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Rock In Busa. La storia del rock alto gardesano tra il 1990 e il 2010 1 Premessa Per la stesura di questa pubblicazione è stato vitale il contributo del Piano Giovani 2011 dell’Altogarda e Ledro che ha finanziato il progetto della Sonà. Il Rock&Roll nell'Alto Garda negli ultimi 20 anni” è stato un momento fondamentale per creare un gruppo di giovani in grado di ricostruire la storia della musica rock nella “Busa” dal 1990 ad oggi. Non solo gruppi musicali ma anche situazioni e luoghi dove il rock ha risuonato fino al 2010. Tantissime interviste, una sacco di volantini e altro materiale, molti contributi di persone che hanno solo vissuto un momento di tutta la storia. Questo è stato il senso del progetto che ha abbracciato un periodo da maggio a dicembre 2011 sotto la regia di Marcello Orlandi. Un ringraziamento ai soci dell’associazione Sonà per essere stati utili e vicini al progetto e a tutti coloro che hanno contribuito con la loro testimonianza ad arricchire questa storia. In particolare: Flavio Moro, Valentina Leonardi, Fabrizio Bettoni, Flavio Fraier, Andrea Cattoi, Nicola Zanin, Max Bortolameotti, Andrea Coco, Denny Messelodi, Lorenzo Jorg, Andrea Poza, Francesco Carloni, Rosario Fontanella, Michelangelo Scarpetta, Aziz Berriria, Simone Biancardi, Diego Turrini.

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Rock in Busa

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Rock In Busa. La storia del rock alto gardesano tra il 1990 e il 2010

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Premessa Per la stesura di questa pubblicazione è stato vitale il contributo del Piano Giovani 2011

dell’Altogarda e Ledro che ha finanziato il progetto della Sonà.

“Il Rock&Roll nell'Alto Garda negli ultimi 20 anni” è stato un momento fondamentale per

creare un gruppo di giovani in grado di ricostruire la storia della musica rock nella “Busa” dal 1990

ad oggi. Non solo gruppi musicali ma anche situazioni e luoghi dove il rock ha risuonato fino al

2010. Tantissime interviste, una sacco di volantini e altro materiale, molti contributi di persone

che hanno solo vissuto un momento di tutta la storia. Questo è stato il senso del progetto che ha

abbracciato un periodo da maggio a dicembre 2011 sotto la regia di Marcello Orlandi.

Un ringraziamento ai soci dell’associazione Sonà per essere stati utili e vicini al progetto e a tutti

coloro che hanno contribuito con la loro testimonianza ad arricchire questa storia. In particolare:

Flavio Moro, Valentina Leonardi, Fabrizio Bettoni, Flavio Fraier, Andrea Cattoi, Nicola Zanin, Max

Bortolameotti, Andrea Coco, Denny Messelodi, Lorenzo Jorg, Andrea Poza, Francesco Carloni,

Rosario Fontanella, Michelangelo Scarpetta, Aziz Berriria, Simone Biancardi, Diego Turrini.

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Indice

1. Cosa c’era prima degli anni ’90?

1.1 Gli anni ’70, le radio libere, il “Pont dei Strachi” 1.2 Gli anni ’80, Centro Culturale Tangram, Associazione Way Out

2. Gli anni ‘90

2.1 Cosa succede nel mondo (della musica). Contestualizzazione 2.2 Bisogno di spazi e primi protagonisti 2.3 Il Lord Nelson Pub di Riva del Garda e il Gun Club 2.4 Stacco generazionale. Concerti e rassegne musicali per nuove bands 2.5 Le sottoculture invadono l’Alto Garda. Skate e nuovi gruppi musicali 2.6 Il problema della sala prove. Skylab e le nuove bands

2.7 L’associazione Cosmopolitan Greetings, bar Hobbit e Dream pub

3. Gli anni ‘00

3.1 Lochness Pub, associazione Mercurio e Musica Errante 3.2 Sonà, le sale prove e l’ex canonica di Pietramurata 3.3 Il festival di Oltrasuoni e il Sonà Club 3.4 Isole Galleggianti, festa europea della musica, associazione Warning

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Cosa c’era prima degli anni ’90? Gli anni ’70, le radio libere, il “Pont dei Strachi”

Molte delle persone che abbiamo sentito per realizzare questo piccolo memoriale musicale hanno esordito così: “è iniziato tutto nel 1991”. Come se prima non fosse esistito nulla. Come se in quell’anno fosse esploso un big bang che abbia fatto svegliare le coscienze, o semplicemente la voglia di suonare. In realtà non è così. Gli anni ’70 e ‘80 nell’Alto Garda trentino, per chi se li ricorda con consapevolezza, non sono stati assolutamente privi di fermento musicale. Basti ricordare che all’interno della storica discoteca Tiffany di Riva del Garda, nel corso degli anni ’70 si sono svolti alcuni concerti con artisti internazionali del

calibro di Brian Auger, il famoso organista inglese. A pochi metri dalla discoteca sorgeva la rocca, un famosissimo ritrovo per i giovani di quegli anni. Un gruppo molto sostanzioso di fricchettoni gravitava proprio intorno al “Pont dei strachi”, cioè il ponte che collega la rocca ai giardinetti del Brolio. Un importante luogo di aggregazione sottoculturale nel quale affondano le radici, nel bene e nel male, della cultura rock della zona. E’ noto come il nome del ponte derivasse dall’aspetto e dall’andatura dei frequentatori che si accomodavano proprio sui cornicioni di quella struttura, oltre che nel cortile interno

della Rocca e nei giardini circostanti: “strachi”, stanchi, se vogliamo perché lì circolavano sostanze stupefacenti più o meno leggere. Ciò non toglie che proprio lì, oltre alle sostanze, circolassero alcuni fogli di controcultura, e l’aggregazione che lì si creava dava luogo a fermenti culturali di varia natura. Tra i fogli ciclostilati apparsi e diffusi dai frequentatori del ponte, c’era il “Malponte”, un enorme foglio a forma di pacchetto di sigarette Marlboro, uscito in tre numeri, e “La Busta”, altro giornale così chiamato per rispondere alle altre “buste” e “bustine” che circolavano; un inno contro l’offuscamento mentale che stava sempre più prendendo piede tra la fine degli anni ’70 e l’inizio del decennio sucessivo. Sono anche gli anni delle radio libere, e la Busa ne ospitava ben due: Radio Canale 64 a Nago e Radio Spazio 3 a Riva, in piazza delle Erbe. Entrambe avevano una programmazione che dava libero spazio a trasmissioni rock, condotte da Fabrizio Bettoni (che ritroveremo più avanti) all’inizio della sua “carriera” e da altri assidui frequentatori del ponte, comune denominatore della controcultura rivana. Da ricordare come Radio Spazio 3 si collegò in diretta con la bolognese Radio Alice, la cui storia è stata immortalata nel film di Guido Chiesa del 2004 “Lavorare con lentezza”. Il collegamento tra la radio rivana e radio Alice avvenne proprio negli ultimi momenti di trasmissione di quest’ultima, prima che fosse chiusa

Il "pont dei strachi", il ponte della rocca di Riva del Garda

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definitivamente dalla polizia con un irruzione e la distruzione di apparecchiature e locali oltre all’arresto dei presenti. Per quanto riguarda Arco invece, in quegli anni un punto di ritrovo per i fricchettoni locali era sicuramente il monumento all’arciduca Carlo Alberto, sull’incrocio tra via Capitelli e via Porta Scaria. Proprio dietro il monumento sorgeva il Cinema Nuovo, nel quale vennero organizzati dal Circolo di Cultura Popolare, vera e propria istituzione nostrana, oltre a qualche sporadico concerto (da ricordare quello dei bolognesi Gaznevada, gruppo new wave/punk della prima ora, nel 1979) anche una rassegna di cinema Rock: vennero proiettati

film come “Woodstock”, “Live at Pompei” dei Pink Floyd, “Tommy” degli Who, “The song remains the same” dei Led Zeppelin. Il circolo di cultura popolare di Arco attraverso varie vicissitudini è diventato quello che ora è il circolo “Beppa Josef” con sede a Massone di Arco. Nel corso degli ultimi 30 anni ed oltre si è reso promotore ed organizzatore di numerosi eventi, come una rassegna di gruppi rock locali a Chiarano nel 1984 o “Rock alla Larga” nel 1991, una festa concerto presso la discoteca Spleen di Arco, con lo scopo di sensibilizzare le amministrazioni locali a proposito del problema degli spazi per suonare.

L’inizio degli anni ’80 è l’epoca in cui l’eroina comincia a mietere numerose vittime tra i giovani della zona. In molti ricordano quelle poche stagioni come una vera e propria zona buia, piena di siringhe e lutti. Un epoca triste, sulla quale un giorno sarebbe il caso di indagare o per lo meno chiedersene il perché: l’improvvisa diffusione di droghe pesanti in un momento di grande fermento culturale ha causato non solo nell’Alto Garda una vera e propria strage. La conseguenza più immediata di un fenomeno di questo tipo è stata di certo la stagnazione e la morte culturale.

Gli anni ’80: il Centro Culturale Tangram, l’Associazione Way Out

Questa sorta di forzato medioevo viene superato tra il 1984 e il 1985, quando nascono alcune realtà alternative destinate ad vivere una lunga storia di concerti rock. Nel maggio del 1985 viene inaugurato il Tangram, un centro culturale ma anche ristorante e spaccio di prodotti biologici, primo nel suo genere, in via Don Porta a Riva del Garda. I suoi membri saranno tra gli organizzatori e promotori di due concerti dei Litfiba, il primo presso il villino Campi nel luglio del 1986 e il secondo nel tendone del Palacongressi alla fine del giugno del 1987, oltre ad altre manifestazioni culturali. Nel 1984 invece, il già citato Fabrizio Bettoni, aprirà il negozio di dischi “Il Cactus e la Rosa”, presso il condominio Piemonte a Riva del Garda: il gestore ricorda come “diventò da subito un piccolo polo culturale di nicchia per quelli che

avevano voglia di darsi da fare in ambito rock”. Un luogo di aggregazione per appassionati all’interno del quale venivano organizzate mostre e happening. Nel 1984 ad esempio viene allestita una piccola mostra del fotografo romano Paolo Cavalcanti, che in un viaggio in Australia aveva immortalato la neonata scena rock del luogo. E’ attraverso questi scatti e alcuni video che Cavalcanti porta con sè che arriveranno in Busa molte novità del rock underground dell’epoca. Una fra tutte, il garage rock, una rivisitazione di un certo tipo di musica degli anni ’60 che tanto influenzerà alcuni gruppi musicali della zona come Electric Shields o successivamente Yardsticks e Arkay Five, nonché la neonata associazione Way Out di cui si parlerà tra poco. Il negozio svolge dunque il ruolo di punto di ritrovo per musicisti, ed è lì che si

incontrano i membri degli Electric Shields ma anche dei Men Of Lake, un altro gruppo della zona da ricordare. Inoltre all’interno del negozio nel 1984 verrà fondata l’associazione Way Out, con lo scopo manifesto di organizzare e promuovere eventi culturali e musicali alternativi. Un gruppo di persone che comprende inizialmente oltre a Fabrizio Bettoni, anche i membri dei gruppi prima citati e di altri che saranno citati più avanti. Con il marchio Way Out vengono organizzati e promossi numerosissimi concerti rock con musicisti e bands internazionali ed italiane, dentro e fuori la Busa. Il primo evento si svolge nell’84 presso la discoteca Spleen, e a suonare sono gli “Effervescent Elephants”, band di punta della neo-psichedelia italiana. Gli spazi in zona comunque sono pochi e un luogo come lo Spleen, discoteca

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dedita quasi esclusivamente alla musica Afro, non si presta all’organizzazione di concerti rock con una certa regolarità. Proprio per questo l’associazione, alla ricerca di un luogo sicuro e ideale dove poter far esibire regolarmente dei gruppi, opera alcuni tentativi fuori dalla Busa (ad esempio un concerto presso la manifattura Tabacchi di Rovereto, nel quale si esibirono i torinesi Sick Rose, il gruppo di punta del garage

rock italiano, insieme ai locali Electric Shields) e si stabilisce infine presso il Joy Club di Baselga di Pinè, luogo di culto per la musica underground trentina della seconda metà degli anni ’80. Sotto la gestione dei fratelli Fiorito e la programmazione artistica di Way Out, si esibiscono nel locale una serie sterminata di bands italiane e internazionali di rilievo, tra rock, punk e garage. Basti citare Henry Rollins e gli

Hard-Ons, the Chesterfield Kings o the Lyres. Un via vai di gruppi americani, australiani, inglesi che animano le serate del club per quattro stagioni, fino alla chiusura, nel 1990. Ad ogni evento una carovana di automobili lascia la Busa per dirigersi verso Baselga di Pinè, coinvolgendo seppur in piccolo anche una parte di pubblico altogardesano, ancora privo di un luogo dove poter assistere ai concerti rock.

Un articolo dell’Adige della fine degli anni ’80, che parla di Cosmopolitan Greetings e del Joy Club di Pinè

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Gli anni ’90: nuovi protagonisti

Cosa succede nel mondo (della musica). Rap, metal, punk:

le nuove tendenze musicali arrivano nella Busa.

