnati negli organismi

professionali, politici…E’ proprio la mancanza

di ascolto “vero” che crea smarrimento in chi

non ha più lavoro e non sa come vivere. E’ il

bussare alle porte e trovarle “falsamente aperte”

che porta allo sconforto. E’ il vivere in una so-

cietà che offre tante possibilità e tu non hai di

che vivere e dove vivere che ti fa perdere la

“speranza” Un senso acuto di smarrimento

spinge ad entrare nel “deserto dell’essere” che

può essere colmato con un ascolto vero, un

amare vero fatto di partecipazione, condivisione

coinvolgimento con altri a dare fiducia e oppor-

tunità per permettere di ricominciare allo sfidu-

ciato.Tante famiglie nella nostra diocesi hanno

avuto l’opportunità di essere ascoltate ed aiutate

in qualsiasi tipo di povertà; ciò ci fa onore! Ma

quanti ancora vivono in silenzio i propri trava-

gli familiari e noi “ Buoni” viviamo nell’indif-

ferenza, o se vediamo ci fa comodo girare le

spalle perché non ce la facciamo ad arrivare a

soddisfare i nostri super bisogni!Giuseppe Paolini

TUO FRATELLO SOFFRE E MUORE !Una diffusa emozione e partecipazione abbiamo avvertito, anche nella nostra Diocesi,

per la tragedia che ha coinvolto un’intera famiglia di Civitanova Marche

IL SANTO PADRE SALUTA

LA SUA SQUADRA DI CALCIOCittà del Vaticano, 10 aprile 2013 (VIS). Fra i presenti al-

l’Udienza Generale vi era un gruppo del Club Atlético

San Lorenzo de Almagro, di Buenos Aires (Argentina),

di cui Papa Francesco è socio numero 88235 N dal 2008.

Il Santo Padre ha salutato “i corvi“, come si definiscono

i tifosi della squadra San Lorenzo de Almagro, insieme

ai pellegrini provenienti da Spagna, Argentina e Messico

e da altri paesi latinoamericani, con queste parole: “Ah,

questo è molto importante”. Nel gruppo di lingua spa-

gnola ha ricordato anche i sacerdoti del corso di aggior-

namento del Pontificio Collegio Spagnolo di Roma. Il

Papa si è rivolto anche agli alunni del Collegio di Difesa

della Nato (Nato Defense College) auspicando che “il loro servizio alla pace e alla cooperazione in-

ternazionale sia sempre fruttuoso” ed ha salutato i gruppi di giovani tedeschi provenienti da Münster

e Dießen ringraziandoli per l’accompagnamento musicale. Infine, rivolgendosi ai pellegrini di lingua

italiana fra i quali un gruppo di dipendenti dell’IDI (Istituto Dermatologico Italiano), che da mesi vi-

vono una profonda crisi lavorativa, il Papa ha detto: “Auspico che quanto prima si possa trovare una

positiva soluzione in una situazione così difficile”.

Page 3: ANNO XXX N° 13 - 21 Aprile 2013

3Anno XXX

21 Aprile 2013 PAG

Anno della Fede2012 2013

Terza e ultima parabola di rottura

109. IL BANCHETTO DI NOZZE E GLI INVITATILeggiamo Mt 22,1-14. Questa para-

bola, come quella dei vignaiuoli omicidi, incor-

pora vari elementi allegorici; è quanto risulta

anche dal testo parallelo di Lc 14,15-24. Li rile-

veremo coi titoletti.

1. L’introduzione: il banchetto. “Gesù

riprese a parlare loro con parabole e disse: 2Il

regno dei cieli è simile a un re, che fece una festa

di nozze per suo figlio” (Mt 22,1-2). Matteo si

rifà al grande tema del banchetto nuziale presen-

tato ripetutamente dall’Antico Testamento (Is

25,5; 55,1-2; 63,13) e dice che, con la persona e

l’opera di Gesù, si è al suo compimento. In que-

sto grande contesto “il regno dei cieli” corri-

sponde al tempo messianico in cui ci troviamo;

il re è Dio; il Figlio del Re è Gesù; il banchetto è

la vita di grazia nella Chiesa. C’è però da dire che

il resto della parabola non sviluppa questa stu-

penda introduzione; ma si limita a riferire degli

inviti, fatti a molti, a tutti, e accolti da pochi.

2. Gli invitati rifiutano di venire. “Egli

mandò i suoi servi a chiamare gli invitati alle

nozze, ma questi non volevano venire. 4Mandò di

nuovo altri servi con quest’ordine: “Dite agli in-

vitati: Ecco, ho preparato il mio pranzo; i miei

buoi e gli animali ingrassati sono già uccisi e

tutto è pronto; venite alle nozze! 5Ma quelli non

se ne curarono e andarono chi al proprio campo,

chi ai propri affari” (Mt 3-5). Gli invitati sono

gli ebrei chiamati a diventare discepoli di Cristo.

L’invito viene fatto, come stiamo vedendo, lungo

l’attività di Gesù in Galilea e ora in Gerusa-

lemme; poi l’invito continuerà – come sappiamo

dagli Atti degli Apostoli – con Pietro e Giovanni,

con Paolo e con altri. Nel capitolo seguente Gesù

fa questo lamento: “Gerusalemme, Gerusa-

lemme, tu che uccidi i profeti e lapidi quelli che

sono stati mandati a te, quante volte ho voluto

raccogliere i tuoi figli, come una chioccia rac-

coglie i suoi pulcini sotto le ali, e

voi non avete voluto!

Ecco, la vostra casa è

lasciata a voi de-

serta!” (Mt

23,37-38). Pur-

troppo, Geru-

salemme ha

lasciato cadere

i tanti inviti

che il Signore le

rivolgeva!

3. L’inser-

zione storica. 6altri poi

presero i suoi servi, li insulta-

rono e li uccisero. 7Allora il re si indi-

gnò: mandò le sue truppe, fece uccidere quegli

assassini e diede alle fiamme la loro città (Mt

22,6-7). Matteo, che scrive verso gli anni 70-80,

con un flash back, richiama lamento doloroso

della distruzione di Gerusalemme, con la quale

rovina “la vostra casa è lasciata a voi deserta”. I

servi sono i primi grandi missionari cristiani,

quali il diacono Stefano (At 7,55-60), Giacomo,

fratello di Giovanni che fu ucciso da Erode

Agrippa I verso l’anno 44 (At 12,2-3). Si giunge

all’anno 70, quando Tito conquista Gerusa-

lemme, la dà alle fiamme, compie massacri.

Questo evento doloroso per il popolo ebraico ha

anche conseguenze per la diffusione del cristia-

nesimo che si dà alla predicazione universale:

“fate discepoli tutti i popoli” (Mt 28,19). E’

quanto si ha nella parabola che

ora riprende la conti-

nuazione.

4. Gli invi-

tati, conti-

nuazione e

fine della

parabola.

