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Il peso deg_li elefa11ti Bastian Berbner, Die Zeit, Germania

Negli ultimi decenni nessun paese al mondo ha fatto quanto il Botswana per proteggere gli elefanti. Ma allora perché il nuovo presidente ha deciso di riaprire la caccia?

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on le sue quasi dieci ton­nellate di peso, i quattro metri d'altezza, le zanne e la proboscide, l'elefante

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sembra uscito dalla prei­storia. Quando gli esseri

umani abbandonarono le savane africa­ne per andare alla conquista del mondo, annientarono una specie dopo l'altra gli animali di grande taglia. In Nordamerica toccò alla tigre dai denti a sciabola e al mammut, in Sudamerica a bradipi lunghi sei metri e a roditori grandi come orsi, in Australia al leone marsupiale e a uccelli grandi il doppio degli struzzi. È soprav­vissuto solo l'elefante, che è una contrad­dizione vivente: forte e vulnerabile, goffo e agile, tenero e imponente. Minacciato e minaccioso.

In una barca su un fiume del Botswana settentrionale, Gudrun osserva con il bi­nocolo un branco di babbuini, mentre suo figlio Fabian indica una macchia grigia sulla riva. È ancora lontana, ma con quel­le orecchie svolazzanti e la proboscide è inconfondibile.

Per i tedeschi Gudrun e Fabian, lei do­cente universitaria, lui studente di econo­mia aziendale, è il primo giorno di safari. Nel loro giro in barca, che dura tre ore,

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vedono ippopotami, scimmie, bufali e un coccodrillo. Ma soprattutto elefanti: ele­fanti che fanno il bagno nel fango, ~lefanti che nuotano nel fiume, un cucciolo di ele­fante che si abbevera goffamente. Quan­do il tramonto immerge il paesaggio in una luce dorata, la capitana dirige la barca verso un branco di elefanti sulla riva, ad appena quattro metri di distanza.

Scendendo dalla barca Fabian fa un gran sorriso: "Pensavo che saremmo riu­sciti a vedeme al massimo due o tre. Si sente sempre dire che sono in via d' estin­zione". Invece ne hanno visti centinaia.

In nessun altro paese al mondo ci sono tanti elefanti quanti in Botswana: circa 135mila. E non c'è luogo del Botswana più popolato di questi animali delle rive del fiume Chobe. Allo stesso tempo in nessun altro posto i turisti pagano tanto per ve­derli. Nel mercato dei safari, il Botswana attira clienti in cerca di un'esperienza esclusiva. La stanza dellodge dove per­nottano Gudrun e Fabian costa duemila dollari. A notte.

Secondo Caspar V enter, un sudafrica­no titolare di un'agenzia in Germania spe­cializzata in viaggi e safari in Africa, chi va in vacanza in Botswana è ricco e vuole scoprire la natura selvaggia africana nel

modo più politicamente corretto possibi­le. Il Botswana è noto per essere il paese dell'Africa con meno corruzione. La sua democrazia funziona e non è mai stato coinvolto in guerre. Per chi ha a cuore l'ambiente e i diritti delle donne ci sono lodge come quello in cui alloggiano Gu­drun e Fabian, che hanno barche a energia solare e dove le guide sono tutte donne.

Ma, soprattutto, il Botswana è il paese africano che vanta più successi nella pro­tezione della fauna. L'animale che meglio rappresenta questi successi è l'elefante africano di savana (Loxodonta africana). La lotta per la sua sopravvivenza è in cor­so da molti anni. Per i biologi è una specie

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chiave, svolge cioè un ruolo fondamenta­le nel suo ecosistema. Abbattendo gli al­beri, gli elefanti liberano spazi per le pra­terie, dove zebre, antilopi, giraffe e altri animali possono andare a nutrirsi. Allo stesso tempo, però, gli spazi aperti richia­mano i predatori. Così si stabilisce un equilibrio naturale: gli elefanti sono inge­gneri dell'ecosistema.

