roccaforti dei pirati

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1 ROCCAFORTI DEI PIRATI [SOTTO L’INSEGNA DEL RE DELLA MORTE] 2 -LA STORIA INTERNAZIONALE DELLA PIRATERIA- UNA STORIA LIBERTARIA ED ANARCHICA

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Storia internazionale della pirateria, una storia libertaria ed anarchica.

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ROCCAFORTI

DEI PIRATI

[SOTTO L’INSEGNA DEL RE DELLA MORTE]

2

-LA STORIA INTERNAZIONALE DELLA PIRATERIA-

UNA STORIA LIBERTARIA ED ANARCHICA

Page 2: Roccaforti Dei Pirati

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INTRODUZIONE:

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Il fenomeno della pirateria è antico e le prime

scorrerie via mare si perdono nella notte dei tempi, diffuso in tutto il mondo caratterizzò la storia della marineria fin dai suo albori, vi sono esempi di pirati nel mondo classico tra i Greci e i Romani, quando al tempo gli Etruschi erano conosciuti con l'epiteto greco Thyrrenoi, da cui poi deriva Mar Tirreno e avevano la fama di pirati efferati; altri esempi furono nell’alto medioevo i Vichinghi, nel basso medioevo fino al rinascimento i Barbareschi ed i pirati Saraceni.

Il Mar Mediterraneo vide sorgere e consolidarsi alcune fra le più antiche civiltà del mondo ma nello stesso tempo, le sue acque erano percorse anche dai predoni del mare. I primi ad usufruire di veri e propri atti di pirateria furono i Fenici, dal greco antico Phoinikes detti anche Siloni originari della terra di “Canaan” (odierno Libano) e conterranei di Ittiti ed Ebrei.

Essi erano grandi navigatori e non potendosi espandere nell’entroterra per la vicinanza di popoli più organizzati militarmente, si videro costretti ad intraprendere la ricerca di nuove terre per potenziare gli scambi commerciali, per fare ciò costruirono leggere e veloci navi di cedro grazie

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alla grande quantità di legname che offrivano i boschi sulle pendici dei monti attorno alla costa.

L'Egeo, un golfo orientale del Mediterraneo e culla della civiltà greca, era un luogo ideale per i pirati, che si nascondevano con facilità tra le migliaia di isole e insenature, dalle quali potevano avvistare e depredare le navi mercantili di passaggio.

Le azioni di pirateria erano inoltre rese meno difficoltose dal fatto che le navi mercantili navigavano vicino alla costa e non si avventuravano mai in mare aperto. L'attesa dei pirati, su una rotta battuta da navi cariche di mercanzie, era sempre ricompensata da un

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bottino favoloso. I pirati attaccavano spesso anche i villaggi e ne catturavano gli abitanti per chiedere un riscatto o per rivenderli come schiavi. Man mano che le città-stato della Grecia crebbero in potenza, attrezzarono delle navi scorta per difendersi dalle azioni di pirateria.

Lo stesso Giulio Cesare da giovane dovette pagare un riscatto per essere liberato dalla prigionia dei pirati ellenici, nel 74 a.C., mentre si recava a Rodi incappò in una nave di pirati che lo rapirono portandolo a Farmacussa, nelle isole Sporadi, per avere 20 talenti in cambio. Cesare adirato disse di valerne almeno 50, che avrebbe pagato e poi li avrebbe fatti uccidere. Il riscatto arrivò, Cesare fu

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liberato e diede loro la caccia, li catturò e li fece crocifiggere; ma essendo di buon cuore, prima li fece strangolare per non farli soffrire troppo. La pirateria preromana fu sostanzialmente sconfitta e debellata dal mondo allora conosciuto, nel 67 a.c. in piena epoca imperiale con la decisa operazione militare voluta da Pompeo, mentre con la fine dell’organizzazione militare imperiale nel 340 d.c., tale fenomeno si ripropone in tutta la sua intensità. Sin da tempi remoti le tribù delle coste della Scandinavia una terra che si affaccia sul Mare del Nord, venivano denominate Vichinghi o Normanni (North Man - uomo del Nord) venivano identificati con gli abitanti della Danimarca, della Norvegia e della Svezia settentrionale, una terra poco ospitale dove il mare è caratterizzato da fondali mediamente bassi che, quasi senza digradare si affacciano improvvisamente sulle fosse dell'Oceano. Essi assaltavano e depredavano i mercantili che incontravano sulle proprie rotte e quando cominciarono ad avventurarsi in pieno oceano fu facile per loro saccheggiare anche le coste, per questo motivo furono per secoli malvisti e considerati predoni, pirati e razziatori, erano invece temerari guerrieri e degli abilissimi costruttori di navi, esse erano leggere e veloci e rendevano le loro incursioni devastanti.

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Atlantico.

I vichinghi raggiunsero per mare, luoghi in varie parti del mondo colonizzando Irlanda, Inghilterra, Francia, Spagna, Italia, Islanda, Russia, Groenlandia e spingendosi fino a Terranova in Nord America, addentrandosi anche in zone inesplorate all’interno per via fluviale, per motivi sia commerciali che di conquista.

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Nel 14° sec. il pirata di origine tedesca Klaus Störtebeker sotto contratto di corsa con la corona di Svezia nella società dei Victual Brothers (fratelli degli approvvigionamenti) voluta dalla regina Margherita di Svezia, durante la guerra contro la Danimarca, era infatti il terrore del Baltico tra Amburgo e Danzica egli assaliva ogni imbarcazione incontrasse di fronte a lui sottraendone il carico che portava nel porto di Stoccolma la capitale svedese da tempo assediata.

La statua di Klaus Störtebeker al porto di Amburgo

Un vero e proprio Robin Hood dei mari, al tempo si diceva che per entrare a far parte della sua

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flotta l'aspirante pirata doveva ottemperare ad un singolare rito, egli infatti doveva bere in un solo sorso un gran boccale di birra offerto dal capitano. Furono poi nel periodo tardo medievale, i pirati Saraceni detti anche Barbareschi ad imperversare nel mediterraneo, la propria attività era però rivolta soprattutto nei confronti di navi e città costiere di regni cristiani. Poiché tale attività sovente era incoraggiata e sostenuta dai governi ufficiali dei califfi musulmani specialmente se erano in corso dei conflitti dichiarati, non è per la cronaca sempre agevole discernere gli atti di pirateria da quelli che fossero invece vere e proprie azioni di guerra. L’Arabia prima, con l’espansione del proprio impero religioso, e poi la Turchia poi con i vari imperi post Persiani, dai Selgiuchidi agli Ottomani sono state le potenze contrapposte alla Cristianità erede dell’Impero Romano, esse furono le prime a riesumare la corseria, creando un vero e proprio contratto sottoscritto tra le parti. Da un verso i califfi che richiedevano i servigi, dall’altra i marinai che offrivano la propria audacia e i propri mezzi per ottemperare queste azioni di pionieristica pirateria. A differenza dei predoni preromani e dei primi mori saraceni, essi erano per lo più distintamente e fortemente organizzati anche sotto l’aspetto militare e navale.

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La massima espansione degli atti di pirateria Barbaresca avvenne tra il 15° e il 16° secolo, con le scorrerie del pirata Ariadeno (Khayr Al-Din) detto anche Barbarossa ammiraglio della flotta Ottomana vero e proprio campione della guerra di corsa.

Dalla parte opposta erano i nascenti regni europei, eredi di quello che era il Sacro Romano Impero con il braccio armato e commerciale delle Repubbliche Marinare sviluppatesi in Italia, Amalfi, Pisa ma maggiormente Genova e Venezia

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dovettero per ben 3 secoli aver vita grama sul mediterraneo contro i Saraceni. Tuttavia anche le cristiane repubbliche marittime usavano la corsa a proprio favore per riuscire laddove le normali azioni militari non potevano, il contratto commerciale o militare era sottoscritto tra le parti da atto notarile ed al tempo di S.Marco e della Superba si chiamava commenda. Era nel diritto comune di quel contratto cui due o più persone, alcuni fornendo mezzi materiali ed altri apportando la propria opera, volgessero le proprie energie ad un fine comune, esponendo il conferente dei materiali al solo rischio del capitale conferito.

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In sostanza tale contratto consisteva in un prestito marittimo a tempo, sempre determinato e senza limitazione di rotta, ma in questo prestito, “ad usum cursi” il premio era di gran lunga superiore, arrivando anche al 50% della transazione, ciò senz’altro da porre in corrispettivo al maggior rischio affrontato di ogni merce e tipo di oggetto requisito, dal più semplice ad anche individui da rivendere come schiavi. Ma tratto comune a tutti questi contratti “ad usum cursi” è che l’azione corsara debba svolgersi esclusivamente contro i nemici della Repubblica, qualunque essi siano (anche di un’altra repubblica

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o regno), aspetto importantissimo in quanto tale da giustificare la causa contrattuale sul piano etico, consentendo così di ricomprendere tutte le vicende della guerra da corsa entro i confini della legalità. Ciò fu quindi l’atto originale che per l’occidente generò la guerra di corsa.

La durata del prestito era variabile e prevedeva come termine finale il ritorno della nave in porto, ovvero un termine non correlato a questo, nel caso in cui la nave non fosse utilizzata per una singola crociera ma per una pluralità di sortite. Le basi della corseria erano quindi state gettate non nell’oceano o nei mari del sud, ma nei mari europei come il Mediterraneo ed il Baltico, non dai grandi imperi centrali ma bensì da regni e organismi allora considerati minori o veicoli

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pressoché mercenari ma tuttavia determinanti per le sorti storiche e politiche di quello che sarà il futuro di quegli stessi futuri assetti ed imperi che si instaureranno.

Ma fu nel 17° secolo che nacque la pirateria moderna, la più conosciuta nell'immaginario collettivo, questa generò storicamente ed intrinsecamente una vera e propria età dell’oro, che in questo libro desideriamo descrivere.

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L’ETÀ DELL’ORO DELLA PIRATERIA

Durante “l'età dell'oro” della pirateria, tra il 17° e 18° secolo gli equipaggi composti dai primi ribelli proletari, degli individui esclusi dalla civilizzazione, saccheggiò le vie marittime tra l'Europa e l'America.

Essi operavano da zone franche terrestri, porti liberi, moli e baie, insenature, vere e proprie

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“utopie pirata”, situati sulle isole o lungo le coste fuori dalla portata di qualsiasi civilizzazione.

