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PROGETTISTA COMMESSA NR/13087 UNITÀ 00 LOCALITA’ REGIONE VENETO PROVINCIA DI VERONA SPC. 00-RT-E-5060 MET. CREMONA – MESTRE – VAR. TR. SAN BONIFACIO OVEST DN 400 Pagina 1 di 25 Rev. 1 Rif. TFM: 011302-00-RT-E-5060 CENT.MDT.GG.GEN.09650 REV. 00 File dati: 13087-00-rt-e-5060_r1 Documento di proprietà Snam Rete Gas. La Società tutelerà i propri diritti in sede civile e penale a termini di legge. PROVINCIA DI VERONA METANODOTTO CREMONA - MESTRE VARIANTE TRATTO SAN BONIFACIO OVEST DN 400 (16”) – DP 64 bar RICOLLEGAMENTO ALL. GRENA DN 100 (4”) DP 64 bar RELAZIONE TECNICO-ILLUSTRATIVA 1 Integrati commenti SRG - Emissione per Permessi M. BELLAGAMBA M. BEGINI F. FERRINI 24/04/14 0 Emissione per Permessi M. BELLAGAMBA M. BEGINI F. FERRINI 10/12/13 Rev. Descrizione Elaborato Verificato Approvato Autorizzat o Data

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PROVINCIA DI VERONA

METANODOTTO CREMONA - MESTRE VARIANTE TRATTO SAN BONIFACIO OVEST

DN 400 (16”) – DP 64 bar

RICOLLEGAMENTO ALL. GRENA DN 100 (4”) DP 64 bar

RELAZIONE TECNICO-ILLUSTRATIVA

1 Integrati commenti SRG - Emissione per Permessi M. BELLAGAMBA M. BEGINI F. FERRINI 24/04/14

0 Emissione per Permessi M. BELLAGAMBA M. BEGINI F. FERRINI 10/12/13

Rev. Descrizione Elaborato Verificato Approvato Autorizzato

Data

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INDICE

1 OPERE COSTITUENTI IL PROGETTO 4 1.1 Gasdotti 4 1.2 Manufatti 4

2 CRITERI DI SCELTA PROGETTUALE 4 2.1 Direttrice di base 4 2.2 Criteri progettuali di base 5 2.3 Fascia di vincolo 5 2.4 Descrizione dei tracciati 6

3 NORMATIVA DI RIFERIMENTO 7

4 CARATTERISTICHE DELL’OPERA 10 4.1 Linea 10 4.2 Protezione anticorrosiva 11 4.3 Impianti 11

5 FASI DI REALIZZAZIONE DELL’OPERA 12 5.1 Fasi di costruzione 12 5.2 Realizzazione di infrastrutture provvisorie 12 5.3 Apertura della fascia di lavoro 12 5.4 Sfilamento dei tubi lungo la fascia di lavoro 13 5.5 Saldatura di linea 13 5.6 Scavo della trincea 14 5.7 Rivestimento dei giunti 14 5.8 Posa della condotta 14 5.9 Rinterro della condotta e posa del cavo telecontrollo 14 5.10 Realizzazione degli attraversamenti 14 5.11 Realizzazione degli impianti 18 5.12 Collaudo idraulico, collegamento e controllo della condotta 19 5.13 Esecuzione dei ripristini 19

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6 STRUMENTI DI TUTELA E PIANIFICAZIONE TERRITORIALE 20 6.1 Strumenti di Tutela e Pianificazione Comunale (P.R.G.) 20 6.2 Conclusioni 21

7 ASPETTI AMBIENTALI 22 7.1 Caratteri geomorfologici dell’area di intervento 22 7.2 Vegetazione ed uso del suolo 22 7.3 Paesaggio 22

8 OPERE DI RIPRISTINO 23 8.1 Ripristini morfologici e idraulici 23 8.2 Ripristini idrogeologici 24 8.3 Ripristini vegetazionali 24

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1 OPERE COSTITUENTI IL PROGETTO

1.1 Gasdotti

I gasdotti sono costituiti da tubazioni interrate corredate dai relativi accessori, quali: piantane e armadietti per apparecchiature di controllo della protezione catodica; tubi di sfiato, cartelli segnalatori, ecc.

1.2 Manufatti

I manufatti fuori terra sono generalmente delle aree recintate per il contenimento delle apparecchiature di intercettazione (valvole di linea, punti di stacco e punti di consegna). Tali aree impianto, ubicate in luoghi accessibili con i mezzi del personale addetto alla manutenzione, sono normalmente costituite da una recinzione in pannelli di grigliato metallico collocati su un cordolo in calcestruzzo, al cui interno sono collocate le tubazioni interrate, ad esclusione della tubazione di scarico dei gas in atmosfera (attivata, eccezionalmente, per operazioni di manutenzione straordinaria e per la prima messa in esercizio della condotta) e della sua opera di sostegno. Gli impianti comprendono inoltre valvole di intercettazione interrate, apparecchiature per la protezione elettrica della condotta ed un fabbricato per il ricovero delle apparecchiature e dell'eventuale strumentazione di controllo. Altri manufatti, quando necessari, servono per la protezione della tubazione e dei terreni circostanti. Essi consistono generalmente in opere di sostegno e di difesa idraulica.

2 CRITERI DI SCELTA PROGETTUALE

2.1 Direttrice di base

Lo studio del tracciato inizia con l’esame della rete di metanodotti esistenti su una base cartografica a grande scala e con l’individuazione geografica dei punti di partenza e arrivo. L’analisi delle caratteristiche tecniche della rete, quali, diametro delle tubazioni, portata, pressione di esercizio, presenza di punti di stacco esistenti, ha evidenziato il tratto di rete da potenziare e i punti di collegamento per la chiusura della rete. I tracciati dei metanodotti in oggetto si sviluppano tenendo in considerazione l’esistenza di corridoi tecnologici esistenti, quali metanodotti / oleodotti, linee elettriche ad alta tensione ed altre infrastrutture, oltre a sfruttare, dove possibile, la sostituzione di gasdotti esistenti. La definizione dei tracciati è stata comunque condizionata dalla forte urbanizzazione del territorio che, in alcuni tratti, ha visto il diffondersi di nuclei abitati lungo le principali arterie viarie che si dipartono dai centri abitati.

