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- 1 © 2011 RCS Libri S.p.A., Milano/La Nuova Italia – M. Sambugar, G. Salà - Letteratura+ sezione-3 Dagli anni Cinquanta ai giorni nostri - 1 Marguerite-Yourcenar La-vita-e-le-opere Marguerite Yourcenar (pseudonimo di Mar- gherite de Crayencour) nacque a Bruxelles nel 1903 da padre francese e madre belga. Rimase orfana di madre nei primi giorni di vita, e si legò molto al padre. La famiglia emigrò in Inghilter- ra dopo lo scoppio della prima guerra mondiale. Tornata in Francia nel 1918, la Yourcenar si lau- reò in filosofia presso l’università di Aix-en-Pro- vence, dove poi studiò anche letteratura greca. Tra il 1922 e 1924 pubblicò due raccolte di versi che, in seguito, avrebbe rifiutato. Negli stessi anni viaggiò in Europa (Italia, Grecia, Svizzera, Euro- pa centrale) e, successivamente, in tutto il mon- do. Tra il 1927 e il 1939 pubblicò un consistente numero di romanzi, racconti, drammi e traduzio- ni. Allo scoppio della seconda guerra mondiale si trasferì negli Stati Uniti e nel 1947 ottenne la cit- tadinanza americana. Nel 1949 riprese a scrivere, dedicando tutto il suo impegno alle Memorie di Adriano, pubblicate due anni dopo. Cominciò in questo periodo il successo dell’autrice, che ricevet- te molteplici riconoscimenti internazionali e si de- dicò nuovamente alla scrittura di romanzi, saggi e traduzioni. Nel 1968 pubblicò L’opera al nero. Nel 1970 fu eletta membro dell’Accademia reale belga e nel 1971, a Parigi, ricevette la Legion d’onore e fu la prima donna a diventare membro dell’Acadé- mie Française. Di lei ricordiamo anche la trilogia autobiografica Il labirinto del mondo, costituita da Care memorie (1974), Archivi del Nord (1977) e Quoi? L’eternité (1988), opera pubblicata postu- ma, in cui l’autrice rievoca la storia della propria famiglia nella cornice storica del XIX secolo. Morì a Bar Harbor, nel Maine, nel 1987. Memorie di Adriano (1951) La-trama--Il romanzo è ambientato nella Roma del II secolo d.C., ai tempi dell’imperatore Adria- no (che regnò dal 117 al 138). Egli, ormai ses- santenne e ammalato, sentendo che la vita gli sta sfuggendo, decide di scrivere una lunga lettera al nipote Marco Aurelio. Adriano racconta la pro- pria vita a partire dalla giovinezza, dai viaggi e dalle conquiste; è consapevole della propria fine e anche di quella di Roma, ma la sua na- tura filosofica non accetta passivamente il vuo- to della morte. Tra le persone più importanti della sua vita c’è il giovane greco Alcinoo, con il quale Adriano ha vissuto un intenso rapporto, interrotto dal suicidio del giovinetto. Dopo que- sta tragica morte, Adriano ha vissuto momenti di grande conflitto interiore e disperazione, ma il suo ruolo di imperatore lo induce a una stoica sopportazione del dolore. Adesso, però, le forze cominciano ad abbandonarlo, il corpo non agi- sce più in sintonia con la volontà e la malattia si avvia all’esito cruciale. Adriano si appresta a morire dedicando a se stesso questi ultimi versi, che l’autrice riprende da una poesia composta dall’imperatore: «Animula vagula blandula, / ho- spes comesque corporis, / quo nunc abibis? In loca / pallidula rigida nudula, / nec ut soles dabis iocos» (Piccola anima smarrita e soave, / compagna e ospite del corpo, / dove te ne andrai ora? In luoghi / incolori, ardui e spogli, / dove non giocherai più come sei abituata). Il- genere- e- le- caratteristiche-- L’opera è un RO- MANZO STORICO, genere che l’autrice rinnova attra- verso la forma dell’autobiografia immaginaria. Adriano racconta la propria vita a Marco Aurelio, futuro imperatore, personaggio, quasi assente dal romanzo, ma importante nella strategia narrati- va. Per comprenderne l’importanza, bisogna con- siderare che Marco Aurelio, come già Adriano, fu non solo uno degli imperatori più giusti del- la storia romana, ma anche uno dei più grandi filosofi del mondo latino. Scegliendolo come destinatario delle memorie del protagonista, l’au- trice invita il lettore a uniformarsi all’esempio di Marco Aurelio, a rendersi cioè disponibile a leg- gere un libro in cui la riflessione morale sulla vita ha un ruolo considerevole. In questo modo, dunque, la Yourcenar riesce a fondere in un’unica

