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PIANO ITTICO PROVINCIALE

PROVINCIA DI BRESCIA - SETTORE CACCIA E PESCA 1

Allegato 2 alla Deliberazione del Consiglio provinciale del ………….. N. ……….

PROVINCIA DI BRESCIA

Settore Caccia e Pesca

PPIIAANNOO IITTTTIICCOO PPRROOVVIINNCCIIAALLEE

Coordinamento

Mariapia Viglione

Supporto tecnico

Gaetano Gentili, Andrea Romanò, Silvia Porrini e Alessandra Ballerio

Ottobre 2011

PIANO ITTICO PROVINCIALE

PROVINCIA DI BRESCIA - SETTORE CACCIA E PESCA 2

INDICE

1 PREMESSA ............................................................................................................................. 3

2 INQUADRAMENTO NORMATIVO .......................................................................................... 5

3 OBIETTIVI DI PIANO ............................................................................................................... 8

4 CLASSIFICAZIONE E CATEGORIZZAZIONE DELLE ACQUE PROVINCIALI .................... 13

5 DIRITTI ESCLUSIVI DI PESCA E USI CIVICI ....................................................................... 18

6 CONCESSIONI IN ATTO DI PISCICOLTURA E ACQUACOLTURA E GESTIONI PARTICOLARI DELLA PESCA ............................................................................................. 21

7 ZONE DI PROTEZIONE, RIPOPOLAMENTO E TUTELA ITTICA ......................................... 23

8 TRATTI DI ACQUE NEI QUALI SI POSSONO SVOLGERE GARE E MANIFESTAZIONI DI PESCA .................................................................................................................................. 28

9 TRATTI LACUALI DOVE PUÒ ESSERE CONSENTITA LA PESCA SUBACQUEA ............ 30

10 TRATTI DI ACQUE OVE SI SVOLGE IN VIA ESCLUSIVA LA PESCA A MOSCA .............. 32

11 TRATTI A REGOLAMENTAZIONE PARTICOLARE ............................................................. 33

12 RIPOPOLAMENTI DI FAUNA ITTICA ................................................................................... 37

13 INDIRIZZI DI GESTIONE PER LE SPECIE DI INTERESSE CONSERVAZIONISTICO E PER QUELLE AUTOCTONE IN CALO ......................................................................................... 46

14 REGOLAMENTAZIONE E CONTROLLO DELLA PESCA .................................................... 48

15 OPERE IDRAULICHE TRASVERSALI CAUSA DI SQUILIBRIO ECOLOGICO.................... 58

16 ALTERAZIONI AMBIENTALI, CRITICITÀ ED INTERVENTI DI MITIGAZIONE .................... 63

17 OBBLIGHI ITTIOGENICI ....................................................................................................... 77

18 PROVVEDIMENTI AUTORIZZATIVI: PRINCIPI ED INDIRIZZI ............................................. 79

19 ORGANIZZAZIONE DELLA VIGILANZA A TEMPO PIENO PER LA PESCA ...................... 81

20 PREVISIONE DEI MEZZI FINANZIARI PER LA GESTIONE DEL PIANO ............................ 83

21 TRATTI DI ACQUE DOVE INIBIRE O LIMITARE LA NAVIGAZIONE A MOTORE .............. 84

22 ANDAMENTO DEI PESCATORI IN PROVINCIA DI BRESCIA ............................................. 86

23 SITI DELLA RETE NATURA 2000 E INCIDENZA DEL PIANO ............................................. 88

24 OBIETTIVI, MODALITÀ E TEMPI DI MONITORAGGIO E VERIFICA DEI RISULTATI OTTENUTI ............................................................................................................................. 91

25 INTERVENTI PRIORITARI .................................................................................................... 92

PIANO ITTICO PROVINCIALE

PROVINCIA DI BRESCIA - SETTORE CACCIA E PESCA 3

1 PREMESSA

Il territorio della Provincia di Brescia comprende un reticolo idrografico, composto da laghi

alpini, torrenti, fiumi e grandi laghi che non ha eguali per vastità e caratteristiche in

Lombardia e non solo. La maggior parte di queste acque ospitano popolamenti ittici

abbondanti e diversificati, di notevole interesse naturalistico ma anche per le attività di

pesca. Parlare di pesca oggi significa, da un lato riferirsi ai moltissimi appassionati della

pesca dilettantistica nelle sue diverse forme, che nella provincia di Brescia riguarda più di

34.000 persone, ma anche alla pesca professionale, che nella nostra provincia impegna

ancoro oggi circa 80 persone, fra il lago di Garda, il lago d’Iseo ed il lago d’Idro.

La pesca è rivolta alle popolazioni ittiche naturali dei nostri ambienti acquatici che

comprendono anche specie di notevole interesse faunistico, la cui gestione oculata diviene

quindi di particolare importanza; i principi ispiratori di queste linee gestionali sono

contenute nel presente Piano Ittico.

Il Piano Ittico Provinciale rappresenta lo strumento di pianificazione delle attività con le

quali una Provincia gestisce le comunità ittiche, anche in termini di modalità di prelievo

attraverso la pesca, sia dilettantistica che professionale. La fonte che fornisce al Piano gli

elementi conoscitivi necessari alla sua realizzazione, è costituita dalla Carta Ittica; si tratta

di uno studio, in continuo aggiornamento, sulle acque, sui pesci e sulla pesca che ha

messo in luce lo stato di fatto su tali temi e che ha definito le principali criticità su cui

intervenire.

I principali contenuti del presente Piano sono indicati quindi in parte dalla normativa

regionale vigente e in parte delle citate necessità gestionali che da questo documento di

indirizzo devono trarre i principi ispiratori. Il Piano sarà pertanto articolato secondo le

principali, seguenti tematiche:

inquadramento normativo;

obiettivi e indicazioni gestionali per i principali ambienti acquatici provinciali;

classificazione delle acque sulla base dei dati tecnico-scientifici emersi dalle attività

svolte nell’ambito della redazione e aggiornamento della Carta Ittica Provinciale;

categorizzazione delle acque secondo quanto previsto dal Documento Tecnico

Regionale;

ricognizione dei diritti esclusivi e delle concessioni;

definizione delle zone di salvaguardia;

PIANO ITTICO PROVINCIALE

PROVINCIA DI BRESCIA - SETTORE CACCIA E PESCA 4

modalità di redazione dei piani di ripopolamento annuali con indicazioni riguardanti

specie, quantità, reperimento, ecc;

tratti a regolamentazione particolare;

criteri per la definizione dei regolamenti di pesca nei principali ambiti provinciali;

alterazioni ambientali e modalità di mitigazione;

indirizzi per la definizione dei futuri obiettivi gestionali.

Quanto riportato tiene altresì conto del dispositivo del decreto regionale di valutazione

di incidenza positiva del piano ittico provinciale, approvato dalla Direzione Generale

Sistemi Verdi e Paesaggio con atto 18.1.2011 n. 268.

PIANO ITTICO PROVINCIALE

PROVINCIA DI BRESCIA - SETTORE CACCIA E PESCA 5

2 INQUADRAMENTO NORMATIVO

Il primo livello normativo specifico che disciplina le attività di gestione della fauna ittica e

della pesca è rappresentato dalla Legge Regionale n. 31 del 5 dicembre 2008 “Testo

unico delle leggi regionali in materia di agricoltura, foreste, pesca e sviluppo rurale”

– Titolo IX “Disposizioni sull’incremento e la tutela del patrimonio ittico e

sull’esercizio della pesca nelle acque della Regione”; una legge di principi dettagliata e

definita dagli aspetti regolamentari presenti nel Regolamento Regionale n. 9 del 22

maggio 2003, recentemente modificato dal Regolamento Regionale 8 febbraio 2010 n. 4.

Nel 2005 la Regione Lombardia ha approvato il Documento Tecnico Regionale per la

gestione ittica e da ultimo, ma non meno importante, è da ricordare il complesso delle

norme riguardanti le aree protette le quali in Provincia di Brescia occupano porzioni

rilevanti di territorio.

Nel complesso, l’ente Provincia ha assunto dalla L.R. 31/2008 compiti e poteri molto più

ampi rispetto al periodo precedente; ciò attribuisce ancora più rilevanza alla pianificazione

provinciale che, di fatto, su molte tematiche sostituisce quella regionale.

La Regione Lombardia, attraverso l’emanazione della L.R. 31/2008, si pone l’obiettivo di

tutelare la fauna ittica, al fine di preservare la qualità dell’ambiente. La norma prevede,

pertanto, che Regione e Province assolvano specifiche funzioni in materia di gestione

dell’attività alieutica: la Regione ha, infatti, il compito di legiferare e fornire le linee guida a

cui ciascuna Provincia deve attenersi per gestire direttamente la pesca sul proprio

territorio. In particolare, le competenze regionali riguardano i rapporti con l’Unione

Europea, lo Stato, la formulazione di indirizzi programmatici in campo ittico, il

coordinamento delle funzioni conferite (art. 132, comma 1), mentre alle Province spetta

esercitare le funzioni amministrative e gestionali riguardanti aspetti quali i diritti esclusivi di

pesca, le concessioni a scopo di piscicoltura o acquicoltura, le zone di salvaguardia ittica,

il contenimento di specie ittiofaghe, i piani di ripopolamento ecc..

Mentre la legge quadro regionale 31/2008 si limita a fornire le direttive generali in ambito

di pesca e gestione della fauna ittica, le funzioni specifiche di competenza provinciale

sono dettagliate dal Regolamento Regionale. I contenuti previsti dal R.R. 9/2003 e succ.

mod., che comportano altrettanti compiti o possibilità per la Provincia, sono di seguito

sintetizzate:

traslare, ampliare o prevedere nuovi periodi di divieto;

sospendere o ridurre i periodi di divieto in casi di squilibrio;

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introdurre limiti di cattura più restrittivi, aumentare le misure minime o introdurre

ulteriori misure minime;

diminuire o eliminare le misure minime in casi di squilibrio;

consentire forme particolari di pesca in inverno nelle acque di categoria B;

limitare le modalità di pesca alle specie di maggior pregio;

ampliare gli orari di pesca per le specie tradizionali;

individuare le acque per la pesca da natante;

introdurre limitazioni ai mezzi di pesca;

consentire l’uso di attrezzi tradizionali non previsti;

autorizzare la pesca alle specie ittiche alloctone dannose in deroga ai limiti di tempi

e di peso;

individuare le acque per la pesca subacquea;

definire gli attrezzi per la pesca professionale;

classificare le acque per la pesca professionale;

introdurre sistemi di controllo sul pescato professionale;

controllare e approvare i programmi delle esclusività;

regolamentare le attività legate alle gare e alle manifestazioni di pesca;

autorizzare i Centri Privati di Pesca;

definire le modalità relative al permesso turistico di pesca;

introdurre un monitoraggio del pescato.

Nel febbraio 2005 la Regione Lombardia, come detto, ha approvato le linee guida per la

gestione della pesca in Lombardia, riportate nel Documento Tecnico Regionale per la

gestione ittica, approvato con DGR n 7/20557 dell’11 febbraio 2005.

All’elenco dei compiti e delle possibilità gestionali sopra riportati si aggiungono quindi i

contenuti successivamente definiti da tali linee guida, che prevedono, come principale

“novità pianificatoria”, la categorizzazione delle acque, distinte in:

1) acque di interesse ittico, a loro volta distinte in:

a) acque di pregio ittico;

b) acque di pregio ittico potenziale;

c) acque di interesse piscatorio;

2) acque che non rivestono particolare interesse ittico.

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Conseguentemente quindi, alla luce di tale previsione normativa, il Piano prevede, per

ogni bacino idrico principale, gli obiettivi specifici perseguiti dal Piano in funzione della

categoria di appartenenza del corpo idrico di interesse ittico, e in particolare:

a) le azioni di salvaguardia o riqualificazione ambientale opportune o necessarie per il

conseguimento degli specifici obiettivi di piano;

b) le azioni di gestione faunistica opportune o necessarie per il conseguimento degli

specifici obiettivi di piano;

c) l’individuazione delle eventuali opere idrauliche trasversali ritenute causa di

squilibrio ecologico;

d) i tempi e le modalità di verifica sul raggiungimento degli obiettivi prefissati.

Nel complesso, ai fini di una loro migliore applicabilità, molte indicazioni di carattere

gestionale si riferiscono non a limitati contesti ambientali, ma a singole specie ittiche o a

singole tipologie di alterazione ambientale, così da consentirne la piena efficacia sull’intero

territorio provinciale, senza particolari vincoli di natura geografica.

Ai fini di verificare il raggiungimento degli obiettivi prefissati, sono state programmate

specifiche attività di monitoraggio, quali:

la verifica dell’efficacia dei ripopolamenti;

la verifica dell’efficacia dei diversi istituti rispetto agli obiettivi di pianificazione;

la verifica dell’efficacia degli interventi di miglioramento ambientale realizzati (es.

substrati artificiali per la riproduzione) o autorizzati (es. passaggi artificiali per

pesci);

la raccolta organizzata dei dati del pescato della pesca professionale.

Infine, con l’obiettivo di dare piena applicazione alla DRG 23 gennaio 2004 n. 7/16065, si è

ritenuto opportuno aggiungere altri elementi ritenuti utili alla gestione quali le modalità di

definizione degli obblighi ittiogenici.

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3 OBIETTIVI DI PIANO

Il Piano Ittico costituisce lo strumento con il quale la Provincia si propone di perseguire le

finalità di tutela della fauna ittica, in particolare di quella autoctona, per salvaguardare la

qualità ambientale nel suo complesso. Il documento illustra pertanto una serie di

provvedimenti e di attività di carattere gestionale, nonché i criteri e i principi che stanno

alla base di una corretta e adeguata gestione dei popolamenti ittici e dell’attività alieutica,

proprio con il preciso intento di rendere concretizzabili le finalità di tutela di cui sopra.

Uno degli obiettivi principali del Piano è quello di favorire l’incremento naturale delle

comunità ittiche con particolare riferimento alle specie autoctone, a cui deve essere

affiancata una gestione della pesca sostenibile dal punto di vista ambientale, che non

alteri i delicati equilibri ecologici che si instaurano all’interno di un ecosistema.

La conservazione e la tutela degli habitat acquatici costituiscono però una condizione

indispensabile affinché qualunque tipo di intervento sul patrimonio ittico abbia successo;

proprio per tale motivo, i miglioramenti ambientali sono un elemento che il Piano deve

privilegiare rispetto alle pratiche di sostegno della fauna ittica quali i ripopolamenti.

Come è facilmente intuibile, dunque, la gestione contemporanea del patrimonio ittico, con

finalità di tutela e incremento, e della fruizione alieutica, costituisce un compito alquanto

complesso, in quanto richiede non solo la regolamentazione dei ripopolamenti e dei

prelievi alieutici (professionali e dilettantistici), ma anche la definizione degli interventi più

efficaci di salvaguardia degli ecosistemi acquatici, sulla base delle criticità ambientali

riscontrate sul territorio.

3.1 Obiettivi generali

Alla luce di quanto sopra argomentato e di quanto riportato nel Documento Tecnico

Regionale, gli obiettivi generali del Piano Ittico si possono pertanto sintetizzare come

segue:

mantenimento e incremento delle popolazioni ittiche di pregio soggette a maggior

pressione di pesca;

tutela delle specie ittiche di interesse conservazionistico;

sviluppo dell’attività di pesca dilettantistica come attività del tempo libero;

valorizzazione e razionalizzazione della pesca professionale;

gestione delle acque correnti e dei bacini idrici che privilegi la tutela della

riproduzione naturale e la sopravvivenza della fauna ittica.

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3.2 Obiettivi specifici delle azioni di gestione faunistica

Le azioni di gestione faunistica hanno due principali obiettivi:

la salvaguardia e l’incremento delle specie di interesse conservazionistico;

il “potenziamento” delle specie di interesse per la pesca dilettantistica e

professionale.

Per quanto riguarda il primo obiettivo, le attenzioni sono innanzitutto rivolte alle specie

autoctone e a questo proposito si riportano nella tabella che segue l’elenco di tali specie,

desunto dal Documento Tecnico Regionale.

ORDINE FAMIGLIA GENERE E SPECIE NOME COMUNE

Petromyzontiformes Petromyzontidae Lethenteron zanandreai Lampreda padana *

Petromyzon marinus Lampreda di mare

Acipenseriformes Acipenseridae Acipenser naccarii Storione cobice *

Anguilliformes Anguillidae Anguilla anguilla Anguilla

Clupeiformes Clupeidae Alosa fallax Alosa e agone

Cypriniformes Cyprinidae Rutilus pigus Pigo *

Rutilus erythrophtalmus Triotto

Leuciscus cephalus Cavedano

Leuciscus souffia Vairone

Phoxinus phoxinus Sanguinerola

Tinca tinca Tinca

Scardinius erythrophthamus Scardola

Alburnus alburnus alborella Alborella

Chondrostoma soetta Savetta *

Chondrostoma genei Lasca *

Gobio gobio Gobione

Barbus plebejus Barbo

Barbus meridionalis Barbo canino

Cobitidae Cobitis taenia Cobite

Sabanejeweia larvata Cobite mascherato *

Esocidae Esox lucius Luccio

Salmoniformes Salmonidae Salmo trutta fario Trota fario

Salmo trutta lacustris Trota di lago o lacustre

Salmo trutta marmoratus Trota marmorata *

Salmo carpio Carpione *

Salvelinus alpinus Salmerino

Thymallus thymallus Temolo

Gadiformes Gadidae Lota lota Bottatrice

Gasterosteiformes Gasterosteidae Gasterosteus aculeatus Spinarello

Scorpaeniformes Cottidae Cottus gobio Scazzone

Perciformes Percidae Perca fluviatilis Persico reale

Mugilidae Liza ramada Muggine calamita

Blenniidae Salaria fluviatilis Cagnetta

Gobiidae Padogobius martensii Ghiozzo padano *

Orsinigobius punctatissimus Panzarolo *

Pleuronectiformes Pleuronectidae Platichthlys flesus Passera di mare

* endemismi padano – veneti

Tabella 3-1: taxa indigeni attualmente presenti nelle acque della Regione Lombardia.

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Per quanto riguarda invece tutta una serie di ulteriori interventi connessi all’attività di

pesca, è doveroso tenere in considerazione anche tutte le specie che, pur provenienti da

altri paesi, sono ormai inserite nel nostro contesto territoriale senza presentare fattori di

particolare disturbo per le specie autoctone.

ORDINE FAMIGLIA GENERE E SPECIE NOME COMUNE

Cypriniformes Cyprinidae Cyprinus carpio Carpa

Ctenopharyngodon idellus Carpa erbivora

Aristichthys nobilis Carpa testa grossa

Hypophthalmichthys molitrix Carpa argentata

Salmoniformes Salmonidae Salvelinus fontinalis Salmerino di fonte

Oncorhynchus mykiss Trota iridea

Coregonus lavaretus Coregone o lavarello

Coregonus oxyrhynchus Bondella

Cyprinodontiformes Poeciliidae Gambusia holbrooki Gambusia

Perciformes Centrarchidae Micropterus salmoides Persico trota

Lepomis gibbosus Persico sole

Percidae Stizostedion lucioperca Sandra o lucioperca

Tabella 3-2: taxa alloctoni presenti nelle acque regionali non considerati dannosi per l’equilibrio delle comunità indigene.

Di contro, le attività faunistiche nel loro complesso dovranno tenere in considerazione il

fatto che tutte le specie alloctone non comprese nell’elenco riportato in Tabella 3-2 sono

da considerarsi con particolare attenzione e, ove possibile, limitate nella loro diffusione e

abbondanza. A tal proposito, infatti, il Documento Tecnico prevede quanto segue. “Tutte le

specie alloctone non comprese nell’elenco di cui sopra sono da considerarsi dannose, e,

come tali, ai sensi del R.R. n. 9/2003, non possono essere tutelate né con periodi di

divieto di pesca, né con misure minime, né con limiti di cattura. Inoltre, sempre ai sensi del

R.R. n. 9/2003, gli esemplari appartenenti alle suddette specie, se catturati, non possono

essere di nuovo immessi nei corsi d’acqua e devono essere soppressi. Ovviamente, per le

medesime specie non possono essere autorizzate immissioni in nessun corpo idrico.

Le Province possono disporre deroghe all’obbligo di soppressione dei carassi (Carassius

carassius) e dei pesci gatto (Ictalurus melas) catturati, limitatamente ai corpi d’acqua più

degradati e compromessi e purché i pesci siano liberati nello stesso corpo idrico in cui è

avvenuta la cattura. Nei corpi idrici in cui la presenza di una specie alloctona indesiderata

costituisce un grave fattore di squilibrio del popolamento ittico preesistente una valida

opzione gestionale può essere rappresentata dai prelievi selettivi mirati alla cattura della

specie indesiderata. I prelievi selettivi, che non costituiscono attività di pesca ai sensi di

legge, sono autorizzati dalle Province e sono effettuati con gli attrezzi che garantiscono la

massima efficacia possibile, in relazione alla specie oggetto di cattura e alla tipologia del

corpo idrico considerato (reti a grande cattura, pesca subacquea, ecc. ecc.)

PIANO ITTICO PROVINCIALE

PROVINCIA DI BRESCIA - SETTORE CACCIA E PESCA 11

I prelievi selettivi sono diretti prevalentemente al contenimento delle specie alloctone di

accertata dannosità (siluro), ma possono interessare anche le specie autoctone che, in

particolari realtà locali, siano diventate sovrabbondanti e rappresentino un fattore di

squilibrio per altre specie più interessanti sotto il profilo naturalistico, alieutico, produttivo.”

3.2.1 Principali indicazioni gestionali per le acque correnti

Sulla base di quanto evidenziato nelle indagini di campo a carico delle acque correnti e dei

loro popolamenti ittici, emerge che le priorità di intervento riguardano:

il miglioramento qualitativo del materiale da ripopolamento, con particolare

riferimento a trote fario autoctone, trote marmorate e temoli per le acque montane e

ad alcuni Ciprinidi autoctoni per le acque di pianura; in particolare è meritevole di

attenzione e sostegno la situazione del pigo, della savetta, della lasca e del barbo

canino;

la pianificazione di zone di salvaguardia, con particolare riferimento alla

creazione di zone in cui la fauna ittica possa crescere e riprodursi autonomamente

e fungere da ripopolamento naturale.

3.2.2 Principali indicazioni gestionali per le acque lacustri

Sulla base di quanto evidenziato dalle indagini effettuate per le acque lacustri e i loro

popolamenti ittici, emerge che le priorità di intervento riguardano:

il miglioramento quantitativo e qualitativo del materiale da ripopolamento, con

particolare riferimento a coregone, carpione, trota lacustre, salmerino alpino e

luccio;

la pianificazione di un corretto prelievo, con particolare riferimento alla

regolamentazione degli strumenti di pesca professionale, rispetto a tipologia,

modalità, tempi e zone di utilizzo.

3.3 Obiettivi specifici delle azioni di salvaguardia o riqualificazione ambientale

Le comunità ittiche presentano una composizione specifica, un’abbondanza ed una

strutturazione per classi di età che risultano fortemente condizionate, oltre che dalla

gestione e dalle “pressioni umane”, anche dalle caratteristiche degli ambienti acquatici che

le ospitano. Le principali tipologie di fattori critici rilevati e le possibili azioni di mitigazione

sono descritte nel Capitolo 0 del Piano. Nel presente capitolo sono invece presentate le

PIANO ITTICO PROVINCIALE

PROVINCIA DI BRESCIA - SETTORE CACCIA E PESCA 12

priorità sulle quali si ritiene di dover intervenire, distinte per tipologia ambientale e per

bacino imbrifero.

3.3.1 Principali indicazioni gestionali per le acque correnti

Sulla base di quanto evidenziato nelle indagini di campo a carico delle acque correnti e dei

loro popolamenti ittici, emerge che le priorità di intervento riguardano:

il rilascio costante di un DMV compatibile con il mantenimento ottimale dei

popolamenti ittici;

la rimozione degli impedimenti alle migrazioni dei pesci;

la limitazione/modificazione degli interventi di artificializzazione degli alvei fluviali;

il completamento dei sistemi di collettamento/depurazione degli scarichi civili e

industriali.

3.3.2 Principali indicazioni gestionali per le acque lacustri

Sulla base di quanto evidenziato dal quadro conoscitivo acquisito in riferimento alle acque

lacustri e ai loro popolamenti ittici, emerge che le priorità di intervento riguardano:

il miglioramento della qualità delle acque;

la stabilizzazione dei livelli idrici dei laghi, con particolare riferimento ai periodi

riproduttivi delle specie a frega litorale;

l’incremento dei canneti e la limitazione degli interventi di antropizzazione del

litorale.

