rossettibikenews 2008.3
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RossettiBikeNews 2008.3TRANSCRIPT
Un ultimo pensiero va ad una meravigliosa coppia di ragaz-zi che sono stati per un po’ più di tempo i più “liberi” di tutti ma che ora hanno se-guito le nostre orme e allar-gato la famiglia. Un abbrac-cio fortissimo a Fiorenza e Davide e al piccolo Luca che è arrivato a riempire casa. Sì magari la qualità del riposo non sarà più la stessa ma tanti saranno i bei momenti che vi aspetteranno… Poi per quanto riguarda Davide mi sto attrezzando per conce-dergli un fido in maniera che la sua giornata diventi di 30 ore così avrà anche tempo per allenarsi!!!
Ciao a tutti.
Beppe
Anche la stagione 2008 è terminata, Abbiamo corso tanto, dai primi di marzo a fine ottobre e ripensando a tutte le imprese grandi e piccole di questa annata vengono i brividi.
Il 2008 passerà alla storia come l’anno del primo “Prestigio” del Team Ros-setti. Era l’obiettivo di ini-zio stagione e siamo riusciti a conquistare il titolo a li-vello di squadra grazie a sette titoli individuali. Tito-lo simbolico e platonico fin-ché si vuole ma indice di un livello della nostra squadra che nonostante le sue volu-tamente piccole dimensioni è riuscita a collocarsi al trentesimo posto a livello nazionale.
Il 2008 è stato il primo anno di tesseramento Udace (finalmente…) e anche lì, pur non avendolo come o-biettivo ed avendo disputa-to un ridotto numero di pro-ve, nelle classifiche delle Granfondo che qui sono re-datte tenendo conto dei risultati agonistici e non solo delle partecipazioni, siamo messi bene sia a livel-lo individuale che di squadra (dove siamo 22esimi).
C’è da dire che il consegui-mento dello Scudetto di Ci-cloturismo ha succhiato mol-te energie, infatti ad una prima parte di stagione piena di impegni e trasferte ha fatto seguito, nel post-Zoncolan quando la maggior parte di noi aveva già rag-giunto il traguardo delle set-te prove, una seconda parte più parsimoniosa a livello di gare. Diciamo che si è peda-lato lo stesso ma per molti senza “stress da numero”.
Sono un po’ calati probabil-mente per lo stesso motivo anche i nostri piacevoli “ritrovi” extra-bici, uno degli obiettivi del nuovo anno sarà quello di ripristinare le buo-ne abitudini…
Anno terzo in archivio...
O r g a n o
u f f i c i a l e d e l
V e l o c l u b
A c r o p o l i s A SD
D i c e m b r e 2 0 0 8 A n n o 3 — N u m e r o 3 In questo numero:
Prestigio ultimo atto
pag. 2
Memorial Guerra a Villano-
va. Una corrida!! pag. 5
Bel debutto della Fondo
Città di Cervia pag. 8
Chiusura in bellezza al
Lombardia? Così avremmo
sperato pag.10
In gita al Salone di Milano
pag.13
Traditi dal Fattore C
pag.14
E ora buon 2009 pag.15
Nel 2009 nuovo look anche per le biciclette.
Grazie alla disponibilità di Claudio Brusi, ecco
le nostre Napa nel colore 2009 “Red”
P a g i n a 2
Prestigio ultimo atto Il nostro Giro d’Italia comin-
ciato ben cinque mesi oro sono
in quel di Cervia, vede la sua
ultima tappa la prima domenica
di settmbre a Piacenza per la
Granfondo Colnago.
E’ la decima e ultima prova
valida per il Prestigio e per
Denis, Davide Guardigli e il
sottoscritto, le prove termina-
te sono sei. Manca l’ultimo gra-
dino e questa prova è senza
appello, sarebbe un vero pec-
cato fermarsi ad un passo dal-
la conquista di un titolo che
per quanto non dia tangibili
vantaggi e nessun ritorno eco-
nomico, anzi…, è il coronamen-
to di un lungo viaggio al quale
teniamo tantissimo.
Per farci compagnia si aggrega
il già scudettato Nelson che
dopo le ferie estive non vede
l’ora di riattaccare un numero
sulla schiena. Eh si, le ferie
d’agosto, giusto spazio da de-
dicare alle famiglie, purtroppo
tentatrici negli svaghi e nei
piaceri della tavola. Sono loro
a farci presentare al via in
condizioni abbastanza appros-
simative ma con la determina-
zione necessaria per arrivare
“comunque vada”.
Si parte dal quartiere fieristi-
co di Piacenza, location funzio-
nale anche se piuttosto fred-
da, ci accomodiamo in griglia
senza troppa fretta, tanto
come al solito la nostra è l’ulti-
ma. Quando poco prima della
partenza i vari gruppi vengono
compattati abbiamo l’esatta
percezione di quanto cavolo
siamo indietro stavolta: sui
circa 4000 partenti dietro ne
avremo si e no 300… Dal via
ufficiale al nostro passaggio
sulla linea di partenza passano
la bellezza di nove (!!!) minuti.
Un “in bocca al lupo” speciale
ci arriva dal pittoresco e ormai
famoso speaker Paolo Muton
che saluta il Team Rossetti
rispondendo al ciao del Capita-
no.
Proviamo a partire un po’ tran-
quilli con l’idea di restare tutti
e quattro assieme, ma il fio-
retto dura lo spazio di pochi
minuti: la strada larga e invi-
tante e la presenza di gruppi
sempre nuovi davanti a noi da
raggiungere, scatena l’agoni-
smo del Maestro che incurante
del vento contrario spinge con
gran vigore.
Dopo averlo detto due o tre
volte Denis battezza un gruppo
nel quale fermarsi per rifiata-
re un po’, “obbligando” Nelson
e il sottoscritto ad andare
liberi senza aspettarlo. Davi-
de, anche lui in deficit di pre-
parazione decide di restare
con lui e quindi ci dividiamo.
Dopo i primi chilometri com-
pletamente pianeggianti ci si
addentra in Appennino e si
affrontano diversi tratti vallo-
nati fino a che, al termine di
una breve discesa, sulla destra
si legge un cartello “Inserire
rapporto da salita”. Neanche il
tempo di pensare dove mai
fosse questa salita, curva sec-
ca a destra a 90° e ci troviamo
di fronte un muro in stile Giro
delle Fiandre ovviamente fitto
di ciclisti impegnati a salire
alla moviola. E’ lo strappo di
Vidiano, l’inizio della prima
salita al Passo Caldarola, si
comincia a fare sul serio.
Fortuna che il muro dura solo
un paio di chilometri nei quali
la preoccupazione maggiore è
quella di restare in equilibrio
per non mettere il piede a ter-
ra sperando che chi ti è di
fianco o davanti faccia lo stes-
so. Quando poi ci si immette in
una strada più ampiala penden-
ze è più contenuta ma ci tro-
viamo a fare i conti con un
vento teso e fastidiosamente
contro. Meno male…
La salita prosegue comunque
senza più strappi duri e dopo
quasi 14 chilometri scolliniamo
ai 778 metri (continua a pag. 3)
P a g i n a 3 Di Passo Caldarola.
La discesa è veloce ma piut-
tosto tecnica, l’attenzione va
tenuta alta per il persistere
del vento, ma in men che non
si dica arriviamo alla divisio-
ne dei percorsi. Di comune
accordo decidiamo di saltare
l’affollato ristoro e prosegui-
re.
Sarà anche per la giornata
grigia ma guardandoci attor-
no non possiamo dire di gode-
re del paesaggio che non è
proprio entusiasmante: ci
circondano colline anonime e
piuttosto brulle che nulla
hanno a che vedere con i
paesaggi mozzafiato delle
Cinque Terre che erano sta-
te teatro del primo Prestigio
mio e di Nelson nell’ormai
lontano 2002. Ah, cosa può
fare lo sponsor…
Svolta secca a sinistra e un
microscopico cartello annun-
cia la seconda asperità, la più
dura di giornata, ossia il Pas-
so Santa Barbara. 18 chilo-
metri che attaccano subito
duri ma assieme al Maestro
saliamo di buona lena recupe-
rando posizioni su posizioni.
