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1992-2011: Cassa di Risparmio di Udine e Pordenone.

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Fondazione Cassa di Risparmio di Udine e PordenoneVenti Anni 1992-2011

A cura di Giuseppe Bergamini e Luciano Padovese

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Page 5: 20 anni della Fondazione CRUP

© 2013 Fondazione Crup

FONDAZIONE CASSA DI RISPARMIO DI UDINE E PORDENONE

PresidenteLionello D’Agostini

VicepresidentiCarlo FaleschiniPaolo Musolla

FONDAZIONE CASSA DI RISPARMIO DI UDINE E PORDENONEVENTI ANNI 1992-2011

A cura diGiuseppe BergaminiLuciano Padovese

Scritti diGiuseppe BergaminiLionello D’Agostini Luciano Padovese

Ricerche d’archivio Francesca BurelloLorena De Biasio

Servizio fotograficoLuca LaureatiRiccardo Viola

Altre fotografieArchivio Fondazione CrupArchivio IRPAC

Progetto graficoStudio Ferruccio Montanari

ImpaginazioneVanessa Marcuzzi

StampaLithostampa, Pasian di Prato (Ud)

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Vent’anni ormai sono trascorsi dal 1992, quando - a seguito della così detta “Legge Amato” -venne istituita la Fondazione Crup, erede morale e spirituale, e per certi versi anche materiale, dei Monti di Pietà che erano sorti tra il XV e il XVII secolo nelle principali città della “Patria del Friuli”: Cividale del Friuli, Udine, San Daniele del Friuli, Sacile, Pordenone, Palmanova.

Vent’anni di vita per una istituzione come questa, antica per i suoi precedenti storici, ma, alla nascita, del tutto nuova per la sua formulazione nel quadro istituzionale italiano, non sonocertamente molti, e tuttavia su!cienti ad evidenziare le linee guida che ne hanno caratterizzato il percorso nell’ambito del territorio di competenza, cioè le province di Udine e Pordenone.

Sembra quindi opportuno tracciare un primo bilancio, non già per una sorta di autocelebrazione,quanto per o"rire ai cittadini delle due province, ed in primis alle istituzioni, un utile strumento di conoscenza di quanto fatto e nel contempo di ri#essione.

Non sono stati anni facili, dapprima per i numerosi interventi normativi intesi a modi$care la struttura dell’istituzione, più di recente per la grave crisi economica che ha interessato - e continuapurtroppo a interessare - il nostro Paese e che ha comportato anche per la nostra istituzione unaconsistente diminuzione delle risorse disponibili. Più di!cili ancora saranno gli anni a venire:nonostante ciò la Fondazione Crup, che si è fortemente inserita nel variegato tessuto sociale e culturale del Friuli, si impegnerà a perseguire con dedizione gli scopi statutari, e ad essere quindi,come in passato, di sussidio alle pubbliche istituzioni ed alle tante private associazioni nel favorire le azioni mirate a sostenere, oltre alle attività inerenti alla cultura, all’arte, alla sanità, alla ricerca e all’innovazione, gli ambiti più delicati della realtà civile, le fragilità sociali e le nuove generazioni.

Lionello D’AgostiniPresidente della FondazioneCassa di Risparmio di Udine e Pordenone

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GLI ANNIDELLAFONDAZIONE

Fondazione Crup Venti Anni

011 Introduzione013 Il sistema

delle Fondazioni bancarie017 La Fondazione

Cassa di Risparmio di Udine e Pordenone

021 Il Patrimonio023 La sede della Fondazione025 Statuti027 Il bilancio031 La governance035 L’assetto istituzionale

PRESENZA INNOVATIVANELLA SOCIETÀ CIVILE

L’ASSISTENZA SALUTE PUBBLICA, MEDICINA PREVENTIVA E RIABILITATIVA

La sede

041 Nel cuore della città

LA SEDE DELLA FONDAZIONE CRUP

Presenza come sussidiarietà

049 Una vitalità originale050 Ricchezza di relazioni053 Umanizzare il denaro054 La testimonianza dei fatti057 Nell’aggravarsi della crisi

Sostegno ad antiche e sempre nuove fragilità

061 La continuità nei criteri062 Assistenza agli anziani065 Altri progetti di sostegno

per non autosufficienti066 Novità di Progetti

per situazioni di disagio068 Progetto Automezzi071 Iniziative di prevenzione

al disagio

Interventi per i centri di eccellenza e per tutte

le strutture sanitarie del territorio

075 Settore Primario079 Interventi

strutturali diffusi080 Per la rete sanitaria

territoriale083 Per il CRO di Aviano084 Per il Policlinico

Universitario di Udine

IND

ICE

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LL

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INE

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LICA,

VA

ISTRUZIONE, RICERCA SCIENTIFICAE TECNOLOGICA

ALTRI INTERVENTI DI PUBBLICA UTILITÀ

L’IMPEGNO DELLA FONDAZIONE PER LA CULTURA

LA COLLEZIONE D’ARTE DELLA FONDAZIONE CRUP

APPENDICE

Lo Statuto

277 Denominazione, sede, scopo, operatività

281 Organi Requisiti, incompatibilità, decadenza, sospensione

285 Organo di indirizzo Componenti e costituzione

289 Poteri, modalità di funzionamento

293 Consiglio di AmministrazioneComponenti, costituzione e durata

295 Poteri, modalità di funzionamento

299 Presidente301 Collegio sindacale 305 Direttore307 Patrimonio, reddito 309 Bilancio e libri obbligatori 311 Personale, compensi

e rimborsi 313 Scioglimento,

estinzione, liquidazione 317 Disposizioni transitorie

Uomini e giorni 2002-2012

323 Consiglio di Amministrazione330 Organo di Indirizzo335 Il personale

Un tesoro per il territorio

209 Testimonianze d’arte210 La formazione

della collezione d’arte della Fondazione Crup

215 Pietà e Deposizioni222 Altri dipinti antichi245 Pittura e scultura

del Novecento255 Ritratti257 Grafiche261 Cantinelle 267 Aurei longobardi268 Arredi271 Archivio antico272 Valorizzazione

del patrimonio artistico e archivistico

Una storia riccae complessa

119 Con le radici nel territorio120 Il progetto biblioteche123 Le pubblicazioni129 I Musei e gli archivi133 Le mostre137 Musica, cori, teatro138 Dieci anni di restauri145 Architetture155 Affreschi185 Pale d’altare e dipinti sacri199 Sculture in legno e in pietra

Dall’economia al lavoro, soprattutto giovanile,dal volontariato alle famiglie

107 “Settori ammessi” e nuove fragilità sociali

108 Promozione dello sviluppo economico

110 Volontariato, beneficenza e pubblica utilità

114 Crescita e formazione giovanile

Nel quadro di una formazione giovanile all’innovazione e per la promozione di uno sviluppo sociale ed economico

089 Settore basilare092 Ricerca scientifica095 Ricerca sul

socio-economico096 Programmi di espansione098 Iniziative di istruzione

(e formazione permanente)101 Progetti innovativi

e promozionali102 Altri ambiti di ricerca

e formazione

IND

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LL

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GLI ANNIDELLAFONDAZIONE

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Fondazione Crup Venti Anni

PresidenteLionello D’Agostini

Le immagini di questa sezione, si riferiscono alla mostra Testimonianze d’arte

in Friuli, Capolavori della Fondazione Crupsvoltasi a Udine, nella chiesa di San Francesco

dal 10 ottobre al 30 novembre 2008 (pag. 12 19 20 22 34 37) e a Pordenone,

nel’ex convento di San Francesco, dal 5 dicembre 2008 al 1 febbraio 2009

(pag. 15 16 24 26 30).

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Il 31 dicembre 2011 la Fondazione CRUP (acronimo di Cassa di Risparmio di Udine e Pordenone) ha tagliato il traguardo dei suoi 20 anni di vita. Una tappa importante che o!rel’occasione per tracciare un bilancio della propria storia e, cogliendo una opportuna pausa diri"essione, gettare uno sguardo retrospettivo sul percorso sin qui seguito e anche scrutare i segnali di un futuro dagli incerti orizzonti. Conviene allora veri#care innanzitutto cosa ha fatto e come ha operato in questo spazio temporale la fondazione Crup. Ebbene possiamo sinteticamenteriassumerne la traiettoria dicendo che essa ha dapprima posto le basi e poi sviluppato sul territorio di competenza (le province di Udine e di Pordenone) una rete di!usa di nuovo mecenatismo, erede per molti versi di una secolare tradizione e per altro verso frutto naturale di un modernoassetto socio-economico. Il tutto in un contesto normativo dapprima incerto e, successivamente, a più livelli contrastato, anche per la sua con#gurazione del tutto nuova nell’architettura socialeitaliana, a metà strada fra la sfera pubblica - per le evidenti #nalità perseguite - e quella privata, per ragioni giuridiche sostanziali. Come molte altre fondazioni bancarie italiane, la FondazioneCrup a!onda le sue radici negli antichi Monti di Pietà, presenti in Friuli già tra la #ne delQuattrocento e gli inizi del Cinquecento, in seguito soppiantati dalla Cassa di Risparmio di Udine(nata come tale nel 1876) e Pordenone (dal 1968 con la nascita della omonima provincia).

In questo istituto convivevano due anime: l’una rivolta all’esercizio del credito e l’altra dedicataa interventi di utilità sociale. Con la riforma recata dalla legge “Amato”, l’azienda bancaria venneconferita a una nuova entità giuridica costituita in società per azioni (Cassa di Risparmio S.p.A.),mentre le #nalità di interesse pubblico vennero conservate dall’ente originario, che mutò sia lanatura, assumendo appunto la con#gurazione di una fondazione di origine bancaria, sia il nome che diventò Fondazione Cassa di Risparmio di Udine e Pordenone (ovvero Fondazione CRUP).Di$coltosi senza dubbio furono i primi dieci anni, contrassegnati da numerosi e non semprecoerenti interventi normativi: di questo periodo restano documentati i passaggi più signi#cativi nel volume pubblicato nel maggio 2003, dedicato al primo decennio della Fondazione Crup.Dinamiche complesse sotto il pro#lo giuridico, non meno che sotto quello patrimoniale ed economico, hanno invece accompagnato il cammino delle fondazioni dal 2002 al 2011, come di qui a poco ci ripromettiamo di accennare brevemente. Di queste vicende intendiamo in sintesi riepilogare il contenuto per inquadrare il contesto da un punto vista generale riguardantel’intero sistema delle fondazioni nel panorama economico, giuridico e sociale italiano. Ma più in particolare e nello speci#co intendiamo dare conto alle istituzioni, agli enti, alle struttureoperative, ai cittadini dell’operato della Fondazione CRUP e dei criteri-guida che ne hanno ispirato le scelte. Nel citato volume riguardante i primi dieci anni della Fondazione la rassegna della normativa di pertinenza si arrestava alla legge n. 468/01 (Finanziaria 2002), che all’art. 11introduceva norme modi#cative dell’allora esistente impianto normativo, mettendo praticamente in discussione la natura privatistica delle fondazioni e la loro autonomia gestionale. Esattamente da quel punto riprende, con questa pubblicazione, la narrazione della storia della Fondazione.

11 Gli anni della Fondazione

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13 Fondazione Crup Venti Anni

Esse nacquero per volontà del Legislatore con l’approvazione della legge n. 218/90,meglio nota come la già citata “Legge Amato”, dal nome del Ministro del Tesoro di allora, il cui intendimento mirava a ristrutturare e modernizzare il sistema bancario nazionale, in un’ottica europea, “privatizzando” le banche pubbliche.

Fu così che il capitale sociale di queste banche privatizzate venne assegnato alle rispettivefondazioni (soggetti totalmente nuovi nel panorama sociale italiano), che conservarono anche l’esercizio delle attività #lantropiche, ereditate dai Monti di Pietà e dalle Casse di Risparmio.Tali fondazioni, oggi presenti in Italia con 88 distinte e autonome entità, eredi non solo morali di Casse di Risparmio e Banche pubbliche, fanno partedell’Associazione di categoria (ACRI), che raggruppa anche le Casse di Risparmio S.p.A.

L’ACRI coordina e indirizza le iniziative promosse dalle fondazioni in forma singola o associata e in situazioni di emergenza (calamità naturali) o di particolare complessità (manifestazioni per il 150° anniversario dell’Unità d’Italia). Essa opera con il supporto di una serie di Commissioni speci#che (Volontariato, Housing sociale, Cultura, Ambiente, Ricerca scienti#ca, ecc.) ed è governata dai suoi organi di amministrazione e di controllo, espressi dall’assemblea dei soci.

Ogni tre anni celebra i suoi congressi, che costituiscono appuntamenti importanti per trarre bilanci e de#nire le linee strategiche delle associate. Proprio quei congressi – dal 2002 in poi per quanto qui interessa sottolineare – rappresentano le tappe di un camminodi crescita e di assestamento sul piano normativo, organizzativo e progettuale compiuto dalle fondazioni: a Firenze nel 2003, proprio al culmine della contesa sulla legittimità del sopracitato art. 11 della Finanziaria 2002, si auspicò che venisse de#nito un assettogiuridico stabile per le fondazioni; a Bolzano nel 2006 giunse il riconoscimento del Ministro del Tesoro circa il ruolo fondamentale per il Paese svolto dalle fondazioni e venne lanciato il progetto per creare, insieme al mondo del Terzo Settore e del Volontariato, una fondazione per il Sud e in pari tempo si manifestò l’auspicio digiungere alla de#nizione di uno statuto europeo per le fondazioni; a Siena nel 2009 vennearricchita di contenuti sostanziali l’identità delle fondazioni e gli orizzonti della loro attivitàassunsero contorni più ampi, anche in termini di trasparenza, valutazione e rendicontazione.

Il sistema delle Fondazioni bancariePosto che la stragrande maggioranza degli italiani ancor oggi – a quanto risulta da recenti indagini - ignora del tutto, o quasi, cosa siano o cosa facciano le fondazioni di origine bancariaitaliane, nonostante la loro ultraventennale presenza attiva, non guasta qui in premessa ricordarne la genesi.

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Il percorso di crescita delle fondazioni, nei primi anni di attività, fu rallentato dal controverso quadro normativo di riferimento, destinatario in pochi anni di decine di provvedimenti legislativi, decreti ministeriali, circolari.

Quadro che venne de#nitivamente chiarito con le sentenze della Corte costituzionale nn. 300 e 301 del settembre 2003, pietre miliari nella de#nizione della natura e del ruolo delle fondazioni, consacrate come “persone giuridiche private dotate di piena autonomia statutaria e gestionale”, e collocate “tra i soggetti dell’organizzazione delle libertà sociali”.

Impianto totalmente confermato in seguito sia da una pronuncia della Commissione Europea che da una sentenza della Corte di Giustizia Europea,entrambe consecutivamente chiamate a pronunciarsi sul tema.

Per loro natura istitutiva le fondazioni, strumenti del pluralismo e della democrazia, sono enti che intervengono nei settori de#niti dalla legge in iniziative di interesse collettivocon un ruolo sussidiario e non sostitutivo degli organismi pubblici, cui è attribuitoprimariamente il compito di presidiare l’area del welfare. E di ciò rendono puntualmenteconto non soltanto ai propri organi di controllo interni (Collegio sindacale) ed esterni (Ministero dell’Economia e delle Finanze), ma anche e soprattutto agli enti pubblici e privati, nonché ai cittadini del proprio territorio.

Come soggetti non pro#t, le fondazioni destinano il reddito derivante dall’investimento dei propri patrimoni, che - val la pena ricordare - debbono restare intangibili, a interventi di utilità sociale e di interesse pubblico.

L’attività istituzionale si è manifestata, peraltro, anche a livello nazionale promuovendoprogetti di housing sociale, intervenendo in forma decisiva a sostegno del mondo del volontariato e del terzo settore e nella costituzione della Fondazione con il Sud, con il dichiarato obiettivo di favorire nel Mezzogiorno lo sviluppo di reti di solidarietà,attraverso forme di collaborazione sinergica con le diverse espressioni delle realtà locali.

Ma non solo. Più in generale, il sistema delle fondazioni, già nel 2003, ha contribuitoalla costituzione della società per azioni Cassa Depositi e Prestiti con un investimento di 1,050 miliardi di euro, pari al 30% del patrimonio complessivo, con l’obiettivo di ra!orzare il ruolo propulsivo di un ente strategico per lo sviluppo dell’economia italiana.

E ancora: in questi ultimi anni, segnati da una crisi profonda che ha colpito duramente i sistemi bancari e #nanziari a livello planetario, le fondazioni hanno sottoscritto robusti aumenti di capitale per ra!orzare il patrimonio delle banche italiane adeguandolo ai parametri europei; ciò ha evitato – vale la pena di sottolinearlo - che dovesse intervenire lo Stato (con i soldi dei contribuenti), come invece avvenuto negli Stati Uniti e in molti Paesi europei.

14 Gli anni della Fondazione

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17 Fondazione Crup Venti Anni

Ecco alcune domande cruciali cui ci si ripromette di rispondere con gli scritti di questo testo.La Fondazione CRUP è – come sancito dalla Corte costituzionale per tutte le fondazioni bancarieitaliane - una persona giuridica privata, dotata di piena autonomia statutaria e gestionale. Essa non è legata da alcun vincolo, se non ideale e storico, con la banca Cassa di Risparmio locale e, traendoorigine da una normativa speciale (legge Amato), si distingue nettamente dalle fondazioni regolatedal codice civile. Come le altre fondazioni bancarie, anche la Fondazione CRUP venne costituitain ottemperanza alla Legge Amato e prese avvio l’1 gennaio 1992, come ente distinto e autonomodalla Cassa di Risparmio di Udine e Pordenone S.p.A., di cui peraltro in quel momento deteneva il 75% del capitale sociale. Sull’onda dei processi di accorpamento e fusione fra banche, incentivatida Autorità di governo e da Autorità di vigilanza, la Fondazione CRUP conferì di lì a poco dallasua costituzione le azioni detenute nella S.p.A. Cassa di Risparmio in una holding, denominataCasse Venete, alla quale partecipavano anche le fondazioni di Gorizia e di Padova/Rovigo,ricevendone in cambio azioni di quella società. Successivamente, con l’ingresso anche dellaFondazione di Bologna, la holding assunse il nome di Cardine, in seguito con"uita nel GruppoS.Paolo di Torino. Nell’anno 2006, in#ne, il Gruppo S.Paolo si fuse con il Gruppo Intesa di Milano,dando origine al più grande Gruppo bancario italiano. Ognuno di questi passaggi comportava, daparte della Fondazione, la cessione di azioni detenute nella società conferente in cambio di azionidella società conferitaria a determinati valori certi#cati. Tutto questo articolato percorso, delineavauna strategia di ampio respiro all’interno del riassetto del sistema bancario italiano, è stato segnatoda cambiamenti di non poco momento sotto diversi pro#li di natura prevalentemente giuridico-economica, ma soprattutto politico-aziendale. Va sottolineato che l’insieme di tutte le delicateoperazioni necessarie a seguire il complesso iter sopra richiamato si compì nell’arco temporale di un decennio (dal 1197 al 2006). Com’è naturale, lungo questo cammino il peso speci#co della partecipazione della Fondazione Crup si è andato progressivamente alleggerendo in terminipercentuali all’interno delle diverse compagini, parallelamente all’aumentare della loro dimensione:perciò, dal 75% del capitale sociale detenuto nella CRUP si è man mano ridotto #no a scendereall’attuale 0,60% detentuto in Intesa San Paolo S.p.A.. Quota sicuramente molto ridotta in terminipercentuali, ma di certo signi#cativa in termini assoluti, considerata la dimensione del Gruppo.

Per conmverso e simmetricamente si è aumentato il valore del patrimonio della Fondazione in termini assoluti: i dati numerici sotto riportati evidenziano i passaggi seguiti.

La Fondazione Cassa di Risparmio di Udine e Pordenone

Che cos’è esattamente la Fondazione CRUP? Che cosa in concreto fa e perché? E poi, chi l’amministra e la controlla?E infine, da dove trae le risorse che distribuisce?

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Page 19: 20 anni della Fondazione CRUP

Il grafico riporta l’evoluzione del valore del patrimonio della Fondazione dei primi vent’anni. Si rileva in particolare che nel corso dell’anno 1999 vi è stato un marcato incremento del patrimonio nettoderivante essenzialmente sia dal conferimento della partecipazione delle azioni della CRUP SPA in CasseVenete SPA, sia dalla cessione di azioni CRUP SPA alla Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo. Tali operazioni hanno determinato un forte impatto sia sul piano economico che patrimoniale, con la rilevazionedi plusvalenze da conferimento pari a 171 milioni di euro e da cessione per 33 milioni di euro. Il patrimonio della Fondazione, da un valore iniziale di 136 milioni di euro, si è perciò progressivamente incrementato fino ad attestarsi, al 31.12 2011, a 400 milioni di euro, di cui circa il 70% rappresentato da azioni di Intesa S. Paolo. La restante quota ( 30% circa) del patrimonio è investita in strumenti finanziari, in parte gestiti direttamentedalla Fondazione e in parte affidati a Società di gestione del risparmio (SGR) specializzate.

Al termine del sopra delineato percorso, il capitale sociale della Cassa di Risparmio del Friuli Venezia Giulia è detenuto interamente dal Gruppo Intesa S.Paolo.

18 Gli anni della Fondazione

ANNO FONDO DI RISERVE ALTRE RISERVE TOTALE PATRIMONIODOTAZIONE OBBLIGATORIE PATRIMONIALI NETTO

1992 136 136 1993 136 1 137 1994 136 1 137 1995 136 136 1996 136 136 1997 136 1 8 145 1998 136 1 9 146 1999 136 1 214 351 2000 136 1 215 352 2001 139 3 226 368 2002 139 6 227 372 2003 139 8 227 374 2004 139 10 228 377 2005 139 13 229 381 2006 139 17 229 385 2007 139 23 230 392 2008 139 26 230 395 2009 139 27 230 396 2010 139 28 230 397 2011 139 31 230 400(importi in milioni di euro)

EVOLUZIONE DEL PATRIMONIO

450

400

350

300

250

200

150

100

50

-

19921993

19941995

19961997

19981999

2000

2001

2002

2003

2004

2005

2006

2007

2008

2009

2011

2012

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21 Fondazione Crup Venti Anni

Data questa sua funzione essenziale, la legge prescrive che esso debba essere amministrato con criteri prudenziali di rischio, in modo tale che ne venga preservato il valore e se ne possa ottenere una redditività adeguata, da investire prevalentemente sul territorio di competenza. Il patrimonio della Fondazione si compone di una parte mobiliare e di una immobiliare.

La prima comprende le partecipazioni #nanziarie (in primis Intesa S.Paolo di cui si è detto, ma - in misura ridotta - anche Cassa Depositi e Prestiti) e il patrimonio mobile amministrato da soggetti esterni (SGR – Società di Gestione del Risparmio) o in gestione diretta (tesoreria).

La seconda parte è costituita per la quasi totalità dal valore del compendio immobiliare sito in Via Manin-Via Prefettura-Piazzetta Valentinis in Udine, ove trova ubicazione la sede della Fondazione.

Nel patrimonio trova collocazione anche la raccolta dei beni artistici, in larga misura costituita dalle oltre 500 opere per un valore di quasi 3 milioni di euro acquistate nel 2006 dalla Cassa di Risparmio di Udine e Pordenone, e successivamente arricchita con generose donazioni di artisti locali.

Il Patrimonio

Il patrimonio rappresenta, dunque, la fonte essenziale da cui trarre le risorse necessarie a sostenere l’attività erogativa della Fondazione.

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23 Fondazione Crup Venti Anni

Nel 2004 la Fondazione acquistò l’intero compendio immobiliare compreso fra via Manin, via Prefettura e Piazzetta Valentinis. Esso annovera il palazzo Contarini (cosiddetto “Palazzo d’Oro”) ed i fabbricati Braida Caratti, Gori Caratti e Pividori Gori.

Il valore dell’operazione ammontò a euro 7.916.000.Sempre nel 2004 venne costituito, con atto notarile di validità trentennale,

un diritto di prelazione sul palazzo di via del Monte, sede storica della Cassa di Risparmio e prima ancora del Monte di Pietà, comprendente anche la cappella a!rescata da Giulio Quaglio.

La Fondazione dispone dal 1996 anche di un U$cio di Rappresentanza in Pordenone,attualmente in locazione al 1° piano di un immobile sito in via Mazzini, 12.

L’obiettivo da tempo perseguito resta comunque puntato all’acquisizione di un edi#cio di prestigio collocato nel cuore della Città.

Il 18 febbraio 2009 è stata perfezionata, con atto pubblico, la cessione gratuita alla Fondazione dell’archivio storico della Cassa di Risparmio di Udine e Pordenone, oggi Cassa di Risparmio del Friuli Venezia Giulia SpA.

Con l’acquisizione del bene, è stato assunto da parte della Fondazione l’onere di preservare l’archivio secondo i canoni dettati dalla normativa e di renderlo consultabile da parte di studiosi e dall’intera collettività; gran parte del materiale è stato provvisoriamente depositato presso la FriulArchivi srl di Udine, in attesa di un suo trasferimento presso il Palazzo Contarini.

Si ritiene utile segnalare anche che nel 2010 la Fondazione ha concorso con 1,5 milioni di euro al piano di #nanziamento per la realizzazione del parcheggio pubblico di piazza 1° Maggio a Udine, ottenendone in cambio l’ uso per 99 anni di 32 posti auto a servizio del complesso immobiliare di via Manin.

La sede della Fondazione

Originariamente la sede venne collocata all’interno del palazzo di via del Monte (sede anche della CRUP S.p.A.); successivamente – da ottobre 1992 ad aprile 1995 - si trasferì in localiaffittati nell’attigua via del Carbone; infine – dopo un breve periodo provvisorio di nuovo in via del Monte – da dicembre 1995 trovò collocazione nei locali al piano terra del Palazzo d’Oro, di proprietà della CRUP SpA, concessi in comodato gratuito.

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25 Fondazione Crup Venti Anni

Negli ultimi dieci anni due sono stati gli interventi modi#cativi dello statuto: il primo è stato approvato, come previsto dalla legge, dal Ministero dell’Economia e delle Finanze il 25 luglio 2005; il secondo è stato approvato il 15 luglio 2010 ed è entrato in vigore il successivo 23 luglio 2010.

Anche le ultime modi#che rispondono in parte all’esigenza di rendere più funzionale l’operatività della Fondazione, sulla scorta dell’esperienza maturata negli anni e sono il frutto di un attento ra!ronto con altre fondazioni italiane per dimensione o caratteristiche territoriali analoghe alla nostra.

Tra le modi#che si segnala in particolare la durata del mandato dei componenti il Consiglio e il Collegio sindacale che passa da tre a quattro esercizi, e non più anni solari.

Si riporta in appendice il testo dello statuto vigente al 31.12.2011

Statuti

Nel corso dei suoi 20 anni, la Fondazione ha dovuto più volte porremano al testo statutario che ne regola l’organizzazione funzionale, sia per adeguarlo alle di volta in volta mutate disposizioni normative,sia per meglio armonizzarlo con le esigenze riscontrate sul campo.

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Il bilancio, perciò, diventa lo strumento cognitivo della traiettoria operativa di una istituzione e conoscerne la sequenza temporale signi#ca identi#care il processo evolutivo seguito nel tempo da quell’ente.

Senza voler entrare in approfondimenti sul tema per distinguere il bilancio di previsione da quello consuntivo, o di competenza da quello di cassa o da quello#nanziario, ai nostri #ni appare su$cientemente rappresentativa la sua quali#cazione come conto #nale di ogni esercizio, ovvero il rendiconto consuntivo di un anno di attività.

Esso è formato da due distinti documenti: lo stato patrimoniale (attivo e passivo) e il contoeconomico cui si accompagna la nota integrativa, che illustra nel dettaglio le singole poste.

La Fondazione è tenuta a presentare ogni anno, entro la #ne di ottobre il bilancio di previsione per l’esercizio successivo ed entro la #ne di aprile il bilancio consuntivodell’esercizio precedente. Questi documenti vengono resi noti con la loro pubblicazione sul sito dell’ente e, per il consuntivo, anche con la distribuzione dei fascicoli a stampa: a essi si fa, dunque, rinvio per la lettura analitica dei singoli esercizi.

Al conto economico si ritiene di dedicare qualche attenzione speci#ca, poiché esso fotografa con immediatezza l’evoluzione del quadro di sintesi che, dopo un periodo di crescita costante, ha subito un’improvvisa e traumatica caduta per e!etto della nota crisi #nanziaria abbattutasi nel 2008 anche sull’Italia.

Si può dire che il conto economico rappresenta il quadro di sintesi delle entrate e delle uscite (spese) di ogni anno. Per la Fondazione le entrate costituiscono di fatto la fonte di reddito cui attingere per fronteggiare le spese di funzionamento (spese di gestione, imposte, ecc.), ma soprattutto per #nanziare gli investimenti sul territorio (contributi a enti e associazioni). Ne discende che, diminuendo le entrate, si riduce simmetricamente anche la capacità erogativa.

Il bilancio

Per ogni ente, pubblico o privato che sia, il bilancio può esseresinteticamente definito il documento contabile contenente l’insieme dei dati e delle informazioni utili a comprendere il sistema di valori presenti nelle diverse situazioni (statiche o dinamiche) del ciclo economico di quella realtà.

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Di seguito viene presentato il quadro riassuntivo dei proventi conseguiti dalla Fondazione dal 2002 al 2011, suddivisi per dividendi distribuiti dalle società partecipate (per la quasi totalità Intesa S.Paolo) e per reddito da investimenti del patrimonio liquido e!ettuati direttamente o a$dati in gestione.

28 Gli anni della Fondazione

Dall’analisi storica dei dati sopraesposti appare evidente la forte progressione negli annidell’ammontare dei dividendi, che hanno raggiunto punte record negli esercizi 2007 e 2008.Come pure appare drammaticamente evidente la drastica loro contrazione (pressochétotalmente azzerata nel 2009) negli anni seguenti.

Il che ha costretto la Fondazione da un lato a ridurre con decisione l’entità totale delle erogazioni(passando in un anno da 14,5 a 8,8 milioni di euro) e dall’altro ad adottare un più rigoroso sistema di parametri valutativi dei progetti da sostenere.

Sotto questo pro#lo, per visualizzaree$cacemente l’andamento del bilancio negli anni,può tornare agevole seguire il processo delleerogazioni distribuite in 20 anni e, segnatamente, dal 2002 al 2011. Dopo una prima fase di sviluppo,particolarmente vigoroso negli anni 2007 e 2008, si assiste ad una seconda fase, destinata – si presume - a durare nel tempo, di fortecontrazione delle risorse su cui contare per poter assolvere alla missione istituzionale.

ANNO DIVIDENDI DA RISULTATO RISULTATO PARTECIPAZIONI PATRIMONIO IN GESTORI

FINANZIARIE GESTIONE DIRETTA

2002 17.942.060,00 1.360.039,00 435.000,00

2003 9.064.949,00 1.731.867,00 3.249.000,002004 9.781.082,00 2.032.157,00 2.554.850,002005 12.407.458,00 2.276.640,00 2.199.560,002006 16.124.227,00 1.468.434,00 3.095.430,002007 30.761.837,00 942.936,00 2.518.674,002008 30.781.837,00 -1.722.744,00 -6.104.560,002009 960.000,00 1.255.451,00 3.663.866,002010 7.135.575,00 1.137.110,00 659.557,002011 7.990.360,00 8.586.231,00 -562.239,00parziale 142.949.385,00 19.068.121,00 11.709.138,00Totale 173.726.644,00

Valori

35.000.000,00

30.000.000,00

25.000.000,00

20.000.000,00

15.000.000,00

10.000.000,00

5.000.000,00

0,00

-5.000.000,00

-10.000.000,0010

9 8 76

54

3 21 Tempo

Risultati Finanziari dal 1992 al 2011

Dividendi da partecipazioni finaziarie

Risultato patrimonio in Gestione Diretta non immobilizzato

Risultato Gestori

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29 Fondazione Crup Venti Anni

Nei primi 10 anni il totale delle erogazioni si attestò a oltre 22 milioni di euro (mediamente 2 milioni l’anno); nel secondo decennio esso si è quadruplicato #no a raggiungere la cifra di 96 milioni (mediamente poco meno di 10 milioni l’anno).Complessivamente in 20 anni quasi 120 milioni di euro.

La distribuzione delle erogazioni è correlato – come già accennato – alle disponibilità derivanti dall’investimento del patrimonio e subisce, pertanto, in larga misura gli e!etti dei fenomeni che regolano i mercati, #nanziari e non.

Conoscendo la volatilità dei mercati e le periodiche "uttuazioni, anche molto sensibili,alle quali vanno periodicamente soggetti, la Fondazione ha adottato, negli anni di maggiori disponibilità, opportune politiche di accantonamento su fondi vincolati, in particolare il fondo di stabilizzazione, in previsione di evenienze negative e conseguentescarsità di mezzi, come in e!etti è poi accaduto negli anni della crisi scoppiata nel 2008. Si tratta di fondi che hanno consentito negli anni più di$cili, specie nel 2009 registratocome il peggiore in assoluto #nora trascorso, di corrispondere – seppure in misuranecessariamente ridotta – alle istanze presentate.

Questa considerazione ci introduce direttamente al tema centrale della Fondazione e che attiene alla sua gestione o, più esattamente, alla sua governance.

ESERCIZIO EROGAZIONI ACCANTONAMENTO AL FONDO TOTALE ISTITUZIONALI PER IL VOLONTARIATO E EROGAZIONI

AL FONDO PER LA REALIZZAZIONE DEL PROGETTO SUD

1992(1) 617.707 617.7071993 842.894 19.625 862.5191994 397.972 25.306 423.2781995 131.315 46.481 177.7961996 1.274.076 69.722 1.343.7981997 1.385.172 119.818 1.504.9901998 2.298.408 262.360 2.560.7681999 3.830.689 408.001 4.238.6902000(2) 5.306.983 244.451 5.551.4342001 5.066.792 396.072 5.462.864Parziale 22.743.8442002 7.199.496 790.875 7.990.3712003 6.514.384 560.792 7.075.1762004 7.073.573 650.778 7.724.3512005 8.589.823 768.274 9.358.0972006 8.432.349 948.176 9.380.5252007 12.647.421 1.552.732 14.200.1532008 13.532.851 1.046.538 14.579.3892009 8.648.457 183.808 8.832.2652010 8.746.955 171.387 8.918.3422011 8.083.883 324.713 8.408.596Parziale 96.467.265

Totale generale 110.621.200 8.589.909 119.211.109

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Trattasi, a ben vedere, di un mandato di alta valenza sociale e di responsabilità civile, che postulacompetenze anche tecniche di qualche complessità, ma reclama soprattutto un convinto senso etico di servizio agli enti e alle istituzioni del proprio territorio. Con l’orgoglio, possiamo aggiungere, di poter essere utili alla causa comune, che mira a ra!orzare il senso di appartenenza e i vincoli dellacoesione sociale in un processo di crescita armonica e di equilibrato sviluppo economico-culturale.

Su questo s#dante terreno si gioca, in sostanza, la reputazione della Fondazione.Si tratta di un percorso che passa attraverso la conoscenza, ovvero la riscoperta, della nostra

storia e della nostra cultura, fatta di arte, letteratura, scienza, ma anche – e mai come in questo tempose ne avverte l’ urgenza – di un’ampia e profonda solidarietà verso le nuove e antiche fragilità sociali. Aree di disagio che interpellano il senso comune della società su povertà inedite, su inquietudinidi!use nel mondo del lavoro, su incerti orizzonti dei giovani, su s#de epocali in"itteci dalla globalizzazione e che dettano le regole di nuovi stili di vita.

La nostra millenaria civiltà ci impone di guardare con #ducia e tenacia al futuro, ai nostri ragazzi, e ci impone nel contempo di non lasciare indietro nessuno, di non abbandonare le parti più deboli,indifese e bisognose di sostegno. Ma ci addita anche la strada per curare, valorizzare, esaltare energievitali della società; per rinsaldare valori essenziali di una comunità, come la tolleranza e l’accoglienzainclusiva, l’esercizio dei diritti e il vincolo dei doveri, la correttezza, la solidarietà, la coerenza e la meritocrazia. Se questo è, allora il compito di amministrare la Fondazione, così come noi la intendiamo, non può essere ridotto a puro esercizio tecnicistico o burocratico, ma si identi#canell’abitudine a gestire il dialogo nel vissuto dell’esperienza quotidiana delle centinaia di realtàculturali, socio-assistenziali, economiche, professionali, scolastiche di cui è fortunatamente ricco il Friuli; realtà tutte assistite, fra l’altro, dall’imponente esercito del volontariato. Innanzitutto è compito primario degli amministratori e sindaci vigilare costantemente sull’andamento degliinvestimenti dell’ente per poterli gestire oculatamente, da un lato evitando rischi che ne potrebberominare la consistenza e dall’altro cogliendo tempestivamente le opportunità o!erte dai mercati.

Esercizio certamente non privo di responsabilità, che richiede oggettivamente – ci pare di poterdire con serenità – competenze e conoscenze, ma anche equilibrio e visione strategica sia sul frontedelle risorse disponibili, sia sul piano degli obiettivi di medio/lungo periodo che da esse dipendono.

La governance

L’argomento riguarda gli organi – e le persone che li compongono – deputati ad amministrare, controllare e gestire, con le modalità e nei termini previsti da leggi, regolamenti e statuto, il patrimonio della Fondazione. Il quale – va ancora ricordato e sottolineato – appartiene alla collettività locale, in quanto eredità dei sacrifici e dei risparmi di intere generazioni del popolo friulano.

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In secondo luogo, ma di non minore rilievo, incombe sugli amministratori l’obbligo morale di distribuire le risorse disponibili secondo criteri di equità, di imparzialità e di preordinate categorie di priorità, che vengono stabilite nelle loro linee generali nei documenti programmatici triennali e, piùpuntualmente, nei documenti previsionali annuali. Anche sotto questo pro#lo, l’impresa non è alla #neagevole, specie in tempi di ristrettezze, che si ripercuotono sugli enti pubblici e privati, sul mondo delleimprese e del lavoro, sulle famiglie, sulle associazioni. Proprio in quei frangenti si ampliano e si dilatanole richieste per integrare con maggior forza gli interventi pubblici o per coprire spazi lasciati liberi da enti istituzionalmente preposti. Anche per la Fondazione si impone allora l’obbligo delle scelte, che vanno fatte, rispettando lo spirito e la sostanza della missione a$data dalla legge, nel contempoincontrando le esigenze primarie di utilità sociale della nostra collettività. Si ritiene di poter a!ermareche il percorso seguito dalla Fondazione nei suoi primi 20 anni si è sviluppato lungo una lineaevolutiva coerente con i principi statutari e attenta alle necessità del territorio. Nel primo decennioil passo si è mosso con grande cautela a causa anche delle contenute disponibilità (poco più di 22milioni di euro) e delle incertezze normative. Nel secondo decennio il cammino si è fatto più speditoin virtù di signi#cative esperienze acquisite, in un quadro generale meglio de#nito e di vieppiùcrescenti mezzi a disposizione (oltre 96 milioni di euro). I campi in cui la Fondazione è intervenutasono molti, ma in particolare riguardano i settori della cultura e dell’arte, dell’istruzione e delle ricercascienti#ca, della sanità e dell’assistenza; all’interno di questi la priorità è stata riservata ai progetti rivoltiai ragazzi e alle fragilità sociali. Di essi più di!usamente si dirà in prosieguo. Su tutta l’attività svolta una valutazione potrà essere fatta dai nostri interlocutori, che ne hanno titolo sulla base soprattutto dei rapporti intercorsi in questi anni e di quanto esposto nel presente volume. A posteriori, volgendo lo sguardo alle spalle, viene lecito chiedersi se si sarebbe potuto/dovuto fare di più o meglio, o entrambe le cose insieme. Senza dubbio sugli esiti ha in"uito la novità assoluta di questo ente, varato ancora incompleto in un mare burrascoso privo di orizzonti, e un ruolo non secondario lo hanno certamente esercitato le caratteristiche delle persone che in tempi e con ruoli diversi si sono assunte la responsabilità della navigazione. Il risultato #nale viene qui presentato.

Ciò che, a ogni buon conto, si ritiene di poter attestare come cifra costante degli amministratori e sindaci succedutiti nei 20 anni è stato l’impegno personale e professionale profuso, la sollecitudineverso le istanze del loro territorio, il comportamento improntato alla sobrietà, alla correttezza, al rispetto delle istituzioni e della dignità delle persone. Consapevoli sempre del privilegio di poter rendere un servizio importante alla Comunità friulana. La struttura esecutiva, con la direzione e gli u$ci, ha seguito con spirito partecipe l’impostazione programmatica degli organi amministrativi e ne ha operativamente applicato gli indirizzi con scrupolo e professionalità, in permanente dialogocon gli enti e le istituzioni, con i collaboratori e i consulenti, con gli organi di informazione.

Meccanismi complessi di una macchina che quotidianamente interagisce con le più diverse componenti della nostra società e con le variegate contingenze, per gestire le quali sono richiesti requisiti professionali e umani di sicura qualità.

32 Gli anni della Fondazione

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33 Fondazione Crup Venti Anni

Gli enti partecipati

La Fondazione partecipa attivamente, anche attraverso suoi rappresentanti negli organi amministrativi, alla vita di diversi importanti enti del territorio in cui opera: per alcuni di essi trattasi di eredità storicamente legate alla Cassa di Risparmio, mentre per altre la Fondazione è stata determinante elemento costitutivo.

