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Trimestrale dell’Unitre - Sede Arenzano Cogoleto - Reg. Tribunale di Genova n. 29/94 del 30/11/94 Redazione: Unitre - 16011 Arenzano, via Zunino, 2 - Tel. e Fax 010 9127593 e.mail: [email protected] - Internet: www.unitre.org Anno XXVI n. 1 - dicembre 2018 Unitre Arenzano Cogoleto Università delle Tre Età Noi Nuovi Orizzonti Insieme Inaugurazione XXVII Anno Accademico Viaggi Unitre Genova nel cuore Eventi Festival Cori Liguri

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Page 1: Noi Nuovi Orizzonti InsiemeFilippo Lo Nigro e Graciela Montoya È incominciato il nostro ventisettesimo anno Unitre. Nel tempo è maturato il seme che abbiamo pianta-to, insieme a

Trimestrale dell’Unitre - Sede Arenzano Cogoleto - Reg. Tribunale di Genova n. 29/94 del 30/11/94Redazione: Unitre - 16011 Arenzano, via Zunino, 2 - Tel. e Fax 010 9127593

e.mail: [email protected] - Internet: www.unitre.org

Anno XXVI n. 1 - dicembre 2018Unitre Arenzano Cogoleto

Università delle Tre Età

Noi Nuovi Orizzonti Insieme

InaugurazioneXXVII Anno Accademico

Viaggi Unitre

Genova nel cuore

Eventi

Festival Cori Liguri

Page 2: Noi Nuovi Orizzonti InsiemeFilippo Lo Nigro e Graciela Montoya È incominciato il nostro ventisettesimo anno Unitre. Nel tempo è maturato il seme che abbiamo pianta-to, insieme a

2 NOI Nuovi Orizzonti Insieme Anno XXVI n. 1

Redazione di NOI

Pina AntignaniBeppe CameiranaAngela Cerra

Tutti nella stessa barca ............................. 3Gli auguri del Presidente Nazionale ............. 3Inaugurazione XXVII Anno Accademico ....... 4I nuovi corsi ............................................. 5Mi prendo cura di te .................................. 5Il Cuore Spezzato di Genova ...................... 6Eccoci, ci siamo! ....................................... 7Premio di Poesia “Città di Arenzano” ........... 7Concerto Cori Unitre Liguri ......................... 8Ringraziamento ........................................ 8Le mani parlano........................................ 10I caroggi ti raccontano ............................... 11Il mio maestro Giorgio Caproni ................... 12Ma gli antichi dicevano parolacce? .............. 13Una piacevole gita tra pievi sacre ................ 14Lodi, una città da scoprire .......................... 15L’angolo dei libri ....................................... 16Scrivere che passione: Mi manchi ............... 17

1968, Il mondo da cambiare ................ 17Nipote ............................................... 18Silenzio ............................................. 18Lettera a Fabia ................................... 18Il viaggio ........................................... 19Un prolungato silenzio ......................... 20

CCM: Un biglietto per un sorriso ................. 19Attatrail 2018 ........................................... 21Incontro con Veronica Fazio ........................ 22

SOMMARIO

Maria Rosa BaghinoMarilina BortolozziBeppe CameiranaMaria Rosa CostanziGiuliana ErliFilippo Lo NigroGiuseppina MarchioriEgle MinettiLoredana OdazziMaura StellaRosy Volta

Fabia Binci, Direttore Responsabile

Distribuzione

Hanno collaborato

Danilo BellucciniEleonora BozzaniFanny Casali SannaAnna CassinelliLara CavezarsiAngela CavigliaPino CogornoMaria Elena DagninoMarisa DamonteGaetano De SantisIda FattoriOrazio Lo CrastoTiziana PiromalliAugusto Giannerini

Telly RepettoRita Scappaticci

Accademia Musicale di ArenzanoAmici CCM di ArenzanoAmici di ArenzanoANPI ArenzanoConsorzio Arenzano Per VoiGenova con l’AfricaMesì Mesì Onlus

Associazioni:Gruppo Biblioteca

Mesì Mesì Onlus ........................................ 24Genova con l’Africa .................................... 26Razzismo... Una brutta storia ..................... 27ANPI - Le Leggi Razziali ............................. 28Consorzio Arenzano Per Voi ....................... 30AMA: Le nostre novità ............................... 31Associazione Amici di Arenzano .................. 32Il punteruolo rosso .................................... 34Annusa il rosmarino .................................. 35Incontriamoci per saperne di più ................. 35La vita è bella ........................................... 36Non ho l’età ............................................. 37Un viaggio sognato: Israele ........................ 38Buon Anno ............................................... 39Noi e loro: Le perreras spagnole ................. 40Festa di Natale ......................................... 40La bella di Torriglia ................................... 41Concerto di Natale .................................... 41Poesia Haiku ............................................ 42I bei borghi liguri: Valloria .......................... 43Haiku in serra ........................................... 43Restauro, questo dramma italiano .............. 44Tutto e nulla è cambiato ............................ 45Anche la follia vuole i suoi applausi ............. 46Un cammino in cammino ........................... 47Conoscere la grande Guerra ....................... 47Memorandum ........................................... 48

Cinzia RevelliAlberto SaccoValentina TamburroDaniela Tovagliari

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NOI Nuovi Orizzonti Insieme 3Dicembre 2018

Tutti nella stessa barca

Fabia Binci

Gli auguri del Presidente NazionaleIl Presidente Nazionale, Gustavo Cuccini, come ogni anno, rivolge a noi tutti un pensiero di affettuosavicinanza e ci raccomanda di tenere sempre presenti nella programmazione delle nostre attività “i concettiforti di educazione permanente e ricorrente, di apertura al territorio, al diverso e al volontariato sociale edi alimentare con perseveranza il dialogo tra le generazioni, con gli strumenti di quella cultura, viva etarata sulla dimensione umana della persona, che abbiamo a disposizione”.

Segno concreto dellanostra idea progressi-sta e dinamica di cultu-ra deve essere “unasempre maggiore aper-tura al mondo circo-stante e una attentapercezione dei repenti-ni cambiamenti dei tem-pi cui ancorare, comeun osservatorio sensi-bile, il nostro progettodi vita e di crescita in-teriore”.

Da sx: Pierluigi Signorelli, Fabia Binci, Gustavo Cuccini, Francesca Antoniotti,Filippo Lo Nigro e Graciela Montoya

È incominciato il nostroventisettesimo anno Unitre.Nel tempo è maturato ilseme che abbiamo pianta-to, insieme a cari amici chenon sono più tra noi. Chi più

chi meno, tutti ne abbiamo intravisto i frutti.L’Unitre è nata nei primi anni Novanta, quando l’Ita-

lia iniziava a fare i conti con i problemi della globaliz-zazione. Da allora si sono susseguiti anni in bilico frale vicende di un passato vissuto spesso sopra le righee le incognite di un millennio tutto da scoprire.

Anni che ancora oscillano, scombussolati, tra la storiapassata e le ombre che si stagliano all’orizzonte. Altie bassi, speranza e angoscia.

In quegli anni si cominciava a intuire che la festaera finita, ma l’Unitre è rimasta salda, come una ban-diera che non si lacera e nella bufera continua a sven-tolare sul pennone. La bandiera è intessuta di telarobusta: impegno fondato sul volontariato, sulla co-municazione interpersonale e intergenerazionale e sul-l’amicizia.

Così si costruiscono ponti solidi che non crollano.Se le strutture danno segni di cedimento, dobbiamoessere pronti a rinforzarle con la solidarietà, il rispet-to per l’altro, la legalità, la giustizia.

Ognuno può fare qualcosa, costruire un ponte, ten-dere una mano, dissipare le paure che ci paralizza-no: fife nere e fife blu, per richiamare il titolo di unlibro che presto presenteremo in Arenzano, in cui siaffronta il tema dei migranti, per scoprire le nostrepaure, attraverso piccole storie firmate da Alessan-dra Ballerini (con la penna) e da Lorenzo Terranera(con la matita).

Siamo tutti nella stessa barca e dobbiamo remareinsieme verso i nuovi orizzonti di un mondo in cui sia-no rispettati i diritti di tutti.

Auguriamoci per il Natale e per il prossimo anno dimantenere accesa la fiamma del servizio e della spe-ranza.

La Redazione di Noi esprime vicinanza a tutti coloroche sono stati colpiti dal crollo del ponte Morandi aGenova e augura loro di superare la tragedia e ritro-vare la normalità.

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4 NOI Nuovi Orizzonti Insieme Anno XXVI n. 1

Inaugurazione XXVII Anno AccademicoAll’apertura dell’Anno Accademico 2017-2018 il Sin-

daco di Cogoleto, Mauro Cavelli, espresse il desiderioche questa manifestazione, normalmente tenuta a VillaMina, venisse ospitata a Cogoleto in virtù del fattoche la nostra è Unitre Arenzano Cogoleto. Siamo statiquindi lieti di aprire l’Anno Accademico 2018-2019 alBerellini di Cogoleto il 27 ottobre 2018. Purtroppo ilSindaco Cavelli non ha potuto partecipare perché col-pito da un grave lutto familiare.

A questa giornata, oltremodo piovosa, hanno par-tecipato in molti e ciò significa che l’Unitre ricopre unruolo importante nella vita degli iscritti.

Dopo i saluti della Presi-dente, Fabia Binci, si sonosusseguiti i saluti del Sin-daco di Arenzano, LuigiGambino, che ha rinnova-to il suo convincimento del-l’importanza dell’Unitre in

ambito locale, e i saluti edauguri della Vicesindaco diCogoleto, Marina Costa.Anche lei ha evidenziatol’importanza della nostraassociazione e segnalatodiverse sue iniziative incampo sociale.

Riprende la parola Fabia per trasmetterci i salutidel Presidente della Regione Liguria e quelli del Pre-sidente UNITRE Nazionale. Prosegue poi con il ricor-do dei 27 anni di Unitre, con la soddisfazione per lastrada fatta e le prospettive per la strada che fare-mo, costellata di tante incognite.

In questo ricordo sono contempla-ti con tenerezza coloro che non cisono più. L’Unitre in questi anni èrimasta salda perché ha improntatola sua ragion d’essere nella promo-zione sociale, nell’amicizia e nell’artedell’incontro. Lo slogan di quest’an-no è “Tutti nella stessa barca” per-ché l’unità serve anche per affron-tare le nostre paure.

Fabia ricorda la gratuità e la col-laborazione volontaria di coloro che

a vari livelli si prestano dietro le quinte per far funzio-nare una macchina importante per molti.

Interviene Francesca Antoniotti, Direttrice Didatti-ca, ricordandoci quanto il tempo che trascorriamo in-sieme ci arricchisca con la socializzazione e con lacultura. I corsi di quest’anno sono 115 con insegnanticollaudati e con nuovi insegnanti.

Sono intervenuti, poi, alcuni docenti di nuovi corsi:Palma Lorusso (“Comprendere il Telegiornale”), SaraRota (“Parliamo di...”), Stefano Caviglia (“I grandi dellafotografia”, insieme a Orazio Lo Crasto), Erika Firpo(“Storia della filosofia antica e moderna”), RosannaLavagna (“Vivere la filosofia”) e infine Francesco Ma-crì (“La conosciamo la Costituzione Italiana?”).

Francesca presenta ancora un nuovo corso di “Scrit-tura autobiografica” che comincerà a gennaio a Co-goleto e avrà come docente Raffaella Guida. Terminacon un ringraziamento ai direttori aggiunti GiulianaErli e Graciela Montoya che sono per lei un notevoleaiuto.

In conclusione riprende la parola Fabia, ci parla del-l’importanza dei nuovi corsi e ribadisce che le colonnedell’Unitre sono la cultura e l’umanità.

Infine il coro Unitre “Eco del Mare”, sempre più bra-vo con la direzione della Maestra Caterina Vallarino,ci allieta dapprima con l’Inno europeo alla gioia diBeethoven, poi ci regala emozioni con Fratelli d’Italiae la struggente Ma se ghe penso. In successione Eu-ropa, Italia, Genova.

E come finire l’interessante pomeriggio se non conun rinfresco che accorda tutti i palati?

Marilina Bortolozzi

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NOI Nuovi Orizzonti Insieme 5Dicembre 2018

È iniziato il nuovo Anno Accademico 2018/2019 e,come sempre, l’Unitre si ripresenta arricchita di nuo-vi interessanti corsi e laboratori.

Il corso di Yoga tenuto da Giuso Aldina, appassiona-ta dell’India e delle sue culture, è un corso per la-sciarsi stupire dalla magia di questa disciplina senzatempo.

Fabia Binci ci proietterà nell’affascinante cultura giap-ponese con il corso “Giappone misterioso” e ci faràconoscere la storia e l’arte di questo enigmatico pae-se, dalla doppia anima, dove grandi città in continuofermento ed evoluzione convivono insieme a tradizio-ni, valori e usanze secolari.

Il corso di Filosofia tenuto dalla docente Erika Firpoquest’anno si raddoppia per farci appassionare allafilosofia antica e a quella moderna introducendoci Pla-tone, Calvino passando per Martin Lutero.

Ancora di filosofia ci parla Rosanna Lavagna il gio-vedì con “Vivere la Filosofia”, che ci insegnerà nuoveottiche per guardare noi stessi, gli altri e ciò che cicirconda.

“Comprendere il Telegiornale” è il corso che PalmaLorusso tiene a Cogoleto ed ha lo scopo di spiegarci

in parole semplici i concetti di economia e di diritto dicui sentiamo giornalmente parlare al TG.

Sempre a Cogoleto si tiene il corso “La conosciamola Costituzione Italiana?” in cui Francesco Macrì ci par-lerà di tutto quello che concerne la nostra Costituzio-ne, che ha consentito il progresso democratico delpopolo italiano.

Chi invece ama la geografia può iscriversi al corsotenuto da Luciano Frisina “La geografia è la scienzadei luoghi?”: un nuovo modo di parlare e di vederel’importanza della geografia nella storia.

Orazio Lo Crasto quest’anno, oltre al suo interes-sante corso di fotografia, ce ne propone uno per farciconoscere i grandi fotografi: dai fotoreporter ai foto-grafi di viaggio e di moda, sino ai grandi ritrattisti onaturalisti.

Interessante il corso “Parliamo di…” con Sara Rotache tratterà dell’alimentazione e della dieta mediter-ranea moderna e di tradizione, per arrivare all’ali-mentazione dell’antico Egitto e dell’antica Roma.

E allora vi aspettiamo per passare con noi piacevolie interessanti momenti, per apprendere ma ancheper divertirci insieme.

I nuovi corsi

Giuliana Erli

Il Gruppo di Volontariato Vincenziano, attivo adArenzano sin dal 1925, in collaborazione con Uni-tre, Parrocchia di Arenzano, Centro di Ascolto, CroceRossa e con il patrocinio del nostro Comune, orga-nizza una serie di incon-tri su varie discipline,tenuti da professionistie rivolti alle badanti oa chiunque presti assi-stenza a una personaanziana nel suo domi-cilio.

Il percorso fornirànozioni di lingua italia-na, psicologia, medicina, dietetica, fisioterapia, ele-menti di primo soccorso, igiene e sicurezza.

“Mi prendo cura di te”Incontri di formazione per badanti

Questa iniziativa intitolata “Mi prendo cura di te”nasce dal desiderio di valorizzare da una parte ilruolo delle badanti fornendo loro maggiori compe-tenze professionali e dall’altra anche di contribuire

a migliorare la com-plessa relazione trabadanti, anziani assi-stiti e i loro famigliari,tenendo conto dei bi-sogni di tutti.

Gli incontri si svolgo-no nei locali Unitre aVilla Mina ogni marte-dì dal 18 settembre al

18 dicembre 2018 dalle ore 14.30 alle ore 15.30.

Daniela Tovagliari

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6 NOI Nuovi Orizzonti Insieme Anno XXVI n. 1

14 Agosto 2018È la vigilia di ferragosto. Sono esat-

tamente le ore 11:36 di un martedì ar-rabbiato, ricco di pioggia furiosa, di ful-mini, tuoni, quando ad un tratto crollail ponte Morandi, ponte dell’autostradache sorvola ad una grande altezza il fiu-me Polcevera della nostra città geno-vese.

Provo dolore a scrivere di questo;come altri cittadini di Genova sono inpreda allo sbigottimento.

La realtà sembra ancora impossibile. Però purtrop-po è vero. Il crollo del ponte spezzato ha causato,nella sua caduta, 43 vittime che per puro segno deldestino percorrevano quel tratto di autostrada.

Famiglie intere spezzate; giovani coppie con bam-bini che andavano in vacanza; autisti di tir che svol-gevano il loro lavoro; persone che lavoravano tran-quille colpite dal crollo del ponte che portava con sémacchine, camion.

Alcuni miracolosamente si sono salvati, alcuni feritihanno lasciato l’ospedale San Martino dopo oltre unmese. Tra loro anche un neo papà. Il fiocco azzurro èarrivato il 13 settembre, proprio il giorno prima chelui fosse dimesso: un momento felice a ricordare chela vita va avanti, e supera la tragedia.

Poteva toccare ad ognuno di noi.Io, per esempio, avevo percorso quel ponte il ve-

nerdì precedente, ed il giorno della disgrazia avevoun appuntamento in centro che, per fortuna, mi erastato spostato ad altro giorno.

Destino, fatalità, fortuna...Senz’altro qualcuno è responsabile dell’incuria che

è stata perpetuata nel tempo.Ora c’è il problema degli sfollati, abitanti delle case

che erano state costruite prima del ponte che, in se-guito, le avrebbe sovrastate.

Gente che viveva quotidianamente con il ponte sulproprio edificio. Persone che dovranno continuare avivere in un altro ambiente, abituarsi a riprenderepossesso della propria vita dopo lo choc.

Poi c’è il problema delle ditte che sono situate nellazona di pericolo. Ci sono ancora i monconi del ponteda togliere.

C’è il problema della viabilità: raggiungere il centrocittà comporta lunghe ore di coda. Penso anche a tut-te le persone che hanno soccorso gli incidentati, lequali hanno lavorato per ore e ore incessantementesotto la pioggia, facendosi forza nell’andare avanti purvedendo scene atroci.

A tutti i vigili del fuoco, alle varie forze dell’ordine,volontari va il mio pensiero e ringraziamento.

Il 14 settembre in piazza De Ferrari si è svolta unacerimonia in memoria delle vittime. Un Tullio Solen-ghi commosso ha letto tutti i nomi delle vittime. Etantissima gente era in piazza a portare la propriasolidarietà.

Ora si sta parlando tanto delle varie responsabilità;i tempi per la ricostruzione del ponte si allungano.

Gli sfollati hanno formato un comitato di quartiere.Ad alcuni è già stata assegnata un’altra casa.

