tuttolibri n. 1733 (25-09-2010)

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WILLIAM FAULKNER W.F. Scritti, discorsi e lettere a cura di James B. Meriwether trad. di Luca Fusari Il Saggiatore, pp. 328, e 22 “La mia America ormai è un casinò” CLAUDIO GORLIER 6 luglio 1962: William Faulkner muore a Oxford, Mississippi, dove ha trascor- so quasi tutta la sua esisten- za. 30 settembre 1962: il gio- vane studente nero James Meredith, scortato da alcuni agenti di polizia, riesce a iscri- versi all’Università del Mis- sissippi, a Oxford, dopo che il governatore Barnett ha cer- cato di impedirglielo. Scop- piano disordini, con due mor- ti, e il presidente Kennedy in- via le truppe per ristabilire l’ordine: alcuni giorni di au- tentico conflitto civile. Io c’ero; avevo appena reso omaggio alla tomba ancora provvisoria di Faulkner, e as- sistendo a questo che va giu- dicato forse l’ultimo caso di tragedia razziale negli Stati Uniti, pensai che la morte aveva risparmiato Faulkner dall’assistervi. Faccio questa riflessione sfogliando il ricco, denso volu- me William Faulkner. W.F. Scritti, discorsi e lettere, a cu- radiJamesB.Meriwether,in uscita dal Saggiatore, perché numerose, decisive pagine ri- guardano proprio il comples- so, a suo modo tormentato, at- teggiamento del sudista Faulkner di fronte al nodo del- l’antagonismo e/o della convi- venza razziale. Notate bene: Faulkner non era in alcun mo- do razzista. Aveva rifiutato di scrivere l’epitaffio commemo- rativo per i caduti in guerra sulla facciata del palazzo del- la contea, quello che domina il primo capitolo di Requiem perunamonaca,perchénonvi figuravano i neri. In una delle numerose lettere inviate ai giornali, ora raccolte nel volu- me, del 1956 Faulkner aveva espresso (a un giornale del nord) la sua sofferenza per gli attacchi subiti dai segregazio- nisti: «Restare sudisti senza tuttavia condividere il punto di vista della maggioranza su- dista», contraria all’integra- zione. Ma egli non esitava a manifestare la sua opposizio- ne all’integrazione immedia- ta e incondizionata». Così, ammoniva: «Rallentare, ora. Fermatevi per un po’, per un momento». Parlava, qui, l’uo- mo del profondo Sud, e avver- tiva: «Il nordista, il liberale, non conosce il Sud». Quel Sud era stato sconfit- to, e senza dubbio umiliato, dal Nord un secolo prima, con la guerra civile. La scon- fitta del Sud non aveva di- strutto soltanto un sistema politico e comportamentale ma una cultura nel senso più ampio della parola, una cultu- ra, tra l’altro, fondata in larga misura sull’utopia, quella che aveva sostanzialmente contri- buito, con i sudisti Washin- gton e Jefferson, a sostanzia- re i principi della Costituzio- ne americana. Ma gli storici hanno spiegato che all’utopia, alla morale sudista si contrap- posero i valori concreti della società dei commerci, del pro- fitto, dell’industria, peculiari delNord. Così, affrontando l’inquie- tante problema del «profon- do Sud in travaglio», Faulk- ner formula un interrogativo fondamentale: «Il Sogno ame- ricano: che ne è stato?». Qui prende vigorosamente la pa- rola l’intellettuale militante del Sud, nel segno di un para- dosso che Faulkner ha incar- nato come molta parte della cultura del Sud sconfitto: l’universalità del suo respiro, di cui Faulkner è una delle più vigorose espressioni. «L’America non ha ancora trovato posto a colui che si oc- cupa soltanto di cose dello spirito umano», preoccupan- dosi di vendere sapone o siga- rette o penne stilografiche. Lo scienziato e l’umanista «potrebbero ancora salvare la civiltà». Così, l’integrazione impo- sta per legge ai sudisti arriva direttamente da quale sogno tradito, o falsato, del quale il Sud rimane tormentosamen- te depositario. Insisto sul «tormentosamente» o addirit- tura tragicamente, due com- ponenti - se permettete - qua- si shakespeariane dell’arte di Faulkner. Purtroppo, «l’Ame- rica non ha bisogno di artisti perché essi non contano in William Faulkner «Scritti, discorsi e lettere» dello scrittore che ha rivendicato per il suo Sud i valori dei padri fondatori, l’etica e la cultura opposti agli interessi dell’economia, peculiari del Nord A cura di: LUCIANO GENTA con BRUNO QUARANTA [email protected] www.lastampa.it/tuttolibri/ WilliamFaulkner,premioNobelnel1949:laraccoltadeisuoi«Scritti,discorsielettere»èinuscitadalSaggiatore UNA CENA PER NON FARE GLI STRUZZI C’eralalunapienaquella serasullecollinedi Seserhà,nelBenindel Nord.Comeadesso. Parlavoconalcuni uominidelvillaggio, quandoall’improvviso unomichiese:«Maèvero chedavoisipagaper dimagrire?».Conlasua ingenuacuriositàquella domandamettevaanudo l'incredibileirrazionalità dimoltenostreazioni,di cuispessononci rendiamoconto. La«cenadegliavanzi», conleeccedenzedi mercatieipermercati, questaserainpiazza Carignanoper«Torino Spiritualità»,èaun tempoun’iniziativa simbolicadisperanzae unoschiaffoaunsistema cheproduceobesi,iquali spenderannoaltrisoldi indieteetutedajogging. Checonsideralospreco dicibouninevitabile prezzodapagareal mercato.Qualunque membrodellapiùremota tribùdicacciatori raccoglitorisachenonsi possonospendere,per procurarsidelcibo,più caloriediquantesene otterrannodaquelcibo. Puoicorrereduegiorni dietroaunostruzzo;non puoifarloperunconiglio. Danoiperfaringrassare dicircamezzochiloun manzodaallevamento, occorronooltre4chilidi foraggioeimpieghiamo 3200calorieper produrreunbarattolodi pomodoro,checene restituirà200.Senon introduciamodei principieticinelnostro mododipensare l’economia,selasciamo fareallaleggedel profitto,noioccidentali, razionalie«civilizzati», continueremoacorrere persettimanedietroaun piccolopollo.Manonper moltoancora. Continuaapag.V TUTTOLIBRI LA STAMPA NUMERO 1733 ANNO XXXIV SABATO 25 SETTEMBRE 2010 MARCO AIME tutto LIBRI «LIBRI D’ITALIA» Gli indifferenti di Moravia La nostra borghesia cinica e ipocrita RAFFAELI P. III DIARIO DI LETTURA Il signor Millelire Baraghini, da 40 anni con Epicuro SERRI P. XI p Voleva un Paese di autentico umanesimo in cui lo Spirito contasse più del«venderesapone, sigarette openne» ANTEPRIMA L’ira funesta di Vassalli Un’autobiografia da Omero a Silvio PENT P. II SPIRITUALITA’ Alla ricerca del vero Gesù Saggi e romanzi, l’infinito enigma PICCIOLI P. VI I

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Page 1: Tuttolibri n. 1733 (25-09-2010)

Pagina Fisica: LASTAMPA - NAZIONALE - I - 25/09/10 - Pag. Logica: LASTAMPA/TUTTOLIBRI/01 - Autore: MARGAL - Ora di stampa: 24/09/10 19.59

WILLIAM FAULKNER

W.F. Scritti,discorsi e letterea cura di James B. Meriwethertrad. di Luca FusariIl Saggiatore, pp. 328, € 22

“La mia Americaormai è un casinò”

CLAUDIOGORLIER

6 luglio 1962: WilliamFaulkner muore a Oxford,Mississippi, dove ha trascor-so quasi tutta la sua esisten-za. 30 settembre 1962: il gio-vane studente nero JamesMeredith, scortato da alcuniagenti di polizia, riesce a iscri-versi all’Università del Mis-sissippi, a Oxford, dopo che ilgovernatore Barnett ha cer-cato di impedirglielo. Scop-piano disordini, con due mor-ti, e il presidente Kennedy in-via le truppe per ristabilirel’ordine: alcuni giorni di au-tentico conflitto civile. Ioc’ero; avevo appena resoomaggio alla tomba ancoraprovvisoria di Faulkner, e as-sistendo a questo che va giu-dicato forse l’ultimo caso ditragedia razziale negli StatiUniti, pensai che la morteaveva risparmiato Faulknerdall’assistervi.

Faccio questa riflessionesfogliando il ricco, denso volu-me William Faulkner. W.F.Scritti, discorsi e lettere, a cu-

ra di James B. Meriwether, inuscita dal Saggiatore, perchénumerose, decisive pagine ri-guardano proprio il comples-so, a suo modo tormentato, at-teggiamento del sudistaFaulkner di fronte al nodo del-l’antagonismo e/o della convi-venza razziale. Notate bene:Faulkner non era in alcun mo-do razzista. Aveva rifiutato discrivere l’epitaffio commemo-rativo per i caduti in guerrasulla facciata del palazzo del-la contea, quello che dominail primo capitolo di Requiemper una monaca, perché non vifiguravano i neri. In una dellenumerose lettere inviate aigiornali, ora raccolte nel volu-me, del 1956 Faulkner avevaespresso (a un giornale delnord) la sua sofferenza per gliattacchi subiti dai segregazio-nisti: «Restare sudisti senzatuttavia condividere il puntodi vista della maggioranza su-dista», contraria all’integra-zione. Ma egli non esitava amanifestare la sua opposizio-ne all’integrazione immedia-ta e incondizionata». Così,ammoniva: «Rallentare, ora.Fermatevi per un po’, per unmomento». Parlava, qui, l’uo-mo del profondo Sud, e avver-tiva: «Il nordista, il liberale,non conosce il Sud».

Quel Sud era stato sconfit-to, e senza dubbio umiliato,dal Nord un secolo prima,con la guerra civile. La scon-fitta del Sud non aveva di-

strutto soltanto un sistemapolitico e comportamentalema una cultura nel senso piùampio della parola, una cultu-ra, tra l’altro, fondata in largamisura sull’utopia, quella cheaveva sostanzialmente contri-buito, con i sudisti Washin-gton e Jefferson, a sostanzia-re i principi della Costituzio-ne americana. Ma gli storicihanno spiegato che all’utopia,alla morale sudista si contrap-posero i valori concreti dellasocietà dei commerci, del pro-fitto, dell’industria, peculiaridel Nord.

Così, affrontando l’inquie-tante problema del «profon-

do Sud in travaglio», Faulk-ner formula un interrogativofondamentale: «Il Sogno ame-ricano: che ne è stato?». Quiprende vigorosamente la pa-rola l’intellettuale militantedel Sud, nel segno di un para-dosso che Faulkner ha incar-nato come molta parte dellacultura del Sud sconfitto:l’universalità del suo respiro,di cui Faulkner è una dellepiù vigorose espressioni.«L’America non ha ancoratrovato posto a colui che si oc-cupa soltanto di cose dellospirito umano», preoccupan-dosi di vendere sapone o siga-rette o penne stilografiche.

Lo scienziato e l’umanista«potrebbero ancora salvarela civiltà».

Così, l’integrazione impo-sta per legge ai sudisti arrivadirettamente da quale sognotradito, o falsato, del quale ilSud rimane tormentosamen-te depositario. Insisto sul«tormentosamente» o addirit-tura tragicamente, due com-ponenti - se permettete - qua-si shakespeariane dell’arte diFaulkner. Purtroppo, «l’Ame-rica non ha bisogno di artistiperché essi non contano in

William Faulkner «Scritti, discorsi e lettere» dello scrittoreche ha rivendicato per il suo Sud i valori dei padri fondatori, l’eticae la cultura opposti agli interessi dell’economia, peculiari del Nord

A cura di:LUCIANO GENTAcon BRUNO QUARANTA

[email protected]/tuttolibri/

William Faulkner, premio Nobel nel 1949: la raccolta dei suoi «Scritti, discorsi e lettere» è in uscita dal Saggiatore

UNA CENAPER NON

FAREGLI STRUZZI

C’era la luna piena quellasera sulle colline di

Seserhà, nel Benin delNord. Come adesso.

Parlavo con alcuniuomini del villaggio,

quando all’improvvisouno mi chiese: «Ma è vero

che da voi si paga perdimagrire?». Con la sua

ingenua curiosità quelladomanda metteva a nudol'incredibile irrazionalità

di molte nostre azioni, dicui spesso non cirendiamo conto.

La «cena degli avanzi»,con le eccedenze di

mercati e ipermercati,questa sera in piazza

Carignano per «TorinoSpiritualità», è a untempo un’iniziativa

simbolica di speranza euno schiaffo a un sistemache produce obesi, i quali

spenderanno altri soldiin diete e tute da jogging.

Che considera lo sprecodi cibo un inevitabile

prezzo da pagare almercato. Qualunque

membro della più remotatribù di cacciatori

raccoglitori sa che non sipossono spendere, per

procurarsi del cibo, piùcalorie di quante se ne

otterranno da quel cibo.Puoi correre due giorni

dietro a uno struzzo; nonpuoi farlo per un coniglio.Da noi per far ingrassare

di circa mezzo chilo unmanzo da allevamento,

occorrono oltre 4 chili diforaggio e impieghiamo

3200 calorie perprodurre un barattolo di

pomodoro, che ce nerestituirà 200. Se non

introduciamo deiprincipi etici nel nostro

modo di pensarel’economia, se lasciamo

fare alla legge delprofitto, noi occidentali,razionali e «civilizzati»,continueremo a correre

per settimane dietro a unpiccolo pollo. Ma non per

molto ancora.

Continua a pag. V

TUTTOLIBRI

LASTAMPA

NUMERO 1733ANNO XXXIVSABATO 25 SETTEMBRE 2010

MARCO AIME

tuttoLIBRI

«LIBRI D’ITALIA»

Gli indifferentidi MoraviaLa nostra borghesiacinica e ipocritaRAFFAELI P. III

DIARIO DI LETTURA

Il signorMillelireBaraghini, da 40anni con EpicuroSERRI P. XI

p

Voleva un Paesedi autentico umanesimoin cui lo Spirito contassepiù del «vendere sapone,sigarette o penne»

ANTEPRIMA

L’ira funestadi VassalliUn’autobiografiada Omero a SilvioPENT P. II

SPIRITUALITA’

Alla ricercadel vero GesùSaggi e romanzi,l’infinito enigmaPICCIOLI P. VI

I

Page 2: Tuttolibri n. 1733 (25-09-2010)

Pagina Fisica: LASTAMPA - NAZIONALE - II - 25/09/10 - Pag. Logica: LASTAMPA/TUTTOLIBRI/02 - Autore: MARGAL - Ora di stampa: 24/09/10 19.59

«Gli indifferenti» La borghesia trasformista,cinica, ipocrita nell’esordio di Alberto Moravia

A 20 ANNI DALLA MORTELe opereGli indifferenti», l’esordiocapolavoro di Alberto Moravianel1929, è disponibile per i itipidi Bompiani, la casa editricedello scrittore romano, nato il 28novembre 1907 e scomparso il26 settembre 1990 (pp. 340,€ 9,50). Il romanzo è pubblicatoanche in 6 cd audio (€ 40), lettoda Toni Servillo.Le Opere di Moravia sono stateraccolti da Bompiani in quattrovolumi (il primo, il secondo, ilquarto € 48 l’uno, il terzo € 96).Il Moravia osservatore e critico disocietà, costume e politica siritrova in Impegnocontrovoglia (Bompiani, pp321, € 9,80); la sua esperienza dideputato europarlamentare - fueletto nelle liste del Pci, 1984 - sidispiega nel Diario europeo.Pensieri, persone, fatti, libri,1984-1990 (Bompiani, pp. 344,€ 8,80). Sempre da Bompiani, laVita di Moravia (scritta conAlain Elkann, pp. 289, € 15). DaLaterza, Intervista sulloscrittore scomodo (pp. VII-209,€ 8,50), a cura di Nello Ajello.

Lettere e biografiaDa Bompiani, tre le novità percelebrare i vent’anni dallascomparsa di Moravia.E’ appena uscito Lettere adAmelia Rosselli. Con altrelettere familiari e prime poesie(1915-1951) (pp. 372, € 17):l’artista da giovane come simanifesta alla zia, figlia di CarloRosselli. Mentre sarànno inlibreria dal 13 ottobre AlbertoMoravia, una biografia di Renéde Ceccatty (pp. 970. € 25) eCinema italiano, selezione dellesue recensioni di criticocinematografico, tra il 1933 e il1990 (qui sotto, la recensione).

LA SUA TESI DI LAUREA«L’esamedi laurea[...] futragicomico.Ioavevomessoinsiemeuncentinaiodipaginette:uncompitino,sui rapporti traarteepsicanalisineiprimidecennidelNovecento.Leavevodate (lepaginette)da“battereamacchina”,comeallorasidiceva,edarilegareaunacopisteriadovesiconfezionavanosoprattuttole tesidei laureandi inmedicina,eneavevoavuto ilgiornoprimadell’esameuntestopienodierrori.Alcuneparoleeranostatetradotteinmedichese: il capitolosulSurrealismo,adesempio,eradiventatoil capitolodelSurrenalismoedelSurrenale.[...]Il controrelatoreprofessorGilloDorfles,cheavevadatoun’occhiataallamiatesisoltantoquellamattinaeneera rimastoinorridito,chieseconforza lamiabocciatura. [...]. Ilmiopresentatore(edifensored’ufficio)CesareMusatti,chedellamiatesiavevaunanozionemoltovagaattraversononsopiùqualeassistente,essendopersuanaturaunapersonaaccomodantedissechesì, leargomentazionidelprofessorDorfleseranofondate,manonalpuntochemisidovessebocciare.Propose:«Abbassiamogli il voto». Ilsenatoaccademicofud’accordoe iodivennidottorecomeil viscontediItaloCalvino.Dottoredimezzato».

Ai Parioli la culladei menefreghisti

SERGIOPENT

Sebastiano Vassalli,uno dei nostri pochi grandinarratori, scrittore duttile mauomo schivo che da sempre di-fende i confini del suo isola-mento tra nebbie e zanzare, as-sediato dalle orde della barba-rie contemporanea, ha sceltoinaspettatamente di mettersia nudo in un'intervista senzafronzoli - Un nulla pieno di sto-rie, in uscita da Interlinea e inanteprima oggi al Castello diBelgioioso n.d.r. - con la rusti-ca, burbera spontaneità di unfanciullo quasi settantenne acui sembra che l'interlocutorestrappi ogni recondito segretogiocando d'astuzia con la suaingenuità. Ma Vassalli non è in-genuo e Giovanni Tesio - l'ami-co critico - non è un sadico op-portunista a caccia di scoop.

La naturale sintonia con laquale si sviluppa questa aspra,conflittuale confessione in for-ma di riassunto epocale, lasciacomunque interdetti, stupiti, avolte imbarazzati per la schiet-tezza disamorata con cui loscrittore sputa rabbia sugliaspetti più intimi della sua vi-

ta. Nessuno, forse nemmenol'impudico e provocatorioHouellebecq, si riferirebbe all'odiata figura del padre - repub-blichino per convenienza, de-linquente di mezza tacca, vio-lento e truffatore - definendolosolo e sempre «il Merda».

Nessuno, crediamo, mette-rebbe a nudo in modo così sca-bro esperienze private che -per una sorta di grottesco pa-radosso, di quelli che ti fannodubitare di ogni credo religio-so - dalla perfetta triade geni-tori-consorte-figli hanno rice-vuto solo colpi mortali: la folliadella moglie sfociata in una vo-lontà d'omicidio - da parte dell'autore - di quanti contribuiro-no a plagiarne la debolezza psi-chica, l'adozione di un figlioperso senza troppi rimpianti.

Pagine dirette e dure comeun pugno nello stomaco. Tesioriscatta certe dolenti confes-sioni incanalandole in un per-corso che scarta via via le brut-ture e i disagi per farsi largo inuna vicenda creativa invecevariegata, ricca di riconosci-menti e soddisfazioni.

Vassalli ha percorso le stra-de letterarie più disparate, acca-sandosi temporaneamente pres-so il Gruppo 63, attento a nonmettervi radici e svanire nell'oblio come molti altri fautori diquella parentesi di goliardicaanarchia: «Vivevamo davveroin un altro mondo e in un'altraepoca». Dal territorio di orizzon-ti piatti e risaie alle rusticheasperità di una Valsesia conser-vatrice e materna, l'homo infelixSebastiano Vassalli si è costrui-to una geografia di leggenda nel-la quale hanno preso vita moltesue opere. Storia e memoria co-stituiscono le costanti più evi-denti dei suoi romanzi - da Lachimera fino a Le due chiese - maVassalli ha raccontato il mondoe le stagioni, la società e la politi-ca, cercando un tracciato socia-le e antropologico in grado dielevarlo al rango nobile di «viag-giatore nel tempo».

Gli incontri si evolvono in unperenne confronto critico con la

propria epoca, e tutta un'Italiaappena dietro l'angolo emergedalla considerazioni dell'autore:l'amicizia conflittuale con GiulioEinaudi, il «padre-padrone» ac-cusato, in un momento d'ira, diaver causato la morte di Pave-se; il lassismo civile degli italia-ni, «convinti di non avere un ca-rattere nazionale e di non esse-re una nazione»; gli anni odiatidell'insegnamento «travolto dal-la demagogia e dal trionfo deinumeri», con l'Italia «cafona, ap-prossimativa e berluscona» chenasce in quegli Anni Ottanta.

Vassalli non risparmia infat-ti le sue più feroci stoccate al «si-

gnor B.», arrivato al momentogiusto, dopo il crollo delle vec-chie ideologie, in un'Italia aper-ta a un premier più simile «all'italiano vero di Toto Cutugnoche non a uno statista».

In questa escalation di sen-tenze sincere e spudorate l'in-tervista si trasforma in un collo-quio a 360 gradi che diventa ilriassunto ideale dei nostri ma-lesseri nazionali. Mancano spun-ti d'allegrezza, manca la quietaconsapevolezza di un percorsocomunque ben definito, mentrele uniche certezze in transito so-no riposte nel fiato della parolaletteraria: «Io credo che la gran-de letteratura continuerà a esi-stere, anche se l'arte del raccon-to, in questa epoca dominatadalla religione dei numeri, sem-bra completamente inutile». Lacriticità che lo scrittore si portadentro rappresenta l'eredità diun passato ostile, e in ogni me-

moria, in ogni tentativo d'amici-zia, spunta un alito di disagio, unvelo di sarcasmo, una volontà didenuncia che è diventata neglianni privilegiato punto d'osser-vazione sulla vita, quel «grandeinganno che ci attanaglia».

«Un nulla pieno di storie» èla definizione che Vassalli sce-glie di se stesso - ricavata da unafrase di Góngora -, titolo adegua-to di un percorso in cui l'uomopubblico accoglie in sé l'espe-rienza, la modella, la setaccia, la-sciando emergere dolori e para-dossi, ma tracciando la rotta diuna scelta narrativa e ideologi-ca ferocemente indipendente. El'acuta, articolata postfazione diTesio scolpisce l'opera di un per-sonaggio anomalo, ribelle, sen-za tempo ma presente in ognitempo storico, «da Omero al si-gnor B.». Un narratore di storieduro e puro, che forse neppurepiù ci meritiamo.

«Un nulla pienodi storie»: l’autoredella «Chimera»in un’intervistacon Giovanni Tesio

MASSIMORAFFAELI

Ma esiste in Italia laborghesia? Gli storici ne par-lano come di una classe trop-po anomala e ritardatariaper non essere la formazionedi compromesso dove infattisi affollano anche parassiti erentiers, burocrati e popolograsso: non è dunque la clas-se degli asceti laboriosi di cuidissero Max Weber e Tho-mas Mann né quella deglieroici pescicani immortalatida Balzac e Zola. Segnata daltrasformismo e dall'opportu-nismo, cinica e ipocrita, mi-scredente malgrado l'esibitocattolicesimo, essa è la plebebenestante o «generone», co-me si dice a Roma, di cui Al-berto Moravia dà il palinse-sto secolare e insieme il qua-dro clinico nei suoi trenta ro-manzi.

Acuto, implacabile, all'al-tezza della perpetua meta-morfosi di qualcosa che sem-bra non avere un passato néun futuro, si direbbe che laborghesia italiana sia unasua invenzione fin dal roman-zo d'esordio, Gli indifferenti,che l'autore pubblica venti-duenne rifiutando prosa d'ar-te e letteratura d'atmosfera.

Solo, malato, mentre fuoridal sanatorio dove sta scri-vendo si sancisce il Concor-dato del manganello conl'aspersorio, che più borghe-se non potrebbe essere, Mo-ravia ha già letto i tragici gre-ci e i romanzieri russi dell'Ot-tocento, uniche guide di unautodidatta che teme ognicomplicità con la propria ma-teria. Dirà in una pagina di-spersa del '45 (ora nell'utileguida di Rocco Carbone, Al-berto Moravia e Gli indifferen-ti, Loescher 1992): «Per laprima volta in vita mia miparve di mettere i piedi so-pra un terreno solido. Cosìmi ero messo in mente discrivere un romanzo cheavesse al tempo stesso laqualità di un'opera narrativae quella di un dramma. […]Senza volerlo né propormelocome fine, diedi una pitturacompleta e veritiera della vi-ta quotidiana di una famigliaborghese di quegli anni».

Nel romanzo, scritto in ter-za persona e scandito in qua-rantotto ore secondo le unitàaristoteliche, non ci sono ester-ni e tutto vi si rappresenta alchiuso degli appartamenti diPrati o Parioli, in dimore sem-pre così buie e soffocanti dasembrare spazi concentrazio-nari. Lì prosperano i borghesidi Moravia, cioè individui re-clusi nel ciclo elementare delsangue, del sesso e dei soldi.Sono, alla lettera, dei «mene-freghisti» che tali rimangonodopo la caduta del regime, per-ché restano uomini e donnesenza alcuna qualità che nonsia quella della soddisfazioneimmediata di impulsi arcaici,fatali, che li illudono di esiste-re nello stesso momento in cuivi soggiacciono. Leo, un ambi-guo uomo d'affari e impudentelibertino, è l'amante di Maria-grazia, la cui fiamma è però af-fievolita dall'attrattiva che suLeo esercita la figlia di lei, Car-la, una silfide fredda ma nonmeno disposta a cedergli il cor-po così come un destino gravi-do di ignoto; testimone impri-gionato nel duplice triangolo

dell'adulterio, impotente a re-dimere la sua stessa ipocrisia,è Michele, fratello di Carla,che nel finale favorisce invo-lontariamente il grottesco ma-trimonio di Leo e sua sorella:non a caso nell'omonimo filmdi Citto Maselli ('64), Leo ha lasagoma dura e atticciata diRod Steiger mentre Carla ha ilsembiante lunare di una giova-nissima Claudia Cardinale.

Ciò che si consuma ne Gliindifferenti è un decorso di

normalità assoluta coi relativistrascichi del familismo e delparassitismo esistenziale sucui Moravia tornerà, da illu-minista debitore (per quel po-co o molto) di Marx e diFreud, agli snodi essenzialidella sua fenomenologia, da Ildisprezzo ('54) a La noia ('60)e La vita interiore ('78), nonesclusi un altro capolavoroquale il racconto di formazio-ne Agostino ('44) e un'operaregolarmente sottovalutatacome Il conformista (’51), nono-stante il bel film che poi netrasse Bernardo Bertolucci.

Impassibile e necessaria-mente gelido, Moravia è l'ana-lista di una società che, vistada lontano, muta tumultuosa-mente ma scrutata da vicinotradisce sempre il rigor mor-tis: la sua pagina spoglia, opa-ca, avara di qualunque orna-mento, la sua che venne defini-ta una lingua di plastica, è in-vece il pegno di un autore «de-voto all'intelligenza delle co-se» (scrive Raffaele Manicanella sua ottima monografia,Moravia, Einaudi 2004), per-ciò vocato ad una vera e pro-pria mistica della realtà, come

attesta una bibliografia stermi-nata (di racconti, pièces teatra-li, recensioni letterarie e cine-matografiche, reportages, sag-gi e interventi militanti) cui sidebbono aggiungere le innu-merevoli dichiarazioni rilascia-te ai suoi biografi (Enzo Sicilia-no, Alain Elkann, Dacia Marai-ni e Renzo Paris di cui è menonoto, ma importante, il Ritrat-to dell’artista da vecchio. Con-versazioni con Alberto Moravia,minimum fax 2001).

