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Progetto Erasmus plus Mobilità dello staff Azione KA1 Codice Attività 2016-1-IT02-KA101-022973 Intervista a Tina Angela Cugudda, docente presso la scuola Primaria “F. Toscano” di Spoleto Prima di tutto, vorrei che presentassi te stessa. Buongiorno, sono un'insegnante di scuola primaria, ho 42 anni e la mia prima esperienza di insegnamento risale a 14 anni fa. Sono entrata nel mondo della scuola partendo dalla Scozia, grazie ad un incarico temporaneo di supplente a Glasgow, nel 2002. Dipendevo dal MAE, il mio compito era insegnare Italiano L2 nelle scuole scozzesi con sezioni che studiavano l'italiano come lingua straniera. L'esperienza è stata molto positiva e mi ha lasciato una profonda impronta, sia umana che professionale. Dopo questa breve parentesi ho iniziato la mia carriera di insegnante in Italia, in condizioni completamente diverse da quelle del mio esordio. Credo molto nel mio lavoro e nella necessità di portarlo avanti con estrema onestà intellettuale, con una grande apertura al confronto con gli altri, con la disponibilità ad un apprendimento permanente e con la costante voglia di rivedere le proprie convinzioni. Mi interessa molto l'insegnamento delle lingue e dell'arte, dato che vengo da un percorso di studi in Pittura presso l'Accademia di Belle Arti, con una successiva specializzazione in Didattica dell'insegnamento dell'italiano a stranieri. Ora mi piacerebbe porti domande più precise sull’esperienza di Mobilità Erasmus appena conclusasi. Quando e perchè hai deciso di partecipare alla mobilità Erasmus? Nel 2011, grazie al suggerimento della docente formatrice del corso ministeriale di Inglese che frequentavo, ho presentato al mio Dirigente la domanda per la Mobilità Comenius, che andava formulata dai singoli docenti; ero affascinata dalla sfida del confronto con docenti di altri Paesi europei e sentivo la necessità di rinnovare la mia motivazione ritornando un po' da dove ero partita. L'esperienza è stata talmente positiva ed utile e con una enorme spendibilità nella didattica, che ho deciso di ripetere l'esperienza. Essendo l'unica docente informata sul bando ed essendo col progetto Erasmus plus cambiate le condizioni rispetto al progetto di mobilità Comenius (ovvero si presentava la necessità di presentare una mobilità di gruppo, con un progetto ben più articolato) ho deciso di coinvolgere altre docenti in questo tipo di progettualità. C'erano molte perplessità ma la voglia di mettersi in gioco è stata più forte, per cui si è formato un gruppo di docenti, personale ATA e Dirigente Scolastico, pronto ad affrontare un periodo di formazione all'estero, con l'intento di tornare a casa con nuove strategie e metodologie per rinnovare e migliorare la nostra Istituzione scolastica in vari aspetti. Ritengo che la borsa di studio Erasmus plus finanziata dalla Commissione Europea sia un'enorme opportunità per tutto lo staff scolastico ed il nostro Istituto è onorato di poterne beneficiare, supportato nell'organizzazione delle attività dallo staff dell'Agenzia Nazionale, che si è mostrato davvero professionale.

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Progetto Erasmus plus Mobilità dello staff Azione KA1 Codice Attività 2016-1-IT02-KA101-022973

Intervista a Tina Angela Cugudda, docente presso la scuola Primaria “F. Toscano” di Spoleto

Prima di tutto, vorrei che presentassi te stessa.Buongiorno, sono un'insegnante di scuola primaria, ho 42 anni e la mia prima esperienza di insegnamento risale a 14 anni fa. Sono entrata nel mondo della scuola partendo dalla Scozia, grazie ad un incarico temporaneo di supplente a Glasgow, nel 2002.Dipendevo dal MAE, il mio compito era insegnare Italiano L2 nelle scuole scozzesi con sezioni che studiavano l'italiano come lingua straniera. L'esperienza è stata molto positiva e mi ha lasciato una profonda impronta, sia umana che professionale. Dopo questa breve parentesi ho iniziato la mia carriera di insegnante in Italia, in condizioni completamente diverse da quelle del mio esordio.Credo molto nel mio lavoro e nella necessità di portarlo avanti con estrema onestà intellettuale, con una grande apertura al confronto con gli altri, con la disponibilità ad un apprendimento permanente e con la costante voglia di rivedere le proprie convinzioni.Mi interessa molto l'insegnamento delle lingue e dell'arte, dato che vengo da un percorso di studi in Pittura presso l'Accademia di Belle Arti, con una successiva specializzazione in Didattica dell'insegnamento dell'italiano a stranieri.