A metà ottobre è stato concesso di rientrare per unpaio di ore nelle loro case per recuperare oggetti ebeni personali.

Sì! Il cuore di Genova è spezzato, ma questa cittàsuperba, che in passato è già stata duramente prova-ta, ha tenacia e forza e senz’altro sarà in grado disuperare anche questa dolorosissima prova.

Genova, sei nel mio cuore!

Il Cuore Spezzato di Genova

Giuseppina Marchiori

Crollo del ponteGenova genuflessaSguardo indomito

Angela Caviglia

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NOI Nuovi Orizzonti Insieme 7Dicembre 2018

Ebbene sì… siamo pronti per un nuo-vo viaggio. Apriamo il baule dei ricordie riponiamo delicatamente, con un po’di nostalgia, la nostra Maria, “la donnache cantava alla luna”.

Non sarà sola! Incontrerà Winnie di“Giorni Felici”, Fermina di “L’amore alTempo del Colera”, i personaggi di “SettePiani”… insomma tutti i protagonisti at-torno ai quali si sono intrecciate le sto-rie delle nostre rappresentazioni.

Non sappiamo ancora dove quest’an-no Patrizia ci condurrà… ma siamo pronti.

Sì siamo pronti ad affrontare le difficoltà che ognipersonaggio implica per riuscire a comprenderlo, ac-cettarlo, farlo nostro, rivivere la sua vita.

Sì siamo pronti a metterci nuovamente in gioco, acimentarci con le non facili improvvisazioni, ad af-frontare i “giochi” che ci permetteranno poi, durante larappresentazione, di padroneggiare la scena, aiutare,se occorrerà, i compagni ad essere vigili e presenti.

Sì siamo pronti a cimentarci con i “mé”, “perché”,“bène”, gli incubi di Isa, la nostra responsabile per ladizione, alla quale promettiamo il massimo impe-gno poiché si sa una buona dizione è come la ciliegi-na sulla torta.

Il teatro è dedizione, impegno, costanza e discipli-na, promettiamo quindi a Patrizia di rispettare le re-

Eccoci, ci siamo!

gole, di essere puntuali, sempre attenti ai suoi sug-gerimenti, e di frequentare con assiduità il corso.

Saper creare una buona sinergia tra i componenti èun elemento indispensabile, il teatro infatti è un lavo-ro di gruppo, un lavoro di fiducia verso i compagni,un lavoro che ad ogni incontro ci arricchisce di nuovesensazioni ed emozioni, quelle stesse sensazioni edemozioni, che cerchiamo di trasmettere a Voi, pubbli-co affettuoso che da anni ci segui.

Non saprei cosa altro aggiungere se non sottolinea-re che è un’esperienza fantastica!

Quindi, si apra il sipario!Vi aspettiamo per il prossimo spettacolo per riceve-

re i Vostri generosi, sinceri applausi.

“La donna che cantava alla luna”: gli attori in scena

Isabella Leardini è la vincitrice della undicesima edizione del Premiodi Poesia “Città di Arenzano”, dedicato a Lucia Morpurgo Rodocana-chi, con Una stagione d’aria (Donzelli Editore, 2017).I trentun membri della giuria popolare hanno espresso il loro votosabato 30 giugno 2018, dopo l’incontro con i poeti nel Salone dei Dogidel Grand Hotel di Arenzano, di fronte a un pubblico numeroso e par-tecipe.La giuria tecnica, composta dal poeta Umberto Piersanti e dai criticiRoberto Galaverni e Stefano Verdino, aveva indicato altri due finalisti:Evelina De Signoribus, Le notti aspre, Il canneto Editore 2017Massimo Morasso, L’opera in rosso, Passigli Poesia, 2016

intitolato a Lucia Morpurgo Rodocanachi -XI edizione

Anna, Laboratorio teatrale La Panchina

Premio di Poesia “Città di Arenzano”

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8 NOI Nuovi Orizzonti Insieme Anno XXVI n. 1

In un pomeriggio di un giovane autunno, un po’imbronciato e piovigginoso, ho partecipato al con-certo di Cori Unitre Liguri presso il Tempietto di Sam-pierdarena.

In una sala gremitissima ho assistito ad uno spet-tacolo veramente ricco di canti, musica, poesia e di...commozione.

Il programma è iniziato in orario perfetto. Una signo-ra distinta, Matilde Gazzo, ha rivolto i saluti al pubbli-co per poi passare a presentare il susseguirsi deicori.

Il Presidente Nazionale dell’Unitre, Gustavo Cucci-ni, si è rivolto al pubblico parlando del valore dellacultura e dell’amicizia che si vive nelle varie sedi ita-liane. Ha portato la sua personale solidarietà e quel-la della sua città, Perugia, a tutti i nostri concittadiniper il grave disastro che ci ha colpiti nell’agosto diquest’anno.

Il concerto ha preso inizio con il gruppo Aras Lava-gna. Un gruppo affiatato, che si contraddistinguevaper una bella sciarpa rossa su abito scuro, diretto daSara Vergnano, Consigliera Nazionale Unitre.

Il secondo, più numeroso, è stato il coro di Genova.La direttrice del coro, Maria Rosa Marotta, ci ha emo-zionato cantando un brano con tanta bravura.

Tra un gruppo e l’altro la presentatrice ha pregatole autorità di salire sul palco per dire qualche parola.E queste non sono mancate, sia da parte del Presi-dente della circoscrizione sampierdarenese, sia da

Concerto Cori Unitre LiguriSabato 6 ottobre, al Tempietto di Sampierdarena

parte dell’Assessore alla Cultura di Genova. Entrambihanno rivolto un saluto di benvenuto a tutti i parteci-panti.

Sono state pronunciate parole di solidarietà, di spe-ranza per il futuro della nostra città. Si è ventilataanche la possibilità che questa bella manifestazionesi possa tenere negli anni futuri al Teatro Modena diSampierdarena.

Il terzo gruppo a salire sul palco è stato quello diArenzano - Cogoleto “Eco del Mare”. Si distinguevaper la bella sciarpa azzurra, che ricorda appunto ilmare, su un completo scuro. Diretto dalla MaestraCaterina Vallarino, il coro ha davvero raggiunto livelli

Da sx: Caterina Vallarino e Stefania Terrinoni

I recenti eventi climatici, che hanno distrutto le belle costeliguri, hanno coinvolto anche le nostre Arenzano e Cogoleto.Si ringraziano gli “eroi”che sono intervenuti, anche da fuori,per aiutare a ripristinare la normalità, che appare ancoralontana da venire.Anche l’UNITRE ha avuto i suoi eroi, in questo caso “Angelidella sabbia”, che si sono prodigati a rendere agibile lasede di Cogoleto gravemente danneggiata e nel giro dipochi giorni tornata già fruibile.Grazie a: Alfredo Carretti - Giuseppina Fancello - LorellaBriano - Maurizio Giusti - Stefano Caviglia - Ugo Corsellini Cogoleto: Centro Culturale Sbragi

Ringraziamento

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NOI Nuovi Orizzonti Insieme 9Dicembre 2018

altissimi. La signora Vallarino ha cantato, accompa-gnata dal coro, un brano che ci ha fatto emozionare.

Il pianoforte era suonato da Stefania Terrinoni conil fratello Alessio e da Anna Venezia.

Complimenti a tutti.La presentatrice, nell’attesa che si preparasse il

successivo gruppo canoro, ci ha commosso decla-mando una poesia in genovese che parla del passag-gio della vita: dai giochi dell’infanzia ai tempi dei ri-cordi lontani.

I gruppi riuniti di Borgio Verezzi - Pietra Ligure han-no cantato diverse canzoni in dialetto ligure. Il grup-po di Pietra ligure è costituito prevalentemente dalombardi e piemontesi, ma devo dire che sono statibravissimi: io personalmente non mi sono accorta dellaloro provenienza.

Altre canzoni, cantate con tanta emozione, ci han-no portato indietro nel tempo.

Il gruppo di Loano ha cantato brani di canzoni deiRicchi e Poveri, di Sergio Endrigo ed altri cantanti ditempo fa.

Infine sul palco è salito il coro ospite dell’Unitre diPerugia. Gli uomini in frac, le donne in pantaloni egiacche nere, sul cui bavero di sinistra c’era un belfiocco viola. Erano accompagnati da un pianista e daun fisarmonicista. Ci hanno emozionato con Amapo-la, Svegliatevi bambine e alcuni pezzi tratti da ope-rette. Bravi, Bravi!

Naturalmente in sala come rappresentati dell’Uni-tre Arenzano Cogoleto c’erano Fabia Binci, France-sca Antoniotti, Pierluigi Signorelli, Filippo Lo Nigro,Graciela Montoya, Eleonora Bozzani, ma ho visto an-che tanti volti di soci Unitre.

Giuseppina Marchiori

Il canto corale favorisce la socializzazione ed esaltala tensione dell’animo nel perseguimento del belloche, inteso come esperienza estetica e etica indisso-lubilmente unite, costituisce uno degli obiettivi pri-mari dell’azione educativa e formativa dell’UNITRE.È nella consapevolezza di questi valori che l’Associa-zione Nazionale favorisce, incrementa e coordina iFestival dei nostri Cori che in tutta Italia con entusia-smo crescente portano il canto di giovinezza senzatempo dell’Università delle Tre Età.A Maestri, Cantori e Musici un abbraccio affettuoso eun grazie di cuore.

Gustavo CucciniPresidente UNITRE Nazionale

Si è concluso il pomeriggio con il coro di Genova.Tutti i componenti del gruppo indossavano la magliet-ta bianca con il logo del ponte Morandi spezzato. Hannocantato Ma se ghe penso.

Ci siamo alzati tutti spontaneamente in piedi comese fosse stato intonato l’Inno Nazionale. Gli occhi ditutti erano lucidi pensando alla sofferenza che vivequotidianamente la gente sfollata della zona rossa ealle 43 vittime. Sì! Tanta tanta Emozione!

Giovane autunno mi hai regalato, grazie al concertoUnitre, un pomeriggio ricco di emozioni, a volte vera-mente forti. Grazie a tutti i coristi, ai promotori del-l’iniziativa. Grazie ai genovesi, alla città di Perugia.Grazie per l’impegno di tutti.

CORI UNITRE FESTIVAL NAZIONALE 2018

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10 NOI Nuovi Orizzonti Insieme Anno XXVI n. 1

Ida Nichetti nasce a Padova il 16 maggio 1939 dafamiglia di origini veneziane e trentine da parte dipadre e di origini slovene/triestine da parte di madre.

I primi anni della sua vita li passa nel Polesine doveil padre segue le terre di famiglia.

Neanche all’età di un anno le viene diagnosticatal’asma bronchiale, malattia che l’accompagnerà pertutta la vita ma che non intaccherà mai il suo caratte-re sempre allegro, positivo, ottimista e soprattuttosereno. Carattere che comunque ha anche un latogrintoso e combattivo.

I suoi primi incontri con il disegno e i colori avven-gono quando Ida è piccolissima e quando tra una bron-chite e l’altra è costretta a letto per lunghi periodi.

Il suo talento è innato.Non avrà mai un maestro ma grazie alle sue doti

naturali collaborerà con grandi nomi.Dopo la guerra la famiglia lascia il Polesine stabi-

lendosi a Padova e poi, sotto consiglio medico, a Cor-tina dove Ida vivrà per circa dieci anni, frequentandoelementari, medie e liceo scientifico.

A fine anni ‘50 vince la Meda-glia d’oro al concorso per stilistiveneti e viene premiata a Palaz-zo Reale a Torino.

Viene subito contattata da unamaison di Parigi, ma la sua ma-lattia non le permette di prende-re la strada della moda.

A circa 20 anni, anche questavolta sotto consiglio medico, si trasferisce in Liguria.

Le mani parlanoMostra di quadri e ceramiche di Ida Nichetti

Dal 13 al 19 agosto, presso i locali del Circolo Hélder Câmara, località BeucaDal 20 al 26 agosto presso il Centro Sbragi, Cogoleto

Qui entra nelmondo della ce-ramica. È TullioMazzotti, cono-sciuto come Tul-lio d’Albisola, ascoprirne il ta-lento naturale.

La porta subi-to ad esporre e collaborare con grandi ceramisti comeGiacomo Raimondi e pittori del calibro di Luciano Fon-tana e Aligi Sassu, che venivano a vivere artistica-mente l’Albisola dei tempi d’oro.

Dopo essersi creata una famiglia il tempo da dedi-care all’arte si riduce notevolmente.

Non abbandonerà mai l’arte del tutto... continuan-do a coltivare la sua passione per la pittura e in par-ticolare dipingendo ritratti.

Per circa 15 anni, dal 2003 al 2018, insegna all’Uni-tre, prima come docente di Ceramica dal 2003 al 2007,poi come docente di Pittura dal 2008 al 2018

Grazie al Circolo Hélder Câma-ra ha l’opportunità di tenere labo-ratori di pittura per bambini.

Ci lascia il 18 Giugno 2018.A noi resta la sua arte nella quale

lei vivrà per sempre e dove po-tremmo trovare in ogni pennella-ta la sua Anima Artistica.

L’Unitre è grata ad Ida per la suacollaborazione appassionata e per il suo impegno.

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NOI Nuovi Orizzonti Insieme 11Dicembre 2018

Lo scorso 20 Ottobre nella bellissimae affollata Sala Impastato a Villa Minac’è stata la presentazione del libro diNino Durante, “I caroggi ti raccontano…Storie, aneddoti, amori e fantasie (tan-to pe fâ un pö de rïe)”.

Moltissime le persone intervenute allapresentazione di questo interessante epiacevole libro che abbina il rigore di-dattico alla leggerezza della lettura.

Genova possiede il centro storico piùvasto d’Europa, un deda-lo infinito di vicoletti co-munemente detti carog-gi, ognuno con una de-nominazione che ricordaanimali, mestieri, lavori,personaggi, alimenti ecosì via.

L’autore, prendendospunto dai vari nomi deivicoli, ha raccontato cu-riosi aneddoti e presen-

tato i più classici e curiosi modi di dire dei genovesi,proseguendo con i proverbi “do messiavo” (del non-no), nella loro versione originale seguita da rivisita-zioni ridanciane, anche se non del tutto improbabili.

Giuliana Erli

I caroggi ti raccontanoStorie, aneddoti, amori e fantasie

(tanto pe fâ un pö de rïe)

Nel libro non mancano, secondo la tradi-zione ormai consolidata di Nino Durante,esilaranti frasi storiche, pronunciate da per-sonaggi di epoche diverse, senz’altro dalladubbia veridicità ma che, come dicono igenovesi, “Non è detto, non si sa mai, ma-niman...”.

Carlo Romanengo, appassionato di sto-ria locale, ha fornito molte notizie sull’ori-gine dei nomi e sulle diverse vicende adessi collega-

te, suscitando interes-se e partecipazioneviva.

Durante la presenta-zione hanno trovatospazio anche alcuni in-terventi musicali dellostesso autore che, comeun moderno menestrel-lo accompagnato dallasua inseparabile chitar-ra, ha cantato alcunibrani musicali di De Andrè e una meravigliosa “Alle-luja” di Leonard Cohen in dialetto genovese.

Il gruppo teatrale dell’Unitre “La Panchina” ci ha al-lietato leggendo alcuni modi di dire, proverbi e diver-

tenti frasi storiche.Il libro è scritto in genovese,

ma corredato da relativa tra-duzione in italiano.

Nino Durante è un amantedelle tradizioni e della linguagenovese e in questo libro ciha fatto conoscere la bellezzadi Genova, il fascino del suocentro storico e gli scorci deivicoli che irrompono nelle pa-gine di questo libro e ci fannoun po’ sognare accompagnan-doci con l’odore del mare e lamacaia.

Nino Durante Carlo Romanengo

Arenzano, Sala Impastato: Un momento della presentazione

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12 NOI Nuovi Orizzonti Insieme Anno XXVI n. 1

Giorgio Caproni è sta-to il mio maestro

Nell’anno scolastico1937/38, nell’edificiodell’attuale Scuola Me-dia di Arenzano, ho fre-quentato la classe sesta,per poter accedere suc-cessivamente all’Avvia-mento Commerciale diVoltri.

La mia era una classe mista, for-mata da una ventina di maschi eda sei femmine, quest’ultime tutteinnamorate del loro maestro: Gior-gio Caproni!

Era un bel giovane dai capelli on-dulati, simpatico, un maestro pa-ziente, per niente severo, che nonalzava mai la voce.

Aveva un metodo tutto suo di in-segnare, impensabile per quei tem-pi, infatti spesso diceva: «Oggi nonho voglia di far lezione, non mi ri-cordo più niente, aiutatemi voi, al-trimenti il direttore mi sgrida!» Noistavamo volentieri al gioco.

In questo modo ci costringeva a studiare, a esseresempre preparati per fare bella figura nei suoi con-fronti e dei compagni di classe.

Marisa Damonte

Il mio maestro Giorgio CaproniCi assegnava tante poesie da imparare a memoria,

ma non ci ha mai detto che molte le aveva scritte lui.(Ho saputo solo da adulta che è stato un grande poe-ta e ciò mi rende orgogliosa!).

I nostri sforzi comunque erano ben ricompensati,infatti spesso il nostro maestro, prima di venire a scuo-la, passava da “Sciria”, attuale pasticceria Parodi, ecomprava per noi i “gobeletti” (canestrelli), che pro-metteva ai migliori, ma che in realtà poi distribuiva atutti gli alunni. Questa ricompensa golosa ci spronavaancor di più ad impegnarci nello studio personale!

Alla fine dell’anno scolastico, nel momento dei sa-luti, abbiamo pianto con sincero dispiacere, consape-voli che difficilmente avremmo trovato un altro inse-

gnante come lui!Nella foto di classe, io sono l’ultima “pic-

cola italiana” (ahimè!) a destra. (A tal pro-posito, Caproni non ci ha mai fatto fare ilsaluto fascista!)

Non ho più saputo nulla del mio maestrofino al 2008, quando, in occasione di un con-vegno in suo onore organizzato dall’Unitredi Arenzano, ho avuto modo di conoscere isuoi figli.

Di quel giorno conservo gelosamente unabella foto, scattata sulla terrazza del palaz-zo comunale con loro e con alcuni dei mieivecchi compagni di scuola.

2008, Arenzano: Silvana e Mauro Capronicon gli alunni del poeta

Foto di classe: il maestro Caproni con i suoi alunni

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NOI Nuovi Orizzonti Insieme 13Dicembre 2018

Altroché se le dicevano: lo testimonia un simpaticolibro, curato dalla casa editrice genovese “Il Melan-golo” intitolato “Come insultavano gli antichi”, che rac-coglie appunto parolacce usate da noti e grandi au-tori greci e latini quali Aristofane, Catullo, Omero, Plau-to, Cicerone, Marziale, Orazio, Seneca.