Solo un laico assoluto comelui poteva paradossalmente co-struire decine di romanzi man-tenendo fede a un'entità cosìtorpida e vischiosa nel profon-do, la cosiddetta borghesia ita-liana, da manifestarsi semprecome un universo informe o re-siduale. Lo ha fatto per oltrecinquant'anni con la precisio-ne di un sismografo, eclissan-do il suo punto di vista da unaangolatura ogni volta diversa:anche e soprattutto per que-sto motivo, ha scritto di recen-te Franco Cordelli, può dirsi«il romanziere più romanzieredel nostro secolo».

FRANCESCOTROIANO

Nessuno scrittoredel’900 ha intrattenuto rappor-ti intensi e duraturi con la setti-ma arte quanto il romanzierede La noia: nelle vesti di sceneg-giatore, di autore di testi narra-tivi dipoi trasmutati in film, dicritico. Così, introducendo Mo-ravia al cinema annota AlbertoPezzotta, curatore assieme adAnna Gilardelli della corposaraccolta - oltre 1600 pagine - discritti moraviani dedicati al ci-nema italiano, in uscita da Bom-piani a metà ottobre: sono in es-sa riunite circa 600 recensioni,più svariati interventi apparsifuori dalle rubriche tenute conregolarità su L’Europeo (1950 -1954) e L’Espresso (1955 - 1990).

Come intendesse Moraviaquesta sua seconda - ma nien-t’affatto secondaria - attività,egli stesso ebbe modo di chia-rirlo già nel 1950: «compito delcritico non è insegnare agli arti-sti quel che dovrebbero fare,bensì scoprire quello che inten-

devano fare e vedere se l’hannofatto». A detta vocazione demo-cratica, per nulla pedagogica del-la critica egli è rimasto fedele: inpiù filtrandola attraverso unaconcezione razionalista della fun-zione dell’intellettuale, per il qua-le - a dir del Pezzotta - scrivere dicinema significa parlare dellacultura e della società in cui i filmsono immersi.

Se la critica professionale lo

ha accusato di non adoprarestrumenti attinti dalla storia edalla teoria del cinema, di certo ilsuo approccio mai è stato dilet-tantistico: basti vedere com’eglisi è servito di mezzi analitici raffi-nati, dal marxismo alla psicanali-si, per decrittare lo specifico fil-mico. Altro rilievo che gli è statofatto - si ricorda un pungente epi-gramma di Ruggero Guarini - èquello di muover sempre dalla

trama per guardare alle pellico-le: e se è vero che talvolta il ro-manziere prevale sul critico e ilpiacere dell’affabulazione la vin-ce, è pur palese che il suo non èmero resoconto dell’intreccio,bensì «analisi della struttura nar-rativa» mirata a «ripercorrerecriticamente il cammino dell’arti-sta». In relazione al modo d’acco-starsi ad un film, Moravia ha pre-cisato come lo spettatore debba

«abolire l’ego e lasciare che l’es simanifesti. In altre parole biso-gna abolire quella che Reich chia-ma la “corazza caratteriale”: lebarriere, i diaframmi, le preven-zioni costruite dal proprio io».

Condivisibile intento, che nelcaso suo s’unisce al privilegiarel’autore (pur se in un’accezionemeno reverenziale di quella, po-niamo, dei Cahiers du Cinéma).Pleonastico dire sino a che pun-

to stimolanti possano essere lesue riflessioni sui lavori dei mae-stri, da Fellini ad Antonioni (ilsuo prediletto, probabilmente):e difficile negare il fastidio chetrasuda, ad esempio, all’esamedei film di Argento (Profondo ros-so, Suspiria), tra le non molte pel-licole di genere segnalate neltempo. Quanto alla commedia in-digena, essa è trattata con suffi-cienza pure se sotto la lente sitrovano Una vita difficile o L’ar-mata Brancaleone. Forse perchéegli vuol tenersi distante da for-me di coinvolgimento, di compli-cità con un’italietta che gli paresia blandita da simili opere?

Vi è, di sicuro, una profondadiffidenza verso certa cultura po-polare, ch’è il limite d’altronded’intellettuali di taglia e di lettera-ti coevi (si pensi a Calvino): essava di pari passo con l’ambizioneloro di mutare la realtà, frenati inciò dalla paura di comprometter-si per farlo. E’ una contraddizio-ne, a ben riflettere, che percorreper intero il ventesimo secolo, enon solo quello nostrano.

ANDREACORTELLESSA

Per una volta il risvol-to va preso in parola: «uno deipiù disturbanti romanzi di que-sti anni». Anche perché «di-sturbante» non è annoveratofra gli epiteti promozionali del-l’editoria glam di oggi. E qualeoccasione più glam dell’esor-dio narrativo di una giovanedonna, ispida critica letterariaper di più, che addirittura af-fronta il più abusato dei temi -l’amore?

Ecco: se già vi state facen-do un’idea, di che tipo di ro-manzo possa essere Il farmacodi Gilda Policastro, mettetelasubito da parte. Perché di gla-mour, qui, non ce n’è punto.Perché quest’amore è simile,piuttosto, al «brutto poter»evocato dal Leopardi estremodi A se stesso (evidente matriceideologica del testo). È un vele-no insomma, come appuntoogni farmaco nell’etimo: «do-ve la medicina e il male sono lastessa cosa». Ed è in una Casa

della Vita, transito fra ciò che èvita e ciò che non lo è, che s’in-scena Il farmaco.

In un Ospedale senza luogo esenza tempo si muovono a tento-ni, ciechi come dannati agli Infe-ri, medici ausiliari e pazienti.Senza volto, dalle inflessioni ato-ne e irriconoscibili (fra loro me-scolate in una ridda battente dirumori o voci, come davvero nel-l’aere perso dantesco), scatena-

no una fiera delle morbosità, unteatro dell’oscenità che non ri-sparmia nulla e nessuno. Il pri-mario, autoritario e sadico(«non so se hai fatto il medicoperché sei cattivo, o sei cattivoperché fai il medico»), si fa chia-mare Bardamu come nel Viag-gio al termine della notte di Céli-ne: e pare in effetti concepitodal Dottor Semmelweiss que-st’universo claustrofobico in cui

ogni corpo è «pezzi che non fun-zionano», sentina di umori irre-spirabili, amorfa costellazionedi macchie ripugnanti («tutto èveicolo d’infezione»). Pochi testial pari di questo mettono voglia,a chi legga, di correre a lavarsile mani. Parrebbe di trovarsi inThe Kingdom, il tormentoso se-rial di Lars Von Trier, ma depri-vato d’ogni farsa metafisica: l’in-ferno è tale proprio perché spie-

tatamente fisico - cioè psichico(l’esergo è da Groddeck).

Ma non è solo un testo «di-sturbante». Se Il farmaco ha que-sta straordinaria capacità di in-fettare l’immaginario di chi leg-ge, è in quanto testo disturbato.Col coraggio e l’ostinazione cheha per insegna, Gilda Policastros’è foggiata - s’è dovuta foggiare- una lingua del disturbo: fattanon solo dell’amato discorso in-

diretto libero, ma anche diun’orgia di interruzioni e ripeti-zioni che fanno sbocciare il mo-nologo delirante in un’efflore-scenza di muffe paraipotatti-che. Come in Laura Pugno - nar-ratrice diversissima ma comelei venuta dalla poesia - le do-mande che singhiozzano il detta-to sono per lo più senza punto in-terrogativo: emergenza tragica,cioè senza soluzione («e che c’èda guardare. E adesso.»), che la-scia ammirati quanto sconvolti.

Naturalmente, fra i moltipossibili farmaci, uno ce ne sa-rebbe in grado di dare inveceuna soluzione, tragica in quantoinappellabile, alla malattia ditutti noi. Ma la coazione a ripete-re su cui si conclude Il farmaco -il suo «sì», paradossale, a que-st’inferno - conferma l’opinionedi un maestro segreto di questolibro, Italo Svevo: se la vita è «lamalattia della materia», alla ma-lattia non potremo mai rinuncia-re. Perché malgrado tutto èquella, appunto, che ci tiene invita.

La detestata figuradel padre, dal proprioa Giulio Einaudi,una gragnuola di pugnicontro l’Italia cafona

Confessioni Disagio e sarcasmo,tra malesseri privati e nazionali

Amava Fellinie Antonioni,

non le commedie

Se l’ospedaleè un teatro

dell’oscenità

Al cinema Il mestiere di criticodiffidente della cultura popolare

Gilda Policastro Nell’universoclaustrofobico del «Farmaco»

FRANCESCO SERRAO

Mar di nebbie= Nei suoi versi AlbertoMoravia vedeva romanziincompiuti. Lungo il marTirreno (Laruffa ed., pp. 63,€ 10, www.laruffaeditore.it) èl’ulteriore giostra di frammentiche Francesco Serrao, neopremio Palmi, offre al lettore,ma innanzitutto a se stesso.Modellato con la creta che hanutrito i Racconti romani,questo adolescenteultrasessantenne chiede allaparola (e non da oggi, siricorderanno almeno leraccolte Ombre dal marvenute e La locanda grigia) dimedicarne il male di vivere.Lui sempre in attesa delcerusico ideale, qualeauspicava per sé e perl’universo mondo letterarioMarcel Proust: «Come voleteche Cottard vi possa curare?Ha previsto la difficoltà didigerire i sughi, l’imbarazzogastrico, ma non ha previsto lalettura di Shakespeare...».Granelli di sé sparge ilgirovago Francesco Serrao, sue giù lungo le pietre capitoline,«tra l’alba e l’apertura deiforni», come lo sorprendeCarlo Ripa di Meana, valicandogli orizzonti della mediocrità,un Tonio Kröger che vorrebbeessere riconosciuto nonesibendo il burocraticodocumento d’identità, masemplicemente,naturalmente, dittando (edissipando) versi.Che cos’è un canzoniere senon un ventaglio diautoscatti? Estraneo,impermeabile a ogni vento digenerazione perduta,Francesco Serrao indugia sullabattigia, collezionando leconchiglie che sono gliantenati, i confrères, lamamma onorata di unaimmensa trepidezza (con lei«Là dove il Tirreno non sempresbatteva / onde a riva / dallabufera portate ed altri riti...»),la culla calabrese di Palmi («Trale ombre di Siderno e Palmi / siaggira la tua figura / al vaglio eall’incertezza se / prendere lavia che mena / all’ombrosoAspromonte...»).Cucita con fili crepuscolari epalazzeschiani (anche), lapoesia di Francesco Serrao haun respiro fantasmatico,tutt’altro che tetro, tutt’altroche rantolante, indovinando«durevoli desideri su un fuoco/ già acceso». Due volteinvocando le nebbie antiche,dove smarrirsi è ri-essere. Bruno Quaranta

L’ira funestadi Vassalli,da Omeroal signor B.

pp Gilda Policastrop IL FARMACOp Fandangop pp. 237, € 15

150O

Libri d’ItaliaVerso il 2011

pp Sebastiano Vassallicon Giovanni Tesiop UN NULLA PIENO DI STORIEp Interlinea, pp. 142, € 15p In anteprima, oggi e domani

alla mostra mercato dei piccolieditori «Parole nel tempo» alCastello di Belgioioso

pp Alberto Moraviap CINEMA ITALIANO. 1933-1990p a cura di A. Pezzotta-A.Gilardellip Bompiani, pp. 1630, € 34

POESIA

Gilda Policastro

Sebastiano Vassalli, «Le due chiese» (Einaudi) è il suo ultimo romanzo

Analista di una societàche, vista da lontano,muta tumultuosamentema scrutata da vicinotradisce il rigor mortis

Moravia con Sophia Loren

Nei suoi romanziil quadro clinicodi individui reclusinel ciclo elementaresangue, sesso, soldi

Moravia con Anna Magnani. Sullo sfondo Pasolini, Laura Betti, Arbasino

Scrittori italianiIITuttolibri

SABATO 25 SETTEMBRE 2010LA STAMPA III

Page 3: Tuttolibri n. 1733 (25-09-2010)

Pagina Fisica: LASTAMPA - NAZIONALE - III - 25/09/10 - Pag. Logica: LASTAMPA/TUTTOLIBRI/02 - Autore: MARGAL - Ora di stampa: 24/09/10 19.59

«Gli indifferenti» La borghesia trasformista,cinica, ipocrita nell’esordio di Alberto Moravia

A 20 ANNI DALLA MORTELe opereGli indifferenti», l’esordiocapolavoro di Alberto Moravianel1929, è disponibile per i itipidi Bompiani, la casa editricedello scrittore romano, nato il 28novembre 1907 e scomparso il26 settembre 1990 (pp. 340,€ 9,50). Il romanzo è pubblicatoanche in 6 cd audio (€ 40), lettoda Toni Servillo.Le Opere di Moravia sono stateraccolti da Bompiani in quattrovolumi (il primo, il secondo, ilquarto € 48 l’uno, il terzo € 96).Il Moravia osservatore e critico disocietà, costume e politica siritrova in Impegnocontrovoglia (Bompiani, pp321, € 9,80); la sua esperienza dideputato europarlamentare - fueletto nelle liste del Pci, 1984 - sidispiega nel Diario europeo.Pensieri, persone, fatti, libri,1984-1990 (Bompiani, pp. 344,€ 8,80). Sempre da Bompiani, laVita di Moravia (scritta conAlain Elkann, pp. 289, € 15). DaLaterza, Intervista sulloscrittore scomodo (pp. VII-209,€ 8,50), a cura di Nello Ajello.

Lettere e biografiaDa Bompiani, tre le novità percelebrare i vent’anni dallascomparsa di Moravia.E’ appena uscito Lettere adAmelia Rosselli. Con altrelettere familiari e prime poesie(1915-1951) (pp. 372, € 17):l’artista da giovane come simanifesta alla zia, figlia di CarloRosselli. Mentre sarànno inlibreria dal 13 ottobre AlbertoMoravia, una biografia di Renéde Ceccatty (pp. 970. € 25) eCinema italiano, selezione dellesue recensioni di criticocinematografico, tra il 1933 e il1990 (qui sotto, la recensione).

LA SUA TESI DI LAUREA«L’esamedi laurea[...] futragicomico.Ioavevomessoinsiemeuncentinaiodipaginette:uncompitino,sui rapporti traarteepsicanalisineiprimidecennidelNovecento.Leavevodate (lepaginette)da“battereamacchina”,comeallorasidiceva,edarilegareaunacopisteriadovesiconfezionavanosoprattuttole tesidei laureandi inmedicina,eneavevoavuto ilgiornoprimadell’esameuntestopienodierrori.Alcuneparoleeranostatetradotteinmedichese: il capitolosulSurrealismo,adesempio,eradiventatoil capitolodelSurrenalismoedelSurrenale.[...]Il controrelatoreprofessorGilloDorfles,cheavevadatoun’occhiataallamiatesisoltantoquellamattinaeneera rimastoinorridito,chieseconforza lamiabocciatura. [...]. Ilmiopresentatore(edifensored’ufficio)CesareMusatti,chedellamiatesiavevaunanozionemoltovagaattraversononsopiùqualeassistente,essendopersuanaturaunapersonaaccomodantedissechesì, leargomentazionidelprofessorDorfleseranofondate,manonalpuntochemisidovessebocciare.Propose:«Abbassiamogli il voto». Ilsenatoaccademicofud’accordoe iodivennidottorecomeil viscontediItaloCalvino.Dottoredimezzato».

Ai Parioli la culladei menefreghisti

SERGIOPENT

Sebastiano Vassalli,uno dei nostri pochi grandinarratori, scrittore duttile mauomo schivo che da sempre di-fende i confini del suo isola-mento tra nebbie e zanzare, as-sediato dalle orde della barba-rie contemporanea, ha sceltoinaspettatamente di mettersia nudo in un'intervista senzafronzoli - Un nulla pieno di sto-rie, in uscita da Interlinea e inanteprima oggi al Castello diBelgioioso n.d.r. - con la rusti-ca, burbera spontaneità di unfanciullo quasi settantenne acui sembra che l'interlocutorestrappi ogni recondito segretogiocando d'astuzia con la suaingenuità. Ma Vassalli non è in-genuo e Giovanni Tesio - l'ami-co critico - non è un sadico op-portunista a caccia di scoop.

La naturale sintonia con laquale si sviluppa questa aspra,conflittuale confessione in for-ma di riassunto epocale, lasciacomunque interdetti, stupiti, avolte imbarazzati per la schiet-tezza disamorata con cui loscrittore sputa rabbia sugliaspetti più intimi della sua vi-

ta. Nessuno, forse nemmenol'impudico e provocatorioHouellebecq, si riferirebbe all'odiata figura del padre - repub-blichino per convenienza, de-linquente di mezza tacca, vio-lento e truffatore - definendolosolo e sempre «il Merda».

Nessuno, crediamo, mette-rebbe a nudo in modo così sca-bro esperienze private che -per una sorta di grottesco pa-radosso, di quelli che ti fannodubitare di ogni credo religio-so - dalla perfetta triade geni-tori-consorte-figli hanno rice-vuto solo colpi mortali: la folliadella moglie sfociata in una vo-lontà d'omicidio - da parte dell'autore - di quanti contribuiro-no a plagiarne la debolezza psi-chica, l'adozione di un figlioperso senza troppi rimpianti.

Pagine dirette e dure comeun pugno nello stomaco. Tesioriscatta certe dolenti confes-sioni incanalandole in un per-corso che scarta via via le brut-ture e i disagi per farsi largo inuna vicenda creativa invecevariegata, ricca di riconosci-menti e soddisfazioni.

Vassalli ha percorso le stra-de letterarie più disparate, acca-sandosi temporaneamente pres-so il Gruppo 63, attento a nonmettervi radici e svanire nell'oblio come molti altri fautori diquella parentesi di goliardicaanarchia: «Vivevamo davveroin un altro mondo e in un'altraepoca». Dal territorio di orizzon-ti piatti e risaie alle rusticheasperità di una Valsesia conser-vatrice e materna, l'homo infelixSebastiano Vassalli si è costrui-to una geografia di leggenda nel-la quale hanno preso vita moltesue opere. Storia e memoria co-stituiscono le costanti più evi-denti dei suoi romanzi - da Lachimera fino a Le due chiese - maVassalli ha raccontato il mondoe le stagioni, la società e la politi-ca, cercando un tracciato socia-le e antropologico in grado dielevarlo al rango nobile di «viag-giatore nel tempo».

Gli incontri si evolvono in unperenne confronto critico con la

propria epoca, e tutta un'Italiaappena dietro l'angolo emergedalla considerazioni dell'autore:l'amicizia conflittuale con GiulioEinaudi, il «padre-padrone» ac-cusato, in un momento d'ira, diaver causato la morte di Pave-se; il lassismo civile degli italia-ni, «convinti di non avere un ca-rattere nazionale e di non esse-re una nazione»; gli anni odiatidell'insegnamento «travolto dal-la demagogia e dal trionfo deinumeri», con l'Italia «cafona, ap-prossimativa e berluscona» chenasce in quegli Anni Ottanta.

Vassalli non risparmia infat-ti le sue più feroci stoccate al «si-

gnor B.», arrivato al momentogiusto, dopo il crollo delle vec-chie ideologie, in un'Italia aper-ta a un premier più simile «all'italiano vero di Toto Cutugnoche non a uno statista».

In questa escalation di sen-tenze sincere e spudorate l'in-tervista si trasforma in un collo-quio a 360 gradi che diventa ilriassunto ideale dei nostri ma-lesseri nazionali. Mancano spun-ti d'allegrezza, manca la quietaconsapevolezza di un percorsocomunque ben definito, mentrele uniche certezze in transito so-no riposte nel fiato della parolaletteraria: «Io credo che la gran-de letteratura continuerà a esi-stere, anche se l'arte del raccon-to, in questa epoca dominatadalla religione dei numeri, sem-bra completamente inutile». Lacriticità che lo scrittore si portadentro rappresenta l'eredità diun passato ostile, e in ogni me-

moria, in ogni tentativo d'amici-zia, spunta un alito di disagio, unvelo di sarcasmo, una volontà didenuncia che è diventata neglianni privilegiato punto d'osser-vazione sulla vita, quel «grandeinganno che ci attanaglia».

«Un nulla pieno di storie» èla definizione che Vassalli sce-glie di se stesso - ricavata da unafrase di Góngora -, titolo adegua-to di un percorso in cui l'uomopubblico accoglie in sé l'espe-rienza, la modella, la setaccia, la-sciando emergere dolori e para-dossi, ma tracciando la rotta diuna scelta narrativa e ideologi-ca ferocemente indipendente. El'acuta, articolata postfazione diTesio scolpisce l'opera di un per-sonaggio anomalo, ribelle, sen-za tempo ma presente in ognitempo storico, «da Omero al si-gnor B.». Un narratore di storieduro e puro, che forse neppurepiù ci meritiamo.

«Un nulla pienodi storie»: l’autoredella «Chimera»in un’intervistacon Giovanni Tesio

MASSIMORAFFAELI

Ma esiste in Italia laborghesia? Gli storici ne par-lano come di una classe trop-po anomala e ritardatariaper non essere la formazionedi compromesso dove infattisi affollano anche parassiti erentiers, burocrati e popolograsso: non è dunque la clas-se degli asceti laboriosi di cuidissero Max Weber e Tho-mas Mann né quella deglieroici pescicani immortalatida Balzac e Zola. Segnata daltrasformismo e dall'opportu-nismo, cinica e ipocrita, mi-scredente malgrado l'esibitocattolicesimo, essa è la plebebenestante o «generone», co-me si dice a Roma, di cui Al-berto Moravia dà il palinse-sto secolare e insieme il qua-dro clinico nei suoi trenta ro-manzi.

Acuto, implacabile, all'al-tezza della perpetua meta-morfosi di qualcosa che sem-bra non avere un passato néun futuro, si direbbe che laborghesia italiana sia unasua invenzione fin dal roman-zo d'esordio, Gli indifferenti,che l'autore pubblica venti-duenne rifiutando prosa d'ar-te e letteratura d'atmosfera.

Solo, malato, mentre fuoridal sanatorio dove sta scri-vendo si sancisce il Concor-dato del manganello conl'aspersorio, che più borghe-se non potrebbe essere, Mo-ravia ha già letto i tragici gre-ci e i romanzieri russi dell'Ot-tocento, uniche guide di unautodidatta che teme ognicomplicità con la propria ma-teria. Dirà in una pagina di-spersa del '45 (ora nell'utileguida di Rocco Carbone, Al-berto Moravia e Gli indifferen-ti, Loescher 1992): «Per laprima volta in vita mia miparve di mettere i piedi so-pra un terreno solido. Cosìmi ero messo in mente discrivere un romanzo cheavesse al tempo stesso laqualità di un'opera narrativae quella di un dramma. […]Senza volerlo né propormelocome fine, diedi una pitturacompleta e veritiera della vi-ta quotidiana di una famigliaborghese di quegli anni».

Nel romanzo, scritto in ter-za persona e scandito in qua-rantotto ore secondo le unitàaristoteliche, non ci sono ester-ni e tutto vi si rappresenta alchiuso degli appartamenti diPrati o Parioli, in dimore sem-pre così buie e soffocanti dasembrare spazi concentrazio-nari. Lì prosperano i borghesidi Moravia, cioè individui re-clusi nel ciclo elementare delsangue, del sesso e dei soldi.Sono, alla lettera, dei «mene-freghisti» che tali rimangonodopo la caduta del regime, per-ché restano uomini e donnesenza alcuna qualità che nonsia quella della soddisfazioneimmediata di impulsi arcaici,fatali, che li illudono di esiste-re nello stesso momento in cuivi soggiacciono. Leo, un ambi-guo uomo d'affari e impudentelibertino, è l'amante di Maria-grazia, la cui fiamma è però af-fievolita dall'attrattiva che suLeo esercita la figlia di lei, Car-la, una silfide fredda ma nonmeno disposta a cedergli il cor-po così come un destino gravi-do di ignoto; testimone impri-gionato nel duplice triangolo

dell'adulterio, impotente a re-dimere la sua stessa ipocrisia,è Michele, fratello di Carla,che nel finale favorisce invo-lontariamente il grottesco ma-trimonio di Leo e sua sorella:non a caso nell'omonimo filmdi Citto Maselli ('64), Leo ha lasagoma dura e atticciata diRod Steiger mentre Carla ha ilsembiante lunare di una giova-nissima Claudia Cardinale.

Ciò che si consuma ne Gliindifferenti è un decorso di

normalità assoluta coi relativistrascichi del familismo e delparassitismo esistenziale sucui Moravia tornerà, da illu-minista debitore (per quel po-co o molto) di Marx e diFreud, agli snodi essenzialidella sua fenomenologia, da Ildisprezzo ('54) a La noia ('60)e La vita interiore ('78), nonesclusi un altro capolavoroquale il racconto di formazio-ne Agostino ('44) e un'operaregolarmente sottovalutatacome Il conformista (’51), nono-stante il bel film che poi netrasse Bernardo Bertolucci.

Impassibile e necessaria-mente gelido, Moravia è l'ana-lista di una società che, vistada lontano, muta tumultuosa-mente ma scrutata da vicinotradisce sempre il rigor mor-tis: la sua pagina spoglia, opa-ca, avara di qualunque orna-mento, la sua che venne defini-ta una lingua di plastica, è in-vece il pegno di un autore «de-voto all'intelligenza delle co-se» (scrive Raffaele Manicanella sua ottima monografia,Moravia, Einaudi 2004), per-ciò vocato ad una vera e pro-pria mistica della realtà, come

attesta una bibliografia stermi-nata (di racconti, pièces teatra-li, recensioni letterarie e cine-matografiche, reportages, sag-gi e interventi militanti) cui sidebbono aggiungere le innu-merevoli dichiarazioni rilascia-te ai suoi biografi (Enzo Sicilia-no, Alain Elkann, Dacia Marai-ni e Renzo Paris di cui è menonoto, ma importante, il Ritrat-to dell’artista da vecchio. Con-versazioni con Alberto Moravia,minimum fax 2001).

Solo un laico assoluto comelui poteva paradossalmente co-struire decine di romanzi man-tenendo fede a un'entità cosìtorpida e vischiosa nel profon-do, la cosiddetta borghesia ita-liana, da manifestarsi semprecome un universo informe o re-siduale. Lo ha fatto per oltrecinquant'anni con la precisio-ne di un sismografo, eclissan-do il suo punto di vista da unaangolatura ogni volta diversa:anche e soprattutto per que-sto motivo, ha scritto di recen-te Franco Cordelli, può dirsi«il romanziere più romanzieredel nostro secolo».

FRANCESCOTROIANO

Nessuno scrittoredel’900 ha intrattenuto rappor-ti intensi e duraturi con la setti-ma arte quanto il romanzierede La noia: nelle vesti di sceneg-giatore, di autore di testi narra-tivi dipoi trasmutati in film, dicritico. Così, introducendo Mo-ravia al cinema annota AlbertoPezzotta, curatore assieme adAnna Gilardelli della corposaraccolta - oltre 1600 pagine - discritti moraviani dedicati al ci-nema italiano, in uscita da Bom-piani a metà ottobre: sono in es-sa riunite circa 600 recensioni,più svariati interventi apparsifuori dalle rubriche tenute conregolarità su L’Europeo (1950 -1954) e L’Espresso (1955 - 1990).

Come intendesse Moraviaquesta sua seconda - ma nien-t’affatto secondaria - attività,egli stesso ebbe modo di chia-rirlo già nel 1950: «compito delcritico non è insegnare agli arti-sti quel che dovrebbero fare,bensì scoprire quello che inten-

devano fare e vedere se l’hannofatto». A detta vocazione demo-cratica, per nulla pedagogica del-la critica egli è rimasto fedele: inpiù filtrandola attraverso unaconcezione razionalista della fun-zione dell’intellettuale, per il qua-le - a dir del Pezzotta - scrivere dicinema significa parlare dellacultura e della società in cui i filmsono immersi.

Se la critica professionale lo

ha accusato di non adoprarestrumenti attinti dalla storia edalla teoria del cinema, di certo ilsuo approccio mai è stato dilet-tantistico: basti vedere com’eglisi è servito di mezzi analitici raffi-nati, dal marxismo alla psicanali-si, per decrittare lo specifico fil-mico. Altro rilievo che gli è statofatto - si ricorda un pungente epi-gramma di Ruggero Guarini - èquello di muover sempre dalla

trama per guardare alle pellico-le: e se è vero che talvolta il ro-manziere prevale sul critico e ilpiacere dell’affabulazione la vin-ce, è pur palese che il suo non èmero resoconto dell’intreccio,bensì «analisi della struttura nar-rativa» mirata a «ripercorrerecriticamente il cammino dell’arti-sta». In relazione al modo d’acco-starsi ad un film, Moravia ha pre-cisato come lo spettatore debba

«abolire l’ego e lasciare che l’es simanifesti. In altre parole biso-gna abolire quella che Reich chia-ma la “corazza caratteriale”: lebarriere, i diaframmi, le preven-zioni costruite dal proprio io».