Università degli Studi di UdineConsorzio di Pordenone per la formazione superiore, gli studi universitari e la ricercaConsorzio universitario del FriuliConsorzio Friuli FormazioneConsorzio Friuli InnovazioneConsorzio Scuola Mosaicisti - SpilimbergoCISM – Centro internazionale di Scienze meccanicheCasa dello Studente “Zanussi” – PordenoneEnte Friuli nel MondoFondazione Abbazia di RosazzoFondazione CREF/Centro Ricerche economiche e FormazioneFondazione IRCAB/Istituto Ricerche cliniche applicate e di baseFondazione per la VitaUniversità Popolare – UdineLa Quiete – Azienda pubblica di Servizi alla Persona

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35 Fondazione Crup Venti Anni

Allo scopo di agevolare il compito di tali organi sono istituite le Commissioni consultive(Istruzione formazione e ricerca; Arte Attività e Beni Culturali; Salute, Medicina, Assistenza,Volontariato) e le Commissioni tecniche (Commissione Finanza e Commissione Immobili), con compiti consultivi su questioni, rispettivamente, in materia #nanziaria ed edilizio-immobiliare.

L’Organo di Indirizzo è formato da 24 membri, di cui 20 indicati dagli Enti designanti(Province di Udine e Pordenone, Comuni di Udine e Pordenone, CCIAA di Udine e Pordenone,Comune di Aquileia, Comune di Cividale, Comune di Sesto al Reghena, Università di Udine,Consorzio Universitario di Podenone, Azienda ospedaliero-universitaria Santa Maria dellaMisericordia di Udine, Consorzio Universitario del Friuli, Deputazione di Storia Patria per il Friuli,Centro Iniziative Culturali di Pordenone, Ordine degli Avvocati di Udine, Pordenone e Tolmezzo,Ordine dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri delle Province di Udine e Pordenone) e 4 cooptati. L’Organo di Indirizzo è responsabile del perseguimento dei #ni istituzionali, decide gli obiettivi e stabilisce la programmazione annuale e pluriennale, oltre ad approvare il bilancio di previsione e quello consuntivo. In base al nuovo statuto i componenti dell’Organo di Indirizzodurano in carica 6 esercizi dalla data di nomina e possono essere rieletti per un solo ulterioremandato. Si evidenzia che nell’aprile 2012 - il medesimo Organo di Indirizzo è giunto a naturalescadenza e si ha quindi, provveduto alle nuove nomine dei suoi componenti. Già in gennaio sono state avviate le procedure di rinnovo previste dalla legge e dallo statuto della Fondazione e si è provveduto alla consultazione dei rappresentanti dei 20 Enti designanti deputati a fornire le terne.

Il Consiglio di Amministrazione è composto da un numero variabile di membri (da 7 a 11)eletti dall’Organo di Indirizzo. Esso gestisce la Fondazione nell’ambito degli obiettivi e dei programmi #ssati dall’Organo di Indirizzo e ha tutti i poteri di ordinaria e straordinariaamministrazione. I componenti vengono nominati per quattro esercizi e possono essere riconfermatiuna sola volta. Il mandato termina con l’approvazione del bilancio relativo all’ultimo esercizio.

È l’organo di controllo della Fondazione ed esercita le funzioni attribuite dallo statuto e dalla normativa vigente. È composto da tre componenti e!ettivi e due supplenti nominatidall’Organo di Indirizzo. Esso interviene alle adunanze del Consiglio e dell’Organo di Indirizzo e si riunisce trimestralmente per le veri#che previste dallo statuto.

L’assetto istituzionale

Lo statuto della Fondazione prevede i seguenti organi istituzionali: l’Organo di Indirizzo, il Consiglio di Amministrazione, il Collegio Sindacale, il Presidente, il Direttore.

L’Organo di Indirizzo

Il Consiglio diAmministrazione

Il Collegio Sindacale

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I Sindaci restano in carica quattro esercizi e possono essere confermati per un solomandato, che termina con l’approvazione del bilancio relativo all’ultimo esercizio.

Il Presidente, nominato dal Consiglio nell’ambito dei propri componenti, rappresenta la Fondazione e sovrintende al suo funzionamento. Presiede l’Organo di Indirizzo ed il Consiglio di Amministrazione, vigilando sulla esecuzione delle deliberazioni di quest’ultimo e sulconseguimento delle finalità istituzionali. Sovrintende a tutta l’attività svolta dal Direttore e, suotramite, dalla struttura operativa, assicurando uno svolgimento dell’attività conforme allo statuto, alledelibere assunte dagli organi istituzionali, alle istruzioni impartire dall’Autorità di Vigilanza, alla legge.Mantiene i contatti con i componenti dell’Organo di Indirizzo, del Consiglio di Amministrazione,delle Commissioni interne consultive e funge da punto di raccordo di tutte le decisioni assunte.Intrattiene i rapporti con le autorità pubbliche e le istituzioni, nonché con l’ACRI – Associazione di Fondazioni e di Casse di Risparmio italiane. Svolge inoltre un’attività di raccordo con la bancad’origine, ora Cassa di Risparmio del Friuli Venezia Giulia SpA e con la capogruppo Intesa SanPaolo SpA, nella quale attualmente è investita la maggior parte del patrimonio della Fondazione.Instaura e conserva nel tempo una rete di rapporti con i rappresentanti delle associazioni operantisul territorio, che beneficiano dei contributi della Fondazione, per meglio comprenderne la missione e i progetti ad essa sottoposti. Intrattiene altresì i rapporti con gli enti partecipati, alle cui assemblee interviene direttamente o a mezzo di propri rappresentanti.

Il Direttore è a capo degli uffici e del personale della Fondazione e ha tutte le attribuzioni di cui all’art. 25 dello statuto. È nominato dal Consiglio di Amministrazione con l’incarico di fornire indicazioni, seguire e vistare tutti gli atti amministrativi, nonché di dare esecuzione alle delibere. Egli partecipa alle sedute dell’Organo di Indirizzo, con il compito di redigerne il verbale, e del Consiglio di Amministrazione, con funzioni consultive e propositive.

Le Commissioni consultive hanno il compito di esprimere pareri in ordine alle richieste di contributo pervenute alla Fondazione e sono presiedute dal Presidente o da un suo delegato,mentre ne fanno parte, di diritto, i Vice Presidenti e il Direttore. Le Commissioni sono tre:

1. Istruzione, formazione e ricerca 2. Arte, Attività e Beni Culturali3. Salute, Medicina, Assistenza, Volontariato.

Contestualmente alle Commissioni consultive vengono nominate anche le dueCommissioni tecniche: la Commissione Finanza e la Commissione Immobili, entrambe investite per i competenti pareri in materia #nanziaria e patrimoniale la prima ovvero nel comparto edilizio-immobiliare la seconda.

36 Gli anni della Fondazione

Il Presidente

Il Direttore

Le Commissioniistituzionali

Le Commissionitecniche

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LA SEDE DELLA FONDAZIONECRUP

Particolare del Palazzo Contarini di Udine,sede della Fondazione Crup.

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La sedeGiuseppe Bergamini

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41 La sede della Fondazione Crup

Nel cuore della città

Varie le sue denominazioni nei secoli: in antico si chiamò Borg di Cividat di dentri (Borgo di Cividale di dentro); più tardi, dopo la costruzione della chiesa di Sant’Antonio abate nel XIV secolo, Borg di Sant Antoni di dentri, e da ultimo Borg di San Bortolomiodal nome del santo cui era intitolata la cappella privata della famiglia Gubertini eretta nel 1451 all’angolo tra via Manin (questo è il nome che la strada prese nel 1877 in ricordo di chi fu a capo della Repubblica di Venezia nel 1848) e via della Prefettura. La chiesa fu soppressa nel 1810 e ridotta ad abitazione privata.

All’inizio della strada fa bella mostra di sé la possente torre, unica ancora esistente della terza cinta muraria, dalla cui ampia porta ancora oggi, come in passato, si entra in città; ad essa, per comodità dei pedoni, tra il 1934 ed il 1941 sono state aggiunte due piccole porte laterali. Nel complesso di abitazioni che dalla torre Manin si sviluppa #no a via della Prefettura si possono distinguere tre edi#ci principali, uno solo dei quali attualmente in uso è sede della Presidenza e degli u$ci della Fondazione. È il cosiddetto palazzo Contarini (dal nome del proprietario committente, Giovanni Contarini, intraprendente industriale del pellame) o “Palazzo d’oro”, come venne comunemente indicato per le sue preziose decorazioni dorate. Il Contarini, dopo aver rilevato l’antica casa dei Valentinis in via Manin, nel 1906 presentò in Comunerichiesta per erigere un nuovo fabbricato, la cui progettazione venne a$data al giovane architetto udinese Ettore Gilberti. Nella realizzazione del palazzo il Gilberti adottò uno stile eclettico al quale si era già attenuto nella costruzione di casa Caracristi a Rovereto nel 1905, ma ideò una decorazione particolare che diede alla facciata, sobria e lineare, ritmata solo dalle #nestre, un tono secessionista vicino al mondo liberty viennese e rappresentò, all’epoca, il più alto raggiungimento dell’architettura locale per l’eloquenzamonumentale, l’esuberante fantasia inventiva, l’arditezza di certe soluzioni, la ra$nata e stupefacente decorazione realizzata in pietra arti#ciale dall’impresa Girolamo D’Aronco e trattata in parte a foglia d’oro da Luigi e Nino Zandigiacomo.

La Fondazione Crup ha la sua sede in una delle più belle e storiche contrade del cuore di Udine, segnatamente in quella che era l’antica fossa della prima cinta del Castello e che - come scrive Giovanni Battista della Porta - si prolungava ad occidente di Mercatovecchio lungo la piazza oggi detta Libertà riunendosi al lago del Giardino verso Porta Nuova.

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Particolare della facciata del Palazzo Contarini di Udine, sede della Fondazione Crup.

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Decorazione che stupì da subito gli udinesi, abituati alle grigie facciate degli edi#cicittadini, e divenne uno dei motivi di attrazione per i visitatori della città, tanto che lo studioso Giuseppe Bragato, nella sua “Guida artistica di Udine” pubblicata nel 1913, illustrando la via Manin, ebbe modo di sottolineare che “questa via, che corre ai piedi del colle, è nota ora per la cosiddetta Casa d’oro”.

Negli anni la luminosità, il colore delle decorazioni e della pietra artificiale si erano spenti fin quasi a svanire: oggi però, a cent’anni dalla sua costruzione, grazie allo scientifico restauro cui è stato di recente sottoposto, il “Palazzo d’oro”, restituito al suo splendore artistico, torna a illuminare la via.

Il Palazzo Contarini prese il posto di più modeste costruzioni precedenti - ma nobilitate da un portale gotico con soprastante stemma in pietra della nobile famiglia Gubertini su via Manin e da uno, archivoltato, su via della Prefettura - che ci vengono restituite da una suggestiva fotografia inizio Novecento di Luigi Pignat(archivio della Società Alpina Friulana depositato presso i Civici Musei), resa suggestiva dalla presenza di numerosi astanti in posa durante i lavori di riparazione dell’acciottolato. In essa compaiono anche gli altri palazzi che formano l’isolato di proprietà della Fondazione, palazzi sottoposti ad un salutare restauro in questi ultimi tempi. Degno di nota l’elegante ritmo di finestre di palazzo Braida, che agli inizi del Novecentoospitò una frequentata trattoria; una lapide in facciata ricorda inoltre l’avvocato UmbertoCaratti (1864-1912), che negli anni 1901-1904 fu deputato radicale eletto nel collegio di Gemona e nel 1909 fu scelto dal consiglio comunale di Udine come successore del dimissionario Pietro Capellani alla presidenza della Cassa di Risparmio.

Alcuni spazi al pianoterra del palazzo Contarini vennero dai proprietari adibiti a luogo di vendita dei prodotti della loro conceria, in altri fu allogato il Cinema Volta (che poi prese il nome di Ambrosio e, dopo la prima guerra mondiale, di Serenissima). Nel 1933, dopo il fallimento della ditta Contarini il palazzo venne acquistato dalla Cassa di Risparmio di Udine, che a$dò all’architetto Gilberti il completamento delle facciate su via Prefettura (soltanto metà era nello stile di quella su Via Manin) e piazza Valentinis. Il pianoterra dell’edi#cio (per il restante adibito ad abitazioni) fu quindi sede della Banca del Lavoro, dei magazzini UPIM, di un negozio di biciclette. Nel 2004, la Fondazione della Cassa di Risparmio di Udine e Pordenone, che nel 2000 aveva qui trasferito la sede,inizialmente allogata nel palazzo del Monte di Pietà, acquistò dalla Banca tutto lo stabile e le due case adiacenti, esercitando nel contempo diritto di prelazione sull’eventuale venditadello storico palazzo del Monte di Pietà, in cui l’Istituto di credito ha conservato la sede.

44 La sede della Fondazione Crup

Particolare della decorazione del Palazzo Contarini di Udine,

sede della Fondazione Crup.

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PRESENZAINNOVATIVANELLA SOCIETÀ CIVILE

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Presenza come sussidiarietàLuciano Padovese

Le immagini di questa sezione si riferiscono alla Università del Friuli,

sede di Udine (pag. 51 52)sede di Pordenone (pag. 55 56)

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49 Presenza innovativa nella società civile

Innanzitutto appare a noi straordinaria la capacità della nostra Fondazione, come peraltro di tutte le altre in Italia, di attraversare una infinità di ostacoli, opposizioni,malintesi da parte di chi – soprattutto nell’ambito politico – agli inizi faticava adimmaginare una realtà che da subito si presentava come forza autonoma, e che provenivadalla società civile e non era l’ennesima diretta espressione di pubbliche Istituzioni. In tempo in cui da tutte le parti si insiste sulle liberalizzazioni di tanti mondicorporativi o controllati direttamente dallo Stato con inconvenienti che hanno reso difficile garantire al nostro Paese una capacità di movimento, di sburocratizzazione, di immediata corrispondenza alle esigenze della gente e del territorio, le Fondazioni si presentano come un fatto esemplare. Per quanto riguarda la nostra, originata dalla Cassa di Risparmio di Udine e Pordenone, si è trattato di una chiara linea di partenza, intuita dai fondatori e quindi perseguita in questi venti anni con grande coerenza, pur nella flessibilità di programmi e di qualità e quantità di interventi a seconda dei fenomeni economici che subirono profonde alterazioni negli ultimi anni. Vere e proprie bufere che senza dubbio incisero anche sulle possibilità di interventidella Fondazione la cui presenza tuttavia finora non è mai venuta meno anche perl’oculatezza che aveva spinto i suoi amministratori, negli anni di maggiori possibilitàfinanziarie, di provvedere con riserve prudenziali al fine di garantire comunque una continuità, specialmente nei campi più delicati delle necessità del territorio e, sempre di più, di veri e propri bisogni di fronte al crescente disagio economico e sociale.

Una vitalità originale

Vent’anni di vita per una istituzione come la Fondazione CRUP, antica per i suoi precedenti storici, ma, quando è nata, del tutto nuova per la sua formulazione nel quadro istituzionale del nostro Paese, non sono moltissimi, ma sufficienti per farci evidenziarealcuni criteri rilevanti per una riflessione che si impone nei tempi che stiamo vivendo.

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Ma prima di soffermarci sulle linee programmatiche e sulle tipologie di intervento, soprattutto di questi secondi dieci anni di vita della Fondazione, vorremmo richiamare quanto già avevamo rilevato come peculiarità nella pubblicazione che, ricordando il primo decennale di attività, ne sottolineava alcuni tratti come di DNA.

Innanzitutto la ricchezza di apporti della società civile alla dinamica di un organismo i cui organi statutari, attraverso un insolito modulo di individuazione, venivano costituiti dapersone non direttamente coinvolte in politica, ma rappresentanti di ambiti particolarmentesignificativi della società civile e del territorio di competenza dell’attività della Fondazione. In concreto, in venti anni la nostra realtà che comprende le due province di Udine e Pordenone, ha potuto mettere insieme personalità che nella concretezza degli incontri e delle funzioni previste dagli Statuti, hanno potuto conoscersi tra di loro e anche crearecollaborazioni e scambi altrimenti molto difficili o solo occasionali. Più volte, in questi vent’anni, è stato osservato che l’ambito della Fondazione CRUPrisultava privilegiato per creare un’armonia tra le due province e tra i molti rappresentantidi realtà significative convenute nel tessuto della Fondazione stessa; armonia frutto di un approfondimento reciproco di conoscenze ed esperienze. Per noi che questasituazione l’abbiamo vissuta direttamente, è stata un’apertura concreta e una straordinariaopportunità di anche attivamente adoperarci per favorire contatti preziosi. Si è potuto talora arrivare a dire che si è trattato di “un’esperienza dell’anima”; nel senso che chi ha vissuto l’esperienza della Fondazione si è accorto di aver incontrato un ambiente insolito, particolare, arricchente dal profilo globalmente umano, che lasciava il segno pure marcato di nostalgia, una volta che si doveva terminarne l’esperienza. Ancora più importante, questo che per noi è un primo aspetto di peculiarità della Fondazioni bancarie, può rilevarsi dal fatto che la rete nazionale delle Fondazionipermetteva un sistematico incontro – in convegni o incontri di lavoro – con personalitànotevoli che analogamente componevano gli organi statutari di altre realtà consorelle spesso molto più grandi della nostra. Occasioni straordinarie per misurarsi scambievolmente e quindi per un arricchimentoche – ci accorgevamo – non veniva solo da chi rappresentava realtà territoriali magarimetropolitane, molto più grandi e conosciute che le nostre, ma poteva derivare utilmenteper gli altri anche dalla nostra realtà di territori di provincia sì, ma tutt’altro che poveri di originalità un po’ in tutti i campi dell’esperienza sociale.

Ricchezza di relazioni

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53 Presenza come sussidiarietà

Un secondo tratto, per dir così, genetico della Fondazione CRUP in questi vent’anni è stata la fedeltà al criterio con cui ha disposto dei suoi interventi sul territorio.

Si è trattato di disporre di denaro, che doveva essere oculatamente amministrato perché garantisse le rendite necessarie alle elargizioni. Ma questo impegno non si caratterizzava di atteggiamenti tipici di chi ha finalità di carattere economico, strettamente bancario. Già ripetutamente negli interventi e negli scritti della Fondazione CRUP si sono ricostruite le origini storiche di realtà che risalgono ai Monti di pietà e quindi alle strutture intermedie delle Casse di Risparmio per cui gli interventi di carattere sociale ne qualificavano finalità, statuti, operatività. Ma al di là delle radici storiche, per fermarci alla ventennale Istituzione di Udine e Pordenone, sono i fatti a testimoniare. Il denaro, la sua salvaguardia, il modo di essere amministrato, la sua distribuzione in Fondazione sono tutti obiettivi non fine a se stessi, ma motivati dalla ragione sociale di sostegno e promozione soprattutto degli ambiti più delicati della realtà civile. Anche se della cultura, dell’istruzione, della salute, dell’assistenza si interessano le istituzione pubbliche, sta di fatto che i mezzi messi a disposizione sono sempre insufficienti o addirittura molto insufficienti. Eppure si tratta di ambiti in cui più direttamente in gioco è la persona umana, la sua promozione, la sua difesa. “Umanizzare il denaro”, espressione emersa frequentemente negli ambiti nazionali delle Fondazioni, vuole indicare, quindi, con chiarezza il primato della persona nell’orizzonte e nell’impegno concreto di realtà sociale che non intende certo – sarebbe impensabile – mettersi al posto delle pubbliche Istituzioni; ma certamente sì essere sussidiaria, cioè di appoggio, anche di supplenza – ma non di pura emergenza e solo occasionale – all’operato degli organi preposti al bene comune della nostra società, mai completamente esaustivo delle necessità collettive. Naturalmente questo servizio risulta spesso prezioso anche perché si giova di metodologie più snelle, molto meno burocratiche, e soprattutto della presa diretta sul territorio in ordine alla individuazione dei bisogni, proprio grazie anche alle tipologie costitutive dei propri organismi direzionali e operativi.

Umanizzare il denaro

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Già in occasione dei primi dieci anni di attività una importantepubblicazione ha potuto evidenziare la grande mole, ma soprattutto la notevole qualità degli interventi della Fondazione CRUP sul territorio delle due province friulane di Udine e Pordenone.

Gli ambiti dei beni e delle attività culturali e dell’arte, sempre considerati settori primari nelle programmazioni anche triennali della Fondazione assieme a sanità e assistenza, ricerca e innovazione hanno avuto certamente una attenzioneparticolare data anche la peculiarità della realtà friulana, ricchissima di memoriearcheologiche e artistiche da salvaguardare; storie originali e importanti da tramandare, località bellissime da far conoscere soprattutto attraverso pubblicazioni spesso molto preziose: una operazione indispensabile anche per dare forza al progetto di un lancio turistico del nostro Friuli che non cessa di suscitare meraviglia a chi dall’Italia e dall’estero riesce finalmente a prendere contatto. Così pure gli ambiti della istruzione e formazione, specialmente universitaria. Già nei primi dieci anni, l’impegno a contribuire in misura molto significativa, a rafforzare le strutture universitarie, in Udine e sul territorio friulano, per studi e iniziative di innovazione che in pochi anni hanno potuto raggiungere classifiche di eccellenza in ambito nazionale ed estero. E, accanto all’Università, attenzione anche a molte altre realtà di istruzione e formazione, segnando una strada che pure nei secondi dieci anni di vita, nonostante sopravvenute difficoltà di carattere finanziario, la Fondazione ha perseguito come può apparire dall’insieme delle analisi e delle sintesi di rendiconti stesi in questo volume. Ciò nella convinzione che trascurando formazione a tutti i livelli, dalla Scuola dell’Infanzia all’Università, e iniziative di innovazione è tutto il livello di crescita, anche economica, che ne viene a soffrire gravemente. E in questo settore – come del resto in quello della cultura e dell’arte – sembra talora che le valutazioni delle pubbliche Istituzioni non tengano in conto che si tratta di bisogni primari e non di aspetti di carattere secondario e quindi in certo senso più trascurabile.

La testimonianza dei fatti

54 Presenza innovativa nella società civile

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55 Fondazione Crup Venti Anni

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56 Gli anni della Fondazione

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57 Presenza come sussidiarietà

Nostro compito è cercare di documentare quello che è stato il prosieguo e lo sviluppo di percorsi concreti anche a partire da altri settori basilari della realtà sociale in cui spesso la presenza della Fondazione, pur nelle già ricordate sopravvenute notevoli difficoltà di carattere finanziario, si è rivelata preziosa e anche non poche volte determinante.

Intendiamo riferirci soprattutto agli ambiti dell’assistenza e della sanità, ma pure quelli della promozione dello sviluppo economico e della beneficenza in genere, dei problemi delle famiglie dei lavoratori che improvvisamente si sono trovati disoccupati, dei giovani e degli anziani che con gli anni vanno sempre più evidenziandosi come aree sociali particolarmente delicate e dense di nuove emergenze.

Specialmente negli ultimi dei secondi dieci anni della nostra storia, la crisi socio-economica che ha coinvolto e anche sconvolto tante realtà del nostro Paese ha reso ancor più evidente l’attualità della mission della Fondazione che si è andata sempre più caratterizzando di una doppia prospettiva:

1) Innanzitutto essere sempre più di sostegno alle nuove fragilità sociali, puntando soprattutto ad essere il più possibile accanto alle realtà di famiglie che sono andate da un lato perdendo consistenza economica, dall’altro risultando sempre più il vero baluardo di Welfare per le fasce sempre più deboli della nostra società;

2) Nel contempo puntare su progetti e investimenti che possano rafforzare la condizione dei giovani, specie in ordine alla loro formazione, e in tal modo contribuire concretamente a tenere lo sguardo al futuro che costituisce l’assoluta priorità per una autentica ripresa della nostra società.

Nell’aggravarsi della crisi

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L’ASSISTENZA

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Sostegno ad antiche e sempre nuove fragilità

Luciano Padovese

Tutte le immagini di questa sezione, sono particolari del quadro

di Giovanni Battista Bissoni, Messa di suffragio, sec. XVII,

già nella parrocchiale di Fraforeano ed ora in Palazzo della Porta,

sede della Curia di Udine.

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61 L’assitenza

Il libro dei primi dieci anni di vita della Fondazione ha iniziato la sua documentazione parlando di assistenza, non solo perché considerato settore primario nelle programmazionitriennali e quindi obiettivo cui destinare una porzione importante di interventi.

Si trattava anche di una ragione ideale: ricollegarsi alla motivazione di radice, alla prima ragiond’essere ereditata dalla Fondazione dall’impegno di secoli iniziati con i Monti di Pietà. Stessocollegamento ideale anche per la documentazione dei secondi dieci anni e pure coerenza con gli stessi criteri di operatività che hanno continuato ad essere orientativi anche per il secondodecennio, alla luce di quei principi fondamentali che, in un suo intervento a Pordenone, il prof. De Rita aveva sintetizzato, con espressione incisiva: “Garantire un valore aggiunto di umanità”.

In questo spirito la Fondazione ha destinato i suoi contributi assistenziali: 1) Rivolgendosi a situazioni davvero bisognose; soprattutto a quelle vissute non solo occasionalmente, ma stabilmente; 2)Tenendo conto specialmente delle iniziative, attività e progetti che riguardavano anziani, portatori di handicap, giovani e categorie sociali bisognose di recupero, nonché portatori di particolari malattie gravemente invalidanti; 3) Prestando attenzione, inoltre a iniziative rivolte alla cura e accompagnamento di malati terminali.E tutto ciò privilegiando interventi non tanto di carattere sporadico, ma piuttosto progetti strutturali,

anche pluriennali, bisognosi di incoraggiamento e sostegno, con anche l’intento del far sorgere erafforzare un volontariato forte, cioè stabile e continuativo. In tal senso già dagli inizi ci si proponeva di promuovere e sostenere quella cultura di solidarietà che nel prosieguo del secondo decennio si è andata dimostrando una emergenza sempre più ineludibile data la grande crisi che, soprattutto negliultimi tempi, si sta dimostrando per certi versi irreversibile. Una crisi che ha determinato una inevitabileriduzione – soprattutto nell’ultimo triennio – degli interventi anche in campo assistenziale che da“settore rilevante” (cui nella programmazione triennale della Fondazione era destinata una percentualepiù alta di destinazione di fondi) era passata a “settore ammesso”, pur mai venendo meno a unaattenzione privilegiata dell’Ente di Via Manin. Con questi orientamenti l’operatività assistenziale della Fondazione si è concretizzata fin da subito con una logica molto chiara: collaborazione con soggetti del terzo settore di tutto il territorio delle due province, oltre che con enti istituzionali, dedicando moltifondi a costruzione e/o ampliamento di strutture di accoglienza, comunità alloggio, strutture riabilitative,strutture di accompagnamento di malati terminali, dotazione di automezzi per trasporto di disabili e handicappati. Una analisi critica degli esercizi degli anni dal 2002 al 2011 evidenzia con chiarezza, nella fedeltà ai criteri e alla prassi dei primi dieci anni, la preoccupazione specifica di interveniresoprattutto per migliorare la qualità della vita e la coesione sociale dei soggetti appartenenti alle categorie piùdeboli ed indifese, contribuendo al superamento di barriere sempre più resistenti di emarginazione sociale.

La continuità nei criteri

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In questo secondo decennio, il problema del progressivoinvecchiamento della popolazione della regione Friuli Venezia Giulia e della crescente domanda di assistenza ha costituito particolareobiettivo di attenzione da parte della Fondazione.

Si è trattato di concorrere innanzitutto all’acquisto di attrezzature di tipo sanitario- riabilitativo. Massicci, anche, gli interventi per finanziare l’ampliamento e/o la trasformazione di strutture di accoglienza per anziani non autosufficienti o semiautosufficienti.

Solo per limitarci a qualche esempio significativo, ricordiamo gli interventi piuttosto cospicui e spesso pluriennali per progetti più impegnativi che hanno riguardato la “Casa Serena” e la Casa di Riposo “Umberto I” di Pordenone, il Centro Diurno dell’Istituto Geriatrico e di Assistenza di Udine oltre che diverse altre realtà come la Casa degli Operai Vecchi ed Inabili di Paluzza, e la Casa di Riposo “Chiabà” di San Giorgio di Nogaro.

Inoltre la Fondazione ha finanziato l’acquisto di arredi per la casa famiglia per anziani “Residenza Lisandra” di Rauscedo.

Intervento analogo per la Casa di Riposo della Carnia “San Luigi Scrosoppi”. Ha quindi sostenuto progetti di assistenza diurna in un contesto di autosufficienza

come quello dell’Associazione Alzheimer Bassa Friulana di Terzo di Aquileia e il progetto “Senior park” del Centro Anziani di Villa Santina.

Ha favorito il servizio di assistenza domiciliare nel cividalese. Particolare l’intervento a sostegno della Cooperativa sociale “Solimai”

per l’istituzione di due servizi telefonici per anziani: “telefono anziani maltrattati” e “telefono informazioni”. Anche nell’ultimo triennio più critico, si è conservato l’impegno di interventi che concorressero al potenziamento dei servizi essenziali esistenti per rendere più vivibili e accoglibili le strutture per anziani (soprattutto acquisto di nuovi arredi e attrezzature).

Non è neanche venuto meno il sostegno alle iniziative promosseda Associazioni di anziani (es. AIFA di Pordenone e Università della Terza Età), oppure attività di informazione sui servizi erogati agli anziani dal pubblico e dal privato (cfr. pagina giornale on-line www.infoanziani.it, distribuito anche in edizione cartacea).

Assistenza agli anziani

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65 L’assitenza

Gli interventi di “assistenza” della Fondazione fino dagli inizi, ma sempre di più, specie negli ultimi dieci anni, sono andati estendendosi ben oltre il già impegnativo campo delle strutture per gli anziani.

Si sono, infatti, moltiplicati i progetti, spesso anche molto articolati, diretti a migliorare la qualità della vita di chi vive, a qualsiasi età, in uno stato di non piena autosufficienza o di completa non autosufficienza, in quanto portatori di disabilità psico-fisiche, emarginati, donne e minori abbandonati e/o in difficoltà, o persone in stato di invalidità o infermità molto gravi. Per questo si è andato precisando, di anno in anno, una sorta di “mappa del bisogno”, che rappresentasse le esigenze reali della società e permettesse di definire una strategia di azioni coordinate tra di loro.

Entrano in questo ambito di progettualità e con questa ottica gli interventi, innanzitutto, che riguardano la realizzazione di case famiglia e di nuove comunità alloggio o il loro adeguamento strutturale alle norme vigenti o al potenziamento di laboratori e presìdi utilizzati per la riabilitazione. Sono stati ragguardevoli gli interventi pluriennali per la Fondazione Bambini Autismo di Pordenone (“Centro Villa Respiro” e “Officina dell’arte”), per “La nostra Famiglia” di San Vito al Tagliamento, per l’Associazione “Insieme si può” di Udine (due lotti di lavori per la Comunità alloggio per disabili di Cussignacco), per le Cooperative Oasi, il Seme, il Granello e il Consultorio Familiare Noncello in provincia di Pordenone, e per la Cooperativa sociale Attiva di Tavagnacco, impegnata a creare un raccordo per interpretare le istanze del territorio. Concorso spese, poi, per la riqualificazione della sede della Comunità Emet a Torreano di Martignacco, per l’ultimazione Casa del Sorriso di Villa Santina; cofinanziamento dei lavori di risanamento strutturale della Comunità Terapeutica Residenziale di Ribis di Reana del Rojale, per il reinserimento dei giovani con problemi di tossicodipendenza e alcolismo. Interventi anche per l’Associazione Italiana Sclerosi Multipla di Udine (arredo), per “Il Noce” di Casarsa (sala polifunzionale); Famiglie Disabili Intellettivi di Pordenone.

Altri progetti di sostegno per non autosufficienti

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Con gli anni e il manifestarsi di nuove problematiche sociali e, contemporaneamente, sviluppandosi nuove forme di assistenza e del “prendersi cura” sociale, si sono specificate nuove forme di intervenuto.

Così ci si aprì a progetti di centri per l’accoglienza persone senza fissa dimora e immigrati (ad esempio il Centro Balducci di Zugliano). Particolare attenzione fu riservata alle nuove iniziative di pet-therapy: concorso, quindi, per l’adeguamento di un fabbricato ospitante tali attività della Società Cooperativa “Arca” di Azzanello di Pasiano, operante con la partnership con la Facoltà di medicina veterinaria dell’Università di Udine; e pure interventi per le attività di formazione di operatori di tale terapia all’Associazione “Amici di Totò” di Colloredo di Montalbano e all’Associazione Centro di Rieducazione Equestre “Anche noi a cavallo” di Porcia. Oltre a interventi per situazioni strutturali, sistematiche e spesso determinanti andarono facendosi le partecipazioni ad altri nuovi progetti riguardanti situazioni di disagio che si rendevano sempre più evidenti. Esemplari quelli intitolati “Dopo di noi” per una proiezione di garanzia ai figli assolutamente non in grado di provvedere a sé senza l’appoggio essenziale della famiglia soprattutto dopola scomparsa dei genitori (cfr. Associazione ANFFAS di Pordenone e Associazione Nostro Domani di Majano). Attenzione continua è stata posta alle iniziative sempre più coraggiose e innovative per il reinserimento nel lavoro di persone diversamente abili: in particolare varie sono state le iniziative dell’ANFFAS di Udine; interessante l’iniziativa di organizzare corsi di formazione di lavoro al telaio rivolte a persone disabili da parte della Cooperativa Sociale D.A.V.I.D.E di Tolmezzo. Continui, inoltre, gli interventi anche per il tempo libero di persone disabili, soprattutto giovani. Qui si collocano i soggiorni estivi al mare o in montagna, per esempio quelli organizzati dall’ANFFAS di Udine e di Pordenone. Rilevante e continua la partecipazione ai progetti di sostegno alle necessità fisiche,psicologiche e pure spirituali a soggetti in situazione di malattia irreversibile e terminale rivelatisi sempre più indispensabili, non solo per gli infermi, ma anche per le loro famiglie (Cfr. Hospice Via di Natale di Aviano, Hospice di Udine e Hospice di San Vito al Tagliamento). Puntuale anche il sostegno a master e programmi di ricerca sulle tematiche assistenziali in collaborazione con le Università di Trieste e di Udine e pure a iniziative di formazione per tali ambiti di intervento che, per fortuna, vanno moltiplicandosi anche nel nostro territorio.

Novità di Progetti per situazioni di disagio

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Nell’accostare con assiduità le tante situazioni di bisogno, emerse con chiarezza una esigenza molto diffusa: facilitare i trasporti delle persone dalle disabilità più diverse.

Si trattava di corrispondere a un obiettivo molto preciso: quello di rendere più accessibilile diverse strutture di accoglienza (per anziani, disabili, bisognosi di cure presso centri medici,ecc.) e nel contempo incentivare lo sviluppo di nuove forme di servizi connessi alla domiciliarità. Anche questo in ottica di soluzioni innovative ed efficaci, finalizzate a consentire il più possibile la permanenza nella propria abitazione, anche a persone affette da malattie degenerative, in condizioni di dignità e migliore qualità della vita.

Provvedere a questa esigenza, fortemente evidenziata da numerose struttureistituzionali e soprattutto da Associazioni e Cooperative di volontariato operanti nel campo dell’assistenza, comportava un notevole costo data anche le peculiarità, spesso anche complesse e sofisticate, di molti automezzi necessari a corrispondere alle diverse tipologie di persone ammalate o di varia disabilità a cui provvedere. Per questo la Fondazione CRUP diede vita al “Progetto Automezzi” come ambitocomplementare alle opere di Assistenza che costituivano uno dei suoi settori principali di intervento. E pure negli ultimi anni del decennio, venendo anche meno i mezzi finanziari per altri interventi piuttosto rilevanti di assistenza, questo progettoriguardante il comparto automezzi non venne mai meno, anche grazie alla collaborazione con enti locali territoriali e aziende sanitarie preposte.

In sostanza, quindi, anche durante tutto il secondo decennio della Fondazione notevoli e continui sono stati gli interventi per l’ampliamento del parco mezzi a disposizione di ospedali e di associazioni sanitarie e assistenziali di volontariato.

Ne hanno beneficiato varie realtà operanti in un gran numero di località delle due province di Udine e Pordenone. Per questo crediamo doverci limitare a segnalare,senza specificare in dettaglio i destinatari, i luoghi in cui si è provveduto all’acquisto di mezzi diversamente attrezzati a seconda della loro destinazione. Si è trattato di Majano,Fontanafredda, Beivars di Udine, Cavasso nuovo, Reana del Rojale, Spilimbergo, Colugna di Tavagnacco. Udine, Codroipo, Tolmezzo, Cercivento, Premariacco e molti altri.

In particolare è stato sostenuto il notevole sforzo della Croce Rossa Italiana, Comitato locale di Palmanova, sia nel monitorare le esigenze reali della popolazionedell’ampio territorio di riferimento, sia nell’adeguamento delle proprie strutture, al fine di offrire un servizio più efficace di pronto intervento.

Progetto Automezzi

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71 L’assitenza

Tra le problematiche di carattere sociale che sono andate sempre più aggravando specie in questi ultimi anni, si evidenziano particolari situazioni di emergenza nel settore giovanile pure per il crescente vuoto di potenzialità lavorativa.

Sempre più pesanti, quindi, si stanno facendo le difficoltà del compito educativo, oltre che di quello del mantenimento da parte delle famiglie.

Per questo, se da sempre la Fondazione è intervenuta per dare appoggio alle famiglie e alle istituzioni educative alla loro funzione di formazione, ancora di più cerca di farlo in questi ultimi tempi. Si è impegnata e si impegna soprattutto in quei progetti che mirano a rafforzare strutture e moltiplicare attività di coagulo giovanile, di formazione, di socializzazione.

Ha contribuito e continua a contribuire, quindi, al riuso di ambienti destinati a questa funzione, impegnandosi anche nella promozione di nuove strutture.

È intervenuta, perciò, per il recupero di oratori, centri culturali, sale della comunità in varie località – Udine, Buja, Pordenone, ecc. – rafforzando la funzione di aggregazioneche detti centri svolgono. Numerosi i sostegni a campi scuola estivi e punti verdi.Significativo, quasi simbolico ci pare, in questo quadro di interventi, l’appoggio al progetto originale intitolato “Sabato notte” promosso della Parrocchia e dal Comune di Codroipo per prevenire l’insorgere di forme di disagio giovanile e quindi offrire una alternativa alle tante iniziative notturne in cui si verificano i più numerosi e pericolosi sballi dei ragazzi oggi.

Comunque non si è trattato solo di interventi particolari, ma si è inteso dare piùattenzione a tutti gli aspetti e gli ambiti che stanno rendendo sempre più problematico oggi il problema giovanile. Per questo la Fondazione si è proposta di accompagnare, nel limite del possibile, tutta la rete di attività che diverse istituzioni cercano di incrementareper una attenzione più profonda alla salvaguardia e alla promozione del bene primario della nostra società che sono i giovani. Non solo, quindi, obiettivi riguardanti l’ambitoricreativo, perseguiti soprattutto da parrocchie o associazioni, ma anche iniziative promosse nell’ambito propriamente didattico dalle istituzioni scolastiche, soprattutto in campi solitamente considerati accessori alla scuola, se non addirittura estranei, come musica, teatro, danza, arti plastiche, ecc.

Particolare attenzione inoltre – come più precisamente tratteremo in altro settore di questa relazione – la Fondazione ha riservato a sostenere iniziative atte a facilitarel’inserimento dei giovani nel mondo del lavoro con spirito di innovazione e creatività.

Iniziative di prevenzione al disagio

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SALUTE PUBBLICA, MEDICINAPREVENTIVA E RIABILITATIVA

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Interventi per i centri di eccellenza e per tutte

le strutture sanitarie del territorio

Luciano Padovese

Tutte le immagini di questa sezione, sono particolari degli affreschi

romanici dell’abside della Basilica di Aquileia

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75 Salute pubblica, medicina preventiva e riabilitativa

E questo l’ha fatto continuando a sostenere soprattutto le realtà più rilevanti e di riferimento nel territorio delle due province di Udine e Pordenone.

Per lo più si è trattato di venire incontro alle grandi difficoltà dei vari Centri di salute pubblica a provvedere all’aggiornamento continuo della ricerca e di tutte le tecnologie – anche informatiche, oltre che di ricerca, diagnosi e cura – diventatesempre più rilevanti nella conduzione di una presenza sanitaria all’altezza dellosviluppo della scienza medica e chirurgica, soprattutto in ottica di prevenzione.

E tutto ciò proponendosi di tenersi in linea con le strategie dei Piani SanitariRegionali del Friuli Venezia Giulia, con la consapevolezza di svolgere un ruolosussidiario e non sostitutivo rispetto al servizio pubblico, consultando, per quantopossibile, le Direzioni delle Aziende sanitarie e ospedaliere per l’individuazione di aree prioritarie d’intervento.

Per questo l’azione della Fondazione – specificando nella sua programmazione un vero e proprio “Progetto per apparecchiature diagnostiche e terapeutiche” – si è rivolta soprattutto all’acquisto di apparecchiature medico scientifiche, sistemi diagnostici computerizzati, comunque strumenti d’avanguardia, spesso di grande impegno economico. Nell’ottica di tale progetto si è specificato che venissero esclusi i finanziamenti per l’acquisto di apparecchiature non afferenti a progetti specifici, tenendo invece in debita considerazione i progetti di investimento in grado di creare un’azione sinergica tra ricerca scientifica e sanità.

Oltre all’acquisto di apparecchiature, la Fondazione è intervenuta con il supporto, anche attraverso la promozione di borse di studio, le iniziative di formazione avanzatae l’aggiornamento delle risorse umane che operano nelle strutture sanitarie locali: e questo durante anche tutto il secondo decennio della Fondazione.

(Cfr. in particolare, i Corsi ECM: Educazione Continua in Medicina di Udine, e l’attività ininterrotta di formazione promossa dalla Via di Natale di Aviano).Frequente e cospicuo, inoltre, il supporto a convegni specialistici, a carattere nazionalee internazionale, promossi soprattutto dai Centri Sanitari di eccellenza del territorio.

Settore Primario

Nel prosieguo di quanto operato nel primo decennio, anche nel secondo la Fondazione CRUP ha mantenutotra i suoi obiettivi primari quello della sanità o salute pubblica.

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Di particolare rilievo un meeting internazionale promosso dalla Società Medica del Friuli di Udine (2005).

