piccirillo anna - i luoghi del sacro

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  • Reliquie e reliquiari: un percorso medievale 1

    Anna BenvenutiDispensa del corso I luoghi del sacro. A Padre Michele Piccirillo: in memoriam

    Anna BenvenutiDispensa del corso I luoghi del sacro. A Padre Michele Piccirillo: in memoriamPremessaLa creazione degli spazi sacri cristiani

    Gerusalemme la Santa Distruzioni e ricostruzioni: il secondo tempioDistruzioni e ricostruzioni: il terzo tempioDistruzioni e ricostruzioni. Da Gerusalemme a Aelia CapitolinaLa nascita della memoria cristianaAlle origini del pellegrinaggio cristianoLa citt santa voluta da Costantino La nascita della TerrasantaUna avventura pericolosa Il pellegrinaggio penitenzialeMonaci e pellegriniMundus senescitPellegrinaggio e crociataPellegrini in armi Innocenti e fanciulli Le indulgenze Roma caput fidei Il pellegrinaggio ad limina Reliquie e santuari Verso il pellegrinaggio interiore

    Case studiesReliquie e identit cittadinaCiriaco di Ancona e la Leggenda della CroceLinventio di una reliquia: la Santa Lancia di AntiochiaLa traslazione del braccio di san Filippo apostolo a Firenze

    AppendiceIl Caso sindoneLoggettoLa sindone e la scienzaUn falso medievale? La sindone e il sacco del 1204 Non dipinta da mano umanaConclusione

    Premessa

    Il lungo processo identitario che tra XI e XII secolo port la societas medievale europea a definirsi christiana si appoggi su un complesso processo di Anna Benvenuti

  • Reliquie e reliquiari: un percorso medievale 2

    metabolizzazione in virt del quale la definizione di Nuovo Israele and sostanziandosi con un sempre pi articolato riferimento memoriale allo spazio fisico e storico del vecchio Israele: quello che era stato testimone della vicenda terrena del Cristo e della Resurrezione promessa ai suoi seguaci. Questa attitudine comport dapprima un vero e proprio riconoscimento della Terra Santa, la quale si presentava nei primi secoli come uno spazio degiudaizzato dalla romanizzazione e del tutto privo di riferimenti alla memoria cristiana. Avviata da Costantino questa inventio fu perfezionata nei secoli successivi generando una Topografia leggendaria dei Luoghi santi che serv da modello mimetico per la periferia cristiana che in Gerusalemme riconosceva il suo omphalos ideale. Il principale esempio della evocabilit gerosolimitana che pure ebbe importanti monumento anche nella pars occidentis dellimpero , come attestano le grandi basiliche paleocristiane di Roma si espresse in Costantinopoli e nella progressiva assunzione di responsabilit memoriali cristiane da parte dei basileis, custodi e difensori della fede. Favorita dal progressivo decadere della presenza statuale bizantina nellarea mediorientale, dapprima con lavanzata persiana, poi con la conquista araba, la diaspora delle principali reliquie cristiane di Gerusalemme e della Palestina ebbe come destinazione la capitale sul Bosforo, dove una quantit imponente di chiese sorse per ospitarle ed esaltare il mecenatismo sacro degli imperatori. Questo sfavillante deposito sacro contrastava con la povert dei riferimenti cristologici ed evangelici dellOccidente, dove Roma poteva vantare la sua eredit apostolica e martiriale, ma non evocare il significato di nova Jerusalem assunto dalla metropoli sul Corno dOro. La crisi aperta dallavanzata selgiuchide in Anatolia e la sua pressione su Costantinopoli (nonch i precedenti episodi di intolleranza che intorno al 1003 avevano animato le misure anticristaine dellimam fatimide Al-kim) giustificarono, com noto, laprirsi di quella stagione di incursioni latine in Levante che siamo soliti definire crociate. Gi presente ai principi europei che si assieparono sotto le mura di Costantinopoli alla volta della Terrasanta, quel tesoro di reliquie continu a rappresentare un allettante bottino per gli avidi Franchi e per i rapaci mercanti italiani che assicuravano il trasporto marittimo dei contingenti militari. Questa e molte altre contingenze determinarono la deviazione della IV crociata che nel 1204 si concluse con una rapina di proporzioni rilevanti e con la nomina di un latino, Baldovino, IX conte di Fiandra e VI dellHainaut, a imperatore dOriente. Il saccheggio, che fu amministrato in larga misura dai Veneziani, permise di trasferire in Europa una quantit di reliquie che andarono a comporre un nuovo panorama sacrale utile a giustificare ambizioni nazionali (come la Sainte Chapelle di Luigi IX), interessi promozionali dellaristocrazia (emblematico il caso della/e Sindone) o le istanze di eccellenza municipale del mondo cittadino italiano che da quelle reliquie trasse ragione di autopromozione politica e rappresentativa, costruendo talvolta attorno ad esse anche il registro civile della autonomia dalla giurisdizione vescovile (come a Prato con la Cintura della Vergine).

    I testi forniti per questa dispensa non costituiscono un percorso omogeneo di questo processo ma una casistica, talvolta ripetitiva, dovuta alla natura episodica di ciascuno di essi (frutto di qualche occasione congressuale particolare).

    Anna Benvenuti

  • Reliquie e reliquiari: un percorso medievale 3

    La creazione degli spazi sacri cristiani

    Gerusalemme la Santa 1

    Le origini storiche di Gerusalemme si disperdono nelle oscurit del millenni. Tra il 2400 e il 2250 le tavolette di Ebla evocano il nome di un toponimo Jerushalim/Jerushalaim cui dovette corrispondere un qualcosa, anche se non sappiamo esattamente che cosa. E stato supposto che il nome di questa citt sia connesso con la radice semitica dalla quale dipende anche il verbo jarah, fondare, associata al nome della divinit semitica Shalim o Shalem, a sua volta correlato, ma senza troppa certezza, al termine che indica il concetto di pace. Il sito fu comunque indicato con pi nomi, come tutte le citt antiche e quelle sacre in particolare, e tra questi ci fu anche Jebus, che richiamava quello dei suoi abitanti, i Gebusei, e Sion (Zion), riferito forse pi propriamente allantica fortezza che dominava la collina dellOfel, a sud dellattuale citt vecchia. Altro suo epiteto fu Ariel, sciolto come altare di fuoco. Per quel che sappiamo dagli scavi archeologici il sito ove sarebbe sorta la citt fu sede di insediamenti fino dallet paleolitica, anche se l insediamento vero e proprio datato alla prima et del bronzo. Movimenti etnici allinizio del II millennio vi condussero gli Amorrei ai quali si dovette, probabilmente, la prima recinzione di mura turrite e lordinamento dellabitato attorno alla reggia-santuario che ne costituiva il centro. Tra III e II millennio Gerusalemme appare come una delle tante citt stato di un bacino sostanzialmente dominato dalla civilt egiziana del Nuovo regno e dalla sua capitale, Tebe. Secondo la Bibbia al tempo di Abramo (XVIII sec. A.C.) essa era chiamata Shalem, ed era governata dal re Melquisedeq, sacerdote della divinit cananea El Elijon, lAltissimo , venerato sulla parta pi alta della citt, il monte Moriah, luogo del sacrificio di Isacco e della prima grande manifestazione del Patto stretto tra Dio e la stirpe dalla quale sarebbe disceso Israele. Nella seconda met del II millennio gli habiru (termine da cui sarebbero discese tanto la parola ebreo che quella arabo), nomadi provenienti dal deserto del sud ovest e dallEgitto, dopo aver attraversato il Sinai invasero quella terra che la Bibbia chiama Canaan, corrispondente alla parte giordano palestinese del territorio attorno al Mar Morto, spartendola tra le dodici trib che costituivano il loro sistema sociale. Nel passaggio dal nomadismo alla stanzialit, il luogo su cui sorgeva Gerusalemme fu assegnato

    1 Brani tratti da A. Benvenuti, Pellegrinaggio e culto dei santi, in Uomini, Terre e citt nel Medioevo, a c. di G.Cherubini, Milano, Electa 1986, pp.152-170, Gli itinerari religiosi, in Le Italie del Tardo medioevo, San Miniato, Centro di studi sulla civilt del Tardo Medioevo, Pisa, Pacini, 1990, pp. 201-225; Reliquie e reliquiari, un percorso medievale, in LOro di Siena, Il tesoro di santa Maria della Scala, Catalogo della Mostra , a cura di Luciano Bellosi, Milano-Siena. Skira, 1997, pp. 31-38; Reliquie e soprannaturale al tempo delle crociate, in Le crociate. LOriente e lOccidente da Urbano II a San Luigi (1096-1270), a c. di M.Rey-Delqu, catalogo della Mostra , Milano Electa 1997, pp.355-361 (ed. italiana e francese); Pellegrinaggio, reliquie e devozioni alla vigilia del centesimo anno, in Grande storia dei Giubilei, Firenze, Giunti, 1997, pp.3-26; Atlante storico dei pellegrinaggi, a c. di F.Cardini, A.Benvenuti, Cinisello Balsamo, Edizioni San Paolo 1999; La tradizione del pellegrinaggio in Terrasanta, in In Terrasanta. Dalla crociata alla Custodia dei luoghi santi, catalogo della Mostra, Milano, Palazzo reale, 2000, Firenze-Milano, Skir 2000; Le leggende doltremare: reliquie, traslazioni, culti e devozioni della Terrasanta. Il processo di sacralizzazione dellOccidente medievale, in Il cammino di Gerusalemme, Convegno internazionale di Studi, Bari, Brindisi, Trani, 18-22 maggio 1999, a c. di S. Cal Mariani, Bari, Adda Editore, 2002, pp. 529-546; Le reliquie del Cristo, in La santa Croce di Lucca. Il Volto Santo. Storia, Tradizioni, Immagini, Atti del Convegno, Lucca, Marzo 2001, Lucca, Editori dellAcero, 2003, pp. 107-114.Anna Benvenuti

  • Reliquie e reliquiari: un percorso medievale 4

    alla trib di Beniamino, che pot debellare solo tra XI e X secolo la resistenza dei Gebusei attestati nella rocca sullOlef. Re David fu protagonista della conquista, avvenuta un po con la forze e un po con lastuzia. Egli pose sul colle il Tabernacolo che custodiva larca dellalleanza l trasportata da Kiriat-Jearim, ove essa era custodita, facendo della citt il centro religioso della federazione delle dodici trib, funzione esaltata anche durante il regno di suo figlio Salomone, nei decenni centrali del X secolo a.C. Questultimo re aggiunse agli interventi urbanistici dellet davidica, che avevano ampliato la cinta muraria e incluso nellarea urbana anche il monte Moriah e quella parte in cui insiste lattuale zona del Cenacolo, profonde modificazioni: a cominciare dalla costruzione di un ampio terrapieno che congiunse le alture dellOlef con quelle del Moriah, spianate per ospitare un edificio templare e il palazzo reale. Il grandioso edificio del Tempio ospit la pi preziosa delle reliquie del Vecchio Patto, Arca dellalleanza per quale non si ritenne pi adeguato il Tebernacolo che fino ad allora laveva protetta.La primitiva struttura dellarea sacra prevedeva tre zone: un grande spazio allaperto con laltare per gli olocausti (le vittime da destinate alle fiamme) e le piscine per le abluzioni rituali; un vestibolo coperto ove erano collocati due altari, quello dei profumi e quello dei pani della proposizione; infine lo spazio pi interno era destinato al Sancta Sanctorum in cui era collocata larca. Il vicino palazzo reale, circondato da una selva di colonne che giustificavano lappellativo di casa della foresta del libano con cui si designava il grande vestibolo riservato alle udienze, precedeva la sala del trono ed un harem. Linsieme dei due edifici, che rafforzava il carattere sacerdotale del regno dellantico Israele, sovrastava, con il convergere in esso di tutte le funzioni religiose, politiche e amministrative, una citt ormai divenuta, per i suoi rapporti con il vicino Egitto (Salomone aveva sposato la figlia di un faraone), un vitale centro commerciale dai caratteri cosmopoliti.