Condivisibile intento, che nelcaso suo s’unisce al privilegiarel’autore (pur se in un’accezionemeno reverenziale di quella, po-niamo, dei Cahiers du Cinéma).Pleonastico dire sino a che pun-

to stimolanti possano essere lesue riflessioni sui lavori dei mae-stri, da Fellini ad Antonioni (ilsuo prediletto, probabilmente):e difficile negare il fastidio chetrasuda, ad esempio, all’esamedei film di Argento (Profondo ros-so, Suspiria), tra le non molte pel-licole di genere segnalate neltempo. Quanto alla commedia in-digena, essa è trattata con suffi-cienza pure se sotto la lente sitrovano Una vita difficile o L’ar-mata Brancaleone. Forse perchéegli vuol tenersi distante da for-me di coinvolgimento, di compli-cità con un’italietta che gli paresia blandita da simili opere?

Vi è, di sicuro, una profondadiffidenza verso certa cultura po-polare, ch’è il limite d’altronded’intellettuali di taglia e di lettera-ti coevi (si pensi a Calvino): essava di pari passo con l’ambizioneloro di mutare la realtà, frenati inciò dalla paura di comprometter-si per farlo. E’ una contraddizio-ne, a ben riflettere, che percorreper intero il ventesimo secolo, enon solo quello nostrano.

ANDREACORTELLESSA

Per una volta il risvol-to va preso in parola: «uno deipiù disturbanti romanzi di que-sti anni». Anche perché «di-sturbante» non è annoveratofra gli epiteti promozionali del-l’editoria glam di oggi. E qualeoccasione più glam dell’esor-dio narrativo di una giovanedonna, ispida critica letterariaper di più, che addirittura af-fronta il più abusato dei temi -l’amore?

Ecco: se già vi state facen-do un’idea, di che tipo di ro-manzo possa essere Il farmacodi Gilda Policastro, mettetelasubito da parte. Perché di gla-mour, qui, non ce n’è punto.Perché quest’amore è simile,piuttosto, al «brutto poter»evocato dal Leopardi estremodi A se stesso (evidente matriceideologica del testo). È un vele-no insomma, come appuntoogni farmaco nell’etimo: «do-ve la medicina e il male sono lastessa cosa». Ed è in una Casa

della Vita, transito fra ciò che èvita e ciò che non lo è, che s’in-scena Il farmaco.

In un Ospedale senza luogo esenza tempo si muovono a tento-ni, ciechi come dannati agli Infe-ri, medici ausiliari e pazienti.Senza volto, dalle inflessioni ato-ne e irriconoscibili (fra loro me-scolate in una ridda battente dirumori o voci, come davvero nel-l’aere perso dantesco), scatena-

no una fiera delle morbosità, unteatro dell’oscenità che non ri-sparmia nulla e nessuno. Il pri-mario, autoritario e sadico(«non so se hai fatto il medicoperché sei cattivo, o sei cattivoperché fai il medico»), si fa chia-mare Bardamu come nel Viag-gio al termine della notte di Céli-ne: e pare in effetti concepitodal Dottor Semmelweiss que-st’universo claustrofobico in cui

ogni corpo è «pezzi che non fun-zionano», sentina di umori irre-spirabili, amorfa costellazionedi macchie ripugnanti («tutto èveicolo d’infezione»). Pochi testial pari di questo mettono voglia,a chi legga, di correre a lavarsile mani. Parrebbe di trovarsi inThe Kingdom, il tormentoso se-rial di Lars Von Trier, ma depri-vato d’ogni farsa metafisica: l’in-ferno è tale proprio perché spie-

tatamente fisico - cioè psichico(l’esergo è da Groddeck).

Ma non è solo un testo «di-sturbante». Se Il farmaco ha que-sta straordinaria capacità di in-fettare l’immaginario di chi leg-ge, è in quanto testo disturbato.Col coraggio e l’ostinazione cheha per insegna, Gilda Policastros’è foggiata - s’è dovuta foggiare- una lingua del disturbo: fattanon solo dell’amato discorso in-

diretto libero, ma anche diun’orgia di interruzioni e ripeti-zioni che fanno sbocciare il mo-nologo delirante in un’efflore-scenza di muffe paraipotatti-che. Come in Laura Pugno - nar-ratrice diversissima ma comelei venuta dalla poesia - le do-mande che singhiozzano il detta-to sono per lo più senza punto in-terrogativo: emergenza tragica,cioè senza soluzione («e che c’èda guardare. E adesso.»), che la-scia ammirati quanto sconvolti.

Naturalmente, fra i moltipossibili farmaci, uno ce ne sa-rebbe in grado di dare inveceuna soluzione, tragica in quantoinappellabile, alla malattia ditutti noi. Ma la coazione a ripete-re su cui si conclude Il farmaco -il suo «sì», paradossale, a que-st’inferno - conferma l’opinionedi un maestro segreto di questolibro, Italo Svevo: se la vita è «lamalattia della materia», alla ma-lattia non potremo mai rinuncia-re. Perché malgrado tutto èquella, appunto, che ci tiene invita.

La detestata figuradel padre, dal proprioa Giulio Einaudi,una gragnuola di pugnicontro l’Italia cafona

Confessioni Disagio e sarcasmo,tra malesseri privati e nazionali

Amava Fellinie Antonioni,

non le commedie

Se l’ospedaleè un teatro

dell’oscenità

Al cinema Il mestiere di criticodiffidente della cultura popolare

Gilda Policastro Nell’universoclaustrofobico del «Farmaco»

FRANCESCO SERRAO

Mar di nebbie= Nei suoi versi AlbertoMoravia vedeva romanziincompiuti. Lungo il marTirreno (Laruffa ed., pp. 63,€ 10, www.laruffaeditore.it) èl’ulteriore giostra di frammentiche Francesco Serrao, neopremio Palmi, offre al lettore,ma innanzitutto a se stesso.Modellato con la creta che hanutrito i Racconti romani,questo adolescenteultrasessantenne chiede allaparola (e non da oggi, siricorderanno almeno leraccolte Ombre dal marvenute e La locanda grigia) dimedicarne il male di vivere.Lui sempre in attesa delcerusico ideale, qualeauspicava per sé e perl’universo mondo letterarioMarcel Proust: «Come voleteche Cottard vi possa curare?Ha previsto la difficoltà didigerire i sughi, l’imbarazzogastrico, ma non ha previsto lalettura di Shakespeare...».Granelli di sé sparge ilgirovago Francesco Serrao, sue giù lungo le pietre capitoline,«tra l’alba e l’apertura deiforni», come lo sorprendeCarlo Ripa di Meana, valicandogli orizzonti della mediocrità,un Tonio Kröger che vorrebbeessere riconosciuto nonesibendo il burocraticodocumento d’identità, masemplicemente,naturalmente, dittando (edissipando) versi.Che cos’è un canzoniere senon un ventaglio diautoscatti? Estraneo,impermeabile a ogni vento digenerazione perduta,Francesco Serrao indugia sullabattigia, collezionando leconchiglie che sono gliantenati, i confrères, lamamma onorata di unaimmensa trepidezza (con lei«Là dove il Tirreno non sempresbatteva / onde a riva / dallabufera portate ed altri riti...»),la culla calabrese di Palmi («Trale ombre di Siderno e Palmi / siaggira la tua figura / al vaglio eall’incertezza se / prendere lavia che mena / all’ombrosoAspromonte...»).Cucita con fili crepuscolari epalazzeschiani (anche), lapoesia di Francesco Serrao haun respiro fantasmatico,tutt’altro che tetro, tutt’altroche rantolante, indovinando«durevoli desideri su un fuoco/ già acceso». Due volteinvocando le nebbie antiche,dove smarrirsi è ri-essere. Bruno Quaranta

L’ira funestadi Vassalli,da Omeroal signor B.

pp Gilda Policastrop IL FARMACOp Fandangop pp. 237, € 15

150O

Libri d’ItaliaVerso il 2011

pp Sebastiano Vassallicon Giovanni Tesiop UN NULLA PIENO DI STORIEp Interlinea, pp. 142, € 15p In anteprima, oggi e domani

alla mostra mercato dei piccolieditori «Parole nel tempo» alCastello di Belgioioso

pp Alberto Moraviap CINEMA ITALIANO. 1933-1990p a cura di A. Pezzotta-A.Gilardellip Bompiani, pp. 1630, € 34

POESIA

Gilda Policastro

Sebastiano Vassalli, «Le due chiese» (Einaudi) è il suo ultimo romanzo

Analista di una societàche, vista da lontano,muta tumultuosamentema scrutata da vicinotradisce il rigor mortis

Moravia con Sophia Loren

Nei suoi romanziil quadro clinicodi individui reclusinel ciclo elementaresangue, sesso, soldi

Moravia con Anna Magnani. Sullo sfondo Pasolini, Laura Betti, Arbasino

Scrittori italianiIITuttolibri

SABATO 25 SETTEMBRE 2010LA STAMPA III

Page 4: Tuttolibri n. 1733 (25-09-2010)

Pagina Fisica: LASTAMPA - NAZIONALE - IV - 25/09/10 - Pag. Logica: LASTAMPA/TUTTOLIBRI/04 - Autore: MARGAL - Ora di stampa: 24/09/10 19.59

FERDINANDOCAMON

Per evitare che colo-ro che maneggiano strumentielettrici muoiano folgorati siusa la «messa a terra»: un filoconduttore collega l’apparec-chio alla Terra, in modo che lascarica elettrica si disperdain tutto il mondo.

I libri scritti da PhilippeForest da quattordici anni inqua, da quando è morta la suabambina Pauline, costituisco-no questo scarico sul mondodella sua sofferenza, altrimen-ti mortale. A partire dal pri-mo libro, dolcissimo e terribi-le, Tutti i bambini tranne uno(prima riga di Peter Pan: «Tut-ti i bambini crescono, tranneuno»), quello che vien scriven-do Forest - fino a quest’ultimoAnche se avessi torto - è un ri-cordo-lamento-protesta-pian-to per la piccola figlia Paulinemorta di cancro, una comples-sa operazione che non ha

niente a che fare con la freu-diana elaborazione del lutto:nell’elaborazione del lutto sicerca una faticosa e costosasostituzione dell’oggetto ama-to con un altro oggetto in qual-che modo equivalente, ma perForest non c’è nessuna crea-tura al mondo che valga Pauli-ne, Pauline «non è l’indispen-sabile ma l’insostituibile».

Nell’elaborazione del luttoc’è un amore mutilato, incom-pleto. Nell’amore totale e im-perituro la persona che è mor-ta è una parte di te che è mor-ta, tu non vai via da lì per ri-prendere la vita, ma resti lìcon la persona che amavi,muori con lei. L’elaborazionedel lutto è un tradimento. Mo-rire con chi muore è il solo mo-do per amarlo. Questa mortescardina la vita, ne mostral’assurdità, lo scandalo, l’inac-cettabilità. Tutta la vita comel’avevi costruita si frantuma.Casa, matrimonio, professio-ne. Nell’accettare la frantu-mazione sta l’amore.

Padre e madre di Paulinesi sono dispersi ognuno per lapropria strada, ma dopo tantianni non hanno divorziato:quella dispersione è una for-ma d’amore, l’amore uccisodal dolore, l’unica fedeltàcompatibile con la morte.Questa «messa a terra» del

dolore mortale è un modo del-l’autore per spartire il dolorecon tutta l’umanità, quindi an-che con la moglie, affinché sap-pia ciò che in altro modo nonpuò dirle: che aveva ragione lei,quando per la morte della figliafaceva intendere che non vole-va più vivere. Hanno vissuto,ma dopo tanti anni il maritopensa che sia stato un errore.La soluzione giusta era uccider-si. Solo che uccidersi è una rea-zione, e il dolore era tanto danon permettere reazioni. Lamorte è l’assoluto negativo, tut-to muore, non c’è spazio per ilpositivo.

L’autore si considera ateo fi-no ai limiti massimi in cui si puòesserlo. (Però, perché poco pri-ma che morisse ha fatto battez-zare la figlia? Perché, a dieci an-ni di distanza, ricorda ancora losguardo interrogativo di lei,quando si svegliò dal torporesentendo un rivolo d’acqua chele colava sugli occhi?). Ateovuol dire senza Dio. Puoi esseresenza Dio perché tu abbandonilui, lo privi di te, ma anche per-ché lui abbandona te, ti priva disé. L’alfa iniziale può essere pri-vativo-passivo.

Ho il sospetto che questo siail caso di Forest, ateo che ammi-ra il Cattolicesimo, la sapienzadei riti cattolici nell’organizza-re la morte, ma definisce «tur-pe» e «disgustoso» il sermoneche giustifica la sofferenza, tro-vandole un premio. Si chiede,dopo tanto scrivere e scrivere,come lui possa sentirsi, e ri-sponde: «Salvato? No. Guari-to? No. Vivo? Soltanto vivo». Èun vivere senza giustificazione.Un vivere che è un errore.

Se sapessi che questo artico-lo finisce sotto gli occhi di Philip-pe, lo chiuderei qui. Ma speroche lui non lo legga, e che questosia un dialogo con i lettori italia-ni. Perciò aggiungo una riga: te-mo che, prima o poi, Philippepossa metter fine all’errore.

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LUIGIFORTE

Forse siamo ormaiincapaci di reagire al bom-bardamento quotidiano deimedia sul problema del be-nessere fisico e della salute. Ipifferai del fitness hanno im-posto con successo l’icona diun corpo che non conosce de-cadenza. Altro che cenere epolvere, come recitava unvecchio andante religioso.Del resto, che c’è di male avoler restare giovani e in for-ma? Di per sé nulla, se non di-venta un’ossessione, o benpeggio, l’imperativo categori-co di un’intera società. Comedire, una specie di dittaturadella salute imposta a tutti innome di una ragione che vuolessere normalità.

E’ il tema del sorprenden-te romanzo Corpus Delictipubblicato da Ponte alle Gra-zie nell’efficace traduzionedi Roberta Gado Wiener.

L’autrice è Juli Zeh, una del-le più problematiche e affer-mate scrittrici tedesche del-le ultime generazioni, che a36 anni può già vantare alcu-ni successi come Aquile e an-geli (Fazi, 2005), Gioco da ra-gazzi (Fazi, 2007) e il gialloUn semplice caso crudele (Bal-dini Castoldi, 2009). Non so-no libri d’intrattenimento isuoi, ma suggestive e com-plesse variazioni su violenzae giustizia, dogmatismo e li-bertà, bene e male.

Anche stavolta la giovanerenana con tanto di dottora-to in legge va contro corren-te con una scrittura rigorosae un po’ impersonale. La sto-ria della biologa Mia Hollcondannata per sedicenti at-tività sovversive da una fan-tomatica società che ha im-posto un diktat salutista,rientra in quel genere di le-gal thriller che ha da noi uncultore di spicco come Caro-figlio. Anche se poi il roman-zo si sviluppa come un serra-to confronto fra la biologa,che rifiuta l’integralismo del-lo Stato dopo il suicidio delfratello accusato ingiusta-mente dell’omicidio di unadonna, e il giornalista Kra-mer seducente e perversaicona di quel regime saluti-sta basato sul Metodo, una

struttura capillare e pervasivache controlla ogni attimo del-l’esistenza dei cittadini co-stretti non solo a un quotidia-no training sportivo (qualcunodirebbe: ben venga!), ma a uncostante monitoraggio di ogniorgano. Uno stato in cui tabac-co e alcol sono tabù, dapper-tutto vigilano sensori per rile-vare sostanze sospette, la gen-te vive in case predisposte con-tro i microbi e la ricerca delpartner è compito del Metodocosì come prevenzione e con-trollo. Una vita sana e felice -dice Kramer - libera da dolorie sofferenze. Una vita senza ri-schi ma anche senza libertà, al-l’insegna della sicurezza e del-l’igiene.

Juli Zeh ha sviluppato lasua utopia negativa partendoda una pièce e il romanzo ne ri-sente: l’ossatura e i dialoghi,per altro efficaci, hanno ritmoe cadenze teatrali e i personag-gi restano un po’ troppo astrat-ti, risucchiati dalle loro idee.

La storia di Mia Holl, unamoderna Antigone che riven-dica la propria libertà di fron-te all’intolleranza e il dirittoanche al rischio e alla mortecreando intorno a sé un certoconsenso, non è la proiezionedel futuro che ci attende, ma ladiagnosi di un presente in cuiil ruolo dell’individuo è sem-pre più minacciato da persua-sori occulti e manifesti.

Più che un romanzo la Zehha scritto un apologo con la lu-cidità di sempre, inesorabile eallergica a ogni interdizione.Ma il sistema ha già pronta lacontromossa: la colpevole nonverrà ibernata come previstodal regolamento, ma graziata erisocializzata. E’ pur vero chenon siamo più in un’epoca dieroi, sembra ricordarci la pu-gnace Juli, ma le cose non van-no meglio in un mondo d’intol-leranza e conformismo dove ilpotere mette il bavaglio allesue vittime senza colpo ferire.

MASOLINOD’AMICO

L’inizio di Questa cit-tà che sanguina è da incubo.Tutto preso dalla frenesia de-gli scambi in un momento dimercato particolarmente agi-tato, un giovane broker si ri-corda all’improvviso di averedimenticato il figlioletto chiu-so nell’automobile al parcheg-gio. Vi si precipita col cuore ingola, trova il bambino cianoti-co, corre con lui come un paz-zo verso il pronto soccorso...

Tutto il resto del romanzodi esordio di Alex Preston, in-glese trentenne con un passa-to di operatore in borsa, ri-guarda l’antefatto di questomomento della verità. Il suoprotagonista-narratore Char-lie ha origini modeste ma am-bizioni di successo. Cala dallaScozia provinciale su Edim-burgo dove frequenta l’Uni-versità e forma un sodaliziocon un paio di coetanei, la bel-lissima e misteriosa Véroni-que detta Vero, francese dellaNormandia, e Henry dal retro-terra ben più solido del suo,

sia culturalmente (il padre èeditore e direttore di giornale)sia per censo.

Entrambi i ragazzi sono in-namorati di Vero, ma Henry sifa da parte davanti al successodi Charlie, che per un po’ rag-giunge con lei un’intesa quasimiracolosa, destinata però anon durare data l’incostanza diVero che presto vuole provarealtre esperienze. Tutti e treguardano a Londra come al luo-go dorato dove bisogna appro-

dare, e dopo svariate visite inweekend più o meno orgiasticinel giro dei rampanti, vi si stabi-liscono. Charlie sente la voca-zione dello scrittore, ma all’ini-zio del nuovo millennio il dena-ro facile è altrove; cerca quindie finisce per trovare lavoro inuna banca di investimenti, dovegrazie alla sua intelligenza sem-bra destinato a fare carriera.

Il punto di forza del libro èqui, nella descrizione del climaeuforico di un ambiente in cui

tutti sono convinti di essere de-stinati a diventare indecente-mente ricchi in pochissimotempo, e misurano il propriosuccesso sul lusso degli acces-sori di cui continuano a dotar-si. Lo champagne e la coca,nonché il sesso sfrenato ancor-ché mercenario, sono la dietaquotidiana di uomini incapacidi accettare la realtà del crolloquando questo avviene, travol-gendo le economie di tutto ilmondo; neanche le avvisaglie

dell’11 settembre sono servite afar drizzare le orecchie a qual-cuno, ed è significativo chel’unica collega di Charlie checontinua a fare fosche previsio-ni sul futuro è emarginata, edietro le spalle sbeffeggiata inquando bruttina.

Questo periodo - mercatoche tira, inizi di controtenden-za, crollo, catastrofe, strategiedi sopravvivenza, sintomi dicauta ripresa - dura alcuni an-ni, durante i quali l’avventura

personale di Charlie comportaprima un periodo di ariditàsentimentale, quindi un riavvi-cinamento en amitié a Vero cheè tornata in Francia dai suoi, equi è andata sposa a un uomopiù anziano, nella speranza didedicarsi ad attività sociali inprovincia (Charlie e Henry si

recano al suo matrimonio, e seio fossi stato l’editor di Prestonavrei tentato di convincerel’autore a eliminare tutto losgradevole episodio della loroomerica sbornia al cosiddettostag party).

Poi Charlie si innamora ocrede di innamorarsi di Jo, exfidanzata di Henry, che si è ri-presa da uno sciagurato perio-do di sbandamento e di droghepesanti, e mette su casa conlei. Disgustato dall’aridità del-

la finanza, si è anche dimessodal lavoro - così anche il suocreatore, che a quanto pareadesso sta conseguendo undottorato in letteratura ingle-se - e raccomandato da Henryè diventato vice di un critico te-atrale che non gli fa firmare gliarticoli ma gli impone di stron-care sempre tutti. Ben prestoperò scopre l’impossibilità disbarcare il lunario in questomodo (anche qui io avrei avutoqualche suggerimento) e rien-tra nella finanza.

Nel frattempo Vero, in crisicol marito, è venuta a trovareCharlie e quasi per caso ne è ri-masta incinta. Quando se losente annunciare, Charlie nonha esitazioni: pianta in asso Jo,fa venire Vero a Londra e deci-de di vivere con lei. Ma riusci-rà a conciliare il convulso me-stiere del broker, contro gli ec-cessi del quale dovrebbe ormaiavere sviluppato gli anticorpi,con la tranquilla vita di un ca-pofamiglia? Se ci sembra di sìvuol dire che abbiamo del tuttodimenticato quell’inquietanteinizio della storia.

BRUNOVENTAVOLI

Era uno dei grandiscrittori ungheresi, FrigyesKarinthy. Sapeva passare coneleganza e leggerezza dal ro-manzo al poema, all’epigram-ma. Aveva messo in parodia iviaggi di Gulliver, i grandi del-la letteratura, e soprattutto ilmondo intero. Un giorno se nestava seduto al caffè per crea-re. Magari una monografia sulruolo dell’uomo moderno nel-la società, o una commedia intre atti. O anche, solo, unoschema di parole crociate.D’un tratto sentì il rombo diun treno. Ma nel centro di Bu-dapest treni non potevanosferragliare. Non era un’alluci-nazione. Bensì il sintomo di untumore al cervello. Chiunque,di fronte a questa malattia co-sì vile, sprofonderebbe nella di-sperazione. Lui decise di but-tarla in letteratura. Partì perla Svezia a farsi operare dalmassimo specialista d’allora,Olivecrona, e raccontò l’avven-tura chirurgica, in un libro,

Viaggio intorno al mio cranio,che viene ristampato da Bur,nella traduzione di AndreaRényi.

Karinthy era nato nel 1887.Fece capire di essere scritto-re, e che tipo di scrittore, a 15anni, scrivendo una novella apuntate, «Viaggio di nozze alcentro della terra». Aveva persegretario personale un enig-mista, József Grätzer, e si lam-biccava con lui a foggiare cru-civerba, rebus, giochi di paro-le. Tutti lo conoscevano perl’energia del suo umorismo.Nonostante l’asprezza di ca-rattere, e le amarezze (la gio-vane moglie, l’attrice Etel Ju-dik, era morta giovanissima dispagnola nel ’18) sapeva far ri-

dere. Saliva come Kraus sui pal-chi dei cabaret a prendere in gi-ro il mondo, sperando diventas-se più ragionevole, dopo tante ri-voluzioni sbagliate. Aveva an-che iniziato la compilazione diun’enciclopedia sulla ragionevo-lezza, pacifista, umanista, illumi-nista, per cancellare le follie mo-derne, come quella di Diderot e

D’Alembert fece con le supersti-zioni, ma non la concluse. Il pub-blico lo apprezzava. Dispiacevainvece al regime, alla destra piùfascista che non sa ridere di sestessa. E un giornale gli gettòfango addosso accusandolo divoler trarre pubblicità dalla pre-sunta malattia.

Per risposta alla becera ag-

gressione personale, per far sa-pere che significa trovarsi d’im-provviso malati, scrisse «Il viag-gio intorno al mio cranio». Ope-ra straordinaria sotto tanti pun-ti di vista. Oliver Sacks (che scri-ve la postfazione al volume) lalesse ragazzino, e ne rimase col-pito, perché era la prima descri-zione della prima operazione al

cervello. Karinthy si lasciò tra-panare da sveglio, e racconta inpagine di feroce bellezza rumoridel trapano, tintinnio di bisturi,scricchiolii, strappi terrificanti,mentre gli smontano il craniodaga dopo daga come fosse unacassa di legno. In attesa dell’in-tervento, descrive anche la lun-ga trafila di visite a specialisti in

Europa, per scoprire la malat-tia, scendendo negli inferi diun’umanità dolente, passandoper ospedali abitati da pazzi consguardi spenti o moribondi dimalattie talmente assurde dasembrare uno scherzo del desti-no. Lui, scrittore di fama, d’untratto s’era ritrovato nei pannidi «esemplare». I luminari lo pal-pano, gli fanno guardare cerchidi luce, gli bussano sul corpo, esi congratulano tra loro per laperfezione della diagnosi, scor-dandosi che lui aveva una fifa bo-ia di morire.

Sacks ha adorato il libro, maconfessa anche una certa noia,dove le descrizioni karinthyanedivagano dal diario di bordo pu-ramente medico, per dilagarenel letterario, nel filosofico, nel-l’assurdo, nell’eccesso. Propriolì, invece, risiede la sua forza.Perché guardando alle stelleche pulsano in cielo e alle masseche pasticciano sulla terra, Ka-

rinthy traeva la forza di non soc-combere al fatalismo. Nemme-no quando in ballo c’era la sua vi-ta. Se gli atomi, se le cellule cosìpiccole e dispettose non si pos-sono comandare, si può almenoridere di loro, e ridimensionar-le, insieme ai nostri destini, perciò che contano nell’universo in-finito. Perché chiunque si trovisulla soglia della malattia, o nesia sfiorato negli affetti, propriodi questa disperata speranza,ha bisogno.

Tutto per Karinthy era stra-ordinariamente piccolo. I doloriche sembrano grandi, gli uomi-ni che s’illudono grandi, e persi-no il nostro pianeta, che pare co-sì sterminato. Lo pensavano ar-rogante, tutt’al più gli davanodel burlone, invece lui aveva inserbo uno dei suoi soliti guizzid’ingegno. Nel ’29 pubblicò unanovella di poche pagine, «Cate-

ne». Diceva che bastava sceglie-re a caso una persona tra il mi-liardo che affollava il globo. Epassando per non più di cinqueindividui, si poteva contattarechiunque usando solo una cate-na di conoscenze interpersona-li. Aveva abbozzato la teoria deisei gradi di separazione, che i so-ciologi poi dimostrarono veraqualche decennio dopo, sul cam-po. In quel rimpicciolimento delmondo, Karinthy, in realtà, vole-va solo trovare un po’ di intelli-genza in più, che levasse l’iste-ria, la paura la violenza che scuo-tevano l’Europa. E al limite, cheun seccatore non lo importunas-se più al tavolino del caffè.S’aspettava un nuovo messia,che bruciasse i roveti ardenti disciocchezza. Morì nel ’38, diemorragia cerebrale, due annidopo l’operazione. Non potevaprevedere che sarebbe arrivatoFacebook, a ridurre ulterior-mente la catena dei sei gradi.