Ora mi piacerebbe porti domande più precise sull’esperienza di Mobilità Erasmus appena conclusasi.Quando e perchè hai deciso di partecipare alla mobilità Erasmus?

Nel 2011, grazie al suggerimento della docente formatrice del corso ministeriale di Inglese che frequentavo, ho presentato al mio Dirigente la domanda per la Mobilità Comenius, che andava formulata dai singoli docenti; ero affascinata dalla sfida del confronto con docenti di altri Paesi europei e sentivo la necessità di rinnovare la mia motivazione ritornando un po' da dove ero partita. L'esperienza è stata talmente positiva ed utile e con una enorme spendibilità nella didattica, che ho deciso di ripetere l'esperienza. Essendo l'unica docente informata sul bando ed essendo col progetto Erasmus plus cambiate le condizioni rispetto al progetto di mobilità Comenius (ovvero si presentava la necessità di presentare una mobilità di gruppo, con un progetto ben più articolato) ho deciso di coinvolgere altre docenti in questo tipo di progettualità.C'erano molte perplessità ma la voglia di mettersi in gioco è stata più forte, per cui si è formato un gruppo di docenti, personale ATA e Dirigente Scolastico, pronto ad affrontare un periodo di formazione all'estero, con l'intento di tornare a casa con nuove strategie e metodologie per rinnovare e migliorare la nostra Istituzione scolastica in vari aspetti.Ritengo che la borsa di studio Erasmus plus finanziata dalla Commissione Europea sia un'enorme opportunità per tutto lo staff scolastico ed il nostro Istituto è onorato di poterne beneficiare, supportato nell'organizzazione delle attività dallo staff dell'Agenzia Nazionale, che si è mostrato davvero professionale.

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A cosa è dovuta la scelta circa la tematica del corso? Quali erano le tue aspettative?Nel Novembre 2015 ho partecipato ad un corso di formazione a Barcellona, organizzato dalla MLA (Ente formatore italiano) durante il quale ho assistito ad una illuminante conferenza del Professor Mark Almond, della Canterbury Christ Church University, UK, dal titolo: “ Language teaching as a performing art”. Il relatore spiegava come nel percorso di formazione dei docenti manchi quasi ovunque un percorso specifico sul giusto utilizzo della voce, dell'intonazione, dell'ironia, del corpo nell'insegnamento, sopratutto nell'insegnamento delle lingue. Utilizzare tecniche teatrali nella propria routine di insegnamento pare rinforzi gli apprendimenti e stimoli la partecipazione degli allievi. Ho riflettuto a fondo sulla tematica e mi sono messa nei panni di un allievo che si trova ad assistere ad una lezione magari molto ben strutturata, nella quale si utilizzano le nuove tecnologie, ma durante la quale l'insegnante non sa rompere il ghiaccio, creare empatia, mantenere un contatto visivo, sdrammatizzare, sorridere e far ridere...in effetti senza questi “ ingredienti” probabilmente l'apprendimento viene rallentato, se non impedito.Ecco perchè ho sentito l'esigenza di frequentare un corso specifico sull'argomento, essendo comunque io una persona fondamentalmente timida e “poco teatrale” (perlomeno così mi vedevo prima di questo corso).Nel web ho trovato e selezionato per la mia mobilità il corso “ 2 WEEK COURSE FOR EUROPEAN TEACHERS OF DRAMA”, organizzato a Southampton dalla International Study Programmes, dal 25 Settembre all'8 Ottobre 2016; analizzando i contenuti presentati mi è sembrato che facesse al caso mio.Ho acquisito ciò che mi aspettavo: apprendere delle tecniche teatrali da utilizzare nella didattica di tutti i giorni, per creare un'atmosfera positiva in classe, per veicolari gli apprendimenti con una metodologia che rendesse gli studenti attori e non spettatori, riuscendo a sollecitare tutti i tipi di intelligenza, anche per permettere agli alunni con difficoltà di apprendimento di trovare nuove modalità per riuscire nel percorso scolastico.Ero molto curiosa di sperimentare le DRAMA ACTIVITIES proposte durante il corso anche per migliorare l'insegnamento della L2, nonché il mio stesso apprendimento, sopratutto nel parlato.