“Poi disse

ai suoi

servi: ‘La

festa di nozze è

pronta, ma gli in-

vitati non erano

degni; 9andate ora ai cro-

cicchi delle strade e tutti quelli che

troverete, chiamateli alle nozze’. 10Usciti per le

strade, quei servi radunarono tutti quelli che tro-

varono, cattivi e buoni, e la sala delle nozze si

riempì di commensali” (Mt 22,8-10). Il testo con-

tinua nella serie degli inviti, ignorando del tutto

22, 6-7. Importante è rilevare l’ampliamento

dell’invio: andate “ai crocicchi delle strade”,

dove il greco corrispondente, epì tas diexódous

tôn hodôn, significa propriamente: dove le strade

della città escono dalla città stessa e si cambiano

in sentieri che si perdono nel loro sviluppo. In

altre parole; andate dappertutto, a “tutti i popoli”

(28,19). Questo invio universale è importante, in

Matteo altrove lo aveva limitato al solo popolo

ebraico (10,5). La sala delle nozze deve riempirsi

di commensali. La rottura col giudaismo è ormai

totale. L’impegno missionario caratterizzerà la

Chiesa in quanto “Cattolica”.

5. La presentazione del giudizio finale.

“Il re entrò per vedere i commensali e lì scorse

un uomo che non indossava l’abito nuziale. 12Gli

disse: ‘Amico, come mai sei entrato qui senza

l’abito nuziale?’. Quello ammutolì. 13Allora il re

ordinò ai servi: ‘Legatelo mani e piedi e gettatelo

fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di

denti’” (Mt 22,11-13). La scena è del tutto nuova

e inattesa: erano stati raccolti come si trovavano,

“cattivi e buoni”; niente di particolare che uno

non sia con la veste nuziale! Il brano è la conclu-

sione di una parabola andata perduta. Matteo lo

ha riprodotto per sottolineare che occorre l’abito

delle opere buone richieste dalla fede (7,21-22)

per andare in paradiso.

6. La conclusione. “Perché molti sono

chiamati, ma pochi eletti” (22,14). Si riferisce

alla parabola degli invii (versetti 2-5 e 8-10); non

alla scena finale del giudizio e premio eterno

(versetti 11-13). Partecipiamo con fervore al ban-

chetto eucaristico per sentirci e chiamati e inviati. [email protected]

Vivere il tempo che pre-cede la Pasqua, attraversola partecipazione ad unaserie di momenti scanditidalla liturgia della setti-mana santa, è stataquest’anno un’esperienzaspirituale particolarmentesentita e coinvolgente. Inparrocchia, alla Dome-nica delle Palme ha fatto

seguito un periodo propedeutico piuttosto forte, coinciso con l’ado-razione eucaristica delle Quarant’ore, animata nei vari momentidel giorno e della notte dai vari gruppi e realtà spirituali. durantel’adorazione, si è riflettuto su brani francescani che ci ricordavanoil grande amore di s. Francesco e s. Antonio per l’Eucarestia e sulvangelo di Giovanni (12,3-8) in cui Gesù è ospite della casa di Be-tania, accolto dalla famiglia che più lo ama: Lazzaro, che Egli harisuscitato dai morti, e le sue sorelle Marta e Maria. Si è riflettutosul gesto generoso di quest’ultima, che non esita a versare sui piedidi Gesù una quantità di preziosa essenza di nardo di inestimabilevalore, suscitando la reazione stizzita di Giuda, mentre il vero si-gnificato è insieme profetico, sacerdotale e regale: regale perchél’unzione era riservata ai re; profetico e sacerdotale perché Mariaanticipa l’unzione che sarà riservataal corpo di Gesù all’atto della sepol-tura e perché, mettendo in atto il suoproposito, ella diventa sacerdotedella risurrezione di Cristo. In Coena Domini. Particolarmentetoccante e coinvolgente sottol’aspetto spirituale è come semprela messa solenne del Giovedì Santo,durante la quale il parroco nella suaomelia ha messo in evidenza la pro-fonda carità del gesto della lavandadei piedi, soffermandosi sulla sua

centralità tanto nelcontesto evange-lico dell’ultimacena quanto nellavita del cristiano.Gesù lava i piedi aisuoi discepoli affi-dando loro la mis-sione di diffonderenel mondo (i piedi)il suo messaggiocui Pietro, pervaso di Spi-rito Santo, risponderà ag-giungendo “il capo e lemani”, a confermare chel’Amore di Cristo perl’umanità si fa anche Intel-ligenza nel discernimentodel disegno di Dio e Caritànel servizio ai fratelli.Adorazione della Croce.

La lettura della Passionesecondo Giovanni ha invitato i fedeli, che hanno gremito la chiesa,alla riflessione tenuta da P.Enrico sul mistero della morte straziante

del Cristo, vittima innocente di meschini giochidi palazzo e della sete di potere e della superbiache induriscono il cuore umano. La scansionedelle scene che raccontano il dramma di Dio, cheaccetta per amore di soffrire come un uomo, hainvitato ciascuno a indagare nel profondo dellapropria anima per comprendere qual è il ruolo diciascuno davanti alla realtà del Cristo sofferentee quanto grande sia l’Amore che si sprigiona dallegno della croce, dall’alto della quale le bracciaspalancate di Gesù sembrano voler abbracciarel’umanità intera. Un Amore infinito che il celebrante ha voluto sot-

tolineare mettendo in evidenza le parole di Gesù all’atto dell’arrestonell’orto del Getzemani: “Se dunque cercate me, lasciate che questise ne vadano”. Gesù si preoccupa di salvaguardare i suoi seguaci edi non coinvolgerli nel suo supplizio, a differenza di Pietro, simbolodell’umanità tutta, che non esiterà a tradirlo.Durante il Sabato Santo si è avuto modo di riflettere sulla di-scesa agli inferi e Resurrezione. Uno dei gruppi, nel primo po-meriggio, ha avuto modo di riflettere sulla discesa agli inferi e sulsuo significato: con l’aiuto di un’icona e attraverso la ricca simbo-logia ad essa legata, si è voluto sottolineare come il sabato santo

non sia un giorno di assenza di Dio; anzi, Cristo porta acompimento la sua missione salvifica scendendo fin nelregno dei morti per risollevare, Lui vivo, l’umanità in-tera schiava del peccato e della corruzione. Messaggiodel resto sintetizzato magistralmente da Paolo (Ef 5,14):“Svegliati, tu che dormi, risorgi dai morti e Cristo ti il-luminerà”. E’ il messaggio gioioso della Pasqua, festadella pace, perché solo nel Cristo risorto può estinguersila sete di felicità insita in ogni uomo. La celebrazionesuggestiva della Veglia Pasquale, iniziata alle 22.00, ciha visti tutti insieme a viverla con tutte le sue fasi. Dal-l’oscurità iniziale siamo passati attraverso un progres-

sivo accendersi della luce fino all’ annunzio dell’ Exultet . PGabriele ci ha invitato a compiere lo stesso itinerario compiutodalle donne; dall’angoscia e paura alla gioia che diventa testimo-nianza per ogni fratello e sorella che incontriamo nella nostra vita.Domenica di Pasqua è stato un giorno di piena letizia, il tutte lecelebrazioni si è vissuto l’evento salvifico sottolineando che anchela nostra comunità parrocchiale deve vivere come una comunitàpasquale. Questo comporta , come ci insegnano san Francesco esant’Antonio,di saper essere strumenti nelle mani di Dio per por-tare nel cuore la letizia e l’entusiasmo di Cristo che per il suo sa-crifico e il Suo amore cammina con ciascuno di noi, e attraverso dinoi nelle nostre case e verso quanti sono ammalati e sofferenti. (a

cura della Parrocchia di Sant’Antonio)