Sesso, drogae Borsa: Charlienon ha scampo

Che killer,i pifferaidel fitness

Preston Tra la Scozia e Londrala vita a rovescio di un broker

«Viaggio intornoal mio cranio»: sentìimprovviso il rombodi un treno, erail sintomo di un tumore

Senza Paulinevivereè un errore

CLAUDIO GORLIER

Forest L’infinito ricordo, lamento,pianto per la figlia morta di cancro

Juli Zeh Una moderna Antigonesi oppone a un diktat salutista

RITORNI: «FRONTE DEL PORTO» DI SCHULBERG

Un sindacato mafioso= Terzo recupero, da parte di Sellerio, dei romanzi di BuddSchulberg. Ora è la volta di On the Waterfront (Fronte delporto, pp.463, € 14, trad. di Alfonso Geraci) che è anche ilpiù noto, soprattutto grazie all'interpretazione che l'alloragiovanissimo Marlon Brando, fresco di Actor's Studio, diededel protagonista Terry Malloy nel film diretto da Elia Kazan.Shulberg lavorò alla sceneggiatura semplificando etagliando, come era necessario, molte parti del testo. Unromanzo che per attenzione al reale, indagine sociologica ecapacità di impressionare i caratteri umani, potrebbe essereusato come matrice per i cosiddetti reality novel ,tanto in

voga oggi tra i narratori italiani. Schulberg fu un personaggiocomplesso. Aveva aderito negli Anni Trenta al partitocomunista. Ma quando le persecuzioni maccartisteraggiunsero l’apice, nel 1951 collaborò a «stanare» notiregisti e attori già suoi «compagni», facendone i nomi persalvarsi (parte di questa storia controversa è descritta inPerché corri Sammy?). Lavorò direttamente con Fitzgeraldche poi descrisse nei suoi aspetti più malinconici in un belromanzo di cui fece il giro del mondo la versione teatrale, Idisincantati. Leggere oggi Fronte del porto sorprende perl’estrema cura del racconto: niente è lasciato al caso, alcolore, al compiacimento verista. La piramide mafiosadell'organizzazione sindacale che Shulberg denuncia comeresponsabile dello sfruttamento degli scaricatori portuali, è

descritta con autentica tecnica giornalistica; ma laprogressiva presa di coscienza di Malloy, primaesclusivamente centrato su stesso e sui suoi bassi bisogni, hala carica di una grande epica. La commistione di stile, lacapacità di rendere i dialoghi sempre tesi nello scontro trainteresse privato e bene pubblico nello scenario dellacittadina portuale in crescita di Bohegan, permettono aSchulberg di andare oltre alla pura denuncia. Un'epica cosìbene riletta, peraltro, proprio dall'espressione di tristeingenuità disegnata sul volto di Marlon Brando, vinto dallafragilità di un ragazza dalla fede fervida. Accompagna il testouna prefazione di Goffredo Fofi, al solito appassionata etutta protesa a identificare il cuore politico del testo. Camilla Valletti

«Anche se avessitorto»: nessunacreatura al mondo valelei, insostituibile,tutto va in frantumi

«Corpus Delicti»:una biologa difendeil diritto al rischio,un legal thriller sudogmatismo e libertà

Libro adorato da Sacks,un diario di bordo nonsolo medico, che dilaganell’assurdo,nell’eccessotra letterario e filosofico

«Questa città chesanguina»: euforiadel denaro facile,aridità sentimentale,rifugio nella famiglia

FRA ROERO, VERBANIA E SAN BENEDETTO DEL TRONTO

Gli ulivi di Orengo= Estetica del paesaggio agrario nel Roero: oggi, primaedizione a Pocapaglia (Cn) di «Gli alberi di Nico Orengo:l’ulivo», con interventi di Pejrone, Tesio, Veziano. Il direttorede La Stampa Mario Calabresi consegnerà al vivaista JeanMarie Rey l’Omaggio «Roero: vino e territorio».«Il bosco, l’ombra e i sentieri» è il tema della decima edizionedi Editoria & Giardini, a Verbania, da oggi al 3 ottobre.www.editoriaegiardini.it. Sempre oggi, a San Benedetto delTronto, premio Riviera della Palme a Daria Bignardi (Non vilascio orfani, Mondadori) e a Ennio Remondino (Niente divero sul fronte Occidentale, Rubettino).

pp Philippe Forestp ANCHE SE AVESSI TORTOp trad. di Gabriella Boscop Alet, pp. 128, € 14

CONI GIORNALISTIDI TUTTO IL MONDO

Internazionale a Ferrara= Popoli, culture, societàa confrontoa Ferrara (1-2-3ottobre) negli incontri con giornalisti di tutto il mondoorganizzatida Internazionale, il settimanalediretto daGiovanni DeMauro. L’inaugurazionenel ricordo di AnnaPolitkovskaja, la giornalista russa assassinata,a cui èdedicatoun premioattribuito all’afganoYaquib Ibrahimi.In programma,dibattiti su «Informazionee potere:l’anomalia italiana», «Mamma, li turchi!| L’immigrazionevista dalle due spondedel Mediterraneo»,«Letteraturediconfine», «La creativitàal potere.Ruolo e futuro delle rivisteletterarie».Per info: internazionale.it/festival

FESTIVAL LETTERARI: PAROLE, DELITTI, RACCONTI

Ottobre, piovono libri= Biblioteche, librerie, enti pubblici... Una varietà diluoghi della lettura in tutto il Paese. A Ottobre piovonolibri, celebrando i centocinquant’anni dell’Unità con«Parole d’Italia», attorno a cui costruire i vari eventi, più diduemila. Iniziativa proposta dal Centro per il libro e lalettura.www.cepell.it. A Monticello Brianza, da domani al10 ottobre, La passione per il delitto, libri e autori tragiallo e noir. www.lapassioneperildelitto.it. A Rovigo, Lafiera delle parole (1-10 ottobre), www.cuoredicarta.org.A Carpi, dal 30 settembre al 3 ottobre, Festa delracconto.www.carpi.it/festival-racconto-carpi.

Karinthy L’ungherese che nel 1936 raccontòcome un’avventura la sua odissea chirurgica

pp Juli Zehp CORPUS DELICTI. Un processop trad. di Roberta Gado Wienerp Ponte alle Graziep pp. 218, € 16,50

Segue da pag. Ipp Frigyes Karinthyp VIAGGIO INTORNO

AL MIO CRANIOp trad. di Andrea Rényip postazione di Oliver Sacksp Rizzoli, pp. 264, € 10,50p Frigyes Karinthy, nato a Buda-

pest nel 1887, morì a Siófokknel 1938, di emorragia cerebra-le, due anni dopo l’operazioneintorno a cui è costruito il suolibro. Fu poeta, giornalista,scrittore e traduttore. Esordìa 15 anni, scrivendo una novel-la a puntate, «Viaggio di nozzeal centro della terra». Tra l’al-tro avviò la compilazione diun’enciclopedia sulla ragione-volezza, pacifista, umanista, il-luminista, per cancellare le fol-lie moderne.

pp Alex Prestonp QUESTA CITTÀ CHE SANGUINAp trad. di Fabio Paracchinip Eliot, pp.374, € 18.50

Trapanate pureil mio cervello

p

Particolaredi una ceraanatomica

di Ercole Lelli,1742,

dal volume«Arte

e medicina»(Skira, 2005)

Sotto:un ritrattoin forma dicaricatura

dello scrittoreungherese

FrigyesKarinthy

La locandina del film

America». L’eredità sudistasostanzia l’autentico umane-simo - termine che emergenon a caso - peculiare dellasua tradizione. Ma le con-traddizioni non si possonocancellare e allora la creati-vità le fa proprie. Sta qui lagrandezza di Faulkner.

Le pagine, assai numero-se, che Faulkner dedicò allaletteratura ribadiscono lacentralità dell’identità sudi-sta persino a livello geogra-fico, quotidiano «il suo respi-ro, il sangue, la carne, tut-to» e la sua capacità di tra-scenderla. La parola «trage-dia» ricorre non a caso neldiscorso di accettazione delpremio Nobel, per cui la suaè «l’opera di una vita tra-scorsa nell’agonia (io avreitradotto lo agony con «soffe-renza» o «struggimento») enel sudore dello spirito uma-no. Dunque: ridiamo vigoreai problemi dello spirito.

Chi non conosca a fondol’opera di Faulkner si stupi-rà perché in ogni sua discus-sione sulla letteratura, sem-bri quasi del tutto indiffe-rente alle problematiche dellinguaggio, lui, uno dei mas-simi reinventori del linguag-gio narrativo del Novecen-to. Nelle recensioni, nelleprefazioni, nelle lettere,Faulkner si cimenta quasiesclusivamente con temati-che speculative. Incidental-mente, è nota e dichiarata lasua indifferenza per Joyce,ovvero per uno dei maestridel linguaggio novecente-sco.

Scegliamo a caso dueesempi quanto mai significa-tivi. Uno è il breve contribu-to dedicato a uno dei pochiscrittori stranieri di cui sioccupa: Camus. «Rifiutò diseguire il sentiero la cui uni-ca meta era la morte... Ilsentiero che seguì avevaper meta la luce del sole».

L’altro riguarda un solo,ampio capoverso, su Il vec-chio e il mare di Hemingway.«Il suo meglio», afferma ri-solutamente Faulkner. «Fi-nora i suoi uomini e le suedonne si erano fatti da sé...Stavolta ha scritto della pie-tà: di qualcosa che da qual-che parte li ha creati tutti».

Non dimentichiamo, la di-mensione dell’ironia maigratuita. Eccola applicata,corrosivamente, alla politi-ca: «La nostra vecchia politi-ca estera era la politica in-terna di un casinò... Quellanuova sembra il direttoredel casinò che chiede allapropria categoria il permes-so di armare di pistola il but-tafuori. Attenzione all’anno:è l’11 febbraio 1957. Faulk-ner è sempre da riscoprire.

Alex Preston

Scrittori stranieriIVTuttolibri

SABATO 25 SETTEMBRE 2010LA STAMPA V

Faulkner:questaAmericaè un casinò

Anna Politkovskaja

Page 5: Tuttolibri n. 1733 (25-09-2010)

Pagina Fisica: LASTAMPA - NAZIONALE - V - 25/09/10 - Pag. Logica: LASTAMPA/TUTTOLIBRI/04 - Autore: MARGAL - Ora di stampa: 24/09/10 19.59

FERDINANDOCAMON

Per evitare che colo-ro che maneggiano strumentielettrici muoiano folgorati siusa la «messa a terra»: un filoconduttore collega l’apparec-chio alla Terra, in modo che lascarica elettrica si disperdain tutto il mondo.

I libri scritti da PhilippeForest da quattordici anni inqua, da quando è morta la suabambina Pauline, costituisco-no questo scarico sul mondodella sua sofferenza, altrimen-ti mortale. A partire dal pri-mo libro, dolcissimo e terribi-le, Tutti i bambini tranne uno(prima riga di Peter Pan: «Tut-ti i bambini crescono, tranneuno»), quello che vien scriven-do Forest - fino a quest’ultimoAnche se avessi torto - è un ri-cordo-lamento-protesta-pian-to per la piccola figlia Paulinemorta di cancro, una comples-sa operazione che non ha

niente a che fare con la freu-diana elaborazione del lutto:nell’elaborazione del lutto sicerca una faticosa e costosasostituzione dell’oggetto ama-to con un altro oggetto in qual-che modo equivalente, ma perForest non c’è nessuna crea-tura al mondo che valga Pauli-ne, Pauline «non è l’indispen-sabile ma l’insostituibile».

Nell’elaborazione del luttoc’è un amore mutilato, incom-pleto. Nell’amore totale e im-perituro la persona che è mor-ta è una parte di te che è mor-ta, tu non vai via da lì per ri-prendere la vita, ma resti lìcon la persona che amavi,muori con lei. L’elaborazionedel lutto è un tradimento. Mo-rire con chi muore è il solo mo-do per amarlo. Questa mortescardina la vita, ne mostral’assurdità, lo scandalo, l’inac-cettabilità. Tutta la vita comel’avevi costruita si frantuma.Casa, matrimonio, professio-ne. Nell’accettare la frantu-mazione sta l’amore.

Padre e madre di Paulinesi sono dispersi ognuno per lapropria strada, ma dopo tantianni non hanno divorziato:quella dispersione è una for-ma d’amore, l’amore uccisodal dolore, l’unica fedeltàcompatibile con la morte.Questa «messa a terra» del

dolore mortale è un modo del-l’autore per spartire il dolorecon tutta l’umanità, quindi an-che con la moglie, affinché sap-pia ciò che in altro modo nonpuò dirle: che aveva ragione lei,quando per la morte della figliafaceva intendere che non vole-va più vivere. Hanno vissuto,ma dopo tanti anni il maritopensa che sia stato un errore.La soluzione giusta era uccider-si. Solo che uccidersi è una rea-zione, e il dolore era tanto danon permettere reazioni. Lamorte è l’assoluto negativo, tut-to muore, non c’è spazio per ilpositivo.

L’autore si considera ateo fi-no ai limiti massimi in cui si puòesserlo. (Però, perché poco pri-ma che morisse ha fatto battez-zare la figlia? Perché, a dieci an-ni di distanza, ricorda ancora losguardo interrogativo di lei,quando si svegliò dal torporesentendo un rivolo d’acqua chele colava sugli occhi?). Ateovuol dire senza Dio. Puoi esseresenza Dio perché tu abbandonilui, lo privi di te, ma anche per-ché lui abbandona te, ti priva disé. L’alfa iniziale può essere pri-vativo-passivo.

Ho il sospetto che questo siail caso di Forest, ateo che ammi-ra il Cattolicesimo, la sapienzadei riti cattolici nell’organizza-re la morte, ma definisce «tur-pe» e «disgustoso» il sermoneche giustifica la sofferenza, tro-vandole un premio. Si chiede,dopo tanto scrivere e scrivere,come lui possa sentirsi, e ri-sponde: «Salvato? No. Guari-to? No. Vivo? Soltanto vivo». Èun vivere senza giustificazione.Un vivere che è un errore.

Se sapessi che questo artico-lo finisce sotto gli occhi di Philip-pe, lo chiuderei qui. Ma speroche lui non lo legga, e che questosia un dialogo con i lettori italia-ni. Perciò aggiungo una riga: te-mo che, prima o poi, Philippepossa metter fine all’errore.

[email protected]

LUIGIFORTE

Forse siamo ormaiincapaci di reagire al bom-bardamento quotidiano deimedia sul problema del be-nessere fisico e della salute. Ipifferai del fitness hanno im-posto con successo l’icona diun corpo che non conosce de-cadenza. Altro che cenere epolvere, come recitava unvecchio andante religioso.Del resto, che c’è di male avoler restare giovani e in for-ma? Di per sé nulla, se non di-venta un’ossessione, o benpeggio, l’imperativo categori-co di un’intera società. Comedire, una specie di dittaturadella salute imposta a tutti innome di una ragione che vuolessere normalità.

E’ il tema del sorprenden-te romanzo Corpus Delictipubblicato da Ponte alle Gra-zie nell’efficace traduzionedi Roberta Gado Wiener.

L’autrice è Juli Zeh, una del-le più problematiche e affer-mate scrittrici tedesche del-le ultime generazioni, che a36 anni può già vantare alcu-ni successi come Aquile e an-geli (Fazi, 2005), Gioco da ra-gazzi (Fazi, 2007) e il gialloUn semplice caso crudele (Bal-dini Castoldi, 2009). Non so-no libri d’intrattenimento isuoi, ma suggestive e com-plesse variazioni su violenzae giustizia, dogmatismo e li-bertà, bene e male.

Anche stavolta la giovanerenana con tanto di dottora-to in legge va contro corren-te con una scrittura rigorosae un po’ impersonale. La sto-ria della biologa Mia Hollcondannata per sedicenti at-tività sovversive da una fan-tomatica società che ha im-posto un diktat salutista,rientra in quel genere di le-gal thriller che ha da noi uncultore di spicco come Caro-figlio. Anche se poi il roman-zo si sviluppa come un serra-to confronto fra la biologa,che rifiuta l’integralismo del-lo Stato dopo il suicidio delfratello accusato ingiusta-mente dell’omicidio di unadonna, e il giornalista Kra-mer seducente e perversaicona di quel regime saluti-sta basato sul Metodo, una

struttura capillare e pervasivache controlla ogni attimo del-l’esistenza dei cittadini co-stretti non solo a un quotidia-no training sportivo (qualcunodirebbe: ben venga!), ma a uncostante monitoraggio di ogniorgano. Uno stato in cui tabac-co e alcol sono tabù, dapper-tutto vigilano sensori per rile-vare sostanze sospette, la gen-te vive in case predisposte con-tro i microbi e la ricerca delpartner è compito del Metodocosì come prevenzione e con-trollo. Una vita sana e felice -dice Kramer - libera da dolorie sofferenze. Una vita senza ri-schi ma anche senza libertà, al-l’insegna della sicurezza e del-l’igiene.

Juli Zeh ha sviluppato lasua utopia negativa partendoda una pièce e il romanzo ne ri-sente: l’ossatura e i dialoghi,per altro efficaci, hanno ritmoe cadenze teatrali e i personag-gi restano un po’ troppo astrat-ti, risucchiati dalle loro idee.

La storia di Mia Holl, unamoderna Antigone che riven-dica la propria libertà di fron-te all’intolleranza e il dirittoanche al rischio e alla mortecreando intorno a sé un certoconsenso, non è la proiezionedel futuro che ci attende, ma ladiagnosi di un presente in cuiil ruolo dell’individuo è sem-pre più minacciato da persua-sori occulti e manifesti.

Più che un romanzo la Zehha scritto un apologo con la lu-cidità di sempre, inesorabile eallergica a ogni interdizione.Ma il sistema ha già pronta lacontromossa: la colpevole nonverrà ibernata come previstodal regolamento, ma graziata erisocializzata. E’ pur vero chenon siamo più in un’epoca dieroi, sembra ricordarci la pu-gnace Juli, ma le cose non van-no meglio in un mondo d’intol-leranza e conformismo dove ilpotere mette il bavaglio allesue vittime senza colpo ferire.

MASOLINOD’AMICO

L’inizio di Questa cit-tà che sanguina è da incubo.Tutto preso dalla frenesia de-gli scambi in un momento dimercato particolarmente agi-tato, un giovane broker si ri-corda all’improvviso di averedimenticato il figlioletto chiu-so nell’automobile al parcheg-gio. Vi si precipita col cuore ingola, trova il bambino cianoti-co, corre con lui come un paz-zo verso il pronto soccorso...

Tutto il resto del romanzodi esordio di Alex Preston, in-glese trentenne con un passa-to di operatore in borsa, ri-guarda l’antefatto di questomomento della verità. Il suoprotagonista-narratore Char-lie ha origini modeste ma am-bizioni di successo. Cala dallaScozia provinciale su Edim-burgo dove frequenta l’Uni-versità e forma un sodaliziocon un paio di coetanei, la bel-lissima e misteriosa Véroni-que detta Vero, francese dellaNormandia, e Henry dal retro-terra ben più solido del suo,

sia culturalmente (il padre èeditore e direttore di giornale)sia per censo.

Entrambi i ragazzi sono in-namorati di Vero, ma Henry sifa da parte davanti al successodi Charlie, che per un po’ rag-giunge con lei un’intesa quasimiracolosa, destinata però anon durare data l’incostanza diVero che presto vuole provarealtre esperienze. Tutti e treguardano a Londra come al luo-go dorato dove bisogna appro-

dare, e dopo svariate visite inweekend più o meno orgiasticinel giro dei rampanti, vi si stabi-liscono. Charlie sente la voca-zione dello scrittore, ma all’ini-zio del nuovo millennio il dena-ro facile è altrove; cerca quindie finisce per trovare lavoro inuna banca di investimenti, dovegrazie alla sua intelligenza sem-bra destinato a fare carriera.

Il punto di forza del libro èqui, nella descrizione del climaeuforico di un ambiente in cui

tutti sono convinti di essere de-stinati a diventare indecente-mente ricchi in pochissimotempo, e misurano il propriosuccesso sul lusso degli acces-sori di cui continuano a dotar-si. Lo champagne e la coca,nonché il sesso sfrenato ancor-ché mercenario, sono la dietaquotidiana di uomini incapacidi accettare la realtà del crolloquando questo avviene, travol-gendo le economie di tutto ilmondo; neanche le avvisaglie

dell’11 settembre sono servite afar drizzare le orecchie a qual-cuno, ed è significativo chel’unica collega di Charlie checontinua a fare fosche previsio-ni sul futuro è emarginata, edietro le spalle sbeffeggiata inquando bruttina.

Questo periodo - mercatoche tira, inizi di controtenden-za, crollo, catastrofe, strategiedi sopravvivenza, sintomi dicauta ripresa - dura alcuni an-ni, durante i quali l’avventura

personale di Charlie comportaprima un periodo di ariditàsentimentale, quindi un riavvi-cinamento en amitié a Vero cheè tornata in Francia dai suoi, equi è andata sposa a un uomopiù anziano, nella speranza didedicarsi ad attività sociali inprovincia (Charlie e Henry si

recano al suo matrimonio, e seio fossi stato l’editor di Prestonavrei tentato di convincerel’autore a eliminare tutto losgradevole episodio della loroomerica sbornia al cosiddettostag party).

Poi Charlie si innamora ocrede di innamorarsi di Jo, exfidanzata di Henry, che si è ri-presa da uno sciagurato perio-do di sbandamento e di droghepesanti, e mette su casa conlei. Disgustato dall’aridità del-

la finanza, si è anche dimessodal lavoro - così anche il suocreatore, che a quanto pareadesso sta conseguendo undottorato in letteratura ingle-se - e raccomandato da Henryè diventato vice di un critico te-atrale che non gli fa firmare gliarticoli ma gli impone di stron-care sempre tutti. Ben prestoperò scopre l’impossibilità disbarcare il lunario in questomodo (anche qui io avrei avutoqualche suggerimento) e rien-tra nella finanza.

Nel frattempo Vero, in crisicol marito, è venuta a trovareCharlie e quasi per caso ne è ri-masta incinta. Quando se losente annunciare, Charlie nonha esitazioni: pianta in asso Jo,fa venire Vero a Londra e deci-de di vivere con lei. Ma riusci-rà a conciliare il convulso me-stiere del broker, contro gli ec-cessi del quale dovrebbe ormaiavere sviluppato gli anticorpi,con la tranquilla vita di un ca-pofamiglia? Se ci sembra di sìvuol dire che abbiamo del tuttodimenticato quell’inquietanteinizio della storia.

BRUNOVENTAVOLI

Era uno dei grandiscrittori ungheresi, FrigyesKarinthy. Sapeva passare coneleganza e leggerezza dal ro-manzo al poema, all’epigram-ma. Aveva messo in parodia iviaggi di Gulliver, i grandi del-la letteratura, e soprattutto ilmondo intero. Un giorno se nestava seduto al caffè per crea-re. Magari una monografia sulruolo dell’uomo moderno nel-la società, o una commedia intre atti. O anche, solo, unoschema di parole crociate.D’un tratto sentì il rombo diun treno. Ma nel centro di Bu-dapest treni non potevanosferragliare. Non era un’alluci-nazione. Bensì il sintomo di untumore al cervello. Chiunque,di fronte a questa malattia co-sì vile, sprofonderebbe nella di-sperazione. Lui decise di but-tarla in letteratura. Partì perla Svezia a farsi operare dalmassimo specialista d’allora,Olivecrona, e raccontò l’avven-tura chirurgica, in un libro,

Viaggio intorno al mio cranio,che viene ristampato da Bur,nella traduzione di AndreaRényi.

Karinthy era nato nel 1887.Fece capire di essere scritto-re, e che tipo di scrittore, a 15anni, scrivendo una novella apuntate, «Viaggio di nozze alcentro della terra». Aveva persegretario personale un enig-mista, József Grätzer, e si lam-biccava con lui a foggiare cru-civerba, rebus, giochi di paro-le. Tutti lo conoscevano perl’energia del suo umorismo.Nonostante l’asprezza di ca-rattere, e le amarezze (la gio-vane moglie, l’attrice Etel Ju-dik, era morta giovanissima dispagnola nel ’18) sapeva far ri-

dere. Saliva come Kraus sui pal-chi dei cabaret a prendere in gi-ro il mondo, sperando diventas-se più ragionevole, dopo tante ri-voluzioni sbagliate. Aveva an-che iniziato la compilazione diun’enciclopedia sulla ragionevo-lezza, pacifista, umanista, illumi-nista, per cancellare le follie mo-derne, come quella di Diderot e

D’Alembert fece con le supersti-zioni, ma non la concluse. Il pub-blico lo apprezzava. Dispiacevainvece al regime, alla destra piùfascista che non sa ridere di sestessa. E un giornale gli gettòfango addosso accusandolo divoler trarre pubblicità dalla pre-sunta malattia.

Per risposta alla becera ag-

gressione personale, per far sa-pere che significa trovarsi d’im-provviso malati, scrisse «Il viag-gio intorno al mio cranio». Ope-ra straordinaria sotto tanti pun-ti di vista. Oliver Sacks (che scri-ve la postfazione al volume) lalesse ragazzino, e ne rimase col-pito, perché era la prima descri-zione della prima operazione al

cervello. Karinthy si lasciò tra-panare da sveglio, e racconta inpagine di feroce bellezza rumoridel trapano, tintinnio di bisturi,scricchiolii, strappi terrificanti,mentre gli smontano il craniodaga dopo daga come fosse unacassa di legno. In attesa dell’in-tervento, descrive anche la lun-ga trafila di visite a specialisti in

Europa, per scoprire la malat-tia, scendendo negli inferi diun’umanità dolente, passandoper ospedali abitati da pazzi consguardi spenti o moribondi dimalattie talmente assurde dasembrare uno scherzo del desti-no. Lui, scrittore di fama, d’untratto s’era ritrovato nei pannidi «esemplare». I luminari lo pal-pano, gli fanno guardare cerchidi luce, gli bussano sul corpo, esi congratulano tra loro per laperfezione della diagnosi, scor-dandosi che lui aveva una fifa bo-ia di morire.

Sacks ha adorato il libro, maconfessa anche una certa noia,dove le descrizioni karinthyanedivagano dal diario di bordo pu-ramente medico, per dilagarenel letterario, nel filosofico, nel-l’assurdo, nell’eccesso. Propriolì, invece, risiede la sua forza.Perché guardando alle stelleche pulsano in cielo e alle masseche pasticciano sulla terra, Ka-

rinthy traeva la forza di non soc-combere al fatalismo. Nemme-no quando in ballo c’era la sua vi-ta. Se gli atomi, se le cellule cosìpiccole e dispettose non si pos-sono comandare, si può almenoridere di loro, e ridimensionar-le, insieme ai nostri destini, perciò che contano nell’universo in-finito. Perché chiunque si trovisulla soglia della malattia, o nesia sfiorato negli affetti, propriodi questa disperata speranza,ha bisogno.

Tutto per Karinthy era stra-ordinariamente piccolo. I doloriche sembrano grandi, gli uomi-ni che s’illudono grandi, e persi-no il nostro pianeta, che pare co-sì sterminato. Lo pensavano ar-rogante, tutt’al più gli davanodel burlone, invece lui aveva inserbo uno dei suoi soliti guizzid’ingegno. Nel ’29 pubblicò unanovella di poche pagine, «Cate-

ne». Diceva che bastava sceglie-re a caso una persona tra il mi-liardo che affollava il globo. Epassando per non più di cinqueindividui, si poteva contattarechiunque usando solo una cate-na di conoscenze interpersona-li. Aveva abbozzato la teoria deisei gradi di separazione, che i so-ciologi poi dimostrarono veraqualche decennio dopo, sul cam-po. In quel rimpicciolimento delmondo, Karinthy, in realtà, vole-va solo trovare un po’ di intelli-genza in più, che levasse l’iste-ria, la paura la violenza che scuo-tevano l’Europa. E al limite, cheun seccatore non lo importunas-se più al tavolino del caffè.S’aspettava un nuovo messia,che bruciasse i roveti ardenti disciocchezza. Morì nel ’38, diemorragia cerebrale, due annidopo l’operazione. Non potevaprevedere che sarebbe arrivatoFacebook, a ridurre ulterior-mente la catena dei sei gradi.