Leggendo i passi in latino e greco, tradotti in italia-no, scopriamo che non sono molto cambiate da quel-le che pronunciamo oggi.

Eccone alcune: morto difame, vecchio caprone, asino,stalla di schiavi, ladro, tardodi mente, cagone, pubblicoletamaio, donnaiolo, invertito,puttana, lurida troia, cornuto,puzzi di capra, mangiamerda,faccia di bronzo, fetente, pen-daglio da forca…

Per esempio nell’Iliade un combattente insulta unavversario: “Ubriacone, occhio di cane, cuore di cer-vo”.

Si legge, in una commedia di Nevio, poeta latino delIII sec. a.C., “Tu, il peggiore dei peggiori, spudorato,crapulone, puttaniere, giocatore d’azzardo”.

Ecco quali parole Aristofane, il famoso commedio-grafo greco, mette in bocca ad un personaggio dellesue commedie: “Disgustoso,svergognato temerario, tu fe-tente, gran fetente, fetentis-simo”, il quale poi, però, giu-stifica le parolacce così: “Ol-traggiare i farabutti è giusto:a pensarci bene, equivale aonorare gli onesti”.

“Schifoso ruffiano, pubblicoletamaio, sporcaccione, rapa-ce, depravato: anche in trecento versi nessuno potreb-be elencare le tue infamie”: sono le parole che Plautomette in bocca ad un protagonista delle sue commedie.

Catullo dà dell’idiota, del fetente, del leccaculo adun certo Vezio, mentre il raffinato Petronio, poeta la-tino del I sec. d.C., insulta così un avversario: “Pen-daglio da forca, carne per i corvi”.

Nel libro vengono riportate anche alcune scritte suimuri di Pompei che mi fanno venire in mente i cartelliper le vie del mio paese: “Io la pipì non la faccio qui”;

Ma gli antichi dicevano parolacce?

La stranezza di questo libro è nel... curatore: Neleodi Scepsi, filosofo greco antico del III sec. a.C. Comeè possibile?

Forse il curatorevero si vergogna diaver raccolto insultie parolacce? Noncredo perché qui leparolacce sono regi-strate con ironia,con divertimento.

Ho chiesto spiega-zioni alla casa editri-ce, il Melangolo, cheper altro è genove-se, ma a distanza diun mese non ho ri-cevuto… chiarimenti.

Dopo varie indagini, ho letto su Repubblica che l’au-tore è Francesco Chiossone “giovane esperto di filo-sofia antica e curatore appassionato di classici grecie latini”.

Da lui ho ho ricevuto una piacevole risposta:“Gentile Signora Dagnino,quello che lei ha notato è vero. Neleo di Scepsi è lo

pseudonimo che ho scelto per la curatela dei libri menoaccademici del Melangolo. Diciamo che si tratta di un“divertimento” editoriale, coerente con il genere trat-tato. Inoltre Neleo di Scepsi è noto solo per aver ere-ditato la biblioteca del Peripato, la gloriosa scuola fon-data da Aristotele.

Esiste quindi un legame tra questo oscuro nome e ilmondo dei libri...

La ringrazio per la sua segnalazione, e sono feliceche il nostro libro le sia piaciuto”.

Maria Elena Dagnino

naturalmente tali scritte sono rivolte ai padroni deglianimali, mentre quelle di Pompei son rivolte... agliuomini; eccone una: “Che i dodici dei, oltre a Diana eGiove, i migliori e i più grandi, maledicano chiunqueosi pisciare o cagare in questo luogo”.

Come insultavano gli antichi Dire le parolacce in greco e latino

Il Melangolo 2017

Aristofane

Plauto

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14 NOI Nuovi Orizzonti Insieme Anno XXVI n. 1

Del resto a Poppi sulla piazza del bellissimo castel-lo dei conti Guidi, che ospitarono l’esule fiorentino, èstata innalzata nel settecentesimo anno dalla nasci-ta (1965) una statua dedicata al grande poeta: Pop-pi è un borgo medioevale che sorge su un colle iso-lato per cui ha mantenuto intatta la sua identità e dacui si domina il corso dell’Arno.

Una terra ricca di boschi che noi abbiamo percorsoquasi tutta fino all’ Eremo di Camaldoli, a 900 m dialtezza e qui la storia si intreccia con la religioneperché il Casentino fu terra etrusca,poi longobarda e, con la diffusione delcristianesimo, terra di pievi, mona-steri, luoghi sacri di preghiera: la so-litudine, l’isolamento, le montagnecoperte di fitte foreste ispirano al mi-sticismo, alla meditazione, al racco-glimento.

Poco lontana dall’abbazia di Camal-doli c’è La Verna, dove San France-sco ricevette le stimmate.

Storia, cultura, religione si intrec-ciano nella grande abbazia di Camal-

doli, centro di incontro sia in epoca medioevale chenel 1400 e 1500: ospitò Lorenzo il Magnifico e LeonBattista Alberti. Ancora oggi è sede di convegni e ma-nifestazioni culturali.

Il suo fondatore fu Romualdo, nome di origine ger-manica che significa capo potente, nato a Ravennaintorno alla metà del X sec., figlio di un duca che sitrovò coinvolto nel delitto di un parente: egli deciseallora di espiare la colpa del padre con una vita dipenitenza; divenne monaco benedettino e nel suo lun-go peregrinare fondò molti monasteri fra cui appuntoCamaldoli. In particolare si racconta che avesse fon-dato l’eremo dopo un sogno nel quale vide su unascala salire in cielo una moltitudine di monaci vestitidi bianco.

La scoperta però più significativa è stata senza dub-bio la pieve di Romena, nome di origine etrusca, si-tuata su un poggio, una delle più suggestive architet-ture romaniche del XII secolo: venne eretta su unluogo di culto sempre cristiano dell’VIII secolo di cuisi possono vedere i resti; leggende popolari attribui-scono alla duchessa Matilde di Canossa un ruolo nellafondazione dell’edificio. Ma anche la gastronomia delluogo ci ha deliziato, in particolare con il suo dolce vinsanto: del resto la parola Casentino potrebbe derivaredal latino caseum = formaggio, infatti famoso è il pe-corino, anzi la gastronomia ha favorito la convivialitàdel gruppo: gustare insieme le specialità del posto èstato un momento piacevole e apprezzato da tutti ipartecipanti.

Una piacevole gita tra pievi sacree ... vin santo!

Maria Elena Dagnino

Pieve di San Pietro a Romena

Una gita quella nel Casentino (13 e 14 ottobre) bel-la sotto ogni punto di vista: paesaggistico, culturale,religioso, storico e... gastronomico, una terra cono-sciuta e amata da Dante che la cita diverse volte nellaDivina Commedia: i ruscelli che scendono nell’Arno(“li ruscelletti che de’ verdi colli/del Casentin discen-don giuso in Arno”-Inf.c.30,v. 65), l’eremo di Camal-doli e il fiume Archiano (“che sovra l’Ermo nasce inAppennino”- Purg.c.5,v.94).

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NOI Nuovi Orizzonti Insieme 15Dicembre 2018

Pullman, amiche, amici, saluti, entusia-smo, chiacchiere, abbracci: gli ingredientibase per l’ottima riuscita della giornata ingita a Lodi (17 novembre).

Ma questa volta è stato aggiunto un in-grediente extra: gli amici dell’Unitre di Lodi.

Che ci hanno accolti calorosamente, congentilezza e facendoci sentire molto gradi-ti. Ci hanno pure donato dei regalini vera-mente graziosi, espressione della loro cul-tura generosa ed aperta all’amicizia, e qui,scusatemi, ma sono di parte, essendo mi-lanese. Carissime persone veramente.

Siamo stati accompagnati nel percorso incittà da una signora di grande cultura checi ha mostrato e descritto in maniera ap-profondita i tesori di Lodi, cittadina fondata dal Bar-barossa e ghibellina. Essendo così vicina a Milano cre-do che debba averne passate delle belle per potersopravvivere!

Molte bellissime chiese, prevalentemente ornate conimportanti cicli di affreschi suggestivi ed interessanti.L’impianto urbano ordinatissimo, composto da begliedifici, si estende fino al vicino fiume Adda senz’altroimportante e fondamentale via di grande comunica-zione per il passato. Molti conventi trasformati in scuo-le e uffici comunali ed ecclesiastici. La parte “moder-na” ordinata e pulita.

Lodi, una città da scoprireCon gli amici della locale Unitre

Nel complesso insomma una cittadina in cui pensosia piacevole vivere anche per i giovani e trovare viedi svago escursionistiche data la posizione precolli-nare e la presenza del fiume.

Direi che mancava solo la nebbia, per fortuna dire-te, ma avrebbe dato anche un tocco magico e miste-rioso a tutta la scenografia.

Il sole ci ha invece accompagnati anche verso unottimo ristorante segnalatoci dagli amici Unitre, doveabbiamo gustato specialità lodigiane, buone anche seun po’ pesanti per il nostro standard nutrizionale.

Ma insomma paese che vai, formaggio e salameche trovi!!!!

Dopo la bella pausa conviviale, di nuo-vo per strade e chiese e alla fine saluticordiali agli amici di Lodi, non senza averprogrammato future visite reciproche.

Il rientro è stato indolore, due ore pas-sano in fretta.

Daniela ci ha informati sulle prossimeattività dell’infaticabile segretariato viaggied alla fine abbiamo salutato lei ed AnniValle con un affettuoso applauso di rin-graziamento.

Baci, abbracci e soprattutto tanti arri-vederci!

Con gli amici Unitre di Lodi Loredana Odazzi

Lodi, Chiostro dell’Ospedale Vecchio

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16 NOI Nuovi Orizzonti Insieme Anno XXVI n. 1

LAETITIA COLOMBANI, la treccia, Ed. Nord

L’angolo dei libria cura del Gruppo Biblioteca

HELENA JANECZEK, La ragazza con la Leica, Ed. Guanda

Il libro è una cosa: lo si può mettere su un tavolo e guardarlo soltanto, ma se lo aprie leggi diventa un mondo. Leonardo Sciascia

In questo suo romanzo di esordio, l’autrice dipinge magistralmente la storia di tredonne unite nello spirito di rivolta e di speranza contro i pregiudizi e le vecchietradizioni. I capelli sono metafora di libertà e coraggio delle tre protagoniste.

Smita, Giulia e Sarah, questi i loro nomi, non si conoscono e non si incontrerannomai, ma i loro destini si intrecceranno spessissimo e ognuna trarrà forza dall’altra.

Smita vive in un villaggio indiano nella sua miserabile condizione di intoccabile.Raccoglie escrementi umani a mani nude, un lavoro che le viene tramandato dagenerazioni. Ha una figlia bionda e bellissima, con lunghi capelli che lei lega atreccia ogni mattina. Per lei vuole un destino diverso, dovrà andare a scuola e

imparare a leggere e scrivere. Questo pensiero le rende meno gravosa la sua lunga e faticosa giornata.Giulia lavora con suo padre a Palermo nel laboratorio di famiglia dove vengono confezionate parrucche di

capelli veri. È un lavoro che le piace, sta bene con le operaie che la conoscono fin da bambina. Le piacemoltissimo leggere e spesso dimentica di pranzare per il piacere di stare in biblioteca. Ma un pomeriggio, alsuo rientro in fabbrica la accoglie una notizia terribile. È successo qualcosa di molto grave a suo padre.

Sarah è un avvocato di successo. Vive in Canada e per la carriera ha sacrificato tutto: due matrimoni, iltempo prezioso per stare con i suoi figli e soprattutto se stessa. Aveva costruito un muro perfetto tra la vitaprofessionale e quella privata; erano come due rette parallele che non si incontrano mai.

Un giorno mentre sta discutendo una causa in tribunale si sente male e niente sarà più come prima.Dovrà combattere una lunga battaglia e decidere veramente per cosa vale la pena di lottare.Tre donne. Tre continenti. Tre destini intrecciati.

Vincitore del premio Strega 2018 il libro narra la storia vera di una fotografa tedesca, Gerda Taro, ribelle eavventurosa, pioniera del fotogiornalismo, caduta su un campo di battaglia.

Il racconto, sicuramente promettente, anche se a volte appare piuttosto ostico,raffigura Gerda attraverso la testimonianza di Robert Capa, suo grande amoreche le insegnò ad usare la macchina fotografica, e la sua amica di sempre RuthCerf.

Il 1° agosto 1937 una sfilata di bandiere rosse passa attraverso le strade diParigi. È il suo funerale e quel giorno avrebbe compiuto ventisette anni.

Per tutti coloro che seguono il corteo Gerda rimarrà una presenza forte e viva,eroina antifascista, con una gioia di vivere e una sete di libertà che lei raffigura intutte le sue foto, nonostante l’ascesa del nazismo, l’ostilità verso gli ebrei e lagrave crisi economica che attraversa tutta l’Europa.

Lascia nelle sue memorabili immagini l’amore per l’avventura del fotografare ela gioia di vivere nella Parigi degli anni trenta.

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NOI Nuovi Orizzonti Insieme 17Dicembre 2018

Quando esco

e non vedo il tuo viso sorridente

che mi saluta dal giardino,

quando rientro

nel silenzio assordante della nostra casa,

quando devo “decidere”,

quando mi accade qualcosa di bello,

quando suonano la “nostra” canzone,

quando poto le ortensie,

quando vado al supermercato,

quando, al mio risveglio, non trovo la sorpresa

del caffellatte fumante già pronto sul tavolo,

quando non funziona la calderina,

quando perdo i nostri ricordi,

quando non capisco la politica,

quando avrei bisogno di una

delle tue lezioni di Storia.

Mi mancano i tuoi tormentoni,

la tua ironia,

il tuo buongusto,

il tuo rigore morale;

la tua inguaribile generosità,

la tua protezione continua e discreta,

le tue occhiate che parlano,

le tue improvvisate;

i tuoi pensieri silenziosi;

l’attesa e i tuoi ritorni.

Passano gli anni

- e tanti, ormai, ne sono già passati -

ma tu mi manchi, Carlo;

ogni giorno di più.

Scrivere che passione

Fanny Casali Sanna

Mi manchi

Alzarsi una mattina e scrivere questaroba, avere nella testa la presunzionedi dover cambiare il mondo.

“Crani senza materia, un giorno rossidi schifoso sangue raggrumato, spolpatidal tempo, levigati dal vento, sbiancati

dalla pioggia, chiedono vendetta.I vermi e le serpi escono dalle orbite, dal setto na-

sale nudo privo del decomponibile.Le grida strazianti riempiono di terrore l’aria, rim-

bombano nel vuoto, cercano un approdo che non tro-vano, rimbalzano come un’eco e tornano alla ripu-gnante massa di rifiuti ossei.

E voi, che sputate sopra questi crani maledetti chevi perseguitano, non sapete che questo emblema dimorte siete voi, voi ricoperti di vermi viscidi che vimangiano le cervella senza che ve ne accorgiate”

I capelli lunghi, i pantaloni stretti, gli stivaletti, unmaglione blu dolcevita, un cappottaccio nero, lungo,che arriva quasi a toccare terra: cambiare il mondo?

Sul piatto sta girando un disco di Fabrizio, la suavoce ipnotizzante, le sue parole come macigni, la suamusica coinvolgente:

“Uomini, poiché all’ultimo minuto non vi assalga ilrimorso ormai tardivo, per non aver pietà giammaiavuto e non diventi rantolo il respiro, sappiate che lamorte vi sorveglia, gioir nei prati o fra i muri di calce,come crescere il gran guarda il villano, finché non siamaturo per la falce” (1)

Esco di casa; il mondo si cambia da fuori. Camminoverso il negozio di Dodi, ho bisogno di una guarnizio-ne, una banalità ma urgente: il rubinetto perde. Espri-mo la mia necessità e Dodi con la sua flemma rispon-de: «Domani ragazzo, arriva domani».

Il rubinetto aspetterà domani, o chissà quando (Dodivolendo). Il mondo aspetterà domani, o chissà quan-do (Dio volendo).

Torno a casa, camminando piano piano, con la miatrasgressione esteriore ma con quanta incertezza in-teriore.1) Tratto da “Recitativo” (Tutti morimmo a stento) diF. De Andrè, 1968, Bluebell Records

Danilo Belluccini

1968, il mondo da cambiare

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18 NOI Nuovi Orizzonti Insieme Anno XXVI n. 1

Mi sono sempre chie-sto se in un luna parkpossa esserci del silen-zio.

Mi sono sempre chie-sto se, tra la folla in codaper prendere un sacchet-to di pop-corn possa es-serci del silenzio.

Mi sono sempre chiesto se, durante un giro di gio-stra o del calcioinculo, possa esserci del silenzio.

E che dire di quei temerari che vengono catapultatiin giochi mozzafiato, tra loro può esserci silenzio.

Come sarebbe un luna park se togliessero improv-visamente l’audio?

Parlerebbero solo i visi, gli occhi pieni di stuporedei bambini, la trepida attesa di chi attende il proprioturno prima di essere sparato da un cannone o lan-ciato in groppa ad un razzo. Anche le imprecazioni dichi non riesce ad uscire da un labirinto, non avrebbe-ro voce. Per non parlare dei pianti di chi vorrebbefare un altro giro o di chi si pente di averlo fatto.

Un luna park silenzioso sarebbe un luna park? PRO-BABILMENTE NO.

Un luna park senza musica, senza urla, senza piantio botti, senza imbonitori o rumorose attrazioni potreb-be fregiarsi del nome luna park? SICURAMENTE NO.

Sarebbe solo LUNA senza park.Io amo il silenzio della luna.

Non perderti nel bosco, bambina mia, ché non è illupo, ma l’ombra che ti va a seguire. Non perderti,tieni stretto il filo delle speranze, che i rovi lascinosegni lievi sul cuore. Se vuoi fermarti a raccogliere ifiori del sogno, siediti a guardare le stelle così poi ticanteranno la via, non perderti, non del tutto.

Il bosco è un labirinto di tenebra e di luce, lasciache ti parli, segui le voci, le grida ed i bisbigli, ma siipronta a tornare sulle tue orme ché solo tu devi deci-dere il cammino. Non ti perdere, bambina mia.

I giochi sono felici, ma i sassi pungono i piedi ed ipensieri, toglili piano, tieni solo quelli che ti ricordanodi essere viva.

Non ti perdere nel bosco,piccola mia, corri fino a cheil respiro si fa nebbia e poiriposa, l’erba ti sarà culla.Non perderti.

Erano alti gli alberi quan-do sei partita, ora i ramiquasi ti accarezzano il viso.

Non perderti, bambina mia, nel bosco, ché io ti aspet-to qui nella radura per ascoltare i tuoi petali e le spi-ne, per abbracciarti e poi lasciarti andare.

