n°3 maggio - giugno 2009

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Poste Italiane SpA - Spedizione in Abbonamento Postale -70% DCB Mantova Anno 4 N°3 Maggio - Giugno 2009 €. 2,00 (arretrati: €. 2,50) l’asolano Periodico indipendente d’attualità e cultura del territorio di Asola Questa è una formazione dell’Unione Spor- tiva Asolana che, nel 1958-1959, dominò il Campionato di Prima Divisione-Giro- ne I conseguendo il miglior risultato del- la nostra squadra dal dopoguerra ad oggi. Da sinistra, in piedi si riconoscono: F. Mer- lo, Storti , Migliorati, Dusi , Rubes, Zani , il Mister Tamburini; accosciati, Perini , G.Merlo, Cagiada, Zucchelli e Cornoldi. Foto Tartarotti alle pag. 16 e 17 Come eravamo... 50° Asolana Campione

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N°3 Maggio - Giugno 2009

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Page 1: N°3 Maggio - Giugno 2009

Pos te I ta l iane SpA - Spediz ione in Abbonamento Pos ta le -70% DCB Mantova

Anno 4 N°3 Maggio - Giugno 2009 €. 2,00 (arretrati: €. 2,50)

l’asolanoPeriodico indipendente d’attualità e cultura del territorio di Asola

Questa è una formazione dell’Unione Spor-tiva Asolana che, nel 1958-1959, dominò il Campionato di Prima Divisione-Giro-ne I conseguendo il miglior risultato del-la nostra squadra dal dopoguerra ad oggi. Da sinistra, in piedi si riconoscono: F. Mer-lo, Storti, Migliorati, Dusi, Rubes, Zani, il Mister Tamburini; accosciati, Perini, G.Merlo, Cagiada, Zucchelli e Cornoldi.

Foto Tartarotti

alle pag. 16 e 17 Come eravamo...

50° Asolana Campione

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Los Roques: un angolodi Paradiso terrestreTesto e foto di Simona Maffezzoli ed Edi Polloni

2 maggio-giugno 2009

di pellicani sui pontili e sulle imbarcazioni si alzano in volo e si gettano in mare in picchiata per riemergere con un pesce nel becco, i pescatori preparano le bar-che per la pesca, i bambini scorazzano a piedi nudi con la loro divisa blu prima di andare a scuola e piano piano gli ospiti delle Posadas si risvegliano al suono di musiche caraibiche che li accompagnerà fino a sera. Alla Posada Movida di Mario e Livia, fiorentini doc, gli ospiti delle 6 camere possono mangiare tutti insieme allo stesso tavolo. Non ci si formalizza, nemmeno se al tuo fianco ti capita qualche personaggio famoso. Ci si scambia informazioni sui punti migliori per le immer-sioni, suggerimenti per sfruttare al meglio il vento sul-

le tavole o semplicemente dove fare il bagno, il tutto davanti a piatti di pesce, pasta fatta in casa, dolci di ogni tipo. Mario è un cuoco eccezionale, pronto a rac-cogliere la sfida di chi gli chiede anche la polenta!!!!Si parte al mattino con la barca, non troppo presto, dopo aver deciso su quale isola passare la giornata, con al seguito panieri da pic-nic ricolmi, l’ombrellone e la propria sdraio. Si proprio così... perché nei piccoli cayos sarete solo voi ed il mare dai colori incredibili. Quando la barca si avvicina ad un cayo ci si rende conto di quanti colori e sfumature può assumere l’acqua. Le più vicine sono Madrizqui e Francisqui mete dei ric-chi Venezuelani nei weekend, mentre meno frequentate sono Crasqui, abitata solo da una ventina di pescatori, Cayo de Agua, Carenero con la sua lingua di sabbia lunga 5 km, Espenqui, Noronqui, affacciata sulla laguna racchiusa da 3 isolotti dove si nuota tra i ventagli di gorgonia, spugne e maestose aquile di mare. Verso sera si ritorna a Gran Roque in Posada per la cena e dopo, se rimane ancora un po’ di energia, un cocktail con musica roquena lungo la spiaggia per concludere la giornata.

Los Roques, il più esteso arcipelago corallino dei Ca-raibi divenuto parco Nazionale nel 1972, è una del-le più importanti riserve marine del mondo. Si trova a 170 km da Caracas, fuori dal raggio degli uragani. E’ una meta ideale per ogni periodo dell’anno, adat-ta per chi ama la pesca, le immersioni, il kite surf e windsurf, oppure semplicemente godersi il mare. A Los Roques è possibile praticare due tipi di pesca sporti-va: la pesca a mosca si realizza principalmente dalle “flat” (zone con bassissimo fondale) situate in posti praticamente vergini dove si trovano Bone Fish e Tar-pon. Le guide garantiscono una media di 15 Bone Fish al giorno. La traina viene praticata sopratutto fuori della grande barriera dove sono presenti i barracuda più grandi oltre che a Wahoo, tonni e pesci spada. In entrambi i casi è necessario affittare una barca con la guida. Non ci sono resort lussuosi in questo angolo dei Caraibi, ma semplici Posadas coloratissime e con poche camere, decorate con pesci in legno e conchi-glie. Sono tutte concentrate sull’Isola maggiore Gran Roque, dove la lingua più diffusa è l’italiano, infatti le migliori sono gestite da connazionali che hanno saputo fondere il fascino del Caribe con il gusto italiano. Ri-sultato un’ospitalità a 5* A Gran Roque l’unica traccia di cemento è la pista dell’aeroporto dove atterrano i piccoli aerei da Caracas. Di sabbia sono le strade che s’insinuano tra le case, di terra i sentieri che portano all’unica collina, il solo rilievo (200 metri) scalato solo da chi ha ancora un briciolo di energia tra una siesta sull’amaca e un bagno di sole. Al mattino presto decine

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Evidentemente, ad Asola, ma credo capiti ovun-que, non è concesso di esprimere liberamente le proprie opinioni. Se è vero che è politicamen-

te corretto parlare di libertà di pensiero, quando qual-cuno, intende usufruire di questo diritto, in una civile opposizione a chi detiene il potere, nessuna libertà èpiù tollerata e scatta immediata la reazione, dura, ar-rogante, irragionevole che mi riporta con la memoria ai tempi e ai metodi dei passati regimi totalitari. Ciò mifa pensare quanto ancora sia dura e lunga la strada,che la nostra ancor giovane Democrazia deve percor-rere prima di potersi, finalmente, definire adulta. Que-sto percorso si potrà completare solo quando anche lepersone che si impegnano in politica in questa piccolaporzione di mondo dimostreranno di essere diventate,democraticamente e civilmente, più mature. Quando,cioè, riusciranno ad anteporre l’interesse pubblico allapropria ambizione e ai propri piccoli interessi persona-li. Forse, allora, sapranno accettare le opinioni altrui,riuscendo anche a distinguere fra quelle strumentalied ideologiche da quelle espresse, in buona fede, peril bene comune. Non credo si possa dubitare che leopinioni espresse, ed ospitate, da questo giornale ap-partengano a quest’ultima categoria. Dopo l’uscita del secondo numero di questo anno, che ha scatenato la sproporzionata reazione di tutti coloro che hanno sco-perto di avere “la coda di paglia”, fra le varie accuse che ci sono state rivolte, ve n’è stata una, in partico-lare, che condivido: l’Asolano è davvero un giornaleschierato come, inevitabilmente, sono schierati coloroche, per convenienza, lo criticano o ne condividono ilpensiero. Sono convinto che il giudizio di entrambi siasbagliato perchè, se è vero che l’Asolano è schierato lo è, a torto o a ragione, esclusivamente, perchè tiene ad Asola, senza seconde finalità. Sotto questo aspetto, ilnostro essere schierati non significa affatto essere di parte, nel senso deteriore del termine. Amiamo troppo il nostro “paesello” per appartenere ad una fazione. Non siamo nè Guelfi, nè Ghibellini: ma siamo asolani,senza compromessi, con tutto il bagaglio dei pregi edifetti che ciò comporta. Fra questi, e lascio a Voi de-cidere se è un pregio o un difetto, vi è tutta la nostra intransigenza verso coloro che pretenderebbero di far-ci diventare testimoni compiacenti o, in alternativa, di farci tacere. Questo non avverrà nè per la sinistra, nèper la destra. Ciò non di meno, poichè rispettiamo, le opinioni di tutti, saremo sempre disponibili ad ospitaregli scritti di chi, civilmente, desidera far conoscere ilproprio pensiero, anche se questo fosse in contrasto con il nostro. Credo che solo in questo modo si onori

la vera Democrazia. Ogni altro comportamento è solo ipocrita. Cambiamo radicalmente argomento. Tempo fa avevo annunciato la realizzazione di un sito inter-net de L’Asolano allo scopo di offrire la possibilità achi vive lontano da Asola di leggerci in tempo realee di colmare il vuoto che, immancabilmente si viene a creare, nei due mesi, fra un’uscita e l’altra del gior-nale. Il Sito è già funzionante anche se non è anco-ra completo. Chi lo volesse consultare, soprattutto per rendersi conto di come è strutturato, potrà farlo digitando www.asolano.it. Attualmente il sito è incontinua evoluzione ma, quando avremo finalmentedeciso cosa faremo da grandi, credo potrà diventare un interessante punto di riferimento e di consulta-zione per tutti coloro che, asolani e non, abitano adAsola, o lontani da Asola. Fin da ora ci aspettiamo di ricevere i Vostri pareri e i Vostri graditissimi sug-gerimenti che ci stimoleranno permettendoci di con-tinuare a migliorarci.

3 maggio-giugno 2009

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Venerdì 20 Marzo, alle ore 21.00, pres-so il Teatro S. Carlo di Asola si è te-nuto il concerto benefico “Salute…in armonia”, condotto dagli affiatatissi-mi Graziella Losi e William Rizzieri, apprezzati presentatori in vari concerti benefici a favore dell’ABEO, Associa-zione per il Bambino emopatico oncolo-gico e della Parrocchia di Asola. La se-rata promossa dall’Associazione Amici dell’Ospedale è stata aperta dalla pro-iezione di un breve filmato, con lo sco-po di presentare l’Ospedale di Asola in tutte le sue potenzialità. Il ricavato sarà destinato per l’acquisto di apparecchia-ture medicali. Graziella Losi ha ricor-dato che l’Associazione si è costituita nel Settembre 2007 per volontà di alcu-ni cittadini particolarmente sensibili alle sorti dell’Ospedale asolano, affiancati da numerosi Sindaci di Comuni in Pro-vincia di Mantova, Cremona e Brescia e da Associazioni di Volontariato. Obiet-tivi dell’Associazione sono valorizzare e potenziare i servizi forniti dall’Ospe-dale, sorvegliare che la struttura non venga penalizzata da discutibili scelte politiche e garantire la continuità e la qualità dei servizi offerti alla persona, di fatto garantire un diritto inalienabile per ogni cittadino, il diritto alla salute. In poco più di un anno, l’Associazione ha già acquistato apparecchiature per la riabilitazione del pavimento pelvico, permettendo l’apertura di un ambulato-rio specialistico multidisciplinare; ciò e’ stato possibile anche grazie al rap-porto di reale partnership con l’Azienda Ospedaliera“C. Poma”.Losi sottolinea che, purtroppo, le strut-ture pubbliche non sempre sono in gra-do di rispondere ai bisogni dei cittadini ed è solo grazie ad Associazioni di Vo-lontariato che alcuni vuoti assistenziali possono essere colmati. Molti altri gli impegni in programma a breve scaden-za, quali l’acquisto di una termoculla per i circa 800 neonati di Asola ed una seconda colonna per endoscopia.

Il Concerto promosso dagli Amici dell’Ospedale di Asola

“Salute in... armonia”ha richiamato al San Carlo il pubblico delle grandi occasioni

Foto di gruppo sul palco del Teatro San Carlo per i protagonisti della splendida serata benefica in favore dell’Associazione “Amici dell’Ospedale di Asola”.L’intero servizio fotografico è stato curato da Omar Clemente, della Ditta Tartarotti, che ringraziamo per la cortese collaborazione.

Ospiti il Dott. Eugenio Beluffi, Presi-dente dell’Associazione ed il Dott. Raf-faello Stradoni, Direttore del Presidio Ospedaliero di Asola che hanno rimar-cato l’importanza della sussidiarietà of-ferta dalle Associazioni di Volontariato. William Rizzieri ha presentato gli Arti-sti della serata: gli Hot Five, band for-mata anche da stimati Medici dell’Ospe-dale di Mantova, con brani di musica anni ‘60 e ‘70; gli Émprovis, gruppo acustico emergente di Gipsy Jazz, che ha coinvolto e trascinato il Pubblico con straordinarie interpretazioni, regalan-do a tutti forti emozioni; la bresciana Sara Rossi, giovane promessa di musi-ca leggera che fra gli altri ha interpre-tato splendidamente un famoso brano di disco music di Gloria Gaynor; i cre-monesi Fabio Migliorati, giovane sor-

prendente per qualità vocali e presenza scenica già contattato dagli editori di “X-FACTOR” ed Elena Troiano altra splendida voce che ha magistralmente interpretato brani di Dolcenera, Ayane e Holliday; non da ultimo lo showman cremonese Maurizio Modarelli che si è esibito con alcuni ballerini della sua scuola “Dance of Life”, Silvia Coati, Annamaria Angelini, Camilla Ravani e Daniele Locatelli, in un brano di To-sca, Il Terzo Fuochista e la ormai famos-sissima New York, New York di Liza Minelli, coinvolgendo tutto il Pubblico. Graziella Losi e William Rizzieri sono già al lavoro per organizzare un altro concerto per il 13 Maggio p.v. a favore di ABEO Mantova , anche per risponde-re alle entusiastiche richieste del caloro-so pubblico presente.

4 maggio-giugno 2009

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per poter dire, quest’anno, alle donne: “Fatti guardare per come sogni di essere vista”, Non è una lotta solo al femminile, ma aperta a quanti rifiutano sopraffazione, violenza e, sapendo cogliere la vera essenza della donna, credono nella pace e nella solidarietà umana.

* * *Solidarietà dei commercianti di via Libertà per le vittime del terremoto che ha colpito l’Abruzzo si è concretiz-zata in una sottoscrizione spontanea che ha visto l’adesione di tutte le attività che operano nella via che non avevano già contribuito autonomamente. La raccolta fondi, alla quale si è aggiunto anche L’Asolano, ha consentito di spedire alla Protezione Civile Nazio-nale di Roma 485 Euro, con due bonifici effettuati presso la Banca Unicredit. L’Asolano ringrazia tutti i commercianti della via per la loro generosità. Di seguito sono riprodotte le copie dei due bonifici:

Da Rosanna Viapiana ci giunge questa velina.Lo scorso 6 Luglio ad Asola è stato intitolato un Piazzale degli Alpini in occasione delle celebrazioni del 50° anniversario di fondazione del Gruppo Alpini Asolano e della festa sezionale dell’A.N.A. di Cremona alla quale in gruppo è legato. A circa 10 mesi di distanza, il 24 maggio a Ceresara, il Gruppo Alpini di Asola e il Comune, intitoleranno un “Parco agli Alpini” e con-testualmente verrà inaugurato il monumento degli Alpini in ri-cordo dei Caduti di tutte le guerre. La popolazione è invitata a partecipare numerosa e ad esporre il Tricolore per le vie cittadine.