All'inizio del novecento in Africa vive­vano circa dodici milioni di elefanti, mentre oggi sono meno di 40omila. Nell'Africa occidentale gli elefanti sono ormai così rari che molti abitanti di que­sta regione non ne hanno mai visto uno. Anche nella Repubblica Democratica del

Congo e nella Repubblica Centrafricana sono praticamente spariti. In Kenya e in Tanzania il numero di esemplari è più al­to, ma è in calo. La loro popolazione si sta riducendo un po' ovunque, ma non in Botswana. Un terzo degli elefanti africa­ni rimasti vive in questo paese, che è un baluardo nella lotta contro l'estinzione della specie.

O forse dovremmo dire che lo era? Perché nel maggio di quest'anno il presi­dente Mokgweetsi Masisi ha fatto una dichiarazione sconvolgente: il Botswana consentirà di nuovo la caccia agli elefan­ti. Il paese dei safari politicamente cor­retti fa la cosa più politicamente scorretta

che si possa immaginare. Il mondo è ri­masto a bocca aperta di fronte all'epilo­go, drastico e inaspettato, di una storia di successo che sembrava portare solo van­taggi: agli elefanti, che potevano soprav­vivere; al Botswana, che guadagnava mi­lioni di dollari con il turismo; ai turisti, a cui regalava momenti emozionanti.

La battaglia di una vita In una strada secondaria della capitale Gaborone, a pochi minuti d'auto dal quar­tiere governativo, arriviamo a un cancello che si apre cigolando. Qui abita l'uomo che ha trasformato il Botswana in un mo­dello per la tutela degli animali. Due guar-

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die ci indicano la strada. Superiamo tre cani e due Land Rover. All'interno dell'a­bitazione le pareti sono piene di fotografie del padrone di casa in compagnia di per­sonalità mondiali.

Seduto su un divano a righe, l'ex presi­dente del Botswana, Ian Khama, ci rac­conta che gli animali sono la passione del­la sua vita. Due settimane fa ha visto un elefante con le zanne lunghe fino a terra. Non vuole dirci dove, per proteggere l'ani­male. Khama spiega che un giorno, a metà degli anni novanta, quando era capo dell'esercito, ricevette la notizia che alcu­ni bracconieri avevano ucciso uno degli ultimi rinoceronti rimasti nel paese. A quel punto prese una decisione: visto che la situazione in Botswana era tranquilla, inviò buona parte delle truppe nella bo­scaglia, incaricando i soldati di pattugliare il nord. E ordinò di shoot t o kill, sparare per uccidere. Poco dopo tra i cacciatori di fro­do ci furono i primi morti.

Khama fece arrivare alcuni esemplari di rinoceronte dal Sudafrica e gli animali cominciarono a riprodursi. In seguito i guardacaccia del ministero dell'ambiente constatarono con stupore che un'altra specie era in aumento: quella degli ele­fanti. All'inizio degli anni novanta gli

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esemplari erano 8omila, alla fine del de­cennio centomila e il loro numero conti­nuava a crescere.

Nel2oo8 Ian Khama, allora leader del Botswana democratic party (al governo dai tempi dell ' indipendenza), diventò presidente. Forte dei suoi nuovi poteri, portò avanti la sua missione. Nominò suo fratello ministro dell'ambiente e ampliò le riserve naturali, che oggi coprono il4o per cento del territorio nazionale. Nel 2014 poi introdusse una misura radicale: il divieto assoluto di caccia.

Un posto sicuro Gli elefanti sono animali intelligenti. An­che se non sanno leggere una cartina geo­grafica, sanno benissimo dove sono i con­fini. Lungo il fiume Chobe, le macchine fotografiche e i binocoli di Gudrun e Fa­bian puntano sempre verso la riva del Bot­swana. L'altra riva è in Namibia.