    Distruzioni e ricostruzioni: il secondo tempio

    Salomone costitu il culmine della potenza ebraica ma anche linizio di una crisi che segn la fine dellequilibro etnico e politico del regno dIsraele. Il passaggio dalla forma federativa delle trib a quella centralizzata del regno era stata infatti accolta come una violenza alla tradizione, aggravata dalla degenerazione tirannica del potere regio. Coi figli di Salomone, Roboamo e Geroboamo, il regno si divise un due grandi porzioni: il Nord, con i territori di tutte le trib con leccezione di quella di Giuda, che si ritagli invece un proprio dominio del desertico meridione del paese, Gerusalemme compresa. In mano ai re di Giuda la citt decadde rapidamente, anche per la debolezza strategica della sua posizione, che la esponeva al rischio di penetrazione da sud, come quella che, nel 920 a.C., la apr alle violenze di Sheshong, lusurpatore libico della trono dei faraoni che la bibbia ricorda col nome di Shishac. Coincise con questo periodo di turbolenza anche la degenerazione tirannica dei re della stirpe di Salomone che infine si estinse, lasciando campo libero ad una serie di despoti i quali contaminarono anche la tradizione religiosa di Irsaele aprendola agli influssi politeistici della tradizione semitica, di quella aramaica ed assira occorre infatti ricordare che tra IX e VIII la Giudea cadde sotto il controllo politico di questultima civilt per non trascurare legizia, nel cui bacino di influenza questarea gravitava da sempre. Il Tempio fui in questo Anna Benvenuti

  • Reliquie e reliquiari: un percorso medievale 5

    periodo pi volte saccheggiato e profanato, aprendo i suoi sacri resedi anche al culto di altre divinit. Tuttavia esso rimase al centro della tradizione memoriale del disperso e assoggettato mondo ebraico, che continu a recarsi in pellegrinaggio ad esso come allomphalos del proprio sistema commemorativo, tanto pi che neppure in questa et di turbamenti mai si spense il richiamo alla fedelt della legge da parte dei profeti. Attiene storicamente a questo periodo lattivit patriottica di Ezechia (725-697) che cerc, anche se sconsigliato da Isaia, di far leva sullalleanza con lEgitto per sottrarre, senza successo, il popolo dIsraele al peso della dominazione assira. Nell587 Nabuccodonosor si impadroniva infatti di Geruslaemme da cui deportava la popolazione, avviata alla cosiddetta cattivit babilonese, radendo al suolo il Tempio e depredandone i tesori e gli ornamenti: anche larca della alleanza and perduta e forse distrutta nel saccheggio. Lesilio degli ebrei in terra babilonese si sarebbe protratto per 49 anni, fino a quando cio Ciro il Grande non consent al popolo eletto di far ritorno nella terra promessa, adesso riunificata sotto il governo di un satrapo persiano. Tra il 520 ed il 515 si avvi, nellinforme ammasso di rovine che ormai era la citt santa, la ricostruzione del tempio. I lavori progredirono con povert di mezzi, non avendo accettato gli ebrei di condividere la riedificazione con fratelli spuri di Samaria, il gruppo etnico insediatosi tra le alture della Giudea e della Galilea che discendeva da una fusione tra coloni assiri ed elementi ebraici appartenenti alle trib di Efraim e e Manasse.Il secondo tempio sorse, come il primo, sulla collina del Moriah, eguagliandone le proporzioni anche se non la ricchezza ed il pregio architettonico del primo: tanto pi che ad esso ormai non si affiancava pi la grande mole del palazzo dei re, che non fu riedificato. Alla ricostruzione urbanistica ed alla rinascenza della citt contribuirono quegli ebrei che godendo di posizioni di prestigio nellamministrazione del regno persiano poterono assicurare laffluire di fondi necessari alla ricostruzione: cos ad esempio Neemia, ministro del grande re Artaserse, il quale raccolse le offerte delle comunit ebraiche rimaste in terra persiana, o lo scriba e sacerdote Esdra, al quale si sarebbe dovuta la restaurazione della Legge ed un ruolo essenziale nella riorganizzazione sociale del popolo dIsraele. I due secoli della dominazione babilonese furono forse il pi lungo periodo di pace vissuto, nella sua intera storia, da Gerusalemme. Il passaggio sotto il dominio di Alessandro magno non cambi di molto la situazione, ma nello scontro tra i successori del suo enorme dominio larea della Giudea torn a costiture una zona cuscinetto tra la potenza dei Lagidi, la dinastia teolemaica che si era impadronita dellEgitto, e i Seleucidi, che avevano imposto la propria egemonia sulla Siria. Il formarsi di due corrispondenti partiti, uno filoegiziano ed uno filosiriano allinterno della popolazione giudea acutizz le conseguenze di un processo di acculturazione tra lelemento ebraico e quello goim (straniero) visibile nellallentarsi della osservanza della legge mosaica, principale elemento unificatore culturale e politico del paese. Il tempio, divenuto come la legge, secondario, torn ad essere violato dalla concorrenza di altre tradizioni cultuali, questa volta di tipo ellenistico: nel 167 esso venne addirittura dedicato a Giove Olimpico, consentendo lavverarsi della profezia di Daniele che aveva pianto sull abominio della desolazione posta nel Luogo santo. Contro questa nuova violazione si doveva levare la rivolta armata dei Maccabei ma anche la piet dissidente degli Hassidim o la fuga eremitico-comunitaria degli Esseni. La lotta civile dur molti anni, ed anche se nel 165 Giuda Maccabeo riconquist parte di Gersusalemme, la citt rimase divisa ed attraversata della guerra Anna Benvenuti

  • Reliquie e reliquiari: un percorso medievale 6

    intestina.

    Distruzioni e ricostruzioni: il terzo tempio

    Lemergere della potenza romana a Occidente e di quella dei Parti ad Oriente avrebbe cambiato il quadro politico palestinese: fu infatti gioco forza che i Seleucidi acconsentissero alla ricostituzione di un regno ebraico sotto la guida di un discendente di Giuda Maccabeo, Simone, il quale, capostipite della dinastia degli Asmonei, avviava una nuova fortunata stagione della storia della citt santa. Tuttavia proprio Simone, che pur non avendo rivendicato la dignit regia aveva concentrato nella sua sola figura la funzione di governatore civile e sommo sacerdote, poneva il seme di una discordia che avrebbe compromesso la stabilit del regno, sempre pi apertamente diviso tra il partito dei Sadducei, tradizionalisti e sostenitori della fusione tra potere politico e religioso, e quello dei Fariseri, fautori invece di una rigorosa separazione tra le due sfere. Perseguitati selvaggiamente dai re Asmonei, i Farisei giunsero infine a ribellarsi originando una guerra civile della quale si approfittarono i Romani, gi padroni della Siria, per imporre una pace che si trasform in occupazione militare. Nel 63 a. C. Pompeo espugnava il Tempio, trasformato in fortezza da alcuni irriducibili difensori della libert ebraica., e varcava la soglia del sancta sanctorum, accedendo al cuore sacro, ma vuoto dallepoca di Nabuccodonosor, del popolo eletto. Per assicurasi il difficile controllo di quellarea strategica sospesa tra lEgitto ed il fronte partico, i Romani identificarono nella figura di Erode, un idumeo (popolo stanziato nella regione meriodionale del Negev) figlio di un ministro dei re asmonei, luomo adatto ad assicurare una certa continuit di governo. Ottenuto dunque con il consenso romano il trono, egli lo tenne saldamente in mano per una quarantina danni durante i quali egli avvi un intenso programma di ricostruzione che coinvolse anche larea del tempio. A lui si deve la realizzazione della grande spianata marmorea le cui misure corrispondono allattuale -, circondata da portici a colonne che circondavano ledificio sacro, un grande quadrilatero di 180 metri per 120. Al basamento occidentale di questa formidabile acropoli, egli aggiunse anche la mole della fortezza Antonia, a guardia del lato nordoccidentale della spianata, lattuale muro del pianto. I lavori di restauro promossi da Erode, ricordato per questi suoi meriti come il grande nella tradizione ebraica, nel quadro complessivo di un periodo di pace imposto dalla dominazione romana, rivitalizzarono la consuetudine ebraica del pellegrinaggio al tempio. Anche gli Atti degli Apostoli ricordano la folla cosmopolita di devoti che vi accorrevano da ogni parte dellimpero. Fu allora che si and affermando in maniera irreversibile il ruolo di Gerusalemme quale capitale memoriale di tutto il mondo ebraico, ormai, grazie alla diaspora, ben pi esteso rispetto ai modesti confini della Palestina. La citt santa attraeva cos sia i neofiti della religione ebraica, sia, pur se ancora a livelli ridottissimi, i seguaci della nascente religione organizzata da un gruppo di ebrei che aveva riconosciuto in Ges di Nazareth il Messia annunciato dai profeti. Questa piccola minoranza riconosceva come suo luogo santo la collina del teschio che gli ebrei chiamavano Golgotha, ed il vicino giardino in cui il suo corpo era stato sepolto prima della resurrezione; entrambi si trovavano a pochi passi dalla seconda cerchia di mura che circondava ad occidente la citt e che Erode Agrippa , pi o meno negli anni 30, inser nel giro della terza cinta. La fine dellautonomia della Giudea, ed il suo passare sotto la diretta Anna Benvenuti

  • Reliquie e reliquiari: un percorso medievale 7

    amministrazione di governatori romani che talora si resero invisi per la loro durezza ed avidit, esasper la latente ostilit della popolazione ebraica, fomentando un clima di rivolta che Nerone intese reprimere con la forza nel 66, inviando un corpo di spedizione agli ordini di Vespasiano. Quando questi fu proclamato imperatore, gli subentr il figlio Tito che nel 70 riusc a debellare la resistenza di Gerusalemme e a distruggere il tempio; con questa azione che ripeteva, anche per la coincidenza delle date (il 29 agosto), quanto aveva fatto Nabuccodonosor nel 587 a C., egli intese radere al suolo, insieme al sistema difensivo della citt, anche la sua identit religiosa, seppellendo sotto un cumulo di rovine la sua fondamentale memoria. Larco di trionfo eretto a Roma per celebrare la vittoria di Tito reca ancora, tra i suoi bassorilievi, limmagine della Menorah, il candelabro aureo a sette bracci che costituiva il uno degli arredi pi importanti del tempio e che insieme ad altre preziose vestigia si allontan per sempre dallormai desolata capitale del mondo ebraico.