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2.2 Criteri progettuali di base

Sulla base della direttrice individuata, i tracciati di progetto sono stati definiti nel rispetto di quanto disposto dal DM del 17.04.2008 “Regola tecnica per la progettazione, costruzione, collaudo, esercizio e sorveglianza delle opere e degli impianti di trasporto di gas naturale con densità non superiore a 0,8”, della legislazione vigente e della normativa tecnica relativa alla progettazione di queste opere, applicando i seguenti criteri di buona progettazione: 1. Favorire l’utilizzo ed il consolidamento dei corridoi tecnologici occupati dai

metanodotti esistenti, sfruttandone il parallelismo; 2. Scegliere il tracciato nell’ottica di poter, a fine lavori, ripristinare al meglio le aree

attraversate, ristabilendo le condizioni morfologiche e di uso del suolo originarie; 3. Ubicare il tracciato lontano dai nuclei abitati e, ove possibile, in aree a

destinazione agricola, evitando interferenze con i piani di sviluppo urbanistico e/o industriale;

4. Utilizzare, per quanto possibile, le fasce di servitù già in essere per limitare il peso di nuove servitù alle proprietà private;

5. Evitare le aree interessate da dissesto idrogeologico; 6. Evitare le aree di rispetto di sorgenti e di captazioni di acque ad uso potabile; 7. Evitare i siti inquinati; 8. Evitare o ridurre il più possibile l’attraversamento di aree boscate e di colture di

pregio; 9. Evitare di interessare zone umide, paludose/torbose; 10. Limitare il numero degli attraversamenti fluviali, ubicandoli in zone

idrograficamente stabili, prevedendo le opere di ripristino e regimazione idraulica necessarie;

11. Garantire l’accesso agli impianti e l’operabilità in condizioni di sicurezza al personale preposto all’esercizio ed alla manutenzione.

2.3 Fascia di vincolo

La distanza minima dell’asse del gasdotto dai fabbricati, misurata orizzontalmente ed in senso ortogonale all’asse della condotta, si ricava dal D.M. 17.04.2008. Nel caso specifico le distanze minime proposte sono riportate nel doc. “00-RT-E-5050 Relazione Generale”. Per garantire nel tempo il rispetto della sopra citata distanza, Snam Rete Gas procede alla costituzione consensuale di servitù di metanodotto, consistente nell’impegno della proprietà a non costruire a fronte di indennità monetaria, lasciando inalterate le possibilità di utilizzo agricolo dei fondi asserviti (servitù non aedificandi).

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Nel caso in cui non si raggiunga, con i proprietari dei fondi, l’accordo bonario, si procede alla richiesta di imposizione coattiva di servitù, eventualmente preceduta dall’occupazione d’urgenza, delle aree necessarie alla realizzazione delle opere.

2.4 Descrizione dei tracciati

Variante met. Cremona – Mestre tratto San Bonifacio Ovest DN 400 (16’’), DP 64 bar

Il tracciato della variante in progetto si stacca a valle dell’esistente impianto PIDI 5018/53.0.1. Il gasdotto si posiziona in parallelo 10 m a sinistra senso gas rispetto all’esistente metanodotto Cremona-Mestre. Percorsi circa 450 m in attraversa tramite trivellazione orizzontale controllata (T.O.C.) la tubazione da dismettere, il sistema di confluenze tra rogge e scoli e la S.P. 38 – Calmiero S. Stefano di Zimella. Immediatamente all’uscita della T.O.C. verrà il realizzato il PIDS/C da cui si partirà il Met. Ricollegamento All. Grena DN 100. Attraversata la S.R. 38 (in trivellazione), il tracciato si posiziona parallelamente alla strada regionale fino ad incontrare il torrente Alpone, contenuto da imponenti rilevati arginali, che verrà attraversato anch’esso con una T.O.C. Superato il torrente il tracciato devia verso nord, percorrendo ancora i campi agricoli racchiusi tra la S.R. 38 e l’abitato di San Bonifacio, fino ad incontrare lo Scolo Palu, che canalizza le acque afferenti al Depuratore. Attraversato a cielo aperto il canale il metanodotto entra nella zona urbana, posizionandosi sotto strada in cunicolo di protezione fino a ricollegarsi in prossimità di viale Fontanelle all’esistente. Tabella 2.4/A - Limiti amministrativi - territori comunali interessati dal Met. “Variante met. Cremona-Mestre tr. San Bonifacio Ovest” DN 400 (16”), DP 64 bar

Comune

da km

a km Percorrenza totale all’interno del territorio comunale (km)

1 Belfiore 0 0+515 0,515

2 San Bonifacio 0+516 3+777 3,261

Ricollegamento Allacciamento Grena DN 100 (4”) DP 64 bar

Dalla variante al metanodotto Cremona-Mestre, a valle della priamT.O.C. si stacca il collegamento per il Ric.All. Grena, per una lunghezza complessiva di 65 metri, sul quale verrà realizzato l’impianto PIDS/C n.1 situato a lato della strada S.P. 38.

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3 NORMATIVA DI RIFERIMENTO

La progettazione, la costruzione e l’esercizio del metanodotto è disciplinata essenzialmente dalla seguente normativa:

• D.M. 17 aprile 2008 del Ministero dello Sviluppo Economico – Regola Tecnica per la progettazione, costruzione, collaudo, esercizio e sorveglianza delle opere e degli impianti di trasporto di gas naturale con densità non superiore a 0,8;

ESPROPRI

• D.P.R. 08 giugno 2001, n. 327 – Testo Unico delle disposizioni legislative e regolamentari in materia di espropriazione per pubblica utilità;

• D.G.R.V. del 07.08.2006, n. 2607 – Autorizzazione alla costruzione e all'esercizio dei gasdotti di competenza regionale non soggetti a valutazione di impatto ambientale.

• L.R. del 13 Marzo 2009, n. 5 – Modifiche alla Legge Regionale 13 Aprile 2001, n. 11 “Conferimento di funzioni e compiti amministrativi alle Autonomie Locali in attuazione del Decreto Legislativo 31 Marzo 1998, n. 112” in materia di autorizzazione dei gasdotti di interesse Regionale.

AMBIENTE

• R.D. 08 maggio 1904, n. 368 – Testo unico sulle bonifiche delle paludi e dei terreni paludosi;

• R.D. 30 dicembre 1923, n. 3267 - Riordinamento e riforma della legislazione in materia di boschi e di terreni montani;

• D. Lgs. 22 gennaio 2004, n. 42 – Codice dei beni culturali e del paesaggio, ai sensi dell'articolo 10 della legge 06 luglio 2002, n. 137;

• D. Lgs. 03 aprile 2006, n. 152 – Norme in materia ambientale;

• D. Lgs. 16 gennaio 2008, n. 4 - Ulteriori disposizioni correttive ed integrative del D. Lgs. 03 aprile 2006, n. 152, recante norme in materia ambientale;

INTERFERENZE

• D.M. 23 febbraio 71, n. 2445 del Ministero dei Trasporti – Norme tecniche per gli attraversamenti e per i parallelismi di condotte e canali convoglianti liquidi e gas con ferrovie ed altre linee di trasporto;

• Circolare 09 maggio 1972, n. 216/173 dell’Azienda Autonoma FF.S. – Norme tecniche per gli attraversamenti e per i parallelismi di condotte e canali convoglianti gas e liquidi con ferrovie;

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• D.P.R. 11 luglio 1980, n. 753 – Nuove norme in materia di polizia, sicurezza e regolarità dell’esercizio delle ferrovie e di altri servizi di trasporto;

• D.M. 03 agosto 1981 del Ministero dei Trasporti – Distanza minima da osservarsi nelle costruzioni di edifici o manufatti nei confronti delle officine e degli impianti delle FF.S.;