PIANO ITTICO PROVINCIALE

PROVINCIA DI BRESCIA - SETTORE CACCIA E PESCA 13

4 CLASSIFICAZIONE E CATEGORIZZAZIONE DELLE ACQUE

PROVINCIALI

In questo capitolo sono elencati e classificati tutti i principali ambienti acquatici della

Provincia di Brescia vocazionali alla fauna ittica.

4.1 Classificazione delle acque

Sulla base dell’articolo 137 della Legge Regionale 31/2008, ai fini della pesca, le acque

provinciali sono distinte in acque di tipo A, di tipo B e di tipo C e acque pubbliche in

disponibilità privata.

Le acque di tipo A sono quelle dei grandi corpi idrici (laghi) con popolamenti ittici

abbondanti e diversificati che rappresentano anche risorse economiche per la pesca

professionale, dove tale attività è consentita.

Le acque di tipo B sono quelle che naturalmente, per le loro caratteristiche chimico-

fisiche, sono popolate in maggioranza da individui appartenenti a specie ittiche

salmonicole.

Le acque di tipo C sono quelle che naturalmente, per le loro caratteristiche chimico-

fisiche, sono popolate in maggioranza da individui appartenenti a specie ittiche ciprinicole

o comunque non salmonicole.

Le acque pubbliche in disponibilità privata sono rappresentate dai cosiddetti “laghetti di

pesca sportiva” o meglio dai Centri Privati di Pesca (CPP) autorizzati dalla Provincia ai

sensi della normativa vigente.

Si ricorda inoltre che sul territorio provinciale sono presenti anche le seguenti tipologie di

acque che comportano vincoli alla fruizione da tenere in considerazione:

diritti esclusivi di pesca ed usi civici (descritti nel Capitolo 5);

acque in concessione (descritte nel Capitolo 6).

Sulla base dei risultati delle indagini di campo, si definisce la classificazione delle acque ai

fini ittici riportata nella tabella che segue.

PIANO ITTICO PROVINCIALE

PROVINCIA DI BRESCIA - SETTORE CACCIA E PESCA 14

Acque di tipo A

Lago di Garda

Lago d’Iseo

Lago d’Idro

Acque di tipo B

Valle Camonica: Fiume Oglio in Valle Camonica, con tutti i suoi affluenti e tutti i laghi alpini (ad eccezione del Lago Moro)

Affluenti del Lago d’Iseo

Valle Trompia: Fiume Mella e suoi affluenti sino a Sarezzo (confluenza T. Redocla compreso)

Valle Sabbia: Fiume Caffaro ed affluenti; Fiume Chiese fino a Vobarno e i suoi affluenti sino a Gavardo

Affluenti del Lago di Garda a monte di Salò (ad eccezione del Lago di Valvestino)

Acque di tipo C Tutte le acque non classificate di tipo A o di tipo B

Tabella 4-1: classificazione delle acque provinciali.

4.1.1 Linee di gestione

La classificazione sopra riportata tiene conto della struttura del popolamento ittico di ogni

ambiente considerato, classificandolo, come detto, in funzione della sua componente ittica

dominante; ciò comporta una serie di conseguenze regolamentari sull’attività di pesca ma,

dal punto di vista gestionale, in particolare per quanto riguarda i fiumi principali, non deve

trarre in inganno. Il passaggio da un popolamento ittico dominato dai Salmonidi ad uno

dominato dai Ciprinidi avviene, in un fiume, scendendo verso valle, in modo graduale e

spesso, in funzione della qualità ambientale dei singoli tratti, anche con delle inversioni di

tendenza. Per questo motivo, la presenza di alcune popolazioni ittiche di specie di pregio

andranno comunque sostenute con adeguati interventi di carattere gestionale ai fini di

mantenere, e se possibile incrementare, tali popolazioni. A titolo di esempio si citano la

presenza, non infrequente, di trote marmorate o di temoli in acque di tipo C, in cui le

specie citate sono normalmente vocazionali anche se non dominanti.

Così come per gli aspetti gestionali, anche per quelli regolamentari dovranno essere

tenute in considerazione le componenti ittiche “minoritarie” presenti; quindi, in particolare,

nei tratti di acque di tipo C con significativa presenza salmonicola o di altre specie di

particolare interesse faunistico o piscatorio, potranno essere introdotte limitazioni alle

modalità di pesca che preservino queste ultime.

4.2 Categorizzazione delle acque

Sulla base di quanto emerso dalle indagini di campo, ai sensi e per i principi contenuti nel

Documento Tecnico Provinciale (DGR. 7/20557 dell’11 febbraio 2005) “Adozione

documento tecnico regionale per la gestione ittica”, viene definita la categorizzazione delle

acque che segue, preceduta dalle definizioni concettuali che caratterizzano le singole

tipologie.

PIANO ITTICO PROVINCIALE

PROVINCIA DI BRESCIA - SETTORE CACCIA E PESCA 15

a) Acque di pregio ittico, costituite da corpi idrici naturali e dagli eventuali sistemi

funzionalmente connessi, o da loro tratti omogenei; sono caratterizzate dalle buone

condizioni ecologiche e sostengono popolazioni di specie ittiche di interesse

conservazionistico la cui tutela è obiettivo di carattere generale ovvero comunità

ittiche equilibrate e autoriproducentisi.

b) Acque di pregio ittico potenziale, costituite da corpi idrici naturali o paranaturali e

dagli eventuali sistemi funzionalmente connessi, o da loro tratti omogenei; possono

potenzialmente sostenere popolazioni di specie ittiche di interesse

conservazionistico la cui tutela è obiettivo di carattere generale ovvero comunità

ittiche equilibrate ed autoriproducentisi. Risultano attualmente penalizzate dalla

presenza di alterazioni ambientali mitigabili o rimovibili.

c) Acque di interesse piscatorio, costituite preferibilmente da corpi idrici naturali o

paranaturali, anche artificializzati, e dagli eventuali sistemi funzionalmente

connessi, o da loro tratti omogenei; la tutela e l’incremento del loro popolamento

ittico attuale o potenziale sono prevalentemente finalizzati al soddisfacimento di

interessi settoriali legati all’esercizio della pesca dilettantistica e professionale e alla

valorizzazione del relativo indotto.

d) Acque che non rivestono particolare interesse ittico, corrispondenti a tutte le

acque non comprese nelle precedenti categorie. Su queste acque, fatte salve le

norme generali in materia di tutela ambientale ed ecologica, la pianificazione ittica

non prevedrà particolari condizionamenti della pesca e delle attività connesse agli

altri usi, con particolare riferimento a quelli civili, industriali, irrigui e ricreativi.

Acque di pregio ittico

Il Fiume Oglio in Valcamonica

Il Fiume Oglio sub-lacuale (per la parte di competenza della Provincia di Brescia)

sino al confine con la Provincia di Cremona

Fiume Mella sino a Bovegno

Fiume Chiese immissario ed emissario fino a Ponte S. Marco

Il Lago di Garda

Il Lago Moro

I torrenti montani vocazionali all’ittiofauna, o loro tratti, le cui portate sono naturali

I fontanili

PIANO ITTICO PROVINCIALE

PROVINCIA DI BRESCIA - SETTORE CACCIA E PESCA 16

Acque di pregio ittico potenziale

Il Fiume Mella a valle di Bovegno sino al confine provinciale

Il Fiume Chiese a valle di Ponte S. Marco sino al confine provinciale

Il Torrente Garza

Il Lago d’Iseo

Il Lago d’Idro

Le rogge di pianura

Tutte le acque montane (di tipo B), ad eccezione dei laghi alpini, sottoposte a

derivazione delle acque

Acque di interesse piscatorio

Tutti i laghi alpini che presentano caratteristiche idonee a ospitare stabilmente un

popolamento ittico

I canali, le rogge e i navigli a carattere permanente, ma comunque soggetti ad

interventi di messa in asciutta annuale o programmata

Acque che non rivestono particolare interesse ittico

Tutti i canali ad utilizzo temporaneo o stagionale

Tutti i laghi alpini di alta quota che per limitata estensione, profondità e assenza di

immissari/emissari non costituiscono un habitat idoneo alla presenza di ittiofauna.

4.2.1 Linee di gestione

Acque di pregio ittico. Su tali acque la pianificazione ittica prevede la salvaguardia della

funzionalità degli habitat e il suo eventuale potenziamento; gli interventi diretti

sull’ittiofauna e sull’avifauna ittiofaga e la disciplina della pesca dovranno prioritariamente

assicurare la protezione delle specie sensibili eventualmente presenti, evitando tuttavia

regolamentazioni che possano penalizzare attività a ridotta interferenza.

Acque di pregio ittico potenziale. Su tali acque la pianificazione ittica dovrà prevedere il

consolidamento dei valori ecologici residui e il ripristino di un’adeguata funzionalità degli

habitat; gli interventi diretti sull’ittiofauna e sull’avifauna ittiofaga e la disciplina della pesca

dovranno prioritariamente favorire la protezione delle specie sensibili eventualmente

presenti e la strutturazione delle loro popolazioni, evitando tuttavia regolamentazioni che

possano penalizzare attività a ridotta interferenza.

PIANO ITTICO PROVINCIALE

PROVINCIA DI BRESCIA - SETTORE CACCIA E PESCA 17

Particolare attenzione dovrà essere posta al recupero qualitativo delle acque del F. Mella

ed alla continuità idrica del F. Chiese, premesse necessarie al potenziamento delle loro

biocenosi; dovranno essere quindi sostenute le iniziative in tal senso ed evitate quelle che

possono rallentare il recupero del pregio ittico potenziale.

Acque di interesse piscatorio. Su tali acque, da individuarsi anche a domanda delle

categorie interessate, la pianificazione ittica dovrà prevedere le forme di tutela

strettamente funzionali al perseguimento degli specifici obiettivi; gli interventi diretti

sull’ittiofauna e sull’avifauna ittiofaga e la disciplina della pesca dovranno prioritariamente

tendere al miglior soddisfacimento delle esigenze espresse dal mondo piscatorio e alla

valorizzazione delle eventuali vocazioni turistiche e fruitive dei territori interessati.

Acque che non rivestono particolare interesse ittico. Su queste acque, fatte salve le

norme generali in materia di tutela ambientale ed ecologica, la pianificazione ittica non

prevedrà particolari condizionamenti della pesca e delle attività connesse agli altri usi, con

particolare riferimento a quelli civili, industriali, irrigui e ricreativi.

PIANO ITTICO PROVINCIALE

PROVINCIA DI BRESCIA - SETTORE CACCIA E PESCA 18

5 DIRITTI ESCLUSIVI DI PESCA E USI CIVICI

In questo capitolo vengono presentate le diverse “esclusività” presenti sul territorio

provinciale e vengono indicate le linee guida per gli interventi gestionali e di controllo.

5.1 Diritti esclusivi di pesca

Dai documenti agli atti presso l’Ufficio Pesca sono risultati presenti sul territorio provinciale

più di 40 diritti esclusivi di pesca (DEP). La maggior parte di questi però non risulta attiva

poiché il proprietario non mette in atto, né in proprio né attraverso un soggetto delegato, le

azioni di gestione e controllo meglio precisate nel seguito del presente capitolo. È stato

quindi effettuato un censimento dei DEP attivi, riportati nella tabella che segue.

N. N. di archivio Corpo idrico Comuni Località

1 5 Lago di Garda Sirmione Lugana

2 12 Lago di Garda Desenzano sul Garda

Dal confine di Lonato al Cancello Rosso di Desenzano

3 12 b Lago di Garda Desenzano sul Garda

Spiaggia in contrada Vo’ denominata Spianada

4 13 Lago di Garda S. Felice del Benaco

Contrada Porticcioli

5 14 Lago di Garda Manerba Dal confine tra Manerba e S. Felice al confine tra Moniga e Padenghe

6 14 b Lago di Garda Manerba

Entro i confini determinati dello lo scoglio di S.Biagio prima del confine di S.Felice di Scovolo e dal confine del Comune di Moniga presso la Chiesa di S.Sevino

7 15 Lago di Garda S. Felice del Benaco

Dal confine di Salò a quello di Manerba

8 21 Lago di Garda Toscolano Maderno

Bornico: tratto antistante villa Mimosa

9 24 Lago di Garda Gardone Riviera

Dal confine con Toscolano Maderno a quello di Salò

10 34 a Lago di Garda Toscolano Maderno

Rivellino e Rovinato

11 34 b Lago di Garda Toscolano Maderno

Via Lungolago Zanardelli mappali 847 e 4677 ex 2162/b

12 35 Lago di Garda Desenzano Dal Cancello Rosso al confine di Rivoltella

13 38 Lago di Garda Gargnano Dalla Manega del Gas alla Val del Gas

14 42 Lago di Garda Sirmione Località Grò, pesche denominate Cavavoli da terra e spinada da trote

Tabella 5-1: elenco dei diritti esclusivi attivi in Provincia di Brescia.

Oltre a quanto sopra riportato, che si riferisce esclusivamente al Lago di Garda, sono

presenti sul territorio provinciale canali e rogge (Naviglio Grande bresciano, Naviglio di

Isorella) gestite dalla FIPSAS in via esclusiva da numerosi anni, attraverso interventi di

PIANO ITTICO PROVINCIALE

PROVINCIA DI BRESCIA - SETTORE CACCIA E PESCA 19

ripopolamento e vigilanza; di tali ambienti, prevalentemente al servizio di consorzi irrigui,

sono in corso di valutazione gli elementi documentali forniti dai concessionari.

A tal proposito si sottolinea che l’attività di censimento effettuata non modifica in alcun

modo i diritti patrimoniali dei legittimi proprietari, anche per i DEP eventualmente non

indicati.

5.2 Usi civici

Sugli ambienti acquatici della Provincia di Brescia gravitano gli usi civici elencati nella

tabella che segue.

N. CORPO IDRICO COMUNI LOCALITÀ / CONFINI

1 Lago d’Idro Idro e Anfo Acque pubbliche del lago d’Idro, esclusi i lotti di esclusivo diritto patrimoniale del Comune di Idro

2 Lago di Garda S. Felice Tutta la fascia litorale

Tabella 5-2: elenco degli usi civici in Provincia di Brescia.

In queste acque i cittadini residenti sono legittimati ad utilizzare gli strumenti propri della

pesca professionale, in particolare le reti, senza essere pescatori di professione. Tale

opzione, che deriva da diritti concessi ai cittadini di questi comuni secoli or sono, come

mezzo di sussistenza, oggi paiono anacronistici e creano evidenti disparità e possibili

squilibri gestionali. Se la situazione di S. Felice, rispetto all’intero lago di Garda, pare

marginale in termini di superficie e di attrezzi utilizzati (nel regolamento comunale è

previsto l’utilizzo di solo due tipi di reti), così non è per il lago d’Idro, dove l’intera superficie

lacustre è sottoposta a tale regime e gli attrezzi utilizzati sono tutti gli attrezzi previsti per la

pesca professionale. Ne consegue che il grande numero di potenziali utilizzatori di questi

strumenti comporta rischi di eccessiva pressione di pesca e quindi di prelievo, in

particolare per le specie di maggiore interesse alieutico. Per questo motivo è in corso

un’attività conoscitiva finalizzata ad individuare strumenti atti a rendere compatibile

l’esercizio dell’uso civico dei due Comuni con la corretta gestione dei popolamenti ittici del

lago, come richiesto dalla normativa regionale. La Giunta Provinciale, al termine di tale

approfondimento, definirà le modalità d’uso delle reti per i cittadini di Anfo e Idro.

PIANO ITTICO PROVINCIALE

PROVINCIA DI BRESCIA - SETTORE CACCIA E PESCA 20

5.3 Verifica

Le iniziative riguardanti le esclusività previste dalla normativa vigente, descritte nel

paragrafo che segue, rendono opportuna una fase di verifica non solo tecnico-

amministrativa, ma anche gestionale delle sopraccitate esclusività così da accertarne nel

tempo l’effettiva funzionalità e, nel caso contrario, valutare la possibilità di conseguenti

espropri o di convenzioni che ne liberalizzino la fruizione.

5.4 Elementi di gestione e controllo

Entro il 31 agosto di ogni anno i titolari delle diverse forme esclusive di pesca, ai sensi

dell’art. 12 del Regolamento Regionale 9/2003 e succ. mod., devono trasmettere alla

Provincia:

il programma delle opere ittiogeniche (immissioni, miglioramenti ambientali,

contenimento di specie ittiche dannose, ecc.);

ulteriori indicazioni per la gestione della pesca;

informazioni sul sistema di vigilanza;

notizie sul pescato dell’anno precedente.

La Provincia verifica la compatibilità di quanto prospettato con le proprie linee di

pianificazione gestionale, approvando i programmi o disponendo eventuali prescrizioni o

integrazioni migliorative. In particolare, le specie oggetto di ripopolamento dovranno

essere scelte sulla base dell’autoctonia e della vocazionalità rispetto all’ambiente oggetto

di intervento e, quando possibile, derivate da ceppi locali. I titolari di D.E.P. possono

assolvere i programmi ittiogenici annuali che prevedono la semina di ittiofauna anche

mediante il pagamento alla Provincia di una somma corrispondente al valore del pesce da

immettere e dei costi di semina.

Per le specie ad elevata fecondità, dovranno essere privilegiati gli interventi di

miglioramento degli habitat riproduttivi e di mitigazione dei fattori limitanti. I dati sulla

pressione di pesca e sul pescato consentiranno di modulare al meglio le attività gestionali

negli anni successivi.

Sulla base di tali dati e della produttività naturale dell’ambiente interessato, la Provincia

potrà intervenire modificando il regolamento degli attrezzi, con particolare riferimento,

come detto, all’uso di attrezzi di pesca professionale effettuato all’interno degli usi civici da

pescatori non professionisti.

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PROVINCIA DI BRESCIA - SETTORE CACCIA E PESCA 21

6 CONCESSIONI IN ATTO DI PISCICOLTURA E ACQUACOLTURA E

GESTIONI PARTICOLARI DELLA PESCA

In questo capitolo sono elencate le acque provinciali affidate in concessione e sono definiti

i criteri per la valutazione di nuove richieste di concessione, ai sensi dell’art. 134 della L.R.

31/2008.

6.1 Concessioni in atto

All’entrata in vigore del presente piano sono presenti e sono confermate come tali le

concessioni, ai fini di gestioni particolari della pesca, riportate nella tabella che segue. La

Provincia approverà con specifico atto i relativi regolamenti indicando la durata delle

concessioni ai sensi dell’art. 134 comma 3.

N. AMBIENTI COINVOLTI TIPOLOGIA GESTIONALE

1 Tutte le acque superficiali del Comune di Corteno Golgi

Riserva di pesca a pagamento

2 Torrente Toscolano Riserva di pesca a pagamento

3 Lago Dasdana Riserva di pesca a pagamento

4 Laghetti Ravenola Riserva di pesca a pagamento

5 Lago Vaia Riserva di pesca a pagamento

6 Fiume Mella nei comuni di Castelmella e Capriano del Colle

Campo gara

7 Bacino di Lova Riserva di pesca a pagamento

8 Roggia Girelli da Bagnolo Mella a Poncarale

Campo gara

9 Roggia Santa Giovanna da Leno a Ghedi Campo gara

Tabella 6-1: elenco delle acque in concessione in Provincia di Brescia.

La cartografia delle singole concessioni indicate in tabella è riportata in allegato.

6.2 Criteri per la valutazione di nuove domande e di rinnovi

La Provincia può rilasciare concessioni ad uso piscicoltura o acquacoltura; può inoltre

affidare ad enti o associazioni di pescatori la gestione di tratti di corpi idrici per attuare

gestioni particolari della pesca. Normalmente, la gestione ittica delle acque pubbliche,

fatte salve le esclusività, è sotto il diretto controllo della Provincia; pertanto, tale

affidamento costituisce elemento di eccezionalità rispetto al principio generale di

liberalizzazione delle acque e riguarderà, in particolare, ambienti di scarsa o

insoddisfacente fruizione alieutica, per i quali si riterrà opportuno prevedere l’introduzione

di gestioni particolari e sito-specifiche.

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PROVINCIA DI BRESCIA - SETTORE CACCIA E PESCA 22

La Provincia valuterà l’affidamento della gestione ad altri soggetti, in particolare nei casi in

cui gli sforzi gestionali richiesti siano ingenti e continui e tale affidamento porti notevoli

benefici alla qualità gestionale e fruizionale dell’ambiente considerato.

Le linee gestionali saranno definite nell’atto di concessione dalla Provincia, che si riserva

di revocare la stessa in caso di sostanziali inadempimenti. Al concessionario spetteranno

le iniziative di gestione quali, ad esempio, ripopolamenti e vigilanza, i cui principi saranno

contenuti nell’atto di concessione; lo stesso ha la facoltà di definire, per il tratto in

concessione, un regolamento di pesca che deve comunque essere approvato dalla

Provincia, nel rispetto della normativa vigente e delle indicazioni del Piano Ittico.

Come indicato nella Legge 31/2008, sono da considerasi prioritarie le richieste presentate

dalle associazioni riconosciute di pescatori dilettanti e, per le acque di tipo A, quelle di

associazioni di pescatori professionisti.

6.3 Criteri per la concessione di acque a scopo di piscicoltura

La LR 31/08, all’art. 131, comma 1, prevede anche che la Provincia possa affidare in

gestione corpi idrici naturali o loro porzioni ai fini di allevamento dei pesci.

Vista la specificità dell’uso ed il possibile effetto dell’attività di allevamento sulla qualità

delle acque è necessario che, nella valutazione della richiesta, oltre agli elementi connessi

alla mancata fruizione pubblica dell’area e alle modalità di separazione del tratto dal

restante reticolo idrografico, vengano preliminarmente acquisiti i pareri favorevoli dei

soggetti competenti in termini di qualità delle acque e di obiettivi di qualità dei corpi idrici.

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7 ZONE DI PROTEZIONE, RIPOPOLAMENTO E TUTELA ITTICA

In questo capitolo sono elencate e definite le zone ittiche protette di istituzione provinciale

e di altri enti; vengono inoltre definite le linee gestionali da mettere in atto per le stesse.

7.1 ZONE DI ISTITUZIONE PROVINCIALE

Nel complesso si possono distinguere tre diverse finalità:

zone di protezione, per preservare habitat e popolazioni naturali di pregio (es.

riserve naturali o zone di particolare pregio faunistico-ambientale, significative

popolazioni di specie a rischio o particolarmente protette); tali zone possono essere

destinate alla cattura di riproduttori per attività di riproduzione artificiale, al

ripopolamento naturale per spostamento, alla tutela di tratti in cui i pesci si

concentrano per motivi naturali o artificiali (es. presenza di ostacoli che

impediscono gli spostamenti); in questo tipo di zone la pesca è chiusa;

zone di ripopolamento, per la crescita di novellame in ambiente naturale, che poi

può costituire direttamente o indirettamente (tramite cattura e rilascio)

ripopolamento delle acque limitrofe; in questo tipo di zone la pesca è chiusa;

zone di tutela, per tutelare specie ittiche di pregio in momenti definiti, in particolare

quelli riproduttivi; in questo tipo di zone, solitamente istituite sui laghi o sui grandi

fiumi, la pesca professionale è chiusa per periodi definiti, mentre la Provincia può

autorizzare la pesca da terra con una sola canna con non più di tre ami.

Sulle acque correnti provinciali sono istituite le seguenti zone di salvaguardia elencate

nella tabella che segue; la pesca in tali zone è vietata e la gestione è definita sulla base

delle condizioni operative dei recuperi e dei risultati prodotti.

N. CORPO IDRICO COMUNE

1 Fiume Oglio Temù

2 Fiume Oglio Temù

3 Fiume Oglio Vezza d'Oglio

4 Fiume Oglio Incudine

5 Fiume Oglio Sonico

6 Fiume Oglio Cedegolo

7 Fiume Oglio Ceto - Cerveno

8 Fiume Oglio Esine

9 Fiume Oglio Darfo Boario Terme - Esine

10 Valle di Grom Monno - Incudine

11 Torrente Davenino Incudine

12 Torrente Ogliolo Edolo

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N. CORPO IDRICO COMUNE

13 Torrente Remulo Sonico

14 Torrente Ogliolo Malonno

15 Torrente Allione Paisco Loveno

16 Torrente Cobello Niardo

17 Sorgente 3 Gaver Breno

18 Sorgente 4 Gaver Breno

19 Torrente Degna Prestine

20 Torrente Re Darfo Boario Terme

21 Torrente Bondo Tremosine

22 Torrente Sace Bagolino

23 Torrente Melga Bagolino

24 Torrente Bavorgo Collio

25 Torrente Toscolano Valvestino

26 Torrente Re Pertica Alta

27 Fiume Mella Tavernole

28 Torrente Biogno Marcheno

29 Naviglio di S. Zeno S. Zeno

30 Roggia Gambara Gottolengo

31 Torrente Vrenda Casto - Lodrino

32 Torrente Nozza Casto

33 Torrente Toscolano Toscolano

34 Torrente Trinolo Sabbio C. - Provaglio V.S

35 Torrente Agna Vobarno

36 Canale centrale NK Capriolo

37 Seriola Molini Monticelli Brusati

38 Canale Seriola Villanuova sul Clisi

Tabella 7-1: elenco delle zone di salvaguardia sulle acque correnti.