    Distruzioni e ricostruzioni. Da Gerusalemme a Aelia Capitolina

    La distruzione di Gerusalemme ad opera di Tito aveva inteso obliterare, nel momento pi critico di una ribellione nazionalistica, lidentit religiosa che il popolo dIsraele teneva desta nel Tempio dove, dal tempo del patriarca Abramo fino al suo ultimo re, Erode, si era perpetuata la memoria stessa del Patto. Una sessantina danni dopo, nel 130, un altro imperatore, Adriano, continuava ancor pi pesantemente la strategia dellobliterazione della memoria ebraica gi intrapresa da Tito. Egli decideva infatti di dar vita ad una colonia romana nel sito ove era sorta Gerusalemme con la quale cancellare definitivamente lantica capitale. Il nuovo insediamento romano si chiam, in onore allimperatore, Aelia Capitolina e sconvolse lintero tessuto urbanistico della vecchia citt, a cominciare dalla spianata su cui si ammassavano le rovine del tempio di Erode, adesso destinato ad ospitare un edificio sacro dedicato a Giove. Questa definitiva violazione scaten una violenta reazione ebraica che tenne in scacco i romani per due interi anni, dal 132 1l 134. Solo nel 135, piegata la resistenza, furono completati i lavori per la costruzione della colonia romana, dal cui confine vennero rigorosamente esclusi tutti i circoncisi. Lacropoli sacra, adesso dominata dalla statua dellimperatore e dal nuovo tempio della triade capitolina non fu tuttavia completamente distrutta, impedendolo i suoi formidabili basamenti e terrapieni; quelle imponenti strutture restarono chiaramente identificabili pur nelladattamento della vecchia citt, demolita e livellata, al tradizionale schema urbanistico coloniale, con i due assi stradali del cardo e del decumano che ne attraversavano la struttura quadrata. Lintervento adrianeo resta comunque esemplare di una metodologia di acculturazione che fu propria del mondo romano. Esso infatti, anche quando intese sradicare e rifondare su nuove coordinate il tessuto precedente, non seppe esimersi dallaccogliere elementi appartenenti alle culture alle quali andava sovrapponendosi. A Gerusalemme in questo periodo accanto alla tradizione ebraica, era rimasta desta ed aveva accresciuto il suo patrimonio memoriale anche la nuova setta giudeo-cristiana che a sua volta si riconosceva nel sedimento storico della citt e nei luoghi che erano stati testimoni del passaggio terreno del Cristo. Essi erano rimasti desti sia nella commemorazione locale sia come punto di riferimento ideale per quanti si erano allontanati dalla citt seguendo la diaspora apostolica e lapertura del cristianesimo ai gentili. La nascente religione aveva adottato come area centrale della propria identit cultuale il Calvario, luogo ove il Cristo Anna Benvenuti

  • Reliquie e reliquiari: un percorso medievale 8

    era stato ucciso ma che conteneva in s altre evocazioni simboliche relative alla promessa di redenzione collettiva che il Nuovo Patto assicurava: nelle profondit di quella macabra collina infatti, secondo la leggenda, si riteneva fosse stato sepolto anche il corpo di Adamo. Il suo teschio avrebbe ricevuto, come liquido battesimale, il sangue misto ad acqua sgorgato dalla ferita inferta nel fianco del Salvatore: scivolando dal suo corpo e filtrando in una fenditura apertasi nella roccia durante il terremoto dellora nona, esso avrebbe raggiunto il progenitore lavandolo dal peccato originale ed assicurando a tutta lumanit, passata e futura, il premio della salvezza. Sempre da quel luogo si credeva che Cristo avesse intrapreso il suo viaggio agli inferi per trarre da essi le anime dei giusti dellAntico Testamento. Raccoglitori delleredit arcana di questo spazio sacro, i romani non ne avrebbero obliterato il segno, ma solo la veste, costruendovi una edicola dedicata a Venere-Astarte, la dea che era scesa agli inferi per liberare Tammuz. E neppure larea del sepolcro venne distrutta, ma sommersa da un terrapieno in cui alcuni sacelli avrebbero a loro volta continuato la vocazione devozionale del sito, cos come il boschetto sacro ad Adone piantato presso la grotta in cui la tradizione collocava la nascita di Ges manteneva desti i caratteri teofanici (teofania=manifestazione della divinit) attribuiti a quellarea. Allo stesso modo la piscina di Bezetha, ove Cristo aveva guarito il paralitico, mantenne la sua sacralit taumaturgica evolvendosi in tempio di Esculapio, dio della medicina.Sensibilmente pi piccola dellantica Gerusalemme, Aelia Capitolina escludeva dal suo circuito urbano la citt di David (la parte bassa dellantica Gerusalemme) con il monte Sion, dove i cristiani identificavano il Cenacolo in cui si era svolta lultima cena ed altri luoghi di soggiorno e di riunione della comunit apostolica. Mentre in qualche modo si insinuarono nella riedificazione romana le memorie cristiane, quelle giudaiche vennero fortemente penalizzate, favorendo la traslazione del centro religioso di quel popolo verso Tiberiade, dove visse in esilio anche il Sinedrio, promuovendo sulle rive del lago una serie di importanti scuole rabbiniche nelle quali si and perfezionando lo studio e linterpretazione della Legge. La nascita della memoria cristiana

    La Gerusalemme dei cristiani tuttavia non coincideva con la citt terrena, quella di cui Cristo aveva predetto la distruzione e che era stata passivo teatro della sua crocifissione; essa era semmai figura simbolica di quella celeste che l'apostolo Giovanni, nell'Apocalisse, aveva visto discendere dal cielo, ri-splendente della gloria di Dio: la citt dei giusti e dei santi. A questa patria superiore si sarebbe indirizzata la nostalgia dei cristiani che si sentivano esuli e pellegrini in terra straniera, perch lontani dalla casa del Padre verso la quale tendeva il loro errare.Nonostante questa fondamentale estraneit dei cristiani al mondo terreno, Gerusalemme e la Palestina rimanevano i luoghi ove maggiormente si addensava la memoria delle origini. Anche in questo il cristianesimo non si discostava del tutto dalla tradizione ebraica che in Gerusalemme aveva riconosciuto il proprio centro spirituale e politico fin dall'epoca dei re e che, proprio per questa ininterrotta centralit storica e culturale, ne aveva fatto la meta dei grandi pellegrinaggi annuali delle tre festivit maggiori: Pasqua, Pentecoste, Tabernacoli.Per i primi secoli dopo la morte di Cristo c'era ben poco da vedere a Gerusalemme, in gran parte distrutta nel 70 da Tito; il principale motivo di Anna Benvenuti

  • Reliquie e reliquiari: un percorso medievale 9

    attrazione era costituito dalla imponente biblioteca che, al pari di quella di Alessandria, attirava con i suoi materiali i maggiori studiosi dei primi secoli della filosofia cristiana. I pochi pellegrini che raggiungevano la citt in quei primi tormentati secoli dell'era cristiana erano motivati da una curiosit devozionale che li spingeva a cercare, nel contatto fisico con i luoghi che erano stati testimoni del passaggio terreno del Cristo, una conferma alla loro fede.Tra questi credenti ben pochi erano quelli che partivano forniti dei mezzi idonei per il viaggio: la stragrande maggioranza si muoveva a piedi, ed era facile morire per la strada; senza contare che l'itinerario verso i luoghi santi era reso difficoltoso anche da motivi di ordine politico, dal momento che le autorit romane non vedevano di buon occhio l'afflusso di questi devoti nostalgici a quella citt in cui, a partire dall'imperatore Tito, si era voluto cancellare ogni traccia della identit nazionale di Israele. Tuttavia, per quanto paradossalmente, proprio lobliterazione romana delle memorie giudaiche e giudaico- cristiane aveva consentito, come abbiamo visto, anche una sorta di occulta sopravvivenza che aveva consentito di non dimenticare i riferimenti topografici essenziali, per lo pi evolutisi in aree templari o cultuali pagane. Il bando adrianeo nei confronti dei circoncisi, allontanando gli ebrei dallarea di Aelia Capitolina, ne aveva altres agevolato la frequentazione ai cristiani di origine etnica non giudaica, favorendo quel processo di separazione tra il popolo del Patto siglato col Vecchio testamento e quello del Nuovo che avrebbe conosciuto nei primi secoli dellera volgare numerose ed acute fasi di conflitto, pur nel clima di persecuzioni che si abbatt su entrambi e particolarmente sui cristiani a partire dallet di Nerone. Tra II e III secolo linterdizione agli ebrei della loro antica citt and lentamente vanificandosi, favorendo anche presso di loro la progressiva ricerca, al di sotto della crosta pagana, degli strati culturali della propria esiliata identit. Mentre si ricomponeva la consuetudine ebraica del pellegrinaggio alla citt santa cancellata dallempiet pagana dei romani, anche i cristiani andavano costruendo la propria topografia della memoria: una memoria ancora nettamente separata da quella giudaica (ad esempio i cristiani non mostrarono nei primi secoli particolare venerazione per la spianata del tempio, che essi riconducevano al retaggio ebraico, responsabile della morte del Cristo) e di contro incentrata sui luoghi testimoni della narrazione evangelica, come la piscina probatica di Bezetha, la natatoria di Siloe, la Porta Aurea del recinto del tempio attraverso la quale nella domenica delle palme Ges era entrato in citt, i luoghi della Passione, dallorto degli Olivi al Calvario, le varie sedi della memoria mariana, o infine gli altri spazi dellarea palestinese ove si erano contestualizzati tanti episodi trasmessi dai Vangeli come dalla tradizione orale: Betania ove si commemorava Lazzaro, o Gerico, in ricordo della quaresima trascorsa nel deserto, o i luoghi della prefigurazione del cristo, come la Montana Judeae (Ein Karem attuale) ove era avvenuto lincontro tra Maria ed Elisabetta, senza dimenticare ovviamente Nazareth o Betlemmme, il mare di Tiberiade o il Tabor, reso sacro dalla trasfigurazione

