unità l’arcadia e...

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La storia PREREQUISITI Conoscere e saper usare i principali strumenti di analisi del testo poetico Conoscere le caratteristiche della poesia arcadica OBIETTIVI Conoscenze I temi e le scelte stilistiche della poesia dell’Arcadia I maggiori autori dell’Arcadia Le caratteristiche formali del melodramma L’Arcadia e Metastasio 1690 Viene fondata a Roma l’Accademia dell’Arcadia 1698 Nasce a Roma Pietro Trapassi 1708 Gravina adotta Pietro Trapassi, cambiandogli il nome in Metastasio 1711 Gravina fonda l’Accademia dei Quirini 1718 Metastasio entra a far parte dell’Arcadia 1721 A Napoli vengono rappresentati Gli Orti esperidi di Metastasio 1724 Viene rappresentato il melodramma Didone abbandonata 1680 1690 1700 1660 1701-1714 Guerra di successione spagnola 1707 Inghilterra e Scozia formano il regno unito di Gran Bretagna 1716-1718 Guerra fra impero asburgico e impero ottomano Gli autori e le opere 1661 Inizio della monarchia assoluta di Luigi XIV in Francia 1672-1678 Guerra tra Francia e Province Unite (guerra d’Olanda) 1685 Revoca dell’Editto di Nantes da parte di Luigi XIV 1688-1689 Rivoluzione inglese; Guglielmo d’Orange dà inizio alla monarchia costituzionale Unità © 2012 RCS Libri S.p.A., Milano/La Nuova Italia – M. Sambugar, G. Salà - Letteratura+

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La s

tori

a

PREREQUISITI Conoscere e saper usare i principali strumenti di analisi del testo poetico

Conoscere le caratteristiche della poesia arcadica

OBIETTIVI Conoscenze I temi e le scelte stilistiche della poesia dell’Arcadia I maggiori autori dell’Arcadia Le caratteristiche formali del melodramma

L’Arcadia e Metastasio

1690 Viene fondata a Roma l’Accademia dell’Arcadia 1698 Nasce a Roma Pietro Trapassi

1708 Gravina adotta Pietro Trapassi, cambiandogli il nome in Metastasio1711 Gravina fonda l’Accademia dei Quirini1718 Metastasio entra a far parte dell’Arcadia1721 A Napoli vengono rappresentati Gli Orti esperidi di Metastasio1724 Viene rappresentato il melodramma Didone abbandonata

1680 1690 17001660

1701-1714 Guerra di successione spagnola1707 Inghilterra e Scozia formano il regno unito di Gran Bretagna1716-1718 Guerra fra impero asburgico e impero ottomano

Gli

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tori

e l

e o

pere

1661 Inizio della monarchia assoluta di Luigi XIV in Francia 1672-1678 Guerra tra Francia e Province Unite (guerra d’Olanda)

1685 Revoca dell’Editto di Nantes da parte di Luigi XIV1688-1689 Rivoluzione inglese; Guglielmo d’Orange dà inizio alla monarchia costituzionale

Unità

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Competenze Saper individuare le caratteristiche della poesia italiana del tempo

Riconoscere in un testo le principali caratteristiche del genere e della corrente di appartenenza

1730 Metastasio accetta l’invito di Carlo VI a Vienna1730-1740 Metastasio compone Demetrio, Olimpiade, Demoforte, La clemenza di Tito, Attilio Regolo

1744 Metastasio compone Ipermestra

1782 Morte di Metastasio

1771 Metastasio pubblica Ruggero ovvero l’eroica gratitudine

1756-1763 Guerra dei Sette anni

1740-1748Guerra di successione austriaca

1730 1750 1770 17801740

1733-1738 Guerra di successione polacca

1774-1783 Rivoluzione americana

1789 Con la presa della Bastiglia ha inizio la Rivoluzione francese

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L’Arcadia e Metastasio

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L’Arcadia

Il ritorno al classicismoIl rifiuto degli eccessi barocchi

Nel corso del Seicento non tutti i letterati accolsero la poetica barocca dell’ingegno, dell’ar-guzia e della meraviglia (vedi pp. 11-12); alcuni, come Gabriello Chiabrera (1552-1638; vedi p. 41) e Fulvio Testi (1593-1646), rimproverando al Barocco letterario le vistose cadute nell’esagerazione e nel cattivo gusto, proposero, in nome di un “ritorno all’ordine”, il recu-pero di forme letterarie della tradizione classica. Questi poeti diedero vita a una corrente definita “antimarinismo” o “classicismo barocco”, che rifuggiva dalle “acutezze” troppo sofisticate e dall’uso esasperato della metafora e, allo stesso tempo, cercava una propria ori-ginalità assumendo come modelli i grandi autori della poesia lirica antica, greca o latina; su questa linea si collocano le Anacreontiche di Chiabrera, canzonette ispirate al modello del li-rico greco Anacreonte (VI-V sec. a.C.).

La nascita dell’Arcadia

Con intenti simili nacque l’Accademia dell’Arcadia, fondata a Roma il 5 ottobre 1690 da un gruppo di quattordici letterati che si ricollegavano idealmente alle accademie romane di fine secolo, soprattutto all’Accademia Reale, nata nel 1675 per volontà di Cristina di Svezia, che nel 1654 si era trasferita a Roma dopo aver abdicato ed essersi convertita al cattolicesi-mo. Lo scopo dichiarato nel programma era quello di praticare la poesia in lingua italiana (in opposizione all’uso crescente del francese come lingua “ufficiale” della cultura) e di «esterminare il cattivo gusto, e procurare che più non avesse a risorgere, perseguitandolo continuamente ovunque si annidasse».

