maggio - giugno 2008

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6-7-8 GIUGNO: TRE CONGRESSI IN UNO MAGISTRATURAINDIPENDENTE NOTIZIARIO DEL GRUPPO DI MAGISTRATURA INDIPENDENTE Schmitt, Popper e la legge. Un’analisi delle prospettive della scienza della legislazione di Stefano Amore pag. 3 L’intervento del Segretario di Magistratura Indipendente al XXIX Congresso dell’A.N.M. pag. 5 L’intervento del Presidente di Magistratura Indipendente al XXIX Congresso dell’A.N.M. pag. 11 Il comunicato di Magistratura Indipendente all’esito del XXIX Congresso dell’A.N.M. pag. 14 Un documento di M.I.: i problemi della giustizia e del Paese pag. 15 C hi ha preso parte al Con- gresso della ANM del 6-7- 8 giugno 2008 ha avuto l’impressione di assistere a tre di- versi congressi: il congresso dei “no”, il congresso del “sì”, il con- gresso dei “ma”. Il 6 è stato il gior- no dei no, delle critiche dure e circostanziate alla linea politica del Governo; il giorno 7 è “scoppia- ta la pace” con il Ministro della Giustizia Alfano (i vertici asso- ciativi hanno parlato di “luna di miele” quasi un “sì” nuziale); il Ministro è stato applaudito più vol- te anche “a scena aperta”, non- ostante avesse aperto il suo inter- vento con una orgogliosa riven- dicazione del potere decisionale di una maggioranza, forte del con- senso popolare. Il giorno otto, a conclusione dei lavori, è stato emanato un documento riassunti- vo assai moderato (e alla cui ste- sura MI ha preso parte), con solo qualche critica di carattere pre- valentemente tecnico alle recenti iniziative del Governo. Sarebbe fin troppo facile per M.I., che ha parlato nei tre gior- ni un unico linguaggio di mode- razione e di fermezza, trarre ar- gomenti polemici da queste oscil- AUTORIZZAZIONE DEL TRIBUNALE DI ROMA N. 50 DEL 31 GENNAIO 1989 DIRETTORE RESPONSABILE: Mario Cicala COMITATO DI REDAZIONE: Stefano Amore, Giovanni Benelli, Valter Brunetti, Mario De Ioris, Antonietta Fiorillo, Sergio Gallo, Fabrizio Gandini, Luca Marini, Umberto Monti, Paolo Porreca, Vincenzo Turco, Tommaso Virga Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 2 - DCB Roma Finito di stampare nel mese di giugno 2008, presso la Stamperia Lampo - via Adda, 129/a - Roma 3 ANNO XVIII - N. Maggio-Giugno 2008 Bimestrale di Mario Cicala (Continua a pag. 2) Gli effetti economici della riforma dell’Ordinamento Giudiziario: le proposte di M.I. pag. 21

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NOTIZ IARIO DEL GRUPPO DI MAGISTRATURA INDIPENDENTE

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Page 1: Maggio - Giugno 2008

6-7-8 GIUGNO:TRE CONGRESSI IN UNO

MAGISTRATURAINDIPENDENTEN O T I Z I A R I O D E L G R U P P O D I M A G I S T R AT U R A I N D I P E N D E N T E

Schmitt, Popper e la legge.Un’analisi delle prospettive dellascienza della legislazione

di Stefano Amore pag. 3

L’intervento del Segretariodi Magistratura Indipendenteal XXIX Congresso dell’A.N.M.

pag. 5

L’intervento del Presidente di Magistratura Indipendenteal XXIX Congresso dell’A.N.M.

pag. 11

Il comunicato di MagistraturaIndipendente all’esitodel XXIX Congresso dell’A.N.M.

pag. 14

Un documento di M.I.:i problemi della giustiziae del Paese

pag. 15

Chi ha preso parte al Con-gresso della ANM del 6-7-8 giugno 2008 ha avuto

l’impressione di assistere a tre di-versi congressi: il congresso dei“no”, il congresso del “sì”, il con-gresso dei “ma”. Il 6 è stato il gior-no dei no, delle critiche dure ecircostanziate alla linea politica delGoverno; il giorno 7 è “scoppia-ta la pace” con il Ministro dellaGiustizia Alfano (i vertici asso-ciativi hanno parlato di “luna dimiele” quasi un “sì” nuziale); ilMinistro è stato applaudito più vol-te anche “a scena aperta”, non-ostante avesse aperto il suo inter-vento con una orgogliosa riven-dicazione del potere decisionale di

una maggioranza, forte del con-senso popolare. Il giorno otto, aconclusione dei lavori, è statoemanato un documento riassunti-vo assai moderato (e alla cui ste-sura MI ha preso parte), con soloqualche critica di carattere pre-valentemente tecnico alle recentiiniziative del Governo.

Sarebbe fin troppo facile perM.I., che ha parlato nei tre gior-ni un unico linguaggio di mode-razione e di fermezza, trarre ar-gomenti polemici da queste oscil-

AUTORIZZAZIONE DEL TRIBUNALE DI ROMA N. 50 DEL 31 GENNAIO 1989DIRETTORE RESPONSABILE: Mario CicalaCOMITATO DI REDAZIONE: Stefano Amore, Giovanni Benelli, Valter Brunetti, Mario De Ioris, Antonietta Fiorillo, Sergio Gallo, Fabrizio Gandini, Luca Marini, Umberto Monti, Paolo Porreca, Vincenzo Turco, Tommaso Virga

Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 2 - DCB Roma

Finito di stampare nel mese di giugno 2008, presso la Stamperia Lampo - via Adda, 129/a - Roma

3ANNO XVIII - N.

Maggio-Giugno2008

Bimestrale

di Mario Cicala

(Continua a pag. 2)

Gli effetti economici dellariforma dell’OrdinamentoGiudiziario: le proposte di M.I.

pag. 21

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MAGISTRATURAINDIPENDENTE2

lazioni. Non è però il caso di indulgere in una pole-mica sterile e scarsamente costruttiva. Appare più pro-duttivo per la magistratura riflettere sulle obbiettive dif-ficoltà in cui si dibattono i gruppi di maggioranza del-l’A.N.M. L’A.N.M. ha costituito negli anni passati unrilevante polo di opposizione e di critica al primo e se-condo Governo Berlusconi. Il successo di dimensio-ni impreviste del centro-destra nelle recenti elezionipolitiche, è però sintomo di mutati atteggiamenti so-ciali che pongono all’A.N.M. delicati problemi di ri-posizionamento. I dirigenti più avvertiti di M.D. e delMovimento si rendono conto delle radicali differenzeche intercorrono fra la situazione del 2008 e quella del2001. Nel 2001 il Cavaliere aveva vinto di misura econ l’apporto determinante della UDC; le sue inno-vazioni in tema di giustizia potevano inoltre esserebollate come rispondenti ad interesse settoriali, non av-vertiti come propri anche da gran parte degli eletto-ri di centro-destra. Invece nel 2008 una maggioranzadi governo assai più omogenea e salda avanza propo-ste che, almeno in tema di sicurezza, di emergenza-rifiuti, di immigrazione, trovano consonanza persi-no nell’elettorato di opposizione.

L’A.N.M. si trova, quindi, esposta al rischio diapparire un ostacolo al conseguimento di obbiettivi chegran parte degli italiani considera prioritari. E la suadirigenza é costretta a contenere e moderare l’ostili-tà suscitata in alcuni magistrati dalle proposte e dal-le decisioni del Governo; sentimenti particolarmenteintensi nei distretti della Campania. Ove si ritiene chea talune disposizioni del decreto-rifiuti sia sotteso ungiudizio negativo sui numerosi provvedimenti giudi-ziari che hanno inciso sull’attività amministrativa diraccolta e smaltimento. Sulla scia di queste ovvie con-statazioni si va, quindi, diffondendo nel corpo giudi-ziario la sensazione di dover procedere ad una revi-sione profonda e non meramente tattica degli atteg-giamenti tenuti dopo il 1994 e che potrebbero oggiiscrivere l’A.N.M. in quel “partito dei no” che è il gran-de sconfitto delle recenti elezioni politiche.

Ad esempio, non appare sufficiente ribadire l’im-portanza delle intercettazioni telefoniche ai fini del-l’accertamento dei reati, e nel contempo bollare conparole di fuoco gli abusi nella gestione delle notiziericavate dalle intercettazioni stesse. Se queste paroledi fuoco restano appunto parole.

Occorre domandarsi se il sistema disciplinare “au-toreferenziato” ed incentrato sul sistema delle correntisia in grado di gestire quei comportamenti ipotetica-mente contrari al codice deontologico, che però ri-spondano ad ideologie diffuse nel corpo giudiziario.

La disinvolta gestione delle intercettazioni non è,infatti, frutto di meri abusi individuali; è coerente conuna precisa visione giustizialista. Molti di noi sono con-vinti di essere investiti di compiti etici che travalica-no i limiti dell’accertamento penale; e quindi di do-ver acquisire e diffondere notizie relative a fatti nonilleciti, ma però ritenuti (da noi) riprovevoli. E’ dun-que comprensibile che non vengano esperite inchie-ste per accertare se rispondano al vero le affermazio-ni -espresse in pubblico da alcuni giornalisti- secon-do cui agli organi di stampa vengono recapitati appo-siti cd-rom contenenti tutti i documenti processuali (mu-niti, naturalmente, di accurato indice dei nomi); chemolto raramente (e solo quando vengono coinvolti espo-nenti di primo piano della passata maggioranza) si va-luta se intercettazioni telefoniche e notizie prive di in-teresse processuale siano state rese accessibili a chiun-que attraverso il loro ultroneo inserimento in atti de-stinati alla pubblicità o comunque pubblicizzati daglistessi magistrati.

Sempre in via esemplificativa, ci si può doman-dare se l’A.N.M. debba, come è stato chiesto in alcu-ni interventi congressuali, difendere la discrezionali-tà del giudice penale nella individuazione in concre-to della sanzione; o se invece non sia il caso di pren-dere serenamente atto di un orientamento politico-le-gislativo che vuole certezza della pena anche nel sen-so che vuole la certezza che reati di rilevante allarmesociali commessi da recidivi non siano colpiti con pe-ne simboliche.

Si parla molto in questi giorni di giunta unitariasi, giunta unitaria no.

L’unità associativa a poco serve se costituisce il sem-plice agglomerato di quattro dirigenze correntizie, ilcui radicamento nel corpo della magistratura è anco-ra considerevole, ma è decrescente (come ha docu-mentato un certa flessione nel numero dei parteci-panti al congresso, ed ancor più nelle presenze in sa-la). L’unità associativa diviene un valore se costitui-sce il segnale esterno di una “rifondazione” associa-tiva, cioè di uno sforzo congiunto senza barriere e sen-za rigidità preconcette per dotare la ANM di una idea-lità e di una prassi consapevoli dei problemi che og-gi investono il Paese.

In questo senso aveva aperto una prospettiva co-raggiosa il Presidente Luerti e la rapidità e scarsa tra-sparenza con cui la sua “apertura” è stata sfiduciatadai gruppi di maggioranza (Unicost compresa) susci-ta reale preoccupazione e giustifica il timore che si mi-ri ad una unità di mera facciata, fondata sulla disci-plina.

Attendiamo, sperando che ci venga fornita la pro-va che questi timori sono infondati. �

(Prosegue da pag. 1)

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3MAGISTRATURAINDIPENDENTE

“Siamo consapevoli che la scienza giuridicaè un fenomeno specificamente europeo. Es-sa non è solo saggezza pratica, né unica-

mente tecnica. È profondamente coinvolta nell’avven-tura del razionalismo occidentale. In quanto spirito, di-scende da nobili genitori. Il padre è il rinato diritto ro-mano, la madre la Chiesa di Roma. La separazione dal-la madre si compì finalmente, dopo parecchi secoli diardui conflitti, all’epoca delle guerre civili di religio-ne. La figlia scelse di stare con il padre, il diritto ro-mano, e abbandonò la dimora materna. Cercò una nuo-va casa e la trovò nello Stato.”(1). La stretta connes-sione tra Stato e scienza del diritto emerge anche esa-

minando un altro tema caro a Carl Schmitt, quello del-lo Stato come “το κατεχον ” (termine mutuato da SanPaolo che lo utilizza nella seconda lettera ai Tessaloni-cesi, laddove parla di “ciò che trattiene l’Anticristo dalmanifestarsi pienamente”), unica forza, cioè, in gradodi frenare il progresso del caos e di impedire la dege-nerazione e generalizzazione dei conflitti. Si potrebbeanzi sostenere che la fondazione di una scienza del di-ritto e, specificamente, di una scienza della legislazio-ne rappresentino uno degli esiti più significativi di que-sto tentativo di creare, soprattutto durante l’età dei lu-mi, un complessivo nomos ordinativo.