Per rendere l’idea diciamo
che dal via non ci ha ancora
superato nessuno, sono i ma-
gri vantaggi di partire die-
tro.
Ormai siamo famosi al punto
che qualcuno di quelli che
sverniciamo lungo la salita ci
dice: “E voi cosa fate qui?
Saltate fuori adesso Rosset-
ti?” E a proposito di famosi
sono in due a dirci. “E Davide
(Fiamma…) dove l’avete mes-
so?”
Il Santa Barbara parte da
quota 213 e si scollina a 1126
ma la pendenza media del 5%
non renda l’idea di quanto sia
dura dato che presenta al-
meno 20 (dico venti e non
esagero…) strappi con pen-
denze a due cifre. Alla faccia
della scampagnata di fine
stagione che pensavamo di
fare!
Dal ristoro posto in vetta
all’arrivo mancano 70 chilo-
metri all’arrivo e bisogna
impegnarsi ancora. Intanto i
primi 15 sono di insidiosa
discesa stratta, tortuosa e
con un asfalto al limite del
vergognoso e anche se le
curve più pericolose erano
segnalate, ci viene spontanea
la domanda: “Ma non c’erano
altre strade da farci fare?”
In fondo alla discesa ci si
ricongiunge al percorso me-
dio pochi chilometri dopo
l’inizio della salita del Passo
Cerro. Ce ne accorgiamo solo
dopo un po’ di essere in salita
non avendo visto il cartello di
inizio ma la strada sale blan-
damente (3-4%) e appena
raggiungiamo un ciclista del
posto ci togliamo il dubbio.
Salita lunga e piuttosto re-
golare e anche questa la su-
periamo “in spinta” raggiun-
gendo e superando parecchi
gruppi fino a trovare adegua-
ta compagnia.
Arrivati al ristoro in vetta
Nelson deve sbrigare un bi-
sogno fisiologico e va un po’
avanti, io intanto riempio le
borracce così non perdiamo
tempo…. Sì, magari….
Riusciamo a perderci e nel
frattempo lasciamo andare
almeno 3 gruppi di ruote buo-
ne che, oltre al tempo butta-
to, sarebbero stati utilissimi.
Quando finalmente ci ritro-
viamo siamo soli e quindi co-
stretti ad aspettare qualcu-
no che arrivi da dietro dal
momento che dopo la discesa
ci aspettano diversi chilome-
tri in falsopiano che se li
affrontassimo da soli bruce-
remmo un sacco di energie
inutilmente.
Alla fine qualcuno arriva ma
non è che ci sia troppa gente
che abbia voglia di tirare,
per fortuna però c’è un geno-
vese piccolo e non col fisico
da passista che però ha una
grinta eccezionale e ci dà una
bella mano.
Arriviamo ai piedi dell’ultima
fatica di giornata, lo strappo
di Bagnolo, poco più di un
chilometro ma con dei drit-
toni cattivi che impongono
l’ennesimo cambio di ritmo.
Noi saliamo con grinta e re-
stiamo ben presto soli, pur-
troppo però nell’ultimo denti-
no un morso di crampi mi fa
rallentare, ma la cima è vici-
na e Nelson dopo la scollina
mento mi aspetta.
Purtroppo la selezione non è
stata così netta da consen-
tirci di fare gli ultimi 30
chilometri da soli e il gruppo
che ci precede lo vediamo ma
non riusciamo a rientrare
nonostante la strada scenda
leggermente e ci sia final-
mente vento a favore. Ma c’è
per tutti….
Aspettiamo quindi il gruppo
che ci seguiva così da arriva-
re a Piacenza dividendo un
po’ la fatica. Parte così una
bella catena che sfruttando
il vento viaggia a velocità
vertiginosa. Siamo costante-
mente sopra i 50 all’ora, il
cronometro ci dirà poi che
abbiamo percorso gli ultimi
29 chilometri in 33 minuti e
mezzo circa alla media di
quasi 52 km/h!!!
Nell’ultimo tratto di gara mi
metto in fondo al gruppo per
gustare fino in fondo la con-
clusione dell’avventura Pre-
stigio. Certo, la periferia
piacentina non ha nulla a che
vedere con la Riviera Ligure
ma il sapore della conquista è
comunque dolce. (continua a pag. 4)
(segue da pag. 2)
Beppe, secondo Prestigio
La grinta del Maestro
P a g i n a 4 E i nostri vec…. Ehm Davide e
Denis? Li abbiamo lasciati cir-
ca 5 ore e 130 chilometri fa,
come saranno andati? Li abbia-
mo pensati molto durante il
tragitto e li vedevamo alle pre-
se con i rimorsi per i bagordi
estivi e appellarsi a tutti i san-
ti (per essere fini…) per salire
i mille strappi di giornata.
Torniamo dalla doccia
(fredda…) e finalmente eccoli
arrivare, raggianti e contenti
per la missione compiuta. Le
reciproche congratulazioni
sono scontate.
La loro è stata una specie di
odissea tra forature e un inci-
dente nel quale è estato coin-
volto suo malgrado il Capitano.
Per un dubbio passaggio su un
tappeto di cronometraggio si è
voltato di scatto per chiedere
conferma della regolarità, ma
alle sue spalle arrivava un ka-
mikaze travestito da toscano
polemico, sicuramente con po-
ca padronanza della bici, che
presosi paura si stampava per
terra per fortuna senza conse-
guenze.
Denis si dimostra paziente
nell’incassare le parole non
certamente carine del ciclista
in questione e cerca di spie-
garsi senza essere troppo con-
vincente però. Infatti sfiga
vuole che il toscanaccio sia
parcheggiato proprio di fronte
alla macchina del Capitano (con
4000 partecipanti proprio lì
doveva mettersi…) che così
mentre sta tentando di cam-
biarsi viene di nuovo attaccato
dall’invorgnito che cerca di
riversare sugli altri le colpe
della sua impeditaggine. Di
nuovo esercizio di pazienza e
finalmente possiamo andare a
mangiare qualcosa.
Andando al pasta party ci ren-
diamo conto come efficienza
non sia sinonimo di cortesia, ti
guardi attorno e vedi tutto in
ordine ma non una persone di
servizio che ti accolga con un
sorriso, gli stand espositivi
visti al mattino che ci eravamo
riservati di guardare al nostro
arrivo non c’erano già più e ci
dobbiamo sbrigare a finire di
mangiare perché gli inservienti
extracomunitari ti sparecchia-
no da sotto il naso. Mah.
Fa eccezione un’unica persona
che ci passa una bottiglia di
spumante per brindare allo
Scudetto. Meritati festeggia-
menti per una grande impresa.
Beppe
(segue da pag. 3)
Risultati e classifiche
Percorso lungo km 157 — Totale classificati 1010
1° assoluto KLYUEV Konstantin (MG-KVis) in 4h26’07” media 35,50 km/h
227° FENATI Nelson in 5h21’38” media 29,29 km/h
228° POGGI Giuseppe in 5h21’41” media 29,28 km/h
599° FRESCHI Denis in 6h15’48” media 25,66 km/h
600° GUARDIGLI Davide in 6h15’48” media 25,66 km/h
Anche per il Capitano è
il secondo Scudetto
Ecco Denis e Davide all’ar-
rivo.
Davide, al secondo Presti-
gio consecutivo, giusta-
mente esulta.
Nelle classifiche sono
indicati i real time. Il
piazzamento determina-
to dal passaggio sull’arri-
vo risente fortemente
dei 9 minuti di zavorra
presi alla partenza.