• Circolare 04 luglio 1990, n. 1282 dell’Ente FF.S. – Condizioni generali tecnico/amministrative regolanti i rapporti tra l’ente Ferrovie dello Stato e la SNAM in materia di attraversamenti e parallelismi di linee ferroviarie e relative pertinenze mediante oleodotti, gasdotti, metanodotti ed altre condutture ad essi assimilabili;

• Decreto 10 agosto 2004 del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti – Modifiche alle Norme tecniche per gli attraversamenti e per i parallelismi di condotte e canali convoglianti liquidi e gas con ferrovie ed altre linee di trasporto;

IMPIANTI

• R.D. 11 dicembre 1933, n. 1775 - Testo unico delle disposizioni di legge sulle acque ed impianti elettrici;

• D.M. 22 gennaio 2008, n. 37 – Norme per la sicurezza degli impianti;

STRADE

• R.D. 08 dicembre 1933, n. 1740 – Tutela delle strade;

• D. Lgs. 30 aprile 1992, n. 285 - Nuovo Codice della strada;

• D.P.R. 16 dicembre 1992, n. 495 – Regolamento di esecuzione e di attuazione del Nuovo Codice della strada;

• D. Lgs. 10 settembre 1993, n. 360 – Disposizioni correttive e integrative del codice della strada;

OPERE IDRAULICHE

• R.D. 25 luglio 1904, n. 523 – Testo unico sulle opere idrauliche;

STRUTTURE

• L. 05 novembre 1971, n. 1086 – Norme per la disciplina delle opere in conglomerato cementizio, normale e precompresso, ed a struttura metallica;

• L. 02 febbraio 1974, n. 64 – Provvedimenti per le costruzioni con particolari prescrizioni per le zone sismiche;

• D.M. 11 marzo 1988 del Ministero dei Lavori Pubblici - Norme tecniche riguardanti le indagini sui terreni e sulle rocce, stabilità dei pendii naturali e delle scarpate, criteri generali e prescrizioni per progettazione, esecuzione e collaudo delle opere di sostegno delle terre e delle fondazioni;

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• D.M. 14 febbraio 1992 del Ministero dei Lavori Pubblici - Norme tecniche per l’esecuzione delle opere in cemento armato normale e precompresso e per le strutture metalliche;

• D.P.R. 06 giugno 2001, n. 380 – Testo unico delle disposizioni legislative e regolamentari in materia edilizia;

• O.P.C.M. del 20 marzo 2003, n. 3274 – Primi elementi in materia di criteri generali per la classificazione sismica del territorio nazionale e di normative tecniche per le costruzioni in zona sismica;

• D.M. 14 gennaio 2008 del Ministero delle Infrastrutture – Approvazione delle nuove norme tecniche per le costruzioni;

CAVE

• L. 04 marzo 1958, n. 198 e D.P.R. 09 aprile 1959, n. 128 – Cave e miniere;

AREE MILITARI

• L. 24 dicembre 1976, n. 898 (integrata e modificata da L. 02 maggio 1990, n. 104) – Zone militari;

• D.P.R. 720/79 – Regolamento per l’esecuzione della L. 898/76;

SICUREZZA

• L. 03 agosto 2007, n. 123 – Misure in tema di tutela della salute e della sicurezza sul lavoro e delega al Governo per il riassetto e la riforma della normativa in materia;

• D. Lgs. 09 aprile 2008, n. 81 – Attuazione dell’articolo 1 della legge 03 agosto 2007, n. 123, in materia di tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro.

L’opera è stata, perciò, progettata e sarà realizzata in conformità alle suddette Leggi ed in conformità alla normalizzazione interna SNAM gasdotti, che recepisce i contenuti delle specifiche tecniche nazionali ed internazionali:

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4 CARATTERISTICHE DELL’OPERA

L’opera è progettata conformemente alla “Regola tecnica per la progettazione, costruzione, collaudo, esercizio e sorveglianza delle opere e degli impianti di trasporto di gas naturale con densità non superiore a 0,8”, contenuta nel D.M. 17 aprile 2008 del Ministero dello Sviluppo Economico. La pressione di progetto, adottata per il calcolo dello spessore delle tubazioni è 64 bar con un grado di utilizzazione pari a f = 0,57.

4.1 Linea I gasdotti sono costituiti da una tubazione interrata con una copertura minima di 0,90 m (come previsto dal D.M. 17.04.2008) costituiti da tubi in acciaio saldati di testa. Le tubazioni impiegate saranno in acciaio di qualità e rispondenti a quanto prescritto al punto 2.1 del DM 17.04.2008, ed avranno le seguenti caratteristiche:

VARIANTE MET. CREMONA – MESTRE TR. SAN BONIFACIO OVEST

− Diametro nominale 400 mm (16”); − Materiale: Acciaio EN L360 NB/MB − Tubo di Protezione: DN 550 mm – Acciaio EN L360 MB − Lunghezza 3,777 km; − Spessore della condotta 11,0 mm; − Pressione di progetto = 64 bar (tipo di metanodotto 1^ specie); − Pressione di esercizio = 64 bar; − Grado di utilizzazione f = 0,57; − Fascia di servitù = 11,5 + 11,5 metri;

RICOLLEGAMENTO ALL. GRENA

− Diametro nominale 100 mm (4”); − Materiale: Acciaio EN L360 NB/MB − Lunghezza 0,065 km; − Spessore della condotta 5,2 mm; − Pressione di progetto = 64 bar (tipo di metanodotto 1^ specie); − Pressione di esercizio = 64 bar; − Grado di utilizzazione f = 0,57; − Fascia di servitù = 11,5 + 11,5 metri; Le curve saranno ricavate da tubi piegati a freddo con raggio di curvatura pari a 40 diametri nominali, oppure prefabbricate con raggio di curvatura pari a 3 o 7 diametri nominali. In corrispondenza degli attraversamenti delle strade importanti e dove per motivi tecnici si riterrà necessario, le condotte saranno messe in opera all’interno di tubo di protezione metallico, munito di sfiati, avente diametro nominale superiore al tubo di linea e spessore 8.7 mm di acciaio di qualità (EN L360 NB/MB).

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Negli attraversamenti di strade secondarie e dove per motivi tecnici è ritenuto necessario (es. parallelismi con strutture viarie o percorrenza nelle vicinanze di fabbricati), la condotta sarà messa in opera in cunicolo in c.a., munito di idonei sfiati.

4.2 Protezione anticorrosiva

La condotta sarà protetta da: • una protezione passiva esterna costituita da un rivestimento adesivo in

polietilene estruso ad alta densità, applicato in fabbrica, dello spessore minimo di 2,2 mm, ed un rivestimento interno in vernice epossidica. I giunti di saldatura saranno rivestiti in linea con fasce termorestringenti dello stesso materiale;

• una protezione attiva (catodica) attraverso un sistema di correnti impresse con apparecchiature poste lungo la linea, che rende il metallo della condotta elettricamente più negativo rispetto all'elettrolito circostante (terreno, acqua, ecc.).

La protezione attiva viene realizzata contemporaneamente alla posa del metanodotto collegandolo ad uno o più impianti di protezione catodica costituiti da apparecchiature che, attraverso circuiti automatici, provvedono a mantenere il potenziale della condotta più negativo o uguale a -1 V rispetto all'elettrodo di riferimento Cu-CuSO4 saturo.