La critica del costruttivismo avanzata nel corso del

SCHMITT,POPPERE LA LEGGE.UN’ANALISI DELLE PROSPETTIVE DELLA SCIENZADELLA LEGISLAZIONE AGLI ESORDI DEL TERZO MILLENNIO

di Stefano Amore

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4 MAGISTRATURAINDIPENDENTE

secolo scorso da Friedrich A. von Hayek e da Karl Pop-per ha, però, messo in luce la circostanza che la maggiorparte delle istituzioni costituisce un esito non intenzio-nale di condotte umane ed evidenziato la netta prevalenzanelle dinamiche sociali di un approccio metodologico ir-razionale, “olistico” (2), che, prescindendo dalle peculiaritàdell’oggetto da riformare, ne impone ogni volta la mo-difica integrale, impedendo così l’effettiva soluzione deiproblemi che si intenderebbe risolvere.

Scrive a questo proposito Friedrich A. von Hayek nelsuo “Legge, legislazione e libertà”: “Il principale stru-mento per attuare dei mutamenti deliberati nella socie-tà moderna è rappresentato dall’attività legislativa. Maper quanto accuratamente si possa meditare ogni singoloatto di legislazione prima della sua emanazione, non siè mai in grado di ridisegnare completamente il sistemagiuridico come un tutto, o di risistemarlo interamente se-condo un progetto coerente.

La legislazione è necessariamente un processo con-tinuo in cui ogni fatto provoca conseguenze imprevisteche provocano a loro volta la possibilità o la necessitàdi altri passi da farsi. Le parti di un sistema giuridiconon sono state adattate le une alle altre in base ad unacomplessiva concezione generale, ma si sono adattate vi-cendevolmente e gradualmente mediante successive ap-plicazioni di principi generali a problemi particolari”.

La scoperta della impossibilità di ricondurre le isti-tuzioni sociali ad un preventivo e deliberato disegno ra-zionale, non impedisce però, secondo Popper, l’affer-mazione di un modo razionale di porsi rispetto ad essenel tentativo di modificarle. Questo modo di procedere,definito come «ingegneria sociale gradualistica» (piece-mal social engineering), sostanzialmente riconducibile almodello del procedimento scientifico per congetture e con-futazioni, risulta fondato su un metodo in cui è fonda-mentale l’identificazione ed enunciazione preliminare delproblema che si intende risolvere ed in cui la soluzioneavanzata non è mai definitiva, dovendo tenere conto del-le ripercussioni e conseguenze non intenzionali da essaderivate. In questa prospettiva, si può, quindi, immagi-nare che a Popper non sarebbe dispiaciuto il nuovo isti-tuto, introdotto dalla legge 28-11-2005, n. 246, della ve-rifica di impatto della regolamentazione (VIR), consistentenella “valutazione, anche periodica, del raggiungimen-to delle finalità e nella stima dei costi e degli effetti pro-dotti da atti normativi sulle attività dei cittadini, delle im-prese e sull’organizzazione e sul funzionamento delle pub-bliche amministrazioni”.

In realtà, la proposta ipotizzata dal filosofo austria-co di un metodo di riforme graduali è meno scontata diquanto possa sembrare, implicando un profondo muta-mento dell’assetto dei tradizionali rapporti esistenti nel-le democrazie occidentali tra autorità pubblica e citta-dini ovvero, nella prospettiva specifica dell’interventonormativo, tra legislatore, soggetti destinatari delle nor-

me e magistratura. Ciò, non solo perché un interventoimprontato ad una filosofia minimalista può essere rea-lizzato celermente ed in ogni momento, a differenza diquei progetti di riforma complessiva che, come noto, co-stituiscono il miglior alibi per il continuo rinvio del-l’azione a una data successiva, ma soprattutto perché so-lo interventi di questo tipo permettono un effettivo con-trollo da parte dei cittadini dei loro risultati e degli even-tuali inconvenienti.

Né, d’altra parte, questo approccio ai problemi socialipotrebbe impedire la realizzazione delle “grandi riforme”.L’aspetto caratteristico del metodo è, infatti, solo quello diconsigliare un percorso mirato e graduale di realizzazionedegli interventi, fondato su una logica di cooperazione e dicontrollo sociale ex post. Quali forme debba poi, in con-creto, assumere questo processo di intervento Popper nonlo dice, ma è evidente che potranno essere le più varie, infunzione del settore in cui si intende operare.

Così, possiamo immaginare che le tendenze olistichedenunciate dal pensatore austriaco possano manifestar-si, nell’ambito specifico dei fenomeni di regolazione nor-mativa, come abuso dello strumento normativo, sia sot-to il profilo quantitativo, sia sotto quello qualitativo de-gli scopi che tramite la regolazione giuridica si intendo-no raggiungere. E che, al contrario, l’introduzione di unobbligo di motivazione a carico anche degli atti norma-tivi (idea in realtà piuttosto risalente, basta rammentarelo scritto del 1937 dedicato a questo tema da Vezio Cri-safulli), possa rappresentare un correttivo efficace, in gra-do di rendere più prossimo l’agognato modello della pie-cemal social engineering.

La rilevanza del problema sembra, in ogni caso, an-dare oltre l’esigenza di tutela dei diritti fondamentali del-l’individuo, dovendosi riconoscere nella cattiva qualitàdella legislazione e nell’incapacità di mettere in campo,tempestivamente, soluzioni normative adeguate ai pro-blemi, uno dei principali ostacoli alla crescita economi-ca dei paesi e una delle più rilevanti cause di perturba-zione dell’equilibrio dei poteri costituzionali e, in parti-colare, del rapporto tra potere legislativo e giudiziario,la cui discrezionalità interpretativa viene enormementeampliata dai fenomeni di inflazione ed inquinamento nor-mativo.

Richiedere che ogni legge sia dotata di una motiva-zione potrebbe sembrare un eccesso ad alcuni.

Ma se si riflette sull’importanza e sulla incidenza chela legge, ogni legge, ha sulla vita di ciascun individuo,è ancora una cautela insufficiente. �

(1) Così Carl Schmitt, Ex captivitate salus, Adelphiedizioni, terza edizione, 71 ss.

(2) Con questo termine si suole indicare l’attitudinea trattare gli “insiemi” sociali (gruppi, classi) come untutto non riducibile alle parti componenti.

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5MAGISTRATURAINDIPENDENTE

Questo nostro Congresso cade inun momento di crisi e di tra-vaglio dell’ANM sotto il pro-

filo dei rapporti interni ed esterni del-la magistratura associata. Sono giun-ti al pettine e si stanno esprimendogli effetti di una sconfitta storica,quella definitivamente maturata, do-po cinque anni di contrasti e di mo-bilitazione, con la definitiva entratain vigore di una riforma dell’O.G.che, pur presentando alcuni utili ele-menti innovativi, segna tuttavia unevidente arretramento e una com-pressione del ruolo della magistra-tura, ed altri probabilmente ne pre-lude se non saremo capaci di un’in-versione di rotta.

E’ regola di democrazia e dell’e-sperienza storica che in questi casi cisi interroghi sui perchè e venganomessi in discussione gli assetti, il cuimalfunzionamento ha prodotto il ri-sultato. Che questo stia avvenendo èplasticamente evidenziato dagli elo-quenti risultati delle ultime elezionidel CDC, tuttavia inascoltati, comegià rimase inascoltata la proposta pro-grammatica e d’azione espressa dal-l’assemblea straordinaria dell’ANMdel 26 novembre del 2006. E’ evi-denziato dalla vivacità del dibattitocritico nei confronti dell’ANM e del-le correnti che si sviluppa libera-mente, e a mio parere positivamen-te, fra i colleghi. E’ ancor più evi-denziato dal fatto che nonostante gliindici del malessere cui ho fatto cen-no, l’ANM si presenti oggi di fron-te ai colleghi e nello svolgimento deisuoi compiti di rappresentanza ester-na con una giunta maggioritaria, nonunitaria ed anzi, alla luce delle più re-centi vicende, antiunitaria.

Io rappresento il Gruppo di MIche è appunto estraneo alla giunta edè all’opposizione. Cioè la punta di uniceberg di critica e di non identifi-

cazione dei colleghi, anche dei tan-ti colleghi che non aderiscono affat-to a questo gruppo, rispetto al per-manere in seno all’ANM di logiche,equilibri e rituali vecchi, errati, con-troproducenti, che hanno già prodottoe se invariati produrranno ancora dan-ni alla giurisdizione e al suo rappor-to con la generalità dei cittadini, daiquali – è bene ricordare – riceviamola nostra legittimazione quando pro-nunciamo i nostri provvedimenti“in nome del popolo italiano”.

L’ampia platea dei colleghi chepartecipa al vivace dibattito che sisvolge sulle m-l è al corrente dei fat-ti e tuttavia pare necessaria una sin-tetica e sommaria ricapitolazione.Novembre scorso, rinnovato il nostro“parlamentino”, si aprì il dibattito sulprogramma che l’ANM avrebbe do-vuto perseguire. MI segnalò subito ilpermanere del tutto invariato delledifficoltà interne alla giurisdizione enei rapporti esterni con l’opinionepubblica e con la politica, nel diver-so quadro politico allora esistente, ela conseguente necessità di uno sfor-zo e di una rappresentanza unitariadella magistratura che tenesse con-to degli indirizzi programmatici pre-miati dall’elettorato, espressosi a fa-vore della linea della concretezza an-ti-ideologica di MI, dell’esigenza diconcentrare l’attenzione sulle ragio-ni oggettive della non funzionalità delservizio giustizia, per risalente omes-so stanziamento e avulsione di risorseinvece indispensabili e per l’inso-stenibile progressivo appesantimen-to delle procedure che siamo chiamatia gestire in penale e in civile. Insie-me e sempre sul piano oggettivo se-gnalavamo la necessità di operare supiù fronti per il riacquisto della di-gnità professionale e dello status deimagistrati. Self-restraint sul pianodella “grande politica” e dell’inter-

locuzione privilegiata sui massimi si-stemi, forte rivendicazione invece deitemi concreti delle risorse, delle ri-forme semplificatorie e della valo-rizzazione professionale, ed ancheeconomica, del ruolo del giudice.

Ricorderete come andarono le co-se: MD e Movimento per un verso eUnicost per altro verso delinearonoe proclamarono già allora, ed hannoconfermato poi nel seguito, unaconventio ad excludendum nei con-fronti di MI e del suo approccio al-le tematiche di politica giudiziaria. Eche si tratti di conventio ad exclu-dendum di carattere politico è di-mostrato dalla recezione, almenoverbale, dei nostri specifici punti pro-grammatici nei discorsi oggi tenutidal Presidente dell’ANM e dai Se-gretari dei gruppi di Unicost e M.D.che sono intervenuti prima di me.

Una giunta con MI – fu detto al-lora - avrebbe connotato politica-mente l’ANM, sbilanciandola se-condo schemi di bipartitismo ovvia-mente contrari alla logica associati-va. Una stridente offesa a chi portaiscritta nella propria ditta l’indipen-denza e l’apartiticità, e che le stesseha concretamente dimostrato parte-cipando all’opposizione unitaria a ri-forme dell’OG contrarie allo spiritodella Costituzione. Possono dire al-trettanto tutti gli altri? L’immobilismonel primo semestre dell’anno scorsorispetto al progredire e giungere al-l’approvazione della riforma dell’OG,con i tanti difetti di cui tutti chie-diamo rimedio, era neutrale? E ab-biamo addirittura dovuto subire l’ir-risione di sentirci dire che la riformaera stata dettata dall’ANM.

Ebbene questi furono gli esordicon la prima giunta di minoranza pre-sieduta dal collega Luerti. Giunta diminoranza che si è retta sull’appog-gio esterno di MD-Mov. Che si è poievoluta in giunta semiunitaria sullabase di un programma organico for-mulato. Ha già conosciuto, dopo unsolo mese, la sua prima crisi politi-ca, visto che il Presidente in caricanon è stato sfiduciato a causa dellamormorazione di Travaglio, bensì per

L’INTERVENTO DEL SEGRETARIODI MAGISTRATURA INDIPENDENTE AL XXIX CONGRESSO DELL’A.N.M.

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6 MAGISTRATURAINDIPENDENTE

le aperture politiche fatte al nuovogoverno, in particolare quanto allacollocazione fuori dal CSM dell’or-gano disciplinare e quanto all’osser-vazione – e questa la condivido – cheil cattivo uso della discrezionalità daparte dei magistrati è l’anticamera diinterventi legislativi. Ritornerò sul te-ma a proposito di alcune criticitàemerse con riguardo al CSM.

Ma ritorniamo al 29 marzo, quan-do è stato definito il programma del-l’attuale giunta, che è ciò di cui og-gi parliamo.

Unicost-MD-Movimento hannoapprovato con l’astensione di M.I.,un documento che, ai punti 4-5-6, de-finisce, insieme, il programma diazione della Giunta tripartita del-l’ANM, il “Progetto per la giustizia”da proporre all’attenzione della po-litica e i temi di questo Congresso.

