la rivoluzione darwiniana -...

5
La rivoluzione darwiniana Non si limitò a sconvolgere radicalmente le conoscenze naturalistiche del tempo, ma, come molti contemporanei compresero immediatamente, diede il via a un ripensamento della concezione del mondo e dell'uomo di!. Bernard Cohen L a rivoluzione darwiniana fu senza al- cun dubbio la più importante ri- voluzione nel campo delle scien- ze nel secolo scorso. Essa è anche l'unica rivoluzione in biologia menzionata tra le grandi rivoluzioni scientifiche, tradizio- nalmente associate a nomi di fisici: da Copernico a Newton, a Lavoisier, Max- well, Einstein, Bohr e Heisenberg. Come Sigmund Freud acutamente osservò, la rivoluzione darwiniana, assieme alla co- pernicana e alla propria rivoluzionaria teoria, fu quella che maggiormente incri- nò l'immagine narcisistica che l'uomo aveva di sé. Inoltre la rivoluzione darwi- niana si distingue, a mio parere, da tutte le altre rivoluzioni scientifiche per il fatto che è l'unica a contenere fin dalla prima completa stesura una enunciazione della propria importanza rivoluzionaria. Nel considerare il problema delle rivo- luzioni scientifiche, dobbiamo tener con- to del fatto che alcune rivoluzioni hanno un'influenza e un effetto che vanno ben al di là dei ristretti confini del pensiero scientifico. Tali rivoluzioni suscitano importanti dibattiti nel campa delle idee politiche e sociali, in filosofia, teologia, letteratura e nel mondo del pensiero in generale. Non è certo così per tutte le rivoluzioni scientifiche. Per esempio, questa componente extrascientifica è sta- ta del tutto assente in tre fra le maggiori rivoluzioni scientifiche del secolo scorso: la teoria dell'elettromagnetismo di Max- well (e il concetto relativo di campo), la teoria dei quanti o meccanica quantistica (con il principio d'indeterminazione di Heisenberg), e, ai nostri giorni, la biolo- gia molecolare. Prendendo in considera- zione invece quelle teorie rivoluzionarie che hanno avuto un enorme impatto fuori del mondo scientifico, quali le teorie co- pernicana e newtoniana, o quella di Ein- stein e Darwin, non ci sono dubbi sul fatto che l'enorme portata rivoluzionaria della teoria dell'evoluzione fosse dovuta, in certa misura, alle sue componenti extra- scientifiche. Gli scienziati, come tutti gli esseri umani, sono condizionati nei loro giudizi da preconcetti filosofici, religiosi e di altra natura. Per fare un esempio, uno dei detrattori di Darwin disse che L'origi- ne delle specie «disgustava» il suo «senso morale». E aggiungeva che Darwin si era allontanato dall'idea che «la causalità [è] la volontà di Dio». Tale critico sostenne di poter «dimostrare» che Dio «agisce per il bene delle sue creature». La dottrina alternativa proposta da Darwin, egli cre- deva, avrebbe arrecato all'umanità «un danno così irreparabile da condurlo al- l'abbrutimento». Egli era sinceramente preoccupato che a causa di Darwin «l'u- manità sarebbe precipitata a un livello di degradazione mai raggiunto nella storia del genere umano». Tali paure sono espresse in una lettera indirizzata a Dar- win dal Woodwardian Professor di geolo- gia dell'Università di Cambridge, che conclude la sua missiva con queste parole: «il suo sincero amico di sempre, Adam Sedgwick». Tali idee rivelano la profetica veridicità dell'avvertimento che T. H. Huxley diede a Darwin quando gli disse: «A meno di non sbagliarmi, ho l'impres- sione che il futuro le riserverà molti mal- trattamenti.» Quando consideriamo la rivoluzione darwiniana, dobbiamo tener conto del fatto che al tempo di Darwin il concetto di rivoluzione scientifica era un'idea mo- derna piuttosto che tradizionale. La rivo- luzione di Oliver Cromwell del XVII se- colo e la successiva istituzione in Inghil- terra di una monarchia costituzionale (1688-1689) furono le prime rivoluzioni politiche moderne generalmente ricono- sciute come tali. Quella del 1688 intro- duceva il principio che possiamo definire rivoluzionario di una monarchia in cui il re non è tale in base a un diritto assoluto e di origine divina, ma è investito dei suoi poteri dai sudditi con il consenso dei qua- li governa, mentre il Parlamento è l'or- gano, da loro eletto, che li rappresenta. La Rivoluzione Americana a sua volta affermò principi interamente nuovi, quali il diritto degli uomini a «life, liberty and the pursuit of happiness» ossia a «vita, libertà e ricerca della felicità». Sul retro del grande sigillo degli Stati Uniti i padri fondatori espressero il motto novus ordo seculorum, perché questo sembrava loro il frutto originale della rivoluzione. La Rivoluzione Francese confermò una volta per tutte che la principale caratteristica di una rivoluzione politica e sociale è di creare qualcosa di assolutamente nuovo sulla Terra. Per uomini e donne, dal 1800 in poi, rivoluzione significò un cambia- mento radicale, l'affermazione di un nuo- vo ordine, di solito conquistato con la vio- lenza e la forza. Un esempio abbastanza prematuro di cambiamento realmente radicale, una rivoluzione nel senso che oggi comune- mente diamo alla parola, si osservò nelle scienze. Dopotutto, la scienza moderna fu fin dall'inizio un movimento radicale e rivoluzionario. Testi scientifici del XVI secolo e della prima metà del XVII secolo proclamavano arditamente la propria novità. Niccolò Tartaglia scrisse una Nova scientia nel 1537. Il De magnete di William Gilbert del 1600 aveva per sotto- titolo Physiologia nova. Nel 1609 Keple- ro annunciò l'Astronomia nòva, una nuo- va scienza astronomica, una fisica celeste «fondata sulle cause» e, per finire, il capo- lavoro di Gahleo pubblicato nel 1638 è intitolato Discorsi e dimostrazioni mate- matiche intorno a due nuove scienze atte- nenti alla mecanica e i movimenti locali. Fin dall'inizio la nuova scienza fondò e Charles Darò in aveva 31 anni e aveva già pubblicato il suo diario del viaggio intorno al mondo sulla Beagle quando posò per questo ritratto ad acquarello di George Richmond. A quell'e- poca, a giudicare dai suoi quaderni di appunti, egli aveva già elaborato le linee principali della sua teoria dell'evoluzione per selezione naturale. Sposato da poco tempo, abital a a Londra, dove stava scrivendo una monografia sulle barriere coralline e, di tanto in tanto, ritornava alle note che, nel 1859, lo avrebbero condotto alla pubblicazione de L'origine delle specie. 51

