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RASSEGNA STAMPA SULLA MORTE DI CHIARA LUBICH Biografia (14 marzo 2008) LA VITA DI CHIARA: STORIA DI UNA VOCAZIONE Nata a Trento il 22 gennaio 1920, seconda di quattro figli, è battezzata con il nome di Silvia: assumerà quello di Chiara, affascinata dalla radicalità evangelica di Chia- ra d'Assisi. La madre è fervente cattolica, il padre socialista. Il fratello Gino è fra le fila dei partigiani, poi giornalista dell'Unità. Poco più che ventenne, insegna alle scuole elementari ed inizia gli studi di filosofia all'Università di Venezia, spinta da un'appassionata ricerca della Verità, quando durante la seconda guerra mondiale, sul crollo di ogni cosa, comprende che solo Dio resta: Dio che è Amore. La sua vita si trasforma, dopo un'esperienza mistica vissuta a Loreto: è il 1939 e partecipando a un corso per giovani di Azione cattolica, nel Santuario dove è cu- stodita, secondo la tradizione, la casetta di Nazareth che aveva ospitato la Sacra fa- miglia, intuisce quale sarà la sua vocazione: una riproduzione della famiglia di Na- zareth, una nuova vocazione nella Chiesa, e che molti avrebbero seguito questa via. Il 7 dicembre 1943: è il giorno del suo sì a Dio, pronunciato nella chiesetta dei Cap- puccini di Trento, Chiara ha 23 anni. La data è ricordata anche come l'inizo del Mo- vimento dei Focolari. Il 13 maggio 1944 Trento è colpita da uno dei più violenti bombardamenti. Anche casa Lubich è gravemente lesionata. Mentre i familiari sfollano in montagna, la ra- gazza decide invece di rimanere a Trento per non abbandonare i poveri: inizia quel- la che Chiara definisce "una divina avventura". «Qualunque cosa hai fatto al mini- mo l'hai fatta a Me», ripete alle altre giovani che hanno deciso di seguire il suo e- sempio e per le quali diventa Chiara. Condividono con i poveri tutto ciò che hanno: viveri, vestiario e medicinali arrivano con insolita abbondanza, per le molte necessi- tà. Sperimentano l'attuarsi delle promesse evangeliche: "date e vi sarà dato", "chie- dete e otterrete". Di qui la convinzione che nel Vangelo vissuto è la soluzione di o- gni problema individuale e sociale. Nelle parole di Gesù, calate una ad una nel quo- tidiano, e in particolare nel comandamento che Gesù dice "nuovo" e suo, «amatevi l'un l'altro come io ho amato voi» intuiscono esservi la legge perchè si ricomponga l'umanità disgregata. E nel testamento di Gesù «che tutti siano uno», trovano il per- chè della loro vita: «Eravamo nate per l'unità, per concorrere a realizzarla nel mon- do». Tra le macerie abbraccia una donna impazzita dal dolore, che le grida la morte dei suoi 4 figli. Chiara Avverte la chiamata ad abbracciare il dolore dell'umanità. Nel 1948 Chiara incontra Igino Giordani, eletto deputato dopo essere stato un gior- nalista e scrittore di grande successo. Insieme con lui, padre di 4 figli, Chiara apre il suo Movimento sul sociale, sulla famiglia e poi sul mondo ecumenico, tanto che Giordani viene considerato il cofondatore. L'esperienza del «date e vi sarà dato»,

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RASSEGNA STAMPA SULLA MORTE DI CHIARA LUBICH

Biografia (14 marzo 2008)

LA VITA DI CHIARA: STORIA DI UNA VOCAZIONE

Nata a Trento il 22 gennaio 1920, seconda di quattro figli, è battezzata con il nome di Silvia: assumerà quello di Chiara, affascinata dalla radicalità evangelica di Chia-ra d'Assisi. La madre è fervente cattolica, il padre socialista. Il fratello Gino è fra le fila dei partigiani, poi giornalista dell'Unità. Poco più che ventenne, insegna alle scuole elementari ed inizia gli studi di filosofia all'Università di Venezia, spinta da un'appassionata ricerca della Verità, quando durante la seconda guerra mondiale, sul crollo di ogni cosa, comprende che solo Dio resta: Dio che è Amore. La sua vita si trasforma, dopo un'esperienza mistica vissuta a Loreto: è il 1939 e partecipando a un corso per giovani di Azione cattolica, nel Santuario dove è cu-stodita, secondo la tradizione, la casetta di Nazareth che aveva ospitato la Sacra fa-miglia, intuisce quale sarà la sua vocazione: una riproduzione della famiglia di Na-zareth, una nuova vocazione nella Chiesa, e che molti avrebbero seguito questa via. Il 7 dicembre 1943: è il giorno del suo sì a Dio, pronunciato nella chiesetta dei Cap-puccini di Trento, Chiara ha 23 anni. La data è ricordata anche come l'inizo del Mo-vimento dei Focolari. Il 13 maggio 1944 Trento è colpita da uno dei più violenti bombardamenti. Anche casa Lubich è gravemente lesionata. Mentre i familiari sfollano in montagna, la ra-gazza decide invece di rimanere a Trento per non abbandonare i poveri: inizia quel-la che Chiara definisce "una divina avventura". «Qualunque cosa hai fatto al mini-mo l'hai fatta a Me», ripete alle altre giovani che hanno deciso di seguire il suo e-sempio e per le quali diventa Chiara. Condividono con i poveri tutto ciò che hanno: viveri, vestiario e medicinali arrivano con insolita abbondanza, per le molte necessi-tà. Sperimentano l'attuarsi delle promesse evangeliche: "date e vi sarà dato", "chie-dete e otterrete". Di qui la convinzione che nel Vangelo vissuto è la soluzione di o-gni problema individuale e sociale. Nelle parole di Gesù, calate una ad una nel quo-tidiano, e in particolare nel comandamento che Gesù dice "nuovo" e suo, «amatevi l'un l'altro come io ho amato voi» intuiscono esservi la legge perchè si ricomponga l'umanità disgregata. E nel testamento di Gesù «che tutti siano uno», trovano il per-chè della loro vita: «Eravamo nate per l'unità, per concorrere a realizzarla nel mon-do». Tra le macerie abbraccia una donna impazzita dal dolore, che le grida la morte dei suoi 4 figli. Chiara Avverte la chiamata ad abbracciare il dolore dell'umanità. Nel 1948 Chiara incontra Igino Giordani, eletto deputato dopo essere stato un gior-nalista e scrittore di grande successo. Insieme con lui, padre di 4 figli, Chiara apre il suo Movimento sul sociale, sulla famiglia e poi sul mondo ecumenico, tanto che Giordani viene considerato il cofondatore. L'esperienza del «date e vi sarà dato»,