4.3 Impianti

Gli impianti sono costituiti da tubazioni, valvole e pezzi speciali, prevalentemente interrati, ubicati in aree recintate con pannelli in grigliato di ferro verniciato alti 2 m dal piano impianto, su cordolo di calcestruzzo armato. Gli impianti comprendono, inoltre, apparecchiature per la protezione elettrica della condotta, un fabbricato in muratura per il ricovero delle apparecchiature e della strumentazione di controllo ed un traliccio per il sostegno di antenne per ponti radio. Le aree sono in parte pavimentate con autobloccanti prefabbricati e devono essere dotate di strada di accesso carrabile.

Impianti di intercettazione di linea e derivazione semplice con stacco da linea

Le valvole di intercettazione di linea sono a comando locale ed in ottemperanza a quanto prescritto dal D.M. 17.04.08, la distanza massima fra i punti di intercettazione è di 10 km per metanodotti di 1° specie. In corrispondenza degli stacchi gli impianti di intercettazione e derivazione devono essere posizionati il più vicino possibile al punto di stacco e comunque non oltre 30 metri di distanza dallo stesso.

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5 FASI DI REALIZZAZIONE DELL’OPERA

5.1 Fasi di costruzione

La realizzazione dell'opera prevede l'esecuzione di fasi sequenziali di lavoro che permettono di contenere le operazioni di montaggio in un tratto limitato della linea di progetto, avanzando progressivamente nel territorio. Le operazioni di montaggio della condotta in progetto si articolano nella seguente serie di fasi operative.

5.2 Realizzazione di infrastrutture provvisorie

Con il termine di "infrastrutture provvisorie" s'intendono le piazzole di stoccaggio per l'accatastamento delle tubazioni, della raccorderia, ecc..

Le piazzole saranno realizzate a ridosso di strade percorribili dai mezzi adibiti al trasporto dei materiali. La realizzazione delle stesse, previo scotico e accantonamento dell'humus superficiale, consiste nel livellamento del terreno.

Si eseguiranno, ove non già presenti, accessi provvisori dalla viabilità ordinaria per permettere l'ingresso degli autocarri alle piazzole stesse. Le aree di deponia temporanea sono realizzate in prossimità della fascia di lavoro.

In fase di progetto queste aree sono state individuate all’interno della fascia lavori e in corrispondenza degli allargamenti previsti per gli attraversamenti maggiori.

5.3 Apertura della fascia di lavoro

Le operazioni di scavo della trincea e di montaggio della condotta richiederanno l'apertura di una pista/fascia di lavoro, denominata anche "area di passaggio". Questa pista dovrà essere il più continua possibile ed avere una larghezza tale, da consentire la buona esecuzione dei lavori ed il transito dei mezzi di servizio e di soccorso. Nelle aree occupate da boschi, vegetazione ripariale e colture arboree (vigneti, frutteti, ecc.), l'apertura dell'area di passaggio comporterà il taglio delle piante, da eseguirsi al piede dell'albero secondo la corretta applicazione delle tecniche selvicolturali, e la rimozione delle ceppaie. Nelle aree agricole sarà garantita la continuità funzionale di eventuali opere di irrigazione e drenaggio ed in presenza di colture arboree si provvederà, ove necessario, all'ancoraggio provvisorio delle strutture poste a sostegno delle stesse. In questa fase si opererà anche lo spostamento di pali di linee elettriche e/o telefoniche ricadenti nella fascia di lavoro. L’area di passaggio normale sarà di 19 m per i gasdotti DN 350-DN 450 e dovrà soddisfare i seguenti requisiti: - sul lato sinistro dell'asse picchettato, uno spazio continuo di circa 8 m per il

deposito del materiale di scavo della trincea;

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- sul lato opposto, una fascia disponibile della larghezza di circa 11 m dall'asse picchettato per consentire: - la saldatura delle barre della condotta; - il passaggio dei mezzi occorrenti per la saldatura, il sollevamento e la posa

della condotta e per il transito dei mezzi adibiti al trasporto del personale, dei rifornimenti e dei materiali e per il soccorso.

In caso di particolari condizioni morfologiche ed in presenza di vegetazione arborea, la larghezza dell’area di passaggio può, per tratti limitati, ridursi a un minimo di 16 m rinunciando alla fascia dedicata al sorpasso dei mezzi operativi e di soccorso. In corrispondenza degli attraversamenti d'infrastrutture (strade, metanodotti in esercizio, ecc.), di corsi d'acqua e di aree particolari (imbocchi tunnel, impianti di linea), l'ampiezza dell'area di passaggio sarà superiore al valore sopra riportato per evidenti esigenze di carattere esecutivo ed operativo. L'ubicazione dei tratti in cui si renderà necessario l'ampliamento dell'area di passaggio è riportato nelle planimetrie in scala 1:10.000 (vedi Annesso B “Studio di Inserimento Urbanistico") e nella Relazione Generale. Prima dell'apertura dell'area di passaggio sarà eseguito, ove necessario, l'accantonamento dello strato humico superficiale a margine dell'area di passaggio per riutilizzarlo in fase di ripristino. In questa fase saranno realizzate le opere provvisorie, come tombini, guadi o quanto altro serve per garantire il deflusso naturale delle acque. I mezzi utilizzati saranno in prevalenza cingolati: ruspe, escavatori e pale caricatrici.

5.4 Sfilamento dei tubi lungo la fascia di lavoro

L'attività consiste nel trasporto dei tubi dalle piazzole di stoccaggio ed al loro posizionamento lungo la fascia di lavoro, predisponendoli testa a testa per la successiva fase di saldatura. Per queste operazioni, saranno utilizzati trattori posatubi (sideboom) e mezzi cingolati adatti al trasporto delle tubazioni.

5.5 Saldatura di linea

I tubi saranno collegati mediante saldatura ad arco elettrico impiegando motosaldatrici a filo continuo. L'accoppiamento sarà eseguito mediante accostamento di testa di due tubi, in modo da formare, ripetendo l'operazione più volte, un tratto di condotta. I tratti di tubazioni saldati saranno temporaneamente disposti parallelamente alla traccia dello scavo, appoggiandoli su appositi sostegni in legno per evitare il danneggiamento del rivestimento esterno. I mezzi utilizzati in questa fase saranno essenzialmente trattori posatubi, motosaldatrici e compressori ad aria. Le saldature saranno tutte sottoposte a controlli non distruttivi mediante l'utilizzo di tecniche radiografiche e ad ultrasuoni.

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5.6 Scavo della trincea

Lo scavo destinato ad accogliere la condotta sarà aperto con l'utilizzo di macchine escavatrici adatte alle caratteristiche morfologiche e litologiche del terreno attraversato (escavatori in terreni sciolti, martelloni in roccia). Le dimensioni standard della trincea sono riportate nei disegni tipici. Il materiale di risulta dello scavo sarà depositato lateralmente allo scavo stesso, lungo la fascia di lavoro, per essere riutilizzato in fase di rinterro della condotta. Tale operazione sarà eseguita in modo da evitare la miscelazione del materiale di risulta con lo strato humico accantonato, nella fase di apertura dell'area di passaggio.