Alla corretta identificazione de-gli interventi da operarsi sui tre ver-santi del diritto e del processo pena-le, del processo civile e dell’orga-nizzazione – per questa parte, con-divisa, Magistratura Indipendentenon ha espresso voto contrario e con-ferma tuttora la propria non contra-rietà, se non altro perché sono il frut-to dell’elaborazione comune del pre-cedente CDC – fa riscontro la cla-morosa assenza della denuncia del-le indecorose condizioni di lavoro edella rivendicazione di un serio in-cremento delle risorse da destinare al-la giustizia e del miglioramento del-le condizioni professionali ed eco-nomiche dei magistrati.

Non una parola sulla necessità diperequazione del trattamento eco-nomico a quello delle altre magi-strature e della dirigenza. La prede-terminazione dei carichi di lavoro esi-gibili e sostenibili è posposta alla ri-organizzazione del processo, alla ri-qualificazione del personale, all’ap-plicazione degli strumenti informa-tici in tutte le fasi processuali (“so-lo in questo contesto sarà possibilel’adozione di misure organizzativeidonee a garantire che ogni magi-strato possa gestire, nell’ambito del-la sua responsabilità, un carico so-

stenibile di lavoro”). E al punto 6 sievidenziano e si propalano, invece,le colpe dei magistrati per il cattivoandamento del servizio giustizia.

Questo modo di procedere, cherinvia sine die le richieste in tema dimaggiori risorse (si parla infatti sol-tanto di “riorganizzazione” dell’esi-stente), di trattamento economico edi definizione dei carichi di lavoro,cioè delle questioni più direttamen-te incidenti qui ed ora sulla condi-zione del magistrato, sarebbe il mo-do di procedere di una associazione“che è anche un sindacato, ma nonpuò essere un mero sindacato”, co-me sottolineato al punto 3 del docu-mento votato?

A mio parere no. Questo è il mo-do di procedere di chi non vuole fa-re sindacato. Questo è il modo di pro-cedere di chi da lungo tempo ha con-sentito senza muovere un dito l’a-vanzamento del processo di mortifi-cazione della professione del magi-strato ordinario. Di chi non vuoleavanzare, insieme alle altre, anche lerichieste di carattere sindacale. Di chinon ha saputo e non sa intessere unareale politica delle alleanze conl’avvocatura e con il personale, chele maggiori risorse rivendicano, e conla società civile, cui si promette ciòche si sa di non poter mantenere: uneffettivo miglioramento del serviziogiustizia non è infatti ottenibile e nonsarà mai conseguito a risorse inva-riate, semplicemente riorganizzandoservizi e pretendendo ulteriori sacri-fici dal personale e dai magistrati!

Questo modo di fare è quello dichi ha dato l’avallo ai disegni di leg-ge del Ministro Mastella sulla “ac-celerazione dei processi civile e pe-nale” che spostano dall’ordinamen-to al singolo magistrato la responsa-bilità per la ragionevole durata deiprocessi (che a condizioni invariatedovrebbero, chissà come, concludersiin cinque anni!). Vedrete che questogenere di riforme saranno legificateal più presto.

Leggete, colleghi, i punti 3 e 6 deldocumento approvato, sui quali si èespresso il dissenso di Magistratura

Indipendente: il primo è una chiara,inequivoca dichiarazione program-matica di inazione sul versante ri-vendicativo delle condizioni di lavoroe professionali; il secondo rincalza insenso autoaccusatorio sul versantedella persecuzione delle responsabi-lità interne.

Non è forse questa impostazionedel discorso che nel tempo e tuttoralegittima i tanti che addebitano allamagistratura la responsabilità per losfascio della giustizia?

La lettura della mozione alloraproposta da Magistratura Indipen-dente dà invece conto di come, di pa-ri passo alle criticità rilevate sui pia-ni processuale, ordinamentale edorganizzativo, si possa e si debba in-terpretare in senso rivendicativo ilmalessere della magistratura, identi-ficando le preponderanti responsa-bilità esterne per l’attuale inefficienzadel sistema.

Attenzione però: lo dico ora e loripeterò alla fine. Non è che si puòdire di sostenere le stesse cose, per-ché da qualche parte, in un addendumad uso interno, sta scritto pure quel-lo che chiede MI. Qui stiamo par-lando di programmi, di priorità pro-grammatiche, di comportamenti fat-tivi a sostegno di tali priorità, non diricerche lessicali da svolgere col lan-ternino. Parliamo di azione politicae se un tema non è fra le priorità vuoldire che resta scritto a futura memoriae stop.

Io chiedo poi ai colleghi di valu-tare di cosa sono significativi gli at-teggiamenti dei gruppi: Magistratu-ra Indipendente si è astenuta sul do-cumento di Unicost-MD-Movimen-to per la sua parte utilmente analiti-ca e propositiva; Unicost-MD-Mo-vimento hanno votato e sono tutto-ra contrari all’inserzione del capito-lo condizioni di lavoro e professio-nali fra i punti programmatici. Mi au-guro che proprio questo nostro di-battito congressuale possa servire adimporre l’attenzione e la recezionedei temi fin qui negletti ed esorciz-zati dagli altri gruppi. E questo sa-rete voi colleghi a dirlo.

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7MAGISTRATURAINDIPENDENTE

Merita aprire subito una parente-si. La giunta sa bene che l’area dicondivisione delle richieste di M.I.è assai più ampia del 25 % dei ma-gistrati che rappresentiamo. E quin-di già al momento di insediarsi, il 19e 23 aprile scorso, ha provveduto alanciare messaggi, comunicati, ad usointerno in cui si proclama l’attenzioneper questi temi e in particolare perquello economico. Ma appunto sitratta di messaggi ad uso interno, nonrecepiti nel programma. Ancora,nell’incontro col Ministro la Giuntaha provveduto a presentare un do-cumento in cui si richiede la pere-quazione economica, peraltro in ter-mini generali, e senza affiancare, co-me abbiamo invece fatto noi, la pro-spettazione della pluralità d’interventimigliorativi ottenibili già semplice-mente in via di applicazione dellenorme del nuovo OG, sul piano in-terpretativo, ovvero gli interventi le-gislativi da operarsi su altri e menoeclatanti piani. La richiesta si espri-me peraltro, e direi al solito, nei ter-mini della richiesta di costituirel’ennesimo tavolo sull’argomento. Aparte che il tavolo c’è già stato conMastella ed è stato improduttivo, èchiaro che ancora una volta si traducein problema tecnico, da studiare, ana-lizzare ed approfondire, quello che èun problema di volontà politica e dicorrispondente supporto rivendicati-vo da parte di chi del tema fa effet-tivamente un punto programmatico.E’ la stessa critica che abbiamo mos-so alla costituzione di ben

tredici commissioni sottocommis-sioni con la partecipazione di 130, mami pare stiano crescendo, compo-nenti. Insomma una specie di CNEL.

Comunque il tavolo economicopare si sia già riunito con urgenza, ecredo che in proposito qualche in-fluenza l’abbia avuta la notizia del-la buona accoglienza ricevuta da MInell’incontro a cui è separatamenteandata col Ministro. Un incontro, cuiabbiamo partecipato, peraltro e perl’intanto interlocutorio e ridotto al te-ma perequazione tout court. Insom-ma la tattica sindacale non si im-provvisa.

Ma comunque, e concludo sulpunto, se son rose fioriranno. Se nonci sarà adeguato supporto del tavo-lo sicuramente non fioriranno. In ognicaso siamo contenti che la nostrapressione, il nostro peso politico ab-bia sortito questo primo cenno d’in-teressamento dell’ANM. Vuol dire,ed è una vecchia regola, che l’oppo-sizione è utile quando incalza, pun-gola la maggioranza. E’ ciò che ci hainsegnato in tempi ancora non trop-po lontani la storia del nostro paesee ne siamo ben felici.

Una piccola pole-mica si è aperta neigiorni scorsi perla scelta di MIdi non parteci-pare all’in-contro col Mi-nistro insieme

a l -

l’ANM e di andare ad un distinto in-contro. La liquido rapidamente cer-cando di evitare di alimentare ulte-riori polemiche.

L’incontro separato di M.I. colMinistro è stata la logica conseguenzadel protraentesi grave e notorio di-fetto di amalgama nei rapporti fra igruppi che compongono l’ANM.Nei documenti presentati al CDC incui dichiaravamo apertamente lanostra opposizione alle giunte for-mate concludevamo espressamentedicendo che avremmo agito autono-mamente per portare avanti le nostreistanze nell’interesse dei colleghi. Etale indirizzo abbiamo tenuto e con-tinueremo a tenere anche nel futuro.E ciò perché non configge con l’a-zione della giunta ma opera su un pia-no distinto. Addirittura in sinergia, seè vero che poi i nostri contenuti ven-gono in fatto recepiti. Occorre esse-re chiari e netti, e ancora una voltafare riferimento ai tutt’altro che in-cogniti ed anzi consueti comporta-menti sindacali nelle fasi in cui nonvi è un forte raccordo unitario.

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Vorrei piuttosto far notare, comeevincibile dalla conclusione del no-stro comunicato, che noi abbiamo te-nuto a precisare al Ministro il dis-senso esclusivamente programmati-co rispetto alla giunta, nella perma-nente forte comunanza dei valori fon-dativi. Ed abbiamo anche declinato,credo negli stessi termini della giun-ta, il principio, in sintesi, che occor-re intervenire per riformare la giu-stizia e non i giudici.

Per altro verso occorre ricordareche l’incontro della Giunta era statorichiesto dal Presidente Palamara edal Segretario Cascini in nome e perconto della Giunta, della quale no-toriamente non fa parte M.I.: ciò indifformità dall’espressa richiesta diM.I. del 17.5.2008 di chiedere di es-sere ricevuti unitariamente in quan-to rappresentanza dell’ANM e nondella Giunta. Un distinguo non les-sicale ma concettuale, non levantinoma coerente con la reale situazionedei rapporti associativi che, ben co-nosciuti all’esterno, non è serio cer-care di mistificare. Una modalità che,in definitiva, sarebbe stata in lineacon la proclamata, ma non pratica-ta, volontà di presentare un’immaginecoesa dell’ANM nell’attesa e in vi-sta di un’auspicabile ripresa dei rap-porti unitari.

Ma successivamente all’ultimoCDC del 17 maggio lo stato dei rap-porti endo-associativi non è stato cer-to rasserenato dall’emersione extra-assembleare delle reali ragioni e di-namiche che hanno accompagnato ledimissioni del Presidente Luerti;dalla permanente tolleranza, di con-tro agli impegni assunti, dello statodi illegalità statutaria in cui versa laGiunta sezionale di un importante di-stretto come quello di Catanzaro –anche questo è un punto che inten-do rimarcare in punto di basso livellodei rapporti all’interno dell’ANM edi responsabilità dei gruppi di mag-gioranza: in questa fase non è ri-spettata la legalità statutaria.

Ancora, in vista dell’incontro colMinistro, non abbiamo condiviso, eritornerò sul punto, la radicalizza-

zione dei toni assunti nelle prese diposizione sulle iniziative legislativein tema di sicurezza e di rifiuti, chehanno rafforzato, anche ai più alti li-velli, la sensazione di lontananza edi un certo difetto di sintonia fra lamagistratura e il paese.

In queste condizioni una presen-tazione unitaria sarebbe risultatamanifestamente artificiosa e priva disignificato, anche sotto il profilo del-l’immagine, e, ancora una volta, in-coerente rispetto al principio di pa-ri dignità che deve presiedere ai rap-porti fra le componenti associative,laddove l’unità non va predicata intermini di allineamento o sottordi-nazione, come fin qui avvenuto, e vainvece praticata nei comportamenticoncreti, nella dialettica di un dibat-tito franco e leale mirante all’op-portuna sintesi delle diverse posizioniespresse nella coscienza del sostra-to fondativo comune.

Lo svolgimento di incontri isti-tuzionali non unitari in presenza diGiunte non unitarie, poi, non è nuo-vo: così è stato alla precedente oc-casione di dicembre scorso, quandola Giunta monocolore ha incontratoil Presidente della Repubblica ed ilMinistro della Giustizia; così è sta-to, in passato, quando Unicost, nonpartecipando alla Giunta, chiese esvolse incontri separati con entram-be le predette Autorità.

Per essere chiari e concludendosul punto: se a dicembre, quando fe-ci notare che forse era più opportu-na una rappresentanza unitaria, an-cora una volta dell’ANM e non del-la Giunta minoritaria, agli incontricon l’allora Ministro e col Presiden-te della Repubblica, mi fu rispostocon queste esatte parole: sembrerebbeche la giunta sia a sovranità limita-ta. Beh, allora consentitemi di direche neppure MI è o intende essereconsiderato un gruppo a sovranità li-mitata.

Passo ora a un altro punto, credoassai sentito dai colleghi ancor pri-ma dell’emergere della questione delmassimario.