Da questi luoghi, dove organizzati in mini-anarchie considerate “delle zone d'autonomia temporanea”, essi lanciavano incursioni così proficue che avviarono una crisi imperiale, attaccando gli scambi britannici con le colonie, schiacciando il sistema operativo globale che si stava sviluppando, retto a quel tempo tra l’equilibrio di schiavitù e di colonialismo.

Possiamo facilmente immaginare la vita attraente di un corsaro dei mari, non avendo nulla, da rendere conto a nessuno.

La società euro-americana del 17° e 18° secolo era quella del capitalismo in pieno sviluppo, della guerra, della schiavitù e della sottomissione dei popoli sconfitti, dell’inclusione forzosa delle terre e degli sgomberi coatti delle popolazioni indigene.

La carestia e la miseria della stragrande maggioranza della gente, affiancavano in un raffronto assai disomogeneo, un’opulente ed inimmaginabile ricchezza, contrapposta e distribuita alla sola elite degli aristocratici.

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La chiesa predominava tutti gli aspetti dell'esistenza e le donne avevano poca scelta eccetto la schiavitù maritale.

A quel tempo, se eravate maschi ed in buona salute, potevate essere arruolati di forza nella marina e sopportare condizioni ben peggiori, di quelle che si potevano subire a bordo di una barca pirata:

la limitazione di vita, dei marinai ordinari era aspra e piena di rischi, la loro retribuzione era bassa e perciò la fede in ciò che facevano era debole.

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Le punizioni distribuite dagli ufficiali includevano i ferri, la flagellazione, il passaggio sotto la chiglia, dove la vittima era tratta tramite una fune da un lato all'altro del vascello.

Il passaggio sotto la chiglia, era una punizione che risultava spesso inevitabile.

Come osservato dal dott. Johnson:

“Nessun uomo sarà marinaio senza la possibilità di essere mai andato in prigione; poiché essere imbarcato è come essere in prigione, con la differenza di poter morire annegato…”

Un uomo in prigione ha più spazio, migliori prodotti alimentari per la sussistenza, e generalmente, una migliore vita sociale.

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In opposizione a ciò, i pirati creeranno un mondo che era singolarmente unico, dove avevano possibilità di avere:

“Scelta in se stessi, una sfera di solidarietà e di fraternità, dove condivideranno i rischi ed i guadagni della vita in mare, prendendo collettivamente le decisioni e vivendo per se stessi nel presente, rifiutando di fungere da strumento dei commercianti, perché questi non possano accumulare oltremodo le ricchezze”.

Del resto, lord Vaughan governatore della Giamaica scriveva a proposito dei pirati:

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“Queste Indie sono così vaste e ricche, e questo genere di rapine è così semplice, che fare smettere coloro i quali lo hanno fatto per molto tempo, risulta una delle cose più difficili al mondo”.

L'EMERGENZA DELLA PIRATERIA:

L’era della pirateria euro-americana comincia

con la scoperta del nuovo mondo, con la nascita dell'enorme impero conquistato dagli spagnoli nelle Americhe.

Nuove tecnologie permisero ai viaggi in mare di avere più regolarità e precisione, ed i nuovi imperi che emergevano non erano soltanto basati sul controllo delle terre, ma altrettanto su quello dei mari.

Gli spagnoli costituivano la superpotenza marittima del 16° secolo, ma non restarono a lungo senza concorrenza: i francesi, gli olandesi e gli inglesi si batterono tutti per precedere gli spagnoli nella corsa all'impero.

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In questa ricerca, non esitarono ad attaccare gli spagnoli che tanto odiavano, anche ricorrendo alla

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pirateria, così da riempire le loro casse con le ricchezze che gli ispanici avevano già sottratto agli amerindi.

In tempo di guerra, quest'incursioni erano legittimate come atti corsari, ma il resto del tempo si trattava semplicemente di pirateria di stato (o almeno di una pirateria tollerata, ed anche fortemente incoraggiata).

Nel corso del 17° secolo, gli imperi embrionali contrapposti finirono per superare gli spagnoli e stabilirsi in maniera più diretta nelle zone di influenza.

Grazie alle nuove tecnologie, la navigazione non era più soltanto utilizzata per i prodotti di lusso, ma diventò la base di una rete commerciale internazionale essenziale nell'origine e lo sviluppo del capitalismo.

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L'espansione massiccia del commercio marittimo durante questo periodo, creò anche ed in modo spontaneo, una vasta popolazione di marinai, una nuova classe di lavoratori dipendenti che prima di quel secolo non esisteva.

Per molti tra loro, la pirateria sembrava essere una buona alternativa alla dura realtà, delle navi commerciali o da guerra.

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Ma contemporaneamente i nuovi imperi si affermarono ed in particolare l'impero britannico. Fu così che gli atteggiamenti verso la pirateria cambiarono, e i bucanieri ed i filibustieri non convennero più ai freddi commercianti né ai burocrati imperiali, quel vecchio mondo di relazioni commerciali entrò in conflitto violento con quello dei pirati.

La classe dirigente riconosceva che un commercio stabile, ordinato e regolare, serviva molto di più gli interessi di un potere imperiale maturo, molto meglio della pirateria.

Così la pirateria fu costretta ad evolvere tra la fine della 17° e l'inizio del 18° secolo, i pirati non erano più “gentlemen- adventurers” sovvenzionati dallo stato, come Sir Françis Drake, ma degli schiavi in fuga, ribelli, un miscuglio multietnico di proletari rivoltosi.

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I pirati si resero conto mentre restavano molto pochi, che laddove c'era precedentemente la linea di demarcazione tra l’attività commerciale legittima e la pirateria, un confine molto labile peraltro, essi per le loro azioni venivano sempre più considerati solamente come dei grezzi, e pericolosi predatori.

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Poiché la stragrande maggioranza della società respingeva i pirati, essi diventarono sempre più antagonisti di quei modelli di imposizione che la stessa società del tempo offriva, lasciando solo a chi abbracciava la ribellione la sensazione di rifiuto di quel conformismo.

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Da quel momento, i veri pirati erano coloro che respingevano esplicitamente lo stato e le sue leggi, e si dichiaravano in guerra contro di loro.

I pirati erano isolati, cacciati lontano dai centri di potere, inviati nelle colonie americane, che all'origine erano fuori del controllo dello stato e relativamente autonome, ed in seguito costrette a seguire la corrente dominante del commercio imperiale e del governo.

Si sviluppò allora una spirale mortale di violenza incessante, in occasione della quale gli attacchi dello stato comportavano la successiva vendetta dei pirati, e viceversa, questa cosa condusse chi viveva in quei posti, ad una condizione di terrore sempre più maggiore.

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MOLTO CONCIME SUL QUALE

L'INGHILTERRA GETTA I SUOI RIFIUTI

Durante la seconda metà del 17° secolo, le isole

caraibiche costituivano un melting-pot di immigrati ribelli e miserabili che venivano da ogni parte del mondo.

Ci furono migliaia di malfattori e condannati dai vari regni, prigionieri irlandesi, mendicanti di Liverpool, prigionieri realisti scozzesi, i pirati inglesi catturati in alto mare, i banditi imprigionati ai confini scozzesi, poi gli ugonotti francesi in esilio, altri dissidenti religiosi, e prigionieri catturati durante varie insurrezioni e complotti contro i regnanti.

I movimenti rivoluzionari proto-anarchisti della guerra civile di 1640 furono sradicati e superati all'alba della grande epoca della pirateria verso la fine del 17° secolo. Ma ci sono forti possibilità che i Diggers, Ranters, Muggletoniens, uomini della quinta monarchia, ecc. riuscirono a fuggire verso le Americhe ed i Caraibi per ispirare politicamente e filosoficamente o raggiungere questi equipaggi di insorti che erano le prime piraterie.

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In realtà, secondo alcuni documenti, un gruppo di pirati si stabilì in Madagascar in un posto che viene definito “Ranter Bay.”

Dopo la sconfitta del Levellers del 1649, John Lilburne propose di condurre i suoi fedeli verso le Antille, a patto che il governo accettasse di pagare il conto del viaggio.

Sembra anche che Ranters e Diggers restino più a lungo nelle Americhe che in Gran Bretagna almeno fin dal 1690, dove si nota in un

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documento scritto in calce la presenza di Ranters a Long Island.

E’ noto e non affatto sorprendente, che i territori del nuovo mondo erano utilizzati dai britannici come colonie penali per i suoi poveri ed insoddisfatti e ribelli.

Nel 1655, le Barbados erano descritte come “molto concime sul quale l'Inghilterra getta i suoi rifiuti.” Fra quest'indesiderabili si trovavano numerosi “radicals”, coloro che avevano acceso la miccia della rivoluzione del 1640.

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Perrot, il ranter barbuto che rifiutava di radersi per protesta alla potenza inglese, finì alle Barbados, e come lui molti altri, tra i quali l'intellettuale Ranter, Joseph Salmon.

Che i Caraibi siano diventati un porto di radicali non è passato affatto inosservato, nel 1665 Samuel Highland suggerì al Parlamento inglese, di non condannare alla deportazione l'eretico

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quacchero James Nayler, “per paura che egli travi e allontani dalla retta via gli altri coloni”.

È chiaro che allora le nuove colonie britanniche in oriente, erano considerate come un approdo di libertà relativa, religiosa e politica, questo ben aldilà del dominio della legge e dell'autorità imperiale.

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Prima ancora che i commercianti europei, scoprano il commercio di schiavi africani e le possibilità commerciali di navigazione tra l'Africa ed i Caraibi, migliaia di europei derivati dalle classi proletarie e misere, furono inviati verso le nuove colonie come apprendisti domestici, ciò fu a tutti gli effetti un'altra forma di commercio di schiavi.

La sola differenza tra il commercio di apprendisti domestici e di schiavi africani, era che in teoria la schiavitù di quest'immigrati non era considerata eterna ed ereditaria.

Tuttavia, molti tra loro furono sfruttati, truffati o peggio mai retribuiti, ed i loro “contratti” vennero sempre prolungati indefinitamente, con lo scopo di non ottenere mai la loro libertà.

Gli schiavi, che erano investimenti a vita acquistati con monete sonanti, erano spesso trattati meglio degli apprendisti domestici.