A questo punto torniamo al 1991. Perché quell’anno viene ricordato quasi ossessivamente da numerosi fra gli intervistati, all’epoca adolescenti? In effetti a livello nazionale e internazionale è un anno importante, poiché molte delle tendenze musicali prima considerate di nicchia o underground, riescono a ritagliarsi uno spazio maggiore sui mercati e a ottenere più visibilità rispetto ad un oscuro “prima”. La musica punk in questi anni vive una sua seconda giovinezza entrando in classifica grazie a uno stile e un cantato più melodico e accessibile alle masse. Sono gli anni in cui Green

Day, Rancid e Bad Religion tra gli altri, vengono messi sotto contratto da grandi case discografiche. Il metal, che a livello mondiale ha il suo boom negli anni ’80, viene assimilato anche nella Busa, dove nascono una moltitudine di band metallare dalle mille sfumature, come Uskebasi, Sacrestia, Dark Atmosphere e Lamma Sabactani. Il Rap, nei primi anni ’90 vive in Italia un boom: gruppi come Assalti Frontali, 99 Posse, i primi Articolo 31 e più tardi Sangue Misto, raggiungono visibilità e vendite prima impensabili per questo genere, creando riflessi anche in Busa,

con gruppi come Pugni Chiusi (ex Articolo 21, diventati poi Boom Bad) Miraeldito, SopraSisma e manifestazioni dedicati al writing a condire concerti di artisti nazionali. L’esplosione del fenomeno “Grunge” si diffonde partendo da Seattle, USA, in tutto il mondo Occidentale e arriva anche in questo angolo di provincia in cui viviamo. Gruppi come Nirvana, Pearl Jam, Alice In Chains salgono alla ribalta conquistando le classifiche dei dischi più venduti. Avere 15/20 anni agli albori degli anni ’90 presentava dunque qualche novità rispetto a ragazzi della

I Nirvana, band americana alla ribalta nel 1991 con l’album “Nevermind”

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stessa età nel decennio precedente. Nuovi elementi culturali e sottoculturali si erano affacciati, ora anche attraverso i grandi mezzi di comunicazione come la radio e talvolta la Tv: basti ricordare che nel 1994 i Nirvana sono ospiti della Trasmissione Rai “Tunnel” condotta da Serena Dandini. In quell’occasione suonano due brani dal vivo e interagiscono con Lorenzo, la parodia del giovane metallaro interpretato da Corrado Guzzanti. Anche in Busa arrivano gli echi di Seattle e nascono gruppi che si ispirano direttamente al Grunge di Kurt Cobain, come i Sugar Kane di Stefano Roveda, Milk & Drugs, Sonor Misery o i Paper Flower nei loro primi passi (il chitarrista della band Marco Battisti era un grande fan dei

Nirvana). Non molti però sanno che i Nirvana avrebbero potuto suonarci nella Busa. L’associazione Way Out, dopo la chiusura del Joy Club di Baselga di Pinè, torna ad organizzare eventi tra la discoteca Spleen di Arco e la biblioteca di Dro. Nel novembre del 1991, dopo l’esplosione mondiale dell’album “Nevermind”, viene valutata e infine scartata la possibilità di far suonare i Nirvana, proposti all’associazione dall’agente musicale Roberto De Luca per la cifra di 5 milioni di lire. In compenso suonerà Jack Endino, che dei Nirvana era il produttore, con i suoi Skin Yard. Nello stesso periodo, tra il 1990 e il 1992, si tengono sempre allo Spleen i concerti dei leggendari garage-rockers americani the Cynics (in tour mondiale: New

York, Tokyo e…Arco!), gli storici punk rockers americani Napalm Beach o i politicizzati rasta inglesi Radical Dance Faction. In quel di Dro invece, si svolgono altri due eventi organizzati da Way Out: gli sperimentatori inglesi Doc. Brown e gli svedesi Tangle Edge. Episodi sporadici che alle prime lamentele del vicinato non hanno occasione di essere replicati. E’ a questo punto che l’associazione vive un momento di stasi e di sfiducia, dovuta principalmente al fatto di non riuscire a trovare uno spazio sicuro dove organizzare eventi con continuità. Way Out viene di fatto messa in naftalina per qualche anno, per poi rinascere sotto nuove forme nella seconda parte del decennio con il nome di Cosmopolitan Greetings.

Articolo del 4 maggio 1991 che riporta la lettera dei gruppi alle amministrazioni locali

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Bisogno di spazi e primi protagonisti

Nella Busa rimaneva ancora impellente il problema degli spazi per la musica. Da una parte la necessità di una sala prove per i gruppi, che fino a quel momento avevano dovuto arrangiarsi in scantinati o abitazioni private, e dall’altra il bisogno di una struttura adeguata dove poter organizzare degli eventi musicali con una certa regolarità. Da qui nascono alcune iniziative volte a richiamare l’attenzione delle

amministrazioni comunali locali su questo tema. Una lettera aperta scritta da una decina di gruppi musicali chiede a chiare lettere nel maggio del 1991 la soddisfazione di queste necessità culturali. A corredo della richiesta viene organizzato un concerto dal Circolo di Cultura Popolare presso la discoteca Spleen che ottiene un grande successo di pubblico oltre che una notevole risonanza

mediatica con numerosi articoli di giornale pubblicati sui quotidiani locali. L’evento viene chiamato ironicamente “Rock alla larga!!” e in quell’occasione si esibiscono i gruppi che avevano sottoscritto la lettera: alcune affermate band locali, come i già citati Electric Shields o Men Of Lake, ma anche gruppi appena formati o meno noti, come Alcoholic Persons Project, Blues Crackers, i giovanissimi Heritages, alcuni ex Electric Shields col nome di Yardsticks e i più energici Sixshooter’s e Sakrathaifel. A chiudere la serata i Runaway Totem, gruppo dedito al progressive rock della zona ora famoso in tutto il mondo grazie ad una discografia invidiabile. A questo punto, arrivati agli albori degli anni ’90, facciamo una brevissima pausa e spendiamo due parole parlando di due bands che sono già state citate più volte in queste prime pagine. Esse rappresentano la punta del rock alto gardesano tra la seconda metà degli anni ’80 e i primi anni ’90 per due motivi: da una parte meriti artistici, poiché sono le uniche

formazioni che sono riuscite ad uscire da un contesto

locale e a raggiungere una certa notorietà a livello nazionale, dall’altra sicuramente la partecipazione e il contributo che i singoli membri dei due gruppi hanno dato all’organizzazione a alla promozione di concerti rock nella zona. Mi riferisco agli Electric Shields di Arco e Men Of Lake di Riva del Garda. I primi sono apparsi di recente su una vasta

Il volantino di “Rock alla larga”

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pubblicazione riguardante il revival del rock anni ‘60, “Eighties Colours” di Roberto Calabrò (Coniglio editore, 2010). Il libro, che tratta in maniera approfondita questo fenomeno underground nella cultura musicale italiana, ripercorre in maniera dettagliata la storia del gruppo arcense dalla sua fondazione nel 1986. Alcune tappe fondamentali sono, dopo l’uscita di una demo, la pubblicazione del 45 giri “Cry Baby Cry” per l’etichetta milanese Electric Eye di Claudio Sorge, l’apparizioni su compilations dedicate alla musica garage, in Italia, Europa e Stati Uniti, numerosi concerti in zona e fuori regione e varie apparizioni su riviste musicali come Rockerilla, Lost Trails, Mucchio Selvaggio. Gli Electric

Shields si dedicano inizialmente ad un garage rock energico, connotato dall’uso di distorsori Fuzz per chitarra e dal tipico suono dell’organo Vox. Verso il 1990 virano verso il folk rock e il country, cambiando in parte formazione. Di questa svolta è testimonianza il primo LP uscito nel 1991, “White Buffalo Country”, uscito per l’etichetta americana Direct Hit record. Hanno fatto parte della band Stefano Boschin, Matteo Martinelli, Paolo Pulita, Dario Marconcini, Daniele Merello, Paolo Mairer e Marcello Mairer. In “Eighties Colours” gli Electric Shields appaiono con le loro pettinature a caschetto in una pittoresca fotografia a pagina intera. Si scorge sul fondo una lugubre figura di spalle ornata di cappello. E’ Fabrizio Bettoni, il

gestore del “Cactus e la Rosa” il negozio dove i membri del gruppo si sono incontrati. La loro carriera si chiude temporaneamente nel 1993, dopo un paio di apparizioni televisive: nel 1992 in concerto su Europa TV e lo stesso anno su Rttr, dove eseguono un pezzo a promozione del loro LP di recente uscita. Dopo lo scioglimento i membri del gruppo partecipano a numerosi altri progetti fino al ricongiungimento nel 2008. La formazione e le sonorità sono cambiate (ora siamo su una sostanziosa hard psichedelica, tra i Cream e i primi Deep Purple) ma l’energia rimane. Gli Electric Shields infatti sono tutt’ora in attività: hanno di recente inciso un nuovo demo

Un articolo dell’Alto Adige del 14 gennaio 1991 che parla degli Electric Shields

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tape e partecipato qualche concerto in provincia di Trento. I Men Of Lake invece nascono nel 1987, e fissano le loro coordinate musicali verso il progressive rock degli anni ’70, fatto di lunghe suite e una massiccia presenza delle tastiere. Nei primi anni di attività registrano ben 3 demotape e

partecipano a numerosi concorsi dedicati ai gruppi rock emergenti arrivando in alcuni al primo posto. Raggiunta una certa maturità artistica e un attività live invidiabile fuori regione, pubblicano 3 LP tra il 1991 e 1994, sia per etichette italiane che straniere. Per quanto riguarda la pubblicazione e la

distribuzione avrà un ruolo di rilievo per la band anche il neonato negozio di dischi di Riva Gun Club Records, di cui parleremo tra pochissimo. Dei Men Of Lake hanno fatto parte Maurizio Poli, Claudio Oberti, Silvano Tamburini, Cillo Grottolo e Renè Modena.

Il Lord Nelson Pub di Riva del Garda e il Gun Club

Come accennato, il gruppo comincia verso la fine degli anni ’80, a gravitare intorno al Gun Club, negozio di dischi aperto inizialmente dall’amico Paolo Gazzini. Situato in piazza delle Erbe a Riva del Garda, questo luogo ha rivestito un ruolo importante per la musica nell’Alto Garda, fornendo nuovi spunti musicali per nuove bands.

Il negozio poi si evolverà negli anni, diventando in tempi recenti una agenzia di management per gruppi emergenti, sotto la gestione di membri dei Men Of Lake e abbandonando la vendita di dischi. Gun Club ha ad esempio collaborato per qualche periodo con il Pub Lord Nelson di Riva del Garda, aiutandolo nella

programmazione dei concerti. Il pub, prima di diventare il luogo dove si svolgeranno centinaia di shows nella prima metà degli anni ‘90, era conosciuto come Bar Dante, ed era stato per lungo tempo un ritrovo per quel gruppo di fricchettoni che gravitavano intorno al Ponte dei “strachi”. Nel corso della seconda metà degli anni ’80

Un esempio dei volantini che pubblicizzavano la programmazione del Lord Nelson Pub

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inizia un sporadica attività live: suonano tra gli altri, Electric Shields e e il gruppo mod inglese the “Click” tra il 1987 e il 1988. I primi anni 1990 segnano l’apice del locale, con una fitta programmazione di concerti ogni giovedì e domenica sera, dando spazio quasi esclusivamente a gruppi provenienti da fuori regione o comunque con una certa esperienza e semi professionalità. In ambito punk suonano i veterani dell’hardcore italiano Raw Power, i veronesi Los Fastidios all’inizio della loro carriera ventennale; gli austriaci Jaybirds inaugureranno con il loro r’n’b la fase pomeridiana del raduno Mod “All Saints Mod Holiday” nel 1993. I generi musicali proposti sono molto vari e di volta in volta vengono esplorate le varie sfumature della musica rock: lo skate punk dei veneti Creepshow, il garage rock dei lombardi Stolen Cars o il progressive visionario dei locali Runaway Totem hanno tutti avuto spazio al Lord Nelson. Come si può vedere dalle

immagini nella pagina, la programmazione è molto intensa. Prima di chiudere i battenti e trasformarsi in un locale per spogliarelli, il locale si organizza come un club, con ingresso riservato ai tesserati. I soci possono entrare e godersi con regolarità ma soprattutto da seduti le performance live settimanali. Questa infatti, insieme al particolare e sempre presente “aroma” di Lord Nelson, una delle caratteristiche del luogo. I concerti vanno consumati obbligatoriamente da seduti, e quando capita che l’ambiente si scaldi troppo e il pubblico comincia a ballare non mancano i vigorosi richiami all’ordine dei gestori. Un altro elemento che merita una citazione nella storia del locale riguarda le saltuarie esibizioni dei Senza Vergogna, una etilica blues band locale composta da assidui frequentatori del Lord Nelson, che più di una volta, a fine concerto, hanno dato vita ad improvvisazioni blues divertendo il pubblico. I Tranformers, una

delle band locali più amate e ricordate degli anni ’90, non nascondono di aver preso spunto inizialmente dalla spontaneità senza fronzoli dei Senza Vergogna, anche se il risultato finale se ne discosta fortemente. L’idea alla base era quella di fare uno show non programmato, che in ogni momento poteva evolversi non consapevolmente in una direzione o in quella opposta. Altro merito dei Senza Vergogna è stato quello di immortalare in una canzone l’odore del pub, una fragranza indimenticabile per tutti quelli che hanno avuto modo di spenderci una serata. Come abbiamo visto il Lord Nelson diventa un ritrovo per gli appassionati delle più diverse sfumature della musica rock. Tuttavia l’assenza pressoché totale nel locale di concerti riservati alle giovanissime bands che stavano nascendo nella zona sotto diversi stimoli, crea col tempo una sorta di stacco generazionale, certo non un’insanabile frattura, ma comunque la consapevolezza che

A sinistra: Mods accorsi da tutta Italia al Lord Nelson, per il concerto degli austriaci Jaybirds. A destra: il retro dei volantini

pubblicitari del pub nel 1993.

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avere 15/18 anni nel 1991 conteneva delle evidenti

diversità rispetto a dei coetanei di cinque o sei anni prima, ormai venticinquenni.