* * *Il 6 marzo è stata inaugurata nella sala consiliare la seconda edi-zione della rassegna d’arte in omaggio alla donna:“Liberi sulle ali del sogno!” “Fatti guardare per come sogni di essere vista, il pennello è la voce, il cuore è la tela”. La mostra, organizzata dal G.V.A. -Teleassistenza Asola, con il patrocinio del Comune è stata curata da Barbara Trevisiol; grafica di Sarah Craince-vich; video di Francesca Craincevich; testi di Barbara Trevisiol e Francesca Craincevich. La mostra intende celebrare i valori ispiratori della festa dell’8 Marzo le cui origini risalgono al 1908 quando un gruppo di operaie della “Cotton”, un’industria tessile di New York, scioperò come forma di protesta contro le terribili condizioni in cui si trovavano a lavorare ma l’8 Marzo, il pro-prietario dell’azienda, Mr. Johnson, bloccò le uscite della fabbri-ca, impedendo alle operaie di uscire. Nello stabilimento scoppiò un incendio e 129 operaie, prigioniere all’interno, morirono arse vive dalle fiamme. Erano donne che cercavano semplicemente di migliorare la propria qualità del lavoro. Tra di loro vi erano mol-te immigrate, tra cui anche delle donne italiane. Successivamente Rosa Luxemburg, teorica della rivoluzione marxista che fondò il “partito socialista polacco” e il “partito comunista tedesco”, pro-pose che questa data divenisse una giornata di lotta internazionale a favore delle donne, proprio in ricordo di questa tragedia. L’8 marzo assunse col tempo un’importanza mondiale, diventando il simbolo delle vessazioni che la donna ha dovuto subire nel corso dei secoli e il punto di partenza per il riscatto della propria dignità. Non è una “festa”, ma piuttosto una “ricorrenza per riflettere” sulla condizione femminile da riproporre ogni anno come segno inde-lebile di quanto accaduto il secolo scorso. Nel corso degli anni si è però perduto il vero significato di questa ricorrenza e la maggio-ranza delle donne approfitta di questa giornata per uscire da sola con le amiche e concedersi una serata diversa di “trasgressione”. So che la mia non è una rassegna importante come quelle delle grandi gallerie ma ho cercato di riappropriarmi di questa giornata per di farla ridiventare un momento di riflessione e di confronto,

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In BreveNotizie, comunicazioni, e quant’altro

Comunicazione ai lettori di don Riccardo GobbiIn questo periodo di elezioni ritengo giusto sospendere la mia riflessione sull’ “Asolano” per una libertà mia personale e dei lettori. Negli ultimi numeri si è infatti acceso anche su questo giornale un vivace dibattito in merito alle scelte politiche passate e future della nostra città. Nel rispetto di tutti e soprattutto nel non voler dare adito, anche solo con la mia firma a preferenze di qualunque tipo, ritengo corretto, per ora fermarmi in questo mio impegno, che ho sempre svolto con interesse e che la redazione e i lettori hanno sempre accolto con simpatia, pron-to a riprendere “a giochi fatti”. Desidero ricordare in questa occasione che la chiesa, in forma ufficiale, non ha oggi un soggetto politico o partito di riferi-mento, ma chiede ai cristiani di essere presenti con lo spirito dell’animazione evangelica, in quelle realtà politiche che, secondo la loro coscienza, esprimono al meglio i valori della fede cristiana. Questo è anche il mio augurio per la nostra comunità. Accogliete un saluto fraterno.

Tanti, cari auguri Sig. Ottorino !!!Questo aitante bersagliere si chiama Ottorino Redini, nato ad Asola il 24 aprile 1929. Oggi vive a Milano, ma è rimasto

asolano dentro, tanto che, volendo coltivare i ricordi del suo indimenticato Paese, si è abbonato a L’Asolano. In occasione del suo 80° compleanno, il figlio Massimo, volendo fargli una sorpresa, ci ha chiesto di pubblicare questa foto. Potevamo deluderlo? Certo che no! Anzi, agli auguri di famigliari e amici, uniamo anche i nostri.

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Firenze 1492: in una fredda notte di febbraio, Giovanni Pico della Mirandola incontra segretamente due conoscenti, eru-diti esperti di mistica ebraica, nella biblioteca del capitolo

di S. Lorenzo. L’oggetto della loro discussione è una profezia che riguarda il Messia qabbalistico tanto atteso dal popolo ebraico: un riformatore cosmico che avrà il potere di rovesciare, attraverso l’antica dottrina della Qabbalah, un ordine naturale nel quale sem-bra prevalere il male, nella figura di Satana. Tuttavia, Paride da Ceresara, un umanista mantovano vissuto nel XV secolo e dedito alle arti occulte, persona molto vicina al Maligno, venuto a cono-scenza del vaticinio mirandoliano, decide di operare affinché la futura teofania venga ad essere inficiata.

6 maggio-giugno 2009

A tal fine, per tramite di un espediente, si serve pure dell’ignaro pittore di corte Gonzaga, Messere Andrea Mantegna, al quale fa inserire nei dipinti Parnaso e Il Trionfo della Virtù, che sarebbero andati ad abbellire lo studiolo di Isabella d’Este, delle criptate al-legorie pittoriche nelle quali si cela il mistero dell’avvento messia-nico. Mantova 2007: soltanto Marko, protagonista del racconto e professore di filosofia presso il Liceo Virgilio, aiutato da un’amica ebrea di nome Sofia, può far luce su questa misteriosa profezia che si proietta sino ai giorni nostri, mostrando di volersi finalmente compiere…

Dario BelliniGià dalla lettura delle prime pagine, il suo romanzo ti intriga e stupisce.

Dario Bellini è nato il 19 settembre del 1977 ad Asola, in provincia di Mantova, dove ancora risiede. La sua passione letteraria lo porta alla stesura di tre raccolte poetiche: Lo Specchio dell’Irrealtà, pubblicato da I Fiori di Campo nel 2002; L’Audiente, seconda raccolta inedita terminata nel 2004; e Quaderno filosofico, terza silloge inedita del 2007. Nel 2006 pubblica, con la casa editrice E.C.I.G. di Genova, il suo primo romanzo L’eco delle terre luminose (il vagabondare in un viaggio metafisico). La Profezia di Pico della Mirandola (oltre la cinquantesima porta) è la sua ultima opera pubblicata per i tipi dell’Editoriale Sometti nel 2009.

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“Don Anselmo Ghidini, per 68 anni sacerdote ad Asola. Sagace educatore di anime, creò il ce-nacolo dei giovani cattolici e il coro Santa Ce-cilia. Così concludeva le sue omelie:”Il Signo-re ci vuole bene”. Il coro ora si chiama “Santa Cecilia-don Anselmo Ghidini” e rappresenta un grande esempio della lungimiranza di questo no-stro sacerdote che ha saputo scegliere e formare nella passione, nelle competenza artistiche e nel carattere i propri continuatori. Eloquente in que-sto senso è l’immagine che accompagna il presen-te testo. Dopo una solenne celebrazione in onore della Madonna di Lourdes a Villa Saviola, paese

natale di don Anselmo, davanti alla statua della mamma ce-leste a cui egli, bambino, affidò la propria vita, lo si vede con il gesto della mano indicare i giovani Cristani e Rizzotto e consacrarli idealmente suoi successori. Intorno i cantori sorridenti fanno corona. La foto fu scattata tanti anni, tanti capelli e tante rughe fa, ma quanto fu profetica! Oggi la cora-le è guidata con amore e bravura dai maestri da lui scelti ed egli è tra le braccia della sua mamma. Adesso che è di nuovo primavera, oltre alle preghiere, portiamogli anche qualche semplice fiore dei nostri giardini: gli piacevano tanto perché gli ricordavano gli argini fioriti del Po e la sua infanzia. Il 30 maggio, alle ore 21, in Cattedrale la Corale di Santa Cecilia terrà un concerto per ricordare il suo fondatore

passato un anno dalla morte di don Anselmo: 4 maggio 2008 - 4 maggio 2009. I suoi discepoli in questo tempo hanno continuato il compito che egli aveva loro tacitamente assegnato: il gruppo di San

Rocco si impegna efficacemente nella chiesa dell’ospedale; gli Scout continuano con gioia nelle loro attività (e dediche-ranno a lui la nuova sede), la Corale onora il Signore col canto, gli asolani conservano con cura il patrimonio dei suoi insegnamenti e pregano, anche per lui.Ogni persona che va al cimitero a trovare i propri morti non manca di far una visita alla tomba di don Anselmo; legge le belle, vere parole scritte sulla lapide e non può fare a meno di sentirsi fortunata per averlo conosciuto.

7 maggio-giugno 2009

Il 4 maggio 2008 moriva don AnselmoAnnalisa Antonini lo ricorda ad un anno dalla morte

E’

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L’A.Ge, l’Associazione Italiana Genitori è dal lontano 1968 rappresenta i genito-ri negli ambiti della scuola, della comu-nicazione, delle politiche familiari. Anno dopo anno si è diffusa in tutte le regioni d‘Italia, è iscritta all’Anagrafe Unica delle Onlus. Ha costanti rapporti con istituzio-ni politiche ed amministrative, lavora in stretta collaborazione con organizzazioni attive nel sociale ed enti locali. In partico-lare, non tutti sanno, che l’A.Ge. fa parte del Forum Nazionale dei Genitori e della Scuola (Fo.Na.G.S.); del Consiglio con-sultivo degli enti radiotelevisivi presso il Garante delle Comunicazioni; del Forum delle Associazioni Familiari. Infine ade-risce alle organizzazioni internazionali EPA e COFACE. Un evento importante, il compleanno dell’A.Ge, caratterizzato dall’incontro, la condivisione e il confron-to di tanti Presidenti e Soci provenienti da ogni parte d’Italia. Non è mancato nel programma romano l’incontro con le au-torità presso la Sala delle Colonne della Camera dei Deputati, presenti il responsa-bile AGESCI Dott. Colombo; il Direttore dell’Editrice la Scuola Dott. Brunelli; il Pres. della Federazione Italiana Scuole Materne (FISM); la Senatrice Anna Ma-ria Serafini, vicepresidente della Com-missione Parlamentare per l’infanzia; il Dott. Mario Giacomo Dutto, direttore generale del Ministero dell’Istruzione per gli Ordinamenti che con queste parole ha definito la nostra A.Ge: “Un’associazione matura, che costantemente ha svolto ne-gli anni un ruolo di stimolo alla pubblica amministrazione, offrendo anche modelli cooperativi di presenza nella scuola…

L’evidenza, suggerita dal diritto natu-rale, che i genitori debbano avere voce in capitolo nelle evoluzioni normative e sociali pertinenti la famiglia e i minori, impone di ridisegnare il sistema dei rap-porti istituzionali e pubblici, valorizzando l’associazionismo, conferendo in qualche modo professionalità al Volontariato…” La manifestazione, che ha richiamato a Roma, da tutta Italia, 150 persone, tra genitori e figli, in rappresentanza delle A.Ge. locali, è stata anche nobilitata dagli interventi di Paola Dal Toso, AGESCI, docente della facoltà delle Scienze della Formazione dell’Università degli Studi di Verona, Mons. Giacomo Canobbio, Te-ologo e Vicario Episcopale della Cultura da Brescia, Fabrizia Antinori, Filosofa e

docente alla Facoltà di Scienze della For-mazione all’Università degli Studi di Pa-dova ed arricchita dalle testimonianze dei precedenti Presidenti A.Ge Nazionale. Il viaggio in corriera con gli amici di Bre-scia e, grazie all’inesauribile simpatia del nostro socio di Castelnuovo Ivano Sirelli, ha contribuito a rinsaldare i rapporti fra i due gruppi. Antonella Goldoni, presiden-te dell’A.Ge. di Asola che, con i suoi 300 iscritti, è la più numerosa d’Italia, esprime un particolare ringraziamento al Pesiden-te Provinciale e Consigliere Nazionale, Davide Pedrazzani e a tutti gli amici che con il loro impegno hanno reso possibile il successo della manifestazione di Roma che ha evidenziato e proiettato i valori della famiglia nella società e nella scuola.

8 maggio-giugno 2009

NOTIZIARIO A.Ge.

L’A.Ge ha compiuto 40 anni!Il Cardinale Grocholevski ha celebrato la Santa Messadedicata all’A.Ge nella Basilica di San Paolo fuori le mura.

A sinistra una delegazione dell’A.Ge. asolana a Roma per festeggiare i 40 anni dell’Associazione.Sotto, Il Presidente Nazionale Davide Guarnieri mentre consegna la targa commemorativa del quarantennale al Cardinale Zenon Grocholevski, prefetto della Congregazione Vaticana per l’Educazione e referente della Scuola Cattolica nel mondo.

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accoglie circa 60 mila italiani. Qui resta per 30 mesi,e avrà modo di mettere in luce la pronta capacità di adattamento,l’arte di arrangiarsi,lo spirito estroverso,tutte doti che gli garantiscono di portare a casa la pelle e la salute. Già sulla nave, diventato capocuoco e cameriere, raddoppiava le ra-zioni dei panini da vendere agli ufficiali...tagliando a metà le “baguette” alla france-se. A Bhopal, allestisce un campo di cal-cio e di tennis con la sua squadra operai,si esibisce come comico in uno spettacolo imbastito dai prigionieri per rallegrare il locale Marajà e le sue sette mogli; gioca come portiere nella formazione di calcio della sua baracca; collabora alla distilla-zione della grappa dalle arachidi e, sempre con i mezzi di fortuna escogitati dall’in-ventiva dei prigionieri, alla realizzazio-ne di una radio con delle patate, così da

Prendete un meccanico, un aviere scelto, un cabarettista, un capocuoco, un camionista, un portiere di calcio,

un capocantiere, un derattizzatore, un fri-gorista, un cameriere, mescolate il tutto e agitate per 94 mesi: avrete un’idea appros-simativa, ma significativa, della vita av-venturosa e variopinta di un asolano doc, che risponde al nome di Angelo Amadini, classe 1920.A nove anni inaugura il nuovo edificio del-la scuola elementare di viale Brescia, dove viene bocciato in quarta elementare, per-chè, lo ricorda sorridendo, ha trascurato in modo irreparabile i bachi da seta che il ma-estro gli aveva affidato da nutrire e portare a fine ciclo. A diciotto anni, per garantire a sè e famiglia un introito adeguato, si iscrive ad un corso di motorista di aereo, a Torino, supera brillantemente gli esami e, sempre attirato, come tanti, dal trattamento econo-mico, parte volontario per l’Africa Orien-tale. Allo scoppio della guerra, nel giugno 1940, si trova a Massaua, e comincia per lui e per i suoi compagni d’armi un perio-do ricco di insidie, avventure, con continui spostamenti col suo camion, impegnato a garantire rifornimenti ai belligeranti. Schi-va la morte in più occasioni:come quando vede colare sangue lungo il parabrezza del suo automezzo: I soldati ascari, acco-vacciati sulla cabina, erano stati faciati dal fuoco nemico; o come quando scampa ad un micidiale agguato grazie ad un guasto provvidenziale capitato al suo camion. In-contra capi tribù ornati con trofei derivati dalle spoglie dei nemici, si ammala di ma-laria, ma riesce a guarire; cerca di seppel-lire un aereo per poterlo utilizzare per la fuga dalle mani degli Inglesi, ormai pros-simi vincitori. Per garantire al suo gruppo una possibilità di uscita vende ai locali una camionata di alimentari e indumenti, ma è tutto inutile: viene catturato nell’aprile 41, e trascorre tre mesi in tenda sulla spiaggia di Aden, con migliaia di altri prigionieri italiani. Li aspetta un viaggio di 20 giorni in nave, scampando ai sommergibili tede-schi, che li porta a Bombay. Altri tre gior-ni di treno e sono al campo di Bhopal, che

9 maggio-giugno 2009

venire a conoscenza degli avvenimenti della guerra prima degli stessi Inglesi: tro-va anche il tempo per corteggiare la figlia del comandante britannico del campo, e di dedicarsi alla coltivazione di verdure fre-sche. Nel marzo ‘44 parte ancora in nave per la Gran Bretagna, e dopo un viaggio di 40 giorni sbarca a Glasgow, dove resterà per altri 28 mesi. Qui lavora a sistemare strade ferrate, si autoproclama capogruppo e protesta vivacemente per il vitto scarso e scadente, e si occupa direttamente della cucina; partecipa ad incursioni notturne in un vicino campo di ausiliare dell’aeronau-tica... entra a fare parte di un gruppo che ha l’incarico di liberare il porto di Londra

dai topi che sbarcano allegramente dalle tante navi che provengono dall’Oriente: l’operazione ha successo, e si guadagna cinque giorni di libertà. La sua identità, per tutto il periodo della prigionia, è quel-la definita dal numero di matricola: 2293. Quando lo chiamano per dichiarare se è badogliano o mussoliniano, lui proclama di essere solo il n°2293, e si salva dalla prigionia in Australia. Nella primavera del 46, finalmente, arriva il momento del rimpatrio. La cosa che più lo impressio-na all’arrivo a Napoli sono le rovine e il pane nero. Tutto sommato la sua vicenda, se paragonata a quella di tanti altri milita-ri finiti nei campi tedeschi o russi, si può dire fortunata. In quasi otto anni di vita militare e di prigionia, non ha mai sparato un colpo e, quando cerca lavoro, al rientro in Italia, scopre che figura come disertore, perchè era militare di carriera... Si conge-da, e mette a frutto l’esperienza di addet-to alle celle frigorifere che ha appreso in Inghilterra. Con tale qualifica ha prestato la sua opera di artigiano in Asola, distin-guendosi sempre per lo spirito scanzonato, positivo, concreto. Molti lo ricorderanno certamente come consigiere e assessore comunale, incarichi nei quali ha singolar-mente coniugato buon senso e correttezza con una capacità oratoria tutta singolare, straripante di immagini ardite, neologismi stravaganti ma significativi, battute di spi-rito esilaranti. Un personaggio, certamen-te, come si può indovinare dalla foto che qui accanto lo ritrae con l’amico Rongoni, altro militare-calciatore: mentre Piero è composto e consapevole del proprio ruo-lo di atlteta, l’ “Angelo-volante” sorride beffardamente, quasi a sfidare lo scherzo stravagante che spesso appare la vita.