Upload: ngokhue

Post on 16-Feb-2019

236 views

Category:

Documents


0 download

TRANSCRIPT

La rivoluzione darwinianaNon si limitò a sconvolgere radicalmente le conoscenze naturalistichedel tempo, ma, come molti contemporanei compresero immediatamente,diede il via a un ripensamento della concezione del mondo e dell'uomo

di!. Bernard Cohen

L

a rivoluzione darwiniana fu senza al-cun dubbio la più importante ri-voluzione nel campo delle scien-

ze nel secolo scorso. Essa è anche l'unicarivoluzione in biologia menzionata tra legrandi rivoluzioni scientifiche, tradizio-nalmente associate a nomi di fisici: daCopernico a Newton, a Lavoisier, Max-well, Einstein, Bohr e Heisenberg. ComeSigmund Freud acutamente osservò, larivoluzione darwiniana, assieme alla co-pernicana e alla propria rivoluzionariateoria, fu quella che maggiormente incri-nò l'immagine narcisistica che l'uomoaveva di sé. Inoltre la rivoluzione darwi-niana si distingue, a mio parere, da tutte lealtre rivoluzioni scientifiche per il fattoche è l'unica a contenere fin dalla primacompleta stesura una enunciazione dellapropria importanza rivoluzionaria.

Nel considerare il problema delle rivo-luzioni scientifiche, dobbiamo tener con-to del fatto che alcune rivoluzioni hannoun'influenza e un effetto che vanno ben aldi là dei ristretti confini del pensieroscientifico. Tali rivoluzioni suscitanoimportanti dibattiti nel campa delle ideepolitiche e sociali, in filosofia, teologia,letteratura e nel mondo del pensiero ingenerale. Non è certo così per tutte lerivoluzioni scientifiche. Per esempio,questa componente extrascientifica è sta-ta del tutto assente in tre fra le maggioririvoluzioni scientifiche del secolo scorso:la teoria dell'elettromagnetismo di Max-well (e il concetto relativo di campo), lateoria dei quanti o meccanica quantistica(con il principio d'indeterminazione diHeisenberg), e, ai nostri giorni, la biolo-gia molecolare. Prendendo in considera-zione invece quelle teorie rivoluzionarieche hanno avuto un enorme impatto fuori

del mondo scientifico, quali le teorie co-pernicana e newtoniana, o quella di Ein-stein e Darwin, non ci sono dubbi sul fattoche l'enorme portata rivoluzionaria dellateoria dell'evoluzione fosse dovuta, incerta misura, alle sue componenti extra-scientifiche. Gli scienziati, come tutti gliesseri umani, sono condizionati nei lorogiudizi da preconcetti filosofici, religiosi edi altra natura. Per fare un esempio, unodei detrattori di Darwin disse che L'origi-ne delle specie «disgustava» il suo «sensomorale». E aggiungeva che Darwin si eraallontanato dall'idea che «la causalità [è]la volontà di Dio». Tale critico sostennedi poter «dimostrare» che Dio «agisce peril bene delle sue creature». La dottrinaalternativa proposta da Darwin, egli cre-deva, avrebbe arrecato all'umanità «undanno così irreparabile da condurlo al-l'abbrutimento». Egli era sinceramentepreoccupato che a causa di Darwin «l'u-manità sarebbe precipitata a un livello didegradazione mai raggiunto nella storiadel genere umano». Tali paure sonoespresse in una lettera indirizzata a Dar-win dal Woodwardian Professor di geolo-gia dell'Università di Cambridge, checonclude la sua missiva con queste parole:«il suo sincero amico di sempre, AdamSedgwick». Tali idee rivelano la profeticaveridicità dell'avvertimento che T. H.Huxley diede a Darwin quando gli disse:«A meno di non sbagliarmi, ho l'impres-sione che il futuro le riserverà molti mal-trattamenti.»

Quando consideriamo la rivoluzionedarwiniana, dobbiamo tener conto delfatto che al tempo di Darwin il concetto dirivoluzione scientifica era un'idea mo-derna piuttosto che tradizionale. La rivo-luzione di Oliver Cromwell del XVII se-

colo e la successiva istituzione in Inghil-terra di una monarchia costituzionale(1688-1689) furono le prime rivoluzionipolitiche moderne generalmente ricono-sciute come tali. Quella del 1688 intro-duceva il principio che possiamo definirerivoluzionario di una monarchia in cui ilre non è tale in base a un diritto assolutoe di origine divina, ma è investito dei suoipoteri dai sudditi con il consenso dei qua-li governa, mentre il Parlamento è l'or-gano, da loro eletto, che li rappresenta.

La Rivoluzione Americana a sua voltaaffermò principi interamente nuovi, qualiil diritto degli uomini a «life, liberty andthe pursuit of happiness» ossia a «vita,libertà e ricerca della felicità». Sul retrodel grande sigillo degli Stati Uniti i padrifondatori espressero il motto novus ordoseculorum, perché questo sembrava loroil frutto originale della rivoluzione. LaRivoluzione Francese confermò una voltaper tutte che la principale caratteristica diuna rivoluzione politica e sociale è dicreare qualcosa di assolutamente nuovosulla Terra. Per uomini e donne, dal 1800in poi, rivoluzione significò un cambia-mento radicale, l'affermazione di un nuo-vo ordine, di solito conquistato con la vio-lenza e la forza.