    Alle origini del pellegrinaggio cristiano

    Nell'area medio-orientale del Mediterraneo erano da sempre esistiti luoghi consacrati dalla presenza di una particolare divinit e dai suoi mediatori, i sacerdoti delegati a interpretare gli oscuri messaggi degli dei. In questo stesso contesto si doveva inserire, geograficamente e culturalmente, la diffusione originaria del cristianesimo che dal sistema religioso del mondo classico Anna Benvenuti

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    avrebbe ereditato atteggiamenti e pratiche di culto.Anche se nella lingua greca non esisteva un termine che potesse propriamente tradursi con pellegrinaggio, la presenza di un costume devozionale ad esso analogo era stata sintetizzata nella parola theoria: la processione sacra con cui si accedeva ai piccoli e grandi santuari che la religione ellenica aveva dedicato a questa o a quella divinit, da Delfi a Epidauro, da Delo a Pergamo o a Eleusi. A differenza dei pagani che avevano cercato in pi luoghi di avvicinarsi al mondo capriccioso di divinit olimpicamente indifferenti al destino degli uomini, il cristianesimo contrappose alla dimensione mitica del mondo pagano il ricordo e la commemorazione delle proprie origini storiche. Nato entro precise coordinate culturali oltre che spaziali e temporali, esso avrebbe conservato, pur cercando agli inizi di differenziarsene, i suoi legami col vecchio Israele, con cui condivideva una quantit di simboli religiosi, a cominciare dalla citt santa: Gerusalemme. Tuttavia, pur nellinevitabile contaminazione sincretica tra pratica cultuale pagana e sistema devozionale cristiano, delle divergenze sostanziali furono particolarmente visibili nei primi secoli, quando la nuova religione dovette prendere le distanze anche dal suo ceppo ebraico. Il carattere costitutivo della primitiva dimensione cristiana fu quello che privilegi la funzione comunitaria dellassemblea dei credenti. Questo significato profondo, che giustific lo stesso termine greco Ekklesia, da cui discese il latino Ecclesia, pass dallepoca delle persecuzioni a quello della ufficializzazione del culto, promossa a partire dalleditto di tolleranza promulgato nel 313 dagli imperatori Costantino e Licinio. Di l a poco Costantino, nel 325, avrebbe riunito a Nicea il concilio ecumenico in cui si stabil la versione ufficiale e definitiva del credo cristiano trasferendo infine la capitale da Roma a Costantinopoli, sulle rive del Bosforo, nel maggio del 330. E allindomani di questa radicale mutazione che si possono seguire anche gli adattamenti del rapporto istituzionale tra le comunit cristiane e gli anziani loro rappresentanti, i presbyteroi (presbiteri, sacerdoti) - allinterno del cui gruppo sarebbe progressivamente emerso il ruolo degli episcopoi (vescovi) - con il sistema culturale e religioso del mondo romano. Questultimo aveva concepito il luogo di culto come tempio, area separata (il termine discende infatti da temno, divido) esclusivamente riservata alla presenza divina e quindi esclusa al contatto dei fedeli. Anche il mondo ebraico era partecipe di questo sistema: il Tempio di Salomone era stato concepito secondo una progressione di interdizioni che isolavano il sancta sanctorum, cui aveva accesso una sola volta lanno il sommo sacredote, dal popolo dei fedeli, a sua volta ordinato in una gerarchia di distanze dal centro sacrale nel quale aleggiava linumana potenza della Shekin, la Presenza di Dio. In parte erede di questo rapporto con una numinosit imperscrutabile, anche il mondo cristiano concep, sulla scorta dello schema basilicale romano da cui dedusse il modulo architettonico delle sue chiese, una separazione tra i laici (il popolo distribuito secondo un ordine di funzioni allinterno della comunit) ed i membri del Kleros (il clero, cio il gruppo di fedeli specializzato che assolveva a funzioni di preparazione dei neofiti, allorganizzazione dellassistenza, alla ridistribuzione delle offerte per i poveri, etc.): ledificio sacro, diviso tra le navate (di solito tre o cinque) e lo spazio riservato al clero (presbiterio) era comunque essenzialmente concepito come luogo dellassemblea dei fedeli (ecclesia, appunto), aperto alle forme di celebrazione e di commemorazione comunitaria che costituivano il principale elemento della tradizione delle origini. Questa concezione giustific anche la forma, oltre che la funzione, assunta dai luoghi gerosolimitani in cui si mantenne viva la memoria cristiana nel tempo che intercorse tra leditto di Anna Benvenuti

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    Tolleranza e la decisione costantiniana di integrare la pieno titolo la nuova fede nel sistema cultuale dellimpero. Fu in questo periodo che, per quanto non ufficialmente non si poteva infatti cassare il nome di un imperatore da una sua colonia -, Gerusalemme torn a fregiarsi del suo antico nome e insieme ad esso del nuovo ruolo di capitale cristiana assicuratole dal sistematico ritrovamento dei luoghi che erano stati testimoni delle principali esperienze terrene di Ges.La liceit del culto permetteva ormai un dibattito aperto e quindi consentiva il chiarimento di certi equivoci, come l'identificazione, da parte dei pagani, tra cristianesimo ed ebraismo. Era stata proprio la volont di differenziarsi rispetto al vecchio Israele che aveva spinto gli scrittori cristiani dell'epoca della clandestinit a sottolineare la distanza tra la nuova religione e la tradizione ebraica, con la conseguente rimozione di tutto ci che riguardava l'ambito vetero-testamentario, compresa la devozione per la citt di Gerusalemme. Ma ora, costruita con lappoggio imperiale la nuova identit cristiana, si poneva il problema di recuperare la precedente tradizione mosaica, senza la quale essa non avrebbe potuto essere pienamente intesa. Inoltre il trasferimento della capitale da Roma a Costantinopoli determinava un generale spostamento verso est dell'impero, favorendo un rinnovato interesse per le coste asiatiche del Mediterraneo che, insieme a tutta la parte orientale, rappresentava ormai l'area economicamente e culturalmente pi avanzata del dominio romano.

    La citt santa voluta da Costantino

    Allet della composizione cristiana dellimpero rimonta, grazie allimpegno di sant'Elena, madre di Costantino, la ricerca di quella Gerusalemme cristiana scomparsa in seguito alla distruzione di Tito ed alla profonda trasformazione urbanistica voluta da Adriano. Lanno successivo a quello in cui si era tenuto a Nicea il concilio fondatore dellidentit teologica cristiana, nel 326 cio, limperatrice madre partiva alla volta di Gerusalemme. Ella aveva avuto modo di incontrare durante le sedute del concilio il vescovo di Aelia Capitolina, Macario, ed al suo aggiornamento sullo stato della citta santa si dovette, con ogni probabilit, l'interessamento dellAugusta per le vicende gerosolimitane. A lei la tradizione medievale avrebbe poi attribuito con certezza il ritrovamento della tre mistiche spelonche nelle quali si identific il nucleo principale dei luoghi santi: una tomba sepolcro scavato nella roccia rinvenuto sotto il tempio di Venere-Astarte (demolito per volont dllimperatrice) che fu identificato come il sepolcro nuovo di Giuseppe di Arimatea impiegato per la sepoltura di Ges; una grotta naturale nel monte degli olivi dove, secondo la tradizione orale si riteneva che il Maestro avesse insegnato ai discepoli il Padre Nostro, ed infine la grotta della Nativit di Betlemme, esaugurata in et pagana e consacrata ad Apollo. Lattribuzione dei ritrovamenti alla imperiale pellegrina avrebbe conferito la legittimazione regia ad una consuetudine cultuale gi matura ma non ancora ufficializzata. Il grande interesse mostrato verso quelle reliquie da Costantino si inseriva nel quadro di un suo coerente disegno di costruzione di una sacralit imperiale giocata, ancora una volta, su quel sincrestismo religioso che tante volte, nel mondo romano, aveva messo in comunicazione lantico col nuovo. Egli infatti, anche la dopo quella che siamo soliti con una certa imprecisione definire come conversione, non rinunci mai alla carica di pontifex maximus, massima autorit al vertice di tutti i collegi Anna Benvenuti

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    sacerdotali del mondo pagano romano. In questa posizione egli riusc agevolmente a conciliare il culto per il Sole invitto dal quale discendeva anche la divinizzazione degli imperatori, con quello per Mithra estremamente diffuso tra i ranghi dellesercito e con la tradizione dei Misteri cara al sistema religioso del tardo mondo culturale greco-romano. Limportanza data dallimperatore al rifacimento della Gerusalemme cristiana percepibile nelle grandiose dimensioni della basilica dellAnstasis (Resurrezione) nella quale si ricollocarono in un unico spazio monumentale sia il Calvario sia la grotta del Sepolcro, trasformata in edicola, senza trascurare il sotterraneo riferimento alla Grotta di Adamo. Fu in questo momento archeologico-ricostruttivo che, per rafforzare la credibilit delloperazione memoriale che si andava compiendo, si posero le basi di un grande racconto epico-agiografico, vero e proprio romanzo, con cui si trasmise, attraverso una serie di successive rielaborazioni, la vicenda della invenzione della santa Croce, attribuendo a santElena ma anche altre figure femminili furono coinvolte nei numerosi filoni narrativi di questa leggenda il prodigioso ritrovamento della reliquia in una profonda cisterna venuta alla luce durante la ripulitura del basamento del tempio di Venere. Al di l della leggenda e della altrettanto oscura migrazione delle prime reliquie della santa Croce che avrebbero giustificato la consacrazione in suo onore della basilica costantinopolitana del Sacro Palazzo o della romana Santa Croce in Gerusalemme, sappiamo solo che la roccia del Calvario fu in occasione dei lavori di et costantiniana ripulita dei detriti del tempio di Venere e che sulla sua sommit fu posta una croce commemorativa che divenne ben presto oggetto di venerazione. Sul monte degli Olivi la piet imperiale realizz una basilica il cui centro sacrale, come la cripta delle croci lo fu per lAnstasis, insisteva sulla grotta dove Ges aveva insegnato ai discepoli il Pater. A questa chiesa, della in Eleona (nellUliveto), se ne aggiunse una terza a Betlemme, anchessa incardinata sulla cripta costituita dalla grotta della Nativit. Fu comunque il grandioso e composito edificio dellAnstatsis che sarebbe divenuto, pur col il suo essere a sua volta modellato sulla tradizione romana del mausoleo, madre di tutte le chiese dOccidente e dOriente.