Romano Zucchelli

Storie vere a cura di Romano Zucchelli

Quel’uom dal multiforme ingegno:Angelo Amadini

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Le vicende di quegli anni che deter-minarono il distaccamento di un gruppo di Suore nella Casa di Ponte

San Pietro furono molteplici e complesse. Per semplificarle e proseguire con la nostra narrazione nel modo più semplice possibi-le ci limiteremo a citare unicamente i fatti essenziali per l’economia del nostro rac-conto. Pertanto ci limiteremo a seguire le vicende di Madre Ignazia Isacchi(1) che, come vedremo, saranno fondamentali per comprendere gli antefatti che determina-rono il trasferimento ad Asola delle Suo-re Orsoline e la fondazione di una nuova Congregazione. La volta scorsa avevamo parlato di una scissione fra le Suore della Casa di Somasca.

Con l’elezione a Superiora di Suor Maria Scolastica, appena ventisettenne, fra le suore anziane, che facevano riferimento a Madre Ornaghi, e quelle giovani, guidate da Suor Scolastica, si consumò una frattu-ra che divenne insanabile. Dopo l’acquisto, da parte della Congregazione di una casa a Ponte San Pietro (BG), avvenuto alla fine di marzo del 1882, la vicenda si concluse con il trasferimento delle Orsoline giovani a cui fu affidato il compito di organizzare il Noviziato. La crisi nella Casa di Somasca non insorse solo per il dualismo fra due ge-

nerazioni di suore ma, soprattutto, fra idee conservatrici ed idee nuove. Suor Scola-stica fu designata Superiora della nuova comunità mentre il canonico don Giusep-pe Baizini, fu nominato superiore delega-to. Ma anche in questa nuova Casa, ben presto, emersero alcune divergenze causa-te dall’eccessiva interferenza dell’autorità ecclesiastica che giunse ad impedire alle suore, nei giorni festivi, di addestrare le operaie degli opifici ai lavori domestici, una delle attività più utili svolte dalle Or-soline, in favore della gioventù. Al termine dei 3 anni in cui suor Scolastica fu Superiora, alla guida della Congregazio-ne venne nuovamente eletta madre Teresa Ornaghi e, con essa ogni idea di riforma venne accantonata. Nel 1884 fu unificata la direzione delle due Case e, come unico superiore fu nominato don Luigi Isacchi, fratello di Suor Ignazia, che fu anche di-rettore spirituale del giovane Angelo Ron-calli, il futuro Papa Giovanni XXIII.Ma vediamo come si comportò suor Igna-zia Isacchi in questa fitta trama di contra-sti a cui, peraltro, con il nostro racconto abbiamo solo accennato. Dopo la riele-zione a Superiora di Madre Ornaghi e il ritorno di suor Scolastica a Somasca, nel 1883, suor Ignazia venne mandata a Pon-te San Pietro per aiutare suor Margherita Sirtori nelle funzioni di maestra. Quan-do questa morì nel 1886 suor Ignazia la sostituì come Superiora e direttrice del collegio “Cittadini”. Nel 1889 il Vesco-vo, giunto a Somasca e sentito il parere delle Suore, riconfermò Superiora madre Ornaghi ma le affiancò come vicaria suor Ignazia. Per un anno la giovane suor Igna-zia, che non condivideva le posizioni di suor Scolastica, rappresentò il collante fra le due fazioni costituite dalle suore gio-vani e da quelle anziane. Ma il Vescovo, mons. Guindani, probabilmente, non capì la situazione che si era venuta a creare fra i due differenti modi di concepire la vita religiosa. Le più anziane erano favorevoli ad uno stile più claustrale e le più giovani ad un apostolato più attivo ma, soprattutto, non valutò, fino in fondo, l’importanza del ruolo di mediatrice svolto da suor Ignazia. Così, senza alcun preavviso, decise di tra-sferire il Noviziato da Somasca a Ponte San Pietro, dove risedeva suor Ignazia. Questa decisione destabilizzò definiti-vamente la già precaria situazione e agli occhi di Madre Ornaghi apparve come un declassamento della Sua autorità e della

Casa di Somasca in favore di suor Igna-zia e di Ponte San Pietro, preludio per faredi Ponte un’istituzione del tutto indipen-dente. Ormai tutto contribuiva a acuire il dissenso fra le due Case ed in questo con-testo anche i criteri di accettazione delle novizie finirono per contrapporre ancora una volta suor Ignazia, la loro maestra, alla Superiora di Somasca, con la conse-guenza di rendere ancor più esplosiva la situazione. E’ logico che in questa atmo-sfera suor Ignazia non potesse resistere più a lungo. L’occasione per andarsene le fu offerta dalla richiesta di mons. Gere-mia Bonomelli, Vescovo di Cremona, di aprire una nuova Casa a Gazzuolo, in pro-vincia di Mantova. Consigliata dal fratello Luigi, che aveva il consenso del Vescovo, suor Ignazia decise di accettare.Madre Ornaghi, respinse, con un secco no, l’estremo tentativo di don Luigi Isac-chi di separare le due Case, ma non si op-pose alla partenza di suor Ignazia e delle suore che la volessero seguire nella nuova avventura, a condizione che le suore fuo-riuscite si fossero impegnate a cambiare la Regola e a non chiamarsi più Orsoline di Somasca. Il 5 settembre 1893, suor Igna-zia che, all’epoca aveva 36 anni, ed altre 4 religiose, con tutte le autorizzazioni del caso, se ne partirono da Ponte San Pietro con i soli vestiti che indossavano e rag-giunsero Gazzuolo dove suor Ignazia fon-dò una nuova Congregazione.

(1) Madre Ignazia entrò a far parte della Casa di Somasca nel 1879 mentre la Congregazione stava vivendo un momento cruciale della sua storia e, nel momento della scissione, seguì Suor Scolastica a Ponte San Pietro.

Storia della Congregazionedelle Suore Orsoline di Asola(Terza Puntata)

10 maggio-giugno 2009

Suor Ignazia Isacchi nacque a Stezza-no l’8 maggio 1857 e morì a Seriate il 19 agosto 1934. Fu fondatrice, con suor Margherita Lussana delle Suore Orsoli-ne del Sacro Cuore di Gesù.

Teresa Anna Lussana era nata a Seriate il 14 novembre 1852. Morì ad Asola il 27 febbraio 1935. Assunse il nome di suor Margherita e per tutto quanto fece, meritò di essere ricordato come la coofondatrice della Congregazione.

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Una nuova grande impresa va ad aggiungersi al già nu-trito albo d’oro dello sport asolano. Si tratta della pro-mozione alla serie A1 femminile conquistata dalla

squadra asolana composta, nell’ordine della foto, da Jiang Bo Simona Soldi, e Cristina Semenza. Grazie a questo succes-so la nostra città sarà rappresentata nell’olimpo del tennistavo-lo femminile italiano, riservato alle migliori otto squadre dello stivale. Nella scorsa stagione 2008-09 l’elite nazionale era rap-presentata da Castel Goffredo, San Donato Milanese, Quartu Sant’Elena, Molfetta, Siena, Riposto, Coccaglio e Kras Sgo-nico. Un campionato che porterà le nostre ragazze a competere contro avversarie di altissimo livello e che mancava nella glo-riosa ed ultracinquantennale storia del tennistavolo asolano.Il settore femminile è stato creato dalla Società del Presiden-te Romano Rodella solamente negli ultimi 12-13 anni, par-tendo dal settore giovanile, e non a suon di ingaggi, come av-viene in diverse altre realtà. La prima squadra femminile fu iscritta al campionato di serie C1 nel 2000-01 e di essa fa-cevano parte Alice Cremoni e Simona Soldi che, da allo-ra, per capacità e impegno, è stata sempre l’elemento sul qua-le la società asolana ha costruito tutte le successive formazioni.

L’anno 2003-04 ha visto l’importante vittoria nella serie B con promozione in A2, campio-nato di livello nettamente più alto nel quale, dopo una prima stagione di ambientamento con obiettivo la salvezza, la Transfilm Asola ha sempre giocato per la promozione, arrivando per tre volte ad un soffio dall’ambito traguardo. Al quarto tentativo le atlete asolane non hanno mancato l’obiettivo concedendo solamente un pareggio al TT Aurum Genova ed una vittoria alla Sterilgarda Castel Goffredo, poi assegnata a tavolino all’Asola a causa dell’allontanamen-to di una giocatrice dal match. Le tre artefici di questa stupenda affermazione sono state la cine-se Jiang Bo, giocatrice ed allenatrice della squa-dra asolana, che con il suo 94% di vittorie è sta-ta fra le migliori giocatrici del girone; l’esperta Cristina Semenza, attualmente numero 8 delle classifiche nazionali e, appunto, Simona Soldi, la giocatrice attorno alla quale la società ha co-

struito questa promozione e che oggi occupa il 13° posto nel ran-king femminile italiano. Come dicevamo in precedenza Simona è stata il denominatore comune di tutte le formazioni femminili dal 2001 ad oggi, coerentemente con la filosofia della società asola-na, che ha sempre individuato nella crescita dei giovani l’obiettivo primario della politica societaria grazie al quale sono sempre stati messi a loro disposizione staff tecnici capaci di farli crescere, nel migliore dei modi, sotto il profilo agonistico e sportivo, anche fino a far loro raggiungere altissimi livelli, come appunto, è stato il caso della Simona Soldi. Il presidente Romano Rodella ha sottolineato anche il ruolo primario ai fini della promozione in serie A1 svol-to dallo sponsor ufficiale Transfilm Asola e dalla Trerè srl, da Mantovabanca – Bcc e dalla Omr spa di Remedello e ad esse, unitamente a tutti gli altri sponsor, ha indirizzato un sentitissimo ringraziamento. Ma ora viene il momento di pensare alla prossima stagione e il direttivo della società asolana è già in fermento per preparare al meglio l’ingresso nella massima serie femminile che, oltre ad uno spettacolo sportivo di prim’ordine e a situazioni ago-nistiche emozionanti, sarà per Asola una importante vetrina grazie allo spazio ad essa riservato da giornali ed emittenti televisive, sia locali che nazionali.

11 maggio-giugno 2009

La Transfilm Asola Femminile promossa in Serie A1 di Tennis TavoloIl Presidente ringrazia Transfilm; Trerè; Mantovabanca e Omr spa di Remedello per il generoso sostegno che ha reso possibile questo straordinario successo.

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morale e politica”.Abbiamo sempre apprezzato in te la tua intelligenza, la tua autonomia ed il tuo stimolo critico, che ha sempre portato un contributo positivo al partito e al sindacato. Per questo te ne siamo grati!45 anni in prima fila in tutte le lotte sindacali e nelle battaglie politiche, a volte anche aspre, per far capire alla gente che la propria condizione poteva essere sempre migliorata.Fosti perseguitato ed imprigionato nei lager nazisti. Tornato in Italia fosti picchiato dalla famosa celere, perchè rivendicavi il diritto al lavoro, sancito dalla nostra Costituzione. E’ per questo che ti hanno tolto il diritto di voto per 5 anni. Questa è l’Italia in cui viviamo! ma neanche qui ti sei fermato, convinto, come sei sempre stato, che una Società migliore, la pace e l’amore per il prossimo non sono ideali irraggiungibili, ed in questo anche ad Asola sei stato in prima fila. La vera dimostrazione di ciò è questa commossa folla, stretta attorno alla tua famiglia, da

te tanto amata. E’ la testimonianza di quanto tu sei stato per tutti noi. Grazie ancora Riccardo, la tua persona e il tuo lavoro resteranno nel ricordo della gente che ti ha sempre voluto bene.