Molti, inoltre, gli interventi per il potenziamento dei più disparati servizi di prevenzione, diagnosi e cura. Si può cogliere, quindi, uno spettro di interventi a 360° e di primaria importanza per la sanità del nostro territorio che anche grazie a queste provvidenze ha potuto distinguersi positivamente nel quadro globale del nostro Paese.

Ancora una volta è da sottolineare che tutta l’area delle due province di Udine e Pordenone ha ugualmente potuto beneficiare del coinvolgimento della Fondazione per cui per essa mai si è trattato, anche in questo campo, di essere un passivo ente erogatore, ma un attento osservatore delle istanze del territorio, debitamente verificate con i responsabili massimi delle varie strutture che si rivolgevano all’Ente di Via Manin e la attenta verifica di personalità competenti.

Sempre la Fondazione ha evitato certe strade di intervento che, specie nel campo della sanità, in altri tempi e comunque non per quanto riguarda il nostro Ente, potevano favorire rapporti con operatori specifici, magari molto autorevoli ma in qualche modo troppo personalizzati.

Il coinvolgimento dei responsabili delle diverse strutture con la Fondazione, e viceversa, è diventato a nostro avviso un valore aggiunto per il territorio: sia per centrare in modo più pertinente le esigenze cui provvedere, sia per seguire e indicare una metodologia più corretta e di garanzia.

76 Salute pubblica, medicina preventiva e riabilitativa

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79 Interventi per i centri di eccellenza e per tutte le strutture sanitarie del territorio

Trattandosi di un ambito in cui, come si può ben immaginare, non si è mai o quasi mai trattato di interventi leggeri e di poco conto,ogni volta le strutture sanitarie che sono entrate in rapporto dicollaborazione con la Fondazione sono state in qualche modo segnatedi un passo avanti, spesso non di poco conto.

Questo soprattutto per quanto riguarda anche le grandi presenze sanitarie nel nostro territorio:centri di eccellenza, a incominciare da quelle che possono vantare una alta caratura per la funzione di ricerca scientifica e di cura (il CRO di Aviano), e per la funzione di formazione accademica (il Policlinico Universitario di Udine). Ma non per questo, lo vogliamo ribadire, fu mai trascurato il grande insieme che costituisce il sistema sanitario del territorio friulano, forse bisognoso di sistemazione e di maggiore pianificazione, come stanno a dimostrare anni e anni di dibattiti politici che sembrano ancora ben lontani da una loro conclusione. Ed è chiaro che non è stato facile per nessuno, e quindi neanche per la Fondazione, muoversi nella delicatezza della situazione, del resto per nullapacifica neanche nel resto del Paese. Però i criteri che l’hanno guidata in tutto il suo operare e che per il campo della sanità abbiamo appena sopra richiamato, ci sembra abbia impedito situazioni di dispersione e di poca efficacia. Possiamo qui limitarci a segnalare interventi particolari ed esemplari,continuati e semmai potenziati nel secondo decennio sulla scia del primo (quindi anni 2001-2011),riservando un discorso a parte per quanto operato in favore dei maggiori presidi della salute pubblicapresenti nell’area delle due province di riferimento della Fondazione. E pure qui dobbiamo far presente che è stato più facile intervenire negli anni in cui si poteva disporre di fondi ben più cospicui di quandosi fece sentire – senza ancora attualmente segni di cedimento – la morsa piuttosto preoccupante della crisi economica e quindi anche finanziaria, particolarmente incidente sull’operato della Fondazionibancarie. Il criterio si documentazione si fa piuttosto difficile, e perciò riferiamo prima quanto dalla Fondazione si è fatto per rafforzare il tessuto di base del sistema sanitario udinese e pordenonese,limitandoci a specificare il tipo di intervento, sempre piuttosto cospicuo e spesso pluriennale, nonché l’anno di erogazione. Due specificazioni ulteriori riguarderanno di seguito il CRO di Aviano e il Policlinico Universitario di Udine. In ogni caso si tratta di elencazioni a titolo esemplificativo e non esaustivo, ma secondo noi già altamente significative per dare un’idea dell’imponente impegno dell’Ente di Via Manin nella innumerevole serie di ambiti in cui si dettaglia il campo della salute pubblica e della ricerca clinica attinenti alle più varie discipline mediche. Come si potrà rilevare dalle elencazioni degli interventi in questo settore, nell’ultimo triennio coincidente con gli anni della crisi economico-finanziaria, pur non venendo mai meno per coinvolgimenti in iniziative diffuse, la Fondazione purtroppo non ha potuto continuare nella sua tradizione di finanziamenti per l’acquisto di apparecchiature o strumentazioni biotecnologiche particolarmente costose.

Interventi strutturali diffusi

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Un eco-color-doppler all’Azienda per i Servizi Sanitari n. 6 “Friuli Occidentale” per il reparto di Medicina dell’Ospedale di San Vito al Tagliamento (2001, biennale) dedicato alla patologia vascolare.

Un ecografo multifunzionale all’Azienda per i servizi Sanitari n. 3 “Alto Friuli (2001)per espandere le competenze dei medici internisti. Un laser per l’Unità Operativa di Urologia dell’Azienda Ospedaliera di Udine e interventi per Convegni specialisticiorganizzati dalla stessa Azienda (2002). Un cicloergometro per la riabilitazione cardiologica, Ospedale di Sacile (2002). Un ecodopler con annesso sistema di elettroencefalografia per l’Azienda Ospedaliera di Pordenone (2004).

Due borse di studio biennali alla Associazione in Cardiologia di Pordenone per progettidi ricerca condotti in interscambio con prestigiose istituzioni internazionali (2004).

Un microscopio elettronico a trasmissione per l’azienda Ospedaliera di Udine (2005).Per la stessa Azienda una sonda per ecografo transrettale biplanare (2006).

Due Thermal Cycler di ultima generazione per il Dipartimento di Medicina di Laboratorio dell’Azienda Ospedaliera di Pordenone (2006).

Un Oxygen Mobile Jaeger, strumentazione essenziale alla valutazione della situazione respiratoria dei bambini, per l’associazione Allergie e Pneumopatie Infantili di Udine (2006). Potenziamento della dotazione strumentale della medicinad’urgenza per diagnosi e cura delle patologie cardiovascolari per l’Azienda per i Servizi Sanitari n. 6 Friuli Occidentale (2007).

Riqualificazione dell’area materno infantile dell’Azienda Ospedaliera di Pordenone(2008). Autoemoteca all’Associazione Friulana Donatori di Sangue (2008).

Intervento per costituzione “Fondo disabili gravi e gravissimi” promosso dalla RegioneFriuli Venezia Giulia e condiviso dalle tre Fondazioni di origine bancaria regionali (2009)

Per la rete sanitaria territoriale

80 Salute pubblica, medicina preventiva e riabilitativa

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83 Interventi per i centri di eccellenza e per tutte le strutture sanitarie del territorio

Il “Centro di Riferimento Oncologico” di Aviano è uno degli Istituti Nazionali di Ricerca, riconosciuti dal Ministero della Salute, e conta su una grande considerazione a livello internazionale.

Per questo centro di Studi e di Cura la Fondazione ha da sempre dimostrato particolare attenzione che cerchiamo di documentare attraverso i fondamentali interventi finanziari a partire dal 2001 fino al 2011 e che si aggiungono a quelli ininterrotti del decennio precedente.

Un braccio meccanico di sospensione della parete addominale per la laparoscopia denominato “Laparo Tenser” (2001). Sostegno al “Progetto Hospice” per la formazione del personale specializzato (2002 e anni seguenti).

Un modulo CT per la realizzazione del sistema integrato PET-CT, acquistato anche con la collaborazione della Fondazione Acropolis di Pordenone, in un’ottica di progettazione sinergica con realtà del territorio (2003).

Una apparecchiatura per la risonanza magnetica alla mammella (2005). Il “Mobetron”, apparecchiatura tecnologicamente avanzata che consente

di praticare radioterapia durante l’intervento chirurgico per neoplasia; dono di una cordata di industriali della Destra e Sinistra Piave con la determinantepartecipazione della Fondazione e la collaborazione dell’Associazione “Gocne” (2007).Ancora in collaborazione con detta Associazione, acquisto di un’apparecchiatura “restitu platform”, strumento all’avanguardia per favorire sistemi integrati di cura e ricerca clinica (2008).

Per il CRO di Aviano

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Un centro di eccellenza (a numero chiuso) diventato tale in pochi anni nonostante la recente data dei suoi inizi.

Molteplici gli ambiti di specializzazione in cui il Policlinico si va distinguendo a livello nazionale (come testimoniamo le statistiche di anno in anno sempre più lusinghiere) e internazionale. Per questo gli interventi della Fondazione, anche per il Policlinico in continuità con quelli del decennio precedente, si riferiscono ai più diversi ambiti delle sue specializzazioni.

Un retinografo dinamico per la Clinica Oculistica (2002). Un citofluorimetro MoFlo per l’Istituto di Anatomia Patologica (2003).

Un’apparecchiatura per la per fusione antiblastica ipertermia loco-regionale per la Cattedra di Semiotica (2004). Un contributo determinante per l’acquisto di unastazione immagini cellulare per il Dipartimento di Scienze e Tecnologie Biomediche (2006).

Apparecchio multidisciplinare per l’analisi dell’immagine cellulare, per il dipartimento di ricerche mediche e morfologiche dell’Università di Udine (2007).

Un ecocardiografo intelligente, ultima novità in grado di proporre valutazioni morfologiche e funzionali in grado di migliorare significativamente la capacità diagnostica dei cardiologi in sala operatoria (2008).

Per il Policlinico Universitario di Udine

84 Salute pubblica, medicina preventiva e riabilitativa

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ISTRUZIONE, RICERCASCIENTIFICAE TECNOLOGICA

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Nel quadro di una formazione giovanile

all’innovazionee per la promozione

di uno sviluppo sociale ed economico

Luciano Padovese

Le immagini di questa sezione si riferiscono alla Università del Friuli,

sede di Udine (pag. 94 96 103sede di Pordenone (pag. 86-87 91 100)

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89 Istruzione e ricerca scientifica e tecnologica

Tuttavia in vent’anni sono andati sempre più evidenziandosi le esigenze emergenti negli ambiti della istruzione e della ricerca non soltanto per il peso che tali ambiti hanno per se stessi, ma per il valore assunto in una società che sempre più abbisogna di generazioni informate e creative, e impegnate nel lavoro di ricerca scientifica e tecnologica senza cui non c’è innovazione e sviluppo, né quindi futuro sia sociale che economico.

È chiaro che la Fondazione interpretasse la sua mission – proprio anche per la particolarissima attenzione alle nuove generazioni e al futuro pure economicodella nostra società – nei settori primari tesi alla formazione e alla innovazione che sono andati sempre più centralizzandosi negli obiettivi del nostro Ente.

Istruzione e ricerca, quindi, quasi il settore più delicato con gli altri che siamo andati considerando con l’intento di sottolineare una linea ben precisa dell’azione sussidiaria della Fondazione CRUP.

L’abbiamo già segnalata in passaggi precedenti, ma ci pare importante ribadirla. Da ogni parte, infatti, si sta dicendo che non c’è possibilità di un progresso sia sociale che economico – riguardante i vari campi del vivere personale e associato, dalla salute,alla cultura, al lavoro – senza istruzione e ricerca, vere fonti di innovazione.

La coerenza della Fondazione in questa linea ideale e nell’impegno conseguente, la si può cogliere con quanto di seguito cercheremo di riassumere.

Sono andati moltiplicandosi gli interventi della Fondazione (anche in questi campi),aggiungendosi a quelli di altri settori già da noi considerati (assistenza e sanità e altrifondamentali come sviluppo sociale ed economico oltre ad arte e cultura) i quali tutti,già di per sé, risultano connessi a formazione e ricerca.

Così, collegata all’impegno per l’assistenza e la salute, infatti, la ricercasi pone come garanzia per veramente prevenire e accompagnare l’esprimersi sociale di sempre nuovi bisogni che mentre riguardano la qualità della vita, nel contempo coinvolgono le esigenze primarie dello sviluppo.

Settore basilare

Gli interventi per l’assistenza, la salute pubblica e la medicinapreventiva e riabilitativa costituiscono due colonne portanti di una presenza di sostegno alle esigenze della società civile, cui non sono sufficienti gli apporti delle istituzioni pubbliche,soprattutto nei tempi che stiamo attraversando.

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Ragionamento analogo vale per l’istruzione che sempre più va chiarendosi come la premessa ineludibile per affrontare adeguatamente, e a partire da una base sempre più consapevole e responsabile, i problemi che il progresso, prima di risolvere, pone in evidenza.

Istruzione e ricerca, di conseguenza, collegati ovviamente e strettamente con quel futuro della società in genere e dei giovani in specie che oggi appare sempre piùchiaro non essere garantito solo con interventi di Welfare (peraltro sempre più carenti), o di interventi settoriali di soccorso e protezione dalle molte forme di disagio crescente,di cui già ci siamo interessati occupandoci del settore dell’Assistenza. Ormai è, almeno nelle enunciazioni, chiarissimo che il rilancio sociale ed economico del Paese non può prescindere dall’investimento importante su istruzione e ricerca.

In particolare la garanzia del futuro dei giovani, e quindi di tutta la società,abbisogna di una di vera e propria, radicale, nuova impostazione strutturale.

È di mezzo, infatti, il problema del lavoro; ma prima e comunque strettamentecollegato quello ancora più importante del fare famiglia e anche di partecipareattivamente e responsabilmente alla costruzione della propria società e del nuovo mondo globalizzato.

Istruzione e ricerca, quindi, è un binomio che significa impegno per la formazionedelle coscienze: dalla età della scuola dell’infanzia fino all’università e oltre; significa formazione scolastica, formazione universitaria, formazione professionale; e tutto ciò in dimensione europea. Occorre, di conseguenza, ricorrere a curricula e iniziative sempre più caratterizzati di completezza, profondità, apertura e specificità di innovazione: una prospettiva assolutamente indispensabile per uscire dall’impasse in cui la società occidentale sembra impantanata. In questo, secondo la filosofia della Fondazione CRUP, ci può essere la garanzia per affrontare in termini radicali il tema ormai quasi ossessivo della crisi che sta attraversando il nostro tempo.

90 Istruzione e ricerca scientifica e tecnologica

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Queste non sono considerazioni esterne, astratte e ideologiche; sono constatazioni emerse anche in moltissimi momenti concreti di verifica e riflessione da parte degli organi statutari della Fondazione, da sempre, ma soprattutto negli ultimi tempi, con il procedere della coscienza di crisi del mondo giovanile e della famiglia; e non solo per gli aspetti economici.

Per questo gli interventi in tale settore, e specialmente per le iniziative dell’Università di Udine e dei suoi vari gangli accademici, sono stati più una compartecipazione che un semplice soccorso – per quanto cospicuo – per le crescenti necessità dell’Ateneo friulano in tutte le sue articolazioni.

Questo ambito del settore raggruppa gli interventi diretti a promuovere e sostenere la ricerca di base e si riferisce a tutte le discipline, sia nell’ambito delle scienze fisiche mediche e biologiche, sia in quello delle scienze umane, economiche e sociali.

Comunque è chiaro che si deve ricordare come la Fondazione è potuta intervenire più specificatamente per progetti di ricerca condotti soprattutto in campo universitario.

Per quanto riguarda il campo bio-medico, già sono stati enumerati in queste pagine diversi interventi della Fondazione miranti a favorire, con la fornitura di attrezzature tecnologiche e iniziative di studio, la ricerca biomedica, soprattutto quella più o meno direttamente collegata al perseguimento di cura immediata.

Più direttamente al perseguimento di risultati scientifici in ambito più generale sono stati numerosi gli interventi della Fondazione su progetti dell’Università di Udine. Riferiamo ancora una volta alcuni di questi, secondo l’esplicitarsi lungo il secondo decennio; lo facciamo ancora a titolo esemplificativo e tentando di evidenziare la stretta connessione tra il lavoro dell’università e l’obiettivo coordinato dell’Ateneo e della Fondazione di offrire alle nuove generazioni metodologie e contenuti al grado più alto possibile di eccellenza. E allora concretamente ci pare entrino in quest’ottica i coinvolgimenti con l’Università di Udine nei seguenti progetti.

Ricerca scientifica

92 Istruzione e ricerca scientifica e tecnologica

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93 Nel quadro di una formazione giovanile all’innovazionee per la promozione di uno sviluppo sociale ed economico

Uno studio multicentrico internazionale atto a definire la strategia più efficace di valutazione diagnostica in “Dipartimento di emergenza” del paziente con dolore toracico di origine non definita, in collaborazione anche con la Fondazione IRCAB (2001).

Uno studio pluriennale di rimodellamento cardiaco nelle cardiopatie scompensate (2001). Un corso di aggiornamento in “Sperimentazione clinica dei farmaci” (2001) e fornitura di microscopio confocale per la ricerca sulla patologia cardiovascolare (2002).

Innumerevoli, negli anni seguenti, gli interventi di sostegno, soprattutto nell’ottica dell’innovazione a: Corsi di diplomi universitari relativi ad un’ampia gamma di materie nell’Ateneo di Udine; Corsi Post-Laurea; Convegni e Seminari.

Rilevante l’apporto per completare il lavoro di pubblicazioni scientifiche da parte del Cro di Aviano e del Policlinico Universitario di Udine.

Nel 2007 si registra inoltre il sostegno al progetto “Seromox” per produrre vaccini per pazienti affetti da linfoma non Hodgkin (Università di Udine).

Con l’Azienda Ospedaliera-Universitaria di Udine la Fondazione si è anche impegnata per il progetto pluriennale “Sternette” (metodologia alternativa di sutura dello sterno) e con l’Ospedale di Pordenone è intervenuta per il progetto di ricerca finalizzato alla riparazione nervosa con cellule staminali.

Di particolare importanza nel 2008 la partecipazione della Fondazione a un progetto di ricerca nel campo della medicina oncologica destinato a svilupparsi con sinergie tra il CRO di Avianoe il PMH di Toronto per la sollecitazione di un gruppo di facoltosi italo-canadesi, del Fogolar Furlan di Toronto.

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95 Nel quadro di una formazione giovanile all’innovazionee per la promozione di uno sviluppo sociale ed economico

Nella seconda metà del decennio la Fondazione ha contribuito aiprogrammi di espansione e approfondimento dell’offerta formativadell’Ateneo Udinese, in particolare allo scopo di favorire la creazione di nuove professionalità sulla base delle esperienze e delle nuoveconoscenze tecniche e soprattutto della domanda di formazioneemergente dal tessuto socio economico.

Per questo, specifico interesse ebbero i corsi di “Ingegneria dell’Innovazione Industriale” e dell’Economia Aziendale. Sono stati inoltre sostenuti altri progetti, con valenza pluriennale, per favorire lo sviluppo economico del territorio. Così è stato per il “Distretto metallurgico del Gemonese”(2006) e pure nel 2010 con una stipula di convenzione con la Fondazione Cref per promuovereprogetti sulle tematiche dello sviluppo locale. Una iniziativa di grande eccellenza nell’ambitodell’agricoltura, sostenuto dalla Fondazione, è il progetto pluriennale e con varie fasi, denominato“Vigna” per il “Sequenziamento e analisi del genoma della vite”, perseguito con l’Università ed altriimportanti gruppi internazionali di ricerca, all’interno del Parco Scientifico e Tecnologico “L. Danieli”.

Un progetto destinato a valorizzare ulteriormente la produzione e il mercato delle aziendevivaistiche, tra cui i Vivai cooperativi di Rauscedo che occupano il posto di leader mondiali nella produzione di barbatelle. Nell’ambito connesso dell’agrialimentare è stata rilevante l’adesione al progetto “Ager-Agroalimentare e ricerca”, con la prospettiva di attivare una rete di collaborazioni tra Fondazioni. In altri settori di sviluppo tecnologico per l’economia, la Fondazione è intervenuta fin dal 2005 su progetti promossi dal Centro Regionale Servizi: “Progetto Distretto del Coltello”(Maniago) e il “Progetto Sedia” (Manzano). A supporto di questi progetti il nostro Ente ha partecipatoalla pubblicazione della rivista “Congiuntura”. Ha inoltre concorso con Udine Fiere S.p.A alla “Fiera dell’innovazione”, manifestazione di elevato contenuto scientifico e tecnologico a servizio dell’economia regionale. Sempre nel campo delle ricerche sul socio-economico è da registrare l’appoggio della Fondazione allo studio di fattibilità il cui obiettivo è produrre energia a basso costo (collaborazione con CIFRA dell’Università di Udine per conto dell’API).Finanziata, inoltre, la terza e conclusiva fase del progetto di gestione ambientale del Distretto della Sedia, promosso dal Centro Regionale Servizi per la piccola-media industria.

Con questi e diversi altri interventi la Fondazione CRUP si è resa disponibile a quella che ritiene una necessità sempre più pressante. Promuovere, cioè, il trasferimento della innovazione tecnologica dal mondo della ricerca a quello dell’industria e della produzione economica soprattutto a vantaggio di piccole e medie imprese che generalmente non dispongono di valide strutture di ricerca per delle sinergie (tra ricerca e imprenditorialità) sempre più indispensabili allo sviluppo economico del territorio.

Ricerca sul socio-economico

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A partire dal 2001 e negli anni successivi sono state finanziate ogni anno dalla Fondazione CRUP molte borse di studio pluriennali per la frequenza, non solo nell’Università di Udine, a diverse Scuole di Specializzazione specie di Medicina, ma pure per Master in International Business a Trieste e per Corsi di specializzazione presso il Consorzio Scuola Mosaicisti di Spilimbergo.

Finanziate, inoltre, borse di studio promosse anche da Erdisu, Collegio del Mondo Unito, Portogruaro Campus, ecc.

Nell’ambito dei vari programmi di ricerca sull’HIV perseguiti presso il Centro di Riferimento Oncologico di Aviano, l’apporto della Fondazione CRUP è stata costante e determinante ai fini dell’approfondimento dei “parametri immunologici e virologici delle risposte alle terapie nei pazienti immuno-compressi affetti da infezioni da HIV”.

È stato determinante l’apporto della Fondazione CRUP in tutto il decennio 2001-2011per l’avvio e il prosieguo dei Corsi di Laurea in Economia e amministrazione delle imprese (che dal 2012 ha assunto la connotazione di “internazionale”) e del Corso di Laurea in Tecnico Audiovisivo e Multimediale, gestiti entrambi dalConsorzio Universitario di Pordenone, su mandato dell’Università degli Studi di Udine.

Un progetto particolarmente prestigioso e di grande rilievo nazionale il Premio per l’innovazione Star Cup (prolungatosi per diverse edizioni) reso possibile dall’apportofondamentale della Fondazione e promosso in collaborazione con l’Ateneo di Udine.

Una iniziativa originale, dimostratasi tale anche nel prosieguo delle edizioni, rivolta a studenti, ricercatori, docenti e imprenditori con l’intento di diffondere la culturad’impresa mettendo in comunicazione il mondo produttivo con quello della istruzione.

Un progetto cresciuto, con ottica strategica, fino a una dimensione internazionale con risultati d’eccellenza per varie realtà del territorio.

Programmi di espansione

96 Istruzione e ricerca scientifica e tecnologica

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Se l’attività di Ricerca Scientifica coinvolge necessariamente in manieraprimaria docenti e ricercatori di professione, e quindi di rimbalzo la formazione profonda e innovatrice degli studenti, quando si parla di altre iniziative di istruzione e formazione l’elemento per lo più giovanile(ma non solo) assume un rilievo per certi versi ancora più centrale.

L’obiettivo che quindi si indicava in testa a queste riflessioni sul settore di Ricerca e Istruzione e cioè l’attenzione primaria al mondo giovanile e ai suoi problemi di futuro, si evidenzia negli interventi della Fondazione che ha sostenuto(dal 2001 in poi) molti progetti pluriennali particolarmente del Consorzio FriuliFormazione, del Centro Internazionale di Scienze Meccaniche e dell’Istituto Regionale di Studi Europei del Friuli Venezia Giulia, impegnati in progetti e iniziative a forteconnotazione europea. Soprattutto l’IRSE di Pordenone, da quarant’anni all’avanguardianella promozione di esperienze internazionali a favore dei moltissimi giovani che riesce a coinvolgere nelle sue molteplici attività, tra cui, di particolare valore, i convegni internazionali organizzati per anni dallo stesso IRSE sul tema delle “nuove professioni” e sostenuti dalla Fondazione CRUP.

Nel quadro degli interventi con caratura di internazionalità molto rilevanti sono stati annualmente i contributi ai due Enti che si interessano dei rapporti con gli emigranti friulani: “Friuli nel mondo” e EFASCE.

Fondamentale, tra le varie iniziative, è stato per la Fondazione CRUP proseguire negli anni l’impegno già iniziato nel decennio precedente, di sostenere il processo di cambiamento conseguente all’avvio dei programmi del Ministero indirizzati ad assicurare l’autonomia sia didattica che organizzativa delle strutture scolastiche.

A fronte di innumerevoli richieste avanzate da realtà scolastiche di ogni ordine e grado:dalle scuole dell’infanzia agli Istituti di istruzione del primo e secondo ciclo, dallaformazione professionale all’università, l’Ente di Via Manin è intervenuto in moltissimi casi,soprattutto con l’acquisizione di arredi, di strumentazioni tecnologiche, di allestimento di biblioteche, e soprattutto con l’adozione di aule multimediali debitamente attrezzate per l’adeguamento agli insegnamenti soprattutto dell’informatica, delle lingue stranieree della musica per un notevole miglioramento dell’offerta formativa del sistema scolastico.

Citiamo, a titolo esemplificativo, alcune scuole in cui si sono realizzate iniziative, di quelle appena sopra elencate, sostenute per anni dalla Fondazione: Scuole d’infanzia di Porpetto, San Giorgio di Nogaro; “Cattarossi” di Udine; Scuola dell’Infanzia VittorioEmanuele II e I° Circolo di Pordenone; Convitto Paolo Diacono di Cividale;

Iniziative di istruzione (e formazione permanente)

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99 Nel quadro di una formazione giovanile all’innovazionee per la promozione di uno sviluppo sociale ed economico

Collegio Don Bosco di Pordenone; Scuola Media N. Sauro di San Giorgio di Nogaro;Istituto Istruzione Superiore di Spilimbergo; Scuola elementare “Collegio della Provvidenza” di Udine; Scuola Sant’Angela Merici di Cividale del Friuli; Scuola Materna “Bini” di Varmo. Innovativa l’iniziativa dell’Istituto Zanon di Udine, e dei Licei ScientificI “Grigoletti” e “Leopardi Majorana di Pordenone” per l’esperienza dell’insegnamento di materie curriculari in lingua straniera.

Di particolare rilievo nel 2007 il sostegno della Fondazione per il potenziamento del laboratorio per la tecnologia del legno dell’Istituto Superiore “Solari” di Tolmezzo; per l’allestimento di cinque aule per il Nuovo Istituto Tecnico Industriale Informatico del “Bearzi” di Udine; per il continuo aggiornamento della biblioteca scolasticamultimediale dell’Istituto Tecnico “Kennedy” di Pordenone. Nel 2008 sostegno al ProgettoTheatron dello “Stellini” di Udine (per lo sviluppo della cultura matematico-scientifica) e iniziative del “Leopardi Majorana” di Pordenone (potenziamento competenzeinformatiche multimediali). Sostenuto, inoltre, progetto “Relazioni multiculturali” del “Malignani” di Udine e di vari Istituti di Cividale.

Interessante la partecipazione della Fondazione al progetto di eccellenza promosso nel 2007 dall’Ufficio Scolastico del Friuli Venezia Giulia denominato “Innovascuola”: un premio per le scuole della Regione focalizzato sui temi dell’innovazione, sia dal profilotecnologico, sia su quello dell’organizzazione. Per l’avvio al lavoro, con metodologiadell’alternanza scuola-lavoro, concorso nel progetto “Ricerca e Formazione” della Camera di Commercio di Udine (2008) e in altre iniziative con l’Istituto Professionale di Brugnera e la Scuola Mosaicisti di Spilimbergo. Partecipazione all’iniziativa “Incontro Aziende Studenti” della Provincia di Pordenone con la Fiera della stessa città.

Di specifico significato anche sociale è stato nel 2010 la firma del protocollo con Ufficio Scolastico Regionale e Consulta Regionale dei Disabili per potenziare gli interventi di integrazione scolastica a favore degli allievi disabili frequentanti le istituzioni scolastiche presenti nelle aree montane dell’Alto Friuli, Cividale, Valli del Natisone, Valcellina e Maniaghese. E sulla stessa linea di significato sociale va indicato l’impegno della Fondazione nel 2011 (anno non facile dal profilo delle risorse finanziarie) a favorire l’integrazione degli alunni stranieri attraversol’educazione alla convivenza e all’accoglienza nella valorizzazione delle diverse identità.

Nel quadro, inoltre, di un dialogo efficace tra scuola, imprese e territorio si è dedicata particolare attenzione alle iniziative dirette a integrare istruzione scolastica e formazione lavorativa.

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101 Nel quadro di una formazione giovanile all’innovazionee per la promozione di uno sviluppo sociale ed economico

Interessanti, tra gli altri, e significativi anche per la varietà di tipologie, gli interventi.

Per il progetto Masterclass, finalizzato all’approfondimento musicologico del Conservatorio “Jacopo Tomadini” di Udine; per il “Progetto di formazione musicale”dell’Istituto Comprensivo di Fontanafredda, della Fondazione Luigi Bon con l’Istituto Comprensivo di Tavagnacco, del Liceo Leopardi Majorana di Pordenone; per il progetto “Noi e il cibo” della Media del Centro Storico di Pordenone”; per iniziative di prevenzione alla Scuola Materna “Giannelli” di Tolmezzo; per un progetto sulle risorgive, del Liceo “Leopardi Majorana” di Pordenone; per un laboratorio di domotica e automazione a favore dell’Istituto Professionale “Zanussi” di Pordenone.

Per l’Anno Internazionale della Fisica, 2005, sostegno a molte iniziative dirette alla valorizzazione della cultura scientifica. (Un progetto particolare dell’Associazione per l’insegnamento della Fisica di Udine e Pordenone).

Per la formazione in campo internazionale, gemellaggi con scuole straniere del “Mattiussi” di Pordenone e dello “Zanon” di Udine.

La Fondazione ha continuato, per tutto il decennio, a rafforzare realtà chetradizionalmente hanno ricoperto e ricoprono un ruolo attivo e propositivo nel settoredella formazione, grazie alla loro particolare autorevolezza e vivacità innovativa. Si tratta del Consorzio Universitario del Friuli, del Centro Internazionale di ScienzeMeccaniche e specialmente del Centro Culturale “Casa Antonio Zanussi”, strutturapolivalente che dal 1965 ha vitalizzato non poco di cultura e formazione il territoriofriulano e non solo, costituendo un “unicum” nel suo genere. Anche in sinergia con realtà di valenza e riconoscimento regionali che operano con sede nella Casa come il CentroIniziative Culturali Pordenone (il polo promozionale e formativo nei campi dell’arte, della musica, del cinema, della fotografia); l’Istituto Regionale di Studi Europei (il polo formativo, attivo nei settori storico-politico, economico-giuridico e linguistico-interculturale) e l’Università della Terza Età (che raggiunge una vasta utenza adulta, ma non solo, proponendo lezioni e laboratori in numerose discipline).

A partire dal 2001 la Fondazione, in collaborazione con il Gazzettino e il MessaggeroVeneto ha promosso e ha perseguito senza soluzione di continuità – con l’intendimento di concorrere efficacemente a una responsabile partecipazione degli studenti alla vita civica – l’iniziativa “Quotidiani in classe” che coinvolge editori, docenti, studenti (che diventano “redattori” di alcune pagine) in un laboratorio periodico avvincente e convincente che continua a durare da oltre un decennio.

Progetti innovativi e promozionali

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In questo quadro ci sembrano interessanti anche i numerosi progetti di ricerca archeologica che, nel mentre si proponevano obiettivi di ritrovamenti interessanti per lo studio e la conoscenza del nostro territorio, coinvolgevano direttamente molte decine di studenti, in una sorta di cantiere scuola, come abbiamo potuto constatare di persona, costituendo un momento eccezionale di proiezione concreta e di creatività personale nel loro percorso formativo, facendo anche sperimentare nella pratica diverse attività pertinenti la formazione tecnico-scientifica.

Così è stato nelle indagini pluriennali del sito del Castello della Motta di Savorgnano al Torre (Povoletto); nel castelliere che sorge sull’altura di Variano (Basiliano); nel comune di Ovaro; sull’altipiano del Cansiglio.

Un’indagine archeologica ha riguardato anche l’interno della Torre di Asquino di Varmo (2001) e insediamenti castellani nei comuni di Nimis e Attimis, a Gradisca di Sedegliano, alla Grotta del Clusantin a Clauzetto, alla “Villa rustica della Carconera”, in comune di Maniago grazie al gruppo archeologico di Tesis di Vivaro.

Interessanti le scoperte dei resti di altre cinque chiese sotto il pavimento del Duomo di Tarcento, e la campagna di scavo nell’area demaniale della Casa delle Bestie ferite ad Aquileia.

Si tratta di una forte valorizzazione di siti archeologici, di cui è ricco il Friuli, per lo più situati in piccoli paesi, anche valorizzati grazie a tali ricerche cui talora seguivano pubblicazioni molto apprezzate.

Non sono mancati i sostegni, inoltre, a campagne di ricerca archeologica in altre parti del mondo (Mishrifeh in Siria) dove da anni è impegnata l’Università di Udine.

Altri ambiti di ricerca e formazione

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ALTRI INTERVENTI DI PUBBLICAUTILITÀ

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Dall’economia al lavoro, soprattutto giovanile,

dal volontariato alle famiglie

Luciano Padovese

Tutte le immagini di questa sezione, sono particolari degli affreschi

settecenteschi del soffitto della chiesa del Carmine, Udine

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107 Altri interventi di pubblica utilità

Secondo questa terminologia “settori ammessi”, la Fondazione CRUP nei suoi vari programmi triennali ha inteso sempre indicare ambiti di interventocui era riservato, in quel particolare periodo e in base alle esigenze che venivano espresse dal territorio, una quantità minore di denaro.

Fedele, infatti, ai suoi criteri generali di intervento, ha sempre inteso puntare primieramente su settori strutturali in cui risultare efficace e innovativa nella sua funzione sussidiaria. Questo, tuttavia, non ha mai precluso la presenza dell’Ente di Via Manin nel sostegno o nel concorso a progetti o esigenze che si dimostravano di volta in volta bisognosi di intervento. Dopo, quindi, esserci impegnati a dare – per quantoincompleto – un quadro che ci sembra comunque davvero imponente di quanto fatto dalla Fondazioneanche nei suoi secondi dieci anni di vita, vogliamo aggiungere delle voci ulteriori, accomunandole in una titolazione generale. Alcune di esse potevano rientrare nei capitoli precedenti; ma alcune peculiarità le specificano un po’ distinguendole. In particolare sta di fatto che dall’anno 2000 in poi, alcuni problemi di carattere sociale si sono andati aggravando sicché quanto in altri periodi poteva essere progetto, diciamo così, di più o meno normale andamento, sono andati sempre più acquisendo una connotazione di difficoltà crescente per l’accentuarsi di segnali di crisi, soprattutto in gangli vitali della vita sociale.

Crisi delle famiglie, innanzitutto. E si può dire che la Fondazione ha dato notevoli apporti soprattuttopartecipando a tante spese di organizzazione e aggiornamento del campo della istruzione e della formazione,come abbiamo evidenziato nel nostro resoconto su quel capitolo. In particolare, poi, si può dire che anchenel campo della assistenza e della salute, tutti gli interventi diretti all’accoglienza e cura dei disabili o di chi vive malattie gravissime o terminali, di fatto sono un grandissimo aiuto alle famiglie. E così si puòdire delle innumerevoli iniziative a favore dei ragazzi e dei giovani: tutte costituiscono grande supporto alle famiglie. Anche se, la aggravata crisi dei giovani, in rapporto alla mancanza di lavoro e pure alle situazionicrescenti di pericoloso disagio morale, richiede sempre nuovi interventi. Non solo quelli che riguardano la loro formazione scolastica e universitaria, oggetto di specialissima attenzione da parte della Fondazionecon particolare cura per i progetti di preparazione e specializzazione professionale, ma anche interventi che potenzino strutture e iniziative di tempo libero. Chiaro, comunque, che specie in questi ultimi anni la tematica del lavoro, e più concretamente dello sviluppo economico che comprende anche tanti ambiti di pubblica utilità, pur non potendo costituire un territorio primario di impegno della Fondazione, non hacerto potuto lasciarla mai indifferente. Questo nella consapevolezza di dover primieramente favorire, proprio dal di dentro della società civile, il crescere di una cultura di partecipazione, di volontariato, di collaborazionesenza cui moltissimi problemi sociali, soprattutto di Welfare, diventeranno sempre più complicati.

In questo settore della nostra documentazione, vogliamo raccogliere, quindi, alcune altre interessantitipologie di attività della Fondazione, giovandoci delle diciture susseguitesi nelle programmazioni annuali, con attenzione soprattutto a quanto ha avuto enfasi dalle crescenti nuove fragilità legate a crisi e recessione.

“Settori ammessi” e nuove fragilità sociali

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Per le precisazioni appena fatte, dobbiamo rimandare a quanto documentato nel settore della Ricerca per rendersi conto del grande impegno alla radice dello sviluppo economico.

Qui riferiamo iniziative in certo senso più esplicite, e quindi particolarmente significative, dichiarativedegli obiettivi della Fondazione, anche se strettamente connesse con tutto il resto altrove riferito. Fin dall’anno 2000 la Fondazione ha confermato la partecipazione al progetto TRA.SME’s 2000, dedicato allo studio delle problematiche del passaggio generazionale e alla trasmissione d’impresa; progetto avviato dal Centro Regionale Servizi per la Piccola e Media Industria, in collaborazione con l’Unione Europea, la Regione FVG e la Fondazione CRUP. Altri interventi specificatamente intesi alla promozione dello sviluppo economico dal 2001 in poi: donazione al Centro “Bearzi” di Udine di un centro di lavoro per il laboratorio meccanico. Intervento pluriennale per una nuova cucina didatticapresso il Centro Professionale di Cividale del Friuli. Attrezzature specifiche e funzionali per l’Opera Sacra Famiglia di Pordenone (intervento pluriennale). Sostegno pluriennale pure al Centro SolidarietàGiovanni di Udine per l’acquisizione di una nuova sede. Per l’istituto Ceconi di Udine, sostegno per il progetto “Ristrutturazione sezione odontotecnici”. Con la Camera di Commercio di Udine, master e laboratorio di metallurgia e tecnologia e con quella di Pordenone, progetto Enterprise perapplicazione legge regionale sullo “Sportello Unico”. Concorso, inoltre, a sostenere progetti pluriennali di studi innovativi a beneficio di piccole e medie imprese; partecipazione, di anno in anno, alle iniziative promosse in campo economico degli Enti fieristici di Udine e Pordenone, soprattutto a sostegnodell’imprenditorialità giovanile. In questa precisa ottica, precipua attenzione è stata riservata allapromozione di percorsi di formazione post-secondaria a supporto di scuole tecniche e universitarie.

Di particolare rilievo nel 2008 il contributo dato dalla Fondazione al progetto triennale “Competitività e sostenibilità delle aree urbane italiane” promosso dall’ACRI e collegato con il programma comunitarioJESSICA. Inoltre, sostegno al progetto “Protezione e salvaguardia dei corpi idrici superficiali nella zona transfrontaliera italo slovena di Gorizia e Nova Gorica” promosso dal dipartimento di ScienzeEconomiche dell’Università di Udine. Altri interventi nel campo ecologico: concorso all’ampliamento del parco mezzi del Club Alpino Italiano, Soccorso Alpino, Servizio Regionale, acquisto trattore per “Amici del Bosco Brussa” di Palazzolo dello Stella per agevolare rimboschimento e sostegno a molte attività del Servizio di Protezione Civile (ad es. acquisto attrezzature per il Gruppo del Comune di Fagagna). Per sostenere lo sviluppo economico della città di Udine, la Fondazione nel biennio 2010-2011 ha deciso di partecipare alla realizzazione del parcheggio sotterraneo di Piazza 1° Maggio di Udine con una somma cospicua da corrispondere in due annualità. Nel 2011 la Fondazione ha decisodi destinare risorse in appoggio al grande impegno delle Istituzioni per l’adeguamento del sistema delle infrastrutture e dei trasporti, condizioni indispensabili per lo sviluppo economico del territorio.

Promozione dello sviluppo economico

108 Altri interventi di pubblica utilità

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Queste voci di rendiconto hanno bisogno di una precisazione. Infatti, per quanto riguarda il volontariato è da dire che gran parte degliinterventi della Fondazione è diretta ad iniziative realizzate da associazioni o da volontari di cui ci siamo occupati nelle pagine precedenti.

In più è da aggiungere che una significativa percentuale di ogni bilancio annuale è destinato per legge al “Fondo per il Volontariato” (ex legge 266/91, determinato nella misura di 1/15 dei risultati dei proventi di ogni esercizio, e messo a disposizione di apposito Comitato di gestione regionale).

Anche per la beneficenza si deve precisare che tutti gli interventi nel settore Assistenza si potrebbero pure definire Beneficenza; e così la “pubblica utilità” la possiamo considerare qualifica di tutti gli interventi per la salute pubblica, la istruzione e la ricerca, la promozione dello sviluppo economico, la cultura, ecc.

Riserviamo, quindi, a queste voci di settore gli ulteriori numerosi contributi erogati anche negli ultimi dieci anni, come nei primi, di entità contenutama destinati a mantenere vivo il tessuto associativo, molto diffuso e fecondo nel nostroterritorio in attività di vario tipo, e rispondenti ad esigenze delle più diverse tipologie.