La cartografia delle singole zone sopra indicate è riportata in allegato.

La durata delle zone sopra citate è pari a quella del presente piano. In considerazione

della notevole rilevanza positiva di questa tipologia di istituto per la tutela e l’incremento

dell’ittiofauna, la Giunta Provinciale, sentita la Consulta Provinciale per la Pesca, istituisce

nuove zone di salvaguardia e modifica quelle istituite con questo Piano secondo i criteri e i

vincoli esposti in premessa.

7.2 Zone di tutela del Lago di Garda

Le zone di tutela in ambito lacustre hanno un significato diverso rispetto a quelle poste

sulle acque correnti, infatti le aree del lago sono utilizzate da più specie con modalità

diversa in funzione del periodo dell’anno. Ai fini della salvaguardia di una specie, quindi, è

importante conoscere le sue abitudini comportamentali, in particolare riproduttive ed

alimentari. Per quanto riguarda il Lago di Garda, le zone di seguito indicate, sono

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PROVINCIA DI BRESCIA - SETTORE CACCIA E PESCA 25

finalizzate in modo particolare a salvaguardare la riproduzione del luccio e sono istituite

per il periodo 1 febbraio – 30 aprile; la durata è pari a quella del presente piano.

In tali zone, per i periodi indicati, fatti salvi gli impianti fissi di cattura ivi esistenti, è vietata

la pesca professionale e la pesca dilettantistica come indicato nelle tabella sottostante:

N. COMUNE

1 Moniga del Garda – Manerba del Garda – Padenghe sul Garda dalla riva sino ad una profondità dell’acqua di 20 m

2 Sirmione dalla riva sino ad una profondità dell’acqua di 20 m

Tabella 7-2: elenco delle zone di tutela sul Lago di Garda.

La cartografia delle singole zone sopra indicate è riportata in allegato.

Si ricorda inoltre che nelle zone di seguito riportate, durante il periodo di tutela del luccio

stabilito per il lago di Garda, per una fascia compresa fra la riva ed una profondità

dell’acqua di 20 m , è vietata la messa in posa delle reti antana e antanello.

1. Dal porto vecchio in Comune di Toscolano Maderno fino al porto di Fasano in Comune di Gardone Riviera;

2. Dal porto di Barbarano in Comune di Salo’ fino all’Hotel Casimiro in Comune di Portese (Golfo di Salo’)

3. Dall’Isola Borghese fino all’Isola dei Conigli in Comune di Manerba (Golfo del Torchio);

4. Dal porto di Dusano in Comune di Manerba fino al porticciolo “Rabitti” in località Lido di Lonato;

5. Dalla località Zattera in Comune di Desenzano (Rivoltella) fino al porto Castello in Comune di Sirmione;

6. Dall’Hotel Boiola fino a Punta Gro (confine con la Provincia di Verona) in Comune di Sirmione.

7.3 Zone di tutela del Lago d’Iseo

Sono istituite sul Lago d’Iseo le seguenti zone di tutela.

COMUNE E CONFINI PERIODO LIMITAZIONE

Monteisola Dal porto di Peschiera Maraglio fino al porto di Carzano

01-12 / 31-01

Pesca unicamente da terra con una sola canna con o senza mulinello e con un massimo di 3

Marone Dall’albergo “La Galleria” fino all’inizio della prima galleria della strada vecchia a Vello denominata “Culumbirì”

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COMUNE E CONFINI PERIODO LIMITAZIONE

Pisogne: dal confine con la Provincia di Bergamo fino alla località Govine davanti al Cavallo di Troia

ami

Iseo Zona denominata “Lamette” dal confine con la Riserva naturale alla punta est dell’Ospedale civile

Tutto l’anno

Pesca unicamente da terra con una sola canna con e senza mulinello e con un massimo di 3 ami

Marone Lungolago compreso tra la Villa Cristina e l’imbocco della prima galleria a monte del paese

Marone In frazione di Vello, lungolago compreso tra la località Calchera e l’inizio della galleria Colombaro

Pisogne Dalla Valle di Govine fino al confine con il Comune di Costa Volpino (BG)

Tabella 7-3: zone di tutela sul Lago d’Iseo.

La cartografia delle singole zone sopra indicate è riportata in allegato.

7.4 Zone di tutela del Lago d’Idro

Ai fini della tutela delle specie ittiche a riproduzione litorale, sono istituite sul Lago d’Idro le

seguenti zone di tutela.

COMUNE E CONFINI PERIODO LIMITAZIONE

Idro Tutto il promontorio del Rio Vantone e precisamente dal confine nord al confine sud dei camping

01-04 / 15-06 Divieto di collocare attrezzi di pesca professionale per una distanza di 30 m dal battente dell’onda

Idro Dalla località Busetta fino al Porto Parole

Idro Dall’imbocco della galleria in località “Tre capitelli” sino alla foce del Torrente Neco nella frazione di Crone

Anfo Dal porto di Anfo sino al molo del circolo velico

Tabella 7-4: zone di tutela del Lago d’Idro.

La cartografia delle singole zone sopra indicate è riportata in allegato.

Nel lago d’Idro è inoltre stata individuata una zona con limitazione del prelievo come

specificato nel par. 11.3.1

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PROVINCIA DI BRESCIA - SETTORE CACCIA E PESCA 27

7.5 Gestione delle zone di protezione, ripopolamento e tutela ittica

In considerazione delle diverse finalità delle zone tutelate, gli interventi gestionali delle

zone stesse saranno così differenziati:

zone di protezione, interventi di miglioramento ambientale, ove necessari,

riproduzione artificiale delle popolazioni autoctone, prelievo di soggetti per interventi

di ripopolamento in altre aree quando possibile per densità e struttura di

popolazione;

zone di ripopolamento, immissione di novellame e recupero dello stesso al

termine della stagione di crescita e comunque prima della successiva immissione;

nel caso di limiti operativi nella possibilità del recupero, la funzione di ripopolamento

sarà limitata agli spostamenti naturali, in particolare durante le piene;

zone di tutela, interventi di miglioramento ambientale e/o di ripopolamento a

sostegno delle specie oggetto di tutela.

L’applicazione dei principi elencati e la verifica dei risultati raggiunti, sono i due principali

elementi che consentono nel tempo di mantenere o modificare la zona e la sua modalità

gestionale.

7.6 ZONE PROTETTE DA ALTRE NORME

Zone protette dall’attività di pesca possono essere individuate anche dai gestori dei Parchi

e delle Riserve Naturali. Tra quelli presenti sul territorio provinciali, ad oggi, hanno istituito

zone protette:

il Parco Regionale dell’Adamello, che ha normato la pesca in tutto il territorio e ha

vietato la stessa in tutte le acque che si trovano all’interno del Parco Naturale; tale

divieto, che riguarda sia i laghi che le acque correnti, potrà essere rivisto al

momento della definizione dei regolamenti specifici che seguiranno il Piano del

Parco Naturale.

la Riserva Naturale delle Torbiere del Sebino, che ha precluso la pesca in parte

degli specchi d’acqua, lasciando solo in una parte la possibilità di fruizione alieutica,

regolata con apposite norme.

PIANO ITTICO PROVINCIALE

PROVINCIA DI BRESCIA - SETTORE CACCIA E PESCA 28

8 TRATTI DI ACQUE NEI QUALI SI POSSONO SVOLGERE GARE E

MANIFESTAZIONI DI PESCA

Ai sensi della normativa vigente le gare di pesca devono essere autorizzate dalla

Provincia e devono svolgersi nelle acque previste dal Piano a questi fini.

In termini gestionali, le gare di pesca possono, teoricamente, essere effettuate sulla

maggior parte delle acque provinciali (ad eccezione delle zone di tutela ittica e delle zone

di maggior pregio faunistico); il potenziale impatto prodotto dalle stesse sull’ittiofauna

naturale è connesso al numero di manifestazioni effettuate, al numero di concorrenti, alle

eventuali immissioni (gare alla trota), all’eventuale rilascio (gare al colpo). La Provincia

può, quindi, autorizzare manifestazioni locali o di eccezionale interesse agonistico (nelle

acque di tipo C anche in periodo invernale) in tutte le acque classificate ai fini della pesca,

in cui non siano presenti elementi di particolare rilevanza o pregio, in quantità limitate

nell’anno fino a quattro. Quando tali manifestazioni riguardano i torrenti e non le aste

principali dei fiumi, le stesse, analogamente a quanto sopra espresso, dovranno

interessare i tratti terminali di tali torrenti o le zone di minor pregio ambientale, evitando,

ove possibile, i tratti di maggior pregio naturalistico e quelli in cui sono normalmente attuati

ripopolamenti con uova e novellame.

Nei comuni in cui è presente un campo di gara fisso di norma non vengono rilasciate

autorizzazioni per le manifestazioni sopra descritte.

Per l’effettuazione, oltre che delle manifestazioni locali, anche di eventi di carattere

agonistico che possono richiedere numerose gare all’anno, vengono appositamente

individuati i campi gara permanenti di seguito indicati.

N. CORPO IDRICO COMUNI

1 Fiume Oglio Edolo

2 Fiume Oglio Malonno

3 Fiume Oglio Ceto

4 Fiume Oglio Breno – Malegno

5 Fiume Oglio Esine

6 Fiume Oglio Darfo Boario Terme

7 Fiume Oglio Palazzolo

8 Fiume Oglio Rudiano

9 Torrente Frigidolfo – Fiume Oglio Ponte di Legno

10 Torrente Allione Paisco Loveno – Forni di Loveno

11 Torrente Valle delle Valli Prestine

12 Torrente Grigna Berzo Inferiore

13 Torrente Dezzo Angolo Terme

14 Torrente Caffaro Bagolino

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PROVINCIA DI BRESCIA - SETTORE CACCIA E PESCA 29

N. CORPO IDRICO COMUNI

15 Fiume Mella Collio

16 Fiume Mella Bovegno

17 Fiume Mella Pezzaze

18 Fiume Mella Tavernole – Marcheno

19 Fiume Mella Tavernole – Marcheno

20 Fiume Mella Gardone Valtrompia

21 Fiume Chiese Sabbio Chiese

22 Fiume Chiese Vobarno

23 Fiume Chiese Gavardo – Villanuova

24 Fiume Chiese Gavardo

25 Naviglio Grande Bresciano Vari

26 Roggia Castrina Chiari

27 Fiume Mella Castel Mella – Capriano del Colle

28 Fiume Chiese Montichiari

29 Roggia Manerbia Dello

30 T. Vrenda di Sabbio Sabbio Chiese

31 Fiume Mella Offlaga

32 Fiume Mella Manerbio

33 Fiume Chiese Calvisano (parte nord e sud)

Tabella 8-1: elenco dei campi gara permanenti

La cartografia dei singoli campi gara sopra indicati è riportata in allegato.

La Provincia adotta un regolamento sullo svolgimento delle manifestazioni di pesca a

carattere agonistico individuando l'associazione che si occupa della gestione dei predetti

tratti nel rispetto delle indicazioni formulate dal presente piano. Il regolamento potrà

prevedere, sulla base dei vincoli ambientali e faunistici indicati ed entro i limiti complessivi

sopra riportati, l'individuazione di nuovi campi di gara o la modificazione, per sopravvenute

nuove esigenze relative a tali attività, dei confini dei campi di gara sopra elencati.

PIANO ITTICO PROVINCIALE

PROVINCIA DI BRESCIA - SETTORE CACCIA E PESCA 30

9 TRATTI LACUALI DOVE PUÒ ESSERE CONSENTITA LA PESCA

SUBACQUEA

La pesca subacquea (art. 10 Regolamento Regionale 9/2003) può essere effettuata da

soggetti in possesso della licenza di tipo B, solo in apnea, dall’alba al tramonto, con fucile

non provvisto di carica esplosiva e senza l’ausilio di fonti luminose. Chi esercita la pesca

subacquea deve, inoltre, attenersi alle norme di sicurezza previste dalle vigenti leggi in

materia di navigazione delle acque interne. Nella fase di avvicinamento alla zona di pesca

dove è ammessa la pesca subacquea, il fucile non deve essere trasportato armato.

La pesca subacquea può essere esercitata solo ed esclusivamente nei laghi d’Iseo e di

Garda (con le prescrizioni previste dall’art. 8 comma 3 del Regolamento interprovinciale

della pesca nel Lago di Garda approvato con Deliberazione del Consiglio Provinciale

12.6.2000 n. 22), limitatamente ai tratti di seguito indicati.

LAGO D'ISEO

1. Dall’inizio della Galleria “Colomber” in Vello fino alla “località Cavallo”, all’inizio

dell’abitato di Govine in comune di Pisogne.

LAGO DI GARDA

2. Da Limone a Gargnano: dal confine con la Provincia di Trento fino al porto di

Gargnano per 60 m dalla riva;

3. Toscolano: dal porto nuovo (scalo traghetti) al porto di Gargnano;

4. Da S. Felice a Desenzano: dal porto di Portese fino al ponte Feltrinelli in

Desenzano per 1 km dalla riva;

5. Da Desenzano a Sirmione: da Villa Miramare in Desenzano fino alle Grotte di

Catullo per 1,5 km dalla riva con una fascia di rispetto di 100 m dalla riva e con

divieto di esercizio dal 20 maggio al 20 giugno nel tratto da Villa Miramare fino al

Porto Sirmione 2;

6. Sirmione: dalle Grotte di Catullo fino alla località Lugana al confine con la Provincia

di Verona per 1,5 km dalla riva con fascia di rispetto di 200 m dalla riva e con

divieto di esercizio dal 20 maggio al 20 giugno da Porto Galeazzi fino alla località

Punta Grò.

PIANO ITTICO PROVINCIALE

PROVINCIA DI BRESCIA - SETTORE CACCIA E PESCA 31

Nelle zone indicate viene svolta anche attività agonistica subacquea; tale attività, qualora

non regolamentata, potrebbe comportare nel complesso un cospicuo prelievo con effetti

significativi anche su specie di notevole interesse faunistico o gestionale. Per questo

motivo vengono definite le seguenti limitazioni al numero dei capi prelevati:

persico reale 5

luccio 2

anguilla 15

bottatrice 5

tinca 8

scardola 15

persico trota 3

cavedano 8

barbo 3

Non vengono posti limiti per le specie alloctone dannose per favorirne il prelievo (es.

siluro, aspio, ecc).

La Provincia, sentita la Consulta Provinciale della Pesca, può definire nell'atto

autorizzatorio di ogni singola manifestazione, sulla base dei dati che emergono dal

monitoraggio di tale attività, dall’andamento delle popolazioni ittiche e delle specifiche

esigenze locali, ulteriori limiti rispetto a quelli esposti.

PIANO ITTICO PROVINCIALE

PROVINCIA DI BRESCIA - SETTORE CACCIA E PESCA 32

10 TRATTI DI ACQUE OVE SI SVOLGE IN VIA ESCLUSIVA LA PESCA A

MOSCA

La pesca a mosca è una modalità di pesca sempre più diffusa che, normalmente, in virtù

degli attrezzi utilizzati per praticarla, in particolare degli ami, ha un minor impatto sui pesci

dal momento che la loro liberazione avviene in modo meno traumatico rispetto ad altre

tecniche, soprattutto quelle che prevedono esche vive. La normativa regionale prevede

l’istituzione di tratti dedicati in via esclusiva a tale tecnica.

In tali tratti per la pesca a mosca, l’attività può essere svolta esclusivamente con la tecnica

a coda di topo, con amo singolo senza ardiglione o con ardiglione schiacciato e con un

massimo di tre mosche; in tali zone è obbligatorio il rilascio del pesce pescato con ogni

accorgimento utile al minor danno possibile e il pescatore non può detenere con sé pesci

pescati in altre zone.

N. CORPO IDRICO LOCALIZZAZIONE

1 Fiume Oglio Vezza d’Oglio

2 Fiume Chiese Sabbio Chiese

Tabella 10-1: elenco delle zone di pesca a mosca in Provincia di Brescia.

La cartografia delle singole zone sopra indicate è riportata in allegato.

In considerazione del fatto che si tratta di un tipo di istituto che ha il particolare pregio di

coniugare l’attività piscatoria con la tutela e l’incremento dell’ittiofauna, poiché è previsto il

rilascio di tutto il catturato e le modalità di cattura (amo senza ardiglione) consentono di

ridurre al minimo il danno causato dall’allamatura, la Provincia, sentita la Consulta

Provinciale può, successivamente all'approvazione del piano, sulla scorta delle indicazioni

ivi contenute, istituire nuove zone.

In queste zone l’attività alieutica sarà subordinata all’utilizzo di un apposito tesserino

predisposto in accordo con le associazioni dei pescatori, con restituzione al termine

dell’attività piscatoria giornaliera e con consegna alla Provincia al termine della stagione di

pesca.

Ove presenti significative popolazioni di temolo e sussistano le condizioni previste dalla

normativa vigente sarà possibile prevedere la possibilità di proseguire la pesca anche

dopo la data di chiusura della pesca delle acque a Salmonidi.

PIANO ITTICO PROVINCIALE

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11 TRATTI A REGOLAMENTAZIONE PARTICOLARE

In questo capitolo vengono indicate alcune tipologie di regolamentazione particolare che

possono rispondere a differenti obiettivi gestionali.

11.1 Zone con limitazione del prelievo

La protezione della fauna ittica può essere attuata attraverso particolari regolamentazioni

dell’attività di pesca che limitino il prelievo o lo rendano selettivo in modo da garantire

comunque una ottimale riproduzione naturale. Il prototipo di tali regolamentazioni

particolari è rappresentato dalle zone di pesca a mosca, che sono trattate nel capitolo

apposito; di seguito saranno, invece, illustrate le caratteristiche essenziali di altre tipologie

di gestione particolare.

11.1.1 Zone “no-kill”

Si tratta di zone in cui è obbligatorio il rilascio del pesce catturato; in queste zone è

necessario, per facilitare la slamatura del pesce, utilizzare ami singoli, senza ardiglione o

con ardiglione schiacciato, anche per la pesca a spinning. Così come nelle zone di pesca

a mosca, sarà vietato detenere pesce pescato in altre zone.

N. CORPO IDRICO LOCALIZZAZIONE FRUIZIONE

1 Fiume Oglio Sonico - Malonno Tutte le esche

2 Fiume Oglio Darfo B.T. Solo esche artificiali

3 Fiume Oglio Paratico Tutte le esche

4 Fiume Chiese Bedizzole “Parco Airone” Tutte le esche

5 Fiume Chiese Calcinato Solo esche artificiali

6 Fiume Chiese Calvisano Tutte le esche

Tabella 11-1: elenco delle zone no-kill in Provincia di Brescia.

La cartografia delle singole zone sopra indicate è riportata in allegato.

La Provincia, sulla base dei dati che emergono dai monitoraggi ittici, sentita la Consulta

Provinciale della Pesca, può modificare tali zone o inserirne altre nell’elenco.

11.1.2 Zone trofeo

Si tratta di zone in cui la taglia e solitamente anche il numero di soggetti catturabili sono

più restrittivi rispetto alla regolamentazione generale; questi tratti consentono una migliore

riproduzione naturale poiché i riproduttori presenti possono raggiungere taglie tali da

consentire anche più di un evento riproduttivo. Anche in queste zone è obbligatorio il

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rilascio del pesce catturato e pertanto è opportuno che le tecniche e gli attrezzi utilizzati

facilitino tale operazione.

11.2 Zone di pesca invernale nelle acque di categoria B

Nelle acque classificate di tipo B la pesca si chiude la prima domenica di ottobre e riapre

l’ultima domenica di febbraio. L’art. 4, comma 2, del R.R. n. 9/2003 e succ. mod., consente

alle Province di fare eccezione a tale principio in due casi:

nelle acque in cui è presente una consistente popolazione di temolo;

nelle acque di scarso pregio ittiofaunistico in cui sono effettuate periodiche

immissioni di Salmonidi adulti.

Per quanto riguarda il primo caso, la pesca dovrebbe essere effettuata con tecniche poco

invasive e in modo selettivo, ad esempio solo a mosca, no-kill, senza ardiglione o con lo

stesso schiacciato. Il tratto dovrebbe ospitare una popolazione di temolo consistente e ben

strutturata nelle diverse classi di età.

Nel secondo caso, invece, è opportuno che nella zona vi siano evidenti segni di

alterazione qualitativa dell’habitat e non siano presenti trote autoctone in riproduzione. La

specie d’elezione per tale opzione gestionale è la trota iridea, specie non autoctona, che

normalmente non si riproduce nelle nostre acque e non è tutelata da un periodo di divieto.

Considerate le premesse citate ed il parere favorevole delle Regione Lombardia (Prot.

2010 0013315 del 22/7/2010) espressamente previsto dalle nome in questo caso, viene

istituita la zone di pesca invernale di seguito indicata.

CORPO IDRICO LOCALIZZAZZIONE

Fiume Mella Gardone V.T.

Tabella 11-2: elenco delle zone di pesca invernale.

Per tutta la durata della pesca invernale la Provincia di Brescia si riserva la gestione del

tratto individuando con apposito atto l’associazione di pescatori di cui si avvarrà per la

predetta gestione

La zona sopra indicata è stata riportata nell’allegata cartografia.

La pesca al temolo nel periodo invernale

Anche ai fini di determinare una presenza di pescatori con effetto dissuasivo sugli uccelli

ittiofagi, nelle acque di tipo B con significativa presenza di temoli, la Provincia, sentito il

competente ufficio regionale, può consentire particolari forme di pesca alla specie.

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PROVINCIA DI BRESCIA - SETTORE CACCIA E PESCA 35

11.3 Zone lacustri con limitazione del prelievo

La presenza, in alcune porzioni di lago, di particolari condizioni ambientali, ad esempio la

vicinanza di un corpo idrico immissario o la conformazione della riva e/o del fondale,

particolarmente favorevoli all’ittiofauna, possono determinare la necessità di limitare, ai

sensi dell’art. 138 comma 5 lett. g) della L.R. 31/2008 l’attività di pesca con strumenti di

grande cattura. Inoltre, negli ultimi anni la pesca dilettantistica si è notevolmente

sviluppata anche sui laghi con il supporto di imbarcazioni; ciò ha comportato, in taluni casi,

situazioni di interferenza con l’attività di pesca professionale. Tali situazioni sono state in

gran parte risolte attraverso apposite regolamentazioni che definiscono modi, tempi e

località per l’esercizio delle due forme di pesca: professionale e dilettantistica. Ciò

premesso, anche su specifica richiesta di alcune amministrazioni comunali, si introduce,

per la prima volta sul territorio provinciale, l’individuazione di specifiche e limitate aree di

limitazione al prelievo dell’uso di strumenti professionali. La valutazione dell’andamento

nel tempo di tali aree fornirà utili elementi di giudizio sull’efficacia e sulla ripetibilità di tali

vincoli.

11.3.1 Il Lago d’Idro

Il Lago d’Idro è un bacino lacustre di notevole interesse per l’attività di pesca dilettantistica

e professionale; sul lago insistono inoltre alcuni tratti di diritto esclusivo di pesca del

Comune di Idro e l’uso civico per i residenti dei Comuni di Anfo e Idro con l’utilizzo da

parte dei titolari di tutti gli strumenti a grande cattura previsti per la pesca professionale

come meglio specificato nel capitolo 5.2. Il popolamento ittico del lago è diversificato e,

nella zona di Bagolino, la vicinanza con la foce del Chiese e le immissioni effettuate

rendono frequente la cattura di trote. Le specificità ambientali, faunistiche e amministrative

citate, nonché una specifica richiesta del Comune stesso, hanno reso opportuna

l’individuazione di un’area, in comune di Bagolino, dove, ai fini del miglioramento,

incremento, difesa del patrimonio ittico, la pesca è vietata a tutti gli strumenti di grande

cattura come le reti ed è consentita per i soli strumenti della pesca dilettantistica. È

consentita la pesca dalla barca esclusivamente al di fuori della zona antistante la foce del

F. Chiese ed a una distanza da riva di almeno 30 m. In quest’area la pesca dalla barca ha

inizio l’ultima domenica di marzo. Tale area è rappresentata, in allegato, nella cartografia

di piano.