Stacco generazionale. Concerti e rassegne musicali per nuove bands

L’associazionismo locale è una realtà da sempre florida nell’alto Garda: le numerose associazioni nate negli ultimi trenta anni sono state indiscusse protagoniste della vita culturale e nella diffusione della musica rock nella zona. Diversi impulsi ed esigenze, come la totale assenza di spazi per i gruppi locali, sia per fare le prove che per esibirsi, stimola l’organizzazione di manifestazioni culturali e la creazione di nuove associazioni. Un tentativo per rimediare allo stacco generazionale di cui abbiamo accennato, che andava creandosi nella prima metà degli anni ’90 è attestabile nella fondazione dell’associazione Kaleidoscopio. Nel 1990 Flavio Moro, Valentina Leonardi ed altri, dopo le esperienze nel centro culturale Tangram, nell’associazione Way Out e Kairos, decidono di fondare una loro associazione, con lo scopo di organizzare eventi culturali di vario genere coinvolgendo ragazzi più giovani. Ricorda Flavio: “L’idea alla base di Kaleidoscopio era quella di dare in mano ai nuovi giovani la gestione dell’associazione, in un continuo ricambio che le permettesse di proseguire il suo percorso. Dai giovani per i giovani”. Il gruppo, composto dai fondatori che all’epoca avevano un’età intorno ai 25 anni, comprendeva anche dei giovanissimi, che venivano coinvolti nelle varie attività organizzate di volta in volta nella sede nell’edificio dell’ex Omni, in via Pilati a Riva del Garda.

“Avevamo scritto ai giornali segnalando la nascita dell’associazione e il suo ritrovo settimanale e la gente si presentava così, senza conoscerci” ricorda Valentina. Vengono organizzati corsi di inglese e di chitarra gratuiti,

durante i quali si stringono amicizie e nascono nuovi gruppi musicali, come gli Uskebasi, dediti al death metal e composti proprio da Flavio, Valentina e ragazzi conosciuti nello spazio della Kaleidoscopio. L’associazione nasce anche dalla

I volantino della prima edizione di “Villino Camp Rock’N” del 1991

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necessità di nuovi stimoli musicali: agli eventi da loro organizzati viene riservato uno spazio maggiore a sonorità rock più dure e pesanti, al metal e al punk hardcore. Da ricordare due edizioni di “Villino Camp’Rock’n” presso il Villino Campi di Riva del Garda, la prima nell’agosto del 1991 e la seconda in quello del ’93, in due giorni. A questi concerti rock gratuiti si esibiscono sia gruppi locali come Uskebasi, Yardsticks o Sakrathaifel, sia gli altoatesini Roar e Still Blind, nonché il gruppo punk hardcore di Bolzano, No Choice, qui ad inizio carriera. Ricordano gli organizzatori: “non ci interessava guadagnare dagli eventi che organizzavamo. Una volta coperte le spese per l’impianto e per la s.i.a.e. distribuivamo il resto gratuitamente tra i presenti. I prezzi erano comunque politici e partecipava un sacco di gente. Alla prima edizione avevamo messo un milione di tasca nostra e dopo un’ora dall’inizio dell’evento eravamo già in pari con le spese. Questa era un po’ la filosofia di Kaleidoscopio”. Si trattava comunque di qualcosa di più di un’associazione che organizza eventi: tra le diverse iniziative anche una mostra di pittura sottotitolata “Arte, non artisti!”, un laboratorio per costruire caleidoscopi artigianali e altri lavoretti da vendere alla fiera di Sant’Andrea di Riva. Insomma una sorta di centro culturale rivolto ai giovani. Da qui nascono collaborazioni con

iniziative come “Carnevaliamo?” nel febbraio del 1995, una rassegna musicale che si svolge presso il tendone del pala congressi di Riva e che permette a molte bands locali di esibirsi, alcuni delle quali per la prima volta. Infatti, rispetto a manifestazioni simili come “Rock alla larga”, qui viene dato ampio

spazio a gruppi musicali composti da ragazzi tra i 16 e i 20 anni, le nuove leve del rock locale: nuove espressioni musicali tra le quali vale la pena ricordare il metal dei Dark Atmosphere, il punk hardcore dei Rancore, la goliardia dei Transformers, il grunge dei Sugar Kane, l’Hip Hop dei Pugni Chiusi o il rock alternativo dei Sonor Misery. Tra il 1995 e il 1998 vengono organizzati alcune grosse rassegne estive di gruppi locali, nella quale trovano spazio i giovanissimi, altrimenti confinati alle assemblee d’istituto dell’Istituto Floriani o del Liceo Maffei di Riva del Garda, spesso uniche occasioni annuali per esibirsi. I contesti in cui questi festival vengono organizzati sono tra i più vari: ad esempio, in concomitanza con la festa della liberazione organizzata da Rifondazione Comunista (la vecchia festa dell’unità del PCI) si svolge per due anni a partire dal 1995 un grosso concerto, prima nel parcheggio dietro la tribuna del campo sportivo della Benacense e poi nell’area dell’ex Cattoi, sempre in viale Rovereto a Riva del Garda. Da ricordare la prima edizione,

denominata provocatoriamente

“IIrritazioni Solari”, in sfregio ad Iiriti, l’unico negozio di strumenti musicali della zona, colpevole di esercitare un monopolio con prezzi troppo alti. In quell’occasione a partire dal pomeriggio di esibiscono gratuitamente i gruppi locali Nerds, C.A.M.P.U.S., Pugni Chiusi, Transformers e

L’articolo di giornale dedicato a “Carnevaliamo?”, con

l’elenco dei membri di tutte le bands partecipanti

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Paper Flower. Spesso i nomi delle bands nelle rassegne di quegli anni sono ricorrenti. Ad esempio nel cartellone della prima edizione di “Strambo Rock” ritroviamo C.A.M.P.U.S., Pugni Chiusi, Paper Flower e Transformers, ma anche i sopracitati Rancore e Dark Atmosphere. O ancora, negli anni successivi, ritroviamo Nerds ma anche altri gruppi locali che hanno lasciato tracce profonde nella storia del rock della Busa, come S.d.A. o Lamma Sabactani. Strambo Rock è stato un festival dedicato ai gruppi non solo locali ma anche provinciali che si è svolto a Torbole tra il 1996 e il 1998, prima presso la colonia Pavese e poi al parco delle Busatte. Promotori della rassegna erano il gruppo popolare ‘900 e il comune di Torbole nella persona dell’assessore Pompermaier. All’ultima edizione dell’evento viene dato spazio anche al mondo dei graffiti hip hop, con un esposizione presso Villa Cian. Questa attenzione che il comune di Torbole dimostrò per la musica e i giovani in un occasione annuale non viene però rispecchiata ad esempio nella creazione di una sala prove stabile per i gruppi del paese. Ricorda Michelangelo Scarpetta, gestore del Lochness Pub di Riva, come intorno alla metà

degli anni ’90 lui e la sua band, i D.S.I., Divieto Scarico Immondizie, provassero in maniera abusiva in alcuni locali all’interno dell’edificio della caserma dei pompieri, adiacente il parco Pavese. Una situazione che si è protratta per un paio di anni, e nella quale hanno trovato

ospitalità occasionalmente anche i già citati Senza Vergogna. Solo un appunto, per dimostrare l’impellenza del problema di trovare spazi adeguati per le prove musicali, una questione su cui si tornerà approfonditamente.

Il poster delle prima edizione di “Strambo Rock” del 1996

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Le sottoculture invadono l’Alto Garda. Skate e nuove bands Tuttavia un punto sul quale il comune di Torbole si è distinto, è l’attenzione per un sport che ha avuto larga influenza sulla musica rock e sugli adolescenti dei primissimi anni ’90: lo skate. Infatti già dalla fine degli anni ’80, nei pressi del negozio di abbigliamento sportivo Oradini, sorge una rampa per andare con lo skate, un’attività che contiene in sè diverse sfaccettature ed è sicuramente limitativo chiamare sport. Gli stessi D.S.I. o gli Spineless di Marco Cattoi, gestore del Winds bar di Torbole, oltre ad andare con lo skate erano influenzati da quel mondo, che gravitava musicalmente intorno alla musica punk e hardcore americana di gruppi come Bad Religion, 7 Seconds o Adolescents. Per questo si può parlare di una vera e propria sottocultura giovanile, con i suoi cliché, il suo stile di abbigliamento e la preferenza di determinati generi musicali. Dall’inizio degli anni ’90 le sottoculture giovanili cominciano ad avere un forte eco nell’Alto Garda, forse come mai prima. Si tratta di veri e propri universi paralleli che coinvolgono i ragazzi fin dai primi anni dell’adolescenza, non solo a livello musicale, ma come abbiamo detto anche per quanto riguarda l’abbigliamento ed altre attività che creano aggregazione e confronto. Un caso esemplare che ha avuto ampia diffusione agli albori degli anni ‘90 è stato proprio lo Skate. Tantissimi dei ragazzi che hanno iniziato a suonare in quel periodo sono stati in qualche misura spinti o influenzati dal mondo della tavola a quattro ruote. Per molti è stato più che un semplice passatempo. Basti ricordare che

ancora oggi a Riva esiste un'associazione, la Go Fast!, che gestisce le strutture adibite allo skate, della quale fanno parte ragazzi ormai non più giovanissimi che hanno iniziato a “skeitare” venti anni fa, insieme ad adolescenti che ne hanno raccolto l’eredità. Alle loro feste le acrobazie con la tavola sono sempre coniugate alla musica, e la rampa come luogo di aggregazione ha creato più di una volta delle bands che saranno ricordate nella storia del rock altogardesano. L'esempio più recente e più giovane è la blues band dei Free Mind, nata ai margini di questo mondo, ma negli ultimi venti anni non sono mancate delle valide band nate o influenzate dallo skate: una su tutte gli ottimi Sonor Misery, con base a Malcesine, autori di un rock alternativo molto personale. I primi luoghi dove poter praticare lo skate all’inizio degli anni ’90 erano la zona fuori dalla discoteca Tiffany e punta lido prima dei lavori di risistemazione; ci si arrangiava

con piccole strutture preesistenti per eseguire acrobazie sulle quattro ruote, che fosse un muretto o un tubo di ferro. Negli anni immediatamente successivi le amministrazioni comunali, su richiesta dei ragazzi che sempre più numerosi si dedicavano allo skate, hanno dotato il territorio di strutture adibite a questa pratica: vale la pena ricordare la rampa all’interno del parco tra via Nas e via Capitelli ad Arco, chiamato proprio skate park; un luogo di ritrovo per i giovani ed autentica fucina di rock band. Spesso infatti l’interessamento alla musica è venuto di conseguenza all’andare con lo skate. E’ questo il caso dei 7 Other Days, attivi tra il 1992 e il 1993 e nati proprio intorno alla rampa di Arco. I membri del gruppo erano in gran parte coinvolti nel mondo dello skate: il cantante Andrea Vecchi fonderà dopo questa esperienza musicale, una marca di abbigliamento da skate, la ormai famosa “bastard”. Il bassista Denny Messelodi, tra i

Il volantino della finale del campionato italiano di skate, tenutosi a Riva del Garda

nel 2004 grazie all’associazione Go Fast!

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primissimi a skeitare ad Arco fa risalire la nascita di questa passione dopo la visione del film “Trashin’: corsa al massacro”, durante un’ora di supplenza a scuola. Si tratta di un B-movie americano del 1986 caratterizzato da scontri tra bande e piroette sullo skate e nel quale fanno un’apparizione in concerto i Red Hot Chili Peppers. La colonna sonora inoltre comprende altre punk rock band americane riconducibili allo skate, che influenzeranno il sound dei 7 Other Days. Grande influenza ha avuto anche l’esibizione dei veneti Creepshow presso il Lord Nelson. Si tratta di un gruppo punk melodico senza particolari meriti, se non quello di apparire nella colonna sonora di alcuni video di skate che i membri della band divoravano abitualmente. All’interno della demo in cassetta dei 7 Other Days appaiono diverse cover del gruppo veneto, oltre ad altre di Bad Religion e Aborti Mancati. La registrazione è stata eseguita all’interno della sala da ballo sotto l’hotel Rudi, tra Riva e Arco, utilizzando un microfono collegato ad un Ghetto Blaster, la famosa radio a cassette. Questo strumento che aveva

due mangianastri, ha permesso poi la riproduzione e la copia della demo in ben 100 esemplari, 100 casette rubate nel giro di qualche giorno all’Ocra di Arco. Questo solo per fare un esempio di come funzionavano le cose per un gruppo alle prime armi che volesse incidere un demo. Dopo un anno o poco più di attività e tre concerti in occasione di assemblee d’istituto i 7 Other Days si sciolgono. I membri del gruppo però continuano a suonare, formando l’embrione di alcune delle bands che più hanno lasciato un segno nel rock alto gardesano degli anni ’90: Ran-core, Dark Atmosphere e Discordant. I Ran-core nascono inizialmente come Bottega dei Rancori, e dopo varie vicissitudini e cambi di formazioni si assestano nel 1994, esordendo dal vivo alla rassegna musicale “Carnevaliamo?” nel febbraio del 1995 a Riva del Garda. Il primo concerto dei Ran-Core dura appena dieci minuti: i membri del gruppo, reduci da un concerto dei californiani NOFX che si era tenuto la sera prima a Milano, indossano un accappatoio. Il gruppo continua sui solchi dei 7 Other Days a suonare punk

hardcore, ispirandosi a gruppi americani come Bad Religion, Descendents o gli italiani Frutteti Riarsi. In pochi anni di attività (lo scioglimento arriva nel 1998) lasciano una traccia non indifferente nella storia della musica alto gardesana, essendo forse i primi a cimentarsi col quel genere nella zona, sia da un punto di vista musicale che di filosofia punk, ed ottenendo ottimi risultati, riuscendo ad uscire dalla Busa e dal Trentino sia con un disco che con numerosi concerti. “Per noi suonare era un modo per esprimerci; i testi erano molto più importanti delle note” ricorda Nicola Zanin, il chitarrista del gruppo. Dall’intervista che compare nella pagina seguente emerge chiaramente come l’obiettivo dei Ran-Core fosse utilizzare la musica come veicolo per diffondere le loro idee. La lettura dell’articolo di giornale merita una riflessione: esso fa parte di un ciclo di interviste frutto del lavoro di Giuseppe Segala dedicato alle bands della zona. Colpisce per schiettezza e apertura mentale quanto scrive il giornalista di suo pugno in chiusura d’articolo: “ma vogliamo deciderci a fare

La copertina della demo in cassetta dei 7 Other Days del 1992, uno dei primissimi gruppi punk della zona

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seriamente qualcosa per questi giovani? O sono troppo scomodi?“; non ho memoria di articoli recenti con un taglio così personale e che lascino una tale libertà d’espressione ai musicisti in questione. Tornando ai Ran-Core, grazie all’incisione di un demotape e ad una rete di amicizie nate in occasione di concerti, riescono a suonare parecchie volte oltre che in zona, anche a Rovereto, Trento,

Verona e in Alto Adige, in centri sociali, feste studentesche, assemblee d’istituto o rassegne estive. I riferimenti col tempo magari cambiano (Frammenti e Propaghandi sono due gruppi dai quali traggono ispirazione negli ultimi anni di attività) ma il piglio rimane sempre punk e non professionistico. Grazie all’interessamento di Floriano Manfredini, fondatore della Hated Youth Records,

un’etichetta trentina totalmente dedicata alla pubblicazioni di dischi punk e hardcore, pubblicano un 7” intitolato “Papalagi”, che verrà distribuito e recensito in tutto il mondo. La famosa fanzine americana Maximum R’n’R, parlando di loro li paragona addirittura ai Peggio Punx e agli Scared Of Chaka.