    La nascita della Terrasanta

    Lattenzione e la cura per la citt santa sarebbero divenuti, nella tradizione bizantina, uno degli aspetti pi significativi della piet imperiale. Anche la consuetudine devozionale del pellegrinaggio si increment grazie alla fortuna che esso incontr negli ambienti di corte, specie tra le donne che si fecero un dovere di ripercorrere le gesta fondatrici di Elena Augusta. Tra queste Eutropia, suocera di Costantino, o, poco pi di un secolo dopo Eudossia, moglie di Teodosio II, che dopo un primo viaggio di devozione si trasferiva a Gerusalemme in attesa, secondo il costume diffuso, di trasmigrare definitivamente verso la patria celeste di cui la citt santa era prefigurazione in terra. Nel frattempo, assecondando la sua natura prepotente ed intrigante, la stessa per la quale si era reso necessario il suo allontanamento dalla corte, ella promosse una intensa attivit edilizia in virt della quale venne ricompresa nella cerchia delle mura anche lantica area del Sion, restituendo alla citt lantica forma davidica perduta dopo la distruzione di Tito. Con lafflusso di influenti pellegrini non solo dalla capitale bizantina ma anche dalla declinante Roma, ormai decaduta dal suo ruolo di caput mundi, si and perfezionando Anna Benvenuti

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    anche il processo di identificazione e di monumentalizzazione dei luoghi santi cristiani avviato con la sistemazione architettonica delle grandi basiliche costantiniane. La topografia sacra della Gerusalemme terrena sarebbe venuta precisandosi sempre di pi grazie al costume di cercare tra le pietre di Gerusalemme e i deserti di Palestina i luoghi fisici di cui i Vangeli o le leggende apocrife tramandavano il ricordo. In questo modo le varie scritture della tradizione cristiana si incardinarono nei luoghi, divenendo monumenti e tappe di un percorso di commemorazione in cui dapprima solo Gerusalemme, poi parte della Galilea e infine le rive del lago di Tiberiade divennero la "Terrasanta" in cui risiedevano e si andavano a ricercare le impronte di Dio. Progressivamente i luoghi della memoria cristiana tornarono a coincidere con la terra del popolo d'Israele, dove le orme dei profeti si erano mescolate con quelle degli apostoli, nella sintesi culturale e religiosa dei due Testamenti.I pellegrini che raggiungevano la Palestina in questo periodo sovrapponevano alla topografia reale di quei luoghi quella ideale delle Scritture: cos, ad esempio, Eteria, monaca spagnola che alla fine del IV secolo peregrinava per i luoghi santi, lesse ai piedi del monte Sinai i brani dell'Esodo che a esso facevano riferimento. Questa prassi valeva per tutte le tappe di un itinerario che non solo consentiva di meglio comprendere, con il contatto fisico, le Scritture, ma addirittura di riviverle in una sorta di ripetizione rituale che ben presto avrebbe originato una specifica liturgia. I riti che si svolgevano a Gerusalemme durante la settimana santa tendevano a rafforzare questa immedesimazione e, anche se ancora non era nato il pellegrinaggio di devozione, il recarsi a Gerusalemme per viverci o morire significava avvicinarsi spiritualmente, attraverso la scelta dell'esilio volontario e dell'abbandono della propria identit, a quella patria celeste la cui porta si apriva sulla valle di Giosafat, il luogo ove si attendeva la concentrazione universale del giorno del Giudizio.Paradossalmente saranno questi pellegrini che costruiranno, con il loro patrimonio culturale e religioso la forma cristiana di Gerusalemme e della Terrasanta tutta, proiettando sui luoghi della tradizione ebraica sconvolta dallintervento romano la memoria storica e leggendaria del Vangelo. Nel procedere di questa fondazione si posero anche le condizioni che avrebbero trasformato la citt santa in un modello universale da trasferire, imitandone i monumenti, nelle lontane periferie del mondo cristiano. Se lElena della leggenda aveva potuto identificare e ricostruire il Santo Sepolcro appoggiandosi ai dati offerti dal Vangelo, adesso erano i monumenti che li commemoravano a divenire prototipo per limitazione occidentale, calco su cui riprodurre copie che evocassero, lontano dai luoghi santi, gli stessi significati che l si andavano a cercare. In questo modo la nostalgia che aveva creato la Gerusalemme cristiana avrebbe animato lintenzione di dare ad ogni citt dOccidente lo stesso fondamento sacrale.

    Una avventura pericolosa

    La grande affluenza ai luoghi santi provoc reazioni negative da parte dei Padri della Chiesa, sia latini sia greci: sant'Agostino denunci apertamente il pellegrinaggio come inutile e dannosa espressione religiosa, cosi come Giovanni Crisostomo o Gregorio di Nissa, che dipinsero Gerusalemme come un covo di mercenari e di prostitute dove facilmente le anime innocenti potevano compromettere la loro purezza. A dispetto di queste critiche la Anna Benvenuti

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    fortuna popolare del viaggio di devozione non accenn a diminuire, anzi, and aumentando, incentivata dall'afflusso di reliquie di Terrasanta alle chiese d'Occidente.Anche di fronte al problema delle reliquie l'atteggiamento dei Padri non fu univoco: se per taluni, come Prudenzio, esse non potevano sostituire il valore spirituale della visita ai luoghi santi, per altri, come Ambrogio o Basilio, la loro efficacia era fuori discussione, purch ne fosse comprovata l'autenticit. Cos in questi anni, accanto agli obiettivi spirituali del viaggio d'oltremare si aggiunse, come scopo non secondario, l'acquisto di reliquie. Durante l'alto Medioevo i pellegrini continuarono ad affluire in Oriente, mettendo per iscritto le loro esperienze e memoria di viaggio, vere e proprie guide utili per quanti intendessero intraprendere quellimpresa: si sarebbe in questo modo aggiornato un genere letterario gi conosciuto nella tradizione classica in cui adesso alle annotazioni storico-geografiche si aggiungevano quelle religiose. La grande pax assicurata ai confini orientali dellimpero da Giustiniano (527-565) favori la rinascenza della Palestina, ma dopo di lui le vicende politiche di quella zona dovevano rapidamente precipitare. Latteggiamento tollerante che tradizionalmente il mondo bizantino aveva mostrato nei confronti degli ebrei sub una flessione a partire dallet in cui limperatore Eraclio (610-641) avvi una politica persecutoria che aument le simpatie culturali mediate dalle vicinanze religiose tra il monoteismo mazdaico e quello ebraico degli ambienti irsaelitici per limpero persiano dei Sasanidi, tradizionale nemico di Costantinopoli. Furono cos gli ebrei che allinizio del VII secolo, durante una recrudescenza delle endemiche ostilit che opponevano i bizantini ai Sasanidi, aprirono a questi ultimi le porte della citt, che venne conquistata e depredata. Questa volta furono anche i cristiani, con le loro pi importanti reliquie - a partire da quella della croce - a prendere la via dellesilio babilonese. Pochi anni dopo, nella primavera del 638, i Persiani erano cacciati dagli Arabi, che facevano il loro ingresso nella citt del loro progenitore Abramo. Con la conquista araba questa mobilit devozionale, pur non subendo una vera e propria interruzione, ebbe comunque una flessione; tra VII e X secolo la navigazione tra Oriente e Occidente - un Occidente impoverito, spopolato, ruralizzato - divenne rara e problematica. Difficile era anche lo spostarsi a piedi, data la mancanza di vie di comunicazione e l'insicurezza delle strade, specialmente nell'area balcanica percorsa da Slavi, Avari, poi Ungari.La crisi di rapporti tra Oriente e Occidente signific poco per il primo, che restava la parte pi civile del mondo di allora e in contatto, per giunta, con la grande civilt asiatica, ma molto per il secondo che dal distacco guadagn barbarie e provincializzazione. E bene per ricordare che tale distacco non fu mai assoluto: la cristianit occidentale rispetto a quella orientale ed entrambe rispetto all'Islam rimasero mondi comunicanti. Ad esempio tutta l'area adriatica, da Venezia al basso corso del Po (navigabile fino a Pavia) e alle coste pugliesi, era una linea di sutura tra Oriente e Occidente dove il commercio internazionale, sia pure limitato a pochi generi di lusso, continuava, e con esso il pellegrinaggio. I tragitti marinari, per quanto ostacolati dalla pirateria musulmana, si svolgevano per piccoli segmenti, da porto a porto, per brevi rotte sempre in contatto visivo con la costa. Traffici del genere difficilmente possono essere del tutto interrotti e segmento dopo segmento, come accade per le carovaniere del deserto, finiscono con il collegare punti lontanissimi tra loro. Tuttavia la drastica riduzione dei traffici avrebbe avuto pesanti ripercussioni sul movimento dei viaggiatori diretto verso il Levante, favorendo Anna Benvenuti

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    l'aumento d'importanza di un altro dei poli storici del cristianesimo: RomaSe il trasferimento dell'impero aveva innalzato l'oscura Bisanzio al rango di capitale, Roma conservava accanto al suo decaduto prestigio imperiale anche il primato dell'eredit apostolica e il privilegio di una indiscussa superiorit spirituale fondata sul sangue dei martiri. Da Roma doveva infatti partire un intenso programma di cristianizzazione dell'Occidente che avrebbe giustificato l'uso sempre pi massiccio di reliquie e porzioni di corpi santi nella fondazione delle chiese d'Europa, ed anche una progressiva definizione del ruolo del pontefice romano quale unica e sovrana autorit ecumenica.