Ma purtroppo non è una
novità.
P a g i n a 5
Ogni tanto ci piace fare qual-
che apparizione in gare che non
hanno molto a che vedere con il
nostro mondo, quello delle
granfondo, così decidiamo di
partecipare al Memorial Guer-
ra, gara in circuito in program-
ma sabato 13 settembre a Vil-
lanova di Ravenna.
Giorgio, il più corsaiolo, è il
promotore dell’iniziativa, Gian-
ni e il sottoscritto seguono a
ruota e all’ultimo momento
(sempre di corsa Maestro…) si
aggiunge anche Nelson. Per la
verità saremmo stati in 5 ma
Raffo, troppo giovane, quando
scopre che dovrebbe correre
da solo nella gara di Cadetti
Junior e Senior che parte tra
l’altro per ultima, rinuncia di-
plomaticamente per non farsi
attendere troppo a casa.
Il circuito è di quelli che si
adatta meglio anche a quelli
meno abituati a questo tipo di
gare, misura 11 chilometri ed è
in pratica un rettangolo che
unisce Villanova a S.Marco gi-
rando in senso orario, presenta
in pratica solo 4 curve. Le
strade però sono strettine,
nella nostra gara siamo in tan-
ti, un’ottantina circa, e tra
l’altro soffia un forte vento
che obbliga a stare in gruppo
più coperti possibile. Conse-
guenza di ciò le numerose
sbandate in mezzo al gruppo.
Si parte subito forte e come i
più esperti insegnano, cerchia-
mo di stare davanti anche se
non è facile. In un attimo ti
trovi in testa a tirare, se deci-
di di farti superare per non
spendere troppo vieni risuc-
chiato e ti trovi in cinquantesi-
ma posizione….
Superato il primo impatto che
ti fa salire il cuore subito in
soglia e lo lascia in pratica lì
per un’ora, le gambe iniziano e
girare e addirittura Giorgio
riesce ad avvantaggiarsi in un
gruppetto ma il vento e l area-
zione delle squadre più nume-
rose riportano il gruppo sotto.
Il tratto più impegnativo del
circuito è la prima parte dove
si pedala controvento fino alla
breve rampa che porta sull’ar-
gine del fiume. Da lì in poi il
vento è laterale prima, dietro
poi fino al rettilineo d’arrivo
dove si sente meno dato che si
è protetti dalle case.
All’inizio dell’ultimo giro rispet-
tando ciò che in teoria ci era-
vamo detti, siamo tutti davanti.
Sembra incredibile, facciamo
noi la corsa e ho la netta sen-
sazione che i gruppi più ag-
guerriti siano un po’ preoccupa-
ti di non riuscire a prenderci le
misure.
Sull’argine parte Lelli, marca-
tissimo, ma decido di seguirlo
ben sapendo che solo una fuga
a ranghi ristretti potrebbe
riservarmi un piazzamento.
Proviamo a collaborare ma il
gruppo reagisce.
Nella discesa parte come un
proiettile un passistone. Pren-
de 50 metri subito, dietro ci si
guarda (io non ne ho più…) e
questo se ne va: lo rivedremo
solo dopo l’arrivo.
Cerco di restare davanti, vedo
Nelson prima e Giorgio poi su-
perarmi, poi a 2 chilometri
dall’arrivo la fucilata di Gianni.
Parte deciso, prende qualche
metro di vantaggio ma il gruppo
ormai è lanciatissimo e non dà
più spazio. Poco prima dell’ulti-
ma curva viene ripreso e supe-
rato.
L’ultima curva è ai 500 circa
dall’arrivo e viene presa dai più
con una foga incredibile. Gianni
ed io ci rialziamo, Nelson fa lo
stesso poco dopo e anche il più
battagliero Giorgio lascia dopo
che in piena piega si è toccato
con un altro corri-
dore. Meglio non
rischiare l’osso del
collo.
Alla fine la nostra
bella figura l’abbia-
mo comunque fatta
anche a detta di
qualcuno dell’orga-
nizzazione che si
stupiva di vederci
così bene in corsa,
ci siamo divertiti,
non ci siamo fatti
male e questo è
l’importante.
Probabilmente alle-
namenti di questo genere al-
ternati a quelli di fondo che
facciamo abitualmente potreb-
bero farci ulteriormente mi-
gliorare nel colpo
di pedale che può
sempre tornare
utile nelle fasi
decisive di una
granfondo. Chis-
sà…
Comunque la gior-
nata finisce a ta-
rallucci e vino, mi
correggo a ciam-
bella e vino, infatti
al ritorno passan-
do nei pressi del
terreno di Gino
Nanni veniamo
invitati a sederci a
tavola e bere qual-
cosa dal sempre
generoso Gino. Poi
se non ti fermi gli
fai proprio un torto, ma sae
tutti i mali fossero questi vor-
remmo soffrire più spesso.
Beppe
Memorial Guerra a Villanova
Una corrida!!
Giorgio e Gianni, i
nostri migliori al-
fieri oggi
Che squadrone!!
Che squadrone!!
P a g i n a 8 Bel debutto della Fondo
Città di Cervia
Nello stile di un calendario di
gare sempre più fitto e lungo,
quest’anno è stata inserita tra
le gare del circuito Udace la
“Fondo Città di Cervia”. La
domenica scelta è il 5 ottobre,
approfittando del fatto che
negli ultimi anni i mesi di set-
tembre ed ottobre appunto
sono stati tra i migliori e i più
“pedalabili” in assoluto.
Anche quest’anno non fa ecce-
zione e ci presenta una giorna-
ta fresca di primo mattino ma
baciata de un bel sole che ci
riscalderà poi durante tutto lo
svolgimento della manifesta-
zione.
Il percorso è piuttosto inte-
ressante: non lunghissimo, 126
km, non durissimo, anche se ci
sono comunque 2200 metri di
dislivello. Diciamo adatto ad un
discreto impegno e giusto per
questo periodo.
In lotto dei partenti per l’unico
percorso agonistico (quello dei
126 km) è attorno alle 200
unità, considerando anche i
due percorsi medio e corto,
senza classifica, gli Aquilotti
di Cervia, società organizzatri-
ce conteranno circa 500 cicli-
sti.
Il Team Rossetti si presenta in
formazione abbastanza ridotta
dal momento che siamo solo in
4 un po’ per impegni concomi-
tanti di tipo familiare un po’
per le riposte velleità agonisti-
che di qualcuno. Chi c’è? Un
Giorgio al ritorno in una gran-
fondo dopo la Maratona delle
Dolomiti, Davide Guardigli che
dopo la pausa estiva e il ritor-
no a Piacenza vuole chiudere il
capitolo agonistico 2008 con
un’ultima fatica, il Capitano
pure lui Prestigioso a Piacenza
ma con la solita voglia di but-
tarsi nella mischia e il sotto-
scritto che segue a ruota…
La partenza è da Piazza Gari-
baldi nel cuore di Cervia e pri-
ma di entrare in griglia abbia-
mo il tempo di salutare Fran-
cesco Abela, carico a balestra
dal successo ottenuto nella sua
categoria alla prima edizione
della “Pantanissima” di Cesena-
tico. Faceva finta di niente ma
quando gli abbiamo fatto i
complimenti si è alzato di venti
centimetri (cioè è arrivato ad
una altezza normale…cattiva
questa)!!!
Pochi minuti prima del via arri-
va anche il saluto (al telefoni-
no) del Maestro che sarà af-
faccendato per tutto il giorno
davanti ad “altro tipo di gri-
glia”. Un in bocca al lupo che fa
piacere a tutti.
Alle 9 e qualche minuto si par-
te e il gruppo si mette in moto
in direzione S.S.16 Adriatica.