Tuttavia, i padroni hanno difficoltà a mantenere i loro servi, che tendevano a adottare lo stile di vita indigena e cercare la libertà nella miriade di isole dei Caraibi, o intorno ad isolate macchie di costa o nella giungla.

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Là, formavano spesso piccole bande o tribù autogestite di estremisti e di fuggitivi, imitando in numerosi modi lo stile di vita degli indigeni che li avevano preceduti.

Questi uomini, marinai e soldati, schiavi ed apprendisti domestici, formavano la base della pirateria dei Caraibi che emerse dal 17° secolo, essi conservarono una volta evoluti, anche in mare la loro struttura tribale egualitaria.

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Il loro numero si accrebbe sempre più di uomini, che si ricongiungeranno sotto la bandiera rossa, allorchè i loro attacchi contro gli spagnoli diventarono sempre più audaci.

Dopo le loro incursioni, riprendevano il cammino verso città come Port Royal in Giamaica, per spendere il loro denaro nelle feste in cui giocavano d’azzardo e bevevano, prima di tornare alla loro vita di cacciatori raccoglitori nelle isole.

C'erano a quel tempo già più di 80000 schiavi neri che lavoravano nelle piantagioni, in preda a sommosse frequenti e sanguinanti, mentre solo alcune centinaia di indiani indigeni vivevano sparsi ancora sulle isole.

Nel 1649, una sommossa di schiavi alle Barbados coincise con il sollevamento dei servi bianchi, nel 1665 seguendo il modello comune, gli Irlandesi si aggiunsero ai neri nella sommossa.

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Ci furono ribellioni simili a Bermuda, a St. Christophe e Montserrat, mentre in Giamaica i ribelli “Monmouthites” deportati si unirono agli indiani “maroons” in sommossa.

Questa accozzaglia di civili fu descritta in 1665 come “selvaggina di braccio a squadra o individui sediziosi, marciti prima dell'ora, pigri al massimo e soltanto buoni per le miniere.”

Una signora colona di Antigua aggiunse “è solo un gruppo di sodomiti.”

Ecco in quale polpettone di disordini sociali, multirazziali e di tensioni, che i Ranters, Diggers e

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Levellers deportati o volontariamente esiliati sarebbero arrivati, ed a partire dal quale la grande epoca della pirateria Euro-americana prese forma con l'emergenza dei bucanieri nei Caraibi verso la metà del 17°secolo.

ARRGH, JIM LAD!

La maggioranza schiacciante delle imbarcazioni

pirata era costituita da vascelli commerciali che vennero catturati, benché un piccolo numero di loro fossero vascelli che dopo un ammutinamento, furono collettivamente presi sotto il controllo dei ribelli.

Secondo “The Jolly Roger” di Patrick Pringle, l'assunzione dei pirati era realizzata soprattutto tra disoccupati, schiavi in fuga e criminali deportati. “L'alto mare contribuiva ad una stabilizzazione istantanea delle diseguaglianze sociali.”

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Numerosi pirati disponevano di un senso raffinato della coscienza di classe; ad esempio, un pirata col nome di capitano Bellamy tenne questo discorso al capitano di una nave mercantile che aveva appena catturato, dopo che lo stesso aveva declinato il suo invito di raggiungere e unirsi all'equipaggio pirata:

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“Poffarbacco! Sono afflitto che non vi lasciano recuperare la vostra corvetta, poiché non mi abbasserei a fare torto a chiunque, quando ciò non è al mio vantaggio; maledetta sia quella barca, dobbiamo colarla a picco, tanto più che potrà esservi utile.

Anche, voi siate maledetto, siete soltanto un damerino sornione, come tutti coloro che si abbassano a essere governati dalle leggi che i ricchi hanno creato per la loro sicurezza, poiché questi codardi non hanno nessun coraggio se non quello di difendere ciò che hanno ottenuto con la truffa; ma che sia maledetta anche questa banda di mascalzoni soggiogati con l’astuzia, e voi anche, che guidate soltanto un’accozzaglia di stupide galline in ammollo.

Ci calunniano, le canaglie, mentre lo fanno differiscono da noi, soltanto perché loro derubano il povero sotto la copertura della legge, in verità è che noi invece saccheggiamo il ricco sotto la protezione del nostro solo coraggio; non fareste meglio a diventare uno dei nostri, piuttosto che leccare il fondo di questi sgradevoli sederi per avere un lavoro?”.

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Quando il capitano rispose che la sua coscienza non gli permetteva di violare le leggi di dio e degli uomini, il pirata Bellamy proseguì:

“Siete la coscienza del male mascalzone, siete maledetto, io sono un principe libero, ed ho tanta autorità sia per fare la guerra al mondo intero, che per quello che ha una flotta di cento navi su mare, ed un esercito di 100.000 uomini sulla terra; ecco ciò che mi dice la mia coscienza!

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Ma non si può discutere con mocciosi piagnucolosi, che permettono ai loro superiori di farsi prendere a calci nel deretano da una parte all’altra del ponte.”

La pirateria era una strategia in uno dei primi cicli della lotta di classe nell'Atlantico, i marinai ricorrevano anche all'ammutinamento, alla diserzione ed ad altre tattiche per sopravvivere e resistere alla loro sorte, i pirati erano probabilmente la sezione più internazionale e militante del proto-proletariato costituita dai marinai del 17° e del 18° secolo.

C'erano ad esempio, fomentatori di disordini seri come Edward Buckmaster, un marinaio che raggiunse l'equipaggio di Kidd nel 1696, che fu fermato ed imprigionato più volte per agitazione e sedizione, o Robert Culliford che condusse molti ammutinamenti, catturando la nave sulla quale egli prestava servizio trasformandola in barca pirata.

In tempo di guerra c'era una grande penuria di mano d'opera qualificata e grazie all’opportunità offerta dalla marina militare, gli imbarcati potevano sperare in salari relativamente elevati

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per i crismi del periodo, anche i corsari beneficiavano dell’opportunità di una libertà relativa e di una possibilità di arricchirsi.

La fine delle guerre ed in particolare della guerra “della regina Anne” che si completò in 1713, mise un gran numero di marinai in disoccupazione e il sovraffollamento degli imbarcati causò un forte ribasso dei salari.

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Ben 40.000 uomini si trovarono senza lavoro alla fine di quella guerra, riempiendo i moli dei porti come Bristol, Porsmouth e New York di fannulloni, ciò significava anche la fine delle corse e la sorte degli ex-corsari che versavano alla disoccupazione, non faceva che aggiungersi all’enorme penuria di lavoro.

La guerra della regina Anne durò 11 anni ed in molti nel 1713 non avevano praticamente conosciuto null’altro che le battaglie ed il saccheggio delle barche, i corsari diventavano così pirati.

La combinazione di migliaia di uomini addestrati ed abituati nella cattura ed il saccheggio delle navi, che si trovano improvvisamente senza lavoro e che devono eseguire compiti sempre più duri e sempre meno pagati, fu esplosiva, per molti la pirateria è stata una delle sole alternative alla carestia.

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LIBERTÈ, EGALITÈ, FRATERNITÈ

Per chi è sfuggito alla disciplina tirannica a bordo

delle navi mercantili, la cosa più sorprendente negli equipaggi pirata era la loro natura anti-autorevole, ogni equipaggio funzionava sotto i termini di articoli scritti, adottati dall'integrità dell'equipaggio e firmato da ciascuno dei suoi membri.

Ad esempio gli articoli dell'equipaggio di Bartholomew Roberts cominciano così:

“Qualsiasi uomo ha voce negli affari in corso; ha diritto di possedere una parte suddivisa in egual misura delle riserve fresche, o dei liquori forti, sottratti in qualsiasi momento e può utilizzarli secondo il suo buon piacere, a meno che una penuria li renda necessari per il bene di tutti, si rende necessario poi il voto in caso di un'eliminazione.”

Gli equipaggi dei pirati Euro-americani formavano realmente una comunità basata su abitudini condivise con tutti, su tutte le navi, perciò i concetti di libertà, uguaglianza e di fraternità si

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sono sviluppati in mare quasi cento anni prima della rivoluzione francese.

Le autorità erano spesso colpite dalle tendenze libertarie di questi pirati, il governatore olandese dell'Isola Maurizio assistette alla riunione di un equipaggio che descrisse così:

“Tutti gli uomini hanno parlato quanto il capitano e ciascuno tra loro porta con sè la sua arma.”

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Questo era ritenuto estremamente una minaccia per l'ordine, nella società europea del tempo, dove le armi da fuoco erano riservate alle classi superiori, evidenziando un importante contrasto

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tra l’organizzazione di bordo delle navi mercantili, dove tutto quello che poteva fungere da armi era sistemato e sigillato, mentre per la marina da guerra dove lo scopo principale degli equipaggi che navigano sui vascelli, era di mantenere gli equilibri tra i marinai, era assolutamente vietato ai non ufficiali e sottufficiali possedere alcun tipo di arma, per cui ogni imbarcato doveva restare al posto di competenza, attraverso regole ferree.

I vascelli pirata invece, operavano a partire dal principio:

“Senza una cattura, senza una retribuzione”, ma quando un vascello era catturato, il bottino era distribuito grazie ad un sistema di divisione, questo genere di sistema era già conosciuto fin dalla navigazione medioevale, ma si estinse gradualmente quando la navigazione diventò un'impresa commerciale ed i marinai, dei lavoratori dipendenti.

Esisteva tra i corsari ed i cacciatori di balene, ma i pirati lo svilupparono sotto la sua forma la più egualitaria, non c'erano divisioni per le proprietà private, né i proprietari, né gli investitori, né i commercianti, non c'erano gerarchie elaborate, di differenziazione di salario, ciascuno che faceva parte dell’impresa e del vascello riceveva una

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parte equa del bottino sottratto ed il capitano generalmente 1 parte e 1/2.

Il naufragio del Whydah, il vascello pirata di Sam Bellamy, che fu scoperto nel 1984, è una prova evidente di questo discorso dell’equità, infatti fra gli oggetti trovati, c'erano gioielli rari in oro che provenivano dall’Africa occidentale che furono ritagliati e le cui tacche al coltello molo visibili lasciavano suggerire che si era tentato di dividerli equamente.

La vita dura in mare trasformava l'aiuto reciproco in semplice tattica di sopravvivenza, la solidarietà naturale dei mathurins si perpetuò nell'organizzazione pirata.