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vissuta agli inizi, si ripete ogni giorno nelle più diverse situazioni quotidiane, attra-verso la comunione dei beni che diventa stile di vita nel Movimento. Ed è vissuta in migliaia di Focolari sparsi nelle città del mondo e in modo del tutto particolare nel-le Mariapoli, la prima delle quali è quella di Loppiano in Toscana. Nel 1964 Chiara è ricevuta per la prima volta in udienza dal Papa, allora Paolo VI, che riconosce nel Movimento un'"opera di Dio". Da quel momento, si moltiplicano, con Paolo VI prima e Giovanni Paolo II poi, udienze private e pubbliche, e loro in-terventi in occasione delle manifestazioni internazionali. Nel 1984 Giovanni Paolo II visita il Centro internazionale di Rocca di Papa. Riconosce nel Movimento i linea-menti della Chiesa del Concilio, e nel suo carisma un'espressione del "radicalismo dell'amore" che caratterizza i doni dello Spirito nella storia della Chiesa. Al primo grande incontro dei movimenti ecclesiali e nuove comunità, la vigilia di Pentecoste '98 in piazza San Pietro, Giovanni Paolo II riconosce operante in queste nuove real-tà ecclesiali la risposta dello Spirito al processo di scristianizzazione in atto e chiede loro «frutti maturi di comunione e di impegno». Intervenendo, insieme ad altri 3 fondatori, Chiara Lubich gli assicura l'impegno di contribuire a realizzare questa comunione «con tutte le nostre forze». Da allora inizia un cammino di fraternità e comunione tra molti movimenti e nuove comunità nel mondo. Chiara Lubich partecipa, in Vaticano, a vari sinodi dei vesco-vi: per il XX anniversario del Concilio Vaticano II (1985), sulla vocazione e missione del laicato (1987), e sull'Europa (1990 e 1999). La Lubich è nominata Consultrice del Pontificio Consiglio per i Laici (1985). Nel 1997 è invitata a presentare il Movimento all'Assemblea generale della Conferenza episcopale a Manila, nelle Filippine. Negli anni seguenti è invitata dalle Conferenze episcopali di: Taiwan, Svizzera, Argenti-na, Brasile, Croazia, Polonia, India, Cechia, Slovacchia, Austria. La pagina ecumenica del Movimento si apre nel 1961, nel tempo in cui Papa Gio-vanni XXIII pone l'unità dei cristiani tra i primi scopi del Concilio, da lui annuncia-to nel 1959: Chiara comunica l'esperienza di Vangelo vissuto nel Movimento ad un incontro con un gruppo evangelico-luterano, a Darmstadt, in Germania. Segnerà l'inizio della diffusione della spiritualità dell'unità nelle diverse Chiese. Pochi anni dopo si avviano rapporti personali con diverse realtà cristiane: nel mondo ortodos-so, con il Patriarca ecumenico di Costantinopoli, Atenagora I, e poi con i suoi suc-cessori; nella Comunione anglicana, dapprima con l'arcivescovo anglicano di Can-terbury, Ramsey, sino all'attuale, Rowan Williams; nel mondo evangelico-luterano, con l'allora Presidente della Federazione luterana mondiale, il vescovo Christian Krause, e con i Segretari generali che si succedono al Consiglio Ecumenico delle Chiese di Ginevra. Di fronte alle sfide della società sempre più multiculturale e multireligiosa, si evi-denziano i frutti di pace del dialogo con seguaci delle diverse religioni avviato sin dagli anni '70. La Lubich e il Movimento instaurano non solo contatti con singole

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personalità o seguaci delle diverse religioni, ma anche con interi movimenti. Prima donna cristiana, Chiara Lubich espone la sua esperienza spirituale, nel 1981 in un tempio a Tokyo di fronte a 10.000 buddisti, e nel 1997 in Thailandia a monache e monaci buddisti. Qualche mese dopo, nella storica Moschea 'Malcolm X' di Harlem a New York, di fronte a 3000 musulmani afro-americani. Nello stesso anno a Bue-nos Aires è ospite di organizzazioni ebraiche. Nel 2001 sarà in India: si aprirà una nuova pagina nel dialogo del Movimento con il mondo indù. Nel 1994 è nominata tra i presidenti onorari della Conferenza mondiale delle Religioni per la pace (Wcrp). Sin dagli inizi, la pacifica rivoluzione evangelica che ha il via da Trento suscita l'in-teresse anche di persone senza una fede religiosa. Con il mondo laico si svilupperà un dialogo sulla base dei grandi valori umani come solidarietà, fraternità, giustizia, pace e unità tra singoli, gruppi e popoli. La Lubich è invitata a parlare dell'unità dei popoli ad un Simposio al Palazzo di Vetro dell'Onu nel maggio '97. Interviene a Berna alla celebrazione per il 150° della Costituzione Svizzera (marzo '98). A Stra-sburgo presenta l'impegno sociale e politico del Movimento ad un gruppo di depu-tati del parlamento Europeo (settembre '98). Ancora a Strasburgo interviene alla Conferenza per il 50° del Consiglio d'Europa su "Società di mercato, democrazia, cittadinanza e solidarietà", presentando l'esperienza dell'Economia di Comunione (giugno 1999). A Innsbruck al Convegno "1000 città per l'Europa", parla dello «Spi-rito di fratellanza nella politica, come chiave dell'unità dell'Europa e del mondo» al-la presenza di numerosi sindaci, di alti esponenti della politica europea e dielle massime autorità austriache (novembre 2001).

L'opera di unità, di pace e dialogo tra popoli religioni e culture promossa da Chiara Lubich viene riconosciuta pubblicamente da parte di organismi internazionali, cul-turali e religiosi: dal Premio Templeton per il progresso della religione (1977), al Premio Unesco '96 per l'Educazione alla pace («Lo sviluppo del Movimento dei Fo-colari getta ponti tra le persone, le generazioni, le categorie sociali e i popoli, in un'epoca in cui le differenze etniche e religiose conducono troppo spesso a conflitti violenti», afferma la motivazione dell'onorificenza), a quello per i Diritti Umani del Consiglio d'Europa (1998), dalle lauree honoris causa, conferitele da Università di diversi Paesi, alle cittadinanze onorarie. E ancora riconoscimenti da parte di grandi religioni e di capi di diverse Chiese.

Alle 2 di mattina del 14 marzo 2008 Chiara Lubich si è spenta, nella sua casa di Roc-ca di Papa (Roma), dove era rietrata il giorno precedente per sua espressa volontà, dopo il ricovero al Policlinico Gemelli per insufficienza respiratoria.

Da Avvenire del 17 marzo 2008

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CHIARA LUBICH

È morta Chiara Lubich, fondatrice del movimento cattolico dei "Focolari". Amica di papa Wojtyla, del quale era coetanea, ha impegnato i focolarini nel dialogo interre-ligioso e negli sforzi di pace. Era nata a Trento il 22 gennaio del 1920.

Chiara Lubich, - la figlia di un tipografo che ha fondato un movimento religioso diffuso in tutto il mondo ed e' stata amica di Giovanni Paolo II, premio Diritti uma-ni del Consiglio d'Europa nel '98 e premio per l'Educazione alla pace dell'Unesco nel '96 - e' morta a 88 anni a Rocca di Papa, nella residenza internazionale dei foco-larini ''Mariapoli'' che era anche la sua casa. A Mariapoli e' stata infatti trasportata dal Policlinico Gemelli dove era ricoverata per insufficienza respiratoria, dopo l'ag-gravamento delle sue condizioni.

Era nata a Trento il 22 gennaio del 1920, il suo vero nome era Silvia. Suo padre per-se il lavoro a causa delle sue idee socialiste e cosi' tutta la famiglia visse anni di e-strema poverta'. Per mantenersi e pagarsi le spese universitarie (si iscrisse a filoso-fia a Venezia), sin da giovanissima, diede lezioni private e agli inizi degli anni '40 insegno' nelle scuole elementari nella citta' natale. Durante la seconda guerra mon-diale scelse scelse di ispirarsi all'ideale ''Dio Amore'', e condivise questa idea con un piccolo gruppo di compagne, che come lei si erano formate nell'Azione Cattolica. Il 7 dicembre 1943 si consacro' a Dio e scelse di cambiare il suo nome in quello di Chiara, in onore della santa di Assisi. Questa data e' oggi considerata l'inizio del Movimento dei Focolari. Al parlamento italiano, nel 1948, incontro' lo scrittore, giornalista e deputato democristiano Igino Giordani, da lei poi ribattezzato Foco, ri-tenuto cofondatore del movimento per il suo contributo all'incarnazione nel sociale della spiritualita' dell'unita'.

Dopo i tragici fatti della rivoluzione ungherese del 1956, raccolse l'appello di papa Pio XII, che chiedeva che il nome di Dio ritornasse ''nelle piazze, nelle case, nelle fabbriche, nelle scuole'', facendo nascere i Volontari di Dio, persone adulte impe-gnate nei piu' diversi campi con l'intenzione di riportare Dio nella societa'.

Pochi anni dopo, nel 1962, papa Giovanni XXIII diede la prima approvazione al movimento; tuttavia gli statuti vennero approvati solo nel 1990 da Giovanni Paolo II. Nel 1964 fondo' la cittadella di Loppiano, nelle colline del Valdarno, presso Firenze, prima di una serie di cittadelle in vari paesi del mondo, dove l'obiettivo e' vivere la spiritualita' dell'unita' a tempo pieno in tutti gli aspetti della vita.

