la sepsi -...
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03/03/2017 Prof.David
La Sepsi
L'argomento di oggi è la sepsi. E' un argomento che interessa particolarmente la terapia intensiva, ma la sepsi è
una sindrome che non si sviluppa solo in terapia intensiva, quindi non è appannaggio esclusivo dei pazienti
critici. Si può sviluppare anche in ambiente medico, in ambiente chirurgico, oggi anche a domicilio, nelle RSA, in
posti di lunga degenza. La sepsi è una sindrome gravata da una mortalità elevatissima, quindi, nonostante tutti
gli accorgimenti che sono stati adottati negli ultimi anni, essa continua ad essere una patologia ad elevatissima
mortalità. Dobbiamo inizialmente focalizzarci su questi 4 punti:
1) Perchè la sepsi è un problema attuale?
2) Che cos'è la sepsi? (dato che spesso viene confusa con l'infezione)
3) Qual è l'origine della sepsi?
4) Quali sono le raccomandazioni della Surviving Sepsis Campaign? (raccomandazioni internazionali per cercare
di ridurne la mortalità)
Perchè è un problema attuale?
Abbiamo detto che la sepsi è associata ad una mortalità
elevatissima. Essa non è conseguenza d'altro se non di un
elevatissimo consumo di risorse sanitarie. Questo è un aspetto
da tenere molto in considerazione specialmente oggi che
dobbiamo fare i conti, da una parte, con la qualità delle cure e
quindi dell'assistenza, ma, dall'altra parte, con un razionale
impiego delle risorse economiche.
Vedete dalla diapositiva i numeri elevatissimi di mortalità del
30-60% ad un mese dalla diagnosi e che in tutto il mondo è
stimata una mortalità attorno alle 1400 persone al giorno.
Questi numeri ci fanno attenzionare il problema perchè
rendono la sepsi una fra le patologie a più elevata mortalità
anche rispetto all'infarto miocardico. Il problema è ancora più
accentuato perchè è atteso un aumento della sepsi, considerato
che aumenta l'invecchiamento della popolazione generale e
anche grazie alle nuove tecnologie sia diagnostiche che terapeutiche, poichè si assiste ad un prolungamento
della vita, tutto questo non fa altro che incrementare le potenzialità di una maggiore incidenza della sepsi.
Vedete ancora l'importanza della mortalità per sepsi dato che essa è la causa principale di morte nelle ICU-non
coronariche, con 300 casi di sepsi per 100.000 abitanti in USA e con il 35% di mortalità cruda. In più, circa la
metà di questi casi si verifica fuori dalle ICU (per quello che vi dicevo inizialmente, ovvero che la sepsi non è
solo appannaggio della terapia intensiva ma di tutti i luoghi di degenza), con 200.000 casi di shock settico
(40-70% di mortalità).
Che cos'è la sepsi?
Le ultime linee guida sono del 2016, ma rifacendoci
a quelle vecchie esse facevano una
raccomandazione, ovvero quella di attenzionare
tutti i criteri di accesso, con riferimento a quei
pazienti in cui si potesse avere il sospetto di una
sepsi. Nelle precedenti linee guida si parla di sepsi,
sepsi severa e shock settico mentre nel 2016 questa
terminologia verrà modificata. C'era una definizione
per infezione, sepsi, sepsi severa e shock settico.
Queste erano, per definizione, i vari gradi di gravità della sepsi. Chiaramente sepsi da non confondere con
l'infezione. La sepsi infatti non è un'infezione ma è provocata da un'infezione. Essa è una risposta abnorme ad
un'infezione che, in passato, veniva associata all'infezione batterica da Gram negativi ma oggi si è vista che non
è solo appannaggio dei Gram negativi ma è provocata anche dai Gram positivi, dai miceti e dai parassiti. A
differenza quindi dell'infezione, la sepsi è una risposta infiammatoria sistemica (SIRS) ad un'infezione
evidenziata (quindi manifesta) oppure non evidenziata (infatti è possibile che l'infezione sia contestualmente
associata oppure che l'infezione sia stata il primum movens, poi è stata controllata ma il processo settico si è
ormai avviato). Quindi la sepsi è una risposta abnorme dell'organismo, questo spiega il perchè non tutti coloro
che contraggono un'infezione vanno incontro a sepsi.