Noi riteniamo e l’abbiamo pro-

posto per tempo e programmatica-mente che l’A.N.M. debba assume-re appieno un ruolo dialettico ed au-tonomo nei confronti degli interlo-cutori istituzionali e, fra questi, delC.S.M. Abbiamo rilevato con preoc-cupazione il perpetuarsi in sede di au-togoverno di prassi volte all’elusio-ne e all’inottemperanza delle pro-nunce del Giudice amministrativo inmateria di nomine agli uffici diretti-vi, con effetti defatigatori nei con-fronti delle legittime aspettative de-gli interessati e delegittimanti neiconfronti della stessa Istituzione, giàstigmatizzati dallo stesso Vicepresi-dente del C.S.M. Vedremo se sarà co-sì anche per il massimario, che è sol-tanto l’ultima delle vicende di que-sto genere emerse.

La maggiore discrezionalità con-seguente ai nuovi criteri di selezio-ne per gli incarichi direttivi e semi-direttivi derivante, in particolare, dal-la trasformazione del parametro del-l’anzianità da requisito di valutazio-ne a mero requisito di legittimazio-ne deve essere controbilanciata dal-l’uniformità e coerenza applicativa eda una chiara intelligibilità e verifi-cabilità esterna, pena il fallimentodell’attuale delicata fase di rinnova-mento, il discredito del sistema com-plessivo e la conseguente irrefrena-bilità di ulteriori interventi legislati-vi dall’esterno. Ecco il punto su cui,come ho detto, concordavo conLuerti. Anche in questo settore, difronte alle preoccupazioni già larga-mente diffuse fra i colleghi, è op-portuno che l’A.N.M. esprima unaraccomandazione e un chiaro segnodi attenzione. Altrettanto mi sembraverso l’emergere di un indirizzo chetende proprio a emarginare i già di-rettivi, anche se non constano ele-menti negativi per la loro preceden-te gestione.

Abbiamo altresì rilevato come ilC.S.M. non abbia ancora dato seguitoalla pratica aperta in Sesta commis-sione in merito alla predetermina-zione dei “carichi di lavoro esigibi-li”, nonché alle ulteriori omologheistanze pervenute dai colleghi a se-

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guito dell’iniziativa di M.I., al finedi superare la permanente incertez-za dei giudizi in materia e di coniu-gare razionalmente gli indici dellaquantità e della qualità del lavoro inrispetto dell’autorevolezza e della di-gnità da garantire alla funzione giu-diziaria.

Bene, abbiamo chiesto e chie-diamo che l’A.N.M. eserciti il pro-prio impulso affinché le rilevazioniin questione trovino finalmente spa-zio nell’ambito dell’attività di per-fezionamento degli indici statistici difunzionalità degli uffici già da tem-po intrapresa dal C.S.M. Fose oraqualcosa comincia a muoversi, ve-dremo in che direzione.

Comunque di fronte a queste ri-chieste abbiamo trovato un vero eproprio ostracismo e accuse addirit-tura di sovversione istituzionale. Amio parere posizioni di così nettachiusura espresse da Unicost edMD lasciano adito ai sospetti mani-festati da molti colleghi di un trop-po stretto legame raccordo fra ANMe CSM, laddove invece dovrebbe svi-lupparsi una salutare dialettica: co-me molti colleghi chiedono ed iocondivido tale richiesta.

Senza trattarli avviciniamoci pe-rò ai temi più politici. MI aveva ri-chiesto che in questo congresso siadottasse un’intitolazione che co-niugasse fra loro i temi della giusti-zia e della sicurezza – ed eravamoprima delle elezioni - assecondandole istanze della società in vista di unareale esigibilità dei diritti riconosciuti,e che, in quest’ambito, si adottasseun’impostazione fortemente riven-dicativa che richiami le responsabi-lità costituzionali di governo per leattuali condizioni di ineffettività del-la giurisdizione. Avevamo anchechiesto che una sessione fosse espres-samente dedicata alla discussione delnecessario recupero delle condizio-ni di trattamento e professionale deimagistrati.

Attualmente sono in discussionei provvedimenti assunti dalla mag-gioranza in materia di sicurezza e dirifiuti. Non intendo entrare nel me-

rito, il dibattito è già avviato, le ana-lisi giuridiche più attente sembranotrovare ascolto. Però una considera-zione la voglio fare ed è essenzialeperché è di prospettiva.

Quando i cittadini italiani nella lo-ro pressocchè totalità chiedono l’e-levazione dei livelli di sicurezza,chiedono un minimo di seria rego-lamentazione dell’immigrazione edelle regole di permanenza nel ter-ritorio dello Stato, quando i cittadi-ni chiedono a gran voce la soluzio-ne del problema dei rifiuti a Napoli.Bene questa loro istanza politica nonè altro da me: è la mia stessa istan-za di cittadino. Io voglio questi in-terventi e li voglio efficaci, pratica-bili e in linea con la cultura del miopopolo trasfusa nei principi della Co-stituzione. Di fronte all’iniziativa delgoverno in queste materie io mi pon-go in questa ottica. Poi, da giurista,per la professione che esercito in-terloquisco sulle misure adottate, serichiesto ed anche se non richiesto,in quanto incidenti sulla politica giu-diziaria del paese nella quale operoresponsabilmente. Una volta adotta-te, tali misure, esercito il sindacatoche mi è riservato. Ma, qui è il pun-to, non mi pongo ex ante in posizio-ne di chiusura, non elevo i toni al li-vello della politica, al di là delle va-lutazioni di politica giudiziaria, nonlascio presagire azioni di boicottag-gio concertate.

Qual è la differenza dunque fra laposizione di MI ed altre posizioni cheanche a livello associativo si sonoespresse in questi giorni: è l’ottica.L’ottica che io propugno è quella te-sa a dimostrare ciò che non dovreb-be essere mai dubbio, ed invece è sta-to autorevolmente indubbiato in que-sti giorni, e cioè la consonanza tra lamagistratura, che è espressione del-la società civile, che è espressionedello stato comunità, e i cittadini. Equello che dico non ha nulla a che ve-dere col tradimento del principio del-l’autonomia della giurisdizione – giu-dice è colui che assolve quando tut-ti vorrebbero la condanna e condan-na quando tutti vorrebbero l’assolu-

zione – no, qui si tratta di qualcosadi più e di diverso, e che non devemai venir meno, si tratta del princi-pio di legittimazione. La magistraturaè cioè in consonanza, in sintonia conle giuste istanze dei cittadini.

Ed è proprio sulla base della me-desima ottica, di consonanza e di lea-le collaborazione, che, rivolgendomiagli interlocutori istituzionali, facciopresente con forza che esiste, co-munque, un oggettivo divario fra lacomplessiva e crescente “domanda digiustizia”, sia nel settore civile chepenale, e la capacità di risposta delsistema, che l’amministrazione giu-diziaria non è in grado di fronteggiaremediante una semplice razionaliz-zazione a risorse, strumentali ed uma-ne, invariate. L’esame delle serie sta-tistiche e la loro comparazione, an-che con le giurisdizioni degli altriPaesi europei, dimostra che la pro-duttività del lavoro dei magistrati èprogressivamente cresciuta nel cor-so degli anni ’90 e che da alcuni an-ni ormai ulteriori significativi incre-menti non sono possibili se non si in-terviene concretamente su alcuna del-le altre variabili che concorrono al ri-sultato.

La ricetta vincente va probabil-mente ricercata in un mix di inter-venti che, insieme a quelli dianzimenzionati, attuino un calmiere sulversante della domanda (mediante lariforma della professione forense ela circoscrizione del catalogo dei be-ni giuridici penalmente tutelati), lasemplificazione delle procedure inpenale e civile (rimuovendo forma-lità e vincoli inessenziali al contrad-dittorio e al dispiegarsi del diritto didifesa delle parti nell’ottica del pro-cesso giusto in tempi ragionevoli co-stituzionalmente promesso), la mo-dernizzazione delle procedure (me-diante l’introduzione in tempi brevi,in forma strutturale e con caratteri digeneralità delle tecniche del proces-so telematico), l’incremento e la mo-tivazione del personale di cancelle-ria.

Nelle condizioni attuali, va dettocon chiarezza, qualsiasi politica vol-

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ta a garantire i maggiori livelli di si-curezza richiesti dalla generalità deicittadini e dal sistema economico èdestinata ad infrangersi e spegnersisulla soglia delle aule dei tribunali,dove non è possibile celebrare leudienze o movimentare i fascicoli ol-tre gli attuali insufficienti limiti difunzionalità, con ciò vanificandosiogni auspicato effetto di deterrenzainsieme alla generosa azione di con-trasto svolta dalle forze dell’ordinee dalle procure.

E mi avvio a concludere.Se è sacrosanto il richiamo al ruo-

lo della magistratura quale garantedei diritti dei cittadini, ruolo, peral-tro, da sempre svolto con dedizionee spirito di sacrificio, tale richiamorischia tuttavia di rimanere del tuttoretorico, se a ai magistrati non ven-gono assicurati gli strumenti indi-spensabili per svolgere adeguata-mente il proprio lavoro.

Fino a quando tali condizioni pre-liminari di efficienza non saranno ga-rantite, inoltre, i magistrati italianicontinueranno ad essere ingiusta-mente additati come gli unici re-sponsabili del cattivo funzionamen-to del servizio giustizia: accusa tan-to generica quanto infondata a fron-te del quotidiano impegno che la ca-tegoria profonde.

La nostra indipendenza e la no-stra autonomia vanno difese, in pri-mo luogo, assicurando ai magistratile condizioni materiali – oggi nonsussistenti – indispensabili per un ef-ficace svolgimento delle funzioni.

Vogliamo che, non a parole, maconcretamente, la pari dignità del no-stro ruolo di magistrati ordinari tro-vi riscontro, anche sul terreno eco-nomico, in un trattamento corri-spondente a quello delle altre magi-strature e della dirigenza.

Chiediamo una seria riflessionesulla tutela della nostra indipenden-za interna che coinvolga anche i cri-teri di decisione adottati dal CSM inmomenti delicatissimi per il funzio-namento degli uffici giudiziari: dal-

la nomina dei dirigenti alla pro-gressione in carriera dei

singoli magistrati, an-che con riferi-

mento al rispetto dei giudicati am-ministrativi.

Riteniamo che Parlamento e Go-verno debbano affrontare, con rifor-me organiche, le questioni che at-tengono alla sicurezza dei cittadini,assicurando agli uffici giudiziari, conidonee iniziative legislative e misu-re amministrative, i mezzi per cele-brare rapidamente i processi penalie per garantire l’effettività dellesanzioni. Allo stesso modo va as-sicurata la tutela dei diritti nel setto-re civile attraverso la semplificazio-ne dei riti e l’adozione di un model-lo processuale imperniato sulla con-centrazione dell’attività delle parti esui poteri di impulso e controllo delgiudice. Siamo convinti che sia in-differibile una riforma delle circo-scrizioni giudiziarie, al fine di evitareuna dispersione delle energie e ot-tenere, viceversa, una presenza ra-zionalmente organizzata delle sedigiudiziarie sul territorio.

Sono richieste che MagistraturaIndipendente ha da lungo tempoavanzato. Il tempo è trascorso senzaapprezzabili risultati. Ora è il mo-mento di ribadire che tali proposte so-no assolutamente indifferibili ed esi-gono, anche da parte di tutta l’ANM,non tanto momenti di teorico appro-fondimento, quanto iniziative diconcreta rivendicazione e mobilita-zione. �

Carlo Coco

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Desidero anche io dare il benvenuto al Ministro del-la Giustizia e ringraziarlo per la Sua disponibili-tà ad essere presente a questo Congresso ed ad

ascoltare le voci e le opinioni dei magistrati, voci ed opi-nioni che, del resto, ha già ascoltato in occasione dei re-centi incontri avuti con la Giunta dell’ANM prima e conMagistratura Indipendente. A tale proposito, desidero inquesta sede ribadire che non è mai venuto meno in Ma-gistratura Indipendente la coscienza del valore dell’as-sociazionismo unitariamente inteso. Abbiamo però rite-nuto di esercitare con pienezza il nostro diritto di dissensoe il connesso diritto all’esternazione del dissenso su pun-ti del programma dell’ANM strategicamente rilevanti, an-che per dare voce a quella parte della magistratura asso-ciata (circa il venticinque per cento) che nelle nostre ideee nei nostri programmi si riconosce e che una politica mio-pe ed improvvida da parte delle altre componenti asso-ciative ha voluto tenere fuori dal governo dell’ANM.

Siamo qui convenuti per cercare di elaborare un pro-getto comune per la giustizia, ossia un progetto che con-senta all’apparato giudiziario di superare, almeno pro-gressivamente, lo stato di crisi e di inefficienza che lo af-fligge, attraverso, come ci ha ricordato ieri con puntua-li e misurate considerazioni il Presidente della Corte diappello di Roma, la elaborazione di un piano di interventiriformatori programmati nel tempo che mirino al conse-guimento di obiettivi definiti e concretamente realizza-bili. Se si vuole, una politica dei piccoli passi, ma da met-tere in movimento subito in direzione di specifiche prio-rità che sono sotto gli occhi di tutti gli operatori dellagiustizia.