Un esempio abbastanza prematuro dicambiamento realmente radicale, unarivoluzione nel senso che oggi comune-mente diamo alla parola, si osservò nellescienze. Dopotutto, la scienza moderna fufin dall'inizio un movimento radicale erivoluzionario. Testi scientifici del XVIsecolo e della prima metà del XVII secoloproclamavano arditamente la proprianovità. Niccolò Tartaglia scrisse unaNova scientia nel 1537. Il De magnete diWilliam Gilbert del 1600 aveva per sotto-titolo Physiologia nova. Nel 1609 Keple-ro annunciò l'Astronomia nòva, una nuo-va scienza astronomica, una fisica celeste«fondata sulle cause» e, per finire, il capo-lavoro di Gahleo pubblicato nel 1638 èintitolato Discorsi e dimostrazioni mate-matiche intorno a due nuove scienze atte-nenti alla mecanica e i movimenti locali.Fin dall'inizio la nuova scienza fondò e

Charles Darò in aveva 31 anni e aveva già pubblicato il suo diario del viaggio intorno al mondosulla Beagle quando posò per questo ritratto ad acquarello di George Richmond. A quell'e-poca, a giudicare dai suoi quaderni di appunti, egli aveva già elaborato le linee principali dellasua teoria dell'evoluzione per selezione naturale. Sposato da poco tempo, abital a a Londra,dove stava scrivendo una monografia sulle barriere coralline e, di tanto in tanto, ritornavaalle note che, nel 1859, lo avrebbero condotto alla pubblicazione de L'origine delle specie.

51

La Down House, la cui costruzione risale probabilmente al 1681, fu la residenza di Darwin perquarant'anni. Egli si era infatti trasferito in questa località del Kent nel 1842, pochi anni dopo ilsuo matrimonio con Emma Wedgwood e vi risiedette fino alla morte, avvenuta il 19 aprile 1882.

Questa stanza è stata lo studio di Darwin fino al 1879 quando venne edificata l'ala settentrionaledella casa. Sopra al caminetto sono visibili i ritratti di tre personaggi che probabilmente lo influen-zarono più di ogni altro: il botanico J. Hooker, il geologo C. Lyell e il suocero J. Wedgwood II.

nuovi continenti, ricchi di nuove specie evarietà di piante e animali, come pure dinuove razze umane. Per curiosità vor-rei ricordare che quando, nel 1620, ildrammaturgo inglese Ben Jonson scrisseuna delle sue rappresentazioni allegori-che chiamata News from the New World,non aveva in mente il «Nuovo Mondo».Il Nuovo Mondo di Jonson era quello deicieli, svelato dal telescopio di Galileo nel1610. Tre grandi invenzioni all'inizio del-l'epoca moderna rivoluzionarono la con-dizione dell'uomo sulla Terra; come rile-vato da Francesco Bacone e da altri all'i-nizio del XVII secolo, esse furono: labussola magnetica, la polvere da sparo(con l'artiglieria) e la stampa a caratteritipografici mobili.

Uno dei primi tentativi di esprimerel'aspetto rivoluzionario della scienza

si può trovare in una lettera scritta nel1637 da Roma, da un certo Maggiotti, unprete scienziato, amico di B. Castelli, E.Torricelli e M. Ricci. È una lettera indi-rizzata a Fabiano Michelini di Firenze,prete scienziato anche lui, che poi diventòlettore di matematica a Pisa. Lo scopodella lettera era quello di informare i suoiamici e colleghi (compreso l'ormai vec-chio Galileo) di una nuova e rivoluziona-ria scoperta nel campo della fisiologia.Così scriveva: «Questa è la circulazioneche fa il sangue in noi, qualcosa osservataalli tempi nostri.» E aggiungeva che que-sto era «bastante a rivolger la medicina,siccome l'invenzione del telescopio harivolta tutta l'astronomia e la bussola harivolta tutta l'economia e l'artiglieria tut-ta l'arte militare». Bisogna osservare cheera ancora troppo presto perché Maggiot-ti potesse dire direttamente e semplice-mente che la scoperta della circolazionedel sangue rappresentava una rivoluzionenel campo della fisiologia. Il concetto dirivoluzione scientifica sorgeva giusto inquegli anni; ecco perché Maggiotti, inmancanza d'altro, usa le parole «rivolge-re» e «rivoltare». Poiché non si era anco-ra verificata nelle scienze una rivoluzionesentita da tutti come tale, Maggiotti peresprimere con chiarezza le sue idee si ser-vì di due esempi. Nel primo si riferì a duedelle tre grandi invenzioni da tutti consi-derate le cause principali della trasforma-zione del mondo: la bussola magnetica ela polvere da sparo. Nel secondo esempioparagonò l'opera di William Harvey alleosservazioni fatte da Galileo al telesco-pio, osservazioni che avevano radical:mente cambiato la concezione della sferaceleste e dimostrato come il sistemaastronomico di Tolomeo doveva esseresbagliato, così come la scoperta di Harveyaveva messo in evidenza l'inadeguatezzadel sistema fisiologico di Galeno.

Alla fine del XVII secolo il concetto dirivoluzione cominciò a essere usato diret-tamente in relazione alla scienza. In di-verse occasioni, dal 1709 al 1727, Ber-nard Le Bovier de Fontanelle, «l'eternosegretario» dell'Académie des Sciencesdi Parigi, definì l'incredibile mutamentooperato nelle scienze matematiche dal-l'invenzione del calcolo infinitesimale (da

Newton a Leibniz) «une révolution». Nel1747 il matematico francese A.-C. Clai-raut, dichiarò che Newton, con i Princi-pia, aveva segnato «l'époque d'une gran-de révolution dans la physique». Pocotempo dopo il fisico inglese Robert Sym-mer scrisse in una lettera che le sue nuoveidee sull'elettricità avrebbero iniziato unarivoluzione nel sistema dell'elettricità. Altempo della rivoluzione francese, due al-tri scienziati, Antoine-Laurent Lavoisiere Jean-Paul Marat, descrissero le loro ri-cerche come rivoluzionarie o produttricidi rivoluzione, ma (come Symmer) noninclusero questa affermazione quandopubblicarono la comunicazione delle loroinnovazioni scientifiche.