Le origini letterarie dell’Arcadia

Significativa fu la scelta del nome di questa accademia, che si richiamava alla regione del Peloponneso della Grecia antica dove si raccontava che i pastori vivessero felici in una se-rena semplicità primitiva. La poesia arcadica, ispirata dai modelli classici quali gli Idilli del greco Teocrito (IV-III secolo a.C.) e le Bucoliche di Virgilio (I secolo a.C.), era ambientata in un mondo idillico, popolato da pastori (dietro cui si celavano in realtà il poeta e i suoi amici e protettori), idealizzato come luogo di pace e di tranquillità, in cui dedicarsi serena-mente all’attività letteraria e all’amore. Il filone classicista aveva trovato fortuna tra Quattrocento e Cinquecento, grazie soprattut-to al romanzo pastorale Arcadia (1504) di Iacopo Sannazaro (1457-1530), che aveva dato origine a una vera e propria “moda pastorale” in tutta Europa; in Italia, oltre a poesie e ro-manzi, si era sviluppato anche il dramma pastorale, una forma teatrale che riscosse successo nell’ambiente della corte ferrarese grazie all’Aminta (1573) di Torquato Tasso (1544-1595), e al Pastor fido (1590) di Giovan Battista Guarini (1538-1612).

I fondatori dell’Arcadia

Tra i fondatori dell’Accademia dell’Arcadia i letterati di maggiore spicco furono Giovan Mario Crescimbeni (1663-1728) che, in nome del ritorno alla tradizione letteraria clas-sica, fu tra i critici più severi degli eccessi del Barocco, e Gian Vincenzo Gravina (1664-1718), un illustre giurista calabrese incaricato, nel 1696, di formulare le leggi che avrebbero dovuto regolare l’accademia. Tra i due, però, nacque un conflitto, destinato a segnare in maniera decisiva gli sviluppi letterari dell’Arcadia. Mentre la poetica e lo stile di Crescimbeni si fondavano sull’idea di “buon gusto” ed erano caratterizzati da una ripresa vuota ed esclusivamente formale dei modelli classici, Gravina amava Omero e Dante, da lui riscoperti e rivalutati, interpretava la classicità in modo rigoroso e razionalistico e nutriva l’ambizione di trasformare l’Accademia in un movimento di riforma civile e morale oltre che letteraria. Questo suo programma, però, non trovò accoglienza negli arcadi perciò, nel 1711 Gravina decise di abbandonare l’Arcadia e fondare una nuova accademia in seguito chiamata l’Accademia dei Quirini.

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L’Arcadia e Metastasio

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Tale spaccatura terminò nel 1718, quando, alla morte di Gravina, i membri della sua acca-demia confluirono nuovamente nell’Arcadia: in tale occasione il discorso funebre fu pro-nunciato dall’allievo prediletto di Gravina, il poeta romano Pietro Metastasio (1698-1782), che omaggiò il maestro con il componimento in terza rima La strada della gloria.

Le caratteristiche del classicismo arcadico

La poesia arcadica

L’intento di contrastare il “cattivo gusto” barocco, le sue stravaganze ed eccessi portava all’ideale di una letteratura semplice, classicamente disciplinata e a un complesso di regole e di riti ispirato al mondo pastorale classico. Pastori e pastorelle furono i nuovi poeti che, ricreando il clima bucolico della poesia di Teocrito, Virgilio e Sannazaro, chiamarono il luogo dei loro incontri “Bosco Parrasio” (il Parrasio era, assieme al Cirra, uno dei monti consacrati alle Muse), scelsero come loro simbolo la zampogna di Pan, mitico dio dei boschi della mitologia greca, e adottarono uno pseudonimo pastorale (vedi Approfondimento) con cui firmare i propri componimenti. Tuttavia, pur richiamandosi esplicitamente alla tradizione poetica greco-latina, il clas-sicismo dell’Arcadia non andava oltre un’imitazione vuota e superficiale dei modelli del passato. Infatti, la poesia arcadica consisteva esclusivamente in composizioni poetiche a carattere idillico, senza alcun riferimento alla realtà contemporanea e a temi civili o socia-li: proprio per questo le forme metriche preferite furono sonetti, madrigali e canzonette, tradizionalmente dedicati alle descrizioni della natura o alla celebrazione dell’amore. Tra i motivi cari agli Arcadi, proposti in modo spesso stereotipato e ripetitivo, spicca il vagheggiamento di un mondo semplice e naturale, lontano dalla realtà. Per uniformarsi al “buon gusto”, erano banditi riferimenti erotici o sensuali, mentre molto frequenti erano

APPROFONDIMENTO

L’Accademia dell’Arcadia costituiva un vero e proprio mondo a sé, governato da regole e “riti” particolari. Per entrare a farne parte era necessario avere almeno 24 anni e una reputazione ineccepibile, ma l’ammissione avveni-va in cinque modi diversi a seconda dei candidati.Re, principi, pontefici e importanti personalità ecclesiastiche erano eletti per acclamazione, durante un’assemblea a porte chiuse in cui ogni membro esprimeva a voce alta la propria opinione. Anche nel caso dell’ammissione di donne, i mem-bri dell’accademia decidevano con voto palese. A tutti coloro che venivano ammessi all’Accademia era assegnato uno pseudonimo pastorale derivato dalla lin-gua greca, con il quale il neoeletto sarebbe stato da quel momento conosciuto. La prima parte del nome era as-segnata per sorteggio, mentre la seconda era scelta dal candidato e doveva avere un riferimento all’Arcadia mi-tologica o geografica o, comunque, al mondo bucolico e pastorale. Tale espediente permetteva un funzionamento delle colonie assai democratico, perché, grazie all’uso di pseudonimi, tutti i membri (comprese le donne) erano posti, almeno teoricamente, a uno stesso livello, nono-stante le differenti estrazioni sociali.