Il criterio che ha spinto la Fondazione a non abbandonare mai questi interventi, per certi versi di minore rilevanza economica e però molto diffusi, non è stato certo assecondare il modello assai diffuso dei cosiddetti “interventi a pioggia”; modello assai criticato perché ritenuto una inutile dispersione di energie.

La Fondazione CRUP, essendo ripetutamente ritornata sul problema, ha ritenuto, invece – come del resto i fatti ventennali hanno confermato – che anche il sostegno sia pur minore a una pluralità di iniziative e di casistiche – accanto ai grandi interventi dei settori principali – rappresenti una “linfa vitale” per un continuo numero di associazioni, cooperative sociali, enti religiosi: tutte realtà fondate sul volontariato e animate da una cultura di solidarietà, che partecipano attivamente alla vita della comunità di riferimento (spesso molto piccole) che agiscono da volano di nuove risorse ed energie.

In tal modo viene garantito sul territorio un insieme interagente di investimenti, capaci di amalgamarsi, di generare, nella micro-dimensione territoriale, sviluppo utilità e rafforzamento per le comunità locali.

Volontariato, beneficenza e pubblica utilità

110 Altri interventi di pubblica utilità

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111 Dall’economia al lavoro, soprattutto giovanile, dal volontariato alle famiglie

Senza il contributo, anche relativamente modesto, del nostro Ente, spesso tante di queste realtà attive nel tessuto sociale rischierebbero un pericolosoridimensionamento della loro presenza benefica e, in alcuni casi, anche la loro sparizione.

Di conseguenza, verrebbe meno un tessuto di pubblica utilità e di beneficio sociale che invece per fortuna continua a caratterizzare il nostro territorio.

Una pubblica utilità espressa soprattutto in capillari presenze di assistenza e filantropianei riguardi di categorie sociali più deboli e spesso non raggiungibili dalle istituzioni.

Una esigenza, questa, che è andata facendosi più incombente negli ultimi tre-quattro anni per l’incrudirsi della crisi sociale ed economica, con la conseguenza di un numero crescente di famiglie colpite da licenziamenti e cassa integrazione e di immigrati senza lavoro regolare disoccupati, al cui gravissimo disagio si è cercato di venire incontro anche sostenendo iniziative di microcredito.

Solo per un riferimento esemplare possiamo pure ricordare il sostegno a progetti rivolti alla costruzione di un nuovo magazzino per il Banco Alimentare del Friuli Venezia Giulia e all’acquisto di nuove attrezzature per la mensa dei poveri gestita dai Padri Cappuccini di Udine.

Per rispondere, inoltre, alle esigenze del fenomeno dell’immigrazione, si è contribuito alla creazione del Centro di Documentazione sulla mondialità, promosso dai Missionari Saveriani di Udine: una biblioteca in grado di offrire un supporto a ricerche ed esigenze specifiche sulle problematiche legate ai temidell’incontro di culture, globalizzazione, sottosviluppo e cause strutturali della povertà.

Infine, per una collaborazione alle esigenze del Meridione d’Italia, la Fondazione ha fatto propri i contenuti dell’accordo sottoscritto dall’ACRI nel giugno 2010 con le rappresentanze del mondo del volontariato che impegna a erogazioni negli esercizi dal 2010 al 2014.

Sempre di concerto con l’ACRI, la Fondazione ha partecipato a progetti di emergenza umanitaria a sostegno delle popolazioni terremotate di Haiti.

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Come abbiamo cercato di impostare la nostra relazione, dovrebbe apparire in maniera chiara la dominante preoccupazione della Fondazione per il mondo giovanile.

Parlando di Assistenza, abbiamo evidenziato molti interventi a favore di ragazzi disagiati e bisognosi di accompagnamento e pure di prevenzione, anche con importanti iniziative di tempo libero.

Soprattutto parlando di Istruzione e Ricerca abbiamo evidenziato la preoccupazione in duplice direzione a favore delle nuove generazioni: la loro preparazione e formazione umana e culturale; la loro promozione professionale per un nuovo sviluppo globale, e naturalmente anche economico, attraverso studiuniversitari sempre più eccellenti e pure iniziative di rapporto scuola/impresa,università/impresa per collegare ambiti vitali per guardare con più fiducia al futuro.

Che cosa può significare, allora, questa ulteriore voce pertinente il mondo dei giovani? Ci pare che la Fondazione CRUP abbia inteso esprimere una ulteriore enfasi

al tema soprattutto della formazione professionale dei giovani, allo scopo di imprimereimpulso ad iniziative mirate esattamente a questa formazione e all’aggiornamentopermanente. E così assieme ad altre iniziative di cui altrove abbiamo dato conto, interessante ci sembra il contributo concesso nel 2002, alla Camera di Commercio di Udine per la realizzazione della “Casa della Formazione”: un centro per la formazione di figure professionali nelle materie di maggiore interesse.

Parimenti significativa la conferma nel 2004 al sostegno al “Progetto Metallurgia” (un master, un orientamento in laurea specialistica e laboratorio) per preparare ingegneri nel comparto metallurgico. Il progetto nasce da convenzione con Università, AssindustriaFriulana, Camera di Commercio di Udine, Consorzio Friuli Innovazione e CIRM.

Altre iniziative particolari. Nel 2006 è stata sostenuta a Pordenone (Multifiera) la rassegna di giovani emergenti, “Young Artist”, in cui sono state presentati alcuni talenti per creatività nelle arti e nella multimedialità. È stato sostenuto il corso Origini,promosso dal MIB School di Trieste, mirante a favorire collaborazione tra imprese della regione e discendenti della Regione Friuli Venezia Giulia residenti all’estero, e daticontributi ai concorsi a livello internazionale: su tematiche del rapporto “Giovani e Europa” promosso dall’Istituto Regionale di Studi Europei del Friuli Venezia Giulia; su produzioni di Videocinema&scuola, promosso dal Centro Iniziative Culturali Pordenone.

Crescita e formazione giovanile

114 Altri interventi di pubblica utilità

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115 Dall’economia al lavoro, soprattutto giovanile, dal volontariato alle famiglie

Interventi della Fondazione anche per progetti particolari come “Adotta uno spettacolo” promosso da “Thesis” di Pordenone e “Teatro&Scuola” realizzato dall’Ente Regionale Teatrale di Udine.

Ci pare di poter annettere a questo settore, circa la “crescita e formazione giovanile”, della Fondazione, anche i sostegni riguardanti l’ambito della sportività,primieramente amatoriale: settore “ammesso” dal 2005.

Pur non diretta solo ai giovani, ma certamente soprattutto a loro, tale attività può costituire, se debitamente gestita, un laboratorio privilegiato di formazione alla convivenza e alle relazioni sociali, allo spirito di disciplina e al lavoro di squadra.

Il nostro Ente, convinto di affrontare anche in questo modo, l’emergenza educativa giovanile, è intervenuto per l’acquisizione di attrezzature, mezzi di trasporto e attivazione di impianti di cui hanno beneficiato: l’Associazione Maratonina Udinese; l’Associazione Bachmann Cultura e Sport di Tarvisio; l’Associazione Dilettantistica Bearzi di Udine; l’Istituto Tomadini di Udine; l’Associazione Sportiva Dilettantistica Pasian di Prato Volley.

Nella convinzione, tuttavia, che non bastano le strutture sportive, ma occorrono anche attività di formazione di operatori sportivi motivati, la Fondazione ha sostenuto l’iniziativa (prima in Italia) dell’Istituto Comprensivo di Tavagnacco che ha avviato una “Scuola Media dello Sport”.

Sono state, inoltre, accompagnate manifestazioni di sport amatoriali, anche di rilievo nazionale, come a esempio i Giochi Sportivi Studenteschi (Udine); la manifestazione internazionale di pallavolo Memorial “Ferruccio Cornacchia” (Porcia); la partecipazione ai campionati europei e mondiali di pattinaggio artistico a rotelle (Associazione Dilettantistica Polisportiva Orgnano).

In campo editoriale sono state rese possibili pubblicazioni per la conoscenzaapprofondita di determinate discipline sportive: cfr., ad esempio, la storia dello sci pordenonese, di Mario Tomadini, edita dalla Società Operaia di Pordenone; i vari periodici dedicati agli sport praticati nelle montagne pordenonesi e promossi dalla Associazione “La Voce”.

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L’IMPEGNO DELLAFONDAZIONE PER LACULTURA

Particolare di un affresco di Francesco Chiarottini (sec. XVIII) nel palazzo Antonini-Mangilli del Torso di Udine

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Una storia riccae complessa

Giuseppe Bergamini

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119 L’impegno della Fondazione per la cultura

Con le radici nel territorio

La Fondazione Crup ha svolto in ambito culturale, spaziando dall’arte alla musica e dallo spettacolo all’editoria, un ruolo tanto importante da diventare punto di riferimento per gli operatori di tali settori, e legare così il suo nome ad iniziative di altissimo livello.

Attraverso un rapporto di partnership, che non si esaurisce nella mera elargizione di un contributo economico, cosa peraltro sempre apprezzabile, ma vede coinvolto l’Istituto nei vari ‘progetti’, dalla loro nascita all’esito finale. La Fondazione, inoltre, in linea con le finalitàche nei secoli passati avevano ispirato dapprima il Monte di Pietà e poi la Cassa di Risparmio di Udine e Pordenone, ha posto alla base del proprio operare il costante e imprescindibilerapporto con il territorio. Una tradizione di sensibilità nei confronti del luogo e dei suoiabitanti che ormai da tempo ha interessato anche il settore culturale, fornendo un validosupporto a tutte le operazioni, di svariata natura e impegno, volte all’approfondimento e alla valorizzazione della specifica identità territoriale, senza per questo richiuderla nelle pieghe di un pericoloso e limitativo provincialismo. Pericolo, quest’ultimo, scongiurato sia da un’attenta valutazione delle operazioni, effettuata dai previsti organi collegiali, sia dal carattere durevole e non effimero di quelle alle quali la Fondazione ha legato il suo nome.

Alla base dell’impegno, tuttavia, non c’è solo una operazione finanziaria in adempimento dei compiti statutari o per la ricerca di una qualche visibilità, ma la ferma volontà di contribuireall’affermazione della cultura friulana espressa dalle diverse anime della sua ricca e complessa storia.

In questo senso vanno intesi i cospicui sforzi messi in atto per potenziare e talora far emergere quanto di meglio caratterizza e diversifica le varie aree geografiche. Le mirate e costanti erogazioni hanno pertanto trasformato la Fondazione Crup in una sponda sicura per tutti coloro che intraprendono esperienze significative in ambito culturale.

Il sostegno offerto all’editoria di qualità l’ha resa così interlocutrice preziosa, addirittura essenziale, per molte istituzioni, a cominciare dall’Università degli Studi di Udine, per proseguire con la Società Filologica Friulana, con la Deputazione di Storia Patria per il Friuli, l’Accademia di Scienze Lettere e Arti di Udine, l’Ente Friuli nel Mondo, il Centro Iniziative Culturali di Pordenone, l’Accademia San Marco di Pordenone, il CircoloMenocchio di Montereale Valcellina, la Triennale Europea dell’Incisione e molte altre.

La Fondazione non ha tuttavia riservato la sua attenzione solo ai prodotti tradizionalidell’editoria, ma anche ai più moderni mezzi di comunicazione mediatica, dai filmati(rimarchevole quello dedicato al 25° anniversario del terremoto in Friuli e alla successiva opera di ricostruzione) ai CD rom (in particolare quello dedicato a Udine).

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È un dato di fatto che la rinascita del Friuli dopo il terremoto si è giovata anche dello studio organico, attento e qualificato della storia, dell’arte, della lingua, della letteratura, delle tradizionipopolari del territorio: in buona sostanza, del “recupero delle radici” e della riaffermazione della valenza della cultura friulana, come è stato più volte sottolineato anche dalla stampa nazionale.

Tutto ciò ha portato alla produzione di un’incredibile quantità di pubblicazioni di argomento locale, spesso di alta levatura scientifica, da parte di istituzione pubbliche, di associazioni di primaria importanza e delle tante altre che hanno sede pressoché in tutti i comuni. Ad esse si possono aggiungere i singoli studiosi e, da qualche anno, i diversi istituti dell’Università degli Studi del Friuli. Numerosi progetti editoriali sono stati sostenuti dalla Fondazione Crup, in ottemperanza ai suoi scopi statutari, che prevedono tra l’altro l’acquisto di prodotti editoriali per la scuola.

È stata così avviata fin dai primi anni un’iniziativa particolare che ha riscosso notevole gradimento presso i dirigenti scolastici, gli insegnanti delle scuole di ogni ordine e grado oltre che i direttori delle pubbliche biblioteche, cioè il “Progetto biblioteche”, che implica la distribuzione dei volumi realizzati con il sostegno della Fondazione alle biblioteche scolastiche e comunali delle province di Udine e Pordenone. Progetto che nel tempo si è ampliato, con l’inserimento nell’elenco dei destinatari anche di istituzioni culturali di rilievo del territorio e di varie Università della Terza Età e LiberEtà.

Un’operazione che riveste notevole significato (permette l’incremento librario a costo zero delle biblioteche pubbliche purtroppo sempre deficitarie di mezzi), ma che si è rivelata oltremodo complessa nella sua attuazione. Richiede questa infatti in primo luogo l’individuazione dei testi e la quantificazione dei volumi da spedire sulla base del tema trattato, e poi il confezionamento dei plichi ed il loro successivo recapito.

Può essere utile, per una maggior comprensione dell’entità dell’operazione, ricordare che a partire dal 1999, anno di avvio del “Progetto biblioteche” ad oggi sono stati spediti ad oltre 750 destinatari più di 250.000 volumi per oltre 1600 titoli diversi, ciò che ha permesso di consolidare e rivitalizzare il patrimoniobibliotecario locale, incentivando alla fruizione un pubblico sempre più ampio.

Il progetto biblioteche

120 Una storia ricca e complessa

Una veduta della Biblioteca Patriarcale di Udine

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123 L’impegno della Fondazione per la cultura

L’attività editoriale si è fatta in questi ultimi anni così intensa, che non è senza difficoltà il tener dietro ai molti libri che quasi quotidianamente vengono pubblicati relativamente alla storia, all’arte, alla lingua e alla letteratura della terra friulana, nonché ai suoi aspetti etnografici, naturalistici, scientifici, sportivi eccetera.

Molte di queste pubblicazioni hanno fruito dell’aiuto della Fondazione Crup che peraltro, pur non facendo mancare il sostegno a singoli interventi, ha privilegiato i progetti di ampio respiro. Tra questi, l’impegnativo progetto di ricerca promosso nel 2001 dal Dipartimento di Scienze Storiche e Documentarie dell’Università degli Studi di Udine e dalla Deputazione di Storia Patria per il Friuli, finanziato - oltre che dallaFondazione Crup - anche dalle maggiori istituzioni pubbliche del territorio, la Regione e le Province friulane in primis, destinato a riproporre la pubblicazione di un dizionariobiografico dei personaggi storici e di quelli che hanno lasciato la loro traccia nel campodelle scienze, delle lettere e delle arti in Friuli. All’opera è stato dato il titolo di Nuovo Liruti.Dizionario Biografico dei Friulani, con riferimento a quella pubblicazione fondamentale per la storiografia friulana, le Notizie delle vite e delle opere scritte da’ letterati del Friuli, raccolte da Gian Giuseppe Liruti signor di Villafredda etc. accademico nella Società Colombaria di Firenze e dell’Accademia Udinese, edita in 4 tomi tra Venezia e Udine dal 1750 al 1830.

Grazie allo straordinario lavoro di raccolta dati, di studio e di valutazione degli stessi,coordinato - sotto la guida di Cesare Scalon e Claudio Griggio con la collaborazione di Giuseppe Bergamini e Ugo Rozzo - da un comitato scientifico composto da illustristudiosi, nel 2006 si è giunti alla pubblicazione, per i tipi dell’Editrice Universitaria Forum,del primo volume in due tomi intitolato Il Medioevo, alla fine del 2009 del secondo volume,in tre tomi, dedicato a L’età veneta (1420 1797), e nel dicembre 2011 del terzo e ultimovolume, dedicato a L’età contemporanea, in quattro tomi. In totale, nove tomi e più di 7000pagine, con le schede di circa 2700 personaggi nati o vissuti in Friuli che hanno svolto un ruolo fondamentale nella crescita civile, sociale e culturale della nostra terra: poeti, medici, letterati, patriarchi ed ecclesiastici, esponenti di nobili famiglie, condottieri,pittori, scultori, intagliatori, architetti, cronisti, storici, geologi, geografi, musicisti, organisti, cantori e compositori, giureconsulti ed altri: una serie incredibilmente lunga di personaggi, spesso sconosciuti al largo pubblico.

Le pubblicazioni

Particolare della BibliotecaPatriarcale di Udine nella copertina del secondo volume del Nuovo Liruti

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Le biografie sono state redatte da oltre 280 studiosi delle Università o delle città di Bologna, Firenze, Göttingen, Graz, Heidelberg, Lubiana, Milano Padova, Pisa, Pordenone, Trieste, Udine, Vienna, eccetera. Al profilo biografico-critico di ognipersonaggio segue una attenta, aggiornata, specifica bibliografia.

Il “Nuovo Liruti” è già divenuto un indispensabile, prezioso strumento di ricerca per tutti coloro che si interessano alle discipline storico culturali del Friuli, evidenziando il contributo offerto da questa terra, attraverso i suoi personaggi di spicco, all’evoluzione della civiltà anche in terre lontane.

Pubblicazione di grande impegno scientifico è anche quella promossa dalla SocietàFilologica Friulana e dedicata all’Arte in Friuli, dalle origini ai giorni nostri, in tre illustratissimi tomi di complessive 1300 pagine, curata da Paolo Pastres con contributi specifici dei più conosciuti studiosi della regione affiancati da giovaniricercatori. Un’opera che rappresenta un significativo punto d’avvio per una complessivarilettura dell’arte locale, anche alla luce delle ultime risultanze critiche. Architettura, pittura, scultura, oreficeria, miniatura, arti applicate, in una visione aggiornata sulle più recenti scoperte, derivate spesso da restauri sempre più rispettosi dei manufatti.

Di carattere più divulgativo, ma ugualmente importanti in quanto destinate ad accostareil largo pubblico al nostro patrimonio storico e artistico, sono altre due collane la cuipubblicazione si è avvalsa del fondamentale sostegno della Fondazione Crup.

124 Una storia ricca e complessa

I tre volumi Arte in Friuliediti dalla Società Filologica Friulana

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126 Una storia ricca e complessa

La prima, anzi, vede la Fondazione come “coeditore”insieme con la Deputazione di Storia Patria per il Friuli e nasce dalla considerazione che la regione è ricca di monumenti d’arte di grande rilevanza di cui però non sempre gli abitanti sono adeguatamente informati.

Se infatti a tutti sono noti gli straordinari mosaici di Aquileia, i severi stucchi longobardi di Cividale o i bei cicli d’affreschi di Giovanni Antonio Pordenone a Vacile e Valeriano o del Tiepolo a Udine, ben pochiconoscono l’esistenza di quegli autentici capolavori che le nostre chiese, anche le più piccole, custodiscono(le eccezionali ancone lignee rinascimentali

di Forni di Sopra, Prodolone, Remanzacco e Mortegliano, ad esempio, o le tele dei grandi maestridel Sei e Settecento a Morsano al Tagliamento o a Cabia di Arta Terme, a Meduno…).

Soprattutto sono pressoché sconosciute le vicendestoriche che hanno portato alla nascita ed all’abbellimento di tanti edifici sacri. Per offrire ai visitatori uno strumento di conoscenza agile, ma nel contempo scientificamentecorretto, è stata quindi avviata una collana di guide relative agli edifici particolarmente significativi delleprovince di Udine e Pordenone: volumetti di formatotascabile di una cinquantina di pagine di testo con altrettante immagini a colori, che per agilità di scrittura, unita ad un alto rigore scientifico, hanno già suscitato notevole interesse, in particolare presso la comunità territoriale che ospita il monumento.

Copertina di alcuni dei volumetti della collana La nostra storiaedita dalla Biblioteca dell’Immagine di Pordenone

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127 L’impegno della Fondazione per la cultura

Più di cinquanta ad oggi sono le guide pubblicate, la cui stesura è stata affidata ad affermati studiosi, a giovani e validi laureati delle università della regione, ad appassionati ricercatori locali. Sono relative non solo ai monumenti maggiori, il duomo di Udine o di San Daniele del Friuli, di Tolmezzo, Palmanova, Sacile, Cividale, Spilimbergo o San Vito al Tagliamento,l’oratorio della Purità di Udine o la Cappella Manin di Passariano, ma anche a edifici fino ad oggi piuttostotrascurati dalla letteratura artistica, come le parrocchiali di Bressa o Carpeneto, di Brugnera o Flambro, Visco o Polcenigo, Frisanco, Poffabro. Nel permettere ai visitatori di accostarsi alla conoscenza della storia e all’arte dei vari monumenti, queste piccole guide si rivelano preziose, per la grande quantità di opere inedite citate, anche per gli addetti ai lavori, e contribuiscono ad una capillare ricognizione del ricco patrimonio culturale della nostra regione.

Edita dalla Biblioteca dell’Immagine di Pordenone, la collana “La nostra storia” si propone di “raccontare in modo agile e scorrevole” la storia dei 188 comuni delle province di Udine e Pordenone, a ognuno dei quali viene riservato un volumetto di comodo formato, affidato a noti studiosi locali. “Per la prima volta - si legge nell’editoriale - la Storia di tutti. Dalla più piccola comunità a quella più grande”.

È una collana meritoria, che non trova eguali in altre regioni d’Italia.

Alcune guide tascabili della collanaMonumenti del Friuli edita dallaFondazione Crup e dalla Deputazione di Storia Patria per il Friuli

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129 L’impegno della Fondazione per la cultura

Numerose sono le realtà museali e le pubbliche o private collezionipresenti nelle province di Udine e Pordenone: più di cento, tra grandi e piccole, conservano ed espongono testimonianzepreziose di un ricco passato, veri e propri tesori in grado di far rivivere il percorso della bimillenaria storia di questa terra, pur non riuscendo sempre ad esprimere tutta la loro potenzialità.

Sono penalizzati soprattutto i musei minori, spesso privi di un allestimento stimolante e di strutture e servizi atti a renderli facilmente fruibili da parte di un pubblico che pure è sempre più attratto dalle raccolte museali, etnografiche, storiche, artistiche o scientifiche che siano.

La Fondazione Crup si è spesso affiancata alle istituzioni cui è affidato il compito di gestire i musei (Regione autonoma, province, comuni, enti privati) sostenendo spese relative ad attrezzature espositive, ad attività di restauro o ad operazioni di promozione (mostre, pubblicazioni), acquistando opere d’arte o concedendole in comodato.

Anche grazie al sostegno della Fondazione hanno potuto essere realizzati o rinnovati alcuni musei di non secondaria importanza, e tra questi il Museo della Pieve e Tesoro del Duomo di Gemona del Friuli e il Museo Cristiano di Cividale del Friuli: in essi sono esposte opere d’arte di eccezionale valore storico ed artistico, preziose oreficerie ottoniane, gotiche e rinascimentali, bassorilievi e sculture di epoca longobarda, dipinti del Pordenone, codici miniati trecenteschi di suggestiva bellezza, paramenti sacri.

Per onorare la memoria dell’avv. Antonio Comelli, suo primo presidente, la FondazioneCrup ha contribuito a realizzare un nuovo allestimento del Museo d’arte sacra del Duomo di Udine, dotandolo di bacheche e di un apparato espositivo moderno e funzionale,finanziando inoltre il restauro di gran numero delle opere d’arte ivi conservate.

Il Museo si presenta oggi agli udinesi ed ai visitatori in rinnovata elegante veste, ciò che consente ancor più il godimento del suo tesoro: affreschi di Vitale da Bologna, tavole dipinte del XIV secolo, il sarcofago marmoreo e il corredo funebre del BeatoBertrando, un’importante raccolta di gioielli (tra cui la croce-spilla di Sant’Elisabetta d’Ungheria, dono dell’imperatore Carlo IV di Lussemburgo), dipinti di Giovanni Antonio Pordenone e di Francesco Floreani, preziosi paramenti, oreficeria sacra, un ciclo di affreschi da poco rimesso in luce ed attribuito ad Andrea Bellunello.

Notevole attenzione è stata prestata anche alle necessità di altri musei, in primis quelli diocesani di Udine e Pordenone, così come consistenti contributi sono stati assegnati alle amministrazioni provinciali e comunali di Udine e Pordenone, a sostegno delle attività culturali da questi promosse.

I Musei e gli archivi

Museo del duomo di Udine, Sarcofago del Beato Bertrando(sec. XIV)

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In questo contesto vanno segnalati anche i contributi offerti al Comune di Pozzuolo del Friuliper l’acquisizione di opere del maggior esponente della xilografia in Europa, Tranquillo Marangoni,che a Pozzuolo nacque nel 1912, al Comune di Sutrio per l’acquisto dell’archivio fotograficoSchiava, alla parrocchia di Forni di Sopra per l’acquisto, da privati, di una statua lignea raffiguranteCristo flagellato, già facente parte del patrimonio artistico locale.

Nella consapevolezza che nel corso dei secoli le biblioteche e gli archivi hanno svolto una funzionefondamentale per la tutela e diffusione della cultura, la Fondazione Crup, in attuazione a quanto già previsto dall’Organo di Indirizzo, ha avuto anche modo di sostenere economicamente l’opera diconservazione e catalogazione su base informatica di biblioteche, archivi e fondi di diversa tipologia. Ne hanno beneficiato in particolar modo quattro importantissime realtà culturali friulane, la Biblioteca Bartoliniana depositata presso l’Archivio arcivescovile di Udine, l’Archivo storico della diocesi di Concordia-Pordenone, gli Atti del Capitolo metropolitano del Duomo di Udine e l’Archivio fotografico Ugo Pellis della Società Filologica Friulana.

Quest’ultimo è costituito da qualche centinaio di splendide fotografie, realizzate dal notoglottologo goriziano Ugo Pellis, che fu tra l’altro redattore dell’Atlante linguistico italiano,che costituiscono uno spaccato emozionante ed insostituibile della condizione della popolazione rurale friulana (e italiana) nei primi decenni del secolo e che non trova pari se non nell’opera celebrata del suo collega svizzero Paul Scheuermeier. La Biblioteca Bartoliniana raccoglie quasi diecimila testimanoscritti e a stampa collezionati dallo studioso e bibliofilo udinese conte Antonio Bartolini,straordinario personaggio vissuto dal 1741 al 1824, abitante - insieme con i fratelli Gregorio, studioso di letteratura patria, e Giovanni Battista, appassionato di botanica - nel palazzo che porta il suo nome e che ora ospita la Biblioteca comunale di Udine dopo essere stato la prima sede del Museofriulano, inaugurato nel 1866 quando la città era ancora sotto il dominio austriaco. Antonio stabilì nel testamento che l’intera sua collezione di libri rari e di preziosi manoscritti passasse alla Bibliotecaarcivescovile “per restar ivi perpetuamente ad istruzione e profitto di quella studiosa gioventù”.

La biblioteca fu fatta sistemare dal vescovo Lodi nel 1827 e all’inizio del Novecento fu trasferita dallasede originaria in quella stanza che si usava chiamare “Franz Joseph” perché vi aveva dormito l’imperatored’Austria Francesco Giuseppe, il quale secondo la tradizione si era rifiutato di dormire nella sala a luidestinata per timore di sentire le grida ostili degli udinesi. Per quanto riguarda l’Archivio storico diocesanodi Concordia Pordenone, va ricordato che, grazie ad un progetto promosso dall’Istituto Pio Paschini, si è avviata una campagna di digitalizzazione dei “catapani” presenti in alcuni fondi parrocchiali (di Arba, ad esempio, Barbeano, Cavasso Nuovo, Pordenone, Prodolone, Tramonti di Sotto, Vito d’Asio eccetera) perpreservare i documenti originali e renderli comunque fruibili ad una vasta utenza sempre più interessata aricerche di carattere storico (il termine catapan indica in Friuli un libro in cui si registravano dati di grandeimportanza per l’amministrazione di una chiesa, rendite, lasciti in cambio dei quali la chiesa beneficiata era tenuta a celebrare delle messe negli anniversari della morte del donatore; vi sono poste però ancheannotazioni relative ad eventi storici si grande importanza o singolari fatti di cronaca).

130 Una storia ricca e complessa

Museo del duomo di Udine, Sarcofago del BeatoBertrando (sec. XIV).Particolare

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133 L’impegno della Fondazione per la cultura

Numerosi sono stati i progetti tesi a caratterizzare e valorizzare il territorio sotto il profilo culturale, sia attraverso il reperimento e la messa a disposizione di spazi adeguati alle diverse attività culturali, sia attraverso il supporto ad attività proposte da istituzioni e associazioni, quali esposizioni, rassegne cinematografiche, concerti, spettacoli, incontri di studio.

In particolare, la Fondazione ha favorito, anche in concorso con altre fondazioni e istituzioni pubbliche, l’organizzazione di mostre, con relativo catalogo, di grande richiamo, senza tuttavia trascurare quelle di portata minore, soprattutto quando interessanti artisti e comunità locali.

Accanto alle mostre promosse dall’Azienda speciale Villa Manin, allestite nellascenografica dimora dell’ultimo doge di Venezia (Zigaina, L’età di Courbet e Manet,I Basaldella. Dino Mirko Afro, Munch e lo spirito del Nord, Espressionismo, Giambattista Tiepolo),altre che sono frutto di articolati progetti a lungo termine, ad esempio quelle - relative alla grafica - che fanno capo alla Triennale Europea dell’Incisione (Picasso, Emil Nolde,. Henri de Toulouse Lautrec, Mimmo Paladino, Marc Chagall, Mirò, Max Klinger, Omaggio a Picasso, Incisione contemporanea in Friuli) o all’Irpac (esposizioni di fotografie di Ugo Pellis, Carlo Innocenti, Francesco Krivec), quelle - straordinarie – allestite a cura del Comitato di San Floriano nella Casa Esposizioni di Illegio, il piccolo centro carnico che fino ad oggi era conosciuto soltanto per la splendida Pieve che dall’alto domina la valle del But e del Tagliamento e che ora invece è universalmente noto per le mostre relative a tematiche sacre (Floriano, Martino, Mysterium, Apocalisse, Apocrifi, Genesi, Il Potere e la Grazia, Aldilà, I bambini e il cielo) allestite a partire dal 2004, con opere d’arte provenienti da tutta Europa, spesso firmate da pittori e intagliatori di gran nome (da Altdorfer a Caravaggio, da Signorelli a Tiepolo, senza trascurare gli artisti friulani).

In occasione delle mostre, visitate anche da altissime personalità del mondo politico, religioso e culturale, si sono tenute innumerevoli manifestazioni di contorno premiate da un largo concorso di pubblico: convegni internazionali di studio, conferenze, dibattiti, eventi musicali, incontri di carattere religioso.

Illegio ha fatto da volano anche a Tolmezzo, dove si sono allestite importanti mostre, tra cui quelle dedicate ai piccoli maestri carnici del Settecento, intagliatori e pittori (Mistrùts), e al maggior pittore locale (Nicola Grassi ritrattista).

Le mostre

Bambina nella cesta, fotografia scattata da Ugo Pellis a Belvedere di Aquileia il 4 novembre 1925

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Mostre, di altissimo livello scientifico, riguardanti l’arte del passato, corredate da cataloghi di fondamentale importanza per gli studi, si sono tenute in diversi centri della regione, ad esempio – per citarne solo alcune - a Pordenone (Più vivo del vero. Ritrattid’autore del Frili Venezia Giulia dal Cinquecento all’Ottocento; In Hoc Signo, con sede anche a Portogruaro; Il cardinale Celso Costantini e la Cina), a Udine (Cromazio di Aquileia al crocevia di genti e religioni; Capolavori salvati. Arte sacra 1976-2006. Trent’anni di restauri),Palmanova (I Turchi in Europa), San Vito al Tagliamento (Pomponio Amalteo), San Daniele(Mater amabilis), Buja (Le monete dei Vangeli), Gorizia (Dal paesaggio al territorio. L’arte interpreta i luoghi). Frutto quest’ultima di una feconda cooperazione con la RegioneAutonoma Friuli Venezia Giulia, la Fondazione Cassa di Risparmio di Gorizia, la Cassa di Risparmio del Friuli Venezia Giulia spa e l’Azienda Speciale villa Manin.

Da ricordare anche le mostre organizzate dalle amministrazioni comunali e provincialidi Udine e Pordenone, sempre con il sostegno della Fondazione Crup: quelle promosse per il recupero di artisti quali Napoleone Cozzi o Giuseppe Ragogna, quelle infinedestinate alla diffusione e valorizzazione dell’arte contemporaneo, in particolare le rassegneHicetnunc di San Vito al Tagliamento, il Simposio di scultura in pietra organizzato dal circoloculturale “Il Faro” di Vergnacco”, le articolate sorprendenti mostre gestite dall’Associazione“Maravee” e allestite in vari centri della regione e anche all’estero, quelle volute dal comunedi Povoletto e last but not least, le numerose mostre promosse dal benemerito CentroFriulano Arti Plastiche nelle regioni dell’Alpe Adria, monografiche, collettive, o antologiche.Esemplare, in tal senso, quella del 2011 intesa a celebrare i cinquant’anni di vitadell’associazione tenuta nella Villa Manin di Passariano e nella Galleria Sagittaria di Pordenone con più di duecentocinquanta, tra pitture, sculture, grafiche, fotografie, per centosettantotto artisti, che ha restituito un singolare spaccato dell’arte regionale, e in misura minore di quella carinziana e slovena del secondo dopoguerra.

Da ricordare non solo le esposizioni d’arte, ma anche quelle destinate ai cultori di storia (Alcide De Gasperi), ai giovani (Rassegna di presepi), agli sportivi, come le mostrededicate alle eccellenze di questa terra, alla Leggenda di Primo Carnera o alle Frecce Tricolori nel cinquantesimo dalla nascita della Pattuglia Acrobatica Nazionale orgoglio dell’Italia e del Friuli. In occasione di quest’ultima la Fondazione Crup si è impegnata nel favorireuna serie di visite alla base di Rivolto riservate agli studenti delle classi terze delle scuole medie delle province di Udine e Pordenone e nel diffondere un elegante opuscolo, corredatoda emozionanti fotografie, nella convinzione che l’esempio delle Frecce Tricolori possa aiutare i giovani a “riscoprire il bagaglio dei valori che stanno alla base di una società civile eprogredita: il rispetto delle regole e delle persone, il senso del dovere, lo spirito di sacrificio(nello studio, nello sport, nel lavoro, nella vita), la valorizzazione del merito, l’orgoglio diappartenere a una famiglia, a una squadra e insieme l’umiltà di mettersi al loro servizio”.

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135 Una storia ricca e complessa

Colonia elioterapicaa Lignano Sabbiadoro, fotografia di Francesco Krivec, anni '50

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137 L’impegno della Fondazione per la cultura

Nella certezza che senza una globale ‘attività dello spirito’ non vi può essere l’effettiva affermazione dell’identità di un territorio, al forte impegno nei confronti dell’editoria si è affiancata una serienotevole di interventi in settori altrettanto importanti e significativi per la crescita culturale delle province di Udine e Pordenone.

La Fondazione ha fatto così sentire la sua presenza anche in campo musicale, sostenendo epromuovendo concerti, concorsi e rassegne, un insieme di manifestazioni che spaziano dalla polifoniamedioevale alla contemporanea, organizzate da sodalizi di lunga esperienza così come da formazionidi più recente istituzione; favorendo l’acquisto di strumenti musicali per cori e bande e ponendoparticolare attenzione agli organi antichi, dalla raffinata e sapiente fattura, eppure fragili e bisognosi di continue attenzioni e di costosi restauri. Una trentina, in questi ultimi dieci anni, gli organi –spesso inseriti in preziosi e stupefacenti cassoni, come quello di Pietro Nachini nell’Abbazia di Moggio - restaurati con il sostegno della Fondazione Crup: organi talvolta di modesta dimensione,talaltra veri e propri gioielli sia sul piano musicale che artistico: ne è illuminante esempio ilcinquecentesco organo di Vincenzo Columbis nel duomo di Valvasone, con portelle e cantoriadipinte da Giovanni Antonio Pordenone e Pomponio Amalteo, ben conosciuto anche fuori daiconfini regionali. Non vanno dimenticati però neppure quelli delle chiese di Palazzolo dello Stella,Azzanello, Arta Terme, Gleris, Bressa, Budoia, Sutrio, Camporosso, Udine (San Giacomo, Redentore, Zitelle, Oratorio della Carità), Pordenone (San Giorgio), Faedis, Sutrio, Chions e altri.

L’aver privilegiato le “storiche” istituzioni (ad esempio l’Orchestra sinfonica del Friuli VeneziaGiulia, il Conservatorio di Udine, l’Accademia di studi pianistici Antonio Ricci di Udine o l’Orchestra e coro San Marco di Pordenone e il coro polifonico di Ruda), non ha fatto mancare il sostegno ad orchestre, cori, bande attive in tanti centri del Friuli.

La Fondazione Crup non ha trascurato neanche altri settori dello spettacolo, quali il teatro o il cinema, essi pure parte irrinunciabile di un progetto di identità culturale per il territorio friulano.

Di qui la forte attenzione ai programmi del Mittelfest di Cividale del Friuli, al Folkest di San Daniele del Friuli, alla Cineteca del Friuli di Gemona, organizzatrice delle rassegne del Cinemamuto, all’Associazione Vicino Lontano, al Centro Espressioni Cinematografiche per le giornatededicate al Far East film, alla Civica Accademia d’arte drammatica Nico Pepe, al Teatro Giuseppe Verdi di Pordenone e al Teatro Nuovo Giovanni da Udine di Udine e a tante altre istituzioni del settore.

Prezioso infine l’aiuto offerto alle manifestazioni organizzate dall’Ente Friuli nel Mondo,dall’Associazione tra le Pro Loco del Friuli Venezia Giulia attraverso le sue affiliate, dall’Associazioneculturale Thesis e, da “Pordenonelegge”, evento principe della regione in campo letterario.

Musica, cori, teatro

Il cinquecentesco organo di Vincenzo de Columbisnel duomo di Valvasone, con i dipinti di Giovanni AntonioPordenone e Pomponio Amalteo

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Dalle sculture romane di Aquileia, Zuglio e Concordia agli eccezionali mosaicipaleocristiani di Aquileia e Grado, alle sculture e oreficerie longobarde di Cividale, agli antichi affreschi della cripta di Aquileia e del duomo di Udine e, per giungere a tempo più recenti, alle opere a fresco e ad olio del Pordenone, del Carneo, del Tiepolo.

Il territorio è tuttavia ricchissimo anche di quei monumenti d’arte in cui è racchiusa l’anima di un popolo tanto operoso quanto saldamente legato alle tradizioni: un migliaio le chiese parrocchiali o filiali di continuo affidate alla cura di sacerdoti e camerari, e più di ottocento le chiesette votive disseminate nelle pianure, nelle colline, nelle valli montane, ricche di suggestione e di poesia ed abbellite da affreschi, sculture lignee, pale d’altare; e inoltre castelli, palazzi, ville…. Un ragguardevole patrimonio culturale, dunque, di cui ancor oggi sfugge l’esattaconsistenza, ma che è stato fatto oggetto di intelligenti inventari fin dalla fine del Settecento, allorché i Deputati della città di Udine, in esecuzione del Decreto dell’Eccelso Consiglio dei X in data 20 aprile 1773, incaricarono il nobile e noto pittore tarcentino Giovanni Battista de Rubeis, cui qualche anno prima era stato chiesto di trasferirsi in Francia per aprire una scuola di pittura, di inventariare tutti i dipinti esistenti nelle chiese, nei conventi, nei palazzi, nelle case cittadine: incarico diligentemente portato a termine nello stesso anno.

L’inventario di G.B. de Rubeis è in un certo senso, il precedente diretto dell’Inventario delle opere d’arte del Friuli, lavoro che nel 1873, appena sette anni dopol’ingresso del Friuli in Italia, l’illuminata e lungimirante Deputazione Provinciale di Udine (tale era al tempo il nome dell’Amministrazione Provinciale, comprendente anche l’attuale provincia di Pordenone) aveva commissionato a Giovanni Battista Cavalcaselle, grande studioso di Legnago considerato, per la straordinaria sua conoscenza dell’arte italiana ed europea, il Vasari dell’Ottocento, primo vero storico e critico d’arte dell’era moderna.

Per la sua particolare posizione geografica e per le vicende storiche e politiche di cui fu in ogni tempo teatro, il Friuli non può certamentecompetere con altre più rinomate regioni italiane per quanto riguarda il patrimonio artistico, soprattutto sotto il profilo della qualità, anche se molte e nobili testimonianze del passato ancora si conservano.

Dieci anni di restauri

138 Una storia ricca e complessa

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Tabernacolo ligneonella chiesa dei Santi Vito e Modesto di Paularo (sec. XVII)

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Gli eleganti stalli lignei della chiesa parrocchiale di Tarvisio (sec. XVIII)

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142 Gli anni della Fondazione

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143 L’impegno della Fondazione per la cultura

L’inventario, che risulta essere stato il primo del genere in Italia, ha dato coscienza dell’entità e dell’importanza del patrimonio artistico conservato in Friuli, e motivato la legge con la quale la Regione Friuli Venezia Giulia,prima in Italia, nel 1971 ha istituito il “Centro Regionale per la Catalogazione e l’Inventario del patrimonio culturale ed ambientale del Friuli Venezia Giulia”, con sede nella Villa Manin di Passariano, che da più di quarant’anni scheda e fotografa, con l’aiuto delle più moderne tecnologie, le tante opere d’arte e di cultura ancora fortunatamente esistenti.

Dopo il terremoto del 1976, che sembrava aver d’un tratto distrutto il Friuli più bello e cancellato segni importanti e irripetibili di una cultura disseminata nel territorio, al Centro di catalogazione si è affiancato il Centro regionale di restauro, con il duplice scopo di promuovere nuove professionalità e di contribuire al restauro delle opere d’arte terremotate.