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PROVINCIA DI BRESCIA - SETTORE CACCIA E PESCA 36

11.3.2 Il lago di Garda

Sul lago di Garda, su richiesta dei Comuni territorialmente competenti la Giunta

provinciale, con apposito provvedimento, potrà istituire zone in cui la pesca professionale

è limitata in termini di tempo e modalità di accesso. Ad oggi tale provvedimento verrà

definito per il Golfo di Salo’ a seguito di specifica richiesta del Comune stesso.

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12 RIPOPOLAMENTI DI FAUNA ITTICA

In questo capitolo sono dettagliatamente descritti i principi e i criteri che stanno alla base

di una corretta gestione della fauna ittica in materia di ripopolamento.

12.1 Le immissioni

Nell’ambito della gestione della pesca, il termine “ripopolamento” indica iniziative aventi

diversa natura e finalità. Ai fini di una maggiore chiarezza, è pertanto opportuno definire

immissioni tutte le operazioni che comportano la liberazione di pesci in ambiente naturale,

a loro volta ulteriormente distinguibili – in base alle specie utilizzate e alla loro

preesistenza o meno nell’area di intervento – in tre tipologie:

introduzione;

reintroduzione;

ripopolamento vero e proprio.

12.1.1 Introduzioni

Con il termine «introduzione», si definisce l’immissione di specie ittiche in un corpo idrico

nel quale dette specie non erano presenti in precedenza, che quindi devono essere

considerate alloctone o esotiche. Questo tipo di operazione comporta gravi rischi per la

stabilità dell’ecosistema acquatico, in quanto l’immissione di una nuova specie può turbare

i delicati equilibri che si sono sviluppati nel corso di migliaia di anni di evoluzione. I casi di

questo tipo sono piuttosto numerosi nella storia della gestione della pesca in Italia; se

l’introduzione dei coregoni nei grandi laghi prealpini ha rappresentato un successo dal

punto di vista economico, incrementando la pesca professionale senza alterare in modo

evidente le comunità ittiche preesistenti, altre immissioni hanno avuto effetti disastrosi per

la fauna ittica autoctona: basti ricordare il caso del siluro nel Po e della trota fario negli

ambienti vocazionali alla marmorata. Quest’ultimo esempio relativo alla trota fario

permette di puntualizzare che una specie deve essere considerata esotica non solo se

proviene da un altro paese, ma anche se, pur essendo presente in Italia, non è originaria

dell’ambiente in cui deve essere immessa: benché, infatti, la trota fario sia presente nei

corsi d’acqua montani delle Alpi e degli Appennini, essa è alloctona per i tratti di fondovalle

degli affluenti di sinistra del Fiume Po, nei quali la trota autoctona è la marmorata. Le

recenti acquisizioni nel campo della genetica applicata all’ittiologia hanno reso ancora più

urgente la necessità di porre attenzione a tale aspetto: è, infatti, ormai accertato che

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anche le trote fario comunemente allevate e utilizzate per i ripopolamenti appartengono ad

un ceppo «atlantico» originario dei corsi d’acqua d’oltralpe, quindi da considerarsi esotico

ai fini dell’immissione nei torrenti a sud delle Alpi e sugli Appennini, nei quali invece la trota

fario autoctona appartiene ad un ceppo «mediterraneo».

L’introduzione di specie esotiche deve quindi essere evitata, facendo attenzione anche al

rischio di immissioni accidentali: tale evento è particolarmente rischioso nel caso dei

ripopolamenti di Ciprinidi, che sono spesso difficili da identificare in fase giovanile, e tra i

quali si possono celare specie alloctone. Un’ulteriore possibilità di introduzione accidentale

di nuove specie è costituita dall’uso di pesci vivi come esca; la composizione specifica di

tali pesci è spesso alquanto eterogenea e la provenienza dubbia, così che possono

facilmente ospitare specie esotiche che se sopravvivono possono colonizzare il nuovo

ambiente.

L’utilizzo di specie esotiche per il ripopolamento può essere giustificato solo in casi

particolari, come nel caso di ambienti fortemente artificializzati; in ogni caso, è opportuno

che le specie utilizzate non siano in grado di riprodursi o che il corpo idrico in cui sono

immesse sia assolutamente confinato, in modo da prevenire ogni possibile diffusione dei

pesci immessi. Casi di questo tipo possono riguardare l’impiego della trota iridea e del

salmerino di fonte nei bacini artificiali sottoposti a periodici svuotamenti (ambienti confinati

e instabili), oppure l’utilizzo della trota iridea al posto della trota fario come materiale

«pronta pesca» per evitare l’inquinamento genetico delle trote fario di ceppo mediterraneo

e delle trote marmorate.

12.1.2 Reintroduzioni

Per «reintroduzione» si intende l’immissione di una specie ittica in un corpo idrico nel

quale è scomparsa per diversi possibili motivi (inquinamento, piene rovinose,

artificializzazione dell’habitat o delle portate, pesca eccessiva, malattie ecc.), ma di cui ne

era certa la presenza in passato. Tale operazione è attualmente condotta in diverse acque

italiane relativamente a specie pregiate quali, in particolare, la trota marmorata e il temolo.

Per il successo di questo tipo di immissione, che ha come finalità il ripristino delle

popolazioni naturali in grado di autosostenersi, è assolutamente fondamentale, oltre alla

qualità del materiale impiegato, che siano state rimosse, o quanto meno attenuate, le

cause dell’estinzione della specie da reintrodurre; senza quest’ultimo indispensabile

requisito, l’immissione di pesci in un ambiente sfavorevole potrà, al meglio, dare risultati

scarsi e di effimera durata. All’interno di questo tipo di operazioni è possibile comprendere

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PROVINCIA DI BRESCIA - SETTORE CACCIA E PESCA 39

non solo la reintroduzione di specie scomparse, ma anche i tentativi di reintroduzione di

ceppi autoctoni di specie già presenti, ma rappresentate da popolazioni di origine

alloctona. Per la loro natura queste operazioni sono fortemente raccomandabili e da

sostenere con ogni mezzo possibile.

12.1.3 Ripopolamenti

Con il termine «ripopolamento» si intende l’immissione di individui di specie ittiche in un

corpo idrico nel quale esse sono già presenti, allo scopo di incrementarne artificialmente il

numero di individui. Questa operazione è giustificata nel caso in cui la popolazione

naturale della specie in questione non sia in grado di provvedere autonomamente al

mantenimento della densità ai valori consentiti dalle potenzialità ambientali (ossia se non è

in grado di raggiungere la capacità portante); questo può avvenire, per esempio, quando il

prelievo alieutico supera le capacità di reclutamento naturali, quando alterazioni ambientali

di vario tipo limitano il successo riproduttivo di una specie, o quando eventi naturali

catastrofici (piene, siccità ecc.) ne determinano un grave depauperamento. Il

ripopolamento di corpi idrici in cui le popolazione ittiche si trovano già in condizioni ottimali,

costituisce, invece, uno spreco di risorse, in quanto tutti i pesci immessi che eccedono la

capacità portante dell’ambiente sono destinati ad essere eliminati dalla selezione naturale.

Esso però non solo è inutile, ma può addirittura risultare controproducente; ogni

immissione comporta, infatti, rischi igienico – sanitari legati all’introduzione di agenti

patogeni, e il sovraffollamento accentua la possibilità di trasmettere infezioni. È inoltre

dimostrato che una densità eccessiva di avannotti di trota determina un peggioramento

dell’accrescimento individuale e quindi delle possibilità di sopravvivenza dei soggetti.

Queste considerazioni rendono necessaria un’accurata valutazione, per ogni corso

d’acqua, dell’opportunità o meno di condurre ripopolamenti e dei quantitativi necessari, per

i quali si rimanda all’apposito paragrafo.

12.2 Piano di ripopolamento ittico

Annualmente la Provincia predispone il piano di ripopolamento ittico provinciale. Lo stesso

deve contenere, per ogni ambiente acquatico considerato:

specie da immettere;

quantità;

taglia.

PIANO ITTICO PROVINCIALE

PROVINCIA DI BRESCIA - SETTORE CACCIA E PESCA 40

Dovranno inoltre essere elencati e descritti gli interventi riguardanti le campagne di

riproduzione artificiale delle popolazioni naturali.

Dal punto di vista della provenienza del materiale da semina, lo stesso dovrà essere

reperito, ove possibile, dalle strutture produttive provinciali e originare dalla riproduzione di

popolazioni locali delle specie allevate.

Occorre precisare come il Piano, in materia di ripopolamenti, recepisca le prescrizioni

impartite dalla DGR 20 aprile 2001 – n. 7/4345 “Approvazione del Programma Regionale

per gli Interventi di Conservazione e Gestione della Fauna Selvatica nelle Aree Protette e

del Protocollo di Attività per gli interventi di reintroduzione di specie faunistiche nelle Aree

Protette della Regione Lombardia”. In un’ottica di coerenza, all’interno delle aree regionali

protette, le immissioni devono essere compatibili con le finalità di protezione,

conservazione e valorizzazione della fauna autoctona espresse dagli atti programmatori

propri degli enti gestori di tali aree; pertanto, un ulteriore elemento di cui la Provincia terrà

conto nella valutazione e autorizzazione delle immissioni di ittiofauna, riguarda la presenza

di batracofauna nei corpi idrici destinati alle immissioni, in particolare di quelle specie

protette ai sensi della L.R. 10/2008. Analoghe attenzioni saranno poste per i corpi idrici

minori in cui sono segnalate significative popolazioni di gambero autoctono. Saranno

pertanto evitate operazioni di ripopolamento anche di specie autoctone, in tutti quei bacini

naturali o artificiali che presentano caratteristiche ottimali per la riproduzione degli anfibi

(limitata estensione, ridotta profondità, assenza di immissari/emissari) e per la presenza

accertata di gambero autoctono.

Il Piano, inoltre, valuta l’opportunità di effettuare interventi di eradicazione/traslocazione di

ittiofauna introdotta in passato in bacini che presentano particolare interesse per la

batracofauna.

12.2.1 Vocazionalità ittica, autoctonia e specie da immettere

Sulla base di quanto premesso, di quanto previsto dal Documento Tecnico Regionale per

la Pesca e dei monitoraggi effettuati, la scelta delle specie da immettere sarà effettuata

sulla base della vocazionalità dei corpi idrici provinciali e delle caratteristiche riproduttive

delle diverse specie. Particolare attenzione verrà quindi posta alle specie la cui

riproduzione naturale nelle nostre acque è impossibile (es. anguilla), molto difficoltosa, o a

rischio di compromissione per cause naturali o artificiali (es. coregoni), alle specie

autoctone di maggior rilevanza faunistica che mostrano andamenti in calo rispetto alle

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proprie potenzialità (es. carpione, salmerino alpino, trota marmorata), e alle specie di

maggior interesse per la pesca professionale.

Per quanto riguarda le immissioni nei parchi, le stesse saranno concordate con l’Ente

Gestore.

12.2.2 Quantificazione dei ripopolamenti

Gli elementi che consentono di stimare il numero di individui necessario a ripopolare un

ambiente acquatico sono diversi e fra questi si ricordano:

la dimensione del corso d’acqua;

la qualità dell’acqua e dell’habitat che ne determinano la capacità portante;

la presenza e l’entità della riproduzione naturale;

lo stadio vitale utilizzato.

12.2.3 Laghi

Le specie prioritarie nei piani di ripopolamento degli ambienti lacustri, sulla base di quanto

sopra indicato, sono: anguilla, coregone, carpione, trota lacustre, luccio; sulla base di

evidenze locali che indichino sofferenze specifiche sono ipotizzabili anche ripopolamenti

con tinca, carpa e persico reale, anche se normalmente la loro elevata fecondità rende la

riproduzione naturale sufficiente al mantenimento di tali specie.

Per tutti i laghi, oltre a quanto indicato, valgono una serie di principi che devono guidare

complessivamente la stesura del piano di gestione, tra cui:

tutelare e sostenere la riproduzione naturale e gli habitat a questa deputati, quali le

legnaie e le spiagge per le specie litofile;

conservare e incrementare le zone di canneto;

costruire i passaggi artificiali per pesci in corrispondenza degli sbarramenti

invalicabili presenti nei tratti terminali degli immissari e iniziali degli emissari;

rimuovere attivamente e selettivamente le specie ittiche non autoctone che

danneggiano l’equilibrio del popolamento ittico.

12.2.4 Corsi d'acqua a Salmonidi - vocazione a trota fario

In questa tipologia rientrano i corsi d’acqua torrentizi di piccole e medie dimensioni e il

tratto montano dei corsi d’acqua maggiori, dove le specie autoctone sono, oltre alla trota

fario di ceppo «mediterraneo», lo scazzone, la sanguinerola, il vairone.

Per quanto riguarda lo scazzone saranno effettuate reintroduzioni negli ambienti

vocazionali dove la specie risulta scomparsa.

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Nelle zone vocazionali alla trota fario, le immissioni dovranno essere condotte, ove

possibile, utilizzando esclusivamente ceppi locali di questa specie, preferibilmente con

avannotti prodotti negli incubatoi ittici provinciali, quando la copertura territoriale e la

produzione di questi ultimi sarà sufficiente.

Il calcolo del numero di giovani di trota fario da utilizzare in ciascun corso d'acqua, sarà

effettuato tenendo in considerazione i seguenti fattori:

superficie bagnata approssimativa in periodo di magra, che rappresenta il momento

limitante;

presenza o meno di riproduzione naturale;

consistenza e struttura delle popolazioni censite;

naturalità e morfologia del corso d'acqua (in particolare disponibilità di rifugi);

taglia utilizzata.

Sulla base degli elementi citati la quota di ripopolamento dovrebbe essere calcolata in un

range compreso fra 0,5 e 5 trotelle 6-9 cm ogni 10 m2 di superficie bagnata. In relazione

alla taglia da utilizzare, occorre tenere in considerazione che più i soggetti utilizzati sono

giovani, più hanno possibilità di adattamento nel lungo periodo, anche se questo comporta

una maggiore mortalità iniziale legata alla loro fragilità. L’utilizzo delle uova embrionate è

fortemente raccomandato negli ambienti di piccole dimensioni con portata stabile; la loro

messa a dimora richiede esperienza degli operatori oltre all’accessibilità dei siti in periodo

invernale; in sintesi, è possibile prevedere l’utilizzo di taglie maggiori al crescere del corso

d’acqua.

Gli aspetti quantitativi, comunque, non devono far passare in secondo piano il più

importante aspetto qualitativo del materiale utilizzato che, invece, deve diventare l’obiettivo

prevalente della campagna di ripopolamento. L’evoluzione della moderna troticoltura ha

portato alla produzione standardizzata di materiale ittico, normalmente originario del nord

Europa (la cosiddetta fario atlantica), scarsamente idoneo al ripopolamento di ambienti

naturali; occorre dunque una inversione di tendenza che, attraverso l’autoproduzione negli

incubatoi di valle, porti alla riproduzione di ceppi selvatici che dimostrino in natura capacità

di adattamento e di riproduzione naturale.

12.2.5 Corsi d'acqua a Salmonidi - vocazione a trota marmorata e temolo

Questi ambiti sono rappresentati dai tratti di fondovalle dei fiumi principali in cui la trota

marmorata e il temolo sono le specie maggiormente vocazionali. Tali specie sono presenti,

pur in modo largamente minoritario, anche in acque di pianura a vocazione mista e

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PROVINCIA DI BRESCIA - SETTORE CACCIA E PESCA 43

potranno, anche qui, essere sostenute con interventi di ripopolamento. Dal punto di vista

quantitativo e qualitativo, valgono i concetti espressi per la trota fario, con la peculiarità

che tali specie sono scarsamente presenti sul mercato e quando lo sono hanno costi

proibitivi; anche per queste specie, pertanto, l’autoproduzione sarebbe altamente

raccomandabile, in questo caso, oltre che per motivi faunistici, anche per motivi

economici.

12.2.6 Corsi d'acqua con vocazione ittica mista

Per gli altri corsi d'acqua provinciali saranno indicate le specie ittiche che potrebbero

essere utilizzate per il ripopolamento, fermo restando il principio che per i Ciprinidi, in

funzione della loro elevata fecondità, è comunque da privilegiare la tutela degli habitat a

qualsiasi forma di ripopolamento. Particolare attenzione sarà posta alle specie migratrici,

che sono impedite nei loro spostamenti dalla presenza di limitazioni naturali o artificiali, e

ai predatori quali il luccio, quando la scarsità di habitat riproduttivi rende la specie

scarsamente presente.

L’effettuazione di ripopolamenti con specie ciprinicole sarà da valutare in particolare a

seguito di morie o asciutte, risolte le quali occorre ricostituire un popolamento ittico che è

stato gravemente o completamente ridotto.

12.3 Efficacia e limiti dei ripopolamenti

È opportuno ricordare che spesso i risultati ottenuti non sono proporzionali agli sforzi

effettuati, soprattutto perché la capacità portante, cioè la quantità di pesci che possono

vivere in un ambiente, non dipende dalle immissioni bensì dalla qualità ambientale del sito

e dalla qualità del materiale ittico utilizzato. In considerazione delle diverse condizioni

ambientali presenti sul territorio provinciale, è necessario programmare la verifica dei

risultati ottenuti e la rimozione, ove possibile, dei fattori ambientali limitanti, pena la scarsa

efficacia delle iniziative ittiogeniche intraprese.

12.4 Gli incubatoi ittici

L’incubatoio ittico è una struttura di produzione di pesce, normalmente legata ad un

territorio (incubatoio di valle) e gestito per la riproduzione artificiale delle specie ittiche di

maggior interesse per la pesca dilettantistica e professionale.

L’esigenza della creazione di incubatoi ittici di valle è legata alla necessità di migliorare la

qualità del materiale per i ripopolamenti, dato che in passato tale pratica era condotta

PIANO ITTICO PROVINCIALE

PROVINCIA DI BRESCIA - SETTORE CACCIA E PESCA 44

esclusivamente acquistando le uova o i pesci, a diversi stadi di crescita, direttamente dai

grandi produttori e dagli allevamenti industriali, i quali non erano, e non sono in grado di

fornire quelle caratteristiche genetiche, di rusticità e di adattabilità delle specie tipiche degli

ambienti naturali.

Il funzionamento degli incubatoi ittici dipende dalla cattura di riproduttori selvatici con il

relativo intervento di riproduzione artificiale; le uova fecondate così prodotte vengono

incubate e fatte schiudere allevando gli individui fino al raggiungimento dello stadio di

crescita più idoneo per la semina. Questo approccio assicura la certezza della

provenienza delle uova, di un patrimonio genetico frutto di millenni di selezione naturale,

l’assenza di problemi di tipo sanitario legati all’introduzione di possibili agenti patogeni, ed

evita le scarse capacità adattative che normalmente caratterizzano gli individui acquistati;

inoltre, la disponibilità in loco del materiale da semina permette una maggiore capacità

organizzativa per calibrare al meglio, a seconda della disponibilità del personale o delle

condizioni climatiche, i tempi e le modalità per le semine.

Riepilogando, quindi, l’importanza di queste strutture riguarda:

la qualità del prodotto, che deve originare preferibilmente dalla riproduzione

artificiale di popolazioni selvatiche;

la disponibilità del materiale in loco per tutta la stagione di crescita, che

consente una migliore programmazione dei ripopolamenti;

i costi rispetto alla qualità del prodotto, poiché la gestione è solitamente affidata

a personale volontario;

la crescita “culturale” dell’associazione impegnata nell’iniziativa, che diviene un

punto di riferimento per i pescatori della zona, ma anche per attività divulgativo-

didattiche.

Le strutture ad oggi presenti sul territorio provinciale che operano, convenzionate con la

Provincia, nell’ambito dei ripopolamenti ittici delle acque pubbliche, sono riepilogate nella

tabella seguente.

LOCALITÀ POTENZIALITÀ PRODUTTIVE AMBITO PREVALENTE

Desenzano Coregone, carpione, trota lacustre, marmorata e fario, luccio, Ciprinidi autoctoni

Lago di Garda e acque correnti dell’alto Garda

Cortefranca Coregone, luccio, Ciprinidi autoctoni Lago d’Iseo e acque coerenti del bacino imbrifero del F. Oglio

Tremosine Salmonidi Alto Garda

Casto Salmonidi Valle Sabbia

Vezza d’Oglio Salmonidi Valle Camonica

Tabella 12-1: elenco degli incubatoi ittici in Provincia di Brescia.

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PROVINCIA DI BRESCIA - SETTORE CACCIA E PESCA 45

Le prime due sono di proprietà della Provincia che le gestisce direttamente avvalendosi

della collaborazione di associazioni di pescatori; le altre strutture sono invece di proprietà

diversa ma gestite dalle locali Associazioni di pescatori e forniscono il materiale ittico alla

Provincia a seguito di convenzioni con i gestori.

Per quanto riguarda la struttura a servizio del Lago d’Iseo le ridotte dimensioni e le

prospettive di una mancata disponibilità futura dello stabile hanno comportato l’avvio delle

procedure tecniche, amministrative ed economiche per la realizzazione di una nuova unità

produttiva.

Ai fini di un’adeguata copertura del territorio provinciale sarebbe opportuno disporre di

strutture produttive anche in Valle Trompia.

Al completamento delle strutture, dovrà seguire una fase di programmazione in cui il

funzionamento delle diverse strutture viene “messo in rete” dall’Ufficio Pesca che, pur nel

rispetto delle specificità locali, mette a frutto le sinergie e le eccellenze delle singole

strutture per ambiti più ampi di quelli di propria competenza.

Sono inoltre presenti sul territorio provinciale numerose aziende ittiche con le quali, di

volta in volta, sarà possibile sviluppare rapporti di collaborazione e fornitura di materiale

ittico da ripopolamento, in relazione alle specificità ed alle regole che definiscono gli

acquisti della Pubblica Amministrazione.

PIANO ITTICO PROVINCIALE

PROVINCIA DI BRESCIA - SETTORE CACCIA E PESCA 46

13 INDIRIZZI DI GESTIONE PER LE SPECIE DI INTERESSE

CONSERVAZIONISTICO E PER QUELLE AUTOCTONE IN CALO

Alcune specie ittiche meritano una particolare attenzione gestionale per il fatto di essere

particolarmente rare, magari non a livello locale ma a livello nazionale o comunitario, o

perché hanno un ruolo rilevante nella catena trofica o dal punto di vista degli interessi della

pesca professionale e/o dilettantistica. Entrambe queste tipologie necessitano di

attenzione gestionale.

13.1 Specie di interesse comunitario

Sono oggetto di particolare attenzione gestionale tutte le specie dell’Allegato II della

Direttiva Habitat presenti sul territorio provinciale riportate nella tabella seguente.

SPECIE ITTICA NOME SCIENTIFICO

Agone Alosa fallax

Barbo comune Barbus plebejus

Barbo canino Barbus meridionalis

Cobite comune Cobitis taenia

Cobite mascherato (Sabanejeweia larvata

Lampreda padana Lethenteron zanandreai

Lasca Chondrostoma genei

Pigo Rutilus pigus

Savetta Chondrostoma soetta

Scazzone Cottus gobio

Storione cobice Acipenser naccarii

Trota marmorata Salmo (trutta) marmoratus

Vairone Leuciscus souffia

Tabella 13-1: elenco delle specie presenti in Provincia di Brescia riportate nell’Allegato II della Direttiva Habitat

Per queste specie, fatte salve specifiche situazioni di notevole consistenza delle

popolazioni (es. agone nei grandi laghi), sono da prevedere limitazioni forti al prelievo di

pesca.

13.2 Specie di interesse gestionale in forte contrazione

Fra le specie non protette a livello comunitario sono da considerarsi al momento prioritarie

negli sforzi di gestione per la loro salvaguardia ed incremento:

il Carpione del Garda

l’ Alborella

il Luccio

PIANO ITTICO PROVINCIALE

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la Trota lacustre.

Per ognuna di queste specie sono individuate specifiche misure (creazione di zone di

tutela della riproduzione naturale, progetti di riproduzione artificiale, sospensione e/o forte

limitazione del prelievo) finalizzate alla loro salvaguardia.

Per quanto riguarda sia l’alborella che il carpione la grande rilevanza faunistica delle due

specie e lo stato di forte contrazione in cui gravano, ad oggi, le rispettive popolazioni, al di

là degli aspetti strettamente regolamentari, suggeriscono la messa in atto di interventi

gestionali straordinari a sostegno delle due specie.

Per il carpione in particolare è da prevedersi l’ulteriore sviluppo di iniziative come quella in

atto attraverso il Progetto SALVACARPIO, sostenuto anche dalla Regione Lombardia, che

ha consentito per la prima volta di ottenere la riproduzione artificiale di soggetti allevati in

cattività.