    Il pellegrinaggio penitenziale

    Il movimento di reliquie e la moltiplicazione dei santuari in Occidente furono condizionati da una serie di cause, delle quali non ultima fu la conquista del continente europeo a opera dei monaci missionari irlandesi che tra VI e VII secolo diffusero una loro peculiare religiosit ispirata all'antica concezione cristiana della vita come ininterrotta peregrinazione. I loro costumi itineranti mutarono profondamente gli usi della Chiesa occidentale contribuendo alla diffusione di una mobilit religiosa che tra VII e VIII secolo conobbe grande fortuna. Divenne cos pi frequente recarsi in visita devota alle tombe romane degli apostoli o avventurarsi nei pericolosi itinerari doltremare: ovunque si estese la loro influenza, prese piede una riforma della penitenza canonica che mitigava la severit del cristianesimo antico circa la remissione dei peccati, possibile una sola volta nella vita. Essi diffusero infatti un sistema penitenziale a tariffa, che prevedeva cio per ciascuna colpa una corrispondente espiazione; ci comport la redazione di appositi manuali ( i penitenziali) ove era dettagliata la corrispondenza tra i possibili peccati e le varie pene. Nell'ambito di questa rivoluzione penitenziale il pellegrinaggio sarebbe divenuto una tecnica di espiazione particolarmente indicata per quei peccati gravi e di natura pubblica che comportavano l'esclusione dalla comunit dei fedeli.In questo modo molti omicidi, adulteri, preti indegni e altri peccatori scandalosi potevano mondare le loro coscienze affrontando i pericoli di un viaggio dal quale era facile non fare ritorno. Coperti dalla protezione della Chiesa, questi pellegrini venivano spogliati, nel corso di una suggestiva cerimonia liturgica, dell'abito mondano, simbolo del colpevole passato, e rivestiti di umili panni con i quali si rappresentava la loro nuova natura di esuli e di stranieri alla societ di cui avevano trasgredito le regole e che ora li allontanava non soltanto per concedere loro una possibilit di riabilitazione, ma anche per emarginare la loro potenzialit criminale.L'assunzione dell'abito di pellegrino era cos il segno di un radicale cambiamento esistenziale, una sorta di morte iniziatica dalla quale si tornava, quando ci avveniva, riabilitati e riconciliati con la societ cristiana. Il pellegrinaggio diveniva in questo modo qualcosa di molto simile all'esilio giudiziario e il pellegrino una specie di proscritto che si trascinava in catene da un santuario all'altro fintanto che i suoi ceppi non si fossero spezzati da soli, miracoloso segno del perdono divino. Molti tuttavia dubitavano dell'efficacia e della utilit di questa pratica nella quale, anzi, si vedeva un momento di pericolo spirituale e di disordine pubblico a causa della libera circolazione per le strade di pericolosi criminali coperti dalla protezione della Chiesa. Inoltre la mancanza di un controllo diretto del confessore sull'esecuzione della penitenza, unitamente all'uso di impartire l'assoluzione dei peccati prima dello Anna Benvenuti

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    scioglimento del voto e non dopo, ingenerava situazioni equivoche.Il grande sviluppo del monachesimo benedettino, con la sua ostilit nei confronti dellitineranza, avrebbe introdotto una serie di regolamentazioni anche in materia di pellegrinaggio. Da quell'epoca, cio intorno al IX-X secolo, vescovi e confessori cominciarono a imporre ai viaggiatori per penitenza mete precise, al raggiungimento delle quali era subordinata l'assoluzione dei peccati. Questa normalizzazione, con cui gli ambienti ecclesiastici cercarono di limitare l'anarchia itinerante sia nei chierici sia nei laici, comportava il venir meno del significato profondo del pellegrinaggio inteso come concezione dell'esistenza o riscatto penitenziale permanente; di contro si andava progressivamente sviluppando un atteggiamento devoto meno profondo, fondato esclusivamente sul raggiungimento del luogo santo, nel quale si esauriva tutto lo scopo del pellegrinare.

    Monaci e pellegrini

    La riorganizzazione politica e territoriale che deriv dal consolidarsi dellimpero carolingio favor la creazione di una serie di luoghi santi occidentali che, sacralizzati dalla presenza di reliquie doltremare, consentivano il recupero di aree di confine col mondo musulmano: in questi anni, ad esempio, si cominciavano ad elaborare le leggende che giustificavano la presenza di prestigiose reliquie, come quelle di san Giacomo a Compostela o Maria Maddalena a Vezlay, con cui si giustificava la riconquista cristiana. Molti di questi santuari, spesso legati alla riforma monastica promossa da Cluny, divennero centri di irradiazione culturale attraverso i quali sarebbero passate lelaborazione delle principali leggende cristiane dellOccidente e la memoria epica delle imprese di Carlo e dei suoi paladini nella riconquista. Sistemi di organizzazione territoriale, i monasteri fondarono anche il rinnovato tessuto stradale delle aree compromesse dalla presenza musulmana nella Francia meridionale e nella Spagna pirenaica, favorendo la grande fortuna del pellegrinaggi a Santiago, per il quale predisposero una vera e propria catena di tappe intermedie ognuna corredata di reliquie pi o meno autentiche e di leggende utili a giustificare i culti e la devozione popolare. Cos Carlo Magno, che non si rec mai in Terrasanta come la leggenda ha invece tramandato, assicurava all'Occidente reliquie preziose come la Veronica, che secondo la tradizione egli aveva donato al papa, o la tunica della Vergine, custodita a Chartres. L'Occidente cristiano .avrebbe continuato a importare idee e suggestioni orientali con le quali legittimare le attitudini guerresche della sua nobilt: dalle avventure contro gli infedeli di Spagna, che il paladino Orlando aveva vissuto in compagnia della sua famosa spada, resa magicamente potente dalle reliquie che celava nella impugnatura, fino alle pi tarde imprese dei cavalieri arturiani, impegnati nella santificante cerca del Graal (il calice usato da Cristo nell'Ultima cena in cui Giuseppe d'Arimatea avrebbe poi raccolto il suo sangue al momento della deposizione), una nuova epica cristiana si muoveva per le strade d'Europa creando via via le condizioni per lo sviluppo di altre leggende, la venerazione di nuove reliquie, la nascita di nuovi santuari. Essi andavano ad aggiungersi agli antichi luoghi sacri della tradizione pagana o a quelli pi recenti della cultura germanica, specialmente l dove eccezionali aspetti naturali suggerivano la presenza di una divinit e delle sue manifestazioni. Cos le vette inaccessibili sarebbero divenute le sedi predilette del culto dell'arcangelo Michele (il condottiero delle milizie celesti che pi si avvicinava, Anna Benvenuti

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    con le sue caratteristiche guerriere, ai personaggi della mitologia germanica), come nella suggestione naturale dell'isola di Mont-Saint-Michel, o nell'improvviso ergersi delle guglie di Le Puy, o nell'impervia vetta di San Michele della Chiusa o infine nella montagna sacra sul Gargano. Con questa fioritura lOccidente compensava l'oggettiva lontananza da quei luoghi santi orientali il cui accesso, tra IX e X secolo, era divenuto problematico per l'incalzare delle incursioni arabe e infine per lultima ondata di migrazioni delle popolazioni germaniche che ancora assediavano l'Europa. Ma gi sul finire del secolo X, arrestate le scorrerie saracene che si insinuavano nel cuore del continente - arrivando a mettere in pericolo gli stessi paesi alpini -, avviato il processo di stanziamento dei Normanni nel bacino settentrionale della Senna, bloccati e infine decimati Ungari da Ottone I nel 955, iniziava per il travagliato Occidente un periodo di relativa stabilit, preludio all'atteso scoccare del millennio con tutte le sue paure e le sue promesse .

    Mundus senescit

    Cos, mentre da una parte l'Europa andava coprendosi - secondo la suggestiva immagine di un cronista - di un bianco mantello di chiese, violente ansie escatologiche si accendevano periodicamente nelle coscienze dei credenti generando un bisogno collettivo ed individuale di riscatto dal peccato: fu in questo clima che il pellegrinaggio raggiunse la sua et aurea. Si moltiplicarono a partire da questo periodo i percorsi europei del cammino di Santiago e gli itinerari che portavano a Roma. Santuari di confine presidiavano i valichi pi frequentati, come il San Bernardo, il Moncenisio o il Monginevro, mentre laccrescersi del bisogno di comunicazione tra la penisola e il continente creava una nuova viabilit attorno alla quale si riorganizzava la rete degli insediamenti e con essa una serie di tappe caratterizzate dalla presenza di prestigiose reliquie.Il tragitto abituale dei pellegrini diretti a Roma, quella via Romea che ad essi doveva il suo nome, determinava cos lungo il suo tracciato la nascita e la successiva crescita di numerosi centri devozionali dove le suggestioni lontane di Gerusalemme o di Compostela si alternavano a culti locali di martiri e santi. Causa e a un tempo effetto di questa capillare sacralizzazione dell'Europa, il pellegrinaggio diffondeva lungo le sue strade un patrimonio di leggende e di culti che sarebbero serviti anche a giustificare e sorreggere ambizioni politiche ed economiche via via emergenti: cos la supremazia adriatica di Venezia e le sue aspirazioni egemoniche sul Mediterraneo orientale avrebbero trovato espressione nel culto di san Marco e motivato la leggendaria traslazione delle sue reliquie da Alessandria d'Egitto. Analogamente la fortuna commerciale dei mercanti di Bari, vera cerniera col mondo arabo e bizantino, giustificava, nella seconda met dell'XI secolo, il furto delle reliquie di san Nicola, vescovo di Mira, facendo dell'emporio pugliese concorrente di Venezia il centro di culto pi importante in Europa di questo antico patrono della sicurezza navale bizantina.Parallelamente al declinare del dominio musulmano sul mare andavano infatti consolidandosi i traffici delle citt marinare italiane con il mondo orientale. I pellegrini potevano agevolmente imbarcarsi a Venezia come a Bari o ad Amalfi diretti verso il grande scalo commerciale di Alessandria. Accanto alla riapertura della via di mare o ai percorsi misti che attraverso l'Italia, dove una sosta a Roma era d'obbligo, portavano ai comodi porti meridionali della penisola, anche la lunga via di terra tornava a essere praticabile dopo la conversione al cristianesimo degli Ungari. Le campagne militari degli imperatori d'Oriente, da Anna Benvenuti

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    Niceforo Foca a Basilio II, con la riconquista di Antiochia, consentivano l'utilizzazione della sicura rete stradale bizantina che si snodava senza interruzioni attraverso l'Anatolia fino alla Siria.Le tensioni apocalittiche via via riaffioranti in Occidente fecero guardare con rinnovata intensit a quella Gerusalemme nella quale doveva compiersi il destino dell'umanit: qui l'ultimo imperatore cristiano avrebbe deposto le insegne del suo potere, cedendo il suo ruolo di vicario al Signore degli Ultimi Tempi. La profezia voleva che l'Apocalisse fosse preceduta dall'avvento dell'Anticristo, e tra i molti personaggi che godettero del discutibile privilegio di essere identificati in questa emanazione di Satana uno dei pi suggestivi fu il califfo fatimida d'Egitto al-Hakim che, al culmine di una dura politica di vessazioni contro cristiani ed ebrei in Palestina, nei primi anni del Mille distruggeva la basilica del Santo Sepolcro. Questo scoppio di violenza, isolato rispetto al tradizionale atteggiamento di tolleranza che aveva caratterizzato i musulmani in Palestina - tolleranza che fruttava al califfato d'Egitto un notevole gettito di entrate con i pedaggi imposti ai pellegrini - avrebbe scatenato in Occidente una violentissima reazione. In alcune regioni della Francia, dove si sparse la voce che la decisione di al-Hakim fosse stata suggerita dagli ebrei, si scaten contro di loro la furia popolare e di l a poco partiva per la Terrasanta un primo grosso contingente di pellegrini.Il ristabilirsi di buoni rapporti con al-Hakim non riusc a placare la turbata coscienza dell'Occidente che vedeva custodito dall'infedele il suo pi prezioso tesoro: il sepolcro del Cristo. Cos mentre l'intera cristianit, dall'imperatore bizantino ai duchi di Normandia, si preoccupava di ricostruire la profanata basilica del Santo Sepolcro, schiere sempre pi imponenti di pellegrini si misero in viaggio nella speranza che la fine dei tempi li cogliesse in prossimit della valle di Giosafat. Cosi nel 1065, anno in cui la Pasqua cadeva il 26 marzo coincidendo, secondo alcuni calendari, con quella della Resurrezione storica, una folla di pellegrini part dalla Germania per prepararsi in Gerusalemme al giorno del giudizio universale.