Fra i letterati illustri ricordiamo Eulibio Berentiatico (Paolo Rolli), Alfesibeo Cario (Giovanni Mario Crescimbeni), Bio-ne Crateo (Gian Vincenzo Gravina), Artino Corasio (Pietro Metastasio), Polisseno Fegejo (Carlo Goldoni), Darisbo Elidonio (Giuseppe Parini), Aristandro Pentelico (Alessan-dro Verri), Antonide Saturniano (Vincenzo Monti); donne famose quali Corilla Olimpica (Maria Maddalena Morel-li), Altidora Esperetusa (Eleonora Fonseca Pimentel). Tra gli arcadi si annoverano anche sovrani come Giovanni V del Portogallo (Arete Melleo), Maria Antonia di Baviera (Ermelinda Talea, che aveva il vezzo di firmarsi E.T.P.A.: Ermelinda Talea Pastorella Arcade); musicisti come Arcan-gelo Corelli (Arcomelo Arimanteo) e Alessandro Scarlatti (Terpandro Azeriano) e il papa Pio VIII (Eupemene Nau-patteo). Anche famosi personaggi del Novecento che presero un nome arcadico, come lo scrittore e filosofo Benedet-to Croce (1856-1952), divenuto membro dell’Accademia con il nome Eudoro Dionea. L’Accademia dell’Arcadia esiste ancora oggi, anche se dal 1925 si è trasformata in un istituto di studi storici e letterari, assumendo il nome di Accademia Letteraria Italiana.

Gli pseudonimi pastorali dell’Arcadia

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L’Arcadia e Metastasio

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i componimenti d’occasione, scritti per celebrare qualche evento mondano o per essere recitati pubblicamente davanti ai membri dell’Accademia. Fondamentale era anche il ricorso alla mitologia (elemento che sarà alla base della poesia neoclassica), mentre, sul piano for-male, la poesia dell’Arcadia era caratterizzata dalla limpidezza dello stile e dalla semplicità del linguaggio.

La fortuna dell’Arcadia

L’Arcadia si diffuse rapidamente in tutta Italia, superando i confini tra gli stati e creando una rete di centri letterari detti «colonie» (tra le più famose furono quelle di Bologna, Siena e Pisa). Per la prima volta si realizzò in Italia un’unificazione culturale e letteraria e si avviò un dibattito e un vivace scambio di pensiero tra i vari letterati della penisola. L’Acca-demia dell’Arcadia, infatti, fu il principale fenomeno culturale italiano del Settecento e tutti i più importanti letterati del secolo ne fecero parte, compresi Carlo Goldoni (vedi U.7) e Giuseppe Parini (vedi p. 316): tra i maggiori poeti arcadici ricordiamo inoltre Paolo Rolli (1687-1765) e Carlo Innocenzo Frugoni (1692-1768). Alla produzione e alla diffusione edi-toriale delle composizioni degli arcadi, avviata nel 1716 da Crescimbeni con la pubblicazio-ne delle rime e delle prose arcadiche (per un totale di dieci volumi), si aggiunse un’attività molto intensa di studio e di edizioni di testi della tradizione poetica e letteraria italiana.

Metastasio e la riforma del melodramma

La formazione Legato all’Arcadia almeno fino al 1730, quando si trasferì a Vienna con il ruolo di poeta di corte, fu anche il romano Pietro Metastasio, famoso per i suoi melodrammi. Grazie alla formazione arcadica unita a un sincero apprezzamento per la lirica di Tasso e Marino, egli espresse una nuova attenzione al classicismo, alla razionalità e all’equilibrio che domineran-no il Settecento, svolgendo un importante ruolo di mediatore tra la semplicità del linguaggio arcadico e la riforma del melodramma, genere teatrale caratterizzato dalla stretta unione di musica e testo, alternato in recitativi e ariette (vedi Visualizzazione a p. 13 di questa unità).

Lo sperimentalismo

Le opere di Metastasio ripercorrono spesso temi classici e presentano uno svolgimento coerente e razionale della storia. Proprio l’organizzazione razionale del melodramma fu uno dei motivi del successo del poeta e lo spunto dal quale partì la sua riforma di quel gene-re nel quale diversi autori si erano abbandonati a eccessi stilistici che andavano decisamen-te oltre il buon gusto. Di fatto, tutta la prima fase della produzione metastasiana è impron-tata a un forte sperimentalismo, nel quale il poeta è costantemente alla ricerca di un equilibrio fra testo e musica. Questa tensione troverà una sua compiuta formulazione nei due scritti intitolati Estratto dell’Arte poetica di Aristotele e Poetica di Orazio tradotta e com-mentata (pubblicati nel 1773).

Il rapporto tra musica e parole

Per Metastasio la musica e il canto passavano in secondo ordine rispetto al testo letterario (libretto): al fine di esaltare non tanto le doti canore dei cantanti, quanto piutto-sto il pregio del componimento poetico, nel rispetto però, delle esigenze teatrali, sia musica-li sia scenografiche. D’altra parte, i testi erano composti con accorgimenti di tipo sintattico, metrico e lessicale tali da renderli adatti al canto e alla rappresentazione.

Le passioni e il senso della misura

Oltre al linguaggio, anche gli argomenti trattati da Metastasio sono improntati a un forte senso della misura. Le passioni umane sono rappresentate senza eccessi e con realismo, sia che si tratti di manifestazioni di amore e di amicizia, sia che vengano messi in scena conflitti e lotte per il potere. Il lieto fine è spesso cercato per assicurare un senso di misura e di razionalità che prevale anche sugli eventi più drammatici.