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14 REGOLAMENTAZIONE E CONTROLLO DELLA PESCA

In questo capitolo sono presi in esame alcuni aspetti della gestione della fauna ittica, utili

al miglioramento delle modalità gestionali della pesca in Provincia di Brescia. Le

indicazioni che seguono costituiscono riferimento per le scelte provinciali in merito ai

compiti che il Regolamento Regionale n. 9/2003 e succ. mod. affida alle province.

Per quanto riguarda le acque interprovinciali e interregionali (laghi d’Iseo e di Garda e il

Fiume Oglio), piuttosto che quelle che ricadono in ambiti protetti (Parco Nazionale dello

Stelvio, Parchi Regionali, Riserve Naturali, Siti della Rete Natura 2000), gli indirizzi di

seguito espressi rappresentano la posizione della Provincia all’interno dei gruppi di lavoro

che portano alla definizione degli specifici regolamenti che regolano la pesca in tali ambiti.

In sintesi quindi i vincoli espressi nei paragrafi che seguono riguardano le acque A, B e C

provinciali con l’esclusione degli ambiti sopra citati per i quali è prevista apposita

regolamentazione.

14.1 Specie oggetto di particolare tutela per le quali si prevede il divieto di pesca

In virtù del particolare pregio faunistico di alcune specie ittiche e dello stato di forte

contrazione che le stesse hanno mostrato sul territorio, viene definito uno stato di

particolare tutela, che si traduce nel divieto di pesca temporaneo, per la durata del

presente piano, per le specie di seguito elencate:

lasca (Chondrostoma genei);

barbo canino (Barbus meridionalis);

scazzone (Cottus gobio);

spinarello (Gasterosteus aculeatus);

cobite (Cobitis taenia);

cobite mascherato (Sabanejeweia larvata);

ghiozzo padano (Padogobius martensii);

panzarolo (Orsinigobius punctatissimus);

alborella (Alburnus alburnus alborella);

savetta (Condrostoma soetta);

pigo (Rutilus pigus);

triotto (Rutilus erythrophthalmus);

lampreda padana (Lethenteron zanandreai).

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PROVINCIA DI BRESCIA - SETTORE CACCIA E PESCA 49

La cattura di un soggetto appartenente alle specie citate comporta la sua immediata

liberazione. Si ricorda che è inoltre vietata la cattura di individui della specie Storione

cobice (Acipenser naccarii).

La Provincia, sulla base dei dati che emergono dai monitoraggi ittici, sentita la Consulta

Provinciale della Pesca, può revocare tali divieti o inserire altre specie nell’elenco.

14.2 Periodi di divieto

Il periodo di divieto di pesca è una momentanea sospensione del prelievo alieutico che

risponde alla necessità di tutelare le diverse specie ittiche durante il loro periodo

riproduttivo. Ai sensi del comma 3 dell’art. 2 del Regolamento Regionale 9/2003, la

Provincia, a parziale integrazione e modifica di quanto già indicato nel comma 1 dello

stesso articolo, individua le misure minime idonee alla tutela e all’incremento delle diverse

specie ittiche. È quindi necessario che, per i singoli ambienti acquatici e per le singole

specie, vengano definiti i periodi di riproduzione locali; tali periodi possono differire o

essere di maggiore durata rispetto alle indicazioni del Regolamento Regionale, indicati

nella tabella che segue. La tabella che segue riguarda sole le acque B e C interamente

situate all’interno dei confini provinciali.

SPECIE PERIODO DI DIVIETO

Trota marmorata e ibridi prima domenica di ottobre ultima domenica di febbraio

Trota fario prima domenica di ottobre ultima domenica di febbraio

Coregoni 1-12 / 15-1

Persico reale 5-4 / 20-5

Luccio 20-2 / 30-4

Tinca 20-5 / 20-6

Barbo comune 20-5 / 20-6

Vairone 15-4 /31-5

Cavedano 1-5/31-5

Carpa 15-5/30-6

Scardola 1-5/31-5

Persico trota 15-4 /31-5

Tabella 14-1: periodi di divieto di cattura

Sempre in termini di periodo di pesca, per il tratto di fiume Chiese fra Gavardo e Vobarno,

e per il Lago di Valvestino, pur classificati come acque di tipo C, in considerazione della

composizione parzialmente salmonicola del popolamento ittico presente e della tipologia di

ripopolamenti in atto, è prevista la chiusura della pesca nel periodo invernale compreso fra

la prima domenica di ottobre e l’ultima domenica di febbraio.

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La Provincia, sulla base dei dati che emergono dai monitoraggi ittici, sentita la Consulta

Provinciale per la Pesca, può modificare tali divieti o inserire periodi per altre specie

nell’elenco.

Per gli ambienti acquatici che risultano condivisi con altre Province (laghi di Garda e

d’Iseo, Fiume Oglio), la definizione di tali periodi avverrà attraverso apposite

regolamentazioni congiunte, che eviteranno differenti periodi di chiusura su lati diversi

dello stesso ambiente.

14.3 Misure minime di cattura

Il significato faunistico di stabilire una misura minima di prelievo è relativo alla necessità di

tutelare i pesci nella loro fase giovanile di vita sino, almeno, alla loro prima riproduzione,

così da consentire la sopravvivenza della specie. Talvolta poi, quando la specie oggetto di

pianificazione è in uno stato di forte contrazione numerica, è opportuno proteggere anche

più di una stagione riproduttiva. La definizione della misura minima di cattura passa quindi

da una fase tecnico-scientifica in cui viene definito il rapporto età - lunghezza che, oltre ad

essere ovviamente diverso per ogni specie, può essere anche sito-specifico.

Ai sensi del comma 7 dell’art. 3 del Regolamento Regionale 9/2003 e succ mod, la

Provincia, a parziale integrazione e modifica di quanto già indicato nel comma 1 dello

stesso articolo, individua le misure minime idonee alla tutela e all’incremento delle diverse

specie ittiche. Nelle acque di tipo B e C interamente situate nei confini provinciali, valgono

le misure che seguono:

SPECIE ITTICA MISURA MINIMA DI CATTURA

Trota marmorata e ibridi 40

Trota fario 22

Trota iridea 18

Carpione 30

Coregoni 30

Salmerino alpino 22

Temolo 35

Persico reale 18

Luccio 45

Tinca 25

Barbo comune 25

Anguilla (Anguilla anguilla) 40

Carpa 30

Cavedano 25

Persico trota 28

Tabella 14-2: misure minime per le singole specie.

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Anche nel caso delle misure minime, per gli ambienti acquatici che risultano condivisi con

altre Province (laghi di Garda e d’Iseo, Fiume Oglio), la definizione di tali misure avverrà

attraverso apposite regolamentazioni congiunte che eviteranno differenti misure minime su

lati diversi dello stesso ambiente.

La Provincia, sulla base dei dati che emergono dai monitoraggi ittici, sentita la Consulta

Provinciale per la Pesca, può modificare le misure minime o inserire altre specie fra quelle

soggette a tale misura di tutela.

14.4 Limiti di cattura

Ai fini di tutelare le specie o le popolazioni in regressione, la Provincia, ai sensi dell’art. 3,

comma 7, del Regolamento Regionale 9/2003, può introdurre ulteriori limitazioni

quantitative o di peso rispetto ai limiti stabiliti dal regolamento stesso (1 capo di trota

marmorata, 2 capi di luccio). In particolare, per alcune specie di particolare pregio

faunistico o particolarmente protette anche a livello comunitario, il limite di 5 kg al giorno

non è conciliabile con la tutela di cui tali specie necessitano. Sulla base dell’attuale stato

dei popolamenti ittici provinciali, tale limite è posto uguale a 1 kg complessivamente per le

seguenti specie:

vairone (Leuciscus souffia);

gobione (Gobio gobio);

sanguinerola (Phoxinus phoxinus).

La Provincia, sulla base dei dati che emergono dai monitoraggi ittici, sentita la Consulta

Provinciale per la Pesca, può revocare tali divieti o inserire altre specie nell’elenco.

14.5 Pesca nel fiume Oglio a valle del lago d’Iseo

Il Fiume Oglio a valle del lago d’Iseo è un corpo idrico interprovinciale poiché esso è

ricompreso nei confini amministrativi, oltre che della provincia di Brescia, anche delle

province di Bergamo, Cremona e Mantova. Ai sensi delle vigente normativa regionale le

quattro Province si sono riunite e hanno prima predisposto poi condiviso un testo

regolamentare per la pesca nel Fiume Oglio sublacuale, approvato nel 2006 da ciascuna

Provincia.

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14.6 Obiettivi di gestione per il Lago di Garda

Il Lago di Garda è il principale specchio lacustre italiano. La sua gestione, dal punto di

vista dell’ittiofauna e della pesca, è condivisa, attraverso un apposito regolamento

interregionale, fra le province di Brescia, Verona e Trento.

L’attuale versione del regolamento risale al 2000 e necessita di alcuni interventi di

adeguamento, previsti per un prossimo futuro.

Gli interventi regolamentari e gestionali saranno orientati verso i seguenti obiettivi generali:

- la pesca professionale rappresenta un’attività economica di rilievo che deve essere

tutelata e sostenuta;

- la pesca dilettantistica, che si è notevolmente modificata nel corso degli anni, deve

trovare occasioni fruitive adeguate alle attese;

- fra le specie ittiche, necessitano di interventi utili all’incremento delle popolazioni,

prioritariamente il carpione e l’alborella, ma anche il luccio, la trota di lago nonché il

coregone per il suo ruolo nella pesca professionale; in particolare per le prime due

specie citate, l’attuale situazione comporta anche interventi regolamentari severi;

- il centro ittico di Desenzano rappresenta una risorsa strategica per la gestione ittica

del lago e la sua gestione deve essere adeguatamente sostenuta e potenziata;

- la riproduzione naturale delle specie ittiche presenti è un elemento imprescindibile

per il mantenimento del popolamento ittico del lago, che deve essere salvaguardata

da periodi di divieto, misure minime e strumenti di cattura adeguati all’obiettivo;

- tutti gli interventi ambientali, diretti ed indiretti, che possono migliorare gli habitat

lacustri sono da sostenere.

14.7 Obiettivi di gestione per il Lago d’Iseo

Il Lago d’Iseo è uno dei principali bacini lacustri lombardi. La sua gestione, dal punto di

vista dell’ittiofauna e della pesca, è condivisa, fra le province di Brescia e Bergamo.

Tale condivisione sarà conseguita compiutamente dal punto di vista regolamentare

attraverso la redazione e l’approvazione di un apposito Regolamento di pesca del Lago di

Iseo.

Gli interventi regolamentari e gestionali saranno orientati verso i seguenti obiettivi generali:

- la pesca professionale rappresenta un’attività economica di rilievo che deve essere

tutelata e sostenuta;

- la pesca dilettantistica, che si è notevolmente modificata nel corso degli anni, deve

trovare occasioni fruitive adeguate alle attese;

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- fra le specie ittiche, necessitano di interventi utili all’incremento delle popolazioni il

luccio, la trota di lago, il salmerino alpino e l’alborella, nonché il coregone per il suo

ruolo nella pesca professionale;

- per l’alborella in particolare lo stato della popolazione non pare ad oggi compatibile

con ulteriori prelievi;

- la situazione dell’incubatoio ittico oggi in uso richiede l’individuazione e la messa in

atto di soluzioni diverse, in particolare attraverso la costruzione/affitto di un nuovo

incubatoio;

- la riproduzione naturale delle specie ittiche presenti è un elemento imprescindibile

per il mantenimento del popolamento ittico del lago, che deve essere salvaguardata

da periodi di divieto, misure minime e strumenti di cattura adeguati all’obiettivo;

- tutti gli interventi ambientali, diretti ed indiretti, che possono migliorare gli habitat

lacustri sono da sostenere.

14.8 Il Lago d’Idro

Il Lago d’Idro è un bacino lacustre di notevole interesse per l’attività di pesca dilettantistica

e professionale; sul lago insistono inoltre alcuni tratti di diritto esclusivo di pesca del

Comune di Idro e l’uso civico per i residenti dei Comuni di Anfo e Idro. Il popolamento ittico

del lago è abbondante e ben diversificato e, nella zona di Bagolino, la vicinanza con la

foce del Chiese e le immissioni effettuate rendono frequente la cattura di trote. Le

specificità ambientali, amministrative e faunistiche citate hanno reso necessaria una

specifica regolamentazione di pesca, riepilogata nelle tabelle che seguono.

SPECIE ITTICA PERIODO DI DIVIETO

LAGO D’IDRO

Alborella (Alburnus alburnus alborella) 1-5/ 30-6

Barbo comune (Barbus plebejus) 20-05 / 20-06

Carpa (Cyprinus carpio) 20-05 / 30-06

Cavedano (Leuciscus cephalus) 15-05 / 15-06

Coregone lavarello (Coregonus lavaretus) 01-12 / 15-01

Luccio (Esox lucius) 01-03 / 15-04

Persico reale (Perca fluviatilis) 01-04 / 30-05

Persico trota (Micropterus salmoides) 01-05 / 15-06

Salmerino alpino (Salvelinus alpinus) Prima domenica di ottobre / ultima domenica di febbraio

Tinca (Tinca tinca) 20-05 / 30-06

Trota fario e lacustre (Salmo trutta trutta) Prima domenica di ottobre / ultima domenica di febbraio Trota marmorata (Salmo trutta marmoratus)

Tabella 14-3: periodi di divieto nel Lago d’Idro.

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SPECIE ITTICA MISURA MINIMA (cm)

LAGO D’IDRO

Anguilla (Anguilla anguilla) 35

Barbo comune (Barbus plebejus) 30

Carpa (Cyprinus carpio) 30

Cavedano (Leuciscus cephalus) 25

Coregone lavarello (Coregonus lavaretus) 30

Luccio (Esox lucius) 40

Persico reale (Perca fluviatilis) 18

Persico trota (Micropterus salmoides) 30

Salmerino alpino (Salvelinus alpinus) 30

Tinca (Tinca tinca) 30

Trote fario, marmorate e lacustri 40

Tabella 14-4: misure minime nel Lago d’Idro.

Nella porzione di lago ricadente nei confini amministrativi del Comune di Bagolino, in

funzione delle sopra citate specificità ambientali e faunistiche, connesse allo sbocco del F.

Chiese ed all’abbondanza dei Salmonidi, la pesca di ogni tipologia, viene effettuata

unicamente dall’ultima domenica di febbraio alla prima domenica di ottobre.

14.9 La Riserva Naturale “Le Torbiere del Sebino”

La riserva naturale è composta da bacini di interesse per l’ittiofauna e per la pesca, la

quale risulta normata da un regolamento apposito, proposto dall’Ente Gestore ed

approvato dalla Provincia. Tale regolamento potrà essere modificato in considerazione dei

dati che emergono dai monitoraggi ittici e in relazione agli effetti prodotti dall’attività di

pesca.

Gli obiettivi gestionali che hanno ispirato tale regolamentazione, dal punto di vista

faunistico e piscatorio, sono:

tutela e incremento delle specie autoctone;

controllo e limitazione delle specie alloctone dannose, a cominciare dal siluro;

sviluppo della fruizione piscatoria dell’area, pur nell’ottica di un prelievo sostenibile

e di una piena compatibilità con gli obiettivi di protezione dell’area.

14.10 Il Parco dell’Adamello

Il Parco Regionale dell’Adamello ha adottato un regolamento che prevede alcune

restrizioni all’attività di pesca, in particolare all’interno del Parco Naturale, ove, tranne che

per i bacini artificiali, la pesca è vietata.

PIANO ITTICO PROVINCIALE

PROVINCIA DI BRESCIA - SETTORE CACCIA E PESCA 55

14.11 Attrezzi per la pesca professionale

Con l’obiettivo di assicurare l’equilibrio di popolamenti ittici dei bacini oggetto di pesca

professionale, la Provincia approva l’elenco degli attrezzi per la pesca professionale per

ciascun bacino lacustre oggetto di tale attività, definendo le maglie delle reti branchiali

sulla base dei dati di crescita al fine di tutelare le classi pre-riproduttive.

Tali elenchi saranno specifici per ognuno dei tre laghi oggetto di pesca professionale e,

per quanto riguarda i laghi di Garda e d’Iseo, concordati con le Province vicine.

Nel lago di Iseo e d’Idro nel periodo dall’1 aprile al 30 settembre le reti con le relative

segnalazioni dovranno essere salpate alle ore 17 di ogni sabato per essere riposte in

pesca ogni successiva domenica dalle ore 17. Dall’1 ottobre al 30 marzo le reti dovranno

essere salpate alle ore 17 di ogni sabato e messe in posa alle ore 14 di ogni domenica.

Per quanto riguarda il lago d’Idro gli attrezzi per la pesca professionale e le caratteristiche

d’uso sono indicati nella tabella 14-5. La Provincia fissa ulteriori norme di dettaglio e di

carattere generale relative alle modalità d’uso degli attrezzi professionali.

Rete Lunghezza massima

Altezza Massima

m

Maglia mm

Dotazione max per

pescatore

Modo d’uso Periodo vietato

Pala 250 (min. 100)

8 >= 45 m 250 compresa

congiunzione

Da posta in superficie E’ possibile usarla legata ad un solo capo in modo che possa muoversi in senso orario o antiorario

Divieto trota e coregone

Paletta 50 5 >= 45 n. 5 reti con divieto di

congiunzione

Esclusivamente da posta a fondo

Divieto tinca e carpa

Tremaglio

100 1,50 >=26 <=28

m 200 con divieto di

congiunzione

Esclusivamente da posta a fondo

Divieto persico reale

Antana 100 2 >=26 <=28

m 400 con divieto di

congiunzione

Esclusivamente da posta a fondo

Divieto persico reale

Gerola 50 2 >=10 M 50 Esclusivamente da posta in superficie

Divieto alborella

Palamiti o Spaderna

Lunghezza del filo m 300 max ami n.

100 del n. 4

1

Tirlindana (dirlindana) a 1 cucchiao

Lunghezza max del filo m 30

1

Tirlindana (borò) con non più di 15 Ami o cucchiai

1

Divieto pesca trota

Tabella 14-5: attrezzi professionali del Lago d’Idro.

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14.12 Attrezzi ed esche per la pesca dilettantistica

Ai fini del perseguimento degli obiettivi di piano, in relazione all’uso degli strumenti di

pesca dilettantistica, sono introdotte, ad integrazione di quanto previsto dalla normativa

regionale, le seguenti limitazioni:

è vietata la pesca con piombo terminale (camolera) sul tratto di F. Chiese

immissario del Lago d’Idro in modo permanente e, su tutte le acque di tipo B e /o

con presenza del temolo durante il periodo di riproduzione del temolo stesso;

è vietato l’ utilizzo della “lanzettiera” e della bilancia o bilancella sul lago d’Idro.

Oltre che nelle acque di tipo B è vietato l’uso della larva di mosca carnaria (cagnotto) nelle

acque di tipo C in cui sono previste immissioni di Salmonidi, individuate dal Piano di

Ripopolamento Ittico provinciale, fra queste il lago di Valvestino.

Per quanto riguarda la pesca con l’esca viva, ai fini della limitazione della diffusione delle

specie alloctone, è consentito solo l’uso di specie autoctone e/o pescate precedentemente

nello stesso bacino in cui si intende praticare la pesca.

14.13 Attrezzi di pesca tradizionali

Nel lago di Iseo, esclusivamente nel censuario di Monte Isola, è consentito ai pescatori

dilettanti residenti in quanto tipologia di pesca tradizionale, l’uso della spaderna o palamite

con non più di cinquanta ami di misura non superiore al n. 4, con il limite di una spaderna

per ciascun pescatore da utilizzarsi nel solo censuario di Monte Isola.

14.14 Pesca notturna

Nelle acque di tipo A e C è consentita la pesca nelle ore notturne all’anguilla, al siluro ed

alla carpa attraverso la tecnica nota come carpfishing.

14.15 Pesca da natante

È consentita la pesca da natante ancorato o in movimento nei soli laghi di Garda, Iseo,

Idro e Moro. In tutte le altre acque provinciali l’uso del natante per le attività di pesca è

consentito solo se quest’ultimo poggia con una estremità alla riva.

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14.16 Istituzione di modalità di controllo del pescato

La verifica dei risultati ottenuti grazie agli interventi gestionali messi in atto è un passo

necessario per il loro miglioramento; ciò è possibile anche grazie alla disponibilità di dati

sul pescato, sia nei laghi che nelle acque correnti. Tali informazioni consentono, in modo

oggettivo, di modulare qualità e quantità degli interventi, a cominciare dai ripopolamenti

sino alle regole di pesca. È quindi importante disporre, per ogni ambiente acquatico

sottoposto ad interventi gestionali significativi, di dati di pressione di pesca e di catturato.

Ai fini di disporre di dati affidabili relativi al prelievo della pesca professionale e

dilettantistica, verranno definiti, sentita la Consulta Provinciale per la pesca, strumenti di

controllo e monitoraggio del pescato professionale e dilettantistico ai sensi dell’art. 11,

comma 5, e dell’art. 18, comma 12, del Regolamento Regionale 9/2003 e succ.mod.

L’utilizzo di tali documenti sarà gradualmente esteso ai diversi ambiti territoriali e tipologie

di pesca e sarà, nel tempo, un utile supporto anche per l’attività di vigilanza.

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15 OPERE IDRAULICHE TRASVERSALI CAUSA DI SQUILIBRIO

ECOLOGICO

Ai sensi della DGR 23 gennaio 2004 n. 7/16065 “Disposizioni per la tutela della fauna

ittica, ai sensi dell'art. 12, comma 2, della l.r. 12/2001”, tutte le nuove derivazioni realizzate

su corsi d’acqua che il Piano Ittico provinciale classifica come acque “di interesse ittico”,

devono consentire i naturali movimenti in senso longitudinale dell’ittiofauna. In particolare,

la delibera stabilisce che è compito della Provincia individuare, con un proprio atto, tutte le

opere esistenti che comportano l’alterazione dell’equilibrio ecologico e che quindi

necessitano di interventi di adeguamento finalizzati al ripristino della continuità fluviale e

della libera circolazione della fauna ittica.

15.1 Individuazione

Il reticolo idrografico bresciano, in virtù della sua abbondanza di risorse idriche, è

fortemente interessato da opere di captazione idrica. Fra tutte le opere nel complesso

presenti, individuate e descritte nella Carta delle Vocazioni Ittiche, quelle ritenute di

maggior impatto per l’ecosistema fluviale e per l’ittiofauna sono quelle presenti lungo le

aste dei fiumi principali, ossia:

il Fiume Oglio in Valle Camonica,

il Fiume Oglio emissario del Lago d’Iseo da Sarnico sino al confine provinciale,

il Fiume Mella,

il Fiume Chiese dal Lago d’Idro sino al confine provinciale.

Tutte le opere che impediscono la libera migrazione dei pesci in tali corsi d’acqua

necessitano di interventi di realizzazione di passaggi artificiali per pesci.

Sono altresì ritenuti prioritari gli interventi riguardati le opere che interrompono la continuità

ecologica nei tratti terminali degli immissari dei corpi idrici citati, impedendo le migrazioni

da e per questi corpi idrici.

15.2 Effetti sulla continuità fluviale

Fra i numerosi effetti ambientali delle derivazioni idriche, descritti nel dettaglio nel capitolo

che segue, in questo paragrafo, rispetto alle specifiche competenze dell’Ufficio Pesca

della Provincia, viene presa in considerazione l’interruzione della continuità fluviale per la

presenza fisica della traversa che accompagna l’opera di presa, che impedisce il

PIANO ITTICO PROVINCIALE

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passaggio di organismi. I danni alla fauna ittica si verificano soprattutto nel periodo

riproduttivo quando i pesci adulti si spostano naturalmente verso zone caratterizzate da

acque basse e correnti, andando a compromettere il naturale reclutamento giovanile di un

intero tratto di un corso d’acqua; un’ulteriore criticità è rappresentata dalla maggiore

esposizione degli stadi giovanili all’attività predatoria e al rallentamento della loro

migrazione verso valle. Nei torrenti alpini il problema spesso riveste un’importanza minore

rispetto ai tratti a quota intermedia ed elevata, per la presenza di discontinuità naturali

quali salti e cascate. L’impatto può invece essere rilevante nei tratti finali dei torrenti e

soprattutto nei fiumi dove l’interruzione di percorribilità preclude migrazioni ittiche

riproduttive e trofiche. In tali tratti la realizzazione di passaggi artificiali per pesci è un

intervento necessario per la tutela e il mantenimento dell’ittiofauna.