Charles Darwin pubblicò L'origine del-le specie nel 1859, undici anni dopo che lerivoluzioni del 1848 erano dilagate inEuropa. Egli scrisse la versione finale deL'origine delle specie esattamente diecianni dopo il Manifesto del partito comuni-sta, che non solo annunciava una rivolu-zione imminente, ma istituzionalizzò perpiù di un secolo un'attività permanente dirivoluzione politica e sociale. In similemomento storico l'immagine della rivolu-zione era preminente nella mente diDarwin che perciò introdusse questo con-cetto ne L'origine delle specie. Non do-vrebbe sorprendere che nel libro di Dar-win ci siano accenni rivelatori all'idea di«rivoluzione». Uno di questi lo troviamonel decimo capitolo, dove Darwin loda SirCharles Lyell «per la sua grande operasui Principi della Geologia». Gli «storicifuturi - aggiunse - riconosceranno chequest'opera ha causato una rivoluzionenella storia naturale». Nel capitolo checonclude L'origine delle specie e che con-tiene l'annuncio formale della sua teoria,Darwin semplicemente e apertamentedice che: «Quando le idee da me propostein questo volume, o idee analoghe, sa-ranno generalmente accettate, possiamovagamente prevedere che una considere-vole rivoluzione avrà luogo nella storianaturale.» Tale affermazione ha un ac-cento tipicamente darwiniano. È espressacon un tono di modestia, così tipico diDarwin, nelle parole «possiamo vaga-mente prevedere» (in inglese «we candimly foresee»), seguite però dalla corag-giosa ed energica dichiarazione di una«considerevole rivoluzione» (in inglese«a considerable revolution»)... Questafrase appare in tutte le edizioni de L'ori-gine delle specie, ma modificata solo (nel-la seconda edizione e in quelle posteriori)dall'aggiunta di una frase che ne modifical'inizio: «Quando le idee esposte da me inquesto volume, e da Wallace...»

Questo evento, una dichiarazione dirivoluzione in una pubblicazione scienti-fica formale, è apparentemente senzaprecedenti nella storia della scienza. Nelcorso della mia ricerca sulla storia dellerivoluzioni scientifiche, ho trovato un cer-to numero di scienziati che avevano scrit-to, in lettere o manoscritti o in quadernid'appunti o su diari personali riguardantila loro ricerca, che la loro opera era rivo-luzionaria o avrebbe condotto a una rivo- Questa fotografia di Darwin risale all'incirca al 1880 ed è stata ripresa davanti alla Don n House. Alla

istituzionalizzò un sistema di incentivi perle scoperte rivoluzionarie: posizioni ono-rarie in accademie e società scientifiche,medaglie o premi per importanti progres-si, la pubblicazione regolare di riviste perregistrare e diffondere il nuovo sapere. Ilgenere umano non ha mai istituzionaliz-zato il cambiamento e la rivoluzione con-tinua come ha fatto nel caso delle scienze.Tutti gli altri movimenti rivoluzionarihanno un fine preciso, un tipo particolaredi governo o un ordine sociale o economi-

co ideale, mentre la ricerca scientifica èconsacrata a un processo rivoluzionariocontinuo, senza obiettivi fissi o conclusio-ni definitive da raggiungere.

Bisogna aggiungere, che per uomini edonne del XVII secolo, la scienza era unadelle tre attività umane caratterizzate damutamento rivoluzionario e da progres-so. Le altre due erano le scoperte geogra-fiche e l'avanzamento della tecnologia.Tutti nel Cinquecento e nel Seicento era-no al corrente delle recenti scoperte dei

luzione. Tra questi troviamo scienziati sua morte, dovuta a morbo di Chagas, venne sepolto nell'Abbazia di Westminster, il Pantheon inglese.

5253

Mit bsa,1:2-&1111111E111111MEMIC3~111,,IIA

Questo disegno in sezione trasversale della Beagle, un brigantino disua maestà britannica comandato dal capitano Robert FitzRoy, è statoeseguito da Philip Gidley King parecchi anni dopo il viaggio. Egli

accompagnava Darwin, che si era imbarcato in qualità di naturalista,durante le soste a terra. Darwin è qui visibile in due posti: nella cabinadel capitano (personaggio l in alto a sinistra) e nella cabina di poppa.

Anche questo schizzo del ponte di poppa della Beagle è stato disegnato da Philip Gidley King. Alcentro del ponte è visibile il timone sulla cui ruota è inscritta la seguente citazione: «l'Inghilterra siaspetta che ogni uomo faccia il proprio dovere». 11 viaggio della Beagle durò quasi cinque anni.

quali Robert Symmer, A.-L. Lavoisier,J.-P. Marat nel XVIII secolo; WilliamRowan Hamilton e Charles Darwin nelXIX; e per finire Georg Cantor, AlbertEinstein, Alfred Wegener e HermannMinkowski nel XX secolo. Ma Darwin fuil solo a dichiarare in una pubblicazioneche il suo contributo era rivoluzionario oproduttore di rivoluzione. (Naturalmen-te, nonostante un'intensa ricerca di moltianni, e le tante controversie sul problema,non posso dire di aver esaminato una auna tutte le maggiori pubblicazioni delleprime enunciazioni di nuove idee, metodio teorie scientifiche.)

Minkowski definì le sue idee radical-mente innovative di un tempo-spazioquadrimensionale «fortemente rivolu-zionarie» in un primo abbozzo (letto inpubblico) del suo saggio, ma nella versio-ne a stampa modificò il tono usando laparola «radicali» invece che «rivoluzio-narie», ma aggiunse che la fisica non sa-rebbe più stata la stessa.

L'aspetto rivoluzionario delle idee diDarwin era chiaro per qualsiasi lettore deL'origine delle specie, o per qualsiasi col-lega che avesse avuto sentore della ver-sione darwiniana dell'evoluzione. L'im-patto rivoluzionario dell'opera è provatoanche dalla storia delle sue edizioni.Darwin scrisse sul suo diario che finì dicorreggere le bozze il primo ottobre1859. Annotò che la prima edizione, limi-tata a 1250 copie, fu pubblicata il 24 no-vembre e fu esaurita il giorno stesso dellapubblicazione. Alla vigilia della pubblica-zione, il 21 novembre, il botanico ingleseHewett C. Watson scrisse a Darwin che laselezione naturale «ha le caratteristichedi tutte le più grandi verità naturali, illu-mina ciò che è oscuro, semplifica ciò che ècomplicato e accresce enormemente ilsapere precedente». Sebbene facessenotare a Darwin il bisogno di limitare o

modificare, o in altri casi in parte amplia-re, la presente applicazione del principiodella selezione naturale, concludeva di-cendogli: «Lei è il più grande rivoluziona-rio, nel campo della storia naturale, diquesto secolo e forse di tutti i secoli».