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L’Arcadia e Metastasio

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Autore e opera Testo Contenuti

Percorso antologico

Pietro MetastasioDidone abbandonata(1724)

Didone ed Enea(atto I, scena XVII)

• Enea rivela a Didone di dover partire per l’Italia• La reazione della regina, donna offesa nei suoi

sentimenti

Rime(1717-1786)

Sogni e favole io fingo • L’illusorietà delle esperienze umane

AUTOVALUTAZIONE

L’Arcadia

1. A quali nomi è legato il «ritorno all’ordine»?

2. Con quali intenti nacque l’Accademia dell’Arcadia?

3. Dove e quando fu fondata l’Arcadia?

4. A quali autori classici si ispiravano i poeti arcadici?

5. Chi furono i più importanti fondatori dell’Accademia dell’Arcadia?

6. Chi fondò l’Accademia dei Quirini e perché?

7. Che cos’era lo pseudonimo pastorale?

8. Quali furono i generi maggiormente praticati dai poeti dell’Arcadia?

9. Come si diffuse in Italia l’Arcadia?

10. Chi furono i più importanti poeti arcadici del Settecento?

11. Quale genere letterario fu riformato da Pietro Metastasio?

Le risposte alle domande sono nell’Aula digitale: leggile sempre al termine del tuo lavoro,per verificare se effettivamente le tue conoscenze sono corrette.

vai a p. 3 al capoverso Il rifiuto degli eccessi barocchi

vai a p. 3 al capoverso La nascita dell’Arcadia

vai a p. 3 al capoverso Le origini letterarie dell’Arcadia

vai a p. 3 al capoverso I fondatori dell’Arcadia

vai a p. 4 al capoverso Le caratteristiche della poesia arcadica

vai a p. 5 al capoverso La fortuna dell’Arcadia

vai a p. 5 al capoverso La formazione

Ecco alcune domande campione su cui potrai esercitarti per valutare la tua preparazione. Per ogni domanda è indicato il riferimento al profilo, che puoi consultare nel caso tu debba sciogliere eventuali dubbi prima di fornire la risposta.

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L’Arcadia e Metastasio

Pietro Metastasio

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Nato a Roma nel 1698 da una modesta famiglia originaria di Assisi, Pietro Trapassi dimostrò, fin da fanciullo, una notevole disposizione per gli stu-di e una sorprendente facilità nel comporre poesie; per questo Gian Vincenzo Gravina decise di adot-tarlo e di condurlo a Napoli affinché fosse avviato agli studi dal filosofo Gregorio Caloprese. Tornato a Roma nel 1715, il giovane Pietro, per mantenersi, prese gli ordini minori (1717).Nel 1718, alla morte di Gravina, suo protettore, che gli aveva mutato il nome in Metastasio (dal greco metístemi, “trapasso”) e lo aveva nominato erede del suo patrimonio, Pietro si stabilì a Napoli. En-trato nell’Accademia dell’Arcadia, Metastasio deci-se di dedicarsi alla poesia, ispirandosi a Tasso e a Marino, più che agli autori classici. Iniziò così un periodo di intensa attività, durante il quale viaggiò continuamente tra Napoli e Roma, componendo e curando anche la rappresentazione di moltissimi drammi in musica (melodrammi), grazie ai quali ottenne una fama tale che nel 1730 fu chiamato a Vienna e nominato poeta di corte dall’imperatore Carlo VI d’Asburgo.Presso la corte austriaca Metastasio visse lunghi anni sereni e felici, vedendo succedere sul trono Maria Teresa e Giuseppe II. Non si avvicinò mai alla cultura illuministica che si andava diffondendo

in Europa; per questo non capì e non condivise le innovazioni più progressiste della corte asburgica ad essa ispirate che gli procurarono amarezza negli ultimi anni della sua vita, fino alla morte, che lo colse nel 1782.Uno dei primi testi teatrali destinati alla musica fu Gli Orti Esperidi; rappresentato a Napoli nel 1721, fu molto applaudito e procurò a Metastasio il par-ticolare interessamento della cantante Marianna Bulgarelli, detta “la Romanina”, per la quale nel 1724 compose la Didone abbandonata, il suo primo melodramma.Le opere di Metastasio sono moltissime: egli compose cantate, canzonette, ma soprattutto me-lodrammi. Durante i primi dieci anni della sua permanenza a Vienna scrisse degli autentici ca-polavori, come Olimpiade, Demofoonte (entrambi del 1733) e La clemenza di Tito (1734), nei quali predominano gli accenti sentimentali, mentre ri-mangono in secondo piano i temi eroici. Elementi di natura storico-eroica e drammatica emergono invece con più forza nelle opere composte succes-sivamente, come Attilio Regolo (1740), Ipermestra (1744), Ruggero ovvero l’eroica gratitudine (1771). Al periodo austriaco risale anche la pubblicazione delle Rime, nelle quali si esprimono le tendenze e i temi tipici dell’Arcadia.

La vita e le opere

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L’Arcadia e Metastasio

Didone abbandonata (1724)

La trama Didone abbandonata, melodramma in tre atti, riprende il tema dell’amore di Didone e di Enea trattato nell’Eneide di Virgilio, ma ne ricostruisce soltanto i momenti finali, quando l’eroe troiano è costretto a partire da Cartagine per volere degli dèi. Didone, quando viene a sapere della partenza di Enea, si sente perduta e si uccide.

I personaggi Didone, regina di Cartagine, amante di Enea; Jarba, re dei Numidi, che si presenta alla reggia sotto il falso nome di Arbace; Selene, sorella di Didone e innamorata segretamente di Enea; Araspe, confidente di Jarba e amante di Selene; Osmida, confidente di Didone.