Puoi raccontarmi la tua esperienza entrando anche nello specifico delle attività svolte?L'esperienza formativa vissuta è stata molto coinvolgente perchè gestista da professionisti del settore che ci hanno fatto entrare nel vivo del “fare teatro”. La prima scoperta che ho fatto, forse banale, è che tutti possiamo recitare, intrecciare trame teatrali, improvvisare. Servono davvero pochi strumenti: il corpo, la voce e un luogo, qualsiasi luogo, che da reale diventa “altro”, luogo di finzione, luogo simbolico.Nel gioco del teatro si esce da se stessi diventando altra persona, e ci si apre agli altri in un modo empatico, rompendo le barriere dei pregiudizi.Nello specifico abbiamo partecipato a due DRAMA WORKSHOP con attività mirate alla stesura di “testi teatrali”, di “storie improvvisate” da mettere in scena, partendo da giochi collettivi che avevano lo scopo di creare tra noi partecipanti intesa, collaborazione, sfida, capacità di lavorarein gruppo.Qui la mia formazione scolastica tradizionale all'inizio mi è stata un po' d' intralcio, in quanto in alcuni giochi prevaleva l'abitudine a guidare e programmare. Una volta liberatami da molti

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condizionamenti ho scoperto di sapermi divertire e di poter far ridere gli altri, di poter interpretare dei ruoli, ironizzando su me stessa. E' stata una bella scoperta. E ho immaginato quanto sarei piaciuta ai miei alunni se fossi riuscita a mostrare loro questo lato di me. In fin dei conti, l'insegnante in classe deve anche essere un bravo attore e deve saper conquistare il suo pubblico.Durante la formazione non è mancata l'esperienza con il teatro vero: da quello più classico, il teatro shakespeariano, con lo studio dell'opera Macbeth e la partecipazione alla sua rappresentazione presso il Globe Theatre di Londra, all'interpretazione sperimentale, al musical,con la visione del celebre musical “Mamma mia”. Linguisticamente la sfida per noi corsisti è stata enorme, sia per la partecipazione agli workshopsia per la comprensione dell'inglese utilizzato nei vari spettacoli a cui abbiamo assistito.Improvvisare sequenze teatrali in una lingua straniera è stato davvero motivante, personalmente l'ho trovato molto più utile di un corso di lingua puro, proprio perchè nel teatro c'è un coinvolgimento totale: cognitivo ed affettivo.Due giornate sono state interamente dedicate all'osservazione diretta nelle scuole, una Primariae una Secondaria, confrontandoci così con un modo di “fare scuola” molto diverso da quello italiano.Nella scuola secondaria abbiamo effettivamente assistito anche a lezioni di DRAMA come materia di insegnamento, sottoposta a valutazione. L'insegnante nel pomeriggio precedente allanostra visita ci ha illustrato il suo programma didattico e le modalità di svolgimento.Per noi è stata una scoperta assistere alla sua lezione e osservare il coinvolgimento degli allievi, la cura e la disciplina con la quale si impegnavano nella lettura espressiva e nell'interpretazione del testo teatrale fornito, mostrando una grande capacità di autogestione e di cooperazione tra pari. Interssante il ruolo dell'insegnante, un facilitatore dell'apprendimento, che all'inizio della lezione ha chiarito l'obiettivo della stessa e messo a punto con gli allievi una sorta di scaletta per esplicitare i vari step necessari per raggiungere quell'obiettivo. I ragazzi sapevano cosa ci si aspettava da loro e agivano di conseguenza.L'insegnante offriva supporto ma indirettamente, il tempo da lei utilizzato per parlare è stato minimo, lasciando che fossero i ragazzi ad agire nell'attività, con momenti di autocorrezione.Le scuole visitate ci hanno colpito per i continui rinforzi positivi dati agli allievi, sia verbalmente che attraverso cartelloni e striscioni disseminati nelle aule e nei corridoi, mentre purtroppo comeforma mentis in Italia continuiamo a far passare in sordina i miglioramenti degli allievi, sottilineandone invece gli errori.

Alla fine di questo percorso cosa ti è davvero rimasto umanamente e professionalmente?Umanamente mi è rimasta una profonda gratitudine per le persone che ci hanno accolto e con le quali sono entrata in contatto e per una città nella quale nessuno si sente straniero.Riassaporerò con piacere il senso di libertà a fine giornata, quando, a differenza di ciò che accade nel nostro Paese, si può prendersi del tempo, passeggiare negli ampi parchi o scegliereun posto carino per incontrare le persone e coltivare le amicizie.E ancora, mi mancherà la gentilezza delle persone, sopratutto dei giovanissimi, che sull'autobusaddirittura cedevano il posto alle signore, con grande naturalezza e garbo.