Considerato che le implicazioni rivolu-zionarie dell'evoluzionismo darwinianoerano ovvie agli altri sarebbe stato assur-do pensare che solo Darwin non fosseconsapevole dell'importanza delle pro-prie idee. Già nel gennaio 1844, quindicianni prima de L'origine delle specie, Dar-win scrisse al naturalista inglese Sir Jo-seph Hooker: «Finalmente sono apparsibagliori.» E aggiunse: «Sono quasi con-vinto (contrariamente a ciò che pensavoall'inizio) che le specie non sono (ed ècome confessare un assassinio) immutabi-li.» Ci possiamo trovar d'accordo con loscomparso Walter Faye Cannon quandodisse che Darwin aveva veramente inmente un omicidio, «la soppressione ditutto quanto Lyell aveva sostenuto con ilsuo principio uniformante della eternastabilità». In questa lettera scritta primadel 1848 Darwin parla della violenza del-la ribellione nel mondo della scienzacome di un «assassinio» di idee costituite,ma non ancora di «rivoluzione».

Nel 1859, nel periodo in cui Darwinstava per terminare la stesura de L'origi-ne delle specie, l'idea di rivoluzione eranell'aria. Il presidente della Linnean So-ciety di Londra, Thomas Bell, nel suo di-scorso inaugurale del maggio 1859, trattòil problema delle rivoluzioni scientifichecome parte di una rassegna delle attivitàdella società nei 12 mesi precedenti.«Solo a intervalli remoti - disse - possia-mo razionalmente aspettarci un'improv-visa e brillante innovazione che lasceràun segno marcato e duraturo sul caratte-re di ogni ramo della conoscenza.» Ag-giunse che «l'apparire di un Bacone o

di un Newton, di un Oersted o di unWheatstone o un Davy o un Daguerre, èun fenomeno fortuito» e continuò dicen-do che «la loro esistenza e la loro missio-ne sembrano essere stabilite dalla Provvi-denza allo scopo di operare cambiamentidi somma importanza nella condizione enella ricerca dell'uomo». Tali commentisulle rivoluzioni scientifiche e sui rivolu-zionari della scienza, quattro dei perso-naggi nominati essendo ancora in vita,rappresentavano una specie di chiosa alpunto centrale del discorso, cioè che,«l'anno precedente non è stato davverosegnato da nessuna di quelle sensazionaliscoperte che improvvisamente rivoluzio-nano, per così dire, il settore della scienzanel quale hanno luogo». Tali commentiassumono significato ancor maggiore sepensiamo che durante l'anno in questio-ne, alla Linnean Society erano state pre-sentate sia la relazione introduttiva diDarwin sull'evoluzione, sia il saggio diAlfred Russel Wallace Sulla tendenza del-le varietà ad allontanarsi indefinitamentedal tipo originario. Bell aveva presiedutola riunione durante la quale furono letti idue interventi. Lo storico della LinneanSociety ha notato che Bell non aveva lapiù pallida idea che stava presiedendo al-l'emergere di una rivoluzione nelle ideesulla vita e su quella dell'uomo in partico-lare. L'affermazione di Darwin ne L'ori-gine delle specie su una rivoluzione immi-nente può essere letta come una direttareplica al resoconto di Bell.

Questo episodio fa luce su un problemache è stato discusso a lungo e cioè quantoabbia influito Alfred Russel Wallace sullateoria evoluzionistica darwiniana. Nonpossono esserci dubbi sul fatto che il sag-gio di Wallace diede a Darwin energia percompletare e rivedere rapidamente per lapubblicazione una versione leggibile deL'origine delle specie. E lasciatemi subito

dire che si tratta di un contributo impor-tantissimo alla scienza evoluzionistica!Ma è evidente, dalla modesta reazionesuscitata dal saggio del 1858 pubblicatodalla Linnean Society, che non fu sempli-cemente la pubblicazione dell'idea di evo-luzione per selezione naturale di Darwine Wallace a segnare la rivoluzione, fu in-vece la forma dell'argomentazione cosìcome era presentata da Darwin ne L'ori-gine delle specie, e la convalida di un'e-norme quantità di prove. Ne L'originedelle specie era presentato un nuovomodo di pensare in biologia e un tipo discienza interamente nuovo.

Il primo annuncio dell'evoluzione dar-winiana, come è noto, prese la forma di unintervento comune di Darwin e Wallace,dopo che Wallace aveva inviato a Darwinun breve saggio da inoltrare al geologoCharles Lyell, nel caso Darwin lo trovasse«abbastanza originale». Il saggio infatticonteneva, con stupore e confusione diDarwin, ciò che Sir Gavin De Beer hachiamato «una succinta ma perfetta espo-sizione della teoria di Darwin dell'evolu-zione per selezione naturale». Sebbene ilprimo e nobile istinto di Darwin fosse didistruggere i risultati del suo lavoro epubblicare il breve saggio di Wallace, fualla fine convinto da Lyell e dal botanicoJoseph Hooker - entrambi amici di Dar-win e, cosa ancora più importante, amicidella scienza e della verità - a pubblicareunitamente al saggio di Wallace un estrat-to da un suo Essay inedito del 1844 as-sieme a un brano di una lettera scritta dalui nel 1857 al professor Asa Gray diHarvard, che conteneva «una breve sca-letta» del libro al quale Darwin stava la-vorando. Il primo luglio del 1858 questecomunicazioni furono lette a un convegnodella Linnean Society di Londra e furonopubblicate il 20 agosto nel «Journal ofProceedings of the Linnean Society» conil titolo Sulla tendenza delle specie a for-mare varietà; e sulla perpetuazione dellevarietà e delle specie con i mezzi naturali diselezione.

Per ciò che riguarda l'accoglienza fattaalle nuove idee. Darwin qualche tempodopo scrisse: «Le nostre congiunte pub-blicazioni suscitarono scarso interesse;l'unica reazione che ricordo fu quella delprofessor Haughton di Dublino; il suoverdetto fu che tutti gli elementi nuovinelle nostre idee erano falsi e tutto ciòche c'era di vero era vecchio.» Darwinnon poteva ricordare ciò che era avvenu-to al Convegno della Linnean Society,perché non vi partecipò. Hooker più tar-di riferì a Francis Darwin (nel 1886) chesia lui sia Lyell «dissero qualcosa per sot-tolineare la necessità, da parte dei natu-ralisti, di prestare una profonda atten-zione ai due saggi e al loro valore per ilfuturo delle scienze sociali...». «L'inte-resse suscitato - aggiunse - fu intenso, manon ci fu nulla che assomigliasse a undibattito. Dopo il convegno si parlò dellanuova dottrina con il fiato sospeso. L'ap-provazione di Lyell e forse, in misuraminore, la mia.., ebbero l'effetto di inti-midire quegli studiosi che altrimenti sisarebbero opposti alla nuova dottrina.»