Da quella parte l'erba alta sembra un invito per gli elefanti, mentre in Botswana ci sono ormai chiazze quasi interamente brulle. I due paesi non sono divisi da un muro o da una recinzione, ma solo dal fiu­me, largo circa cinquanta metri, che gli elefanti, eccellenti nuotatori, potrebbero attraversare senza difficoltà. Eppure scor-

razzano tutti in Botswana. Sanno di essere al sicuro, mentre in Namibia li attendono i cacciatori. Durante il giro in barca vedia­mo un branco di 38 elefanti nuotare verso la Namibia. Torneranno indietro prima che faccia buio, spiega la capitana. Di not­te quel lato diventa più pericoloso, perché oltre ai cacciatori ci sono i bracconieri.

Anche in Zambia e in Zimbabwe si spa­ra agli elefanti, mentre in Angola gli ani­mali corrono il pericolo di calpestare le mine, che risalgono ai tempi della guerra civile. Siccome non erano al sicuro in nes­suno di questi posti, negli ultimi anni mol­ti elefanti hanno lasciato l'altopiano ango­lano seguendo il corso del fiume Okavan­go, hanno percorso le steppe zambiane e le distese namibiane, e infine hanno attra­versato a nuoto il fiume per approdare in quello che nel mondo umano si chiama Botswana e che nel mondo dei bisogni animali è sinonimo di sicurezza.

E qui sono rimasti. Mike Chase è un biologo che gestisce

un centro di ricerca sugli elefanti nel nord del paese. Negli ultimi vent'anni ha messo dei collari dotati di gps a centinaia di esemplari. Sul suo computer ci sono map­pe cosparse di puntini colorati che indica­no i luoghi dove vivono gli animali. Il Bot-

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swana è pieno di pallini, i paesi vicini no. Gli elefanti arrivano fino al confine e tor­nano indietro. Capita che qualcuno osi spingersi oltre, ma poi torna presto sui suoi passi. Non sappiamo come facciano gli elefanti a comunicare tra loro quali so­no i posti sicuri, ma sappiamo che lo fan­no. Sono animali sociali, provano com­passione e dolore, si proteggono a vicenda dai predatori. In qualche modo tra gliele­fanti dell'Africa meridionale si è diffusa la notizia che in Botswana si vive bene. La politica di Khama ha trasformato i com­portamenti di questi animali.

Il Botswana e il suo presidente hanno ricevuto il plauso della comunità interna­zionale per aver introdotto il divieto di caccia. Khama ha ricevuto un importante incarico in un'organizzazione statuniten­se per la tutela degli animali, ha tenuto discorsi alle fiere del turismo e poi, nell'a­prile del2018, dopo dieci anni al potere, ha dato l'addio alla politica. Il nuovo presi­dente è Mokgweetsi Masisi, vice di Kha­ma e da lui scelto come successore. Kha­ma si è ritirato a vita privata, ma poi si è chiesto se ha sostenuto la persona giusta.

Ottantamila in più Masisi è appena tornato da un incontro a porte chiuse con il presidente namibiano in una località in mezzo alla boscaglia. Quando si accomoda all'estremità di un lungo tavolo di legno scuro, indossa anco­ra il gilet beige da safari sopra la camicia bianca. Tendendosi in avanti con le dita intrecciate, come se stesse pregando, di­ce: "Ho fatto la cosa migliore per il paese."

Sostiene che negli anni novanta gli esperti abbiano calcolato il numero di ele­fanti che la scarsa vegetazione del Bot­swana è in grado di nutrire. Un elefante adulto consuma 250 chili al giorno tra er­ba, semi, rami e corteccia e beve 160 litri d'acqua. Il risultato di quello studio è stato 54mila elefanti.

Secondo Masisi "al momento ce ne so­no almeno 135mila".

Il problema è nello scarto tra i due dati: 8omila elefanti.