Nel 1966 diede vita al Movimento Gen (Generazione Nuova), rivolto ai giovani. Nel 1991 visito' il Brasile e, colpita dalla miseria delle favelas, lancio' l'Economia di Comunione, prospettando una nuova teoria e prassi economica basata anche su

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una diversa distribuzione degli utili (un terzo per lo sviluppo dell'azienda, un terzo ai poveri, un terzo alla formazione dei membri del movimento) e aggregando in breve tempo un migliaio di aziende.

Dal 1997 al 1998 si dedico' ad aprire nuove prospettive per il dialogo interreligioso: fu invitata a parlare della sua esperienza interiore in Thailandia a 800 monache e monaci buddisti; a New York a 3.000 musulmani neri nella moschea di Harlem, ed in Argentina alla comunita' ebraica di Buenos Aires.

FUNERALI MARTEDI' NELLA BASILICA DI SAN PAOLOI funerali di Chiara Lubich, la fondatrice dei focolarini morta questa notte nel centro Mariapoli di Rocca di Papa, si svolgeranno martedi' prossimo alle 15 nella basilica di San Paolo fuori le mura. Dalle 16 di oggi sara' aperta la camera ardente nel centro internazionale dei focolarini dove la Lubich risiedeva e dove ha chiesto di essere portata nella notte tra mercoledi' e giovedi', quando e' stato evidente ai medici del Policlinico Gemelli dove era ricoverata che le sue condizioni erano gravissime.

PAPA E CATTOLICI, GRATI A UNA GRANDE DONNA/ La "gratitudine" del Papa a Dio per aver donato alla Chiesa e al mondo Chiara Lu-bich, una donna che ha "vissuto un impegno costante per la comunione nella Chie-sa, per il dialogo ecumenico e la fratellanza tra tutti i popoli" guida idealmente il coro di preghiere e riconoscimenti che il mondo cattolico tributa alla fondatrice dei focolarini morta questa notte. E Benedetto XVI raccomanda ai seguaci di Chiara, il più numeroso movimento cattolico nel mondo, di "seguirne le orme e mantenerne vivo il carisma". Il braccio destro di papa Ratzinger, Tarciso Bertone, - che martedì celebrerà nella basilica di San Paolo i funerali che saranno trasmessi anche via satel-lite - ricorda che la Lubich "é stata una grande personalità che tutti abbiamo ammi-rato e amato, cattolici e non" e ne apprezza "il lavoro infaticabile per la comunione all'interno della Chiesa e per l'unità di tutti, persone, comunità e popoli". L'Osservatore Romano rende omaggio al suo "cattolicesimo mite e dialogante, ca-pace di ascoltare e condividere la grande ricerca umana di Dio e dell'amore". I ve-scovi italiani, con un messaggio firmato da presidente e segretario, card. Angelo Bagnasco e mons. Giuseppe Betori, sottolineano come la Lubich abbia "arricchito la vita della Chiesa in Italia e nel mondo" e ricordano con "particolare riconoscenza la forza della sua testimonianza, che ha proposto un cammino di fede fondato sul principio di unità". Alle istituzioni ecclesiali fanno eco i movimenti cattolici, come i focolarini nati dallo spirito del Concilio Vaticano II: Mario Marazziti per la Comu-nità di Sant'Egidio afferma che "si sentirà la mancanza della bellezza cristiana al femminile" di Chiara, che "ispirerà tanti", anche non cattolici. Il portavoce di Sant'Egidio osserva che "é stata "capace di promuovere una delle incarnazioni più innovative del Concilio Vaticano II, con il suo tratto laicale e con la sua capacità di unità e dialogo". La guida di Cl, don Massimo Camisasca, per ricordare la Lubich

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scrive una lettera a tutti i responsabili del Movimento, esprimendo il proprio cor-doglio e ricordando la "amicizia" con cui "Chiara mi onorava". La Famiglia religiosa di Don Orione, che tra l'altro pubblica l'intervista che la Lu-bich ha rilasciato nei giorni scorsi alla rivista orionina, sottolinea la "spiritualità dell'unità" che la fondatrice ha impresso ai focolari. Il presidente del Rinnovamento nello Spirito (RnS), Salvatore Martinez, parla di "commozione profonda, gratitudi-ne grande, responsabilità rinnovata" come "sentimenti" provati alla notizia della scomparsa di Chiara Lubich. In particolare, osserva, la sua "testimonianza evangeli-ca" è "difficile da organizzare in un pensiero, in una tesi, in un racconto, perché an-cora più grande, e spinta dal vento dello Spirito". Questa morte, rimarca infine Gio-vanni Giacobbe, presidente del Forum delle famiglie, "lascia orfano l'associazioni-smo cattolico italiano". Fonte: http://www.ansa.it/opencms/export/site/notizie/rubriche/altrenotizie/visualizza_new.html_20841548.html

I messaggi, i ricordi e l'ininterrotto omaggio alla fondatrice del Movimento dei Focolari

Tutto il mondo dei credenti dice grazie a Chiara Lubich

Roma, 15. La riconoscenza del mondo cattolico, e non solo, a Chiara Lubich è in centinaia e centinaia di messaggi che giungono da ogni parte del mondo al Centro internazionale dei Focolari a Rocca di Papa, in provincia di Roma, dove è allestita la camera ardente e dove una fila ininterrotta di persone continua a rendere omaggio alla fondatrice del movimento morta nelle prime ore di venerdì 14 marzo. "Una grande personalità che in molti del mondo cattolico e non abbiamo amato e ammi-rato - ha detto ieri il cardinale Tarcisio Bertone, segretario di Stato, che martedì alle 15 presiederà le esequie - speriamo che la sua grande eredità, il suo lavoro appas-sionato, la fedeltà alla Chiesa, l'amore a Cristo, che è al centro di ogni vera unità se-condo Dio, continuino a realizzarsi ben oltre le mete che essa ha preparato". Il cordoglio dello Stato italiano è stato espresso, in particolare, dal presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, che definisce Chiara Lubich "una delle figure più rappresentative del dialogo interreligioso e interculturale, una voce rigorosa e lim-pida nel dibattito contemporaneo".

Fra le personalità ecclesiastiche che nelle ultime settimane di vita hanno fatto visita alla fondatrice dei focolarini si ricordano il presidente del Pontificio Consiglio per i Laici ("ogni incontro con lei è stato nella mia vita un avvenimento che ha lasciato tracce profonde" ha detto il cardinale Stanislaw Rylko), il patriarca ecumenico di Costantinopoli, Bartolomeo I, e il pastore Samuel Kobia, segretario generale del Consiglio mondiale delle Chiese, che riunisce 349 comunità ecclesiali di tradizione protestante, ortodossa e anglicana di 110 Paesi. "Il nostro amore per Chiara e l'im-

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mensa gratitudine per il dono di Dio che lei ha rappresentato per il movimento e-cumenico - scrive Kobia in un messaggio - continueranno a motivare e a ispirare il nostro lavoro per l'unità visibile della Chiesa". Un altro protagonista del dialogo ecumenico, frère Alois, priore della comunità di Taizé, ha partecipato con tre fratelli alla messa solenne celebrata ieri pomeriggio alla "Mariapoli" di Rocca di Papa: "Noi a Taizé - ha detto frère Alois - rendiamo grazie a Dio per la vita di Chiara e per tutto quello che ha compiuto. È una luce per noi. E questa luce rimane tra noi. Frère Roger aveva una grande stima e un grande amore per Chiara".

La Conferenza episcopale italiana, con un messaggio firmato dalla presidenza, sot-tolinea come la Lubich abbia arricchito con la sua presenza "la vita della Chiesa in Italia e nel mondo" e ricorda "con particolare riconoscenza la forza della sua testi-monianza, che ha proposto un cammino di fede fondato sul principio di unità". I vescovi svedesi, attraverso monsignor Anders Arborelius, alla guida della diocesi di Stoccolma, hanno diffuso un comunicato nel quale esaltano "l'esemplare impe-gno ecumenico" di Chiara. L'arcivescovo di Buenos Aires, cardinale Jorge Mario Bergoglio, lunedì alle ore 18 celebrerà una messa in cattedrale in suffragio della Lu-bich.