15.3 Mitigazioni

La presenza di strutture invalicabili quali gli sbarramenti impedisce, come

precedentemente descritto, alla fauna ittica i movimenti migratori sia trofici che riproduttivi

lungo l'asta fluviale; tale problema può essere almeno in parte risolto mediante la

predisposizione di opportuni passaggi artificiali per pesci, detti anche “scale di risalita”:

si tratta di dispositivi artificiali, costruiti o montati sugli sbarramenti, che permettono il

passaggio dei pesci da valle verso monte.

Il principio di funzionamento di una scala di risalita consiste nell'attirare i pesci che

migrano in un punto preciso del corso d'acqua a valle dell'ostacolo e nel costringerli a

passare a monte di esso, attraverso un passaggio d'acqua appositamente progettato.

Di seguito sono descritte in modo sintetico le principali tipologie di passaggi artificiali per

pesci.

Passaggio a bacini successivi: è la tipologia di scala attualmente più utilizzata.

L'altezza da superare viene suddivisa in una serie di piccoli salti che alimentano

altrettanti bacini fra loro comunicanti per mezzo di stramazzi, di orifizi o di fenditure;

tali aperture, attraverso le quali fluisce l'acqua, regolano il livello dell'acqua in

ciascuno dei bacini.

Scale a rallentamento o di tipo "Denil": il principio consiste nel disporre sul fondo

e/o sulle pareti di un canale a forte pendenza, una serie di deflettori di forma più o

meno complessa, la cui funzione è quella di ridurre le velocità medie della corrente.

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PROVINCIA DI BRESCIA - SETTORE CACCIA E PESCA 60

Passaggio rustico o rapida artificiale: si tratta di un canale scavato su una delle

due rive, che congiunge due tronchi del corso d'acqua monte-valle; il canale è

caratterizzato da sponde e fondo rugoso, con presenza di ostacoli, in modo da

imitare un ambiente di ruscello naturale.

La realizzazione di queste strutture è tanto più importante quanto più è rilevante il flusso

migratorio nel tratto considerato, mentre in situazioni ambientali caratterizzate dalla

presenza di impedimenti naturali, quali cascate, rapide, ecc., essa risulta meno

significativa, e diventa invece preferibile una maggiore attenzione verso il DMV o altre

misure compensative. In termini di priorità sono certamente da privilegiare i tratti fluviali di

fondovalle.

15.4 Valutazione dei progetti dei passaggi per pesci

Ai sensi della sopra citata DGR 23 gennaio 2004 n. 7/16065 ” … il grado di funzionalità di

ogni singola struttura per la risalita dell’ittiofauna deve essere valutata ed approvata, in

fase progettuale, dalla provincia competente per territorio”.…..

Ai fini di esperire tale procedura di valutazione ed approvazione tutti i soggetti tenuti, ai

sensi della vigente normativa, alla presentazione di un progetto di realizzazione e/o

adeguamento di un passaggio per pesci dovranno, per il tramite dell’autorità concedente,

far pervenire all’Ufficio pesca ella Provincia gli elaborati che seguono.

RELAZIONE TECNICO DESCRITTIVA: CONTENUTI

Descrizione dell’asta fluviale e/o del sistema idrografico di appartenenza con

particolare riferimento alla presenza di altre eventuali discontinuità ed alla

condizione di frammentazione del corridoio acquatico,

Descrizione della localizzazione dello sbarramento di derivazione con informazioni

relative all’are di intervento e indicazioni delle caratteristiche plano altimetriche dei

siti, individuazione delle aree di accesso e delle viabilità sia per le fasi cantieristiche

che per le successive attività di manutenzione, caratterizzazione dei manufatti

esistenti con l’obiettivo di individuare i eventuali vincoli al contorno.

Descrizione delle caratteristiche idrauliche e di funzionamento dello sbarramento

con riferimento ai livelli idrici di valle e di monte e relative fluttuazioni;

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Individuazione dalla/delle specie ittiche target e dei periodi di ottimale

funzionamento sulla quale definire la tipologia e le caratteristiche dell’opera;

Indicazione di eventuali fenomeni di erosione/sedimentazione a monte e a valle

dello sbarramento, potenzialmente interferenti;

Indicazione del DMV e delle modalità di rilascio per la quota che non transita sul

passaggio;

Indicazione delle motivazioni di localizzazione del passaggio per pesci con

particolare riguardo al collegamento monte-valle ed alla sinergia con il rimanente

DMV.

Definizione della portata di progetto del passaggio (con range di variazione) e

descrizione delle modalità e degli organi che ne garantiscano l’alimentazione: scala

delle portate in cui vengano indicate, in funzione dei livelli idrici di monte, le portate

transitanti;

Dimensionamento del passaggio con riferimento ai parametri indicati dalla

manualistica di settore;

Per quanto riguarda la tipologia a bacini successivi indicazione di: pendenza media,

dimensioni del bacino tipo, caratteristiche del setto (dimensioni luci a battente ed a

stramazzo), dislivello idrico fra due bacini, potenza dissipata;

Per quanto riguarda le rampe in pietrame indicazione della pendenza, portata

specifica, dimensioni e posizioni dei massi e/o dei setti grezzi;

Sviluppo di un piano di manutenzione, ovvero previsione di opere di protezione

contro i corpi flottanti e il materiale sedimentato

Illustrazione del piano di collaudo e monitoraggio per poter testare oggettivamente

l’efficacia dell’opera

Documentazione fotografica dello stato di fatto

ELABORATI GRAFICI: CONTENUTI

Una planimetria generale di inquadramento dei luoghi (in scala 1:10000)

Una planimetria in scala di dettaglio (ad esempio 1:500, 1:200) dello stato di fatto

con riportato il rilievo plano-altimetrico, con chiaramente individuabili livelli idrici di

monte e valle;

Una planimetria di progetto in idonea scala (1:200, 1:100) con l’inserimento delle

soluzioni proposte nella loro localizzazione e con rappresentati gli elementi di

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interazione (ad esempio punto di recapito quota parte di Deflusso Minimo Vitale,

opere di grigliatura o sgrigliatura, punti di sedimentazione).

Una planimetria tecnica particolareggiata (ad esempio scala 1:100, 1:50) del

passaggio per pesci con tutte le quote utili ad individuarne caratteristiche

geometriche e particolari costruttivi;

Il profilo longitudinale sviluppato sull’asse dell’opera con riportati, oltre alle

caratteristiche geometriche, profili idraulici di progetto, minimi e massimi il tutto

quotato con indicazioni delle distanze progressive, delle pendenze e così via;

Sezioni tipologiche in più punti con particolare riferimento ai punti di imbocco,

sbocco e due punti significativi intermedi;

Particolari costruttivo e geometrici di un bacino tipo o di un tratto tipo comprensivo

di tipologia costruttiva (ad esempio per i passaggi a bacini successivi tipologia di

setto e scelta delle fessure laterali e fori di fondo, rivestimento del fondo del

bacino);

Particolari costruttivi delle opere accessorie (parapetti, opere di accesso come scale

e passerelle, eventuali paratoie di regolazione e soluzioni adottate per le attività di

ispezione, manutenzione e monitoraggio.

Una tavola di cantiere con indicazioni delle piste e degli accessi, le eventuali ture o

gli interventi di messa in asciutta o deviazione delle acque, le interferenze generate

dalle necessità operative e le opere finali di ripristino eventualmente previste e

prevedibili.

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PROVINCIA DI BRESCIA - SETTORE CACCIA E PESCA 63

16 ALTERAZIONI AMBIENTALI, CRITICITÀ ED INTERVENTI DI

MITIGAZIONE

In questo capitolo sono descritte le principali tipologie di alterazioni ambientali presenti

sugli ambienti acquatici del territorio provinciale, i relativi effetti, in particolare

sull’ittiofauna, e le indicazioni di adeguate misure di mitigazione delle stesse. Tali misure di

mitigazione saranno prospettate dal Settore durante le Conferenze dei Servizi e l’Esame

delle pratiche di Valutazione di Impatto Ambientale riguardanti interventi a carico degli

ambienti acquatici. Gli argomenti trattati sono:

le captazioni idriche;

le artificializzazioni degli alvei e delle sponde;

l’inquinamento delle acque;

le specie ittiche esotiche;

gli uccelli ittiofagi.

Vengono poi indicati gli obiettivi gestionali relativi agli obblighi ittiogenici e alle misure di

salvaguardia della fauna ittica in caso di interventi in alveo e asciutte.

16.1 Captazioni idriche

Con questo termine si intendono i prelievi idrici effettuati a scopo idroelettrico in montagna

e a scopo idroelettrico e irriguo in pianura. Tali captazioni, per le conseguenze sull’habitat

fluviale e sulla fauna ittica, costituiscono la principale criticità per le comunità ittiche delle

acque correnti sull’intero territorio provinciale.

16.1.1 Effetti sull’habitat fluviale

L’effetto più evidente che una captazione idrica provoca sull’habitat fluviale di un corso

d’acqua, consiste nella riduzione di portata a valle dell’opera di presa, che nei casi estremi

può portare al completo prosciugamento del corso d’acqua. L’habitat subisce quindi in

primo luogo un’alterazione di tipo quantitativo, con la diminuzione del volume d’acqua

presente; in relazione alla morfologia fluviale questo comporta anche una riduzione della

superficie bagnata dell’alveo e dei parametri idraulici come la velocità di corrente, la

profondità dell’acqua e la turbolenza.

La conformazione dell’alveo a valle della captazione emerge quale fattore di primaria

importanza nel determinare la gravità e la natura dell’impatto sull’habitat idraulico-

morfologico: a parità di riduzione di portata, infatti, un alveo stretto e profondo subirà una

PIANO ITTICO PROVINCIALE

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minore perdita di superficie bagnata rispetto ad un alveo largo e piatto; lo stesso tipo di

deflusso residuo che consente la presenza di acqua in un alveo poco permeabile, in un

alveo con substrato fortemente permeabile potrebbe essere invece insufficiente a

garantire lo scorrimento superficiale delle acque. Nei tratti con elevata pendenza

caratterizzati da sequenze di cascate con sottostanti pozze, la riduzione di portata può

invece avere conseguenze minori per le biocenosi, in quanto lo spazio vitale delle pozze si

conserva comunque.

L’alterazione dell’habitat idraulico, oltre ad essere di tipo quantitativo, è anche di tipo

qualitativo: la diminuzione di velocità di corrente, di profondità dell’acqua e di turbolenza

comportano una perdita della diversità idraulico–morfologica; in generale si assiste ad una

banalizzazione dell’habitat fluviale, con la scomparsa dei tratti di acque poco profonde e

veloci quali riffle e run, motivo per cui i tratti a ridotta pendenza, in cui dominano tali

tipologie, sono particolarmente vulnerabili alla riduzione di portata. In considerazione della

conformazione del reticolo idrografico di una valle alpina e dei sistemi di captazioni, può

accadere che il prelievo idrico nei torrenti laterali sia convogliato ad un canale di gronda,

anziché essere restituito al corso d’acqua di provenienza; questo provoca indirettamente

una riduzione della portata nel fiume principale di fondovalle, a cui è così sottratta una

consistente frazione dell’apporto idrico dei suoi tributari. In termini generali, gli effetti di una

derivazione idrica a carico dell’habitat e delle biocenosi fluviali, sono riassumibili nei punti

elencati di seguito.

Diminuzione della superficie dell’alveo bagnato e della profondità dell’acqua;

ciò determina una diminuzione della produttività complessiva dell’ecosistema

fluviale, poiché si riduce lo spazio disponibile per gli organismi acquatici per tutte le

attività vitali (spazio vitale, alimentazione e riproduzione) e, di conseguenza, la loro

abbondanza, sia in termini numerici che di biomassa. Vengono accresciuti lo stress

e il tasso di mortalità per le popolazioni residue, per effetto dell’aumento della

competizione intra e interspecifica e dell’esposizione a possibili predatori. Inoltre, le

condizioni idrologiche e la qualità dell’ambiente fluviale influenzano il tipo di taxa

rappresentati nella comunità macrobentonica, il loro numero complessivo e il

numero di individui con cui ciascun taxon è presente.

Diminuzione della capacità autodepurativa; ciò dipende dai processi di

demolizione della sostanza organica al suo interno operati dalla componente

microscopica della comunità biologica fluviale. Questa viene gravemente disturbata

PIANO ITTICO PROVINCIALE

PROVINCIA DI BRESCIA - SETTORE CACCIA E PESCA 65

dalle alterazioni idrologiche, determinando cattiva ossigenazione (turbolenza),

scarso volume d’acqua (diluizione) e scarsa superficie bagnata disponibile come

substrato. Nei torrenti alpini questo aspetto è in genere meno importante rispetto al

fondovalle per la minore presenza di sorgenti di inquinamento.

Alterazione della capacità di omeostasi termica; un ridotto volume d’acqua in

alveo e una minore velocità di deflusso, espongono più facilmente la massa

d’acqua rimanente all’influsso della temperatura dell’aria e all’irraggiamento solare,

con un conseguente aumento delle temperature nel periodo estivo e una

diminuzione durante il periodo invernale. Nei torrenti d’alta quota il rischio maggiore

è legato alla formazione di ghiaccio invernale, mentre per i fiumi di fondovalle il

maggiore riscaldamento estivo per irraggiamento solare può modificare la comunità

ittica a sfavore dei Salmonidi e a favore dei Ciprinidi. Non solo per la fauna ittica ma

anche per le comunità macrobentoniche possono instaurarsi fenomeni di stress

legati proprio alle mutate condizioni termiche, determinando anche la loro

scomparsa.

Hydropeaking; la produzione di energia idroelettrica, ove possibile, prevede

l’accumulo dell’acqua durante la notte e nei fine settimana, quando la richiesta

energetica è minima, mentre durante le ore diurne dei giorni lavorativi essa viene

rilasciata per mettere in funzione le turbine e produrre elettricità. Ne consegue che i

tratti di corsi d’acqua interessati dal deflusso delle acque turbinate, subiranno dei

bruschi e consistenti aumenti di portata in corrispondenza della produzione di

energia elettrica, seguiti da altrettanto repentine e notevoli riduzioni di portata

quando invece la domanda cessa. Proprio in questo consiste l’hydropeaking, e si

può tradurre in cambiamenti di: velocità di corrente, profondità dell’acqua,

composizione del substrato ecc., interferendo con la vita della biocenosi fluviale. Il

danno per le popolazioni ittiche presenti risulta maggiore soprattutto per gli stadi

giovanili, a causa delle ridotte capacità natatorie; nel caso dei macroinvertebrati si

instaurano fenomeni di deriva a valle (drift).

Sghiaio dell’opera di presa; a monte di ogni sbarramento, per il processo di

sedimentazione di materiale fine quale limo, sabbia, ghiaia, devono essere messe

in atto procedure periodiche di rimozione, per evitare danni alla funzionalità della

presa stessa, con il conseguente rilascio a valle della captazione del materiale

accumulato. Tale operazione può rivelarsi estremamente dannosa per l’ecosistema

fluviale in quanto il trasporto solido che ne consegue può danneggiare sia gli

PIANO ITTICO PROVINCIALE

PROVINCIA DI BRESCIA - SETTORE CACCIA E PESCA 66

organismi che gli habitat in cui essi vivono. Gli effetti sugli organismi acquatici

possono essere sia diretti per abrasione o intasamento degli organi respiratori o di

filtrazione, sia indiretti a seguito dell’occlusione degli interstizi del substrato di

fondo, dove trovano il loro habitat i macroinvertebrati, rendendo di fatto limitata la

risorsa alimentare per la fauna ittica. Dal momento che le operazioni di sghiaio sono

spesso indispensabili alla manutenzione e alla messa in sicurezza delle opere

idrauliche, e considerati gli effetti negativi che possono determinare sull’ambiente

fluviale, è necessario che siano condotte nel modo meno rovinoso possibile per

l’ecosistema acquatico a valle (es. rimozione meccanica dei sedimenti,

monitoraggio in continuo dell’operazione, momento stagionale non concomitante

con il periodo riproduttivo).

16.1.2 Misure di mitigazione

Dalle problematiche esposte precedentemente, risulta di vitale importanza per il

mantenimento delle caratteristiche di un corso d’acqua, sia dal punto di vista dell’habitat

che dal punto di vista biologico degli esseri viventi in esso ospitati, la determinazione e il

rilascio, come elemento di mitigazione, di un adeguato Deflusso Minimo Vitale a valle

delle captazioni, tale da assicurare le condizioni minime che garantiscono agli organismi

acquatici lo svolgimento delle funzioni vitali e la sopravvivenza delle specie.

Il Programma di Tutela e Uso delle Acque della Regione Lombardia (PTUA, marzo 2006)

ha previsto che dall’inizio del 2009 venga effettuato il rilascio della componente idrologica

del DMV, ed entro il 2016 l’applicazione dei coefficienti correttivi che potrebbero

incrementare, anche significativamente, il DMV idrologico.

L’Ufficio Pesca verrà chiamato a esprimersi sull’eventuale modulazione delle portate; la

scelta verrà effettuata sulla base del popolamento ittico presente, del regime idrologico del

corso d’acqua e della sua dimensione.

In relazione invece alle nuove domande di derivazione che riguardano corpi idrici naturali

si prospetta quanto segue.

Nei corsi d’acqua classificati come “Acque di pregio ittico” l’obiettivo è mantenere una

“eccellente” qualità dell’habitat fluviale e delle rispettive biocenosi. Ne consegue che

eventuali nuove derivazioni idriche relative a corpi idrici che oggi presentano la totalità

delle portate fluenti, che lascino defluire a valle meno del 20% della portata media annua

nel periodo da ottobre a marzo, o meno del 40% nel periodo da aprile a settembre, non

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PROVINCIA DI BRESCIA - SETTORE CACCIA E PESCA 67

consentiranno il mantenimento degli obiettivi di qualità ecologica e di mantenimento delle

biocenosi presenti in tali tratti.

16.2 Artificializzazione dell’alveo e delle sponde

Uno degli impatti maggiormente significativi, in quanto modifica in modo diretto la struttura

dell’alveo, è l’artificializzazione dei corsi d’acqua. Gli obiettivi legati a tali interventi,

normalmente, si propongono:

il controllo delle piene e la riduzione dell’erosione delle sponde;

il miglioramento delle condizioni di drenaggio;

l’aiuto alla navigazione e a altri usi.

16.2.1 Effetti ambientali e faunistici

Le principali tipologie di intervento legate alla regimazione e, più in generale, alla

artificializzazione degli alvei di corsi d’acqua sono:

la stabilizzazione delle sponde, mediante rivestimenti e protezioni di sponda nelle

quali si utilizzano strutture tipo gabbioni (muri a gabbia con intelaiature di rete

metallica), lastre o pannelli di calcestruzzo, massicciate (blocchi di calcestruzzo

oppure massi di cava cementati tra loro o meno);

l’ampliamento dell’alveo in larghezza/profondità, per facilitare il deflusso delle

portate di piena;

la rimozione della vegetazione e dragaggi sistematici di sedimenti e tronchi

d’albero, in modo da ridurre la resistenza idraulica sulle sponde e sul fondo

(riduzione della scabrezza e quindi deflusso migliore);

il controllo del trasporto solido con briglie, che diminuiscono le pendenze e

favoriscono il deposito del materiale più fine.

Ciascuna di queste azioni determina una serie di effetti sull’idraulica del corso d’acqua,

sulla morfologia e sulle componenti vegetali e animali. Dal punto di vista idraulico, gli effetti

possono essere molto negativi, in quanto, se da un lato le azioni di canalizzazione

tendono a far defluire più velocemente l’acqua dalle zone che si vogliono proteggere,

dall’altro possono spostare il problema più a valle dell’area canalizzata, dove si possono

verificare inondazioni che altrimenti non si avrebbero.

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PROVINCIA DI BRESCIA - SETTORE CACCIA E PESCA 68

Per quanto riguarda gli aspetti morfologici, come già esposto nel paragrafo precedente, gli

impatti si manifestano inizialmente sugli habitat fluviali, per poi ripercuotersi sugli

organismi che costituiscono le comunità acquatiche.

Le azioni di alterazione della geometria naturale tendono a determinare cambiamenti del

mesohabitat (pozze, raschi, ecc.), comportando una riduzione della diversità idraulico-

morfologica. Con azioni di ampliamento dell’alveo si ottiene una riduzione della velocità di

corrente e della profondità, apprezzabili quando le portate sono ridotte, cui è associato un

aumento della temperatura dell’acqua. Tali operazioni provocano una perdita di zone di

rifugio per la fauna ittica. In queste condizioni si verifica, innanzitutto, una perdita di habitat

stabile all’interno del corso d’acqua, in cui si possa effettivamente insediare una comunità

vegetale e macrobentonica.

In Provincia di Brescia sono riscontrabili numerose situazioni in cui interi tratti fluviali

hanno perso, quasi totalmente, le loro caratteristiche naturali a fronte di una “politica di

regimazione” volta esclusivamente alla salvaguardia dei manufatti e dei beni antropici, ma

che troppo spesso non tengono conto delle complesse interazioni ambientali e biologiche,

intercorrenti all’interno dell’habitat fluviale; inoltre, in molte occasioni sono presenti opere

di regimazione idraulica trasversali (briglie) che, pur artificializzando modeste porzioni di

superficie all’interno dell’alveo, soprattutto di tratti montani o pedemontani di torrenti,

influenzano l’habitat di lunghi tratti.

16.2.2 Misure di mitigazione

A fronte della situazione sopra descritta è possibile prevedere alcuni interventi mirati alla

rinaturalizzazione degli ambienti degradati.

Numerose sono le tipologie di intervento nel campo della rinaturalizzazione; le principali

sono:

deflettori: realizzabili con una grande varietà di materiali (tronchi, massi, pietrame,

gabbionate, reti metalliche), sono utilizzati per accelerare il ritorno di un corso

d’acqua canalizzato alla sua naturale forma a meandri; sono impiegati inoltre per

restringere o approfondire l'alveo, indirizzare la corrente in habitat particolari,

variare localmente la velocità della corrente, proteggere le sponde dall'erosione;

introduzione di massi in alveo: metodo semplice e utilizzabile in corsi d'acqua di

diverse tipologie; l'introduzione di massi singoli o in gruppi permette di creare

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ulteriori habitat utilizzabili dalla fauna ittica come rifugi, di proteggere le sponde

dall'erosione, di ricreare meandri nei tratti canalizzati;

rifugi sotto sponda: la creazione di rifugi artificiali mediante utilizzo di elementi

naturali o artificiali quali pensiline in tavole di legno sporgenti dalla riva, strutture

flottanti ancorate al substrato, cumuli di massi o pietrame grossolano lungo le

sponde, alberi e arbusti abbattuti e saldamente ancorati, può risultare di vitale

importanza, visto il ruolo fondamentale per la sopravvivenza di molte specie ittiche

svolto dai rifugi naturali;

realizzazione di difese spondali con ramaglia e copertura con astoni: tali

strutture sono impiegate per evitare i fenomeni erosivi mediante la messa in

sicurezza della sponda per la possibile fruizione; esse consentono allo stesso

tempo la crescita di vegetazione arbustiva e arborea che, oltre ad avere funzione di

consolidamento, ha finalità naturalistiche e paesaggistiche.

16.3 Inquinamento delle acque

Lo stato qualitativo delle acque può essere alterato sia dall'immissione di sostanze

inquinanti sia da interventi che modificano il regime idraulico e termico.

Per quanto riguarda le alterazioni dovute alla presenza di sostanze inquinanti, si tratta

generalmente di alterazioni della qualità di origine antropica, determinata da reflui di tipo

urbano, industriale e agricolo.

In generale, i contaminanti immessi nelle acque esercitano effetti negativi sulle popolazioni

animali e vegetali e sulle comunità acquatiche nel complesso, che possono essere

sintetizzati come segue:

Effetti deossigenanti: sono causati dalla presenza di sostanze biodegradabili (ad

esempio sostanze organiche di origine metabolica) e di altri eventuali composti ad

azione riducente presenti in numerosi scarichi industriali, la cui mineralizzazione ad

opera dei microrganismi presenti in acqua comporta il consumo di ossigeno

disciolto. Accanto a questo effetto si assiste alla formazione di composti ridotti e

tossici per gli organismi, quali l’ammoniaca, i solfuri, le ammine.

Effetti tossici: si tratta di effetti di varia natura, esercitati da sostanze quali i tossici

inorganici (sali di metalli), metallorganici, organici (pesticidi, oli, idrocarburi). Tali

effetti consistono ad esempio in azioni a livello biochimico (alterazioni enzimatiche,

fisiologiche, morfologiche) e comportamentale (ad esempio alterazioni sui

movimenti, sull’equilibrio).

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PROVINCIA DI BRESCIA - SETTORE CACCIA E PESCA 70

Effetti meccanici: si tratta di effetti fisico-meccanici, causati da acque ad elevato

contenuto di solidi sospesi, che si esercitano tramite l’alterazione degli organi di

scambio fra organismi e ambiente (ad esempio abrasione dell’apparato

respiratorio).