Celebrazione del Triduo Pasquale presso la Parrocchia S. Antonio di Padova

Quando la vita fraterna diventa luogo di festa e di perdono

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Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le

conosco ed esse mi seguono. Io do loro la

vita eterna e non andranno mai perdute e

nessuno le rapirà dalla mia mano. Il Padre

mio che me le ha date è più grande di tutti

e nessuno può rapirle dalla mano del Padre

mio. Io e il Padre siamo una cosa sola”

(VAngeLo Di gioVAnni 10,27-30)

In termini pastorali Gesù ci presenta il rap-porto esistente tra Lui e i suoi fedeli, tra Lui ilPastore e il suo gregge, il suo popolo. Lamutua relazione, la buona conoscenza e ilfedele ascolto caratterizzano i cristiani, i fedeli.Coloro che non possono andare perduti nérapiti in quanto di sua appartenenza.Gesù ci fa notare come la sua mano sia lastessa del Padre, poi sottolinea: IO E ILPADRE SIAMO UNA COSA SOLA. Per in-dicare una perfetta identità tra il Figlio e ilPadre, identità che si riflette nello stesso amoreche Dio-Padre e Dio-Figlio hanno per il

popolo, per noi credenti, per noi fedeli, maanche per noi peccatori; noi che siamo bisog-nosi del suo aiuto, del suo perdono, della suamorte sulla Croce, per essere riscattati dainostri stessi peccati e perchè ci fosse final-mente aperta la via del cielo. Con l’appellativodi Buon Pastore, Gesù promette una intimitàaffettuosa a coloro che lo ascoltano e loseguono. Gesù ci promette e ci offre quellastessa intimità che hanno i coniugi, una intim-ità, un amore fatto di comprensione, di per-dono, di amicizia, di unità, di fedeltà(soprattutto da parte sua) perché qui troviamoil grande mistero, come dice Paolo, del rap-porto tra il Cristo e la Chiesa, ma anche tra ilCristo e ognuno dei suoi figli. Grande importanza in questo brano come intutti gli annunci del Vangelo è l’ascolto. L’as-colto di Gesù e della sua Parola, del suo inseg-namento, perché in questo sta la Salvezza,nell’ascolto della buona novella. E’ evidentecome nel testo biblico la parola “ascolto” ha

Parola del Signore4 DOMENICA DI PASQUA C

dal VanGelO secondo GiOVanni

“La Chiesa sente l’urgenza di andare incontroalla povertà” e dare “indicazioni di speranza”,consapevole che “senza un buon governo non sipuò realizzare una buona società”. Così si èespresso monsignor Agostino Superbo, presidentedella Conferenza episcopale di Basilicata, inter-venendo il 13 aprile a Melfi al convegno sultema “Lavoro e famiglia: speranza e futuro

per il Mezzogiorno. Dal Concilio vaticano II

ad oggi” il quattordicesimo dei sedici appunta-menti promossi dall’Azione Cattolica italiana inpreparazione della Settimana sociale di Torino.

“Protagonista del progresso del Mezzogiorno –ha proseguito il vescovo Superbo - sarà sempree solo il Mezzogiorno, che può dare un contributoper i valori di cui è portatore: rapporti genuini eautentici, solidità della famiglia”. In una regione,la Basilicata, che “perde mille abitanti l’anno,

per lo più giovani e laureati”, occorre per ilpresidente della Ceb “offrire indicazioni di spe-ranza” mediante “due punti forti, la famiglia e

il lavoro, garanzia di dignità per la famiglia” e“luogo di umanizzazione” che “va tenuta forteperché fondamento della Chiesa e di tutta la so-cietà”. Per il vescovo Domenico Sigalini, assi-stente ecclesiastico generale di Ac, la famigliadeve rimanere “sempre soggetto” e “va rispettatacome tale, non come un target per i voti o per ilsostegno che dà”; gli ha fatto eco il presidentedell’Ac Franco Miano, parlando di “binomiostrettissimo” a proposito di lavoro e famiglia:“riferimenti essenziali per lo sviluppo dellasocietà e del futuro”, ha spiegato facendo appelloalla “responsabilità” e alla “testimonianza” della“gioia di essere famiglia”, nonostante problemie fragilità. Sfatare i miti sulla famiglia. “Il lavoro incarnae continua nel tempo la forza creatrice di Dio”, ela famiglia “genera, sostiene e rafforza le capacitàcreative delle persone” ma, ha sottolineato Vera

Negri Zamagni, docente di Storia economicadall’università di Bologna, “ci sono alcuni mitida sfatare”. La famiglia ideale, ad esempio, “nonè quella specializzata, in cui la donna è l’angelodella casa e l’uomo presidia il foro esterno”. Ese il matrimonio, ha proseguito Negri zamagni,va concepito come “un punto di partenza, non di

arrivo”, con l’emancipazione femminile “è pos-sibile costruire una famiglia de-specializzata,dove c’è partecipazione delle donne al lavoro” e“partecipazione dell’uomo alla famiglia”. Laddoveè sviluppato il lavoro femminile “c’è una piùalta natalità” e “anche dal punto di vista educativo”,si riscontra “maggiore equilibrio”. La famiglia è“attanagliata da una duplice crisi”, per il passaggio“da una configurazione specializzata ad unamultitasking” e per “la perdita del significatounivoco della sua natura”. Dunque in primoluogo, ha spiegato la docente, “occorre accom-pagnare le donne fuori casa e gli uomini incasa”, secondariamente, è necessario “modificarel’organizzazione del lavoro e della famiglia, perpermettere a marito e moglie di trovare tempigiusti da dedicare alle attività di lavoro e di fa-miglia”. In quest’ottica di “armonizzazione”, unimpegno particolare è riservato alle famiglie dicristiani, invitati a “insegnare la gratuità, la reci-procità e la giustizia”. Dalle origini in poi. L’eredità del Concilio Vati-cano II nel magistero sociale della Chiesa è stataevidenziata da Luca Diotallevi, docente di So-ciologia a Roma Tre e vicepresidente del Comitatoscientifico delle Settimane sociali: “Come hadetto Benedetto XVI nel dicembre del 2005, ilprofondo rinnovamento nella Dottrina socialedella Chiesa consiste nel tornare alle origini perandare oltre”. Superando, così, la visione “natu-ralista e statalista” tipica della “Rerum novarum”per arrivare alla dottrina della “Caritas in Veritate”,che interpreta la “via istituzionale alla caritàcome incessante impegno dei credenti per una

Giovedì 25 aprile

Ore 09.30 S. Benedetto

Suore Concezioniste: S. Messa

Ore 11.00 Centobuchi - S. Cuore:

S. Messa, con S. Cresime

Sabato 27 aprile

Ore 09.30 Monteprandone

Saluto al Convegno

“La Famiglia tra lavoro

e riposo festivo”