Questo è un passaggio da non sottovalutare perchè
spesso il paziente infetto è considerato anche settico
ma non è così perchè il pz è settico quando si ha
questa risposta infiammatoria abnorme (risposta
anti-infiammatoria ad una risposta infiammatoria) che
determina lesioni d'organo. Tutto questo avviene nel
tempo. Si ha inizialmente un'infezione e da quella
base si sviluppa una SIRS alla quale si oppone una
risposta anti-infiammatoria che, invece di essere
equilibrata, è eccessiva e tutto questo provoca lesioni
dei vari organi e lo sviluppo della sepsi, che alcuni la
definiscono endotelite maligna, dato che la sepsi, in
fondo, non è altro che una patologia dell'endotelio.
Non mi soffermo sulla cascata infiammatoria ma su quando noi dobbiamo parlare di SIRS e quindi, se associata
ad un'infezione, parlare di sepsi (ma anche nel caso in cui la SIRS non sia associata o non sia associabile ad un
infezione dobbiamo sempre pensare che ci sia una sepsi).
SIRS (vedi slide accanto)
La presenza di questi segni ci fa già individuare una
SIRS la quale si può presentare anche in un pz non
settico, come in un politraumatizzato, in un pz
ustionato, in una pancreatite acuta, etc.
INFEZIONE
L'infezione, se presente, è la risposta dell'organismo ospite alla presenza di microrganismi (Gram +, Gram -,
miceti, parassiti, virus) o all'invasione tissutale da parte di microrganismi.
SEPSI
Quindi l'associazione tra sospetto di infezione o dimostrazione
di infezione (tramite l'analisi microbiologica) con due o più
criteri di SIRS devono iniziare a farci pensare ad una sepsi. Se poi
a questi associamo disordini dello stato coagulativo,
specialmente una piastrinopenia, la diagnosi è fatta. In più se si
aggiunge un acidosi metabolica inspiegabile (acidosi lattica),
allora, in questo caso, non abbiamo il 100% ma il 200% di
certezza perchè l'acidosi è dimostrazione che vi è un
ipoperfusione tissutale con innesco del metabolismo anaerobico
e conseguente acidosi. Ciò è importante perchè sennò anche
una banale tonsillite diventerebbe una sepsi. In una tonsillite,
infatti, vi è Temperatura aumentata, FC aumentata e, in più, con
la dimostrazione microbiologica di uno Streptococcus Pyogenes, potremmo dire che quel soggetto ha una
sepsi. Ma non è così perchè è necessario che vi siano quantomeno disordini dello stato coagulativo (con
piastrinopenia specialmente) e uno stato di acidosi lattica.
SEPSI SEVERA
L'aggravamento della sepsi col coinvolgimento di 1 o più dei
sistemi: respiratorio, renale, epatico, SNC e cardiovascolare e/o
con la presenza di acidosi metabolica inspiegabile non fa altro che
portarci ad una diagnosi di sepsi severa, la quale non è altro che
uno stato intermedio tra la sepsi e lo shock settico.
IDENTIFICAZIONE DEL DANNO D'ORGANO
Per l'identificazione della sepsi è necessario identificare il danno d'organo, perchè un'infezione più una SIRS se
procura danno d'organo è definita come sepsi. Per identificare il danno d'organo si utilizza lo score SOFA, che
permette di valutare la funzionalità dei vari organi (funzionalità neurologica, polmonare, cardiologica, renale,
ematologica ed epatica). Si attribuisce un valore da 0 a 4 in base alla gravità del danno e si arriva ad un
punteggio totale che va da un minimo di 0 ad un massimo di 24. Il SOFA ha importanza non solo nel valutare la
funzionalità iniziale ma anche per monitorare l'evoluzione del danno d'organo (es: un paziente giunge con un
SOFA di 24. Se dopo le prime cure, Il SOFA inizia a ridursi a 18 significa che gli accorgimenti terapeutici adottati
sono stati efficaci e la risposta del paziente è stata adeguata).
SHOCK SETTICO
L'ultimo step è lo shock settico, il quale è un epifenomeno di una sepsi severa complicata da:
-Ipotensione (PAS<90 mmHg)
-Resistente alle procedure terapeutiche.