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Page 1: MargueriteYourcenar - Rizzoli Educationauladigitale.rizzolieducation.it/document_filter/6434/... · 2014. 1. 23. · MargueriteYourcenar Lavitaeleopere Marguerite Yourcenar (pseudonimo

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La­narrativa­stranieradel secondo Novecento

© 2011 RCS Libri S.p.A., Milano/La Nuova Italia – M. Sambugar, G. Salà - Letteratura+

sezione­3 Dagli anni Cinquantaai giorni nostri

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Marguerite­Yourcenar

La­vita­e­le­opere

Marguerite Yourcenar (pseudonimo di Mar-gherite de Crayencour) nacque a Bruxelles nel 1903 da padre francese e madre belga. Rimase orfana di madre nei primi giorni di vita, e si legò molto al padre. La famiglia emigrò in Inghilter-ra dopo lo scoppio della prima guerra mondiale. Tornata in Francia nel 1918, la Yourcenar si lau-reò in filosofia presso l’università di Aix-en-Pro-vence, dove poi studiò anche letteratura greca. Tra il 1922 e 1924 pubblicò due raccolte di versi che, in seguito, avrebbe rifiutato. Negli stessi anni viaggiò in Europa (Italia, Grecia, Svizzera, Euro-pa centrale) e, successivamente, in tutto il mon-do. Tra il 1927 e il 1939 pubblicò un consistente numero di romanzi, racconti, drammi e traduzio-ni. Allo scoppio della seconda guerra mondiale si trasferì negli Stati Uniti e nel 1947 ottenne la cit-

tadinanza americana. Nel 1949 riprese a scrivere, dedicando tutto il suo impegno alle Memorie di Adriano, pubblicate due anni dopo. Cominciò in questo periodo il successo dell’autrice, che ricevet-te molteplici riconoscimenti internazionali e si de-dicò nuovamente alla scrittura di romanzi, saggi e traduzioni. Nel 1968 pubblicò L’opera al nero. Nel 1970 fu eletta membro dell’Accademia reale belga e nel 1971, a Parigi, ricevette la Legion d’onore e fu la prima donna a diventare membro dell’Acadé-mie Française. Di lei ricordiamo anche la trilogia autobiografica Il labirinto del mondo, costituita da Care memorie (1974), Archivi del Nord (1977) e Quoi? L’eternité (1988), opera pubblicata postu-ma, in cui l’autrice rievoca la storia della propria famiglia nella cornice storica del XIX secolo. Morì a Bar Harbor, nel Maine, nel 1987.

Memorie di Adriano (1951)

La­trama­­Il romanzo è ambientato nella Roma del II secolo d.C., ai tempi dell’imperatore Adria-no (che regnò dal 117 al 138). Egli, ormai ses-santenne e ammalato, sentendo che la vita gli sta sfuggendo, decide di scrivere una lunga lettera al nipote Marco Aurelio. Adriano racconta la pro-pria vita a partire dalla giovinezza, dai viaggi e dalle conquiste; è consapevole della propria fine e anche di quella di Roma, ma la sua na-tura filosofica non accetta passivamente il vuo-to della morte. Tra le persone più importanti della sua vita c’è il giovane greco Alcinoo, con il quale Adriano ha vissuto un intenso rapporto, interrotto dal suicidio del giovinetto. Dopo que-sta tragica morte, Adriano ha vissuto momenti di grande conflitto interiore e disperazione, ma il suo ruolo di imperatore lo induce a una stoica sopportazione del dolore. Adesso, però, le forze cominciano ad abbandonarlo, il corpo non agi-sce più in sintonia con la volontà e la malattia si avvia all’esito cruciale. Adriano si appresta a morire dedicando a se stesso questi ultimi versi, che l’autrice riprende da una poesia composta dall’imperatore: «Animula vagula blandula, / ho-

spes comesque corporis, / quo nunc abibis? In loca / pallidula rigida nudula, / nec ut soles dabis iocos» (Piccola anima smarrita e soave, / compagna e ospite del corpo, / dove te ne andrai ora? In luoghi / incolori, ardui e spogli, / dove non giocherai più come sei abituata).