    Pellegrinaggio e crociata

    Erano queste le premesse che avrebbero giustificato la fortuna di quel composito pellegrinaggio armato che prese le mosse allindomani della allocuzione finale con cui papa Urbano III, nel novembre del 1095, concludeva le sessioni del concilio di Clermont. In quella occasione lassise ecclesiastica era stata riunita per trattare vari problemi legati alla disciplina ecclesiale di Francia: ma al volgere dei lavori, il 27 novembre, Urbano II colse loccasione per esortare i numerosi laici presenti a favorire il processo di pacificazione in corso in Francia, presupposto per un pacifico sviluppo del paese, non abbandonando le armi ma accettando linvito dei cristiani orientali che di quelle armi avevano bisogno per respingere il pericolo turco. La situazione anatolica e vicino-orientale era quasi sconosciuta nella Francia del tempo: note erano per le vicende spagnole, e abbastanza conosciuta - anche grazie alla poesia epica - la dimensione della guerra contro quei musulmani di cui non si conosceva bene la fede religiosa ma che si configuravano comunque come pagani e nemici della croce. La via del viaggio militare proposto dal papa ricalcava obiettivamente quella del pellegrinaggio verso Gerusalemme: tuttavia praticamente impossibile che a Clermont il papa abbia ipotizzato una conquista armata della citt santa.

    Anna Benvenuti

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    Ma quel che Urbano II non aveva pensato, o forse non aveva osato formulare (a una spedizione orientale sembra tuttavia che gi avesse pensato Gregorio VII), fu detto esplicitamente, in modo violento e confuso, da una quantit di profeti, di predicatori vaganti spesso al limite della disciplina ecclesiale, i quali in quegli anni di rinnovamento ma anche di crisi scorgevano i segni della fine dei tempi, dellavvento dellAnticristo e la prossimit del giudizio universale.La tradizione romantica ci ha indotto a immaginare un nome e una figura come grandeggiante in questo universo di allucinati: il monaco vagabondo Pietro dAmiens, detto Pietro lEremita. Il personaggio forse storico e ricorda alcuni innovatori della vita spirituale del tempo, quali Roberto dArbrissel; comunque probabile che gli siano stati attribuiti una quantit di tratti comuni in realt a molti altri personaggi del suo livello. Ipostasi forse leggendaria di una diffusa realt di predicatori itineranti , Pietro e i suoi molti emuli percorsero la Francia, la Germania e forse anche Italia settentrionale - aree di vigorosa e incipiente cultura cittadina, di ribollenti tensioni urbane, di forti passioni religiose al limite delleresia diffondendo lidea che il mondo fosse prossimo al compimento della sua storia e che per quellevento risolutore occorresse essere a Gerusalemme, dove le scritture e le leggende annunciavano linverarsi della parusia. Schiere di pellegrini sommariamente armati si organizzarono nel corso del 1096 e seguirono i profeti; pare che molti membri pi o meno disadattati del ceto cavalleresco li inquadrassero. Un gruppo eterogeneo, questo dei poveri cavalieri: in esso convergevano avventurieri in cerca di nuove terre e di facili prede e veri e propri convertiti ansiosi di dare uno sbocco penitenziale alla loro crisi religiosa. In questo contesto si ebbero numerosi massacri delle comunit ebraiche lungo i bacini dei fiumi Reno e Danubio che le turbe dirette a est trovarono sulla loro strada. La conversione degli ebrei era profeticamente ritenuta il primo passo verso lunione finale di tutte le genti, presupposto alla seconda venuta del Cristo; circolavano daltra parte in Europa notizie insistenti sullamicizia tra Ebrei e Musulmani, effetto forse in parte di una lontana conoscenza di realt spagnole; infine si intendeva colpire lusura esercitata da quelle comunit e il rapporto privilegiato che esse mantenevano, specie in Germania, con i poteri regi e vescovili.Il disordine chiam altro disordine. I crociati popolari (lespressione moderna e imprecisa) furono a loro volta attaccati, perseguitati e dispersi prima dalle milizie episcopali delle citt che avevano danneggiato, quindi da quelle del re dUngheria al quale lidea che quelle folle indisciplinate passassero attraverso la pianura pannonica non piaceva per niente. Daltronde era stata propria la cristianizzazione degli Ungari, un secolo prima, ad aprire la via di terra dallEuropa verso Costantinopoli e Gerusalemme. Il re ungaro Coloman non si sottrasse ai suoi doveri di custode e garante della nuova via di pellegrinaggio; in tal modo i resti del pellegrinaggio armato dei pauperes poterono raggiungere a successive ondate, nellestate del 1096, Costantinopoli. Limperatore li fece guadare in gran fretta il Bosforo, ma verso la fine di ottobre essi, ormai in territorio asiatico, furono quasi del tutto massacrati dai Turchi. Pietro dAmiens e alcuni superstiti riguadagnarono Costantinopoli in autunno, in tempo per incontrare le truppe dei baroni giunte nel frattempo.Della crociata popolare poco sopravvisse: forse solo il ricordo di alcuni suoi capi, come quellEmich di Leiningen tristemente noto per i suoi feroci massacri di Ebrei, che pare aver ispirato una leggenda passata al folclore tedesco e poi alle fiabe dei Grimm: la storia del pifferaio di Hamelin.Anna Benvenuti

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    Pellegrini in armi

    Le diverse spedizioni crociate che si susseguirono a intervalli regolari tra la fine dell'XI secolo e la seconda met del XIII portarono un grande scompiglio negli orizzonti religiosi e canonici del pellegrinaggio; al pari di esso, infatti, la crociata venne concepita come opera di penitenza. Coloro che si votavano, con l'assunzione della croce sulle vesti, al recupero dei luoghi santi nient'altro erano che dei pellegrini armati, sebbene ci avvenisse in deroga all'antica consuetudine che voleva i devoti viaggiatori inermi e pacifici. Con il pellegrinaggio la crociata condivise i privilegi e le immunit che la Chiesa aveva elaborato nel tempo per favorire la pratica penitenziale del pericoloso viaggio di devozione dal quale ci si attendeva la morte o la conversione dal peccato. Limpresa militare dell'Europa verso l'Oriente si ammantava cosi degli antichi significati simbolici del pellegrinaggio cui si aggiungevano adesso le promesse di una salvezza guadagnata col martirio. Nel clima denso di suggestioni millenaristiche che caratterizz lXI secolo il pellegrinaggio armato dei crociati diveniva una sorta di nuovo Esodo della cristianit verso la terra promessa. Nobili cavalieri e inermi fanciulli, teste coronate, grandi baroni e folle di miserabili si sarebbero mossi lungo le strade d'Occidente e d'Oriente partecipando ad un imponente movimento di redenzione collettiva, che si associava con le esigenze economiche e culturali della cavalleria feudale cosi come con le necessit commerciali delle citt mercantili italiane.Le crociate, nel contempo, come gi il pellegrinaggio penitenziale, oltre a dilatare i confini politici dell'Occidente, servirono anche ad allontanare dal cuore della cristianit i suoi elementi pi turbolenti, fossero essi i nobili rissosi e prepotenti dell'aristocrazia feudale o la mobile canaglia che vagava lungo le strade.Dopo la fondazione del regno di Gerusalemme i pellegrini divennero un elemento importante per la difesa delle conquiste crociate: ogni anno, soprattutto a Pasqua, quando con la primavera giungevano in pi forti schiere i devoti, ansiosi di passare i giorni della Passione e della Resurrezione nei luoghi che ne erano stati teatro, si organizzavano anche spedizioni militari che utilizzavano i pellegrini validi come ausiliari stagionali.Sul volgere del XII secolo quel movimento che alle origini aveva raccolto tra le sue fila devoti e sbandati, nobili signori e avventurieri, era divenuto un importante strumento politico attraverso il quale pass la legittimazione stessa dei regni che ormai componevano il disomogeneo tessuto politico europeo. La spedizione organizzata nel corso degli anni 1190-92 sarebbe stata cos guidata da pi importanti sovrani europei del tempo: limperatore Federico I Barbarossa, che morir nel 1190 durante lattraversamento della penisola anatolica, il re di Francia Filippo II Augusto e il re dInghilterra Riccardo Cuor di Leone. Essi non riusciranno a riconquistare altro che San Giovanni dAcri e la costa palestinese da Tiro a Giaffa, tanto pi che la scomparsa dellimperatore avrebbe lasciato campo aperto allo sviluppo di tutta una serie di tensioni e di episodi di ostilit nel campo cristiano, ragioni non ultime del fallimento dellimpresa.La spedizione successiva, compiuta tra il 1202 e 1204 e non sarebbe neppure riuscita a raggiungere Gerusalemme: dirottata dagli interessi commerciali delle repubbliche marinare italiane e di Venezia in particolare essa si sarebbe indirizzata verso Costantinopoli, il cui saccheggio, nel 1204, avrebbe riempito loccidente di reliquie e di rimorsi. . Anna Benvenuti

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    Innocenti e fanciulli

    Nel concilio lateranense del 1215 papa Innocenzo III, che era stato l'acceso fautore e teorizzatore dell'ideale crociato, torn sui suoi passi. Le armi crociate da lui benedette avevano conquistato Costantinopoli, trionfato in Spagna, sottomesso i pagani del Baltico, massacrato gli eretici provenzali: ma la Terrasanta, destinazione autentica del passagium, era rimasta abbandonata a se stessa. Nel 1212 gruppi di pellegrini guidati da fanciulli (onde il nome: crociata dei pueri, o degli innocenti ) avevano percorso la Francia, la Germania e l'Italia diretti verso i luoghi santi armati solo della fede.Il tragico epilogo dellavventura di questi folli pellegrinaggi (giovani morti di malattia, resi schiavi, corrotti da uomini senza scrupoli) aveva forse commosso il papa e lo aveva indotto a pensare nuovamente alla crociata come ad un nuovo Esodo che portasse la cristianit verso la Terra promessa.Dopo la sfortunata imprese dei bambini una nuova crociata fu organizzata tra 1217 e 1221, ed a segno dei mutamenti che stavano avvenendo nella sensibilit religiosa del tempo, di nuovo tra le sue fila si sarebbero nuovamente mossi dei folli, come il poverello dAssisi, san Francesco, che alla presenza del soldan superba disperdeva in terra doriente i primi semi di un nuovo orientamento spirituale ormai maturo per il passaggio dallidea di crociata a quella di missione, alla vigilia di un impiego sempre pi sistematico della croce quale strumento di lotta politica o di tecnica del consenso: crociati saranno i feudatari della Francia del Nord che, sotto legida della tiara pontificia di Innocenzo III imporranno con le armi della corona la fine della cultura e dellautomonia delle terre occitane colpevoli di connivenza coi catari albigesi; ed ancora sotto la croce, nel corso del Duecento, il papato torner pi volte a mobilitare i propri alleati contro laquila dImpero ed i suoi sostenitori ghibellini.