Con il risveglio della coscienza a livello popolare e con il desiderio di recuperare le proprie radici, particolare e sensibile attenzione è stata riservata all’arte, considerataimprescindibile chiave di lettura del mondo culturale, spirituale, economico e sociale del Friuli di ieri e di oggi. Di qui la richiesta, sempre maggiore, di fondi destinati al restaurodi edifici, sculture, dipinti, suppellettile sacra, oggetti legati al territorio e alla sua gente.

Inizialmente Stato, Regione Autonoma, Province, Comuni, parrocchie, enti e istituzioni private (tra cui, fin dalla nascita, la Fondazione Crup) hanno fatto fronte alle numerose richieste. In questi ultimi anni, invece, a causa delle ristrettezze economiche in cui versano gli enti pubblici, determinante è stato soprattutto l’impegno della Fondazione, che ha offerto il proprio sostegno a decine di operazioni di restauro, sia nel campo dell’architettura che in quello delle opere d’arte mobili.

Impossibile, in questo contesto, fare un elenco esaustivo degli interventi di restauroeffettuati con il contributo della Fondazione: si darà quindi conto di quelli più significativio per l’entità della somma erogata o per l’importanza storica del manufatto e delle scoperte.

Pomponio Amalteo, Il martirio di San Pietro, Udine, chiesa di San Pietro Martire, 1578

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145 L’impegno della Fondazione per la cultura

È normale che nel territorio friulano, abitato ab antiquo, secolari edifici sacri o civili ancora esistenti in gran numero siano soggetti a costante e naturale degrado, anche in mancanza di eventi calamitosi.

Un attento restauro li può tuttavia riportare alla condizione d’originecontribuendo nel contempo a valorizzare il contesto in cui sono inseriti.

È il caso, ad esempio, della deliziosa chiesetta alpestre di San Floriano a Raccolana di Chiusaforte, sulla strada per Selle Nevea che, edificata nel 1709 ad opera di un qualchemuratore locale, per le caratteristiche e l’ubicazione testimonia al pari delle tante chiesette votive di montagna e di pianura l’antico sincero rapporto con il “sacro” e con l’aldilà della gente friulana. La perdita di questi “segni del territorio” porterebbe ad un depauperamento sostanziale e non più recuperabile del vissuto ma anche della nostra cultura, fatta di scambi e di incontri con le popolazioni contermini com’è proprio delle terre di confine.

Così mentre il restauro del coro della chiesa di Porzus ha ridato dignitàad un edificio costruito alla fine del secolo XV da maestranze slovene attive nelle Valli del Natisone e del Torre, quello della chiesa, e degli affreschi, di Santa Maria di Loreto a Tarvisio Basso ha evidenziato la bontà della scuola artistica carinziana e i suoi contatti con quella italiana, e friulana segnatamente. Della quale, tipico prodotto può essere considerata la restaurata chiesetta campestre di Barbeano intitolata al santo protettore del bestiame, Antonio abate, e ben conosciuta per gli affreschi che intorno al 1489 Gianfrancesco da Tolmezzo condusse nel coro.

È stata anche restaurata a Villa Vicentina, nelle pertinenze della Villa Ciardi, già residenza estiva di Marianna Bonaparte Baciocchi e successivamente abitata da Tisserand, amministratore dei beni agricoli della corona francescse, la piccola Cappella fatta erigere nel 1853 in stile neogotico dalla figlia della principessaBaciocchi, la contessa Elisa Baciocchi Camerata (nipote di Napoleone Bonaparte) per dare degna sepoltura all’unico figlio, Benedetto Napoleone, morto a Parigi in circostanze misteriose. I finanziamenti hanno interessato il restauro di numerosissimechiese e campanili delle province di Udine e Pordenone, ma anche la ristrutturazione di edifici da adibire ad attività museali (la “ciasa da fun” di Claut, ad esempio) o pastorali e sociali (l’ex latteria di Ovaro, la ex sala del cinema di Paularo, eccetera).

Architetture

Nella pagina a fianco e nelle successive, vedute degli affreschisettecenteschi e dell’altarenella chiesa della Madonna di Loreto a Tarvisio Basso

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149 L’impegno della Fondazione per la cultura

Consistente è stato il contributo della Fondazione per il recupero di edi#ci di grandeinteresse per le comunità distrutti dal terremoto del 1976 (si veda la pieve di Santo Stefano a Cesclans che, in posizione panoramica, dall’alto domina i paesi del lago di Cavazzo), o colpiti da devastanti incendi (ad esempio il solenne Monastero delle Clarisse ad Attimis o la chiesa parrocchiale di San Pellegrino a Navarons) o gravemente danneggiati dalla violentaesondazione del Noncello nel 2002, com’è stato della cinquecentesca chiesa della SantissimaTrinità di Pordenone, per la quale si temeva addirittura la perdita del ciclo di a!reschi di Giovanni Maria Za!oni detto il Calderai e di altri pittori, quanto mai importante sul piano iconogra#co (Episodi dell’Antico Testamento, tra cui singolari storie di Noè) e pittorico.

Per quanto riguarda i palazzi, se a Udine la Fondazione è venuta incontro alle esigenze della Società Filologica Friulana per il restauro dell’elegante cinquecentesco palazzo Mantica di via Manin, sede storica dagli anni Sessanta del secolo scorso, a Pordenone ha contribuito alla realizzazione di un complesso progetto che, con il concorso di diverse sinergie (istituti economici e privati cittadini) ha portato al restauro dei più significativi palazzicittadini, riportandone in luce sia antichi elementi architettonici che l’intonaco aveva nascosto, che stemmi di famiglia e affreschi di grande valenza. Casa Toffoli, casa Gregoris-Bassani, palazzo Mantica Cattaneo, palazzo Mantica, palazzo Gregoris, casa Cortona-Ovio-Floreano,palazzo Popaite-Torriani-Policreti, per citarne alcuni, sono stati oggetto di attenti, intelligenti restauri e in tal modo restituiti al godimento dei pordenonesi e dei visitatori.

Scriveva Marin Sanudo nel 1483 che “Pordenone è bellissimo, pieno di caxe, con una strada molto longa, si intra per una porta e si ensse per l’altra: va in longo.”

Descrizione quanto mai sintetica ed efficace della caratteristica strada principale che giàallora stupiva chi visitava la città del Noncello: la Contrada Maggiore, attuale Corso VittorioEmanuele. Una strada viva, elegante, dall’andamento leggermente sinuoso, quasi il corso di un fiume sulla quale si affacciano le più significative case e i più bei palazzi della città.

Tutti rigorosamente porticati, a conferirle ancor oggi una dimensione domestica e umanache rende piacevole il percorrerla. Decorazioni pittoriche, gotiche o rinascimentali, di tipogeometrico come tappeti o di carattere mitologico riportano ai tempi in cui questo genere di cultura andava di moda e trasformava le facciate in una specie di pinacoteca all’aperto; e se l’occhio non si sazia di pitture, ecco il gioco elegante di antiche finestre bifore, o trifore, dei deliziosi poggioli, delle sculture antropomorfe, dei ferri battuti. Per ricordare i lavori, nel 2005 è stato pubblicato un volume dal titolo significativo: Pordenone. Emozioni di pietra. Emozioni cosìriassunte, in premessa, dall’allora presidente della Fondazione Crup Silvano Antonini Canterin:“Ogni facciata restaurata non rappresenta solo un piacere visivo ma racconta il lavoro dei muratori, scalpellini, architetti, fabbri, decoratori, pittori, ebanisti. Ogni facciata un lavoro duro e di grande passione. Ecco che camminare e guardare significa anche “udire” le voci di coloro che ci hanno fatto questo grande dono. A noi il compito di ricordarli.”

Il monastero delle Clarissead Attimis

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Antichi affreschi riscoperti in una casa di Pordenone

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Pordenone, Piazzetta San Marco,Ercole e il leone nemeo,particolare dell’affresco cinquecentesconello studiolo del pittore Giovanni Antonio de’ Sacchis, detto Pordenone

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Pordenone, bifora gotica ad arco morescoinflesso entro archi a tutto sesto nelpalazzo de Rubeis – Rossetti in Corso Vittorio Emanuele

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155 L’impegno della Fondazione per la cultura

Anche il numero degli affreschi restaurati con il contributo della Fondazione Crup è stato considerevole. Di fondamentale importanza,molto spesso, i risultati. Il restauro più impegnativo è stato senza dubbio quello riguardante l’abside della Basilica di Aquileia.

Gli affreschi, tra i più importanti d’Europa, commissionati nel 1031 dal patriarca Poppone che completò con essi la ristrutturazione edilizia della basilica, solennementeconsacrata il 13 luglio 1031, sono stati ripuliti, consolidati e pittoricamente integrati, ciò che consente oggi una miglior godibilità nella loro completezza e unitarietà.

La Fondazione Crup e la Fondazione Cassa di Risparmio di Gorizia, tenendo conto che Aquileia appartiene all’Arcidiocesi di Gorizia, ma si trova in provincia di Udine, hanno diviso in parti uguali l’onere del restauro, ed inoltre - su invito della Fondazione “Società per la conservazione della Basilica di Aquileia” – si sono assunte l’impegno diun’edizione in lingua italiana dell’importante pubblicazione del 1906 di Karl von Lankoronski, Der Dom von Aquileia, riportando le incisioni originali ma arricchendola con il commento di Sergio Tavano e con fotografie a colori scattate da Luca Laureati dopo il restauro.

Strutturato su tre ordini, l’affresco absidale, prima del restauro difficilmente leggibile a causa delle tante manomissioni subite durante i secoli, raffigura nella parte superiore, entro una mandorla, non il Salvatore trionfante, ma la Madonna con Bambino tra simboli degli evangelisti e i santi della storia cristiana di Aquileia Ermacora, Fortunato, Eufemia, Mauro, Ilario e Taziano: tra i santi, ma in più piccole dimensioni, l’imperatore Corrado II il Salico,l’imperatrice Gisella, il loro figlio principe Enrico, il duca di Carinzia Adalberto e il patriarcaPopone con il nimbo quadrato, probabile signum viventis, nell’atto di mostrare il modello della chiesa. Gli affreschi, con tutta probabilità eseguiti da artisti formatisi ed operanti nell’isola di Reichenau sul lago di Costanza, si prestano ad una duplice lettura: se il linguaggioartistico li rende partecipi della cultura ottoniana, l’organizzazione tematica e certa simbologia li fanno trasposizione degli ideali di potenza del committente, ponendoli come manifesto del primato della chiesa aquileiese fondato sulla protezione dei potenti del cielo e della terra.

La presenza della Madonna con Bambino è anche una riprova del posto di onore che la Chiesa aquileiese riservava al culto mariano, realtà esclusiva delle chiese aquileiesi, ripetuta nella cripta della basilica cento anni dopo, ed anche, ad esempio, nella basilica di Summaga risalente al XIII secolo. Già nell’VIII secolo la basilica era dedicata principalmente a Maria, e del resto Cromazio nel IV secolo scriveva “Non potest ergo ecclesia nuncupari nisi ibi fuerit Maria cum fratribus” (Non si può parlare di Chiesa se là non c’è Maria con i suoi discepoli”).

Affreschi

Aquileia, affreschi romanici nell’abside della Basilica

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Eccezionale dunque l’importanza degli affreschi absidali della basilica che l’attento restauro ha restituito in gran parte allo splendore antico, evidenziando una serie di particolari curatissimi, segno della notevole perizia inventiva e tecnica degli esecutori.

Se per le pitture di Aquileia si è trattato di “rinnovamento” o di “ripristino”, per quelle della chiesetta di Santa Caterina, in comune di Pasian di Prato, si deve parlare di vera e propria scoperta, giacché l’esistenza di antichi affreschi in loco era del tutto sconosciuta.

Nel restauro del piccolo edificio, realizzato a cura della Soprintendenza (che ha finanziatol’operazione in una con la Fondazione Crup), sono invece emerse tracce di un ricco passato,reperti archeologici che hanno permesso di fissarne l’erezione entro il XII secolo su un sito antropizzato, e all’interno, sulle pareti (compresa quella di controfacciata) affreschiduecenteschi riferibili al cosiddetto “primo Maestro di Santa Maria in Castello “ a Udine, cioè colui che eseguì i ben noti affreschi dell’absidiola di destra, e affreschi trecenteschi relativi a Storie di Santa Caterina e al Martirio di Santa Lucia.

Si tratta di opere che gettano nuova luce – così come gli affreschi del XIII secolo nell’antica chiesa di Sant’Agnese a Rorai Piccolo di Porcia, o i lacerti di affresco conservati presso il Museo del Duomo di Udine - sul panorama pittorico medioevale dell’intero Friuli, che assume connotati sempre più ampi, soprattutto da quando, a seguito del terremoto del 1976,si è proceduto ad un’accurata indagine dell’esistente, puntigliosamente eseguendo saggi di pulitura sugli intonaci di tanti edifici sacri, anche su quelli di minor dimensione.

156 Una storia ricca e complessa

Pasian di Prato, chiesetta di Santa Caterina, affresco trecentesco raffiguranteMassenzio che condanna Santa Caterina al supplizio della ruota, particolare

Nella pagina a fiancoPasian di Prato, chiesetta di SantaCaterina, Crocifissione, sec. XIV

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159 L’impegno della Fondazione per la cultura

E le sorprese non sono mancate, perché se già conosciuto (ma il restauro ha indubbiamenterivitalizzato le pitture) era il vasto ciclo di affreschi trecenteschi delle pareti laterali della chiesa diSanta Giuliana a Castello di Aviano, con figure di Santi, Sante, Madonna in trono, Storie di Sant’Eligio,di Cristo ecc., disposte a mo’ di riquadri votivi, databili al 1329 circa, pregevoli per le componenticoloristiche e i richiami al mondo musivo veneziano, tanto da farle ritenere opera di maestranzevenete, quasi sconosciuti erano gli affreschi medioevali (seconda metà del sec. XIV) che copronoil piccolo coro con volta a botte della trecentesca chiesetta di San Nicolò a Comeglians, con un Cristo giudice, Evangelisti, san Pietro, Apostoli e l’offerta di Abele nella volta, e nelle pareti storie del Nuovo Testamento, un insolito velario ed il ritratto di un committente inginocchiato.

Castel d’Aviano, chiesa di Santa Giuliana, particolari degli affreschi trecenteschi con San Cristoforo e il Bambino (pagina a fianco) e Figure di Santi, (a lato) sec. XIV

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161 L’impegno della Fondazione per la cultura

Affreschi inediti sono venuti alla luce anche durante il restauro della chiesa di Maseriis di Coseano, ma è nella chiesetta di Santa Dorotea, che sorge in cima ad un cucuzzolo nel cuoredi Camporosso, che si è fatta la scoperta più importante. Del tutto inaspettati, dalle pareti dell’aulae dell’abside interamente scialbate, sono emersi brani di due strati di affreschi, in alcune zone ben conservati, in altre rovinati, che attestano la presenza di maestranze carinziane dell’inizio(pare di potere leggere la data 1415) e della fine del XV secolo. Non ancora del tutto concluso, il restauro ha tuttavia già permesso di individuare il contenuto di alcune scene (episodi evangeliciraffiguranti l’Adorazione dei Magi, l’Adorazione dei pastori, la Strage degli innocenti, Martirio di santi)riconducibili alla maniera di maestri operanti nel territorio, ad esempio nella chiesetta di San Nicolò di Coccau o nella parrocchiale di Camporosso, dove lavorò anche Thomas vonVillach (Tommaso da Villaco), il più importante pittore carinziano vissuto tra la fine del XV e l’inizio del XVI secolo, cui può essere attribuita anche parte degli affreschi in Santa Dorotea.

Veduta di Camporosso con la chiesetta di Santa Dorotea

Affreschi della fine del Quattrocento nella chiesettadi Santa Dorotea a Camporosso,Strage degli innocenti,(particolare nella pagina a fianco)

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163 L’impegno della Fondazione per la cultura

Nuova luce anche sugli affreschi della chiesetta di San Leonardo a Fagagna, che dopo essere stata soppressa nell’Ottocento e trasformata addirittura in un pagliaio, è divenuta di proprietà comunale. Un tempo interamente affrescata, la chiesa presentaancora numerosi brani pittorici databili tutti al XV secolo, anche se eseguiti in tempi diversi:Crocifissione nella parete di fondo, Giudizio Universale nella controfacciata, Storia della Passionedi Cristo nella parete sinistra e Storie di San Leonardo. In queste ultime (la nascita di unprincipino, l’incontro con il re Clodoveo, la fondazione del Monastero) si vede la mano di un artistatardo vitalesco, mentre il Giudizio Universale che presenta suggestivi particolari (ad esempioGli eletti guidati dagli angeli) sembra eseguito da un maestro (o da maestri) di cultura piùavanzata: potrebbe trattarsi dei pittori, usi a lavorare insieme, Domenico Lu Domine e Antonio Baietto, dei quali i documenti attestano la presenza a Fagagna nel 1413.

Alla fine del Quattrocento, e con attribuzione ad Antonio da Firenze (prima delrestauro l’assegnazione era a Giovan Pietro da San Vito), va datato il ciclo di affreschi del coro della parrocchiale di San Martino a Prodolone di San Vito al Tagliamento(Evangelisti e Dottori della Chiesa nelle vele della volta, frammentaria Crocifissione nella paretedi fondo, lacerti di una Cattura di Cristo e di Resurrezione e Noli me tangere nelle pareti, sante martiri nell’intradosso), chiesa in cui, oltre a figure di Santi, è stata riportata alla luce,nella parete destra dell’aula, una Trinità per la quale si fa il nome di Andrea Bellunello.

Nel pittore di origine bergamasca Antonio Zago, praticamente sconosciuto fino a nonmolti anni fa, anche se lo si sapeva operante nella zona di Vittorio Veneto e di lui erano noti affreschi eseguiti nel duomo di Sacile tra il 1493 ed il 1494, è stato individuato l’autoredel complesso ciclo di affreschi (Dottori della Chiesa e simboli degli Evangelisti, Crocifissione,storie di san Giacomo, Apostoli) che copre la volta e le pareti della sacrestia di San Giacomo di Praturlone, già abside della vecchia chiesa, e quello che ne era l’arco trionfale (Padre Eterno tra Caino e Abele, Annunciazione, La carità di san Martino, figure di donatori).Databili al 1503, le pitture si presentano come opera di un pittore di gusto popolaresco, cheove possibile si serve di modelli consolidati (i Dottori della Chiesa entro scranni, ad esempio), con un senso dell’horror vacui che trova il suo acme nella vasta scena della Crocifissione,con le tre croci sullo sfondo di una turrita Gerusalemme ed una folla di personaggi inprimo piano. Curiosamente, il pittore inserisce nella scena anche un particolare relativo ad un miracolo di San Giacomo, con il ragazzo impiccato perché ingiustamente accusato di furto dalla ragazza da lui respinta e l’uccellino che recide la corda.

Pagina a fianco:Praturlone di Fiume Veneto, sagrestia della chiesa di San Giacomo,Crocifissione di Pietro Zago, particolare, 1503

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Il tono da cronaca prevale su quello della narrazione sacra negli episodi relativi alle storie di San Giacomo, raccontate con scioltezza, a mo’ di fumetto ante litteram, con invenzioni e particolari presi dalla vita quotidiana che li rendono piacevoli e li vestono di ingenua poesia (si vedano ad esempio la tavola imbandita, i personaggi affacciati alla finestra, il viaggio del santo …).

Datato 1517, l’affresco raffigurante la Pentecoste nella parrocchiale di Faedis (in cattivo stato in quanto riportato dalla precedente costruzione, abbattuta nei primi anni del Novecento), si deve a Francesco Nasocchi e rappresenta l’unica opera di questo pittore bassanese in terra friulana. Dello stesso periodo, anche se non della stessa temperie culturale, sono gli affreschi parzialmente rimessi in luce nelle vele della volta della cappella “feriale” della chiesa parrocchiale di Bertiolo, in origine abside della primitiva chiesa rinascimentale disposta ortogonalmente rispetto l’edificio attuale.

Si tratta di figure di Santi e Dottori della Chiesa collocati secondo uno schema consuetoin Friuli tra Quattro e Cinquecento, riferibili ad un pittore (o ad una bottega) di modestalevatura artistica, non ancora individuato, la cui mano però compare altrove nel medio Friuli.La relazione dei restauratori parla di affreschi che si sviluppano su una superficie di 52 mq. sulle pareti e di 64 mq sulle volte e sott’arco per un totale di circa 116 mq., in gran parte ancora coperti da uno strato di calce di estrema durezza.

Si ipotizza che rappresentino un ciclo pressoché integro e di un qualche interessestorico - artistico. Nella chiesetta campestre di San Leonardo a Variano, le pareti della navatae la volta dell’abside sono rivestite da una serie di affreschi databili al XVI secolo, eseguiti in momenti diversi ma tutti intorno al 1530 da più artisti di cultura popolareggiante.

Si tratta di figure di Profeti, di Santi, Evangelisti, Dottori della Chiesa e di riquadri ex voto,che portano i nomi dei vari committenti, accostati a organiche scene sacre così da formarenell’insieme un affastellamento iconografico che non ha riscontri in altre chiese friulane se non, per certi versi, nella chiesa cimiteriale di Palazzolo dello Stella. Emergono, pervivacità di racconto, il riquadro con la Strage degli innocenti, le scene relative alla Passione di Cristo e ai Miracoli di San Nicolò nella parete di destra e la vasta Crocifissione al sommodell’arco trionfale, nella quale come in una favola compaiono cammelli ed animali esotici.

Si può pensare per essi ad un pittore vicino ai modi di Gian Paolo Thanner: un pittoreche si caratterizza per la marcata linea di contorno, il colorito piatto e incapace di dar corpoalle figure, l’uso non appropriato delle proporzioni ma che, tutto sommato, risulta gradevoleproprio per l’ingenuità della narrazione, capace di sdrammatizzare la tragicità dell’evento.

164 Una storia ricca e complessa

Chiesetta di San Leonardo a Variano, pittore popolaresco, Pilato e, nelle pagine seguenti,un miracolo di San Nicola, sec. XVI

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165 Fondazione Crup Venti Anni

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166 Gli anni della Fondazione

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167 Fondazione Crup Venti Anni

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Gian Paolo Thanner è invece il sicuro autore del ciclo di affreschi che copre la volta della sacrestia della chiesa parrocchiale di Racchiuso di Attimis, già coro della chiesetta antica. Eseguiti intorno al 1518, gli affreschi reccano nelle quattro vele il Padre Eterno benedicente con il globo nella mano sinistra, la Madonna con Bambino e sotto la Veronica con il Volto Santo, San Giacomocon il bastone da pellegrino, Sant’Elena con la vera croce: li attorniano i simboli degli Evangelisti, iDottori della Chiesa, una miriade di angeli, di cherubini su nubi. Nel sottarco, Sante Vergini. Da notare la saturazione dello spazio, l’horror vacui che qui assume forme quasi parossistiche, maanche la notevole cura dei volti e soprattutto la bella serie di angioletti musicanti in cui la varietà degli strumenti raffigurati (liuto, cornetto, cornamusa, tromba tedesca, ghironda, triangolo, vielle,organo putativo, timpani, arpa gotica, salterio, tamburello) costituisce una vera e propria antologiadi quelli in uso in Friuli nel primo Cinquecento. Il restauro ha ridato ai colori i toni molti fortiche contraddistinguono la pittura di questo pittore naïf dal segno quasi sempre secco e deciso.

168 Una storia ricca e complessa

Chiesa parrocchiale di Racchiuso di Attimis, particolari degli affreschi di Gian Paolo Thanner, Angelo musicante e, nella pagina a fianco Madonna con Bambino,1518

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169 Fondazione Crup Venti Anni

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I restauri hanno anche interessato a!reschi del maggiorpittore friulano del Rinascimento, Giovanni AntonioPordenone, sia nel duomo della città del Noncello, dove è stata compiuto un restauro totale ed unitario dei pilastri, alcuni dei quali da lui a!rescati (con lara$gurazione di Sant’Erasmo, de#nito dal grande studiosoottocentesco Giovanni Battista Cavalcaselle “una delle piùbelle e più correttamente disegnate” opere del Pordenone, e di San Rocco, in cui si suole vedere l’autoritratto del pittore),sia nella chiesa di San Pietro a Travesio, che conserva uno dei cicli pittorici a fresco più conosciuti ed apprezzati,eseguito tra il 1516 ed il 1525, sia in#ne nella chiesaparrocchiale di San Martino al Tagliamento al cui esterno,sulla parete sud, all’ombra del campanile, compare la gigantesca #gura di San Cristoforo, che gli agentiatmosferici hanno purtroppo fortemente danneggiato.

Opere, queste del Pordenone, largamente conosciute,così come lo sono gli affreschi che Pomponio Amalteoeseguì nella volta del coro della chiesa di San MauroMartire a Maniago nel 1570-71, per i quali si è seguita una singolare procedura: gli affreschi, che erano ridotti a uno stato larvale a causa di eventi naturali e di improvvidirestauri, sono stati recuperati per quanto possibile nelle poche parti ove si è ritrovata la pittura originale e per il restante ricostruiti sulla base della documentazionefotografica esistente, in modo da ripristinare la pienaleggibilità del messaggio teologico affidato alle pitture, ciò che in fondo stava maggiormente a cuore alla parrocchia di Maniago.

170 Gli anni della Fondazione

Pordenone, duomo, affreschi di Giovanni Antonio de Sacchis dettoPordenone, a lato, Sant’Erasmo e nella pagina a fianco San Rocco(considerato l’autoritratto del pittore),ca. 1513-1514

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172 Gli anni della Fondazione

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173 Fondazione Crup VentiAnni

Ignoto ai più è il gradevole ciclo d’affreschi, datato 1552 e dovuto al pittore sanviteseGiuseppe Furnio (che in Carnia trovò diversi committenti, come si evince dagli affreschi del 1555 eseguiti nella chiesa di Santa Maria a Paluzza e dalla pala d’altare del 1567 per la pievedi Santa Maria di Gorto a Ovaro), esistente nel piccolo coro della chiesa di Luincis con EternoPadre, Dottori della chiesa e angeli nella volta a costoloni, scene della vita di Sant’Elena, Adorazione dei Magi e Ultima Cena nelle pareti. Pitture che risentono dell’arte dell’Amalteo, alquantosgrammaticate ma nel complesso vivaci, interessanti in quanto dimostrazione di come parroci efedeli della zona cercassero nella pittura più i valori contenutistici e devozioni che quelli artistici.

Luincis di Ovaro, chiesa di Sant’Elena, di Giuseppe Furnio, affreschi (intero e particolare) 1552

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174 Gli anni della Fondazione

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175 L’impegno della Fondazione per la cultura

Se dal Cinquecento si passa al Settecento, altro secolo in cui la pittura a fresco fu praticata con successo anche dagli artisti maggiori, si incontra la spettacolare decorazione del più bel soffitto barocco del Friuli, quello – di non comunedimensione - della chiesa del Carmine di Udine. Costituisceun unicum nella nostra regione per le quadrature entro cuisono campite le scene figurate. Si compone di quattro parti: nel presbiterio un fregio, un dipinto sulla parete di fondo e unsoffitto riquadrato con la Vergine in gloria adorata da san SimoneStock, da santi e sante, carmelitani in fitta schiera e da papaGiovanni XXII il quale durante il pontificato (1316-1334)aveva avuto la stessa visione della Madonna del Carmineapparsa a san Simone Stock un secolo prima; nell’aula un fregio sulla sommità delle pareti, con figure monocrome,festoni di fiori e frutta, angeli, putti, e un vasto soffitto con imponente quadratura architettonica e con la Vergine del Carmelo nell’atto di offrire lo scapolare a san Simone Stock,primo generale dell’ordine dei Carmelitani, entro un cielodorato popolato di figure sacre, di angeli in volo, di graziosefigurine di putti. I restauri degli affreschi del coro, conclusi nel 2009, sono stati finanziati dalla Soprintendenza, ma è statapoi la Fondazione Crup a sostenere l’onere del restauro di quelli dell’aula. Se in passato si parlava di un affresco spentonel colore, oggi si deve invece dar atto ai pittori che tra la fine del Seicento e l’inizio del Settecento hanno affrescato la chiesa di aver compiuto un’opera eccezionale non soltantoper quanto riguarda l’impianto scenografico (le illusionistichequadrature sono dovute al bolognese Pietro Antonio Torri e risalgono al 1679 circa), ma anche per quanto riguarda la bontà d’esecuzione delle figure, della loro impaginazionenello spazio e dell’uso di colori (compreso l’oro) che ad una visione ravvicinata si rivelano oggi di notevole vivacità.

Chiesa del Carmine, Udine,particolari degli affreschisettecenteschi nel soffitto e, nelle pagine seguenti veduta generale del soffitto della navata

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176 Una storia ricca e complessa

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177 L’impegno della Fondazione per la cultura

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178 Gli anni della Fondazione

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179 L’impegno della Fondazione per la cultura

Di tenore diverso ma egualmente importante per la storia dell’arte nostrana, è la restauratadecorazione che orna uno stretto corridoio che unisce i due corpi di fabbrica del palazzoAntonini – Mangilli – del Torso di Udine, attuale sede del C.I.S.M.: sulle pareti si alternano il motivo del vaso su piedistallo entro finte nicchie con ovati contenenti deliziose vedute di fantasia e solenni classiche architetture, opera del 1785 circa del cividalese Francesco Chiarottini,maggior pittore friulano del secondo Settecento.

Udine, palazzo Antonini-Mangilli - del Torso, Decorazione a frescodi Francesco Chiarottini in un corridoio e, relativo particolare nella pagina a fianco, sec. XVIII

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180 Una storia ricca e complessa

Forniscono informazioni di ordine pratico che vanno al di là del contenuto sacro e del carattere artistico, gli affreschi condotti, a partire dalla primavera del 1789, dal veneziano Pietro Antonio Novelli, insieme con il figlio Francesco, nel presbiterio della chiesa di Sant’Ulderico di Sutrio, con scene e figure sacre (Circoncisione, Disputa di Gesù con i dottori, Orazione nell’orto, Evangelisti, Adorazione della SS. Trinità, angeli) e di carattere storico (Sant’Ulderico vescovo salva la città di Augusta dal saccheggio degli Ungheri).Andandosene nel dicembre dello stesso anno, il pittore lasciò nel lato sinistro dell’affresco della Disputa la scritta: “Qui il pittore non ha terminato per essersi aggiacciata la malta e verrà a terminare”. Ma a Sutrio il Novelli non tornò più!

Concludiamo questo breve excursus tra alcuni dei tanti affreschi restaurati, ricordando la manutenzione delle pitture realizzate nel 1961-1962 da Pino Casarini nella controfacciata del duomo nuovo di Cordovado, un vasto, intenso Giudizio Universaleeseguito a buon fresco con locali finiture a secco, opera, come è stato detto da AdalbertoLeandrin, “formalmente inedita, non assimilabile ai prodotti delle avanguardie, ma collocabile piuttosto all’interno di quelle espressioni d’arte moderna che cercano di armonizzare insieme l’antico e il moderno, al fine di dedurne un linguaggio che nella sua essenzialità formale trovi più immediata disponibilità alla comunicazione”.

In alto, nella pagina a fianco e nelle seguenti, particolari degli affreschi di Pino Casarini nel duomo nuovo di Cordovado,1961-1962

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181 L’impegno della Fondazione per la cultura

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182 Gli anni della Fondazione

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183 Fondazione Crup Venti Anni

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184 Gli anni della Fondazione

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185 L’impegno della Fondazione per la cultura

Anche il restauro delle pale d’altare e dei dipinti sacri in genere ha interessato l’intero territorio delle province di Udine e Pordenone,con risultati che spesso sono andati al di sopra delle aspettative.

Nell’impossibilità di ricordare tutti gli interventi, ci si limita a segnalarne alcuni che si impongono per l’importanza dell’autore dell’opera o per il significato che questa riveste presso la comunità di riferimento. E quindi il bel trittico ligneo della fine del XV secolo con le figuredelle sante Lucia e Apollonia, della Dormitio Virginis e degli angioletti reggenti il velario dipinte daGiovanni de Cramariis (unica sua opera del genere conosciuta) a far da cornice ad una statuettalignea della Madonna con Bambino, dorata e dipinta, della seconda metà del XIV secolo; la palaraffigurante la Vergine in trono fra i santi Stefano e Giovanni Battista (1536), dipinta da PomponioAmalteo (o da Bernardino Blaceo?) e ricollocata nell’antica pieve di Santo Stefano a Cescalns da dove era stata rimossa a seguito del terremoto del 1976 che aveva quasi del tutto distruttol’edificio, ora felicemente ripristinato; ed ancora di Pomponio Amalteo il dipinto con Cristorisorto tra i santi Antonio abate e Giovanni Battista (1571), opera non troppo conosciuta dellaparrocchiale di Pravisdomini, e la vivacissima, melodrammatica pala con Il martirio di San Pietro(1578), donata dal pittore ai Domenicani di San Vito al Tagliamento, e trasferita nella chiesaudinese di San Pietro Martire nel 1770 in seguito alla soppressione del convento sanvitese.

Pale d’altare e dipinti sacri

Pagina a fiancoPomponio Amalteo (o BernardinoBlaceo?), La Vergine in trono tra i santi Stefano e GiovanniBattista, pala d’altare nella pieve di Cesclans,1536

Maniago, duomo, Trittico. Parti dipinte di Giovanni Antonio de Cramariis (fine sec. XV).Scultura di ignotointagliatore friulano (sec.XIV)

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186 Una storia ricca e complessa

Per quanto riguarda il Seicento, ricordiamo il restauro di un gradevole dipinto con Sant’Apollonia collocato in un altare laterale della chiesa parrocchiale di San Leonardo,probabile opera di Innocenzo Brugno che ritrae la santa in piedi con i simboli del suo martirio, sullo sfondo di un luminoso paesaggio nel quale in lontananza è ambientato l’episodio della santa condotta al martirio dalla soldataglia. Ancor più importante il restauro di due grandi tele, la prima delle quali, opera ben conosciuta del pittore di Augsburg Giuseppe Heintz il Giovane, rappresenta il Martirio di Sant’Andrea (1665) ed è collocata nel duomo di Spilimbergo.

Sant’Apollonia, dipinto attribuibile al pittore Innocenzo Brugno nella chiesa parrocchiale di San Leonardo, sec. XVII

Nella pagina a fiancoGiuseppe Heinz il Giovane, Il Martirio di Sant’Andreapala d’altare, duomo di Spilimbergo, 1665

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187 Fondazione Crup Venti Anni

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188 Gli anni della Fondazione

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189 L’impegno della Fondazione per la cultura

La seconda costituisce invece un’autentica novità. Si tratta di un inedito teleroraffigurante una Messa di suffragio dipinto all’inizio del terzo decennio del Seicento dal padovano Giovanni Battista Bissoni, collocato nella facciata interna della chiesaparrocchiale dei Santi Fermo, Rustico e Procolo di Fraforeano cui era stato donato dalla nobile famiglia Guiccioli de Asarta. L’attento restauro cui è stato sottoposto, non solo ha permesso di scoprire la firma dell’autore (JO. B. BISS. P., cioè Johannes BaptistaBissoni Pinxit) in basso, quasi al centro, sul gradino nei pressi dell’inginocchiatoio, ma ha anche reso giustizia alle non poche qualità del dipinto, all’articolata narrazione (alla messa di suffragio assistono i nobili committenti, ma sono presenti anche un mendicante che chiede e riceve la carità e una donna accompagnata dalla giovane figlia,mentre nella parte sinistra della composizione, al di là di una pesante tenda spostata da un putto due angeli in volo salvano un’anima dalle fiamme del purgatorio), alla corretta impaginazione, a una prospettiva non facile, se non proprio spericolata, e comunque felicemente risolta, al senso della plasticità e alle buone notazioni ritrattistiche. Dopo il restauro, il dipinto è stato collocato nel salone d’onore dell’antico palazzo dei conti della Porta, sede della Curia Arcivescovile di Udine.

Giovanni Battista Bissoni, Messa di suffragio, intero e particolare, (sec. XVII) già nella chiesa parrocchiale dei Santi Fermo, Rustico e Procolo di Fraforeano ed ora a Udine in Palazzo della Porta, sede della Curia

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190 Gli anni della Fondazione

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191 L’impegno della Fondazione per la cultura

Nella chiesa parrocchiale di Santa Maria Assunta di Castions delle Mura è statorestaurato un dipinto con la Madonna con Bambino e san Carlo Borromeo eseguito nel 1672 dal pittore udinese Giovanni Giuseppe Cosattini, canonico di Aquileia, che nel 1671 fu nominato pittore di camera e commensale di corte a Vienna dall’imperatore Leopoldo I, ed eletto nel 1672 cappellano di corte dall’imperatrice Eleonora. Nelle numerose pale d’altare da lui eseguite, l’iconografia è legata a modelli “ufficiali”,e le figure, robuste ma corrette ed elegantemente abbigliate in vesti cangianti, risentono della tradizione veneta cinquecentesca.

Giovanni Giuseppe Cosattini,Madonna con Bambino e San Carlo Borromeo, 1672.Castions delle Mura, chiesa parrocchiale di Santa Maria Assunta, Intero (pagina a fianco) e particolari (immagine in alto e pagine seguenti)

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192 Gli anni della Fondazione

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193 Fondazione Crup Venti Anni

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A Trava (frazione di Lauco) sono stati restaurati due quadri della fine del Seicento,attribuibili a pittore carnico, con i santi Daniele e Osvaldo, racchiusi entro eleganti cornici d’epoca, a Privano quattro tele con gli Evangelisti, di probabile committenza nobiliare,considerata la presenza in ognuna di esse di uno stemma con l’aquila bicipite.

E ancora, restauri di dipinti di Nicola Grassi a Fielis e Raschiacco, di ignoti pittori venetinel duomo di San Daniele del Friuli e nella parrocchiale di Ronchis di Latisana, di BiagioCestari in San Nicolò a Pegliano (Pulfero), e di altri ancora a Pordenone, Caporiacco, Paularo,Tricesimo, dove è stata restaurata una pala d’altare con Sant’Emidio coi santi Giorgio, Eurosia,Giovanni Battista e Carlo Borromeo, datata 1812 e siglata O.A.P., dimostrazione di come il cultodel vescovo e martire di Ascoli, protettore dei terremoti, si fosse diffuso in Friuli.

194 L’impegno della Fondazione per la cultura

Chiesa di Privano,Madonna con Bambino e Santi, pala d’altare sec. XVIII

Pagina a fiancoRonchis di Latisana, chiesaparrocchiale, pittore veneto,Presentazione al tempio, pala d’altare, sec. XVIII

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195 Fondazione Crup Venti Anni

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196 Gli anni della Fondazione

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197 L’impegno della Fondazione per la cultura

Non soltanto Gemona lo proclama all’inizio dell’Ottocento suo protettore, ma dipinti raffiguranti Sant’Emidio si trovano nel duomo di Tolmezzo, nella parrocchiale di Povoletto e altrove. E tutti, come nella tela di Tricesimo,presentano chiese ed edifici civili distrutti dal terremoto.

Un insieme di opere, per concludere, che il restauro ha restituito alla devozione dei fedeli ed all’attenzione degli appassionati d’arte (spesso destinate a rimettere in discussione gli studi fin qui condotti), fornendo motivo per riflessioni che spaziano in campo storico, devozionale e sociale.

Tricesimo, pieve di Santa Maria, Sant’Emidio e i santi Giorgio,Eurosia, Giovanni Battista e Carlo Borromeo, pala d’altare,1812. Intero e particolare

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198 Gli anni della Fondazione

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Nel 1957 Giuseppe Marchetti, il grande studioso cui si devono i maggiori studi sull’arte lignea del Friuli, intitolava un suo polemico articolo “L’intaglio friulano: un patrimonio artistico ridotto alle briciole”.

In esso evidenziava come i danni dovuti al tempo,all’incuria degli uomini, alle vendite sconsiderate, ai furti,avessero depauperato quello che era il vero e propriopunto di forza dell’arte nostrana: la scultura lignea.

Da allora la situazione è ancora peggiorata, soprattutto a causa di vendite e furti (clamorosi soprattutto quelli dei grandi altari lignei di Domenico da Tolmezzo a Zuglio e Illegio), ma a partire dagli ultimi decenni del secolo scorso si è avviata una intensa, anche se costosa,campagna di salvaguardia dell’esistente, mediante la sostituzione con copie di opere ubicate in chiese a rischio di furti (la trecentesca statua di S. Eufemia o l’ancona di Domenico da Tolmezzo, 1488, della pieve di Invillino) e il trasferimento degli originali nel Museodiocesano di Udine, il rifacimento di statue rubate (quelledegli altari di Zuglio e Illegio) o il restauro di sculture ligneenon solo dei secoli d’oro (XIV-XVI) ma anche del periodobarocco, ritenuto degno di considerazione in una visionepanoramica dell’arte di questa terra. Lo Stato - attraverso la Soprintendenza - la Regione, le Province, i Comuni, le singole comunità parrocchiali si sono meritoriamenteimpegnati nell’affrontare la non indifferente spesa, così come la Fondazione Crup che ha corrisposto in misura cospicua alle richieste dei committenti.