I pirati arrivavano spesso “ad un concubinaggio” tra loro, e se uno moriva l'altro recuperava il suo beni, gli articoli delle regole dei pirati includevano così generalmente una forma d'aiuto reciproco dove i marinai feriti incapaci di partecipare al combattimento ricevevano la loro parte come pensione.

I pirati prendevano molto seriamente questo genere di solidarietà, un equipaggio pirata non offriva una compensazione ai suoi feriti soltanto

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quando si accorgeva che a loro non mancava nulla.

Ai sensi degli articoli dell'equipaggio di Batholomew Roberts:

“Se un’uomo dovesse perdere una gamba, o diventare invalido durante il suo servizio, riceverebbe 800 dollari, provenendo dai fondi pubblici, e per i feriti leggeri, un aiuto proporzionale.

E quelli dell'equipaggio di George Lowther:

“Quello che avrà la disgrazia di perdere una gamba, nel tempo del suo impegno, riceverà le Somme di cento cinquanta Sterline, e resterà con la società fino a quando gli converrà.” Questa dopo essere stata una forma di retribuzione egualitaria per il servizio, fu perciò la prima forma di assicurazione su un’eventuale infortunio dovuto ad attività svolta dalle persone, che si possa riscontrare nella storia.

Il capitano di un vascello pirata, a differenza di quelli della marina tradizionale, veniva eletto e poteva essere cambiato in qualsiasi momento per abuso d'autorità, inoltre non usufruiva di privilegi speciali:

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“Qualsiasi altro ufficiale non ha diritto a più (prodotti alimentari) che gli altri uomini, ed anche il capitano non può conservare la sua cabina per lui solo.”

I capitani erano destituiti per codardia, crudeltà e cosa che è rivelatrice, per avere rifiutato “di catturare e saccheggiare vascelli inglesi”, i pirati avevano girato le spalle allo stato ed alle sue leggi e nessuna sensazione di ritorno al patriottismo sarebbe stata tollerata.

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Il capitano aveva solamente il diritto di comandare durante la battaglia, altrimenti tutte le altre decisioni erano prese in consiglio dall'equipaggio intero.

Questa democrazia radicale non era inevitabilmente molto efficace: spesso le barche pirata erravano per i mari senza scopo, fino a che l'equipaggio si decidesse.

All'origine, i bucanieri si attribuirono il nome “di fratelli della costa” un termine adeguato poiché i pirati sulla costa, nelle baie, sui moli e nei porti si trovavano in punti di ritrovo, scambiavano le proprie navi, si raccoglievano tra equipaggi per attacchi combinati e si trovavano tra vecchi amici.

Anche se sembra sorprendente che oltre la dimensione marina, i pirati conservavano il contatto e si incontravano, è invece palese che essi tornassero continuamente verso i diversi “porti liberi” dove erano accolti dai trafficanti del mercato nero che comperavano le loro merci.

Gli equipaggi pirata si riconoscevano tra loro, anche senza l’uso dei tradizionali vessilli, non si attaccavano tra loro e lavoravano spesso insieme

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per rimettere a galla la loro flotta danneggiata nei combattimenti.

Ad esempio, in 1695, gli equipaggi dei capitani Avery, Faro, Want, Maze, Tew e Wake si unirono per effettuare un'incursione sulla flotta del pellegrinaggio annuale verso La Mecca, con le loro sei navi che contenevano almeno 500 uomini.

Si trovavano nei porti anche per festeggiare, come in occasione dei saturnali dove gli equipaggi di Edward Teach (Barbanera) e Charles Vane unirono le loro forze nel 1718 sull'isola di Ocracoke in Carolina del Nord.

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Fu provato anche che esisteva una lingua pirata unica, il che significa che i pirati cercavano di sviluppare una loro cultura, ben distinta, Phillip Ashton che passò sedici mesi nei pirati tra 1722 e 1723, riportò che uno dei suoi rapitori “Secondo l'abitudine dei pirati e nel loro dialetto, mi chiese se volessi firmare i loro articoli.”

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Esiste poi un aneddoto divertente su un prigioniero pirata che salvò la sua vita attraverso un giuramento, ciò suggerisce che una delle particolarità di questa lingua pirata era il libero utilizzo di imprecazioni e di bestemmie.

Con le separazioni e le unioni, e gli uomini che vanno di barca in barca, esisteva un grande continuità fra i diversi equipaggi pirata, che condividevano le stesse culture, le stesse abitudini e che nel tempo svilupparono una coscienza pirata specifica.

La prospettiva che questa Comunità pirata possa assumere una forma permanente, costituiva una minaccia per le autorità che temevano lo sviluppo di un governo repubblicano e democratico nelle regioni disabitate, in cui nessun potere nelle parti del mondo sarebbe riuscito loro a sradicare.

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VENDETTA!

Un aspetto particolarmente importante di ciò che

noi possiamo chiamare “la coscienza pirata” era la vendetta verso i capitani ed i padroni che li avevano sfruttati prima.

Il pirata Howell Davis diceva: “le loro ragioni per diventare pirata erano che volevano vendicarsi dei commercianti abbietti e dei comandanti di vascello crudeli.”

Catturando un commerciante, i pirati gli dirigevano generalmente “la distribuzione della giustizia”, informandosi sul modo in cui, il comandante si comportava con i suoi uomini, e

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quelli, contro il reclamo che era stato depositato, erano frustati e passati alla salamoia.

È interessante notare che la tortura favorita dai pirati inflitta ai capitani catturati, era “il lavoro forzato”, una parola che significava forzare e tormentare letteralmente il malcapitato, oberandolo di ogni tipo di lavoro a bordo, anche molto duro come spostare cannoni, munizioni e palle, issare o dispiegare le vele e imbarcazioni cariche di persone e cose, ed in occasione del quale il colpevole doveva correre in fretta a terminare i vari compiti, per ottemperare alla punizione, attorno alla coperta dal timone fino a prua, circondato dai pirati messi attorno a lui che lo incoraggiavano ad accelerare i tempi, pungendogli il dorso e le terga, per mezzo di punte di sciabole, coltelli, forchette, forcine ecc.

Sembra che i pirati fossero determinati a dare al padrone, la stessa sua medicina che egli aveva fatto assaggiare all’equipaggio finora, con il gusto di fare un circolo vizioso di vendette o un addestramento di disciplina che ricordasse la vita laboriosa e dura del marinaio.

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Il più militante di questi riparatori dei torti dei mari, era certamente Philip Lynne, che fu imprigionaato nel 1726, confessando che aveva ucciso ben 37 padroni di vascelli.

Lo storico radicale Marcus Rediker ha scoperto scritti interessanti sull'interesse dimostrato dai pirati per la punizione, ad esempio nei nomi dati alle loro imbarcazioni, il gruppo di nomi più diffusi erano quello che conteneva la parola revenge (vendetta), come ad esempio Queen Anne's Revenge di Edward Teach, o quello di John Cole, la New York Revenge's Revenge.

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Il capitano delle navi commerciali Thomas Checkley aveva ragione descrivendo i pirati che avevano catturato la sua nave, come se si arrogassero a Robin Hood dei mari.

Ci sono altri indici a proposito di questo episodio sul brigante di Sherwood, nel nome di un altra barca la Little John che apparteneva al pirata John Ward.

Per Peter Lamborn Wilson: “Questo ci dà un'indicazione preziosa sulle sue idee e sull'immagine che aveva di sé: si considerava evidentemente come un tipo di Robin Hood dei mari.

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Alcuni indizi ci suggeriscono del resto che desse ai poveri e che era chiaramente determinato a prendere ai ricchi.„

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La risposta dello stato a questi marinai dei sette mari esultanti e determinati fu brutale ma altrettanto determinata, il crimine della pirateria venne punito con la pena di morte.

I primi anni del 18° secolo trasferiscono agli ufficiali reali ed ai pirati imprigionati un sistema di terrore reciproco, mentre si accentuava l'antagonismo dei pirati per la regola sociale che le autorità erano più che mai determinate invece ad imporre.

Voci vollero che i pirati che avevano tratto vantaggio dal perdono reale del 1698 finissero nel rifiutare i vantaggi del perdono, cosa che non fece altro che aumentare la sfiducia e l'antagonismo tra quei due mondi; i pirati erano risoluti “non ad attendere più offerte di perdono, ma in caso d'attacco, difendersi contro i loro compatrioti senza fede, che cadrebbero assieme a i loro carichi nelle le proprie mani”.

Nel 1722, il capitano Luke Knott si vide accordare 230 sterline per la perdita della sua occupazione dopo avere consegnato 8 pirati, “egli fu obbligato a lasciare il servizio mercantile, con i pirati che lo minacciano di torturarlo a morte se fosse caduto tra le loro mani.”

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Non si trattava in nessun modo alcuna minaccia, nel 1720 i pirati dell'equipaggio di Bartholomew Roberts “bruciarono e distrussero, apertamente e di giorno” dei vascelli sulla strada di Basseterre (St. Kitts) ed ebbero l'audacia di insultare il governatore sig. H.M.Fort, per vendicarsi dell'esecuzione dei loro camerati a Nevis.”

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Roberts inviò in seguito una lettera al governatore di St. Kitts, segnalando che “verrebbero e brucerebbero la città (Sandy Point) per avere appeso i pirati.”

Roberts ebbe anche una bandiera che mostrava su due crani le iscrizioni ABH ed AMH - “A Barbadian's Head„ e “A Martican's Head„ (Tête delle Barbados e Tête della Martinica), più tardi nel corso di quell’anno, diede corpo alla sua vendetta contro queste due isole impiccando il governatore della Martinica sull’estremità dell’albero maestro.

Poiché molti premi venivano offerti per la cattura dei pirati, questi risposero offrendo ricompense anche per la cattura di alcuni personaggi dei governi e delle marinerie ufficiali.

E quando i pirati erano catturati o messi a morte per esecuzione capitale, altri equipaggi pirata vendicavano generalmente i loro fratelli, attaccando le città che avevano eseguito le condanne e eliminato i condannati, comprese le imbarcazioni che si trovavano nei loro porti.

Questa forma di solidarietà mostra come si fosse sviluppata una vera comunità pirata, e che coloro che navigavano sotto “l'insegna del re della

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morte„ non si consideravano più come cittadini inglesi, Olandesi, Francesi, ecc. ma come pirati.

PIRATERIA E SCHIAVITÙ

L'età dell'oro della pirateria corrisponde anche ai

“bei giorni” del commercio di schiavi nell'Atlantico, la relazione tra la pirateria ed il commercio di schiavi è complessa ed ambigua.