12 maggio-giugno 2009

Vent’anni fa moriva una figura tipica di Asola che molto fece per la comunità. Oblio immeritato come ha fatto notare il vulcanico castelnovese Oreste

Rubes in una lettera di fuoco pubblicata il 23 gennaio scorso sulla Gazzetta di Mantova< Dimenticare Boni è una vergogna! In questi giorni, 20 anni fa, moriva un uomo il quale, servendo disinteressatamente lavoratori, pensionati e tutti coloro che chiedevano il suo aiuto, contribuì a dare prestigio alla città di Asola; questo era Riccardo Boni: la Camera del Lavoro, la Cgil. Non me ne vogliano le istituzioni, ma è stata grande la mia delusione quando venne inaugurata la nuova sede della Camera del Lavoro asolana e tutti sembra abbiano dimenti-cato Boni! Mi sarei aspettato che gli fosse dedicata la nuova sede con una targa all’esterno! Se la fortuna vorrà aiutarmi, mi batterò sempre per porre in risalto l’ingiustizia che questa grande persona ha subìto. Non posso, non voglio credere che si faccia torto alla sua memoria perché non frequentava la chiesa, o perché era poco politicante; proprio perché eravamo in molti a frequentarlo, dovremmo vergognarci per averlo dimenticato. Non sono credente ma, se esiste un aldilà, caro Riccardo, un bel posto te lo sei meritato molto più di alcuni cattolici praticanti o politici interessati. Ciao, caro Riccardo. Oreste Rubes. >

Quello che segue è il discorso di commiato letto da Odoardo Uggeri quel lontano13 gennaio 1989 al funerale del compagno di tante battaglie.< Grazie Riccardo per l’opera e il lavoro che hai svolto in di-fesa dei diritti civili, sindacali e politici di tutti i lavoratori: dai tuoi braccianti agli operai, dalle casalinghe ai pensionati, senza nessuna differenza di appartenenza politica o sindacale.Tu senza alcun diploma o Laurea, ma da bracciante volontero-so, con il tuo quotidiano massimo impegno, sei arrivato a co-prire posti di grande responsabilità, dando ragione quando era giusto darla, anche se la conseguenza era uno scontro con un iscritto del tuo sindacato. Ecco perchè la controparte padronale ti ha sempre riconosciuto competenza, correttezza ed onestà, sino ad affermare: “Io, sig. Boni, anche se non la penso come Lei, l’ho sempre ammirata per la sua convinzione e dirittura

LA NOSTRA STORIA L’asolano vittima di Bava Beccaris

Curiosando tra le bancherelle del mercatino d’antiqua-riato di Asola, ho avuto occasione di sfogliare una ri-stampa, curata negli anni ’70, di un’inchiesta giornalisti-ca dal titolo «Le terribili giornate del maggio 98. Storia documentata» del celebre giornalista politico e scrittore verista Paolo Valera (1850-1926). Nel documento vi si narrano con dovizia di particolari le vicende circa i san-guinosi fatti di Milano del 1898, scaturiti dalla protesta del pane messa in atto dalla popolazione a seguito del rinca-ro causato dallo scoppio della guerra Ispano-Americana e culminati col barbaro cannoneggiamento sulla folla dei dimostranti ordinato dal famigerato generale Fiorenzo Bava Beccaris (1831-1924). Per questa sua «prodezza» oltre ad ottenere un seggio al Senato, fu decorato il 5 giugno di quell’anno con la Gran Croce dell’Ordine Mili-tare di Savoia da re Umberto I (1844-1900), passato alla storia coll’epiteto che suona in verità alquanto beffardo di «Il re buono». L’atteggiamento sprezzante del sovra-no sarà anche la causa della sua uccisione avvenuta il 29 luglio 1900 a Monza da parte dell’anarchico Gaeta-no Bresci, che volle così vendicare con un gesto assai plateale le innocenti vittime di Milano. Tra queste - che, mi preme ricordarlo, ammontarono a 118 morti e a ben 400 feriti - trovo anche un tale Pozzi, non meglio identi-ficato di Asola. Tale informazione meriterebbe di essere approfondita e colgo l’occasione per lanciare un appello ai ricercatori locali e perché no, all’Amministrazione co-munale, se possiedono ulteriori notizie su questo sco-nosciuto asolano, caduto con centinaia di innocenti solo per avere reclamato un’esistenza migliore. Enrico Ferro

Dalla Gazzetta di Mantova 12 febbraio 2009 pagina 34

L’Asolano ricorda Riccardo Bonia vent’anni dalla morteRispettare la memoria di un uomo giusto, al di là delle convinzioni politiche, è sempre doveroso.

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Merita di essere ricordata la gaffe di Edoardo Vianello con Josè Feliciano. Baci e abbracci, si erano rincontrati dopo anni; pranzo insieme e, al momento dei saluti, Via-nello abbraccia Josè Feliciano: Ciao, Josè, se vedemo! Momento di grande imbarazzo perchè Josè Feliciano è un non vedente. Altro momento indimenticabile! Vasco Rossi sale sul palcoscenico “traballando” un po’, capelli lunghi, barba incolta. Paragonato agli altri sembrava un “barbone”. Cantò “Vita spericolata”. Alla fine del pezzo, buttò il microfono per terra ed uscì. Arrivò 25°esimo. Il giorno dopo lo cercai per fotografarlo, in tutti gli alber-ghi, ma di Vasco Rossi nemmeno l’ombra. Nessuno sape-va dove era alloggiato. Finalmente un discografico, mio amico, mi dice: se vuoi trovare Vasco vai sulla spiaggia, fuori San Remo. Quando vedi una roulotte lui è alloggia-to lì. Più che spericolata la sua era “vita dura”. Donatella Rettore me la ricordo “cicciona”, lanciava caramelle in platea, mentre cantava la sua canzone “Caramelle”, era simpatica e carina. Poi si fece chiamare solo “Rettore” e si trasformò. Diventò magra, aggressiva e litigava con tutti. Una volta disse a Totò Cotugno: Taci tu che canti imitando Celentano, e gli diede uno spintone.

E le litigate con Loredana Bertè? Se ne dicevano di tutti i colori. Parlando della Bertè ricordo, una litigata furiosa con Fiorello, perché diceva che gli aveva portato via la sua stanza d’albergo. Finì che alle due di notte dovette intervenire la polizia. E, il Maestro Augusto Martelli, allora fidanzato di Mina, continuava a sostenere che Mina stava arrivando a S. Remo, ospite del Festival. Non sapeva che, inve-ce, Mina era a Roma e si stava sposando con Virgilio Crocco, un giornalista, morto in un incidente stradale in America, che diede a Mina una figlia: Benedetta. Quando un giornalista glielo disse incominciò a dare i “numeri” come impazzito, e urlando ripeteva: Non è vero, bastardi, lei è fidanzata con me! Povero Augusto!E che dire della scommessa di Gianni Morandi con i camerieri del Royal Hotel? Disse che se avesse vinto il Festival avrebbe servito lui la colazione a loro. Vinse, cantando con Umberto Tozzi e Enrico Ruggeri, con la canzone: “Si può dare di più” E il mattino dopo, puntuale alle 7,30 Morandi servì la colazione ai camerieri del Royal Hotel. Cose da Festival!

E.F.

Egizio Fabbrici

Il Festival di SanremoRicordi e curiosità di un fotoreporter asolano (Seconda parte)

13 maggio-giugno 2009

Ricordo il Festival 1967. La notte del 26 Gennaio stavo già dormendo quando suonò il telefono e una voce mi disse:Vieni subito al Savoy, si è ucciso

Luigi Tenco! Mezzo addormentato, incredulo, l’avevo visto poche ore prima, lo ricordavo tranquillo, dietro le quinte, corro. L’Hotel era già pieno di giornalisti e fotografi. Tutti davanti alla camera di Tenco, ma niente da fare un cordone di… carabinieri e vigili bloccava l’accesso. L’unica foto che sono riuscito a fare è stata quella al furgone con la bara. Tenco si era ucciso perché era stato eliminato. Così dissero. All’indomani il Festival, continuò come se nulla fosse accaduto. Nessuno parlava più di quello che era successo.Lucio Dalla arrivò 4° con la canzone “Bisogna saper perdere” !!! Pochi invece sanno che la canzone “Chi non lavora non fa l’amore” cantata da Celentano e Claudia Mori è la copia di una canzone di un certo John Lennon. Nessuno degli addetti ai lavori se ne accorse e così vinse il Festival 1970.

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Che a pensarci bene, anche le aiole spacatrafico sono casa nostra. E così, girolando bel belo, sono tornato ala scarica cologica, che era un po che non ci andavo, e devo dire che ho visto dentro un po tanta sconfusio-ne, roba butata a larma di dio, scatolotti di plastica, cartoni, spernassati di qua e di là, che quasi quasi volevo regalarci la mia smansarina per fare un po di netto. Prima non era così, e mi anno deto che cè stato un cambio digestione, adesso vengono dala città, che si vede che anno la digestione dificile perchè al dopo disnato è sempre chiuso. Ci chiedo scusa, diretore, se ho sagerato nele metrature delo scrito, ma è tuta roba sentita e genuina, per autentico afetto di asolano verso i asolani. Mi sotoscrivo, come sempre, suo Galafassi Amilcare

“Letere al diretore”

Caro diretore,ci dico subito che la compagnia del bar mi ha tolto in giro per via dei sfondoni della letera de l’altra volta. Ma io ci ho risposto che sicome bisogna parlare come si mangia, datosi che mi piace mangiare nostrano, alora parlo nostrano, così tuti capiscono. Lei m’insegna, diretore, che quelo che conta non sono le parole scrite giuste, ma i pensieri che ci stano sotto, che devono esere giusti. Che poi bisogna stare atenti, perchè, come dice un vechio proverbio, tante volte queli che parlano taliano con forsina e cortelino, la voltano e la pirlano per vuotarti il borselino. Però adeso ci voglio contare quelo che o visto la setimana pasata, che avevo deciso di fare un po di pulisie pasqualine nelo scantinato. Alora a la matina sono venuto giù dal letto bonorela, ho bisigolato da baso, e ho cargato un muchio di tananagli sulla mia Bigia.Mi scuso se non ci avevo presentato la mia Bigia, che a il nome uguale ala mula di quando ero soto le armi, ma sicome che non ho la tumobile, o preso un ape strabucabile, con tre ruote semoventi, motore a benzina anormale, scapamento garantito, tutta carosata antipiogia, che con un litro fa trenta chilometri, che io, a farci una confidensa, in trenta chilometri mi faccio più di un litro. Alora parto tuto alegro verso la scarica cologica dele quatro strade, e mi presento davanti al cancelo prima dele otto, per esere il primo, ma subito mi bala un ochio, perchè non cè gnanche un cane. Alora vedo tacato via un cartello con su scritto, aperto dalle 9 alle 12, come i ufici delle sicurasioni e dei avocati. A priminto mi sono venuti i cinque minuti, che volevo strabucare tutto in un fosso, ma sicome che era una bella giornata, ho deto faciamo un bel giro per tuto il circondario asolano, che ala mia Bigia ci piacegirolare in campagna, intanto che ariva l’ora giusta. Si vedevano le piope che stavano per metere fuori le foglie, i campi petenati di fresco, i prati pieni di fugade con tanti fiori gialli. Una belessa. E così siamo arivati, sempre cola mia Bigia piena di frataglie, a la tangensiale dele circolatorie, dete anche rotonde, che sono tanto grosse che ci sta una meza biolca di patate, e invece è tuto a vegro, che pare la tera di nesuno. Alora, caro diretore profito del asolano per fare una proposisione ai miei paesani, o citadini di Asola: metiamo su una squadra di volontari dela zapa e del restello, senza tante patache e divise, e in mezo ale aiole spacatrafico ci metiamo un po di piantine di fiori un po in grasia, datosi che i fiori vengono belli anche dale nostre bande, e mica solo sula gardesana. Che lì, per fare bela cera a queli che vano a sbrindolare a la festa, metono fiori dapertuto, e le aiole sembrano piturate, mentre le nostre somegliano tutte erboristerie. Così, per queli che vano a spaso tutte rose, ciclamini, e tulipani, e per queli che corono tuto il giorno per lavoro, l’erba spagna, la pavarina, le marosole, che se a qualc’uno ci manca la zapa o la badila ce la presto io, che, mica per vantarmi, ma in fato di atressi sono atressato. E i fiori ce li faciamo regalare dai canetesi o li prendiamo dai giardini dele case, che ne anno tanti.

14 maggio-giugno 2009

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In un soleggiato pomeriggio di metà marzo i “laghetti Chi-tina” sono stati teatro della prima manifestazione “pesca di trote per giovani Sampei”. Grazie alla bella giornata sono giunti numerosi ragazzi dai 3 ai 15 anni, entusiasti per la nuova esperienza. La distribuzione dei tesserini, della Fe-derazione Italiana ha richiesto più tempo del previsto ma ha offerto agli organizzatori l’occasione per regalare ad ogni partecipante il cappellino, con il logo della società orga-nizzatrice; la canna e le esche necessarie per pescare. I 150 partecipanti sono stati divisi in 5 gruppi ed assegnati ad ognuna delle 5 zone in cui è stato diviso il laghetto. Termi-nati i preparativi, al suono della sirena è finalmente iniziata la “pescata di gruppo”. Fin dai primi momenti, la cattura di una trota veniva sottolineata dalle grida festose dei ragazzi e dei loro accompagnatori. Nonostante il rilascio di un buon numero di trote, effettuato dagli organizzatori, non tutti i ragazzi impegnati hanno avuto fortuna così, dopo la prima ora, trascorsa non senza alcuni problemi tecnici, qualche ra-gazzino, fra i più giovani ha preferito abbandonare la pesca per dedicarsi ai giochi messi a disposizione dai proprietari del laghetto. Come in ogni gara che si rispetti , le zone as-segnate sono state invertite, così da offrire a tutti pari op-portunità di trovare un posto più pescoso. Se qualcuno ha abbandonato, altri si sono dimostrati ancora più motivati, pur senza rinunciare a qualche sana risata. Mentre il tempo trascorreva sereno, ai bordi del laghetto, la società organiz-zatrice ha colto l’occasione per ringraziare tutti i preziosi collaboratori, i rappresentanti della Federazione di Mantova e gli sponsor che con la loro generosità hanno reso possibile il successo della manifestazione. Trascorse le due ore pre-viste, si è svolta la premiazione e a tutti è stata consegnata una coppa a ricordo della giornata. In più, è stato premiato il ragazzo che ha catturato la trota più grossa. La giornata ha offerto episodi di ogni tipo, comprese tecniche di pesca non proprio regolari, ma ciò che più ha gratificato gli or-ganizzatori è stato vedere la collaborazione spontanea fra giovani e anziani, tutti accomunati nel divertimento gene-rale, anche se qualcuno meno paziente, alla fine, ha capito che questo sport non fa per lui. Facendo un passo indietro, è giusto spiegare come è nata l’idea di questa manifestazio-ne. L’evento è stato voluto dalla Società asolana di pesca sportiva “c.r.a.l. 1° maggio asolana Team Daiwa” che, per l’occasione, ha ottenuto il patrocinio dei comuni di Asola,

Mariana Piubega e Gazoldo. La Società asolana, oltre ad un nume-roso gruppo di simpatizzanti vanta oltre 40 agonisti, impegnati in tut-te le categorie dei vari campionati provinciali, regionali e nazionali. La passione che li accomuna, ha

fatto nascere in loro la voglia di promuovere questo sport fra i giovani anche se c’è la consapevolezza che difficilmente qualcuno potrà appassionarsi alle gare perchè la pesca, a li-vello agonistico, è una disciplina molto impegnativa e poco conosciuta anche se la nazionale italiana, maschile e femmi-nile, è abituata ai risultati di prestigio in campo internazionale. Proprio lo scorso anno, ai mondiali che si sono disputati a Spinadesco (CR), la nazionale maschile si è classificata terza su 38 nazioni partecipanti. Quasi ogni domenica, gli agonisti del nostro Team, individualmente o in squadra, sono impe

gnati in varie competizioni. Per essere sempre competitivi ci vuole tanta passione e sacrificio. Bisogna, infatti, preparare meticolosamente le attrezzature in modo diverso, a seconda della tecnica di pesca richiesta dalla gara. Ma ci vuole so-prattutto dedizione: dall’alzarsi presto la domenica mattina al rientro a tarda serata stanchi, dopo aver guidato, preparato attrezzatura, pescato e riposto ogni cosa, pronta per la gara successiva. Nessuno può farlo se manca una genuina pas-sione e una buona dose di tolleranza da parte della famiglia.

15 maggio-giugno 2009

Organizzata dal “c.r.a.l. 1 maggio asolana Team Daiwa” nelle acque dei laghetti “Chitina” tra Casalmoro ed Acquafredda,per promuovere la pesca sportiva tra i giovani

Una bella giornata di pesca

Nel piccolo pescatore, a fine giornata, nonostante abbia preso il pesce più grosso, sulla gioia, prevale la stanchezza.

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Come eravamo ...

16 maggio-giugno 2009

La foto sopra, che è stata gentilmente concessa dal Sig. Alceste Storti in ricordo della moglie Anna Bertoli (l’ultima ragazza seduta, a destra) ritrae la classe III Media del 1950. La foto sotto, invece, è datata 1941 e ci è stata cortesemente fornita dal Sig. Oliviero Soana. Essa ripropone la III Avviamento che, all’epoca, era alloggiata presso lo stabile delle Scuole elementari. In en-trambe le immagini, alcune fisionomie, pur nella loro giovinezza, si possono riconoscere i volti inconfondibili delle persone adulte (alcune purtroppo già defunte). Pur osservandoli attentamente, altri volti restano per noi irriconoscibili. Come sempre, anche in questo caso, col Vostro aiuto cercheremo di dare un nome al maggior numero possibile di persone. Sul prossimo numero vi aggiorneremo.