George Bentham, che più tardi divennepresidente della Linnean Society, fu così«turbato» dalla lettura dei saggi di Dar-win e Wallace che ritirò la sua relazionein programma al convegno, nella quale,basandosi sullo studio della flora britan-nica, «sosteneva l'idea della immutabilitàdelle specie».

Ci fu però uno scienziato che utilizzò isaggi della Linnean Society in un comuni-cato scientifico, Henry Baker Tristram,un prete anglicano e ornitologo, che ave-va studiato le allodole e i saltimpali delSahara. Era stato particolarmente colpitodalle graduali mutazioni che aveva osser-vato sia nel colore del piumaggio sia nellaforma e misura dei becchi. Nel 1858, mo-strò i risultati della sua indagine a un ami-co, Alfred Newton, un professore di ana-tomia comparata a Cambridge che ritor-nava allora da una spedizione ornitologi-ca in Islanda. Quando Newton tornò acasa, trovò ad aspettarlo il numero di ago-sto del «Journal of the Linnean Society»con i saggi di Darwin e Wallace. Fu con-vertito immediatamente e subito capì chela nuova dottrina dell'evoluzione per se-lezione naturale poteva spiegare le sco-perte di Tristram e certe altre variazioniche egli stesso aveva incontrato. Spedìimmediatamente a Tristram la notizia. Lacomunicazione di Tristram per «Ibis» del-l'ottobre del 1859 fa riferimento alle rela-zioni di Darwin e Wallace alla LinneanSociety, e afferma che la selezione natura-le può fornire una spiegazione del perchégli uccelli abbiano una colorazione simileo alla sabbia o al terreno del loro ambien-te, un fattore questo che avrebbe dato loroprotezione dagli assalti dei predatori favo-rendoli così nel processo di selezione na-turale; la stessa cosa valeva nei confrontidelle diverse forme e misure del beccodegli uccelli che, a seconda dei casi, avreb-bero potuto essere più adatte alla raccolta

del cibo o alla rimozione del terreno.Ciò che accadde successivamente a Tri-

stram ci fornisce un interessante chiari-mento sulla famosa disputa al convegnodella Associazione britannica per il pro-gresso delle scienze a Oxford nel 1861.Questo dibattito è solitamente presentatocome se il vescovo Samuel Wilberforce(detto «soapy Sam») fosse stato umiliatoe, sconfitto da Huxley, si ritirasse dallascena intellettualmente screditato. Laverità è che Wilberforce impressionò pro-fondamente molti degli scienziati presen-ti. Tra questi c'era Tristram, il primo con-vertito alla nuova dottrina dell'evoluzio-ne per selezione naturale. Tristram fu atal punto convinto dalle opinioni di Wil-berforce che divenne immediatamenteantidarwiniano, e tale rimase fino alla finedei suoi giorni, nonostante i ripetuti ten-tativi dell'amico Newton di riconvertirlo.Si può inoltre aggiungere che, ben lonta-no dal vergognarsi della sua esibizione,Wilberforce pubblicò una versione am-pliata e corretta del suo discorso su«Quarterly Review». Questo saggio furipreso nella raccolta in due volumi deisaggi di Wilberforce.

Di recente ho avuto occasione di rileg-gere il saggio di Wilberforce. Ho scopertoche, sebbene Wilberforce avesse attacca-to Darwin con grande forza e veemenza,non mancò di lodarlo per i contributi allascienza contenuti ne L'origine delle spe-cie. L'innovazione principale nel pensierobiologico, che, secondo Wilberforce,andava attribuita a Darwin, era, e sembraimpossibile crederci, quella della selezio-ne naturale. Ciò pare ancora più straordi-nario se si pensa che Thomas Henry Hux-ley, uno dei principali difensori della evo-luzione darwiniana, a volte chiamato «ilbulldog di Darwin», non accettò maicompletamente questo particolare aspet-to della teoria.

54

55

OCEANO Galtipagos15 settembre 1835

Recife AscensioneV .19 luglio 183612 agosto INDIANO

AMERICACocos1 aprile 1836Sant'Elena

.8 luglio 1836lquique

12 luglio 1835

T-•• Fernando de Noronha

Recite

Salvador28 febbraio 1832

Maurizio29 aprile 1836

Albanyarzo 1

Città del Capo31 maggio 1836

FalmouthD2 ottobre 1836 EUROPA Plymou h

21 dicembre 183

ot-T\

Madeira •

Canarie 1!.."

Azzorre .

Capo Verde31 agosto 1836.

S. Pedrj e S. PauloEQUATORE

Falkland1 marzo 183310 marzo 1834 e.Terra del Fuo

15 dicembre 1832

Rio de Janeiro4 aprile 1832

evideouglio 1832

enos• res

ahia Bianca4

Isola Chiloé21 novembre 18

M FilDIONALEValparaiso

22 luglio 1834o

O

AMERICA SETTEN IONALE

•°.0

PACIFICO

Sydney12 gennaio 1i 6

7.01)Hobart

5 febbraio 1836

Russell21 dicembre 1835

AMERICA

MERID.

-z.Salvador

1 agosto 1836 --\

o

o

EQUATORE

P,

Capo Verde16 gennaio 1832 *-

37

AFRICA

Callao19 luglio 1835

Victoria

Tahiti15 novembre 1835

o

Al'inizio di questa relazione ho ricorda-to come la teoria darwiniana dell'e-

voluzione abbia, in virtù delle sue com-ponenti ideologiche, un significato che vaoltre il campo della biologia o della sto-ria naturale. L'espressione «componenteideologica» fu introdotta da Karl Popper.Essa esprime il fatto che le idee di Darwinhanno avuto un effetto rivoluzionario ehanno sollevato dibattiti di grande impor-tanza ben al di là del campo scientifico.Chi non conosce la proliferazione delconcetto di «evoluzione» in ogni aspettodel pensiero e dell'attività umana, daglistudi sull'evoluzione del romanzo all'evo-luzione della società? Thomas WoodrowWilson in un famoso studio sulla Costitu-zione degli Stati Uniti scrisse che era statoun errore applicare a questo soggetto iprincipi scientifici della filosofia naturaledi Newton. Invece, secondo lui, un mododi capire la Costituzione era per mezzodell'evoluzione, «per mezzo di Darwin enon per mezzo di Newton». È noto chealla fine del secolo scorso nacque unaforma particolare di pensiero socialedenominata «darwinismo sociale» e sitentò di associare l'idea di socialismo aquella di evoluzione, una connessione cheDarwin stesso definì «strana».