CRITERI DIAGNOSTICI PER SEPSI
I criteri diagnostici li abbiamo già individuati ma ci
soffermiamo un pochino di più differenziando le
variabili generali (tra cui l'iperglicemia è un
parametro da valutare sempre in questi pazienti) e
le variabili infiammatorie (qui da attenzionare è la
PCR e, in più, la procalcitonina importante nelle
infezioni batteriche e soprattutto in quelle
micotiche dove vi è l'assenza della procalcitonina
stessa. Ciò permette di indirizzarci sul tipo di
infezione che presenta il pz).
Inoltre, distinguiamo le variabili emodinamiche
e qui sottolineo la Pressione Arteriosa Media,
quella che ci dà veramente contezza della
perfusione tissutale. Infine abbiamo variabili di
disfunzione d'organo e quindi l'ipossiemia
arteriosa (per valutare la funzionalità
respiratoria), l'oliguria acuta e l'incremento
della creatinina (per valutare la funzionalità
renale), alterazioni della coagulazione (non solo
per la piastrinopenia di cui abbiamo già parlato
ma anche per l'alterazione dell'INR, altro
parametro importante spesso associato
all'insufficienza epatica). Infine abbiamo delle
variabili indicative dell'ipoperfusione tissutale
ossia l'aumento dei lattati e l'aumento del
tempo di refill (testimoni della sofferenza del
microcircolo laddove gli effetti primari della
sepsi si manifestano). A tutto ciò aggiungiamo un approfondimento diagnostico con la microbiologia e quindi è
opportuno fare almeno 2 set di emocolture per individuare eventuali germi patogeni e nel sospetto di
candidiasi o infezioni micotiche da altri miceti (Aspergillus per esempio) la diagnostica più rapida è quella che si
avvale dell' (1-3)-beta-D-glucano, del mannano e degli Ab anti-mannano. Essa è una diagnostica di laboratorio
che con immediatezza ci indica se ci sono infezioni micotiche. Con l'emocoltura, diversamente, il laboratorio
impiegherebbe diversi giorni fino a una settimana per darci una risposta adeguata, ma dato che la diagnostica
che ci interessa deve essere il più precoce possibile (nell'arco di 24 h), per vedere se possiamo sospettare
un'infezione micotica ci si basa sul dosaggio di glucano, mannano e Ab anti-mannano.
LINEE GUIDA 2016: CAMBIAMENTI RISPETTO ALLE PRECEDENTI LINEE GUIDA
E tutto questo che abbiamo visto erano, fino al febbraio del 2016 (appena un anno fa), le linee guida per
l'individuazione della sepsi. Nel 2016 è stato aggiornato anche perchè c'è una Commissione Internazionale che
prende dei dati dagli ospedali e centri di riferimento, monitorizza l'evoluzione della sepsi e cerca di individuare
quelle soluzioni atte a migliorare la comunicazione tra gli operatori. Nel Febbraio 2016 viene pubblicata sulla
rivista "JAMA" una nuova definizione di sepsi e shock settico.
DEFINIZIONE SEPSIS-III: La sepsi è una disfunzione d’organo potenzialmente fatale causata da una sregolata risposta dell’ospite ad un infezione Shock Settico III: Sottotipo di sepsi in cui le alterazioni del metabolismo cellulare e circolatorie sono tali da aumentarne la mortalità.
In cosa consiste? Tutto quello che abbiamo visto finora non è tutto da buttare, lo mettiamo un tantino da
parte, pur rimanendo una base fondamentale. Quali sono, allora, gli elementi di novità? Intanto non parliamo
più di sepsi, sepsi severa e shock settico. E' stato visto che non ha senso, si parla semplicemente di sepsi e
shock settico. Quindi già si semplifica, eliminando quel passaggio intermedio previsto dalla sepsi severa e
inoltre viene abolito il concetto di SIRS, dato che la sepsi è considerata una condizione severa per definizione.
Per questo motivo viene modificato anche il criterio diagnostico con l'introduzione del Quick SOFA score, che
permette una valutazione più rapida (ad esempio come è stato fatto con l'introduzione del GCS. Infatti, la
definizione di coma veniva fatta, un tempo, considerando un coma di 1°-2°-3° livello etc.. Ma vi rendete conto
che il GCS è più immediato ed è pure più facilmente trasmissibile. Ad esempio, se c'è un collega che è a Tokyo e
gli si viene detto che un pz ha un GCS <7, già capisce cosa significa e che si tratta di un pz da terapia intensiva,
dato che ha il GCS <8, quindi la comunicazione si avvale molto della semplificazione).