Sesso, drogae Borsa: Charlienon ha scampo

Che killer,i pifferaidel fitness

Preston Tra la Scozia e Londrala vita a rovescio di un broker

«Viaggio intornoal mio cranio»: sentìimprovviso il rombodi un treno, erail sintomo di un tumore

Senza Paulinevivereè un errore

CLAUDIO GORLIER

Forest L’infinito ricordo, lamento,pianto per la figlia morta di cancro

Juli Zeh Una moderna Antigonesi oppone a un diktat salutista

RITORNI: «FRONTE DEL PORTO» DI SCHULBERG

Un sindacato mafioso= Terzo recupero, da parte di Sellerio, dei romanzi di BuddSchulberg. Ora è la volta di On the Waterfront (Fronte delporto, pp.463, € 14, trad. di Alfonso Geraci) che è anche ilpiù noto, soprattutto grazie all'interpretazione che l'alloragiovanissimo Marlon Brando, fresco di Actor's Studio, diededel protagonista Terry Malloy nel film diretto da Elia Kazan.Shulberg lavorò alla sceneggiatura semplificando etagliando, come era necessario, molte parti del testo. Unromanzo che per attenzione al reale, indagine sociologica ecapacità di impressionare i caratteri umani, potrebbe essereusato come matrice per i cosiddetti reality novel ,tanto in

voga oggi tra i narratori italiani. Schulberg fu un personaggiocomplesso. Aveva aderito negli Anni Trenta al partitocomunista. Ma quando le persecuzioni maccartisteraggiunsero l’apice, nel 1951 collaborò a «stanare» notiregisti e attori già suoi «compagni», facendone i nomi persalvarsi (parte di questa storia controversa è descritta inPerché corri Sammy?). Lavorò direttamente con Fitzgeraldche poi descrisse nei suoi aspetti più malinconici in un belromanzo di cui fece il giro del mondo la versione teatrale, Idisincantati. Leggere oggi Fronte del porto sorprende perl’estrema cura del racconto: niente è lasciato al caso, alcolore, al compiacimento verista. La piramide mafiosadell'organizzazione sindacale che Shulberg denuncia comeresponsabile dello sfruttamento degli scaricatori portuali, è

descritta con autentica tecnica giornalistica; ma laprogressiva presa di coscienza di Malloy, primaesclusivamente centrato su stesso e sui suoi bassi bisogni, hala carica di una grande epica. La commistione di stile, lacapacità di rendere i dialoghi sempre tesi nello scontro trainteresse privato e bene pubblico nello scenario dellacittadina portuale in crescita di Bohegan, permettono aSchulberg di andare oltre alla pura denuncia. Un'epica cosìbene riletta, peraltro, proprio dall'espressione di tristeingenuità disegnata sul volto di Marlon Brando, vinto dallafragilità di un ragazza dalla fede fervida. Accompagna il testouna prefazione di Goffredo Fofi, al solito appassionata etutta protesa a identificare il cuore politico del testo. Camilla Valletti

«Anche se avessitorto»: nessunacreatura al mondo valelei, insostituibile,tutto va in frantumi

«Corpus Delicti»:una biologa difendeil diritto al rischio,un legal thriller sudogmatismo e libertà

Libro adorato da Sacks,un diario di bordo nonsolo medico, che dilaganell’assurdo,nell’eccessotra letterario e filosofico

«Questa città chesanguina»: euforiadel denaro facile,aridità sentimentale,rifugio nella famiglia

FRA ROERO, VERBANIA E SAN BENEDETTO DEL TRONTO

Gli ulivi di Orengo= Estetica del paesaggio agrario nel Roero: oggi, primaedizione a Pocapaglia (Cn) di «Gli alberi di Nico Orengo:l’ulivo», con interventi di Pejrone, Tesio, Veziano. Il direttorede La Stampa Mario Calabresi consegnerà al vivaista JeanMarie Rey l’Omaggio «Roero: vino e territorio».«Il bosco, l’ombra e i sentieri» è il tema della decima edizionedi Editoria & Giardini, a Verbania, da oggi al 3 ottobre.www.editoriaegiardini.it. Sempre oggi, a San Benedetto delTronto, premio Riviera della Palme a Daria Bignardi (Non vilascio orfani, Mondadori) e a Ennio Remondino (Niente divero sul fronte Occidentale, Rubettino).

pp Philippe Forestp ANCHE SE AVESSI TORTOp trad. di Gabriella Boscop Alet, pp. 128, € 14

CONI GIORNALISTIDI TUTTO IL MONDO

Internazionale a Ferrara= Popoli, culture, societàa confrontoa Ferrara (1-2-3ottobre) negli incontri con giornalisti di tutto il mondoorganizzatida Internazionale, il settimanalediretto daGiovanni DeMauro. L’inaugurazionenel ricordo di AnnaPolitkovskaja, la giornalista russa assassinata,a cui èdedicatoun premioattribuito all’afganoYaquib Ibrahimi.In programma,dibattiti su «Informazionee potere:l’anomalia italiana», «Mamma, li turchi!| L’immigrazionevista dalle due spondedel Mediterraneo»,«Letteraturediconfine», «La creativitàal potere.Ruolo e futuro delle rivisteletterarie».Per info: internazionale.it/festival

FESTIVAL LETTERARI: PAROLE, DELITTI, RACCONTI

Ottobre, piovono libri= Biblioteche, librerie, enti pubblici... Una varietà diluoghi della lettura in tutto il Paese. A Ottobre piovonolibri, celebrando i centocinquant’anni dell’Unità con«Parole d’Italia», attorno a cui costruire i vari eventi, più diduemila. Iniziativa proposta dal Centro per il libro e lalettura.www.cepell.it. A Monticello Brianza, da domani al10 ottobre, La passione per il delitto, libri e autori tragiallo e noir. www.lapassioneperildelitto.it. A Rovigo, Lafiera delle parole (1-10 ottobre), www.cuoredicarta.org.A Carpi, dal 30 settembre al 3 ottobre, Festa delracconto.www.carpi.it/festival-racconto-carpi.

Karinthy L’ungherese che nel 1936 raccontòcome un’avventura la sua odissea chirurgica

pp Juli Zehp CORPUS DELICTI. Un processop trad. di Roberta Gado Wienerp Ponte alle Graziep pp. 218, € 16,50

Segue da pag. Ipp Frigyes Karinthyp VIAGGIO INTORNO

AL MIO CRANIOp trad. di Andrea Rényip postazione di Oliver Sacksp Rizzoli, pp. 264, € 10,50p Frigyes Karinthy, nato a Buda-

pest nel 1887, morì a Siófokknel 1938, di emorragia cerebra-le, due anni dopo l’operazioneintorno a cui è costruito il suolibro. Fu poeta, giornalista,scrittore e traduttore. Esordìa 15 anni, scrivendo una novel-la a puntate, «Viaggio di nozzeal centro della terra». Tra l’al-tro avviò la compilazione diun’enciclopedia sulla ragione-volezza, pacifista, umanista, il-luminista, per cancellare le fol-lie moderne.

pp Alex Prestonp QUESTA CITTÀ CHE SANGUINAp trad. di Fabio Paracchinip Eliot, pp.374, € 18.50

Trapanate pureil mio cervello

p

Particolaredi una ceraanatomica

di Ercole Lelli,1742,

dal volume«Arte

e medicina»(Skira, 2005)

Sotto:un ritrattoin forma dicaricatura

dello scrittoreungherese

FrigyesKarinthy

La locandina del film

America». L’eredità sudistasostanzia l’autentico umane-simo - termine che emergenon a caso - peculiare dellasua tradizione. Ma le con-traddizioni non si possonocancellare e allora la creati-vità le fa proprie. Sta qui lagrandezza di Faulkner.

Le pagine, assai numero-se, che Faulkner dedicò allaletteratura ribadiscono lacentralità dell’identità sudi-sta persino a livello geogra-fico, quotidiano «il suo respi-ro, il sangue, la carne, tut-to» e la sua capacità di tra-scenderla. La parola «trage-dia» ricorre non a caso neldiscorso di accettazione delpremio Nobel, per cui la suaè «l’opera di una vita tra-scorsa nell’agonia (io avreitradotto lo agony con «soffe-renza» o «struggimento») enel sudore dello spirito uma-no. Dunque: ridiamo vigoreai problemi dello spirito.

Chi non conosca a fondol’opera di Faulkner si stupi-rà perché in ogni sua discus-sione sulla letteratura, sem-bri quasi del tutto indiffe-rente alle problematiche dellinguaggio, lui, uno dei mas-simi reinventori del linguag-gio narrativo del Novecen-to. Nelle recensioni, nelleprefazioni, nelle lettere,Faulkner si cimenta quasiesclusivamente con temati-che speculative. Incidental-mente, è nota e dichiarata lasua indifferenza per Joyce,ovvero per uno dei maestridel linguaggio novecente-sco.

Scegliamo a caso dueesempi quanto mai significa-tivi. Uno è il breve contribu-to dedicato a uno dei pochiscrittori stranieri di cui sioccupa: Camus. «Rifiutò diseguire il sentiero la cui uni-ca meta era la morte... Ilsentiero che seguì avevaper meta la luce del sole».

L’altro riguarda un solo,ampio capoverso, su Il vec-chio e il mare di Hemingway.«Il suo meglio», afferma ri-solutamente Faulkner. «Fi-nora i suoi uomini e le suedonne si erano fatti da sé...Stavolta ha scritto della pie-tà: di qualcosa che da qual-che parte li ha creati tutti».

Non dimentichiamo, la di-mensione dell’ironia maigratuita. Eccola applicata,corrosivamente, alla politi-ca: «La nostra vecchia politi-ca estera era la politica in-terna di un casinò... Quellanuova sembra il direttoredel casinò che chiede allapropria categoria il permes-so di armare di pistola il but-tafuori. Attenzione all’anno:è l’11 febbraio 1957. Faulk-ner è sempre da riscoprire.

Alex Preston

Scrittori stranieriIVTuttolibri

SABATO 25 SETTEMBRE 2010LA STAMPA V

Faulkner:questaAmericaè un casinò

Anna Politkovskaja

Page 6: Tuttolibri n. 1733 (25-09-2010)

Pagina Fisica: LASTAMPA - NAZIONALE - VI - 25/09/10 - Pag. Logica: LASTAMPA/TUTTOLIBRI/06 - Autore: MARGAL - Ora di stampa: 24/09/10 19.59

L’incerto rapporto fra gliadulti italiani (ovvia-mente cattolici) e l'An-

tico Testamento si trasmette aifigli che di fatto ne conosconosoltanto alcuni episodi isolati.Eppure la Bibbia è la base ditutta la cultura del mondo occi-dentale. Sino ad ora le edizioniper ragazzi restano impronta-ti ad una traduzione didatticacon ampio spazio per il NuovoTestamento, totalmente diver-so dalla tradizione ebraica. In-fatti l'Antico Testamento èuna narrazione corale che è di-ventata un codice imprescindi-

bile, e un magma narrativo inequilibrio fra cielo e terra. So-prattutto va ricordato che «illibro» non è un'entelechia (se-condo Aristotele: condizione diassoluta perfezione dell'esserein atto che ha compiutamenterealizzato ogni sua potenziali-tà) perché di fatto troviamosempre il Dio di qualcuno, di-verso e imprevedibile.

Giusi Quarenghi - con Io tidomando. Storie dell'Anti-co Testamento (Rizzoli, pp.340, € 30) - si è assunta l'enor-me responsabilità di riscriverel'Antico Testamento in unaforma adatta allacomprensione ealla curiositàdei giova-

nissimi lettori. Lo ha fatto inuna versione appassionante, inbrevi capitoli e con intensità nar-rativa di estrema attualità pre-sentando il libro - come è in real-tà - come il primo romanzo di av-ventura del genere umano.

Nella breve prefazione, Pao-lo De Benedetti scrive: «L'autri-ce, percorrendo la vicenda bibli-ca da Adamo a Giobbe a Giona egrazie anche alle tavole di Mi-chele Ferri, ci mostra perciò - senon proprio il volto divino - ilsuo incarnarsi nelle peripezieumane, liberandoci, se così sipuò dire, da "Colui che è" accom-pagnandoci a "Colui che c'è"».

Conoscere l'Antico Testamen-to non vuol dire necessariamen-te essere persone religiose e cre-denti: significa conoscere la basedella nostra storia ancestrale.«La Bibbia non propone una reli-

gione, propone un incontro e nar-ra delle reciproche prove di fidu-cia tra uomo e Dio e di quello chene deriva… Passando di genera-zione in generazione questo rac-conto ha modificato, modifica ilmodo di essere degli uomini e, secosì si può dire, anche quello diDio»: Giusi Quarenghi è riuscitaa proporre un modo di racconta-re avvincente e problematico edecisamente innovativo rispettoalla tradizione didattica.

Se cultura è «conoscere ilmondo e lottare per modificar-lo» la mancanza di conoscenzadelle nostre radici è una condi-zione che ci lascia privi di un ele-mento determinante per affron-tare il potere di chi, ogni volta,tenta di sopraffarci. Io ti do-mando è un'occasione da nonperdere: con la scusa di aiutare iragazzi ad affrontare un testo

indispensabile, anche gliadulti sono facilitati

a superare unadrammatica

ignoranza.

FRANCOGARELLI

Chi è l'eccezione incampo religioso? L'Americache ha le chiese piene e chenon perde occasione per nomi-nare Dio nelle manifestazionipubbliche? Oppure l'Europa,le cui molte chiese sono fre-quentate più dai turisti che daifedeli e che non ha voluto sa-perne di menzionare il Cristia-nesimo nel preambolo dellasua Costituzione?

Da tempo questi interroga-tivi agitano gli studiosi dei fe-nomeni religiosi, costringen-doli a rivedere sia le teorie del-la secolarizzazione, sia l'idea -assai diffusa al di qua dell'At-lantico - che per essere moder-ni occorra essere laici. La con-clusione a cui sono giunti tresociologi di valore - Peter Ber-ger, Grace Davie, Effie Fokas,

in America religiosa, Europa lai-ca? - è che il caso strano sia l'Eu-ropa, rispetto al resto del mon-do in cui, oltre alla peculiaritàdegli Stati Uniti, si osserva lacrescita del Cristianesimo nell'emisfero meridionale, la diffu-sione del Pentecostalismo neiPaesi in via di sviluppo, l'affer-mazione dell'Islam su scala glo-bale, i dibattiti sempre più acce-si pro e contro il proselitismo.

Il volume è un serrato con-fronto tra l'Europa e gli StatiUniti, per capire come due grup-pi di società economicamenteavanzate possano esse così dif-ferenti sulla questione religiosa.Nel far ciò non si chiamano in

causa soltanto le coscienze o lamaggior o minor propensionereligiosa della gente; ma anchee soprattutto le ragioni storico-istituzionali del diverso rappor-to religione-società che si è af-fermato nel vecchio e nel nuovocontinente.

La differenza di fondo è chementre da noi ci si difende perlo-più dalla religione, in Americasono proprio le religioni ad esse-re da tutti difese. Le società eu-ropee sono state per secoli se-gnate dalla presenza di una«Chiesa di Stato» o «nazionale»(sia essa ortodossa che cattolicao protestante), che ha dominatoil calendario e il paesaggio e ani-

mato la vita civile e la cultura.Basato su un forte radicamentosul territorio, questo modello èentrato in crisi nel secolo scor-so, sia per il marcato sviluppoindustriale e i processi di urba-nizzazione, sia per l'affermarsidel pluralismo culturale.

Oggi, la maggior parte deglieuropei non accetta più il mono-polio delle Chiese in molti campidi esistenza ed auspica che loStato favorisca la libertà diespressione religiosa, trattandoallo stesso modo tutti i culti e leconfessioni. Nell'emanciparsidall'influsso della religione pre-valente, molti europei si sono se-colarizzati, ma ciò non impedi-

sce che essi guardino alle «loroChiese» con benevolenza, comeistituzioni sociali utili, capaci dirichiamare la gente ai valori fon-damentali, di operare per il be-ne comune e di offrire servizi dicui si può aver bisogno in alcunimomenti della vita. La propen-sione religiosa è fortemente di-minuita e l'individualismo delcredere è sempre più diffuso;ma ciò non impedisce che a fian-co di alcune minoranze di fedeli«convinti e attivi» vi sia un grannumero di persone che si rico-noscono in un'«appartenenzasenza credenza».

Gli americani, per contro,non hanno mai vissuto un rap-

porto Stato-Chiesa da cui do-versi progressivamente eman-cipare. La libertà religiosa è lapietra angolare della loro sto-ria, per cui il Congresso non po-trà mai né riconoscere ufficial-mente una particolare confes-sione religiosa né impedirne il

libero esercizio. Rientra nella«libertà di credere» il parerepositivo dato di recente da Ba-rak Obama alla costruzione diuna moschea nell'area diGround Zero, motivato dall'idea «siamo americani!».

Oltre a ciò, la maggior vitali-tà religiosa degli Usa sembradovuta a due pilastri fondamen-tali: da un lato al «volontari-

smo», per cui gli americani scel-gono la loro fede religiosa tramolte alternative; dall'altro, alfatto che l'aggregazione religio-sa non avviene su base territo-riale ma per la condivisione diun comune sentire. Le comuni-tà locali sono composte da quan-ti si riuniscono insieme, piutto-sto che dalle parrocchie che ab-

bracciano gente religiosamenteeterogenea.

Ovviamente non tutto è orociò che luccica. Il maggior dina-mismo religioso degli Usa, ri-spetto all'Europa, viene confer-mato anche dalle statistiche. Isondaggi ci dicono che circa il40% degli americani dichiara diandare in chiesa in modo regola-re, contro meno del 10% dellapopolazione di molte nazioni eu-ropee. Tuttavia, se si conta effet-tivamente il numero delle perso-ne presenti ai riti, il dato ameri-cano si ridimensiona. Ma ciò, adetta degli studiosi, non mettein discussione il «luogo comu-ne» che è il secolarismo euro-peo ad essere un'eccezione.

Le statistiche infatti raccon-tano una storia differente. «Di-re che vado in chiesa la domeni-ca anche se non lo faccio» è sen-za dubbio indicativo di una cul-tura in cui essere praticante èconsiderato positivamente;mentre questo è sempre menoritenuto il comportamento nor-male in molte aree europee.

Qui si reinventa Cristo,tra finzione e realtà,

anche per chi non crede

Europa, c’era una volta la religione

Quale Gesù? Sempre più lettori cercano in romanzi e saggi una figura che una Chiesanon profetica e una rozza società secolarizzata hanno contribuito a depauperare

GIANANDREAPICCIOLI

L'immensa bibliotecasu Gesù di Nazaret e sulla codi-ficazione del cristianesimo pri-mitivo, almeno fino all'editto diTeodosio (380) e ad Agostino,si arricchisce di nuovi titoli inprogressione geometrica. L'in-flazione è prodotta dal fascinoe dall'interesse dei temi in que-stione, ma anche dall'isolamen-to in cui si è asserragliata laChiesa istituzionale, dal conse-guente smarrimento di moltifedeli in cerca di parole in sinto-nia con la coscienza contempo-ranea e dall'aggressività dellarisposta secolare, spesso moltorozza, ai divieti e ai diktat eccle-siastici.

Da poco la Claudiana ha ri-pubblicato il bel romanzo stori-co del biblista Gerd Theissen,L'ombra del Nazareno, che ri-percorre la vita di Gesù inqua-drandola nelle convulsioni del-la società palestinese tra lamorte di Erode e quella di Tibe-rio, ed è già sugli scaffali, e de-stinato al successo commercia-le, il romanzo, più disinvoltodal punto di vista della ricercastorica ma narrativamente piùintrigante, Il buon Gesù e il catti-vo Cristo di Philip Pullman, giàautore per Salani della trilogiaQueste oscure materie, con cui ri-

spondeva polemicamente alleCronache di Narnia di C.S. Lewis.

La trovata di base è ingegno-sa: Gesù e Cristo non sono lastessa persona, quella storica cuipoi si sovrappone quella dell'an-nuncio apostolico, ma due fratel-li gemelli, nati da Maria dopo unincontro con un giovane angelo(e qui è grande la delicatezza nellasciare in sospeso l'imbarazzan-te rendez-vous): il primo sano e ri-belle, appassionato, innamoratodella realtà e dell'uomo, convintoche il mondo meriti un futuro mi-gliore; il secondo debole e intro-verso, prudente e calcolatore.

Nel corso del romanzo assumeràanche il ruolo che nei Vangeli èsvolto da Satana che tenta Gesùnel deserto, quello del fratello delfigliol prodigo e, infine, di Giuda.Sarà lui infatti a indicare il ge-mello ai soldati romani, istigato aciò da un ambiguo personaggio,prima ritenuto uno straniero poiidentificato da Cristo come unangelo, in realtà un angelo deca-duto (siamo «legione», dice a un

certo punto, come il demone diGerasa in Mc 5,9). E in questopersonaggio è riconoscibile uncalco del Grande Inquisitore deiFratelli Karamazov. Del resto la«leggenda del Grande Inquisito-re traduce in termini romanze-schi ciò che in alcuni punti essen-ziali fu la vera storia del cristia-nesimo: un capovolgimento radi-cale dei valori evangelici». (F. Le-noir in Cristo filosofo. Le radici delpensiero dell'Occidente, Garzanti2009).

Identica la forma mentis, iden-tiche le motivazioni. L'uomo ètroppo debole per adeguarsi allepretese del puro Gesù: «Vedi, ilvero Regno accecherebbe gli es-seri umani come se fosse il sole,

ma loro hanno ugualmente biso-gno di una sua immagine. Ed èciò che la chiesa sarà». E contratto paolino: «Se lui non torne-rà alla vita, allora nulla sarà ve-ro. (…) Sì, succederà, basta cre-derci. (…) questa verità basta acancellare tutto il male del mon-do». Le citazioni sono tratte dauno dei capitoli chiave del libro,Lo straniero dice a Cristo che ruolointerpretare. Ma altrettanto ric-co di suggestioni è il capitolo delGetsemani, dove Gesù, alla vigi-lia del supplizio, in preda all'an-goscia resta sgomento nella suasolitudine: «Ma tu sei nel silen-zio. Tu non dici nulla. (…) Adessonon posso far altro che questo,sussurrare al silenzio. Per quan-

to tempo ancora avrò voglia difarlo? Tu non ci sei. Non mi haimai sentito».

Il buon Gesù e il cattivo Cristo,nonostante la schematicità ideo-logica dell'assunto e la conse-guente rigidità dei personaggi,specie i due «negativi», il demo-ne e Cristo, che pure hanno dellebuone ragioni ed esprimono unacostante di realismo nella storiadell'uomo, è un libro che si racco-manda anche ai credenti, e nonsolo per la sensibilità con cui trat-ta i suoi temi e «riscrive» pagineevangeliche, anche talvolta ribal-tandone il significato tradiziona-

le (la parabola delle vergini stol-te, la sedula Marta e la contem-plativa Maria). Pochi altri librirecenti hanno saputo, come que-sto, trasmettere la dolcezza e lapassione di Gesù (quello vero,per quanto ne sappiamo).

Il romanzo di Pullman finiscecon Cristo che si accinge a darforma alla storia del fratello, a«migliorarla» per mettere, comedice lo straniero, «la verità nella

storia» (e Cristo commenta «latragedia è questa: senza la sto-ria, non ci sarà nessuna chiesa, esenza la chiesa, Gesù sarà dimen-ticato…»).

Dalla storia comincia inveceil bel saggio di Charles FreemanIl cristianesimo primitivo. Unanuova storia. L’autore, in realtà,è specialista soprattutto del tar-do antico; e basta scorrere l'indi-ce dei nomi per rendersene con-to: mancano, o ricorrono poco,studiosi fondamentali del cristia-nesimo primitivo, quali il giàmenzionato Theissen (ed è la la-cuna più grave perché è il mag-gior esperto della sociologia edella psicologia dei primi movi-menti cristiani), ma pure G. Bor-nkamm, E. Flusser, G. Barba-glio…; John P. Meier, autore delmonumentale Gesù, un ebreo mar-ginale (Queriniana, finora 4voll.), è citato solo due volte.

Però Freeman ha il vantag-gio di non essere accademico, co-nosce comunque bene la mate-ria, ha grande capacità di sintesied è innamorato della culturagreco-romana, di cui esalta il ra-zionalismo (anche se in realtàtanto razionale non era, specienel periodo ellenistico). Segue ilGesù storico, riassume la forma-zione delle lettere paoline, deivangeli, del canone neotestamen-tario (per Atanasio, nel 367, i te-

sti «canonici» erano ancora 27);descrive le correnti interne almovimento, numerosissime e inperenne lotta fra di loro; i rappor-ti conflittuali coi giudei, e poi colmondo pagano; il ricorso alla filo-sofia greca, platonica e neoplato-nica soprattutto, per dotarsi diun nuovo linguaggio; la tormen-tata ambivalenza Atene/Gerusa-lemme; l'inevitabile costituirsi diuna «verità» presidiata istituzio-nalmente (dai vescovi nella suc-cessione apostolica); il codificar-si nel Credo di un nucleo di dot-trine essenziali; la conseguenteinvenzione delle eresie e quindi ilpassaggio da perseguitati a per-secutori dopo che il cristianesi-mo era diventato religione di Sta-to; il progressivo consolidarsidella Chiesa, sempre più autori-taria e impermeabile alla liberadiscussione nella diversità. Sot-tolinea i problemi insolubili: la re-lazione tra Dio e Gesù, la compre-senza della natura umana e divi-na, la resurrezione fisica o spiri-tuale. E conclude con Agostino,severo inquisitore di eretici: sua

la difesa della punizione ancheestrema per la salvezza dell'ani-ma, coerente con la sua dottrinadel peccato originale e con la suavisione pessimistica dell'uomo(ma già Paolo, interpretando lamorte in croce non come condivi-sione divina dell'umano destino,limitato dalla finitezza della con-dizione creaturale, ma come sa-crificio espiatorio, aveva mar-chiato di peccaminosità l'umani-

tà intera e la natura tutta).Molti di questi temi erano già

stati trattati ampiamente altro-ve: cito per tutti Robert L.Wilken, Alla ricerca del volto diDio: la nascita del pensiero cristia-no (Vita e Pensiero 2006), più delFreeman sensibile alla grandeoperazione linguistico-concet-tuale che il nascente cristianesi-mo seppe condurre aprendo, etrasformandoli in modo radica-le, i paradigmi greco-romani ainuovi contenuti.

Da bravo agnostico Freemandimentica che l'intento dei Padridella Chiesa non era solo quellodi fornire una struttura concet-tuale alla nuova fede ma soprat-tutto di convertire l'uomo a unadiversa forma di vita attraversola meditazione delle Scritture, lapratica liturgica, la vita comuni-taria. Così come cade nell'equivo-co di tutti gli osservatori di cosereligiose atei o agnostici: non ri-conoscere che ci possono esseredelle verità spirituali dentro unastoria non documentabile o addi-rittura falsa, che i miti esprimo-no ciò che il linguaggio razionalenon può, per interno statuto, di-re e soprattutto che il Nuovo Te-stamento dà per ovvia quella di-vinità di Gesù che invece il letto-re secolare si aspetta di veder di-mostrata. Colui che incontriamonei vangeli è già oggetto di fede.

Per accostarlo non bastanobrillanti romanzi di bricolage po-stmoderno o ampi affreschi stori-ci. I titoli non mancano. Partireidal Gesù moderno di GiancarloGaeta (Einaudi, 2009), che dall'opera di Reimarus a oggi passain rassegna le grandi fasi della ri-cerca sul Gesù storico. Ma so-prattutto leggerei la splendidatraduzione dei Vangeli , sempredi Gaeta (Einaudi, 2009): forse lamigliore su piazza.

GIULIO GIORELLO E CARLO BERNARDINI SULLA LAICITÀ

Il buon uso dell’ateismo= Etsi Deus non daretur, ovvero vivere come se Dio nonci fosse, esaltando la responsabilità dell’uomo, secondoBonhoeffer? No, Giulio Giorello, filosofo della scienza, siannovera fra i Senza Dio tout court, suggerendo un «buonuso dell’ateismo» (Longanesi, pp. 229, € 15): «Quella chenoi cerchiamo è una solidarietà fra individui, ciascunoindipendente nelle proprie scelte. C’è ancora bisogno difondarla su qualche “solida roccia”?». Nello stesso solco simuove Carlo Bernardini, già docente di Fisica alla Sapienza,autore di Incubi diurni, ovvero «essere scienziati e laici,nonostante tutto» (Laterza, pp. 143, € 14).

Confronti Nel vecchio continente domina l’esigenza di emanciparsi da un plurisecolarerapporto Stato-Chiesa, mentre in America non si perde occasione per nominare Dio

FILOSOFIA «PORTATILE»

Pensatori, questioni, agenda= Tra i maggiori filosofi viventi, Alain Badiou hacomposto un Piccolo pantheon portatile, ora per i tipidi Il Melangolo (pp. 142, € 15, a cura di TommasoAriemma). L’introduzione a tredici pensatori, da Lacan aDeleuze, da Foucault, a Derrida. Un altro intellettualefrancese, André Comte-Sponville, raccoglie in volume iDiscorsi brevi sui grandi temi della filosofia, dallamorale alla politica, dalla libertà al tempo (Angelo Collaeditore, pp. 152, € 14,90). Da Bompiani, per il 2011,L’agenda della filosofia, un anno per pensare... Dio(€ 15), a cura di Massimo Donà e Raffaella Toffolo.

CHESTERTON, IL PADRE DI PADRE BROWN

Un’autobiografia cattolica= Uscita postuma nel 1936, l’Autobiografia diChesterton (Lindau, pp. 412, € 27, trad. di Cristina Spinoglio)è la confessione del padre di Padre Brown: storia di un’anima,ricerca della verità e approdo alla Chiesa e nel contemposcenario politico e culturale del suo tempo, tra Otto eNovecento, amicizie e letture. Sempre da Lindau, diChesterton, La Chiesa cattolica (pp. 116, € 13, trad. diFederica Giardini). Padre Brown, con il manzoniano cardinalBorromeo, il curato di Bernanos, il tolstojano padre Sergij ealtri ancora , è tra le Figure spirituali in letteratura raccontateda Lucio Coco ( Ed. Messaggero Padova, pp. 11, € 9).