Alle istituzioni ecclesiali fanno eco le comunità e i movimenti cattolici fondati dopo il Concilio Vaticano II. "La mancanza di Chiara si sentirà nella Chiesa" rileva il fon-datore della Comunità di Sant'Egidio, Andrea Riccardi. Il presidente dell'Azione cattolica italiana, Luigi Alici, tiene a ricordare che la Lubich sottolineava con grati-tudine come la scelta di intraprendere la sua strada fosse giunta "durante una riu-nione che l'Azione cattolica teneva, proprio a Loreto, in quegli anni difficili della fi-ne della guerra e del dopoguerra". Paola Vacchina, vicepresidente delle Acli (Asso-ciazioni cristiane lavoratori italiani), la definisce "un luminoso e intrepido volto femminile di Chiesa" che "ha mostrato la forza della mitezza nella costruzione della fraternità tra le religioni, della giustizia economica e sociale e della pace tra i popo-li". Ricordano Chiara Lubich anche le donne del Centro italiano femminile (Cif), per le quali la sua laicità era segnata "da una straordinaria creatività e da un carisma profetico". Don Julián Carrón, presidente della Fraternità di Comunione e Libera-zione, ha inviato un messaggio a Eli Folonari, stretta collaboratrice della fondatrice dei Focolari: "Nulla di ciò che è stata andrà perduto" scrive. Il presidente del mo-vimento Rinnovamento nello Spirito Santo, Salvatore Martinez, parla di "commo-zione profonda, gratitudine grande, responsabilità rinnovata" e osserva che "la te-stimonianza evangelica" di Chiara è "difficile da organizzare in un pensiero, in una tesi, in un racconto, perché ancora più grande, e spinta dal vento dello Spirito". E il Sermig (Servizio missionario giovani), che proprio quest'anno ha proclamato la Lu-bich "Artigiano della Pace", ricorda il rapporto di amicizia e confronto con lei e i fo-colarini.

La camera ardente resterà aperta fino alle 10 di martedì. Poi, nel pomeriggio, l'ulti-mo grande abbraccio nella basilica di San Paolo fuori le mura.

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(©L'Osservatore Romano - 16 marzo 2008)

Chiara Lubich, una vita per la pace

Chiara Lubich era nata a Trento nel 1920 con il nome di battesimo di Silvia, passò i primi anni in estrema povertà dopo che il padre, socialista, aveva perso il lavoro a causa delle sue convinzioni politiche. Mantenendosi agli studi grazie alle lezioni private, si iscrisse all'università a Venezia. Ma lasciò gli studi per seguire la sua vo-cazione. Durante la seconda guerra mondiale, diede avvio ad un'esperienza di condivisione con alcune sue compagne dell'Azione Cattolica. Questo percorso maturò nella scel-ta, il 7 dicembre del '43, di consacrare la propria vita a Dio e di cambiare il proprio nome in Chiara, in onore della Santa di Assisi: si fa risalire tradizionalmente a quel giorno la nascita del Movimento dei Focolari che oggi conta oltre 2 milioni di ade-renti in tutto il mondo. Dopo il bombardamento di Trento nel '44, la Lubich incon-tra una donna impazzita di dolore per la morte dei suoi 4 figli e, secondo il suo rac-conto, è in quell'occasione che avverte la chiamata ad abbracciare il dolore dell'u-manità. All'interno dei Focolari vivono in comune persone che hanno scelto di de-dicare interamente a Dio la propria vita, sia celibi sia sposati. Incontri decisivi nella crescita del Movimento furono quelli con il giornalista e de-putato Igino Giordani, avvenuto nel '48 (per il quale è stato avviato il processo si beatificazione), e quello, l'anno successivo, con Pasquale Foresi, destinato a diven-tare, nel '54, il primo "focolarino' ordinato sacerdote. Insieme alla Lubich, Foresi avrà un ruolo decisivo nella crescita degli studi teologici nel Movimento, nella nascita della casa editrice Città Nuova e della "cittadella" in-ternazionale dei Focolarini a Loppiano, nel 1964. Negli anni '50 si avvia anche l'internazionalizzazione del Movimento, con l'inizio della penetrazione clandestina nei Paesi del blocco sovietico e l'invio di "volontari" del Movimento Umanità nuova nei diversi campi dell'attività umana, dalla politica, all'economia, all'arte, all'insegnamento. Risale al '62 il primo riconoscimento ecclesiastico del Movimento, da parte di Gio-vanni XXIII, preludio dell'approvazione definitiva degli statuti avvenuta solo nel '90 con Giovanni Paolo II. Nel '67, la Lubich decide di fondare il Movimento Fami-glie Nuove, in risposta alla percepita crisi della famiglia mentre l'anno prima era nato il Movimento Gen (Generazione Nuova), rivolto ai giovani. Dopo un viaggio in Brasile nel '91, la Lubich ha l'idea della "Economia di Comunio-ne", una teoria economica basata su una particolare distribuzione degli utili (un ter-zo per lo sviluppo dell'azienda, un terzo ai poveri, un terzo alla formazione dei membri del movimento) messa in pratica da numerose aziende e realtà legate al Movimento. Al primo grande incontro dei movimenti ecclesiali e nuove comunità, la vigilia di Pentecoste '98 in piazza San Pietro, Giovanni Paolo II riconosce operante in queste

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nuove realtà ecclesiali la risposta dello Spirito al processo di scristianizzazione in atto e chiede loro «frutti maturi di comunione e di impegno». Intervenendo, insie-me ad altri 3 fondatori, Chiara Lubich gli assicura l'impegno di contribuire a realiz-zare questa comunione «con tutte le nostre forze». In prima linea nella Chiesa anche nel dialogo ecumenico e interreligioso, con i bud-disti e i musulmani, Chiara Lubich ha visto le sue condizioni di salute aggravarsi a partire dal 2006, con un primo ricovero al Gemelli. Durante l'ultimo ricovero, risa-lente al 10 marzo, le hanno testimoniato, tra gli altri, la loro vicinanza papa Bene-detto XVI con una lettera e il Patriarca ecumenico di Costantinopoli Bartolomeo, che si è recato a sorpresa in visita al Policlinico Gemelli. Fonte: http://www.ilsole24ore.com/art/SoleOnLine4/Italia/2008/03/chiara-lubich-storia.shtml?uuid=51b929b2-f19e-11dc-b9e6-00000e25108c

IL SUO CARISMA

Costruttori di unità nel mondo testimoni

Nato in Italia, oggi il Movimento dei Focolari è presente in 182 Paesi. Don Sie-vers: guidati dal Vangelo dell’amore e dalla preghiera di Gesù «Ut unum sint» MIMMO MUOLO

Da Trento al mondo seguendo sempre e solo le rotte dell’amore di Cristo. Così passo dopo passo, Focolare dopo Focolare, il movimento fondato da Chiara Lubich si è diffuso in 182 Paesi, conquistando i cuori della gente e lasciando un’eredità in-ternazionale, oltre che spirituale. Parola di don Helmut Sievers, 66 anni, attualmen-te alla guida della segreteria per i convegni dei vescovi, dopo essere stato per tre decenni responsabile del movimento in Svizzera, sua patria di adozione (è tedesco). «Io stesso – ricorda – sono stato raggiunto dal Focolare in questo modo. All’epoca ero un giovane e come tanti pensavo che la Chiesa avesse tutte le risposte, ma non capisse le domande della gente. Stavo quasi per abbandonare la fede, quando con alcuni amici mi sono imbattuto nell’esperienza di Chiara e mi sono detto: 'Proviamo'. E allora ho capito che il Vangelo bisogna viverlo e che il cuore del Van-gelo è l’amore». Dunque è questo il 'segreto' dei focolarini?

Penso proprio di sì. Come mi ha detto un cardinale in questi giorni, Chiara Lubich, insieme con Madre Teresa di Calcutta, è una delle grandi figure della Chiesa dei nostri tempi, perché entrambe hanno compreso e fatto comprendere che al centro del Vangelo stanno soprattutto due cose: da un lato l’amore che è pronto a dare la vita per gli altri e dall’altro il desiderio massimo di Gesù, cioè l’ut unum sint, che tutti siano uno.

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Questi elementi, però, appartengono da sempre al dna del cristianesimo. Qual è la novità specifica introdotta da Chiara Lubich?