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La mattina, vedere i bambini, anche quelli della scuola primaria, raggiungere la scuola a piedi, ordinati nelle loro uniformi e responsabili di sé, mi ha confermato che esistono alternative al modo di concepire e gestire l' infanzia in Italia. La famiglia presso la quale ho alloggiato, insieme ad un'altra collega e ad un collega del corso, ha avuto nei nostri riguardi tante gentilezze, mettendoci a nostro agio e dandoci un assaggio (nel senso letterale del termine) della cultura del luogo, attraverso ottimo cibo e conversazioni amichevoli.Il gruppo di corsisti di cui facevo parte era composto da quattro docenti italiane e due docenti tedesche di scuola primaria (di cui una dirigente scolastico) e due insegnanti di scuola Secondaria, uno proveniente dalla Repubblica Ceca, l'altro dalla Polonia.Confrontando i diversi sistemi scolastici sono emerse problematiche comuni, ma molte differenze nell'affrontarle.Tra le cose che mi hanno colpito c'è il fatto che in Germania il Dirigente Scolastico ricopre questo ruolo insieme al proprio ruolo di insegnante, senza percepire uno stipendio più alto, se non una piccola quota aggiuntiva. Nelle scuole dell'est Europa il monte ore assegnato alla matematica e allo sport sono le stesse (ben 6), a conferma della concezione più “dinamica” della scuola rispetto alla nostra.Nella scuola inglese, seppur nella discutibile scelta di avviare i bambini alla lettoscrittura all'età di quattro anni, si respira una grande attenzione verso la persona e verso l'importanz adi trasnettere un modo di pensare cooperativo e positivo. Come avevo già avuto modo di sperimentare durante il mio periodo di insegnamento in Scozia, le risorse materiali e umane sono molte di più ripsetto alle nostre.Durante la visita alla scuola primaria (la St. Denys di Southampton) abbiamo notato che in ogni classe c'erano almeno due/tre insegnnati a lavorare nello stesso tempo, con la possibilità di lavorare per gruppi di recupero e potenziamento.Opportunità che purtroppo in Italia è venuta meno, a causa delle ultime riforme scolastiche.Ho avuto la fortuna di condividere questa esperienza con un'insegnante del mio stesso Circolo Didattico, con la quale non avevo mai avuto occasione di lavorare. Abbiamo partecipato con entusiasmo ad ogni attività pensando alle possibili ricadute sugli allievie sulle colleghe, ci siamo confrontate sui rispettivi metodi di insegnamento e su come e quali modifiche apportare alla routine scolastica.Ci sono stati momenti di sconforto (i ritmi di lavoro erano molto serrati) ma anche momenti molto divertenti e piacevoli, sia durante le lezioni che durante le visite culturali in diversi luoghi: Southampton, Winchester, Londra, l' Isola di Wight.Professionalmente, grazie all'incontro con formatori che operano a tempo pieno nel campo teatrale, passati anche attraverso l'insegnamento, ho acquisito strumenti utili per gestire megliola classe,creando occasioni didattiche di collaborazione, dando a ciascuno la possibilità di esprimersi e trovare la propria peculiare strada nell'apprendimento. Attraverso le attività teatrali sperimentate ho potuto verificare su me stessa che quando l'insegnamento avviene attraverso l'utilizzo di più linguaggi è molto più incisivo.C'è tutta una serie di attività che se utilizzate costantemente nella prassi didattica permettono a docenti e allievi di “costruire” un apprendimento vivo, che si aggancia alla sfera emotiva, affettiva e cognitiva di ognuno, facilitando la communicazione in ogni direzione.Le PERFORMANCE SKILLS apprese sono:

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– CLASSROOM PRESENCE

– EYE CONTACT

– SPONTANEITY AND READINESS TO IMPROVISE

– SETTING UP ANTICIPATION AND AROUSING CURIOSITY

– CONVEYNG ENTHUSIASM AND ENERGY AND APPEARING “FRESH”

– CREATIVE AND SPONTANEOUS USE OF GESTURE AND FACIAL EXPRESSION

– CREATIVE USE OF MOVEMENT AND SPACE

– CREATIVE USE OF VOICE

– APPROPRIATE US OF HUMOUR

Al rientro nel tuo Istituto come hai condiviso l’esperienza con i tuoi colleghi?Al rientro i ritmi scolastici sono stati piuttosto frenetici per l'avvio delle progettualità di plesso e diCircolo, pertanto i momenti di condivisione della mobilità sono stati posticipati. Purtroppo a causa del terremoto le nostre scuole sono rimaste chiuse a lungo e,al momento, gli incontri di condivisione collegiale programmati a settembre non sono ancora stati calendarizzati.