Cinzia Revelli

Silenzio

Gaetano De Santis

Nipote

Lettera a Fabia

Carissima Fabia,è stata una sorpresa che mi ha

dato grande gioia sentire nominareil mio nome, mentre ricordavi la nascita della nostraUnitre.

Nelle tue parole cuore e poesia danno valore alleazioni. Conforta essere ricordati. Grazie!

“Dare vita agli anni e non anni alla vita”: le parole diIrma Re (1) si realizzano nel nostro progetto che com-pie 27 anni, perché tante persone come te hanno sa-puto mantenerlo e svilupparlo.

Siete la forza di questa realtà.A tutti un saluto affettuoso con la certezza del tem-

po a venire.Grazie.

1) Fondatrice Unitre Nazionale

Eleonora Bozzani

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NOI Nuovi Orizzonti Insieme 19Dicembre 2018

Il corpo inanimato, irriconoscibile. Il funerale dellazia, nella città del ricordo, del passato, delle anticheradici.

... I calzoni corti sulle agili gambette. La salita, ar-rancando sui pedali ma senza alcuna fatica e con quan-to inesauribile fiato! Dal Muggiano a Luni, per Lerici eSarzana.

I pomeriggi assolati sulla spiaggia di Marinella. Labici, negletta, tra il juke box e il contenitore dell’Algi-da. La moneta inghiot-tita restituisce melo-die estive dal saporedi sale e di mare. Lesedie di ferro, cordedi plastica colorata,segnate da tracce disabbia bagnata, asiloper giovani, avvenen-ti bagnanti…

... Filippo… un nodo attorno alla gola, appeso aduna sciocca assurda corda.

(banale titolo provvisorio )

Il viaggio

Danilo Belluccini

Referente: Fabia BinciTel: 0109111252 - [email protected]

AmiciComitatoCollaborazioneMedicaArenzano

CCM - Via Cirié 32/E - 10152 TorinoTel: 011-660.27.93 - Fax: [email protected]

Un biglietto per un sorrisoLotteria 2018

Torna la lotteria del CCM, a sostegno della campagna Sorrisi di madri africane per garantirecure mediche, farmaci ed attrezzature varie ai ragazzi di strada in Kenya.

Il corpo dondola, lentamente, tra una moto nera euna Mini blu.

Da Cortina a Palinuro, percorsi allungati per Scoffe-ra e Bocchetta.

Nottate di caffettiere disgraziatamente esplose. Ci-cerone e Socrate, preparando esami multipli e, michiedo, quanto utili se appendi la tua maturità a quel-la detestabile corda?

Abbiamo diviso stecche di contrabbando e bottigliedi Johnny, condivisosacchi a pelo e tenda…ma perché hai tenutotutta per te la sceltadell’odiosa morte?

... Mamma, Papà, ri-prendetemi per mano,accompagnatemi nelVostro Cielo. O vi rac-

conterò di questo cielo che oggi abbandono… mera-vigliosamente Celeste.

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20 NOI Nuovi Orizzonti Insieme Anno XXVI n. 1

Interno, pomeriggio, autunno.Una stanza di una stazione dei Carabinieri.Una porta, una finestra chiusa e oscurata da una in-ferriata.Una plafoniera al centro accesa con due neon da 58watt che ronzano.Due scrivanie, uno schedario, tre sedie, una sotto laplafoniera.Tre persone.Due in divisa.Una in borghese seduta sotto la luce bianca.

Dialogo«Nome» chiede il brigadiereDelfino in piedi appoggiatoalla scrivania«Ugo Notarbattolo» rispondeil borghese«Ugo Notarbattolo» ripete

Rosario Mantice, appuntato verbalizzante«Professione?» domanda il brigadiere«Attacchino» risponde il borghese«Attacchino» pappagallizza l’appuntato«Residente?»«Largo Delibera, 21»«Largo Delibera, 21»«Dove?»«Come dove?»«Come dove?«Mantice!»«Comandi!»«Che la smettesse di ripetere ogni parola?»«È che le ripeto perché così le verbalizzo, Brigadie-re!»«E allora che se le ripetesse nella testa ma senzavolume»«Come senza volume?»«Hai presente “muto”? Uguale!»«Comandi!»«Speriamo, dicevamo dove abita?»«Dicevam...»«MANTICE!»«Scusi»«Cologno Marsicano»«Mhh, mhh»«Minchia, Mantice, fa più rumore quando fa il mutoche quando parla e allora parli, ah!»

«Cologno Marsicano»«Dov’era la sera del 28 settembre alle ore 21,00?»«... alle ore 21,00?»«Attaccavo manifesti»«Dove?»«In via Donizetti»«Sicuro?»«Sicuro!»«E come fa ad esserne sicuro?»«Perché ho preso una multa».«Una multa?»«Una multa, dalla locale pattuglia dei ghisa, dicevanoche attaccavo manifesti in contravvenzione al regola-mento comunale e mi hanno fatto il verbale!»«Comodo...»«Comodo?»«Comodo...»«Insomma, non male come alibi per uno che è accu-sato di vilipendio alla bandiera, abigeato, furto conscasso e atti osceni in luogo pubblico!»«Eh Brigadiere, non posso essere stato io, ci ho l’ali-bi!»«A sì?»«E sì!»«E sì...»«Ma guarda un po’, mi son fatto mandare la copia delverbale dei Ghisa e, sì è vero che le hanno elevatocontravvenzione, ma il giorno 29 settembre non il 28!»«Ah...»«Eh!»«... E quindi come la mettiamo ora?»«Falso in atti d’ufficio!»«Mantice!»«Brigadiere, ha falsificato il verbale, quindi...»«Ma non lo chiedevo a lei, ma a lui!»«Ah!»«Eh!»«Allora?»«...»Ci fu quel che si dice in gergo un prolungato silenzio.Buio.

Alberto Sacco

Un prolungato silenzio

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NOI Nuovi Orizzonti Insieme 21Dicembre 2018

C’è un’emozione più grande che vedere, in una chiaramattina di fine estate, centinaia di palloncini rosa chevolano leggeri verso il cielo?

Credo proprio di no, soprattutto se “dietro” questovolo di palloncini c’è una sto-ria tanto tenera e dolce comequella di Atta-Agata.

Anche quest’anno si è ri-petuto il momento gioiosodella giornata dedicata adAtta, ed al suo ricordo.

E lei era sicuramente lì, inmezzo a noi, ai tantissimibambini, alle famigliole, per-sino ai cagnolini!

Sì, perché ora anche gliamici a quattro zampe mar-ciano con i loro padroni, con e per Atta.

Tutti gli Arenza-nesi - e non solo -conoscono la sto-ria della piccolaAgata e della ter-ribile malattia che,nonostante le cure,e le preghiere ditutti, se la portò viaalcuni anni fa.

Credo sia impos-sibile, se non si è

attraversata la stessa tremendaesperienza, immaginare la dispera-zione, il dolore senza fine.

Ma i genitori di Agata, e tutti i suoifamiliari, con una forza ammirevo-le, sono riusciti a “convogliare” queldolore in un’iniziativa che sta cre-scendo di anno in anno.

È l’associazione TUTTI PER ATTA,che raccoglie fondi per aiutare laricerca e per sostenere le famigliedei bambini malati oncologici di for-me gravi, come il neuroblastomainfantile.

La più importante iniziativa dell’associazione è lamarcia Attatrail, non competitiva, a due percorsi, chesi svolge ogni anno a settembre e che raccoglie or-mai moltissime adesioni.

Se poi si acquistano an-che le magliette o altri gad-get dell’Attatrail, è una goc-cia in più!

E la gente, che semprericorda con tenerezza lapiccola Agata, rispondecon entusiasmo a quest’in-vito.

È una festa piena di gio-ia, di canti, di colore: pre-dominante, il rosa! Era ilcolore preferito di Agata.

C’è Don Giorgio che benedice la partenza con paro-le sempre commoventi; ci sono i palloncini, che... fre-mono aspettando il momento del lancio in cielo; c’èl’entusiasmo e la commozione della gente.

C’è persino uno spuntino finale, per corroborare ilcorpo, dopo lo spirito.

Ormai si attende questa giornata di anno in anno,come una festa.

È il modo più bello che si potesse trovare per nonperdere il ricordo di quella bimba amorosa, e soprat-tutto per trasformare il dolore in altrettanto AMORE.

Attatrail 2018

Rosy Volta

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Personaggi Straordinari

Incontro con Veronica Fazioa cura di Beppe Cameirana

La ragazza che parla ai delfini

Veronica ti ringrazio per esserevenuta appositamente dalla Fran-cia, da Cap d’Antibes, per parlarecon me della tua interessanteesperienza. Com’è nata questatua passione per mammiferi mari-ni e in particolare per i delfini?

Ho sempre provato fin bambina unamore per tutti gli animali, a casa mianon mancavano, mio padre appassio-nato per la caccia aveva ed ha molticani, c’erano poi gatti, conigli, gallineetc.

Penso che quasi tutti i bambiniamino gli animali, ma nel tuo casoquale è stata la scintilla e il primopasso che ti ha portato a interes-sarti di questi animali che natural-mente non possono essere allaportata di tutti?

Mio padre mi aveva portata a visita-re Gardaland e credo che la scintilla sia scaturita inquella occasione, ho capito che i cetacei sarebberodiventati i “miei” animali, un pensiero che si è radica-to nella mia mente.

Alcuni anni dopo, quando frequentavo già la scuolamedia superiore, sono venuta a conoscenza che a Romaera stata creata un’accademia chiamata EAATA, nellaquale si svolgevano corsi a vari livelli per raggiungerela certificazione di addestratore di mammiferi marini.

Adesso stai lavorando a Cap d’Antibes dovec’è un grande parco acquatico, quali sono sta-te le varie tappe di studio e addestramentoprima di giungere in Francia?

Ho frequentato tutti i vari corsi che svolgeva l’acca-demia, poi sono andata a Malta dove ho fatto un po’di pratica nel Mediterraneo Park, in seguito sono sta-

ta a Rimini all’acquario di Cattolica per ottenere l’at-testato di ZooKeeper e alla fine mi hanno propostoMarineland in Francia per svolgere un regolare lavo-ro con gli animali.

Come si svolge il lavoro con questi animali trai più intelligenti e come si arriva ad avere unostretto rapporto affettivo reciproco?

Il lavoro si svolge con sessioni di addestramentoche cambiano ogni giorno, per non creare una mono-tona routine sia per noi operatori che per gli animali.

Le sessioni possono essere sia di gioco, come lan-ciare una palla all’animale, sia sessioni veterinarie incui si finge di fare una ecografia e sessioni di spetta-colo. Tra animale e addestratore si instaura un rap-porto di totale fiducia e armonia, diciamo che io miaffeziono quasi subito ad un animale per cui il rap-

Veronica Fazio, 22 anni, nata e cresciuta in una frazione di Varazze alle falde del monte Beigua, ha già allespalle un percorso di lavoro con i delfini e altri mammiferi marini. Ho conosciuto Veronica che era ancora unabambina e la ritrovo con sorpresa “personaggio” dopo circa un decennio. Ho voluto incontrarla per conoscereuna attività non comune e molto affascinante.

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NOI Nuovi Orizzonti Insieme 23Dicembre 2018

porto affettivo si instaura velocemente. Bisogna co-noscere ogni animale, non tutti hanno lo stesso ca-rattere e non a tutti piace la stessa cosa, ci vuole iltempo necessario per conoscersi meglio e giungere aun rapporto completo di fiducia.

Quale linguaggio viene usato per comunicarecon loro?

Il linguaggio di addestramento deve essere ugualein tutti i parchi del mondo, quindi viene usata la lin-gua inglese.

In questo modo, qualora un animale venisse spo-stato in un’altra struttura o arrivasse un altro adde-stratore, non ci sarebbe la necessità di ricominciaretutto da zero. Inoltre si potrebbe creare uno stresssia per l’animale che per l’addestratore.

Con gli animali bisogna lavorare ogni giorno congrande serenità.

Penso che questi affascinanti animali venga-no nutriti con pesci, come viene preparato ilcibo? Ed è uguale per tutti?

L’argomento della nutrizione è molto vasto e com-plicato e cambia sicuramente da parco a parco. Pos-siamo dire che ogni specie di animale ha il suo pianodi alimentazione.

A Marineland, che è un grande parco, con tantespecie diverse di animali, occorrono tre o quattro oredel mattino in cucina, per la preparazione delle variediete, tenuto conto ad esempio che l’orca più grandemangia 70 kg di pesce al giorno, per cui c’è da svol-gere un lungo lavoro.

In cucina viene fatta una selezione di cinque varietàdi pesci diverse, abbiamo lo Sprat, un pesce di picco-le dimensioni che contiene molte calorie per cui è uncibo importante, poi c’è il Caplan anch’esso un pescedi piccola taglia. Si usano, poi, pesci di medie dimen-sioni come il pesce azzurro e il merluzzo bianco einfine si utilizzano le aringhe, queste ultime vengonosuddivise in taglie piccole, medie e grosse per ali-mentare i pinguini Royal, i delfini, le orche e altrimammiferi.

La dieta varia per ciascun animale, per questo ognu-no ha un suo secchio abbinato a un colore differentedagli altri per essere distinto.

Ad esempio ci sono quattro orche nel parco e ogniorca ha un secchio di colore diverso, rosso, viola, gial-lo, verde.

Le orche, i delfini e le otarie si alimentano con tuttele cinque varietà di pesce, mentre ai pinguini Hum-boltidi e a quelli con il ciuffo dorato, essendo di di-mensioni piccole, viene dato solo il pesce di piccoledimensioni, i pinguini Royal, essendo di dimensionimaggiori, possono mangiare anche le aringhe. Le fo-che mangiano solo le aringhe e il pesce azzurro.

Nonostante il tuo lavoro con gli animali fre-quenti anche il terzo anno della facoltà di Eco-nomia e Commercio. Come riesci a conciliare idue impegni?

Ovviamente è molto difficile far conciliare le duecose, trovandomi in posti diversi e lontani uno dall’al-tro, le lezioni dell’università non le frequento ma cer-co sempre di preparare qualche esame ogni anno.

Veronica, dopo aver par-lato con te, ti riconoscouna naturale semplicità euna grande sensibilità, dotiche si possono leggere giàsul tuo viso sorridentementre abbracci i tuoi ami-ci animali. Ti ringrazio an-che a nome dell’Unitre peravermi concesso questaintervista e spero di avereun’altra occasione per ap-profondire maggiormentela conoscenza di questo“mondo” così affascinante.

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24 NOI Nuovi Orizzonti Insieme Anno XXVI n. 1Spazio Associazioni

Mesì Mesì OnlusVia Marconi 166/5 16011 Arenzano

http://www.mesimesi.it [email protected] - tel. 3473080249 codice fiscale 95137590105

Dicembre 2018, il Natale si avvici-na e le attività dell’associazione MesìMesì specialmente in questo perio-do proseguono.

Come sapete siamo ragazzi ge-novesi che sono andati di personanelle missioni anche più volte; man-teniamo così contatti diretti con al-cune realtà missionarie nei paesi delsud del mondo che conosciamo eaiutiamo nel corso dell’anno, dandocontinuità al sostegno di piccoli pro-getti attivati in loco di cui abbiamoriscontro diretto.

Nella stesura di questo testo perònon possiamo sorvolare i fatti diGenova, non ce la sentiamo, pensiamo invece sia ne-cessario ripartire da lì: da quel 14 agosto alle 11.36,quando il ponte Morandi è crollato e 43 vite umane sisono spezzate assurdamente.

In attesa che la giustizia compia il suo corso (semai lo farà) e che Genova si rialzi ancora una volta,condividiamo ogni giorno da allora il peso sul cuoreche ogni genovese sente.

L’aiuto che parte da noi

I commercianti che aiutiamo lavorano in questa zona

Banchetto di Mesì a S. Gottardo con i prodotti del ponte

In questi mesi ci siamo interrogati in prima personae come associazione: cosa fare per essere utili inqualche modo ai nostri concittadini? Siamo andati pri-ma di tutto a conoscere la realtà delle persone sfolla-te e di quelle che vivono a Certosa vicino al ponte,con le loro strade chiuse e le loro attività quotidianepesantemente limitate; le abbiamo provate sulla no-stra pelle solo in minima parte e ci è bastato.

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Parlando con alcuni negozianti ab-biamo capito che i danni arrecati alleloro attività già nelle prime settima-ne dopo il crollo sono stati deva-stanti e nel nostro piccolo abbiamodeciso di aiutarli.

Come? Promuovendo anche i loroprodotti ai banchetti di Mesì per lemissioni. Gli anni scorsi la nostra as-sociazione aveva già proposto alcu-ne tipicità del territorio ligure (pa-sta e pesto, prodotti da forno comebaci di dama, canestrelli, panetto-ni...) in modo da valorizzare e so-stenere concretamente l’operato dipiccoli produttori locali per aiutarecon il ricavato le missioni.

Così abbiamo voluto inserire tra i nostri prodotti an-che quelli di alcuni commercianti danneggiati.

Stiamo cercando di creare una rete di possibili luo-ghi dove proporli (parrocchie, rassegne al cinema,eventi che organizziamo durante l’anno), inmodo da poterli aiutare anche nel lungo ter-mine.

Questa iniziativa sembra funzionare beneed essere apprezzata dalle persone che laaccolgono e ci passano a trovare al banchet-to. Partendo quindi dall’aiuto diretto a unarealtà genovese di Certosa danneggiata, cheviene così fatta conoscere anche al di fuoridel suo quartiere, si aiuta un progetto nellemissioni da noi presentato e sostenuto. Nonmancano, lo ammettiamo, le difficoltà orga-nizzative e logistiche perché come immagi-

Società agricola di via Fillak che aiutiamo

Forno storico di via Canepari che aiutiamo

Vanessa e Laura al banchetto di Mesìa Sampierdarena

nerete si tratta di un periodo veramente diffi-cile per la mobilità di Genova, l’abbiamo mes-so in conto perché ci spostiamo prevalente-mente da Ponente e dalla Val Polcevera. Sia-mo però fiduciosi che le cose possano via viamigliorare nei prossimi mesi e pensiamo co-munque valga la pena andare avanti.

Speriamo che questo nostro gesto unito cer-tamente a quello di tante altre persone di buo-na volontà possa risollevare pian piano gli abi-tanti di Certosa che abbiamo conosciuto e chesemplicemente sentiamo vicini. Ancora unavolta, forse più di tutte le altre, come spessodiciamo per portare sostegno a chi è in diffi-coltà nelle missioni, l’aiuto può partire da noi.

Che Natale sia occasione per dimostrare il cuore gran-de che abbiamo e che Natale sia ogni giorno.

STA A NOI FARE PONTE.

Lara Cavezarsi

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Sono trascorsi 80 anni dalla Promulgazione delleLeggi Razziali.