La sua riscoperta del Vangelo ha sempre valorizzato la dimensione comunitaria. E questo, all’inizio del movimento, costituiva davvero una novità poiché la spirituali-tà del tempo sottolineava piuttosto la pietas personale. Chiara, invece, ci ha insegna-to ad andare fino a Dio con e attraverso i fratelli, perché ha scelto come modello Gesù crocifisso che dando la vita per tutti abbraccia ogni uomo.

E il mondo sembra aver compreso.

Sì, in molti colgono questo orientamento. È su questa base ad esempio che è stato possibile impostare il dialogo ecumenico con appartenenti ad oltre 300 Chiese cri-stiane dei cinque continenti e quello interreligioso, con fedeli dell’ebraismo, del-l’islam, dell buddismo e di altre grandi religioni. All’inizio Chiara pensava che la sua vocazione fosse solo a servizio dei cattolici. Poi Frere Roger di Taizé le disse: 'In te vedo realizzate molte delle mie aspirazioni'. E il patriarca Atenagora era solito ri-cordarle: 'Tu hai due padri. Uno grande a Roma (cioè il Papa) e uno anziano a Co-stantinopoli'. Per non parlare poi di un gruppo di evangelici tedeschi che rimasero davvero ammirati del suo modo di vivere il Vangelo.

Ma se in ambito ecumenico questo è comprensibile, cos’è che ha permesso di a-prire il dialogo anche con i credenti di altre religioni?

Ricordo che il primo significativo momento di questo dialogo si ebbe a Londra nel 1977, dove Chiara si era recata per ricevere il 'Premio Templeton' per il progresso della religione. Chiara ci disse di aver avvertito in quella occasione che la presenza del Signore era palpabile, soprattutto per il grande rispetto reciproco, perché dove c’è carità, c’è Dio. Si è aperto così il dialogo fecondo con le altre religioni. Negli Stati Uniti, ad esempio, decine di moschee hanno accolto il messaggio di Chiara, che pur non avendo mai nascosto la propria identità cattolica, ha soprattutto trasmesso l’amore per tutti gli uomini insegnato da Gesù. E lo stesso è avvenuto in Giappone con i buddisti, specie dopo l’incontro con 10mila credenti di quella religione, avve-nuto all’inizio degli anni ’80 a Tokio.

E nei confronti dei non credenti?

Chiara li ha sempre considerati persone da amare in Cristo. Ricordo che un espo-nente comunista, anche di un certo livello, le disse. 'Noi in fondo vogliamo la stessa cosa: la fratellanza universale'. Lei la riteneva l’espressione laica del desiderio di Gesù che tutti siano uno. E così sono cominciati incontri specifici in diversi Paesi, Austria, Germania, nazioni dell’est, che hanno dato grandi frutti. Oggi, per esem-pio, ci sono gruppi di non credenti che si adoperano per aiutare i cristiani palestine-si di Betlemme.

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A proposito di aiuti. Come si è giunti all’economia di comunione?

L’idea nacque nel 1991, quando visitando il Brasile Chiara si accorse che i beni messi in comune nelle nostre comunità di quel Paese non bastavano a sostenere i 20mila aderenti al movimento che vivevano sotto la soglia della povertà. Sono nate così le prime piccole attività imprenditoriali che si basano sulla divisione degli utili in tre parti: una da reinvestire nell’attività, una per aiutare i poveri e una per for-mare persone alla cultura del dare più che dell’avere. Oggi ci sono 800 aziende in tutto il mondo e quest’anno per la prima volta con gli utili abbiamo potuto sostene-re 5000 membri del movimento che vivono sotto la soglia della povertà. Ma la cosa più straordinaria è che l’economia di comunione ha messo in moto una catena che riduce il numero dei bisognosi.

Quale sarà la priorità per il futuro?

La famiglia soprattutto. Ci sono 800mila 'famiglie nuove' in tutto il mondo che si ispirano al carisma dell’unità. È urgente fare qualcosa per curare le varie ferite della famiglia, per esempio, far sentire anche ai divorziati risposati che Dio li ama e che la Chiesa resta madre anche per loro.

Avvenire, 16 marzo 2008.

Brasile L’ECONOMIA DI COMUNIONE, RICETTA PER FAR CRESCERE IL PAESE

di GHERARDO MILANESI

Il movimento dei Focolari in Brasile è una realtà consolidata: mezzo secolo di pre-senza e 300mila aderenti tra sacerdoti, religiosi e laici. Numeri importanti ma forse quel che colpisce di più nell’attività che l’organizzazione fondata da Chiara Lubich ha sviluppato nel Paese verdeoro è il successo della cosiddetta economia di comu-nione. Nel Paese sono oltre 200 le aziende che sperimentano un modo nuovo di fare impresa. Molte sono concentrate in due veri e propri poli industriali, che portano il nome di battesimo di due storici membri del movimento: il polo Spartaco, oltre 30mila metri quadrati di terreno a Vargem Grande Paulista, vicino a San Paolo; e il recentissimo polo Ginetta, che è stato inaugurato lo scorso agosto a Recife. Un’espansione significativa se si pensa al concetto, tanto affascinante quanto rivo-luzionario che sta alla base dell’economia di comunione: gli utili delle società, inve-ce di finire nelle tasche dell’imprenditore, vanno al movimento, che li ridistribuisce ai più bisognosi. Fu proprio in Brasile che Chiara Lubich, nel mag- gio del 1991, lanciò questo progetto. «L’economia di comunione funziona in modo abbastanza semplice – spiega Klaus Brüschke, 48 anni, direttore del mensile Cidade Nova (e-dizione brasiliana di Città Nuova, la rivista ufficiale dei Focolari) –: gli utili delle imprese non vengono distribuiti tra i soci ma vengono usati per tre scopi. Una parte

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viene reinvestita nell’azienda per garantirne il futuro e promuovere la creazione di nuovi posti di lavoro. Il resto viene ceduto ai Focolari che utilizzano questi fondi o per sostenere i più bisognosi oppure per finanziare le iniziative educative del mo-vimento». Nell’economia di comunione all’imprenditore rimane in tasca soltanto una quota fissa, in pratica uno stipendio. Altro non è che la versione allargata, della comunio-ne dei beni che i membri più impegnati del movimento dei Focolari praticano come scelta di vita. «Si tratta di uno dei tanti miracoli del Vangelo. E di una delle tante in-tuizioni della nostra fondatrice, che ha sempre sostenuto che chi fa impresa nel fondo del suo cuore vuole creare qualcosa di più duraturo e profondo di una bella azienda che guadagni tanto».

Le imprese che aderiscono all’economia di comunione non ricevono alcun tipo di sussidio dal movimento dei Focolari: per distribuire ricchezza, devono saperla crea-re con le proprie forze. «Sono vere aziende che agiscono secondo le leggi del merca-to – conferma Brüschke –. Ma con una logica diversa da quella dominante nel mondo economico. Al centro infatti, ci sono le persone. Per questo le nostre aziende investono tanto in formazione professionale e garantiscono ai dipendenti ambienti di lavoro gradevoli, a misura d’uomo ».

Legate all’economia di comunione le iniziative del movimento sono ormai una re-altà consolidata in molte aree depresse del Brasile: l’azione di ridistribuzione di 2.400 ettari di terreno attuata nel poverissimo Stato brasiliano del Maranhão; i pro-getti di adozione a distanza riguardanti bambini di Recife, San Paolo e Brasilia; i centri per i meninos de rua (bambini di strada) aperti a Duque de Caxias, nella pe-riferia di Rio de Janeiro e a Itapetininga (San Paolo); e le «Fattorie della speranza», luoghi di recupero per tossicodipendenti e alcolizzati presenti in tutto il Paese. Co-me disse Chiara Lubich in una sua visita in Brasile nel 1998: «Lo scopo del mo-vimento in questo Paese sono i poveri, non dimenticatelo mai».

Fare impresa mettendo al centro la persona: è lo spirito che alimenta oltre duecento aziende distribuite tra i confini dello Stato verdeoro

Da “Avvenire”, 16 marzo 2008.