Ore 18.00 Fiuggi

Comunità “Gesù Risorto”:

S. Messa

Domenica 28 aprile

Ore 11.00 Fiuggi

Comunità “Gesù Risorto”:

S. Messa

Incontri Pastorali del Vescovo

durante la Settimana 21-28 aprile 2013

civitas poliarchica”. Diotallevi ha poi richiamatoil “dovere strettissimo” che ciascun cristiano hadi “difendere i diritti di tutti e soprattutto dei piùdeboli”, auspicando la riscoperta del “carattereagonistico e militante del cristianesimo”, per“rispondere al compito di ogni formazione sociale:partecipare in modo specifico alla ricerca delbene comune, per come ciascuno può e secondole proprie competenze”. Questa, forse “non è

una prospet-tiva che cicoccola”, marichiama, haconcluso, la“responsabi-lità necessaria” ad affrontare la “sfida che il mo-mento pone” e a “conciliare libertà e fede”. Sir

AZIONE CATTOLICA

Sud e famiglia: nulla è scontatoA Melfi il quattordicesimo dei sedici appuntamenti promossi dall’Azione Cattolica italiana in preparazione della Settimana sociale di

Torino. Monsignor Agostino Superbo: “La Basilicata perde mille abitanti l’anno, per lo più giovani e laureati. Occorre offrire indicazioni

di speranza”. Interventi di monsignor Domenico Sigalini, Franco Miani, Vera Negri Zamagni e Luca Diotallevi

un significato ben preciso che trascende il sig-nificato italiano del termine, infatti per l’Ebreola parola “ascolto” associava l’azione del-l’orecchio con un’ azione fattiva, che era con-seguente a ciò che si era ascoltato. Ascolto eazione; famosa e bellissima infatti é lapreghiera più importante del popolo ebraico lo“SHEMA” (che significa appunto = AS-COLTA ): Shema Israel ...... Ascolta Israele :il Signore é il nostro Dio, il Signore é uno solo.Tu amerai il Signore tuo Dio con tutto il cuore,con tutta l’anima e con tutte le forze” Come si vede l’ascolto é solo la prima partedell’azione che poi si perfeziona con l’amoreincodizionato all’unico vero Dio. Ed é la stessacosa che Gesù chiede a noi, di amare incon-dizionatamente il Padre che é nei cieli e diamare i fratelli, prendendo come esempio ilsuo amore: Amatevi gli uni gli altri come io hoamato voi. Gesù vuole ribadire con gran forzache tutti coloro che si affidano a LUI, non

hanno nulla da temere, perché in mani migliorinon potrebbero essere.Il suo amore, la sua misericordia si stende sututti quelli che lo amano, e quanto è grandel’amore che Gesù ha per noi, Egli che si è sot-toposto alla morte e alla morte di croce perpoterci donare la salvezza e la redenzione. O SIGNORE facci buoni ascoltatori della tuaparola, per poter essere tuoi discepoli, e testi-moni del tuo amore. Riccardo

PILLOLE DI SAGGEZZA

DISSE UN GIOVANE MONACO AD UNANzIANO: COM’é DIFFICILE AMARE

IL NOSTRO PROSSIMO! E L’ANzIANO RISPOSE: CERTO: NOIABBIAMO L’ORDINE DI AMARE IL

NOSTRO PROSSIMO COME NOI STESSI,MA IL NOSTRO PROSSIMO FA DI

TUTTO PER RENDERCI DISOBBEDIENTI.

Genitorialità, parlare ai nostri figliAl Centro Famiglia tre incontri per genitori efficaci

SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Il Centro Famiglia, associazianedi volontariato sensibile alle dinamiche delle realtà familiari, organizzaun percorso sulla genitorialità seguendo una calendario di incontri tematici. L’inizio è fissato per gio-vedì 18 aprile alle ore 21 presso i locali del Centro Famiglia diocesano di via Pizzi 25 con l’incontro“Come parlare ai nostri figli”. Le serate proseguiranno, sempre alle ore 21, giovedì 2 maggio con“Troppe raccomandazioni non servono” e giovedì 9 con “Litigano sempre? Fai così”. Ogni serata,aperta al pubblico in maniera del tutto gratuita, sarà curata dal team di psicologi del Centro.IL CENTRO FAMIGLIA - Il Centro Famiglia, associazione di volontariato nata nel 1978 e iscrittadal 2002 al Registro delle organizzazioni di volontariato della Regione Marche, risponde ai bisogniessenziali delle famiglie e dei giovani, operando allo scopo di far conoscere e approfondire le pro-blematiche giovanili, matrimoniali e familiari. Grazie al sostegno della Fondazione Cassa di Rispar-mio di Ascoli Piceno il servizio di consulenza, del tutto gratuito, è stato potenziato e mira alle azioniconcrete in campo sociale e sanitario, mettendo a disposizione la professionalità e l’esperienza deisuoi volontari. Per informazioni e appuntamenti è possibile chiamare la segreteria del Centro Famigliaal numero 0735 595093, dal lunedì al venerdì dalle 16.30 alle 18.30.

Per il Centro Famiglia- Dina Maria Laurenzi

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di nicolas Abbrescia

SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Dopoavervi raccontato l’esibizione delle corali dioce-sane di domenica, torniamo a parlare della70esima settimana eucaristica, svoltasi a SanBenedetto presso il Santuario dei Padri Sacra-mentini. La mattinata del 11 aprile ha vistoun’immagine unica nel suo genere, la sintesi del-l’ultimo trentennio Diocesano, con la presenzadi S.E. Mons. Gervasio Gestori, attuale Ve-scovo e di colui che lo ha preceduto alla guidadella chiesa truentina, S.E. Mons. Giuseppe

Chiaretti, attuale arcivescovo emerito dell’Ar-cidiocesi di Perugia-Città Della Pieve. L’incontroè intitolato “Date voi stessi da mangiare”, cheha visto la partecipazione dei sacerdoti, dei dia-coni e dei religiosi provenienti da tutta la Dio-cesi, in un momento di ritrovo tra coloro che conlo stesso Chiaretti hanno condiviso momenti im-portanti e tra le nuove leve che contribuiscono atrasmettere la fede nel nostro territorio dioce-sano. Nel volgere di un’ora mons. Chiaretti hapreparato un testo molto interessante, un itinera-rio non solo rivolto al contesto attuale della co-munità, mariferito anchealle parole di no-stro signoreGesù Cristo, allevicende dell’im-peratore di Co-s t a n t i n o p o l iGiuliano, dettol’Apostata perarrivare alle En-cicliche del PapaEmerito, Bene-detto decimosesto. Perche“Date voi stessida mangiare”? Per rispondere a questa domandaabbiamo intervistato proprio Mons. Chiaretti,che ha concesso ai nostri microfoni le seguentiparole: “È l’espressione di gesù, quando tantagente era lì presente per ascoltarlo e però è pas-sato del tempo e deve ritornare a casa. La genteha fame, allora gli Apostoli glielo fanno notaree lui dice “Date voi stessi da mangiare”. Certa-mente rimangono piuttosto imbarazzati, perché