Sculture in legno e in pietra

Nella pagina a fiancoZuglio, pieve di San Pietro inCarnia, Altare ligneo di Domenicoda Tolmezzo, 1484. Le statuelignee, rubate, sono state sostituite da copie eseguite dall’intagliatoreMichele Moro di Sutrio

In questa pagina e nella successivaUdine, Museo diocesano e Gallerie del Tiepolo, Santi Antonioabate e Giacomo apostolo, statue lignee cinquecentesche di Giacomo Martini (in deposito dalla pieve di Moruzzo)

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200 L’impegno della Fondazione per la cultura

In veloce sintesi, si possono ricordare i restauri di statue dovute a Domenico da Tolmezzo (San Giacomo, fine sec. XV, Museo Carnico delle Arti e Tradizioni Popolari di Tolmezzo), Antonio Tironi (Madonna con Bambino e i santi Paolo e Giovanni Evangelista,inizio sec. XVI, già nella chiesetta di San Giovanni di Galleriano, ora al Museo diocesano di Udine), Giacomo Martini (San Giacomo apostolo e Sant’Antonio abate, 1543, già nella Pieve di Moruzzo e ora al Museo diocesano di Udine), di alcuni bassorilievidell’eccezionale flügelaltar della parrocchiale di Pontebba, opera di maestranze carinzianedell’inizio del XVI secolo, degli stalli del coro della chiesa parrocchiale di Tarvisio, anch’essi di cultura carinziana, di altaroli in alcune chiesette a Ossiach di Rodda, Campone, Attimis, Faedis, Rualis…

In Carnia, dove ancora fortunatamente si conservano numerosi altari lignei, per la quasi totalità opera di maestranze locali del XVII-XVIII secolo (alcune delle quali da poco riscoperte, ad esempio quelle facenti capo alle famiglie dei Pittoni, dei Paulino),sono stati restaurati altari di notevole pregio: su tutti, l’altarolo a trittico della chiesa di Sant’Orsola a Nojaris di Sutrio, databile forse agli inizi del Settecento, che si fa apprezzare – più che per le figure – per l’eleganza dell’impianto architettonico e la finezza dell’apparato decorativo (e anche per la mensa, forse non coeva, con delizioso paliotto in cuoio recante l’immagine della santa titolare in un tripudio di fiori).

Nella pagina a fiancoPontebba, chiesa parrocchiale,particolare del Flügelaltar di maestro carinziano, 1517

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202 Gli anni della Fondazione

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203 Fondazione Crup Venti Anni

Nella pagina a fiancoAltare ligneo seicentesconella chiesa di Sant Orsola a Nojaris di Sutrio.

Particolare dell’altare della chiesa di San Tommaso apostolo a Cadunea con Intagli ligneidi Gerolamo Comuzzo (sec. XVII).

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Page 205: 20 anni della Fondazione CRUP

204 Gli anni della Fondazione

Più sobrio il polittico ligneo di Cadunea di Tolmezzo,firmato da Giovanni Antonio Agostini e datato 1596, ed egualmente interessanti i più tardi altari di Cazzaso,Esemon di Sopra, Monaio, Trava, e Fielis di Zuglio (l’altare contiene una pala dipinta da Nicola Grassi).

Interessante il bel tabernacolo della parrocchiale di Paularo, dalle forme rinascimentali riecheggianti illustri modelli presenti in varie località italiane(ad Ascoli Piceno, ad esempio),

Si è guardato anche ad opere di valore soprattuttoaffettivo, come la Madonna con Bambino della chiesa di Piancada (Palazzolo dello Stella), o una statua diGiacomo Marizza, scultore popolareggiante di Poffabro.

Per quanto riguarda infine la scultura in pietra, la Fondazione ha sostenuto il restauro di numerosi altari ed inoltre delle 24 statue che abbelliscono il giardino del Palazzo Patriarcale di Udine e di quelle collocate all’esterno dell’Abbazia di Rosazzo.

Particolare e intero (nella pagina a fianco) dell’altare ligneo seicentesco della chiesa di San Giacomo a Esemon di Sopra

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205 Fondazione Crup Venti Anni

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LA COLLEZIONE D’ARTE DELLA FONDAZIONE CRUP

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Un tesoro per il territorio

Giuseppe Bergamini

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Premessa, quest’ultima, essenziale per l’e!ettiva comprensione del profondo signi"cato dei beni artistici, i quali, al di là di uno stretto valore estetico e storiogra"co, diventano parte integrante di una comunità, che in essi si rispecchia e che da essi può trarre giuste motivazioni d’orgoglio.

Derivano proprio da simili considerazioni gli interventi della Fondazione Crup per la salvaguardia e l’arricchimento del patrimonio d’arte regionale, concretizzatisi nel "nanziamento al restauro di dipinti o sculture di autori ben noti come Giovanni Martini, Giulio Quaglio, Giambattista Piazzetta ed altri, ma anche di opere spesso anonime o di modesta qualità, eppure egualmente segni importanti, nei quali leggere la devozione, il gusto e "nanco il sacri"cio di chi li ha voluti.

Un autentico tesoro che è necessario preservare dall’implacabile azione del tempo, così come è necessario accrescerlo costantemente attraverso acquisizioni mirate e connesse con la realtà locale: esigenza cui la Fondazione ha fatto fronte fornendo i mezzi ad alcuni musei della Regione per consentire loro di incrementare le proprie collezioni con pezzi ritenuti di estrema importanza.

È stato più volte scritto che la Fondazione Crup - istituita nel 1992 a seguito della così detta “Legge Amato” che dava avvio ad una profonda ristrutturazione del sistema bancario nazionale, “trasformando” le Casse di Risparmio in società per azioni e decretando nel contempo la nascita degli enti conferenti, cioè le Fondazioni - si configura come l’erede morale e spirituale, e per certi versi anche materiale, dei Monti di Pietà che sorsero tra il XV e il XVII secolo nelle principali città della “Patria del Friuli”, all’epoca soggetta alla Serenissima Repubblica di Venezia, e cioè – in ordine cronologico - Cividale del Friuli (1494), Udine (1496), San Daniele del Friuli (1558), Sacile (1566), Pordenone (1601), Palmanova (1666).

Testimonianze d’arte

Tra gli aspetti che maggiormente qualificano l’appartenenza ad un territorio vi sono le testimonianze d’arte, silenziose attestazioni delle piccole e grandi vicende che hanno accompagnato, generazione dopo generazione, uomini e luoghi.

209 La collezione d’arte della Fondazione Crup

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La dimostrazione che tali concetti non sono pura astrazione ma trovano riscontro in concreto è data, tra l’altro, dall’eccezionaleoperazione compiuta nel 2006 dalla Fondazione Crup.

L’acquisizione delle più di cinquecento opere d’arte che fino a qualche anno fa costituivano il cospicuo patrimonio della vecchia Cassa di Risparmio di Udine e Pordenone, e che erano divenute di proprietà del gruppo San Paolo IMI di cui la CRUP (la cui attuale denominazione è Cassa diRisparmio del Friuli Venezia Giulia) è entrata a far parte. Si tratta di dipinti, sculture, grafiche, stampe,suppellettili sacre, oreficerie, mobili, opere di ebanisteria databili dal XVI secolo ai giorni nostri, opered’arte per la quasi totalità friulane, che la Fondazione ha inteso sottrarre dal pericolo di un eventualetrasferimento presso sedi bancarie lontane dalla realtà che le hanno originate (così come è avvenuto per il patrimonio artistico di altri istituti bancari udinesi) e legarle invece per sempre alla terra friulana.Anche l’impegno della Fondazione Crup in campo artistico è stato notevole: a partire data dall’anno di costituzione, è intervenuta nell’acquisto di prestigiose opere d’arte poi donate ai musei locali (tra le altre, un prezioso Vesperbild quattrocentesco, una statua lignea attribuibile a Giovanni Martini ed un tabernacolo trecentesco in pietra per il Museo diocesano di Pordenone, alcune statue lignee per il Museo Carnico delle Arti e Tradizioni Popolari di Tolmezzo, un bassorilievo ligneo della !ne del secolo XV di incredibile bellezza con la ra"gurazione della Dormitio Virginis ed una ricca raccolta di monete patriarcali per il Museo diocesano di Udine) e di altre depositate in comodato presso pubbliche istituzioni, di cui ha conservato comunque la proprietà.

La formazione della collezione d’arte della Fondazione Crup

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Udine, Museo diocesano e Gallerie del Tiepolo, Dormitio Virginis, bassorilievo di anonimo intagliatore tedesco, fine del sec. XV. Intero e particolare.

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213 La collezione d’arte della Fondazione Crup

Di grande signi!cato l’acquisizione di cinquantadue monete longobarde dei secc. VI-IXche costituiscono una delle più complete raccolte esistenti al mondo, depositate presso il Museo Archeologico di Cividale del Friuli; quella della Croci!ssione in ceramica colorata del 1947, eccezionale frutto di una collaborazione tra i fratelli Afro e Mirko Basaldella che non trova riscontri di altrettanta forza evocativa, depositata presso la Galleria d’ArteModerna di Udine; quella, in!ne, di una statua lignea quattrocentesca ra"gurante un Santo diacono, depositata presso il Museo diocesano e Gallerie del Tiepolo di Udine. “

La Fondazione – si legge al punto 4 dell’art. 4 dello Statuto entrato in vigore il 26 luglio 2005 – può perseguire i propri !ni istituzionali attraverso l’acquisto, mediante l’utilizzo del reddito come de!nito al successivo art. 27, di beni durevoli da concedere in comodato gratuito a musei, enti ed istituzioni pubbliche e private”. È proprio in base a questo comma che sono state acquistate le opere d’arte di cui sopra si è detto: ultima delle quali, in ordine di tempo, è stata (aprile 2008) la tela, quanto maiimportante sul piano storico ed artistico, che il pittore romano Placido Costanzi realizzò nel 1751 su commissione del cardinale Domenico Orsini che ne volle far dono al papaBenedetto XIV, allegoricamente ra"gurando la Soppressione del patriarcato di Aquileia. Altre opere infine, soprattutto dipinti e grafiche del Novecento, sono state donate alla Fondazione Crup, che può quindi vantare una collezione d’arte e di storia senza dubbio tra le più qualificate della regione.

Afro e Mirko Basaldella, Crocifissione in ceramicacolorata, 1947. Intero e particolare.

Santo diacono, di intagliatorefriulano della fine del XV secolo (in deposito al Museo diocesano e Gallerie del Tiepolo di Udine)

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215 La collezione d’arte della Fondazione Crup

I più antichi dipinti trattano per lo più il tema della Pietà, cioè l’immagine della Madonna che tiene sul grembo il corpo delCristo morto In tedesco il tema iconografico viene detto Vesperbild,letteralmente immagine vespertina, poiché il momento in cui si svolge l’episodio corrisponde nella Liturgia all’ora dei Vespri.

La compassione di Maria per il Figlio non è solo manifestazione del dolore materno, ma anche espressione massima del mistero dell’incarnazione e della morte sacrificale di Cristo.

La parola “pietà” ha un significato ambivalente: da un lato la pietà di Cristo che si sacrifica per l’umanità, dall’altro la pietà degli uomini per il Salvatore sofferente.

Questa duplice valenza sta senza dubbio alla base della suggestione esercitatadall’immagine, presente in forme diversificate anche in Friuli, in statue isolate in arenaria, in altari lignei o marmorei, in numerose opere pittoriche di celebrati autori, così come in dipinti devozionali di umili frescatori.

È naturale che il tema della pietà trovi, se non la propria motivazione, quanto meno una collocazione privilegiata nei Monti di Pietà. Pietà intesa come immagine del Cristomorto esposto alla contemplazione devota del pubblico, diversa, o per scelta tematica o per taglio, dalle altre iconografie consimili o comunque derivate dal racconto dei Vangeli:non Ecce Homo, in quanto non mostrato durante lo svolgersi delle fasi precedenti alla crocifissione, ma emergente dal sepolcro, non Compianto, in quanto per definizione nonscena di gruppo ma limitata ad una sola figura di centralità semantica e visiva assoluta, pursempre affiancata da altre (gli angeli che reggono il corpo del Cristo morto, o la Vergine).

Come è stato rilevato, molte immagini di questo tipo avevano presso i Monti di Pietàuna vera e propria funzione pubblicitaria, che si esplicava in un’immediata riconoscibilità di chi le proponeva (pure qui, come un marchio) e, al contempo, toccava le corde del cuoredei fedeli proponendo loro il culmine teologico ed espressivamente patetico del loro credo.

L’imago pietatis, nella forma della Pietà vera e propria o della Deposizione è presente nel palazzo del Monte in varie espressioni: nelle quattro statue angolari esterne, opera dimaestro Francesco, XVI sec., di Tommaso Ruer e Giovanni Comin XVII secolo, nel gruppomarmoreo dell’altare della cappella palatina di S. Maria del Monte, dovuto a GiovanniComin ed Heinrich Meyring e poi, come si vedrà, nel libro degli antichi statuti, nei libricontabili, nei proclami a stampa, nelle tabelle che elencano “massari” e “cassieri”, e –naturalmente – in alcuni dipinti commissionati dal Monte tra Cinque e Seicento.

Pietà e Deposizioni

A fianco e nella doppia pagina successiva

Particolari della Deposizione di Pomponio Amalteo, 1576 (in deposito alla Cassa di Risparmio del Friuli Venezia Giulia)

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Il più antico di questi ra!gura la Deposizione, risale al 1576 e per alcuni secoli fu esposto nella cappella di Santa Maria: eseguito dal sanvitese Pomponio Amalteo (1505-1588) nel 1576, forse per un voto fatto in occasione della “Peste del Redentore” del 1575, come pare di capire dalla scrittadedicatoria con "rma e data collocate sul sepolcro (in alto REDEMPTORI HV.../ DICATVM; in basso POMPONII AMAL./ MDLXXVI), fu donato dal pittore al pio luogo, il cui consiglio “a dimostrargli il grato suo animo”, gli assegnò 20 ducati. Intorno alla "gura centrale del Cristoadagiato sul sepolcro, sostenuto da Giovanni mentre la Maddalena gli unge i piedi, si organizza l’intera scena, che vede le Pie donne accanto alla Madonna svenuta a sinistra e Nicodemo e Giusepped’Arimatea in piedi sulla destra. Alla teatralità degli atteggiamenti dei personaggi femminili fa riscontrola "era compostezza di quelli maschili e il nobile modellato del corpo del Cristo dal volto so#erente.Al centro, in alto, come a spezzare la tensione e a mitigare il dramma, si apre il paesaggio con unaturrita Gerusalemme circondata da alte mura e dominata da un possente edi"cio rotondeggiante e decrescente in altezza, con più ordini di arcate, tale da ricordare la Torre di Babele del "ammingo Peter Bruegel. Sulla destra, il Monte Golgota con le tre croci, dalla cui cima si diparte una stradina per la quale scendono a piedi o a cavallo verso la porta della città popolani e armati guerrieri.

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219 La collezione d’arte della Fondazione Crup

Di forte suggestione e di intensa emotività è anche la Deposizione del pittoreveneziano Palma il Giovane (ca. 1620), dall’accentuato contrasto chiaroscurale e dall’attenta e severa impaginazione che colloca le figure entro linee di lettura oblique e fratte e trova nel corpo abbandonato del Cristo il punto focale.

I colori del piano di fondo e dei personaggi entrano in contrapposizione dialettica e chiaroscurale con gli improvvisi colpi di luce che animano la scena.

Bello lo squarcio azzurro del cielo in alto a sinistra, belli i guizzi cromatici che evidenziano a tratti il corpo del Cristo, un volto o una mano degli astanti, o le bionde chiome della Maddalena.

Jacopo Palma il Giovane,Deposizione, 1620 circa (in deposito alla Cassa di Risparmiodel Friuli Venezia Giulia). Intero e particolare

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Impaginata secondo moduli chiaramente cinquecenteschi è una Pietà attribuita al modestopittore udinese Vincenzo Lugaro, con le figure inserite dentro uno schema piramidale, mentre più vivace ed arioso, anche se si configura come modesta traduzione provinciale di modellimaggiori, pare il Compianto sul Cristo morto di Secante Secanti, firmato e datato 1629.

Il dipinto, che ha uno sviluppo orizzontale privo di un’armonica distribuzione degli elementicostitutivi, presenta la Madonna in pietà al centro, attorniata da gruppi di dolenti, le pie donne e gli apostoli, chi in piedi, chi in ginocchio; sulla sinistra il Golgota con le tre croci e la veduta di Gerusalemme lontana, in parte ripresa da un dipinto dell’Amalteo. I colori, benché accostaticon gusto, sono gessosi, senza luce, le figure sgrammaticate, gli atteggiamenti incerti e di esterioredrammaticità. Altra levatura artistica ha il Cristo deposto di Camillo Lorio, pittore appartenente ad una intraprendente famiglia lombarda di librai, cartolai e fabbricanti di carta stabilitasi in Udinenel Quattrocento. Eseguito nel 1677, il quadro del Monte di Pietà è opera di notevole impattoemotivo e coloristico, tanto bello da essere stato attribuito da alcuni studiosi del Novecento al più famoso Antonio Carneo, sotto il cui nome fu anche esposto alla mostra udinese del 1964.

220 Un tesoro per il territorio

Secante Secanti, Compianto sul Cristo morto, 1629 (in deposito alla Cassa di Risparmio del Friuli VeneziaGiulia)

Nella pagina a fiancoGiacomo Lorio, Cristo deposto,particolare, 1677 (in deposito alla Cassa di Risparmio del Friuli Venezia Giulia)

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221 La collezione d’arte della Fondazione Crup

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222 Un tesoro per il territorio

Interessante, in quanto decisamente rappresentativo della condizione storico-artistica che la Patria del Friuli visse nel periodo in cui si trovava adessere uno degli stati di terraferma della Serenissima Repubblica di Venezia, è il gruppo di dipinti cinque-settecenteschi della Fondazione Crup, la maggiorparte dei quali, peraltro, è frutto di acquisizioni effettuate nel XX secolo.

Costituiscono infatti una specie di silloge delle tendenze artistiche e delle tematiche che interessarono l’arte veneta del tempo. Spettacolare, per dimensione (235x323 cm) e contenuto, il dipinto ra!gurante La Trinità, la Beata Vergine, i santi Daniele profeta e Michele arcangelo e l’arma del Comune di S. Daniele, eseguito nel 1624 per il comune di S. Daniele del Friuli dal pittore udinese Girolamo Lugaro e pagato 55 ducati, collocato in un primo tempo nella Camera del Consiglio, poi passato al locale Monte di Pietà.

Rappresenta un’allegoria della città di San Daniele, con la Trinità e la Vergine in alto tra nubi e angeli in volo recanti corone e serti di "ori e in basso le "gure dei protettori della città e del duomo, san Daniele profeta inginocchiato sulla sinistrae san Michele in piedi sulla destra. Al centro lo stemma della città signi"cativamenteaccompagnato dal motto virgiliano “Discite iustitiam”, la veduta ideale della città di Babilonia in cui si svolge l’episodio biblico ra!gurato e relativo al re Nabucodonosor, e la più realistica veduta di San Daniele del Friuli, la più antica che le si conosca, con le case, i campanili, le torri alte sul colle coperto di "tta vegetazione.

Altri dipinti antichi

In alto, nella pagina a fiancoe nella doppia successica

Girolamo Lugaro, La Trinità, la Beata Vergine, i santi Daniele profeta e Michele arcangelo e l’arma del Comune di San Daniele, 1624 (in deposito al Museo del Territorio di San Daniele del Friuli). Intero e particolari

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226 Un tesoro per il territorio

Nella collezione d’arte della Fondazione Crup trovano una ben precisa collocazionequattro pregevoli dipinti del maggior pittore carnico del Settecento, Nicola Grassi (1682 -1748): La tentazione di gola, La tentazione di dominio, La Samaritana al pozzo, la Vergine annunziata e Il sacri!cio di I!genia. Hanno misure identiche (113x104 cm) e la loro presenza nel Monte diPietà di Udine è ricordata già alla !ne del Settecento dagli studiosi Giovanni Battista de Rubeise Giovanni Tommaso Faccioli. Non esiste documentazione che li riguardi, ma si può pensareche il Grassi, che !n da giovane aveva !ssato dimora a Venezia, dove aveva studiato e dove si eraculturalmente formato, godesse di su"ciente fama in Udine per vedersi commissionare questeopere, che forse sono parte di un ciclo più vasto, se non proprio eseguito, almeno pensato: è di"cile infatti credere che alla Vergine annunziata non corrispondesse il pendent dell’Angeloannunziante. Nelle forme robuste e nelle soluzioni luministiche i quattro dipinti del Monte di Pietà, essenziali nella resa, sono indicativi di un momento particolarmente felice per l’arte del maestro carnico che, non ancora entrato nell’orbita “riccesca”, elabora un proprio originale linguaggio all’interno di composizioni di sicuro e#etto emotivo.

I due dipinti con le Tentazioni fanno riferimento ad episodi della vita di Cristo presenti neiVangeli di Matteo, Marco e Luca. Il pittore illustra la prima e la terza tentazione, contrapponendola !gura luminosa e colorata di Cristo a quella in controluce e bruna del demonio, che egli fermae ammonisce con gesti imperiosi. Ridotto a cifra il paesaggio aspro e roccioso, le composizionivivono di una attenta impaginazione e di una prepotente dialettica chiaroscurale che anchesimbolicamente contrappone la luce (il bene) all’ombra (il male) e di una condotta cromatica di piani larghi. Il quadretto con La Samaritana al pozzo, che traduce l’episodio evangelico in formadiscorsiva e domestica, e lo carica di intima quotidianità, è uno dei tanti dipinti del Grassira"guranti episodi biblici relativi a storie di Giacobbe e Rebecca e trova i suoi precedentiiconogra!ci nelle tele con Rebecca al pozzo eseguite sia per la chiesa di S. Francesco della Vigna a Venezia che per il palazzo Fistulario – Plateo di Udine (ora in collezione privata): quest’ultima è molto simile in alcuni particolari, ad esempio la larga fenditura verticale del pozzo cilindrico“aggiustata” con zeppe di ferro, la comune tipologia del volto femminile, ovale ed aggraziato, lapositura - per altro speculare - dei personaggi centrali. La tela con l’Annunziata, presenta una delletante Madonnine che il Grassi inserisce nella sua produzione pittorica: !gure femminili pervase diintima dolcezza, delicate nei tratti del volto, con occhi neri ed espressioni di uno stupore virginale.

Giovanni Battista de Rubeis ricorda che tre dipinti del Grassi si conservavano nella primastanza del Monte di Pietà, ed il quarto (la Samaritana) “nel camerin dell’Archivio”.

Quattro dipinti di Nicola Grassi, La tentazione di gola, La tentazione di dominio, La Samaritana al pozzo,L’Annunziata, sec. XVIII (in deposito alla Cassa di Risparmio del Friuli Venezia Giulia)

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229 La collezione d’arte della Fondazione Crup

Nella cappella del palazzo, abbellita com’è noto dal pregevole altare marmoreo di GiovanniComin ed Heinrich Meyring, dagli stucchi ra!nati di Lorenzo Retti e Giovanni BattistaBareglio e dagli a"reschi che Giulio Quaglio vi condusse nel 1694, si conservavano otto incisioni di Marco Alvise Pitteri (1702-1786), tratte da disegni di Giovanni Battista Piazzetta e ra!guranti l’Eterno Padre, Il Redentore benedicente, La Vergine Maria, San Giovanni Battista, San Giovanni Evangelista, San Matteo, San Marco e San Luca. In splendide condizioni diconservazione, costituiscono alcuni dei capolavori incisori del Pitteri, avvalorando a su!cienza la tesi ch’egli sia stato il più grande incisore della scuola veneta fra quanti hanno seguito la bella maniera dell’incidere. Le sue stampe vanno infatti giustamente famose per la tinta vellutata superbamente ottenuta graduando sensibilmente nel chiaroscuro.

Scrive Rodolfo Pallucchini che la fantasia artistica del Pitteri “ha bisogno di un dato iniziale,l’intuizione chiaroscurale del Piazzetta. La produzione incisoria del Pitteri assume un valorenuovo di fronte al modello, proprio nell’atto in cui elabora quella intuizione in un suo propriolinguaggio chiaroscurale, che accentua l’estremo rigore dei contrapoosti di luce ed ombra.

I disegni che il maestro e amico Piazzetta passa al Pitteri non sono ‘fotografati’: quelfermento chiaroscurale stimola nell’incisore un’aggressività a"atto accademica, anzi poetica,creando una nuova vibrazione di valori chiaroscurali, morbidamente condotti #no all’estremolimite di quantità luministica. In questo senso il Pitteri ha dato un’interpretazione certo univoca,ma più drammatica ed urgente, allo stile del Piazzetta”. Le incisioni della Fondazione Crup (otto in tutto) erano in origine destinate alla Cappella del Monte di Pietà, come apparatoliturgico a integrazione della decorazione pittorica di Giulio Quaglio.

Incisioni di Marco Pitteri: San Giovanni Battista, Il Creatore, San Luca, San Giovanni, San Marco, San Matteo, Il Redentore benedicente, La Vergine Maria, 1742 (in deposito alla Cassa di Risparmio del FriuliVenezia Giulia)

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230 Un tesoro per il territorio

Il secolo XVIII è contraddistinto, a Venezia, oltre che dall’eccezionale produzione di stampe,dalla pittura di vedute che, grazie anche all’impiego di alcuni accorgimenti tecnici quali lacamera oscura (“inventata” dall’udinese Luca Carlevarijs che ne insegnò l’uso al Canaletto),giunse a sorprendenti e virtuosistici effetti di veridicità non solo presso i più conclamati maestri ma anche presso uno stuolo di pittori di inferiore qualità che ad essa si dedicarono.

Rientrano nel novero delle tante vedute veneziane che, giovandosi soprattutto dellabellezza incomparabile della città lagunare, delle sue ricche chiese, degli spettacolari palazzi,delle piazzette cordiali e dei suggestivi canali, oltre che del singolare abbigliamento di nobili epopolani, di uomini e donne, ottennero tale successo nell’Europa intera da far nascere una verae propria “industria” della veduta, i tre dipinti che ra!gurano la Piazzetta San Marco, Piazza San Marco con la chiesa e Piazza San Marco verso San Geminiano. Il tono forte e deciso, gli impasti di colore sempli"cati fanno pensare ad uno dei tanti vedutisti minori della "ne del Settecento -inizio Ottocento, epoca alla quale devono essere datati i dipinti, in considerazione del fatto che sul pronao della Basilica di S. Marco, che compare in una veduta, non sono riprodotti iquattro cavalli bronzei che erano stati portati da Bisanzio a Venezia nella crociata del 1204.

Veduta della piazza San Marcoverso San Geminiano, dipinto di pittore veneto del XVIIIsecolo (in deposito alla Cassa di Risparmio del Friuli VeneziaGiulia). Intero e particolare

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233 La collezione d’arte della Fondazione Crup

Questi infatti, per ordine di Napoleone, erano stati trafugati dai Francesi nel 1798 e portati a Parigi, dove furono collocati dapprima davanti alle Tuileries e in seguito sull’arcotrionfale del Carrousel. Vennero restituiti a Venezia e ricollocati il 13 dicembre del 1815 alla presenza dell’imperatore Francesco I, del principe di Metternich, del maresciallo di Bellagarde, del conte di Goes, governatore di Venezia e di altri dignitari: della cerimonia del ricollocamento rimane testimonianza, tra l’altro, in un piacevole dipinto di collezione privata di Vincenzo Chilone. Occorre inoltre rilevare che la chiesa di S. Geminiano, che compare nella terza veduta, venne demolita nel 1807.

La datazione delle tre vedute (due delle quali, Piazza San Marco con la chiesa e Piazza San Marco verso San Geminiano risultano essere copia, con poche varianti, di dipinti di BernardoCanal, padre del più celebre Antonio Canaletto), va dunque collocata tra il 1798 ed il 1807.

Ad un periodo leggermente più avanzato paiono appartenere quattro dipinti con ville patrizie:dominati da tonalità piuttosto scure, presentano edifici squadrati, robusti, massicce architettureclassiche individuate da un chiaroscuro deciso e tagliente che separa nettamente le parti in luce da quelle in ombra. Nell’atmosfera quasi metafisica che li contraddistingue, compaiono,appena isolate, figurine in abiti settecenteschi appartenenti al repertorio dei pittori di figura.

Particolare di un dipinto di pittore veneto del XIX secolo raffigurante una Villa patrizia con signore a passeggio (in deposito alla Cassa di Risparmio del Friuli Venezia Giulia)

Capriccio architettonico, dipinto di pittore veneto del XIX secolo (in deposito alla Cassa di Risparmio del Friuli Venezia Giulia)

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235 La collezione d’arte della Fondazione Crup

A questi antichi dipinti, che fanno parte del patrimonio “storico” del Monte di Pietà di Udine e di quello di San Daniele del Friuli, se ne sono aggiunti alcuni altri di non minore importanzaacquistati nel secolo scorso dalla Cassa di Risparmio di Udine e Pordenone. Due di essi, aventi per tema la Sacra Famiglia, sono databili al XVI secolo. Il primo, databile al 1530 circa ed attribuito al pittore sanvitese Pomponio Amalteo, per le sue dimensioni si pone come piacevole opera didevozione privata. Può destare interesse il fatto che ne esista il disegno preparatorio presso il GabinettoDisegni e Stampe degli U!zi di Firenze. Il secondo (La Sacra Famiglia con san Giovanni Battista) è datato al 1597 ed è "rmato da Nicolò Frangipane, piacevole artista padovano de"nito dal Boschini “pittore curioso” che dipinse “cose facete e ridicole”. Erroneamente ritenuto dagli studiosi del passato friulano di Tarcento, il Frangipane può essere considerato un tardo giorgionesco, ma con suggestioni nordiche, bizzarro e violento nel modellato delle "gure, talora sguaiate nelle forme e nelle positure, e nella stesura di contrastanti colori. Alla "ne del Seicento risale un importante dipinto di SebastianoBombelli, udinese (1635-1719), che giovane ancora si trasferì a Venezia dove si specializzò nella ritrattistica, maturando qualità che lo portarono a diventare il più richiesto ritrattista dellarepubblica veneta della seconda metà del secolo. Al ritratto di maniera che andava allora di moda,Bombelli contrappone quello fatto di aderenza al vero, di somiglianza ma anche di introspezionepsicologica, di rara capacità di cogliere l’animo del personaggio.

La Sacra famiglia, dipinto di Pomponio Amalteo e collaboratori, sec. XVI (in deposito alla Cassa di Risparmio del FriuliVenezia Giulia)

La Sacra famiglia con San Giovannino, dipinto di Nicolò Frangipane, 1597 (in deposito alla Cassa di Risparmio del FriuliVenezia Giulia)

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Qualità che si ritrovano anche nel dipinto della Fondazione Crup, ra!gurante, come si leggein basso a sinistra, Antonio Carli !glio di Tomaso. La "gura elegantissima del Carli, in piedi nel salottodi casa, grandeggia su un fondo bruno nel quale si intravedono appena una pesante tenda rossa a sinistra ed una statua femminile entro nicchia a destra. Il personaggio, che veste l’abito da campagna, inteso in senso militaresco, o “alla francese”, indica con la mano destra una letterache tiene con la sinistra appoggiata ad un tavolino intagliato. I lunghi capelli neri che scendonosulle spalle, l’incarnato del volto, le pennellate di rosso che fuoriescono dalla marsina, il biancoabbagliante delle maniche della camicia, il grigio perla della lunga "la di bottoni impreziosisconoil dipinto e gli danno un tocco di vivacità. Due dipinti tra Sei e Settecento trattano fatti storici e mitologici: il primo, attribuito ad un pittore dell’ambito del bellunese Antonio Bellucci, provienedal castello di Colloredo di Monte Albano, dove era collocato sulla parete di fondo della sala concaminetto della cosiddetta “Ala Nievo” (dal nome dello scrittore Ippolito Nievo, che nel castello a lungo abitò in quanto discendente in linea femminile dal casato dei conti di Colloredo Mels e raffigura un noto episodio della storia antica riportato da Erodoto, relativo alle Nozze del remacedone Alessandro Magno con Rossana, figlia del satrapo della Battriana, uno dei territori asiatici da lui conquistati (oggi Uzbekistan); il secondo, databile al 1715, piacevole per la buonaimpaginazione e soprattutto per il colore caldo e luminoso, ricco di morbidi chiaroscuri e di tonali cromatismi, si deve ad uno dei maggiori pittori veneti del periodo barocco, Giovanni Antonio Pellegrini (1675-1741) e rappresenta Il giudizio di re Mida.

Sebastiano Bombelli, Ritratto di Antonio Carli, sec. XVII

Giovanni Antonio Pellegrini, Il Giudizio di re Mida, 1715 circa (in deposito alla Cassa di Risparmiodel Friuli Venezia Giulia)

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237 La collezione d’arte della Fondazione Crup

Particolare del quadro della fine del secolo XVII raffigurante Alessandro e Campaspe(in deposito alla Cassa di Risparmio del Friuli Venezia Giulia)

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239 La collezione d’arte della Fondazione Crup

È opera di Nicola Grassi il dipinto con Il Sacri!cio di I!genia, noto episodio della mitologia greca, legato alla guerra di Troia (Ovidio, Metamorfosi, VIII, 183-235) ed è copia quasi identica di un Sacri!cio di I!genia che Giambattista Tiepolo - che aveva trattato l’episodio anche in due vasti a!reschi nella villa Corner di Merlengo (210x500 cm) e nella villa Valmarana “ai Nani” presso Vicenza (250x700 cm – eseguì intorno al 1728-30 e che si conserva nella collezione Giustiniani Recanati di Venezia.

Il pittore carnico non è nuovo a “prestiti” di un certo peso, dal Tiepolo e dal Ricci: certo, in questo caso, diventa di"cile giudicare quanto di suo ci sia nell’invenzione.

La scena è comunque più compatta, meno dilatata di quella del Tiepolo, e anche più ricca di personaggi, avendo il Grassi aggiunto alle spalle di I#genia un gruppo di soldati che manca nel dipinto del Tiepolo. È forse ipotizzabile che il Grassi, ritenuto dai più recenti studi - così come altri pittori del suo tempo - un abile falsario di dipinti di Paolo Veronese, abbia qui voluto falsi#care il quadro del Tiepolo?

Nicola Grassi, Il sacrificio di Ifigenia, secolo XVIII (in deposito alla Cassa di Risparmiodel Friuli Venezia Giulia). Intero e particolare

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240 Un tesoro per il territorio

Di grande valenza storico artistica è l’Allegoria della soppressione del patriarcato di Aquileia del pittore romano Placido Costanzi (1702-1759).

Il dipinto, eseguito nel 1751 su commissione del cardinale Domenico Orsini d’Aragona che ne fece poi dono a papa Benedetto XIV, “fotografa”, in un certo senso, un avvenimento eccezionale, quello che sancì, da parte di papa Benedetto XIV, la soppressione “in perpetuo” del millenario Patriarcato di Aquileia al cui posto furono istituite le arcidiocesi di Udine e Gorizia.

L’evento che pose così !ne alle aspre controversie tra la Santa Sede, l’Austria e Venezia, fu di tale importanza interessare anche il mondo dell’arte: rimangono medaglie di Matthaeus Donner e Otto Hamerani, dipinti di Antonio Paroli e Pietro Antonio Novelli, ma è il dipinto del Costanzi a costituire l’opera di maggior interesse.

Ne parlano addirittura il “Mercurio Francese” (stampato in Olanda) del 1751 in cui si scrive che il papa espresse il suo pieno gradimento per questo quadro ed ordinò che venisse collocato nella Galleria del Campidoglio, ed il Diario Ordinariodi Roma, importante fonte documentaria settecentesca per la storia della città, più noto con il nome di Chracas, che nel n. 5382 del 15 gennaio 1752 dà notizia del dono del cardinal Orsini (il quale tenne per sé il bozzetto, oggi all’Accademia Carrara di Bergamo).

Il dipinto racconta in forma allegorica l’evento: papa Benedetto XIV, seduto sul trono e attorniato dalla Giustizia e dalla Pace, addita delle !gure femminili portando su di esse l’attenzione dell’osservatore. Si tratta della Religione, assisa su nuvole, e delle allegorie di Venezia (con l’ermellino e il corno dogale) e di Vienna (con la corona).

Un giovane prelato ai piedi di queste ultime porge le due mitre allusive ai nuoviarcivescovadi. All’estrema sinistra si vedono due paggi con scudi su cui sono dipinti il leone di San Marco, simbolo della Serenissima Repubblica, e l’aquila bicipite dell’Impero d’Austria. Concessa in comodato al Museo diocesano e Gallerie del Tiepolo di Udine, l’opera è esposta in una delle sale del Palazzo Patriarcale, per secoli residenza dei patriarchi di Aquileia ed ora dell’Arcivescovo di Udine.

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Placido Costanzi, Allegoria dellasoppressione del Patriarcato di Aquileia,1751 (in deposito al Museo diocesano e Gallerie del Tiepolo di Udine)

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Databile al secondo decennio dell’Ottocento è il delizioso quadretto di GiuseppeBernardino Bison (nato a Palmanova nel 1762, ma vissuto tra Venezia, Trieste e Milano, dove morì nel 1844), ultimo dei grandi vedutisti veneti.

Opera dallo stile semplice e garbato, ritrae un complesso conventuale verso il quale sale faticosamente un calesse scortato da due frati, trainato da due cavalli, e sul quale siedonoquattro fanciulle abbigliate alla moda, che prende il titolo, Provigione per il convento, dalla scritta che compare sul retro del calesse e che induce a pensieri maliziosi.

Particolare di una tempera di Giuseppe Bernardino Bison dal titolo Provvigione per il convento, sec. XIX (in deposito alla Cassa di Risparmio del Friuli Venezia Giulia)

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245 La collezione d’arte della Fondazione Crup

Sul piano cronologico, precedono i dipinti venati di lirismo di tre “prìncipi”, cometalvolta si diceva, dell’arte lagunare, cioè Guglielmo Ciardi, Pietro Fragiacomo e Ettore Tito,esponenti di spicco della sapienza anche accademica dell’ultimo Ottocento veneziano, del pittore Luigi Nono che a lungo soggiornò a Sacile e che ritrasse il paesaggio friulano, e dell’udinese Domenico Someda, autore a ventott’anni (1887) del quadroLa discesa degli Ungari in Friuli, per molti anni in bella mostra nella Sala Ajace del Palazzocomunale di Udine dove ha sempre destato ammirazione e stupore sia per il contenutosia per le eccezionali dimensioni (ben 448x800 centimetri!). Di grandi dimensioni anche il dipinto della Fondazione Crup ra!gurante Guido Novello da Polenta davanti alla salma di Dante (276x360 cm), opera del 1925, rutilante di fastosi cangianti colori di velluto e di broccati, secondo il gusto scenogra"co molto in voga nei "lm“medioevalisti” del cinema italiano degli anni Venti e Trenta e nel teatro di Sem Benelli.

Seguono alcuni dipinti di Enrico Ursella, gradevole cantore dell’umile mondo agrestefriulano, Vittore Cargnel, Ettore Polesello, Luigi Bront, epigoni del tardonaturalismo veneto, di Marco Novati ritrattista dai forti accenti realistici, di Ernesto Mitri che nella ricerca di una personale intensità di resa entrò in contatto con la modernità “novecento”.

Delle opere d’arte contemporanea presenti nella Collezione, acquistate in tempi diversi e con finalità diverse, si può dire che formano un mosaicovariegato della cultura figurativa friulana e veneta del secolo scorso, e purrappresentando le molteplici tematiche e poetiche che attraversano il Novecento, si compongono in un discorso sufficientemente organico nell’insieme.

Pittura e scultura del Novecento

Domenico Someda, Guido Novello da Polenta davantialla salma di Dante Alighieri,1925 (in deposito al Museo del Territorio di San Daniele del Friuli). Intero e particolare

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Luigi Rapuzzi (Johannis). Costruzione n. 29, 1952

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247 La collezione d’arte della Fondazione Crup

Interessanti i dipinti ricchi di suggestione, tra favola e mistero, !rmati da Luigi RapuzziJohannis (Costruzione n. 29), unico esponente del futurismo in Friuli, di Luigi Zuccheri, il pittore che nella poetica rappresentazione della campagna e degli animali in formearaldiche e teatrali esprime ironia e gioco, ma anche ansia e inquietudine psicologica, e di Angillotto Modotto, che insieme con i fratelli Basaldella e Luigi Filipponi costituì nel 1928 a Udine il gruppo della cosiddetta “Scuola friulana d’avanguardia”

che suscitò scalpore nell’attardato mondo artistico cittadino. Della collezione fanno parte anche alcuni pregevoli dipinti di Giovanni Napoleone

Pellis: tra questi, Malga deserta ri"ette pienamente l’animo del pittore, ispirato allorché si trova a dipingere soggetti montani. Come è stato scritto, “la montagna per Pellis non è una curiosità o un sermone simbolico, ma una condizione consentanea di vivere, di pensare e di sentire, un ambiente naturale dove può inserirsi la sua interrogazione, o la sua malinconia”.

Giovanni Napoleone Pellis, Malga deserta, 1928

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Fred Pittino, Bricco bianco, 1947.Particolare

Tra dipinti di vario soggetto, ritratti e acqueforti sono una ventina le opere di Fred Pittino:un numero consistente che permette di recuperare in buona parte la poetica di uno dei protagonisti della pittura friulana del Novecento. Nel mondo artistico udinese, la posizione di Pittino può infatti ritenersi quella di un maestro per essere egli stato il maggioresponente della generazione di pittori formatisi a cavallo delle due guerre. Per quanto riguarda le tematiche trattate, i paesaggi e le nature morte rappresentano al meglio l’espressione del suocredo, mai rinnegato, del sentimento, della fantasia, dell’immaginazione. La sua è infatti unapittura priva di !nzioni, basata su una autentica abilità tecnica, che non si trincera dietro falsiintellettualismi, ma è capace di o"rire una lezione coloristica ricca, accattivante, suggestiva.

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Di Giuseppe Zigaina è presente un’opera giovanile, Concerto (1947), che si caratterizzaper un duro segno nero, ispessito, vigorosamente dinamico che serra le forme come il piombo serrava le immagini delle policrome vetrate gotiche. Ricco di pathos interiore, reso drammatico anche dall’accentuato verticalismo della composizione compressa entro angusti spazi, il dipinto presenta alcune severe !gure di suonatori, quasi disarticolati manichini di atelier privi di ogni connotazione umana, in una angosciante atmosfera atemporale.