Magistratura Indipendente nel dare il proprio contri-buto, ha ritenuto opportuno, come ricordato anche nei pro-pri documenti programmatici, partire da un preciso da-to dell’esperienza associativa, l’Assemblea straordinariadell’ANM del 26 novembre 2006, che aveva deliberatodi aprire una vera e propria “vertenza per la giustizia” edi chiedere al Governo di allora l’apertura immediata diun tavolo sui temi delle risorse per la giurisdizione, delfunzionamento del processo e del trattamento economi-co dei magistrati, per ottenere gli strumenti normativi ele risorse necessarie per un più efficace esercizio dellagiurisdizione, a tutela dei diritti dei cittadini, ma ancheper riaffermare la dignità della funzione giudiziaria e raf-forzare nei magistrati, motivazioni, fiducia e orgoglio delproprio ruolo.

Quel deliberato è rimasto completamente inattuato perben specifiche e individuate inerzie all’interno dell’ANM.Da lì siamo ripartiti, dicevo, attraverso la rilevazione diun quadro di disfunzioni che erano sotto gli occhi di tut-ti: carenza e inadeguatezza di strutture, mancanza di ri-sorse materiali, non funzionale distribuzione degli uffi-ci, dei magistrati e del personale di cancelleria, carichidi lavoro sempre crescenti e non più sostenibili, criteriorganizzativi che non consentono lo spedito funziona-mento dell’apparato giudiziario, regole processuali ini-donee ad assicurare la rapida definizione dei giudizi: èquesto il quadro complessivo delle disfunzioni, costituentioggettivo ostacolo all’esercizio della giurisdizione, sul-le quali si deve fortemente incidere.

Molti di questi temi, insieme con quello del trattamentoeconomico – sotto il duplice profilo della perequazione,con modifica normativa, tra magistratura ordinaria e ma-gistratura amministrativa, e degli incrementi stipendialiconnessi all’applicazione del nuovo assetto retributivo de-rivante dalla riforma dell’Ordinamento giudiziario -, Ma-gistratura Indipendente ha posto al centro dei suoi pro-grammi e dei suoi impegni elettorali e su questi temi hafondato il suo crescente consenso elettorale. Senza taleimpegno e soprattutto senza il necessario consenso deicolleghi, molti di questi temi sarebbero ancora nel di-menticatoio coperti dalla coltre dell’oblio e della indif-ferenza. Se oggi se ne parla, anche da parte di compo-nenti associative che li hanno tradizionalmente e consa-pevolmente pretermessi, è perché qualcuno dentrol’ANM ha squarciato il velo dell’ipocrisia, sollevando lasfida e assumendo in prima persona specifiche respon-sabilità.

Occorre preliminarmente rilevare che esiste un og-gettivo divario fra la complessiva e crescente “domandadi giustizia”, sia nel settore civile che penale, e la capa-cità di risposta del sistema, che l’amministrazione giu-diziaria non è in grado di fronteggiare mediante una sem-plice razionalizzazione a risorse, strumentali ed umane,invariate. L’esame delle serie statistiche e la loro com-parazione, anche con le giurisdizioni degli altri Paesi eu-ropei, dimostra che la produttività del lavoro dei magi-strati è progressivamente cresciuta nel corso degli anni’90 e che da alcuni anni ormai ulteriori significativi in-crementi non sono possibili se non si interviene concre-tamente su alcuna delle altre variabili che concorrono alrisultato.

La ricetta vincente va probabilmente ricercata in uninsieme di interventi che attuino un calmiere sul versan-te della domanda (mediante la riforma della professioneforense e la predeterminazione dei beni giuridici penal-mente tutelati), la semplificazione delle procedure in pe-nale e civile, la modernizzazione delle procedure, l’in-cremento e la motivazione del personale di cancelleria.

Nelle condizioni attuali, va detto con chiarezza, qual-siasi politica volta a garantire i maggiori livelli di sicu-

L’INTERVENTODEL PRESIDENTEDI MAGISTRATURA INDIPENDENTEAL XXIX CONGRESSO DELL’A.N.M.

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rezza richiesti dalla generalità dei cittadini e dal sistemaeconomico è destinata ad infrangersi e spegnersi sulla so-glia delle aule dei tribunali, dove non è possibile cele-brare le udienze o movimentare i fascicoli oltre gli attualiinsufficienti limiti di funzionalità, con ciò vanificandosiogni auspicato effetto di deterrenza insieme alla genero-sa azione di contrasto svolta dalle forze dell’ordine e dal-le procure.

E’notizia di oggi, ampiamente e, forse eccessivamente,divulgata dai mezzi di informazione, quella relativa adun’asserita contrapposizione tra ANM e Ministro dellaGiustizia, in ordine alla introduzione, allo stato previstada un disegno di legge, del reato di immigrazione clan-destina.

Penso francamente che il Paese non abbia bisogno diquesta ennesima polemica tra Magistratura, Governo emondo politico, soprattutto su di un problema che, se purimportante, non attiene a questioni essenziali, inerenti agliassetti costituzionali e ordinamentale della Magistratu-ra.

Il problema è tecnico, riguardando l’efficacia della mi-sura e la ricaduta della stessa sul funzionamento del-l’amministrazione della giustizia. Nel merito, alcune obie-zioni sono condivisibili e d’altra parte nella stessa mag-gioranza di Governo non sono mancate posizioni diffe-renziate. E’ in sede tecnica, quindi, che la questione avreb-be dovuto preferibilmente essere trattato dall’ANM, cer-tamente competente a esprimersi al riguardo, attraversole opportune interlocuzioni con il Governo e le Com-missioni Parlamentari. Aver affrontato la questione in se-de congressuale, nella giornata inaugurale a forte impattopolitico e mediatico, da parte del Presidente dell’ANM;nella sua relazione introduttiva, con parole forse non deltutto calibrate rispetto alla complessità del problema, hacostituito una scelta politica che ha finito per attribuireal dissenso tecnico una valenza politica che non avreb-be dovuto avere,così pervenendosi comunque a quell’o-biettivo politico di polemica con il Governo che alcunecomponenti dell’ANM forse intendevano conseguire.

Sul tema la posizione di Magistratura Indipendente èchiara ed è stata ben rappresentata ieri dal Segretario Ge-nerale, Carlo Coco. Giustizia e sicurezza rappresentanouna chiave di volta per lo sviluppo economico e politi-co dell’Italia e, appunto in questa prospettiva, necessita-no di riforme significative, di investimenti e di una com-plessiva e coerente strategia politica e organizzativa.

E per questa ragione appare indispensabile che la ri-flessione sulla giustizia venga condotta, sinergicamenteed in una medesima prospettiva, rispetto a quella sullasicurezza. Ciò non solo perché coniugare la sicurezza conla legalità rappresenta uno dei compiti fondamentali del-lo Stato, ma anche perché questo binomio di concetti rap-presenta il vero punto di mira della dinamica giuridica esociale tra individuo e Stato. Rilanciare un sistema effi-ciente di prevenzione e repressione dei reati deve costi-

tuire, quindi, uno dei principali obiettivi del legislatore.A questi fini, appare indispensabile restituire centralitàal codice penale nell’ambito dell’attuale sistema norma-tivo, da un lato recependo in esso, in modo organico, leistanze di protezione dei nuovi interessi già fatte ogget-to di interventi normativi, dall’altro attuando con esso unprogetto di vasta depenalizzazione e di adeguamento alnuovo sistema processuale, di ispirazione accusatoria.

Sul piano dell’organizzazione degli uffici e delle con-dizioni di lavoro è necessario puntare, da un lato al po-tenziamento delle strutture giudiziarie attraverso la crea-zione dell’ “ufficio del giudice” (piuttosto che all’”uffi-cio del processo”) e, dall’altro, alla fissazione di “cari-chi di lavoro esigibili”, obiettivo da anni conseguito daigiudici amministrativi e funzionale al raggiungimento diun programmato equilibrio dei livelli quantitativi e qua-litativi del lavoro del magistrato. Nello stesso tempo nonè più differibile una serie revisione delle circoscrizionigiudiziarie e, nei grandi tribunali metropolitani, un de-centramento di uffici, che consenta la creazione di poligiudiziari territorialmente diffusi e radicati, di più ridottedimensioni e quindi più agevolmente governabili.

Il tema dell’”ufficio del giudice” merita qualche ap-profondimento. Alla base della responsabilità che la ma-gistratura deve assumere per il proprio operato di frontealla società civile c’è la professionalità. Infatti, in tantociascun magistrato e la magistratura nel suo complessopossono farsi carico del risultato del proprio agire, in ter-mini di efficienza del processo e di qualità della giuri-sprudenza, in quanto dispongano istituzionalmente distrumenti per sempre meglio affinare le qualità profes-sionali dei singoli e si possano avvalere di utili risorsedi collaborazione e di adeguate strutture di supporto.

Ecco perché il tema dell’istituzione dell’ufficio del giu-dice non costituisce espressione del desiderio di un pre-stigio meramente formale o di ingiustificata situazioni diprivilegio, ma è il sintomo del disagio reale di una cate-goria, che avverte quotidianamente l’attuale inadeguatezzadel proprio concreto agire di fronte alla domanda e al-l’esigenza di giustizia nel nostro paese.

In alcuni Stati europei, il giudice dispone di assistentigiudiziari che collaborano alla attività giurisdizionale, svol-gendo attività di ricerca e di approfondimento delle que-stioni giuridiche di maggiore interesse e predisponendole bozze dei provvedimenti giurisdizionali.

Con l’introduzione di questo sistema la produttivitàmedia del giudice è aumentata di quasi un quinto e, alcontempo, si è, almeno in parte, risolto il problema del-l’avvio alle professioni legali dei giovani, che hanno l’op-portunità di iniziare un percorso formativo e professio-nale, che tra i suoi numerosi effetti positivi ha anche quel-lo di creare una comune esperienza professionale tra ma-gistrati ed avvocati.

Sul versante dell’ordinamento giudiziario permane unsenso di insoddisfazione per soluzioni normative che ap-

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paiono già in partenza inadeguate al perseguimento del-l’obiettivo di maggiore efficienza del servizio giustizia.Ad esempio, il sistema dei controlli va semplificato e re-so più praticabile. Le previsioni in materia di tabelle trien-nali, programmi annuali di attività, controlli biennali digestione e quadriennali per il rinnovo degli incarichi se-midirettivi e direttivi inducono a prevedere un movimentodi carte non facilmente governabile, attraverso l’interlo-cuzione di un numero eccessivo di organi e di soggetti,in un sistema di controlli che rischia in concreto di nau-fragare nell’inefficienza. Un sistema di controlli efficientedeve prevedere una ripartizione semplice e ben definitadelle competenze, deve evitare superflui concerti ed in-terferenze, limitare le cogestioni e individuare chiaramentei centri di responsabilità. Nello stesso tempo, le valuta-zioni periodiche di professionalità vanno semplificate erazionalizzate per evitare che, così come sono attualmenteconcepite, si trasformino in un burocratico e formale mo-vimento di carte. Quanto alle riforme processuali, sul ver-sante del processo civile, si deve tendere alla unificazione

dei numerosi e diversificati modelli processuali attual-mente applicabili, in una visione del processo civile cheattribuisca al giudice poteri di indirizzo, controllo e im-pulso dell’attività delle parti e insista, rafforzandola e com-pletandola, sulla disciplina delle decadenze per agevo-lare, contro il perdurare di prassi dilatorie, la concentra-zione dell’attività processuale e la rapidità delle decisioni,ma che nello stesso tempo rimuova formalità e vincoliinessenziali al contraddittorio e al dispiegarsi del dirittodi difesa delle parti nell’ottica del processo giusto in tem-pi ragionevoli costituzionalmente promesso, (anche me-diante l’introduzione in tempi brevi, in forma struttura-le e con caratteri di generalità delle tecniche del proces-so telematico).

In ordine al processo penale si deve puntare ad unasvolta nel regime dei riti che, assicuri, insieme alla cer-tezza della pena e della sua effettiva esecuzione, l’esigenzadi sicurezza invocata in più occasioni dai cittadini e fa-vorisca la tempestività delle decisioni. �

Stefano Schirò

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14 MAGISTRATURAINDIPENDENTE

COMUNICATO DI MAGISTRATURA INDIPENDENTE

Si è appena concluso il XXIX Con-gresso dell’Associazione Nazio-nale Magistrati con il positivo e

da tutti auspicato esito di una presen-tazione unitaria all’esterno della rap-presentanza della Magistratura. Il do-cumento finale approvato per accla-mazione dà conto di come la dialetticainterna e i contrasti programmatici, an-che quando netti e, almeno allo stato,non ricomposti, non pongono a repen-

taglio e non debbonoinfirmare

l’u-

nità as-sociativa nella di-

fesa dell’indipendenza ed autonomiadella giurisdizione sullo sfondo dellaprofonda comune adesione ai valori del-la nostra Costituzione. Tale documen-to denota la volontà di apertura del-

l’ANM al più ampio e libero dibattitointerno e alla critica dei limiti dell’as-sociazionismo e del correntismo, conl’esortazione, tuttavia, a tutti i colleghialla partecipazione.