Le conseguenze si vedono facilmente nel parco nazionale di Chobe, special­mente se lo si osserva da un aereo. Quan­do ci si avvicina alla città di Kasane, si ve­de che sul lato botswaniano del fiume Chobe non ci sono quasi più alberi per al­meno cinquecento metri dalla riva. In N a­mibia la foresta arriva fino all'acqua.

È opera degli elefanti, spiega Horatius Thebe, 39 anni. L'ufficio di questo guarda­caccia del ministero dell'ambiente si trova

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Area/ : dove vivono\ n., c' D gli elefanti .,__ ,-· : ..... -·----.. )

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Gaborone SUDAFIUCA

• Parchi nazionali

zo. Per tenere lontani gli elefanti servono recinzioni elettrificate dove passa una corrente da settemila voi t. Capita che gli elefanti rovescino un tronco d'albero su questo tipo di recinzione e poi scavalchi­no con attenzione i fili caduti a terra, ma succede raramente.

Squilla il telefono: ecco le coordinate. Thebe dirige la macchina verso il fiume e poi, quando la vegetazione s'infittisce, proseguiamo a piedi. Sentiamo l'odore dell'elefante morto molto prima di veder­

fuori Kasane, all'ingresso del parco nazio- lo. A ogni passo Thebe batte forte le mani naie. Negli ultimi anni, aggiunge, gli el e- per allontanare gli eventuali predatori. fanti hanno abbattuto la maggior parte L'elefante è steso sulla sabbia, poggia-degli alberi in prossimità della riva. t o sul lato sinistro, con gli occhi chiusi e la

Sulla porta di metallo verde del suo uf- bocca piena di vermi. Dev'essere morto ficio c'è il cartello "Human-wildlife con- da almeno tre giorni. Le zanne sono allo­flict" (conflitto tra esseri umani e animali ro posto. È un bene: non sono stati i brac­selvatici). È il nome del reparto che dirige. conieri. Non ha la bava alla bocca, e anche In realtà potrebbe chiamarsi "Human- questo è un bene: probabilmente non è elephant conflict" (conflitto tra esseri morto di antrace. umani ed elefanti) . Thebe ispeziona il cadavere. Sulla p an- -

Quando sale sul suo fuoristrada, The- eia dell'animale, proprio dietro le zampe be indossa un'uniforme beige, occhiali da anteriori, c'è il foro di un proiettile. "Pro­sole e stivali pesanti. Nella cosiddetta en- babilmente è stato un contadino", dice clave del parco, in cui sorgono cinque vii- Thebe indicando una recinzione di legno laggi, qualcuno ha trovato il corpo di un a circa duecento metri di distanza. elefante. Thebe non ha ricevuto le coordi- Spesso, spiega, quando i campi sono nate esatte del posto, ma non vuole per- pieni di mais o miglio, i branchi di elefanti d ere tempo. divorano il raccolto nel giro di poche ore.

Sulrettilineocheattraversailparcona- È il lavoro di un anno intero. I contadini zionale Thebe corre a 140 chilometri all'o- che possono permettersi le recinzioni ra, anche se il limite è di 8o. Supera divo- elettrificate sono pochissimi. Su racco­lata le giraffe e i facoceri. A un certo punto mandazione del governo, alcuni cercano deve fermarsi perché un branco di elefan- di proteggere i campi con la polvere di pe­ti attraversa la strada. Raggiunta <I' '/ peroncino. Pestano i peperonci-l'enclave guarda il telefono: an- • ni piccanti e mettono la polvere cora niente coordinate. Allora in un secchia pieno di concime, gira a sinistra, sale su una collina 0 poi aggiungono un pezzo di car-e parcheggia di fianco a una ca- bone ardente. Il fumo acre do-panna di legno. Vuole incontra- vrebbe servire a tenere lontani re un allevatore di cui gli ha parlato un gli elefanti. Ma se il vento cambia direzio­collega. Dalla capanna esce un uomo con ne diventa tutto inutile. C'è chi tira le pie­una maglietta logora, che porta Thebe al tre agli elefanti, chi suona i tamburi e chi recinto delle mucche. Quella mattina nel- spara: qualcuno in aria, qualcun altro mi­la recinzione ha trovato un buco largo tre ra al cuore o alla testa. metri. Thebe ispeziona le orme nella sab- Thebe chiama un collega perché ven­bia. Ipotizza che nella notte due o tre el e- ga a estrarre le zanne dell'elefante e a bru­fanti siano entrati nel recinto. È stato for- ciare la carcassa. Poi porterà l'avorio in un tunato, spiega l'allevatore: leoni e leopardi deposito sicuro. non hanno approfittato del buco per cattu- Ottantamila elefanti mangiano sette rare una mucca. "La prossima volta spare- milioni di tonnellate di cibo all'anno e be­rò all'elefante", aggiunge. vono cinque milioni di metri cubi d'acqua,