Thailandia CHIANG MAI, LABORATORIO DEL DIALOGO CON I BUDDISTI

di VIVIANA DALOISO

Cinquecento chilometri da Bangkok, tutt’intorno montagne, il verde intenso delle foreste, le anse del fiume Ping: a Chiang Mai, la 'città nuova' nel nord della Thai-landia, la notizia della morte di Chiara Lubich è arrivata di mattina, venerdì, quan-do in Italia era ancora buio. Una telefonata, in uno dei due centri del Movimento

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dei Focolari nati in città dopo la visita di Chiara, nel 1997: alla cornetta Roberto Si-gnor, tra i responsabili dei numerosi progetti avviati sul territorio. La notizia rim-balza nei corridoi, fin giù, in strada, sulla bocca dei bambini in bicicletta che scor-razzano per la strada. La «signora coraggiosa», che per la prima volta aveva varcato la porta dell’università cittadina frequentata dai monaci buddisti e aveva parlato loro di un uomo chiamato Cristo, non c’è più. Chiara, a Chiang Mai, tutti la ricorda-no per quell’incontro storico. E per quel messaggio d’amore, spiegato con esempi concreti, e messo in atto nel corso degli anni: nelle scuole, dove i focolarini insegna-no ai più piccoli a leggere e scrivere; nei quartieri poveri, dove il sostegno del mo-vimento si trasforma in medicinali e vestiti; e poi più lontano, nei campi profughi disseminati lungo la linea di confine con la Birmania, dove sono 1300 i piccoli adot-tati a distanza grazie al progetto ponte che unisce Rocca di Papa alla Thailandia e che lì, dove manca tutto, fa arrivare la speranza.

«La visione di Chiara qui a Chiang Mai ha avuto uno sviluppo straordinario», spiega Signor, che in città è arrivato undici anni fa, proprio alla vigilia della visita della Lubich. Nell’aula gremitissima del campus di Mahachulalongkorn, nel 1997, c’era anche lui: «Chiara si rivolse ai monaci buddisti spiegando loro la sua espe-rienza di vita, le motivazioni concrete che l’avevano spinta a fondare il Movimento dei Focolari. Poi disse ai monaci che l’amore, radice della fede cristiana, richiede quattro cose: amare tutti, amare per primi, farsi uno (piangere con chi piange, gioire con chi gioisce), amare l’altro come sé». Le parole suonarono come una rivoluzione: «Per la prima volta fu così evidente a tutti che i capisaldi del cattolicesimo erano così simili e, per così dire, vicini a quelli della religione e filosofia del Buddha». Era l’inizio del dialogo tra le due religioni, ben sintetizzato dalle parole con cui spesso il rettore dell’università, Ajahn Thong, ha ricordato la visita di Chiara: «Siamo come due matite di colore diverso, che si avvicinano per la punta: a volte fedeli di reli-gioni diverse sono più vicini tra loro di quanto non avvenga con persone della pro-pria religione. Noi lo sperimentiamo con i focolarini ».

Una vicinanza fatta di valori condivisi, spesso messi a confronto negli incontri e dibattiti organizzati presso i centri del Movimento dei Focolari in città, dove mona-ci e laici si ritrovano con cadenza settimanale: «Si tratta di occasioni di dibattito e di meditazione sui grandi temi della pace, dell’amore verso tutte le creature – conti-nua Signor –. La forza del messaggio di Chiara è soprattutto questa: essersi inserito in una tradizione feconda, trovando le leve per stimolarla a un confronto aperto». Quel confronto che si è ripetuto – commovente – anche venerdì notte, nella Catte-drale di Chiang Mai. Mentre i cattolici si erano riuniti per pregare la loro 'mamma' salita in cielo, centinaia di monaci si sono raccolti davanti alla chiesa. In testa il ret-tore Thong, che ha chiesto il permesso di sedersi e 'meditare' con gli altri fedeli. «Non deve nemmeno chiederlo», gli ha sussurrato Signor, e la preghiera ecumenica ha avuto inizio. Proprio come l’avrebbe voluta Chiara.

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Nel 1997 la Lubich parlò nell’Università dei monaci seguaci del Buddha. Ora si tengono incontri a cadenza settimanale

Intervista a don Helmut Sievers (17 marzo 2008)

COSTRUTTORI DI UNITÀ NEL MONDO

di Mimmo Muolo

Da Trento al mondo seguendo sempre e solo le rotte dell’amore di Cristo. Così pas-so dopo passo, Focolare dopo Focolare, il movimento fondato da Chiara Lubich si è diffuso in 182 Paesi, conquistando i cuori della gente e lasciando un’eredità inter-nazionale, oltre che spirituale. Parola di don Helmut Sievers, 66 anni, attualmente alla guida della segreteria per i convegni dei vescovi, dopo essere stato per tre de-cenni responsabile del movimento in Svizzera, sua patria di adozione (è tedesco). «Io stesso – ricorda – sono stato raggiunto dal Focolare in questo modo. All’epoca ero un giovane e come tanti pensavo che la Chiesa avesse tutte le risposte, ma non capisse le domande della gente. Stavo quasi per abbandonare la fede, quando con alcuni amici mi sono imbattuto nell’esperienza di Chiara e mi sono detto: "Provia-mo". E allora ho capito che il Vangelo bisogna viverlo e che il cuore del Vangelo è l’amore». Dunque è questo il "segreto" dei focolarini? Penso proprio di sì. Come mi ha detto un cardinale in questi giorni, Chiara Lubich, insieme con Madre Teresa di Calcutta, è una delle grandi figure della Chiesa dei nostri tempi, perché entrambe hanno compreso e fatto comprendere che al centro del Vangelo stanno soprattutto due cose: da un lato l’amore che è pronto a dare la vita per gli altri e dall’altro il desiderio massimo di Gesù, cioè l’ut unum sint, che tutti siano uno. Questi elementi, però, appartengono da sempre al dna del cristianesimo. Qual è la novità specifica introdotta da Chiara Lubich? La sua riscoperta del Vangelo ha sempre valorizzato la dimensione comunitaria. E questo, all’inizio del movimento, costituiva davvero una novità poiché la spirituali-tà del tempo sottolineava piuttosto la pietas personale. Chiara, invece, ci ha insegna-to ad andare fino a Dio con e attraverso i fratelli, perché ha scelto come modello Gesù crocifisso che dando la vita per tutti abbraccia ogni uomo. E il mondo sembra aver compreso. Sì, in molti colgono questo orientamento. È su questa base ad esempio che è stato possibile impostare il dialogo ecumenico con appartenenti ad oltre 300 Chiese cri-

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stiane dei cinque continenti e quello interreligioso, con fedeli dell’ebraismo, dell’islam, dell buddismo e di altre grandi religioni. All’inizio Chiara pensava che la sua vocazione fosse solo a servizio dei cattolici. Poi Frere Roger di Taizé le disse: "In te vedo realizzate molte delle mie aspirazioni". E il patriarca Atenagora era soli-to ricordarle: "Tu hai due padri. Uno grande a Roma (cioè il Papa) e uno anziano a Costantinopoli". Per non parlare poi di un gruppo di evangelici tedeschi che rima-sero davvero ammirati del suo modo di vivere il Vangelo. Ma se in ambito ecumenico questo è comprensibile, cos’è che ha permesso di a-prire il dialogo anche con i credenti di altre religioni? Ricordo che il primo significativo momento di questo dialogo si ebbe a Londra nel 1977, dove Chiara si era recata per ricevere il "Premio Templeton" per il progresso della religione. Chiara ci disse di aver avvertito in quella occasione che la presenza del Signore era palpabile, soprattutto per il grande rispetto reciproco, perché dove c’è carità, c’è Dio. Si è aperto così il dialogo fecondo con le altre religioni. Negli Stati Uniti, ad esempio, decine di moschee hanno accolto il messaggio di Chiara, che pur non avendo mai nascosto la propria identità cattolica, ha soprattutto trasmesso l’amore per tutti gli uomini insegnato da Gesù. E lo stesso è avvenuto in Giappone con i buddisti, specie dopo l’incontro con 10mila credenti di quella religione, avve-nuto all’inizio degli anni ’80 a Tokio. E nei confronti dei non credenti? Chiara li ha sempre considerati persone da amare in Cristo. Ricordo che un espo-nente comunista, anche di un certo livello, le disse. "Noi in fondo vogliamo la stessa cosa: la fratellanza universale". Lei la riteneva l’espressione laica del desiderio di Gesù che tutti siano uno. E così sono cominciati incontri specifici in diversi Paesi, Austria, Germania, nazioni dell’est, che hanno dato grandi frutti. Oggi, per esem-pio, ci sono gruppi di non credenti che si adoperano per aiutare i cristiani palestine-si di Betlemme. A proposito di aiuti. Come si è giunti all’economia di comunione? L’idea nacque nel 1991, quando visitando il Brasile Chiara si accorse che i beni mes-si in comune nelle nostre comunità di quel Paese non bastavano a sostenere i 20mila aderenti al movimento che vivevano sotto la soglia della povertà. Sono nate così le prime piccole attività imprenditoriali che si basano sulla divisione degli utili in tre parti: una da reinvestire nell’attività, una per aiutare i poveri e una per for-mare persone alla cultura del dare più che dell’avere. Oggi ci sono 800 aziende in tutto il mondo e quest’anno per la prima volta con gli utili abbiamo potuto sostene-re 5000 membri del movimento che vivono sotto la soglia della povertà. Ma la cosa più straordinaria è che l’economia di comunione ha messo in moto una catena che riduce il numero dei bisognosi. Quale sarà la priorità per il futuro? La famiglia soprattutto. Ci sono 800mila "famiglie nuove" in tutto il mondo che si ispirano al carisma dell’unità. È urgente fare qualcosa per curare le varie ferite della