L’articolo di giornale del 1997 contenente l’intervista ai Ran-Core

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Il problema della sala prove. L’associazione Skylab e le nuove bands

Come si è detto non solo musica, ma anche impegno e partecipazione all’organizzazioni di manifestazioni e concerti: il festival punk che si svolge da più di 15 anni a Pannone nasce da iniziative di membri dei Ran-Core. Lo stesso si può dire per il centro Ciranò di Rovereto che vide la loro partecipazione all’organizzazione di concerti e per l’associazione Skylab nell’Alto Garda. Quest’ultima iniziativa nasce da un’esigenza comune per molti gruppi musicali: la richiesta all’amministrazione comunale di Arco di una sala prove stabile. Dopo un periodo di prove nel locale caldaia del chitarrista Nicola Zanin, nel 1995 decidono di fondare, insieme ai rappers dei Pugni Chiusi ed altri, un’associazione: Skylab appunto. L’amministrazione concede allora, tramite l’assessore Costa, una stanza situata al piano superiore del centro giovani comunale, di fianco a quella del Coro Castel, nell’edificio che ora ospita la sede della polizia locale; provvede inoltre al pagamento del materiale per l’insonorizzazione del locale, che saranno i due gruppi ad eseguire, nessuna costosa ditta specializzata. La sala poi sarà utilizzata da numerose bands locali, soprattutto di giovanissimi: oltre a Ran-Core e Pugni Chiusi, anche Octopus, Transformers e Magneti Marella. Questo spazio non avrà vita lunga, poiché già alla fine del 1997 cesserà di esistere. La motivazione ufficiale sta nella necessità di destinare quei locali ad altri utilizzi, ma in realtà è il Coro Castel a fare pressioni

perché la sala sia chiusa, nonostante le bands e il coro non abbiano orari concomitanti per le prove. Infatti la stanza rimane inutilizzata per parecchio tempo dopo la sua chiusura “ufficiale”. Tuttavia l’associazione Skylab nel periodo in cui la sala prove fu attiva riesce ad organizzare qualche concerto, tra il centro giovani sottostante la sala prove e la biblioteca di

Dro e a pubblicare (sarebbe meglio dire “fotocopiare”) un giornalino in un paio di numeri: è passato alla storia un articolo su come abortire con una bottiglia di coca cola. Tra i concerti organizzati dall’associazione ricordiamo l’evento intitolato “Aiutiamo Greenpeace” che vede la partecipazione di Pugni Chiusi, Ran-Core, Tranformers insieme

Il volantino di “Aiutiamo Greenpeace” il primo evento organizzato al centro

giovani di Arco da Skylab

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ai trentini The Ficient, dalle cui ceneri nasceranno in seguito i celebri Supercanifradiciadespi- aredosi. Sempre presso il centro giovani viene organizzato un concerto degli S.d.a., terminato tra le lamentele dei gestori del vicino bar Centrale di Arco, preoccupati per la fuga di clienti, mentre presso la biblioteca comunale di Dro vengono invitati a suonare i veneti Frutteti Riarsi. Questo attivismo non impedisce all’amministrazione di Arco di chiudere la sala prove, riproponendo di nuovo il problema degli spazi per la musica, nonostante le lettere di richiesta ufficiale o la costituzione di associazioni proprio a quello scopo. Un’iniziativa più forte che ha avuto larghe adesioni viene presa nel periodo immediatamente successivo alla chiusura della sala prove di Arco. Nella primavera del 1997 viene organizzata una manifestazione in piazza delle Erbe a Riva del Garda per chiedere all’amministrazione di provvedere a questa necessità dei gruppi locali. “Avevamo allestito una sorta di sala prove immaginaria, con muri fatti di stoffa, fasciando il portico della piazza. All’interno hanno suonato un sacco di gruppi della zona tra cui noi ed altri che hanno utilizzato la sala di Arco” ricorda Nadia, bassista dei Ran-Core; “ad un certo punto nel bel mezzo del loro concerto, un membro dei Pugni Chiusi salta fuori dai muri di stoffa, rendendo tutta la piazza una grande sala prove, a simboleggiare la riappropriazione di spazi di cui sentivamo di avere il diritto”. Come si vede nella foto, alla fine della manifestazione, tutti i partecipanti intonano l’inno del Trentino, per ironizzare contro

il Coro Castel che aveva contribuito alla chiusura dello spazio per provare ad Arco. Come emerge chiaramente da queste pagine, la sala prove è da sempre un luogo oltre che musicale, anche di aggregazione e scambio tra musicisti, soprattutto quando è condivisa da una moltitudine di gruppi. Essa od esse hanno svolto nella Busa un ruolo importante, poiché oltre alle amicizie, spesso sboccia qualcosa di più, come l’organizzazione di concerti, il formarsi di nuove bands o la nascita di associazioni che ancora oggi incidono sulla vita musicale della zona. Nonostante nel corso del tempo siano state molte le sale che hanno svolto questa funzione, negli anni ’90 non è esistito uno spazio concesso dalle amministrazioni per le prove dei gruppi a parte l’episodio di Arco che abbiamo appena citato. Non rimangono dunque molte opportunità: si dove ricorrere a spazi privati, garage, scantinati, casolari o

come abbiamo visto, locali caldaie. Alcune di questi spazi meritano di essere ricordati, anche perché come già detto, non rappresentarono solo un luogo dove poter suonare musica, ma anche un centro aggregativo e talvolta uno studio di registrazione. Quest'ultimo in particolare è il caso della sala situata al'interno dell'abitazione in Pregasina di Flavio Moro. Grazie alla presenza di un buon mixer e alla collaborazione di Stefano Boschin, che ha studiato ingegneria del suono, vengono registrati molti demo tape. Tra la fine degli anni '80 e i primi anni '90 infatti, provano lì parecchi gruppi, nei quali spesso suona lo stesso Moro: i già citati Sakrathaifel, provenienti da val di Ledro e Busa e dediti ad un energico rock cantato in italiano con testi antimilitaristi (arriveranno a suonare ad Innsbruck nel 1991); gli Arkay Five, gruppo garage rock in cui milita Stefano Boschin dopo la sua uscita dagli Electric Shields, e

Gli intervenuti alla manifestazione in piazza delle Erbe a Riva intonano l’inno del

Trentino

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gli Yardsticks, altro progetto di Boschin e Pulita post-Electric Shields nel quale invece Moro non suona; i già citati death metallers Uskebasi, nei quali oltre all'onnipresente proprietario della sala suonano anche Andrea Rania, Vincenzo (che possiamo vedere in questa pagina insieme a Max Cavalera dei Sepoltura) e la moglie di Moro, Valentina Leonardi. Risulta chiaro come i membri di un gruppo spesso abbiano avuto altri progetti musicali e magari abbiano provato in altre sale prove. Ad esempio Valentina Leonardi ha suonato anche nelle K.L.V.(dalle iniziali dei membri del gruppo -Keti, Luisella e Valentina- prima band della zona totalmente al femminile) trasformatisi poi nei C.A.M.P.U.S. (acronimo di Compagine di Avanguardia Musicale del Proletariato Urbano Sottoculturale) con l'ingresso di Andrea Poza e

Michele Leoni. Il gruppo, a metà tra i CCCP e i Cosmic Psychos, era solito provare in un altro caratteristico luogo che merita di essere ricordato: le sale prove di Matteo Salizzoni, in località Grez. Situate al secondo piano di un edificio fatiscente e un po’ lugubre adiacente ad un monastero e ad una chiesa sconsacrata, queste due sale prove hanno avuto vita breve, un paio di anni al massimo, ma hanno costituito un piccolo centro aggregativo per gli amanti delle sonorità trash e death metal. Infatti oltre ai C.A.M.P.U.S., in una delle due sale prove hanno suonato i già citati Dark Atmosphere (qui di fianco), gruppo trash metal formato da ex membri di Uskebasi e 7 Other Days. La band, attiva all’incirca tra il 1993 e il 1995, viene ricordata come una delle più valide e tecniche di quegli anni

nonostante i pochi concerti, meno di una decina. Tuttavia in questo breve lasso di tempo sono riusciti ad approdare sul palco del festival Rafanass di Rovereto, ad incidere un demo e a destare l’interessamento di una casa discografica. La metà degli anni ‘90 può essere ricordato come il periodo d’oro del metal nell’Alto Garda. Numerosi gruppi si dedicavano alle diverse sfumature di queste sonorità: tra i caratteristici nomi da ricordare ci sono sicuramente Lamma Sabactani (le ultime parole di Gesù in croce; hanno inciso un demo), Sacrestia, Sarca, Moonrise o Discordant. Un altro merito attribuibile ai Dark Atmosphere riguarda l’apertura di un’altra sala prove abusiva. Infatti la band negli ultimi periodi di attività si trasferisce in uno spazio che sarà largamente utilizzato da alcuni gruppi da ricordare nella storia del rock alto gardesano, come i Paper Flower e successivamente gli Hutchinson. La nuova sala prove, situata in un locale adiacente al parcheggio sotterraneo di rione Degasperi a Riva del Garda, è stata inizialmente allestita ed utilizzata oltre che dai Dark Atmosphere anche dal gruppo hip hop dei Pugni Chiusi, provenienti dall’esperienza della sala prove comunale di Arco. Dopo lo scioglimento del gruppo metal questo spazio è stato per lo più utilizzato da bands riconducibili a quella compagnia di amici che ha gravitato intorno al Fonte, una

Vincenzo, bassista degli Uskebasi in uno scatto con Max Cavalera dei Sepoltura

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sorta di fucina artistica e musicale situata nel cuore di Riva. Anche qui i gruppi spesso e volentieri hanno musicisti in comune, per dare sfogo alle loro diverse tendenze stilistiche: il punk-ska demenziale dei Nerds, il noise/cross-over dei Raya, il grunge dei Milk & Drugs, il post rock dei Paper Flower o più avanti il Funk degli Hutchinson sono tutti prodotti grosso modo dello stesso gruppo di persone. Spesso formazioni che non lasciano tracce di sé, se non nella memoria di chi ci ha suonato o di chi li ha potuti vedere nelle sporadiche esibizione live. Altre volte qualcosa di più: è il caso dei Paper Flower, attivi tra il 1995 e i primissimi anni ’00, innovativi esploratori di diversi lidi musicali sui quali vale la pena spendere due parole. Inizialmente rivolto verso la musica grunge che spopolava ai quei tempi, il gruppo rivano passa negli anni attraverso diversi step musicali, subendo influenze di volta in volta differenti: dallo stoner metal dei Melvins e dei Kyuss al post rock strumentale dei Tortoise. Come questi ultimi, i Paper Flower non hanno mai avuto parti cantate se non fosse per un unico testo, dedicato a Big Jim, il pupazzo giocattolo:”Big Jim con lo smoking blu, Big Jim è un perfetto idiota”. Ricorda Rosario Fontanella, bassista del gruppo, proveniente da precedenti esperienze musicali con Ran-Core, Sonor Misery e Pugni Chiusi: “con i Paper Flower non si suonava, si contava!”. Infatti le strutture delle canzoni, spesso molto lunghe e con suite diverse, sono molto complesse e asimmetriche, tanto da riecheggiare una certa musica progressive. La band dopo alcuni concerti in zona e grazie anche all’incisione del disco, “Miscela

Palomo sound“ del 1998, riesce ad uscire dai confini provinciali e a suonare per tre volte in Emilia Romagna, tra Bologna (Mercato ortofrutticolo) e Modena. Rimane inoltre testimonianza del loro sound in un disco inedito, nel quale troviamo alla batteria il già nominato Flavio Moro, subentrato per un breve periodo intorno al 2000 nella band e il video della loro esibizione a “Iiritazioni solari” del 1995. Il gruppo si scioglie dopo la tragica scomparsa del chitarrista Marco Battisti. Se da una parte il comune di Riva nel corso degli anni ’90 non

si spende nella concessione di uno spazio adibito a sala prove, dall’altra si dedica all’organizzazione di alcune manifestazioni musicali. L’immagine nella pagina precedente rappresenta un concerto/mostra organizzato nel 1998 dall’amministrazione. Accanto all’esposizione di graffiti di strada si esibiscono oltre a Paper Flower e Boom Bad (nuova denominazione del più volte citato gruppo hip hop Pugni Chiusi) i Transformers, probabilmente la band più rappresentativa degli anni ’90 nell’alto Garda trentino, con una

Il volantino di Graf & Rap, concerto rock e mostra di graffiti hip hop

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carriera decennale e all’incirca una cinquantina di concerti all’attivo. Il gruppo nasce inizialmente senza nome nel 1992, in occasione di un’assemblea dell’istituto Depero di Rovereto, frequentato da alcuni membri del gruppo. Questa assenza di una denominazione precisa è rimasta a lungo una delle peculiarità del gruppo: di concerto in concerto viene scelto un nome diverso, spesso accompagnato da travestimenti e altri espedienti di scena. Tra le varie incarnazioni assunte

ricordiamo i “Pooh lesi”, gli “Odoors”, con tanto di locandina che scimmiottava i Doors, i “Pesci fuor d’acqua”, caratterizzati da delle enormi teste di pesce di cartapesta che il gruppo si era fabbricato per l’esibizione, i “Signorina Cubetti”, “Se sterzi mi eviti se no no”, “i Villosi”, “Mi sento un biscotto, tu sei il mio caffelatte” e infine Trasformers. In questa occasione i membri della band si vestono con residui di cantiere, tubi e vari attrezzi, assomigliando ai famosi robot dei cartoni animati e decidono in

seguito di mantenere come nome fisso Transformers, perfetto per rappresentare la dissacrante attitudine al trasformismo della band. Se inizialmente si è trattato di un progetto musicale un po’ casuale, strimpellando qualche cover degli Skiantos, nel corso degli anni e delle esibizioni il gruppo si è evoluto componendo composizioni proprie ma mantenendo sempre ironia e spettacolo al centro della scena. Ricorda Andrea Cattoi, uno dei due cantanti del gruppo: “la band era tenuta insieme da fili molto sottili, poiché era composta da persone molto diverse tra loro. C’era l’operaio, lo studente, l’avvocato, in un'alchimia tutta nostra che ci ha permesso di tirare fuori qualcosa di fresco e particolare, senza filtri. Spesso le nostre canzoni rispecchiavano le nostre diversità, diventando dei veri e propri puzzle di situazioni di vita“. Se da una parte testi contenevano citazioni di altri canzoni, sullo stile di Frank Zappa, dall’altra erano un collage di discorsi da bar e filosofici insieme, in un puzzle spesso senza senso a cui la band tentava di dare un filo logico senza troppa intenzione. Le esibizioni dal vivo diventavano così dei veri e propri show, nei quali era possibile improvvisare, sbagliare e scherzare; altre volte si tramutavano in lunghe trasferte avventurose. Tra queste un concerto in Folgaria, finito in spogliarello, davanti ad un gruppo di femministe anarchiche non troppo entusiaste, un altro in val di Ledro dove il gruppo è rimasto per tre giorni dopo l’esibizione, o infine a Brescia ad un concorso, nel quale una delle due macchine che portava alcuni membri del gruppo a destinazione aveva forato, facendoli arrivare in ritardo,

Il volantino di un concerto dei Transformers presso il bar Calvario di Arco.