Eh sì, dobbiamo raggiungere
Cesenatico da dove poi si la-
scerà la costa per dirigersi
verso le colline, quindi viene
scelta la strada più corta ap-
profittando del fatto che il
traffico non è ancora molto
sostenuto.
In questo tratto il treno Ros-
setti si mette in bella evidenza
perché per evitare qualche
rischio preferiamo stare da-
vanti e per diversi tratti ci
troviamo a condurre il gruppo
sotto le telecamere di TeleRo-
magna che riprende l’evento.
Fantastica la scena poco prima
dell’arrivo a Savignano dove il
gruppo compatto praticamente
“inghiotte” un’auto guidata da
una donna di mezza età che
non aveva capito le indicazioni
delle moto staffette e invece
di accostare alla sua destra si
pianta, ferma al centro della
strada. Da fotografia la sua
faccia con gli occhi sbarrati
mentre si vede arrivare di
fronte centinaia di ciclisti a 50
all’ora e ancora più bella la
reazione di coprirsi la faccia
con le mani per non vedere.
Mitica!!!
Da Savignano si comincia a
salire verso il primo GPM che è
quello di Montalbano (omonimo
di quello del faentino), salita
non lunga e neppure troppo
dura tanto è vero che così in
gruppo la si percepisce come
un leggero rallentamento tanto
che Giorgio e io riusciamo a
restare nel gruppo di testa.
Davide sulle prime rampe si
sfila cercando Denis che però
non arriva, ma della gara del
Capitano parleremo dopo.
Discesa verso Felloniche e
seconda asperità, stavolta più
impegnativa, che porta al pae-
se di Roncofreddo. Qui i più
forti cominciano a menare di
brutto e la selezione si compie
sul serio anche se per buoni
tratti la salita sarebbe pedala-
bile. Riesco a tenere la ruota
di Giorgio sulla dura rampa
(15%) che precede lo scollina
mento e restiamo in un gruppo
abbastanza numeroso e ben
assortito.
Per fortuna almeno nel nostro
gruppo sulla terza salita, la più
famosa “Ciocca”, si sono spenti
un po’ di bollenti spiriti e si
sale di buon passo ma in manie-
ra regolare riuscendo a recu-
perare in parte i “fuorisoglia”
di Roncofreddo.
Arriviamo dunque a Sogliano
che oltre a farci venire in
mente il formaggio di Fossa, ci
riporta con la mente alla Nove
Colli che passa proprio da qui e
prorpio in corrispondenza del
bivio percorsi della Classica di
Cesenatico, ci immettiamo sul
percorso e scendiamo verso
Ponte Uso.
E’ una specie di revival fuori
stagione quello che viviamo
guardandoci attorno nella
strada che ci porta verso l’at-
(continua a pag.7)
Brillante ultima prova
di Giorgio
P a g i n a 9 tacco del Montetiffi. La zona
si conferma bruttarella, ma i
colori caldi dell’autunno la mi-
gliorano leggermente.
La salita che affrontiamo è
quella di Ville Montetiffi che
non è da confondere con quella
della Nove Colli, infatti al pri-
mo tornante di quest’ultima si
prosegue dritto e si prosegue
ancora diverse centinaia di
metri in falsopiano. Mai fatta,
non so quanto sia dura ma già
sull’altimetria la dipingevano
impegnativa (4,5 km al 8,1 me-
dio con punte del 14%) poi il
fatto che si vada proprio sotto
la parete della collina che de-
grada dal Barbotto, mi fa pen-
sare al peggio.
In effetti è la salita clou della
corsa, il nostro gruppo si sgre-
tola da subito , cerco di tenere
Giorgio vicino ma nel pezzo più
duro perdo 10-20 metri e alla
fine devo calare. Peccato per-
ché a conti fatti sarebbe ba-
stato resistere ancora un chi-
lometro e sarei rimasto con
Giorgio e con i primi del nostro
ex gruppo, invece quando ci
riammettiamo sul percorso
della Nove Colli, stavolta nel
tratto di (finta) discesa dopo il
Barbotto li vedo lì a qualche
centinaio di metri ma siamo
rimasti solo in due e rientrare
non è possibile, anzi i salisendi
di Rontagnano si confermano
bastardi come in primavera e il
nostro distacco cresce.
Svaniscono anche le speranze
di rientrare nella successiva
discesa di Santa Maria Riope-
tra, quindi ci rimbocchiamo le
maniche e in coppia con il forli-
vese ci diamo cambi regolari
per dividere la fatica prima
della salita di Montevecchio.
Chi mi conosce sa che questa
non è la mia salita preferita, il
mio compagno di viaggio forza
un po’ il ritmo e lo lascio anda-
re. Mi volto ma da dietro non
vedo arrivare nessuno…. Che mi
tocchino gli ultimi 50 chilome-
tri in solitaria?
No, per fortuna perché dopo la
Cima Pantani e Oriola vedo il
mio ex–socio forlivese che ar-
ranca sui saliscendi e ancora
prima che cominci la discesa
verso Calisese lo raggiungo.
Pedaliamo in un bellissimo sce-
nario di dolci colline e dolce
infatti è l’ultima salita di gior-
nata che porta a Longiano.
Guardo il mio socio e lo metto a
ruota, cerco di salire regolare
ma gli tiro un po’ nel collo per
fargli pagare lo sgarbo di Mon-
tevecchio. Non posso però la-
sciarlo perché dal’ultimo GPM
all’arrivo ci sono ancora una
trentina di chilometri di cui più
di 20 di pianura pura, tra l’al-
tro con il vento contrario. Da
soli sarebbe un morire.
Pedaliamo di buona lena ma
spendiamo tanto e quando da
dietro ai meno 15 dall’arrivo ci
raggiungono da una parte ci
dispiace (tanta fatica e ormai
eravamo arrivati…) ma dall’al-
tra è un sollievo. Nel gruppo c’è
Paolino Mazzavillani soddisfat-
to per la buona prestazione,
Lorenzo Neri e Stefano Gaspo-
ni della San Marco, ma anche
un tal Valerio Montalti del
Team Baldoni che nella vita fa
l’agente immobiliare e per pas-
sione il ciclista “vocalist”. In
pochi minuti che stiamo assie-
me mi “inscimunisce” con le
istruzioni ad ogni curva e ad
ogni buca della strada. “Ci ha
fatto due maroni che non ne
possiamo più!!!” l’eloquente
commento di Paolino. Te credo!
E alla fine arriviamo soddisfat-
ti e in allegria alla fine di que-
sta bella gara. Ritrovo Giorgio
che ha già chiuso da quasi 9
minuti. “Ho fatto una fatica
bestia” mi dice, ma porca mise-
ria se è andato… Ma non è una
novità.
Mentre siamo al pasta party
arriva anche Davide in ripresa
anche lui soddisfatto sia della
sua prova sia del bel percorso
proposto dagli organizzatori
che hanno fatto davvero un bel
lavoro.
Dalle voci che abbiamo sentito,
nel 2009 la gara probabilmente
verrà riproposta un paio di
settimane prima, verso fine
settembre e dovrebbe entrare
(con qualche variazione di per-
corso per raggiungere i 140
km) nel calendario delle Gran-
fondo Udace al posto della
G.F.Fondriest di Castrocaro
che purtroppo sembra destina-
ta a sparire per problemi orga-
nizzativi.
E il Capitano? Dovete sapere
che in settimana era stato in-
gaggiato ma sarebbe meglio
dire “precettato” da una sua
cliente, una certa Valentina del
Team Salieri che dicendosi
senza gregari gli aveva chiesto
di farla assieme. Denis un po’
per problemi commerciali, un
po’ perché è troppo buono (lui
dico….) non se l’è sentita di
dire di no e quando se l’è vista
alle nostre spalle nel tratto di
piano prima della salita quando
stavamo spingendo forte, ha
deciso di sacrificarsi…...Tra
l’altro la tipa si era dipinta così
forte al punto da far preoccu-
pare Denis di non riuscire a
starle dietro.