Le dichiarazioni finali comuni, raf-frontate agli interventi che si sono suc-ceduti nei primi due giorni del Con-gresso, dimostrano la ricerca non di ununanimismo di facciata, non corri-spondente al permanente difetto di amal-gama fra i gruppi che compongonol’Associazione, ma la disponibilità alconfronto e alla valorizzazione delle di-verse tesi nella ricerca di punti di sin-tesi effettivamente condivisi e sui qua-

li lavorare per la traduzione in li-nee di azione associativa co-

muni.Dalla lettura e dall’a-

scolto dei lavori congres-suali e dei loro esiti i col-leghi avranno modo diverificare in quale no-tevole misura i con-tributi ideali e pro-grammatici propridi Magistratura In-dipendente abbia-no suscitato l’atten-zione ed ottenutoriconoscimento, adimostrazione del-

l’utilità ed efficaciadell’azione di stimolo

svolta nel ruolo di op-posizione alla giunta che

attualmente governa l’As-sociazione. Ciò, in particola-

re, per quanto riguarda l’ap-proccio problematico alle scelte di

politica legislativa, evitando ingiusti-ficate ed aprioristiche radicalizzazionidei toni; l’accento posto sulla rivendi-cazione verso gli interlocutori esternidelle risorse aggiuntive necessarie ed in-dispensabili a garantire il recupero difunzionalità della giurisdizione, al di làdelle pur doverose iniziative di razio-nalizzazione interna; l’attenzione ri-servata, fin dalla relazione introduttiva

del Presidente Palamara, ai temi dellecondizioni di lavoro e professionali ne-cessarie alla tutela dello status e del-l’immagine della magistratura, sia conriguardo alla risposta di giustizia in con-creto esigibile nelle deficitarie condi-zioni attuali, sia con riguardo alla ri-vendicazione di un trattamento econo-mico coerente con le previsioni della ri-forma dell’ordinamento giudiziario econ la qualità e il grado di responsabi-lità connesso all’esercizio delle funzionigiudiziarie, anche in rapporto allo svol-gimento di funzioni omologhe.

Nel dare conto di tali positivi ri-sultati non sfuggono i margini di per-manente diversità degli approcci allemedesime problematiche da parte del-le diverse componenti ed alcune am-biguità di fondo negli indirizzi pro-grammatici adottati dalla giunta, de-stinate a riverberarsi, in particolare, nel-l’individuazione della scala delle prio-rità e quindi nella concreta azione as-sociativa: sono queste le ragioni delconfermato ruolo di opposizione as-sunto da Magistratura Indipendente edella conseguente permanente auto-nomia d’azione serbata nel persegui-mento degli obiettivi che anche il Con-gresso ha indicato come prioritari peri colleghi. Magistratura Indipendenteintende perseguire e realizzare obiet-tivi concreti e non speculare sul disa-gio professionale ed umano di tanti col-leghi. La dimostrazione di ciò sarà nel-l’azione che si intende svolgere e nel-la mancanza di protagonismi e di pri-mazie ideali laddove si assecondino daparte delle altre componenti del-l’A.N.M., effettivamente, le richiestedi carichi di lavoro accettabili e di trat-tamento economico dignitoso e con-forme al ruolo che ai magistrati ordi-nari costituzionalmente compete.

Roma, 8.6.2008

Il Segretario generale di M.I.Carlo Coco

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15MAGISTRATURAINDIPENDENTE

Giustizia e sicurezza rappre-sentano una chiave di voltaper lo sviluppo economico e

politico dell’Italia e, appunto inquesta prospettiva, necessitano diriforme significative, di investi-menti e di una complessiva e co-erente strategia politica e organiz-zativa.

Per questa ragione appare indi-spensabile che la riflessione sulla giu-stizia venga condotta, sinergicamen-te ed in una medesima prospettiva, ri-spetto a quella sulla sicurezza. Ciònon solo perché coniugare la sicu-rezza con la legalità rappresenta unodei compiti fondamentali dello Sta-to, ma anche perché questo binomiodi concetti rappresenta il vero puntodi mira della dinamica giuridica e so-ciale tra individuo e Stato. Rilanciareun sistema efficiente di prevenzio-ne e repressione dei reati deve co-stituire, quindi, il principale obiet-tivo del legislatore.

A questi fini, appare indispensa-bile restituire centralità al codice pe-nale nell’ambito dell’attuale sistemanormativo, da un lato recependo inesso, in modo organico, le istanze diprotezione dei nuovi interessi già fat-te oggetto di interventi normativi, dal-l’altro attuando con esso un proget-to di vasta depenalizzazione e di ade-guamento al nuovo sistema proces-suale, di ispirazione accusatoria.

Occorre, in altri termini, procederead una rigorosa selezione dei beni datutelare penalmente, in modo da re-stituire all’intervento penale piena ef-fettività ed efficacia repressiva. Inparticolare, è necessario ripensareintegralmente l’istituto della pena,muovendo dall’assunto che le pe-ne, per essere efficaci devono esse-re certe e sicuramente applicate acoloro che siano stati condannaticon sentenza definitiva. Urgente ap-pare pure la rimodulazione ed il rin-novamento degli strumenti di pre-venzione del reato ed un ripensa-mento del ruolo delle polizie loca-li, considerato che primario interes-se della società è, ancor prima chequello di vedere tempestivamente ed

efficacemente punito chi delinque, laprevenzione dei reati.

Le misure di prevenzione ordi-narie previste da una legge risalen-te al 1956 appaiono, allo stato, del tut-to inadeguate. Peraltro, nella pro-spettiva di un’evoluzione del sistemadella prevenzione, può ipotizzarsi l’i-stituzione di una magistratura di“prossimità” , che si faccia carico didisporre ed attuare i provvedimentidi prevenzione, al fine di svolgere pri-ma del reato alcune di quelle azioniche, dopo il delitto e la condanna, èchiamata a svolgere oggi la magi-stratura di sorveglianza. Dall’anali-si della situazione carceraria nel no-stro paese è possibile rilevare che ladetenzione negli istituti di pena vie-ne disposta a seguito di condanne ri-guardanti solo un ristretto novero direati: omicidio, delitti associativi e dicriminalità organizzata, violazionedella legge sugli stupefacenti, rapi-na, estorsione, furto e, in misura mi-nore, pochi altri.

In altri termini, numerosi cri-mini che sono avvertiti come par-ticolarmente gravi per l’ordinatovivere socio-economico, non ven-gono, concretamente, se non in ra-rissimi casi, puniti effettivamentecon una sanzione detentiva.

La ragione di ciò è da rinvenirsi,oltre che nella eccessiva durata dei

processi, che determina la prescri-zione di numerosi fatti di reato, in unsistema di misure alternative alla de-tenzione, inadeguato rispetto alleesigenze della sicurezza pubblica, erispetto a cui deve essere ribadita lanecessità una riforma volta ad esclu-derne dal campo di applicazione tut-ti i reati considerati più gravi, a pre-scindere dalla pena concretamentecomminata in sentenza, e quelli chesiano stati comunque commessi usan-do violenza o minaccia nei confron-ti di una persona.

In questa prospettiva, partico-lare attenzione merita, per l’im-patto sociale e per i gravi proble-mi di ordine pubblico che deter-mina, il fenomeno della devianzacorrelata alla tossicodipendenza. Ledifficoltà di individuare in questo am-bito soluzioni non equivoche emer-gono dallo stesso impianto della leg-ge 309 del 1990, che se per un ver-so sanziona penalmente talune con-dotte, stabilisce però, all’articolo 90,anche la sospensione dell’esecuzio-ne della pena per i reati commessi inrelazione allo stato di tossicodipen-denza, laddove la persona si sia sot-toposta con esito positivo ad un pro-gramma terapeutico.

Sotto questo profilo, va eviden-ziato che se corrisponde, indubbia-mente, ad un interesse della societàil pieno recupero e reinserimento deltossicodipendente nella vita sociale,è tuttavia inammissibile che si af-frontino anni di processo per ottene-re una sentenza che dispone una san-zione che non verrà mai attuata.

Occorre allora approfondire lapossibilità di costruire un particola-re modello di rito alternativo in cuialla pronta dichiarazione di tossico-dipendenza (ed al relativo accerta-mento) consegua il patteggiamento diuna particolare pena immediata-mente esecutiva dal contenuto ana-logo all’attuale “affidamento tera-peutico”. Questa pena sarebbe cosìdeterminata non in modo aprioristi-co bensì, sia sotto il profilo qualita-tivo, sia sotto quello quantitativo, inrelazione alle particolari esigenze te-

UN DOCUMENTODI MAGISTRATURA

INDIPENDENTE.I PROBLEMI DELLA

GIUSTIZIAE DEL PAESE.

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16 MAGISTRATURAINDIPENDENTE

rapeutico-riabilitative del caso sin-golo; l’interessato avrebbe la pos-sibilità di evitare una poco utile pe-na detentiva, lo Stato, con rispar-mio di risorse, avvierebbe il reo, intempi brevi, verso una sanzione ef-ficace, anche sotto il profilo riedu-cativo. Sotto il profilo dell’accele-razione dei tempi del processo penale,sarebbe invece opportuno prevedereuna sostanziale semplificazione del-le regole di notifica degli atti giu-diziari, attività che attualmente com-porta probabilmente il maggior one-re in termini sia di tempi che di co-sti. Sotto altro profilo, parallelo al te-ma delle notifiche, andrebbe inve-ce ripensato il sistema di depositodegli atti, incombenza anch’essavolta ad instaurare una corretta dia-lettica processuale, che comporta pe-rò tempi e costi notevoli, ed è quin-di opportuno che non sia estesa a si-tuazioni per le quali possa risultaresostanzialmente ingiustificata.

In particolare, si segnala l’onero-sità dell’avviso e conseguente depo-sito degli atti a disposizione dell’in-dagato all’esito delle indagini preli-minari, previsto dall’art. 415 bis, cheda più parti è considerato superfluoperché duplicativo di incombenze chesono poi ripetute nell’udienza preli-minare, o comunque nella fase degliatti preliminari al dibattimento. Unaproposta di snellimento razionale, atale proposito, potrebbe essere quel-la di prevedere che, con l’informa-zione di garanzia, l’indagato sia av-visato della facoltà di chiedere il de-posito degli atti all’esito delle inda-gini, che così perderebbe il caratte-re di generalità che oggi lo contrad-distingue e permarrebbe soltanto co-me obbligo da adempiere su richie-sta di chi ad esso ritenga di avere in-teresse.

Infine, va evidenziato come il ri-lievo attribuito dalla Costituzioneitaliana alla tutela della libertà per-

sonale, così come le caratteristicheintrinseche di questo bene, tali danon consentire l’integrale ripristi-no delle eventuali lesioni che abbiasubito, dovrebbe indurre il legis-latore ad attribuire senz’altro, nel-la fase delle indagini preliminari,a un giudice collegiale la compe-tenza a decidere sulle richieste diapplicazione di misure cautelari de-tentive.

E consiglierebbe anche l’intro-duzione di una forma di contrad-dittorio tra le parti preventivo ri-spetto alla decisione del giudice sul-la misura richiesta.Un sistema delgenere, pur offrendo le forti garanziecostituite dall’attuazione di un effet-tivo contraddittorio tra accusa e di-fesa e dalla valutazione degli elementidi prova attraverso la dialettica internaal collegio, metterebbe al riparo an-che da eventuali rischi di fuga, se pre-ceduto da un fermo preventivodel-l’indagato per il tempo strettamente

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17MAGISTRATURAINDIPENDENTE

necessario a consentire al giudice disentire le parti (nel rispetto, comun-que, dei termini previsti dall’art. 13della Costituzione).

La maggiore sicurezza reclamatadalla pubblica opinione va anche tu-telata con l’estensione dei casi di ap-plicazione obbligatoria delle misurecautelari, quando vi sono gravi indi-zi di colpevolezza, per gravissimi de-litti come il terrorismo, la tratta di es-seri umani, il traffico di armi, l’omi-cidio, la rapina e l’estorsione, ossiaai fatti per i quali la gravità del de-litto consente di ritenere sussistenti,fino a prova contraria, gravi esigen-ze cautelari.

Sotto il diverso profilo della cri-si della giustizia civile, va colta unasituazione di inefficienza dell’attua-le sistema, che si traduce in una du-rata dei giudizi eccessiva e inadeguatarispetto all’esigenza di fornire tem-pestiva risposta alla complessiva do-manda di giustizia.

I tempi lunghi del processo ci-vile nascono innanzitutto dall’enor-me numero di cause che rende inge-stibili i ruoli dei giudici civili. In ef-fetti, le statistiche ci dicono che, non-ostante il costante aumento della pro-duttività dei giudici, cresce sempre ildivario numerico tra sopravvenienzee processi definiti e cresce il nume-ro delle pendenze. Per cui, quale pri-mo ed ineludibile rimedio, appare ne-cessaria l’introduzione di strumentidi deflazione del carico processuale,attraverso, soprattutto, il potenzia-mento dei modelli alternativi di ri-soluzione precontenziosa delle con-troversie.