Anche qua i criteri del qSOFA quali sono?
1) Alterazione dello stato mentale (GCS< o uguale a 13)
2) Frequenza respiratoria > o uguale a 22 (quindi Tachipnea)
3) Pressione arteriosa sistolica < o uguale a 100
A ciascuno di questi criteri viene assegnato il punteggio di 1 e
quindi lo score va da un minimo di 0 a un massimo di 3 punti.
La presenza di un punteggio di 2 o più permette di identificare
in modo semplice e precoce pz a maggior rischio di evoluzione
negativa. Il qSOFA è stato introdotto poichè la relativa
complessità e non immediatezza del SOFA score ne potevano
compromettere l'applicazione in prima battuta al pz visto al di
fuori della Terapia Intensiva. Motivo per cui la consensus Sepsis-3, che introdusse le nuove linee guida del
2016, ha proposto questo surrogato semplificato del SOFA score che è appunto il qSOFA, dove la prima lettera
sta a indicare "quick", veloce, nel senso che è da usare rapidamente al letto del pz e che va ad indagare quei tre
semplici parametri (stato mentale, FR e PAS), che se alterati con uno score totale > o uguale a 2 identificano un
pz con alta probabilità di sepsi che va ricoverato urgentemente in ambiente idoneo ossia in Terapia Intensiva.
Questo è il risultato. Prima avevamo
3 stadi (sepsi, sepsi severa e shock
settico), mentre oggi ne abbiamo
due (sepsi e shock settico).
Definiamo sepsi quando ci sono:
-sospetta o documentata infezione
più o
-2 o 3 punti di qSOFA
o
- un aumento del SOFA score di 2 o
più.
Diversamente parliamo di shock
settico quando il pz, al quale
abbiamo individuato una sepsi, ha
bisogno di:
-Vasopressori per mantenere una
PAM maggiore di 65 mmHg
e presenta anche:
-Un aumento dei lattati maggiore di 2 mmol/L (dopo un'adeguata reintegrazione di liquidi).
In sintesi, pur non cancellando
nulla di quello che ci siamo detti
finora, abbiamo semplificato.
Tutto questo perchè più
precocemente si interviene nella
diagnostica e nel trattamento
della sepsi, maggiori saranno le
possibilità di poter ridurre la
mortalità. Il tutto viene fatto per
essere il più immediati possibile.
Qua vedete i criteri clinici.
Il qSOFA ci serve, ad esempio, nel caso in cui il pz arriva in PS e già con immediatezza facciamo il qSOFA (così
come si fa con il GCS) per individuare prematuramente se quel pz ha un'alta probabilità di essere settico.
Ricordatevi che rimane sempre l'importanza del SOFA, perchè ci serve per individuare più estesamente il danno
d'organo, quali sono gli organi più colpiti (e dove, quindi, dobbiamo intervenire di più) e in più per monitorare
l'evoluzione del pz (sta migliorando o peggiorando?).
Qual è l'origine della sepsi?
Vedete che c'è una percentuale di incidenza diversa di infezioni responsabili di sepsi:
-41% Polmone=batteriemia associata a polmonite nosocomiale
-21% Batteriemia=sede non specificata
-10% Tratto genito-urinario (le cosiddette urosepsi)
-8% Addome=infezioni intra-addominali
-1.2% Infezione primitiva del torrente ematico da accesso vascolare (queste infezioni sono secondarie alla
presenza di dispositivi intravascolari ossia i CVC o protesi vascolari). Quest'ultima percentuale è appannaggio di
pz o sottoposti a intervento chirurgico o sottoposti ad accesso vascolare centrale in Terapia intensiva, nel
post-operatorio o per la dialisi (nei casi in cui prima di utilizzare la fistola artero-venosa per l'emodialisi si
utilizza, nell'immediatezza, un CVC).