Contaminazione microbiologica: riguarda principalmente aspetti legati al rischio

igienico-sanitario più che all’ecosistema acquatico, ed interessa quindi le

problematiche connesse agli usi delle acque (balneazione, agricoltura, potabile).

Effetti eutrofizzanti: sono tipici degli ambienti lentici (laghi e serbatoi artificiali)

mentre non interessano ambienti di acque correnti, tipici dell’area in esame.

Elementi aggravanti i fenomeni di inquinamento delle acque, sono le alterazioni idrauliche,

le quali possono portare alla riduzione di portata in alveo, con la conseguente diminuzione

della capacità di diluizione delle eventuali sostanze inquinanti presenti e quindi, a parità di

altre condizioni, l'aumento delle concentrazioni di tali sostanze. Inoltre, come già esposto

per il paragrafo delle derivazioni idriche, una riduzione di portata determina una

diminuzione della naturale capacità autodepurativa del corso d'acqua, in quanto la

riduzione della velocità e della turbolenza influiscono negativamente sui processi di

riareazione atmosferica, arrivando in alcuni casi a determinare situazioni di deficit di

ossigeno, con gravi ripercussioni sui processi biochimici ossidativi e sugli organismi

superiori come macroinvertebrati e pesci.

Riguardo alla temperatura, un suo aumento comporta un incremento della cinetica di tutte

le reazioni biochimiche che avvengono in un corso d’acqua; le conseguenze principali

consistono in una diminuzione della concentrazione di saturazione dell’ossigeno disciolto,

con riduzione di intensità del processo di riareazione. Aumenti della temperatura possono

essere determinati da scarichi di acque ad elevata temperatura (in genere di scarichi

industriali o centrali termoelettriche), ma anche dalla riduzione della portata, per

aumentato effetto dell’irraggiamento solare.

Effetti negativi del rialzo termico:

direttamente sul metabolismo: è noto, ad esempio, che l’accelerazione dei processi

metabolici a causa di aumenti di temperatura determina il raggiungimento della

maturità sessuale e della deposizione, spesso senza che l’organismo abbia

accumulato sufficienti riserve energetiche; questo può arrivare a riflettersi sulla

struttura demografica stessa della popolazione; effetti letali derivano invece dalla

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denaturazione di strutture cellulari vitali e dall’inattivazione degli enzimi, in caso di

raggiungimento di temperature limite;

indirettamente, per effetto di altre componenti ambientali che vengono alterate dalla

temperatura; a titolo di esempio si riporta l’ammoniaca non ionizzata (forma più

tossica), la cui concentrazione relativa rispetto alle altre forme aumenta con la

temperatura.

16.4 Specie ittiche esotiche

È ormai un fatto accertato che nelle nostre acque sono ospitate numerose specie ittiche

non appartenenti agli ambienti acquatici italiani, cioè derivanti da bacini idrografici esteri

anche molto lontani, tali specie, sono comunemente indicate come “esotiche” o alloctone.

Infatti, da una trentina di specie di pesci presenti in Italia alla fine del secolo scorso si è

passati all’attuale settantina di specie.

I motivi che hanno portato alla introduzione di specie ittiche estranee nelle nostre acque

sono numerosi: alcuni pesci sono stati immessi per ragioni economiche, dal momento che

possiedono un valore per la pesca professionale o per l’acquacoltura; altri, combattivi o

con carni prelibate, sono stati introdotti per la pesca sportiva sia in acque libere che in

laghetti privati allo scopo di accrescerne la pescosità. Altri pesci sono stati poi introdotti

per la loro utilità come arma biologica; è il caso della gambusia, importata in Italia nel 1927

per combattere la diffusione della malaria. Altre specie sono state introdotte in modo del

tutto involontario, e questo fenomeno è stato anche favorito dall’inadeguatezza delle leggi

che regolamentavano le importazioni e la commercializzazione di materiale ittico vivo;

insieme al pesce che viene periodicamente “seminato”, possono essere presenti anche

specie estranee; ciò capita spesso per il cosiddetto “pesce bianco” costituito da

mescolanze di Ciprinidi. Altri tipi di immissioni involontarie possono derivare dall’utilizzo di

esche vive appositamente importato e venduto come tale; è il caso del rodeo amaro e

della pseudorasbora.

Le immissioni sono avvenute anche in tempi storici non recenti, durante i quali non erano

ancora conosciuti i problemi legati all’introduzione di specie alloctone che possono

derivare da questa pratica. In alcuni casi, specie esotiche introdotte in ambienti acquatici

italiani, non hanno provocato scompensi rilevanti alle specie autoctone e si sono adattate

e ben inserite in particolari nicchie ecologiche che risultavano libere, non entrando in

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PROVINCIA DI BRESCIA - SETTORE CACCIA E PESCA 72

competizione con le specie naturalmente presenti; è il caso della carpa, presente in Italia

fin dall’epoca Romana e ormai parte integrante della fauna ittica italiana.

In altri casi, al contrario, introduzioni di particolari specie esotiche, condotte con troppa

leggerezza, hanno causato e causano tuttora, importanti scompensi negli ecosistemi,

poiché, dotate di particolari caratteristiche di adattabilità, competizione e prolificità, alle

specie naturalmente presenti. Succede spesso che in determinati ambienti si instaurino

popolazioni nettamente dominanti di specie alloctone; come esempio si può indicare il

caso del siluro, proveniente dall’Europa orientale e introdotto nel Po e nell’Adda negli anni

’60, in questi ambienti ha trovato condizioni idonee alla crescita e alla sua dispersione in

tutto il reticolo idrografico padano; ora a causa delle sua voracità, costituisce una seria

minaccia alla fauna ittica autoctona.

In ogni caso, l’immissione di specie estranee può portare a conseguenze dannose e

imprevedibili e a farne le spese sono spesso le pregiate specie autoctone. Come in tutti gli

ecosistemi, anche negli ambienti acquatici, i delicati equilibri instauratesi tra le diverse

componenti delle biocenosi si sono stabiliti durante un lento e sincronizzato processo

evolutivo. L’arrivo di una nuova specie con abitudini diverse porta inevitabilmente allo

sconvolgimento degli equilibri stabilitesi; l’impatto di tale modifica è in relazione alle

esigenze dell’organismo “ospite” e del grado di “reattività” dell’ambiente ospitante: se

‘organismo estraneo è poco esigente e se l’ambiente è riattivo, ovvero, in un buono stato

ecologico, l’impatto può essere assorbito senza troppi scossoni; mentre se l’ambiente

risulta già compromesso, con alterazioni sia fisiche che biologiche (inquinamento,

cementificazioni, captazioni idriche), la nuova specie può compromettere la sopravvivenza

delle altre specie già sofferenti.

Un altro aspetto che non va sottovalutato è la possibilità che le specie esotiche possano

essere portatrici di nuovi parassiti e agenti patogeni, provenienti dai loro paese di origine,

nonché provocare anche serie forme di ibridazione con conseguente perdita dei ceppi

originari.

Alla luce di quanto descritto emergono quindi due necessità:

evitare l’introduzione di ulteriori specie esotiche;

arginare la diffusione delle specie esotiche già presenti esercitando attività di

controllo selettivo per quelle a maggior impatto.

Come è emerso precedentemente, esistono specie esotiche presenti nelle nostre acque

ormai da parecchio tempo, perfettamente adattate che non costituiscono un reale

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PROVINCIA DI BRESCIA - SETTORE CACCIA E PESCA 73

problema, le azioni di contenimento se mai dovranno essere orientate su quelle specie

riconosciute come effettivamente infestanti e dannose.

Fondamentale risulta il controllo attento delle “possibili fonti” quali:

laghetti di pesca sportiva;

pesci esca, il cui uso deve riguardare esclusivamente le specie autoctone;

immissioni non monospecifiche di pesci di cattura o allevamento; bisogna prestare

particolare attenzione a quelle attività legate alla cattura di pesce, provenienti da

ambienti naturali, già colonizzati da specie esotiche, destinati a ripopolare altri

ambienti, che se non adeguatamente controllate da personale esperto, rischia di

veicolare anche specie pericolose e favorirne la diffusione in habitat non ancora

contaminati;

iniziative “private” di singoli pescatori o associazioni; si ricorda che ai sensi

dell’articolo 140, comma 5, della L.R. 31/2008: “È vietato immettere nelle acque

fauna ittica senza l’autorizzazione della Provincia competente per territorio”;

tale divieto si applica per tutte le specie ittiche a qualsiasi stadio di sviluppo, uova

embrionate comprese.

16.5 Uccelli ittiofagi

Da qualche anno si è verificato, non solo in Provincia di Brescia, ma in tutta l’Europa, un

costante e cospicuo incremento delle popolazioni di uccelli ittiofagi come svassi, aironi e

cormorani. Le popolazioni di tali volatili hanno in alcuni casi raggiunto dimensioni tali da

arrecare danni sensibili al patrimonio ittico. In particolare negli ultimi vent’anni è stata

registrata una notevole espansione delle popolazioni di cormorano (Phalacrocorax carbo

sinensis), svasso maggiore (Podiceps cristatus) e, in misura minore, alcuni Ardeidi, tra cui

airone cenerino (Ardea cinerea).

Le conseguenze dell’espansione di queste popolazioni ornitiche sull’ittiofauna sono

rappresentate non soltanto da una maggiore pressione predatoria intesa come prelievo

diretto di pesci, ma anche da numerosi effetti secondari correlati all’attività di predazione,

che possono incidere sulla struttura di popolazione quali:

il ferimento dei soggetti che sfuggono alla cattura (che riportano la tipica lesione da

“beccata”), la quale può condizionare lo stato sanitario e renderli maggiormente

suscettibili alle malattie;

PIANO ITTICO PROVINCIALE

PROVINCIA DI BRESCIA - SETTORE CACCIA E PESCA 74

una possibile alterazione del comportamento dei pesci, che vengono spaventati e

spesso indotti ad abbandonare il loro habitat naturale, anche in momenti strategici

quali la riproduzione o il periodo di rifugio invernale; gli effetti a lungo termine di tali

modificazioni comportamentali non sono facilmente prevedibili in termini quantitativi

ma certamente negativi.

Quanto sopra illustrato determina evidentemente un grave danno non soltanto al

patrimonio ittico, ma anche alle attività di pesca professionale e sportiva e di pescicoltura.

Considerate le presenze significative rilevate sul territorio provinciale, sono in atto da

alcuni anni interventi di controllo dell’avifauna ittiofaga, finalizzati alla mitigazione degli

impatti dovuti alla predazione sulla fauna ittica e quindi alla tutela del patrimonio ittico, in

particolare delle specie autoctone negli habitat più esposti alla predazione.

16.6 Salvaguardia del patrimonio ittico in casi di asciutte, interruzioni e interventi in alveo

L’articolo 141 ai commi 5, 6 e 7 della Legge Regionale n. 31/2008, prevede una serie di

misure che tutelano e salvaguardano la fauna ittica presente nei corsi d’acqua, che

naturalmente non sono interessati da asciutte naturali, imponendo a carico dei soggetti

che intendono svuotare o interrompere tali corpi d’acqua, gli oneri del recupero dei pesci e

il loro spostamento in altre acque pubbliche o del ripopolamento di tali ambienti.

Il comma 9 di tale articolo esclude l’applicazione delle norme precedentemente citate ai

canali, ai bacini artificiali creati a scopo irriguo su corsi d’acqua naturali e ai canali di

derivazione idrica per gli impianti di acquacoltura. É doveroso però ricordare che

frequentemente, negli ambienti artificiali, come i canali irrigui o nei bacini artificiali, sono

presenti consistenti comunità ittiche, migrate spontaneamente dagli ambienti naturali o

spostatesi per “necessità”, proprio per la cronica carenza d’acqua che tali opere idrauliche

generano. In questi ambienti artificiali è possibile ritrovare anche specie ittiche di notevole

interesse ecologico, poiché trovano talvolta condizioni migliori rispetto ai loro ambienti

naturali fortemente penalizzati; la non applicazione alle norme imposte per la salvaguardia

del patrimonio ittico in caso di asciutte in questi ambienti artificiali, rischia di aggravare la

già critica situazione. Per questo motivo è necessario che nei canali ritenuti significativi, in

cui non ci sia l’intervento diretto del concessionario, ci sia un intervento coordinato dalla

Provincia i cui oneri potranno essere conteggiati al concessionario stesso attraverso una

maggiorazione degli obblighi ittiogenici. Infatti, la norma citata, oltre alla quantificazione di

PIANO ITTICO PROVINCIALE

PROVINCIA DI BRESCIA - SETTORE CACCIA E PESCA 75

base legata al quantitativo di acqua derivata, ha previsto la possibilità di incrementare tali

obblighi in relazione a:

modificazione di habitat a valle della derivazione;

fuoriuscita diretta di ittiofauna;

alterazione delle caratteristiche ecologiche dovuta alle opere trasversali;

grado di funzionalità delle opere di risalita, frequenza e incidenza delle manovre di

organi mobili;

effetti delle restituzioni.

In prospettiva, la presenza di ittiofauna nei canali di derivazione dovrebbe essere

comunque ridotta da strutture atte a limitarne l’uscita, anch’esse previste dalla DGR sopra

citata.

16.7 Effetti delle variazioni di livello dei laghi regolati su alcune specie ittiche

Un aspetto importante, che influenza non poco la biologia di alcune specie ittiche che si

riproducono e depongono le uova a riva negli ambienti lacustri, è la elevata variazione

stagionale dei livelli dei grandi laghi regolati e sfruttati ad uso irriguo o idroelettrico come

l’Iseo, l’Idro e, in parte, anche il Garda.

Questo tipo di regolazione determina escursioni di livello dei laghi che possono essere

significative e, nell’Iseo, ad esempio, sono comprese in un intervallo di 140 cm intorno allo

zero idrometrico di Sarnico. Le oscillazioni di livello possono danneggiare pesantemente la

riuscita della riproduzione delle specie ittiche quali il lavarello, l’agone e l’alborella. Esse,

infatti, depongono le loro uova nelle acque basse in prossimità della riva, zone

particolarmente vulnerabili al rischio di asciutta nel caso di abbassamento di livello. La

possibilità che la frega di queste specie, di rilevante interesse ai fini della pesca, sia

compromessa parzialmente o interamente dalla regolazione artificiale del livello dei laghi

dipende da diversi fattori:

il momento in cui avviene l’abbassamento di livello: è evidente infatti che il

periodo a rischio è quello in cui avviene la riproduzione delle specie interessate e

dura fino al termine dell’incubazione delle uova sul fondo, al termine del quale

avviene la schiusa e le larve possono nuotare liberamente;

l’entità dell’escursione di livello in rapporto alla profondità cui sono state

deposte le uova;

PIANO ITTICO PROVINCIALE

PROVINCIA DI BRESCIA - SETTORE CACCIA E PESCA 76

la pendenza della riva utilizzata per la frega; a parità di diminuzione di livello,

infatti, la perdita di superficie bagnata sarà tanto maggiore quanto più aggradato è il

profilo della stessa.

Per limitare tali effetti è importante definire un accordo con i consorzi di regolazione ai fini

di rendere minime e comunque non repentine le variazioni di livello almeno nei periodi di

seguito citati:

dal 15 dicembre al 31 gennaio per la riproduzione del coregone;

dal 1 giugno al 15 luglio per la riproduzione dell’alborella e dell’agone.

PIANO ITTICO PROVINCIALE

PROVINCIA DI BRESCIA - SETTORE CACCIA E PESCA 77

17 OBBLIGHI ITTIOGENICI

I soggetti che derivano acqua dal reticolo idrografico superficiale devono attenersi ai

cosiddetti “obblighi ittiogenici”, per mitigare gli effetti delle captazioni sul popolamento ittico

del corso d’acqua interessato; si tratta di un quantitativo di pesci, o del corrispettivo

economico, che i derivatori mettono a disposizione dell’Amministrazione Provinciale. La

quantificazione di tali obblighi ha recentemente trovato una definizione ufficiale nella DGR

23 gennaio 2004 n. 7/16065 che ha approvato le disposizioni per la tutela della fauna ittica

ai sensi dell’art. 12, comma 2 della L.R. 12/2001 e che resta pienamente valida anche a

seguito dell’approvazione della nuova L.R. 31/2008.

La norma prevede che “a fronte della mera sottrazione di acqua” corrisponda

un’immissione di 250 trote fario di 9 -12 cm ogni modulo di acqua o frazione di esso; alla

Provincia è data facoltà di monetizzare tale immissione con l’equivalente economico

dell’immissione. Tale opzione è di gran lunga da preferire poiché la Provincia può

indirizzare i fondi nel modo migliore, anche verso iniziative ittiogeniche alternative

all’acquisto di pesce, ma con le medesime finalità, quali riproduzione artificiale di ceppi

autoctoni o progetti di recupero ittiofaunistico. L’assolvimento degli obblighi ittiogenici potrà

avvenire, su indicazione della Provincia ed a seguito di specifico accordo in tal senso,

anche attraverso la realizzazione di interventi tecnico-economici con finalità ittiogenica da

parte del concessionario.

Per le concessione vigenti le modalità di calcolo del DMV rimango quelle sopra indicate e

restano invariate rispetto alla situazione attuale.

Per le nuove concessioni di derivazioni idriche e per i loro rinnovi invece, ai fini di dare

piena applicazione alla deliberazione regionale sopra indicata che prevede che:

”L’immissione andrà commisurata alle alterazioni causate, comprendenti la sottrazione

d’acqua, la modificazione di habitat a valle della derivazione, la fuoriuscita diretta di

ittiofauna, l’alterazione delle caratteristiche ecologiche dovuta alle opere trasversali, il

grado di funzionalità delle strutture per la risalita, la frequenza e l’incidenza delle manovre

di organi mobili, gli effetti delle restituzioni”, la definizione quantitativa sopra indicata, di

semplice proporzionalità con la quantità di acqua derivata, è integrata tenendo in

considerazione gli ulteriori seguenti aspetti:

lunghezza del tratto fluviale coinvolto dalla derivazione, intesa come la pozione di

corso d’acqua compresa fra l’opera di presa e la restituzione (nel caso di prese

multiple si considera quella sul corpo idrico principale);

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PROVINCIA DI BRESCIA - SETTORE CACCIA E PESCA 78

rilevanza e caratteristiche del popolamento ittico presente o potenzialmente

presente;

presenza ed efficienza del passaggio artificiale per pesci.

La formula di calcolo degli obblighi ittiogenici così definita, per le nuove derivazioni idriche

e per i loro rinnovi, risulta essere come di seguito indicato.

Valore economico di:

N. Trotelle (9-12 cm) = 250 * N. moduli medi derivati previsti dalla concessione * K

Dove K= 1 + L + P.I. + C.E. determinati come indicato nelle tabelle che seguono

DETERMINAZIONE DEL FATTORE LUNGHEZZA (L)

Lunghezza del tratto coinvolto Valore

< 100 metri 0

compreso fra 100 e 500 0,2

compreso fra 500 e 1.000 0,4

compreso fra 1.000 e 2.000 0,6

compreso fra 2.000 e 5.000 0,8

> 5.000 metri 1

DETERMINAZIONE DEL FATTORE PREGIO ITTICO (P.I)

Pregio ittico Valore

acque di interesse piscatorio o non piscicole 0

acque di pregio ittico potenziale 0,25

acque di pregio ittico 0,5

DETERMINAZIONE DEL FATTORE CORRIDOIO ECOLOGICO (C.E.)

Migrazioni ittiche Valore

Passaggio per pesci funzionante o assenza migrazioni naturali 0

Passaggio assente o non funzionante con impedimento alle migrazioni 0,5

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PROVINCIA DI BRESCIA - SETTORE CACCIA E PESCA 79

18 PROVVEDIMENTI AUTORIZZATIVI: PRINCIPI ED INDIRIZZI

L’Ufficio Pesca è spesso chiamato, nell’esercizio delle suo funzioni tecnico-ammistrative, a

rilasciare autorizzazioni e pareri nell’ambito di procedure autorizzative.

Alcuni di essi comportano valutazioni specifiche che potranno essere effettuate secondo i

principi e gli indirizzi di seguito riportati.

Pesca dei riproduttori in periodo di frega

La Giunta Provinciale approva i criteri per il recupero dei riproduttori selvatici di coregone

durante il periodo di frega, determinando per ciascun bacino la possibilità di avvalersi della

collaborazione dei pescatori di professione debitamente autorizzati, definendo le zone di

pesca e le giornate, gli attrezzi consentiti, le modalità di spremitura dei riproduttori.

Analoghe modalità possono essere definite per le altre specie di interesse per la

riproduzione artificiale.

Centri privati di pesca

I soggetti interessati ad acquisire l’autorizzazione dei Centri Privati di Pesca dovranno

corredare la domanda della seguente documentazione: 1) atti comprovanti la disponibilità

privata delle acque interessate; 2) planimetria catastale scala 1:2.000 del corpo idrico; 3)

corografia scala 1:10.000 dell’area circostante il corpo idrico; 3) elenco delle specie

presenti nei CPP alla data di presentazione della domanda anche a seguito di immissioni

già effettuate; 4) dichiarazione sostitutiva di atto di notorietà contenente l’assunzione di

responsabilità del richiedente per quanto attiene tutti gli aspetti assicurativi e della

sicurezza dei fruitori; 5) eventuali elaborati progettuali delle opere di derivazione o di

isolamento delle acque dei CPP.

In caso di presenza di specie ittiche alloctone dannose all’interno di laghetti, cave ed altri

specchi d’acqua in disponibilità privata alla data di presentazione della domanda di

autorizzazione di Centro Privato di Pesca, l’autorizzazione potrà essere rilasciata previa la

cattura e la soppressione delle predette specie con intervento da effettuarsi nei tempi e nei

modi stabiliti dalla Provincia stessa.

La deroga prevista dal comma 3 dell’art. 14 del R.R. 9/2003 potrà essere concessa previa

garanzia che il CPP sia permanentemente isolato. Nel caso vi fosse collegamento con

acqua pubblica dovranno essere messi in atto da parte del titolare tutte le opere definitive

per garantire tale isolamento.

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PROVINCIA DI BRESCIA - SETTORE CACCIA E PESCA 80

Autorizzazioni all’uso dell’elettrostorditore

La Giunta provinciale approva i criteri per il rilascio di autorizzazioni alla cattura di fauna

ittica con apparecchi a generatore autonomo di corrente per le finalità di cui all’art. 140

commi 3-4-6 della L.R. 31/2008 stabilendo, in particolare, che l’autorizzazione per gli

interventi a scopo di ricerca scientifica e di sperimentazione potrà essere rilasciata

esclusivamente a professionisti specializzati o ditte di comprovata esperienza, enti di

ricerca, scuole e istituti, enti pubblici. Il calendario delle operazioni deve essere concordato

con la Provincia. Tutta la fauna ittica autoctona catturata durante le operazioni deve

essere reimmessa nei corsi o bacini d’acqua di provenienza o in altri preventivamente

concordati con la Provincia, ad eccezione delle specie ittiche alloctone dannose.

Per ogni operazione effettuata deve essere redatto un resoconto da inviare alla Provincia

unitamente ai risultati delle indagini.

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PROVINCIA DI BRESCIA - SETTORE CACCIA E PESCA 81

19 ORGANIZZAZIONE DELLA VIGILANZA A TEMPO PIENO PER LA

PESCA

L'attività di vigilanza sulla pesca, e più in generale, sulle attività previste dalla L.R. 31/08, è

svolta principalmente dal Corpo di Polizia Provinciale che, attraverso una specifica

turnazione, garantisce una continua e omogenea copertura del territorio. La notevole

estensione della Provincia di Brescia e dei suoi corpi idrici ha sempre richiesto una

massiccia presenza di vigilanza che opera per effettuare i controlli (istituti pescatori in

generale, campi gara e manifestazioni di pesca in acqua pubblica, supporto operativo alle

sperimentazioni scientifiche sul territorio), ma anche attraverso l’effettiva operatività

tecnica per le principali attività legate alla gestione della pesca. In sintesi, tali interventi

hanno riguardato:

campagne ittiogeniche e semine nei bacini lacustri;

coordinamento delle attività produttive degli incubatoi ittici provinciali;

supporti realizzativi al piano di ripopolamento annuale;

recuperi ittici nelle zone di ripopolamento e cattura; sopralluoghi di verifica nei casi

di programmazione di asciutte nei corpi idrici;

sopralluoghi tecnici preventivi per procedure autorizzative o altri sopralluoghi di

varia natura;

contenimento della fauna ittiofaga e dell’ittiofauna dannosa;

gestione dei mezzi e delle attrezzature tecniche e organizzazione logistica.