Come hanno accolto l’adesione a questo progetto i genitori e gli allievi?I genitori sono stati molto contenti di sapere che il nostro Istituto era risultato vincitore di questo progetto, in quanto hanno subito intravisto le enormi ricadute sulla didattica delle discipline in classe, specialmente nell'insegnamento dell'inglese, verso il quale c'è da sempre una grande attenzione.Al momento della partenza delle docenti naturalmente ci sono state delle perplessità perchè la loro assenza dalla classe per 15 giorni destava qualche preoccupazione. L'atteggiamento collaborativo di tutto il team docente è stato in questo senso essenziale per lo svolgimento regolare di tutte le attività didattiche.Gli alunni hanno assorbito l'entusiamo delle docenti, hanno mostrato molta curiosità sia prima che dopo la partenza e ora accolgono solleciti i piccoli cambiamenti nella routine scolastica, dalla disposizione dei banchi a isole, alle attività di circle time in cui si usano corpo e voce per raccontare, ai giochi di socializzazione ecc.

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Hai avviato una qualche forma di sperimentazione al rientro? Assolutamente sì. Al mio rientro non ho raccontato la mia esperienza sotto forma di monologo ma ho impostato un'attività per piccoli gruppi, con un role play. I bambini erano dei giornalisti che avevano il compito di intervistare la loro insegnante al rientro dalla formazione Erasmus.Prima sono state preparate le domande, poi selezionate, poi si è deciso di fare in una classe un'intervista radiofonica, nell'altra classe un'intervista durante un programma televisivo.I bambini si sono molto divertiti e hanno inconsapevolmente sperimentato ciò che avevo da poco appreso.Ho inoltre avviato diverse attività legate al teatro, sia in italiano che in inglese, legate ai progetti di Circolo e di plesso. Siamo al momento impegnati nella rappresentazione teatrale della storia “The three little pigs” in Inglese, per il Progetto di Continuità con la scuola dell'infanzia.Negli ultimi anni di insegnamento mi sono spesso trovata a confrontarmi con le colleghe circa l'impoverimento del repertorio linguistico degli alunni, dovuto probabilmente a diverse concause,sicuramente anche al grande utilizzo delle immagini e dei messaggi veloci della televisione e del computer, e al fatto che si dedichi sempre meno tempo al dialogo tra persone, checerto richiede un impegno notevole in un periodo frenetico come quello che viviamo. I bambini però sviluppano il linguaggio proprio per “narrare”, dal momento in cui utilizzano gli oggetti in modo simbolico, reinventando la realtà e accompagnando le loro azioni con la verbalizzazione di quanto stanno facendo, coinvolgendo l'adulto come spettatore. Senza lo spettatore, l'ascoltatore, cade anche la necessità della narrazione.

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La mia idea è quindi quella di far leva su questa naturale propensione dei bambini, creando situazioni didattiche in cui costruire testi orali di diversi tipi.A questa fase orale seguirà una fase di produzione scritta, importante traguardo linguistico per gli alunni di classe seconda. Attraverso un'attività proposta da una docente del corso di fromazione, partendo dalla rappresentazione grafica, costruiremo una serie di storie che verranno registrate e poi adattate alla scrittura, realizzando una raccolta di storie che sarà l'elaborato finale per gli alunni.Prepareremo inoltre dei lapbook, sia per sintetizzare le varie storie, sia uno con la storia del Titanic (partito dalla città di Southampton) e molti cartelloni motivazionali sulla falsariga di quelli visti nelle scuole in UK, che trasmettano ai bambini dei messaggi positivi per costruire un atteggiamento di RESILIENZA.

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Consiglieresti ad altri colleghi di vivere la stessa esperienza?La raccomanderei caldamente, come del resto ho già fatto.Il confronto con culture diverse è essenziale per la nostra crescita personale. Gli insegnanti non possono smettere di crescere umanamente e professionalmente, devono tenere accesa la loro motivazione, altrimenti come potrebbero accendere le menti degli alunni?Consiglierei di approcciarsi alla tematica da me scelta per acquisire e/o affinare le proprie competenze interpersonali, per imparare a creare nel setting della classe quella che Carl Rogers chiama “autenticità”, cioè un ambiente libero da stress, in cui ognuno può essere se stesso, sviluppando relazioni positive con gli altri.Sono davvero soddisfatta per aver coinvolto in questo progetto di mobilità anche il personale di segreteria, con il quale solitamente si collabora solo a livello amministrativo; sono pienamente convinta che alla fine di questo percorso avremo in mano strumenti sicuri per costruire una scuola innovativa, luogo di benessere e di apprendimento per tutti.