Alcuni pirati parteciparono al commercio di schiavi ed ebbero lo stesso atteggiamento dei loro compatrioti verso gli Africani di cui si servivano come moneta di scambio, tuttavia, molti pirati non parteciparono direttamente al commercio degli schiavi.

In realtà un grande numero di pirati erano vecchi schiavi che avevano riacquistato la libertà; c'erano molto più neri sulle barche pirata che sulle navi da guerra o commerciali, e secondo gli osservatori, era raro che fossero utilizzati come schiavi. La maggior parte di questi pirati neri erano schiavi in fuga, che raggiungevano i pirati

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nel corso di fortunose fughe dal loro viaggio dall'Africa, o che abbandonavano le piantagioni, molti erano tuttavia inviati come schiavi per lavorare a bordo delle navi.

C'erano alcuni uomini liberi, come “i negri liberi”, dei marinai di Deptford, che nel 1721 si impegnarono in “un ammutinamento perché avevamo troppi ufficiali, e che il lavoro era troppo duro, e così via.”

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La marina in generale offriva più autonomia ai neri, che la vita nelle piantagioni, ma la pirateria in particolare, poteva benché ciò sia molto rischioso per tutti, offrire una possibilità in più di essere libero per un Africano del 18° secolo.

Ad esempio, un quarto dei duecento uomini d'equipaggio del vascello del capitano Bellamy lo “Whydah” era nero, e prove sul naufragio di questa nave pirata nel 1717 a Wellfleet nel Massachusetts, riportano che la maggior parte dei corpi respinti sulla riva erano di neri.

Lo storico della pirateria, Kenneth Kinkor suppose che anche se la Whydah fosse all'origine un negriero, i neri che si trovavano a bordo in occasione del naufragio erano membri dell'equipaggio e non schiavi.

In parte perché i pirati, come altri marinai, “erano arrivati a trovare spregevole la nozione di vita a terra, ed un uomo nero che sapeva trattare le funi ed i nodi era più in grado di guadagnare il rispetto che un uomo vivo a terra che non conoscesse nulla di ciò”.

Secondo Kinkor: “I pirati giudicavano gli Africani sulla loro lingua e le loro attitudini marittime in

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altri termini, sulle loro conoscenze e non sulla loro razza.”

I pirati neri conducevano spesso l'abbordaggio per potere ottenere la presa della nave.

Il vascello pirata Morning Star “aveva un cuoco nero doppiamente armato„ in occasione degli abbordaggi e più di metà degli uomini d'abbordaggio di Edward Condent sul “Drago

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Volante” era nero, alcuni pirati neri poi diventarono secondo ufficiale o capitano.

Ad esempio nel 1699, quando il capitano Kidd gettò l'ancora a New York, due corvette lo attendevano di cui una era “quella di un piccolo uomo nero, che fu poi il secondo ufficiale del capitano Kidd.”

Nel 17° secolo, i neri che si trovavano sulle barche pirata erano giudicati come diversi pirati, perché si pensava che fossero schiavi, ma verso il 18° secolo erano parificati ai loro “fratelli” bianchi.

La sorte più invidiabile che poteva sperare un pirata nero quando era catturato era di essere venduto come schiavo, sia stato lui già affrancato in precedenza o no.

Quando Barbanera fu catturato dalla flotta reale nel 1718, c'erano cinque uomini di equipaggio su 18 che erano neri, e secondo il consiglio del governatore della Virginia i cinque neri erano “altrettanto implicati con il resto dell'equipaggio negli stessi atti di pirateria.”

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Un “malizioso determinato negro” chiamato César fu preso mentre andava fare saltare una nave, piuttosto che, essere catturato e così tornare alla schiavitù.

Nel 1715, il consiglio della colonia della Virginia si preoccupò dei legami tra “la devastazione dei pirati” e “un'insurrezione di negri.”

Aveva ragione di preoccuparsi, nel 1716 gli schiavi di Antigua si mostrarono “molto impudenti insultando il governatore” e si segnalò che un

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buono numero “raggiunse questi pirati che non sembrano fare grande caso delle differenze razziali.”

Questi legami erano transatlantici; estendendosi dal cuore dell'impero, a Londra, fino alle colonie di schiavi delle Americhe o “la costa della schiavitù” in Africa.

Verso il 1720, un gruppo di pirati si stabilisce in Africa Occidentale, raggiungendo e mescolandosi al Kru un popolo dell'Africa occidentale, che viveva in ciò che è attualmente la regione tra la Sierra Leone e la Liberia, si attestano numerosi documenti che descrivono dettagliatamente la loro tecnica di pesca in lunghe piroghe e per avere condotto le sommosse di schiavi quando furono sottomessi.

Questi pirati facevano probabilmente parte dell'equipaggio di Bartholomew Roberts, ed hanno dovuto fuggire nei boschi in occasione dell'attacco della flotta nel 1722.

Quest'alleanza non è così insolita quando si considera che sui 157 uomini che non poterono sfuggire dall’imbarcazione di Roberts, e furono catturati o uccisi a bordo, 45 erano neri probabilmente né pirati, né schiavi, ma marinai

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neri, più generalmente chiamati “grémetes”, marinai africani indipendenti che vengono soprattutto dalla Sierra Leone, e che avrebbero raggiunto i pirati “contro un salario modesto.”

Vediamo là come si stabilirono questi legami e come l'eredità dei pirati fu diffusa anche dopo la sconfitta o la cattura a bordo della barca di Roberts, i “negri” che compongono quest'equipaggio si ammutinarono a causa delle

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cattive condizioni e dei pasti ridotti che proponeva loro la flotta imperiale.

Molti tra loro vissero a lungo come pirati il che significava, ovviamente per loro più libertà e migliori prodotti alimentari.

RITORNARE INDIGENI

Lionel Wafer era un chirurgo francese che

raggiunse un equipaggio di bucanieri ai Caraibi nel 1677, al ritorno di un viaggio dalle Indie orientali, ebbe un incidente e fu recuperato dagli indiani locali, fino ad adottare le loro abitudini.

Ecco la descrizione di questo villaggio, che ne fecero i marinai inglesi: “Io seduto, le gambe incrociate fra gli indiani, secondo le loro abitudini, dipinti come loro, con solo come abito un pareo, e un’anello al naso.

Fu un momento meraviglioso prima che un membro dell'equipaggio, osservandolo più da vicino, esclamò, “ecco il nostro medico, ed immediatamente tutti salutarono il mio arrivo fra loro„.

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Questo genere d'abbandono della civilizzazione, per il modo di vita indigena non era sempre accidentale.

I boucaniers dei Caraibi devono il loro nome, ad una tecnica per affumicare la carne che usavano gli indiani Arawak, all'origine i boucaniers

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occupavano le terre sull'isola di Hispaniola (oggi Haiti e Repubblica Dominicana) che apparteneva alla Spagna, vivevano nello stesso modo cui gli indigeni che li precederono e si girarono verso la pirateria quando gli spagnoli tentarono di eliminarli.

Questo modo di vita indigena e creola, era chiaramente identificato con la pirateria, come i boucaniers di Hispaniola e Tortuga, il principale gruppo di europei installati nel nuovo mondo erano quello dei boscaioli della baia di Campeche (oggi Honduras e Belize), descritto come “un equipaggio di ubriaconi insolenti” che erano considerati dalla maggior parte degli osservatori come fucina di pirati.

Scelsero coscientemente un modo di vita non cumulativo in villaggi comunitari indipendenti alla periferia del mondo, le relazioni dei pirati con gli indigeni che incontravano erano variabili.

Alcuni pirati ne fecero schiavi per ogni specie di compiti, oppure violavano le donne e prendevano ciò che le interessava, in compenso altri pirati, si installavano e si sposavano integrandosi nella società indigena e viceversa integrando gli indigeni nella propria.

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È in particolare in Madagascar, dove i pirati si mescolarono alla popolazione che si sviluppò “una razza di mulatto dalla pelle scura.”

I contatti e gli scambi culturali tra i pirati, i marinai e gli Africani condussero a similarità chiare tra le canzoni di marinai e le coste africane.

Nel 1743, molti marinai passarono alla corte marziale per avere cantato canzoni tribali creole o negre.

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Questo genere di ravvicinamento fu realizzato nelle due direzioni e non era così raro come si potrebbe credere, un pirata del nome di William May, stabilito sull'isola di Johanna nel Madagascar, ricevette una scossa quando uno “dei negri„ si rivolse a lui con un inglese eccellente.

Apprese che l'uomo fu prelevato della sua isola da una nave inglese e che egli visse per un certo periodo a Bethnal Green, Londra, prima di ritornare al suo villaggio di origine.

Il suo nuovo amico gli evitò di essere catturato dagli inglesi e di essere in seguito portato a Bombay per essere giustiziato.

Si tratta di un'immagine classica di ciò che si potrebbe denominare “l'ideologia pirata” che vuole che i pirati si considerino come re liberi, come imperatori individuali ed autonomi.

Questo era in parte dovuto al sogno di ricchezza di Henry Avery egli fu idolatrato per la fortuna enorme che aveva saccheggiato; alcuni pensarono che avesse anche costruito un proprio regno pirata.

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Ci fu tuttavia un pirata che conobbe una sorte ancora più notevole, poiché era stato in origine uno schiavo in Martinica: Abraham Samuel, detto anche “Tolinor Rex” il re di forte delfino.

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Samuel era uno schiavo in fuga che raggiunse l'equipaggio della nave pirata John & Rebecca, di cui diventò anche il secondo.

Nel 1696 i pirati si impossessarono di un importante bottino e decisero di ritirarsi e stabilirsi in Madagascar.

Samuel si trovò nella colonia ex francese di Fort Dauphin in cui la principessa locale lo identificò come il bambino che ebbe da un francese durante l'occupazione della colonia, Samuel si trovò così improvvisamente, ad essere l'erede al trono vacante di quel regno.

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I negrieri ed i commercianti venivano in massa a commerciare con “il re Samuel” che conservava compassione per i suoi camerati pirata, che li autorizzava e li assistiva anche nel saccheggio delle navi commerciali che venivano a commerciare con lui.

Ci furono un certo numero di personaggi simili forse meno conosciuti, nei porti e nelle strade del Madagascar, pirati o negrieri che erano diventati capi locali alla testa di eserciti privati con almeno 500 uomini.