All’interno si possono leggere molte delle denominazioni assunte di volta in volta

dalla band

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mentre il resto della band stava già improvvisando un esibizione sul palco, salvo poi vincere il concorso. Le influenze musicali sono molteplici: dal rock al funk al rap, ma sullo sfondo rimangono Skiantos, Frank Zappa e Elio e le storie tese. “Non la chiamerei musica demenziale, piuttosto un polpettone cubista inconsapevole” ricorda Cattoi, che ama inserire espressioni popolari e dialettali nelle canzoni. Tra le circa 40 composizioni dei Tranformers, alcune delle quali vengono registrate ma sono tutt’ora inedite ricordiamo “Sentete zo che te me pari n'anima en pena”. Nonostante l’interessamento di una casa discografica lombarda i Transformers non hanno mai pubblicato un disco, per paura che le loro intenzioni fossero snaturate. Per questo rimangono un fenomeno prettamente

locale, con esibizioni in provincia di Trento e occasionalmente fuori regione, ma soprattutto nell’Alto Garda, dove negli anni sono riusciti a attirare a sé un folto seguito, forse più di chiunque altro, che partecipava e ballava ai loro concerti/spettacolo. Negli anni la formazione si è evoluta fino ad arrivare a otto, nove membri, tra cantanti, chitarristi, fisarmonica, fiati e percussioni e anche se i travestimenti sono calati il gruppo ha mantenuto la sua dissacrante ironia, stimolata in particolare dalla serietà dei gruppi loro contemporanei. Non una contrapposizione, ma una interessante e bizzarra interazione e stimolazione. Nei primi anni ’00 il gruppo si scioglie e dopo qualche tempo nascono dalle sue ceneri i Pausa Merlot, tutt’ora in attività. L’ironia rimane ma in questo caso c’è più attenzione per la

tradizione folk italiana mentre il rock viene messo da parte. I Transformes vanno ricordati oltre che per i loro coinvolgenti spettacoli, anche per la partecipazione che i vari membri hanno dato all’organizzazione di tante delle manifestazioni e rassegne che abbiamo citato nelle pagine precedenti, come la richiesta delle sale prove in piazza delle Erbe a Riva o il concerto “Iiritazioni solari”, ma anche nella fondazione dell’associazione Mercurio nel 1999 o dell’associazione Sonà nel 1998. Queste due associazioni, insieme a poche altre come Cosmopolitan Greetings, Musica Errante o Warning, nel corso degli anni 2000 sono state tra le protagoniste della vita musicale dell’Alto Garda, organizzando regolarmente concerti, festival e altri appuntamenti culturali.

L’associazione Cosmopolitan Greetings, bar Hobbit e Dream Pub

Come abbiamo detto finora e come vedremo ancora più chiaramente in seguito, le associazioni giovanili hanno costituito il motore da traino per la musica rock, offrendo spazi dove fosse possibile provare per i gruppi, creando eventi e collaborando coi locali nei quali veniva offerta musica dal vivo. E’ quest’ultimo il caso della rediviva associazione Cosmopolitan Greetings, una macchina organizza-concerti che ad oggi non si è ancora fermata. Nata nel 1995, o meglio rinascita sotto mentite spoglie dell’associazione Way Out della quale abbiamo ampiamente trattato all’inizio di questa storia,

l’associazione si butta subito alla ricerca di nuovi luoghi dove poter propagare la sua onda rock, trovando ospitalità presso il bar Hobbit, in via Calvario ad Arco. Questo pittoresco locale posto sotto la rocca del castello non è nuovo alla musica dal vivo. Nella prima metà degli anni degli anni ’90 sotto diverse gestioni e diversi nomi (bar degli olivi, bar calvario) ha offerto sporadicamente i suoi spazi per concerti di gruppi musicali locali, soprattutto nella stagione estiva. Nella veranda antistante il bar, hanno suonato molti dei gruppi di giovani che abbiamo citato, come Ran-Core, Transformers, 7 Other Days e Paper Flower, e

ancora prima Arkay Five, Yardsticks e Sakrathaifel. Ma è solo con la gestione di Monica Drescig e Fabio Moro che inizia una stretta collaborazione con Cosmopolitan Greetings; si parte con qualche djset e si prosegue con un paio di concerti mensili, nella sola stagione estiva. L’associazione si dota di tessere per raccogliere i soldi necessari per pagare le band invitate: i fondi sono pochi e per questo ci si limita a far suonare gruppi italiani del revival ‘60s, garage e r’n’r. Da ricordare l’esibizione del fiorentino Steve Sperguenzie e i suoi Lysergic Ants, il Brian Jones italiano, che a quei tempi godeva di una certa

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notorietà grazie ad alcune apparizioni televisive. Uno show tanto convincente da spingere i freaks di Cosmopolitan greetings ad invitarlo nuovamente ad Arco, alla festa del primo maggio 1998, in piazzale Segantini ad Arco. Purtroppo la collaborazione tra bar Hobbit e l’associazione si esaurisce nel momento in cui il locale è costretto a chiudere per problemi col vicinato legati al rumore. Siamo ormai prossimi alla fine del decennio e all’alba dei brilluccicanti anni ’00, un periodo di fermento dopo un paio di anni di stanca, in chiusura degli anni ’90; le braci riposano sotto un manto di ceneri, pronte a svegliarsi al primo stimolo. Un’ennesimo temporaneo asilo viene trovato dall’associazione nel Dream Pub di Malcesine.

Anche questa volta si tratta di un locale che ha già esperienze con la musica dal vivo nel corso degli anni ’90. Abbiamo già visto come il Lord Nelson pub di Riva del Garda sia stato senza dubbio il club principale dove poter sentire regolarmente concerti live, almeno nella prima metà del decennio; spesso le bands che si esibiscono lì la domenica sera, suonano di sabato presso il Dream Pub di Malcesine. E’ passata alla storia l’esibizione dei Tossic, storico gruppo trash metal pisano, famoso per aver lanciato sul pubblico panini a forma fallica durante l’esecuzione della loro hit “Cazzi di pane”. La programmazione del locale veronese prende però una nuova impronta tra il 2000 e il 2002 con la collaborazione con Cosmopolitan Greetings: come

nel caso del bar Hobbit, ad esibirsi sono solo bands italiane, ma le sonorità rimangono garage, psichedeliche e rock’n’roll, a lambire tutte le sfumature del rock degli anni ’60, ormai un marchio di fabbrica di Cosmopolitan Greetings. Abbiamo così varcato la soglia degli anni ’00, nuovo decennio colmo di novità per il rock alto gardesano: un salto di qualità per quanto riguarda i luoghi in cui sarà possibile fruire musica dal vivo.

Una foto dei toscani Steve Sperguenzie and the Lysergic Ants degli anni ‘90

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Duemila: il mondo arriva in Busa

Lochness Pub, Mercurio e Musica Errante

Fortunatamente alla chiusura del Dream Pub di Malcesine, avvenuta per problemi gestionali, l’associazione Cosmopolitan Greetings può trasferire armi e bagagli al neo nato Lochness Pub di Riva del Garda, che a partire dal 2003 diventa l’unico locale privato della Busa dove si svolgono concerti rock con regolarità. Difficile ricostruire con esattezza lo storico degli eventi del pub data la lunghezza della lista dei concerti negli ultimi 10 anni. Un dato certo è

che la collaborazione con Cosmopolitan Greetings, durata tra il 2003 e la fine del 2006 porta a Riva del Garda il meglio della scena garage, r’n’r, e punk rock italiana e mondiale, con delle incursioni nella heavy psichedelica dello stoner metal. Una marea di bands, che passate dal Lochness da semisconosciute hanno poi raggiunto una notorietà mondiale. L’esempio più calzante riguarda gli americani Black Lips, ora osannati dalla critica di mezzo

globo ma poco più che ragazzini quando sono passati dal Lochness, con il loro show incandescente di selvaggio garage punk. Una mezz’ora scarsa della quale è rimasto nella memoria l’amplesso tra il chitarrista Cole Alexander e il suo strumento in mezzo alla pista: cose da denuncia per atti osceni in luogo pubblico. Per fare una rapida carrellata delle bands che hanno suonato al pub in collaborazione con Cosmopolitan Greetings,

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meritano sicuramente una menzione gli americani Riviera Playboys, M.O.T.O. e Flying Dutchmen, gli inglesi Trublemakers, Embrooks Stabilisers, nonché Sterling Roswell, chitarrista dei famosi Spacemen Three, i canadesi Tijuana Bibles, gli olandesi Green Hornets, gli svedesi Sewergrooves, gli spagnoli Doctor Explosion, le tedesche Boonooraas, gli austriaci Staggers, i brasiliani thee Butcher’s Orchestra, lo storico garage rocker australiano Dom Mariani, i surfers nippo tedeschi Tiki Tiki Bamboos senza trascurare le ottime band italiane che non hanno fatto certo sfigurare il r’n’r nazionale: i veneti Mojomatics, i toscani Ray Daytona e Anna & the Psychomen, i milanesi Pretty Face o i sardi Hangee V. Alcune divergenze tra il gestore Michelangelo Scarpetta e l’associazione concludono la proficua collaborazione tra la

fine del 2006 e il 2007, ma non impediscono al locale di proseguire con l’attività live. Nonostante alcuni problemi di agibilità che costringono brevi periodi di stop, al Lochness si continua a suonare. Nascono nella seconda metà degli anni ’00 altre collaborazioni sporadiche, ad esempio con l’associazione Sonà, con dieci date tra il 2006 e 2007, con l’associazione Warning, Mercurio e Wild Side, con alcune band locali come gli Hutchinson oppure con varie entità e singole persone che danno una mano col calendario; la proposta musicale varia di molto di concerto in concerto ma i gruppi che trovano al Lochness lo spazio per esibirsi sono sempre numerosissimi e provenienti da tutta Italia e talvolta dall’estero. Avanguardia musicale accanto al metal, a tonnellate di punk rock e hard rock: un palco poliedrico dove ascoltare un po’ di tutto. Nota di rilievo è lo spazio che viene

dato ai gruppi trentini e non solo come spalla ad altre bands provenienti da fuori regione: prima di raggiungere la notorietà televisiva, i Bastard Sons of Dioniso suonano al Lochness più di una volta al pub di Riva del Garda, infiammando il pubblico e facendo presagire le attenzioni che avrebbero raggiunto con la partecipazione al programma televisivo X Factor. Ancora oggi, dopo 10 anni, il pub è attivo con una programmazione live attenta a soddisfare le varie tendenze del rock underground. Cero il Lochness è l’unico locale privato in cui poter vedere musica dal vivo: questo non significa che sia stato l’unico luogo per il rock degli anni 2000 nell’Alto Garda. L’importanza rivestita dalle associazioni giovanili della zona nell’organizzazione di concerti ed eventi musicali è molto forte: con un rapido excursus nella loro storia, vedremo come, partendo dalla richiesta di una sala prove, si sia arrivati alla