non hanno niente da dare, si trovano in apertacampagna, dovrebbero rimandarli via senzacibo e tuttavia trovano un escamotage nel sensoche c’è un bambino che ha un po’ di pane e unpo’ di pesce e allora gesù fa venire questo bam-bino e moltiplica quel pane lì e quel pesce lì, dasfamare tutti. Però la frase di gesù rimane,“Date voi stessi da mangiare”, vale a dire un in-vito, ovvero, io ho dato la parola, voi imparate adare anche il cibo oltre alla parola, a dare unaiuto necessario per vivere decentemente comeuomini liberi. Mi sembra che sia importante ildiscorso che il Signore fa, certamente si parla dipersone che sono già impegnate nel lavoro, maci sono persone che non ce la fanno ad andareavanti e hanno bisogno di essere aiutate. Perquesto dobbiamo ricordarci sempre che i poveristanno con noi e in mezzo a noi e dobbiamo pre-occuparci perché possa esserci pane a suffi-cienza per tutti e allora la chiesa è chiamata afare quello che ha sempre fatto nei secoli passati.Un tempo esistevano forme di aiuto e collabora-zione come gli antichi ospedali o le varie formee fraternite che provvedevano a tante e diverse

necessità, fino aiMonti Frumen-tari di fine Me-dioevo per avereil grano da poterseminare, nonchéi Monti di Pietà,forme di aiuto re-ciproco senza uneccessivo aggra-vio per nessunoed erano suffi-cienti per sfa-mare. Anche oggiqualcosa del ge-nere sta acca-

dendo; ad esempio ci sono le Caritas, che stannoaiutando moltissime persone, proprio quelle per-sone che non sanno andare avanti per mancanzadi denaro o di cibi per sé e per i propri figli ed èevidente che le forze economiche sono quelle chesono ed allora la necessità di raccoglierle in-sieme attraverso queste mediazioni delle Caritaso di altre istituzioni analoghe per far fronte allesituazioni di emergenza che sono in corso e chepurtroppo dureranno ancora nel tempo”.

Incontro con Mons. Chiaretti

Al termine della Settimana:Processione Eucaristica

Alcuni momenti significativi della 70esima Settimana Eucaristica

CHIOGGIA/CONVEGNO FISC

Nella Rete. Con la saggezza dei cattoliciIn altri termini non basta usare il digitale, ma bisogna

conseguire una “saggezza digitale”. E ancora: “Chi, se

non la stampa cattolica, potrà avere il compito difficile,

ma assai urgente, di far comprendere l’importanza di

un’etica della comunicazione?”. Il saluto del presidente Francesco Zanotti e del

direttore di “Nuova Scintilla”, monsignor Vincenzo Tosello

La rete e la carta. Duemodalità di comunicazioneil cui rapporto può apparireproblematico e che in piùdi un caso vivono un con-flitto. Ma nessuno può ne-gare che il futuro dellacomunicazione passa at-traverso un rapporto sem-pre più virtuoso tra lastampa e Internet. A dirlosono le 186 testate catto-liche aderenti alla Fisc(Federazione italiana deisettimanali cattolici), riu-nite in convegno a Chiog-gia sul tema “Informazionein rete: carta stampata eweb”. Presenti in circa170 diocesi, queste testate (1 agenzia, 6 on line, 1 quotidiano, 2 bisettimanali, 128 settimanali, 18quindicinali e 25 mensili) raggiungono gran parte del territorio nazionale e pure gli italiani all’estero,con 5 giornali loro dedicati. “Giornali di carta e Rete sono destinati a viaggiare insieme, non percombattersi, ma per richiamarsi a vicenda”, ha esordito il presidente nazionale della Fisc e direttore del“Corriere Cesenate”, Francesco Zanotti, aprendo i lavori. Mentre monsignor Vincenzo Tosello,direttore di “Nuova Scintilla” (Chioggia), ha ripercorso i cent’anni della testata, il cui anniversarioviene celebrato con questo appuntamento. Infatti, il logo prescelto unisce la prima testata (“LaScintilla”) a una raffigurazione della versione attuale per tablet. Tra difficoltà e mutamenti. Certo, per la carta stampata non mancano le difficoltà, specie in questoperiodo, motivo per cui serve “un’attenta analisi dei fenomeni in atto nel campo della rete e della mul-timedialità e nel contempo una lungimirante lettura dei possibili sviluppi al fine di orientare le sceltenell’ambito della stampa diocesana”, ha richiamato nella prolusione monsignor Claudio Giuliodori,assistente ecclesiastico generale dell’Università Cattolica del Sacro Cuore e presidente della Commissioneepiscopale per la cultura e le comunicazioni sociali. Il primo dei problemi è di natura economica: calala pubblicità e “le vendite risentono della minore disponibilità di risorse economiche”. In secondoluogo, “la possibilità per ognuno di accedere all’informazione in tempo reale e gratuita su web, tv eradio”. A tal riguardo, ha sottolineato, “è cambiato il nostro modo di ricercare e apprendereinformazioni”, “siamo bombardati e ‘inseguiti’ da un enorme flusso, potremmo dire un ‘torrenteimpetuoso’ d’informazioni, sempre a portata di mano attraverso un unico strumento: lo smartphone oil tablet”, mentre “la corsa all’acquisto tecnologico, sebbene rallentata, è l’unica ancora in continuacrescita”. La “saggezza digitale”. Conseguenza del “torrente” informativo del web è la mancanza difiltri e gerarchie tra le notizie. “Oggi domina il criterio della velocità”, ha osservato Giuliodori,interrogandosi “se non si stia sacrificando la qualità comunicativa, e quindi relazionale, sull’altaredella quantità e dell’efficienza”. In altri termini non basta usare il digitale, ma bisogna conseguire una“saggezza digitale” - ovvero la “capacità di prendere decisioni più sagge in quanto potenziate dallatecnologia”, secondo la definizione di Marc Prensky - ed è questo il “nuovo passo evolutivo del genereumano”, senza il quale “la società moderna corre il rischio di un’involuzione”. Un passo al quale icattolici sono chiamati elaborando “strategie di marketing non soltanto commerciale, ma che potremmodefinire preminentemente ad alto impatto antropologico, finalizzato a rilanciare con forza questoprezioso servizio la cui peculiarità è rappresentata dalla capacità di cogliere e comunicare i valori fon-damentali”. “Chi, se non la stampa cattolica, potrà avere il compito difficile, ma assai urgente, di farcomprendere l’importanza di un’etica della comunicazione?”. Questa la domanda posta dal presule airappresentanti delle testate cattoliche, invitandoli “a non perdere, cammin facendo, l’essenziale dellanostra vocazione e missione”.Sfida educativa. In gioco c’è “una sfida che è innanzitutto educativa”, come ricordano gli Orientamentipastorali dei vescovi italiani per il decennio. Di fronte a uno “sviluppo esponenziale dei mezzi di co-municazione”, “dev’essere potenziato - ha sottolineato il vescovo - l’impegno a svolgere un ruolo