La realtà alla fine è un’altra, la
mora è un bradipo, non va un
cacchio e oltretutto sta male e
si ferma a vomitare, sì sì vomi-
tare due volte. La donna che
vomita è molto sexi e soprat-
tutto ti fa “innamorare” quando
testarda non vuole ritirarsi.
Così la pedalata diventa un
calvario, il nostro si prende
anche gli improperi del Team
Matteoni (che scortava un’al-
tra donna in gara) quando a
Longiano esasperato aiutava
con un bel traino la cliente-
zavorra, poi giunto sul rettili-
neo d’arrivo gira la bici e non
taglia il traguardo. “Dove vai?”
“Uno della Rossetti così indie-
tro non deve arrivare”. In ef-
fetti lei si piazza 179° su 181,
ultima delle 11 donne in gara in
5h01”04”!!! E meno male che
doveva vincere…..
Mai dar retta alle donne...
Beppe
(segue da pag. 6)
P a g i n a 1 0
(continua a poa.11)
Risultati e classifiche
Percorso lungo km 126 — Totale classificati 181
1° assoluto Menghini Angelo (Gc Melania) in 3h30’26” media 35,93 km/h
46° FRANCHI Giorgio in 3h49’46” (m. 32,90 km/h)
76° POGGI Giuseppe in 3h58’41” (m. 31,67 km/h)
103°GUARDIGLI Davide in 4h13’01” (m. 29,88 km/h)
Chiusura in bellezza al Lombardia?
Così avremmo sperato...
Era un po’ che ci pensavamo e il
desiderio era quello di chiude-
re la stagione con la classica
ciliegina sulla torta, così il Ca-
pitano ed io, mai stanchi di
correre, organizziamo la tra-
sferta a Como.
Il Giro di Lombardia è la bella
gara di chiusura della stagione
dei pro e da qualche anno an-
che quella degli amatori. I bei
ricordi della partecipazione del
2006 assieme anche a Nelson e
Davide Fiamma sono stati cer-
tamente quelli che hanno fatto
scattare la molla e grazie alle
complicità delle nostre mogli ci
prendiamo un bel week end di
solo relax e bici. Partenza ve-
nerdì nel primo pomeriggio
(così siamo su presto….), saba-
to sgambata mattutina e gara
dei professionisti il pomerig-
gio, domenica la nostra gara.
Tutto perfetto!!
Qualche avvisaglia del fatto
che poteva non essere il nostro
week end fortunato l’avevamo
avuta subito, infatti il venerdì
non avevamo fatto i conti né
con il traffico della tangenzia-
le di Milano né con il malefico
“Navigatore Garmin” di Denis…
Il simpatico apparecchio ci
depista sulla Tangenziale Est
anziché sulla Ovest e ci co-
stringe e circumnavigare in
orario di punta la città. Un’o-
dissea, arriviamo giusto
all’ora di cena….
A proposito cena, non
restiamo in albergo ma
ci sgranchiamo le gam-
be con una passeggiata
in centro, troveremo
pur qualcosa.
Ultime parole famose, i
ristoranti a Como cen-
tro sono una rarità e
travolti da una fame
atavica ci convinciamo
che “questo posticino
non è male”. Entriamo
in una pseudo pizzeria-
ristorante arredato in
stile primi anni 70 dove
siamo in pratica gli
unici clienti. Immanca-
bile anche il classico cameriere
magrebino e chi è stato su due
anni fa ben ricorda quanto Co-
mo sia invasa dai nordafricani.
Sarà la fame ma almeno la piz-
za non è male!
Sabato mattina il tempo è gri-
gio ma non minaccia pioggia,
usciamo in bici e andiamo sul
percorso per vedere bene le
due ultime salite dove di lì a
poco si deciderà la gara dei
professionisti. Denis è carico a
palla e il fatto di essere su un
palcoscenico importante lo
gasa al punto che sul Civiglio
devo impegnarmi per non per-
dere la sua ruota.
Facciamo in tempo a fare per
ben due volte il San Fermo
della Battaglia poi scendiamo
sul lungolago in attesa del pri-
mo passaggio dei corridori che,
provenienti da Varese si appre-
stano a girare attorno al lago
prima di far ritorno nel pome-
riggio a Como.
“Tranquillo Denis, qui li vedia-
mo bene” faccio col Capitano
anche se siamo in leggera di-
scesa, “qui vanno piano”. Da lì a
poco, dopo esserci goduti un
paio di scene da ridere (uno
sposo bloccato dai vigili che
chiudevano la strada e una
macchina che poco prima dell’-
arrivo del gruppone andava
tranquilla in senso opposto alla
corsa…) vediamo arrivare i pri-
P a g i n a 1 1
mi. C’è un tentativo di fuga in
atto e viaggeranno tutti, da-
vanti e dietro ad inseguire, a
cavallo dei 60 all’ora. Sono tut-
ti in fila indiana e così vediamo
in pratica tutti, Garzelli tra i
fuggitivi, Cunego e Ballan che
fa sfoggio della sua fresca
maglia di Campione del Mondo,
dietro insieme a tutti gli altri.
Del fatto che non andassero
piano avremo poi la conferma
nel pomeriggio all’arrivo dove il
vincitore Cunego farà segnare
una media superiore ai 43 ora-
ri.
Doccia e pranzo in un ristoran-
te per fortuna ottimo (passata
la fame abbiamo avuto più oc-
chio…) e riusciamo a gustarci
l’arrivo della gara dei profes-
sionisti. Peccato che il Capitano
non abbia voluto fare una bella
foto con lo “Zio Umber-
to” (Bossi) praticamente uno
zombie che fatica ormai a cam-
minare da solo ma qua idolatra-
to al pari di un Dio. Magari il
nostro fine settimana poteva
girare, invece….
Serata conclusa con le due
pappine che il Napoli mette in
saccoccia alla nostra Juve e
tutti a letto sperando che do-
mani sia almeno una bella gior-
nata.
In effetti domenica il tempo è
buono e il sole ci mette di buon
umore. Non è neppure freddo e
questo ci carica. Entriamo in
griglia con un po’ di anticipo ma
per essere onesti ci troviamo
ben oltre la metà con
davanti anche il porco
e anche numeri molto
più alti dei nostri. Ci
guardiamo attorno e
siamo circondati da
qusi tutti “lumbard”
ciccioni e con biciclet-
te improponibili, tanto
che mi lascio andare
ad alcuni “se mi sta
davanti questo, sego la
bici per traverso….”.
Non è decisamente il
nostro posto ma ci
siamo abituati.
I partenti sono molti, circa
2000 e il deflusso dal lungolago
è inevitabilmente laborioso, i
primi saliscendi allungano la
fila ma quando si passa in
strettoie e in centri abitati ci
si ricompatta.
Qui abbiamo le prime spiacevoli
sorprese date dal fatto che in
più di un’ occasione vediamo
arrivare contro al gruppo com-
patto delle auto neanche fer-
me sulla loro destra, ma in mo-
vimento…. Brividi. Meno male
che avevano garantito 20 (!!)
minuti di chiusura totale del
traffico. Neanche fossero due
ore, almeno quelli fateli rispet-
tare. Sarà stato un caso…
Le prime colline non fanno
troppa selezione e nel gruppo
cerco il Capitano che non vedo
più da qualche chilometro. Ci
ritroviamo poco prima del bivio
percorsi e pur sapendo che di li
a poco ci sarebbe stato l’asso-
luta mancanza di segnaletica(!!)
ci sorprende dal lato sbagliato
della strada. In qualche modo
io riesco ad imboccare la stra-
da giusta, mentre Denis non
vede le minuscole frecce e
viene tratto in inganno da uno
degli addetti che lo fa prose-
guire per il corto.