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famiglia, per esempio, far sentire anche ai divorziati risposati che Dio li ama e che la Chiesa resta madre anche per loro.

Benedetto XVI ricorda Chiara Lubich in una lettera inviata al cardinale Bertone in occasio-

ne dei funerali

Donna di intrepida fede mite messaggera di speranza e di pace

Il servizio "silenzioso e incisivo" reso da Chiara Lubich alla Chiesa in "totale sintonia" con il magistero dei Pontefici è stato sottolineato da Benedetto XVI nella lettera letta dal cardi-nale Tarcisio Bertone, segretario di Stato, durante i funerali della fondatrice del movimento dei Focolari, celebrati nel pomeriggio di martedì 18 marzo, nella basilica di San Paolo fuori le mura.

Al Signor Cardinale Tarcisio Bertone

Segretario di Stato

Prendo parte spiritualmente alla solenne liturgia con cui la comunità cristiana ac-compagna Chiara Lubich nel suo commiato da questa terra per entrare nel seno del Padre celeste. Rinnovo con affetto i sentimenti del mio vivo cordoglio ai responsa-bili e all'intera Opera di Maria - Movimento dei Focolari, come pure a quanti hanno collaborato con questa generosa testimone di Cristo, che si è spesa senza riserve per la diffusione del messaggio evangelico in ogni ambito della società contemporanea, sempre attenta ai "segni dei tempi".

Tanti sono i motivi per rendere grazie al Signore del dono fatto alla Chiesa in que-sta donna di intrepida fede, mite messaggera di speranza e di pace, fondatrice di una vasta famiglia spirituale che abbraccia campi molteplici di evangelizzazione. Vorrei soprattutto ringraziare Iddio per il servizio che Chiara ha reso alla Chiesa: un servizio silenzioso e incisivo, in sintonia sempre con il magistero della Chiesa: "I Papi - diceva - ci hanno sempre compreso". Questo perché Chiara e l'Opera di Ma-ria hanno cercato di rispondere sempre con docile fedeltà ad ogni loro appello e de-

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siderio. L'ininterrotto legame con i miei venerati Predecessori, dal Servo di Dio Pio XII al Beato Giovanni XXIII, ai Servi di Dio Paolo VI, Giovanni Paolo I e Giovanni Paolo II ne è concreta testimonianza. Guida sicura da cui farsi orientare era per lei il pensiero del Papa. Anzi, guardando le iniziative che ha suscitato, si potrebbe addi-rittura affermare che aveva quasi la profetica capacità di intuirlo e di attuarlo in an-ticipo. La sua eredità passa ora alla sua famiglia spirituale: la Vergine Maria, mo-dello costante di riferimento per Chiara, aiuti ogni focolarino e focolarina a prose-guire sullo stesso cammino contribuendo a far sì che, come ebbe a scrivere l'amato Giovanni Paolo II all'indomani del Grande Giubileo dell'Anno 2000, la Chiesa sia sempre più casa e scuola di comunione.

Il Dio della speranza accolga l'anima di questa nostra sorella, conforti e sostenga l'impegno di quanti ne raccolgono il testamento spirituale. Assicuro per questo un particolare ricordo nella preghiera, mentre invio a tutti i presenti al sacro rito la Be-nedizione Apostolica.

Dal Vaticano, 18 Marzo 2008

Il cardinale Tarcisio Bertone, segretario di Stato, celebra i funerali di Chiara Lubich

L'economia di comunione risorsa per un nuovo ordine mondiale

Sono stati celebrati dal cardinale Tarcisio Bertone, segretario di Stato, nel pomeriggio di martedì 18 marzo, nella basilica di San Paolo fuori le Mura, i funerali di Chiara Lubich. Una grande folla di fedeli ha gremito il tempio e il quadriportico esterno, assistendo al rito anche attraverso i maxischermi.

Hanno partecipato alla celebrazione sedici cardinali e quaranta vescovi. Cento i sacerdoti che hanno distribuito la comunione. Erano presenti esponenti del Consiglio ecumenico delle Chiese, ortodossi, anglicani, luterani e appartenenti ad altre religioni. Tra le autorità italia-ne il presidente del Consiglio dei ministri Romano Prodi, il presidente della Camera dei de-putati Fausto Bertinotti, alcuni ministri e personalità politiche.

Alle 14.20 il feretro è giunto nella basilica ostiense, accolto da un lunghissimo applauso. Prima delle esequie si è svolta un'ora di preghiera, conclusasi con le testimonianze di rap-presentanti di movimenti ecclesiali, delle Chiese cristiane e di altre confessioni religiose. Durante il rito funebre, all'omelia il cardinale Bertone ha letto il testo della lettera - che

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pubblichiamo in prima pagina - con cui Benedetto XVI partecipa al dolore della grande fa-miglia spirituale dei "focolari".

Eminenze Reverendissime, Eccellenze Reverendissime, illustri Autorità, cari membri del Movimento dei Focolari, cari fratelli e sorelle,

La prima Lettura ha riproposto alla nostra meditazione il noto passaggio del Libro di Giobbe. Il giusto, duramente provato, proclama, anzi quasi grida: "Io so che il mio redentore è vivo... io lo vedrò, io stesso, i miei occhi lo contempleranno non da straniero". Mentre porgiamo l'ultimo saluto a Chiara Lubich, le parole del santo Giobbe evocano in noi il ricordo dell'ardente desiderio dell'incontro con Cristo che ha segnato l'intera sua esistenza, ed ancor più intensamente gli ultimi mesi e giorni provati dall'aggravarsi del male che l'ha spogliata di ogni energia fisica, in una gra-

duale ascesa del Calvario culminata nel dolce ritorno nel seno del Padre. Chiara ha percorso la tappa finale del pellegrinaggio terreno accompagnata dalla preghiera e dall'affetto dei suoi che le si sono stretti in un grande ed i-ninterrotto abbraccio. Flebile ma deciso è stato, nel cuore della notte, l'ultimo "sì" al mistico sposo della sua anima, Gesù "abbandonato-risorto". Ora tutto

è veramente compiuto: il sogno degli inizi si è fatto verità, l'anelito appassionato è appagato. Chiara incontra Colui che ha amato senza vedere e, piena di gioia, può esclamare: "Sì, il mio redentore è vivo!".

La notizia della sua morte ha suscitato una vasta eco di cordoglio in ogni ambiente, tra migliaia di uomini e donne dei cinque continenti, credenti e non, potenti e pove-ri della terra. Benedetto XVI, che ha subito fatto pervenire la sua confortatrice be-nedizione, adesso per mio tramite rinnova l'assicurazio-ne della sua partecipazione al grande dolore della sua famiglia spirituale. Esponenti di altre Chiese cristiane e di diverse religioni si sono uniti al coro di am-mirata stima e di profonda partecipazione. Anche i mass media hanno posto in luce il lavoro da lei svolto nel diffondere l'amore evangelico tra persone di cultura, fede e formazione diverse. In effetti - lo possiamo ben dire - la vita di Chiara Lubich è un canto all'amore di Dio, a Dio che è Amore.