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SESSO, DROGA E ROCK'N'ROLL

I pirati sembravano divertirsi molto, rispetto ai

poveri compagni delle navi da guerra o commerciali. Essi organizzarono diverse feste nel 1669, vicino alla costa di Hispaniola, i bucanieri ubriachi di Henry Morgan fecero saltare in aria una loro nave durante una festa particolarmente orgiastica, che come ogni buon festival pirata incluse i cannoni che sparavano dalla nave per fare spettacolo. E 'probabile che essi abbiano dato fuoco alla polvere nella stiva della nave,

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provocando la sua distruzione. In alcuni porti dove sostavano i marinai, l’alcool "scorreva" a volontà e per molti la promessa di ubriacarsi a bordo era uno dei motivi principali per lasciare la marina mercantile dove invece era vietato, per diventare pirati. Ma questo a volte si rivolse contro di loro, un gruppo di pirati ci mise tre giorni per catturare una nave, non vi erano mai abbastanza giovani uomini a disposizione, perché tutti erano ubriachi.

I marinai in genere detestavano i viaggi senza avere alcoolici, una delle ragioni principali è l’igiene e la conservazione dell'acqua potabile dei tropici che tendeva a ospitare molti pericolosi batteri, anche per la cattiva abitudine di filtrarla con la bocca dei bambini attraverso i denti, facendola ricadere nelle otri e nelle botti generando vere e proprie epidemie.

Una festa pirata non era degna di questo nome senza la musica.

I pirati erano rinomati per il loro amore per la musica e spesso venivano ingaggiati musicisti di per tutta la durata della crociera.

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Durante il processo per l'equipaggio di "Black Bart" di Bartholomew Roberts nel 1722, due uomini sono stati assolti, perché erano solo i musicisti. I pirati sembrano aver usato la musica durante le battaglie, come dichiarato da uno dei due uomini, James White, dicendo che "il suo compito era quello di fare musica a poppa, quando era di scena l'azione.

Per alcuni uomini, la libertà che la pirateria ha offerto all’onore del mondo, era tale che le aveva lasciato un estensione alla sessualità.

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La Società europea di 17 e 18 ° secolo era profondamente anti-gay, la Royal Navy aveva regolarmente condotto campagne di anti-sodomia sulle navi, luoghi dove gli uomini erano confinati per anni.

Tuttavia sulle navi da guerra e commercio, è stata ritenuta incompatibile la comparazione tra il desiderio sessuale e la disciplina di bordo, come ha spiegato il ministro John Flavel per iscritto al rivenditore John Lovering sull'equipaggio:

"La morte del desiderio, è il miglior collocamento (Best Middle) per dare vita al tuo business".

In “sodomia e la tradizione dei Pirati”, B.R. Burg suggerisce che la stragrande maggioranza dei pirati erano gay, e che anche se non vi sono molte prove a sostegno di questa teoria, è chiaro che una soluzione ideale per i pirati omosessuali era il vascello, luogo dove si sentivano più al sicuro, se vogliamo appoggiare questa teoria.

Inoltre, alcuni bucanieri della Tortuga Hispaniola, forse perché isolati e al momento senza alcuna femmina a disposizione, avevano vissuto in una sorta di relazione omosessuale conosciuta come il matelotage (che deriva dal francese "matelot" e potrebbe essere la radice della parola inglese

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"mate", che significa compagno) una condivisione totale di quello che avevano, poi ereditata dai superstiti ed eredi dei propri compagni.

E anche quando le donne avevano aderito ai bucanieri, la matelotage ha continuato, poi un matelot condivise la moglie con il suo partner, ed iniziarono ad esserci relazioni di interscambio.

Louis Le Golif nelle sue Memorie di una Buccaneer aveva denunciato l'omosessualità a Tortuga, dove aveva a impegnarsi in due duelli per tenere a bada due pretendenti pieni d’ardore.

Infine, il governatore francese di Tortuga portò centinaia di prostitute, “sperando di deviare i Buccaneers dalle loro pratiche poco occidentali e così barbaramente incivili”.

Il capitano Robert Culliford era un pirata, "grande partner" di John Swann con il quale viveva, alcuni pirati poi avevano acquistato "bei ragazzi" per renderli loro compagni, su una nave pirata un giovane che ha ammesso di aver avuto una relazione omosessuale è stato messo ai ceppi e abusato (legato schiena all’aria e braghe calate), ma sembra che questa fosse stata un'eccezione, infatti è anche significativo che in ogni

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regolamento pirata, non si riesca a trovare articoli contro la pratica dell'omosessualità.

DONNE PIRATA

La vita in libertà sotto la bandiera nera, il Jolly

Roger , fu a differenza della vita tradizionalmente intesa per le società del tempo, sorprendentemente estesa ad un altro gruppo di ladri dei mari: i pirati donne.

Non era così raro infatti, vedere donne navigare durante i secoli 17° e 18°. C'era una tradizione consolidata di donne che si misero a cercare la loro fortuna travestite da uomini o per seguire i loro mariti o amanti marinai, le donne che per onor di cronaca si conoscono, sono quelle che sono state catturate, esposte o nel peggior dei casi giustiziate.

Le loro sorelle più fortunate hanno navigato in anonimato, ed è per questo che sembra che le donne a bordo di navi pirata fossero poche.

Ciò ironicamente, ha contribuito alla caduta dei pirati, poiché per questo motivo è stato

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relativamente facile per lo stato schiacciare la comunità pirata, ampiamente sparsa per gli oceani e mari del mondo e intrinsecamente fragile per lottare, per rigenerarsi o svilupparsi.

In confronto, i pirati dei mari del sud della Cina che sono stati i più fortunati durarono più a lungo, proprio perché si sono organizzati in gruppi familiari che riunivano uomini, donne e bambini a bordo di navi, così c'era sempre un nuova generazione di pirati pronti a combattere.

Come i pirati in generale, la donna è definita come essere in contraddizione con i rapporti sociali del capitalismo emergente nei secoli 17° e 18°, alcune di esse trovano che la pirateria è un modo di ribellarsi contro l'emergere di ruoli e di generi preconcetti ed imposti.

Ad esempio, Charlotte de Berry, nata in Inghilterra nel 1636, seguì il marito in marina travestita da uomo, quando fu trascinata via su una nave diretta in Africa, guidò un ammutinamento contro il capitano, lo colpì e lo decapitò con un coltello. Divenne capitano pirata, la sua nave navigò lungo la costa d'Africa per catturare i vascelli carichi d’oro. C'erano anche altri pirati donne, meno fortunati, nel 1726 le autorità della Virginia giudicarono una certa Mary

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Harley (o Harvey) e tre uomini per pirateria. I tre uomini sono stati condannati per impiccagione, la Harley fu rilasciata. Thomas, sposo di Mary anch’egli pirata, sfuggì invece alla cattura, Mary e suo marito erano stati deportati nelle colonie un anno prima, tre anni dopo nel 1729, un altro deportato fu processato per pirateria nelle colonie della Virginia. I sei membri di una banda di pirati, tra cui Mary Crickett (o Crichett) e Edmund Williams capo della banda, furono deportati in Virginia nel 1728 per i crimini commessi.

Tuttavia, i pirati donne di cui si sa la maggior parte di notizie sono Anne Bonny e Mary Read. Mary Read ha avuto un figlio illegittimo ed è stato cresciuto dalla madre fino a quando divenne un ragazzo, al fine di impersonare per la sua famiglia, il figlio legittimo tanto desiderato. Essa era diventata molto dura per aver affrontato una vita difficile, era già un adolescente coraggiosa e forte. Mary sembra aver usato una identità maschile e venne arruolato come marinaio su una nave da guerra inglese, e anche come soldato durante la guerra nelle Fiandre.

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Alla fine della guerra, si unì ad una nave diretta nelle Indie Olandesi Occidentali. Quando la sua nave “Calico” fu catturata dai pirati l'equipaggio di Jack Rackham e Anne Bonny, decise di tentare la fortuna coi pirati.

Lei amava la vita e ben presto si innamorò di un membro dell'equipaggio, ma il suo amante durante una disputa con un altro pirata, ha dovuto pagare in base alla loro tradizione, vale a dire di spada e pistola, Mary le salvò la vita combattendo e uccidendo il suo avversario con un

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coltello, dopo averlo causato lei stessa due ore prima.

Anne Bonny era la figlia illegittima di un "servo" Irlandese, cresciuta travestita da ragazzo suo padre sosteneva che fosse il figlio di un genitore cui lui, aveva avuto ordine di custodia.

Poi venne portata a Charleston, South Carolina, dove era più necessario nascondere la sua identità.

Annie era diventata una donna robusta con un corpo fiero e coraggioso, proprio a proposito di ciò, un giorno quando uno dei suoi giovani

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compagni cercava di dormire con lei contro la sua volontà, lo colpì così forte che lo stesso dovette essere costretto per il trauma riportato, a rimanere a letto per molto tempo. Fuggì per cui, ai Caraibi dove si innamorò di un pirata di nome Jack Rackham (così chiamato per i suoi abiti esotici e colorati) capitano del vascello "Calico”.

Anne e "Calico Jack", scoprendo che non potevano liberamente godere della compagnia degli altri membri dell’equipaggio in maniera onesta, decisero di fuggire insieme e godere a scapito del mondo intero.

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Rubarono una nave in porto ferma da diversi anni e Bonny Rackham assecondò il suo amante, che divenne capo di un equipaggio (di cui farà presto parte anche Mary Read vestita da uomo, che si unì a loro dopo la cattura della nave), che eseguì diverse incursioni nei Caraibi e delle acque costiere d'America.

Un testimone al loro processo, una donna di nome Dorothy Thomas, che era stata catturata in precedenza dai pirati, sostenne che le donne "uomini”, indossavano giacche e pantaloni lunghi, e sciarpe legate intorno alla testa, e ognuno di loro aveva un machete e una pistola in mano.

Nonostante il fatto che Read e Bonny indossavano abiti maschili, la loro prigioniera non fu ingannata, proprio "perché sapeva che essendo donna”, non potè fare a meno di, “notare le dimensioni dei loro seni".

Altri prigionieri catturati dai pirati, dissero che Bonny e Read "sono stati entrambi molto licenziosi e sedicenti in pubblico, giurandosi incessantemente di essere sempre pronti e disposti a fare certe cose a bordo".