Le associazioni “Genova con l’Africa” e “Punto In-contro Donne” hanno voluto rinnovare il ricordo diquesti terribili eventi storici attraverso la realizzazio-ne di una mostra itinerante dal titolo “Ricordando…Le Leggi Razziali.

Dal punto di vista dei contenuti l’impianto della mo-stra appare semplice, facilmente usufruibile e toccagli eventi più salienti del periodo storico con l’intentodi stimolare la curiosità di chi legge ad approfondiregli argomenti e di inviare messaggi significativi su cuiragionare.

Non mancano riflessioni e dati sulla vita di testimonicome Primo Levi, Anna Frank, Liliana Segre.

Lo scopo principale della mostra è quello di far ri-flettere su avvenimenti come quello delle leggi raz-ziali in modo che ciò che è accaduto non possa piùrinnovarsi. Comunque, occorre saper leggere la real-tà che ci circonda per bloccare eventualmente tutti igermi che possano far rivivere quelle angosciose pa-gine della nostra storia.

Come si può leggere sull’ultimo manifesto dellamostra “siamo sempre in cammino e abbiamo neces-sità di individuare punti di riferimento”.

Dopo il primo conflitto mondiale in un clima di smar-rimento e di sfiducia si è seguita una bussola senzachiedersi a quale destinazione avrebbe portato: dallalimitazione della libertà all’eliminazione di qualsiasidissenso, dalle guerre di espansione al tragico se-condo conflitto mondiale con le conseguenze cata-strofiche di milioni di morti, eccidi, stermini, violenze,crimini di guerra. Allora ecco la bussola che rappre-senta i riferimenti di quel periodo: guerre, armi, de-vastazioni, morti, leggi razziali, campi di ster-minio, razzismo e xenofobia.

Con la liberazione dal nazifascismo abbiamo avutol’opportunità di scegliere democraticamente un cam-mino diverso: dalla forma di governo mutata in Re-pubblica nel 1946, al fondamento del nostro impiantolegislativo con la Costituzione entrata in vigore nel1948. Da quell’anno possiamo vantare 70 anni dipace e di democrazia ai cui valori possiamo guar-dare come a una bussola: democrazia, pace, dirit-

Genova con l’Africa e Punto Incontro Donne

Insieme... ricordandoLe Leggi Razziali

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NOI Nuovi Orizzonti Insieme 27Dicembre 2018 Spazio Associazioni

Valentina Tamburro

ti umani, giustizia sociale, uguaglianza, libertà,solidarietà, accoglienza. E questa è la Storia, nonsolo da non dimenticare, ma da approfondire percapire attraverso quali sentieri si sia sviluppata e qualisono i sentieri che, se percorsi, anche oggi potreb-bero farla tornare con al-tri volti e altre paroled’ordine. Oggi infattisono ritornate frequentiparole come razzismo,xenofobia e fascismo...

Ciò che preoccupa di più è il grado di conflitto econsenso popolare verso coloro che definiamo “di-versi” per colore della pelle o per etnia. Perché ciò èquanto era accaduto in Germania intorno agli annitrenta. La propaganda aveva pesantemente condi-zionato le masse nel credere “normale” l’idea di unarazza ariana superiore alle altre. Da questo presup-posto è scaturita una sorta di legittimità all’uso dellaviolenza a servizio del potere. Quindi, se il razzismoha storicamente avuto la funzione di giustificare qual-che forma di discriminazione e oppressione, oggi comeieri esso potrebbe avere la funzione di giustificarequalche forma di potere.

Il razzismo è un fenomeno complesso. Esso si ren-de visibile tra la gente senza differenza alcuna di por-tafoglio.

Quando emerge nei contesti più degradati, assumetoni più aspri e politicamente più facili da manipolare,

riuscendo a celare istan-ze sociali ben più impor-tanti come la mancata in-tegrazione.

Infatti, nei momenti digrande incertezza economica, è più facile rifugiarsitra le braccia del potente di turno che proclama direnderti sicuro nella tua casa, nella tua città e nellatua nazione, alimentando automaticamente e renden-do “normale” la paura del diverso da te.

Ed è proprio su questa “normalità” che bisogna in-terrogarsi oggi… Un impegno che deve avere comepriorità l’abbattimento di muri e preconcetti che pro-ducono paure e odio. Questo lo dobbiamo a noi stes-si, ai nostri padri, ai nostri figli e ai nostri nipoti.

La mostra è stata esposta in vari quartieri del Po-nente, di Genova Centro e in vari comuni limitrofi.

Un grazie particolare allo SPI/CGIL di Arenzano ealla COOP che, con sensibilità e disponibilità, hanno

sostenuto e contribuito alla realizzazione dellamostra itinerante “Ricordando… Le Leggi Razziali”

RAZZISMO... UNA BRUTTA STORIALe associazioni di Arenzano si confrontano con la discriminazione

Il convegno e la mostra itineran-te sulle leggi razziali sono la pri-ma iniziativa di un ampio progettoche coinvolge le associazioni diArenzano per sensibilizzare suidiritti di cittadinanza e promuove-re la cultura della non-discrimina-zione. Si avverte, infatti, un climadi razzismo strisciante, a scuola eper strada, al quale non si può ri-manere indifferenti.

Il convegno, svoltosi sabato 17novembre nella Sala Impastato diVilla Mina, ha visto una grandepartecipazione e questo fa spera-re in un mondo in cui non vi sia piùposto per atteggiamenti razzisti.

“Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sonoeguali davanti alla legge senza distinzione di sesso,di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di

condizioni personali e sociali”(Art. 3 della nostra Costituzione).

Dopo l’introduzione di Orazio LoCrasto, Presidente dell’ANPI Aren-zano, hanno preso la parola Wal-demaro Flick, avvocato di Cassa-zione e Massimo Bisca, PresidenteProvinciale dell’ANPI genovese. Èseguito un dibattito vivace e appro-fondito con alcuni brevi filmati sul-la realtà dei campi di concentra-mento: coltellate nell’anima chescuotono le coscienze.

La mostra, sempre a villa Mina,rimasta aperta nelle giornate disabato e domenica, è stata visita-ta da molte persone che a lungo si

sono soffermate a leggere i vari cartelloni, visibilmen-te commosse.

Fabia Binci

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28 NOI Nuovi Orizzonti Insieme Anno XXVI n. 1Spazio Associazioni

A.N.P.I. Arenzano Sezione 16 Giugno 1944

Via Sauli Pallavicino, 21Presidente Orazio Lo Crasto

Il nome di Telesio Interlandi, ai più, dirà poco o nul-la. Giornalista tra i più servili al regime fascista, fu luiad avviare il sostegno incondizionato della stampa allepolitiche razziali del regime.

Il 5 agosto 1938 usciva nelle edicole il primo nume-ro de “La Difesa della Razza” quindicinale alla cui di-rezione c’era appunto Telesio Interlandi.

Costava una Lira e sul frontespizio, sotto la testata,riportava un verso tratto dal V canto del Paradiso diDante “Uomini siate, e non pecore matte, si ché ilgiudeo di voi tra voi non rida”.

A precederla fu la pubblicazione,il 14 luglio 1938, del famigerato“Manifesto della Razza”, decalogosottoscritto da dieci scienziati, dove,tra l’altro, si identificavano gli ebreisul piano razziale e religioso.

In verità la stampa, e non soloquella, già da un paio d’anni, daquando la Germania aveva appro-vato un pacchetto di norme antise-mite, aveva dato il via ad una cre-scente criminalizzazione degliebrei, colpevoli di qualsiasi misfat-to. Le “veline” che il Ministero dellaCultura popolare faceva pervenireai giornali e ai notiziari radiofonici, indicavano congrande enfasi gli ebrei quali origine di ogni male. Aquesto punto il regime fascista ebbe la strada spiana-ta e quando il 2 e 3 settembre furono approvati i pri-mi provvedimenti, seguiti via via da tutti gli altri finoal 15 novembre, ciò avvenne nella quasi totale accet-tazione, come normale, ovvio provvedimento conse-guente ad una situazione che l’informazione di regi-me faceva apparire intollerabile.

La reazione dell’opinione pubblica alla legislazionerazziale fu debolissima, quasi inesistente. Poche vocisi levarono per protestare, tutte circoscritte agli am-bienti dell’antifascismo, qualche intellettuale, alcunisacerdoti. Fu così che gli italiani si scoprirono razzistie gli ebrei si videro “diversi”.

In Italia vivevano circa 50.000 ebrei, che dopo l’ini-ziale sconcerto e incredulità, cercarono di adattarsi aun mondo che ogni giorno riservava amarissime sor-prese.

Non potevano frequentare le scuole pubbliche, nonpotevano insegnare, né avere licenze commerciali,perdevano progressivamente il lavoro, non potevanopiù esserci matrimoni “misti”, erano privati di ogni di-ritto civile.

Emarginati, isolati, senza prospettive di futuro. Ilregime li voleva privare perfino della dignità di esseri

umani. Chi poteva emigrava, so-prattutto negli Stati Uniti, tra loromolti dei migliori cervelli italiani.Eppure, incredibilmente il peggiodoveva ancora arrivare.

Il 25 luglio del 1943 cadeva ilfascismo, l’otto settembre l’Italiafu occupata dall’esercito nazista,con la nascita della RepubblicaSociale di Salò iniziarono le de-portazioni nei campi di sterminio.Il culmine lo si ebbe con il rastrel-lamento del ghetto di Roma cheavvenne il 16 ottobre 1943.

Furono diverse migliaia a nonfare ritorno.

Sono passati ottant’anni dall’approvazione delle Leg-gi Razziali, volute dal fascismo e firmate senza esita-zioni né tentennamenti da Sua Maestà il Re Impera-tore. Ancora oggi, esse sono la vergogna più infamedella storia non solo del diritto italiano, ma anche dellacultura e del mondo scientifico. In tanti diedero il loroappoggio al razzismo voluto dal regime, bei nomi che,dopo la liberazione e la fine della guerra si rifecerouna verginità e occuparono posti prestigiosi nella vitapolitica e sociale della nascente Repubblica Italiana.

Oggi sentiamo l’obbligo forte di riparlare di tuttociò, perché l’Italia ha perso memoria e si rischia unatotale rimozione di ciò che è stato. Soprattutto in tempiin cui i social alimentano ignoranza e banalità.

Le Leggi RazzialiUna Vergogna da non dimenticare

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NOI Nuovi Orizzonti Insieme 29Dicembre 2018 Spazio Associazioni

Orazio Lo Crasto

Da “La difesa della razza”, diret-tore Telesio Interlandi, anno I, nu-mero 1, 5 agosto 1938, p. 2.

Il ministro segretario del partitoha ricevuto, il 26 luglio XVI, ungruppo di studiosi fascisti, docentinelle università italiane, che han-no, sotto l’egida del Ministero del-la Cultura Popolare, redatto o ade-rito, alle proposizioni che fissanole basi del razzismo fascista.1. Le razze umane esistono.2. Esistono grandi razze e piccole

razze.3. Il concetto di razza è concetto

puramente biologico.4. La popolazione dell’Italia attuale è nella maggioran-

za di origine ariana e la sua civiltà ariana.5. È una leggenda l’apporto di masse ingenti di uomini

in tempi storici.6. Esiste ormai una pura “razza italiana”.7. È tempo che gli Italiani si procla-

mino francamente razzisti.8. È necessario fare una netta di-

stinzione fra i Mediterranei d’Eu-ropa (Occidentali) da una parte,gli Orientali e gli Africani dall’altra.

9. Gli ebrei non appartengono allarazza italiana.

10. I caratteri fisici e psicologici pu-ramente europei degli Italianinon devono essere alterati innessun modo.I firmatari:

Lino Businco, docente di patologiagenerale, Università di RomaLidio Cipriani, docente di antropo-logia, Università di FirenzeArturo Donaggio, docente di neuropsichiatria, Univer-sità di Bologna, nonché presidente della Società Italia-na di PsichiatriaLeone Franzi, docente di pediatria, Università di MilanoGuido Landra, docente di antropologia, Università diRomaNicola Pende, docente di endocrinologia, Università diRoma, nonché direttore dell’Istituto di Patologia Spe-ciale Medica

Marcello Ricci, docente di zoologia,Università di RomaFranco Savorgnan, docente di de-mografia, Università di Roma, non-ché presidente dell’Istituto Centra-le di StatisticaSabato Visco, docente di fisiolo-gia, Università di Roma, nonché di-rettore dell’Istituto Nazionale diBiologia presso il Consiglio Nazio-nale delle RicercheEdoardo Zavattari, direttore del-l’Istituto di Zoologia dell’Universi-tà di Roma.

Alcuni degli scienziati e intellet-tuali ebrei colpiti dal provvedimen-

to del 5 settembre (riguardante in special modo ilmondo della scuola e dell’insegnamento) che emigranonegli Stati Uniti: Emilio Segrè, Achille Viterbi, BrunoPontecorvo, Bruno Rossi, Giorgio Levi Della Vida, Ma-rio Castelnuovo-Tedesco, Vittorio Rieti, Camillo Artom,

Ugo Fano, Roberto Fano, Salvato-re Luria, Renzo Nissim, Piero Foà,Luigi Jacchia, Guido Fubini, Massi-mo Calabresi, Franco Modigliani.

Altri troveranno rifugio in GranBretagna: Arnaldo Momigliano, ElioNissim, Uberto Limentani, GuidoPontecorvo;

in Palestina: Umberto Cassuto,Giulio Racah;

in Sudamerica: Carlo Foà, Ame-deo Herlitzka, Beppo Levi, RenzoMassarani.

Lasceranno l’Italia anche EnricoFermi e Luigi Bogliolo, le cui moglierano ebree.

Chi decide di rimanere in Italia è costretto ad ab-bandonare la cattedra.

Tra questi: Tullio Ascarelli, Walter Bigiavi, MarioCamis, Federico Cammeo, Alessandro Della Seta,Donato Donati, Mario Donati, Marco Fanno, Gino Fano,Federigo Enriques, Giuseppe Levi, Benvenuto Terra-cini, Rodolfo Mondolfo, Adolfo Ravà, Attilio Momiglia-no, Gino Luzzatto, Donato Ottolenghi, Tullio Terni eMario Fubini.

Il manifesto della Razza - 1938

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Carissimi iscritti e soci di UnitreArenzano Cogoleto, mi rivolgo aVoi - come tutti gli anni - per au-

gurarVi un buon inizio del nuovo anno accademico!Il Consorzio Arenzano per Voi - di cui sono Portavo-

ce - composto da una trentina di Associazioni di vo-lontariato del territorio, come sapete lavora da quasidieci anni per il benessere dei cittadini di Arenzano indisagio.

Nel tempo abbiamo fatto molti interventi, alcuni piùnoti altri meno, come: sostegni finanziari a disabili edanziani, con e senza accompagnamento, sostegno fi-nanziario a cittadini in disagio economico ed in statodi salute precario, sostegno economico al CCR perl’attivazione di Radio Web, taxi serale estivo per unanno, assunzione di studenti universitari per il pre-scuola e/o per dare aiuto a studenti di scuola ele-mentare e media per lo studio dell’informatica, co-pertura del campo di calcio ragazzi...

Il Progetto più importante che ci rende particolar-mente orgogliosi è il Progetto Noi in rete che ci vedeimpegnati - con l’assunzione di un insegnante/educa-tore - nel seguire 7/8 ragazzi disabili di Arenzano!

Consorzio Arenzano Per Voi - Onlus

c/o RosaAnna Princi - p.za Golgi 25/15 - 16011 Arenzano (GE) tel. 327 582534

Consorzio di Associazioni di Arenzano - Cod. SN-GE-003-2009decreto 331 del 23/02/2009

Notevoli i risultati: solidarietà tra di loro e tra le lorofamiglie, insegnamento del computer (comprati dalConsorzio), realizzazione di un Foglio notizie mensilein cui sono riportati articoli - scritti dai ragazzi- inter-viste fatte ad ospiti, disegni, foto... Da due anni an-che realizzazione di piccoli manufatti: lavori di dé-coupage, pietre dipinte...

Avrete sicuramente visto queste loro opere alla Fe-sta del Volontariato della scorsa estate e - spero - neabbiate acquistate alcune. I ragazzi sono molto fieriquando realizzano qualcosa anche per dare un aiuto- sostegno finanziario all’Associazione.

Naturalmente il problema è proprio questo: vorrem-mo fare molto di più! Per esempio portare avanti ilProgetto tutto l’anno e non solo per sei mesi... (ma civogliono fondi!) e/o aiutare molti altri cittadini in diffi-coltà.

Come tutti anche la nostra Festa ha risentito dellacongiuntura che ormai dura da anni! La raccolta fondinon è stata delle migliori... ma ci auguriamo che ilprossimo anno possa andare meglio.

Ben vengano contributi esterni: donazioni private,spettacoli con il ricavato devoluto al Consorzio... (a fine

agosto avremmo dovu-to avere il piacere diuna serata di Cabaretin cui i comici “Pirati deiCarruggi” - Balbontìn,Ceccon, Bianchi, Casa-lino - si sarebbero esi-biti, come già fatto nel2015, gratuitamente!!!Ma il tempo non è sta-to clemente e un’aller-ta meteorologica ci hafermati).

Grazie per ciò chefarete ed un saluto af-fettuoso!

[email protected].

Per donazioni: il nostro conto corrente postale è n. 92945765 - Poste ArenzanoPer il 5 mille: il nostro codice fiscale è n. 95110480100 - Consorzio Arenzano per Voi

Arenzano: Stand di Noi in rete alla Festa del Volontariato 2018RosaAnna Princi

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NOI Nuovi Orizzonti Insieme 31Dicembre 2018 Spazio Associazioni

Accademia Musicale di ArenzanoLa segreteria è aperta dal lunedì al venerdì, dalle 15.00 alle 18.00.www.accademiamusicalearenzano.itTel/Fax: 010.912.42.33. Indirizzo mail: [email protected]

Le nostre novità

Tiziana Piromalli

In Accademia sono iniziati, ormai daqualche mese, i corsi dell’Anno Accade-mico 2018/2019.

Questo anno è iniziato all’insegna dellenovità, le più evidenti sono la nuova sede,ora ci trovate in Via Marconi 163, 2° pianodel “Casone” (ex Muvita), e la nuova de-nominazione: AMA – Accademia Musicaledi Arenzano. Ma la nostra fucina di idee eprogetti non si è fermata a questo.