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I quattro ragazzi della foto a sinistra sono: Guido Chizzola, Luigi Du-retti, il povero Mario Passeri e Benedetto Ziliani. Nella foto sopra del 1950 le quattro persone fotografate in via Libertà davanti al negozio del fotografo Trento Macerata sono da sinistra: Annunciata Schiavi, Silla Storti Formentini, Fede Zaltieri e, sul motorino, il sig. ....Cre-ma di Casalromano. La foto sotto risale al 1941 e ritrae un gruppo di emigranti asolani, alla stazione, in attesa del treno che li condurrà a Milano (via Brescia). Per questa foto ringraziamo la bambina vestita di bianco in braccio al papà. Si tratta di Vanda Fassi, oggi moglie di Giuseppe Malcisi. Il papà è Mario Fassi e il bambino sotto è Dante Fassi, morto a Cologno Monzese nel 1995. La seconda da sinistra è Lina Azzini, sorella di “Gino del Mont”. Ma gli altri chi sono? Qual-che lettore saprebbe riconoscerli e farci i loro nomi?

Come eravamo ...

17 maggio-giugno 2009

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Ha compiuto sessant’anni la Fiera della Possenta, manifestazione ceresarese nata come appuntamento di esposizione delle novità in campo agricolo, industriale e artigianale di grande richiamo. L’edizione 2009, tenutasi dal 21 al 24 marzo, ha ospitato numerosi stand di prodotti tipici locali e non solo: erano infatti presenti bancarelle con specialità gastronomiche provenienti da tutta Italia. Decisamente curiosa la presenza di falconieri , che hanno allietato Piazza Castello, e le ormai classiche dimostrazioni degli “antichi mestieri”. Le associazioni locali hanno come sempre fatto la parte del leone illustrando ai visitatori, giunti in buon numero soprattutto nella giornata di domenica, le loro attività. Da segnalare, in particolare, la nuova proposta della Compagnia delle Torri, promotrice, nello scorso mese di settembre, della prima edizione del “Convivio a Palazzo”, tenutosi presso il palazzo Secco-Pastore di San Martino Gusnago; l’associazione organizzerà, per il prossimo 17 maggio, una nuova biciclettata per le campagne ceresaresi. Inoltre, nei giorni 1 e 2 giugno si terrà la prima edizione della “Sagra della Saresa”, con annessi raduni automobilistici e motoristici (di Ferrari e Ducati), ovviamente richiamanti il ros-so del frutto che troneggia sullo stemma ceresarese.

Dal nostro corrispondente da Ceresara

La Fiera della Possentadi Max Todeschi

Ottica - Optometria - ContattologiaLenti e montature delle migliori marche Applicazione lenti a contatto

Da oltre vent’anni ... qualità - professionalità - cortesiaVia Libertà, 33 ASOLA (MN) 0376 - 710374 [email protected]

Un ragazzo che sognava... di Egizio Fabbrici

18 maggio-giugno 2009

Asola 1949 Ti avevo sognata diversa,Senza pensieri

Libera come il ventoChe piegava le spighe di grano,Hai piegato me!

Guardavo scorrere l’acqua del fiumeDi là c’erano le biancheScogliere di Dover.

Fantasie di ragazzoChe sorrideva alla vita

Una valigetta piccolaDentro, sogni grandi.

Le ruote del trenoCorrevano veloci

Il naso schiacciatoContro il finestrino

Gli occhi lucidi guardavanoUna distesa ondeggiante

Un mare giallo di spighe matureLe case basse sparivano all’orizzonte.

Il campanile mutoBucava le nuvole

Dentro il suo lettoLa nonna, ignaraStava dormendo

Al suo risveglioIl suo Egizio era già lontano.Tornerò nonna!

Le lacrime si univano all’acqua del fiume.

Milano 2009Seduto al bordo della grande fontanaGuardavo Milano,Era Grande Milano. Troppo per un ragazzoChe per tutta la vitaGrande, non sarebbe diventatoMai.

Aspettavo l’abbraccio mortaleDella grande città. Arrivò, durò tutta la vita.E tutta la vita durò il mio odio.

Ognuno si crea il suo destinoE il suo destino lo frega.

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Un’usanza che si sta via via perdendo nei nostri paesi è quella degli scütöm, in altre parole il costume di affibbiare a qualcuno, e in molti casi alla sua discendenza, un soprannome più o meno colorito. In effetti, questa consuetudine esisteva già presso i latini ed è grazie ad essa se siamo arrivati a quelli che oggi definiamo cognomi. Presso i romani, infatti, le persone di un certo ceto era-no identificate di norma con tre appellativi: praenomen, nomen e cognomen, ovvero prenome, nome e cognome. Il prenome equi-valeva a quello che oggi definiamo nome proprio ed era così chia-mato perché appunto precedeva gli altri due. Per fare un esem-pio in Marco Tullio Cicerone è evidente che il prenome è Marco. Al prenome seguiva il nome che indicava il gruppo originale di appartenenza ovvero quello che i romani chiamavano gens, nel nostro caso la gens Tullia ovvero la casata, la stirpe, l’equivalen-te quindi dell’attuale cognome. Poiché a Roma gli appartenenti alla stirpe succitata erano numerosi, così come numerosi all’inter-no di essa i personaggi che avevano ricevuto il nome proprio di Marco, al fine di evitare confusioni, risultò preferibile aggiungere al prenome ed al nome un soprannome detto appunto cognomen che nel caso appena citato fu Cicerone a causa sembra dell’atti-vità del nonno che nel suo podere di Arpino coltivava ceci, detti in latino appunto ciceri. Per tale motivo fu chiamato Cicerone il nonno del famoso senatore come pure il padre. Allo stesso modo si chiamavano Cesare, sembra per la folta capigliatura, (in latino caesaries), sia il padre sia il nonno del famoso condottiero, per meglio identificarli all’interno della gens Iulia. Con il passare degli anni il riferimento alla gens fu tralasciato; il prenome, ossia il nome proprio, fu seguito dal cognome ossia dal soprannome o dal patronimico, cosicché chi era possessore di una chioma fulva fu chiamato Rosso e chi incanutiva presto Bianco, chi svolgeva la professione di fabbro assunse il cognome di Ferrari, e chi si oc-cupava di tessitura divenne Tessaroli diminutivo di Tessari, forse per la piccola statura di quell’antico artigiano o forse per le di-mensioni modeste dell’impresa. A suffragare l’ipotesi del tessitore è un paragrafo delle “Storie di Bologna” del Ghirardacci dove si legge testualmente “Addì 31 ottobre, è stata tagliata la testa agli infrascritti: Bartolomeo delle Cave, tessaro e Giovanni de Santi, lanarolo”. Per i patronimici la derivazione è ancora più semplice i Ruggeri discendono da un certo Ruggero e ed i Tomasi da un lon-tano Tommaso. In entrambi i casi tali denominazioni non sono da considerarsi al plurale. La flessione, infatti, non è da ricollegare al nominativo plurale per intendere l’insieme dei Tomasi, bensì ad un genitivo, in quanto significa discendente di Tommaso, così come Tessaroli significa discendente di un tessaro, un tessitore. Col tem-po però anche i cognomi non furono più sufficienti ad identificare con precisione le persone e in molti casi si preferì suddividerle in diversi rami con l’aggiunta di un ulteriore soprannome cosicché una parte dei Tomasi divennero Primi ed un gruppo di Tessaroli fu denominato Lineo da Linneo Tessaroli nonno dell’attuale Santino. A questo proposito mi sono permesso di elencare di seguito alcuni dei soprannomi tipici di alcune famiglie del nostro circondario, precisando ulteriormente che detti soprannomi non sono da colle-gare a tutti coloro che portano il cognome a cui faccio riferimen-to, ma solamente ad alcuni rami di dette famiglie.

Eros Aroldi

Racconti asolaniScütöm

19 maggio-giugno 2009

CognomeAdorniAguggeriArmanini ArrigoniBarattiBergamaschi Bertuzzi (Castelnuovo)BetelliBolzacchini (Redondesco)BozzoliBrunettiBruniCaprini (Casaloldo)Ceruti CornaliDottiniCastellettiChiariClementiDavoglioFalchetti (Redondesco)FanelliFassiFavalliFederici (Mariana)FerrariFizzardiFornasariGamba (Canneto)Ghisini (Redondesco)Giorgi (Acquanegra)GiudiciGotelli (Barchi)LanzoniLanzoni (Calvatone)Luzzeri (Fontanella G.) Magri (Casalromano)Malinverno (Calvatone)Mazzi (CalvatoneMorbini (Castelnuovo)Mutti (Casalmoro)PaganelliPellegrinuzziOttuzziPazzini (Casaloldo)PergenPini (Acquanegra)PeveradaPrignacchiRagnoliRodellaRonchi (Casalmoro)Rossi (Acquanegra)Rubes RuggeriRuzzenentiSandoniniSavi (Castelnuovo) SolazziTessaroliTomasiTonelliTorreggiani (Mariana)TravagliatiUsberti (Acquanegra)Varini (Redondesco)ZanoniZecchina (Canneto)

SoprannomeCaagnìBindiCucunerǻBilùFiurìBagiScaciTataùNistulì, Maminǻ, MaigulǻTrè CaagneDanieiFainiCiòciGnacarì, CariassBeraneCampanìStraböchGardelǻBaneMarolǻVenesiǻBalì, SapaiSantìSantìRideiBüsGociǻfinǻBignölGiòmeMurǻSulànderCurbólGambìSapìCiòsǻGabiöiBasìCobianch, Suiölǻ, Tugnasǻ +Schirlòn + SerafinBèloSampìFiurindoMinutiCanelǻBaracùBarchìTundàFaeliTubiǻSchidǻ, SirlìCiapèlǻSciòpGalerǻCobianch, Bunòm, BalarìIsidòrNìdolMaiǻraneSanfǻZinǻLineoPrimiCaicìGingìSchidǻGiubǻGerölǻRagnétPiciǻ

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Lunedì 9 marzo la Cooperativa Buca-neve di Castel Goffredo ha ospitato i sacerdoti del vicariato di Asola, che hanno avuto così l’opportunità di vi-sitare il nuovo Centro disabili. I par-roci presenti, tra i quali non poteva mancare don Riccardo Gobbi, sono stati accolti dalla Presidente Maria Rosa Fanelli e guidati dalla socia fon-datrice Mariangela Gorgaini, apprez-zando i servizi innovativi di quello che vuole essere, come sottolineato dalla Presidente, “una città nella città, direttamente collegata con l’ambiente circostante ed accessibile liberamente a chiunque”. Organizzata su più livel-li, la struttura del Centro ha infatti nu-merosi punti di contatto con l’esterno, tra i quali una caffetteria di prossima apertura, che permetterà di lavorare anche ad alcuni ragazzi disabili, e una palestra, già attiva per corsi di ginna-stica dolce e di danza. Il Centro, che potrà di ospitare oltre 40 persone tra centro diurno e comunità alloggio, è una realtà altamente flessibile, che permette di accogliere sia il disabile grave che quello in grado di lavorare esternamente e che necessita, quindi, di un aiuto e di un supporto di minore entità. In questo momento la struttura

ospita, per un anno, anche alcuni ope-ratori provenienti da tutta Europa, che avranno l’opportunità di rapportarsi con la realtà della Bucaneve e con il suo obiettivo primario: consentire al disabile di comprendere, attraverso esperienze pratiche, le regole per rap-portarsi, un domani, anche con il mon-do del lavoro. I sacerdoti, al termine del loro incontro, hanno anche potuto salutare i ragazzi della comunità allog-gio, rinnovando il sostegno loro perso-nale e delle loro parrocchie ai progetti della Cooperativa. Max Todeschi

Da Castelgoffredo

La Cooperativa Bucanevepresenta il nuovo centro disabili

20 maggio-giugno 2009

45° di Matrimonio1964 - 2009

Renato e Maria GabriellaRubes

Auguri dai figli, generi, nuora e dai nipoti

Arianna, Aurora, Gabriele, Gabriel e Francesca

Ciao, Gaetano Parisioti vogliamo bene!

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Azzoni. Un anno importanteed intenso quello trascorso dall’Avis di Casalromano nel 2008 che ha visto 189 donazioni tra sacche di sangue intero e plasmaferesi, sette in più all’anno precedente; 87 soci all’attivo tra cui 57 uomini e 30 donne; l’en-trata di sette nuovi donatori e tre soci collaboratori. “Dobbiamo passare dalla cultura dell’emergenza a quel-la della disponibilità a donare solo quando serve” ha detto il presidente Roberto Visini “Bisogna cambiare prima di tutto l’approccio culturale alla donazione, come la responsabili-tà dell’avisino rispetto alla sicurezza della donazione, alla programmazio-

ne della chiamata e al conseguente buon uso del sangue. Questo richie-derà maturità e consapevolezza da

Da Casalromano Rosalba Le Favi

Assemblea AVISNominato il nuovo Consiglio Direttivo per il 2009-2012

zione spazi e materiali per le attività dell’associazione e anche tutti colo-ro avisini e non, che contribuiscono con aiuti economici molto preziosi e collaborano alla buona riuscita delle manifestazioni Avis. R.LF

21 maggio-giugno 2009 All’ultima assemblea dell’Avis di Casalromano si è deciso il nuovo con-

siglio direttivo per il prossimo mandato 2009-2012 alla presenza del delegato provinciale Sandra Pasini. A detenere ancora la guida per il successivo triennio è stato eletto Roberto Visini mentre come vice presidente Silvio Zanelli.Ben undici i consiglieri coadiuvati dal segretario Daniela Lucini, il tesoriere Paola Arrighi e il revisore Franco

parte di tutta l’Avis. Il dono è una cosa importante e seria che parte dalcuore” ha continuato Visini “ogninostra goccia di sangue sappiamoche va a buon fine e questo deve renderci orgogliosi di far parte del meraviglioso progetto dell’Avis. Non stanchiamoci di divulgare ai giovani l’importanza di donare sangue perché si possono salvare tante vite umane”.Durante l’assemblea Visini haricordato come da regolamento Avis Nazionale che dal 1 Gennaio 2007

per i nuovi iscritti è somministrato il vaccino antiepatite B. Tale vaccino è a carico dell’Avis Provinciale e verràfornito dalle Asl di competenza. Inoltre il presidente ha ringraziatol’Amministrazione Comunale e il sindaco Luca Bonsignore di Casalro-mano perché mette sempre a disposi-

Il Presidente Roberto Visini

Il Sindaco di Casalromano, Luca Bonsignore, sempre molto disponi-bile con l’AVIS

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distinguendosi come rude e spietato capitano di ventura. Perso-naggio irrequieto partecipò alla congiura bresciana contro i fran-cesi nel 1512. Scoperto fu imprigionato, ma avendo sborsato la sua famiglia la notevole somma di mille ducati, gli fu risparmiata la vita. Dopo essere stato graziato fu anche alla corte di Gasto-ne de Foix. Nel 1516 fu mandato dalla Serenissima Repubblica Veneta alla difesa di Asola assediata dall’imperatore Massimi-liano I. Attaccato da Marcantonio Colonna, respinse reiterati assalti e costrinse gli imperiali a levare il campo abbandonandovi un grosso cannone. Il suo operato fu elogiato dal provveditore Francesco Contarini. Uccise proprio ad Asola un suo nemico personale, Battista Ducco5. L’autore del dipinto, come dei ri-manenti del ciclo “Fasti della famiglia Martinengo” fu il celebre pittore e decoratore Carlo Innocenzo Carloni (1686-1775) che li realizzò nel 1739.Sarebbe lunghissimo l’elenco delle opere di questo prolifico ar-tista. Discendente da una famiglia di stuccatori e decoratori lom-bardi già attiva dalla seconda metà del ’400, la critica all’epoca lo descrisse freddo e facile pittore nelle tavole d’altare, mentre ebbe note davvero personali nei grandi affreschi decorativi. Di lui si ricordano anche gli affreschi nel duomo di Lubiana. Due belle tavole d’altare ad Einsielden in Svizzera e varie opere in Baviera. Ne lasciò molte altre proprio a Brescia, Bergamo, Man-tova, Como, Lodi, Milano.Come per la tela attribuita al Tintoretto, in epoche dove la foto-grafia e la cinematografia sarebbero giunte secoli dopo, l’assedio di Asola si prestò egregiamente ad essere utilizzato per idealizza-re la potenza della Dominante e delle famiglie che la servirono.