Entrambe le donne sembrano aver esercitato una certa attitudine al comando nel gruppo, per

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esempio sono state assegnate per fare un abbordaggio, un ruolo assegnato di solito ai più coraggiosi e ai più rispettati membri dell’equipaggio.

Quando i pirati "vedevano una nave, la accostavano per l'attacco, le due donne indossavano abiti maschili, e per tutte le altre occasioni indossavano abiti femminili".

Rackham, Bonny e Read furono catturate in Giamaica nel 1720 da un vascello britannico. L'intero equipaggio era ubriaco (una banalità per i pirati di quel periodo) e nascosto nella stiva, nessuno di loro fatta eccezione per le piratesse Read e Bonny ebbe il coraggio di difendersi.

Nauseata da questo comportamento Mary Read sparò con il fucile sul molo "uccidendo un membro dell'equipaggio e ferendone molti altri."

Diciotto membri dell'equipaggio erano già stati processati e condannati per impiccagione quando le donne arrivarono alla corte. Tre di loro, tra cui Rackham, sono stati successivamente impiccati ed esposti per settimane in pubblica piazza, per servire come monito di educazione morale e di "esempio" per i marinai che passano vicino ai loro corpi in decomposizione.

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Tuttavia, Mary Read in propria difensiva al processo insistì sul fatto che "gli uomini di coraggio" come lei non temevano la morte.

Il coraggio fu la virtù principale dei pirati, perché solo il coraggio ha permesso loro di garantire la propria sopravvivenza.

Jack Rackham fu ad esempio per la seconda capitano del “Calico”, quando il capitano in carica, Charles Vane fu deposto dal suo equipaggio per codardia. Pertanto Rackham visse una fine pietosa, quando gli fu detto da Anne Bonny, sul patibolo prima di essere impiccato, che "se avesse combattuto come un uomo, egli non sarebbe stato impiccato come un cane”.

Bonny e Read sfuggirono all'esecuzione perché "supplicarono di essere in gravidanza, e chiesero ed ottennero pertanto che l'esecuzione fosse ritardata".

MISSON E LIBERTALIA

L'utopia pirata più famosa era quello del

capitano Misson e del suo equipaggio, che stabilì la propria comunità di ideali, la loro utopia senza

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legge detta Libertalia, a nord del Madagascar nel 18° secolo.

Misson era francese, nato in Provenza e quando si trovò a Roma dopo aver lasciato la nave da guerra francese “La Victoire”, perdette la fede disgustato dalla decadenza della Corte papale.

A Roma incontrò Caraccioli un "prete spretato" e fu durante quei lunghi viaggi d'affari senza meta apparente, che si intraprese la discussione e a poco a poco trasformò Misson, e convertì gran parte dell'equipaggio in una sorta di comunismo ateo: "( ...) ha attaccato la questione politica, e ha mostrato al suo pubblico che tutti gli uomini sono nati liberi con diritto di accedere al minimo necessario per vivere tanto quanto l'aria che gli ha permesso di respirare. L (...) l'enorme differenza che esiste tra l'uomo che sguazza nel lusso e quello che si vede immerso nella più nera miseria, è unicamente derivante da avidità e ambizione per una parte, e da una miserabile soggezione dell’altri ".

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Imbarcato intraprese perciò una carriera nella pirateria, l'equipaggio della “Vittoria” con 200 uomini nominò perciò capitano il Misson.

Gli uomini collettivizzeranno ogni saccheggio accumulato dalla nave, decidendo che "tutto sarebbe diventato comune e le decisioni sarebbero state d’ora in poi soggette al voto di tutta la compagnia”.

"Poi hanno iniziato a seguire questa nuova vita di libertà”.

Lungo le coste africane, catturarono una nave negriera olandese, gli schiavi furono liberati e portati a bordo del Victory, Misson dichiarò che:

"il commercio della gente come noi, non avrebbe mai trovato grazia agli occhi della giustizia divina: nessun uomo ha il potere della libertà sopra un altro, che non abbia liberato il collo dal giogo della schiavitù, affermando la propria libertà per schiavizzare gli altri".

In ogni battaglia, l'equipaggio è stato rinforzato da nuove reclute francesi, inglesi e olandesi, così come gli schiavi africani liberati.

Durante la navigazione al largo del Madagascar, Misson scoprì una baia situata in un luogo

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perfettamente nascosto da occhi indiscreti e mappe definite, con il suolo fertile, l'acqua pulita e in cui gli abitanti locali erano amichevoli.

È qui che i pirati di Misson hanno stabilito Libertalia, rinunciando alla loro lingua e situazione personale di inglesi, francesi, olandesi o africani per diventare Liberi.

Hanno creato loro lingua, un misto di dialetti africani poliglotta, combinato con il francese, l'inglese, l'olandese, il portoghese e la lingua nativa del Madagascar.

Poco dopo l'avvio dei lavori per la stabilizzazione della colonia, la Victory incrociò la rotta con il pirata Thomas Tew, che decise di accompagnare e stabilirsi in Libertalia.

Questo tipo di colonia non era una nuova idea per Tew, che aveva già perso in precedenza il suo secondo e 23 membri d'equipaggio, quando tentarono di approdare lungo la costa del Madagascar.

Il Liberi erano "Nemici della schiavitù", decisero di aumentare il loro numero mediante l'acquisizione di un'altra nave di schiavi.

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Lungo la costa dell'Angola, Tew e il suo equipaggio catturarono una nave negriera inglese, con 240 persone a bordo, tra inglesi, ufficiali, sottufficiali e marinai dell’equipaggio, donne e bambini e numerosi schiavi nella sua stiva, vennero liberati tutti.

L'equipaggio si trovò mischiato tra gli schiavi africani liberati dalle loro catene, amici e parenti, e dovettero trattarli con l'onore dovuto alla loro nuova vita di libertà.

I pirati si stabilirono a Libertalia per diventare agricoltori, gestendo il territorio in comune senza "nessun recinto che delimita la proprietà di un uomo in particolare".

Il bottino e il denaro presi in mare, sono "messi in tesoreria comune, il denaro è comunque inutile dove tutto è comune".

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L’IMPERO AL CONTRATTACCO:

LA FINE DELL'ETÀ D'ORO DELLA PIRATERIA

L'età d'oro della pirateria euro-americana si

estendeva all'incirca tra il 1650 e il 1725 con il suo picco intorno al 1720, dove erano particolari le condizioni e le circostanze che hanno portato a questo periodo glorioso in alto mare.

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Questo periodo è iniziato con l'avvento dei bucanieri sull'isola caraibica di Hispaniola e Tortuga, durante la maggior parte del tempo, la pirateria moderna è stata incentrata sui Caraibi, e per ragioni molto convenienti.

Le isole dei Caraibi sono state caratterizzate da un sacco di nascondigli, grotte segrete e zone inesplorate, luoghi in cui i pirati potevano trovare l'acqua e le forniture, rilassarsi e aspettare in sicurezza tempi migliori.

La posizione era perfetta, situata sulla rotta utilizzata dalle flotte delle navi mercantili piene dei pesanti carichi, ed i tesori per la Spagna o il Portogallo.

Dalle rotte del Sud America, il Mar dei Caraibi è stato davvero impossibile da controllare per le marine, la maggior parte delle isole erano disabitate e non appartenevano ancora a nessuno, tutto questo ha promosso la costituzione dei rifugi della pirateria.

Nel 1700 una nuova legge è stata introdotta dagli imperi centrali, permettendo il processo e l'esecuzione rapida anche sul posto dei pirati, ovunque essi si trovino.

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Prima dell'avvento di questa legge, dovevano essere ricondotti a Londra per essere processati e giustiziati con la bassa marea nel porto di Wapping.

La "Legge per la rimozione più efficace della pirateria" ha anche consentito di incrementare l'uso della pena di morte e ha offerto ricompense per ogni resistenza agli attacchi dei pirati, ma ancora più importante, ha sostituito il processo di giurati in un tribunale di ufficiali della Marina (una sorta di corte marziale).

A partire dal 1701 i pirati furono giustiziati in pubblico, essi venivano lasciati appesi dopo l’impiccagione per giorni, venivano poi ricoperti di catrame, (per limitare gli effetti sgradevoli della decomposizione), messi poi in gabbie venivano esposti a monito ed esempio, affinchè nessuno avesse l’audacia di seguirli nella pirateria.

William Kidd fu il primo a subire quella sorte, dopo di lui però, il boia non ebbe nemmeno il tempo di riposare che, tolta la corda dal collo di Kidd, molte altre vittime si susseguirono sul patibolo.

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Il famoso Capitano Kidd è stata una delle prime vittime di questa nuova legge che subì anche una forte accelerazione politica e sociale, per essere applicata. E 'stato impiccato al molo di esecuzione di Wapping, a Londra e secondo le cronache:

“Il suo corpo messo in una gabbia, ricoperto di catrame, era annerito e decadente come una luce di avvertimento sui rischi che i marinai dovevano

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sostenere per resistere alla dura disciplina e per suscitare il terrore a tutti coloro che arrivavano da Tilbury Point”.

Dopo il 1700, grazie a questa nuova legge la guerra contro i pirati venne messa in atto nei confini dell'impero britannico, e non erano certo uno o due cadaveri appesi sul patibolo, ma a volte venti o trenta in una volta.

Nel 1722, nel corso di un caso particolarmente significativo, l'Ammiragliato britannico giudicò 169 componenti dell’equipaggio di Bartholomew Roberts e giustiziò 52 di loro a Cape Coast Castle, sulla costa della Guinea.

I 72 africani che erano a bordo, che fossero liberi o meno, furono venduti come schiavi, alcuni di loro hanno dovuto aspettare molto tempo per affrancarsi.

La scomparsa di queste condizioni favorevoli degli anni d’oro della pirateria, mise fine al regno dei pirati. Con lo sviluppo del capitale nel 17° secolo fu la nascita degli stati moderni, favorito dalle guerre imperiali che hanno rovinato il mondo dal 1688. Per effettuare queste campagne di guerra estese al mondo conosciuto abbiamo assistito ad uno sviluppo coerente ed accentrato del potere

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statale. Quando nel 1713 il trattato di Utrecht pose fine alla guerra tra le nazioni europee, la capacità dello Stato di controllare la pirateria è stato ampliato in maniera massiccia.