Il successo dell’opera

Didone abbandonata è il primo melodramma composto da Metastasio nel 1723 e rappre-sentato nel 1724 a Napoli, durante il carnevale. Al successo dell’opera, musicata dal napole-tano Domenico Sarro, contribuì la straordinaria interpretazione della “Romanina”, per la quale Metastasio scrisse questo testo. Il melodramma, messo in musica da più di sessanta autori, fu rappresentato con grande successo su molte scene europee.

(Tempio di Nettuno con simulacro del medesimo).Didone ed Enea.

didone Enea, salvo già sei della crudel ferita1. Per me serban2 gli Dei sì bella vita.enea Oh Dio, regina!

didone Ancora

L’azione del melodramma è rapida e tutta la vicenda si svolge in un solo giorno, quello in cui Enea decide di partire. Nella scena che segue assistiamo al cre-scendo del dolore di Didone quando apprende che

Enea dovrà partire, mentre l’eroe troiano appare personaggio quasi statico, dominato dal volere degli dèi e dalla consapevolezza del suo alto destino.

Didone ed Enea(didone abbandonata, atto i, scena xvii, vv. 455-527)

CONTENUTI Enea rivela a Didone di dover partire per l’Italia La reazione della regina, donna offesa nei suoi sentimenti

METRICA: endecasillabi e settenari variamente alternati e rimati per i recitativi; settenari per l’arietta finale.

1. Enea… crudel ferita: Jarba, re dei Nùmidi, aveva chiesto a Di-done di sposarlo, ma la regina

aveva rifiutato. Sapendo che Didone era innamorata di Enea, Jarba aveva tentato di uccidere il

rivale pugnalandolo, ma Araspe, il suo consigliere, lo aveva trat-tenuto. Didone è venuta a cono-

scenza dello scampato pericolo di Enea.2. serban: riservano.

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460 forse della mia fede incerto stai?enea No: più funeste assai son le sventure mie. Vuole il destino...3

didone Chiari i tuoi sensi4 esponi. enea Vuol... (mi sento morir) ch’io t’abbandoni.

didone M’abbandoni! Perché? 465 enea Di Giove il cenno5,

l’ombra del genitor6, la patria, il cielo, la promessa, il dover, l’onor, la fama

alle sponde d’Italia7 oggi mi chiama8. La mia lunga dimora9

470 pur troppo degli Dei mosse lo sdegno.didone E così fin ad ora, perfido, mi celasti il tuo disegno?

enea Fu pietà.didone Che pietà?Mendace il labbro fedeltà mi giurava10,

475 e intanto il cor pensava come lunge da me volgere il piede!

A chi, misera me! darò più fede? Vil rifiuto dell’onde io l’accolgo dal lido11; io lo ristoro

480 dalle ingiurie del mar: le navi e l’armi, già disperse, io gli rendo, e gli do loco

nel mio cor, nel mio regno; e questo è poco. Di cento re per lui, ricusando l’amor, gli sdegni irrito12:

485 ecco poi la mercede13. A chi, misera me! darò più fede?

enea Fin ch’io viva, o Didone, dolce memoria al mio pensier sarai; né partirei giammai,

490 se per voler de’ Numi io non dovessi consacrare il mio affanno

all’impero latino14.didone Veramente non hanno

3. Vuole il destino...: Enea si mo-stra incerto e impacciato di fron-te a Didone, riluttante a rivelarle la volontà del fato.4. i tuoi sensi: i tuoi sentimenti.5. Di Giove il cenno: la volontà, l’ordine («cenno») di Giove.6. l’ombra del genitor: l’ombra del padre Anchise (morto a Tra-pani, durante il viaggio di fuga da Troia), che Enea aveva incontrato nella sua discesa agl’Inferi.7. alle sponde d’Italia: Enea è

stato esortato a salpare alla vol-ta dell’Italia, ove si compirà il destino suo e della sua discen-denza.8. mi chiama: Enea enumera tutti i motivi che lo spingono a partire; è un elenco frettoloso e freddo, tale da irritare ulterior-mente Didone.9. dimora: si tratta del soggiorno («dimora») a Cartagine.10. Mendace... giurava: il giura-mento di fedeltà di Enea si rivela

falso («mendace») nel momen-to in cui l’eroe troiano decide di lasciare Didone.11. Vil... lido: è una libera tradu-zione dei versi di Virgilio (Eneide, IV, 373-75). Didone aveva raccolto Enea approdato naufrago sulle rive di Cartagine dopo la tempe-sta che aveva fatto naufragare la sua nave.12. Di cento... irrito: innamorata di Enea, Didone aveva rifiutato le proposte di matrimonio di altri

sovrani, suscitandone l’indigna-zione.13. mercede: premio, ricompensa.14. se per voler... latino: Enea ri-badisce il suo amore per Didone, giustificando la sua partenza con il dovere che egli ha di obbedire agli dèi che gli chiedono di con-sacrare i suoi sforzi alla creazio-ne di quello che, in futuro, sarà il grande impero di Roma («con-sacrare il mio affanno all’impero latino»).

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altra cura gli Dei che il tuo destino15. 495 enea Io resterò, se vuoi

che si renda spergiuro un infelice. didone No: sarei debitrice

dell’impero del mondo a’ figli tuoi16. Va pur, siegui il tuo fato:

500 cerca d’Italia il regno; all’onde, ai venti confida pur la speme tua; ma senti:

farà quell’onde istesse delle vendette mie ministre il Cielo17; e tardi allor pentito

505 d’aver creduto all’elemento insano18, richiamerai la tua Didone invano.

enea Se mi vedessi il core...didone Lasciami, traditore.enea Almen dal labbro mio

510 con volto meno irato prendi l’ultimo addio.

didone Lasciami, ingrato.enea E pur con tanto sdegno non hai ragion di condannarmi.didone Indegno! Non ha ragione, ingrato,

515 un core abbandonato da chi giurògli fé?19

Anime innamorate, se lo provaste mai, ditelo voi per me.