WALTERBENJAMINA 70 ANNI DALLAMORTE

Gli ultimi giorni= Settant’anni fa, il 26 settembre 1940, il filosofo,scrittore e critico letterario tedesco tedesco WalterBenjamin pone va fine alla sua vita, a Portbou, unvillaggio catalano. Se ne ripercorrono gli ultimi giorni nellibro Fine terra, a cura di Carlo Saletti (Ombre corte, pp.170, € 16), sulla base di nuovi documenti e nuovetestimonianze. Einaudi, intanto, continua a riproporre gliscritti di Benjamin: ultima uscita, il volume che raccogliegli Scritti 1928-1929 , il biennio vissuto tra Parigi eBerlino, recensioni e saggi tra letteratura, filosofia,costume (pp. 534, € 90, a cura di Enrico Ganni).

Contrapposti nelle geo-metrie stereotipate delfantasy o vasi comuni-

canti nella cangiante seduzio-ne delle atmosfere dei raccon-ti noir, sono comunque il Be-ne e il Male a tenere solida-mente pagina nelle storie peri ragazzi. Temi ricorrenti oranel fiorire dei festival chestanno puntando i riflettorisu filosofia e spiritualità.

Da sempre per i bambiniIl Bene e il Male si rincorrononelle fiabe della grande tradi-zione, dove ingaggiano sfidealla Achille e la Tartarugadel famoso paradosso di Ze-none di Elèa, con il Piè Velo-ce (il Male, nella nostra chia-mata a correo) sempre lì afar sentire il fiato sul carapa-ce del lentissimo chelone (ilBene), senza però riusciremai a raggiungerlo e tanto-meno a batterlo.

Nella «scacchistica» nar-razione in punta di penna diOscar Brenifier educatore fi-

losofo, Il Bene e il Male (IsbnEdizioni, pp. 48, € 12,50) sifronteggiano attraverso «con-cezioni differenti e perfino op-poste»: da «i confini sono incer-ti e il Male può facilmenteprendere le sembianze del Be-ne» a «invece si possono distin-guere chiaramente»; da «ci sicomporta bene per vedere glialtri felici» a «no, lo si fa piut-tosto per calcolo, perché ci ven-gano abbondantemente restitu-

ite le nostre buone azioni»; da«il Male può essere necessarioper difendersi, per punire lecattive azioni o impedirle» a«non si deve mai fare del malee bisogna anzi combatterlo conil Bene, ma in nessun caso conil Male».

Sul proscenio delle illustra-zioni virtuali di Jacques De-sprés la fissità asettica e in-gualcibile dei pupazzi accom-pagna la passerella di argo-mentazioni senza fare una pie-ga, passando così ai piccoli let-tori il testimone delle emozioniche sfociano nelle scelte. Finoal conclusivo «e tu come la pen-si?», che induce in riflessioneper enucleare il proprio puntodi vista.

Una formula stilistica giàfelicemente collaudata da Bre-nifier & Després in Il libro deigrandi contrari filosofici -pubblicato sempre da Isbn nel2008 - imperniato sulle antino-mie essere/apparenza, natura/cultura, ragione/passione, li-bertà/necessità e io/l'altro.

UNA BIBBIA PER RAGAZZIROBERTO DENTI

Per incontrareColui che c’è

Le storie dell’Antico Testamentoraccontate da Giusi Quarenghi

SpiritualitàVITuttolibri

SABATO 25 SETTEMBRE 2010LA STAMPA VII

pp Philip Pullmanp IL BUON GESÙ

E IL CATTIVO CRISTOp trad. di M. Bartoccip Ponte alle Grazie, pp. 161, € 14

UN FILOSOFOPER BAMBINI

FERDINANDO ALBERTAZZI

I confinitra il Bene

e il Male

pp Charles Freemanp IL CRISTIANESIMO PRIMITIVO

Una nuova storiap trad. di Piero Arloriop Einaudi, pp. 465, € 30

LA«FILOCALIA»SECONDO I PADRI DELLACHIESA

L’amore della bellezza= Il cristianesimo come via all’amore, alla bellezzadell’amore. Una guida in tale direzione è Nuova filocalia,che esce per i tipi delle Edizioni Qiqajon (pp. 516, € 40,traduzione di Ornella M. Nobile Ventura, revisione a curadella Comunità di Bose, prefazione di Enzo Bianchi,www.qiqajon.it). E’ l’eredità spirituale di Olivier Clément,accostatosi al cristianesimo in età adulta: un «breviario»,il suo, cucito con la sapienza dei padri della Chiesa.A tu per tu con mistici, patriarchi e profeti, da Caterina daSiena a Tommaso Moro, si pose Rodolfo Doni in Dialoghicon Dio (Mauro Pagliai, pp. 210, € 12).

IN HOC SIGNO

Crocifissioni e Vangeli= Lo scandalo della Croce, il segno di contraddizioneche è, il legno su cui l’umanità, da due millenni,inchioda la sua fede e la sua incredulità. Crocifissioni èil tema della rivista Davar, diretta da AnnaGiannatiempo Quinzio per Diabasis (pp. 299, € 22,www.diabasis.it). Contributi, fra gli altri, di Erri De Luca,Cacciari, Givone, Ciampa, Moni Ovadia, testi di Cioran eUnamuno. Per il Mulino, Storia del cristianesimo diGian Luca Podestà e Giovanni Vian (pp. 472, € 28). DaCarocci, Il Vangelo e la storia. Il cristianesimo antico(secoli I-IV) di Manlio Simonetti (pp. 303, € 28).

pp P. Berger, G. Davie, E. Fokasp AMERICA RELIGIOSA,

EUROPA LAICA?Perché il secolarismo europeoè un’eccezionep trad. di Mauro Serrap il Mulino, pp. 215, € 18,50

Un’occasione propiziaanche per gli adulti,che spesso continuanoa ignorare il libro basedella nostra storia

Sulle orme del Gesùstorico si muove inveceCharles Freeman,ripercorrendo le originidel cristianesimo

L’intrigante trovatadi Philip Pullman:Gesù e Cristo non sonola stessa persona,ma fratelli gemelli

Ma il Gesù dei Vangeliè e resta oggetto di fede:ci sono verità spiritualiche non possonoessere documentate

G. K. Chesterton

Essere «praticanti»negli Stati Unitiè considerato un datopositivo, mentreda noi non è più così

Walter Benjamin

Croce dipinta, 1301, attribuita a Giottoda Federico Zeri

(Rimini, Tempio Malatestiano,già nella chiesa di San Francesco)

A sinistraPhilip

Pullman, notoper la trilogia

«Queste oscurematerie»;

a destralo storico

CharlesFreeman

Illustrazionedi

Michele Ferri

Page 7: Tuttolibri n. 1733 (25-09-2010)

Pagina Fisica: LASTAMPA - NAZIONALE - VII - 25/09/10 - Pag. Logica: LASTAMPA/TUTTOLIBRI/06 - Autore: MARGAL - Ora di stampa: 24/09/10 19.59

L’incerto rapporto fra gliadulti italiani (ovvia-mente cattolici) e l'An-

tico Testamento si trasmette aifigli che di fatto ne conosconosoltanto alcuni episodi isolati.Eppure la Bibbia è la base ditutta la cultura del mondo occi-dentale. Sino ad ora le edizioniper ragazzi restano impronta-ti ad una traduzione didatticacon ampio spazio per il NuovoTestamento, totalmente diver-so dalla tradizione ebraica. In-fatti l'Antico Testamento èuna narrazione corale che è di-ventata un codice imprescindi-

bile, e un magma narrativo inequilibrio fra cielo e terra. So-prattutto va ricordato che «illibro» non è un'entelechia (se-condo Aristotele: condizione diassoluta perfezione dell'esserein atto che ha compiutamenterealizzato ogni sua potenziali-tà) perché di fatto troviamosempre il Dio di qualcuno, di-verso e imprevedibile.

Giusi Quarenghi - con Io tidomando. Storie dell'Anti-co Testamento (Rizzoli, pp.340, € 30) - si è assunta l'enor-me responsabilità di riscriverel'Antico Testamento in unaforma adatta allacomprensione ealla curiositàdei giova-

nissimi lettori. Lo ha fatto inuna versione appassionante, inbrevi capitoli e con intensità nar-rativa di estrema attualità pre-sentando il libro - come è in real-tà - come il primo romanzo di av-ventura del genere umano.

Nella breve prefazione, Pao-lo De Benedetti scrive: «L'autri-ce, percorrendo la vicenda bibli-ca da Adamo a Giobbe a Giona egrazie anche alle tavole di Mi-chele Ferri, ci mostra perciò - senon proprio il volto divino - ilsuo incarnarsi nelle peripezieumane, liberandoci, se così sipuò dire, da "Colui che è" accom-pagnandoci a "Colui che c'è"».

Conoscere l'Antico Testamen-to non vuol dire necessariamen-te essere persone religiose e cre-denti: significa conoscere la basedella nostra storia ancestrale.«La Bibbia non propone una reli-

gione, propone un incontro e nar-ra delle reciproche prove di fidu-cia tra uomo e Dio e di quello chene deriva… Passando di genera-zione in generazione questo rac-conto ha modificato, modifica ilmodo di essere degli uomini e, secosì si può dire, anche quello diDio»: Giusi Quarenghi è riuscitaa proporre un modo di racconta-re avvincente e problematico edecisamente innovativo rispettoalla tradizione didattica.

Se cultura è «conoscere ilmondo e lottare per modificar-lo» la mancanza di conoscenzadelle nostre radici è una condi-zione che ci lascia privi di un ele-mento determinante per affron-tare il potere di chi, ogni volta,tenta di sopraffarci. Io ti do-mando è un'occasione da nonperdere: con la scusa di aiutare iragazzi ad affrontare un testo

indispensabile, anche gliadulti sono facilitati

a superare unadrammatica

ignoranza.

FRANCOGARELLI

Chi è l'eccezione incampo religioso? L'Americache ha le chiese piene e chenon perde occasione per nomi-nare Dio nelle manifestazionipubbliche? Oppure l'Europa,le cui molte chiese sono fre-quentate più dai turisti che daifedeli e che non ha voluto sa-perne di menzionare il Cristia-nesimo nel preambolo dellasua Costituzione?

Da tempo questi interroga-tivi agitano gli studiosi dei fe-nomeni religiosi, costringen-doli a rivedere sia le teorie del-la secolarizzazione, sia l'idea -assai diffusa al di qua dell'At-lantico - che per essere moder-ni occorra essere laici. La con-clusione a cui sono giunti tresociologi di valore - Peter Ber-ger, Grace Davie, Effie Fokas,

in America religiosa, Europa lai-ca? - è che il caso strano sia l'Eu-ropa, rispetto al resto del mon-do in cui, oltre alla peculiaritàdegli Stati Uniti, si osserva lacrescita del Cristianesimo nell'emisfero meridionale, la diffu-sione del Pentecostalismo neiPaesi in via di sviluppo, l'affer-mazione dell'Islam su scala glo-bale, i dibattiti sempre più acce-si pro e contro il proselitismo.

Il volume è un serrato con-fronto tra l'Europa e gli StatiUniti, per capire come due grup-pi di società economicamenteavanzate possano esse così dif-ferenti sulla questione religiosa.Nel far ciò non si chiamano in

causa soltanto le coscienze o lamaggior o minor propensionereligiosa della gente; ma anchee soprattutto le ragioni storico-istituzionali del diverso rappor-to religione-società che si è af-fermato nel vecchio e nel nuovocontinente.

La differenza di fondo è chementre da noi ci si difende perlo-più dalla religione, in Americasono proprio le religioni ad esse-re da tutti difese. Le società eu-ropee sono state per secoli se-gnate dalla presenza di una«Chiesa di Stato» o «nazionale»(sia essa ortodossa che cattolicao protestante), che ha dominatoil calendario e il paesaggio e ani-

mato la vita civile e la cultura.Basato su un forte radicamentosul territorio, questo modello èentrato in crisi nel secolo scor-so, sia per il marcato sviluppoindustriale e i processi di urba-nizzazione, sia per l'affermarsidel pluralismo culturale.

Oggi, la maggior parte deglieuropei non accetta più il mono-polio delle Chiese in molti campidi esistenza ed auspica che loStato favorisca la libertà diespressione religiosa, trattandoallo stesso modo tutti i culti e leconfessioni. Nell'emanciparsidall'influsso della religione pre-valente, molti europei si sono se-colarizzati, ma ciò non impedi-

sce che essi guardino alle «loroChiese» con benevolenza, comeistituzioni sociali utili, capaci dirichiamare la gente ai valori fon-damentali, di operare per il be-ne comune e di offrire servizi dicui si può aver bisogno in alcunimomenti della vita. La propen-sione religiosa è fortemente di-minuita e l'individualismo delcredere è sempre più diffuso;ma ciò non impedisce che a fian-co di alcune minoranze di fedeli«convinti e attivi» vi sia un grannumero di persone che si rico-noscono in un'«appartenenzasenza credenza».

Gli americani, per contro,non hanno mai vissuto un rap-

porto Stato-Chiesa da cui do-versi progressivamente eman-cipare. La libertà religiosa è lapietra angolare della loro sto-ria, per cui il Congresso non po-trà mai né riconoscere ufficial-mente una particolare confes-sione religiosa né impedirne il

libero esercizio. Rientra nella«libertà di credere» il parerepositivo dato di recente da Ba-rak Obama alla costruzione diuna moschea nell'area diGround Zero, motivato dall'idea «siamo americani!».

Oltre a ciò, la maggior vitali-tà religiosa degli Usa sembradovuta a due pilastri fondamen-tali: da un lato al «volontari-

smo», per cui gli americani scel-gono la loro fede religiosa tramolte alternative; dall'altro, alfatto che l'aggregazione religio-sa non avviene su base territo-riale ma per la condivisione diun comune sentire. Le comuni-tà locali sono composte da quan-ti si riuniscono insieme, piutto-sto che dalle parrocchie che ab-

bracciano gente religiosamenteeterogenea.

Ovviamente non tutto è orociò che luccica. Il maggior dina-mismo religioso degli Usa, ri-spetto all'Europa, viene confer-mato anche dalle statistiche. Isondaggi ci dicono che circa il40% degli americani dichiara diandare in chiesa in modo regola-re, contro meno del 10% dellapopolazione di molte nazioni eu-ropee. Tuttavia, se si conta effet-tivamente il numero delle perso-ne presenti ai riti, il dato ameri-cano si ridimensiona. Ma ciò, adetta degli studiosi, non mettein discussione il «luogo comu-ne» che è il secolarismo euro-peo ad essere un'eccezione.

Le statistiche infatti raccon-tano una storia differente. «Di-re che vado in chiesa la domeni-ca anche se non lo faccio» è sen-za dubbio indicativo di una cul-tura in cui essere praticante èconsiderato positivamente;mentre questo è sempre menoritenuto il comportamento nor-male in molte aree europee.

Qui si reinventa Cristo,tra finzione e realtà,

anche per chi non crede

Europa, c’era una volta la religione

Quale Gesù? Sempre più lettori cercano in romanzi e saggi una figura che una Chiesanon profetica e una rozza società secolarizzata hanno contribuito a depauperare

GIANANDREAPICCIOLI

L'immensa bibliotecasu Gesù di Nazaret e sulla codi-ficazione del cristianesimo pri-mitivo, almeno fino all'editto diTeodosio (380) e ad Agostino,si arricchisce di nuovi titoli inprogressione geometrica. L'in-flazione è prodotta dal fascinoe dall'interesse dei temi in que-stione, ma anche dall'isolamen-to in cui si è asserragliata laChiesa istituzionale, dal conse-guente smarrimento di moltifedeli in cerca di parole in sinto-nia con la coscienza contempo-ranea e dall'aggressività dellarisposta secolare, spesso moltorozza, ai divieti e ai diktat eccle-siastici.

Da poco la Claudiana ha ri-pubblicato il bel romanzo stori-co del biblista Gerd Theissen,L'ombra del Nazareno, che ri-percorre la vita di Gesù inqua-drandola nelle convulsioni del-la società palestinese tra lamorte di Erode e quella di Tibe-rio, ed è già sugli scaffali, e de-stinato al successo commercia-le, il romanzo, più disinvoltodal punto di vista della ricercastorica ma narrativamente piùintrigante, Il buon Gesù e il catti-vo Cristo di Philip Pullman, giàautore per Salani della trilogiaQueste oscure materie, con cui ri-

spondeva polemicamente alleCronache di Narnia di C.S. Lewis.

La trovata di base è ingegno-sa: Gesù e Cristo non sono lastessa persona, quella storica cuipoi si sovrappone quella dell'an-nuncio apostolico, ma due fratel-li gemelli, nati da Maria dopo unincontro con un giovane angelo(e qui è grande la delicatezza nellasciare in sospeso l'imbarazzan-te rendez-vous): il primo sano e ri-belle, appassionato, innamoratodella realtà e dell'uomo, convintoche il mondo meriti un futuro mi-gliore; il secondo debole e intro-verso, prudente e calcolatore.

Nel corso del romanzo assumeràanche il ruolo che nei Vangeli èsvolto da Satana che tenta Gesùnel deserto, quello del fratello delfigliol prodigo e, infine, di Giuda.Sarà lui infatti a indicare il ge-mello ai soldati romani, istigato aciò da un ambiguo personaggio,prima ritenuto uno straniero poiidentificato da Cristo come unangelo, in realtà un angelo deca-duto (siamo «legione», dice a un

certo punto, come il demone diGerasa in Mc 5,9). E in questopersonaggio è riconoscibile uncalco del Grande Inquisitore deiFratelli Karamazov. Del resto la«leggenda del Grande Inquisito-re traduce in termini romanze-schi ciò che in alcuni punti essen-ziali fu la vera storia del cristia-nesimo: un capovolgimento radi-cale dei valori evangelici». (F. Le-noir in Cristo filosofo. Le radici delpensiero dell'Occidente, Garzanti2009).

Identica la forma mentis, iden-tiche le motivazioni. L'uomo ètroppo debole per adeguarsi allepretese del puro Gesù: «Vedi, ilvero Regno accecherebbe gli es-seri umani come se fosse il sole,

ma loro hanno ugualmente biso-gno di una sua immagine. Ed èciò che la chiesa sarà». E contratto paolino: «Se lui non torne-rà alla vita, allora nulla sarà ve-ro. (…) Sì, succederà, basta cre-derci. (…) questa verità basta acancellare tutto il male del mon-do». Le citazioni sono tratte dauno dei capitoli chiave del libro,Lo straniero dice a Cristo che ruolointerpretare. Ma altrettanto ric-co di suggestioni è il capitolo delGetsemani, dove Gesù, alla vigi-lia del supplizio, in preda all'an-goscia resta sgomento nella suasolitudine: «Ma tu sei nel silen-zio. Tu non dici nulla. (…) Adessonon posso far altro che questo,sussurrare al silenzio. Per quan-

to tempo ancora avrò voglia difarlo? Tu non ci sei. Non mi haimai sentito».

Il buon Gesù e il cattivo Cristo,nonostante la schematicità ideo-logica dell'assunto e la conse-guente rigidità dei personaggi,specie i due «negativi», il demo-ne e Cristo, che pure hanno dellebuone ragioni ed esprimono unacostante di realismo nella storiadell'uomo, è un libro che si racco-manda anche ai credenti, e nonsolo per la sensibilità con cui trat-ta i suoi temi e «riscrive» pagineevangeliche, anche talvolta ribal-tandone il significato tradiziona-

le (la parabola delle vergini stol-te, la sedula Marta e la contem-plativa Maria). Pochi altri librirecenti hanno saputo, come que-sto, trasmettere la dolcezza e lapassione di Gesù (quello vero,per quanto ne sappiamo).

Il romanzo di Pullman finiscecon Cristo che si accinge a darforma alla storia del fratello, a«migliorarla» per mettere, comedice lo straniero, «la verità nella

storia» (e Cristo commenta «latragedia è questa: senza la sto-ria, non ci sarà nessuna chiesa, esenza la chiesa, Gesù sarà dimen-ticato…»).

Dalla storia comincia inveceil bel saggio di Charles FreemanIl cristianesimo primitivo. Unanuova storia. L’autore, in realtà,è specialista soprattutto del tar-do antico; e basta scorrere l'indi-ce dei nomi per rendersene con-to: mancano, o ricorrono poco,studiosi fondamentali del cristia-nesimo primitivo, quali il giàmenzionato Theissen (ed è la la-cuna più grave perché è il mag-gior esperto della sociologia edella psicologia dei primi movi-menti cristiani), ma pure G. Bor-nkamm, E. Flusser, G. Barba-glio…; John P. Meier, autore delmonumentale Gesù, un ebreo mar-ginale (Queriniana, finora 4voll.), è citato solo due volte.

Però Freeman ha il vantag-gio di non essere accademico, co-nosce comunque bene la mate-ria, ha grande capacità di sintesied è innamorato della culturagreco-romana, di cui esalta il ra-zionalismo (anche se in realtàtanto razionale non era, specienel periodo ellenistico). Segue ilGesù storico, riassume la forma-zione delle lettere paoline, deivangeli, del canone neotestamen-tario (per Atanasio, nel 367, i te-

sti «canonici» erano ancora 27);descrive le correnti interne almovimento, numerosissime e inperenne lotta fra di loro; i rappor-ti conflittuali coi giudei, e poi colmondo pagano; il ricorso alla filo-sofia greca, platonica e neoplato-nica soprattutto, per dotarsi diun nuovo linguaggio; la tormen-tata ambivalenza Atene/Gerusa-lemme; l'inevitabile costituirsi diuna «verità» presidiata istituzio-nalmente (dai vescovi nella suc-cessione apostolica); il codificar-si nel Credo di un nucleo di dot-trine essenziali; la conseguenteinvenzione delle eresie e quindi ilpassaggio da perseguitati a per-secutori dopo che il cristianesi-mo era diventato religione di Sta-to; il progressivo consolidarsidella Chiesa, sempre più autori-taria e impermeabile alla liberadiscussione nella diversità. Sot-tolinea i problemi insolubili: la re-lazione tra Dio e Gesù, la compre-senza della natura umana e divi-na, la resurrezione fisica o spiri-tuale. E conclude con Agostino,severo inquisitore di eretici: sua

la difesa della punizione ancheestrema per la salvezza dell'ani-ma, coerente con la sua dottrinadel peccato originale e con la suavisione pessimistica dell'uomo(ma già Paolo, interpretando lamorte in croce non come condivi-sione divina dell'umano destino,limitato dalla finitezza della con-dizione creaturale, ma come sa-crificio espiatorio, aveva mar-chiato di peccaminosità l'umani-

tà intera e la natura tutta).Molti di questi temi erano già

stati trattati ampiamente altro-ve: cito per tutti Robert L.Wilken, Alla ricerca del volto diDio: la nascita del pensiero cristia-no (Vita e Pensiero 2006), più delFreeman sensibile alla grandeoperazione linguistico-concet-tuale che il nascente cristianesi-mo seppe condurre aprendo, etrasformandoli in modo radica-le, i paradigmi greco-romani ainuovi contenuti.

Da bravo agnostico Freemandimentica che l'intento dei Padridella Chiesa non era solo quellodi fornire una struttura concet-tuale alla nuova fede ma soprat-tutto di convertire l'uomo a unadiversa forma di vita attraversola meditazione delle Scritture, lapratica liturgica, la vita comuni-taria. Così come cade nell'equivo-co di tutti gli osservatori di cosereligiose atei o agnostici: non ri-conoscere che ci possono esseredelle verità spirituali dentro unastoria non documentabile o addi-rittura falsa, che i miti esprimo-no ciò che il linguaggio razionalenon può, per interno statuto, di-re e soprattutto che il Nuovo Te-stamento dà per ovvia quella di-vinità di Gesù che invece il letto-re secolare si aspetta di veder di-mostrata. Colui che incontriamonei vangeli è già oggetto di fede.

Per accostarlo non bastanobrillanti romanzi di bricolage po-stmoderno o ampi affreschi stori-ci. I titoli non mancano. Partireidal Gesù moderno di GiancarloGaeta (Einaudi, 2009), che dall'opera di Reimarus a oggi passain rassegna le grandi fasi della ri-cerca sul Gesù storico. Ma so-prattutto leggerei la splendidatraduzione dei Vangeli , sempredi Gaeta (Einaudi, 2009): forse lamigliore su piazza.

GIULIO GIORELLO E CARLO BERNARDINI SULLA LAICITÀ

Il buon uso dell’ateismo= Etsi Deus non daretur, ovvero vivere come se Dio nonci fosse, esaltando la responsabilità dell’uomo, secondoBonhoeffer? No, Giulio Giorello, filosofo della scienza, siannovera fra i Senza Dio tout court, suggerendo un «buonuso dell’ateismo» (Longanesi, pp. 229, € 15): «Quella chenoi cerchiamo è una solidarietà fra individui, ciascunoindipendente nelle proprie scelte. C’è ancora bisogno difondarla su qualche “solida roccia”?». Nello stesso solco simuove Carlo Bernardini, già docente di Fisica alla Sapienza,autore di Incubi diurni, ovvero «essere scienziati e laici,nonostante tutto» (Laterza, pp. 143, € 14).

Confronti Nel vecchio continente domina l’esigenza di emanciparsi da un plurisecolarerapporto Stato-Chiesa, mentre in America non si perde occasione per nominare Dio

FILOSOFIA «PORTATILE»

Pensatori, questioni, agenda= Tra i maggiori filosofi viventi, Alain Badiou hacomposto un Piccolo pantheon portatile, ora per i tipidi Il Melangolo (pp. 142, € 15, a cura di TommasoAriemma). L’introduzione a tredici pensatori, da Lacan aDeleuze, da Foucault, a Derrida. Un altro intellettualefrancese, André Comte-Sponville, raccoglie in volume iDiscorsi brevi sui grandi temi della filosofia, dallamorale alla politica, dalla libertà al tempo (Angelo Collaeditore, pp. 152, € 14,90). Da Bompiani, per il 2011,L’agenda della filosofia, un anno per pensare... Dio(€ 15), a cura di Massimo Donà e Raffaella Toffolo.

CHESTERTON, IL PADRE DI PADRE BROWN

Un’autobiografia cattolica= Uscita postuma nel 1936, l’Autobiografia diChesterton (Lindau, pp. 412, € 27, trad. di Cristina Spinoglio)è la confessione del padre di Padre Brown: storia di un’anima,ricerca della verità e approdo alla Chiesa e nel contemposcenario politico e culturale del suo tempo, tra Otto eNovecento, amicizie e letture. Sempre da Lindau, diChesterton, La Chiesa cattolica (pp. 116, € 13, trad. diFederica Giardini). Padre Brown, con il manzoniano cardinalBorromeo, il curato di Bernanos, il tolstojano padre Sergij ealtri ancora , è tra le Figure spirituali in letteratura raccontateda Lucio Coco ( Ed. Messaggero Padova, pp. 11, € 9).

WALTERBENJAMINA 70 ANNI DALLAMORTE

Gli ultimi giorni= Settant’anni fa, il 26 settembre 1940, il filosofo,scrittore e critico letterario tedesco tedesco WalterBenjamin pone va fine alla sua vita, a Portbou, unvillaggio catalano. Se ne ripercorrono gli ultimi giorni nellibro Fine terra, a cura di Carlo Saletti (Ombre corte, pp.170, € 16), sulla base di nuovi documenti e nuovetestimonianze. Einaudi, intanto, continua a riproporre gliscritti di Benjamin: ultima uscita, il volume che raccogliegli Scritti 1928-1929 , il biennio vissuto tra Parigi eBerlino, recensioni e saggi tra letteratura, filosofia,costume (pp. 534, € 90, a cura di Enrico Ganni).

Contrapposti nelle geo-metrie stereotipate delfantasy o vasi comuni-

canti nella cangiante seduzio-ne delle atmosfere dei raccon-ti noir, sono comunque il Be-ne e il Male a tenere solida-mente pagina nelle storie peri ragazzi. Temi ricorrenti oranel fiorire dei festival chestanno puntando i riflettorisu filosofia e spiritualità.

Da sempre per i bambiniIl Bene e il Male si rincorrononelle fiabe della grande tradi-zione, dove ingaggiano sfidealla Achille e la Tartarugadel famoso paradosso di Ze-none di Elèa, con il Piè Velo-ce (il Male, nella nostra chia-mata a correo) sempre lì afar sentire il fiato sul carapa-ce del lentissimo chelone (ilBene), senza però riusciremai a raggiungerlo e tanto-meno a batterlo.

Nella «scacchistica» nar-razione in punta di penna diOscar Brenifier educatore fi-

losofo, Il Bene e il Male (IsbnEdizioni, pp. 48, € 12,50) sifronteggiano attraverso «con-cezioni differenti e perfino op-poste»: da «i confini sono incer-ti e il Male può facilmenteprendere le sembianze del Be-ne» a «invece si possono distin-guere chiaramente»; da «ci sicomporta bene per vedere glialtri felici» a «no, lo si fa piut-tosto per calcolo, perché ci ven-gano abbondantemente restitu-

ite le nostre buone azioni»; da«il Male può essere necessarioper difendersi, per punire lecattive azioni o impedirle» a«non si deve mai fare del malee bisogna anzi combatterlo conil Bene, ma in nessun caso conil Male».