La fine della guerra ha anche aiutato le navi da guerra a concentrarsi sulla caccia ai pirati, ma anche migliorare in modo significativo gli interessi commerciali nei Caraibi britannici, che fornisce motivazioni ancora più definite per eseguire tutti questi sforzi.

Mentre il nuovo stato ancora più potente ha consolidato il suo monopolio della violenza, le colonie dovevano agire. Trattare con i pirati e investire monete sonanti per i loro spostamenti era ancora un comportamento comune nelle colonie di quel periodo, molto tempo dopo ciò sarebbe diventato intollerabile in Inghilterra, la questione è stata risolta dall’estensione del potere statale della Patria che ha disciplinato le colonie.

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L'inizio della fine è stata segnata dal ritorno in Giamaica del vecchio pirata Sir Henry Morgan come governatore con l'ordine di distruggere i pirati nel più breve tempo possibile. Le pattuglie navali dell’ex corsaro “traditore” li stanò fuori dai loro rifugi e permise di eliminare i leader con impiccagioni di massa. Infine, la guerra contro i pirati del commercio effettuata grazie alla “Corsa” era diventata troppo di successo per essere tollerata, lo stato l’ha infine combattuta consentendo così alla negoziazione di rendere liberamente e di accumulare capitale, portando ricchezza a commercianti e rendite di Stato attraverso le tasse.

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Se troviamo gli eredi della pirateria libertaria di questa epoca d'oro, non dobbiamo guardare solo verso i pirati moderni, ma piuttosto vedere come la pirateria è stata introdotta nella lotta di classe sui mari. Come lo slancio iniziale della pirateria nei secoli 17° e 18° guidata dai movimenti radicali focalizzati sulla terraferma, come i Levellers, il flusso di idee e pratiche in circolazione sull’oceano Atlantico, emergendo talvolta in luoghi sorprendenti.

Nel 1748, c'è stato un ammutinamento a bordo della HMS Chesterfield , nei pressi di Cape Coast Castle, lungo la costa dell'Africa. Uno dei capi John Place già arrivato lì, era tra coloro che sono stati catturati con Bartolomew Roberts nel 1722.

Questi erano i "vecchi lupi", come John Place che ha saputo vivere la tradizione dei pirati ed ha assicurato la continuità di idee e di pratiche. Gli ammutinati avevano la tradizione pirata "per installare una colonia”.

La parola inglese “To Strike” descrive gli ammutinamenti come risorsa di ribellione estrema al sistema, in particolare il "Grande Ammutinamento" a Spithead e il Nore del 1797, quando i marinai hanno abbassato le vele per

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fermare il flusso incessante del commercio e della macchina da guerra dello stato.

Questi marinai inglesi, irlandesi e africani hanno stabilito il proprio "consiglio" e una "democrazia di bordo" e alcuni anche parlato della creazione di una "nuova colonia" in America e in Madagascar.

EPILOGO:

LA PIRATERIA OGGI

I Pirati hanno prosperato grazie a un vuoto di potere, per un periodo di sconvolgimenti e di guerra che ha dato loro la libertà di vivere realmente al di fuori dalla legge. Con il ritorno della Pace è venuta l'estensione del controllo e il completamento delle possibilità di autonomie pirata.

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Ciò non sorprende se si considera che i periodi di guerra e di disordine hanno spesso incoraggiato l'emergere di esperienze rivoluzionarie, enclave, comuni e anarchia, dai pirati del 17° e 18° secolo, attraverso le rivoluzioni popolari Messicane, la rivolta Franco-Prussiana, i moti italiani tra il 1848-1849, la Comune di Parigi, che presero spunto come per i Diggers durante la guerra civile inglese e i contadini macknovisti in Ucraina durante la rivoluzione russa, e molti altri più o meno fino a quando la Repubblica di Fiume ispirata dall’ideologia pirata venne materializzata da D'Annunzio durante la prima guerra mondiale. In tutto questo, si può vedere che spesso l'esperienza di libertà può trovare in fasi di transizione spazio per prosperare.

La pirateria nel senso più antico del termine prosperò per circa tre millenni, le guerre di corsa si conclusero nel XIX secolo anche grazie all'avvento delle navi a vapore e delle navi della marina inglese e statunitense che per la loro velocità riuscivano a battere le navi pirata che facevano ancora affidamento sulla propulsione a vela. Tuttavia la pirateria è un fenomeno ancora attuale, i pirati del Terzo Millennio non sono poi così diversi dai feroci corsari di un tempo. L'unica

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differenza è che al posto delle spade e dei moschetti loro oggi, hanno a disposizione armi da fuoco automatiche e imbarcazioni potentissime. Solo nelle acque asiatiche il danno procurato alle petroliere, porta container e cargo da questi pirati della nuova generazione può essere stimato intorno ai 16 milioni di euro l'anno. La cronaca giornalistica della pirateria nei mari antistanti la Somalia, il Mozambico e Zanzibar, è rapidamente cresciuta ed è divenuta oggetto dell’attenzione internazionale, questo grazie alla gravità degli atti compiuti, essa coincide poi singolarmente con una ripresa della guerra da corsa. I più feroci sono stati i pirati indonesiani che nell’anno 2000 hanno colpito e depredato ben 86 mercantili e hanno ottenuto il triste primato dei sette mari. Il 2008 rappresenta il momento di maggiore visibilità della pirateria al largo delle coste somale per la frequenza degli attacchi ma soprattutto per il valore delle unità mercantili sequestrate. Sono 177 gli eventi di pirateria registrati nel 2008 di cui 43 hanno condotto al sequestro di unità mercantili. I moderni pirati sono attrezzati con equipaggiamenti sofisticati, dispongono di sistemi di comunicazione satellitari e armi di ogni tipo ed

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in più di una occasione hanno dimostrato capacità ed addestramento di tipo militare che ha fatto supporre il coinvolgimento di gruppi terroristici in cerca di fonti di finanziamento per le loro attività. In un Paese dove il reddito annuo medio è stimato intorno ai 650 dollari, diventa molto forte il richiamo dei compensi dei pirati che possono anche arrivare a 10.000 dollari per un attacco riuscito. L’instabilità interna del Paese ed il conseguente rischio di morire fanno sì che i pericoli connessi alla pirateria siano considerati di poco peggiori rispetto a quelli affrontati quotidianamente. Le organizzazioni pirata proprio per questi motivi, non hanno alcun problema a reclutare sempre nuovi elementi nelle loro fila. Il Golfo di Aden è attraversato da oltre 20.000 navi mercantili ogni anno, la valenza strategica delle merci trasportate su queste rotte è confermata dal fatto che è trasportato circa il 12% del greggio mondiale, senza considerare gli altri idrocarburi e fonti di energia (gas naturale liquefatto, carbone, ecc.). La preoccupante crescita del fenomeno della pirateria al largo delle coste somale ha provocato un aumento sostanziale dei costi di spedizione e dei premi assicurativi ed ha indotto nel contempo le compagnie di navigazione a valutare percorsi alternativi per proteggere le proprie navi.

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Il Golfo di Aden è ormai qualificato dalle compagnie di assicurazione come “area di guerra” alla stregua di Iraq ed Afghanistan ed i costi di assicurazione sono contrattati in segreto con le compagnie di navigazione disciplinando casi diversi a seconda della tipologia di carico. Il sequestro della superpetroliera “Sirius Star” con un quantitativo di greggio del valore di 100 milioni di dollari, appartenente alla compagnia saudita ARAMCO (avvenuto tra l’altro a 450 miglia dalla costa), oltre a mostrare le capacità dei sodalizi criminali attualmente operanti, ha messo drammaticamente in evidenza l’elevato rischio per le forniture di petrolio destinate all’Europa ed il salto di qualità fatto dai pirati colpendo una zona molto sensibile dal punto di vista strategico per l’economia mondiale. Secondo una parte degli economisti la scelta di far circumnavigare l’Africa non è dettata dal pericolo pirati ma da una semplice logica economica considerato che il costo per l’attraversamento del Canale di Suez è talmente elevato che spesso le Compagnie di navigazione preferiscono allungare la rotta specialmente in corrispondenza di periodi in cui è basso il prezzo del greggio. La pirateria oggi, è perseguibile quale crimine di carattere internazionale, in alto mare da parte delle navi da guerra e dalle navi in servizio governativo di qualsiasi nazionalità.

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La Comunità internazionale a seguito dell’incremento degli attacchi si è mobilitata con diverse iniziative finalizzate al dispiegamento di una forza navale destinata a controllare i principali corridoi di traffico. Tuttavia detta mobilitazione navale è diretta soprattutto a garantire il libero svolgimento dei trasporti marittimi assicurando la sicurezza della navigazione e non mira a debellare il fenomeno nella sua interezza tenendo conto che, esso è molto più ampio e soprattutto collegato al disordine ed al caos politico vigente in Somalia. Nel corso del 2011 sono stati numerosi gli attacchi dei pirati a mercantili di bandiera italiana, con sequestri del carico e dell’equipaggio, e richieste di riscatto alle compagnie armatrici di bandiera e allo stato italiano. Molte sono state le famiglie dei sequestrati che hanno sofferto quest’imprevisto.

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Attacchi dei pirati a imbarcazioni battenti bandiera italiana all’11 Ottobre

2011

Il contrasto della pirateria prende originalmente la forma di “campagna” militare condotta dagli imperi marittimi in difesa dei propri interessi commerciali e coloniali precede di svariati secoli la previsione della repressione penale universale negli ordinamenti nazionali. Alla stessa ha fatto seguito

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l’internazionalizzazione dell’impegno con la Convenzione di Washington del 1922, il progetto della Società delle Nazioni del 1924, la convenzione di Ginevra sull’alto mare del 1958 e, infine dalla Convenzione di Montego Bay del 1982.

Tuttavia nonostante siano esse ancora combattute ed osteggiate, con innumerevoli azioni e leggi che cerchino di contrastarle aspramente, ancora una volta nella storia si ripetono eventi, episodi e spazi per la proliferazione di autonomie pirata e pensieri libertari derivati da esse anche nel 3° millennio.

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Roccaforti Pirata è stata pubblicata sulla rivista Do or Die n. 8 (2001).

Traduzione italiana a cura di Paolo Bongiovanni (2011)

Do or Die è un gruppo libertario che pubblica la rivista inglese di ecologia

radicale con lo stesso nome.

Per maggiori informazioni:

http://www.eco-action.org/dod/index.html

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