Il­ genere­e­ le­ caratteristiche­ ­L’opera è un ro-manzo storico, genere che l’autrice rinnova attra-verso la forma dell’autobiografia immaginaria. Adriano racconta la propria vita a Marco Aurelio, futuro imperatore, personaggio, quasi assente dal romanzo, ma importante nella strategia narrati-va. Per comprenderne l’importanza, bisogna con-siderare che Marco Aurelio, come già Adriano, fu non solo uno degli imperatori più giusti del-la storia romana, ma anche uno dei più grandi filosofi del mondo latino. Scegliendolo come destinatario delle memorie del protagonista, l’au-trice invita il lettore a uniformarsi all’esempio di Marco Aurelio, a rendersi cioè disponibile a leg-gere un libro in cui la riflessione morale sulla vita ha un ruolo considerevole. In questo modo, dunque, la Yourcenar riesce a fondere in un’unica

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La­narrativa­stranieradel secondo Novecento

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CONTENUTI La ciclicità della storia umana La stoica accettazione della morte

La mia pazienza dà i suoi frutti: soffro meno; la vita torna a sembrarmi quasi dolce. Non mi bisticcio più con i medici: i loro sciocchi rimedi m’hanno ucci-so; ma la loro presunzione, la loro pedanteria ipocrita è opera nostra; menti-rebbero meno se noi non avessimo paura di soffrire. Mi mancano le forze per gli attacchi di furore d’altri tempi: so bene, da fonte certa, che Platorio Nepo-te1, che mi è stato molto caro, ha abusato della mia fiducia; ma non ho ten-tato di sbugiardarlo; non l’ho punito. L’avvenire del mondo non mi angustia più; non m’affatico più per calcolare angosciosamente la durata più o meno lunga, della pace romana; m’affido agli dèi. Non già ch’io abbia acquisito una maggior fiducia nella loro giustizia, che non è la nostra, o una maggior fede nella saggezza umana; è vero il contrario. La vita è atroce; lo sappiamo. Ma proprio perché aspetto tanto poco dalla condizione umana, i periodi di felicità, i progressi parziali, gli sforzi di ripresa e di continuità mi sembrano altrettanti prodigi che compensano quasi la massa immensa dei mali, degli insuccessi, dell’incuria e dell’errore. Sopravverranno le catastrofi e le rovine; trionferà il caos, ma di tanto in tanto verrà anche l’ordine. La pace s’instaurerà di nuovo tra le guerre; le parole umanità, libertà, giustizia ritroveranno qua e là il senso che noi abbiamo tentato d’infondervi. Non tutti i nostri libri periranno; si re-staureranno le nostre statue infrante; altre cupole, altri frontoni2 sorgeranno dai nostri frontoni, dalle nostre cupole; vi saranno uomini che penseranno, lavoreranno e sentiranno come noi: oso contare su questi continuatori che seguiranno, a intervalli irregolari, lungo i secoli, su questa immortalità inter-mittente. Se i barbari s’impadroniranno mai dell’impero del mondo, saranno costretti ad adottare molti dei nostri metodi; e finiranno per rassomigliarci. Cabria3 si preoccupa di vedere un giorno il pastoforo di Mitra4 o il vescovo di Cristo5 prendere dimora a Roma e rimpiazzarvi il Pontefice Massimo6. Se

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1.­Platorio­Nepote:­uno dei medici imperiali.­2.­frontoni: il frontone è un­elemento architetto-nico triangolare, spes-so decorato, formato dai due spioventi del tetto e dalla trave che lo sorregge.3.­Cabria:­vecchio con-sigliere di Adriano.­4.­il­pastoforo­di­Mitra:­il sacerdote che portava in processione l’immagine del dio Mitra (il culto orientale di Mitra si era diffuso a Roma a partire dal I sec. a.C.).­5.­vescovo­di­Cristo:­“ve-scovo” era il nome con cui si chiamava la più alta autorità della religio-ne cristiana delle origini (in seguito sarà “Papa” per i cattolici).­6.­ Pontefice­ Massimo:­era uno dei titoli che ave-va l’Imperatore romano, in quanto sommo sacer-dote.­

A causa delle sofferenze provocate dalla malattia, in un primo momento Adriano aveva deciso di togliersi la vita. Ma sia il capocaccia Mastore sia il medico Giolla si erano rifiutati di ucciderlo come chiedeva. L’impe-ratore allora si convince ad affrontare la morte con lo

stesso coraggio e la stessa lucidità con cui ha sempre vissuto, per affermare fino all’ultimo la propria digni-tà. Egli ha vissuto consapevolmente le proprie scelte, pagandone tutte le conseguenze; ora non ha paura e attende con fermezza il compiersi del proprio destino.

La morte di Adriano(memorie di adriano)

opera il genere del romanzo, del saggio filosofi-co e della meditazione morale.