Naturalmente, al tempo di Darwin, ciò

che veramente impressionò il pubbliconel concetto di evoluzione fu la sfida chequesta teoria pose all'interpretazione let-terale delle Sacre Scritture. Non pensoche ci sarebbe stata la stessa reazione con-tro Darwin se si fosse trattato solo di pian-te e animali o, al limite, dell'età della Ter-ra. Cioè, se non fosse stato necessarioincludere l'uomo nella scala evoluzioni-stica e nel processo dell'evoluzione, o senon fosse stato necessario concludere cheanche l'uomo è il risultato della selezionenaturale, probabilmente non si sarebbeverificata nel mondo dei credenti una rea-zione così violenta. C'erano naturalmentealcuni fondamentalisti (e ne esistono an-cora) che credevano a tal punto nella nar-razione letteraria della Bibbia che sareb-bero senz'altro partiti lancia in resta con-tro chiunque avesse anche solo osato so-stenere che l'età della Terra è maggiore diquella che si può calcolare dalle Scritture.Non dobbiamo dimenticare che vi sonoancora fedeli fondamentalisti che stannocombattendo all'interno delle legislaturestatali americane e nei tribunali per af-fermare la cosiddetta dottrina dell'«equaltime» per il «creazionismo» e per l'evo-luzione. Darwin aveva cercato di aggirareil problema dell'uomo ne L'origine dellespecie, accennando solamente in una sin-

gola frase che «molta luce sarà fatta (dal-l'evoluzione) sull'origine dell'uomo e sul-la sua storia». I critici di Darwin da alloraa oggi hanno sottolineato le ovvie impli-cazioni della teoria dell'evoluzione pernoi uomini, l'apparentemente inevitabileconclusione che l'uomo è solamente unprodotto finale e transitorio di un eternoprocesso evoluzionistico. È un fatto do-cumentato che Alfred Russel Wallace, ilriconosciuto «coscopritore» con Darwindella selezione naturale, non riuscì a con-vincersi che la selezione naturale potessespiegare lo sviluppo dell'uomo nella sto-ria senza dover ricorrere all'azione divinadi un creatore.

Non posso non concludere questa miapresentazione della rivoluzione dar-

winiana senza indicare quelli che a mepaiono gli aspetti più rivoluzionari delladottrina di Darwin.

È noto a chiunque che Darwin non fui!primo a credere nell'evoluzione; gli stori-ci, in effetti, sembrano avere una sorta dipiacere perverso nell'andare alla ricercadi predecessori di Darwin che credevanoin un qualche tipo di evoluzione e chepotessero perfino aver anticipato l'idea diselezione naturale. Bisogna comunquenotare che,per ciò che riguarda il progres-

so della scienza, l'espressione di questeidee prima del 1859 non alterò così radi-calmente la natura della scienza comefece L'origine delle specie di Darwin. Laragione fondamentale di questa differen-za sta, a mio parere, nel fatto che Darwinnon presentò semplicemente un altrosaggio, un'altra, per quanto plausibile,affermazione di una ipotesi; invece, at-traverso un metodo di pensiero rigoroso euna grande quantità di dati empirici, di-mostrò che la dottrina dell'evoluzionedelle specie per selezione naturale eraplausibile e confermabile. Fra le altrecose collezionò un'incredibile massa diprove tratte dall'esperienza di allevatoriche praticavano una sorta di selezione ar-tificiale dalla quale ci si poteva fare un'i-dea di come la natura produca una «sele-zione naturale». Egli raccolse anche unagrande quantità di esempi dalla distribu-zione geo,grafica eli piante e animali, dallastoria geologica e così via. Inoltre Darwinpresentò in modo convincente e rivelato-re il fatto che in natura si trovano varia-zioni quasi illimitate tra individui dellastessa specie. Questo fatto andava di paripasso con l'aumento naturale delle popo-lazioni e la mancanza di un equivalenteincremento delle risorse alimentari. Laconseguenza sembrava inevitabile a

Darwin così come a noi: una lotta per lavita, che porta a un processo di selezionenaturale che egli chiamò più tardi «la so-pravvivenza del più adatto», adottandoun'espressione, che a me pare abbastanzainfelice, coniata da Herbert Spencer.

In altre parole, Darwin non riaffermòsoltanto vecchie idee generali sullo svi-luppo evoluzionistico, ma ne formulò dinuove portando contributi specifici sia adibattiti in corso sia allo sviluppo succes-sivo della scienza. Per esempio, un muta-mento delle specie osservato nella succes-sione geologica aveva sollevato varie ipo-tesi. Una di queste, preferita da CharlesLyell, si basava su quella che può sembra-re una spiegazione logica e ovvia, cioè cheessendoci tra le specie una lotta per lasopravvivenza, alcune sparivano durantequesta competizione e venivano cono-sciute solo attraverso fossili o reperti geo-logici. Darwin trasformò il concetto diLyell della lotta tra specie in quello di unalotta tra individui. Darwin vedeva la lottaper la vita avvenire tra individui che diffe-rivano l'uno dall'altro per variazioni co-nosciute e accertate. Ciò dava origine a unprocesso di selezione naturale, nel quale ilsuccesso nella riproduzione toccava in ul-tima istanza a quegli individui i cui caratte-ri meglio si adattavano all'ambiente e che

perciò avevano maggiori probabilità diriprodurre i loro simili. Il concentrarsi susingoli individui, «accentuazione dell'u-nicità di ogni cosa nel mondo organico»,viene considerato da Ernst Mayr la chiaveper un modo nuovo e rivoluzionario diconsiderare il mondo naturale: «pensarein termini di popolazioni» (in inglese«population thinking»). Coloro i qualipensano in termini di popolazioni «met-tono in rilievo il fatto che ogni individuo,nella riproduzione sessuale della specie, èsingolarmente diverso da tutti gli altri».In questo nuovo modo di fare biologia ostoria naturale non ci sono «tipi ideali néclassi» di individui essenzialmente uguali.La teoria di Darwin dell'evoluzione perselezione naturale si basava interamentesul «riconoscimento dell'unicità di ognisingolo individuo», che Ernst Mayr hadescritto come «rivoluzionario» in rappor-to allo sviluppo del pensiero di Darwin.