Uno scatto del recente live dei trentini Cunningham’s sul palco del Lochness

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creazione di spazi di socialità nei quali poter far esibire gruppi rock oppure alla fondazione di situazioni stabili dove poter programmare feste e concerti. Un'associazione che per prima si muove in questo senso è stata sicuramente Mercurio, fondata nel 1999. Come tutte le associazioni giovanili, si tratta di un gruppo di amici che si da una forma legale per poter organizzare delle manifestazioni culturali. Si parte con un cineforum per arrivare a quello che negli anni diventerà il piatto forte di Mercurio: l’organizzazione della festa del primo maggio. Nei primi anni, tra il 2001 e il 2005, viene organizzata nella splendida cornice del castello di Drena, un luogo che permette la creazione di diverse situazioni musicali, con due palchi dislocati

all’interno delle mura, ma allo stesso tempo limita l’affluenza del pubblico. Il crescendo di partecipazioni da tutto il Trentino grazie al richiamo di grandi musicisti a livello nazionale (nel 2003 si esibisce Daniele Sepe e nel 2004 il Marco di Maggio Trio) culmina con l’edizione del 2005 alla quale viene invitata la Bandabardò, gruppo cult di folk barricadiero. Gli organizzatori sono costretti a chiudere le porte del castello già alle 18 a causa dell’enorme affluenza di pubblico. Un successo che spinge tuttavia Mercurio a trovare un'altra sistemazione per gli anni successivi. E’ così che l’edizione del 2006 si svolge presso il Climbing Stadium di Arco. In questa occasione viene consolidata la collaborazione iniziata l’anno precedente con

altre associazioni della zona. All’organizzazione partecipano anche le associazioni Sonà, Beppa Josef, Cosmopolitan Greetings e Musica Errante, in un trend partecipativo che verrà confermato, seppur con diversi soggetti nelle due edizioni successive del 2007 e 2008 presso il parco delle Busatte di Torbole. La macchina organizzativa di Mercurio, a partire dall’anno successivo, si stabilirà infine nella spiaggia Sabbioni di Riva, dove ancora oggi si svolge la festa del primo maggio. Nel corso degli anni si sono esibiti artisti del calibro di Hormonauts, Super Elastic Bubble Plastic, Rosolina Mar, Figli di Madre Ignota, Califfo de Luxe e the Legendary Kid Combo, in una festa e occasione di socialità rivolta a tutte le età. Certo l’associazione non si è

Il palco del primo maggio a Drena, tra le mura del castello

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limitata ad organizzare solo il concerto del primo maggio: tra il 2004 e il 2005 ha partecipato in collaborazione con altre associazioni al progetto dell’ex colonia sabbioni di Riva del Garda, con l’obbiettivo di creare uno spazio per i giovani dove poter organizzare iniziative culturali di vario genere. Dopo alcune lungaggini burocratiche si arriva all’apertura della colonia nell’estate del 2006: lo spazio verrà utilizzato fino alla fine del decennio da varie entità in concerto tra loro, con l’associazione Mercurio come motore principale. Nella sala al piano superiore verranno organizzati numerosi eventi live in collaborazione con Cosmopolitan Greetings: i catalani Tokyo Sex Destruction, gli australiani the Kits e gli splendidi americani Goodnight Loving saranno solo alcuni dei concerti che avranno luogo alla colonia. Infatti oltre a Mercurio saranno anche altre associazioni ad avere la possibilità di organizzare le proprie feste in quello spazio: l’associazione Warning e in particolare Musica Errante. Quest’ultima associazione nasce nel 2002, anche in questo caso grazie all’impulso di un gruppo di amici, composto di molti giovani musicisti provenienti dalle scuole superiori di Riva del Garda. L’obbiettivo iniziale è quello di ottenere una sala prove per gruppi musicali, ed esso viene raggiunto già nello stesso anno, quando il comune di Riva del Garda concede uno spazio per le prove posto dietro l’istituto Floriani, nel quale si accaseranno molti dei nuovi complessi musicali nati all’inizio degli anni ’00. Con la partecipazione dell’associazione al progetto della colonia Sabbioni e data la continua necessità per vecchi e nuovi gruppi di uno spazio in cui

provare, tra il 2007 e il 2008 viene aperta una nuova sala prove anche in quella struttura, destinata a rimpiazzare la precedente. All’interno delle due sale si sono formati musicalmente numerose bands dalle sonorità molto diverse: lo ska punk dei C.S.M., il surf strumentale degli Iguana, il punk rock dei Philosophy of Watermelon, il garage punk dei Gros Bon Ange, l’oi! dei Linea de Fuego, il powerpop dei Great Shakes o l’indie-rock degli Electric Poetry sono state tutte espressioni del rock alto gardesano degli anni ’00. Quasi tutte band note solo a livello locale o che sporadicamente hanno avuto occasione o merito di esibirsi fuori dall’Alto Garda. Solo pochissimi sono riusciti a lasciare una traccia concreta con una registrazione: ricordiamo la demotape datata 2009 degli Iguana, primo gruppo multietnico della zona, che ha contato tra le sue file una ragazza thailandese e un ragazzo marocchino. Più sostanzioso il ricordo invece dei punk rockers POW (Philosophy of

Watermelon). Nel corso degli anni e attraverso vari cambi di formazione, la band rivana è riuscita a farsi un nome nella scena punk rock italiana e a suonare parecchio nel nord Italia. Con il 2010 arriva un mini tour in Germania e l’uscita del loro primo e ultimo disco, “A dirty quickie”, per l’etichetta tedesca Antstreet record, poco prima dello scioglimento. Con il trasferimento presso la colonia sabbioni nasce non solo la sala prove ma, come abbiamo accennato, delle vere e proprie feste concerto. A partire dal 2007 l’associazione Musica Errante si prodiga nell’organizzazione di eventi musicali. Rispetto alla predilezione per il folk in tutte le sue sfaccettature di Mercurio, i ragazzi di Musica Errante si orientano sul rock indipendente italiano. Alle loro feste hanno partecipato nomi che oggi possono essere ritrovati sulle riviste musicali specializzate come Hacienda, thee Piatcions e Record’s. Le attività dell’associazione culminano con l’organizzazione di un festival estivo di due giorni diviso a metà

Il volantino del concerto dei Piatcions alla ex Colonia Sabbioni

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tra il parco della rocca di Riva del Garda e la spiaggia Sabbioni. Nelle due edizioni di Benaco Rock, nel 2007 e nel 2008, si esibiscono artisti di levatura nazionale come Ulan Bator, Trabant, Zen Circus e l’ormai storica band di Pordenone Tre Allegri Ragazzi Morti. Accanto a questi grandi nomi viene sempre dato spazio a bands locali in apertura di concerto, nel tentativo di valorizzare le proposte musicali della Busa. A questo proposito, nel corso degli anni ’00 molti sono stati i gruppi formati e sciolti nel giro di pochi anni, spesso senza lasciare traccia, ma risulta chiaro come l’esistenza di una sala prove sia in grado di fare da perno, da catalizzatore per i giovani che vogliono suonare musica rock. Se per il comune di Riva del Garda questa funzione è stata svolta dalle sale gestite dall’associazione Musica Errante, per Arco la situazione, dopo la chiusura della sala prove presso il centro giovani nel lontano 1997, è rimasta invariata. All’incirca per dieci anni non è esistito nessuno spazio dove i gruppi potessero suonare, almeno fino a che, su iniziativa dell’associazione Alza il Volume non è nata una sala prove nei pressi dell’Agio, nel 2008 La sala in realtà è poco funzionale per i gruppi rock, ma più adatta ad altri tipi di musica come l’hip hop e l’elettronica, che non necessitano gli strumenti musicali “classici”, come batteria e amplificatori). Nel lasso di tempo in cui Arco è rimasta priva di uno spazio per la musica, i giovani del posto si sono rivolti verso gli altri comuni: oltre a Riva infatti, anche Dro ha una storia interessante riguardante le sale prove e gli spazi per la musica, che ha portato a degli esiti sorprendenti. Il poster della seconda edizione di “Benaco Rock”

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Sonà: le sale prove e l’ex canonica di Pietramurata

Facendo un salto indietro, già dalla metà degli anni ’90, alcuni ventenni di Dro cominciano a chiedere spazi per fare musica, come hanno fatto prima di loro i loro “fratelli” più grandi e via via nel passato i loro genitori, senza mai ottenerli. Fino a qui, un film già visto. Solo una concomitanza di fattori positivi ha portato un cambiamento e spezzato questo negativo circolo vizioso. Questo succede a Dro, nel 1996, quando l’ex fabbrica Bianchini, a sud dell’abitato, viene acquisita dal comune, con l’intenzione di realizzare in una parte dell’edificio la caserma dei Vigili del Fuoco. L’altra parte, quella degli ex-uffici e dell’ex-appartamento del signor Bianchini, rimane in attesa di

esser trasformato nella caserma dei Carabinieri. Per questo però ci vuole tempo, si parla di anni per reperire i fondi necessari. Ecco allora che le richieste dei giovani suonatori potrebbero trovare una casa. Con l’appoggio dell’associazione Zampicoledo, attiva e conosciuta a Dro in ambito culturale, il comune decide di affidare loro alcuni locali per provare la loro musica. Si stipula una prima convenzione di responsabilità, sottofirmata dal legale rappresentante di allora della Zampicoledo, Gianluca Marcolini, e dal vicesindaco e assessore alla cultura Vittorio Fravezzi. Si insonorizzano cinque locali al primo piano e si comincia a suonare. La responsabilità è del

firmatario della convenzione, il presidente dell’associazione ed il Comune decide di fidarsi. Ma quell’associazione non si occupa di musica e, anche per una questione di responsabilità, non vede l’ora di cedere la concessione dello stabile ai musicisti, cioè a quegli stessi gruppi che lì suonano: Trasformers, Magneti Marella, Drox, Sharp Blade, Ran-core, il gruppo di Giuliano Marcantoni e poi i Tamburi di Angelo Matteotti sono le bands che frequentano l’ex Bianchini tra il 1996 e il 1999. E’ per questo che nei primi mesi del 1999 alcuni componenti dei gruppi si ritrovano e scrivono uno statuto, per fondare ufficialmente la loro

Un muro interno dell’ex caninica di Pietramurata

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associazione, che gestisca le sale prove al posto della “presta-nome” Zampicoledo. Tutto è deciso, manca solo il nome: “…senza dire niente, Doris porta al tavolo quattro birre medie. E’ bello entrare in un bar e ti portano da bere senza averlo ordinato. Anche perché il bar in questione sta a metà della Val di Cembra e i personaggi che lo frequentano alle sette di sera sembrano degli Hell’s Angels oppure appena usciti dalla Clubhouse dei Sons of Anarchy. Siamo gli unici quattro “forestieri” e tutti nel bar avevano capito che eravamo la band della serata. Nell’anno magico 1999, per gli SdA le possibilità di suonare fioccavano. Però quella sera al Baret di Albiano era un momento speciale: si cercava un nome per definire la possibilità di fondare un’associazione che doveva staccarsi dalla Zampicoledo e gestire direttamente le sale prove all’ex-Bianchini di Dro. Anche se noi come band non suonavano nel compendio ex-Bianchini, ci sentivamo vicini a quel movimento che stava prendendo piede a Dro. E quindi arriva quella domanda chiara secca pulita: “Ma voi sonà?” dice la Doris e da qui è cominciato tutto” ricorda Max Bortolameotti, bassista degli S.d.A e socio fondatore della Sonà. Le vicende della band e quelle dell’associazione viaggiano per lunghi anni su binari incrociati, in una stretta e proficua collaborazione. Nati nel 1994 sotto il nome di “Toto e i suoi Curti”, gli S.d.A muovono i primi passi tra cover di Nirvana, Velvet Underground e Smiths, ma è tra il 1996 e 1998 che iniziano a fare sul serio: il sound si evolve verso la new wave, il dark dei Joy Divisione e il garage rock degli Stooges. Dopo i primi

anni di assestamento nella formazione, nella direzione musicale e nel nome del gruppo (si passa da Stati d’Animo a Stati d’Alterazione, a Stati d’Angoscia, fino ad arrivare semplicemente a the S.d.A) arrivano anche tonnellate di concerti in lungo e in largo per tutto il Trentino e l’incisione di due demo (Audrey nel 1999 e Rorschach nel 2000). Ma è solo nel 2001 che gli S.d.A. escono con il loro primo lavoro ufficiale, “Simple instructions to let your dead bird fly” che racchiude in 12 suite un rock alternativo che rieccheggia il primo Nick Cave e i Black Heart Procession, seguito nel 2004 da “Set the fire to the brothel”, dal piglio più punk e energetico, sull’onda dell’indie rock italico degli One Dimensional Man. L’intensa attività live fuori e

dentro il Trentino culmina con la vittoria alle selezioni regionali di Arezzo Wave e l’esibizione al festival toscano prima di Paolo Benvegnù, sempre nel 2004. In quell’anno ottengono ottime recensioni e l’interessamento della stampa specializzata, che si traduce in numerose interviste. Ma l’importanza degli S.d.A. non sta solo nelle loro doti musicali che li hanno portati ad uscire e ad affermarsi in una certa misura anche fuori dai confini regionali. Infatti la band è riuscita a creare qualcosa di più, che va aldilà di quattro ragazzi che suonano. Con la creazione dell’associazione S.d.A e la trasformazione della loro sala prove di Ceole in uno studio di registrazione artigianale, una vera e propria “factory”, il gruppo ha dato un contributo sostanziale al crearsi di una scena rock nostrana, supportando le altre bands nella registrazione e nella promozione. Da non trascurare anche il fatto che gli S.d.A. possedevano un loro impianto audio: in questo modo oltre a poter suonare nelle più diverse occasioni, riuscivano anche a farsi promotori e organizzatori di concerti, come vedremo nelle vicende dell’associazione Sonà.

Sopra: uno scatto degli S.d.A nella factory di Ceole. Sotto: la copertina di “Set

the fire to the brothel”, secondo cd della band.