Inizialmente non riesco a capi-
re se abbia deciso di fare il
corto sul serio, invece accorto-
si dell’errore cerca di tornare
indietro ma deve comunque
aspettare un varco nella fiuma-
na di ciclisti che gli vengono
incontro, perde tempo e io non
lo vedo, non so nemmeno se è
tornato sul percorso giusto:
decido a malincuore di restare
con il mio gruppo.
Lissolo e Colle Brianza scorro-
no veloci sotto le ruote, sono
salite da passisti, di quelle che
non fanno grossa differenza e
anche chi perde leggermente le
ruote può rientrare nelle veloci
discese.
La cosa che si nota sul percor-
so è la frecciatura ridotta al
minimo e il menefreghismo
degli addetti agli incroci che
nonostante vedano arrivare un
gruppo abbastanza numeroso,
alzano si e no la bandierina,
mah....
Torniamo in zona lago nei pres-
si del ramo di Lecco da dove
risaliremo verso nord. Saremo
ad una decina di minuti dal
gruppo di testa ma nell’attra-
versamento del paese di Val-
madrera siamo costretti a fare
lo slalom tra le macchine che
girano tranquillamente sul per-
corso. Alla faccia della chiusu-
ra “totale” per 20 minuti alme-
no. Lo sconcerto tra i ciclisti è
palpabile, mai vista una cosa
del genere!
Molto spettacolare la strada
che porta verso Bellagio e al-
l’imbocco della salita simbolo
della corsa, il Ghisallo.
Dopo averlo scalato 2 anni fa e
averlo visto tante volte in tv, lo
conosco bene: molto duro nei
(segue da pag.10)
(continua a pag.12)
P a g i n a 1 2
4 chilometri, deciso cambio di
pendenza nella parte centrale
dove si spinge il rapportone e
un paio di chilometri scarsi
prima di scollinare davanti alla
chiesa della Madonna del Ghi-
sallo e al Museo del
Ciclismo voluto da Fio-
renzo Magni.
Che spettacolo conqui-
stare questa cima, la
splendida giornata di
sole e due ali di folla
che incitano tutti com-
pletano il quadro. Sarà
di gran lunga il momen-
to più intenso di que-
sto week end.
Già, perché il peggio ci
aspettava ancora…. La
macchina di fine corsa
(quella dei 20 minuti)
ci aveva superato nel
tratto dure della sali-
ta, forse con qualche
attimo di anticipo per-
ché, intermedi alla mano, il mio
ritardo dal primo in vetta era
di 22 minuti, sta di fatto che
già nel primo paese nella disce-
sa. Magreglio, mentre stiamo
arrivando un vigile si mette a
braccia larghe in mezzo alla
strada. Fermi che devono pas-
sare ben cinque macchine!!!
Ci fermiamo d’istinto poi un
passa, due, tre, insomma pas-
siamo tutti e il vigile cosa fa?
Ci insulta pure, ma vai a c…..
Lumbard di m…. Siamo vera-
mente interdetti, c’è un traffi-
co intenso sia nel senso oppo-
sto si nel nostro senso, peda-
liamo ai 60 in fila indiana tra
due file di automobili e il ri-
schio incidenti è altissimo. Sto
cominciando a pensare “chi me
l’ha fatto fare” poi l’agonismo
prende il sopravvento e si con-
tinua.
Tregua o quasi per qualche
chilometro, le strade meno
trafficate ci danno un po’ di
respiro e si affilano le armi per
le ultime due salite. Prima il
Civiglio, si pedala in spinta, la
gamba gira ancora bene e resto
nelle prime posizioni del mio
gruppo ma in cima la spiacevole
sorpresa. In mezzo alle case
tappo di macchine che costrin-
gono ad un surplace tipo pista
perché non c’è lo spazio fisico
per passare. C’è anche una
macchina dell’organizzazione,
che voglia di dirgliene quattro.
Discesa da incubo: difficile e
ripida di suo diventa impossibi-
le se hai le auto sulla tua de-
stra che ti stringono ulterior-
mente la carreggiata, un incubo
se trovi auto e moto che ven-
gono su nel senso opposto come
se nulla fosse.
Io mi chiedo: a Civiglio risiede-
ranno 200 persone, era così
difficile chiudere la strada
almeno in un senso??? A metà
discesa confesso di avere visto
molto bene la faccia delle mie
figlie che mi dicevano “rallenta
che ti vogliamo tutto intero” e
mi rialzo.
Arriviamo in una Como intasata
di auto ferme delle quali una
buona parte con il clacson spia-
nato, ci fanno passare al pri-
mo incrocio ma poi siamo in
completa balìa del traffico e
degli automobilisti inferociti
che non ci risparmiano insulti
di ogni genere. Gli vorrei
dire che noi abbiamo anche
pagato….
Ovviamente impossibile vede-
re la segnaletica in queste
condizioni (magari neppure in
quelle normali, però….), seguo
la strada che porta verso il
centro ed arrivo all’incrocio
dal quale parte la strada per
il San Fermo, l’ultima salita.
Strada sbarrata e per passa-
re devo fermarmi a litigare
con l’omino dell’incrocio che
ci vuole dirottare verso l’arri-
vo. A costo di passargli sopra
le orecchie io vado lo stesso,
ormai la gara è andata a farsi
friggere ma sono qui e la voglio
finire.
Salgo sul San Fermo più di ner-
vi che altro, la nuova discesa
verso Como è il solito incubo
con macchine e autobus in mez-
zo e strada libera solo negli
ultimi 300 metri. Due anni fa
con il Capitano facemmo un
volatone, adesso taglio il tra-
guardo con la voglia di fare
male a qualcuno!! Non è possibi-
le pompare così un evento e
presentare una organizzazione
di così basso livello!
Dopo l’arrivo i pareri sono una-
nimi: è stata una vergogna e
oggi abbiamo rischiato la vita.
Appena tagliato il traguardo
ricevo la telefonata di Denis
che era già arrivato. “Hai fatto
il medio allora?” “Macché, ho
fatto il lungo ma senza San
Fermo.” Bellissimo, ognuno ha
fatto la sua gara nel vero sen-
so della parola. Che schifo! Alla
fine redigeranno 4 classifiche:
Medio e Lungo con e senza San
Fermo. Una solenne figuraccia
da parte della Gazzetta, c’era
chi giurava di comprare da ora
in poi solo Tuttosport.
Per noi la ciliegina sulla torta
arriva dal fatto che in albergo
non ci avevano dato la possibili-
tà di fare la doccia dopo la
gara, così incavolati neri, spor-
chi e abbastanza odorosi ri-
prendiamo la strada di casa e
al diavolo lo Zio Umberto e suoi
discepoli.
Almeno nel ritorno niente Gar-
min Capitano!!!!
Beppe
(segue da pag.11)
P a g i n a 1 3
Ovviamente non ce l’ho fatta a
stare zitto e tornati a casa per
prima cosa ho scritto all’orga-
nizzazione per lamentare il
trattamento subìto, poi non
avendo avuto risposta ho scrit-
to a Cicloturismo, così per la
seconda volta in pochi mesi ho
avuto l’onore del primo articolo
del giornale nella posta dei
lettori.
Ma se l’altra volta era stato
per il motivo opposto, cioè un
ringraziamento, stavolta era di
tutt’altro tono, in parte smor-
zato da qualche taglio della
redazione.
Nel frattempo mi era arrivata
anche la risposta da parte di
RCS Sport che cura (?) l’orga-
nizzazione per conto della Gaz-
zetta al cui capo c’è l’ex corri-
dore Andrea Peron (ex compa-
gno di Ivan Basso alla CSC).