I principali patogeni (che un tempo si credevano fossero solo i Gram negativi per la presenza dell'endotossina)
sono:
- Batteri Gram-positivi: 30-50% (la percentuale maggiore sono Gram positivi a smentire ciò che si pensava
precedentemente)= Stafilococchi coagulasi-negativi, Staphylococcus aureus, Streptococcus pneumoniae,
Enterococcus, altri
- Batteri Gram-negativi: 25-30%= Escherichia coli, Pseudomonas Aeruginosa, Acinetobacter baumanii, Klebsiella
pneumoniae (batteri che noi alleviamo negli ospedali, sono batteri di razza pura che vengono selezionati con la
comparsa di ceppi resistentissimi specialmente della Klebsiella che rappresenta, a tutti gli effetti, la bestia nera
della Terapia Intensiva), altri.
- Funghi: 1-3%= Candida Albicans ( non abbiamo solo la Candida albicans, ma adesso abbiamo altri miceti
responsabili come la Candida Glabrata, che è un micete molto resistente e letale).
- Parassiti: 1-3% e
- Virus: 2-4%.
TERAPIA ANTIBIOTICA
Dopo aver capito che siamo di fronte a un quadro
di sepsi, lo step successivo è capire come
approcciarci. Come in tutti gli interventi di
emergenza la famosa golden hour è
importantissima. Cosa bisogna fare? Entro la
prima ora dal momento in cui noi riconosciamo la
sepsi o la sospettiamo somministrare antibiotici e
spesso antimicotici. La terapia antibiotica è
empirica, a largo spettro con uno o più farmaci
(per coprire tutto) e combinata per germi
multiresistenti come Acinetobacter e Pseudomonas spp. Successivamente nell'arco di 24h-48h massimo, dopo
aver avuto risposte dalla
microbiologia, procediamo alla
de-escalation, ossia
all'eliminazione di tutto ciò che
non è utile. Se, ad esempio,
siamo di fronte a un micete
(quindi batteri non ce ne sono)
sospendiamo tranquillamente gli
antibiotici e proseguiamo con gli
antimicotici, diversamente, se c'è
un Gram positivo faremo terapia
antibiotica specifica e lo stesso se
c'è un Gram negativo. Iniziamo,
quindi, con una copertura
antibiotica empirica a 360 gradi,
per continuare nelle 24h successive- 48h massimo con la de-escalation. E' importante, però, che i prelievi
vengano effettuati prima della somministrazione antibiotica, altrimenti rallentiamo la crescita dei
microrganismi stessi. Se c'è un processo infettivo, dobbiamo andare a intervenire sul processo infettivo (se c'è
un ascesso bisogna drenarlo, come se c'è un CVC infetto bisogna rimuoverlo). Chiaramente dobbiamo ridurre e
quindi eliminare la fonte d'infezione che non fa altro che sostenere il processo settico.
Nel momento in cui abbiamo adottato le misure di cui
abbiamo parlato finora, dobbiamo mantenere le
funzioni vitali:
- CVP= 8-12 mmHg
- MAP > 65 mmHg
- Output urinario > 0.5 mL/h
- ScvO2 > 70% (saturazione venosa centrale di O2, valutata alla vena cava) o SvO2 > 65%
FLUIDOTERAPIA E VASOPRESSORI
Per mantenere la perfusione si attua la fluidoterapia. I cristalloidi rappresentano la fluidoterapia di prima
scelta.
Non sempre però sono sufficienti
per cui bisogna aggiungere la
somministrazione di terapia con
vasopressori.
La terapia vasopressoria iniziale per
raggiungere una MAP> 65 mmHg si
avvale dell'uso:
-della noradrenalina come prima
scelta
-dell'adrenalina (in aggiunta alla NA per potenziarne l'effetto oppure in sostituzione della NA) quando è
necessario un altro farmaco per mantenere un'adeguata PA.
-della vasopressina (nei casi in cui dopo i primi due farmaci la vasodilatazione periferica persiste) che ha un
effetto vasocostrittore molto più potente della NA e dell'adrenalina. Si somministra alla dose di 0.03
unità/minuto anche in aggiunta alla NA per aumentare la MAP (in tal caso si deve ridurre la NA).
-della dopamina come alternativa alla NA solo in pz altamente selezionati (a basso rischio di tachiaritmie e
bradicardia assoluta e relativa).