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Tornando agli attimi in cui quest'ultima associazione è nata, nel 1999, emerge subito chiaramente come l’intento iniziale sia stato quello di creare una mutua collaborazione tra gruppi musicali. Facevano ad esempio parte del primissimo direttivo Andrea Cattoi, cantante dei Transformers, Andrea Cocco, batterista dei Ran-Core, Max Bortolameotti, bassista degli S.d.A., Andrea Santoni chitarrista degli Unalima, Giuliano Marcantoni e Matteo Cretti, bassista dei Magneti Marella. Viene dunque stipulata una convenzione con il comune per la gestione delle sale prove al primo piano dello stabile ex-Bianchini, fino all’inizio dei lavori, in data imprecisata. L’obiettivo di avere un posto dove si possa fare prove è finalmente raggiunto, grazie allo sforzo dalle stesse persone che in quel posto ci provano. In breve tempo ci si rende conto che il luogo non è dei migliori: “dopo un periodo di piogge ci siamo ritrovati con quasi un metro d’acqua in fondo alle scale, e l’impianto elettrico continuava a saltare. Ma questo era l’unico posto che avevamo, anche se a scadenza, e ce lo tenevamo con le unghie” ricordano i musicisti. Infatti alla fine del 1999 il comune accelera la progettazione per la caserma dei carabinieri e con una mossa a dir poco elegante, appende al muro una raccomandata, “invitando” l’associazione a sgomberare in breve tempo i locali. Alle proteste dei musicisti, l’amministrazione, in vista delle elezioni, concede un magazzino per riporre la strumentazione presso le scuole medie, ventilando la blanda eventualità che in futuro lì si possa provare. Per tutto il 2000 i gruppi rimangono senza uno spazio per le prove, fino alla svolta, nel

2001. Eccola di nuovo, la concomitanza di fattori positivi: da una parte c’è l’acquisto da parte del comune di Dro dell’ex canonica di Pietramurata, nell’attesa che l’Itea la trasformi in appartamenti, e dall’altra la sensibilità del nuovo assessore alla cultura, Giannino Toccoli di Pietramurata, per la musica e per i giovani della sua frazione, in quel momento alla ricerca di uno spazio dove ritrovarsi. Perché dunque non accontentare le richieste anche dei suonatori della Sonà concedendo lo spazio dell’ex canonica agli uni e agli altri e prendendo in questo modo due piccioni con una fava? E’ così che nella primavera del 2001 viene stipulata una convenzione tra il presidente della Sonà Matteo Cretti e il comune, per alcune parti dell’edificio: nello specifico la zona garage e il secondo piano dello stabile, ma non il terzo piano. Mentre i ragazzi di Pietramurata si accomodano in una stanza al secondo piano (che provvedono subito a sdoppiare abbattendo una parete e creando un salone che risulterà molto utile per le future feste), i gruppi cominciano a occupare e insonorizzare le stanze rimanenti. Drox, Sharp Blade, Tamburi Marroni, Figli di Alex e Unalima sono le bands che inizialmente utilizzano gli spazi dell’ex canonica per le loro prove, ma nel corso dei quasi dieci anni in cui l’edificio ha ricoperto questa funzione, se ne susseguiranno molti altri: Bullmastiff, F.S.M., Optical Seeds, Tyrone, Rude Runner, Kings of the Oblivion, Massiva, Hardway, Hutchinson sono tutti gruppi che hanno usufruito chi più chi meno di quelli spazi, mentre non si contano quelli che occasionalmente vi hanno trovato ospitalità, anche solo

per qualche prova. Ogni singola stanza viene gestita dal o dai gruppi che se ne servono, sotto la regia dell'associazione. Questo comprende l’insonorizzazione e l’allestimento degli strumenti musicali, nonché la decorazione delle pareti, fino a creare la propria “tana” musicale, dove suonare sentendosi a proprio agio. Oltre alla dimensione sala prove, lo stabile offre dell’altro: gli spazi comuni, come il garage e il salone al primo piano, sono ampi e potrebbero essere sfruttati per organizzare dei piccoli concerti facendo esibire i gruppi che utilizzano l’ex canonica. Ma la Sonà si limita a gestire le sale prove e i ragazzi che le utilizzano si limitano a suonare, chiusi nelle loro stanze: un limite per tutte le situazioni di sale prove: senza la possibilità di esibirsi, uno spazio inutile. Da qui nasce la collaborazione con l’associazione S.d.A., composta dai membri dell’omonimo gruppo e l’associazione Fonte, già nominata fucina artistica e musicale nonché semplice compagnia di amici, con l’intento di creare dei party a base non solo di musica dal vivo. Da una parte gli S.d.A. possiedono un impianto, hanno conoscenze tra molte bands trentine e possono dare appoggio tecnico e logistico. Inoltre hanno già qualche esperienza nell’organizzazione di feste: già nel ’94, in quel primo maggio che sarà ricordato per sempre per l’incidente mortale a Senna, in occasione di una plurima festa di compleanno, si organizza a San Pietro sopra Tenno un party con concerto all’aperto che rimarrà nella storia, perché di fatto è il preludio di tutto quello che succederà da lì a qualche anno: suonano Uskebasi, Dark Atmosphere, Totò e i suoi curti e Fun Party di Trento; altre feste

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si susseguono al Doss Alt a Pannone nel ’96 e ’98, fino ad arrivare al “Director’s cut party” nel dicembre del 2001 organizzato presso il Centro Culturale di Dro. In quell’occasione suoneranno Hutchinson, Supercanifradiciadespiaredosi e 3 Verticale, immersi nelle immagini video proiettate sullo sfondo, in un vero e proprio evento multimediale. Dall’altra il Fonte ha la voglia di occuparsi dell’aspetto gestionale come la fornitura di bevande ma soprattutto ha la capacità di decorare gli spazi, colorando muri e stanze inutilizzate. La casa assume così un altro aspetto:

niente più sapore di abbandono e tristi pareti bianche. Anche qui un primo assaggio di quello che sarà negli anni a venire. La voglia di organizzare feste era tanta tra la gente che aveva una band e grazie a questi primi episodi si accende un fuoco destinato a durare per molti anni. L’obiettivo da subito è però quello di fare qualcosa in più rispetto agli eventi che in quel momento ci sono in giro: la scena indie-pendente italiana e soprattutto nord italiana offre un mondo fino ad allora sconosciuto al Trentino. Gli S.d.A. cercano quindi il fondamentale aiuto di Stefano Paternoster, già fondatore della

storica fanzine trentina “Equilibrio Precario”, con gli agganci giusti nel il panorama musicale italiano e trentino. Da quella collaborazione nasce l’organizzazione già nel 2002 di due cicli di aperitivi in musica presso la Galleria Civica di Trento nei quali si esibiranno tante bands del panorama indie italiano che verranno invitati nuovamente negli eventi organizzati all’ex canonica di Pietramurata negli anni successivi: Paolo Benvegnù, Red Worm’s Farm, GI Joe, Bruno Dorella e molti altri. I presupposti per iniziare ad organizzare delle feste a Pietramurata ci sono tutti, ed è così che il 23 dicembre del 2002 si arriva al primo party in assoluto targato Sonà-SdA-Fonte. Si chiama “A Pietra Vol. 1”, presupponendo che ci saranno nuovi “volumi” che seguiranno. La serata, dedicata a Joe Strummer, storico leader dei Clash appena venuto a mancare, vede esibirsi gli S.d.A. insieme ai mantovani Superelasticbubbleplastic di Gionata Mirai, oggi chitarrista del Teatro degli Orrori. Per l’occasione il comune di Dro presta addirittura il palco che verrà piazzato nel garage, e le signore delle abitazioni vicine fanno pure un grande tiramisù per la benaugurante partenza del “centro sociale”, come viene visto dall’esterno. Al primo piano, nello stanzone dei ragazzi di Pietramurata, c’è un dj che mette musica: gli ingrediente per le future feste della Sonà ci sono tutti. Le cose vanno così bene che la collaborazione Sonà-Fonte-SdA replica subito in occasione del carnevale, il primo marzo successivo: va in scena “A Pietra vol. 2” e il 17 maggio 2003 il “Volume 3”. Eventi unici, per la loro spontaneità: un rudimentale

Il volantino del “Director’s Cut Party”, organizzato dalle associazioni S.d.A. e

Sonà nel 2001

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palchetto di pellets con dei tappeti e il mixer in prestito dalla biblioteca bastavano ad organizzare una festa. Gli spazi tuttavia sono precari. Lo stabile di Pietramurata è a scadenza e l’amministrazione comunale continua a ripetere che a breve partiranno i lavori per realizzare l’Itea. Inoltre le condizioni dell’edificio non sono delle migliori: ad una delle prime feste un tubo d’acqua rotto porta ad un serio allagamento nella stanza degli Unalima causando danni a batteria e amplificatori. Inoltre in inverno non c’è il riscaldamento e si gela, mentre d’estate al contrario l’ex canonica si tramuta in un forno. Per questi ed altri motivi l’ingranaggio per un attimo si

ferma: c’è anche necessità di consolidare il gruppo Sonà, che di fatto non esiste se non sulla carta. Inizia così un periodo di “interregno”, tra la fine del 2003 e il 2004, nel quale alcune delle bands, in particolare Unalima e Figli di Alex, utilizzano lo stabile per organizzare le loro feste a base di punk e hardcore, coinvolgendo altri gruppi simili di Rovereto e Trento. Meno di una decina di feste in un anno circa, nelle quali vengono invitati numerose bands da tutto il nord Italia, nelle quali la situazione alcune volte va fuori controllo, causando alcuni incidenti e facendo nascere problemi di convivenza all’interno dell’ex-canonica e con la cittadinanza

intorno. I ragazzi di Pietramurata iniziano a lamentare la scarsa possibilità di fare quello che vogliono ed altri, gelosi dello spazio conquistato, iniziano a fare degli “scherzetti” allo stabile fino ad arrivare a sfondare la porta di una sala prove e a mettere sottosopra la strumentazione dei Figli di Alex. Diventa chiaro che Sonà e ragazzi di Pietramurata sono due cose immiscibili, dando lo stimolo all’associazione a riprendere il saldo controllo dello stabile; ciò avviene nella seconda metà del 2004, senza nessuna garanzia da parte del comune che si possa sopravvivere anche l’anno successivo.

Il volantino di “A Pietra volume 1”, primissimo party nella ex canonica di Pietramurata.

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Il festival di Oltrasuoni e il Sonà Club

Tutti i posters del festival “Oltrasuoni”, dal 2004 al 2011

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Il 2004 dunque viaggia tutto su questo binario “storto” e la vita prossima della Sonà sembra veramente messa in discussione. Ma è durante quell’anno che si apre un’altra strada, grazie all’idea dell’assessore alla cultura di Dro Giannino Toccoli di proporre all’associazione, in collaborazione col comitato Carnevale di Dro, di organizzare una festa-concerto all’aperto presso Centro Sportivo di Oltra prevista per settembre 2004: alla Sonà non pare vero di avere un’occasione simile, ma è così che nasce Oltrasuoni, festival musicale gratuito. Quella che sarà soltanto la prima edizione, il 3, 4 e 5 settembre, vedrà l’esibizione di alcuni gruppi provenienti dalle sale prove di Pietramurata, insieme a altre band indipendenti non solo trentine e alto gardesane, ma anche italiane. Il venerdì e il sabato suonano FSM, Hutchinson e Gerontocrazia di Riva del Garda, Geisha, Orson e 3 Verticale di Trento e in chiusura le percussioni dei Tamburi Marroni, il reggae dei roveretani Babamandub e dj Corrado dello Spleen dei bei anni. La domenica invece è dedicata alla scena del rock indipendente italiana: aprono i Mauser 75 di Arco (gli S.d.A. sotto mentite spoglie), Anteo di Verona, Supercanifradiciadespiaredosi di Trento, Sedia di Ancona, dall’etichetta milanese Wallace Records, GI Joe di Conegliano Veneto della Fooltribe Records e Red Worm’s Farm di Padova, alfieri della nuova etichetta RobotRadio di Stefano Paternoster. L’accoglienza del festival è un tripudio di voci positive, poiché apre

ad un mondo musicale diverso per quella prima metà degli anni 2000, quando solo Mercurio osava portare buona musica all’aperto. Le dinamiche dell’organizzazione permettono anche una aggregazione del gruppo di ragazzi che fanno parte dell’associazione, attorno al presidente Matteo Cretti: la macchina organizzativa si consolida e prendono vigore idee fino a quel momento solo abbozzate. Oltrasuoni nel corso degli anni seguenti assume dimensioni via via sempre più interessanti: dal 2004 ad oggi si sono esibite sul palco circa 80 bands, più o meno famose, provenienti da tutto il mondo: gli americani New York Ska Jazz Ensemble, il punk di H2O e Civet, ma soprattutto i Mondo Generator di Nick Olivieri, storico membro di gruppi di fama mondiale come Kyuss e Queens of the Stone Age. Anche altri paesi vengono rappresentati durante le varie edizioni del festival: il Canada con Dave Rave e Mahones, l’Australia con gli Hy-test, la Danimarca con i Powersolo e la Francia con i Parlor Snakes. Tra gli italiani invece, solo per citarne alcuni, ci sono il Teatro degli Orrori, Statuto, Calibro 35, Bud Spencer Blues Explosion e Cut. Il festival diventa così un riferimento, un appuntamento annuale

immancabile, per gli appassionati di musica underground, anno dopo anno avvicinandosi sempre più alla decima edizione. Sul fronte dell'ex-C, la vecchia canonica di Pietramurata, alla fine del 2004 non c’è ancora nessuna certezza per il futuro. La voglia di collaborare e di organizzare feste spinge comunque i ragazzi della Sonà a riprendere in mano la situazione, nonostante le deboli rassicurazioni da parte del comune che i lavori non sarebbero iniziati prima del 2005. Inoltre l’imminente scadenza elettorale non permette all’amministrazione di sbilanciarsi sui tempi. Tuttavia l’associazione, forte del nuovo e consolidato gruppo di aiutanti, decide di mettere in piedi presso l'ex canonica la prima “stagione” di eventi vera e propria, aprendo definitivamente tutto il terzo piano. Il primo sconfinamento in quella parte dell’edificio avviene nella piccola saletta in cima alle scale, soprannominata FantaGuz: al suo interno si ritrovano ogni martedì sera i buontemponi del Fantacalcio, tra i quali molti membri della Sonà. Sempre in collaborazione con gli S.d.A. si ricomincia dunque a far festa il 23 ottobre 2004. Il compleanno del chitarrista della band Stefano Carloni, viene mascherato con l’inizio di quella che sarà una

prima stagione memorabile. A quel “Birthday Party – Oh Flames” si esibiranno gruppi delle sale prove come Bullmastiff e Figli di Alex, oltre a S.d.a., e i trentini Orson e Supercanifradiciadespiaredosi, reduci dal primo Oltrasuoni. Il successo dell’evento fa intendere la bontà