1 In quel tragico episodio bellico morirono 80 persone e numerosi palazzi, chiese e case vennero rasi al suolo. Nel crollo della chiesa di S. Afra perirono venti fedeli e il parroco don Giuberti che stava celebrando la Messa. 2 Nel corso del secondo conflitto mondiale venivano colpiti ben ventidue edifici monumentali come testimoniarono le relazioni fatte dal prof. Gaetano Panazza.3 Ad una descrizione esaustiva di palazzo Salvadego rimando a: F. Lechi, Le di-more bresciane in cinque secoli di storia, vol. III, Brescia 1974, pp. 235-290. A cura di A. Rizzi, Al tocco di campana generale 1797-1997, Brescia 1997, p. 111, n. 26. 4 Per la fotografia che riporto a corredo dell’articolo si veda: F. Lechi, op. cit., p. 265.5 Cfr. Ottaviano Rossi, Elogi Bresciani, f. 213

La memoria dei beni fatti, appresso l’ingratitudine, è fragile.Leonardo da Vinci

Il 2 marzo 1945 Brescia subiva l’ennesima incursione ae-rea da parte delle forze alleate. Lo snodo ferroviario della città delle Dieci Giornate, rappresentava un obiettivo mili-

tare di vitale importanza come via di transito dei rifornimenti alla Wehrmacht. Quel giorno un velivolo statunitense mentre cercava di schivare i colpi dei pezzi leggeri della Flak tede-sca, sganciava il suo carico di bombe lontano dal bersaglio prescelto colpendo uno dei palazzi storici più prestigiosi nel centro cittadino1. Si trattava di palazzo Salvadego già Marti-nengo. Gli ordigni distrussero la facciata a monte, sulla via Pa-lazzo Vecchio (ora via Dante)2 .Se tale facciata non era di grande pregio, il danno maggiore veniva dalla distruzione del superbo atrio d’ingresso, lo sca-lone monumentale, il più grandioso di tutta Brescia, due lati del cortile risalente al XVI secolo ed altri elementi decorativi molto pregevoli. Sulla scorta di ricordi personali, di memorie scritte e di fotografie, possiamo descrivere ciò che è andato ir-rimediabilmente perduto. Scopo di questo articolo, però, è ram-mentare la presenza di un dipinto che ricorda l’assedio di Asola del 15163. Sempre nel corso di un devastante bombardamento aereo, un ordigno cadendo nel giardino del palazzo, provocava con la potente onda d’urto generata dalla violenta esplosione la caduta in frantumi degli affreschi della Sala del Moretto. Però, non appena concluso il conflitto, si provvedeva immediatamen-te al restauro. Si riportarono gli affreschi con l’intonaco in po-sizione piana incorniciandoli in telai di ferro. Dopo essere stati trasferiti a Padernello sono stati ripristinati al loro posto dove possiamo tuttora ammirarli. Tornando all’argomento della nostra storia il dipinto su affresco che loda l’eroica resistenza del presi-dio veneto è conosciuto con il titolo di “Antonio II Martinengo alla difesa di Asola”4. L’opera fa parte di una serie di affreschi celebrativi dei fasti della nobile famiglia bresciana. In tal modo si voleva magnificare la partecipazione del condot-tiero Antonio II Martinengo (1493-1528) al memorabile fatto d’arme. Conviene spendere qualche parola su questo personag-gio notevole della storia di Brescia. Del ramo di Padernello, fi-glio di Bernardino, intraprese giovanissimo la carriera militare

La Battaglia di Asola a palazzo SalvadegoL’affresco che raffigura l’altra battaglia di Asola.di Enrico Ferro

22 maggio-giugno 2009

La foto Fondazione Treccani degli Alfieri riproduce l’affresco che il celebre pittore Carlo Innocenzo Carloni realizzò nel 1739.Ancora una volta Enrico Ferro, in questo suo interessante articolo di ricerca storica, dà prova di notevoli capacità.

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Recentemente è scomparso un grande dello sport asolano:

Giovanni Rondani di Paolo Ruggerini

E’ venuto a mancare in questi giorni Gianni Rondani, figura molto no- ta per il suo passato di sportivo

e di insegnante. Nato all’ombra della Reg-gia di Colorno, da una famiglia di impren-ditori agricoli, ha assorbito un forte lega-me con la natura e ha respirato dall’aria parmigiana l’amore per il buono e il bel-lo. Nelle ore libere dall’ Istituto d’Arte di Parma correva al Circolo Rapid, nella cit-tà vecchia, vicino alla Cattedrale dove, tra i tavolini, vi era un tavolo da “ping pong”; a quei tempi non esistevano allenatori e schemi di gioco; chi vinceva stava su; tra i suoi avversari ricordava spesso il celebre pianista Luciano Sangiorgi. Se gli chie-devano: era Bravo? Rispondeva “si, ma io gli davo dei punti di vantaggio” (regola non scritta ma presente per equilibrare le partite). Giocando sempre più seriamente raggiunse i vertici dei valori nazionali, e vinse per ben tre volte il titolo di campio-ne italiano assoluto di singolo nel 1952, 1953 e 1954. Una sera, alla fine degli anni ‘50 fu invitato ad esibirsi ad Asola. Allora

gli unici sport possibili erano il calcio o il tennistavolo nella “buca” della canonica, una saletta sempre umida, anche in pieno luglio. In quella sfida i suoi avversari era-no Pasquì, Enzo Torreggiani, Gianfran-co Persegani, Italo Bolther ed Enrico Fioni. Scontato l’esito. Ma dietro l’angolo di questa innocente serata stava in agguato un “pericolo” imprevisto: gli occhi verdi della Thea. Dopo il matrimonio diven-ne asolano a tutti gli effetti. Dapprima fu imprenditore della calza, poi, seguì la sua passione per il disegno con l’isegnamen-to. La sua magica mano sinistra si impose nello sport come nell’arte. Ciò che non gli riuscì a Parma, nonostante fosse il miglior pongista italiano, riuscì a realizzarlo ad Asola, vincendo anche il titolo nazionale a squadre. Con l’indimenticato Enzo Tor-reggiani deciso a diventare uno dei primi sponsor della storia e trascinata dal suo entusiasmo contagioso, nella soffitta – pa-lestra di casa sua, in via Libertà, Asola vinse il suo prmo scudetto del tennistavo-lo nel 1964. Oltre a Gianni Rondani pro-

tagonisti furono Gianfranco Persegani, Paolo Ruggerini, Giuseppe Beatini, At-tilio Cappellini. Seguirono due campio-nati in cui l’Asola arrivò seconda dietro il formidabile Milano, La morte drammatica e improvvisa di Enzo lasciò nello sgomen-to la squadra. Per fortuna, dall’esempio di Gianni, si evidenziò una rapida crescita tecnica di Paolo Ruggerini e del giovane Venanzio Ferrari. Nell’annata 1969-70, si giocava nella palestra delle scuole me-die e, spesso arbitrava un certo Giovanni Calcina, i tre inanellarono tutta una serie di vittorie (una sola sconfitta a Roma). Se-guì la finalissima tra Asola, Torino e Roma, con la vittoria sul filo di lana a Torino: era la mattina del 21 giugno, data storica per-ché quella sera c’era la finale ai mondiali di calcio in Messico con il Brasile. Il grup-po era accompagnato dall’indimenticabi-le Presidente Angelo Cinquetti, dal vice Franco Galeotti, da Ezio Rodella, con i piccoli Guido e Romano, destinati a rac-cogliere l’eredità di quella squadra, fino a diventare giocatori di alto livello naziona-le. Quegli avvenimenti dovettero rimanere impressi negli occhi del decenne Romano, tanto che, da allora, il pongismo italiano lo ha visto protagonista, prima come atleta, per oltre trentanni, e ora come instancabile dirigente. Dopo quella stagione Rondani e Ruggerini ricevettero dal Sindaco Ennio Pasini la medaglia d’oro del Comune per meriti sportivi. Giovanni Rondani ebbe un incidente autobobilistico che lo costrin-se ad un anno di immobilità. Superò anche questo con grande coraggio e forza d’ani-mo. La stessa che gli permise di tener testa per tanti anni all’ultima terribile malattia. Lo ricordo come una persona generosa, or-gogliosa, che ha affrontato le vicende della vita da vincente. P.R.

23 maggio-giugno 2009

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L’Isola di Pasqua(Rapa Nui)

Appunti di viaggio di Giambattista Schiavi(Seconda Parte)

cava di tufo rosso da dove venivano estratti i “pukao” (i capelli dei moai che rappresentano le acconciature degli uomini più illustri, che per le cerimonie venivano tinti tramite una polvere ros-sa).Un altro sito importante visitato fu Ahu Akivi dove sette moai (messi in piedi nel 1960) guarda-no il mare al contrario di tutti gli altri che invece volgevano il loro sguardo protettivo verso gli an-tichi villaggi. Tra i siti più suggestivi della terza giornata voglio ricordare Ahu Tongariki , forma-to da una grande piattaforma con sopra 15 moai di basalto alcuni dei quali forniti di “pukao”. Da questa località sita in vicinanza del mare ci siamo arrampicati sul vulcano Ranu Raraku . Qui si può vedere un numero considerevole di moai termi-nati e non, in quanto ci troviamo nell’unica cava

dell’isola dove venivano estratte le statue (ve ne è una incom-piuta di circa 20 metri di lunghezza).Dopo il pranzo preparato in riva al mare visitiamo forse il luogo più magico dell’isola (Ahu Te Pito Kura) dove un muretto a secco circolare con in mezzo una grande pietra tonda, liscia e magnetica ( le bussole impazziscono nelle sue vicinanze) e quattro pietre a mò di sedie rappresentavano il “mitico ombelico del mondo”.

La giornata termina con un momento di relax nell’unica vera spiaggia di sabbia dell’isola, Anakena, dove è possibile con grande coraggio fare il bagno nelle tumultuose acque dell’oce-ano. Nelle vicinanze è possibile visitare i 7 moai di Ahu Nau Nau di cui 4 muniti di “pukao”. In serata altra puntata della loro festa folcloristica ,veramente coinvolgente. Il giorno se-guente ,dopo una visita ai locali negozi di souvenir si ritorna a Santiago del Cile. Arrivederci al prossimo viaggio.

Quel poco che rimane della civiltà di Rapa Nui deve quin-di rappresentare secondo me il monito per le generazioni future , una grande lezione dalla piccola isola di Pasqua; il

suo piccolo e fragile ecosistema deve raffigurare simbolicamente la “TERRA”. L’uomo è abituato a sfruttare le risorse del pianeta senza pensare alle conseguenze e questo può portare sempre più ad un punto di non ritorno che condannerebbe la civiltà umana alla stessa fine degli abitanti dell’isola di Pasqua. Certamente non si vuole condannare il progresso ma far capire alle persone di pensare ad uno sviluppo più compatibile con l’ambiente che lo circonda.Attualmente vivono sull’isola circa 3800 persone, i 2/3 discendo-no da quel centinaio di sopravvissuti nell’ottocento. Ma ora ritor-niamo al presente con il racconto del mio viaggio. Siamo partiti da Santiago del Cile e dopo un volo di circa 5 ore siamo sbarcati all’aeroporto di Rapa Nui ( una curiosità: la pista è predisposta per l’atterraggio di emergenza dello Space Shuttle). Dopo aver sbrigato le formalità doganali ed essere stati omaggiati di una collana di bouganville rosse ci siamo trasferiti nell’unico villag-gio dell’isola e quindi capoluogo, Hanga Roa, all’hotel Iorana si-tuato a pochi metri da un’altissima scogliera a picco sull’oceano da dove tutte le sere potevamo osservare uno stupendo tramonto.Essendo febbraio, alla sera abbiamo assistito alla loro folcloristi-ca festa principale : il festival di Tupati Rapa. Si tiene ogni anno, alla manifestazione partecipa tutta la popolazione ed è caratteriz-zata da una seria di gare canore e di balli tra due squadre compo-ste da aitanti ragazzi e ragazze vestiti con i costumi tradizionali, con tanto di giuria e alla fine viene eletta “principessa” una rap-presentante di uno dei gruppi che manterrà il titolo per un anno. Il giorno dopo è iniziata la visita dell’isola partendo dal vul-cano spento Ranu Kau e da questa parte dell’isola si può godere di un paesaggio mozzafiato con la vista dei picco-li scogli (mutu) di Kao Kao, Iti e Nui dove si svolgevano le gare in occasione della festa dell’uomo uccello (vedi film Rapa Nui) e presso questo tratto di scogliera si possono am-mirare antichi “petroglifici” (immagini scolpite nella roccia).Ci siamo spostati nella località di Puna Pau, dove è situata una

24 maggio-giugno 2009

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Vi proponiamo, in questa pagina d’esordio, uno scritto del 1949 sul tema della politica che dovreb-be far molto riflettere, soprattutto di questi tempi

di forti tensioni pre elettorali. Il brano fu pubblicato dal quindicinale di Don Primo Mazzolari, “ADESSO”, il 15 febbraio 1949. Si intitola: “Non a destra, non a sinistra, non al centro, ma in alto” Direte che non c’è un alto in politica e che, se mai, vale quanto la destra, la sinistra, il centro. Nominalismo misti-co in luogo di un nominalismo politico: elemento di confu-sione non di soluzione. E’ vero che una nuova strada non cambia nulla se l’uomo non si muove con qualche cosa di nuovo, e che un paese può andare verso qualsiasi pun-to cardinale e rimanere qual è. Ma se gli italiani fossero d’accordo su questo fatto, la fiducia, della tonomastica parlamentare sarebbe felicemente superata. Fa comodo ai neghittosi credersi arrivati per il solo fatto di muoversi da destra invece che da sinistra. Saper la strada o aver im-broccato la strada giusta non vuoi dire camminarla bene o aver raggiunto la méta. Il fariseismo rivive in tanti modi e temo che questo sia uno dei più attuali. La giustizia è a si-nistra, la libertà al centro, la ragione a destra. E nessuno chiede più niente a se stesso e incolpa gli altri di tutto ciò che manca, attribuendosi la paternità di ogni cosa buo-na. Non dico che siano sbagliate le strade che partono da destra da sinistra o dal centro: dico solo che non conduco-no, perché sono state cancellate come strade e scambiate per punti d’arrivo e di possesso. La sinistra è la giustizia - la destra è la ragione - il centro libertà. E siamo così si-curi delle nostre equazioni, che nessuno s’accorge che c’è gente che scrive con la sinistra e mangia con la destra:che in piazza fa il sinistro e in affari si comporta come un destro: che l’egoismo di sinistra è altrettanto lurido di

fittabili. A 12 anni entra nel seminario di Cremona. La sua vocazione germoglia nella consapevolezza che ogni esse-re umano è figlio di Dio e per cui è meritevole dello stesso rispetto e dignità da parte di tutti. I suoi anni di seminario furono intensi e molto faticosi a causa della sua personalità passionale, focosa e assetata di conoscenza. È in nome della vocazione resta in seminario pur rendendosi conto della brut-ta vita di comunità che vi si vive. Nel 1905 Primo Mazzolari liceale cominciò a scrivere il diario sul quale si rivelano mo-menti emotivi e di forte spiritualità che preparano il giovane Mazzolari all’impegno filiale nei confronti del popolo ed una ispirazione rivolta alla sincerità, alla franchezza, allo spirito di sacrificio fedele al credo cristiano; tutto questo per dare sostegno ai sentimenti, alla dignità, ma soprattutto per for-mare il carattere degli uomini e di ogni persona. In questo il vescovo Bonomelli fu maestro di don Primo Mazzolari per i suoi atteggiamenti di apertura nei confronti della società. Il 25 agosto 1912 Don Primo Mazzolari fu ordinato sacerdote. Il ministero del giovane curato fu molto intensa e ancora più intensa la sua attività di scrittore. Il primo scritto fu il mo par-roco del 1932. Il suo ministero sacerdotale vive una progres-siva incarnazione nella società del suo tempo. La parrocchia dove visse per gran parte del suo ministero fu la parrocchia di Bozzolo (1920-1922/ 1932-1959). Durante la prima guerra mondiale si dichiara interventista e ciò lo spinge a dare il suo contributo alla guerra arruolandosi come cappellano militare. Questa esperienza gli fece maturare un forte senso della pace e di rifiuto della guerra. Durante la seconda guerra mondiale ebbe a manifestare il suo impegno per la pace ipotizzando una sorta di obiezione militare. Nel periodo fascista fu più volte arrestato e/o ricercato dal regime per le sue idee e attivi-tà anti-fasciste (nel 1925 fu denunciato per non aver cantato il «Te Deum» per i fascisti dopo l’attentato a Mussolini).