520 Perfido! Tu lo sai se in premio un tradimento io meritai da te.

E qual sarà tormento, anime innamorate,

525 se questo mio non è?20

da Teatro, I tomo, Torino, Einaudi, 1977

15. Veramente... il tuo destino: certamente gli dei pensano solo («non hanno altra cura») le paro-le di Didone sono evidentemente ironiche.16. sarei debitrice... a’ figli tuoi: an-cora ironicamente Didone afferma

che si sentirebbe responsabile di aver privato i successori («figli») di Enea dell’impero del mondo.17. farà... Cielo: gli dei («il Cielo») renderanno artefici (« ministre») della mia vendetta quelle stesse onde (mentre Enea effettuerà il

suo viaggio verso l’Italia).18. elemento insano: le acque del mare.19. giurògli fé?: gli giurò fedeltà («fé»)? Didone rivendica il pro-prio diritto («ragione») a biasi-mare la decisione di Enea di par-

tire lasciandola sola, dopo che le aveva giurato di rimanere con lei.20. Non ha ragione... se questo mio non è?: questa è la conclu-sione di ogni scena drammatica di Metastasio: l’arietta che smor-za il vigore dei forti sentimenti.

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PER LAVORARE SUL TESTO

Anche da questa sola scena traspare il carattere del tea tro metastasiano, elegiaco più che tragico. Ben a ra-gione affermava il critico De Sanctis: «Da questa natura idillica poteva uscire l’elegia, non la tragedia». Ed è pro-prio questo aspetto che rende gli eroi di Metastasio, adat-ti a cantare, sul filo della musica, le famose ariette in cui si manifesta la migliore arte metastasiana, lontana dalla poesia classica che l’autore si era prefisso di rievocare.

Mentre la Didone virgiliana è figura altamente dramma-tica, quella metastasiana stempera il suo dolore nell’arietta finale, su un’onda melodica che ci porta subito in piena Ar-cadia. Ma è proprio qui che dobbiamo ambientare gli eroi di Metastasio per capirli e giustificarne il carattere. Dido-ne è un personaggio ben caratterizzato psicologicamente:

ha perduto la dignitosa regalità e la classica compostezza dell’eroina crea ta da Virgilio, acquistando però complessità psicologica che si manifesta attraverso la sua passionalità, le sue ansie, le sue speranze e la sua disperazione. Anche se il suo dolore spesso sfuma nella musicalità del verso, non le si può negare una decisa personalità che ravviva l’opera.Anche il carattere di Enea è di tempra ben diversa da quel-lo delineato dal poeta latino; combattuto fra l’amore e il dovere, appare freddo e titubante, senza vigore, quasi una caricatura dell’eroe che Metastasio voleva creare; ne risulta una figura di scarso rilievo e, nella sua goffaggine poetica.

Nella Didone abbandonata, si ravvisano già gli elemen-ti che caratterizzano i melodrammi più maturi, quali l’ele-ganza e la chiarezza dello stile.

COMPRENSIONE

Didone ed Enea

1. Qual è il rapporto tra Didone ed Enea?

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2. Noti delle differenze tra l’intensità dei sentimenti provati dai due protagonisti?

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3. Quali sono i valori che regolano il loro comportamento? Motiva la tua risposta con riferimenti al testo.

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ANALISI

I personaggi

4. Rintraccia nel testo i passaggi che mettono in evidenza i caratteri dei personaggi e confronta i loro sentimenti e il loro diverso atteggiamento.

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VERSO L’ESAME 1a prova, tip. A Analisi di un testo teatrale

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5. Trovi nelle battute di Enea espressioni che accentuano la schematicità e la scarsa rilevanza del personaggio?

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Lo stile

6. Come segnalato in apertura del brano, la metrica è varia: endecasillabi e settenari nei recitativi, settenari nell’arietta. Scegli un gruppo di versi del recitativo e scandiscili in sillabe per verificare il metro usato. Aiutati con gli esempi che trovi a pagina seguente.

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Guida allo studio e alla scritturaAPPROFONDIMENTO

Esaminare un testo critico

7. Leggi attentamente il contributo del critico Walter Binni e commentalo, aiutandoti con le seguenti domande. • Quale metafora usano sia Alfieri che Foscolo per indicare la poesia di Metastasio? • Binni condivide il loro giudizio? • Vi sono, secondo il critico, altri elementi da considerare oltre alle caratteristiche stilistiche insite nel giudizio degli

altri poeti? • Qual è il giudizio finale di Binni su Metastasio? • Tu lo condividi? Motiva la tua risposta.