    Le indulgenze

    La crociata comport anche una complessa enunciazione dei meriti e dei privilegi che si potevano acquisire partecipando in prima persona o finanziando le spedizioni doltremare. Questa sorta di contabilizzazione dei meriti spirituali avrebbe progressivamente inaridito l'antica dimensione devozionale del pellegrinaggio e ci avvenne principalmente grazie all'elaborazione della pratica delle indulgenze. Quest'uso, che tanto rilievo avrebbe avuto anche nello sviluppo del concetto di Purgatorio, ha le sue premesse nel corso del X secolo, quando si cominci a consentire, in casi motivati, la sostituzione della penitenza imposta dal confessore con una pratica alternativa o con un'offerta in denaro. Perlopi limitata ai casi di inabilit fisica, questa prassi avrebbe avuto il suo pi importante sviluppo con le crociate, quando i papi accordarono prima a chi si armava in difesa della croce, e in seguito anche a chi contribuiva con congrue offerte senza partecipare di persona, la completa remissione dei peccati commessi. Quella per i crociati fu la prima indulgenza plenaria concessa dalla Chiesa e per due secoli rimase l'unica. Le indulgenze parziali fecero la loro comparsa pi o meno nello stesso periodo, quando una serie di santuari francesi, sull'onda della mobilitazione crociata, ricevettero da papa Urbano II questo particolare privilegio. Nel corso del XII secolo la Chiesa concesse indulgenze molto limitatamente, ma ben presto i vescovi si arrogarono questo diritto abusandone, nonostante i divieti papali che intendevano limitarne la proliferazione incontrollata. Dalla fine Anna Benvenuti

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    del Duecento, per, anche la sede pontificia cominci a farne uso pi copiosamente, privilegiando l'Italia e particolarmente Roma, dove ogni chiesa e ogni altare elargivano straordinarie indulgenze, anche se non plenarie. Tutto questo avveniva mentre la crociata andava scoprendo il suo volto peggiore, come aveva apertamente dimostrato la brutale rapina di Costantinopoli. Mentre le speranze di un recupero materiale dei luoghi santi si affievolivano insieme col crescere della consapevolezza dell'incapacit di sostenere lo sforzo bellico, agli ideali armati della guerra santa si sostituivano quelli inermi e pacifici dei missionari nei nuovi orizzonti aperti all'Occidente dalla conquista mongola. Mutato il clima spirituale e culturale, cos come quello politico ed economico, la lontana Gerusalemme di Palestina tornava a essere oggetto di nostalgie nel pensiero religioso cristiano, specialmente da quando, nel 1291, insieme a San Giovanni dAcri - ultimo baluardo sopravvissuto alla riconquista musulmana - cadevano le ultime speranze di una signoria occidentale sui luoghi santi.Il pellegrinaggio non si interruppe neppure durante le successive spedizioni crociate, che tuttavia non sarebbero mai pi riuscite a riconsegnare alla cristianit la sua patria spirituale. Del resto erano ormai profondamente mutati gli orizzonti culturali e religiosi del viaggio ai luoghi santi, in un'epoca in cui le necessit commerciali e gli interessi geografici spingevano sempre pi a est di Gerusalemme la curiosit dell'Occidente

    Roma caput fidei

    Cos come i luoghi santi di Palestina erano stati elaborati sulla scorta delle testimonianze evangeliche e sulla memoria del Cristo, anche la santit di Roma, cos come il suo primato sulle chiese dOriente e dOccidente, pur se gi in nuce fin dai primi secoli dellera cristiana, andarono definendosi in maniera direttamente proporzionale al decrescere della sua importanza politica. Se la legittimazione conseguente alla traslazione aveva infatti innalzato loscura Costantinolopli al rango di capitale oscurando la funzione storica di Roma, essa tuttavia conservava ancora, accanto al suo decaduto prestigio, lindiscussa superiorit spirituale che la diaspora apostolica le aveva assicurato. Citt regia e sacerdotale, anche se progressivamente decentrata rispetto ai nuovi centri amministrativi imperiali, che ora passavano per Treviri, Milano, la stessa neo capitale Costantinopoli, Roma avrebbe assunto su di s l'eredit di Pietro, divenendo lo scrigno dell'intera sacralit dell'Occidente con il patrimonio dei suoi corpi santi verso i quali, come testimoniava encomiasticamente Eusebio da Cesarea a proposito della Basilica costantiniana di san Pietro, accorrono miriadi di schiere dell'impero romano. Gi il primo insorgere di un culto per gli apostoli rivelava il lento contrapporsi ad una Palestina da cui ci si attendeva la conferma ed il compimento della Scrittura, di una Roma ecclesiale in cui ricercare la continuit delleredit apostolica attraverso la comunione con il vescovo erede di Pietro. Non tanto lessere essa corona sanctorum martirum lavrebbe fin dai primi secoli qualificata quale meta e polo privilegiato di una mobilit sacra, quanto piuttosto il suo essere continuatrice diretta e legittima della primitiva ecclesia gerosolimitana. Non a caso pi tardi, nellepoca in cui papa Pelagio II apportava contributi significativi alla elaborazione della dignit cultuale romana, si sarebbe elaborata la "fabulosa" leggenda della traslazione del corpo del protomartire Stefano accanto ai resti di Lorenzo nel martyrion dell'Agro Verano, nella nuova basilica da lui fatta edificare direttamente sul sacello del martire. La tradizione romana voleva che san Paolo fosse stato sepolto sulla via Anna Benvenuti

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    ostiense, mentre Pietro aveva trovato la sua ultima sede ai piedi del colle vaticano. Le loro tombe rimasero custodite nella penombra della clandestinit fintanto che la legittimazione costantiniana non avvi lelaborazione storica e urbanistica della citt cristiana con la costruzione delle prime grandi basiliche. Le persecuzioni subite dai cristiani nel III secolo avrebbero poi fatto di Roma il pi imponente deposito di martiri dellintero ecumene. I loro corpi giacevano per lo pi nei cimiteri sotterranei extraurbani, come quello di Callisto a quello ad catacumbas, sulla via Appia. Decadute dalle funzioni cimiteriali, le catacombe avrebbero acquistato, a partire dal IV secolo, un grande valore commemorativo, mantenuto desto dai pellegrini che giungevano a visitarle da ogni parte della cristianit. Nel 366 papa Damaso avviava il lungo processo di identificazione delle tombe dei martiri e il complessivo restauro delle catacombe, cristallizzando in esse la memoria protocristiana di Roma. Per un lungo periodo i resti di questi primi testimoni della fede rimasero custoditi in questi labirinti sotterranei, ma a partire dalla prime invasioni una serie di successivi saccheggi li avrebbe a pi riprese esposti alle violazione barbariche. Da qui la progressiva traslazione dei corpi dei martiri allinterno delle mura cittadine, ove si andavano via via costruendo le nuove basiliche in loro onore.

    Il pellegrinaggio ad limina

    Pur tra le recriminazioni dei teorici dell'ascesi cristiana, i quali negavano il valore spirituale del contatto fisico con i luoghi santi ed in particolare le eccessive sollecitazioni mondane cui poteva dar luogo il viaggio di devozione, andava sempre pi prendendo piede la consuetudine dal pellegrinaggio ad limina: riserve in questo senso avrebbe espresso lo stesso Gerolamo, ma anche Agostino che, pur non negando il valore memoriale delle sepolture apostoliche, denunciava certe deviazioni ed esteriorit nella pratica poco penitenziale della peregrinatio romana, esposta alla rumorosa semplicit del popolo ed alla sua sete di guadagno. Anche Paolino di Nola, convinto fautore della ricarica devozionale che si poteva ottenere con la visita alla capitale apostolica, avrebbe denunciato la fatica e la deconcentrazione spirituale che si accompagnavano inevitabilmente alla circuitazione dei loca sancta romani. Tuttavia l'inevitabile perfezionamento formale della dimensione memoriale del culto degli apostoli avrebbe sempre pi arricchito la concentrazione carismatica di Roma. A partire dal IV secolo e con maggiore impulso nel V anche lo sviluppo di una specifica liturgia incentrata sulla celebrazione dei corifei della fede cristiana, Pietro e Paolo, avrebbe recato un contributo significativo alla definizione della apostolicit romana. Il 29 giugno, dies bifestus dedicato ad entrambi gli apostoli, acquist una sempre pi decisa intensit liturgica, celebrato com'era nei tre siti pi significativi della memoria martiriale romana: la basilica di San Pietro in Vaticano, quella di san Paolo sulla via Ostiense, ed infine l' Ecclesia Apostolorum, cio san Sebastiano ad catacumbas.Attorno a questa coordinata temporale, rinnovata ritualmente nella celebrazione liturgica, e a quelle topografiche delle grandi ed antiche basiliche, si sarebbe coagulata l'identit memoriale di Roma, col suo carico emotivo profondo, cos come ce lo testimonia al principio del V secolo il poeta spagnolo Prudenzio, descrivendo la folla variopinta dei pellegrini che si accalcava sul ponte Adriano (poi sostituito dal ponte Sant'Angelo) diretta in San Pietro, circondata dal verde argenteo degli olivi e sovrastata dal colle Vaticano. Roma, scrigno dei sacra martirum loca avrebbe continuato ad attrarre pellegrini con Anna Benvenuti

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    flusso regolare nel V e VI secolo, sempre pi consapevole della propria funzione di deposito sacro, enorme confessione apostolica sulla quale sarebbe andata costruendosi la legittimit stessa del papato e la sua funzione vicarale rispetto all'impero. Sulle mozioni spirituali e carismatiche del pellegrinaggio ad limina venivano cos sovrapponendosi sempre pi apertamente quelle ecclesiali: i vescovi sarebbero venuti a Roma per essere legittimati col pallio del carisma apostolico che solo gli eredi di Pietro potevano dispensare, insieme alle reliquie sostitutive su cui fondare le chiese dell'Europa cristiana, quei brandea che con cui la consuetudo romana aveva risposto alla crescente domanda di pignora martiriali senza violare la intangibilit dei corpi santi. La progressiva cristianizzazione avrebbe disperso per tutto l'Occidente parte del patrimonio sacro di Roma, che restava tuttavia al centro di questa cerca che tornava a sintetizzarsi nell'omphalos delle confessioni apostoliche.

    Reliquie e santuar