25 maggio-giugno 2009

Don Primo Mazzolari fotografato alla sua scrivania in ca-nonica a Bozzolo dove fu Parroco dal 1920 al 1922 e dal 1932 al 1959, anno della sua morte. Questa foto, come tut-to il materiale pubblicato, è stato ricavato dalla grande documentazione che lo riguarda, presente in internet. Delle sue memorie e del suo pensiero ne è depositaria la Fondazione Don Primo Mazzolari che ha sede a Bozzolo, in via Castello, 15 - Telefono: 0376-920726

Don Primo MazzolariLo scorso 12 aprile si è celebrato il 50° Anniversario della morte di questo prete che fu fulgido esempio di coraggio e di impegno cristiano. A rileggere i suoi scritti oggi non si può fare a meno di ammirare la loro grande attualità.

quello di centro, per cui, destra, sinistra e centro possono divenire tre maniere di «fregare» allo stesso modo il Paese, la Giustizia, la Libertà, la Pace. L’alto cosa sarebbe allo-ra? Una destra pulita, una sinistra pulita, un centro pulito, in virtù di uno sforzo di elevazione e di purificazione perso-nale che non ha nulla a vedere con la tessera. Come ieri per la salvezza non contava il circonciso né l’incirconciso, così oggi non conta l’uomo di destra né l’uomo di sinistra, ma solo la nuova creatura: la quale lentamente e faticosamente sale una strada segnata dalle impronte di Colui, che arri-vato in alto, si è lasciato inchiodare sulla Croce a braccia spalancate per dar la sua mano forata a tutti gli uomini e costruire il vero arco della Pace.La Biografia di Don Primo Mazzolari (Prima Parte)Primo Mazzolari nasce a Boschetto (località alla periferia di Cremona) il 13 gennaio 1890 da una famiglia di semplici

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La grotta del drago è un piccolo negozietto situato nel centro di Asola, in Via Cesare Battisti 9. Li si ritro-vano molti ragazzini tra gli 8 e i 16 anni, ma anche

degli adulti.Gli orari sono i seguenti: dal martedì al vener-dì dalle 15:15 alle 19:20, il sabato dalle 15:00 alle 20:45, il lunedì è chiuso; aperto II e III domenica di ogni mese dal-le 15.00 alle 19.15. I passatempi sono svariati: si può com-prare e giocare a giochi di carte tipo Magic, One Piece e YuHiOh e ad un altro gioco con delle miniature chiamato Dream Blade. Inoltre si possono acquistare Fumetti, tra i vari: “Elemental Gerad”,”One Piece”, “Gun Dools”, “Black Cat”, “Beet”, “Fragola 100%”, “Baci Rubati”,”Tsubasa Re-servoir Chronicle”, “Naruto”,”Nana”,”Parfait Tic”,”Ma-rionette”,”Nemrad”,”Detective Conan” e molti altri. Il nego-zio, inoltre, offre servizi come: la casella postale: uno spazio nel negozio dove vengono recapitati i tuoi acquisti; servizio numeri arretrati: è possibile acquistare numeri arretrati o non presenti in negozio; la tessera vantaggi: tessera che consen-te dopo un certo numero di timbri, cioè di acquisti, di avere qualcosa in regalo; che può essere un fumetto, un pacchetto di carte o un blister di miniature. Questa attività si è rivelata un punto chiave per l’intrattenimento dei giovani Asolani e dei dintorni. Sentiamo l’intervista a Daniele Crescini il proprie-tario del negozio:Perchè e come hai iniziato questa attività? Ho iniziato que-sta attività perchè il Fantasy è la cosa più bella che ci sia, infatti la fantasia è l’unica cosa che può tenere in vita il bambino che c’è in ognuno di noi e riuscire a trasformare il divertimento in lavoro penso che sia il sogno di tutti.Ti sei inserito bene nell’ambiente dei ragazzi/ni? Ho sem-pre lavorato a contatto con le persone e interagire con loro è già il mio lavoro, quindi inserirmi nell’ambiente dei ra-gazzi/ni per me è stato facile è bastato lasciare uscire il bambino che è in me.Quando vai a aprire il negozio pensi che sarà una pesante giornata di lavoro o pensi che ti divertirai e che sarà una bella giornata? Quando mi reco al negozio penso solo che stò andando a divertirmi, spero che ci siano sempre tanti ragazzi pronti a divertirsi con me, se non fosse così non ri-uscirei a sostenere i ritmi imposti da una vita dove c’è una famiglia, il mio lavoro di istruttore in palestra e un negozio da sviluppare e mantenere.Penserai in futuro di cambiare qualcosa al negozio e maga-ri aprire anche al mattino e\o sera?Mi piacerebbe molto che il negozio diventasse un luogo in cui i ragazzi possano trovarsi e dar merito alle loro fanta-

sie togliendoli dalle strade e da tutte quel-le cose negative e sba-gliate che li circonda-no al giorno d’oggi e per questo sarei di-spostissimo ad aprire anche il mattino e la sera, ma prima bisogna che questo, che per me è un divertimento, diventi anche un lavoro in grado di sostenere la mia famiglia ciò che per ora non riesce a fare e mi obbliga quindi a fare un altro lavoro. Comunque al momento mi stò attivando per vedere di riusci-re ad aprire una sera a settimana e spero, istituzioni permet-tendo, di farcela prima di giugno.Ringrazio il sig. Crescini per la sua disponibilità e, ovviamente, Vi propongo di visitare”La grotta del Drago” S.S.

26 maggio-giugno 2009

Stefano Solazzi

In via Battisti ha aperto un negozio curioso:

La Grotta del DragoCe ne parla un addetto ai lavori: il giovane Stefano Solazzi

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Molte persone riferiscono di vedere nel proprio campo visivo piccoli corpi mobili che vengono comunemente chiamati “mo-sche volanti”. Questi risultano particolar-mente evidenti quando la persona rivolge lo sguardo verso superfici chiare, come una parete bianca o un cielo azzurro. I corpi mobili non sono altro che piccoli addensamenti del “gel” che riempie l’oc-chio, il vitreo, una sostanza gelatinosa si-mile all’albume dell’uovo che ha nel bulbo oculare molteplici funzioni: provvedere alla nutrizione, mantenere la forma e fa-vorire la messa a fuoco dei raggi luminosi. Sebbene il paziente abbia la sensazione di vederli di fronte a sé, in realtà i corpi mobili vitreali sono fluttuanti all’interno dell’oc-chio e la loro percezione è dovuta all’om-bra che essi proiettano sulla retina, ovvero sulla “pellicola fotosensibile” dell’occhio. La comparsa delle mosche volanti, che possono anche avere forma di anello, di linee, di ragnatele, può indurre notevole preoccupazione , specie se il problema insorge improvvisamente. Comunque, di solito, i corpi mobili non hanno grande ri-levanza clinica e fanno parte dei fisiologi-ci processi di invecchiamento oculare. In-fatti dopo i 45-50 anni il vitreo va incontro a un naturale processo di degenerazione o “invecchiamento” e puo’ cominciare a contrarsi o a ispessirsi in alcuni punti, provocando la formazione di filamenti o piccole masse all’interno dell’occhio. Tale evento compare con maggiore frequenza nei miopi, dopo intervento di cataratta o di capsulotomia con laser per rimuovere la cataratta secondaria o in corso di infiam-mazioni oculari.Col tempo però il vitreo, modificato nella sua struttura, tende pro-gressivamente ad allontanarsi dalla parte posteriore dell’occhio, la retina. Nel mo-mento in cui questa sostanza gelatinosa si separa dalla retina avviene quel processo fisiologico definito come “distacco poste-riore di vitreo”. Si tratta di un evento non grave che interessa molte persone e che è generalmente accompagnato proprio dal-la comparsa di mosche volanti. Talvolta, pero’, la comparsa dei corpi mobili vi-treali rappresenta un quadro clinico più serio. Infatti se il gel vitreale esercita un’aderenza anomala sulla retina, que-sta rischia di essere “strappata” duran-te tale processo di separazione: questo fenomeno può causare la comparsa di un minimo sanguinamento intraoculare che si manifesta appunto sotto forma di corpi mobili vitreali.

ne di una fisiologica degenerazione del vitreo per cui sono reperti “normali”. Più raramente possono essere la manifesta-zione di quadri più gravi per cui rappre-sentano la spia di un problema più grosso.Possono essere prevenuti?No, in quanto nella maggioranza dei casi la loro formazione è la conseguenza di fenomeni fisiologici a carico del vitreo. Esistono comunque in commercio dei preparati a base di vitamine che possono in parte contrastare la progressione dei corpi mobili vitreali. E.G.

Se si forma una vera e propria rottura della retina, questa poi puo’ evolvere e portare fino al distacco di retina.La comparsa improvvisa di mosche vo-lanti, i corpi mobili vitreali appunto, richiede quindi un controllo oculistico: infatti solo con una visita approfondita con dilatazione delle pupille ed esame del fondo oculare è possibile determi-nare la loro causa. I corpi mobili talora interferiscono con la visione, special-mente durante la lettura, e possono cre-are notevoli fastidi. Se un corpo mobi-le compare in corrispondenza dell’asse visivo, la cosa migliore è muovere l’occhio verso destra o sinistra o me-glio ancora verso l’alto o il basso in modo da far si che il corpo mobile si sposti e non dia più fastidio.

Alcune domande comuni: Cosa sono i corpi mobili?Sono formazioni opache o semiopache che compaiono nell’ambito del campo visivo.Possono interessare persone di tutte le età?Si. Sono comunque più frequenti nei miopi (anche giovani) e nelle persone di età superiore ai 50 anni.Cosa causa i corpi mobili?I bulbi oculari sono ripieni di una so-stanza gelatinosa (il vitreo) che ha lo scopo di provvedere alla nutrizione, di mantenere la forma e di favorire la fo-calizzazione dei raggi luminosi. Spesso particelle proteiche fluttuano nel vitreo e talora, aggregandosi, possono dare origine a formazioni più grosse che costituiscono i corpi mobili. Talora la comparsa di corpi mobili può conse-guire a traumi.Come si presentano?Tipicamente il paziente riferisce di ve-dere, specialmente su sfondo chiaro e osservando il cielo azzurro, dei corpi mobili (mosche, zanzare, ragnatele) che si muovono nel campo visivo. Tali formazioni caratteristicamente seguo-no l’occhio nei suoi movimenti.Come si fa la diagnosi?Con una visita oculistica con esame del fondo oculare tramite uno strumento che si chiama oftalmoscopio. Lo spe-cialista potrà così essere più preciso circa la loro natura.I corpi mobili possono essere causa di perdita della vista?Di solito i corpi mobili sono l’espressio-

27 maggio-giugno 2009

Le Mosche volantiA cura della Dott. Elena Gusson

Il prossimo 29 maggionella Sala dei Dieci,

in Comune, alle ore 21si terrà:

una proiezione di diapositive realizzate da

Ermanno Prandini

durante il suo viaggionell’isola di Socotra,

nello Yemen

Titolo della serata:“Dal Mafrai di Sana’à

all’isola di Socotra”

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Considerazioni del Presidente

Sarebbe bello parlare solo di succes-si che, per altro, quest’anno non sono mancati; del numerosissimo pubblico presente alle partite e dei valori che il Rugby promuove e diffonde ma, con realismo, occorre ammettere anche le tante difficoltà che abbiamo incontrato. Il lavoro con le giovanili, non ha dato risultati in proporzione all’impegno pro-fuso. Da 4 anni, con il generoso con-tributo degli sponsors, stiamo dando la possibilità a molti ragazzi dagli 8 ai 13 anni di praticare ad Asola questa disciplina a titolo gratuito. Poichè, per l’indisponibilità di un impianto ad Asola, giochiamo sempre in trasferta, abbia-mo un pulmino per gli spostamenti a Calvisano e per le trasferte. Nè man-cano le attrezzature (tute, borse, ma-glie, ecc.), e la professionalità del Prof. Fabrizio Rossi. Quest’anno abbiamo fatto diversi tornei e l’entusiasmo dei giovani atleti ci ripaga di tutti gli sforzi sostenuti. Da 3 anni mandiamo le se-lezioni scolastiche ai nazionali di cate-goria a Roma, accollandoci ogni spesa. Purtroppo, alcuni genitori sono ancora diffidenti verso il nostro sport poichè te-mono che i loro figli possano farsi male, ma la statistica dimostra che il rischio di infortunio nel rugby è pari a quello di tutti gli sport di squadra più popolari. Per quanto ci riguarda, possiamo dire che in 4 anni di attività abbiamo avuto 0 infortuni. La prima squadra, da due anni partecipa al campionato di serie C, con il solito problema di giocare ai Barchi e di doversi allenare ad Asola, Remedel-lo, o Castelnuovo. Le squadre giovanili, invece, si allenano ad Asola e giocano sempre in trasferta. Ottenuta la dispo-nibilità dei vari campi, la nostra presen-za ha destato, curiosità, simpatia ma, in taluni casi, anche ostilità. Purtroppo gli spazi per praticare uno sport all’aperto sul territorio erano già ridotti ed è com-prensibile che il nostro arrivo possa creare qualche malumore. Devo, però,

anche sottolineare l’appoggio che abbiamo ricevuto dall’Amministrazio-ne Comunale di Asola; da Massimo Tozzo, presidente dell’Asolana Calcio; dal Prof. Ercole Vecchi, responsabile del Centro Sportivo, e dal Comitato di Gestione del campo sportivo dei Bar-chi. Tutte queste persone ci hanno aiu-tato e a loro va il nostro ringraziamento nella speranza che, in futuro, si possa trovare una soluzione per il Rugby ad Asola.

LETTERA DI UN GENITORE

Si dice che il rugby sia una scuola di vita ed è vero. Chi gioca a rugby impara a rispettare i compagni, gli avversari e di conseguenza se stesso. Si dice che il rugby sia uno sport democratico ed è vero. Provate ad entrare in uno spogliatoio e ve ne rendete conto immediatamente:grandi, piccoli, alti, magri, enormi,

Nella foto qui a lato, il tecnico Sergio Bellini sta spiegando gli schemi di gioco ai ragazzi della prima squadra nell’intervallo della partita.Nella foto sotto, la mischia che rappresenta uno dei momenti più caratteristici e spettacolari di questosport per uomini veri.Le mirabili fotografie in bianco e nero di Omar Clemente, scattate in una tipica giornata invernale, esprimono meglio di quelle a colori l’essenza di questo sport non sempre considerato come meriterebbe.