All’area neorealista, fervido momento del secondo dopoguerra in cui gran parte degliartisti italiani e friulani divennero testimoni impegnati della dura realtà sociale, traendo spuntoper le loro opere dalle drammatiche condizioni di vita e di lavoro dei ceti meno abbienti, oltre a Zigaina, che ne fu il massimo esponente, appartengono i friulani Giorgio Celiberti,Anzil, Carlo Ciussi, Enrico De Cillia, Angelo Giannelli, Federico De Rocco, opere dei quali sono presenti nella collezione. Pregevoli i dipinti del tarcentino Anzil Toffolo: la dura esperienza della guerra che lo portò negli anni della Resistenza a dividere ansie,pericoli, pene dei contadini friulani, segnò una svolta ben precisa nel suo operare.

Dopo aver firmato nel 1946 il “Manifesto per un’Arte Classica Moderna” (firmato tra gli altri da Zigaina, Guidi, Tomea, Borgese) in cui esprimeva “un desiderio di ordine e chiarezza”, si dedicò alla rappresentazione di un mondo contadino rielaborato dallamemoria e ridotto a simboli e immagini di notevole violenza accentuate dal colore brillantenei rossi accesi, nei blu densi, nei terrosi bruni non immemori dell’espressionismo tedesco.

Questo è il linguaggio che emerge anche dai due dipinti della Fondazione Crup, Bottiglie e tavolo rosso e soprattutto Incontri tra amiche, di una bellezza angosciante.

Anzil Toffolo, Incontri tra amiche, s.d.

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Incontriamo ancora dipinti di Antonio Coceani, Marino Sopracasa, Primo Dri, ArturoManzano, Bepi Liusso, Enrico De Cillia, Guido Tavagnacco, Ottorino Pellegrini, Lenci Sartorelli,Maria Teresa De Zorzi, Arrigo Poz, Nane Zavagno, Carlo Ciussi, Mario Baldan ed altri, in praticai maggiori artisti friulani del secondo dopoguerra; ed inoltre apprezzate sculture di AntonioFranzolini, Max Piccini, Ado Furlan, Luciano Ceschia, Giulio Piccini, Giorgio Celiberti.

Un cenno particolare merita la Croci!ssione in ceramica del 1947 !rmata dai fratelli Afro e Mirko Basaldella, protagonisti dell’arte di quest’ultimo dopoguerra, ben noti oltre i con!ni nazionali anche per aver a"nato la propria cultura negli Stati Uniti dove pureinsegnarono. Eccezionale frutto di una collaborazione che non trova riscontri di altrettantaforza evocativa, l’opera bene ri#ette le ansie e le ricerche dei due fratelli, da tempoapprodati a Roma dopo aver soggiornato anche a Parigi. Il linguaggio ancora decisamente!gurativo di Afro si fonde con quello postcubista di Mirko, in un insieme di fortesuggestione dove linea, plasticità e colore giocano ruoli diversi ma egualmente importanti.

Nel 1949, due anni dopo aver !rmato la Croci!ssione, Mirko fu chiamato ad eseguire i tre cancelli bronzei delle Fosse Ardeatine a Roma che costituiscono uno dei capolavoridella scultura italiana del Novecento.

Nella pagina a fiancoAfro e Mirko Basaldella, Crocifissione in ceramicacolorata, 1947. Particolare

A latoAfro Basaldella La forcola, arazzo, 1975

Mirko Basaldella,Ettore, bronzo 1949

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Se la Galleria d’Arte Moderna di Udine conserva il gesso originario, la FondazioneCrup possiede l’emozionante disegno della cancellata maggiore (carboncino e tempera su carta spolvero intelata) a grandezza naturale (ben 270x280 centimetri). La Fondazione possiede anche una signi!cativa scultura di Mirko, Ettore, un bronzo del 1949, e un suggestivo coloratissimo grande arazzo del 1975 di Afro, La forcola, realizzazione del suo periodo informale.

Altro artista di fama internazionale è Marcello D’Olivo, la cui attività di architetto –urbanista è ben nota per la progettazione, tra l’altro, della “spirale” di Lignano Pineta, del Monumento al Milite Ignoto di Bagdad, mentre meno conosciuta è la sua attivitàpittorica. Di lui la Fondazione Crup possiede non soltanto alcuni disegni e dipinti, ma anche un grande quadro collocato sulla parete di fondo del vasto atrio della Cassa di Risparmio di Udine. Quadro-denuncia, intitolato Naturzerstörung,simboleggia la distruzione della natura ed esprime, come è stato scritto, un interrogativo sulle capacità dell’homo sapiens postindustriale di saper porre limitiall’onnipotenza tecnologica, imbrigliandola ma non per questo negandola.

Marcello D’Olivo, Naturzerstörung, 1991.

Nella pagina a fiancoMirko Basaldella, Disegno per la cancellata maggiore delle Fosse ardeatine,Particolare, 1950

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Si tratti di venti dipinti di notevole qualità formale dovuti ad alcuni tra i migliori pittori friulani Antonio Gasparini (cui spetta il più antico ritratto, quello di Aristide Bonini,eseguito intorno al 1920), Giovanni Napoleone Pellis, Angillotto Modotto, Fred Pittino, Ernesto Mitri, Attilio Melo, Guido Tavagnacco, Renzo Tubaro, Giorgio Celiberti, attenti alla resa del sembiante come al dato psicologico della persona. Il più recente dei ritratti risale al 2002: è opera della pittrice udinese Dora Bassi e ra!gura l’avvocato Antonio Comelli, una delle "gure autorevoli nella storia del Friuli Venezia Giulia nell’ultimo dopoguerra,presidente della Giunta regionale dal 1973 al 1984, presidente della Cassa di Risparmio di Udine e Pordenone dal 1988 al 1998 e primo presidente della Fondazione Crup.

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Nella collezione della Fondazione consente un excursus sui diversi aspetti della ritrattistica del XX secolo, sempre in bilico tra tradizione e innovazione la galleria dei ritratti dei presidentidell’istituto bancario dalla prima metà alla fine del Novecento.

Ritratti

Antonio Gasparini, Ritratto di Aristide Bonini, s.d.

Renzo Tubaro, Ritratto di Giuseppe Tonutti, 1974-1976

Dora Bassi, Ritratto di Antonio Comelli,2002

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Consistente, all’interno della collezione, il numero di grafiche di alta qualità, acqueforti, acquetinte, xilografie, monotipi, serigrafie, litografie, dovute ad alcuni dei più acclamati artisti friulani della seconda metà del Novecento.

Costituiscono una vera e propria antologia della grafica regionale e dimostrano come si debba considerare con occhio più attento quella che anche dagli addetti ai lavori spesso viene impropriamente considerata un’espressione d’arte minore.

La collezione in questi ultimi anni è stata incrementata da donazioni da parte del Centro Friulano Arti Plastiche, della Triennale Europea dell’Incisione e da alcuni privati, Marisa Baldan e Tonino Cragnolini.

È quello della grafica un genere artistico non sempre facile da apprezzare e amare tout-court soprattutto per la mancanza del colore e le ridotte dimensioni, ma reso ugualmente accattivante dalla genialità dei suoi più qualificati interpreti.

Tra questi, Giovanni Saccomani (1900-1966), autore di straordinari monotipi dai forti chiaroscuri, refrattari ad ogni disciplina esteriore, nei quali si possono cogliere le suggestioni del dinamismo futurista; Fred Pittino (1906-1991), che realizza acqueforti ra!guranti per lo più nature morte; e poi Enrico De Cillia (1910-1993), che traduce in litogra"e il fascino del paesaggio carsico, e Bepi Liusso (1911-1993) cordiale cantore del paesaggio urbano di Udine e Grado e della quotidianità friulana.

Si dedicò esclusivamente all’incisione Tranquillo Marangoni (1912-1992), che portò alla perfezione la tecnica della xilogra"a diventando una delle personalità più autorevoli in materia non solo in Italia ma in tutta Europa.

La sua vastissima opera segna un ritorno all’austera e rigorosa severità delle formeautentiche e originarie di questo particolare nobilissimo linguaggio artistico.

Tra i suoi capolavori, vanno annoverate proprio le xilogra"e presenti nella collezione,Sudore del 1951 e Tagliapietra delle cave di Aurisina del 1954, che si situano nel "lone del neorealismo friulano e quelle del volume intitolato Friuli, dato alle stampe nel 1951 per il LXXV anniversario di fondazione della Cassa di Risparmio di Udine e Pordenone, che contiene 25 grandi tavole xilogra"che e venticinque capilettera a corredo dei testi di altrettanti scrittori relativi ai più amati luoghi delle province di Udine, Pordenone e Gorizia. Una serie straordinaria di xilogra"e che interpretano venti secoli di storia, di cultura e di vita della nostra gente. Mai prima il territorio friulanoera stato presentato con tanta compiutezza e con tanta partecipazione emotiva.

Grafiche

Tranquillo Marangoni, Tagliapietre delle cave di Aurisina, 1954 (nella pagina a fianco)e (in alto) Sudore, 1951

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258 Un tesoro per il territorio

Di Zigaina, nella cui arte si afferma la priorità del segno, “un segno non gratuito ma significante” dal momento che avvia e promuove un’operazione conoscitiva nella ricercadella necessità dell’immagine, la Fondazione Crup possiede due incisioni relative agli anniOttanta.(Farfalla notturna e Mio padre l’ariete). Straordinario incisore dotato di tecnicara!natissima fu anche Mario Micossi (1926-2005), che celebrò il Friuli (e non solo) con opere di rara suggestione, a forte sviluppo orizzontale: incantate, delicate visioni dai toniquasi "abeschi prese, si direbbe, con il grandangolare, che vivono di morbidi passaggi di colore.

Ben lo si vede nell’acquerello Udine, mattino e Alpi Giulie, con la veduta – sull’estrema sinistra- del castello di Udine che si erge alto sul colle, e sovrasta la Loggia di San Giovanni e il duomo,stagliandosi sullo sfondo delle montagne innevate, mentre il centro e la parte destra dellacomposizione sono occupate dall’azzurro delle colline, nell’acquatinta, tenuta su toni bruni eazzurri spenti Sera a Villa Manin di Passariano con Alpi Giulie, inquadrata da punti di vista inusuali,con la bianca villa ai margini e la dominante presenza delle Alpi, nelle acqueforti Grande vedutadelle Alpi Giulie da Aquileia e Grande veduta del Canin dai piani del Montasio, che denotano il grande amore dell’artista per il paesaggio friulano, da lui a#rontato in centinaia di gra"che.

Ancora suggestive grafiche di Vico Supan, Guido Tavagnacco, Giordano Merlo, Cirillo Jussa,Costanzo Schiavi, Melisenda Malison de Michieli Vitturi, Alessandro Ricardi di Netro, RenzoTubaro, Luciano Ceschia, Tonino Cragnolini, Michi Sgobino Forchir, Maria Teresa De Zorzi, Aldo Colò, Giorgio Celiberti, Mario Baldan,Cesare Spanghero, Arrigo Poz, Nilo Cabai, Giorgio Gomirato (che tratta il nucleo familiare, gli anziani come depositari di un tempo remoto, la casa con fienile e il suo carico simbolico e propone tormentate visioni della campagna friulana: un Friuli antico, fatto di tradizioni vive e sentite).

Di Marcello D’Olivo (1921-1991), notissimo e geniale architetto, destano indubbiointeresse alcuni disegni (Gineceo, Colloquio) che paiono avere in Picasso il punto di riferimento,un progetto per il Nuovo centro di Novi Ligure e uno per Negozi di Lignano Pineta, uno dei tanti disegni dedicato alla realizzazione urbanistica della località turistica da lui ideata.

Mario Micossi, Sera a Villa Manin di Passariano con alpi Giulie, s.d.

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Due incisioni di Giuseppe Zigaina,Farfalla notturna e Mio padrel’ariete, s.d. e un disegno di Marcello D’Olivo, Gineceo, 1979

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Discorso a parte nella collezione d’arte della Fondazione Crup fanno parte le quarantadue tavolette dipinte cinquecentesche,singolari “oggetti” decorativi usati, nelle dimore più o menoprestigiose delle famiglie abbienti della Patria del Friuli, per chiudere gli spazi tra le travi a vista che sostengono i soffitti.

Nella lingua friulana sono indicate con un termine preciso, quello di cantinèle,italianizzato in cantinelle e divenuto addirittura appellativo - tra Quattro e Cinquecento - di un artista, e in seguito dei suoi discendenti, specializzatosi in tal genere di dipinti:Floriano, !glio di Alberto da Tolmezzo, udinese documentato dal 1492 al 1506, detto Floriano “delle Cantinelle”.

Le cantinelle ebbero grande fortuna tra i secoli XIV e XVIII, ma molte di esse sono poi andate perse o ridipinte nel tempo, altre nascoste da controso"ttature posteriori.

Le tavolette della Fondazione Crup, che per qualità e numero costituiscono una delle raccoltedel genere più interessanti in Friuli, provengono con ogni certezza da Venzone, dal palazzoMistruzzi di via Nazionale, distrutto durante il bombardamento aereo del 28 dicembre 1944.

Due tavolette recano infatti stemmi gentilizi, uno allo stato attuale incomprensibile,l’altro invece - costituito da una banda trasversale e da due croci di cui una obliqua si stacca da quella centrale - relativo appunto alla nobile famiglia venzonese dei Mistruzzi.

Cantinelle

Cantinelle con stemmi e profilimaschili e femminili, provenienti da un palazzo di Venzone. Opere del 1520 circa attribuibili al pittore Giovanni Floreani, detto Giovanni delle Cantinelle.

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Le altre quaranta presentano ritratti di pro!lo, maschili (tutti volti a destra) e femminili (tutti volti a sinistra), entro tondi su fondo uniforme di colore scuro: quelli maschili, abbastanza diversi!cati pur nelle inevitabili ripetizioni, ritraggono uomini con il viso glabro o con ba" e barba, solitamente appuntita; berretti o turbanti si appoggiano sulla folta capigliatura, mentre l’abbigliamento è sommariamente descritto nella parte alta del busto. Due dei personaggi hanno il capo cinto da un serto di alloro, alla maniera dei ritratti che si ispirano al mondo classico romano.

L’accentuata individuazione dei volti (si vedano gli occhi, il mento, la forma del naso) induce a pensare che l’ultima preoccupazione dell’autore fosse quella di eseguire ritratti idealizzati.

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265 La collezione d’arte della Fondazione Crup

I ritratti femminili risultano forse più veritieri, ma derivano tutti da un unico modello, quello di una donna dal viso pacioso, popolano, con naso sottile e collo largo.

Privi di ornamenti preziosi, trovano spesso l’unico elemento diversi!catorenell’acconciatura dei capelli raccolti sulla nuca e trattenuti ora da una treccia, ora da una rete, proprio come si vede in ritratti consimili nelle mattonelle rinascimentaliche decoravano le case nobiliari in Friuli così come in altre regioni d’Italia.

I colori, a tempera, stesi con parsimonia, senza fondo di preparazione, direttamente sulla super!cie lignea, per lo più privi di note squillanti, anzi decisamente spenti(predominano, il rosso, il nero, l’ocra, il bianco, l’indaco), restano assimilati al piano di fondo

Queste tavolette dipinte, databili intorno al 1520, possono essere attribuite, in via di ipotesi, a Giovanni !glio di Floriano, non a caso chiamato Giovanni delle Cantinelle.

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267 La collezione d’arte della Fondazione Crup

La collezione di aurei longobardi della Fondazione Crup è composta da ben 56 monete tra tremissi e solidi d’oro, alcuni dei quali di eccezionale interesse storico e numismatico.

Copre un arco temporale che va dal tardo VI al IX secolo e spazia su tutta l’areageogra!ca italiana in cui si stanziarono i Longobardi, o"rendo un quadro pressochéesaustivo della monetazione dell’oro delle zecche “autoctone” spesso in circolazione accantoalla coeva monetazione bizantina. È una delle principali raccolte di aurei longobardi al mondo, numericamente inferiore solo a quella del British Museum di Londra ed a quelladi S.M. Vittorio Emanuele III, ora a Roma nel Gabinetto Nazionale di Palazzo Massimo, ed è stata a#data in comodato al Museo Archeologico Nazionale della città di Cividale, che com’è noto fu la capitale del ducato longobardo in Friuli e che conserva innumerevolialtissime testimonianze della vita e della civiltà longobarda.

Longobardi, gruppo germanico proveniente dalle foci dell’Elba e stanziato in Pannonia,inizialmente copiarono la moneta dei Bizantini, ma in seguito, con l’avvento al trono di Cunnincpert (688-700) realizzarono una zecca regia. La loro moneta d’oro assunseprecise caratteristiche, con il nome del re e il suo ritratto sul dritto e l’immagine di San Michele (protettore del popolo longobardo), sul rovescio.

Aurei longobardi

Monete d’oro longobarde dei secc. VII e VIII (in deposito al Museo Archeologico Nazionale di Cividale del Friuli)

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Nella collezione d’arte posto particolare occupano i mobili antichi, già prezioso patrimonio del Monte di Pietà di Udine che li avevacommissionati nel corso dei secoli per le esigenze dell’Istituto: si tratta di armadi, credenze, cassepanche, divani, sedie spesso di incomparabile bellezza, testimoni della grande tradizione lignaria del Friuli.

Non si conoscono documenti che permettano di recuperarne gli autori, se non in tempi a noi vicini. Ed è un peccato, perché, ad esempio, i grandi armadi d’archivio formano un insieme mirabile e d’eccezione, nato e rimasto nella stessa sede dal secolo XVIII: costituiscono, con altri variamente dislocati nell’edificio, il maggior complesso di esemplari di tal genere esistenti in Friuli.

Si tratta di quattro armadi, due più grandi e due più piccoli, alti e stretti a più ante, e composti da due corpi di cui quello inferiore piuttosto basso.

Costruiti da un ignoto artigiano della metà del Settecento in legno d’abete dipinto ad encausto, a più elementi intercambiabili, custodivano un tempo i registri dei pegni: di qui le datazioni dal 1590 al 1789 che si leggono all’esterno tra le specchiature. Sono certamente i mobili più spettacolari del Settecento friulano, veri e propri capolavori,imponenti per dimensione ma resi meno pesanti dalla decorazione naturalistica - quindi con motivi animali e floreali su fondo giallognolo o verdeazzurro - che abbellisce le specchiature a compasso mistilineo del basamento e dell’alzato.

Il decoratore, che si può pensare sia stato il pittore padovano Andrea Urbani, si rifà a modelli cinque-seicenteschi evitando però di irrobustire il discorso pittorico con mascheroni o elementi allegorici, per lasciare spazio al colore di fondo sul quale sovrappone leggeri, piacevoli motivi contenuti in cornicette con candelabre, con girali, vasi di fiori, uccellini, eccetera, a somiglianza di quanto andavano facendo i pittori nelle ville, nei palazzi, nelle chiese del Friuli e del Veneto.

I due più grandi armadi d’archivio hanno nel tempo subito danni consistenti a causa delle variazioni termoigrometriche e di antichi restauri che hanno portato a estese ridipinture: sono stati perciò sottoposti nel 2010 ad un attento e salutare restauroche ha sanato i danni e che, rivitalizzando l’originaria policromia, ha restituito loro l’antico splendore. Si è in tal modo concretizzata la volontà della Fondazione, che è non solo quella di mantenere i beni nel territorio friulano, ma anche quella di conservarli e di preservarli nel tempo nelle migliori condizioni possibili.

Arredi

268 Un tesoro per il territorio

Ingnoto intagliatore di scuolafriulana, Armadio ligneopolicromo, XVII sec., particolare.

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Preziosi libri contabili del Monte di Pietà (secc. XVII-XVIII)

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271 La collezione d’arte della Fondazione Crup

Rappresenta per ciò fonte di informazione di peculiare importanza per lo studioso quanto per il comune cittadino, come bene evidenzia il volume pubblicato qualche anno fa a cura della prof.Liliana Cargnelutti, Istituti di Pegno e Comunità, guida importante alla consultazione dell’archivio del Monte di Pietà di Udine. Il 18 febbraio 2009 è stata perfezionata, con atto pubblico, la cessione gratuita alla Fondazione dell’archivio storico della vecchia Cassa di Risparmio di Udine e Pordenone, oggi Cassa di Risparmio del Friuli Venezia Giulia. Contestualmente all’acquisizione è stato assunto da parte della fondazione anche l’onere di preservarne l’archivio secondo i canonidella normativa e di renderlo consultabile da parte di studiosi e dell’intera collettività, per dispiegare il quale gran parte del materiale è stato portato presso la FriulArchivi srl di Udine, in attesa di completare la ristrutturazione del palazzo Contarini, ove il materiale documentale verràdefinitivamente collocato. Si tratta di un numero consistente di volumi, buste e carte sciolte, databili dalla fine del secolo XV a tutto il Novecento, e relativi agli antichi Monti di Pietà di Udine,San Daniele del Friuli e Cividale del Friuli, nonché all’archivio storico della Cassa di Risparmio di Udine e Pordenone e alla Banca di Maniago. Possiedono un valore inestimabile non solo sul pianostorico, giacché permetteranno agli studiosi di far nuova luce su momenti signi!cativi del passato, ma anche artistico, essendo alcuni dei volumi arricchiti da miniature e disegni. Tra questi unmanoscritto dell’inizio del XVI secolo che contiene i primi statuti del Monte di Pietà di Udine,quello del 1499 e quello riformato nel 1557, oltre a parti consiliari di aggiunte e correzioni di varianni. Presenta belle iniziali calligra!che e una rara miniatura a piena pagina ra"gurante Cristocroci!sso tra la Madonna e S. Giovanni, databile al 1503. Inoltre alcuni dei 35 libri contabili del Monte,relativi agli esercizi degli anni dal 1632 al 1754, volumi di notevole spessore, spesso suggestivamentedecorati sul taglio superiore - ciò che costituisce assoluta novità e rappresenta un unicum in Italia -con la Pietà in tre varianti (Pietà, Pietà fra due angeli, Pietà fra il doppio stemma della città di Udine), e spesso su quello inferiore con l’arma cittadina, fiori, monogrammi bernardiniani, contengonoimmagini dipinte della Pietà a piena pagina, opera del pittore udinese Giovanni Battista Cosattini o di altri ignoti artisti. Altri volumi portano disegni realizzati dal notaio Giuseppe Andrea Pilosio de Serafini, mentre un catastico del 1704 relativo alle terre possedute dal Monte di Pietà in Udine e dintorni ha mappe e simpatici disegni del perito pubblico Rizzardo Cima.

Portata a termine l’acquisizione dell’imponente patrimonio artistico del Monte di Pietà di Udine e della Cassa di Risparmio di Udine e Pordenone, la Fondazione Crup ha inserito tra i suoi programmi di immediata esecuzione l’acquisizione anche dell’archivio storico del pluricentenario istituto che custodisce preziosa testimonianza delle vicende storiche, economiche e sociali che nel tempo hanno interessato il territorio regionale.

Archivio antico

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272 La collezione d’arte della Fondazione Crup

È stato poi pubblicato nel 2008, presso la casa editrice Skira di Milano, un prestigioso catalogo generale in due volumi di complessive 424 pagine, a cura di Giuseppe Bergamini e di Giancarlo Pauletto e con saggi anche di Ermanno Arlan, Lorenzo Passera ed Elisabetta Milan. Con una parte del materiale (un centinaio di pezzi circa, tra monete, dipinti, sculture, libri miniati) è stata in seguitoallestita una grande mostra, con relativo catalogo, dapprima nella chiesa di San Francesco a Udine (10 ottobre - 30 novembre 2008), poi nell’ex convento di San Francesco a Pordenone (5 dicembre 2008 - 1 febbraio 2009) che ha permesso a migliaia di visitatori di ammirare una straordinaria serie di opere d’arte prima del tutto sconosciuteagli stessi esperti d’arte nonostante l’eccezionalità di alcune opere antiche o moderne.

A cura della Triennale Europea dell’Incisione, è stata allestita nell’esedra della VillaManin di Passariano, da 19 novembre 2011 al 15 gennaio 2012, una mostra, corredata da un corposo catalogo, con centodieci grafiche (acqueforti, acquetinte, xilografie, monotipi, serigrafie, litografie) della consistente raccolta della Fondazione.

Nel 2012 l’esposizione è stata poi itinerata a San Vito al Tagliamento (chiesa di San Lorenzo, 20 aprile - 20 maggio), a Tolmezzo (Palazzo Frisacco, 26 maggio - 30 giugno), Sacile (chiesa di San Gregorio, 7 luglio - 26 agosto), Cividale del Friuli (chiesa di Santa Maria dei Battuti, 7 novembre - 7 dicembre), con grande concorso di pubblico e vivo interesse per la novità delle opere esposte.

Una serie di operazioni di grande valenza culturale, che hanno portato a far conoscere le opere d’arte della Fondazione, alcune delle quali sono state richieste per importanti mostre anche fuori dai confini regionali.

Da ricordare infine la pubblicazione dei volumi Storia dell’oreficeria in Friuli, edito da Skira nel 2008 come omaggio all’avv. Antonio Comelli nell’anniversario dei dieci anni dalla scomparsa, e Il Monte di Pietà di Udine e i suoi primi statuti, edito nel 2010 da Roberto Vattori.

Tutte le opere d’arte sono state scientificamente schedate e catalogato secondo le norme del Centro regionale di catalogazione di Passariano, fotografate sia in digitale che nella tradizionale diapositiva e messe in rete da giovani esperti per renderlo fruibile ad un pubblico allargato.

Valorizzazione del patrimonio artistico e archivistico

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APPENDICE

Agostino Testa, La Fede, sec. XVIII, Udine, Palazzo patriarcale, giardino

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Pagine iniziali dello Statutodel 1557 all’interno del manoscritto del XVI secolo con gli Statuti del Monte di Pietà di Udine

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Lo statuto*

* Statuto in vigore dal 31.12.11

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TITOLO I

Denominazione, sede, scopo, operatività

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277 Appendice

Art. 1 Denominazione

1. La Fondazione Cassa di Risparmio di Udine e Pordenone,enunciabile anche “Fondazione Udine e Pordenone” o “Fondazione CRUP” è disciplinata dal D.lgs. n. 153/1999 e successive modificazioni e integrazioni, dal regolamentoapprovato con D.M. 18.05.2004 n. 150, e, per quanto non espressamente ivi previsto, dalle norme del codice civile. La Fondazione è la continuazione ideale della Cassa di Ri sparmio di Udine, istituita con statuto deliberato dal consi glio comunale di Udine nella seduta del 29 novembre 1875 e approvato con regio decreto 12 marzo 1876 n. 1237.

2. La Fondazione è una persona giuridica privata senza scopo di lucro, dotata di piena autonomia statutaria e gestio nale. Essa è regolata dalla legge e dalle norme del presente statuto.

Art. 2 Sede 1. La Fondazione ha sede in Udine e può istituire sedi secondarie in Italia e all’estero.

Art. 3 Scopo

1. Con riferimento principale al territorio delle province di Udine e Pordenone, la Fondazione persegue finalità di pro mozione dello sviluppo economico e di utilità sociale, ope rando nei “settori ammessi”, di cui all’art. 1, comma 1, lett. c-bis del d.lgs. n. 153/1999 e, precisamente, nei seguenti settori: a) famiglia e valori connessi; b) crescita e formazione giovanile; c) educazione, istruzione e formazione, incluso l’acquisto di prodotti editoriali per la scuola; d) volontariato, filantropia e beneficenza; e) religione e sviluppo spirituale; f) assistenza agli anziani; g) diritti civili; h) prevenzione della criminalità e sicurezza pubblica; i) sicurezza alimentare e agricoltura di qualità; l) sviluppo locale ed edilizia popolare locale; m) protezione dei consumatori; n) protezione civile; o) salute pubblica, medicina preventiva e riabilitativa; p) attività sportiva; q) prevenzione e recupero delle tossicodipendenze; r) patologia e disturbi psichici e mentali; s) ricerca scientifica e tecnologia; t) protezione e qualità ambientale; u) arte, attività e beni culturali. La Fondazione, inoltre, opera in via prevalente nei “settori ri levanti”, individuati ogni triennio dall’Organo di Indirizzo nell’ambito dei “settori ammessi”, assicurando singolarmente e nel loro insieme l’equilibrata destinazione delle risorse e dando preferenza ai settori a maggiore rilevanza sociale.

2. La Fondazione fornisce altresì sostegno ad enti ed istituzioni italiane ed estere che si occupano del fenomeno dell’emigra zione delle genti friulane.

3. La Fondazione, infine, persegue le tradizionali finalità di beneficenza della Cassa di Risparmio di Udine e Pordenone, da cui trae origine.

4. Finché in vigore,si applica l’art. 15 della legge 11 agosto 1991 n. 266.

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278 Lo statuto

Art. 4 Ambiti operativi

1. Per le finalità di cui all’art. 3, la Fondazione può compiere, nel rispetto dei principi di sana e prudente gestione, non ché dell’economicità della stessa, ogni operazionefinanziaria, commerciale, mobiliare e immobiliare, purché strumentale al perseguimento dei propri fini statutari,nei limiti previsti dalla legge e dal presente statuto.

2. La Fondazione può possedere partecipazioni di controllo solamente nel capitale di enti e società che abbiano ad oggetto esclusivo l’esercizio di imprese strumentali al raggiungimen to dei propri fini statutari nei settori rilevanti.

3. Essa può esercitare attività d’impresa con contabilitàseparata solo se strettamente strumentale ai fini statutari ed esclusiva mente nei “settori rilevanti” di cui all’art. 1 lett. d) e nei termi ni di cui all’art. 9, comma 3, del decretolegislativo 17 maggio 1999 n.153;non può esercitare funzioni creditizie né qualsiasi forma di finanziamento,erogazione, o sovvenzione, diretta od indiretta, a favore di enti con fini di lucro o di imprese di qualsiasi natura, con le eccezioni previste dalla legge.

4. La Fondazione può perseguire i propri fini istituzionali attraverso l’acquisto, mediante l’utilizzo del reddito come definito al successivo art. 27, di beni durevoli da concedere in como dato gratuito a musei, enti ed istituzioni pubbliche e private.

Art. 5 Modalità operative

1. La Fondazione opera nel rispetto di regolamenti inter niproposti dal Consiglio di Amministrazione e approvatidall’Organo di Indirizzo, che disciplinano le modalità di in dividuazione e di selezione dei progetti e delle iniziative da finanziare, allo scopo di assicurare la trasparenzadell’attività, la motivazione delle scelte e la più ampiapossibilità di tutela degli interessi contemplati nello statuto,nonché la migliore utilizzazione delle risorse e l’efficacia degli interventi.

2. La Fondazione promuove lo sviluppo della cultura della donazione e la raccolta di risorse destinateall’incremento del patrimonio e allo sviluppo delle attivitàistituzionali.

3. Ai regolamenti interni viene demandata anche la disciplina specifica in materia di programmazione triennale dell’attivi tà della Fondazione.

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Agostino Testa, La Carità, sec. XVIII, Udine, Palazzo patriarcale, giardino

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TITOLO II

OrganiCAPO I

Requisiti, incompatibilità,

decadenza, sospensione

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281 Appendice

Art. 6 Organi

1. Sono organi della Fondazione: l’Organo di Indirizzo; il Consiglio di Amministrazione; il Presidente; il Collegio Sindacale; il Direttore.

2. All’Organo di Indirizzo sono riservate le funzioni di indiriz zodella Fondazione; al Consiglio di Amministrazione sonoriservate le funzioni di gestione; al Collegio Sindacale sono riservate le funzioni di controllo; il Direttore ha funzioni esecutive.

3. Il Presidente ha la rappresentanza legale della Fondazione e funzioni di disciplina delle adunanze degli organi collegiali, ad esclusione del Collegio Sindacale.

Art. 7 Requisiti generali di onorabilità e professionalità

1. I componenti degli organi della Fondazione debbono essere cittadini italiani di piena capacità civile, di indiscus saprobità, annoverabili tra le persone più rappresentative delle categorie economiche e professionali e dei settori di attività istituzionale della Fondazione e dotati di requisiti di professionalità e onorabilità, intesi come requisiti di espe rienza e di idoneità etica confacenti ad un ente senza scopo di lucro.

2. Le cariche di componente dell’Organo di Indirizzo, del Con siglio di Amministrazione, del Collegio Sindacale e lacarica di Direttore non possono essere ricoperte da coloro che:a) si trovano in una delle condizioni di ineleggibilità previstedall’art. 2382 del codice civile; b) sono stati sottoposti a misure di prevenzione dispostedall’autorità giudiziaria ai sensi della legge 27 dicembre1956, n. 1423, o della legge 31 maggio 1965, n. 575, e successive modificazioni ed integrazioni, salvi gli effetti della riabilitazione; c) sono stati condannati con sentenza irrevocabile, salvi gli effetti della riabilitazione:

1) a pena detentiva per uno dei reati previsti dalle norme che disciplinano l’attività bancaria, finanziaria, mobilia re,assicurativa e dalle norme in materia di mercati e valorimobiliari;

2) alla reclusione per uno dei delitti previsti nel titolo XI del libro V del codice civile e nel regio decreto del 16 marzo 1942, n. 267;

3) alla reclusione per un tempo non inferiore a un anno per un delitto contro la pubblica amministrazione, contro la fede pubblica, contro il patrimonio, contro l’ordi ne pubblico, contro l’economia pubblica ovvero per un delitto in materia tributaria;

4) alla reclusione per un tempo non inferiore a due anni per un qualunque delitto non colposo.

3. Le cariche di componente dell’Organo di Indirizzo, del Consiglio di Amministrazione, del Collegio Sindacale e Di rettore non possono essere ricoperte da coloro ai quali sia stata applicata su richiesta delle parti una delle pene previste dal comma 1,lett. e), salvo il casodell’estinzione del reato; le pene previste dal comma 1, lett. e) nn. 1) e 2) non rilevano se inferiori a un anno.

4. Costituiscono cause di sospensione dalle funzioni di com ponente dell’Organo di Indirizzo, del Consiglio di Ammini strazione, del Collegio Sindacale e Direttore: a) la condanna con sentenza non definitiva per uno dei reati di cui al precedente comma 1, lett. e); b) l’applicazione su richiesta delle parti di una delle pene di cui al comma 2, con sentenza non definitiva; c) l’applicazione provvisoria di una delle misure previste dall’art. 19, comma 3, della legge 1 maggio 1965 n. 575, da ultimo sostituito dall’art. 3 della legge 19 marzo 1990 n. 55 e successive modifiche e integrazioni; d) l’applicazione di una misura cautelare di tipo personale.

5. I componenti degli organi della Fondazione devono essere in possesso di adeguati titoli culturali e professionali,nonché di comprovate competenze ed esperienze inmaterie inerenti ai settori d’intervento o funzionali all’attività della Fondazione o aver maturato una concreta esperienzaoperativa attinente ai settori medesimi nell’ambito della libera professione, in campo imprenditoriale o accademico, ovvero aver espletato funzioni direttive o di amministrazione presso enti pubblici o privati.

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282 Lo statuto

Art. 8 Regole generali di incompatibilità, decadenza e sospensione

1. I componenti degli organi della Fondazione non possonoessere destinatari di interventi della Fondazione stessaa loro diretto ed esclusivo vantaggio, mentre sono consentitiquel li finalizzati a soddisfare gli interessi, generali o collettivi,espressi dagli enti designanti.

2. Non possono essere ricoperte contemporaneamente da uno stesso soggetto due o più delle seguenti cariche:componente dell’Organo di Indirizzo, del Consiglio di Amministrazione, del Collegio Sindacale e Direttore.

3. Non possono ricoprire la carica di componenti di un qualsiasi organo della Fondazione: a) i soggetti titolari di cariche pubbliche, che svolgano fun zioni non compatibili con la qualità degli organi della Fondazione o che svolgano incarichi professionali continuativi e retribuiti per la Fondazione; per soggetti non compatibili con la qualità degli organi della Fondazio nesi intendono, oltre a quelli individuati in via generaledall’Autorità di Vigilanza, i senatori ed i deputati, i Mini stri ed i Sottosegretari della Repubblica, i magistrati civili,amministrativi e contabili, il Presidente e gli assessori di Giunta Regionale e Provinciale, nonché i sindaci e gli assessori degli altri enti locali territoriali; b) gli amministratori, i dipendenti o i soggetti collegati da rapporti di collaborazione, anche a tempo determinato, con gli enti, gli organismi, le associazioni ed istituzioni ai quali spettano poteri di designazione; in deroga a quanto sopra non sussiste incompatibilità nei confronti degli in carichi accademici, anche retribuiti, e degli incarichi negli ordini professionali; c) i titolari di cariche in altre Fondazioni disciplinate dal de creto legislativo n. 153/1999; d) coloro i quali non posseggono i requisiti di professionalitàstabiliti con apposito regolamento dell’Organo di Indi rizzo ed i dipendenti della Fondazione o delle società da questa direttamente o indirettamente partecipate.

4. Non possono assumere le funzioni di componenti del Con siglio di Amministrazione e del Collegio Sindacale,

nonché la carica di Direttore coloro che ricoprono funzioni di am ministrazione, direzione o controllo presso la società ban caria conferitaria o sue controllate o partecipate. I soggetti che svolgono funzioni di indirizzo presso la Fondazione non possono ricoprire funzioni di amministrazione, direzione o controllo presso la società bancaria conferitaria.

5. Sono fatte salve le incompatibilità previste dalle leggi e dai regolamenti tempo per tempo vigenti.

6. In caso di incompatibilità sopravvenuta, l’interessato deve, entro venticinque giorni, optare tra le caricheincompatibili, dandone informazione all’organo di appartenenza.

7. In difetto verrà dichiarato decaduto ai sensi dei successivi commi del presente articolo.

8. Decadono da ogni carica statutaria ricoperta nella Fondazione: a) coloro che perdano la cittadinanza italiana, che vengano interdetti, inabilitati o che perdano per qualsiasi causa la piena capacità civile; b) coloro i quali instaurino liti con la Fondazione o le societàpartecipate o cagionino ad esse danni o perdite; c) i componenti di un organo collegiale che, senza giustificato motivo, non siano intervenuti a tre adunanze ordina rie consecutive; d) coloro che abbiano perduto i requisiti di cui all’art. 7 o nonabbiano rimosso le incompatibilità di cui al presente articolo.

9. Coloro che vengano dichiarati decaduti o dimissionari non sono rieleggibili nel mandato successivo.

10. Ciascun organo determina con apposito regolamento le mo dalità di sospensione dalla carica.

11. Eventuali dimissioni presentate al Presidente avrannoeffetto dalla data di ricevimento della relativa comunicazionescritta se rimane in carica un numero di componenti idoneo a garantire l’operatività dell’organo di appartenenza, o, in caso contrario, dal momento in cui l’operatività dell’organo stesso sia nuovamente assicurata.

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283 Appendice

Art. 9 Procedure generali per la verifica dei requisiti

1. Ciascun componente degli organi della Fondazione ha l’ob bligo di comunicare immediatamente le cause di decaden za e sospensione nonché delle incompatibilità che ritiene lo riguardino all’organo di appartenenza, ed il Direttore al Consiglio di Amministrazione.

2. In casi di gravi violazioni degli obblighi di comunicazione,ciascun organo, sentito il Collegio Sindacale, adotta in relazione alla gravità dell’evento le sanzioni del richiamo,della censura e della sospensione, e può comminare la sanzione della decadenza dalla carica.

3. Ogni organo collegiale accerta il possesso dei requisiti di onorabilità e professionalità e la inesistenza di cause di in compatibilità dei propri componenti entro 30 giorni dalla nomina ed assume i conseguenti provvedimenti.

4. L’accertamento dei requisiti di onorabilità e professionalità e della inesistenza di incompatibilità dei componenti non sospende l’immissione nella carica.

5. Il Direttore effettua le segnalazioni relative alla sussistenza di cause di decadenza e sospensione, e di causedi incompatibi lità al Consiglio di Amministrazione, cheadotterà entro 30 giorni gli opportuni provvedimenti.

6. Il soggetto nominato per il quale sia accertata una condizione di incompatibilità deve comunicare entro 15giorni l’av venuta rimozione dell’incompatibilità medesima;l’accerta mento del perdurare dell’incompatibilità oltre dettotermine è causa di decadenza automatica dalla carica.

Art. 10 Conflitto di interessi

1. I componenti degli organi collegiali che si trovino per qualsiasi causa in conflitto d’interessi con la Fondazionedevono darne immediata comunicazione all’organo di appartenenza ed al Collegio Sindacale, ed astenersi da ogni attività delibe rativa della Fondazione medesima.

2. Il Direttore effettua le segnalazioni relative alla sussistenza di possibili conflitti d’interesse al Consiglio di Amministrazione ed al Collegio Sindacale.

3. In casi di gravi violazioni degli obblighi di comunicazione ed astensione di cui ai commi precedenti, ciascun organo,sentito il Collegio Sindacale, adotta in relazione alla gravità dell’evento le sanzioni del richiamo, della censura e della so spensione, ed in caso di permanenza del conflitto di interessi per più di una seduta, può comminare la sanzione della de cadenza dalla carica.

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CAPO II

Organo di indirizzo SEZIONE I

Componenti e costituzione

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285 Appendice

Art. 11 Componenti dell’Organo di Indirizzo

1. Il numero dei componenti dell’Organo di Indirizzo è di 24, 20 dei quali designati da organismi, enti, associazioni ed isti tuzioni espressivi delle realtà locali, e 4 cooptati. I compo nenti designati devono essere residenti da almenotre anni nelle province di Udine o Pordenone.

2. L’Organo di Indirizzo può operare pienamente e legitti mamente nell’ambito delle proprie attribuzioni quando siano nominati 20 componenti.

3. I componenti dell’Organo di Indirizzo non hanno diritti, né sul patrimonio, né sulle rendite della Fondazione e non rappresentano il soggetto che li ha designati.

4. I componenti dell’Organo di Indirizzo durano in carica per sei esercizi dalla data di nomina e possono essere rieletti per un solo ulteriore mandato.

5. La carica di componente dell’Organo di Indirizzo si assume a seguito di formale atto di nomina da parte dell’Organo di Indirizzo medesimo.