Le novità riguardanti i corsi sono principalmente due:Laboratorio Immaginazione, rivolto ai bambini dietà compresa fra i 4 ed i 6 anni, ed il Corso di Tecno-logie Audio. Proseguono regolarmente i corsi di cantoe strumento rivolti a tutte le fasce d’età: dal cantolirico al canto moderno, dalla chitarra classica allachitarra elettrica, dal contrabbasso al basso elettri-co, e così via spaziando fra tutte le discipline musica-li; così come proseguono con nostra grande soddi-sfazione i corsi di musica rivolti ai più piccini (Musi-cainfasce® per bambini fra 0 e 36 mesi e Svilup-poMusicalità® per bambini fra 3 e 5 anni), i corsi dimusica d’insieme, di scenografia, il laboratorio espres-

Prossimi appuntamenti15 dicembre, ore 17:00, chiesa SS. Martino e Ales-sandro (Pineta di Arenzano): Concerto di Natalecon ensemble strumentale e Coro polifonico Ino Minìdell’Accademia Musicale di Arenzano in collaborazio-ne con il coro Giuseppe Manzino di Savona21 dicembre, ore 17:00, Teatro Grande Il Sipario

Strappato - Arenzano: Saggio diNatale. Spettacolo corale che ve-drà coinvolti i ragazzi del laborato-rio espressivo, del laboratorio di sce-nografia, le classi di canto e di stru-mento, l’orchestra giovanile compo-sta dagli allievi dei corsi di musicad’insieme e dei corsi di musica chesi tengono presso la scuola media,oltre ai flauti dolci preparati dallaProf. Giovanna Vallarino.27 dicembre, ore 21:00, Santua-rio “Gesù Bambino” - Arenzano: Con-certo di Fine Anno.

sivo e il laboratorio teatrale, che da quest’anno vedela collaborazione del Sipario Strappato.

Vi segnaliamo inoltre le esercitazioni corali che sitengono tutti i giovedì alle ore 21:00 presso la nostrasede e sono aperte a tutti. Vi invitiamo a venire aprovare: venite ad imparare e a divertirvi con noi,unitevi al coro Ino Minì.

Momenti del musical "Painting - la città dei colori"andato in scena a giugno nell'arena estiva del cinema Italia

Foto di Niki Moggia

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32 NOI Nuovi Orizzonti Insieme Anno XXVI n. 1Spazio Associazioni

ASSOCIAZIONE“AMICI DI ARENZANO”

Villa Mina, via Zunino, 316011 ARENZANO GE

L’Associazione AMICI DI ARENZANO, costituita nel 1994, ha lo scopo di concorrere allatutela e alla valorizzazione dei beni culturali, delle risorse ambientali, naturali e paesaggistichedi Arenzano; non è legata a partiti politici e non ha scopo di lucro.

e-mail: [email protected]

Palme morte. E dopo?

In questi mesi in Arenzano c’è stata una moria dipalme che ha impressionato tutti. Fa effetto vederecome esemplari centenari in poco tempo comincino apiegare le foglie verso il basso e morire.

Improvvisamente tutti ci siamo accorti di questi gi-ganti che ci hanno accompagnato durante la nostravita, della loro bellezza, e spesso ce ne siamo accortiproprio perché… non c’erano più. L’illuminazione èdiversa, gli scorci cambiano e ci domandiamo comemai ci siano tanti ceppi tagliati nelle aiuole.

Piantate nella maggioranza dei casi all’inizio delsecolo scorso, le palme delle Canarie (Phoenix ca-nariensis) sono piante ornamentali, con una chiomafolta e bella, spesso esaltata dal taglio artistico dellefoglie secche da parte dei giardinieri. Purtroppo que-

sta specie è quella più soggetta alle infestazioni deltemuto punteruolo rosso. L’amministrazione comunalesi è attivata per tempo ma finora non si sono trovatialtri rimedi al taglio tempestivo e alla distruzione del-le piante infestate, in modo da limitare il più possibileil contagio. Si è inoltre provveduto alla loro sostitu-zione con nuovi esemplari.

Negli ultimi mesi c’è stata una notevole accelera-zione del fenomeno, avvenuta anche in altre cittadineliguri, come Pietra Ligure, Noli e Nervi, con la conse-guenza evidente che i moncherini delle palme taglia-te si sono moltiplicati, in una curiosa varietà di altez-ze e situazioni: davanti alla biblioteca comunale alcu-ni cittadini li hanno paragonati a due candele, in altricasi sono diventati sostegni per piante di rosa.

Si pone quindi il problema della loro rimozione e diun progetto a lungo respiroper la sostituzione di questaspecie di palme, al fine dimantenere il patrimonio ver-de di Arenzano.

Per minimizzare il rischiodi situazioni analoghe infuturo conviene prevedere,in sostituzione delle palmedelle Canarie, l’utilizzo di di-verse specie, sia simili siaautoctone. Sarebbe auspi-cabile pure verificare se siapossibile utilizzare le pian-te nate spontaneamente

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NOI Nuovi Orizzonti Insieme 33Dicembre 2018 Spazio Associazioni

da seme nei nostri grandiparchi, mettendole a dimo-ra per essere utilizzate viavia che se ne presenti lanecessità: sarebbe senz’al-tro un risparmio di costi.

Scegliere quali specie si-ano più adatte alla sostitu-zione è ovviamente unaprerogativa degli espertidell’amministrazione comu-nale, tuttavia possiamo,con spirito collaborativo,condividere quanto abbia-mo scoperto facendo unapiccola ricerca sulla rete.

A Loano e a Nervi le palme sono state sostituite conaltre della specie “Washingtonia robusta”. A Imperiasono stati investiti, nel 2016, oltre 120.000 euro perricollocare nuove palme in sostituzione da quelle col-pite dal punteruolo rosso.

Le palme nuove sono di varietà, al momento, resi-stenti all’attacco dell’infestante: Washingtonia ro-busta, Washingtonia filifera, Phoenix dactilyfe-ra, mentre a San Benedetto del Tronto hanno utiliz-zato delle specie Washingtonia e Phoenix provenientidal vivaio comunale. Le Washingtonie, già presentisul nostro territorio, hanno una chioma molto menofolta; la specie “filifera” è piuttosto bassa (sotto i 5metri), mentre per entrambe ci sono diverse segna-lazioni, come a Palermo (2011), Salerno (2013) e Vasto(2016) di esemplari infestati essi stessi dal punteruo-lo, che evidentemente, pur prediligendo le palme del-

https://alassiofutura.blogspot.com/2018/02/noli-passeggiata-noli-un-cimitero-di.html

https://www.comuneloano.it/files/ftp/SostituzionePalme/tav%202%20relazione%20tecnica.pdf

https://www.comune.palermo.it/noticext.php?id=19909

https://consorzioaxa.it/punteruolo-rosso-colpisce-anche-la-washingtonia/

http://www.ilcentro.it/chieti/morte-le-palme-nuove-sostituivano-quelle-del-punteruolo-1.1945378

http://www.lecceprima.it/politica/trenta-olivi-per-sostituire-le-palme-infette-e-colpite-dal-punteruolo-

rosso.html

Alcune fonti

le Canarie, varia la sua dieta a seconda della disponi-bilità. La palma da datteri (Phoenix Dactilyfera) vieneindicata in alcuni siti come la più attaccata dal punte-ruolo e in altri come immune (ad esempio, sul sito delcomune di Palermo, che ne ha piantumate diverse lescorse settimane).

A Capaccio (Salerno) le piante che verranno messea dimora in sostituzione delle palme sono per lo piùautoctone ed individuate in base ad una precisascelta di salvaguardia della biodiversità dell’eco-sistema locale: lecci (quercus ilex), albero di Giuda(cercis siliquastrum), carrubo, corbezzolo, lenti-sco, ligustro e melograno. Inoltre, è prevista an-che la piantumazione di Jacaranda mimosifolia, pian-ta non autoctona ma molto interessante per la copio-sa fioritura estiva e la piena compatibilità con le altreessenze vegetali locali.

Foto nella pagina sinistra: Viale delle palme davanti al Grand Hotel a inizio ‘900In alto: Foto d’epoca con la passeggiata e le palme davanti alla biblioteca, ora morte

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34 NOI Nuovi Orizzonti Insieme Anno XXVI n. 1Spazio Associazioni

Il “punteruolo rosso” (Rhynchophorus ferrugineus),coleottero di origine asiatica, ha colpito l’Egitto nel1992 (30.000 palme distrutte in poco tempo, spe-cialmente quelle che producevano datteri).

È passato in Spagna nel 1994 ed è stato segnalatoin Italia per la prima volta a Pistoia nel 2004. Nel2007 venne organizzato a Sanremo un convegno acarattere regionale per adottare strategie di lotta enel 13 febbraio 2008 venne pubblicato il primo de-creto che obbligava Enti pubblici e privati proprietaridi palme a provvedere alla eradicazione delle palmeinfestate con triturazione e smaltimento dei residui.

Gli adulti di Rhynchophorus ferrugineus sono attivisia di giorno che di notte. Sono abili volatori, in gra-do di raggiungere nuovi ospiti nel raggio di 1 km.

Il “punteruolo rosso”, l’insetto killer delle palme

La biblioteca con le “candele” e l’ultima pianta già condannata.

Una scelta analoga è stata fatto a Palermo, con l’ag-giunta della quercia da sughero. Anche in provin-cia di Lecce si è andati in questa direzione utilizzandodegli ulivi.

Come si evince da questa panoramica le soluzionisono le più diverse. A nostro giudizio l’importante èprovvedere quanto prima alla rimozione degli“spuntoni” e alla loro sostituzione con nuove

piante agendo con lungimiranza, secondo una piani-ficazione che tenga conto sia delle esigenze estetichee sia dei costi. Oltre 100 anni fa, quando furono pro-gettati il viale di palme lungo tutto il fronte mare e,poi, quando furono aggiunte le due file di magnificipini di Aleppo della nostra passeggiata si pensò guar-dando al futuro, anche lontano.

Speriamo che anche ora si ragioni così.

La oviposizioneavviene solitamen-te in corrisponden-za delle porzioni piùgiovani e tenere del-la pianta o in feritedel tronco o del rachide fogliare. Una femmina puòdeporre sino a 200 uova per volta. Dopo la schiusa, lelarve si dirigono verso l’interno della pianta, scavan-do gallerie grazie al robusto apparato masticatorio edanneggiando soprattutto la zona del tronco imme-diatamente sottostante alla corona fogliare. Il perio-do larvale dura in media 55 giorni.

Le larve si impupano in genere alla base della pian-ta, formando dei bozzoli ovali di fibre di palma al-

l’esterno del tronco.Dopo l’emergenza dal-

la pupa, gli adulti riman-gono all’interno di talibozzoli per 4-17 giorni(media 8 giorni), rag-giungendo la maturitàsessuale. Il ciclo vitalecompleto, dall’uovo allosfarfallamento, dura inmedia 82 giorni. Gli adultihanno una durata di vitadi circa 2-3 mesi.

È stato stimato che, inassenza di fattori limi-tanti, una sola coppiadi Rhynchophorus fer-rugineus possa dare vita,nell’arco di quattro gene-razioni, a circa 53 milionidi esemplari.

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NOI Nuovi Orizzonti Insieme 35Dicembre 2018

Molti i poeti e gli scien-ziati latini che ci parlanodel rosmarino (rugiada

marina): Plinio, Columella, Orazio, Ovidio; è chiama-to così perché nasce lungo le coste marine.

L’aroma di rosmarino può aumentare la capacitàdella memoria, favorendo il ricordo di eventi e di ciòche si deve fare durante un’attività, migliorando laconcentrazione.

Citato anche da Shakespeare nel suo Amleto (Ofe-lia lo usa nei confronti di Amleto perché la ricordi) ilrosmarino è da sempre ritenuto un rimedio per lamemoria e le prestazioni cognitive: ciò che si ritene-va già diecimila anni fa, è stato confermato da unnuovo studio presentato alla British Psychological So-ciety’s annual conference che si tiene presso l’Harro-gate International Centre (UK) già nel 2013.

Lo studio, condotto dal professor Mark Moss e lacollega Jemma McCready della Northumbria Univer-sity, conferma quanto già suggerito da un precedentestudio sempre del dottor Moss, in cui si affermavache il rosmarino migliora le prestazioni cognitive e lamemoria a lungo termine fino al 15 per cento.

Ecco alcuni passi della ricerca riportati dai quotidia-ni: “Per questo nuovo studio, i ricercatori hanno coin-volto un gruppo di 66 persone. I partecipanti sonostati suddivisi a caso in due gruppi da 33 e sottopostia una serie di test sulla memoria, condotti in due di-

verse stanze: una pervasa dal profumo di rosmarino;l’altra, senza profumo. Tra i diversi test, alcuni pre-vedevano il trovare oggetti nascosti, ricordare speci-fici oggetti che avevano visto velocemente e altri testper valutare le funzioni della memoria in genere.

I risultati finali hanno mostrato che i partecipantiallo studio appartenenti al gruppo che era stato og-getto dei test nella stanza profumata, hanno ottenutorisultati migliori nei compiti circa la memoria a lungotermine e prospettica, rispetto a quelli che erano sta-ti portati nella stanza senza aroma”.

In questo studio il team di ricerca si è concentratoin particolare sulla memoria prospettica, ha sottoli-neato il dottor Moss.

La memoria prospettica implica la capacità di ricor-dare eventi che si verificheranno in futuro e ricordar-si di completare le attività in determinati momenti.

«Questo è fondamentale per le attività quotidiane –ha proseguito Moss – per esempio, quando qualcunoha bisogno di ricordarsi di spedire un biglietto d’au-guri o di prendere le medicine in un momento parti-colare. Sono necessarie ulteriori ricerche per indaga-re se questo trattamento è utile per gli anziani chehanno subìto un declino della memoria», ha conclusoil dottor Moss.

Nell’attesa di nuove ricerche e conferme… mettia-mo sul nostro davanzale un bel vaso di rosmarino!!!

Per rafforzare la memoria

Annusa il rosmarino!

Maria Elena Dagnino

Incontriamoci per saperne di più

19 ottobre: prof. Giorgio Bisio, “Siamo nati permuoverci (dalla teoria alla pratica)”

6 novembre: dott.ssa Maria Grazia Oliveri, “Medicinadi segnale: prevenzione e cura con lostile di vita e l’alimentazione”

14 dicembre: prof. Francesco Macrì, “Europa grandeincognita”

L’Unitre, nel contesto delle Settimane della Culturaorganizzate dal Comune di Cogoleto, con il patrociniodella Regione Liguria, ha organizzato un ciclo di con-ferenze di grande interesse con relatori competenti edisponibili, presso il Centro Culturale Espositivo“Sbragi” di Cogoleto.

La dott.ssa Maria Grazia Oliveri

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36 NOI Nuovi Orizzonti Insieme Anno XXVI n. 1

Nel cuore della città sto per incontrare presso il suostudio la dott.ssa Rosita Carli - Igienista Dentale -Esperta di Medicina Naturale.

Arrivo alla reception e vengo accolto cordialmente,dopo una breve attesa mi riceve una sorridenteDott.ssa Carli la quale con piacere si mette a mia di-sposizione per le domande di rito.

Avevo preparato uno schema classico però guar-dandola da subito ho voluto chiedere quali siano i se-greti della sua eterna giovinezza per il suo stato diforma.

Sicuramente devo molto allamia ricerca sulla salute, da gio-vane avevo una miriade di di-sturbi tipici della persona sanache non sta bene, e questo miha spinto a cercare una spie-gazione del mio star male.

Dopo anni di deludenti inda-gini, un giorno vidi un “ciclo-stile” (volantino pubblicitariodel passato) dove invitavanoad una conferenza sulla Me-dicina Naturale, questo mi col-pì perché era la prima volta che vedevo la parola Na-turale vicino a Medicina, ora tutti sanno cosa vuol direma quarant’anni fa era una novità assoluta. La curio-sità per la salute mi ha portato a conoscere il MetodoKousmine per l’alimentazione e l’igiene intestinale. Dali ho iniziato tutto il mio percorso verso l’ottima salutedi cui godo ancora oggi.

Da quanti anni si occupa d’Igiene Dentale?Da moltissimo tempo, dal 1982.Nel suo Istituto offre ai clienti altri servizi?Oltre l’Igiene Dentale altamente professionale con

courettage manuale indolore, offro sedute di Medici-na Naturale di cui sono Esperta Diplomata dalle Uni-versità di Milano e Novara, che comprendono l’inse-gnamento del Metodo Kousmine del quale sono tera-peuta, questo illuminato percorso di salute s’imper-nia su una colazione molto ricca, un pranzo equilibra-to e una cena “molto” leggera, secondo la dott.saKousmine “Una colazione da Re, un pranzo da Princi-pe e una cena da povero” e non può mancare unapuntuale igiene intestinale domiciliare (clisteri).

Al giorno d’oggi siamo più fortunati e possiamo av-valerci dell’idrocolonterapia che non esisteva nei pri-mi anni del ‘900 quando esercitava la Dott.ssa Kous-mine.

Mi incuriosisce nel momento in cui mi segnala ilservizio legato all’idrocolon vorrei saperne di più. Qualisono i benefici e quante volte deve farsi questo trat-tamento?

L’idrocolonterapia è un delicato lavaggio intestinalefatto con una attrezzatura di ultima generazione, pra-

ticato da una dottoressa pro-fessionista del campo. Non èdoloroso, è “liberatorio”! È in-dicato per eliminare le tossi-ne che si depositano sulle pa-reti del colon anche nelle per-sone che pensano di avere unintestino normale.

Al giorno d’oggi tutti ne ab-biamo bisogno sia per preve-nire una quantità di malattiedell’intestino stesso, moltevolte asintomatiche, che perquelle che non ne sembrano

dipendenti. Gengiviti, parodontiti, afte, Herpes (la boc-ca riflette la condizione dell’intestino), dermatiti, al-lergie, cefalee, sovrappeso, dimagrimento da cattivoassorbimento, persino gli attacchi di panico vengonomediati da un’igiene intestinale.

La prima seduta d’idrocolonterapia si fa per capirela condizione dell’intestino e di conseguenza la dotto-ressa che la esegue può informare se necessita ripe-tere il lavaggio e a che distanza di tempo. Inizialmen-te sono quasi sempre consigliate due sedute distan-ziate da due/tre settimane, poi si fa l’idrocolontera-pia tutte le volte che se ne sente il bisogno (quandotornano i disturbi) e sicuramente al cambio di stagio-ne per contrastare i malanni invernali e per viverel’estate al meglio.

Qual è la storia della Dott.ssa Carli e come è arriva-ta ad interessarsi dell’igiene dentale?

Dopo essermi rimessa in perfetta salute da sola, a40 anni mi venne offerta l’opportunità di fare l’inter-prete ad una Igienista Dentale svedese assunta in ungrande Centro Odontoiatrico.

La vita è bellaIntervista con la dottoressa Rosita Carli

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NOI Nuovi Orizzonti Insieme 37Dicembre 2018

Da qualche tempo seguo con piacere un program-ma televisivo su Rai 3 dal titolo “Non ho l’età”

All’inizio mi sono un po’ meravigliata del contenutodi questo programma: pensavo si parlasse di adole-scenti.