Nella zona il problema è sempre que- quasi il doppio del volume della piramide sto: le recinzioni non reggono. In teoria di Cheope. Il Botswana è un paese semi­per proteggere i bambini che frequentano desertico, dove da maggio a novembre la scuola secondaria c'è una recinzione di piove pochissimo. metallo blu, solo che è in gran parte dive!- Nel nord del paese tre specie competo­ta e in alcuni punti è coperta di vegetazio- no per le scarse risorse. Gli esseri umani: ne. Hanno smesso di ripararla da un pez- negli ultimi anni il boom turistico ha tra-

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sformato Kasane da villaggio in una picco­la città. Per costruire alberghi e centri commerciali servono terreni; per irrigare le-aree verdi dei centri commerciali eri­empire le piscine degli hotel serve acqua.

Le mucche: quasi ogni abitante del Botswana possiede delle mucche, com­presi impiegati e dipendenti pubblici. Più bestie hai, di più prestigio sociale godi. Un numero maggiore di persone implica più mucche, e le mucche hanno bisogno di bere e mangiare.

Gli elefanti: vedi sopra.

Danni ingenti A un primo sguardo il Botswana sembra vuoto. È grande come la Francia ma ha meno abitanti di Berlino. Eppure la scarsi­tà di risorse produce conflitti ovunque. In alcune località le persone si spingono in territori abitati dagli elefanti. A Kasane, per esempio, case, benzinai e hotel lungo il fiume tagliano la strada agli animali che cercano l'acqua. Gli animali, a loro volta, vanno ad abbeverarsi nelle piscine.

Altrove sono gli elefanti a penetrare nel territorio degli esseri umani, soprat­tutto quando c'è la siccità. Vanno a bere dai pozzi dei contadini distruggendo pompe e generatori. A volte con le zanne bucano le grandi cisterne di plastica dove i contadini raccolgono l'acqua.

Nell'ufficio accanto a quello di Hora­tius Thebe, un impiegato ha davanti a sé un mucchio di carte. Legge e timbra, leg­ge e timbra: sono tutte segnalazioni che riguardano il conflitto tra esseri umani e animali selvatici. Un contadino deve rice­vere 157 pula (13 euro) per una capra ucci­sa da un leopardo. Un altro mille pula (83 euro) per un vitello mangiato da un leone. Ma il più delle volte le segnalazioni ri­guardano gli elefanti.

Un contadino scrive che due elefanti hanno distrutto gli alberi di mango da­vanti alla sua abitazione. Il proprietario di una casa dev'essere risarcito per i danni a un muro. Nel2o18 il governo ha speso 25 milioni di pula (due milioni di euro) per risarcire i danni provocati dagli animali, diceThebe.