5.7 Rivestimento dei giunti

AI fine di realizzare la continuità del rivestimento in polietilene, costituente la protezione passiva della condotta, si procederà a rivestire i giunti di saldatura con apposite fasce termorestringenti. II rivestimento della condotta sarà quindi interamente controllato con l'utilizzo di un'apposita apparecchiatura a scintillio (holiday detector) e, se necessario, saranno eseguite le riparazioni con l'applicazione di mastice e pezze protettive. È previsto l'utilizzo di trattori posatubi per il sollevamento della colonna.

5.8 Posa della condotta

Ultimata la verifica della perfetta integrità del rivestimento, la colonna saldata sarà sollevata e posata nello scavo con l'impiego di trattori posatubi (sideboom). Nel caso in cui il fondo dello scavo presenti asperità tali da poter compromettere l'integrità del rivestimento, sarà realizzato un letto di posa con materiale inerte (sabbia, ecc.).

5.9 Rinterro della condotta

La condotta posata sarà ricoperta utilizzando totalmente il materiale di risulta accantonato lungo la fascia di lavoro all'atto dello scavo della trincea. A conclusione delle operazioni di rinterro si provvederà, altresì, a ridistribuire sulla superficie il terreno vegetale accantonato.

5.10 Realizzazione degli attraversamenti

Gli attraversamenti di corsi d'acqua e delle infrastrutture vengono realizzati con piccoli cantieri, che operano contestualmente all'avanzamento della linea. Le metodologie realizzative previste sono diverse e, in sintesi, possono essere così suddivise:

• attraversamenti privi di tubo di protezione; • attraversamenti con messa in opera di tubo di protezione;

• attraversamenti in T.O.C. (Trivellazione Orizzontale Controllata)

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Gli attraversamenti privi di tubo di protezione sono realizzati, di norma, per mezzo di scavo a cielo aperto. La seconda tipologia di attraversamento può essere realizzata per mezzo di scavo a cielo aperto o con l'impiego di apposite attrezzature spingitubo (trivelle). La scelta del sistema dipende da diversi fattori, quali: profondità di posa, presenza di acqua o di roccia, intensità del traffico, eventuali prescrizioni dell'ente competente, ecc. I mezzi utilizzati sono scelti in relazione all'importanza dell'attraversamento stesso. Le macchine operatrici fondamentali (trattori posatubi ed escavatori) sono sempre presenti ed a volte coadiuvate da mezzi particolari, quali spingitubo, trivelle, ecc.

ATTRAVERSAMENTI PRIVI DI TUBO DI PROTEZIONE Sono realizzati, per mezzo di scavo a cielo aperto, in corrispondenza di corsi d'acqua minori, di strade comunali e campestri. Per gli attraversamenti dei corsi d'acqua minori si procede normalmente alla preparazione fuori opera del cosiddetto "cavallotto", che consiste nel piegare e quindi saldare le barre secondo la configurazione geometrica di progetto. Il "cavallotto" viene poi posato nella trincea appositamente predisposta e quindi rinterrato.

ATTRAVERSAMENTI CON TUBO DI PROTEZIONE Gli attraversamenti di ferrovie, strade statali, strade provinciali, di particolari servizi interrati (collettori fognari, ecc.) e, in alcuni casi, di collettori in cls sono realizzati, in accordo alla normativa vigente, con tubo di protezione. Il tubo di protezione è verniciato internamente e rivestito, all'esterno, con polietilene applicato a caldo in fabbrica dello spessore minimo di 3 mm . Qualora si operi con scavo a cielo aperto, la messa in opera del tubo di protezione avviene, analogamente ai normali tratti di linea, mediante le operazioni di scavo, posa e rinterro della tubazione. Qualora si operi con trivella spingitubo, la messa in opera del tubo di protezione comporta le seguenti operazioni: • scavo del pozzo di spinta; • impostazione dei macchinari e verifiche topografiche; • esecuzione della trivellazione mediante l'avanzamento del tubo di protezione;

spinto da martinetti idraulici, al cui interno agisce solidale la trivella dotata di coclee per lo smarino del materiale di scavo.

In entrambi i casi, contemporaneamente alla messa in opera del tubo di protezione, si procede, fuori opera, alla preparazione dei cosiddetto "sigaro". Questo è costituito dal tubo di linea a spessore maggiorato, cui si applicano alcuni collari distanziatori che facilitano le operazioni di inserimento e garantiscono nel tempo un adeguato isolamento elettrico della condotta. Il "sigaro" viene poi inserito nel tubo di protezione e collegato alla linea. Una volta completate le operazioni di inserimento, alle estremità del tubo di protezione saranno applicati i tappi di chiusura con fasce termorestringenti. In corrispondenza di una o di entrambe le estremità del tubo di protezione, in relazione alla lunghezza dell'attraversamento ed al tipo di servizio attraversato, è collegato uno sfiato. Lo sfiato, munito di una presa per la verifica di eventuali fughe di

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gas e di un apparecchio tagliafiamma, è realizzato utilizzando un tubo di acciaio DN 80 (3") con spessore di 2,90 mm . La presa è applicata a 1,50 m circa dal suolo, l'apparecchio tagliafiamma è posto all'estremità del tubo di sfiato, ad un'altezza di circa 2,50 m . In corrispondenza degli sfiati, sono posizionate piantane alle cui estremità sono sistemate le cassette contenenti i punti di misura della protezione catodica. ATTRAVERSAMENTI IN T.O.C. Il procedimento della Trivellazione Orizzontale Controllata è un miglioramento della tecnologia e dei metodi sviluppati per la perforazione direzionale di pozzi petroliferi. Il procedimento impiegato nella maggioranza degli attraversamenti mediante Trivellazione Orizzontale Controllata è a due fasi. La prima consiste nella trivellazione di un foro pilota di piccolo diametro lungo un profilo direzionale prestabilito. La seconda implica l'allargamento di questo foro pilota fino ad un diametro tale da permettere l'alloggiamento, tramite il tiro-posa, del servizio da porre in opera. Esecuzione del foro pilota e controllo direzionale Il foro pilota viene realizzato facendo avanzare la batteria di aste pilota con in testa una lancia a getti di fango bentonitico che consente il taglio dei terreno (jetting). Nelle fasi di esecuzione del foro pilota, così come nelle successive fasi di alesaggio e varo della condotta, sarà previsto il monitoraggio in continuo della pressione del fango di perforazione al fine di eliminare ogni possibile interferenza tra le operazioni di trivellazione ed il sistema fisico circostante. Al fine di minimizzare le interferenze con l’ambiente esterno e con le falde acquifere (a carattere esclusivamente fisico e comunque di entità molto limitata) si prevederà l’utilizzo di miscele bentonitiche (fango di perforazione) additivate con polimeri biodegradabili con alto potere coesivo ed alta fluidità con caratteristiche di riduttori di filtrato. Questi accorgimenti consentiranno la saturazione di eventuali microfessurazioni che dovessero formarsi nell'intorno dell'asse di trivellazione, garantendo che durante l’esecuzione dell'attraversamento non si verifichi la formazione di vie preferenziali di filtrazione lungo l'asse di trivellazione. I cambi di direzione necessari sono ottenuti ruotando le aste di perforazione in modo tale che la direzione della deviazione coincida con quella desiderata (asse trivellazione). II tracciato del foro pilota sarà controllato durante la trivellazione da frequenti letture dell'inclinazione e dell'azimut all'estremità della testa di perforazione. Periodicamente durante la trivellazione dei foro pilota, un tubo guida verrà fatto ruotare ed avanzare in modo concentrico sopra l'asta di perforazione pilota. Il tubo guida eviterà il bloccaggio dell'asta pilota, ridurrà gli attriti permettendo di orientare senza difficoltà l'asta di perforazione, e faciliterà il trasposto verso la superficie dei materiali di scavo. Esso, inoltre, manterrà aperto il foro, nel caso di necessità di ritiro dell'asta pilota. Il foro pilota sarà completato quando sia l'asta pilota che il tubo guida fuoriusciranno alla superficie sul lato opposto al rig. L'asta pilota è quindi ritirata, lasciando il tubo guida lungo il profilo di progetto.