Che ci fosse tale qualità rivoluzionarianel pensiero di Darwin è dimostrato dagliattacchi che egli subì per non aver seguitoil modello semplice prescritto come accet-tabile scientificamente. Per capire fino ache punto la teoria evoluzionistica darwi-niana rappresenti una deviazione dallenorme tradizionali del pensiero scientifi-co, qual è per esempio espresso dalla filo-

La mappa modificata da una cartina del Touring Club Italiano illustrail viaggio compiuto da Darvvin a bordo della Beagle. La spedizione,

organizzata dall'Ammiragliato britannico, aveva lo scopo di stabilireuna catena di stazioni cronometriche intorno al mondo. Il viaggio

della Beagle coprì una distanza complessiva di circa 60 000 chilome- care anche il Journal of Researches into the Geology and Naturaltri. Da questa lunga avventura Darvvin trasse il materiale per pubbli- History of the Various Countries Visited by H. MS. Beagle (1839).

56

57

Hamburg

Verlag con Otto Meissner.

1872.

Questa copia dell capitale di Karl Marx fu dedicata dall'autore a Darwin. Nonostante le sue teoriescientifiche, Darwin non ebbe mai l'intenzione di attaccare il Cristianesimo come istituzione.

sofia naturale di Newton, bisogna consi-derare che la teoria evoluzionistica è nonpredittiva, sebbene causale. Infatti, lateoria evoluzionistica, grazie al concettodi selezione naturale, assegna una causaal processo dal quale risultano le specieattuali, però è incapace di prevedere,anche in condizioni ambientali abbastan-za ben conosciute, quale sarà il corso fu-turo dell'evoluzione.

-fai rivoluzione darwiniana è stata pro-" babilmente la più significativa rivolu-zione mai avvenuta in campo scientifico,poiché la sua influenza e i suoi effetti eb-bero rilevanza nelle sfere più diverse delpensiero e delle idee. La sua conseguenzafu un sistematico ripensamento del concet-to della natura del mondo, dell'uomo e del-le istituzioni umane. Infatti essa implicava

una concezione del mondo come sistemadinamico e in evoluzione anziché statico,e della società umana come sviluppantesisecondo un modello evoluzionistico. KarlMarx preannunciò perfino una storia evo-luzionistica della tecnologia, o delle in-venzioni, nella quale i concetti darwinianiintrodotti per gli organismi viventi avreb-bero potuto trovare un'applicazione nel-l'analisi dello sviluppo degli strumenticostruiti dall'uomo. Il nuovo punto di vi-sta darwiniano negò ogni teleologia co-smica e sostenne che l'evoluzione non èun processo che conduce a un tipo «mi-gliore» o «più perfetto», ma è invece co-stituita da una serie di stadi segnati dasuccessi riproduttivi tra individui aventicaratteri che meglio si adattano al loroambiente. Lo stesso avviene per le socie-tà. Veniva così tolto ogni fondamento al-

l'affermazione di una creazione speciale.Veniva annunciata la fine di qualsiasi «an-tropocentrismo assoluto», poiché si pro-poneva un principio di «discendenza co-mune» per tutti gli esseri viventi, inclusol'uomo. Ciò sta alla base dell'osservazionedi Freud riguardo al colpo che venne infer-to all'immagine ingenua che l'uomo avevadi sé. La rivoluzione copernicana, secondoFreud, insegnò agli uomini che la Terranon è il centro dell'universo, «bensì unaminuscola particella di un sistema cosmicoche, nella sua grandezza, è difficilmenteimmaginabile». Il secondo colpo fu infertodalla rivoluzione darwiniana che distrusse«la pretesa posizione di privilegio dell'uo-mo nella creazione» e provò «la sua pro-venienza dal regno animale e l'inestirpabi-lità della sua natura animale». Il terzo col-po stava per essere inferto quando Freud,proprio mentre valutava queste rivoluzioninella prima serie di lezioni di Introduzionealla psicoanalisi del 1915-1917, era intentoa «dimostrare all'Io che non solo egli non èpadrone in casa propria, ma deve fare as-segnamento su scarse notizie riguardo aquello che avviene inconsciamente nellasua vita psichica». Freud elencò L'originedell'uomo di Darwin, insieme al De revolu-tionibus di Copernico tra i «dieci libri piùsignificativi della storia».

A queste implicazioni dobbiamo ag-giungere che la rivoluzione darwinianadiede il colpo di grazia a qualsiasi ragio-namento sull'esistenza di un «disegno»nell'universo o nella natura, poiché la va-riazione è un processo non orientato e ca-suale. Nelle scienze si verificò un muta-mento drammatico dall'essenzialismo alpensiero in termini di popolazioni. A que-sti molti e nuovi orientamenti si possonoaggiungere innovazioni che riguardano ilmetodo, l'introduzione di un tipo nuovo diteoria scientifica nella quale il ruolo dellaprevedibilità differiva dal classico modellonewtoniano, e «l'introduzione nella scien-za evoluzionistica dello studio delle causa-zioni ultime» (E. Mayr).

Tutte queste conseguenze non furonosubito evidenti, ma molte di esse eranotalmente ovvie che le reazioni esploseroimmediatamente. Mai prima di allora nellastoria, l'annuncio di una teoria scientificaaveva suscitato dibattiti così immediati eaccesi in tutti i paesi del mondo, un segnoquesto del carattere veramente rivoluzio-nario della teoria evoluzionistica per se-lezione naturale. Traduzioni, recensioni,commenti e attacchi cominciarono quasisubito e continuano fino ai giorni nostri.

C'è un solo altro autore scientificodell'epoca moderna che può essere pa-ragonato a Darwin, a questo riguardo,ed è Sigmund Freud, un dato che mo-stra l'incredibile intuito che Freud ebbequando, qualche tempo prima, paragonòl'effetto prevedibile delle sue idee e l'ef-fetto di quelle di Darwin. Il fatto chedibattiti storici, filosofici e perfino scien-tifici sull'evoluzione e i suoi effetti con-tinuino a occupare la mente di seri stu-diosi un secolo dopo la morte di Darwindimostra la straordinaria vitalità dellascienza di Darwin e la profondità dellarivoluzione darwiniana.

58