incisivo a livello culturale e sociale”. “Così - ha aggiunto - lenostre testate vivranno e si rafforzeranno se riusciranno a pro-muovere e a stimolare il dialogo nelle realtà locali, poiché laloro missione è soprattutto formativa e a servizio della comunità”.“La stampa cattolica - secondo Giuliodori - deve mantenere epotenziare la capacità di essere una bussola nel mondo dell’in-formazione”, “avere la forza e l’audacia di rivolgersi agli utentidei nuovi media”, offrendo “un’informazione in grado di ac-compagnare il lettore attraverso gli spazi di riflessione, diconfronto e approfondimento”, “generando una comunicazione

efficace, capace anche di sedurre, ma soltanto per accompagnare lo sguardo, l’attenzione del lettore eil suo cuore verso un ‘oltre’”. Il presidente della Commissione Cei ha infine ricordato “l’eccellenteesempio del quotidiano ‘Avvenire’ e di non pochi settimanali diocesani”, evidenziando che, “di fronteal bombardamento d’informazioni e d’immagini, la nostra stampa può rappresentare il mediatorecapace di valorizzare, raccogliere e, se necessario, filtrare le notizie smascherando quelle false e ac-compagnando nella lettura critica dei nuovi ambienti digitali, dalle potenzialità straordinarie, ma anchepieni d’insidie”. a cura di Francesco Rossi, inviato Sir a Chioggia

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Mercoledì 27 marzo, a Ripatransone, è avvenutol’incontro diocesano dei giovani con il vescovoGervasio Gestori avente per tema l’accoglienzadi Gesù risorto nella nostra vita. Anche trentaragazzi della nostra parrocchia hanno partecipatoall’evento, che ha raccolto nell’antica sede dio-cesana circa seicento giovani provenienti dallevicarie e artefici di diverse esperienze all’internodel mondo cattolico. Divisi per gruppi, i ragazzisi sono raccolti in variechiese del paese: i nostriragazzi si sono ritrovaticon quelli di altre par-rocchie di San Benedettoe dintorni nella splendidachiesa barocca di SanFilippo, nella quale han-no condiviso alcune te-stimonianze ed hannopartecipato a momentidi preghiera e di animazione. Dopo una cenafrugale (pane e olio) suggestiva e solidale, tutti igruppi sono convogliati verso la vecchia Cattedralee, in un animato consesso, hanno atteso l’arrivodi Sua Eccellenza il Vescovo Gestori che ègiunto accompagnato dal sindaco Remo Bruni,il quale ha rivolto ai presenti un saluto e un ca-loroso benvenuto. E’ stata poi la volta del vescovoche ha accolto i giovani invitandoli alla preghierae alla riflessione per l’imminente arrivo dellaPasqua. Quindi, con il pastorale, ha simbolica-mente bussato alle porte della chiesa affinché siaprissero ad accogliere il Pastore ed il suo gregge,bisognoso di abbeverarsi alla sorgente dellaParola; e proprio all’insegna dell’accoglienza èstato il messaggio che egli ha voluto rivolgere,al centro della liturgia penitenziale, ai giovaniche nel frattempo avevano gremito la cattedralein ogni angolo, offrendo un colpo d’occhio stra-

ordinario e comunicando un calore umano e spi-rituale di rara intensità e suggestione: Gesù hafortemente voluto mangiare la pasqua, la suaultima pasqua, insieme ai suoi apostoli e dalracconto evangelico scaturisce tutta la cura el’attenzione che Egli ha dimostrato nello scegliereun locale degno per un evento d’Amore tantodecisivo per le sorti dell’Umanità; di qui l’invitodel vescovo ai giovani affinché ognuno si sforzi

di accogliere l’AgnelloPasquale mettendogli adisposizione un cuorepulito, adorno e so-prattutto libero, pervasodi valori autentici im-prontati ad una vitasemplice e sobria, eall’amore per Dio e peri fratelli. All’interventodel vescovo sono seguiti

spazi di animazione aventi per filo conduttoreessenzialmente il tema del perdono, convergendosul messaggio della parabola del Figliol Prodigo;particolarmente intensa è stata la testimonianzadi Cesare Cicconi, il disabile della parrocchia diCristo Re di Porto d’Ascoli, che ha espressotutta la sua emozione vissuta nel momento incui, in Piazza San Pietro, è stato abbracciato ebaciato da papa Francesco. Cesare, attraverso lesemplici parole che ha pronunciato ma ancorpiù in virtù della sua semplice presenza, ha di-mostrato ai giovani come, pur nel male e nellasofferenza, Gesù è la Parola che salva e solo Luiè capace di sollevarci dalla nostra fragile umanità.Infine i giovani hanno potuto accostarsi al sa-cramento della riconciliazione, preparando op-portunamente lo spirito ad una Santa Pasquagioiosa e partecipata. (a cura della Parrocchia di

Sant’Antonio di Padova)

Dalla Parrocchia di S.Antonio di Padova come è stato vissuto

l’incontro diocesano dei giovani con il Vescovo a Ripatransone

Un meeting nel segno dell’amicizia e dell’accoglienza

Sabato 23 marzo 2013 si è svolto presso il Monastero

“Santa Speranza” di San Benedetto del Tronto,

Sede della Federazione delle Clarisse urbaniste

d’Italia, il III incontro di zona delle Fraternità OFS

della Provincia di Ascoli Piceno, con la partecipazione

del Padre Assistente Enrico Petrucci, del Ministro

Regionale Lorenzo Saccà, della Vice Ministra Cinzia

Castelli, dei Consiglieri regionali Sauro Valentini

ed Ermelino De Santis, della delegata di zona del

Consiglio Regionale Anita

Pagani e di un gruppo nu-

meroso di fratelli e sorelle

appartenenti alle Fraternità

OFS di San Benedetto Con-

ventuali, Ascoli Piceno Con-

ventuali, Cappuccini e Mi-

nori, Ripatransone, Montalto

delle Marche, Monteprando-

ne, Offida, Castel di Lama,

Grottammare.

L’incontro è stato organizzato

allo scopo di fortificare il

rapporto fra l’Ordine Fran-

cescano Secolare, generalmente legato, soprattutto

per ciò che riguarda l’Assistenza Spirituale, ai Frati

del Primo Ordine, anche alle Suore Clarisse del Se-

condo Ordine, cercando di “gettare un ponte” e ap-

profondire la conoscenza della loro spiritualità, in-

dubbia fonte di arricchimento anche per noi Fran-

cescani Secolari.

L’incontro è stato guidato dall’Abbadessa, Suor

Riccarda Settimo, che, alla presenza dei circa 70

fratelli e sorelle intervenuti dalle Fraternità della

zona e delle proprie Sorelle Clarisse, dopo la recita

delle Lodi e delle preghiere iniziali, ha condiviso

un importante e intenso momento di riflessione sul

senso della Passione nella spiritualità francescana.

Alle riflessioni di Suor Riccarda hanno fatto seguito

numerose domande ed interventi dei presenti, tutti

profondamente coinvolti e colpiti dallo spessore

dell’intervento e delle parole dell’Abbadessa. E’

seguita poi la bella testimonianza di vita di Sara,

una suora novizia nata ad Ascoli Piceno, che ha

raccontato ai presenti, con semplicità e allo stesso

tempo intensità di fede, il proprio cammino voca-

zionale, che l’ha portata, anche se solo da “adulta”

alla scelta del dono totale di sé al Signore.