6. I componenti designati dell’Organo di Indirizzo, che perqualsiasi causa cessassero anticipatamente dal proprio in carico, verranno sostituiti in conformità a quanto dispo stodall’art. 12, commi 10 e 11. I sostituti assumono la carica di componente dell’Organo di Indirizzo a seguito di formaleatto di nomina da parte dell’Organo di Indi rizzo medesimo. I componenti così sostituiti dureran no in carica fino alla scadenza dell’originario mandato. In caso di cessazioneper qualsiasi causa dei componenti cooptati, l’Organo di Indirizzo, appositamente convocato dal Presidente,provvede ad una nuova cooptazione. I nuovi cooptatiassumono la carica di componente dell’Organo di Indirizzo a seguito di formale atto di nomina da parte del medesimo. I componenti così sostituiti dureranno in carica fino alla scadenza dell’originario mandato.

Art. 12 Designazione e cooptazione

1. Ciascuno dei seguenti enti locali designa una terna di candi dati tra i quali viene nominato un componentedell’Organo di Indirizzo: • Provincia di Udine; • Provincia di Pordenone; • Comune di Udine; • Comune di Pordenone; • Camera di Commercio, Industria, Artigianato e Agricoltura - Udine;

• Camera di Commercio, Industria, Artigianato e Agricoltura - Pordenone;

• Comune di Aquileia; • Comune di Cividale; • Comune di Sesto al Reghena.

2. Ciascuno dei seguenti enti, espressivi delle realtà locali, designa una terna di candidati tra i quali viene nominato un componente dell’Organo di Indirizzo:

7. I rimanenti 4 componenti sono cooptati dall’Organo di Indirizzo in carica.

8. L’Organo di Indirizzo stabilisce con apposito regolamento i requisiti dei candidati e delle procedure per la cooptazionenel rispetto del principio di non prevalenza di cui all’art. 4,comma 1, lett. e) del decreto legislativo n. 153/1999.

9. Nei 90 giorni precedenti la scadenza del mandato dei componenti cooptati il Presidente convoca l’Organo di Indirizzo per procedere alla cooptazione. I componenti cooptati do vranno essere personalità di chiara ed indiscussa fama.

10. In caso di cessazione anticipata di uno o più componentide signati, entro quindici giorni dall’evento il Presidente invita l’ente che ha designato il componente cessato atrasmettere, entro 45 giorni, una terna di nuovi candidati.

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286 Lo statuto

11. In caso di cessazione anticipata di uno o più dei compo nenticooptati il Presidente convoca l’Organo di Indirizzo entro 15 giorni dalla cessazione stessa per procedere alla nuova cooptazione. • Università degli Studi di Udine; • Consorzio di Pordenone per la Formazione Superiore, gli Studi Universitari e la Ricerca; • Azienda ospedaliero-universitaria Santa Maria della Misericordia - Udine; • Consorzio Universitario del Friuli - Udine; • Deputazione di Storia Patria per il Friuli - Udine; • Centro Iniziative Culturali Pordenone; • Ordine degli Avvocati di Udine; • Ordine degli Avvocati di Pordenone; • Ordine degli Avvocati di Tolmezzo; • Ordine dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri della Provincia di Udine; · Ordine dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri della Provincia di Pordenone.

3. 90 giorni prima della scadenza del mandato, il Presidente invita ciascun ente con potere di designazionea trasmettere per ogni componente di sua competenza una terna di candi dati in ordine alfabetico.

4. I soggetti esercitano il potere di designazione entro 45 giorni dalla data di richiesta da parte del Presidente;trascorso tale termine, entro quindici giorni successivi il Presidente invita i Prefetti territorialmente competenti a provvedere alla desi gnazione nei 30 giorni successivi al predetto invito.

5. Le terne, corredate dall’indicazione dei requisiti posseduti e dalla documentazione richiesta, devono pervenire all’Organo di Indirizzo.

6. L’Organo di Indirizzo procede alla nomina dei propri com ponenti operando una scelta sulla base di una valutazione di tipo selettivo-comparativo, nell’interesse della Fondazione.

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Agostino Testa, La Notte,sec. XVIII, Udine, Palazzopatriarcale, giardino

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SEZIONE II

Poteri, modalità di funzionamento

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289 Appendice

Art. 13 Poteri dell’Organo d’Indirizzo 1. L’Organo di Indirizzo:

1) approva e modifica lo statuto e i regolamenti interni; 2) individua i settori rilevanti e determina le linee strategi che dei programmi di intervento della Fondazione per periodi di tempo di durata triennale; 3) nomina e revoca i componenti del Consiglio di Ammini strazione e determina i relativi compensi; 4) nomina i componenti del Collegio Sindacale, li revoca per giusta causa, e determina i relativi compensi; 5) determina i compensi dei partecipanti ad eventuali comi tati e commissioni; 6) esercita l’azione di responsabilità nei confronti dei componenti del Consiglio di Amministrazione e del Collegio Sindacale; 7) approva il bilancio d’esercizio nonché i Documenti Pro grammatici Previsionali (Triennale e Annuale); 8) definisce le linee generali della gestione patrimoniale e della politica degli investimenti; 9) delibera trasformazioni e fusioni; 10) delibera l’eventuale istituzione delle imprese strumentalicon contabilità separata, nonché l’acquisizione e la dismis sione di partecipazioni di controllo in imprese strumentali; 11) provvede alla cooptazione di 4 dei propri componenti; 12) autorizza, nei limiti di legge, la stipula di polizze assicura tive a copertura della responsabilità amministrativa e tributaria dei componenti, e assume gli opportuni provve dimenti a tutela degli interessi della Fondazione anche ai sensi del D.lgs. n. 231/2001; 13) delibera in merito all’accollo da parte della Fondazione, nei limiti di legge, di sanzioni amministrative tributarie e relative spese di assistenza legale e tributaria a caricodei componenti del Consiglio di Amministrazione.

Art. 14 Convocazione 1. L’adunanza dell’Organo di Indirizzo deve essere convocata

almeno due volte l’anno per l’approvazione del bilanciodell’esercizio precedente e per l’approvazione del Docu mento Programmatico Previsionale Annuale.

2. L’adunanza è convocata ad iniziativa del Presidente o di chi ne fa le veci, mediante invio, dieci giorni prima della data fissata, di un avviso al domicilio dei componentidell’Or gano di Indirizzo, del Consiglio di Amministrazione, del Collegio Sindacale e del Direttore a mezzo lettera raccomandata, fax o posta elettronica confermati o altro mez zo idoneo a garantirne la prova dell’avvenutoricevimento, contenente l’elenco delle materie da trattare e l’indicazione del giorno, dell’ora e del luogo della riunione in prima e in seconda convocazione.

3. La seconda convocazione può essere tenuta non prima del giorno successivo a quello della prima convocazione.

4. L’adunanza è inoltre convocata dal Presidente ogni qualvoltaquesti lo ritenga necessario o gliene faccia no richiestamotivata almeno un quarto dei componenti dell’Organo di Indirizzo, cinque consiglieri od il Colle gio Sindacale.

5. L’Organo di Indirizzo è validamente costituito in primaconvocazione quando sia presente un numero di compo nenti pari almeno alla metà più uno di quelli in carica, in seconda convocazione qualunque sia il numero dei com ponenti intervenuti.

6. Ogni componente ha diritto ad un voto.

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290 Lo statuto

Art. 15 Deliberazioni dell’Organo d’Indirizzo 1. Le adunanze dell’Organo di Indirizzo sono presiedute

dal Presidente ovvero, in caso di sua assenza o impedimento, da chi lo sostituisce a norma di statuto. Chi presiede l’Organo di Indirizzo ha funzioni d’ordine e non può esercitare il di ritto di voto.

2. Alle adunanze dell’Organo di Indirizzo partecipano senza diritto di voto i componenti del Consiglio di Amministra zione e del Collegio Sindacale.

3. L’Organo di Indirizzo delibera a maggioranza assoluta dei votanti, non computandosi fra questi ultimi gli astenuti.Le votazioni che abbiano per oggetto persone si svolgono a scrutinio segreto, salvo che l’Organo di Indirizzo, all’una nimità, stabilisca altra forma di votazione. La proposta che avrà ottenuto il voto favorevole di metà dei votanti si in tenderà respinta.Alle riunioni dell’Organo di Indirizzo in terviene il Direttore o, in sua assenza o impedimento, chi lo sostituisce, con il compito di redigere il verbale e di sottoscriverlo unitamente al Presidente.

Art. 16 Nomina del Consiglio di Amministrazione e del Collegio Sindacale

1. Salvo una diversa deliberazione unanime dell’Organo di In dirizzo, l’elezione alle cariche del Consiglio diAmministra zione e del Collegio Sindacale avverrà secondo il seguente procedimento: • ciascun componente potrà presentare una lista di uno o più candidati, contraddistinti da numeri crescenti, in un numero massimo pari a quello dei nominandi; • ciascun componente potrà votare per una sola lista; • i voti ottenuti da ciascuna lista saranno divisi per uno, due, tre, quattro, ecc., fino ad un numeropari a quello dei nominandi; • i quozienti ottenuti saranno assegnati progressivamente ai candidati di ciascuna lista, nell’ordine dalla stessa previsto e verranno disposti in graduatoria decrescente; • risulteranno eletti coloro che, considerate le liste singolarmente, otterranno i quozienti più elevati; • i voti ottenuti da uno stesso candidato in più liste non possono essere sommati; • in caso di parità del quoziente, sarà preferito il candidato della lista che abbia ottenuto il maggior numero di voti e, a parità di voti, il più anziano d’età.

2. I candidati da inserire nelle liste sono prescelti con criteri selettivi/comparativi.

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Agostino Testa, La Giustizia, sec. XVIII,Udine, Palazzo patriarcale, giardino

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CAPO III

Consiglio di Amministrazione

SEZIONE I

Componenti, costituzione e durata

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293 Appendice

Art. 17 Componenti, costituzione e durata Componenti del Consiglio di Amministrazione

1. Il Consiglio di Amministrazione è composto da un numerodispari di consiglieri non inferiore a 7 e non superiore a 11,fissato dall’Organo di Indirizzo all’atto della nomina.

2. I consiglieri possono essere scelti anche tra i componentidell’Organo di Indirizzo; in questo caso, con l’accettazionedella carica, essi decadono dall’incarico nell’Organo di In dirizzo, e vengono sostituiti secondo la proceduraprevista all’art. 11.

3. Almeno la metà dei consiglieri deve essere residente da tre o più anni nelle province di Udine o Pordenone.

4. I consiglieri devono possedere specifiche competenze coerenti con le finalità della Fondazione, secondo quanto de -terminato con regolamento dell’Organo di Indirizzo.

Art. 18 Nomina del Presidente e dei Vice Presidenti

1. Il Consiglio di Amministrazione nomina il Presidente e due Vice Presidenti nell’ambito dei propri componenti.

2. Il Presidente viene scelto fra i consiglieri residenti nei comuni delle province di Udine e Pordenone; i due Vice Presi denti vengono scelti: uno fra i consiglieriresidenti in comuni della provincia di Udine e uno fra iconsiglieri residenti in comuni della provincia di Pordenone.

Art. 19 Durata

1. I componenti il Consiglio vengono nominati per 4 esercizi e possono essere confermati una sola volta. Il man dato termina con l’approvazione del Bilancio relativoall’ultimo esercizio in carica da parte dell’Organo di In dirizzo.

2. I componenti il Consiglio scaduti rimangono nell’ufficio fino a che entrino in carica i loro successori.

3. I componenti nominati in surrogazione di coloro che venissero a mancare per morte, dimissione o altre cause, re stano in carica quanto avrebbero dovuto rimanervi i loro predecessori.

4. In caso vengano a mancare uno o più consiglieri, il Presidente senza indugio convoca l’Organo di Indirizzo per la loro sostituzione.

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SEZIONE II

Poteri, modalità di funzionamento

Nella pagina a fianco e nelle seguenti (pag. 296 298-299

300-301 302 304-305 310-311312-313 314 316-317)

Rizzardo Cima, “Cattastico” relativo alle terre possedute dal Monte di

Pietà in Udine e dintorni,1705,

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295 Appendice

Art. 20 Poteri del Consiglio

1. Il Consiglio ha tutti i poteri di ordinaria e straordinaria amministrazione, ad eccezione di quelli espressamente riservati all’Organo di Indirizzo dalla legge e dal presente statuto. In particolare il Consiglio:

a) redige il bilancio d’esercizio con la nota integrativa e la relazione sulla gestione e lo trasmette al Collegio Sinda cale almeno 20 giorni prima della data fissata per l’adu nanza dell’Organo di Indirizzo convocata per la relativa approvazione; b) redige i Documenti Programmatici Previsionali (Triennale e Annuale); c) propone il testo dei regolamenti; d) delibera sulle erogazioni, nell’ambito dei programmi ge nerali approvati dall’Organo di Indirizzo; e) nomina il Direttore e, su proposta di quest’ultimo, ap prova l’organigramma, assume il personale dipendente, ne determina il compenso, le promozioni, i provvedimentidisciplinari, la rimozione, il collocamento a riposo; f) delibera l’acquisto e la cessione di partecipazioni ed im mobili, con tutte le facoltà ipotecarie; g) designa i rappresentanti negli organi delle società partecipate; h) delibera sulla stipulazione di atti e contratti, sia con privati che con la pubblica amministrazione; i) promuove azioni giudiziarie, delibera sulle stesse, su arbitrati e transazioni; j) delibera sulla istituzione di comitati e commissioni con funzioni consultive temporanee o permanenti, determinandone la composizione, le funzioni, i poteri, la dura ta e proponendo la misura della relativa remunerazioneall’Organo di Indirizzo; k) propone all’Organo di Indirizzo le modifiche statutarie.

2. Il Consiglio può delegare proprie attribuzioni al Presidente e al Direttore, determinando i limiti della delega.

3. Delle decisioni assunte dai titolari di deleghe dovrà essere data notizia al Consiglio, secondo le modalità da questo fis sate all’atto dell’attribuzione delle deleghe stesse.

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296 Lo statuto

Art. 21 Adunanze e deliberazioni del Consiglio

1. Il Consiglio si riunisce, normalmente, una volta al mese e ogni qualvolta il Presidente lo ritenga necessario presso la sede o altrove, purché nel territorio dello Stato italiano. È ammessa la possibilità che la riunione del Consiglio si svolga con intervenuti dislocati in più luoghi, contigui o distanti, audio/video collegati, a condizione che siano ri spettati il metodo collegiale e i principi di buona fede ed in particolare:

a) sia consentito al Presidente di accertare l’identità e la le gittimazione degli intervenuti, regolare lo svolgimento dell’adunanza, constatare e proclamare i risultati della vo tazione; b) sia consentito al soggetto verbalizzante di percepire adeguatamente gli eventi oggetto di verbalizzazione; c) sia consentito agli intervenuti di partecipare alla discussione e alla votazione simultanea sugli argomenti all’ordine del giorno; d) vengano indicati nell’avviso di convocazione, i luoghiaudio/video collegati nei quali gli intervenuti potran noaffluire, dovendosi ritenere svolta la riunione nel luogo ovesaranno presenti il Presidente ed il soggetto verbalizzante.

2. Gli avvisi di convocazione, contenenti l’elenco degli argo menti da trattare, devono essere spediti, a mezzo lettera rac comandata, fax o posta elettronica confermati o altro mezzo idoneo a garantirne la prova dell’avvenuto ricevimento, al meno cinque giorniprima della riunione, al domicilio dei singoli componenti il Consiglio, il Collegio Sindacale ed al Direttore; in caso diurgenza la convocazione avviene me diante comunicazionetelegrafica o in altra forma idonea, almeno 24 ore prima.

3. Per la validità delle riunioni è necessaria la maggioranza dei componenti in carica del Consiglio.

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Page 298: 20 anni della Fondazione CRUP

4. Le deliberazioni sono prese a maggioranza assoluta dei voti dei componenti intervenuti - non computandosi fra questi ultimi le astensioni - a eccezione delle delibera zioni relative alla cessione totale o parziale della parteci pazione nelle società bancarieconferitarie, che devono riscuotere il voto favorevole dei 2/3 dei componenti in carica del Consiglio, e di quelle relative alle proposte di modificazione del presente statuto, che devono riscuotere il voto favorevole della maggioranza assoluta dei compo nenti in carica del Consiglio.

5. Nelle votazioni palesi, in caso di parità, prevale il voto espresso dal Presidente.

6. Le riunioni sono presiedute dal Presidente o, in caso di sua assenza o impedimento, da chi lo sostituisce a norma di statuto.

7. Consigliere anziano è colui che fa parte da maggior tempo e ininterrottamente del Consiglio; in caso di nomina con temporanea, il più anziano d’età.

8. I verbali delle sedute del Consiglio di Amministrazione sono redatti dal Segretario del Consiglio e sono firmati dal Presidente e dal Segretario stesso.

297 Appendice

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CAPO IV

Presidente

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299 Appendice

Art. 22 Attribuzioni

1. Il Presidente ha la rappresentanza legale della Fondazione di fronte ai terzi e in giudizio, convoca e presiede l’Organo di Indirizzo senza diritto di voto, convoca e presiede il Consiglio, vigila sulla esecuzione delle de liberazioni di questo e sul conseguimento delle finalità istituzionali.

2. In caso di assenza o di impedimento del Presidente, ne adempie le funzioni il Vice Presidente, residente nella provincia di Udine; in caso di assenza o impedimento di entrambi, l’altro Vice Presidente e, in assenza o impedi mento anche di questi, il consigliere che a norma dell’art. 21 è qualificato anziano.

3. Di fronte ai terzi la firma di chi sostituisce il Presidente costituisce prova dell’assenza o dell’impedimento del Pre sidente.

4. In situazioni di urgenza improrogabile, d’intesa con il Di rettore, il Presidente può adottare i provvedimenti neces sari dei quali deve riferire al Consiglio nella prima riu nione successiva.

5. Il Presidente, il quale può farsi coadiuvare dai Vice Presidenti nell’esercizio delle proprie funzioni, ha la facoltà, sentito il Consiglio, di delegare di volta in volta, in occa sione di singoli atti o affari o permanentemente per ca tegorie di atti, la rappresentanzadella Fondazione ad altri componenti il Consiglio.

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CAPO V

Collegio sindacale

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301 Appendice

Art. 23 Composizione

1. Presso la Fondazione opera un Collegio Sindacale di trecomponenti effettivi e due supplenti nominati dall’Organo diIndirizzo. Essi svolgono funzioni di controllo contabile e di legalità,ai sensi delle norme del codice civile in quanto applicabili.

2. Con l’immissione nella carica, i sindaci effettivi decadono da ogni altra carica nella Fondazione.

3. Essi debbono essere scelti fra esperti di disciplinegiuridiche,economiche e bancarie,iscritti nel registro dei revisori contabili.Al meno due sindaci effettivi devono essere residenti da tre o più anni nelle province di Udine o Pordenone.

4. I sindaci restano in carica quattro esercizi e possono essere confermati per un solo mandato. Il mandato termina con l’approvazione del Bilancio relativo all’ultimo esercizio in carica da parte dell’Organo di Indirizzo. In ogni caso i sinda ci scaduti rimangono nell’ufficio fino a che entrino in carica i loro successori.

5. Essi debbono intervenire alle adunanze del Consiglio e dell’Organo di Indirizzo.

6. Il Collegio Sindacale deve riunirsi almeno ogni trimestre; esso delibera a maggioranza assoluta. I verbali delle riunioni sono firmati dagli intervenuti.

7. In caso di morte, rinuncia, decadenza o comunque cessazione dalla carica di un sindaco, subentrano i supplenti in ordine di età. Se con i sindaci supplenti non si completa il Collegio, deve essere convocata senza indugio l’adunanzadell’Organo di Indirizzo perché provveda all’integrazione.

Art. 24 Attribuzioni

1. Il Collegio Sindacale vigila sulla osservanza delle norme di legge, regolamentari e statutarie; controlla la regolare tenutadella contabilità, la corrispondenza dei bilanci alle risultanzecontabili, il rispetto delle norme per la redazione dei bilanci.

2. Il Collegio Sindacale redige apposita relazione al bilancio d’esercizio.

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CAPO VI

Direttore

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305 Appendice

Art. 25 Attribuzioni

1. Il Direttore è capo degli uffici e del personale della Fondazione, dei quali si avvale per lo svolgimento delle sue attri buzioni. Egli partecipa alle riunioni del Consiglio di Ammi nistrazione con funzioni consultive e propositive e può far inserire a verbale le propriedichiarazioni; interviene inoltre alle riunioni dell’Organo di Indirizzo, con il compito di re digerne il verbale. Provvede a istruire gli atti per le delibera zioni del Consiglio ed esegue le deliberazioni stesse firman do la corrispondenza e gli atti relativi. Propone al Consiglio l’organigramma, l’assunzione del personale dipendente, la determinazione dei compensi, le promozioni, i provvedi menti disciplinari, la rimozione, il collocamento a riposo. Inoltre compie ogni atto per il quale abbia avuto delega dal Consiglio.

2. In caso di assenza o impedimento del Direttore, ne adempie le funzioni il dipendente all’uopo delegato dal Consiglio. Di fronte ai terzi la firma di chi sostituisce il Direttore costitui sce prova dell’assenza o dell’impedimento di questi.

3. Copie autentiche dei verbali del Consiglio e delle adunanze dell’Organo di Indirizzo vengono rilasciate a firma disgiunta dal Presidente o dal Direttore.

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TITOLO III

Patrimonio, reddito

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307 Appendice

Art. 26 Patrimonio e Reddito

1. Il patrimonio è costituito dai cespiti mobiliari ed immobiliariesistenti alla data di approvazione del presente statuto.

2. Sono considerati patrimonio,altresì, i beni durevoli acquistati dalla Fondazione e concessi in comodato ai soggetti di cui all’art. 4, comma 4.

3. Il patrimonio si incrementa, inoltre, per effetto degli accantonamenti a riserva obbligatoria di cui all’articolo 8,primo comma, lettera e) e degli eventuali accantonamenti e riserve facoltative di cui alla lettera e), del D.Lgs. 17 maggio 1999, n. 153, delle liberalitàa qualsiasi titolo per-venute alla Fondazione ed esplicitamente destinate ad ac crescimento del patrimonio per volontà del dante causa, nonché delleplusvalenze, anche derivanti da valutazione, che la leggepermette di imputare direttamente a patri monio netto.

4. Il patrimonio della Fondazione è totalmente vincolato al perseguimento degli scopi statutari. La Fondazione, nell’am ministrare il patrimonio, osserva criteri prudenziali di rischio, in modo da conservarne il valore ed ottenerne una redditi vitàadeguata ed è gestito in modo coerente con la natura delle fondazioni quali enti senza scopo di lucro che operano secondo principi di trasparenza e moralità.

5. La Fondazione diversifica il rischio di investimento del patrimonio e lo impiega in modo da ottenerne una adeguata redditività assicurando il collegamentofunzionale con le sue finalità istituzionali ed in particolarecon lo sviluppo del ter ritorio.Al medesimo fine la Fondazione può mantenere o acquisire partecipazioni non di controllo in società anche diverse da quelle aventi per oggetto esclusivo l’esercizio di imprese strumentali.

6. Si intende per reddito l’ammontare dei ricavi, delle plusva lenze e di ogni altro provento comunquepercepito dalla Fondazione. Concorrono in ogni caso alla determinazione del reddito le quote di utili realizzati dalle società strumentali controllate dalla Fondazione,ancorché non distribuiti.

7. La Fondazione destina il proprio reddito in conformità all’art.8, primo comma, del D.Lgs. n. 153/99, la Fondazionedestina il reddito secondo il seguente ordine:

a) spese di funzionamento; b) oneri fiscali; c) riserva obbligatoria, nella misura determinata dall’Au torità di Vigilanza; d) almeno il cinquanta per cento del reddito residuo o, se maggiore, l’ammontare minimo di reddito stabilitodall’Autorità di Vigilanza ai sensi dell’articolo 10,ai settori rilevanti; e) eventuali altri fini statutari, reinvestimento del reddito o accantonamenti e riserve facoltativi deliberati dall’Or ganodi Indirizzo ed approvati dall’Autorità di Vigilanza; f) acquisto, secondo parametri fissati dall’Autorità di Vigi lanza, su richiesta delle singole istituzioni scolastiche,di prodotti editoriali da devolvere agli istituti scolastici pubblici e privati nell’ambito del territorio nel quale opera la Fondazione con il vincolo che tali istituti utilizzino i medesimi prodotti editoriali per attuare azioni a sostegnodella lettura tra gli studenti e favorire la diffusione della lettura dei giornali quotidiani nelle scuole; g) erogazioni previste da specifiche norme di legge.

Art. 27 Gestione del Patrimonio

1. La gestione finanziaria del patrimonio può essere affidata adintermediari abilitati ai sensi del D.Lgs. n. 58/1998, italianiod esteri, scelti nell’esclusivo interesse della Fondazione. Lagestione del patrimonio può anche essere effettuata diret -tamente dalla Fondazione attraverso la creazione di strut tureorganizzative interne idonee, separate ed autonome rispettoa quelle che svolgono le altre attività istituzionali, secondo icriteri stabiliti dall’Organo di Indirizzo.

2. La Fondazione dà separata e specifica evidenza nel bilanciodegli impieghi effettuati e della relativa redditività. A finiinformativi indica nel documento programmatico previ sionaleannuale gli impieghi di cui all’art. 7 del D. Lgs. n. 153 del 1999.

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TITOLO IV

Bilancio e libri obbligatori

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309 Appendice

Art. 28 Bilancio

1. L’esercizio inizia il 1° gennaio e termina il 31 dicembre.

2. Entro il 31 marzo di ogni anno il Consiglio redige il progetto di bilancio con una relazione sulla gestione e lo sottopone all’Organo di Indirizzo per l’approvazione.

3. Il bilancio è composto dallo stato patrimoniale, dal con to economico, dalla nota integrativa.

4. La relazione sulla gestione illustra, in apposita sezione, gli obiettivi sociali perseguiti e gli interventi realizza ti,evidenziando i risultati ottenuti nei confronti del le diversecategorie di destinatari, nonché le politiche perseguite per garantire la sostanziale integrità del pa trimonio.

5. Il progetto di bilancio con la relazione del Consiglio e del Collegio Sindacale deve restare depositato presso la sede della Fondazione negli otto giorni che prece donol’adunanza dell’Organo di Indirizzo chiamata ad approvarlo.

6. L’Organo di Indirizzo approva il bilancio di esercizio entro il 30 aprile di ogni anno e lo trasmette all’Autorità di Vigilanza entro 15 giorni.

7. Una copia del bilancio, corredata dalla relazione sulla ge stione patrimoniale, dalla relazione del CollegioSindaca-le e dal verbale di approvazione dell’Organo di Indirizzo, deve essere, a cura degli amministratori,pubblicata per estratto con modalità idonee a diffonderne la conoscenza nel territorio di operatività della Fondazione.

8. Il bilancio è redatto secondo le forme tecniche stabilite dalla legge e dall’Autorità di Vigilanza.

9. Entro il 31 ottobre di ogni anno il Consiglio di Ammi nistrazione redige il Documento Programmatico Pre visionale relativo all’attività programmata dalla Fonda zione per l’esercizio successivo, lo sottopone all’Organo di Indirizzo, per l’approvazione, e lo trasmette entro 15 giorni all’Autorità di Vigilanza. Redige inoltre entro il termine previsto dalla legge o dai regolamenti il documento programmatico triennale e lo sottopone all’Organo di Indirizzo per l’approvazione.

10. La Fondazione predispone contabilità separate con riguardoalle imprese strumentali esercitate direttamente.

Art. 29 Libri obbligatori

1. La Fondazione tiene i seguenti libri:

a) libro dei componenti dell’Organo di Indirizzo; b) libro dei verbali delle adunanze dell’Organo di Indirizzo; c) libro dei verbali delle adunanze del Consiglio di Ammini strazione; d) libro delle delibere d’urgenza del Presidente; e) libro dei verbali delle adunanze del Collegio Sindacale; f) libro giornale; g) libro degli inventari; h) libro della beneficenza del Presidente.

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TITOLO V

Personale, compensi e rimborsi

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311 Appendice

Art. 30 Personale e servizi

1. La Fondazione si avvale di proprio personale, regolato dalle norme di lavoro di diritto privato.

2. Può affidare, anche in via continuativa, funzioni e servizi a soggetti esterni.

Art. 31 Compensi e rimborsi

1. La Fondazione non può distribuire o assegnare quote di utili, di patrimonio ovvero qualsiasi altra forma di utilità economiche agli amministratori e ai dipendenti, fatte salve le previsioni di cui ai commi seguenti.

2. Al Presidente, ai Vice Presidenti, ai componenti il Consiglio di Amministrazione e il Collegio Sindacale com pete un compenso annuo e, per ogni partecipazione a riunioni di organi collegiali, una medaglia di presenza, determinati in via generale dall’Organo di Indirizzo, ol tre al rimborso delle spese effettivamente sostenute per l’espletamento delle rispettive funzioni, da erogarsi se condo le modalità stabilite dal Consiglio, per coloro che risiedono o siano domiciliati fuori dalla città sede della Fondazione.

3. Ai componenti dell’Organo di Indirizzo e di eventuali comitati e/o commissioni tecniche, dei quali possono far parte anche soggetti estranei agli organi della Fondazione, spetta una medaglia di presenza, oltre al rimborso delle spese sostenute per la partecipazione alle adunanze, anche eventualmente determinate in misura forfettaria, de liberate dall’Organo di Indirizzo, con il parere favorevole del Collegio Sindacale, per coloro che risiedono o siano domiciliati fuori dalla città sede della Fondazione. Nel caso di partecipazione ai comitati e/o commissioni tecniche da parte di componenti dell’Organo di Indirizzo,agli stessi non potrà essere corrisposta più di una medaglia di presenza nella stessa giornata, inclusa quella corrisposta per la eventuale partecipazione alla seduta dell’Organo di Indirizzo.

4. La retribuzione dei dipendenti è disciplinata in conformità alla legge, ai contratti ed agli usi.

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TITOLO VI

Scioglimento, estinzione,

liquidazione

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313 Appendice

Art. 32 Scioglimento ed estinzione

1. La Fondazione ha durata illimitata.

2. L’Autorità di Vigilanza, sentito l’Organo di Indirizzo ed il Consiglio, può disporre con decreto la liquidazione della Fondazione, in caso di accertata impossibilità di raggiungi mento dei fini statutari.

3. La liquidazione può altresì essere disposta allorché ne faccia motivata richiesta unanime il Consiglio,previo parere favo revole dell’Organo di Indirizzo.

4. La liquidazione si svolge secondo le disposizioni del libro I, titolo II, capo II, del codice civile e relative dispo sizioni di attuazione, sotto la sorveglianza dell’Autorità di Vigilanza.

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TITOLO VII

Disposizioni transitorie

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317 Appendice

Art. 33 Decadenza e ricostituzione degli Organi

1. Il presente statuto entra in vigore il giorno successivo alla ricezione dell’atto di definitiva approvazione da parte dell’Au torità di Vigilanza.

2. I componenti degli organi attualmente in carica continuano a restare in carica anche dopo l’approvazione del presente statuto fino al termine del loro mandato. La durata del man dato attuale deve essere computata come segue: · i componenti dell’Organo di Indirizzo insediati il 4 no vembre 2005 scadono con l’approvazione del bilancio di esercizio 2011;

• i componenti del Consiglio di Amministrazione insediati il 1° gennaio 2009 scadono con l’approvazio ne del bilancio di esercizio 2012; • i componenti del Collegio Sindacale insediati il 1° gennaio2009 scadono con l’approvazione del bilan cio 2012.

3. Una volta ottenuta l’approvazione definitiva dall’Au torità di Vigilanza, la Fondazione pubblicizzerà l’ado zione del presente statuto nelle forme idonee a ga rantirne la conoscenza da parte di tutti i soggetti interessati e netrasmetterà copia a tutti gli enti con poteri di designazione.

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Uomini e giorni2002-2012

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Agostino Testa, La Pace, sec. XVIII, Udine,Palazzo patriarcale, giardino

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Page 321: 20 anni della Fondazione CRUP

Agostino Testa, Il Mezzodì, sec. XVIII,Udine, Palazzo patriarcale, giardino

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Page 322: 20 anni della Fondazione CRUP

Consiglio diAmministrazione

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Page 323: 20 anni della Fondazione CRUP

322 Uomini e giorni 2002-2012

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Page 324: 20 anni della Fondazione CRUP

323 Appendice

2003in carica dal 22.12.2003

CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE

PresidenteSilvano Antonini Canterin

Vice PresidentiPietro CommessattiLuciano Padovese

ConsiglieriPier Giorgio Bressani*Gianfranco CattarossiGaetano ColaCarlo Faleschini**Gianfranco FavaroBruno GiustSergio PeressuttiLodovico Nevio Puntin

COLLEGIO SINDACALE

PresidenteAntonio Vinicio Turello

SindaciPaolo MusollaMarco Pezzetta

Sindaci supplentiSaule CaporaleMassimo Meroi

Segretario generaleLionello D’Agostini

* Nominato al posto di Renzo Di Natale il 20.05.2002

** Nominato al posto di Bruno Chinellato

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Page 325: 20 anni della Fondazione CRUP

324 Uomini e giorni 2002-2012

2005in carica dall’1.12.2005

CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE

PresidenteSilvano Antonini Canterin

Vice PresidentiPietro CommessattiLuciano Padovese

ConsiglieriPier Giorgio BressaniGianfranco ComelliCarlo FaleschiniGianfranco FavaroSergio PeressuttiMassimo PolitiLodovico Nevio PuntinBruno Tomasini

COLLEGIO SINDACALE

PresidenteGiovanni Pelizzo

SindaciRaffaele LariceLuciano Nonis

Sindaci supplentiMassimo MeroiCesare Salvador

DIRETTORELionello D’Agostini

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Page 326: 20 anni della Fondazione CRUP

325 Appendice

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Page 327: 20 anni della Fondazione CRUP

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Page 328: 20 anni della Fondazione CRUP

327 Appendice

2009in carica dall’1.1.2009

CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE

PresidenteLionello D’Agostini

Vice PresidentiCarlo FaleschiniPaolo Musolla

ConsiglieriSergio ChiarottoGian Battista CignaccoGianfranco ComelliEmilio InsaccoMarco PezzettaMassimo PolitiBruno TomasiniMarco Maria Tosolini

COLLEGIO SINDACALE

PresidenteGiovanni Pelizzo

SindaciRaffaele LariceLuciano Nonis

Sindaci supplentiMassimo MeroiCesare Salvador

DIRETTOREPier Antonio Varutti

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Page 329: 20 anni della Fondazione CRUP

328 Appendice

Agostino Testa, Il Merito, sec. XVIII,Udine, Palazzo patriarcale, giardino

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Page 330: 20 anni della Fondazione CRUP

Organo di Indirizzo

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Page 331: 20 anni della Fondazione CRUP

330 Uomini e giorni 2002-2012

2003

MEMBRI DESIGNATI

Franco Aprilis

Paolo Bandiziol

Angelo Chiarot

Sergio Chiarotto

Renato Cinelli

Gabriele Damiani

Giorgio Della Ragione

Silvio De Paoli

Carlo Faleschini

Casimiro Fornasiero

Mario Furlanut

Alessandro Grassi

Furio Honsell

Andrea Martini

Gian Carlo Menis

Silvano Parpinel

Giovanni Pelizzo

Massimo Politi

Guglielmo Querini

Giovanni Rosalen

Luigi Tinelli*

Bruno Tomasini

Marco Maria Tosolini

Sergio Vello

ENTI DESIGNANTI

Provincia di Pordenone

Assemblea dei Soci

Assemblea dei Soci

Assemblea dei Soci

CCIAA di Pordenone

Consorzio Universitario del Friuli

Provincia di Pordenone

Assemblea dei Soci

CCIAA di Udine

Comune di Udine

Assemblea dei Soci

Provincia di Udine

Università degli Studi di Udine

Centro Iniziative Culturali Pordenone

Assemblea dei Soci

Assemblea dei Soci

Deputazione di Storia Patria per il Friuli

Policlinico Universitario di Udine

Assemblea dei Soci

Assemblea dei Soci

Assemblea dei Soci

Consorzio di Pordenone Formazione Superiore Studi Universitari e Ricerca

Assemblea dei Soci

Assemblea dei Soci

* Deceduto il 21 febbraio 2003.In sua sostituzione è stato nominato per cooptazione, nell’adunanza dell’Organo di Indirizzo del 14 marzo 2003, Gianfranco Comelli.La proclamazione a membro dell’Organo di Indirizzo è avvenuta nella seduta del Consiglio di Amministrazione del 24 marzo 2003.

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Page 332: 20 anni della Fondazione CRUP

331 Appendice

2006

MEMBRI DESIGNATI

Casimiro Fornasiero

Gian Battista Cignacco

Sergio Cadorini

Paolo De Paoli

Damiano Degrassi

Renato Cinelli

Marco Maria Tosolini

Oldino Cernoia

Paolo Moro

Furio Honsell

Giancarlo Del Zotto

Mario Furlanut

Gabriele Damiani

Marco Pezzetta

Claudio Speranzin

Andrea Mascherin

Giorgio Della Ragione

Silvio Beorchia

Luigi Conte

Emilio Insacco

ENTI DESIGNANTI

Provincia di Udine

Provincia di Pordenone

Comune di Udine

Comune di Pordenone

CCIAA di Udine

CCIAA di Pordenone

Comune di Aquileia

Comune di Cividale del Friuli

Comune di Sesto al Reghena

Università degli Studi di Udine

Consorzio di PordenoneFormazione Superiore Studi Universitari e Ricerca

Policlinico Universitario di Udine

Consorzio Universitario del Friuli

Deputazione di Storia Patria per il Friuli

Centro Iniziative Culturali Pordenone

Ordine degli Avvocati di Udine

Ordine degli Avvocati di Pordenone

Ordine degli Avvocati di Tolmezzo

Ordine dei Medici Chirurghie degli Odontoiatri della Provincia di Udine

Ordine dei Medici Chirurghie degli Odontoiatri della Provincia di Pordenone

MEMBRI COOPTATI

Sergio Chiarotto

Giancarlo Menis

Paolo Musolla

Antonio Vinicio Turello

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Page 333: 20 anni della Fondazione CRUP

332 Appendice

2011

MEMBRI DESIGNATI

Casimiro Fornasiero

Valter Giugni

Sergio Cadorini*

Paolo De Paoli

Damiano Degrassi

Renato Cinelli

Lodovico Nevio Puntin

Oldino Cernoia

Paolo Moro

Cristiana Compagno**

Giancarlo Del Zotto

Mario Furlanut

Gabriele Damiani

Gianfranco Ellero

Claudio Speranzin

Andrea Mascherin

Giorgio Della Ragione

Silvio Beorchia

Luigi Conte

Danilo Raffaele Villalta

ENTI DESIGNANTI

Provincia di Udine

Provincia di Pordenone

Comune di Udine

Comune di Pordenone

CCIAA di Udine

CCIAA di Pordenone

Comune di Aquileia

Comune di Cividale del Friuli

Comune di Sesto al Reghena

Università degli Studi di Udine

Consorzio Universitario di Pordenone

Azienda ospedaliero - universitariaSanta Maria della Misericordia - Udine

Consorzio Universitario del Friuli

Deputazione di Storia Patria per il Friuli

Centro Iniziative Culturali Pordenone

Ordine degli Avvocati di Udine

Ordine degli Avvocati di Pordenone

Ordine degli Avvocati di Tolmezzo

Ordine dei Medici Chirurghie degli Odontoiatri della Provincia di Udine

Ordine dei Medici Chirurghie degli Odontoiatri della Provincia di Pordenone

MEMBRI COOPTATI

Franco Calabretto

Claudio Filipuzzi

Giancarlo Menis

Antonio Vinicio Turello

* Deceduto il 19.04.2012** Nominata il 27.10.2008

al posto di Furio Honsell.

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Page 334: 20 anni della Fondazione CRUP

333 Appendice

2012

MEMBRI DESIGNATI

Casimiro Fornasiero

Valter Giugni

Flavia Brunetto

Paolo De Paoli

Adriano Luci

Maurizio Cini

Lodovico Nevio Puntin

Oldino Cernoia

Gianfranco Favaro

Cristiana Compagno

Liviana Covre

Alessandro Proclemer

Damiano Degrassi

Gianfranco Ellero

Franco Calabretto

Andrea Mascherin

Giorgio Della Ragione

Silvio Beorchia

Luigi Conte

Danilo Raffaele Villalta

ENTI DESIGNANTI

Provincia di Udine

Provincia di Pordenone

Comune di Udine

Comune di Pordenone

CCIAA di Udine

CCIAA di Pordenone

Comune di Aquileia

Comune di Cividale del Friuli

Comune di Sesto al Reghena

Università degli Studi di Udine

Consorzio Universitario di Pordenone

Azienda ospedaliero - universitariaSanta Maria della Misericordia - Udine

Consorzio Universitario del Friuli

Deputazione di Storia Patria per il Friuli

Centro Iniziative Culturali Pordenone

Ordine degli Avvocati di Udine

Ordine degli Avvocati di Pordenone

Ordine degli Avvocati di Tolmezzo

Ordine dei Medici Chirurghie degli Odontoiatri della Provincia di Udine

Ordine dei Medici Chirurghie degli Odontoiatri della Provincia di Pordenone

MEMBRI COOPTATI

Abele Casetta

Claudio Filipuzzi

Giancarlo Menis

Antonio Vinicio Turello

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Page 335: 20 anni della Fondazione CRUP

Il personale

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Page 336: 20 anni della Fondazione CRUP

335 Appendice

NOMINATIVIFrancesca Burello Alessandra Cadelli Alida Comelli Elena Compagno Lucia Ortez Monica Sgobino

COLLABORAZIONILorena De Biasio

Mara Della Pietra

DATA ASSUNZIONE01.10.200101.09.200001.02.200101.10.200101.09.200303.04.2006

Collaboratrice esterna dal 2001.Assunta dal 02.01.2013 Collaboratrice esterna dal 2008.

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Page 337: 20 anni della Fondazione CRUP

Finito di stampare nel mese di marzo 2013

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