Le­ idee­ ­ L’opera propone prima di tutto una questione etica e civile: quali valori e quali com-portamenti l’imperatore Adriano è riuscito a tra-smettere ai suoi successori e all’umanità intera? Non certo le sue doti militari o quelle di statista, o il rispetto per le leggi (egli stesso ammette di non credere nell’efficienza della complessa legislazio-

ne romana), per la tradizione religiosa e i costu-mi romani. La sua eredità consiste nei valori di umanità, giustizia e libertà, che egli ha coltivato nella sua vita, negli errori e nelle debolezze dai quali Adriano ha saputo trarre insegnamenti con dignità e fermezza, determinato a vivere la sua esistenza in modo coerente, nonostante la soffe-renza, e ad andare incontro alla morte «a occhi aperti», come ha sempre fatto nella vita.

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per disgrazia questo giorno venisse, il mio successore lungo i crinali vaticani7 avrà cessato d’essere il capo d’una cerchia d’affiliati o d’una banda di settari per divenire a sua volta una delle espressioni universali dell’autorità. Erediterà i nostri palazzi, i nostri archivi; differirà da noi meno di quel che si potrebbe credere. Accetto con calma le vicissitudini di Roma eterna.

Le medicine non mi soccorrono più; aumenta l’enfiagione8 delle mie gam-be; e sonnecchio seduto più che disteso. Uno dei vantaggi della morte sarà d’esser disteso ancora, in un letto. Ormai, tocca a me consolare Antonino9. Gli ricordo che da tempo, ormai, la morte mi appare la soluzione più elegante dei miei problemi; come sempre, i miei voti finiscono per realizzarsi, ma in modo più lento, più indiretto di quel che potessi mai credere. Mi rallegro che il male m’abbia lasciato la lucidità sino all’ultimo; di non aver dovuto subire la prova dell’estrema vecchiezza, di non esser destinato a conoscere quell’indurimento, quella rigidità, quell’inerzia, quella atroce assenza di desideri. Se i miei calcoli son giusti, mia madre è morta pressappoco all’età alla quale io son giunto; la mia vita è già stata d’una metà più lunga di quella di mio padre, morto a qua-rant’anni. Tutto è pronto: l’aquila incaricata di recare agli dèi l’anima dell’im-peratore è tenuta in riserva per la cerimonia funebre: il mio mausoleo10, sulla sommità del quale vengono piantati in questo momento i cipressi destinati a formare contro il cielo una piramide nera, sarà terminato pressappoco in tem-po per deporvi le mie ceneri ancor tiepide. [...]

M’hanno portato a Baia11, con questo caldo di luglio, il tragitto è stato pe-noso, ma in riva al mare respiro meglio. L’onda manda sulla riva il suo mor-morio, fruscìo di seta e carezza; godo ancora le lunghe sere rosate. Ma ormai non reggo più queste tavolette12 che per occupare le mie mani, che si muovono mio malgrado. Ho mandato a chiamare Antonino; un corriere lanciato a tutta corsa è partito per Roma. Rimbombano gli zoccoli di Boristene13, galoppa il Cavaliere Trace14... Il piccolo gruppo degl’intimi si stringe al mio capezzale. Cabria15 mi fa pena. Le lacrime mal si addicono alle rughe dei vecchi. Il bel volto di Celere16 è, come sempre, singolarmente calmo; è intento a curarmi senza lasciare trapelar nulla che potrebbe contribuire all’ansia o alla stanchez-za d’un malato. Ma Diotimo17 singhiozza, la testa affondata nei guanciali. Ho assicurato il suo avvenire; non ama l’Italia; potrà realizzare il suo sogno di far ritorno a Gadara18 e aprirvi con un amico una scuola d’eloquenza; con la mia morte, non ha nulla da perdere. E, tuttavia, l’esile spalla si agita convulsamen-te sotto le pieghe della tunica; sento sotto le dita queste lacrime deliziose. Fino all’ultimo istante, Adriano sarà stato amato d’amore umano.

Piccola anima smarrita e soave, compagna e ospite del corpo, ora t’appresti a scendere in luoghi incolori, ardui e spogli, ove non avrai più gli svaghi con-sueti. Un istante ancora, guardiamo insieme le rive familiari, le cose che certa-mente non vedremo mai più... Cerchiamo d’entrare nella morte a occhi aperti...

da Memorie di Adriano, Torino, Einaudi, 1981

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7.­crinali­vaticani:­l’espressione non allude solo alla cima del colle vaticano, ma a Roma in genere (sineddoche).­8.­enfiagione:­il gonfiore, causa-to dall’idropisia (la malattia di Adriano, la quale provoca una eccessiva riten zione di liquidi).­

9.­Antonino:­Antonino Pio, figlio adottivo di Adriano e suo suc-cessore dal 138 al 161 d.C.10.­mausoleo:­monumento fu-nebre.11.­Baia: famosa località terma-le della Campania.12.­tavolette:­sono le tavolette di

cui i Romani si servivano per scrivere incidendole con una bacchetta, chiamata “stilo”.13.­ Boristene: è il cavallo di Adriano.14.­il­Cavaliere­Trace: è una figu-ra del folclore orientale che Adriano associa all’idea della

morte.15.­Cabria: è uno dei consiglieri dell’imperatore.16.­ Celere: uno dei medici di Adriano.17.­Diotimo: un altro dei consi-glieri e amici dell’imperatore.18.­Gadara: città della Palestina.