Sul proscenio delle illustra-zioni virtuali di Jacques De-sprés la fissità asettica e in-gualcibile dei pupazzi accom-pagna la passerella di argo-mentazioni senza fare una pie-ga, passando così ai piccoli let-tori il testimone delle emozioniche sfociano nelle scelte. Finoal conclusivo «e tu come la pen-si?», che induce in riflessioneper enucleare il proprio puntodi vista.

Una formula stilistica giàfelicemente collaudata da Bre-nifier & Després in Il libro deigrandi contrari filosofici -pubblicato sempre da Isbn nel2008 - imperniato sulle antino-mie essere/apparenza, natura/cultura, ragione/passione, li-bertà/necessità e io/l'altro.

UNA BIBBIA PER RAGAZZIROBERTO DENTI

Per incontrareColui che c’è

Le storie dell’Antico Testamentoraccontate da Giusi Quarenghi

SpiritualitàVITuttolibri

SABATO 25 SETTEMBRE 2010LA STAMPA VII

pp Philip Pullmanp IL BUON GESÙ

E IL CATTIVO CRISTOp trad. di M. Bartoccip Ponte alle Grazie, pp. 161, € 14

UN FILOSOFOPER BAMBINI

FERDINANDO ALBERTAZZI

I confinitra il Bene

e il Male

pp Charles Freemanp IL CRISTIANESIMO PRIMITIVO

Una nuova storiap trad. di Piero Arloriop Einaudi, pp. 465, € 30

LA«FILOCALIA»SECONDO I PADRI DELLACHIESA

L’amore della bellezza= Il cristianesimo come via all’amore, alla bellezzadell’amore. Una guida in tale direzione è Nuova filocalia,che esce per i tipi delle Edizioni Qiqajon (pp. 516, € 40,traduzione di Ornella M. Nobile Ventura, revisione a curadella Comunità di Bose, prefazione di Enzo Bianchi,www.qiqajon.it). E’ l’eredità spirituale di Olivier Clément,accostatosi al cristianesimo in età adulta: un «breviario»,il suo, cucito con la sapienza dei padri della Chiesa.A tu per tu con mistici, patriarchi e profeti, da Caterina daSiena a Tommaso Moro, si pose Rodolfo Doni in Dialoghicon Dio (Mauro Pagliai, pp. 210, € 12).

IN HOC SIGNO

Crocifissioni e Vangeli= Lo scandalo della Croce, il segno di contraddizioneche è, il legno su cui l’umanità, da due millenni,inchioda la sua fede e la sua incredulità. Crocifissioni èil tema della rivista Davar, diretta da AnnaGiannatiempo Quinzio per Diabasis (pp. 299, € 22,www.diabasis.it). Contributi, fra gli altri, di Erri De Luca,Cacciari, Givone, Ciampa, Moni Ovadia, testi di Cioran eUnamuno. Per il Mulino, Storia del cristianesimo diGian Luca Podestà e Giovanni Vian (pp. 472, € 28). DaCarocci, Il Vangelo e la storia. Il cristianesimo antico(secoli I-IV) di Manlio Simonetti (pp. 303, € 28).

pp P. Berger, G. Davie, E. Fokasp AMERICA RELIGIOSA,

EUROPA LAICA?Perché il secolarismo europeoè un’eccezionep trad. di Mauro Serrap il Mulino, pp. 215, € 18,50

Un’occasione propiziaanche per gli adulti,che spesso continuanoa ignorare il libro basedella nostra storia

Sulle orme del Gesùstorico si muove inveceCharles Freeman,ripercorrendo le originidel cristianesimo

L’intrigante trovatadi Philip Pullman:Gesù e Cristo non sonola stessa persona,ma fratelli gemelli

Ma il Gesù dei Vangeliè e resta oggetto di fede:ci sono verità spiritualiche non possonoessere documentate

G. K. Chesterton

Essere «praticanti»negli Stati Unitiè considerato un datopositivo, mentreda noi non è più così

Walter Benjamin

Croce dipinta, 1301, attribuita a Giottoda Federico Zeri

(Rimini, Tempio Malatestiano,già nella chiesa di San Francesco)

A sinistraPhilip

Pullman, notoper la trilogia

«Queste oscurematerie»;

a destralo storico

CharlesFreeman

Illustrazionedi

Michele Ferri

Page 8: Tuttolibri n. 1733 (25-09-2010)

Pagina Fisica: LASTAMPA - NAZIONALE - VIII - 25/09/10 - Pag. Logica: LASTAMPA/TUTTOLIBRI/08 - Autore: MARGAL - Ora di stampa: 24/09/10 19.59

A BOLOGNAProseguono oggi e domani aBologna, a Palazzo Re Enzo e delPodestà la Mostra del libroantico e Artelibro, Festival dellibro d’arte. Nel programma dioggi (h.10,30) una tavolarotonda su «Scrittori e librerieantiquarie nella storia dellacultura italiana» , i cimeli del‘900 in una conferenza (h.18) diGiampiero Mughini.Domani (h.12 ) lectio magistralisdi Luciano Canfora e conferenza(h. 16,30) di Marco Vallora suAby Warburg.

SANTOALLIGO

Ha la medesima illu-strazione di Duilio Cambellot-ti in copertina, il medesimo ti-tolo, ma non è lo stesso libro.Dopo 22 anni dalla pubblicazio-ne della Storia dell'illustrazioneitaliana per l'editore Zanichel-li (1988), ormai esaurita e ricer-catissima, Paola Pallottino hadato alle stampe la nuovissimaStoria dell'illustrazione italia-na. Cinque secoli di immagini ri-prodotte, pubblicata da UsherArte, magnificamente intro-dotta da Giovanni Baule. Ma,come si diceva all'inizio, si trat-ta di un altro libro: una pietramiliare che colma una lacunastorica e culturale. Il volumeha un formato cartonato piùagile, aumentato di ben 142 pa-gine e di 133 illustrazioni, connuova grafica e sterminate epuntuali bibliografie; un com-pendio inesauribile di quellamateria magmatica che è lastoria delle immagini riprodot-

te dall'editoria libraria e gior-nalistica, pubblicate in Italiadal 1467 alla prima metà delNovecento (quando l'avventodella televisione ha iniziato aribaltare i codici iconografici).

Grande pregio del volumeè quello di non prendere soloin esame l'illustrazione dei li-bri e delle riviste, ma anchel'incisione, il manifesto, la cari-catura, il fumetto, la cartolina,gli ex libris e le figurine, critica-

mente e sistematicamente af-frontati dalla Pallottino, che neanalizza l'evoluzione nei conte-sti storici, teorici e tecnici. Lastudiosa (ora insegna Storiadell'illustrazione all'Accademiadi Belle Arti di Bologna), creatri-ce del Museo dell'Illustrazionedi Ferrara (purtroppo chiuso,

per mancanza di fondi?), ha allespalle un'intensa attività di ri-cerca e divulgazione, ed è autri-ce di numerose opere, tra le qua-li la compianta collana «Centoanni di illustratori», mentre all'estero collabora al Dictionnairedes illustrateurs e all'AllgemeinesKünstlerlexikon.

Ciclopica fatica, questa suaStoria offre una miniera presso-ché inesauribile di analisi e infor-mazioni agli specialisti e, a unpubblico più vasto, la possibilitàdi scoprire quell'universo dell'il-lustrazione italiana, tanto scono-sciuto quanto affascinante. Ol-tre al ricchissimo apparato diimmagini, la nuova edizione con-tiene molte notizie su un cospi-cuo numero di illustratori e sul-le loro opere principali, si avvaledi un'ampissima bibliografia ge-nerale e una monografica dedi-cata ai maggiori illustratori;una vera, e ghiottissima bibbia,per gli storici dell'arte, gli illu-stratori, gli operatori culturali oi semplici curiosi.

Dopo una dotta introduzione(premessa metodologica ed esa-me dei principali problemi easpetti teorici dell'illustrazio-ne), l'autrice prende in esame la

storia della stampa dal Quattro-cento al Settecento, sofferman-dosi sui vari aspetti di questa no-bile arte, dalla xilografia ai ca-ratteri mobili: dai più importan-ti incunabuli (le Meditationes delTurrecremata e l'Hypnerotoma-chia Poliphili di Aldo Manuzio),continuando con i libri di scien-za, tecnica, non trascurando gliatlanti, e affrontando anche levarie tecniche calcografiche distampa. Con l'Ottocento la Pal-lottino ci accompagna attraver-so i libri neoclassici e romantici,

dando molto spazio alle illustra-zioni manzoniane, alla stamparisorgimentale e ai vari periodi-ci satirico-politici. Un capitolointero è dedicato al tumultuosorapporto tra pittura e fotogra-fia. A Paravia, Hoepli, Donath,Treves, Bemporad, Salani, eagli autori delle loro scuderie(Chiostri, Mussino, Della Valle,Carpanetto, solo per citare po-chi nomi tra le centinaia passatisotto la lente dell'autrice) vienededicato un lungo e saporoso ca-pitolo. Chiude l'Ottocento lo svi-

luppo dell'industria editoriale,che porta alla progressiva alfa-betizzazione degli italiani, non-ché l'edictio picta di Isotta Gutta-dauro di D'Annunzio.

La terza parte, il Novecento(quella in cui molti lettori trove-ranno immagini care e ricordid'infanzia), è la più corposa no-nostante si limiti ai primi cin-quant'anni. Da Italia ride aL'Eroica, Pallottino esamina tut-te le più importanti e prestigio-se riviste stampate in Italia; lefatiche editoriali di Ratta e Ber-

tieri; i libri prodotti in pochiesemplari dalla Scuola del Librodi Urbino; il libro d'artista; le col-lane figurate («La Scala d'Oro»,la «Biblioteca dei miei ragazzi»tra le altre); i libri scolastici e ifumetti (Jacovitti, Tex, Asso diPicche), fino all'arrivo della tv.

Un viaggio che non manche-rà di coinvolgere per le sue pun-tuali osservazioni e per la vasti-tà e la bellezza delle immagini,anche chi non aveva fino ad oradedicato attenzione a una bran-ca del sapere che ci appartiene.

MARIOBAUDINO

Nel 1902, dieci anni do-po la morte in Africa di ArthurRimbaud, un avvocato di Bru-xelles che stava frugando nelmagazzino dell’Alliance Typo-graphique alla ricerca di certivecchi annuari giudiziari trovòinvece, in un pacco coperto dipolvere, l’intera tiratura diUna stagione all’inferno nellamitica prima edizione del1873. Si riteneva fino a quelmomento che del libro esistes-sero sei esemplari: «contesis-simi», scrive Giuseppe Marce-naro in Libri. Storie di passio-ni, manie e infamie. Erano quel-li che il giovane e sconosciutopoeta aveva preso come anti-cipo, rinviando al giorno suc-cessivo il saldo con la tipogra-fia - la Saison era pubblicata asue spese - e il conseguente ri-tiro delle altre 494 copie.

La scoperta dimostravache non le aveva distrutte, co-me recitava la leggenda sorta

intorno alla sua breve, intensavita da poeta maledetto. Leaveva semplicemente ignora-te. Possiamo immaginarel’emozione dell’avvocatoLéon Edmond Charles Losse-au, che doveva essere un ag-guerrito bibliofilo. Ne acqui-stò 425 (perché alcune eranorovinate) e in tutta segretezzase le portò a casa. E’ probabileche ne abbia venduta qualcu-na, molto riservatamente: e

tuttavia per dieci anni manten-ne il segreto, riservandosi unostraordinario colpo di teatro. Il24 dicembre del 1912, infatti, re-se pubblico il tesoro, regalò unacopia a tutti i membri della So-ciété des Bibliophiles Belges e aqualche scrittore, si godette iltrionfo supremo per un fetici-sta del libro: da una parte la glo-ria, dall’altra la beffa, il piaceredi veder crollare il mercato e diumiliare fior di collezionisti.

L’aneddoto è significativo,quasi esemplare, fra i tanti cheMarcenaro intreccia nel suo li-bro, sapiente e arguto. Riassu-me in sé una dinamica bibliofilamolto interessante, quella chenel primo Ottocento aveva por-tato per esempio Charles No-

dier a immaginare la vicenda dellibraio assassino di Barcellona,ritenuta vera per parecchi anni:la storia di chi è così travolto dalcarattere di unicità d’un libro dapoter uccidere e morire, per labramosia di farlo suo o per le de-lusione di scoprire che ne esisteun’altra copia. I bibliofili, si sa,sono creature bizzarre, amanoscherzare su ciò che prendonoterribilmente sul serio. Sono ap-passionati e autoironici, padronidi un piacere inebriante e servidella (loro) biblioteca. AncheMarcenaro, che pure respingesia la definizione di bibliofilo siaquella di collezionista, sa che lasua - celebre - biblioteca è un es-sere probabilmente vivente.

Se ne definisce il custode,

raccontandoci alcuni percorsipossibili all’interno di essa. «Ingran parte - ci spiega - l’ho eredi-tata. Da un antenato ottocente-sco che passava per tipo balzanoe acquistava libri antichi e incu-naboli; da uno zio di mia madreche nel primo Novecento com-prava semplicemente quel cheveniva stampato, e da Lucia Ro-docanachi», grande amica e soc-corritrice di poeti e scrittori,spesso traduttrice ghost writerper rimediare alla loro carenzadi tempo e di lingue straniere.Com’è ovvio l’ha arricchita per-sonalmente, e non poco, crean-do così una delle più belle biblio-teche private che ci siano in Ita-lia. Dove i libri raccontano sto-rie, non solo quelle racchiuse nel-la pagine, ma quelle che emergo-no dal rapporto tra di essi, dalladinamica della biblioteca e dal la-voro del Custode, che li sposta eli riordina instancabile.

La Stagione all’inferno è solouno dei ventimila o forse più. C’èanche L’osteria del cattivo tempodi Emilio Cecchi sfregiata da Ca-millo Sbarbaro, che detestava ilcritico; ci sono le Operette moralidi Leopardi nella prima edizionedel 1827 accanto alla seconda deiDialoghetti scritti con grande eimmediato successo da quel rea-zionario del conte Monaldo, il se-vero genitore del poeta, e da cuiil povero Giacomo dovette a lun-

go difendersi perché gliene veni-va attribuita la paternità; ci sonogli amanti Gustave Flaubert eLouise Colet con La Tentation deSaint Antoine e le Enfances célè-bres. C’è il Porto sepolto di Unga-retti nella seconda edizione,«perché ne ho conosciuto lostampatore». E la prima, quelladi Udine, no? «Ottanta copie,stampate in Friuli. Lo zio di miamadre non poteva incrociarle inlibreria». Lei però non ha rime-diato. Disinteresse per il «fetic-cio»? «Non esageriamo. Non sof-fro per il fatto di non averlo. Semi capitasse a un prezzo ragio-nevole non me la farei sfuggire».

Anche lei, dunque, è predadel vizio. «Sì, però ribadisco chemi piace soprattutto la storia deilibri. La mia biblioteca è la proie-zione dell’universo in una casa,dove si aggirano i fantasmi. Ilpiacere della collezione è colle-zionare storie: quello di avere unlibro di Caproni, per esempio Ilseme del piangere, dedicato aSbarbaro, che lo passa a un cer-to punto a Lucia Rodocanachi,che infine lo regala a me. Non hoscritto per esibire la mia bibliote-ca, ma per farla parlare», insisteMarcenaro. Sa benissimo, del re-

sto, che le esibizioni sono sem-pre pericolose. E un episodio, inLibri, lo conferma. Anzi, contie-ne in sé un ammonimento peren-ne: riguarda Giovanni Spadolini,notoriamente fierissimo dellasua biblioteca raccolta a Piandei Giullari. Una volta, a Roma,magnificandola in Senato, si van-tò di possedere 60 mila volumi.Carlo Bo, che lo stava ascoltan-do, lasciò cadere di averne forse100 mila. Fu un colpo durissimo.

Ciclopica fatica,una pietra miliareche indaga anchei tumultuosi rapportitra pittura e fotografia

Pallottino Viaggio nell’illustrazioneitaliana, dal 1467 a metà Novecento

In cinque secolidi immagini,l’arte di dare

un volto al libro

Fra le rarità la primaedizione della Saisone delle Operette morali,e un’Osteria di Cecchisfregiata da Sbarbaro

«Libri. Storiedi passioni, maniee infamie»: il piaceredella collezione,dall’Ottocento a oggi

“Io, all’infernocon Rimbaud”

Marcenaro Il custode e l’artefice di una bibliotecaprivata fra le maggiori in Italia, con 20 mila fantasmi

pp Giuseppe Marcenarop LIBRI. Storie di passioni,

manie e infamiep Bruno Mondadori, pp. 214, € 17

pp Paola Pallottinop STORIA DELL'ILLUSTRAZIONE

ITALIANAp Introduzione di G. Baulep Usher Artep pp. 516 con 414 ill., € 68p Il libro sarà presentato ad Arteli-

bro di Bologna, su iniziativa delcongresso ILAB-ALAI, domani,h.11, sala del Capitano di PalazzoRe Renzo; interverrà l'autrice in-trodotta da Loris Rabiti.

Giuseppe Marcenaro

Da sinistra in senso orario: «L’etere solforico» di A. Monticelli, 1880; xilografia di anonimo per la «HypnerotomachiaPoliphili», 1499; copertine di «Grand Hôtel» (di G. Bertoletti), 1947 e l’«Avanti» (ritratto di A. Kuliscioff di G. Kienerk, 1905)

Letture da bibliofiliVIIITuttolibri

SABATO 25 SETTEMBRE 2010LA STAMPA IX

Page 9: Tuttolibri n. 1733 (25-09-2010)

Pagina Fisica: LASTAMPA - NAZIONALE - IX - 25/09/10 - Pag. Logica: LASTAMPA/TUTTOLIBRI/08 - Autore: MARGAL - Ora di stampa: 24/09/10 19.59

A BOLOGNAProseguono oggi e domani aBologna, a Palazzo Re Enzo e delPodestà la Mostra del libroantico e Artelibro, Festival dellibro d’arte. Nel programma dioggi (h.10,30) una tavolarotonda su «Scrittori e librerieantiquarie nella storia dellacultura italiana» , i cimeli del‘900 in una conferenza (h.18) diGiampiero Mughini.Domani (h.12 ) lectio magistralisdi Luciano Canfora e conferenza(h. 16,30) di Marco Vallora suAby Warburg.

SANTOALLIGO

Ha la medesima illu-strazione di Duilio Cambellot-ti in copertina, il medesimo ti-tolo, ma non è lo stesso libro.Dopo 22 anni dalla pubblicazio-ne della Storia dell'illustrazioneitaliana per l'editore Zanichel-li (1988), ormai esaurita e ricer-catissima, Paola Pallottino hadato alle stampe la nuovissimaStoria dell'illustrazione italia-na. Cinque secoli di immagini ri-prodotte, pubblicata da UsherArte, magnificamente intro-dotta da Giovanni Baule. Ma,come si diceva all'inizio, si trat-ta di un altro libro: una pietramiliare che colma una lacunastorica e culturale. Il volumeha un formato cartonato piùagile, aumentato di ben 142 pa-gine e di 133 illustrazioni, connuova grafica e sterminate epuntuali bibliografie; un com-pendio inesauribile di quellamateria magmatica che è lastoria delle immagini riprodot-

te dall'editoria libraria e gior-nalistica, pubblicate in Italiadal 1467 alla prima metà delNovecento (quando l'avventodella televisione ha iniziato aribaltare i codici iconografici).

Grande pregio del volumeè quello di non prendere soloin esame l'illustrazione dei li-bri e delle riviste, ma anchel'incisione, il manifesto, la cari-catura, il fumetto, la cartolina,gli ex libris e le figurine, critica-

mente e sistematicamente af-frontati dalla Pallottino, che neanalizza l'evoluzione nei conte-sti storici, teorici e tecnici. Lastudiosa (ora insegna Storiadell'illustrazione all'Accademiadi Belle Arti di Bologna), creatri-ce del Museo dell'Illustrazionedi Ferrara (purtroppo chiuso,

per mancanza di fondi?), ha allespalle un'intensa attività di ri-cerca e divulgazione, ed è autri-ce di numerose opere, tra le qua-li la compianta collana «Centoanni di illustratori», mentre all'estero collabora al Dictionnairedes illustrateurs e all'AllgemeinesKünstlerlexikon.

Ciclopica fatica, questa suaStoria offre una miniera presso-ché inesauribile di analisi e infor-mazioni agli specialisti e, a unpubblico più vasto, la possibilitàdi scoprire quell'universo dell'il-lustrazione italiana, tanto scono-sciuto quanto affascinante. Ol-tre al ricchissimo apparato diimmagini, la nuova edizione con-tiene molte notizie su un cospi-cuo numero di illustratori e sul-le loro opere principali, si avvaledi un'ampissima bibliografia ge-nerale e una monografica dedi-cata ai maggiori illustratori;una vera, e ghiottissima bibbia,per gli storici dell'arte, gli illu-stratori, gli operatori culturali oi semplici curiosi.

Dopo una dotta introduzione(premessa metodologica ed esa-me dei principali problemi easpetti teorici dell'illustrazio-ne), l'autrice prende in esame la

storia della stampa dal Quattro-cento al Settecento, sofferman-dosi sui vari aspetti di questa no-bile arte, dalla xilografia ai ca-ratteri mobili: dai più importan-ti incunabuli (le Meditationes delTurrecremata e l'Hypnerotoma-chia Poliphili di Aldo Manuzio),continuando con i libri di scien-za, tecnica, non trascurando gliatlanti, e affrontando anche levarie tecniche calcografiche distampa. Con l'Ottocento la Pal-lottino ci accompagna attraver-so i libri neoclassici e romantici,

dando molto spazio alle illustra-zioni manzoniane, alla stamparisorgimentale e ai vari periodi-ci satirico-politici. Un capitolointero è dedicato al tumultuosorapporto tra pittura e fotogra-fia. A Paravia, Hoepli, Donath,Treves, Bemporad, Salani, eagli autori delle loro scuderie(Chiostri, Mussino, Della Valle,Carpanetto, solo per citare po-chi nomi tra le centinaia passatisotto la lente dell'autrice) vienededicato un lungo e saporoso ca-pitolo. Chiude l'Ottocento lo svi-

luppo dell'industria editoriale,che porta alla progressiva alfa-betizzazione degli italiani, non-ché l'edictio picta di Isotta Gutta-dauro di D'Annunzio.

La terza parte, il Novecento(quella in cui molti lettori trove-ranno immagini care e ricordid'infanzia), è la più corposa no-nostante si limiti ai primi cin-quant'anni. Da Italia ride aL'Eroica, Pallottino esamina tut-te le più importanti e prestigio-se riviste stampate in Italia; lefatiche editoriali di Ratta e Ber-

tieri; i libri prodotti in pochiesemplari dalla Scuola del Librodi Urbino; il libro d'artista; le col-lane figurate («La Scala d'Oro»,la «Biblioteca dei miei ragazzi»tra le altre); i libri scolastici e ifumetti (Jacovitti, Tex, Asso diPicche), fino all'arrivo della tv.

Un viaggio che non manche-rà di coinvolgere per le sue pun-tuali osservazioni e per la vasti-tà e la bellezza delle immagini,anche chi non aveva fino ad oradedicato attenzione a una bran-ca del sapere che ci appartiene.

MARIOBAUDINO

Nel 1902, dieci anni do-po la morte in Africa di ArthurRimbaud, un avvocato di Bru-xelles che stava frugando nelmagazzino dell’Alliance Typo-graphique alla ricerca di certivecchi annuari giudiziari trovòinvece, in un pacco coperto dipolvere, l’intera tiratura diUna stagione all’inferno nellamitica prima edizione del1873. Si riteneva fino a quelmomento che del libro esistes-sero sei esemplari: «contesis-simi», scrive Giuseppe Marce-naro in Libri. Storie di passio-ni, manie e infamie. Erano quel-li che il giovane e sconosciutopoeta aveva preso come anti-cipo, rinviando al giorno suc-cessivo il saldo con la tipogra-fia - la Saison era pubblicata asue spese - e il conseguente ri-tiro delle altre 494 copie.

La scoperta dimostravache non le aveva distrutte, co-me recitava la leggenda sorta

intorno alla sua breve, intensavita da poeta maledetto. Leaveva semplicemente ignora-te. Possiamo immaginarel’emozione dell’avvocatoLéon Edmond Charles Losse-au, che doveva essere un ag-guerrito bibliofilo. Ne acqui-stò 425 (perché alcune eranorovinate) e in tutta segretezzase le portò a casa. E’ probabileche ne abbia venduta qualcu-na, molto riservatamente: e

tuttavia per dieci anni manten-ne il segreto, riservandosi unostraordinario colpo di teatro. Il24 dicembre del 1912, infatti, re-se pubblico il tesoro, regalò unacopia a tutti i membri della So-ciété des Bibliophiles Belges e aqualche scrittore, si godette iltrionfo supremo per un fetici-sta del libro: da una parte la glo-ria, dall’altra la beffa, il piaceredi veder crollare il mercato e diumiliare fior di collezionisti.

L’aneddoto è significativo,quasi esemplare, fra i tanti cheMarcenaro intreccia nel suo li-bro, sapiente e arguto. Riassu-me in sé una dinamica bibliofilamolto interessante, quella chenel primo Ottocento aveva por-tato per esempio Charles No-

dier a immaginare la vicenda dellibraio assassino di Barcellona,ritenuta vera per parecchi anni:la storia di chi è così travolto dalcarattere di unicità d’un libro dapoter uccidere e morire, per labramosia di farlo suo o per le de-lusione di scoprire che ne esisteun’altra copia. I bibliofili, si sa,sono creature bizzarre, amanoscherzare su ciò che prendonoterribilmente sul serio. Sono ap-passionati e autoironici, padronidi un piacere inebriante e servidella (loro) biblioteca. AncheMarcenaro, che pure respingesia la definizione di bibliofilo siaquella di collezionista, sa che lasua - celebre - biblioteca è un es-sere probabilmente vivente.

Se ne definisce il custode,

raccontandoci alcuni percorsipossibili all’interno di essa. «Ingran parte - ci spiega - l’ho eredi-tata. Da un antenato ottocente-sco che passava per tipo balzanoe acquistava libri antichi e incu-naboli; da uno zio di mia madreche nel primo Novecento com-prava semplicemente quel cheveniva stampato, e da Lucia Ro-docanachi», grande amica e soc-corritrice di poeti e scrittori,spesso traduttrice ghost writerper rimediare alla loro carenzadi tempo e di lingue straniere.Com’è ovvio l’ha arricchita per-sonalmente, e non poco, crean-do così una delle più belle biblio-teche private che ci siano in Ita-lia. Dove i libri raccontano sto-rie, non solo quelle racchiuse nel-la pagine, ma quelle che emergo-no dal rapporto tra di essi, dalladinamica della biblioteca e dal la-voro del Custode, che li sposta eli riordina instancabile.

La Stagione all’inferno è solouno dei ventimila o forse più. C’èanche L’osteria del cattivo tempodi Emilio Cecchi sfregiata da Ca-millo Sbarbaro, che detestava ilcritico; ci sono le Operette moralidi Leopardi nella prima edizionedel 1827 accanto alla seconda deiDialoghetti scritti con grande eimmediato successo da quel rea-zionario del conte Monaldo, il se-vero genitore del poeta, e da cuiil povero Giacomo dovette a lun-

go difendersi perché gliene veni-va attribuita la paternità; ci sonogli amanti Gustave Flaubert eLouise Colet con La Tentation deSaint Antoine e le Enfances célè-bres. C’è il Porto sepolto di Unga-retti nella seconda edizione,«perché ne ho conosciuto lostampatore». E la prima, quelladi Udine, no? «Ottanta copie,stampate in Friuli. Lo zio di miamadre non poteva incrociarle inlibreria». Lei però non ha rime-diato. Disinteresse per il «fetic-cio»? «Non esageriamo. Non sof-fro per il fatto di non averlo. Semi capitasse a un prezzo ragio-nevole non me la farei sfuggire».