Certo quella costanza di tono, quella ribadita, insistita espressione di un linguaggio emotivo-melodico dovettero sembrare ben monotone poi a chi come Alfieri e Foscolo portavano in sé un mondo poetico tanto più complesso e vario, e l’immagine alfieriana dispregiativa del flauticello e il suono di flauto di cui parlava il Foscolo concorrevano in questa necessaria condanna che una civiltà nuova, tanto più ricca e forte, doveva pronunciare sul mondo e sul linguaggio metastasiano. Ma, a voler vedere le cose storicamente, a voler rendersi conto della tensione espressiva di un’epoca, nei suoi limiti e nei suoi ca-ratteri non solo negativi, quel linguaggio fluido e chiaro, semplice ed elegante, melodico ed espressivo era pure il risultato di una assidua tensione storica, artistica, né esso manca di una sua schietta capa-cità di ridestare in noi (quando ci si riporti a quella poetica, a quelle condizioni di vita e di gusto) ciò che esso voleva esprimere di poetico e di umano. E nella accettata immagine del flauto, quale finezza di gamme, quale capacità di far rifluire in quella voce morbida e lineare e cristallina una effettiva vita di affetti, di aspirazioni, di sentimenti poetici!

da W. Binni, L’Arcadia e il Metastasio,La Nuova Italia, Firenze, 1963

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VISUALIZZAZIONE

Il recitativo e l’arietta Il recitativo

Il recitativo, cui è delegato il compito di presentare la vicenda nel suo sviluppo, si compone di versi senza o con discreto accompagnamento musicale. Nel recitati-vo della Didone abbandonata di Metastasio i metri usati

sono l’endecasillabo e il settenario liberamente alternati. Ma talvolta l’endecasillabo viene spezzato al punto della cesura per esigenze di dialogo come vediamo nella se-conda parte dell’esempio, tratto dall’atto I, scena VII del melodramma.

L’ariettaLa parte cantata, o arietta, è composta da metri più brevi, che creano un ritmo veloce e musicale, accentuato dal-la ricorrenza degli accenti per lo più sulle stesse sillabe. Collocata da Metastasio quasi sempre alla fine della sce-na e cantata con l’accompagnamento dell’intera orche-

stra, l’arietta è espressione di stati d’animo, riflessioni, lamenti. Nelle prime due terzine delle quattro che com-pongono l’arietta, tratte da Didone abbandonata (atto I, scena VII), troviamo settenari con accenti in 2a, 4a e 6a (e in un caso in 1a, 4a e 6a). Alla fine di ogni terzina troviamo un settenario tronco.

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Sogni e favole io fingo1, e pure in cartementre favole e sogni orno e disegno,in lor2, folle ch’io son, prendo tal parte3,che del mal che inventai piango e mi sdegno.

5 Ma forse, allor che non mi inganna l’arte4,più saggio io sono? È l’agitato ingegno5

forse allor più tranquillo? O forse parteda più salda cagion l’amor, lo sdegno6?

Ah che non sol quelle ch’io canto o scrivo 10 favole son: ma quanto temo o spero,

tutto è menzogna, e delirando io vivo!

Sogno della mia vita è il corso intero.Deh tu, Signor, quando a destarmi arrivo7,fa’ ch’io trovi riposo in sen del Vero8!

da Rime, in Tutte le opere, a c. di B. Brunelli, vol. II, Milano, Mondadori, 1947

Questo sonetto, che risale al 1733 circa, è una delle liriche più celebri di Metastasio. Il poeta stesso ne spiegò la genesi in occasione della stesura di uno dei suoi melodrammi, l’Olimpiade: immaginare il

dolore provocato dalla separazione di due amici lo turbò a tal punto da indurlo a riflettere sul debole fondamento delle passioni.

Sogni e favole io fingo(rime)

CONTENUTI Finzione e realtà

METRICA: sonetto con rime alternate sia nelle quartine ABAB, ABAB che nelle terzine CDC, DCD

1. fingo: invento.2. in lor: nelle favole e nei sogni che il poeta «orna e disegna in carte» con l’arte della parola.3. folle… parte: la consapevolez-za della finzione non impedisce

al poeta di soffrire, in maniera del tutto irrazionale e perciò «folle», per gli eventi dolorosi da lui stes-so creati e a cui partecipa («pren-do tal parte»).4. allor... l’arte: quando («allor

che») l’arte non mi trae in errore.5. l’agitato ingegno: l’inquieta fantasia.6. da più... sdegno?: l’amore e l’o-dio («sdegna») nascono da un mo- tivo («cagion») più vero («salda»)?

7. a destarmi arrivo: quando smetterò di sognare.8. in sen del vero!: in seno alla verità divina!

Rime Le caratteristiche della raccolta Le Rime di Me-

tastasio non sono un’opera unitaria, ma una raccol-ta postuma di componimenti scritti tra il 1717 e il 1776 per occasioni diverse e in vari momenti della vita dell’autore. Ne fanno parte testi scritti per esse-re musicati, sonetti, canzonette e anche un gruppo

di 34 cantate, che riprendono dal melodramma l’al-ternarsi fra recitativi (parti in endecasillabi e sette-nari) e ariette (versi brevi rimati fra loro).Tra i modelli della lirica di Metastasio spiccano, più che i classici amati dai poeti arcadici, Tasso e Marino.

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PER LAVORARE SUL TESTO

Il sonetto è diviso in due parti che coincidono con la suddivisione in quartine e terzine: nelle quartine Meta-stasio sviluppa il tema della finzione letteraria («Sogni e favole io fingo», v. 1) e delle reazioni psicologiche che “sogni e favole” producono nel suo animo; nelle terzine avanza l’ipotesi che tutte le esperienze e le emozioni che fanno nascere la poesia siano inconsistenti e irrazionali («tutto è menzogna, e delirando io vivo!», v. 11), fino ad affermare che la vita stessa non è che un sogno.

I temi trattati da Metastasio in questo sonetto si ri-conducono alla sensibilità seicentesca: l’illusorietà delle passioni, lo stretto legame tra arte e vita, tra finzione e realtà, la vita come sogno, motivo esistenziale molto

sentito dagli autori dell’età barocca, come Shakespeare (U.2) e Calderón de la Barca (p. 45). Anche il richiamo finale al «Vero» come ricerca di una verità salda a cui aggrapparsi, rivela l’adesione del poeta a un’esigenza di spiritualità ancora lontana dalla mentalità razionalistica del Settecento.