28 maggio-giugno 2009

tutti che si cambiano insieme; questo vuol dire dare un’opportunità, vuol dire che c’è unruolo adatto a chiunque e questo non è poco.Si dice che a rugby non possono giocare tutti e questo è vero.Chi gioca a rugby deve essere coraggioso, deve saper prendere una decisione, deve essere sempre leale, deve aiutare un compagno in difficoltà a costo di grande sacrificio e questo non è da tutti.E’ per questo che io ho portato mio figlio a giocare a rugby e quando lo vedo scendere in campo fiero e sicuro di sè, quando lo vedo placcare un avversario molto più grande di lui,quando lo vedo spor-co di fango e distrutto dalla fatica, beh....io sono contento e vorrei anch’io avere un pò del suo coraggio.

Dopo 4 anni, sta decollando fra mille difficoltà

Anche ad Asola si gioca a rugby!Ce ne parla il presidente della F.lli Piccolo Rugby Asola, Stefano Malcisi. La testimonianza di un genitore.

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Il 70% dei genitori non ritiene neces-saria una visita agli occhi per i pro-pri figli perchè, affermano, ci vedo-no bene, oppure non ci avevano mai pensato. Poi, però, sono i primi ad arrabbiarsi se non ci portano a casa buoni voti! Ecco quindi che è neces-sario giocare in anticipo.Chi vede male, studia meno. Ma come si fa a stabilire se è questione di vo-glia o c’è qualcosa sotto? Prima di tutto bisogna valutare la fa-miliarità con i disturbi visivi: se un genitore soffre di miopia, ipermetro-pia e astigmatismo è probabile che anche i figli ne soffrano. Visite regolari e tempestive, infatti, permettono di evidenziare proble-mi comuni e molto diffusi: Miopia, Ipermetropia, Astigmatismo e an-che Strabismo o altri disturbi più gravi come la Cataratta congenita.A volte, i segnali che il bambino non vede bene sono chiarissimi: basta os-servarlo mentre studia.

La scuola e’ un momento im-portante per i ragazzi di tutte le età, richiede impegno e an-

che un notevole dispendio di energie. Leggere, scrivere, seguire le lezioni alla lavagna, sono tutte operazioni che coinvolgono il senso della vista. Se un problema c’è, va individuato in tempo, così si evitano eventuali difficoltà d’apprendimento e la loro interferenza con i risultati scola-stici. L’apprendimento è facilitato se entrambi gli occhi funzionano al meglio. Non vederci o vederci male rallenta molto l’attenzione dello stu-dente. La VISIONE è la modalità sensoriale che fornisce la maggior quantità di stimoli al cervello e che, nel bambino, svolge un ruolo prima-rio nel suo sviluppo senso-motorio, nelle sua relazione con l’ambiente e nella sua crescita sociale e culturale.Nonostante questo, putroppo, l’at-tenzione per la salute degli occhi è ancora scarsa.

La postura è fondamentale. Avvicina troppo la testa al libro. Probabilmente è miope, cioè non vede bene da lonta-no. E se strizza gli occhi, è la confer-ma che tanto bene non ci vede .Ogni sintomo rivela un problema, mal di testa e bruciore agli occhi, per esempio, potrebbero nascondere un problema di ipermetropia (vedere bene da lontano e non da vicino). Tra i disturbi più diffusi, verso i 5-6 anni, troviamo l’ambliopia, detta an-che “occhio pigro”. Problema solitamente unilaterale, cor-reggibile tramite l’occlusione dell’oc-chio migliore entro i primi dieci anni di vita. In conclusione, controlli mi-rati garantiscono una buona salute oculare. I controlli visivi vanno effettuati ogni 6-12 mesi. Visite regolari, dunque, garantiscono il monitoraggio dei di-fetti. L’ultimo passo, ma non meno importante, è la scelta dell’occhiale. Bambini e adolescenti, si sa, non ama-no indossare gli occhiali. E’ impor-tante tuttavia che non solo li indossi-no, ma lo facciano in modo corretto. Circa il 60% dei bambini, nell’arco dell’anno, romperà la montatura, que-sto perchè le attività e la personalità di ognuno di loro rendono probabili inconvenienti del genere.Per questo motivo “RIZZIERI Ottici” ha pensato di non lasciare il bambino neanche un minuto senza montatura:Per ogni montatura + lenti con trattamento che acquisterai per tuo figlio, ti verrà fornita una se-conda montatura + lenti di scor-ta, comprese nel prezzo!Promozione valida tutto l’anno e per bimbi fino a 12 anni.

Attenzione agli occhi!Speciale bambini

29 maggio-giugno 2009

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Allego foto del cartello stradale posto in via Virgilio dopo l’apertura della nuova scuola media. Occorre circa un minuto e mezzo per leggere, interpretare e applica-re quanto scritto, tra l’altro con carattere molto piccolo. Più qualche altro secondo per verificare che l’orario sia corretto. A 50 km/h si è già arrivati in fondo alla via. Ma state tranquilli... se sono le 15:44 po-tete fare quello che volete. Saluti (lettera firmata)

30 maggio-giugno 2009

Guido, Ho dato un’occhio al sito e ti devo fare i miei complimenti, arrivare al terzo anno con un’ edizione bimestrale sui fatti asolani è senz’altro una grande impresa.Purtroppo, essendo in partenza, sto navi-gando usando un lentissimo wireless gprs il che non mi permette di scaricare il gior-nale (dovrei passare la notte in attesa di una pagina). Mi è bastato però leggere la sezione “chi siamo” per immaginarmi la passione che ci stai mettendo e da lì in un attimo mi sono ricordando di tutti quegli incontri senza fine (e senza inizio) della Rocca, di Asola e degli asolani (anche se ormai ne ricordo proprio pochi), di quel giorno vestito da Babbo Natale davanti al “cesso tecnologico”. Non mi rivolgo mol-to spesso al passato e alle mie radici... il presente da solo è fin troppo ingombran-te! Però mi accorgo che dovrei farlo più spesso... Non credo che tu possa inviare una copia dell’asolano in Nigeria quindi scaricherò le tue prossime edizioni dal sito internet. Un caro saluto, Alberto Castelli

Se c’è un asolano giramondo quello è pro-prio l’autore di questa e-mail. Fa particolarmente piacere ricevere lette-re come questa perchè esse dimostrano la bontà del nostro impegno.

Lettere al DirettoreQuesto spazio è aperto a chiunque voglia far conoscere le proprie opinioni su qualsiasi argomento di interesse pubblico

spirito propositivo, io ci provo, voglio presentarti un problema e magari vedre-mo se e come verrà affrontato, si tratta dei campi da gioco all’aperto del centro sportivo Schiantarelli, sono ampiamente sottodimensionati in rapporto all’utenza delle società sportive, il nuovo campo di allenamento (appena rifatto), per effetto del forte utilizzo, è un campo di patate, è pericoloso per le articolazioni degli at-leti e spesso e volentieri è impraticabile, servono campi nuovi, verranno fatti? Se si, (magari nell’area Ziacchi) ci saranno le solite critiche del troppo grande, non serviva, ecc? Vedremo, chi non fa niente non sbaglia dicono i nonni, in ogni caso, converrai con me, che l’ultima cosa che serve ad Asola è l’immobilismo, accu-sa che di certo non si può rivolgere alla giunta uscente. (lettera firmata)Caro lettore,la tua lettera mi ha fatto particolarmente piacere perchè mi offre la possibilità di chiarire alcuni concetti che mi stanno a cuore. In previsione delle prossime elezio-ni amministrative di giugno mi hai attribui-to una scelta di campo che non ho difficol-tà ad ammettere ma che, in nessun modo, ha mai condizionato, nè mai condizione-rà l’indipendenza del giornale. Un conto sono le mie convinzioni personali; un altro conto è la volontà di mantenere e difende-re l’autonomia de L’Asolano dalle scelte ideologiche. Nonostante qualcuno pensi il contrario, L’Asolano rimarrà un giornale indipendente, rispettoso delle opinioni di tutti e disponibile a dar loro lo spazio che chiedono, a patto che esse esprimano al-trettanto rispetto. Nel mio commento sulle nuove scuole Medie, non ho mai parlato di dimensioni perchè non mi ritengo com-petente a giudicare cosa è indispensabile per una moderna didattica e cosa non lo è. La mia critica, che non è preconcetta, si riferisce, invece, al depauperamento del Centro Storico; ai disagi di molte famiglie che dovranno riorganizzarsi per accompa-gnare i propri figli a scuola ma, soprattutto, ai costi davvero ingenti che, nonostante i mutui pubblici, la nostra Comunità dovrà accollarsi per completare il finanziamento della struttura e delle opere viarie che la stessa ha reso indispensabili. E che dire delle infiltrazioni d’acqua dalle finestre, la cui tenuta è stata messa a dura prova dal-le prime piogge? Perchè vedi, caro lettore, oltre alla scelta politica di fare una nuova opera pubblica, sarebbe importante che, in Italia, le amministrazioni si accollassero anche l’onere e la responsabilità di control-lare che i lavori vengano eseguiti a regola d’arte, non come è capitato troppo spesso anche ad Asola.

Asola 24/03/09Caro Direttore, mentre scrivo questa let-tera oltre alla ricandidatura dell’attuale maggioranza non sono ancora stati resi noti candidati e programmi delle altre liste, ma desidero fare una riflessione prendendo spunto dagli articoli da te fir-mati sul N°4 dell’Asolano. La tua scelta di non appoggiare la giunta Calcina è chiara, hai mosso delle critiche precise e pertinenti, ma in alcuni casi, a mio modo di vedere, poco lungimiranti, mi riferisco in particolare al tema nuove scuole medie, ed arrivo al dunque. Devo partire dall’amministrazione Pe-rini di 10 anni fa circa, la quale decise di costruire la scuola per l’infanzia e l’asilo nido nuovi, ricorderai che anche in quell’occasione ci furono molte criti-che; stabile sovra strutturato, cattedrale nel deserto, opera inutile per il calo de-mografico, ecc., bene, ora ad 8-9 anni di distanza, ci troviamo con una scuola per l’infanzia sottodimensionata che dovrà

essere ampliata, quest’anno sono state create 2 nuove classi, e l’area mensa è insufficiente, non c’è più posto per nes-suna crescita numerica, fortunatamen-te per l’eventuale ampliamento l’area c’è, c’era stato un tentativo di vendita dell’amministrazione seguente (giunta Rivera), iniziativa che venne stoppata da una raccolta firme dei genitori, se per qualsiasi motivo l’altra scuola per l’infanzia suore orsoline (che mi risulta svolga un ottimo servizio), dovesse ri-durre la capienza o peggio chiudere, ad Asola sarebbe il caos. La scuola primaria (elementare) è completa, non c’è ulterio-re spazio, niente classi libere, se cosi non fosse, la struttura di Castelnuovo (verso la quale sono stati dirottati alcuni alunni delle prossime classi prime), per effetto delle norme vigenti chiuderebbe, tutta questa marea di alunni, alla quale som-miamo Casalmoro, che in buona parte, per effetto della novità sta scegliendo Asola invece di Remedello, si riverserà sulle nuove medie, le quali sono pronte per l’impatto numerico. Per terminare cambio argomento, come ho detto all’ini-zio non mi sono ancora noti candidati e programmi, ritengo utile che tu direttore e noi lettori, non si guardi indietro con critiche al già fatto, ma ci si attivi con

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ma crediamo che anche l’utilizzo della nostra bandiera, in circostanze tanto tragiche, possa dimostrare il sentimento di unità nazionale molto meglio di quando, nel 2006, con deci-ne di tricolori fu celebrata la vittoria della nostra squadra ai campionati mondiali di calcio.

Il puntaspilli

Domenica 17 Maggio 2009ore 9.30 - Ufficio postale distaccato dotato di annullo speciale figurato.ore 10.00 - Presentazione dell’opuscolo gui-da alla mostra edito per il 150° Anniversario della battaglia di solferino e San Martino.ore 11.00 - Presso il Palazzo Beffa Santa Mes-sa in memoria dei Caduti di tutti gli eserciti che presero parte al conflitto.

Orari di apertura della Mostra Mattino: 9.30 / 12.00 Pomeriggio: 15.30 / 18.30

Saranno a disposizione dei visitatori 3 car-toline stampate dal Circolo Filatelico Numi-smatico “Città di Asola” e la pubblicazione “L’indipendenza a caro prezzo”

Mercoledì 8 aprile, a tre giorni dal tragico sisma che ha distrutto l’Aquila e diversi paesi vicini, pro-vocando oltre 290 morti, ad Asola è stata esposta una sola bandiera listata a lutto in doveroso segno di cordoglio e solidarietà per i fratelli abruzzesi, così duramente colpiti. L’unica testimonianza di sincera partecipazione al cordoglio nazio-nale è stata quella del Sig. Libero Baratti dalla cui finestra, in via Oberdan, mestamente, sventola un tricolore con in centro un drappo nero. Certo la sensibilità degli aso-lani si sarà espressa in altro modo

31 maggio-giugno 2009

Lezioni di inglesecon insegnante madre lingua

qualificato con esperienza

L’insegnamento è rivolto a bambini e adulti che sono interessati ad impa-rare o migliorare il proprio inglese, partendo da un livello base a quello più avanzato.Le lezioni potranno essere individua-li o a piccoli gruppi, con programmi studiati su misura per ogni esigenza. L’insegnante sarà a vostra completa disposizione per concordare gli ora-ri e dove effettuare le lezioni (anche a casa), secondo le necessità degli studenti.Per maggiori informazione contattare:

Jenny, cell. 333 3904564 Andrew, cell. 334 3649435e-mail: [email protected]

Il Programma:

Venerdì 15 Maggio 2009ore 18.00 Inaugurazione della Mostra alla presenza delle Autorità Civili ed Ecclesiastiche. Intervento degli studiosi Avv. Aleardo Fario, Rag. Ercolano Gardi-ni, Don Stefano Siliberti.

Sabato 16 Maggio 2009ore 9.30 - apertura Mostra

L’Asolanobimestrale

Periodico indipendente d’attualità e cultura del territorio di Asola

ANNO 4 - N° 3Maggio / Giugno 2009

Autorizzazione Tribunale di Mantova N° 2 / 06 del 16 / Giugno 2006

Direttore Responsabile: Guido Baguzzi

Albo Giornalisti N° 110821 e-mail: [email protected]

Direzione e Redazione: Asola (Mantova)

Via Cantarane, 39 - Tel. 338.1516966Sito internet: www.asolano.it

Raccolta pubblicitaria: Guido Baguzzi

Via Libertà, 51 - Tel. 0376.720777Pubblicità: inferiore al 45%

Stampa:

Gescom - Viterbo

Editore: Associazione Culturale “L’Asolano”

Presidente: Dario Compagnonie-mail: [email protected]

Asola, via Pignole, 24Registrata l’11 agosto 2005

Uff. Reg. Castiglione Stiv. N° 3119 / 3

Collaboratori:Annalisa Antonini, Eros Aroldi,

Cristiana Azzali, Cav.Rep.A. Bertuzzi,Augusto e Giusy Bolther, Ester Cauzzi, Dario Compagnoni, Egizio Fabbrici, Enrico Ferro, Don Riccardo Gobbi, Antonella Goldoni, Rosalba Le Favi,

Marco Peri, William Rizzieri,Anna Sbalchiero, Gianbattista Schiavi,

Stefano Solazzi, Massimiliano Todeschi,Rosanna Viapiana, Romano Zucchelli

Attuale Zona di Diffusione:Asola, Acquanegra, Casalmoro,

Casalromano, Castelnuovo, Casaloldo, Ceresara, Piubega.

Tiratura attuale: 1.000 copie

Page 32: N°3 Maggio - Giugno 2009