L’attività di vigilanza è effettuata sia sulla pesca dilettantistica che professionale e riguarda

le diverse tipologie di ambienti acquatici, dai grandi laghi e fiumi di pianura, per risalire sui

torrenti montani sino ai laghi alpini; particolare attenzione è posta alle aree e ai momenti

della riproduzione delle specie ittiche autoctone.

Fatte salve le attività specifiche di vigilanza, i nuovi e sempre maggiori compiti del Corpo

di Polizia Provinciale rendono fondamentale la collaborazione con il personale volontario e

con l’associazionismo attraverso la messa a punto di protocolli che prevedono il loro

coordinamento per interventi operativi.

Per la preparazione dei volontari sarà necessaria la loro partecipazione a corsi formativi

per l’accesso all’esame abilitativo nonché la frequenza a corsi di aggiornamento periodici,

L’attività formativa dovrà concretizzarsi con un corso, da ripetere periodicamente, in cui

saranno fornite ai partecipanti tutte le nozioni necessarie relative a:

la normativa vigente nell’ambito della pesca;

PIANO ITTICO PROVINCIALE

PROVINCIA DI BRESCIA - SETTORE CACCIA E PESCA 82

la normativa relativa alla tutela degli ambienti acquatici;

i principi di ecologia degli ambienti acquatici;

i pesci delle acque bresciane;

la pesca dilettantistica;

la pesca professionale.

Le attività formative più specifiche dovranno riguardare la gestione degli incubatoi ittici e le

attività operative quali i recuperi ittici e i ripopolamenti.

Fra gli ulteriori ambiti oggetto di attenzione crescente vi dovranno essere inoltre i controlli

sui diritti esclusivi di pesca, gli usi civici e i centri privati di pesca.

Particolarmente importanti, infine, sono le competenze e i relativi interventi della vigilanza

nell’ambito ecologico-ambientale, poiché la tutela dei popolamenti ittici è legata alla tutela

degli ambienti naturali, nei quali l’effetto delle alterazioni qualitative e quantitative è molto

spesso ben più rilevante dell’attività di pesca stessa.

PIANO ITTICO PROVINCIALE

PROVINCIA DI BRESCIA - SETTORE CACCIA E PESCA 83

20 PREVISIONE DEI MEZZI FINANZIARI PER LA GESTIONE DEL PIANO

La Regione Lombardia eroga annualmente alle Province fondi per la gestione ittica che

potranno essere utilizzati per il finanziamento del presente piano; i fondi sono ripartiti in

percentuale rispetto al numero delle licenze di pesca emesse dalla Provincia e alla

superficie complessiva delle acque interne provinciali. I suddetti finanziamenti regionali

coprono in parte gli interventi programmati dalla Provincia.

Altre entrate sono rappresentate in particolare dagli obblighi ittiogenici derivanti dai canoni

di derivazione idrica. Per quanto riguarda il triennio 2010- 2012 sono previste le entrate

dettagliate nella tabella che segue. Ulteriori fonti di finanziamento dell’attività provinciale,

quantitativamente meno rilevanti dei precedenti e di difficile quantificazione, sono

rappresentate dalle sanzioni amministrative in materia di pesca e dagli obblighi delle

esclusività.

RISORSA DESCRIZIONE CAPITOLO IMPORTO 2010 IMPORTO 2011 IMPORTO 2012

224 R.L. Trasferimenti per compiti provinciali in materia di pesca L.R. 25/82 art. 51

260.000 210.000 210.000

402 Rimborso spese varie in materia di pesca

50.000 50.000 50.000

73 Introito diritti sulle derivazioni d'acqua 110.000 110.000 110.000

T O T A L E 420.000 370.000 370.000

Tabella 20-1: previsione delle entrate.

Dal punto di vista della spesa, le principali voci riguarderanno le attività dirette e indirette a

sostegno della fauna ittica; il peso finanziario dei singoli interventi si modificherà via via al

raggiungimento dei diversi obiettivi. Saranno inoltre finanziate le attività didattico-

formative, necessarie alla creazione di un corpo di vigilanza volontaria a sostegno anche

delle attività ittiogeniche, e le attività di verifica dei risultati raggiunti con gli interventi

individuati nel presente piano.

PIANO ITTICO PROVINCIALE

PROVINCIA DI BRESCIA - SETTORE CACCIA E PESCA 84

21 TRATTI DI ACQUE DOVE INIBIRE O LIMITARE LA NAVIGAZIONE A

MOTORE

L’uso di natanti a motore, soprattutto se di notevole potenza, sulle acque dei laghi può

generare notevoli disturbi sia dal punto di vista faunistico che della pesca.

Per la fauna ittica può essere causa di forte stress soprattutto per le specie che vivono o

stazionano prevalentemente presso le rive, durante la stagione riproduttiva, o durante i

periodi di accrescimento delle larve e degli avannotti: l’azione di disturbo delle

imbarcazioni a motore si manifesta con la formazione di onde, anche di notevole entità,

che, se l’imbarcazione si trova in prossimità della sponda, si infrangono sulle rive con una

certa violenza. Da non sottovalutare la generazione di rumori che poco si addicono ai

tranquilli ambienti lacustri; tali ambienti ospitano spesso numerose colonie di uccelli

acquatici sia stanziali che migratori e altre specie di fauna terrestre, che possono venire

disturbate. Dal punto di vista sociale, l’uso di natanti a motore può interferire con attività

legate alla pesca sia sportiva, sia professionale, con il reale rischio, durante il passaggio

dei natanti, di rottura delle reti posate, con conseguente danno economico; occorre infine

considerare anche il disturbo arrecato alle popolazioni rivierasche e alle attività turistico-

ricreative. Le competenze in materia di navigazione sono state delegate alle province

lombarde con 14/7/2009 n. 11 “testo unico delle leggi regionali in materia di trasporti” e

attuate con Delibera della Giunta Regionale n. 473 17/1999. Il testo unico vieta (art. 104)

l’accesso a qualsiasi unità nelle zone mantenute a canneto e in quelle di rilevanza

archeologica o naturalistica appositamente delimitate nonché nella fascia ad esse esterna

di metri trecento. Sul lago d’Idro la navigazione a motore è limitata ai soli natanti forniti di

motore di potenza effettiva non superiore ai 10 HP (delibera della giunta regionale n. 42

del 20 ottobre 1976). Si ricorda, inoltre, che su tutti i laghi del territorio regionale è tuttora

in vigore l'O.P.G.R. n. 58600 3/7/97, che disciplina, in via generale, i limiti di velocità e

potenza dei motori. Sono in genere escluse dal divieto: unità in servizio di ordine pubblico,

vigilanza, soccorso nonché unità operative appositamente autorizzate – unità in servizio di

trasporto pubblico di linea – unità adibite ad operazioni di controllo, assistenza e giuria

durante lo svolgimento di manifestazioni sportive autorizzate – le unità adibite e utilizzate

in modo esclusivo per la pesca, di proprietà di pescatori professionali o muniti di licenza di

categoria “A” residenti nei comuni rivieraschi che possono operare anche nella fascia

costiera adottando particolari accorgimenti atti ad evitare interferenze con altri utenti.

PIANO ITTICO PROVINCIALE

PROVINCIA DI BRESCIA - SETTORE CACCIA E PESCA 85

La Giunta Provinciale può decidere ulteriori restrizioni alla navigazione a motore, laddove

esistano particolari condizioni di interferenza con l’ambiente lacustre o con le attività legate

al lago stesso.

PIANO ITTICO PROVINCIALE

PROVINCIA DI BRESCIA - SETTORE CACCIA E PESCA 86

22 ANDAMENTO DEI PESCATORI IN PROVINCIA DI BRESCIA

La pesca professionale viene svolta esclusivamente sui tre grandi laghi. L’attività, molto

importante sino alla prima metà del 1900 per il sostentamento delle popolazioni

rivierasche, soprattutto in alcuni contesti lacustri isolati e privi di risorse, ha subito, in

concomitanza con lo sviluppo industriale ed economico, una forte contrazione degli addetti

che hanno avuto accesso ad altre attività più remunerative e meno sacrificanti. Dalle oltre

500 unità degli anni Sessanta del Novecento si è passati al centinaio di addetti degli anni

Novanta. La categoria ha poi avuto una certa stabilità per un decennio. A partire dai primi

anni del 2000, alle cessazioni di attività dei pescatori anziani non è corrisposto un

adeguato numero di nuovi pescatori. Nel 2004 i professionisti erano così ripartiti sui tre

ambienti acquatici: 50 sul Lago di Garda, 29 sul Lago d’Iseo e 3 sul Lago d’Idro. Alla data

della stesura del presente piano, sono così distribuiti: Lago di Garda 45, Lago d’Iseo 32,

Lago d’Idro 3. Rispetto al 2004 il numero complessivo è diminuito solo di qualche unità. La

pesca gardesana ha subito più contrazioni di addetti rispetto al Sebino dove peraltro si

registrano alcuni giovani nuovi pescatori con meno di venti anni.

La pesca dilettantistica interessa circa 34.500 pescatori con licenza di pesca di tipo B

valida. Negli anni il numero dei dilettanti è pressoché stabile. Le nuove licenze rilasciate

nel triennio mostrano che l’andamento non presenta variazioni di rilievo.

0

1000

2000

3000

4000

5000

6000

7000

1997 1999 2001 2003 2005 2007 2009

numero di licenze di tipo B rilasciate annualmente

Figura 22-1: andamento del numero delle licenze di pesca.

PIANO ITTICO PROVINCIALE

PROVINCIA DI BRESCIA - SETTORE CACCIA E PESCA 87

Fenomeno decisamente in crescita è il permesso turistico di pesca che consente, a chi

non è in possesso di licenza B, la pesca in tutte le acque della Provincia di Brescia per

un periodo limitato di 15 giorni. Nell’ultimo triennio si è passati da un centinaio di permessi

agli attuali 800 che interessano, nell’80% dei casi, proprio i pescatori bresciani.

PIANO ITTICO PROVINCIALE

PROVINCIA DI BRESCIA - SETTORE CACCIA E PESCA 88

23 SITI DELLA RETE NATURA 2000 E INCIDENZA DEL PIANO

In questo capitolo sono elencati i Siti di Interesse Comunitario e le Zone di Protezione

Speciale presenti nel territorio provinciale.

N. CODICE TIPOLOGIA DENOMINAZIONE COMUNI GESTORE

1 IT2040024 SIC Da Belvedere a Vallorda Corteno Golgi, Sernio, Tirano, Villa di Tirano

Provincia di Sondrio e Provincia di Brescia

2 IT2040044 ZPS Parco Nazionale dello Stelvio

Ponte di Legno, Vezza d'Oglio, Vione, Temù, Valdidentro, Valdisotto, Valfurva, Bormio, Livigno, Sondalo

Consorzio del Parco Nazionale dello Stelvio

3 IT2060006 SIC/ZPS Bosco del Giovetto di Paline

Borno, Azzone Ente Regionale per i Servizi all'Agricoltura e alle Foreste

4 IT2060015 SIC/ZPS Bosco dell'Isola Orzinuovi, Roccafranca, Soncino, Torre Pallavicina

Parco dell'Oglio Nord

5 IT2060304 ZPS Val di Scalve Angolo Terme ERSAF

6 IT2070001 SIC Torbiere del Tonale Ponte di Legno Parco dell'Adamello

7 IT2070002 SIC Monte Piccolo - Monte Colmo

Edolo, Incudine Parco dell'Adamello

8 IT2070003 SIC Val Rabbia e Val Galinera Edolo, Sonico Parco dell'Adamello

9 IT2070004 SIC Monte Marser - Corni di Bos

Saviore dell'Adamello, Sonico

Parco dell'Adamello

10 IT2070005 SIC Pizzo Badile - Alta Val Zumella

Ceto, Cimbergo Parco dell'Adamello

11 IT2070006 SIC Pascoli di Crocedomini - Alta Val Caffaro

Breno, Niardo, Prestine Parco dell'Adamello

12 IT2070007 SIC Vallone del Forcel Rosso Cevo, Saviore dell'adamello

Parco dell'Adamello

13 IT2070008 SIC Cresta Monte Colombe' e Cima Barbigiana

Paspardo Parco dell'Adamello

14 IT2070009 SIC Versanti dell'Avio Edolo, Temù Parco dell'Adamello

15 IT2070010 SIC Piz Olda - Val Malga Berzo Demo, Sonico Parco dell'Adamello

16 IT2070011 SIC Torbiera La Goia Berzo Demo Parco dell'Adamello

17 IT2070012 SIC Torbiere di Val Braone Braone Parco dell'Adamello

18 IT2070013 SIC Ghiacciaio dell'Adamello Edolo, Ponte di legno, Saviore dell'Adamello, Temù

Parco dell'Adamello

19 IT2070014 SIC Lago di Pile Ceto Parco dell'Adamello

20 IT2070015 SIC Monte Cas - Punta Corlor Tignale, Tremosine Parco dell'Alto Garda Bresciano

21 IT2070016 SIC Cima Comer Gargnano Parco dell'Alto Garda Bresciano

22 IT2070017 SIC Valli di S. Antonio Corteno Golgi Comune di Corteno Golgi

23 IT2070018 SIC Altopiano di Cariadeghe Serle Consorzio gestione Altopiano di Cariadeghe

24 IT2070019 SIC Sorgente Funtani' Vobarno Comune di Vobarno

25 IT2070020 SIC/ZPS Torbiere d'Iseo Corte Franca, Provaglio d'Iseo, Iseo

Consorzio gestione Torbiere del Sebino

PIANO ITTICO PROVINCIALE

PROVINCIA DI BRESCIA - SETTORE CACCIA E PESCA 89

N. CODICE TIPOLOGIA DENOMINAZIONE COMUNI GESTORE

26 IT2070021 SIC Valvestino Capovalle, Gargnano, Magasa, Tignale, Valvestino

Parco dell'Alto Garda Bresciano

27 IT2070022 SIC Corno della Marogna Tignale, Tremosine Parco dell'Alto Garda Bresciano

28 IT2070023 SIC Belvedere - Tri Plane Cedegolo, Paspardo Parco dell'Adamello

29 IT2070301 ZPS Foresta di Legnoli Ono San Pietro ERSAF

30 IT2070302 ZPS Val Caffaro Bagolino ERSAF

31 IT2070303 ZPS Val Grigna Berzo inferiore, Bienno, Bovegno, Darfo Boario Terme, Esine, Gianico

ERSAF

32 IT2070401 ZPS Parco Naturale Adamello

Braone, Breno, Cedegolo, Ceto, Cevo, Cimbergo, Edolo, Niardo, Paspardo, Ponte di Legno, Temù, Saviore dell'Adamello, Sonico, Vezza d'Oglio, Vione

Comunità Montana Parco Regionale dell'Adamello

33 IT2070402 ZPS Alto Garda Bresciano

Gargnano, Magasa, Tignale, Toscolano Maderno, Tremosine, Valvestino

Comunità Montana Parco Alto Garda Bresciano

34 IT20A0006 SIC Lanche di Azzanello Borgo S. Giacomo, Azzanello, Castelvisconti

Parco dell'Oglio Nord

35 IT20A0007 SIC Bosco della Marisca Orzinuovi, Villachiara, Genivolta , Soncino

Parco dell'Oglio Nord

36 IT20A0008 SIC/ZPS Isola Uccellanda Villachiara, Genivolta, Azzanello

Parco dell'Oglio Nord

37 IT20A0009 ZPS Bosco di Barco Orzinuovi, Soncino Parco dell'Oglio Nord

38 IT20A0017 pSIC Scolmatore di Genivolta Villachiara, Azzanello, Genivolta

Parco dell'Oglio Nord

39 IT20A0019 SIC Barco Orzinuovi, Soncino Parco dell'Oglio Nord

40 IT20A0020 SIC Gabbioneta Seniga, Gabbioneta binanuova, Ostiano

Parco dell'Oglio Nord

Tabella 23-1: elenco dei Siti della Rete Natura 2000 presenti nel territorio provinciale.

Per ognuno di essi, nei quali sono presenti ambienti acquatici significativi e specie di

interesse comunitario per la cui tutela il sito è stato individuato, come previsto dalla DGR 8

agosto 2003 n. 7/14106, è stata valutata l’incidenza delle misure previste dal presente

piano; tale valutazione è stata inviata, con lettera 7 settembre 2010 P.G. 100558/10, alla

D.G. Sistemi Verdi e Paesaggio della Regione Lombardia, ai sensi dell’art. 2, Allegato C

della citata deliberazioneCon decreto 18.1.2011 n. 268 la Direzione Generale Sistemi

Verdi e Paesaggio ha espresso la valutazione di incidenza positiva, ovvero assenza di

possibilità di arrecare una significativa incidenza negativa sull’integrità dei siti con il

rispetto di prescrizioni miranti al perseguimento di:

- coinvolgimento dei soggetti gestori nella individuazione delle strategie gestionali

della fauna ittica all’interno dei Siti Rete Natura 2000;

PIANO ITTICO PROVINCIALE

PROVINCIA DI BRESCIA - SETTORE CACCIA E PESCA 90

- il recepimento delle misure di conservazione previste dai piani di gestione dei SIC e

ZPS

- la revisione del Piano nonché, salvo diversamente indicato dai Piani di gestione dei

SIC e ZPS, l’istituzione di nuovi campi di gara fissi e di manifestazioni locali di

carattere temporaneo, le azioni di controllo selettivo di specie di uccelli ittiofagi, gli

interventi di ripopolamento di ittiofauna all’interno dei Siti Rete Natura 2000 devono

essere sottoposti alla valutazione di incidenza.

PIANO ITTICO PROVINCIALE

PROVINCIA DI BRESCIA - SETTORE CACCIA E PESCA 91

24 OBIETTIVI, MODALITÀ E TEMPI DI MONITORAGGIO E VERIFICA DEI

RISULTATI OTTENUTI

In questo capitolo, anche in ottemperanza a quanto previsto dalla Valutazione Ambientale

Strategica a cui il presente Piano è sottoposto, in particolare dalla fase 4 della VAS di

Attuazione, Gestione e Monitoraggio dei contenuti del Piano, vengono di seguito riassunti i

più significativi obiettivi del monitoraggio delle norme e degli interventi previsti:

verifica dell’efficacia dei ripopolamenti;

verifica degli effetti delle misure di regolamentazione della pesca;

verifica dell’efficacia dei diversi istituti previsti rispetto agli obiettivi di istituzione;

verifica degli effetti degli interventi di miglioramento ambientale.

Ai fini della corretta effettuazione delle attività di monitoraggio indicate, è necessaria la

definizione di indicatori e di modalità operative specifiche.

Per quanto riguarda gli indicatori, gli stessi non possono che essere legati a situazioni

oggettive misurabili quali ad esempio biomassa, densità, struttura delle popolazioni ittiche

dei diversi ambienti oggetto di interesse e monitoraggio; tali indicatori potranno essere

anche utilizzati come verifiche indirette dell’efficacia degli interventi pianificatori e

ambientali previsti.

Dal punto di vista metodologico, le verifiche, che potranno trovare sostegno e integrazione

anche in una registrazione dei dati del pescato, sia professionale sia dilettantistico,

dovranno essere effettuate con un approccio di carattere scientifico e con personale e

strumenti adeguati allo scopo.

PIANO ITTICO PROVINCIALE

PROVINCIA DI BRESCIA - SETTORE CACCIA E PESCA 92

25 INTERVENTI PRIORITARI

Sulla base dei dati raccolti nei monitoraggi ittici e ambientali della Carta Ittica, viene

individuata una serie di interventi utili ai fini della tutela e incremento dei popolamenti ittici

e del miglioramento della fruizione alieutica.

25.1 Miglioramenti ambientali

Questo paragrafo assume particolare rilevanza in quanto le alterazioni ambientali

rappresentano il principale fattore limitante delle popolazioni ittiche, quindi la loro

rimozione, o quanto meno mitigazione, consentirà significativi miglioramenti a carico degli

ecosistemi e delle comunità biologiche che essi ospitano.

Pur nella consapevolezza che le iniziative di questa tipologia possono essere solo in parte

portate avanti dal solo Settore Pesca, in ottemperanza alle disposizioni regionali relative

all’art. 141, comma 2, della L.R. 31/2008, sono ritenuti prioritari i seguenti interventi:

mantenimento del deflusso minimo vitale a valle di ogni singola captazione utile alla

salvaguardia delle biocenosi acquatiche;

realizzazione di idonei passaggi artificiali per pesci nel reticolo idrografico prioritario

per le migrazioni.

Inoltre, sulla base dei dati raccolti si ritengono di grande rilevanza anche:

interventi di miglioramento e manutenzione delle aree di riproduzione ittica presso i

litorali lacustri.

25.2 Interventi diretti per l’incremento delle popolazioni ittiche autoctone

In questo paragrafo vengono elencate le principali iniziative di sostegno alle popolazioni

ittiche:

ultimazione delle strutture produttive (incubatoi ittici) che possono costituire una

vera e propria “Rete degli incubatoi provinciali” con una adeguata copertura del

territorio e sviluppo di un programma organico di gestione;

riproduzione artificiale delle principali specie ittiche autoctone utilizzando individui

selvatici di popolazioni locali;

creazione e gestione di zone a “fruizione di pesca differenziata”, con l’obiettivo di

tutelare gli stock di riproduttori;

recupero e incremento del carpione.

PIANO ITTICO PROVINCIALE

PROVINCIA DI BRESCIA - SETTORE CACCIA E PESCA 93

25.3 Interventi sulle specie predatrici e/o competitrici

In considerazione del sempre più rilevante effetto che specie di uccelli ittiofagi o specie

ittiche alloctone dannose producono sulle specie ittiche autoctone, verranno messe in atto

in acqua pubblica attività di contenimento di tali effetti attraverso:

mitigazione dell’attività predatoria degli uccelli ittiofagi;

controllo di specie ittiche alloctone dannose, quale ad esempio il siluro anche

mediante pescatori subacquei

25.4 Interventi diretti a sostegno dell’attività di pesca

Il complesso delle attività citate nei paragrafi precedenti ha il fine di sostenere le

popolazioni ittiche in condizioni naturali e quindi, indirettamente, la loro fruizione attraverso

l’attività di pesca. Resta comunque fra gli obiettivi da perseguire anche l’effettuazione di

una serie di interventi diretti a sostegno della diffusione e incremento della pesca, intesa

anche come mezzo di conoscenza e godimento degli ambienti naturali, presupposto,

questo, utile alla loro protezione.

25.5 Interventi formativi

Ai fini di poter disporre di supporti operativi a disposizione del personale volontario che

possa coadiuvare le iniziative provinciali nell’ambito della gestione e della vigilanza, si

intende effettuare:

corsi di formazione e aggiornamento di guardia pesca volontari;

corsi di formazione per operatori nell’ambito degli interventi di recupero ittico e nei

diversi interventi ittiogenici.

A tal fine saranno anche sostenute le Associazioni che offriranno la loro collaborazione in

tal senso.

25.6 Programmazione e pianificazione annuale

Ai fini rispondere in modo tempestivo alle esigenze del territorio e alle indicazioni che

emergono dal monitoraggio degli interventi effettuati, la Provincia, sulla base delle

indicazioni contenute nel presente piano e al fine di facilitare la diffusione delle

informazioni all’utenza, provvede annualmente a formulare un calendario di pesca nel

quale, fra l’altro, saranno indicati:

orari e mezzi di pesca;

PIANO ITTICO PROVINCIALE

PROVINCIA DI BRESCIA - SETTORE CACCIA E PESCA 94

periodi di divieto e misure minime della fauna ittica;

limiti di cattura.

Inoltre, sempre con finalità divulgative, saranno riepilogati gli istituti presenti sul territorio,

con le loro eventuali modifiche, con particolare riferimento a:

zone soggette a particolari norme;

zone di salvaguardia (protezione, ripopolamento e tutela);

campi di gara ove si svolgono manifestazioni a carattere agonistico, indicandone la

gestione.

25.7 Tempi e modalità di applicazione

Nelle more della predisposizione dei provvedimenti attuativi del presente Piano e degli

interventi necessari di tabellazione dei nuovi istituti, nonché di dettagliata informazione

all’utenza, si prevedono scenari temporali differenziati:

sino all’adozione dei regolamenti attuativi del presente piano, restano in vigore i

regolamenti provinciali preesistenti;

in sede di approvazione del presente piano saranno individuate le norme

immediatamente efficaci e le modalità di entrata in vigore della disposizioni di

pianificazione territoriale (la classificazione e categorizzazione delle acque, le

zone di salvaguardia, i tratti a particolare regolamentazione, le aree di pesca

subacquea, ecc.)