L'impiego dei vari farmaci va fatto monitorizzando costantemente i parametri vitali.
INOTROPI E CORTICOSTEROIDI
Per utilizzare gli inotropi dobbiamo avere contezza che ci sia un'insufficiente gittata cardiaca e quindi la
misureremo o col catetere di Swan-Ganz posizionato in arteria polmonare o con altri sistemi meno invasivi
(PiCCO plus), che sono alternativi allo Swan-Ganz. Anche un'ecocardiografia che ci dà più contezza della
funzionalità cardiaca, soprattutto col trans-esofageo col quale abbiamo delle informazioni più utili, certe e
molto meno invasive rispetto allo Swan- Ganz. Nei casi in cui vi sia una riduzione della gittata cardiaca, useremo
gli inotropi, specialmente la dobutamina che è l'inotropo per eccellenza. L'infusione di dobutamina (fino a 20
mcg/kg/min) deve essere, quindi, presa in considerazione in presenza di disfunzione miocardica.
Per quanto riguarda i corticosteroidi, mentre
in precedenza venivano utilizzati in maniera
sistematica, oggi non è più consigliabile
utilizzarli così ma solo nei casi in cui vi sia un
sospetto di insufficiente produzione di
corticosteroidi endogeni legata sempre ad una
patologia da ipoperfusione. Si suggerisce,
tuttavia, la somministrazione di una singola
dose di idrocortisone alla dose di 200mg/die. I
corticosteroidi vengono, quindi, utilizzati
quando non vi è un miglioramento globale e ci
possiamo avvalere della somministrazione,
non oltre i 200mg/die sempre, di
idrocortisone.
DOBUTAMINA e LEVOSIMENDAN
Per quanto riguarda gli inotropi, abbiamo detto che la dobutamina è il farmaco di prima scelta. Essa viene
combinata con un vasopressore, come la NA o A,
nei casi in cui la GC non è misurata. Il dosaggio
della dobutamina è di 20 mcg/kg/min. Pur
essendo il farmaco di prima scelta, tuttavia,
negli ultimi anni, la dobutamina è stata associata
al Levosimendan.
Esso è un inotropo positivo che non aumenta il
consumo di ossigeno, a differenza della
dobutamina che ha un'ottima azione inotropa
ma contemporaneamente aumenta con certezza
il consumo di ossigeno. Il Levosimendan è un
calcium-sensitizers o calcio-sensibilizzante che
determina un aumento della contrattilità
miocardica. Ha, quindi, un'azione inotropa
positiva molto potente al pari della dobutamina
se non maggiore, non determinando, però,
aumento del consumo di ossigeno. E quindi,
specialmente in tutti quei casi dove il consumo
di ossigeno non fa altro che aggravare le
condizioni generali, è preferibile l'impiego del
Levosimendan in associazione, nelle fasi iniziali,
per poi usarlo da solo. Perchè in associazione
nelle fasi iniziali? Perchè l'effetto del
Levosimendan non è immediato come lo è
quello della dobutamina ma comincia la sua azione dopo circa 2 ore, raggiungendo il massimo dell'azione a 24h
e mantenendosi tramite i metaboliti fino a un mese. Spesso la somministrazione, nelle fasi iniziali, deve essere
attenzionata perchè, oltre che inotropo positivo, è un vasodilatatore. Se il pz ha un MAP molto bassa, ad
esempio, diamo il vasocostrittore, lo bilanciamo col Levosimendan, raggiungiamo un equilibrio,
contestualmente usiamo la dobutamina e, nel momento in cui abbiamo il massimo dell'azione del
Levosimendan, possiamo scalare con la dobutamina, col vantaggio che non aumenteremo più il consumo di
ossigeno.
Tutti questi pz devono essere attenzionati a 360 gradi e quindi occorre:
-Profilassi della trombosa venosa profonda (se la clearance della creatinina è <30 ml/min, usare dalteparin),
-Profilassi dell'ulcera da stress (con anti-H2 o inibitori della pompa protonica in pz con fattori di rischio per
sanguinamento)
-Nutrizione (somministriamo nutrienti per via nasoenterica o per via parenterale nel caso in cui l'intestino non
sia funzionante. In pz con peritonite non possiamo somministrare nutrienti per via nasoenterica e quindi
dobbiamo somministrarli per via parenterale totale).