dell’idea di proseguire su New York Ska Jazz Ensemble live a Oltrasuoni

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questa strada: nasce il Sonà Club. La prima tessera per accedere riporta come immagine lo spazio, poiché la pressione che la demolizione dello stabile sarà imminente, rende vitale la necessità di un nuovo spazio, di questo in sostanza c’è bisogno. La grande novità del nuovo corso è sicuramente il terzo piano, dove prende vita quello che sarà il “protettore” della Sonà: Mr. Berlanda. Si tratta di un fantasma che la famiglia che ha occupato questo appartamento prima che fosse venduto, ha lasciato qui dopo il trasloco. In quella prima festa, sta dormendo comodamente nella sua stanzetta da letto, meticolosamente ricreata dal presidente Matteo Cretti in una stanza chiusa del terzo piano, e visibile, anzi spiabile, solo attraverso una finestrella ritagliata nella porta. Questa solo la prima di numerose istallazioni artistiche che negli anni si susseguiranno, contribuendo a creare una particolare atmosfera tra quelle mura. Si prosegue il 4 dicembre con il “Goodmorning Party”: c’è il risveglio di Mr. Berlanda, che questa volta può essere osservato mentre fa colazione, a simboleggiare il risveglio e la voglia di sentire musica. Il pubblico via via cresce e si

affeziona al clima che si riesce a creare. Tra quel pubblico c’è già la Sonà di oggi. Suonano Dingo e Nurse di Trento, LaPelle di Bolzano, e Mirsie e The Redrum entrambi di Torino. Questi ultimi, e in particolare il loro cantante Alfonso, lasceranno una profonda traccia della notte passata cercando di dormire nello stabile: tratti indelebili sono visibili ancora oggi sulle mura dell’ex canonica. Al terzo piano viene inaugurato il nuovo bar e la zona djs, che in quell’occasione saranno Pandaisdead e Flower, membri di SdA e Rabbia. I gruppi invitati provenienti da fuori regione, che rimangono al secondo piano a dormire su materassi buttati a terra, rimangono profondamente impressionati dal patry e dall’accoglienza. Dicono di come la Sonà sia un posto unico in Italia per quello che hanno visto in giro ultimamente, e non

saranno i soli a farlo notare anche negli anni successivi. Lo stimolo a proseguire, ora che la strada è aperta, è grande. Il 2005 ricomincia con lo “Space Party” con le ormai vecchie conoscenze GI Joe e Red Worm’s Farm. Un altro successo che viene bissato con il “Galaxy Party”, quando la dimensione del club diventa internazionale: suoneranno infatti i Rollerball di Portland nell’Oregon, in tour nel 2005 con gli Ovo di Bruno Dorella dell’etichetta Bar La Muerte. Insieme a loro Jooklo Duo e la prima uscita degli Huck, ultima evoluzione degli S.d.A. nel territorio della sperimentazione verso Captain Beefheart, che sfocerà in “Gulag Suppe” del 2006. Il club Sonà inizia a strutturarsi un po’ di più, grazie all’apertura di un bar al terzo piano degno di tale nome e all’introduzione

Qui: sopra: il volantino di “Oh Flames”, prima festa targata Sonà/S.d.A. del 2004.

A sinistra: Mr. Berlanda, protettore della Sonà.

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Alcuni dei volantini delle sei stagioni del Sonà Club, dal 2004 al 2009

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ufficiale nel programma delle feste del “divanismo”, concetto legato al “piazzarsi”, tanto caro agli “sdrogi”. Questo solo per descrivere la prima embrionale stagione del Sonà Club, con la nascita di tutti gli elementi che diventeranno poi le peculiarità del luogo, in grado di tirare a sé, ad ogni evento, file di fedeli afecionados. Quella che doveva essere solo una stagione, abbozzata e senza certezze di poter essere replicata, si trasforma in un ciclo di ben sei stagioni, fino alla fine del decennio. Infatti nell’estate del 2005 arriva la sicurezza che l’ex canonica non è affatto in procinto di essere abbattuta: i progetti sono in alto mare e il comune non si è ancora accordato con l’Itea sulla cessione dell’immobile. La Sonà può tirare un sospiro di sollievo e pensare a lungo termine alle organizzazioni delle feste, più o meno mensili, tra ottobre e aprile, che rappresenteranno un impulso fortissimo alla musica e all’aggregazione giovanile della Busa fino alla fine degli anni ‘00. Il nuovo clima di rinascita viene rispecchiato dalla grafica delle nuove tessere (il feto di un bambino in una galassia) e dal nome del primo party della stagione 2005/2006: il “Rebirth Space Party” del 22 ottobre 2005. Da allora fino alla fine del 2009, si susseguiranno oltre 30 eventi, tra situazioni stupefacenti e incredibili bands da tutto il mondo: solo per ricordarne alcuni, citiamo gli americani Old Time Relijum e The Psychic Paramount, gli svizzeri Vialka e Pussy Warmers, i francesi Chevreuil, gli australiani Aidswolf o i belgi Bronze, oltre ad un’enormità di gruppi da tutta Italia, oltre il centinaio, che hanno calcato il palco del Sonà Club solo per una sera. Lo

stabile viene di volta in volta migliorato fino a raggiungere uno stato invidiabile. Viene allestito un bar nella zona concerti, una cucina per i gruppi, un backstage per le attrezzature e il palco viene messo in sicurezza e dotato di un impianto audio all’altezza di un’esibizione rock. Ma niente è per sempre: la magia termina alla fine del 2009, quando la casa viene effettivamente ceduta all’Itea con tanto di atto ufficiale. Il party finale si svolge in due giorni, il 26 e il 27 dicembre 2009, e viene simbolicamente intitolato “Goodbye Mr. B.” (il caro Mr. Berlanda, protettore dell’ex-C),

un arrivederci che lascia aperto uno spiraglio, il presagio che la forza e la magia di quel posto possa ripetersi presto. In molti intervengono all’addio con partecipazione, e nonostante si tratti di una festa il clima è malinconico. La consapevolezza che qualcosa sta per finire strappa qualche lacrima ai partecipanti: per molti del pubblico delle feste, il Sonà Club ha rappresentato qualcosa di più di un semplice bar dove spendere un sabato sera. Tutto questo è stato reso possibile grazie ad una studiata e faticosissima gestione da parte dell’associazione ma soprattutto dall’esclusività nell’utilizzo

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dell’edificio: senza questi due ingredienti, la ricetta non sarebbe ripetibile. Per tutti gli altri, i ragazzi dell’associazione e tutte le bands che utilizzavano le sale prove, l’ex-C ha rappresentato una possibilità, di potersi esprimere, di poter crescere musicalmente, di poter incontrare musicisti con cui iniziare nuovi progetti o semplicemente dove stringere amicizie. Uno spazio comune di espressione e aggregazione. I gruppi che hanno utilizzato la casa in molti casi si sono limitati a qualche esibizione nella zona, senza andare più in là; a volte invece hanno raggiunto dei traguardi, nel loro piccolo, invidiabili. Unalima e Figli di Alex ad esempio hanno avuto un attività live intensa anche fuori dal Trentino, nel circuito punk hardcore italico connesso spesso e volentieri coi centri sociali. I secondi in particolare hanno licenziato un paio di cd apprezzati nell’ambiente, prima di dedicarsi ad altri progetti. I membri della band infatti hanno dato vita ad altre formazioni che hanno suonato a Pietramurata: i Rude Runner, freschi di uscita discografica e gli Hardway, anche loro con un paio di dischi all’attivo e con concerti

all’estero, tra Polonia e Svezia. Tra i gruppi che hanno provato nell’ex canonica, quello più importante non solo a livello locale, che ha riscosso più apprezzamenti e raggiunto una certa notorietà nel rock indipendente italiano, sono sicuramente gli Hutchinson, già citati in precedenza parlando del Fonte. Il gruppo nasce intorno al 2000 a Riva del Garda e dopo oltre dieci anni di onorata carriera può contare tre uscite discografiche recensite sulle maggiori riviste musicali italiane (l’ultima nel 2010, “Clan”, per la nota etichetta milanese Wallace

Records) e numerosi concerti nel nord e centro Italia, in festival e importanti locali di musica alternativa. Il sound degli Hutchinson ha la peculiarità di sfuggire alle classificazioni canoniche, facendo riecheggiare diversi lidi musicali. Se i ritmi sincopati del funk anni ’70 sono il tappeto su cui si stende la loro musica, l’approccio rimane noise e le strutture delle canzoni ossessive ed irregolari. Nonostante l’assenza di una voce, le continue digressioni e cambi di direzione catturano l’ascoltatore in una trance funk psichedelica.

Uno scatto della band rivana The Hutchinson

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Isole Galleggianti, festa europea della musica, associazione

Warning, Sonario Cercare di ripercorrere la storia del rock alto gardesano degli ultimi vent’anni anni non è stato semplice e sicuramente qualcosa è sfuggito alla ricerca. L’era pre internet è come un medioevo lontano e tenebroso, che ha lasciato poche tracce. Le bands, i concerti e le occasioni in generale, nelle quali è stato possibile ascoltare e godere musica rock nel suo senso più ampio e generale sono state molte e provenienti dagli impulsi più diversi. Le istantanee di tutti questi anni di eventi riportano alla luce serate dimenticate, che non ci aspetteremmo, che diamo ormai per scontate. Come i Morticia’s Lovers nel campetto da basket del A.Gio di Arco, davanti a dieci persone, o gli F.s.m. travestiti da Kiss che si esibiscono sopra un carro alla festa di Carnevale di Dro, o ancora il concerto nella veranda di viale delle Palme ad Arco, organizzato dalla Alza il Volume. Nel cercare di rievocarne alcune, elencheremo in un compendio finale tutto quello che è rimasto fuori dalla trattazione precedente. Per gli anni ’90, da ricordare la serata finale del Drodesera festival, che ogni anno offriva un concerto, nel cortile delle scuole medie di Dro. Nel corso delle varie edizioni sono stati invitati dei musicisti di rilievo come Sangue Misto e Vinicio Caposella, per non dimenticare il concerto di Goran Bregovic sul castello di Arco nel 2000. O le feste dell’unità, tra l’area ex Cattoi di Riva del Garda e lo spazio dietro la piscina di Prabi, ad Arco, anche qui con numerosi gruppi da fuori che hanno avuto la possibilità di esibirsi. O ancora, tra la fine dei ’90 e gli inizi del 2000, le

sporadiche serate di concerto, alcune memorabili, presso la taverna di Camelot, in piazza Marchetti ad Arco. Le iniziative più importanti però, in grado talvolta di portare grandi nomi della musica rock nella zona, sono state quelle nate grazie allo spirito collaborativo o alla voglia di partecipare di varie entità e associazioni, in concerto tra loro. Tra queste vanno ricordate le due edizioni di “Isole galleggianti” nel 2004 e nel 2005, presso la Baltera e il Palacongressi di Riva del Garda: due mega concerti nati su iniziativa del Centro Culturale S. Chiara di Trento, che hanno saputo attirare migliaia di persone grazie a nomi di richiamo come Marlene

Kuntz, Asian Dub Fondation, Negrita, Roy Paci e Ska J. Le associazioni della zona coinvolte nell’organizzazione dell’evento sono state moltissime, facendo emergere una sorta di sinergia latente, in parte legata alla comunanza d’intenti e alla condivisione di problematiche che riguardano un po’ tutti quelli che organizzano un concerto rock. Ma la manifestazione musicale che in assoluto ha visto la partecipazione di più soggetti

e associazioni è sicuramente la festa della musica europea, che si svolge in numerose città europee ogni 21 giugno. L’idea alla base è quella di festeggiare il solstizio d’estate permettendo a tutti di esibirsi, utilizzando ogni angolo della città. L’Associazione Festa della Musica Europea muove i primi passi grazie a Sabine, una ragazza francese che nel 2004 riesce a portare anche ad Arco questo evento e con lui la musica in ogni strada. Il centro

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storico del paese viene preso letteralmente d’assalto da gruppi musicali, bande, cori, orchestranti, allievi di scuole musicali e semplici appassionati di musica. Grazie alla pluralità dei palchi disponibili, le associazioni da sempre hanno contribuito ad allestirne alcuni occupandosi di programmarne l’offerta musicale. L’associazione Warning di Riva del Garda ad esempio, si è data molto da fare nella gestione di un palco e

talvolta più d’uno all’interno della manifestazione. Nata nel 2007, l’associazione ha accumulato nei pochi anni di esistenza un esperienza invidiabile nell’organizzazione di eventi, riuscendo ad allestire annualmente un torneo di calcio saponato e un beach party, ma soprattutto dei grossi concerti rock: alle loro feste, Warning Day ad aprile e B Days in agosto, si sono esibiti musicisti del calibro di Linea 77, Meganoidi,

Vallanzaska, A Classic Education e Alex Neri (Planet Funk), tutti molto conosciuti e stimati nel panorama italiano. Per quanto riguarda la festa della musica, Warning si è occupata di organizzare sia un concerto acustico nella cornice del parco arciducale, sia un concerto rock, a chiusura della manifestazione, presso il Climbing Stadium a Prabi. Il compito di chiudere la festa con un concerto di peso è passato poi, dal 2009, all’associazione Sonà, che allestisce il grande palco nel Foro Boario di Arco in quello che viene soprannominato il “Sonario, il foro del Rock”. Negli ultimi tre anni sono passati su quel palco i canadesi Big John Bates & the Voodoo Dollz, i californiani Woolly Bandits e gli svizzeri Slam & Howie, donando ancora una volta internazionalità a un evento che dovrebbe infatti essere europeo. Il pubblico partecipante cresce di anno in anno: si stimano in 20000 le presenze delle ultime edizioni. Gli anni ’00 si concludono in bellezza con una serie di concerti e feste mozzafiato ancora in corso presso l’Hotel Ciclamino di Pietramurata, dove hanno trovato casa prima Big Cigar Promotion, una costola dell’associazione Sonà dedita alla musica anni ’50, e poi Cosmopolitan Greetings, sempre alla ricerca di luoghi dove poter far suonare bands italiane e internazionali. Grazie a questo spazio e alla dedizione dell’associazione è nato un festival riservato alla musica anni ’60, beat e soul, che arriva quest’anno alla quinta edizione, il Ciclamino Beat.

Qui sopra il volantino del “Sonario” del 2009. In cima A sinistra, dall’alto: il

volantino della prima edizione di “Isole Galleggianti” e sotto quello del Warning

Day 2010