In realtà, e la sorpresa è stata grande, si parla distorie di persone dai sessant’anni in su, che hannoritrovato il secondo (a volte anche il terzo) amore dellaloro vita dopo la perdita del marito/compagno prece-dente.

Che dire? Seguo ormai tutte le serequesto programma essenzialmenteperché mi infonde ottimismo.

I protagonisti non si sono arresi aifatti della loro vita e, non contentidella loro solitudine, si sono “lancia-ti” in un’altra esperienza che, alme-no per gli intervistati, è stata unascelta vincente.

Cosa li spinge a questa ricerca diun compagno/a: non si arrendonoal loro destino, scommettono sulla loro esistenza, sibuttano a capofitto nella vita.

Il comun denominatore è la loro grande simpatia:allegri, felici della loro scelta, pieni di vita e di entu-siasmo.

Ma come mi piacciono!

Non ho l’etàHanno così risolto il loro problema di solitudine, for-

se in qualche caso anche economico, sono in compa-gnia di una persona che si prende cura di loro, pas-seggiano, ridono, prendono insieme un caffè e, per-ché no, anche l’aperitivo. Mi fanno tanta tenerezza.

Ma dove si sono conosciuti? Principalmente nei cen-tri sociali, spesso in una sala da ballo (galeotto fuquel tango!) oppure tramite amici. Ma tanti compli-menti per il coraggio di vivere che hanno avuto!! L’al-

ternativa?Certamente più difficile, la so-

litudine, mitigata dalle amiciziee dalla famiglia. E la solitudine,si sa, è una brutta bestia, chebisogna saper gestire con abilitàe cautela. Per carità può essereanche uno stato di grazia, di pro-fonda armonia con se stessi.

In ogni caso io continuo a se-guire questo bel programma, al-legro, originale e realizzato con

garbo. E tanta, tanta ammirazione per chi, non soddi-sfatto del suo presente, cerca di trovare delle solu-zioni per migliorarlo.

Dimenticavo di dire: a volte volano fiori d’arancio!!!

Loredana Odazzi

L’arte della cura della bocca mi ha subito affascina-to, l’igienista svedese è stata una meravigliosa inse-gnante, ma allora in Italia non esisteva la laurea inigiene dentale, ho dovuto aspettare dieci anni e, seb-bene avessi già compiuto cinquanta anni, mi iscrissiimmediatamente all’Università di Genova e conseguiiil Diploma di Igienista Dentale che poi nel 2004 (ri-dando 38 esami con discussione di tesi su “Parodon-topatia ed Helicobacter Pylori“ in 18 mesi) mi sonolaureata all’Università di Siena diventando Dottore inIgiene Dentale.

Del suo istituto è completamente soddisfatta?Direi proprio di sì, ho aperto il mio studio professio-

nale in Via XX Settembre, 5 nel 1998 e sono stata laprima Igienista Dentale Esperta di Medicina Naturaleche ha messo nel proprio studio l’Idrocolonterapia dicui sono particolarmente orgogliosa perché so di of-

frire un trattamento veramente naturale e valido permigliorare e mantenere la salute nel tempo.

Ritiene che per il prossimo futuro si possa offrirealla sua clientela qualche cosa d’innovativo?

Come novità ho iniziato a proporre lo sbiancamentorapido a fine seduta d’igiene dentale con interessantipromozioni a giugno e dicembre, mi sembra che imiei affezionati pazienti apprezzino molto il tocco este-tico finale.

Quali consigli può dare a chi vuole intraprenderequesta professione?

Di curare la propria salute con determinazione peravere tutta l’energia che serve per studiare e portareavanti con passione questa fantastica professione delfuturo.(da SìNews! Magazine del Friuli, del Veneto, della Li-guria e di Latina)

Pino Cogorno

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38 NOI Nuovi Orizzonti Insieme Anno XXVI n. 1

Non so neppure dire da quanto tempo de-siderassi vedere Israele. Non avevo motiva-zioni religiose, ma ero certa che sarebbestata un’esperienza intensa anche dal pun-to di vista spirituale. Oltre alla bellezza deiluoghi, naturalmente.

La situazione politica del Paese ci ha trat-tenuti per lungo tempo… anche se altri viag-gi in Medio Oriente (in tempi meno difficili,senza dubbio) ci invogliavano comunque acompiere questa esperienza.

E quest’anno a maggio è arrivato il mo-mento tanto atteso.

Otto giorni in Israele, con un po’ ditrekking, le alture del Golan, la splendidafortezza di Masada, l’affascinante desertodella Giudea, il Mar Morto con 49 gradi! Naturalmen-te i luoghi più attesi erano quelli sacri: la Basilica del-la Natività a Betlemme - un momento veramente ma-gico - poi quella dell’Annunciazione a Nazareth; infi-ne, a Gerusalemme, quella grandiosa del Santo Se-polcro. Il Monte degli Ulivi, l’immenso Cimitero ebrai-co, il più grande al mondo. Il Memoriale della Shoah:un dolore infinito.

Gerusalemme ci ha lasciato dentro una profondanostalgia, perché è una città veramente unica. Sog-giornando nel cuore del centro storico, si respiravauna mescolanza di religioni, di culture, difficile da

spiegare, ma estremamente affascinante. Poi, i colo-ri delle spezie, gli odori ed i profumi delle stretteviuzze; i larghi vestiti degli uomini e delle donne, icappelli ed i soprabiti neri degli Ebrei ortodossi, unmondo a sé. Il Muro del Pianto, dove si aveva la sen-sazione che veramente le preghiere salissero diretta-mente al Cielo, ed i bigliettini infilati nelle fessure delMuro arrivassero là, dove dovevano...

Credo che molte persone avranno visto ciò che hodescritto brevemente finora. L’esperienza più singo-lare vissuta in quei giorni - e forse meno nota - èperò l’avere vissuto tre giornate in un Kibbutz.

Ed è proprio questa che vorrei racconta-re, perché il modo migliore, in un viaggio,di vivere il paese in cui ci si trova, è quellodi sperimentare le usanze del posto, comeun “locale” qualsiasi.

Tutti sapranno che cosa sia un Kibbutz.In caso contrario, dirò brevemente che al-tro non è che una COMUNE. In Israele cene sono molti, e quello in cui noi abbiamosoggiornato era uno dei più grandi e piùantichi. Era sulle rive del Lago di Tiberiade.

Un tempo i Kibbutz erano soltanto comu-nità agricole; ora sono anche industriali. Inessi vivono molte famiglie, e ciascuno dà ilcontributo con il proprio lavoro.

Nell’aspetto è un grande villaggio, com-posto da casette di vario tipo e di varia di-

Un viaggio sognato: IsraeleVita nel kibbutz

Il Muro del Pianto

Spazi comuni nel Kibbutz

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NOI Nuovi Orizzonti Insieme 39Dicembre 2018

Mark Frechette

Rosy Volta

mensione, che comprende degli spazi co-muni per i pasti, per lo svago. Chi lavoranei campi, chi nelle stalle, chi in fabbrica; cisono i cuochi e gli inservienti per la mensa,la scuola, gli asili per i bimbi. Molte coppiegiovani e belle, con bambini; a turno, ci sioccupa anche di quelli altrui.

Persino le automobili sono in comune: chine ha bisogno le usa, rispettando le esi-genze degli altri.

Un tempo non girava neppure denaro: orasi percepisce una sorta di stipendio, che di-pende da tanti fattori, ma comunque mini-mo, rispetto alle nostre abitudini!

In mezzo ad una quantità di casette c’era la nostraGuest House, bella ed accogliente (anche se non eco-nomica!), molto verde, una piscina immensa, in usoanche agli abitanti del Kibbutz.

Mangiare alla Mensa faceva un certo effetto: ciboottimo e vario, ma self-service TOTALE. Come in unacomune che si rispetti, non solo ci si serve, ma sisparecchia pure, e si sistemano i piatti in una lava-stoviglie.

Dopo il primo stupore, era quasi divertente: unanovità. Una nota positiva: l’allegria. I bambini, tanti ebelli, vivono in libertà assoluta, felici, sempre in com-pagnia, accuditi da tutti. Anche i cani, numerosi, scor-razzano nei prati e giocano festosi. Si coglieva, inqueste giovani famiglie, una complicità, un affiata-mento particolari.

Di giorno si lavorava sodo: a ognuno il suo compito.Di sera, si organizzavano grigliate (certi profumini...)e belle feste con musica, balli, giochi.

Una nota negativa: noi occidentali, abi-tuati al benessere ed al consumismo, nonriusciremmo mai ad adattarci a quello stiledi vita spartano e sicuramente lontanoanni luce dalle nostre esigenze.

Forse da giovani un po’… hippies... chis-sà? Ma ora, rinunciare alla macchina o acomprarsi un paio di scarpe, o al cellulare,la vedo MOLTO difficile.

È stata comunque un’esperienza unicae bellissima, meglio di qualsiasi Hotel a 5stelle: per tre giorni ci siamo sentiti an-che noi israeliani.Una festa nel Kibbutz

Panorama di Israele e cimitero ebraico

Cosa posso dirvi per aiutarvia vivere meglio in questo anno?

Sorridetevigli uni gli altri;

sorridete a vostra moglie,a vostro marito,

ai vostri figli,alle persone con le quali lavorate,

a chi vi comanda;sorridetevi a vicenda;

questo vi aiuterà a crescere nell’amoreperché il sorriso è il frutto dell’amore”.

Buon Anno!

Madre Teresa di Calcutta

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Noi e loro

a cura di Giuliana ErliLe perreras spagnole

Esistono delle associazioni no-profit in Italia e all’estero che sioccupano di portare in salvo cani, gatti e altri piccoli animali perpoi darli in adozione. Uno di queste è “Progetto Animalista per laVita” associazione il cui scopo è di fare conoscere la situazione incui si trovano alcuni animali detenuti nelle perreras spagnole ecercare poi di salvarli portandoli in Italia.

Le perreras spagnole sono dei canili (se così vogliamo chia-marli) dove vengono portati i cani randagi o abbandonati dai loropadroni. In Spagna non esiste il reato di abbandono e maltratta-mento di animale, come invece fortunatamente esiste in Italia, quindi chi li vuole abbandonare o uccidere nonsi fa scrupoli. Purtroppo questi canili sono dei veri e propri lager dove i cuccioli che siano di cane o di gattovengono soppressi dopo dieci giorni dal loro arrivo sempre che prima non muoiano per malattie o per fame.

Alcuni volontari sul posto si occupano di portare in ricoveri o strutture più idonee quanti più cani o gatti siapossibile per poi metterli in adozione tramite vari circuiti come internet e facebook.

A Caceres, nella regione dell’Extramadura, questa associazione ha due rifugi che ospitano più di 300 cani e100 gatti, oltre ad altri animali tra cui un’asina di 50 anni salvata dalla sperimentazione scientifica. Una volta

adottato il cucciolo viene sterilizzato e microchippato, fornito poidi tutte le vaccinazioni viene trasferito in Italia su appositi furgoniattrezzati con gabbiette e, dopo un lungo e faticoso viaggio, ilpelosetto arriva a destinazione e consegnato al suo adottante.

Purtroppo per ora “Progetto animalista per la vita” è una dellepoche associazioni che si batte per far sì che gli uomini, sianoessi spagnoli o di qualsiasi altro paese, non considerino gli ani-mali oggetti da trattare con indifferenza o addirittura con brutali-tà ma esseri a cui restituire dignità e dare amore.

“Il compito più alto di un uomo è sottrarre gli animali alla crudeltà” (E. Zola)

“Se ci diamo una mano, i miracoli si faranno e il giorno di Natale durerà tutto l’anno.”

Ristorante Parodi Arenzano

Gianni Rodari

Domenica 16 dicembre 2018dalle ore 17.00

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NOI Nuovi Orizzonti Insieme 41Dicembre 2018

Mercoledì 19 dicembre 2018 - ore 21:00

Oratorio Santa Chiara - Arenzano

Il Coro Unitre “Eco del mare”presenta il

Direttrice del Coro: Caterina Vallarino

Pianoforte: Anna Venezia e Stefania Terrinoni

Concerto di Natale

Un detto molto popolaredice: “A l’é a bella de Torriggia:tutti a vêuan e nisciûn s’apiggia”.

Ma forse non tutti sanno chedietro questo detto si nascon-de la triste storia di Rosa, chetutti chiamavano “la bella diTorriglia”.

Rosa era la figlia di GiobattaGarbarino fornaio del paeseche, a metà del 1800, sfornavai famosi canestrelli di Torriglia.

Giobatta teneva talmentetanto alla sua bella figliola chel’aveva fatta ritrarre in abito daprincipessa da un famoso pit-tore e il quadro faceva bellamostra appeso nel negozio.Non voleva che lei potesse ro-vinare la sua bellezza facendolavori pesanti, per cui l’avevarelegata dietro il bancone tutto il giorno.

La sua bellezza era tale che il suo ritratto divenne ilmarchio su ogni scatola dei canestrelli che la bellaRosa confezionava personalmente. Giobatta deside-rava che la figlia trovasse marito, ma la bellezza di

Rosa faceva sì che i preten-denti non osassero dichiarar-si. In paese erano in molti adessere innamorati di lei maaltrettanto imbarazzati nelproporsi.

Intanto gli anni passavanoe, dopo la morte dell’anzianopadre, Rosa prese le redinidell’attività e continuò a lavo-rare nell’antico forno, invec-chiando in solitudine senzamai aver avuto una storiad’amore.

Sulla facciata di una dellecase del comune di Torrigliaè possibile ammirare un ritrat-to di fantasia che raffigura laBella Torrigliese e, durante lafesta patronale della Madon-na della Provvidenza, che sisvolge ogni anno l’ultima do-

menica di agosto, qualcuno giura di avere scorto ilfantasma di una giovane donna dalle trecce brunevestita da principessa che, all’ombra di un castagno,attende quel marito che non ha mai avuto.

La bella di Torriglia Antiche leggende popolari

Giuliana Erli

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Coltivo l’amore, la pas-sione per gli haiku ormaida diversi anni. Frequen-tando il laboratorio diScrittura Creativa con-dotto da Fabia Binci, hoscoperto questo tipo di poesia breve che arriva dalGiappone.

Lo schema metrico è molto semplice: tre versi, ilprimo di 5, il secondo di 7, il terzo di 5 sillabe.

Nei versi non esiste la rima, le sillabe hanno lo stes-so valore ritmico e quindi vengono solo contate.

All’interno vi è il kigo, cioè il rife-rimento ad una delle quattro stagio-ni, evocata dalla presenza di un fio-re, di un animale, di una festa...

In poche parole si scrive una verapoesia ricca di significato.

Inizio sempre la mia giornata scrivendone una. Fontedi ispirazione è soprattutto lo sguardo sulla natura,oppure alle volte scatta qualcosa dentro che mi obbli-ga a scrivere, indipendentemente dall’aver osservatoqualsiasi genere di cose.

Fabia Binci ama tantissimo questo gene-re di poesia e, sul suo profilo Fb, ogni gior-no ne pubblica una. Anch’io, ogni tanto,faccio la stessa cosa.

Siamo in tante amiche all’Unitre a con-dividere questa passione e, quasi ogni anno,

qualcuna di noi, compreso Fabia, va a Romacome finalista di un concorso haiku banditodalla Casa Editrice Empiria.

Nel 2016 sono andata a Roma con Fabia edAngela; quest’anno ci sono tornata con Fabiae Fanny. L’anno scorso tra le finaliste c’erano

di nuovo Angela e Mariarosa.Ed anche negli anni precedenti qualcuna è sempre

stata premiata. Con quest’anno, per esempio, Fannysarà la quinta volta che andrà a ricevere il premio, eFabia tante tante volte. Bisogna dire che la sua semi-na ha dato dei buoni frutti.

25 settembre 2018Sono emozionata al pensiero di

trascorrere due giorni a Roma incompagnia delle amiche Fanny eFabia e di suo marito Filippo, il qua-le ci accompagnerà nel viaggio.

Il viaggio, la condivisone per la passione in comuneper gli haiku rafforzano i rapporti di amicizia. La feb-bre degli haiku, influenzate da Mariarosa e me, hacontagiato anche un gruppo di anziane della mia par-rocchia. Mi sorprendo sempre leggendo i loro versi, i

quali esprimono tantissimasensibilità.

Sì! Gli haiku sono una verapassione.

29 settembre 2018Sono tornata da Roma sta-

notte con il cuore ricco di gratitudine verso i miei com-pagni di viaggio, e con ancora negli occhi la bellezzadi questa città.

Filippo ha guidato per ore sopportando il cicalecciodi tre donne (non è poca cosa). La premiazione èstata emozionante e, con sorpresa, abbiamo appresoche sono stati premiati alunni sia delle elementari edelle medie del Comprensorio Scolastico di GenovaCampomorone-Ceranesi. Anche un altro signore diorigine ligure, ma che vive a Trento, è entrato nellarosa dei finalisti. Insomma la Liguria è stata la regio-ne più premiata. Forse le bellezze della natura sonofonte di ispirazione, ma senz’altro penso che sia im-portante la mano di chi sa seminare bene!

Meravigliosa passione

Giuseppina Marchiori

Poesia Haiku

Giuseppina Marchiori

Scoppietta il fuoco la polenta è in tavola un posto è vuoto

Da sx: Fanny, Fabia e Giuseppina

Fabia Binci

Svegliarsi all’alba al loro posto ancora i monti e il mare

Fanny Casali Sanna

Vento di mare si ripara la spiaggia sotto la schiuma

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NOI Nuovi Orizzonti Insieme 43Dicembre 2018

Fabia Binci

I bei borghi liguri

a cura di Marilina BortolozziValloria

Nel mio peregrinare alla scoperta di paesini, anti-che gemme incastonate in questo meraviglioso terri-torio ligure, circa 35 anni fa sono capitata a Valloria,nell’entroterra imperiese.

Mi è subito apparsa composta nella sua beltà, timi-da e riservata nonostante il fascino incontestabile deisuoi stretti caroggi e architravi di pietra testimoni silentidi storie e vite passate.

È un borgo montano tra i più antichi della valle diDolcedo, e il suo nome deriva dalla romana “VallisAurea” così chiamata dal colore dell’olio prodotto da-

gli uliveti di cui questa valle è ricca. Arroccato su uncontrocrinale montuoso, presenta una conformazio-ne di alto interesse urbanistico e di spiccato fascinoambientale. È un esempio di insediamento agricolo-pastorale rimasto pressoché intatto dai tempi medio-evali.

Notevole la parrocchiale dei SS. Gervasio e Protasiodella metà del ‘600 e da segnalare le due colonneantiche ai lati dell’ingresso del vicino oratorio.