PROTEINA C ATTIVATA (rhAPC)
Questo era un farmaco che, circa 10 anni fa, era stato individuato come il "farmaco del miracolo". Dopo dei
trial clinici venne immesso nel commercio con l'intento di agire direttamente sulla coagulabilità piastrinica. Ma
purtroppo ebbe vita molto breve probabilmente perchè non venne usato in maniera razionale. Essendo un
potente anticoagulante, è stato utilizzato a dosaggi standard senza valutare quelle che erano le esigenze del
paziente e si vide che invece di ridurre la mortalità, come si era pensato all'inizio, la aumentava e quindi venne
subito ritirato dal commercio. E' un farmaco che, laddove veniva utilizzato in maniera razionale, monitorando
continuamente la coagulazione tramite il tromboelastogramma e decidendo in base ad esso il dosaggio da
utilizzare invece che il dosaggio standard, poteva dare un contributo al trattamento, seppur non facendo
miracoli. Le linee guida del 2008 (quando fu immesso nel commercio) ne consigliavano l'uso solo nei pz ad "alto
rischio" ma nel 2011, per i motivi già suddetti, la rhAPC venne definitivamente ritirata dal commercio.
ARDS
Insieme a tutto ciò di cui abbiamo parlato, poi vi sono tanti altri accorgimenti di cui tenere conto tra cui quelli
riguardo la ventilazione. Nel pz settico il primo organo bersaglio è il polmone. A livello polmonare c'è un
microcircolo molto accentuato rispetto a tutto il resto dell'organismo e quindi, dato che la sepsi è una patologia
dell'endotelio, l'organo bersaglio diventa il polmone con lo sviluppo di ARDS. In questi casi è importante la
ventilazione meccanica con delle modalità particolari:
-Volume tidal target 6ml/kg
-Ventilazione a basse pressioni con pressione plateau < o uguale a 30 cm H2O
-strategie basate su alti piuttosto che bassi valori di PEEP si devono utilizzare in pz con ARDS sepsi-indotta
moderata o severa
-posizione prona in pz con indice P/F < o uguale a 100 mmHg in strutture con esperienza con tale pratica
-No utilizzo routinario del cateterismo arterioso polmonare nei pz con ARDS sepsi-indotta
- in assenza di broncospasmo, no utilizzo di beta2 agonisti per il trattamento di ARDS sepsi-indotta (perchè
possono aggravare la sepsi).
SEDAZIONE, ANALGESIA E BLOCCO NEUROMUSCOLARE NELLA SEPSI
Questi sono ulteriori accorgimenti in pz sottoposti a ventilazione meccanica i quali devono essere sedati, a
volte curarizzati perchè non tollerano i presidi che ci servono per mantenere la ventilazione. Questo obiettivo
viene raggiunto mediante la somministrazione di ipnotici (propofol, ad esempio), analgesici oppioidi, curaro. La
sedazione continua o intermittente dovrebbe essere minimizzata nei pz settici sottoposti a ventilazione
meccanica. Limitando l'uso della sedazione si può ridurre la durata della ventilazione e della degenza in ICU.
Quindi, poter fare a meno di questi farmaci sarebbe l'ideale. Oggi esiste un farmaco che ci dà la possibilità di
rendere il pz sedato ma immediatamente risvegliabile ed è la Dexmedetomedina. Esso è un farmaco che non
sempre è efficace in tutti i pz ma in una buona percentuale (70-80%) è efficace e ci consente di avere un pz
quasi sveglio o quasi per niente (nel senso che è un pz che se non lo stuzzichi è sonnolento, mentre se ti
avvicini e lo chiami, apre gli occhi e ti guarda) però dà un'ottima analgesia e quindi ci consente di ridurre i
farmaci che possono essere depressivi anche sull'attività respiratoria e contestualmente il pz è facilmente
risvegliabile e quindi valutabile, con immediatezza, dal punto di vista neurologico senza dover sospendere
un'ora prima i farmaci utilizzati per la sedazione. Il blocco neuromuscolare, tuttavia, dovrebbe essere evitato,
se possibile, nel pz settico senza ARDS, a causa dell'aumentato rischio di blocco neuromuscolare prolungato,
dopo sospensione della somministrazione del farmaco.