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Alesaggio del foro e tiro-posa della condotta In base ai riscontri ottenuti durante la perforazione del foro pilota ed in base alle caratteristiche dei terreni attraversati, verrà deciso se effettuare contemporaneamente l'alesaggio ed il tiro della condotta oppure eseguire ulteriore alesaggio. Questa fase consisterà nell'allargamento del foro pilota per mezzo di un alesatore. Tale operazione potrà essere eseguita prima del tiro-posa della condotta o contemporaneamente ad esso. Nel caso di prealesatura, la fresa ed i relativi accessori verranno fissati al tubo guida nel punto di uscita. Quindi la fresa verrà fatta ruotare e contemporaneamente tirata dal rig di perforazione, allargando in questo modo il foro pilota. Contestualmente all’avanzamento della testa fresante, dietro di essa verranno assemblate nuove aste di tubo guida per garantire la continuità di collegamento all'interno del foro. Durante le fasi di trivellazione, di prealesatura e di tiro-posa, verrà impiegato del fango bentonitico. Questo fango, opportunamente dosato in base al tipo di terreno, avrà molteplici funzioni quali ridurre gli attriti nelle fasi di scavo, trasportare alla superficie i materiali di scavo, mantenere aperto il foro, lubrificare la condotta nella fase di tiro-posa e garantirne il galleggiamento. L'insieme del cantiere di perforazione è costituito dal rig vero e proprio, dall'unità di produzione dell'energia, dalla cabina di comando, dall'unità fanghi, dall'unità approvvigionamento idrico, dall'unità officina e ricambi, dalla trivella, dalle aste pilota, dalle aste di tubo guida, dalle attrezzature di alesaggio e tiro-posa e da una gru di servizio Tutte queste attrezzature saranno assemblate ed immagazzinate in container in modo da essere facilmente trasportabili su strada "in sagoma". Montaggio Della Condotta Sulla sponda opposta a quella dove sarà posizionato il Rig verrà eseguito la prefabbricazione della colonna di varo. Ove le dimensioni del cantiere e le attrezzature a disposizione lo consentano, la colonna di varo verrà preferibilmente assemblata in un'unica soluzione per evitare tempi di arresto, per saldature ed operazioni di controllo e rivestimento dei giunti, durante la fase di tiro-posa. A saldatura completata verranno eseguiti i controlli non distruttivi delle saldature (radiografie) e successivamente si provvederà al rivestimento dei giunti di saldatura. La colonna, prima del tiro-posa, verrà precollaudata idraulicamente. Per l’esecuzione del tiro-posa verrà predisposta una linea di scorrimento della colonna (rulli, carrelli o sostentamento con mezzi d’opera). Durante il varo, l'ingresso della condotta nel foro verrà facilitato, facendole assumere una catenaria predeterminata in base all'angolo d'ingresso nel terreno, al diametro ed al materiale della condotta; ciò permetterà di evitare sollecitazioni potenzialmente dannose sulla condotta da varare. Al fine di ridurre al massimo le sollecitazioni indotte alla tubazione, durante la fase di tiro-posa, dovranno essere rigorosamente rispettati i valori di raggio minimo di curvatura elastica della tubazione. Al termine dei lavori verrà redatto un elaborato riportante l’esatto posizionamento della condotta così come realmente posta in opera.

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Le metodologie realizzative previste per l'attraversamento dei principali corsi d'acqua e delle maggiori infrastrutture viarie lungo i tracciati in progetto sono riassunte nella seguente tabella. Tabella 5.10-A – Principali Attraversamenti “Variante met. Cremona-Mestre tr. San Bonifacio ovest”

DN 400 (16”), DP 64 bar Progr.

Km Prov. Comune Infrastrutture di trasporto

Corsi d’acqua

Tipologia attravers.

Modalità realizzative

0+580 VR San Bonifacio - Scolo Masera-

Scolo Fossalunga

Senza tubo di protezione

T.O.C.

0+650 VR San Bonifacio S.P. 38 Senza tubo

di protezione T.O.C.

1+015 VR San Bonifacio S.R. 38 Con tubo di protezione

Trivellazione

2+340 VR San Bonifacio Via Masetti Con tubo di protezione

Trivellazione

2+690 VR San Bonifacio Torrente Alpone

Senza tubo di protezione

T.O.C.

2+825 VR San Bonifacio Via Marconi Senza tubo

di protezione T.O.C.

3+540 VR San Bonifacio - ScoloPalu Senza tubo

di protezione Cielo Aperto

Tabella 5.10-B – Principali Attraversamenti “Ric. All. Grena” DN 100 (16”), DP 64 bar

Progr. Km Prov. Comune Infrastrutture di

trasporto Corsi

d’acqua Tipologia attravers.

Modalità realizzative

0+020 VR San Bonifacio S.P. 38 Con tubo di protezione

Trivellazione

5.11 Realizzazione degli impianti

La realizzazione degli impianti di linea consiste nel montaggio delle valvole, dei relativi bypass e dei diversi apparati che li compongono (attuatori, eventuali apparecchiature di controllo, ecc.). Le valvole sono quindi messe in opera completamente interrate, ad esclusione dello stelo di manovra (apertura e chiusura della valvola). Al termine dei lavori si procede al collaudo ed al collegamento dei sistemi alla linea.

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5.12 Collaudo idraulico, collegamento e controllo della condotta

A condotta completamente posata e collegata si procede al collaudo idraulico che è eseguito riempiendo la tubazione di acqua e pressurizzandola ad almeno 1,3 volte la pressione massima di esercizio, per una durata di 48 ore. Le fasi di riempimento e svuotamento dell'acqua del collaudo idraulico sono eseguite utilizzando idonei dispositivi: scovoli (comunemente denominati "pig"), che vengono impiegati anche per operazioni di pulizia e messa in esercizio della condotta. Queste attività sono svolte suddividendo la linea per tronchi di collaudo. Ad esito positivo dei collaudi idraulici e dopo aver svuotato l'acqua di riempimento, i vari tratti collaudati vengono collegati tra loro mediante saldatura controllata con sistemi non distruttivi. Al termine delle operazioni di collaudo idraulico e dopo aver proceduto al rinterro della condotta, si esegue un ulteriore controllo dell'integrità del rivestimento della stessa. Tale controllo è eseguito utilizzando opportuni sistemi di misura del flusso di corrente dalla superficie del suolo.