Con tono dimesso si scusava
dell’accaduto ribadendo solo il
concetto della chiusura delle
strade al traffico. Più di 20
minuti non si può, dice, ma che
vada ad imparare non dico da
Michil Costa in Alto Adige, lì è
un’altra parrocchia, ma basta
dai volonterosi romagnoli della
Fausto Coppi. A Cesenatico non
mi è mai successo di essere
fermato da un vigile nemmeno
per l’attraversamento dell’A-
driatica pur viaggiando ad ol-
tre un’ora dal primo...
Per l’anno prossimo rilanciano,
di nuovo il trittico con la San-
remo, Tappa della leggenda e
Giro di Lombardia, però solo un
percorso (medio) sia per San-
remo che per Como. Vedremo
quanti saranno i coraggiosi…
Ah, dimenticavo: Peron mi invi-
tava ad una gara del 2009 con
iscrizione gratuita o in alter-
nativa l’invito per assistere ad
una tappa del Giro, chissà se
ha letto CT di dicembre….
Beppe
Per quello che contano…..
Risultati e classifiche
Percorso lungo km 143 — Totale classificati 467
1° assoluto Cappè Matteo (Team Cicli Maggi FRW) in 3h47’42”
Media 37,68 km/h
149° POGGI Giuseppe in 4h29’49” media 31,79 km/h
Real time 4h27’46”
Percorso lungo (senza San Fermo) - totale classificati 87
28° FRESCHI Denis in 4h24’08” media 32,48 km/h
Real time 4h22’05”
In gita al salone di Milano Il Salone del Ciclo è sempre
stato un punto di riferimento
per gli appassionati del settore
e il poter andare a vedere e
toccare con mano le novità in
fatto di telai, gruppi, ecc. ecc.
è sempre stato un sogno.
Nonostante un po’ di questo
fascino si sia perso anche per
la collocazione novembrina
(voluta dalla concomitanza con
il ben più grande Salone della
Moto), non troppo gradita agli
operatori del settore, quella
all’Eicma di Milano è una piace-
vole gita. Riusciamo ad organiz-
zare due macchine e andiamo.
Il giorno scelto è il giovedì,
primo giorno di apertura al
pubblico, e un paio di appunta-
menti “nobilitano” il nostro
viaggio. Allo stand della Compa-
gnia Editoriale (quella che pub-
blica Cicloturismo per inten-
derci) ritiriamo il tanto sospi-
rato scudetto del Prestigio e a
casa FRW (uno dei migliori
allestimenti) assistiamo alla
presentazione della nuova
Granfondo Dolomiti Stars che
sarà supportata come main
sponsor da FRW appunto e da
Weber. Bella la presenta-
zione alla quale hanno par-
tecipato il Presidente della
FCI Di Rocco e un acciacca-
to Paolo Bettini. Il due vol-
te Campione del Mondo era
reduce da una caduta nella
Seigiorni in pista e si pre-
senta tutto doorante col
collare. Chi l’avrebbe detto
che di lì a poco ce lo sarem-
mo trovato a
battagliare di
nuovo e a vince-
re…. Sette vite
come un gatto!!!
(continua a pag.14)
P a g i n a 1 4
A proposito della Dolomiti
Stars, gara intrigante e sicura-
mente ben organizzata alla
quale faremo senz’altro un pen-
sierino: unica incognita resta la
data (13 settembre) un po’
avanti nella stagione e con buo-
ne probabilità di trovare un
clima non dei più miti lassù.
Vedremo.
Spettacolare la Seigiorni ri-
proposta dopo molti anni di
assenza su un anello di soli 166
metri (la metà di una pista o-
limpica) che rende il tutto più
raccolto e divertente. Una ker-
messe dove però nessuno ci sta
a perdere nella quale i nomi più
altisonanti sono quelli del già
citato Paolo Bettini al passo
d’addio (che in coppia con lo
spagnolo Llaneras, uno speciali-
sta, vincerà la classifica fina-
le), Filippo Pozzato e Yaroslav
Popovich.
Già, proprio il grande Yaro ispi-
ratore del soprannome di Raf-
fo per la sua somiglianza nella
postura in bicicletta. Ed è pro-
prio una sorpresa incredibile
quando passeggiando in zona
pista lo vediamo andare a piedi
alla toilette. Troppo ghiotta
l’occasione per scambiare due
battute con lui e farsi fare un
autografo. Lo aspettiamo all’u-
scita e lo scopriamo spiritoso,
disponibile e...basso! E sì, il
nostro Raffone è la copia in
grande dell’ucraino.
Prima di ripartire facciamo un
salto alla Guerciotti dove è
ospite Gilberto Simoni, anche
lui sorridente e disponibile per
foto ed autografi, poi l’appun-
tamento è allo stand della Gaz-
zetta dove c’è Danilo Di Luca
intervistato da Claudio Ghisal-
berti e che poi risponde alle
domande degli sportivi.
Un paio di domande gliele fac-
cio anch’io e non (solo) per ave-
re vicino l’avvenente hostess
che porge il microfono… scher-
zo. Chiedo a Di Luca i suoi pro-
grammi per il 2009 ottenendo
la prevista risposta con classi-
che del Nord prima, Giro d’Ita-
lia poi e massima concentrazio-
ne sul mondiale di settembre a
Mendrisio in Svizzera forse la
sua ultima occasione di indos-
sare la maglia iridata.
Su suggerimento del Maestro
la seconda domanda è relativa
al ritorno di Armstrong e qui la
risposta è meno scontata. “Io
non l’avrei fatto, ma sono con-
vinto che tornerà forte come
prima. Ci sfideremo al Giro”. La
mia replica “tu staccalo” strap-
pa un tirato “ci provo” ma sen-
za un sorriso. Troppo serio
Danilo!!!
Beppe
(segue da pag. 13)
Traditi dal fattore C Dopo anni nei quali la fortuna
era stata dalla nostra parte,
questa volta il classico
“Fattore C” ci ha tradito e sia-
mo stati vittima della spietata
legge del sorteggio della Mara-
tona delle Dolomiti.
Pensandoci bene prima o poi
doveva succedere, quasi 22mila
richieste complessive delle
quali circa 15mila dall’Italia per
meno di 3000 posti. Con un
20% di possibilità l’eventualità
di essere esclusi prima o poi
bisognava valutarla.
Forse apprezzere-
mo di più la fortuna
avuta in passato e
incroceremo ancora
le dita per il 2010
dove avremo ancora
la spada di Damocle
dell’urna a dividerci
dal gusto di una
nuova cavalcata tra
i Monti Pallidi. Con-
soliamoci però per-
ché dovesse resta-
re questo il regolamento mal
che vada nel 2011 di sicuro ci
saremo….
Ma poteva esserci una Marato-
na senza Rossetti in gara? No,
non poteva, infatti il sotto-
scritto in qualità di fedelissimo
(10 edizioni già disputate) par-
teciperà di diritto e a farmi
compagnia ci saranno sicura-
mente il Capitano e il Maestro
che non hanno resistito e sono
entrati tra le 150 iscrizioni
maggiorate vendute (e brucia-
te in pochi minuti…) a fine
n o v e m -
bre. Non
ce l’han-
no fatta,
sarebbe
s t a t o
t r o p p o
guardare
la corsa
in televi-
sione e
h a n n o
pensato
che vale-
va la pena pagare il doppio della
quota pur di esserci. E non cre-
do che anche gli altri fossero
animati dalla voglia di fare be-
neficienza.
Per chi volesse provarci even-
tualmente c’è un ultimo sprint a
fine marzo per ulteriori 150
numeri (a 150 euro), agli altri
non resterà altro che tifare
tre loro amici che cercheranno
di tenere alto l’onore della
Rossetti.
Beppe
E ora buon 2009 P a g i n a 1 5
Il ciclista medio è bugiardo e
mai ammetterà di pensare già
adesso agli appuntamenti più
importanti della prossima sta-
gione. In effetti però la nostra
mente è abituata a ragionare
per obiettivi e quindi è naturale
proiettarsi in avanti, studiare il
calendario e programmare que-
sta o quella gara.