Occorre poi scongiurare l’ “abu-so” del processoe degli strumentiprocessuali, e in questo senso si au-spica una modifica dell’istituto del-la responsabilità processuale aggra-vata ai fini di una sua più agevole ap-plicazione (escludendosi in partico-lare la necessità di provare in concretoil danno), nonché l’introduzione dimeccanismi di maggiorazione (du-plicazione o anche triplicazione)delle spese di lite in caso di doman-de palesemente inammissibili e/o in-

fondate. Ciò posto, sotto il profilodella struttura del processo, s’impo-ne innanzitutto un’opera di “sempli-ficazione” dei riti, che danno vita adeccessivi problemi tecnico-formali,che assorbono gli operatori del dirit-to, allontanandoli dalle questioni“sostanziali” cui processo dovrebbeessere funzionale. E’ ormai non piùdifferibile la scelta di creare un“modello uniforme di rito di co-gnizione ordinario”, sulla falsarigadi quello delineato oggi nel codice diprocedura civile, magari maggior-mente “deformalizzato” per essereadattabile ad ogni tipo di controver-sia. Ed accanto a tale modello stan-dard di rito ordinario, è auspicabilel’introduzione di un “modello uni-forme di rito sommario” che con-senta la decisione immediata del giu-dizio sulla base degli atti raccolti dal-le parti, salva la possibilità per il giu-dice di raccogliere gli ulteriori ele-menti eventualmente necessari. Lacontumacia, inoltre, dovrebbe esse-re normativamente qualificata comecomportamento valutabile ai finidella decisione (come accade in tan-ti altri paesi), prevedendosi un ritosommario ad hoc per il giudizio con-tumaciale, definibile mediante ordi-nanza idonea a convertirsi in sentenzase non opposta dal convenuto attra-verso una sua successiva costituzio-ne, da effettuarsi in tempi ristretti ea seguito della quale il rito da som-mario si trasformerebbe in ordinario.

Non è sufficiente che il giudicefaccia presto, ma è necessario che de-cida tempestivamente e corretta-mente,perché una decisione tempe-stiva, ma sbagliata è sintomo d’inef-ficienza al pari di una sentenza esat-ta, ma tardiva e perché sul terreno del-l’esercizio della giurisdizione, dellacomposizione dei conflitti individualie sociali, della tutela dei deboli, delcontrollo sull’agire dei gruppi di po-tere, non ci si può accontentare delmeno peggio, ma si deve poter pre-tendere il meglio. I tempi lunghi delprocesso non nascono dalla necessi-tà del giudice di svolgere l’istrutto-ria, ma dalla necessità di svolgerla,

troppo frequentemente, su proveinutili o sproporzionate rispetto allefinalità perseguite, su domande pri-ma facie inammissibili e infondate,su ingiustificate richieste di misurecautelari, con le quali spesso si ac-compagna la proposizione della do-manda secondo il rito ordinario.Tutto questo avviene perché il con-trollo del giudice sulla formazionedegli atti processuali non può con-cretamente operare,a causa dellostato di disordine e di confusione incui, per prassi, si svolgono le udien-ze istruttorie e per la mancanza di va-lidi e preparati collaboratori che af-fianchino il giudice nella conduzio-ne delle udienze, nella gestione deifascicoli e nell’attività di studio, ri-cerca e documentazione, necessariaper una consapevole trattazione del-la causa.

Quanto al regime delle impu-gnazioni - fermi i rimedi “dissuasi-vi” di un’applicazione agevolata del-la responsabilità processuale aggra-vata e di un’eventuale maggiorazio-ne “punitiva” delle spese di lite -, inuna valutazione di economicità dei ri-sultati da conseguire si può dubitaredella convenienza di assicurare, an-che per controversie di modesto va-lore, il doppio grado di giudizio dimerito, che può costituire un ostacoloalla complessiva efficienza del pro-cesso civile, insieme alla previsionedel termine lungo di impugnazione,che ha una durata eccessiva e non piùadeguata alle esigenze di speditezzae di ragionevole durata del processo.

Il ricorso per cassazionedeve es-sere poi caratterizzato dal rigoroso ri-spetto dei presupposti del giudizio dilegittimità per violazione di legge eper motivazione mancante o mera-mente apparente, in un contesto di ri-valutazione della funzione nomofi-lattica, favorita dalla previsione del-l’obbligatoria formulazione nel ri-corso, a pena di inammissibilità, diun quesito di diritto, introdotta conla recente riforma del processo di cas-sazione. Sarebbe altresì necessario,anche in funzione di riduzione del ca-rico delle sopravvenienze, stabilire

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18 MAGISTRATURAINDIPENDENTE

normativamente specifiche ipotesi dilimitazione del sindacato sulla moti-vazione in fatto, impedendo che ilgiudizio di legittimità si risolva in unriesame del merito della controver-sia.

Un ultimo accenno alla discipli-na del calcolo delle spese di lite.L’at-tuale sistema, ancorato all’esecuzio-ne di singoli atti e, in definitiva, al-la durata del processo, non appare nérazionale né funzionale alla accele-razione dei tempi processuali.

E’ tempo di introdurre, come ac-cade in tanti paesi, un sistema di cal-colo che elimini la non più attualedistinzione tra diritti ed onorari(che aveva ragione d’essere quandoera formalmente distinto il ruolo delprocuratore da quello dell’avvocato),per prevedere un’unica voce “omni-comprensiva” da rapportare a pochiparametri, che possono essere ten-denzialmente quelli oggi esistenti perla liquidazione degli onorari, senzaperò in alcun modo premiare la du-rata del procedimento.

LE RIFORME STRUTTURALINEL SETTORE DELLA GIUSTIZIAE LE RICHIESTE ECONOMICHE

DELLA MAGISTRATURA ORDINARIA.

La professionalità è alla basedella responsabilità che la magi-stratura deve assumere di fronte al-la società civile in relazione al pro-prio operato. Infatti, intanto ciascunmagistrato e la magistratura nel suocomplesso possono farsi caricodel risultato del proprio agire, intermini di efficienza del processoe di qualità della giurisprudenza, inquanto dispongano istituzional-mente di strumenti per sempremeglio affinare le qualità profes-sionali dei singoli e si possano av-valere di utili risorse di collabora-zione e di adeguate strutture di sup-porto.

In alcuni Stati europei, il giudicedispone di assistenti giudiziarichecollaborano alla attività giurisdizio-

nale, svolgendo attività di ricerca edi approfondimento delle questionigiuridiche di maggiore interesse epredisponendo le bozze dei provve-dimenti giurisdizionali.

Con l’introduzione di questo si-stema la produttività media del giu-dice è aumentata di quasi un quin-to e, al contempo, si è, almeno in par-te, risolto il problema dell’avvio al-le professioni legali dei giovani, chehanno l’opportunità di iniziare un per-corso formativo e professionale, chetra i suoi numerosi effetti positivi haanche quello di creare una comuneesperienza professionale tra magistratied avvocati.

L’istituzione dell’ufficio del giu-dice anche in Italia comporterebbe uneffettivo miglioramento della pro-duttività ed efficienza del sistema giu-risdizionale senza comportare alcunaggravio di costi per l’erario (la leg-ge potrebbe prevedere l’ammissionenell’ufficio del giudice dei laureati ingiurisprudenza più brillanti e l’equi-parazione del servizio reso in quel-l’ufficio al periodo di pratica foren-se necessario per poter affrontare l’e-same di abilitazione come avvocato.Inoltre, la positiva valutazione da par-te del magistrato del servizio reso dalneolaureato all’interno dell’ufficio,potrebbe costituire titolo per essereammessi al concorso in magistratu-ra e determinare l’attribuzione di unpunteggio ulteriore nel caso di suo su-peramento).

Esiste, comunque, un oggettivodivario fra la complessiva e cre-scente “domanda di giustizia”, sianel settore civile che penale, e lacapacità di risposta del sistema, chel’amministrazione giudiziaria nonè in grado di fronteggiare median-te una semplice razionalizzazionea risorse, strumentali ed umane, in-variate. L’esame delle serie stati-stiche e la loro comparazione, an-che con le giurisdizioni degli altriPaesi europei, dimostra che la pro-duttività del lavoro dei magistratiè progressivamente cresciuta nelcorso degli anni ’90 e che da alcunianni ormai ulteriori significativi in-

crementi non sono possibili senon si interviene concretamente sualcuna delle altre variabili checoncorrono al risultato.

La soluzione va probabilmente ri-cercata in una serie di interventi che,insieme a quelli dianzi menzionati, at-tuino un calmiere sul versante delladomanda (mediante la riforma dellaprofessione forense e la circoscrizionedel catalogo dei beni giuridici pe-nalmente tutelati), la semplificazio-ne e modernizzazione del processopenale e civile (rimuovendo forma-lità e vincoli inessenziali al contrad-dittorio e al dispiegarsi del diritto didifesa delle parti nell’ottica del pro-cesso giusto in tempi ragionevoli co-stituzionalmente promesso e l’intro-duzione in tempi brevi, con caratte-re di generalità, delle tecniche del pro-cesso telematico), l’incremento e lamotivazione del personale di can-celleria.

Nelle condizioni attuali, va dettocon chiarezza, qualsiasi politica vol-ta a garantire i maggiori livelli di si-curezza richiesti dalla generalità deicittadini e dal sistema economico èdestinata ad infrangersi e spegnersisulla soglia delle aule dei tribunali,dove non è possibile celebrare leudienze o movimentare i fascicoli ol-tre gli attuali insufficienti limiti difunzionalità, con ciò vanificandosiogni auspicato effetto di deterrenza,nonostante la generosa azione di con-trasto svolta dalle forze dell’ordine edalle procure.

Sotto altro profilo, va rimarcata latotale inadeguatezza del tratta-mento economico dei magistrati or-dinari , che appare evidente solo chelo si raffronti con l’andamento dellacarriera e la progressione economi-ca di altri dipendenti pubblici.

Va innanzitutto rimarcato come invia e per scelta puramente ammini-strativa non sia stato dato seguito adalcuni degli effetti migliorativi deltrattamento economico conseguentialle previsioni della riforma dell’or-dinamento giudiziario: la loro sem-plice attuazione, che svolgerebbe ungiusto ed opportuno effetto incenti-

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19MAGISTRATURAINDIPENDENTE

vante sui destinatari, non richiede inter-venti di carattere legislativo.

Inoltre, dirigenti dello Stato, diplo-matici e prefetti non solo godono di untrattamento retributivo complessiva-mente ben superiore a quello dei magi-strati ordinari, ma hanno diritto ad in-dennità aggiuntive che superano di granlunga l’importo dell’indennità giudizia-ria. La retribuzione dei magistrati ordi-nari risulta notevolmente inferiore ancherispetto a quella dei magistrati ammini-strativi e contabili che, a parità di an-zianità, percepiscono somme superiori dicirca il 30%., conseguendo in 8 anni iltrattamento economico che i magistratiordinari percepiscono dopo 20 anni.Questa differenza, considerata anchela recente riforma dell’ordinamentogiudiziario che ha previsto anche perl’accesso alla magistratura ordinariaun concorso di secondo grado, appa-re assolutamente ingiustificata, so-prattutto se si considera la mole e l’im-patto sociale del lavoro svolto dallamagistratura ordinaria.

Le richieste di perequazione eco-nomica tra magistratura ordinaria e ma-gistratura amministrativa non possono,infatti, essere ridotte a semplici richie-ste “sindacali”, risultando fondate sullaunitarietà e pari dignità costituzionaledella funzione giurisdizionale. Le nor-me che disciplinano il trattamento re-tributivo dei magistrati ordinari debbo-no essere considerate non solo nella lo-ro valenza strettamente economica, maanche nei loro riflessi sull’autonomia esull’indipendenza della magistratura.La stessa Corte Costituzionale, in una suanota sentenza, la numero 1 del 1978, haavuto modo di evidenziare chiaramenteil carattere primario che deve essere ri-conosciuto nel nostro ordinamento allagiurisdizione ordinaria e lo stretto nes-so intercorrente tra indipendenza e trat-tamento retributivo dei magistrati.

L’insufficienza del trattamento eco-nomico riservato ai magistrati ordinari ap-pare ancora maggiore se poi si considerala situazione di quelli più giovani, a cuiil sistema riserva retribuzioni da ritener-si assolutamente inadeguate, consideratii disagi connessi al trasferimento in se-di di servizio distanti, solitamente, cen-

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20 MAGISTRATURAINDIPENDENTE

tinaia di chilometri dalle città di ori-ginaria residenza e la mole di lavo-ro loro attribuita.

È importante poi evidenziare cheper la risoluzione di molte delle que-stioni connesse al trattamento eco-nomico dei magistrati ordinari non ri-sulta indispensabile l’intervento dellegislatore, essendo sufficiente unacorretta applicazione da parte degliuffici competenti della normativa vi-gente.

L’AZIONE A LIVELLO EUROPEO.