La forma metrica del sonetto non è particolarmente congeniale a Metastasio, abituato ad esprimere la musi-calità dei suoi versi in forme di più ampio respiro; tuttavia si possono osservare alcuni elementi stilistici che rivela-no un’accurata ricerca ritmica di cui è un esempio la rima equivoca fra il v. 3 e il v. 7.

Guida allo studio e alla scritturaCOMPRENSIONE

Verificare la comprensione dei contenuti

1. Completa il riassunto del ragionamento svolto da Metastasio nel sonetto.

“Il poeta inventa sogni e favole, tuttavia, mentre dà loro forma sulla carta, si immedesima a tal punto che, se ha raccontato qualcosa di doloroso, piange e s’indigna...”

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L’analisi di se stesso

2. Spiega il significato del verso 4 «del mal che inventai piango e mi sdegno».

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3. Quali sono gli effetti della creazione artistica sull’animo del poeta?

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4. Come si può definire il «Vero» al quale il poeta allude nel verso finale?

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VERSO L’ESAME 1a prova, tip. A Analisi di un testo poetico

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ANALISI

Il lessico

5. Quali parole ed espressioni appartengono al campo semantico del turbamento interiore del poeta?

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La sintassi

6. Rintraccia anche nella struttura sintattica gli elementi che creano opposizione (come le avversative «ma», le disgiuntive «o», ecc.) e trascrivili.

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Le figure retoriche

7. Individua le anastrofi e il chiasmo presenti nella prima quartina: quali effetti ritmici e musicali ne derivano?

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Arcadia: reazione agli accessi del Barocco

Pietro Metastasio (1698-1782)

L’Arcadia e MetastasioMappa concettuale

• Ritorno all’ordine e classicismo

Autori principali• Gabriello Chiabrera (1552-1638)• Fulvio Testi

• Esponente dell’Arcadia• Autore della riforma del melodramma• Scrittore anche di cantate, canzonette,

componimenti lirici di vario tipo.

Il melodramma di Metastasio• Organizzazione classica, razionale• Importanza del testo letterario, più che della

musica• Senso della misura• Linguaggio adatto al canto e alla rappresentazione

• Modello: poesia pastorale greco-latina

Autori principali• Gian Vincenzo Gravina• Giovan Mario Crescimbeni• Paolo Rolli• Carlo Innocenzo Frugoni• Pietro Metastasio

Temi• Mondo pastorale• Celebrazione dell’amore• Descrizione della natura• Riferimenti mitologici

Forme• Sonetti• Madrigali• Canzonette• Drammi in musica

Stile• Linguaggio semplice e chiaro• Razionalità nel componimento poetico

ANTIMARINISMO (CLASSICISMO BAROCCO)

VITA E OPERE

ACCADEMIA DELL’ARCADIA

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L’Arcadia e MetastasioPer il ripasso in Sintesi

L’ARCADIACome reazione agli eccessi del Barocco, alle sue esagerazioni e al suo cattivo gusto, nacque nel corso del Seicento una corrente nuova, che promuoveva un “ritorno all’ordine” e al classicismo: l’“antimarini-smo” (o “classicismo barocco”), che ebbe tra i suoi principali esponenti Chiabrera e Testi.Con intenti simili fu fondata a Roma nel 1690, da Crescimbeni e Gravina, l’Accademia dell’Arcadia, sul modello delle accademie romane di fine seco-lo. Il nome deriva da una regione della Grecia anti-ca, dove, secondo la poesia pastorale o bucolica classica greco-latina (Idilli di Teocrito, Bucoliche di Virgilio), i pastori vivevano felici in una semplicità primitiva.Il filone classicista era tornato in auge in tutta Europa tra Quattrocento e Cinquecento grazie al romanzo pastorale Arcadia di Sannazaro e alla forma del dramma pastorale.L’Arcadia si proponeva di creare una letteratura semplice, disciplinata da un complesso di regole e riti ispirati al mondo pastorale classico: così i poeti erano pastori e pastorelle, adottavano ognu-no uno pseudonimo pastorale e come simbolo la zampogna di Pan, divinità boschereccia, mentre chiamavano il luogo del loro incontro “Bosco Parrasio” (il Parrasio era uno dei monti consa-crati alle Muse). Si operava un’imitazione vuota

e formale del classicismo, componendo soprat-tutto sonetti, madrigali, canzonette a carattere idillico, ispirati a temi quali il mondo pastorale, la natura, la celebrazione dell’amore, con frequenti riferimenti mitologici. L’Arcadia si diffuse rapida-mente in tutta Italia grazie a numerose “colonie” e nel corso del Settecento tutti i maggiori letterati italiani ne fecero parte, come Goldoni e Parini; tra gli altri principali esponenti ricordiamo Rolli e Frugoni.

METASTASIOMolto legato all’Arcadia fu il romano Pietro Metastasio, allievo di Gravina. Si ispirò a Tasso e Marino e compose e musicò cantate, canzonette, ma soprattutto drammi in musica (melodrammi), grazie ai quali ottenne un’enorme fama, che lo portò alla corte degli Asburgo a Vienna, dove visse a lungo. Metastasio compì una vera riforma del melodramma, rifacendosi al classicismo, dandogli un’organizzazione coerente e razionale, contro gli eccessi barocchi, esaltando il testo poetico, cui dava più importanza rispetto alla musica e al canto, e adottando un linguaggio adatto al canto e alla rappresentazione; anche i temi sono trattati con grande senso della misura. Tra i suoi princi-pali melodrammi ricordiamo Didone abbandonata, Olimpiade, La clemenza di Tito, Attilio Regolo.

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