Molti degli appuntamenti del
2009 sono già tracciati e dopo
il raggiungimento dell’ambizioso
e dispendioso (in senso non solo
di soldi ma di energie fisiche,
mentali e….familiari) Prestigio,
il nuovo anno presenta qualche
gara nuova sì ma tutte lontano.
Sono invece confermati gli ap-
puntamenti classici di inizio
stagione dalle nostre parti ai
quali siamo soliti partecipare.
Apertura con la Roberto Conti
a Lugo l’8 marzo, conferma per
la Davide Cassani il 29 a Faen-
za (con possibili variazioni ai
percorsi non ancora pubblicati)
e fine del primo trittico con la
classica Selle Italia o Via del
Sale a Cervia il 5 aprile. Anche
qui sono preannunciati cambia-
menti soprattutto nel ritorno
verso Cervia al fine di rendere
meno pericoloso l’arrivo, stare-
mo a vedere.
Da metà aprile, passato il week
end pasquale (nel quale per al-
tro il lunedì si corre ad Igea
Marina la Fondo Mareterra
Verde Blu), torna in gioco il
Circuito Romagnolo che cerca di dare nuovi stimoli cambiando
sostanzialmente i percorsi di
almeno 3 delle 5 prove. C’è an-
che uno spostamento di data
che fa sì che la prima sia la
Bertolt Brecht a Russi il 19
aprile con la coraggiosa e ve-
dremo quanto azzeccata scelta
di sostituire le prime agevoli
asperità dei Sabbioni e Monte
Poggiolo con il più ostico Mon-
tefortino. Chi lo conosce sa
cosa può voler dire trovarsi
intruppati in quei temibili 900
metri, che servano scarpe da
ginnastica? Mah… Per il resto
tutto confermato Valbura com-
presa anche se speriamo che la
strada già devastata lo scorso
anno sia un po’ sistemata. Si
prosegue il 3 maggio con la de-
cana, il Giro della Romagna di
Lugo che è l’unica che non pre-
senta alcuna variazione rispetto
ai percorsi classici, per poi pas-
sare il 17 maggio alla Cime di
Romagna di Faenza. Questa era
la prova di apertura gli anni
passati ora viene posticipata di
un mese e si piazza nel mezzo
un po’ per evitare problemi cli-
matici un po’ per dare ai bravi
organizzatori dell’Avis un po’ di
soddisfazione con una parteci-
pazione che sarà sicuramente
più copiosa dato che la domeni-
ca precedente la Nove Colli
molti (e noi tra questi) la sfrut-
teranno come buon allenamento.
Parentesi agonistica quindi per-
ché domenica 24 maggio è l’ora
della sfida ai Nove Colli di Ce-
senatico. 39esima edizione e
rinnovato vigore per la madre
di tutte le granfondo che lancia
le iscrizioni on line dal 2 gen-
naio e visto il numero chiuso si
preannuncia un precoce esauri-
mento dei ben 11mila numeri
disponibili. Saremo pronti come
al solito…. Novità importanti
anche nella composizione delle
griglie di partenza che saranno
una in più e saranno stilate in
base al miglior tempo delle ulti-
me due edizioni. Bravo agli or-
ganizzatori che si sono dimo-
strati sensibili alle richieste
pervenute da molte parti.
La domenica successiva, il 31
maggio la Città di Lugo del
Pedale Bianconero più dura e
completamente rinnovata. Si
resta in zona ma alcune salite
vengono affrontate dal versan-
te opposto a quello abituale.
Chiusura tradizionale con la
Ercole Baldini a Massalombar-
da il 7 giugno che pur confer-
mando un chilometraggio non
impossibile non sarà una pas-
seggiata: il percorso è tutto
diverso e più impegnativo con la
ciliegina Tre Monti di Imola nel
finale.
Dopo vari tentennamenti con-
fermata dalla presenza nel cir-
cuito Granfondo e Mediofondo
Udace anche la Fondriest di
Castrocaro che trova una data
(utile per evitare la concomi-
tanza col Circuito Romagnolo),
domenica 14 giugno. E speriamo
nel sole quest’anno…..
Con la gara di Castrocaro si
chiude una prima parte di sta-
gione molto intensa e dalle no-
stre parti gare non ce ne sono
praticamente più fino al 23
agosto data della Castelli Ma-
latestiani di Rimini. Il 13 set-
tembre si svolgerà a Cesenatico
la seconda edizione della Pan-
tanissima che molto bene ha
fatto al debutto, seguita il 20
dalla Fondo Silver Cross Città
di Misano.
Chi ha partecipato quest’anno
l’ha apprezzata e la nuova data
a fine settembre (domenica 27)
non può far altro che far cre-
scere ancora la Fondo Città di
Cervia che può essere un bel
modo di chiudere la stagione.
Ce ne sono abbastanza? Direi di
sì ma siccome solo in 3 (per ora
per i motivi già descritti) par-
teciperemo il 5 luglio alla Ma-
ratona dles Dolomites per gli
altri snocciolo un po’ di date
utili per gare un po’ fuori maga-
ri ma in grado di dare i giusti
stimoli a chi voglia fare l’impre-
sa.
Dolomiti in anteprima alla Mar-
cialonga Cycling di Predazzo
domenica 31 maggio buona
sfruttando il ponte del 2 giugno
ma concomitante con la Città di
Lugo Il 21 giugno si potrà sce-
gliere tra una leggerissima
(anche se si spera meno gelida)
Sportful ex Campagnolo di Fel-
(continua a pag.16)
P a g i n a 1 6
tre e e una altrettanto pedala-
bile Fausto Coppi a Cuneo. Per
chi volesse far girare un po’ di
34x28 c’è sempre la Marco
Pantani ad Aprica che in pari
data ha come alternativa la
Michele Bartoli in provincia di
Lucca.
Per chi volesse provare l’eb-
brezza di calcare le strade che
decideranno il Giro d’Italia del
Centenario c’è la Straducale ad
Urbino il 26 luglio. New entry
del Prestigio 2009, la gara si
presenta durissima con Monte
Nerone e Monte Catria e il
caldo di metà estate sulle te-
ste….
Da tenere in considerazione
per tutti la Dolomiti Stars per
il primo anno slegata dalla
Challenge Gazzetta e che si
presenta in una nuova data (13
settembre) e con nuovi sponsor
tra i quali la “nostra” FRW. Ad
Arabba a metà settembre po-
trebbe essere freddino, la
stessa domenica c’è la Panta-
nissima a Cesenatico ma il fa-
scino e il livello organizzativo
di questa gara stuzzicano non
poco, vedremo.
Nel finale, sabato 10 ottobre
c’è la G.F. d’Italia di Carpi,
già pedalata qualche volta e
degna di nota per il livello dell’-
organizzazione. A proposito di
organizzazione per chi vorrà
testare gli eventuali progressi
della RCS Sport, viene ripropo-
sto su tre prove il Challenge
Gazzetta: il 22 marzo la Me-
diofondo a Sanremo, il 18 otto-
bre il Giro di Lombardia e in
mezzo, domenica 17 maggio la
Tappa della Leggenda. Il trac-
ciato di quest’ultima non è an-
cora stato reso noto ma tutto
fa pensare ad una Cuneo-
Pinerolo che il Giro affronterà
il martedì seguente. 250 km
con Maddalena, Vars, Izoard,
Monginevro e Setriere? Qui
più che leggenda siamo nel Mi-
to!!
Va bè adesso basta, pensiamo a
passare un Buon Natale, a co-
minciare bene il 2009 e sarà
poi la nostra voglia a dare for-
ma e colore ad una stagione
che siamo certi sarà ai massimi
livelli come ormai nostro costu-
me. Auguri a tutti!!
Beppe
(segue da pag.15)
Buon Natale
a tutti!!