Anche lei, dunque, è predadel vizio. «Sì, però ribadisco chemi piace soprattutto la storia deilibri. La mia biblioteca è la proie-zione dell’universo in una casa,dove si aggirano i fantasmi. Ilpiacere della collezione è colle-zionare storie: quello di avere unlibro di Caproni, per esempio Ilseme del piangere, dedicato aSbarbaro, che lo passa a un cer-to punto a Lucia Rodocanachi,che infine lo regala a me. Non hoscritto per esibire la mia bibliote-ca, ma per farla parlare», insisteMarcenaro. Sa benissimo, del re-

sto, che le esibizioni sono sem-pre pericolose. E un episodio, inLibri, lo conferma. Anzi, contie-ne in sé un ammonimento peren-ne: riguarda Giovanni Spadolini,notoriamente fierissimo dellasua biblioteca raccolta a Piandei Giullari. Una volta, a Roma,magnificandola in Senato, si van-tò di possedere 60 mila volumi.Carlo Bo, che lo stava ascoltan-do, lasciò cadere di averne forse100 mila. Fu un colpo durissimo.

Ciclopica fatica,una pietra miliareche indaga anchei tumultuosi rapportitra pittura e fotografia

Pallottino Viaggio nell’illustrazioneitaliana, dal 1467 a metà Novecento

In cinque secolidi immagini,l’arte di dare

un volto al libro

Fra le rarità la primaedizione della Saisone delle Operette morali,e un’Osteria di Cecchisfregiata da Sbarbaro

«Libri. Storiedi passioni, maniee infamie»: il piaceredella collezione,dall’Ottocento a oggi

“Io, all’infernocon Rimbaud”

Marcenaro Il custode e l’artefice di una bibliotecaprivata fra le maggiori in Italia, con 20 mila fantasmi

pp Giuseppe Marcenarop LIBRI. Storie di passioni,

manie e infamiep Bruno Mondadori, pp. 214, € 17

pp Paola Pallottinop STORIA DELL'ILLUSTRAZIONE

ITALIANAp Introduzione di G. Baulep Usher Artep pp. 516 con 414 ill., € 68p Il libro sarà presentato ad Arteli-

bro di Bologna, su iniziativa delcongresso ILAB-ALAI, domani,h.11, sala del Capitano di PalazzoRe Renzo; interverrà l'autrice in-trodotta da Loris Rabiti.

Giuseppe Marcenaro

Da sinistra in senso orario: «L’etere solforico» di A. Monticelli, 1880; xilografia di anonimo per la «HypnerotomachiaPoliphili», 1499; copertine di «Grand Hôtel» (di G. Bertoletti), 1947 e l’«Avanti» (ritratto di A. Kuliscioff di G. Kienerk, 1905)

Letture da bibliofiliVIIITuttolibri

SABATO 25 SETTEMBRE 2010LA STAMPA IX

Page 10: Tuttolibri n. 1733 (25-09-2010)

Pagina Fisica: LASTAMPA - NAZIONALE - X - 25/09/10 - Pag. Logica: LASTAMPA/TUTTOLIBRI/10 - Autore: MARGAL - Ora di stampa: 24/09/10 19.59

10 303435

45

87

5

I segretidel Vaticano

AUGIASMONDADORI

6

La solitudinedeinumeri primiGIORDANOMONDADORI

54100

Accabadora

MURGIAEINAUDI

33

La psichiatra

DORNCORBACCIO

L’intermittenza

CAMILLERIMONDADORI

3

Acciaio

AVALLONERIZZOLI

54

I love minishopping

KINSELLAMONDADORI

38

CanaleMussolini

PENNACCHIMONDADORI

57

Le valchirie

COELHOBOMPIANI

MangiapregaamaGILBERTRIZZOLI

9

Saggistica TascabiliNarrativaitaliana

Narrativastraniera Varia

4

Ragazzi

LA CLASSIFICA DI TUTTOLIBRI È REALIZZATA DALLA SOCIETÀ NIELSEN BOOKSCAN, ANALIZZANDO I DATI DELLE COPIE VENDUTE OGNI SETTIMANA, RACCOLTI IN UN CAMPIONE DI 900 LIBRERIE.SI ASSEGNANO I 100 PUNTI AL TITOLO PIÙ VENDUTO TRA LE NOVITÀ. TUTTI GLI ALTRI SONO CALCOLATI IN PROPORZIONE. LA RILEVAZIONE SI RIFERISCE AI GIORNI DAL 12 AL 18 SETTEMBRE.

1

1. Mangia prega ama 57GILBERT 18,50 RIZZOLI

2. Le valchirie 54COELHO 18,00 BOMPIANI

3. I love mini shopping 34KINSELLA 19,50 MONDADORI

4. La psichiatra 30DORN 18,60 CORBACCIO

5. Un giorno 20NICHOLLS 18,00 NERI POZZA

6. Il cobra 18FORSYTH 19,50 MONDADORI

7. La biblioteca dei libri proibiti 14HARDING 17,60 GARZANTI

8. L’eleganza del riccio 12BARBERY 18,00 E/O

9. La notte ha cambiato rumore 10DUEÑAS 20,00 MONDADORI

10. La biblioteca dei morti 9COOPER 18,60 NORD

2

1. Lasolitudine deinumeriprimi 100GIORDANO 13,00 MONDADORI

2. La versione di Barney 14RICHLER 12,00 ADELPHI

3. La regina dei castelli di carta 13LARSSON 13,80 MARSILIO

4. È una vita che ti aspetto 13VOLO 9,00 MONDADORI

5. Il piccolo principe 13SAINT-EXUPERY 7,50 BOMPIANI

6. Il giorno in più 12VOLO 12,00 MONDADORI

7. La ragazzachegiocavacon il fuoco 11LARSSON 13,80 MARSILIO

8. L’ombra del vento 11RUIZ ZAFÓN 13,00 MONDADORI

9. Uomini che odiano le donne 10LARSSON 13,80 MARSILIO

10. Un posto nel mondo 9VOLO 12,00 MONDADORI

I PRIMI DIECI INDAGINE NIELSEN BOOKSCAN

The Absolute TrueDiary of a Part Time In-dian di Sherman Alexie,

scrittore premiatissimo nato evissuto in una riserva indiana,stava per essere cancellato dal-l’elenco delle letture estive asse-gnate in un liceo di Antioch, nel-l’Illinois, perché alcuni genitorilo trovavano volgare e razzista.Invece gli studenti di Santa Ro-sa, in California, sono esentatidalla lettura obbligatoria di TheTortilla Curtain di Coraghes-san Boyle, se un genitore non èd’accordo. Stessa sorte per un ro-manzo della Nobel Toni Morri-son, però nel Michigan. NelWisconsin, quattro membri del-la Christian Civil LibertiesUnion hanno chiesto la distruzio-ne del volume e 30 mila dollari didanni morali cadauno, perchénella locale biblioteca era espo-sta una copia di Baby Be-Bop diFrancesca Lia Block: libro a pa-rer loro offensivo per tutti i ma-schi. Il comitato di gestione dellabiblioteca ha respinto all’unani-

mità la richiesta di rimozione delvolumetto.

Nickel and Dimed: On (Not)Getting by in America è una gran-de inchiesta di Barbara Ehrenrei-ch sui poveri negli Stati Uniti; è tra-dotta da Feltrinelli come Una pa-ga da fame. In Pennsylvania, nelloscorso mese di maggio, alcuni geni-tori di liceali hanno tentato di cen-

surarla perché socialista e anticri-stiana. Negli stessi giorni, in Virgi-nia, è scoppiato un pandemonio in-torno a un libro che include(rebbe)argomenti sessuali e perfino omo-sessuali. Il libro era Il diario di An-na Frank (ricorderete che ancheun deputato ne chiese, pochi mesifa, la censura nelle aule scolasti-che: ma in Lombardia, non nellaVirginia rurale). Nel New Hamp-shire, in un liceo, hanno protestatocontro un racconto di Ernest He-mingway, e contro un racconto diStephen King, e contro un raccontodi David Sedaris. Il buio oltre lasiepe, di Harper Lee, è stato inveceproibito nelle aule di Brampton,nell'Ontario, per via del linguag-gio: usa parola «negro».

Dal 25 settembre al 1 ottobre sicelebra la Banned Books Week, indifesa del Primo Emendamento.Nel sito dell’Ala, l’associazione del-le biblioteche, c’è una mappa deiluoghi dove si è consumata censu-ra. È una mappa anche della pau-ra, dell’ignoranza, del pregiudizio,dell’idiozia.

1. Cotto e mangiato 11PARODI 14,90 VALLARDI

2. È facile smettere di fumare... 11CARR 10,00 EWI

3. The secret 9BYRNE 18,60 MACRO EDIZIONI

4. Instant English 8SLOAN 16,90 GRIBAUDO

5. Altan. Terapia 7ALTAN 11,00 SALANI

6. Il vocabolario della lingua latina 6CASTIGLIONI; MARIOTTI 92,50 LOESCHER

7. Torte salate, pizze e focacce 5- 5,90 GIUNTI DEMETRA

8. Gli uominivengonoda Marte... 5GRAY 15,00 RIZZOLI

9. Fate i bravi (0-3 anni) 4RIZZI 17,00 RIZZOLI

10. Guinness World Records 2011 4- 28,00 MONDADORI

1. Sesto viaggio nel regno... 23STILTON 23,50 PIEMME

2. Il mio primo dizionario. Nuovo MIOT 9- 9,90 GIUNTI JUNIOR

3. Il mio primo dizionario. Nuovo MIOT 6- 12,50 GIUNTI JUNIOR

4. Il diario segreto di Antonella 5- 16,50 SPERLING & KUPFER

5. Attacco alla difesa 5GARLANDO 11,00 PIEMME

6. Shrek e vissero felici e contenti 4- 3,50 MONDADORI

7. Torneranno le quattro stagioni 4CORONA 16,00 MONDADORI

8. Il piccolo principe 3SAINT-EXUPERY 30,00 BOMPIANI

9. Toy Story 3 3- 3,50 WALT DISNEY COMPANY ITALIA

10. Il treno a vapore 3HEATHER & CARTWRIGHT 19,90 USBORNE PUBLISHING

Ancora e sempre più solitario al vertice della classifi-ca è il ritorno tascabile di Paolo Giordano, con 100punti che ora valgono 14 mila copie, il 40% in più

della settimana scorsa. Con poco più della metà, in punteg-gio e in copie, lo inseguono il romanzetto che ha ispirato ildolciastro film con Julia Roberts, le Valchirie misticheg-gianti di Coelho e l’aspra Accabadora della Murgia. Al 5˚posto l’unica novità della settimana fra i primi 10: ancoraun Camilleri, targato Mondadori come i precedenti Un tail-leur grigio e Un sabato, con gli amici, ambientato nel pro-fondo Nord, senza Vigata nè Montalbano, senza impastidialettali, una commedia borghese con uno spruzzo di noir,

pronta per uno sceneggiato tv d’antan, stile Bernabei, sfor-biciando ovviamente le acrobazie erotiche e le segretarieche si lascian prendere ad angolo retto sulla scrivania. Sia-mo in un grande azienda, fra manager, finanza, crisi e ri-strutturazione, mobilità e licenziamenti con operai che sal-gono sulle ciminiere e sequestrano i dirigenti, rivalità, ma-novre e affari sporchi, politici affamati. Camilleri fruga inun nido di vipere, fra passioni tristi, tradimenti e ricatti(con furto di gioielli) disegnando lo scenario di una Repub-blica fondata sull’avidità. L’esatto contrario cui tendevaEdmondo Berselli nelle sue pagine ultime, facendo barrieraal più mancino dei tiri: L’economia giusta - 4˚ titolo in

saggistica, lettura emblematica nei giorni di «TorinoSpiri-tualità» - , che si ponga al servizio della persona umana edell’interesse generale (e dunque non butti nella spazzatu-ra delle ideologie né Marx né Keynes, Schumpeter e Hirsch-man né ancor più la dottrina sociale della Chiesa), prospet-tando una «nuova sintesi umanistica», accettando di paga-re un prezzo: la rinuncia al «benessere infinito», «meno ric-chezza, meno prodotti, meno consumi». Unica alternativa,per uscire dalla morsa delle estreme diseguaglianze: il «pa-ese abbandonato» di Jacona e la religione della moda diAnne Wintour,la dittatrice di Vogue cui è dedicato il docu-mentario in dvd di Cutler. Il buon Dio non veste Prada.

AI PUNTILUCIANO GENTA

Economiacon Camilleri

e Berselli

Laurana mission: «utilizza-re la narrativa per fare lu-ce sulla realtà». Così si

presenta l’editrice milanese, do-mani al suo battesimo a Belgioio-so, nel castello di Guido Spainiche può ben essere fiero dei 20 an-ni delle sue «Parole nel tempo».Soprattutto per aver fatto di que-sta storica mostra mercato unapista di lancio per tante nuove si-gle, non poche delle quali, natepiccole, sono diventate protagoni-ste (una per tutte minimum fax).

Un inizio, quello di Laurana,non proprio in sordina grazie al-le ottime credenziali della «conso-rella» Melampo, nota e apprezza-ta per la saggistica di battagliasotto la guida di Nando DallaChiesa: stesso amministratoredelegato, Calogero Garlisi, voca-zione manager che condivide re-sponsabilità e scelte per la «dit-ta» esordiente con Gabriele Da-dati, esperto editor nonché scrit-tore. «Vogliamo fare le solite co-se, completamente diverse».

Come si può già intravedere

nei due romanzi appena usciti:Sangue di cane della siciliana Ve-ronica Tomassini (benissimo accol-ta dalla critica) dove, a ritmo rapin un universo alla deriva, si laceral’amore con il «diverso», l’immigra-to; Un po’ più lontano di MassimoCassani, ovvero la resa dei contiper un uomo bifronte in una afosaMilano fine secolo. E poi con Marco

Bosonetto Nel grande show dellademocrazia, un’Italia futura incui il premier viene scelto attraver-so il televoto, nonché a Palermo lalotta tra mafia nostrana e cinesenel noir I cani di via Lincoln di An-tonio Pagliaro.

«Dieci titoli l’anno, più difficilida fare che cento, lavorando sulcontesto attuale del nostro Paese,attraverso la fiction, al momentoesclusivamente made in Italy, perraccontare le emozioni che stiamovivendo» dicono Garlisi e Dadati.Mission ardua che «potremo tenta-re grazie ad uno stretto rapportocon i nostri autori (ecco cosa ci dif-ferenzia dai grandi gruppi) e avva-lendoci di forti collaborazioni».(Per prima quella con Giulio Mozzidel quale Laurana ristamperà lo«scandaloso» Male naturale, usci-to nel ’97 da Mondadori e accusa-to, senza fondamento, di pedofi-lia). «Mission piena di rischi, manoi pensiamo che per rispondere al-la crisi invece di “tagliare” servonoidee nuove». Ditelo, ripetetelo allapolitica...

1. Accabadora 54MURGIA 18,00 EINAUDI

2. L’intermittenza 45CAMILLERI 18,00 MONDADORI

3. Acciaio 35AVALLONE 18,00 RIZZOLI

4. Canale Mussolini 33PENNACCHI 20,00 MONDADORI

5. L’ultima riga delle favole 23GRAMELLINI 16,60 LONGANESI

6. Acqua in bocca 18CAMILLERI; LUCARELLI 10,00 MINIMUM FAX

7. Bianca come il latte... 15D’AVENIA 19,00 MONDADORI

8. Il tempo che vorrei 14VOLO 18,00 MONDADORI

9. Nel mare ci sono i coccodrilli 10GEDA 16,00 B. C. DALAI EDITORE

10. La caccia al tesoro 9CAMILLERI 14,00 SELLERIO

CHE LIBRO FA...IN AMERICA

GIOVANNA ZUCCONI

All’indiceHemingway

e King

1. I segreti del Vaticano 38AUGIAS 19,50 MONDADORI

2. Terroni 23APRILE 17,50 PIEMME

3. Caterina. Diario di un padre... 15SOCCI 16,50 RIZZOLI

4. L’economia giusta 13BERSELLI 10,00 EINAUDI

5. Italia in presa diretta. Viaggio... 9IACONA 13,60 CHIARELETTERE

6. La grande storia della Bibbia 9MAYER; ORLANDINI 14,00 CAIRO

7. La sfida. Oltre il Pd 6CHIAMPARINO; GRISERI 13,00 EINAUDI

8. The september issue. Se la moda... 6CUTLER 17,90 FELTRINELLI

9. Fotti il potere 5COSSIGA; CANGINI 17,00 ALIBERTI

10. La maschera dell’Africa 4NAIPAUL; VIDIADHAR 22,00 ADELPHI

Classifiche TuttolibriSABATO 25 SETTEMBRE 2010

LA STAMPAX

PROSSIMAMENTE

MIRELLA APPIOTTI

L’Italiafutura

di Laurana

Page 11: Tuttolibri n. 1733 (25-09-2010)

Pagina Fisica: LASTAMPA - NAZIONALE - XI - 25/09/10 - Pag. Logica: LASTAMPA/TUTTOLIBRI/11 - Autore: MARGAL - Ora di stampa: 24/09/10 19.59

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ERLEND LOE

VolvoIperborea, pp. 230, € 13

«E' una scommessa. Casaeditrice di primo piano.E’ la storia di una lotta alconformismo norvegese.Con linguaggio ironico esurreale»

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EPICURO

Lettera sulla felicitàStampa Alternativa, pp. 32, € 1

«Questa lettera èil manifesto della laicità,della spinta rivoluzionaria.Nelle mie edizioni haraggiunto i due milionidi copie»

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LUCIANO BIANCIARDI

Il lavoro culturaleFeltrinelli, pp. 111, € 7

«Il libretto rosso dellacultura, metteradicalmente in discussionel'industria culturale e criticail linguaggio degliintellettuali di sinistra»

EDITORI IN MOSTRA

MarcelloBaraghini festeggiaaBelgioioso iprimiquarant’annidiStampaAlternativa,esponendoleedizionioriginalidi40chehanfatto lastoriadellacasaeditricefondataquarant’annifa.Oggiedomani (dalle10alle20) lacittadina inprovinciadiPaviaospita«Paroleneltempo»,tradizionalemostramercatodeipiccolieditori,allaventesimaedizione.(www.belgioioso.it).Fra lealtre iniziativechecaratterizzerannolamanifestazione,«Scrittorinel tempo»ricorderàalcuniprotagonistidi«Paroleneltempo»,daPaoloVolponiaFolcoPortinari,daEdoardoSanguinetiaGiuseppePontiggia,daArturoSchwarzaGuidoDavicoBonino.UnamostrafotograficaèdedicataaGianniBrera,un’altraall’artistapiacentinoDavideCoronanellecui telesiillustra il rapportotra libroelettore.Epoi«Percorsi inlibreria»pensatiperragazziegiovani.

I PREFERITI L’editore che dorme nel sacco a pelo e sforna bestseller«senza prezzo» festeggia i primi quarant’annidi Stampa Alternativa nel castello di Belgioioso

MIRELLASERRI

«Appuntamento albar del binario 26. Il più eco-nomico di tutta la StazioneTermini», aggiunge la caldavoce di Marcello Baraghini,editore-gran terrore di li-brai, edicolanti e punti vendi-ta di tomi e affini. Già, pro-prio così: il creatore di«Stampa alternativa», che gi-ra con il suo ufficio itinerantetutto contenuto in uno zainogrigioverde e che, quando la-scia la casa di Pitigliano, dor-me nel sacco a pelo, tra i va-goni in sosta («La stazione diBologna è la più comoda, an-che se i bagni vengono chiusialle dieci di sera») oppure suiregionali che percorronoquasi a passo d'uomo la dor-sale della penisola, con le sueinvenzioni e le sue innovazio-ni ha rivoluzionato il merca-to del libro.

La sua creatura più famo-sa è la celebre collana Millelire(11x15, al massimo 50 pagine)di cui ha venduto più di 20 mi-lioni di copie. Adesso festeggiai primi 40 anni di «Stampa al-ternativa» al Castello di Bel-gioioso, in occasione della mo-

stra mercato «Parole nel tem-po» (25 e 26 settembre 2010).Qui sono esposti gli originalidelle sue provocazioni di car-ta, come il Manuale per la colti-vazione della marijuana ciclo-stilato del 1970, per cui vennedenunciato e poi assolto, oppu-re Maremma avvelenata cheaveva accusato l'Eni, tra mol-te polemiche, di strage am-bientale.

Accanto alla tazza del cap-puccino l'editore itinerantesfodera cataloghi, progetti dipubblicazioni come Il libro melo faccio io, manuale per autoe-ditare i propri manoscritti nel-la maniera più economica, siaon line che su carta, oppure ilpiù tradizionale Lettere dalfronte di soldati di entrambe leguerre mondiali. La collanachiamata «Sconcerto», i «Mil-lelire» - dove il minuscolo Let-tera sulla felicità di Epicuro haraggiunto i due milioni di co-pie -, i «Bianciardini», piccoliopuscoli di letteratura impe-gnata, ispirati a Luciano Bian-ciardi e alla sua critica al «regi-me culturale», venduti alla ci-fra simbolica di un centesimodi euro, il sito «Riaprire il fuo-co.org», sono i suoi «figli» ribel-li, dotati di voce sempre forte esempre «contro».

Quarant’anni fa...«Stampa Alternativa era natanel 1970 sul modello di quantoavveniva nel mondo anglosas-sone, per offrire manuali dicontroinformazione su temati-che fino ad allora ignorate, ses-sualità, droghe, energie rinno-vabili, viaggi in India. Gli opu-scoli vennero messi in venditaal prezzo politico di 300-500 li-re. Fu veramente un colpo gob-bo per i librai, lo capisco, peròci voleva. Ora è venuto il mo-mento di ricominciare. Perquesto conto dopo Belgioiosodi viaggiare per tutto lo Stiva-le, per monitorare la situazio-ne, tastare il polso ai lettori. E'morta la finanza, il capitali-smo, il comunismo: siamo difronte a una nuova stagione dirivalsa con la gente desidero-sa di leggere il dissenso, il nonconformismo, la rivolta».

Una lettura ispiratrice?«La non lettura, e la voglia diavere libri, visto che nel mio ti-

nello di volumi non ce n'erano.Nella campagna di Ranchio, nelCesenate si pregava molto e sileggeva niente. Mia madre erareligiosissima e mio padre eraun ex fascista che era andato vo-lontario nella guerra di Spagna.Il clima era irrespirabile. Scap-pai che ero ancora minorenne,con la mamma che gridava: “Mifarai morire”. Avrei dovuto de-nunciarla per falso in atto pub-blico… è vissuta benissimo finoa 90 anni».

Da qui nasce il libro da leipubblicato «Contro la fami-glia - Manuale di autodifesadei minorenni», sessantami-la copie, tante denunce (intutto ne ha avute 137) e unprocesso che la costringe al-la latitanza?

«Sono un uomo fortunato e fe-lice, ho potuto trasformare inlibri le mie rabbie e le mie indi-gnazioni. Ma andiamo con or-dine. Me ne vado dal paesello enon mi dò alla macchia ma almarciapiede».

Un ragazzo da marciapiede?«Mi faccio crescere i capelli, ap-prodo alla scalinata di piazza diSpagna, con gli altri fricchettonio figli dei fiori, come ci chiama-vano, e non mi nego niente:sbronze, lsd, hashish e la ma-rijuana, da cui nasce il manualeche ho editato. Viaggio in auto-

stop e nello zaino c'è On the roaddi Jack Kerouac e Lo straniero diAlbert Camus, Le anime mortedi Gogol e le opere di Dostoe-vskij: nelle loro pagine mi paredi incontrare un pezzo della miavita, il mio inferno».

Nel corso degli Anni Sessan-ta lei approda alle battagliecivili e nel 1963 è, insieme aMarco Pannella, tra i fonda-tori della Lid, la Lega italianaper il divorzio. A ispirarla?

«Di giorno frequento i ragazzibeat, la notte vado a dormire avia XXIV Maggio, a pochi passidal Quirinale, dove c'è la sededel Partito radicale. Faceva ve-ramente uno strano effetto ve-dere personaggi della buonaborghesia - l'ingegnere SergioStanzani, l'avvocato Franco DeCataldo, il germanista AloisioRendi, lo scrittore Angiolo Ban-dinelli - gomito a gomito con noihippy. Con quelli che i servizid'ordine dei concerti - dove cer-cavamo di attuare lo sfonda-mento dei cancelli - chiamavano“froci, drogati, macrobiotici”:quest'ultimo attributo dal titolodi un libro da me pubblicato. Ol-tre ai radicali frequentavo an-che gli psiuppini, tra cui c'eranoLelio Basso, Vittorio Foa, LucioLibertini, Emilio Lussu e altri. Aqueste riunioni mi annoiavomolto. Ascoltavo discorsi molto

critici e polemici su Marco Pan-nella. Decido così che è il mo-mento di metterlo al corrente evado in sede. Mi apre Pannellain persona, alto, bellissimo conla chioma folta e scompigliata,la luce che entra dalle finestre loillumina, è un'icona, un dio. Fuun vero, travolgente innamora-mento, anche fisico. Lui era inattesa di un taxi che avrebbe do-vuto portarlo all'aeroporto perprendere un aereo per Parigi.Lo rimanda indietro. Il volo puòaspettare. In letteratura e musi-ca avevamo però gusti diversi,lui mi consigliava François Mau-riac che mi faceva sbadigliare eCharles Aznavour, mentre ioero per il rock duro».

Altri suoi iniziatori alla vitaletteraria?

«Prima di Stampa Alternativa,nel 1969, faccio il correttore dibozze all'Avanti!, dove i tipogra-fi sono in gran parte militanti so-cialisti. Indossiamo camici neri,lavoriamo fino a notte inoltratae, tra una pausa e l'altra, chiac-chieriamo e mi spingono a legge-re i classici, le opere di Marx.Ma ancora prima mi avevano af-fascinato I padroni del vapore diErnesto Rossi e Il Mondo di Ma-rio Pannunzio. Nella redazionedi questo giornale facevo il fac-chino, spostavo pacchi. Sco-prendo come si diventa giornali-sti: Pannunzio era severissimo,gridava, s'indignava, costringe-va firme diventate poi molto fa-mose a riscrivere tre-quattrovolte i loro pezzi. Qualcuno perlo stress - come Andrea Barba-to che in tutto pubblicherà soloquattro articoli sul Mondo - l'hovisto persino sciogliersi in lacri-me».

Suoi modelli di editoria?«Prima di pubblicare un libromi rivolgo mentalmente aBianciardi: “Ma tu lo faresti?”.Era un grande consulente edi-toriale. Si dice che Giangiaco-mo Feltrinelli - che arrivava inredazione come un vero dandy- impellicciato e profumato,l'abbia mandato via in malomodo. Luciano per dispetto simise addosso il giubbotto pelo-so di Giangiacomo e imboccòla porta. Alcolista, morì a soli

47 anni. E poi c'è Angelo For-tunato Formiggini che, a segui-to dell'emanazione delle leggirazziali, si buttò dalla torre delDuomo di Modena, ma primaaveva dato vita a collane me-morabili come “I classici del ri-dere” che fu, secondo la sua de-finizione, “er mejo fico der miobigonzo”; c'erano la Primagiornata del Decameron, il Sa-tyricon di Petronio, il Gargan-tua di Rabelais».

Scrittori italiani preferiti?«Sono una mia scoperta tarda.Mi attraggono Calvino, Volpo-ni, Morante, Landolfi e poiSciascia. Privi di sangue, inve-ce, solo assoggettati alle rego-le del marketing, Ammaniti,Tiziano Scarpa, da me sopran-nominato il Ciabatta, la Avallo-ne: sono le anime morte dellaletteratura. Niente a che vede-re con testi che oggi mi piaceleggere. Come Volvo di ErlendLoe. Non posso spendere maun lusso ogni tanto me lo con-cedo, 13 euro».

“La mia felicitàè una letteradi Epicuro”

«La mia scommessarisale al 1970,sfornando manualidi controinformazione,dalla droga al sesso»

Diario di lettura TuttolibriSABATO 25 SETTEMBRE 2010

LA STAMPA XI

«Prima di pubblicareun libro mi rivolgomentalmentea Bianciardi:“Ma tu lo faresti?”»

«Viaggiavo in autostop,nello zaino On the road,le Anime di Gogol,lo Straniero di Camus,tutto Dostoevskij»

La vita. Marcello Baraghini è nato a Civitella di Romagna nel 1943. Nel 1969 ha fondato la casa editrice StampaAlternativa, di cui è tuttora direttore editoriale. Nel 1963, con Marco Pannella, ha dato vita alla Lid, la LegaItaliana per il Divorzio. E’ condannato nel 1976 per la pubblicazione di un opuscolo a favore dell'obiezione dicoscienza. E quindi per la pubblicazione di «Contro la famiglia. Manuale di autodifesa per minorenni».Un’amnistia cancellerà tutte le pendenze legali. Marcello Baraghini è stato l’ideatore dei libri Millelire (il primo fu la«Lettera sulla felicità» di Epicuro), ottenendo nel 1994 il premio Compasso d’oro per la comunicazione e la grafica.

Marcello Baraghini

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