Gli altri incontri si sono tenuti sabato 26 gennaio

2013 presso la Parrocchia di S. Antonio di Padova

dei Frati Minori Conventuali di San Benedetto del

Tronto e sabato presso l’Oasi “S. Maria dei Monti”

di Grottammare.

Il prossimo incontro di zona si svolgerà sabato

27 aprile, a partire dalle ore 10.00, a Montedinove,

presso il Convento dei Frati Minori Conventuali,

grazie alla collaborazione della Fraternità OFS

di Montalto delle Marche.

Gli incontri sono aperti a tutti coloro che desiderano

conoscere o approfondire, in comunione con altri

fratelli e sorelle, la spiritualità francescana.

La Consigliera Regionale OFS delegata di zona

per la Provincia di Ascoli Piceno Anita Pagani

TERZO incontro di zona delle Fraternità Ordine FrancescanoSecolare del territorio della Provincia di Ascoli Piceno

Parrocchia S. Filippo Neri in pellegrinaggio a Roma

Giulia Renzi

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7Anno XXX

21 Aprile 2013 PAG

da ripatransone a cura di A.g. - i.A.

Alle ore 9 di lunedì 1 Aprile2013, nell’ospedale civile diSan Benedetto del Tronto,dove era stato ricoverato pocheore prima, si è spento serena-mente il maestro-vasaio In-nocenzo Peci, persona moltonota in Città e nel compren-sorio per la sua versatilitàoperativa e per i meriti ac-quisiti durante la lunga esi-stenza (il 22 di questo meseavrebbe compiuto 91 anni). Ifunerali si sono svolti nelDuomo-Basilica di Ripatran-sone, sua città, alle ore 15.30di martedì 2 Aprile; la messaesequiale è stata celebrata da Padre GiulioCreminesi, superiore provinciale dei FratiCappuccini, in quanto un fratello dello scom-parso, Padre Tobia Peci, ha trascorso granparte della sua vita come missionario inBrasile; il celebrante all’omelia, fra l’altro,ha ricordato che la vita di ogni cristiano anchecon la morte non finisce, ma inizia una nuovarealtà, che porterà i credenti alla risurrezionecome è risorto Cristo. Presenti al rito funebre,molti cittadini ed estimatori, comprese diverseautorità, fra cui sono stati notati: Il sindacodella Città Prof. Remo Bruni, i consigliericomunali Paolo D’Erasmo e Paolo Polidori;il presidente ed il direttore generale dellaBanca di Ripatransone-Credito Cooperativorispettivamente Dott. Michelino Michetti eRag. Pietro Giuseppe Colonnella; il dirigentedell’Istituto Scolastico Comprensivo Dott.ssaLaura D’Ignazi. INNOCENzO PECI nascea Ripatransone il 22 Aprile 1922 da una fa-miglia di vasai da diverse generazioni; orfanodi padre a tre anni, dopo gli studi elementari,a 13 anni intraprende l’attività di famiglia in-sieme con i fratelli Emidio e Terzo e con lozio Cesare. Il 19 Gennaio 1942 parte per ilservizio militare, si congeda il 22 Luglio1946, ottenendo due riconoscimenti. A Ripa-transone riprende il lavoro di vasaio, cheesercita fino al 1961; lasciata tale attività, in-traprende quella di ristoratore fino al 1978,presso il ristorante “Sammagno”, ottenendodalla Camera di Commercio di Ascoli Picenola medaglia d’oro nel concorso gastronomico1964/65: merito questo anche della moglieTeresa Giannetti, responsabile del serviziocucina. Nel Dicembre del 1989 è tra i socifondatori del Museo della Civiltà Contadinaed Artigiana di Ripatransone; negli anni 1991

e 1992 è maestro del primoe secondo “Corso di Vasaio”,organizzati dallo stesso Mu-seo.Nel 1993, presso la propriaabitazione, e con il contributodi concittadini, avvia l’al-lestimento della Bottega delVasaio e del Museo del Fi-schietto. Per oltre 10 anni ledue raccolte annualmentesono visitate in media da5mila persone (scolarescheed adulti) affascinate sia dallabellezza e dalla originalitàdei manufatti, sia dalle “sim-patiche” spiegazioni del ti-

tolare; per le scolaresche il Museo svolgeanche la funzione di laboratorio, essendodotato delle strutture essenziali d’epoca.Per aver favorito con tale attività il turismo,l’amministrazione comunale gli tributa diversiriconoscimenti, ricevuti pure da altre istituzionidi prestigio, come: - nel 1998, medaglia d’argento per meriti ar-tistici assegnata dal Museo dei “Cuchi” diCesuna (Vicenza); nel 1999: - premio speciale al Concorso nazionale delfischietto d’oro “Città di Moncalieri” (Torino);- primo premio al 7° Concorso nazionale delfischietto “Andrea Parini” di Caltagirone (Ca-tania); - uno dei premiati dell’ “Ascolano dell’anno”;nel 2000 uno dei premiati dell’ “Ascolano delsecolo”; nel 2001, partecipazione con una sua opera(presepe sonoro) alla 6.a mostra del presepetradizionale della Repubblica di San Marino:la foto del manufatto è stata pubblicata nellibro: “Presepi nelle Marche”;- la sua produzione è stata oggetto di indaginee di ricerca per il volume: “Fischietti in terra-cotta di Ripatransone e Massignano”, scrittonel 2000 da Vito Giovannelli di Pescara;Diploma e medaglia d’oro da parte del CentroStudi “Ceramica sonora” di Borgo San Dal-mazzo (Cuneo).

La morte di Inocenzo Peci: maestro-vasaio pluripremiato

La scomparsa del Prof. Rolando Perazzoli, un intraprendente uomo di cultura

Si è spento serenamente nella propria abitazione di Grottammare, all’età di novant’anni, il presideProf. Rolando Perazzoli, assistito amorevolmente dalla moglie Armida Offidani e dai figli Prof.ssaAnna Rita e Dott. Sandro I funerali si sono svolti nella chiesa di San Pio gremita: presenti tantiestimatori ed esponenti del mondo della scuola e delle associazioni, come il Prof. Vermiglio Ricci,presidente della sede di Cupra Marittima dell’Archeoclub d’Italia, di cui il Prof. Perazzoli è statoqualificato collaboratore. La figura dell’estinto è stata ricordata dal celebrante Mons. GiovanniFlammini e da due carissimi amici: l’insegnante Cav. Carlo Bartolomei ed il Prof. Antonio Ca-priotti. La salma è stata tumulata nel cimitero civico di Ripatransone in ossequio alla volontàdello scomparso.Rolando Perazzoli nato a Ripatransone nel 1922, è da ritenersi uno dei fautori della rinascitaculturale dei centri della “Verde Riviera Picena” (essendo vissuto negli ultimi cinquant’anni aGrottammare) ed uno dei promotori della cultura della città natale, con la carica di assessore co-munale del settore, ricoperta negli anni 1960-65 e con la pubblicazione e la presentazione negliultimi decenni di numerosi e qualificati lavori di ricerca ad essa dedicati. Ha collaborato a rivistedi legislazione scolastica e di pedagogia; è stato membro del collegio redazionale della Nuovis-sima Enciclopedia Illustrata, dell’Istituto Editoriale di Milano (anni ’70). Docente di lettere clas-siche nelle scuole superiori statali, dove ha ricoperto la carica di preside per venticinque anni(Istituto Magistrale “Mercantini” a Ripatransone; Liceo Scientifico “Rosetti” e Liceo Classico“Leopardi” a San Benedetto del Tronto); prima di questi istituti aveva diretto due scuole medie,e precisamente quelle di Martinsicuro e di Grottammare. In quest’ultima città nel 1990 ha fondato,in qualità di presidente della sede locale dell’Archeoclub, il periodico culturale “L’Arancio”, dalui diretto fino all’Aprile del 1998; è stato poi direttore redazionale de “Le tre vele”, organo del-l’U.T.E.S. (Università della Terza Età e del Tempo Libero di San Benedetto del Tronto), di cui èstato socio fondatore e dirigente dal 1989 al 2000. Distribuite nell’arco della sua lunga e operosaesistenza ha pubblicato importanti opere, in cui viene risaltata la sua rara cultura classico-uma-nistica, particolarmente quella latina.Ecco l’elenco delle sue opere:

- Note di esegesi dantesca (dalle “Lettere” di Carmine Galanti), Edizioni Universitarie “FERGIA”,Ancona, 1966;

- Carmine Galanti, dantista e poeta latino: vol. I: il Dantista; vol. II: il poeta latino, il Segno Edi-trice, Negarine di San Pietro in Cariano (Verona), 1993;

- Homo sum…(poesie), 1994;- Antologia poetica di Mario Rivosecchi (Presentazione e scelta di componimenti), 1994;- De senectute, presentazione, traduzione e commento dell’opera ciceroniana, Amministrazione Co-

munale di Acquaviva Picena, 1995;- Il Monterone. Ripa anni Trenta, 1996; ristampa nel 2012 a cura della Banca di Credito

Cooperativo e dell’Amministrazione Comunale di Ripatransone (edizione riservata all’Istituto Sco-lastico Comprensivo);

- L’umanista bolognese Giovanni Garzoni e il teologo ripano Giovanni Paci (le “EPISTOLEFAMILIARES” e il “ DE REBUS RIPANIS”), a cura della sede di Ripatransone dell’Archeoclubd’Italia, 1999;

- Storie ripane, dagli scritti latini di Garzoni, Quatrini, Francesco e Gaetano Tanursi; in appendicesilloge epigrafica ed elenco dei podestà, a cura della sede di Ripatransone dell’Archeoclub d’Italia,2001;

- Claudio Saverio Perazzoli (un pioniere dell’industria del legno a Ripatransone), 2006.Inoltre nel libro “Omaggio a Pericle Fazzini” ha redatto la biografia di Vittorino, padre dell’artista.

noi de l’ancora porgiamo sentite condoglianze ai familiari

aggiungendo preghiere di suffragio per l’anima del prof. rolando perazzoli

La notizia della morte mi è pervenuta a poche

ore dal funerale, al quale per motivi di salute,

non mi è stato possibile partecipare. Mi sono

raccolto in preghiera, mentre i ricordi facevano

ressa nella mia memoria, vogliosi di prendere

la prima fila. Lo ricordo da studente quando mi

capì nella mia difficoltà a nutrirmi di scienze,

mentre con Lui si spaziava nello studio di

Dante, principalmente nello studio del latino.

Ostico per molti nonostante il prof.Rolando lo

rendesse di facile lettura e comprensione. Da

alunno e poi da collega la cultura classica è stata

spesso argomento di conversazione, quando ci

siamo ritrovati entrambi pensionati a seguire in-

teressi archeologici, Lui con il suo metodo che

non dava spazio al pressappochismo, sempre

insoddisfatto dei risultati ottenuti. Nonostante

le raccomandazioni dei medici a causa della

vista che andava scemando, cercava il modo di

leggere fino negli ultimi anni: qualche lavoro di

cui mi parlava con entusiasmo, credo sia rima-

sto incompiuto. Molte sono le sue opere, così

ben elencate dall’amico Antonio Giannetti. E

mentre penso a Lui, al fatto di non incontrarlo

più nel periodo estivo davanti al Kursal al brac-

cio della moglie Armida. mi danza davanti quel

endecasillabo pieno di cristiana speranza, primo

impatto, da studente, con la metrica latina.

Mors regnat, regnum sed breve mortis erit.

Anche in uno degli ultimi nostri incontri è stato

motivo di una pacata riflessione. E’ ancora lì

sul frontone del cimitero di Ripatransone a ri-

cordarci la inevitabile nostra resurrezione.

In quel cimitero ora riposa ad aumentare il nu-

mero di tanti insegnanti, colleghi ed amici com-

pagni di un percorso denso di storia.

Aggiungo una foto dell’Istituto Magistrale

“Mercantini” del turbolento periodo sessantot-

tino. Pietro Pompei

Mi sia permesso un ricordo personaledel Preside Prof. Rolando Perazzoli

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21 Aprile 2013PAG

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Sono iniziati i preparativi per la progettazione del Centro RicreativoEstivo – Gruppi Estivi dal titolo “Everybody. un corpo mi hai

preparato“. Anche stavolta il nostro GruppAnimazione ha inviatouna propria rappresentanza - 10 animatori - alla presentazione deltema del CRE/GrEst 2013, che si è svolto presso la Diocesi di

Bergamo, nell’Auditorium del Seminario Vescovile, sabato 6 aprilescorso. Alla presenza del Vescovo diocesano Francesco Beschi, di DonMichele Falabretti, nuovo responsabile del Servizio Nazionale perla Pastorale Giovanile Italiana - e del suo successore Don emanuele

Poletti alla guida degli Oratori bergamaschi - si sonoincontrati circa 1.000 giovani/adolescenti animatori. Lo Staff diocesano di animazione dell’UPEE (UfficioPastorale Età Evolutiva) ha trasmesso con professionalitàe passione i contenuti del tema attraverso immagini,danze, narrazione, canti, musica e preghiera. Il GruppAnimazione è stato accolto calorosamente, du-rante la sua permanenza a Bergamo, nel nuovo Oratorio

di Boccaleone, con il quale è stato instaurato un rapportodi reciproca collaborazione e scambio di esperienze. Si è avviato,

quindi, l’iter di preparazione delCRE/GrEst, che prevede,come formazione degli animatori/assistenti delCircolo Parrocchiale “S. giuseppe” , alcune tappeimportanti, tra le quali l’animazione - per il terzoanno consecutivo - della 22ª edizione della Fiera

Primavera, prevista domenica 14 aprile, presso ilViale Secondo Moretti, al centro città: una mattinatanella quale le scolaresche verranno accolte e sostenutenelle varie esibizioni con proposte ludico - sportiveed espressive. Un ottimo test in vista dell’estate!!

Alfredo De Berardinis

(responsabile della formazione)

Circolo Parrocchiale “S. Giuseppe” - A.S.D.“CRE/GrEst 2013... Work in progress”