Gravemente deficitaria apparel’azione svolta dalle strutture pub-bliche italiane a livello europeo. Inparticolare, a fronte di una frene-tica attività legislativa di recepi-mento delle direttive comunitarie,effettuata in modo disordinato e,talvolta, anche non rispettoso deiprecetti europei (di qui le frequentipesantissime condanne da partedella Corte di Giustizia del Lus-semburgo), manca qualsiasi stra-tegia di azione nella cd. faseascendente, di elaborazione cioèdei testi normativi europei. Aquesti fini sarebbe invece neces-saria una partecipazione attentaed assidua, attraverso espertidella materia trattata e giuristicompetenti, in modo da orientarela formazione della normativa eu-ropea in funzione anche delle no-stre esigenze nazionali.

Sotto altro profilo, va notato chegli operatori italiani accedono aifondi europei concentrandosi prin-cipalmente sul pacchetto dei fon-di strutturali gestiti tramite le Re-gioni, trascurando invece l’utiliz-zo dei fondi europei a gestione di-retta assegnati dall’Unione Europeatramite bandi di gara o sovvenzio-ni. Risulta da indagini recenti co-me l’Italia sia il 3° contribuentedell’Unione Europea (dopo Ger-mania e Francia), con una parteci-pazione al budget europeo di 13,4miliardi di euro per l’anno 2004

(equivalente al 14,1% del bilancioUE totale). Tuttavia, considerandola differenza tra i contributi versa-ti all’Unione Europea e ciò chequest’ultima destina a ciascuno Sta-to membro, l’Italia risulta fra icontribuenti che versano all’UEpiù di quanto ricevono.Al nostropaese sono state aggiudicate dal-l’Europa risorse soprattutto perl’agricoltura e le azioni struttura-li, mentre si presenta ancora scar-sa la percentuale di finanziamentiottenuti per le azioni esterne. Ana-lisi di settore hanno, inoltre, evi-denziato che la capacità degli ope-ratori italiani di presentare proget-ti di qualità e che rispondano aglistandards richiesti dalla Commis-sione europea è ancora debole ri-spetto ad altri paesi membri. Ciòche appare carente nel nostropaese è la cd. europrogettazione,ovvero l’attività di preparazione diproposte di progetti per i quali sirichiede il finanziamento da partedelle istituzioni europee o delle au-torità nazionali e regionali che ge-stiscono i fondi europei. Chi si av-via all’europrogettazione, in qual-siasi ambito, si trova oggi a doveraffrontare tre barriere di accessomolto importanti:

1) il reperimento delle infor-mazioni sui bandi in uscita e del-la documentazione di riferimento,per scegliere il progetto più adat-to alle proprie competenze;

2) lo sviluppo della necessariacapacità di progettazione;

3) l’elaborazione di una validastrategia di partecipazione.

La partecipazione ai finan-ziamenti europei è un lavoro disquadra che richiede l’apportocongiunto di diverse professio-nalità e che richiederebbe la co-stituzione di un’apposita Agenziagovernativa ovvero di Struttureministeriali, incardinate preferi-bilmente negli uffici di direttacollaborazione, incaricate di va-lutare la possibilità di convertire leiniziative interne in progetti fi-nanziabili a livello europeo ovve-

ro di sfruttare al meglio i pro-grammi comunitari, avviando pro-getti italiani finanziabili sulla ba-se di essi. In particolare, avvalen-dosi delle moderne tecnologie In-ternet si potrebbe creare un siste-ma di monitoraggio delle fonti fi-nanziarie. Tale sistema dovrebbecontenere al suo interno alcune fun-zionalità tipiche dei moderni siti In-ternet: motore di indicizzazione ditutti i documenti (interni ed ester-ni al Ministero), funzioni estese diricerca, bacheca, sezione delle no-vità, contatti e integrazione con laposta elettronica per una gestioneproattiva e condivisa della cono-scenza, forum di discussione, se-zione di formazione a distanza(eLearning) con contenuti specifi-ci relativi ai vari progetti/piani difinanziabilità delle iniziative pub-bliche, locali e dell’Unione Euro-pea. Parallelamente alla realizza-zione del sito Web di monitoraggiodovrebbe essere condotta un’azio-ne formativa (anche tramite Inter-net) rivolta ai funzionari incarica-ti di occuparsi dei finanziamenti.

Il sistema Web, operante su piat-taforma Open Source, conterrebbetutte le informazioni necessarie a co-noscere tempestivamente quali formedi finanziamento nazionali ed euro-pee esistono, come accedere a talifonti finanziarie, le funzioni di sup-porto diretto (email, fax, audio/vi-deoconferenza, etc) e la formazionenecessaria a tutte le figure/profes-sionalità coinvolte o comunque in-teressate. Il sito potrebbe, inoltre,ospitare una mailing list in cui ver-rebbero inseriti gli indirizzi di postaelettronica di tutti quei soggetti ed or-ganismi europei che hanno già par-tecipato a bandi europei o che co-munque, ratione materiae, potrebbe-ro essere interessati al tema, in mo-do da poter, più facilmente, indivi-duare i partners per lo sviluppo e lapresentazione dei progetti.�

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Con l’entrata in vigore della l. n. 111/07 e dei de-creti legislativi collegati l’Amministrazione giu-diziaria si trova ad affrontare la prima vera gran-

de riforma dell’assetto normativo e retributivo della ma-gistratura dall’entrata in vigore della Costituzione. Unacorretta e responsabile applicazione delle norme appro-vate e di quelle già vigenti consentirà di evitare un futu-ro contenzioso e di eliminare ritardi e incongruenze neltrattamento economico dei magistrati, con l’auspicabilecondivisione delle linee interpretative proposte da Ma-gistratura indipendente dopo l’approfondito esame del-le disposizioni di legge che disciplinano la materia de-gli stipendi e della previdenza dei magistrati.

Magistratura indipendente, nell’apprezzare la scelta diistituire un tavolo tecnico per l’approvazione di una ri-forma che consenta la perequazione del trattamento eco-nomico dei Magistrati ordinari con i Magistrati ammini-strativi e con i Dirigenti dello Stato, ritiene prioritaria l’im-mediata applicazione da parte dell’Amministrazione giu-diziaria delle disposizioni, al momento inattuate, che ri-pristinano il corretto calcolo del trattamento economico

dei magistrati, la cui determinazione fino ad oggi non èmai stata sottoposta ad un riesame critico.

GLI INTERVENTI AMMINISTRATIVI

Magistratura indipendente offre il suo contributo perraggiungere un’interpretazione condivisa con l’Ammi-nistrazione giudiziaria delle norme che disciplinano il trat-tamento economico dei magistrati al fine di raggiunge-re sollecitamente i seguenti obiettivi, conseguenti alla cor-retta applicazione della normativa vigente:

1. APPLICAZIONE DELLE NUOVE TABELLE STI-PENDIALI Vanno applicate immediatamente le nuove tabelle de-

gli stipendi, tenendo conto delle nuove ed anticipate an-zianità di ingresso nei singoli livelli conseguenti all’ap-plicazione della l. n. 111/07.

GLI EFFETTI ECONOMICI DELLA RIFORMA DELL’ORDINAMENTO GIUDIZIARIO.

LE PROPOSTE DI MAGISTRATURA INDIPENDENTE

MAGISTRATURAINDIPENDENTE

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2. RICONOSCIMENTO DEL PRINCIPIO DI AUTO-MATICITA’ DEGLI AUMENTIAl raggiungimento delle anzianità prescritte per ogni

livello di stipendio e per ogni scatto biennale vanno pa-gati automaticamente i nuovi importi stipendiali dal 1°giorno del mese di maturazione, salvo recupero in casodi valutazione non positiva o negativa sulla successivaprogressione di carriera.

3. LIQUIDAZIONE DELLA R.I.A. (RETRIBUZIONEINDIVIDUALE DI ANZIANITA’)All’atto della nomina dei magistrati che abbiano pe-

riodi di pregressa esperienza professionale va riconosciutal’anzianità convenzionale prevista dalla legge. Quandosi conseguono i nuovi livelli stipendiali connessi alle va-lutazioni di professionalità, l’amministrazione deve ri-conoscere l’anzianità pregressa liquidando le maggiorisomme previste dalla legge in aumento sulle basi sti-pendiali come riconoscimento del servizio prestato.

4. APPLICAZIONE DELLA CLAUSOLA DI SALVA-GUARDIAPer determinare l’anzianità di servizio ai fini econo-

mici va riconosciuta la complementarità tra “temporiz-zazione” degli aumenti di stipendio e “trascinamento” de-gli scatti già maturati applicando il sistema di calcolo piùfavorevole a seconda delle anzianità conseguite.

5. INDENNITA’ GIUDIZIARIA AI MAGISTRATI INTIROCINIO E AI MAGISTRATI A RIPOSO.L’indennità giudiziaria va corrisposta per intero ai ma-

gistrati in tirocinio. I contributi pagati dal 1995 sull’in-dennità giudiziaria, che non è pensionabile, vanno resti-tuiti ai magistrati che vanno in pensione.

6. INDENNITA’ DI MISSIONEVa ripristinata l’indennità di missione, che è attual-

mente riconosciuta all’ufficiale giudiziario che assiste ilgiudice e all’ufficiale di polizia giudiziaria che verbalizzagli atti del pubblico ministero, ma è negata ai magistra-ti impegnati nei medesimi atti. Vanno attivate le carte dicredito degli uffici giudiziari, evitano dispendiose anti-

cipazioni

GLI INTERVENTI LEGISLATIVI

Magistratura indipendente ritiene che, oltrealla perequazione con i magistrati amministra-tivi, l’iniziativa del Governo, su proposta delMinistro, dovrebbe essere esercitata per pro-muovere alcune riforme necessarie del tratta-

mento previdenziale ed economico dei magi-strati. Magistratura indipendente indica, quali pun-

ti prioritari per un intervento legislativo efficacee rapido:

1. PREVIDENZA E ASSISTENZAVanno attivate le potenzialità dell’Istituto di previdenza

dei magistrati, aumentandone i finanziamenti sia priva-ti che pubblici ed utilizzandolo per la gestione di formedi previdenza complementare e di prestazioni sociali (men-se, asili, soggiorni di studio, cure termali e centri di va-canza) come già recentemente previsto per l’istituto diprevidenza del personale dell’Amministrazione peniten-ziaria. Anche per i magistrati dovrebbe essere applicatala norma relativa agli ufficiali delle forze armate che con-sente il riscatto gratuito del corso di laurea.

2. DEFISCALIZZAZIONE E MISURE DI SOSTEGNOPUBBLICOVa estesa ai magistrati ogni norma che consente la de-

duzione di spese per aggiornamento professionale, comeprevisto da quest’anno per gli insegnanti, nonché le di-

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sposizioni che prevedono l’assegnazione di alloggi per gliappartenenti alla polizia giudiziaria ed alle forze armatenel caso di trasferimento per motivi di servizio. Dovreb-be essere prevista la detrazione dal reddito delle spese so-stenute direttamente dai magistrati per il collegamento adistanza con i sistemi informatici per ricerche normativee giurisprudenziali (Hardware, software, linea ADSL).

3. ONNICOMPRENSIVITÀ DEL TRATTAMENTOECONOMICOVanno conglobate in una sola voce le tre componen-

ti della retribuzione del magistrato (stipendio, indennitàintegrativa speciale e indennità giudiziaria), applicandoil trattamento fiscale e previdenziale previsto per lo sti-pendio. In questo modo si eliminerebbero ingiustificatedisparità, quali quelle del mancato pagamento dell’in-dennità giudiziaria ai magistrati assenti per malattia o in-fortunio o del mancato riconoscimento dell’indennità giu-diziaria a fini previdenziali.

4. RESTITUZIONE DELL’INDENNITÀ GIUDIZIA-RIA ALLE DONNE MAGISTRATO.Per motivi di giustizia sostanziale dovrebbe essere re-

stituita l’indennità giudiziaria trattenuta alle donne ma-gistrato in gravidanza prima del 31 dicembre 2004, poi-ché a decorrere dal 1° gennaio 2005 l’indennità giudiziariaviene pagata alle donne magistrato durante tutto il periododi assenza obbligatoria per maternità. La misura elimi-nerebbe una grave disparità di trattamento, conseguentead un dato del tutto casuale.

5. REVISIONE ED ESTENSIONE DEGLI INCENTI-VI ECONOMICI PER LE SEDI DISAGIATEL’importo delle indennità previste per lo svolgimento

delle funzioni in sedi disagiate e per le applicazioni ex-tradistrettuali dovrebbero essere adeguate al reale co-sto della vita (il loro ammontare non viene modifica-to da oltre 10 anni). Le indennità per le applicazionifuori dalla sede ordinaria di servizio dovrebbero es-sere riconosciute sulla base dell’effettiva distanza dal-la sede di servizio. In questo modo si eliminerebbe l’in-congruenza di riconoscere una indennità al magistra-to applicato ad un ufficio che si trova in un distrettoconfinante con quello di servizio ma di negarla al ma-gistrato applicato ad un ufficio più lontano ma inter-no al medesimo distretto di servizio.�

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