5.13 Esecuzione dei ripristini

La fase consiste in tutte le operazioni necessarie a riportare l'ambiente allo stato preesistente i lavori. Al termine delle fasi di montaggio, collaudo e collegamento si procede a realizzare gli interventi di ripristino. Le opere di ripristino previste possono essere raggruppate nelle seguenti due tipologie principali: - Ripristini morfologici: si tratta di opere ed interventi mirati alla sistemazione dei

tratti di maggiore acclività, alla sistemazione e protezione delle sponde dei corsi d'acqua attraversati, al ripristino di strade e servizi incontrati dal tracciato ecc..

- Ripristini vegetazionali: tendono alla ricostituzione, nel più breve tempo possibile, del manto vegetale preesistente i lavori nelle zone con vegetazione naturale. Le aree agricole saranno ripristinate al fine di restituire l'originaria fertilità.

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6 STRUMENTI DI TUTELA E PIANIFICAZIONE TERRITORIALE

Nel presente capitolo vengono elencati tutti gli strumenti regolatori comunali che tutelano la parte di territorio attraversato dai metanodotti in progetto. L’analisi ha avuto lo scopo di verificare la coerenza tra l’opera proposta e la normativa vigente. Gli strumenti di pianificazione comunale definiscono, infatti, aree nelle quali sono presenti vincoli di tipo urbanistico e/o ambientale che possono, in varia misura, influenzare il progetto (vedi Annesso B “Studio di Inserimento Urbanistico”).

6.1 Strumenti di Tutela e Pianificazione Comunale (P.R.G.)

La pianificazione a livello comunale è attuata attraverso Il Piano Regolatore Generale (PRG) che costituisce lo strumento di sintesi di tutte le disposizioni in materia di assetto territoriale del territorio comunale.

In particolare il PRG è finalizzato a garantire: - la tutela e l’uso razionale delle risorse naturali nonché la salvaguardia dei beni di

interesse culturale, paesistico ed ambientale; - un equilibrato sviluppo degli insediamenti, con particolare riguardo alle attività

economiche presenti o da sviluppare nell’ambito del territorio comunale; - il soddisfacimento del fabbisogno abitativo e di quello relativo ai servizi ed alle

attrezzature collettive di interesse comunale, da conseguire prioritariamente mediante interventi di recupero e completamento degli spazi urbani e del patrimonio edilizio esistente;

- l’equilibrio tra la morfologia del territorio e dell’edificato, la capacità insediativa teorica del piano e la struttura dei servizi.

Il PRG del comune interessato dall’opera prevede una suddivisione del territorio in zone omogenee, che possono essere schematizzate come di seguito indicato:

Zona A

parti del territorio interessate da agglomerati urbani che rivestono carattere storico, artistico o di particolare pregio ambientale o da porzioni di essi, comprese le aree circostanti che possono considerarsi parte integrante, per tali caratteristiche, degli agglomerati stessi.

Zona B parti del territorio totalmente o parzialmente edificate, diverse dalle zone A.

Ambiti a prevalente destinazione residenziale

Zona C

parti del territorio destinate a nuovi complessi insediativi residenziali o a prevalente destinazione residenziale, che risultino inedificate o nelle quali l’edificazione preesistente non raggiunga i limiti di cui alla zona B.

Ambiti a prevalente destinazione produttiva Zona D parti del territorio destinate ad insediamenti

industriali ed artigianali. Zona E parti del territorio destinate ad usi agricoli e

forestali. Ambiti di attrezzature e

di servizi generali Zona F parti del territorio destinate a servizi.

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Di seguito si elencano i comuni interessati dai tracciati dei gasdotti in progetto con indicato lo stato di avvio/adozione/approvazione degli Strumenti Urbanistici e gli estremi della pianificazione vigente.

Tabella 6.1/A – Strumenti di tutela e pianificazione dei comuni interessati

Comune

Strumento di Pianificazione

Estremi approvazione/

adozione

Belfiore (VR) P.R.G. (Vigente) - con la Conferenza dei Servizi del 6/12/2007 e ratificato con D.G.R. n°4152 del 18/12/2007

San Bonifacio (VR) P.R.G. (Vigente)

- con delibera della Giunta Regionale del Veneto n. 1254 del 14.04.1998 e successive varianti

Da quanto analizzato emerge che i tracciati dei metanodotti in progetto interferiscono principalmente con aree a destinazione agricola, e solo in alcuni punti interferiscono con infrastrutture (attraversamenti stradali e con le rispettive fasce di rispetto) e zone fluviali (attraversamenti di corsi d’acqua).

Nell’Annesso B sono riportate le tavole con il tracciato e le aree degli strumenti di tutela e pianificazione locale.

6.2 Conclusioni

Dall’analisi degli strumenti urbanistici si evince che non sono presenti vincoli tali da impedire la realizzazione dell’opera.

Per minimizzare le interferenze con il territorio il gasdotto è stato inoltre ubicato cercando di sfruttare al massimo le zone di rispetto esistenti sulle infrastrutture presenti (altri gasdotti e strade).

Gli attraversamenti delle strade, torrenti(zone fluviali) e relative zone di rispetto, saranno oggetto di specifica concessione da parte degli enti competenti (uffici tecnici comunali e provinciali, parchi, ecc.).

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7 ASPETTI AMBIENTALI

Gli aspetti ambientali per l’opera in oggetto sono stati estensivamente trattati negli appositi studi (Relazione Paesaggistica).

Di seguito vengono date delle informazioni generali sugli aspetti ambientali del territorio attraversato dal gasdotto, mentre si rimanda per eventuali approfondimenti agli studi sopra indicati.

7.1 Caratteri geomorfologici dell’area di intervento

La morfologia del territorio in esame è legata essenzialmente al succedersi delle varie fasi di sedimentazione ed erosione nell’area dell’Adige che si sono verificate durante il periodo Quaternario (Riss-Wurm). I sedimenti di questa grande conoide, nella parte di territorio studiata, comprendono litologie mediamente sciolte e variamente addensate e compattate, caratterizzate da litotipi sabbiosi con granulometria da fine a medio-grosse, da litotipi limosi argillosi e da depositi organici prettamente torbosi.

7.2 Vegetazione ed uso del suolo

La presenza nell’area in esame di derivazioni e canalizzazioni dei corsi d’acqua principali, giustificano la sporadica presenza nelle aree adiacenti al tracciato di formazioni lineari in cui prevalgono specie cosiddette a legno tenero come salice bianco e pioppo nero affiancate, soprattutto in zone rimaneggiate o in vicinanza di terreni coltivati, dalle infestanti Robinia pseudoacacia e Ailanthus altissima.