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"Chi sta nell'amore dimora in Dio e Dio dimora in lui". Quante volte Chiara ha me-ditato queste parole e quante volte le ha riprese nei suoi scritti, ad esempio nelle "parole di vita" a cui hanno attinto centinaia di migliaia di persone per la loro for-mazione spirituale! Non c'è altra via per conoscere Dio e per dare senso e valore all'umana esistenza. Solo l'Amore, l'Amore divino ci rende capaci di "generare" a-more, di amare persino i nemici. Questa è la novità cristiana, qui sta tutto il Vange-lo. Ma come vivere l'Amore? Dopo l'Ultima Cena, nel commosso congedo dagli Apo-stoli, - lo abbiamo riascoltato poco fa - Gesù prega "perché tutti siano una sola co-sa". È dunque la preghiera di Cristo a sorreggere il cammino dei suoi amici di ogni epoca. È il suo Spirito a suscitare nella Chiesa testimoni di Vangelo vivo; è ancora Lui, il Dio vivente, a guidarci nelle ore della tristezza e del dubbio, della difficoltà e del dolore. Chi si affida a Lui nulla teme, né la fatica della traversata di mari tempe-stosi, né gli ostacoli e le avversità di ogni genere. Chi costruisce la sua casa su Cri-sto, costruisce sulla roccia dell'Amore che tutto sopporta, tutto supera, tutto vince. Il secolo XX è costellato di astri lucenti di questo amore divino. Non dovrà pertanto essere ricordato solo per le meravigliose conquiste conseguite nel campo della tec-nica e della scienza e per il progresso economico che però non ha eliminato, anzi ta-lora ha persino accentuato l'ingiusta ripartizione delle risorse e dei beni tra i popoli; non passerà alla storia solo per gli sforzi dispiegati per costruire la pace che pur-troppo non hanno impedito crimini orrendi contro l'umanità e conflitti e guerre che non smettono di insanguinare vaste regioni della terra. Il secolo scorso, pur carico di non poche contraddizioni, è il secolo in cui Dio ha suscitato innumerevoli ed e-roici uomini e donne che, mentre lenivano le piaghe dei malati e dei sofferenti e condividevano la sorte dei piccoli, dei poveri e degli ultimi, dispensavano il pane della carità che sana i cuori, apre le menti alla verità, restituisce fiducia e slancio a vite spezzate dalla violenza, dall'ingiustizia, del peccato. Alcuni di questi pionieri della carità la Chiesa li addita già come santi e beati: don Guanella, don Orione, don Calabria, Madre Teresa di Calcutta ed altri ancora.

È stato anche il secolo dove sono nati nuovi Movimenti ecclesiali, e Chiara Lubich trova posto in questa costellazione con un carisma che le è del tutto proprio e che ne contraddistingue la fisionomia e l'azione apostolica. La fondatrice del Movimen-to dei Focolari, con stile silenzioso ed umile, non crea istituzioni di assistenza e di promozione umana, ma si dedica ad accendere il fuoco dell'amore di Dio nei cuori. Suscita persone che siano esse stesse amore, che vivano il carisma dell'unità e della comunione con Dio e con il prossimo; persone che diffondano "l'amore-unità" fa-cendo di se stessi, delle loro case, del loro lavoro un "focolare" dove ardendo l'amo-re diventa contagioso e incendia quanto sta accanto. Missione questa possibile a tutti perché il Vangelo è alla portata di ognuno: vescovi e sacerdoti, ragazzi, giova-ni e adulti, consacrati e laici, sposi, famiglie e comunità, tutti chiamati a vivere l'i-deale dell'unità: "Che tutti siano uno!". Nell'ultima intervista da lei rilasciata ed apparsa proprio nei giorni della sua agonia, Chiara afferma che "è la meraviglia dell'amore scambievole la linfa vitale del Corpo mistico di Cristo".

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Il Movimento dei Focolari si impegna così a vivere alla lettera il Vangelo, "la più potente ed efficace rivoluzione sociale" e da esso prendono avvio i movimenti "Fa-miglie nuove" e "Umanità nuova", la casa editrice Città Nuova, la cittadella di Lop-piano e altre cittadelle di testimonianza nei diversi continenti, e diramazioni laicali come, ad esempio, i "Volontari di Dio". Nel clima di rinnovamento suscitato dal pontificato del beato Giovanni XXIII e dal Concilio Vaticano II trovò fertile terreno la sua coraggiosa apertura ecumenica e la ricerca del dialogo con le religioni. Negli anni della contestazione giovanile, il movimento Gen catalizzò migliaia e migliaia di giovani affascinandoli all'ideale dell'amore evangelico, allargando poi il proprio raggio di azione con "Giovani per un mondo unito". La proposta del Vangelo senza sconti Chiara la volle fare anche ai bambini, ai ragazzi per i quali fu fondato il mo-vimento "Ragazzi per l'unità". In Brasile, per andare incontro alle condizioni di quanti vivevano nelle periferie delle metropoli lanciò il progetto di un'"economia di comunione nella libertà", prospettando una nuova teoria e prassi economica basata sulla fraternità, per uno sviluppo sostenibile a vantaggio di tutti. Volesse il Signore che tanti studiosi e operatori economici assumessero l'economia di comunione co-me una risorsa seria per programmare un nuovo ordine mondiale condiviso! Ed ancora quanti altri incontri con rappresentanti di diverse religioni, con esponenti politici e del mondo della cultura!

Mariapoli, città di Maria, volle chiamare così gli incontri e le proposte di una socie-tà rinnovata dall'amore evangelico. Perché città di Maria? Perché per Chiara la Ma-donna è "la preziosissima chiave per entrare nel Vangelo". E forse, proprio per que-sto, è stata capace di evidenziare nella Chiesa, in maniera efficace e costruttiva, il suo "profilo mariano". A Maria decise di affidare la sua opera dandole appunto il suo nome: Opera di Maria. L'Opera allora, afferma Chiara, "rimarrà sulla terra co-me altra Maria: tutto Vangelo, nient'altro che Vangelo e, poiché Vangelo, non mo-rirà". E come non immaginare che sia proprio la Vergine Santa ad accompagnare Chiara nel suo approdo nell'eternità?

Cari fratelli e sorelle, proseguiamo la celebrazione eucaristica, portando all'altare il nostro grazie al Signore per la testimonianza che ci lascia questa sorella in Cristo, per le sue intuizioni profetiche che hanno preceduto e preparato i grandi mutamen-ti della storia e gli eventi straordinari che ha vissuto la Chiesa nel secolo XX. Il no-stro grazie si unisce a quello di Chiara. Considerando i tanti doni e le tante grazie ricevute, Chiara diceva che quando si sarebbe presentata davanti a Dio e il Signore le avrebbe chiesto il suo nome, avrebbe risposto semplicemente: "Il mio nome è grazie. Grazie, Signore, per tutto e per sempre".

A noi, specialmente ai suoi figli spirituali, tocca il compito di proseguire la missione da lei iniziata. Dal Cielo, dove amiamo pensare che sia accolta da Gesù suo sposo, continuerà a camminare con noi e ad aiutarci. Quest'oggi, mentre la salutiamo con affetto, riascoltiamo dalla sua stessa voce queste parole che tante volte amava ripe-tere: "Vorrei che l'Opera di Maria, alla fine dei tempi, quando, compatta, sarà in at-

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tesa di apparire davanti a Gesù abbandonato-risorto, possa ripetergli - facendo sue le parole che sempre mi commuovono del teologo belga Jacques Leclercq - "il tuo giorno, mio Dio, io verrò verso di Te... Verrò verso di Te, mio Dio (...) e con il mio sogno più folle: portarti il mondo fra le braccia"". Questo è il sogno di Chiara, que-sto sia anche il nostro anelito incessante: "Padre, che tutti siano una cosa sola, per-ché il mondo creda". Amen!