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  Adriano si mostra rassegnato­ nei­ confronti­ della­morte imminente e riconosce come la sua pazienza stia dando i suoi frutti: è più sereno con i medici, è indulgente verso chi ha tradito la sua fiducia, esprime la speranza che, pur nelle atrocità della vita, l’umanità, la libertà, la giustizia, «ritrovino il senso che abbiamo tentato d’infondervi» (r. 18). Successivamente riflette sulle gravissime condizioni fisiche della sua malattia, cercandone gli aspetti positivi: accetta la morte come «la soluzione più elegante» (r. 35) dei suoi problemi, si rallegra della lucidità che gli viene concessa, sa che «tutto è pronto» (r. 43). Nella parte finale esprime sen-timenti­di­riconoscenza nei confronti delle persone che gli sono vicine e invoca la sua anima affinché entri con lui nella morte «a occhi aperti».

  Il narratore è lo stesso Adriano che nella sua lettera espone, in un lungo monologo interiore, i propri pensie-ri; questi si succedono con ordine logico anche in pre-senza della sofferenza e della morte e vengono espressi con un tono­pacato­e­meditativo. Egli riconosce la condi-zione umana come dolorosa e tragica ma sa anche che alle «catastrofi» e alle «rovine» seguiranno periodi di fe-licità e di progresso. Tutta la pagina è pervasa da un’ac-cettazione­profonda della malattia e della morte, anche di fronte alla consapevolezza dell’inganno dell’amico che lo cura, dei «barbari» che s’impadroniranno dell’im-pero, delle «vicissitudini di Roma eterna» (r. 31). Il brano ha una forte­tensione­etica, sia nel modo con cui l’imperatore affronta gli ultimi istanti della vita, sia nei valori che trasmette non solo a chi gli succederà politicamente, ma all’umanità stessa.

­PER­LAVORARE­SUL­TESTO

COMPRENSIONE

Il­riassunto

1.  ��Riassumi il brano letto in un massimo di 5 righe.

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La­malattia­e­la­morte

2.  ��Come affronta l’imperatore la malattia e la prospettiva della morte?

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La­storia­e­la­vita

3.  ��Quali sono le sue riflessioni sull’impero che sta per lasciare?

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4.  ��Quale concezione della vita e della storia esprime Adriano?

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­VERSO­L’ESAME­­ 1a­prova,­tip.­A Analisi�di�un�testo�in�prosa

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ANALISI

Il­narratore­e­il­punto­di­vista

5.  ��Chi è il narratore? Qual è il punto di vista adottato nel romanzo? Questa scelta dell’autrice contribuisce a creare una distanza fra il lettore e il personaggio? Motiva la tua risposta.

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6.  ��Il tipo di narratore scelto è caratteristico dei romanzi storici tradizionali? Perché l’ha usato la Yourcenar?

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La­figura­di­Adriano

7.  ��Quali tratti della personalità di Adriano emergono dal brano?

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Il­commento

8.  ��Quali sono i temi di ordine psicologico e filosofico affrontati nel passo ripetuto? Ti sembrano attuali? Perché? Rispondi alle domande in un commento al testo.

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APPROFONDIMENTO

L’interpretazione­

9.  ��In appendice al romanzo l’autrice annota questa riflessione. Interpretala indicando quali considerazioni stimoli, anche in rapporto al romanzo. «Tutto ci sfugge. Tutti. Anche noi stessi. La vita di mio padre la conosco meno di quella di Adriano. La mia stessa esistenza, se dovessi raccontarla per iscritto, la ricostruirei dall’esterno, a fatica, come se fosse quella d’un altro. Dovrei andar in cerca di lettere, di ricordi d’altre persone, per fermare le mie vaghe memorie. Sono sempre mura crollate, zone d’ombra. […] Il che non significa affatto, come si dice troppo spesso, che la verità storica sia sempre e totalmente inafferrabile; accade della verità storica né più né meno come di tutte le altre: ci si sbaglia, più o meno».

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