Il tracciato del metanodotto in oggetto interessa principalmente terreni agricoli, ed in particolare vigneti, frutteti e seminativi, e sporadiche formazioni lineari a separazione degli appezzamenti; limitate nel numero e nelle superfici le interferenze con le formazioni sopradescritte, per le quali saranno comunque previste opere di ripristino vegetazionale al fine di ricostituirne l’entità.

7.3 Paesaggio

Il tracciato attraversa un territorio che, sia per le caratteristiche morfologiche che per le tipologie di uso del suolo, risulta essere, per ampi tratti, molto uniforme. Le Unità di Paesaggio individuate attraverso l’incrocio delle forme morfologiche e delle caratteristiche vegetazionali ed uso del suolo, sono le seguenti:

• Aree pianeggianti utilizzate a seminativo, vigneti e frutteti; • Aree prossime ai corsi d’acqua caratterizzate da vegetazione riparia;

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8 OPERE DI RIPRISTINO

Le opere di ripristino previste possono essere raggruppate nelle seguenti due tipologie principali:

• ripristini morfologici ed idraulici: comprendono le opere e gli interventi mirati alla sistemazione e protezione delle sponde dei corsi d’acqua attraversati, al ripristino di strade e servizi incontrati dal tracciato ecc.;

• ripristini vegetazionali: sono gli interventi che tendono alla ricostituzione, nel più breve tempo possibile, del manto vegetale preesistente i lavori, nelle zone con vegetazione naturale, e al fine di restituire l’originaria fertilità, nelle aree agricole.

In ogni caso le opere previste in progetto, tendono a ripristinare lo stato naturale antecedente la posa della condotta o a migliorare le condizioni ambientali locali. Le opere saranno progettate tenendo conto, delle effettive situazioni ambientali presenti al termine della posa della condotta e delle prescrizioni ed esigenze particolari degli Enti, proprietari o gestori, preposti alla salvaguardia del territorio.

8.1 Ripristini morfologici e idraulici

Ripristini Morfologici

Si tratta di opere e di interventi mirati alla sistemazione dei terreni, alla ricostruzione del profilo delle sponde dei corsi d’acqua attraversati ed al ripristino di strade e servizi incontrati lungo il tracciato.

Nell’ambito di tali ripristini rientrano anche quelli relativi alle aree agricole, consistenti nella ricostruzione del profilo originario del terreno che avviene ricollocando il materiale di scavo precedentemente accantonato in modo da rispettare il più possibile la stratigrafia originaria e ricoprendolo con lo strato humico superficiale.

In questo modo vengono mantenute le caratteristiche pedologiche e di permeabilità dei terreni. A lavori conclusi tutti i terreni avranno riacquistato la morfologia originaria e saranno restituiti ai proprietari per le normali colture agrarie.

Si provvederà infine alla sistemazione ed al ripristino di strade e servizi attraversati dal metanodotto.

Ripristini Idraulici

Laddove necessario, come in corrispondenza di corsi d’acqua minori, potrebbero essere realizzate opere di protezione spondale, di contenimento e di riprofilatura superficiale, mediante il ricorso ad interventi di ingegneria naturalistica (palizzate, viminate, fascinate, ecc…), mentre in altri casi si riprofileranno semplicemente le scarpate per renderle stabili.

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8.2 Ripristini idrogeologici

Anche se la profondità degli scavi é generalmente contenuta nell'ambito dei primi 2 metri dal piano campagna, i lavori di realizzazione dell'opera possono localmente interferire con la falda freatica e con il sistema di circolazione idrica sotterranea, come nel caso di tratti particolari quali gli attraversamenti in subalveo o quelli caratterizzati da una falda freatica molto superficiale. Nel caso in cui tale eventualità si verifichi in prossimità di opere di captazione (pozzi di emungimento, canali di drenaggio interrati) ovvero di emergenze naturali (sorgenti, fontanili), ritenendo che i lavori possano alterare gli equilibri piezometrici naturali, verranno adottate, prima, durante e a fine lavori, opportune misure tecnico-operative volte alla conservazione del regime freatimetrico preesistente. In relazione alla variabilità delle possibili cause ed effetti d'interferenza, le misure da adottare saranno stabilite di volta in volta scegliendo tra le seguenti tipologie d'intervento:

• rinterro della trincea di scavo con materiale granulare, al fine di preservare la continuità della falda in senso orizzontale;

• esecuzione, per l'intera sezione di scavo, di setti impermeabili in argilla e bentonite, al fine di confinare il tratto di falda intercettata ed impedire in tal modo la formazione di vie preferenziali di drenaggio lungo la trincea medesima;

• rinterro della trincea, rispettando la successione originaria dei terreni (qualora si alternino litotipi a diversa permeabilità) al fine di ricostituire l'assetto idrogeologico originario;

• tempestivo confinamento delle fratture beanti e realizzazione di vincoli impermeabili per il ripristino degli esistenti limiti di permeabilità, qualora si verifichino emergenze idriche localizzate in litotipi permeabili per fratturazione (ammassi lapidei).

Dette misure costruttive, correttamente applicate, garantiscono in generale il raggiungimento dei seguenti obiettivi:

• il ripristino dell'equilibrio idrogeologico nel tratto in cui il tracciato interessa la falda. Tale condizione si ottiene selezionando il materiale di rinterro degli scavi, in modo da ridare continuità idraulica all'orizzonte acquifero intercettato.

• il recupero delle portate drenate in prossimità di punti d'acqua (sorgenti, pozzi o piccole scaturigini) previa esecuzione di setti impermeabili e di piccole trincee di captazione.

8.3 Ripristini vegetazionali

Gli interventi di ripristino vegetazionale sono finalizzati a ricostituire, nel miglior modo e nel più breve tempo possibile, la copertura vegetale naturale e seminaturale presente prima della realizzazione dell’opera in progetto.

Gli interventi di ripristino, saranno progettati in modo da ricreare la topografia e la fertilità dei terreni presenti prima dell’esecuzione dei lavori. I suddetti interventi finalizzati al recupero delle condizioni originarie del terreno sono i seguenti:

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• Il terreno fertile, precedentemente accantonato ai bordi della pista, sarà ridistribuito lungo la fascia di lavoro al termine del rinterro della condotta;

• Il livello del suolo sarà lasciato qualche centimetro sopra il livello dei terreni circostanti, tenendo conto del suo naturale assestamento, dovuto principalmente alle piogge, una volta riposto in loco;

• le opere di miglioramento fondiario, come fossi di drenaggio, impianti fissi di irrigazione ecc., danneggiate durante l’esecuzione dei lavori di posa della condotta, saranno ripristinate alla fine dei lavori di posa della condotta.

Le aree interessate dai lavori sono utilizzate essenzialmente ad uso agricolo, per cui le uniche opere di posa a dimora di alberi ed arbusti riguardano la ricostituzione di formazioni lineari (filari e siepi) esistenti prima della realizzazione dei lavori e di piccole macchie vegetazionali costituite in prevalenza da specie riparie. Nelle aree prative, terminati i lavori di posa, sono invece previste opere di inerbimento al fine di ricostituire il manto vegetale preesistente.