Storicamente seguì le sorti dei marchesi diClavesana.

Veniamo ad oggi. So che Valloria è diventata famo-sa per le sue porte dipinte che fino ad oggi sono 151.Artisti italiani e stranieri dagli anni ’90 hanno dipintole porte di case, cantine, magazzini, stalle e ne han-no fatto un vero museo itinerante molto suggestivo.

Da visitare il Museo delle “Cose Dimenticate” conte-nente soprattutto antichi attrezzi da lavoro.

È ovvio che in me il desiderio di rivedere questovariopinto e suggestivo borgo è intenso e mi sonoripromessa di farne una visita a breve.

Haiku in serraSabato 29 settembre e domenica 30, la serra del

Parco Negrotto Cambiaso ad Arenzano ha ospitato,come ormai è consuetudine, la Mostra di Bonsai (al-beri in miniatura) e Suiseki (pietre lavorate dall'ac-qua), organizzata dall’Associazione Amatori Bonsai e

Suiseki Genova e dal Co-mune di Arenzano con lacollaborazione di molteassociazioni, tra le qualila nostra Unitre.

Un fil rouge uni-sce Arenzano alGiappone dai tem-pi in cui il nostroconcittadino Edoardo Chiossone (1833 - 1898)fu incaricato di istituire e dirigere a Tokyo l’of-ficina per la stampa di banconote e titoli di Stato.

Nel fine settimana dedicato al Paese del SolLevante, accanto all’esibizione di Kyudo (tirocon l’arco), si sono organizzati laboratori di Ori-gami (arte di piegare la carta), Shodo (calli-grafia) e Haiku, mentre la serretta del Parcoha ospitato una bella mostra di Kunst & Arte.

Un momento del laboratorio Haiku

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44 NOI Nuovi Orizzonti Insieme Anno XXVI n. 1

Leggo su Il Giornale dell’Arte una feroce polemicaal riguardo del fatto che i vincitori del Concorso perRestauratori non sono ancora entrati in servizio. Peg-gio ancora alle loro legittime richieste di sapere quandociò avverà non ottengono che risposte vaghe. Si af-ferma anzi che della cosa non se ne sa nulla.

La questione mi preoccupa non poco. Non solo qua-le amante dell’Arte ma più ancora come cittadina ita-liana che vorrebbe vedere il proprio Paese non dicouscire ma almeno sopravvivere alla grave crisi eco-nomica che ci attanaglia.

Il turismo si sa costituisce una importante voce nel-l’economia dell’Italia. I nostri paesaggi sono indub-biamente affascinanti così come l’enogastronomia. Tut-tavia la voce per cui siamo unici è sicuramente il no-stro Patrimonio artistico.

L’ultimo anno ha visto un incremento della voce tu-rismo e conseguentemente una entrata economicache non può che tornarci comoda. Constato però per-sonalmente ogni giorno, vivendo parzialmente fuoridall’Italia, quanto male abbia fatto al nostro turismo ilcrollo del ponte Morandi. Non c’è persona che non midomandi chiarimenti su questa tragedia. Purtroppo,pur non dicendolo chiaramente perché l’educazione lifrena, leggo nei loro occhi la domanda che tutti cisiamo fatti.

Come è potuto accadere? Le altre strade sono sicu-re? Stavamo alzando la testa nel settore turistico e il

Restauro questo dramma italianoRestaurata in Inghilterra una importante tela italiana

giorno dopo il crollo chi lavorava negli alberghi dellastessa Arenzano mi ha testimoniato di una infinità ditelefonate per disdire le camere già prenotate.

Ci vorrà di nuovo altro tempo per riguadagnare lafiducia dei turisti. E intanto io leggo sempre sullo stessogiornale citato all’inizio di questo articolo che si correanche il rischio di affidare il restauro delle nostre opered’Arte alle mani di incompetenti.

Ciò provocherebbe ulteriori danni al nostro Patri-monio già tanto minacciato dall’incuria, dal vandali-smo. Chiunque di noi abbia viaggiato un poco si ren-de conto che in altri paesi si ha cura non solo di con-servare ma anche di pubblicizzare attrattive che spessovalgono anche meno delle nostre.

Qualcuno mi risponde “ma noi ne abbiamo troppe”.Forse perché avete tanti gioielli in cassaforte ne but-tate via qualcuno?

Un’altra questione mi preoccupa. L’abbandono del-le competenze. Se i nostri restauratori non verrannomessi in condizione di lavorare accadrà come è giàsuccesso per molte altre attività. Nessuno sarà più ingrado di svolgere quel lavoro. Quando ne avremonecessità ci dovremo rivolgere a lavoratori provenientidall’estero. Ed è già capitato. E non con lavoratoriprovenienti da paesi in via di sviluppo e sottopagati.

È stato il caso di carpentieri, chiamati all’allestimentodi almeno una nave a Sestri ponente, dalla Finlandia.E pensare che in questa professionalità eravamo

maestri. Difficile trovare un sarto, dif-ficile trovare chi riveste un salotto.Qualche anno fa sentivo dire “costameno comprarlo nuovo”. Forse è veroma nessuno ha calcolato i costi dellosmaltimento. E, butta oggi butta do-mani, ci stiamo ritrovando in un mon-do che sembra una grande pattumie-ra. Soldini, arrivando a Londra dopoil suo avventuroso viaggio a vela nel-l’oceano indiano, quali prime paroleha evidenziato che esso è ormai unaenorme pattumiera di plastica.

Ma voglio tornare al discorso inizialeovvero al problema dei restauri. Men-tre noi lasciamo i nostri restauratoria casa in Inghilterra una charity ha

Valerio Castello, Il carro del tempo (Genova Palazzo Balbi)

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finanziato il restauro di un’opera d’arte di grande im-portanza. Ne ha sottolineato il valore di grande docu-mento del Rinascimento. Ne ha fatto l’occasione permostrare cosa sia stato fatto con i soldi dei donatori.Soldi che per altro possono essere dedotti dalle tassedel donante.

Ebbene volete sapere di che quadro si tratta? Vole-te sapere chi è l’autore? Bene è un’opera di un Italia-no. Meglio ancora di un Genovese: Valerio Castello.Opera fatta nel 1650: Tobia che guarisce il cieco.Un’opera acquistata nel 2016 e conservata a Hull. Ilquadro quindi è espatriato come molti nostri giovani.Ma forse è meglio così. Perché avrebbe rischiato an-che esso di restare per sempre sotto le macerie delponte Morandi.

P.S. Per chi non ricordasse Valerio Castello dirò bre-vemente che nacque a Genova nel 1624 e qui morì

nel 1659. Figlio d’arte, suo padre era Bernardo, ebbeapprendistato con Domenico Fiasella e G.A. De Ferrari.Guardò alle opere di Procaccini, Correggio eParmigianino nel corso di un suo viaggio di formazio-ne a Parma e Milano. La presenza a Genova di Rubense Van Dyck ebbe altrettanta importanza sulla sua for-mazione artistica.

Possiamo leggere i suoi esordi nei dipinti della Vo-cazione e Battesimo di San Giacomo nell’oratorio diSan Giacomo della Marina a Genova. Sono conside-rati suoi capolavori gli affreschi per i palazzi dei Balbi,realizzati tra il 1655 e il 1659, che suscitarono giàl’entusiasmo dei suoi commitenti. Nonostante la mor-te prematura, nel 1659, riuscì a contribuire notevol-mente al successivo sviluppo della pittura genoveseattraverso i suoi aiuti e discepoli. Tra di loro ricordia-mo: Domenico Piola e Stefano Magnasco.

Maura Stella

La legge 75 nota come Legge Merlin, voluta dallasua creatrice, la Senatrice socialista Lina Merlin, ha por-tato nel 1958 alla chiusura delle Case di Tolleranza.

La legge presentata nel 1948, dopo dieci anni didibattiti parlamentari, il 20 febbraio del 1958 venivaapprovata. Questa legge aveva lo scopo di abolire losfruttamento della prostituzione e in primo luogo eraproprio lo Stato ad avere una percentuale sul ricava-to dai “Casini”, nome con cui venivano co-munemente chiamate le “Case Chiuse”.

Ci furono aspre lotte nei dieci anni di iterparlamentare, la legge era contestata an-che da molti colleghi di partito della Merlin,c’è voluta la grande tenacia della senatri-ce per arrivare all’approvazione.

Se il fine della legge era quello di aboli-re lo sfruttamento delle donne, dopo sessant’anni ilproblema non è risolto, anzi è notevolmente peggio-rato. In Italia sono decine di migliaia le giovani donnediventate vittime della “Tratta” soprattutto ragazzestraniere, di colore o dei paesi dell’est, schiavizzate esegregate da malavitosi sfruttatori.

Molti uomini furono delusi dall’attuazione della leg-ge, c’erano i cosiddetti nostalgici, i Casini erano mol-to frequentati anche da persone insospettabili, alcunicambiavano abito per non essere riconosciuti.

Altri habitué invece ne vantavano la frequentazione.Indro Montanelli, il grande giornalista che nell’espri-mersi non aveva peli sulla lingua, fu un accanito op-positore della legge, scrisse addirittura un pamphletpolemico intitolato “Addio Wanda”. Esistevano alme-no due categorie di “Casini”, quelli di bassa lega ealtri più lussuosi, naturalmente la tariffa” era diversa.

Anche all’epoca dei Romani esistevano le due cate-gorie, gli scavi di Pompei ne hanno rileva-to l’esistenza, quelli di poco conto eranochiamati Lupanari. La prostituzione è sem-pre esistita.

Durante i sessant’anni passati l’argo-mento è quasi sempre stato all’ordine delgiorno in ogni tornata elettorale, molti vor-rebbero abrogare la legge per rimettere,

in un certo senso, un po’ d’ordine in una situazionenon certo edificante. Basta vedere cosa succede allanotte, su viali e strade periferiche delle grandi città,prostitute e “trans” pullulano indisturbati. Ci sono incambio le professioniste indipendenti, certamentecostose, reperibili tramite annunci sui giornali o pas-sa parola, favorite dall’avvento dei telefonini.

Alla fine possiamo dire che dopo la legge Merlintutto e niente è cambiato.

Sessant’anni fa venivano chiuse le “Case Chiuse”

Tutto e nulla è cambiato!

Beppe Cameirana

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Serata di grandecommozione venerdì28 settembre a Co-goleto.

In occasione dei 40anni della legge Basa-glia, per la rassegna“Un cammino in cam-mino” l’AssociazioneCulturale CogoletoOtto, ACCO, ci ha of-ferto una serata dispettacolo teatrale.Ma un teatro diverso, speciale, proprio come “diver-si” erano i protagonisti delle sue storie.

Ma “diverso” è un aggettivo usato troppo, ed im-propriamente in questo caso. Sentite, a questo pro-posito, che cosa scriveva Alda Merini, la poetessa chetrascorse la sua vita convivendo con la malattia men-tale, e che traspose molti sentimenti, emozioni, neisuoi versi.

“Ero matta in mezzo ai matti. I matti erano mattinel profondo, alcuni molto intelligenti. Sono nate lì lemie più belle amicizie.

I matti son simpatici, non così i dementi, che sonotutti fuori, nel mondo.

I dementi li ho incontrati dopo, quando sono usci-ta”. (Alda Merini).

Una compagnia, LeOfficine Teatrali Bian-chini, ha messo in sce-na quattro ritratti, secosì si può dire, dellaPazzia, nelle sue variemanifestazioni, più omeno palesi, ma sem-pre di grande impattoemotivo.

Alcuni monologhi eduna conclusione a piùvoci, la “Lettera ai di-

rettori dei manicomi”di Antonin Artaud: ungrido corale ed un in-vito alla comprensio-ne, alla tolleranza(immensa parola!),all’amore.

Molto intenso il bra-no “La musica” di Eri-ch Zann, che ha con-dotto gli spettatori inun’atmosfera cupa,surreale, angosciosa.

E che dire del brano di Alda Merini, tratto dal “Dia-rio di una diversa”? Un’autoanalisi consapevole, quasispietata, della sua condizione di malata di mente.

Di seguito, un brano tratto dal celebre romanzo diMario Tobino, “Le libere donne di Magliano”: duro spez-zone di vita in un manicomio, quello di tanti anni fa,prima della riforma.

Scritto negli anni ’50 e ambientato nel reparto fem-minile di un manicomio nei pressi di Lucca, riportaesperienze realmente vissute dal medico-scrittore, cheriteneva non essere la pazzia una malattia, ma soloun “mondo” incompreso dalla gente cosiddetta nor-male.

Ultimo monologo, intenso da mozzare il respiro,“Giacca bianca”. Il diario di una giornata di un infer-miere di reparto psichiatrico: dai piccoli ripetitivi ge-sti prima di prendere servizio, ai pazienti, con le lorocaratteristiche, i loro disturbi... le loro storie. Una cro-naca apparentemente serena, ma così drammaticanelle sue sfumature, da gelare il cuore allo spettatore.

Due ore veramente dense di commozione.L’universo della malattia psichiatrica è poco cono-

sciuto, visto con timore e diffidenza; spesso proprioignorato, come tutto ciò che non piace, che è scomo-do... Nessuna migliore occasione di queste per avvi-cinarglisi! E si scoprirà poi che è un mondo da cuiattingere molto: esperienze, sensibilità, modi diversidi percepire la realtà che ci circonda....

Anche la follia vuole i suoi applausiCronaca di una serata “forte”, che ci ha toccato tutti i punti del cuore

“Un malato di mente entra nel manicomio come ‘persona’ per diventare una ‘cosa’. Il malato, prima di tutto, èuna ‘persona’, e come tale deve essere considerata e curata.[…] Noi siamo qui per dimenticare di essere psichiatri e per ricordare di essere persone”. (Franco Basaglia)

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NOI Nuovi Orizzonti Insieme 47Dicembre 2018

Nella rassegna “UN CAMMINO IN CAMMINO”, ricca di eventi, A.C.C.O. ha proposto:- l’8 novembre alle ore 21:00 presso la Sala Consiliare del Comune di Cogoleto “Storie da dentro”.

Simonetta Ottani, archivista incaricata dalla Soprintendenza archivistica e bibliografica della Liguria perprogetto del Ministero dei beni culturali “Carte da legare”, ha esposto storie di ex degenti degli ex O.P.P. diGenova estrapolate dalla disamina delle cartelle cliniche degli ex ospedali psichiatrici;

- il 17 novembre alle ore 21:00 presso la Sala Consiliare del Comune di Cogoleto “Oltre la cartapesta”.Conferenza di Giacomo Doni, fotografo e archeologo sanitario specializzato nella divulgazione delle me-morie manicomiali.

Il 6 dicembre alle ore 21:00 ritornerà sul palco dell’Auditorium Berellini a Cogoleto “Addio mia arte -Gino Grimaldi: i colori dell’arte nell’ombra della follia” in una versione innovativa scritta e diretta daNovella Limite.

Un cammino in cammino

Noi volontari del Cai stiamo giàvivendo questa esperienza con leescursioni “Diversamente insieme”:già la parola dice tutto.

Con gli ospiti delle Case - fami-glia di Prato Zanino (ex Ospedalepsichiatrico) effettuiamo delleescursioni, brevi gite a piedi in cuicondividiamo non solo il cammino,il pranzo al sacco, ma le chiacchie-re, la compagnia, talvolta anche silenziosa, ma nonper questo meno utile.

Rosy Volta“Anche la follia merita i suoi applausi” (Alda Merini)

Talvolta basta un piccolo gesto,prendere la mano per aiutare a su-perare un punto difficile, aiutare aestrarre la merenda dallo zaino; bereun caffè in compagnia... e si crea giàun “feeling” immediato.

Ed è grande l’arricchimento che sitrae da queste camminate insieme aloro; sicuramente è più ciò che si ri-ceve di quanto si doni!

Conoscere la Grande Guerraper ripudiare tutte le guerre

Le associazioni di Arenzano nella ricorrenza del 4novembre, a cento anni dalla fine della Grande Guer-ra, hanno organizzanto una serie di iniziative patroci-nate dal Comune, per coinvolgere anche i giovani dellanostra scuola, dal 3 al 5 novembre.

Complessivamente la Prima guerra mondiale hacausato circa 26 milioni di morti tra militari e civili.Non c’è nulla da festeggiare, se non la fine di “un’inu-tile strage”, che ha contribuito a mutilare anche lanostra comunità, privandola di buona parte della com-ponente sociale più giovane, sana e vitale.

È la prima volta che il popolo italiano combatte unaguerra inquadrato in uno stato unitario. 7 milioni diItaliani scoprono di essere figli della stessa Patria chene chiede la vita. Conobbero le trincee dell’Altopiano,le rocce del Carso, le nevi eterne dei ghiacciai alpini,le fredde acque del Piave. Soprattutto l’angoscia disentire la morte accanto. Per questo nella serra del

Parco Negrotto Cambiaso è stata ricostruita una trin-cea e allestita una mostra con documenti, foto d’epo-ca, cimeli storici e testimonianze varie.

La mattina del 4 novembre, poi, per non dimentica-re i 67 giovani di Arenzano caduti in guerra sono sonostati aggiunti 27 nomi a quelli già incisi sul monumen-to accanto alla Parrocchia.

Un evento da ricordare, un monito per il futuro.

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Stampato dalla Grafica L. P. Genova - dicembre 2018

Memorandum

Buone Vacanze!

Vacanze dal 16 dicembre 2018 al 6 gennaio 2019

1° dicembre 2018: MERCATINI NATALIZI DI TRENTO E PADOVA

Week end tra shopping e cultura: i mercatini natalizi di Trento e Padovae la mostra esclusiva “Gauguin e gli Impressionisti”.

11 dicembre: TANGO ARGENTINO - Arenzano, Villa Mina, Sala Impastato, ore 20:30Un momento di festa insieme, nell’armonioso ritmo dei passi e delle figure diun ballo affascinante e coinvolgente.

14 dicembre: EUROPA, GRANDE INCOGNITA - Francesco Macrì, Centro Sbragi, Cogoleto, ore 15:30Un momento di riflessione sul futuro dell’Europa, dall'impatto delle nuove tecnologiesulla società e il lavoro ai dubbi sulla globalizzazione, alle preoccupazioni perla sicurezza.

16 dicembre: FESTA DI NATALE - Arenzano, Ristorante Parodi, dalle ore 17Un appuntamento tradizionale per lo scambio degli auguri e la gioia del ritrovarsiinsieme.

19 dicembre: CONCERTO DI NATALE - Arenzano, Oratorio di Santa Chiara, ore 21“L’eco del mare” ci offre melodie tradizonali per farci riscoprire nella gioia il sensovero del Natale.

24 - 28 marzo 2019: MATERA 2019 - Capitale europea della culturaUn viaggio per riscoprire la bellezza e il fascino di una città straordinaria.