Ottocento chilometri a sudest di Kasa­ne c'è Semolale, il villaggio dov'è nato Joe Pharudi. Un sabato di giugno è andato al funerale di un cugino. Come da tradizio­ne, la famiglia voleva macellare una muc­ca in onore degli invitati. Pharudi e un al­tro cugino, il fratello minore del morto, si sono incamminati verso la boscaglia per andare a prendere una mucca: in Botswa­na è normale che gli animali si muovano

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liberamente con un campanaccio al collo. to in missione sei ministri e un deputato Pharudi e il cugino erano in giro da cir- del partito di governo per scoprire cosa

ca mezz'ora quando hanno visto un ele- pensasse la popolazione degli elefanti. In fante maschio a quindici metri di distan- ogni quartiere e in ogni villaggio del paese za. Dopo un attimo di esitazione, l'elefan- c'è una piazza centrale, la kgotla. Solita­te li ha caricati a testa bassa. mente gli abitanti si riuniscono a discute-

P h a rudi racconta che suo cugino è re all'ombra di una grande acacia. Tutti scappato a sinistra e lui a destra. Lui è in- hanno diritto di parola, capivillaggio e di­ciampato e ha visto l'elefante rincorrere il soccupati, bambini e pensionati, uomini e cugino. Si è rialzato e si è messo a correre donne. Per tre mesi i politici hanno per­senza più voltarsi. Il giorno successivo la corso il paese, ascoltando la gente. famiglia ha celebrato i funerali di due fra- Ancora prima che morisse il cugino di telli. Joe Pharudi, la gente di Semolale aveva

Tre giorni dopo Joe Pharudi era seduto chiesto al governo di vendere o uccidere su un fuoristrada tra due ranger. Hanno gli elefanti, o comunque di fare in modo attraversato la savana ricoperta di arbusti che non costituissero più una minaccia. In alzando dietro di loro una nuvola di polve- altri villaggi gli abitanti hanno chiesto di re rossa. In un'altra macchina c'erano due castrarli, di macellar li per la festa nazio­poliziotti e un gruppo di operatori della tv naie o preteso che il governo erigesse re­nazionale. Le macchine si sono fermate cinzioni elettrificate o scavasse fossati in­nel punto dov'era stato ritrovato il cada- torno ai villaggi. Alcuni hanno ricordato vere del cugino di Pharudi. che in passato, quando era permesso spa-

Un poliziotto ha indicato due solchi rare agli elefanti, le comunità rurali ven­nella sabbia dalla forma allungata. Qui devano le licenze di caccia agli occidenta-1' elefante aveva impalato la vi t- '' ' li ricchi, che erano disposti a pa-tima con le zanne per lanciarla u gare anche 40mila dollari a ele-per aria, ha spiegato. Poi ha m o- fante. Questi soldi servivano poi strato un albero, rosso di san- a finanziare sqwle, presidi sani-gue. Gli occhi di Joe Pharudi si tari e strade, o venivano ridistri-sono riempiti di lacrime. Uno - buititragliabitanti. dei ranger ha aggiunto: "Se ti attacca un Il rapporto presentato a Masisi conte­leone, fermati e fissalo negli occhi, forse ti neva un grido d'allarme. E unaraccoman­risparmierà. Se ti attacca un leopardo, fer- dazione: "Bisognerebbe sospendere il ma ti e fai rumore, e avrai una possibilità. divieto di caccia". Ma se ti attacca un elefante puoi solo met- Nella sala dove si riunisce il governo terti a pregare. L'unica cosa è sparargli Masisi spiega: "Il mio predecessore ha una pallottola in testa". . vietato la caccia senza chiedere alla gente

Il cugino di Joe Pharudi è il secondo cosa ne pensava, io invece seguo le racco­abitante del villaggio ucciso da un elefan- mandazioni del popolo". Il governo ha te. Non è facile sapere quante persone si- così deciso di rilasciare licenze di caccia ano state uccise dagli elefanti in Botswa- per quattrocento elefanti all'anno, come si na, perché ogni regione rileva i suoi dati. faceva in passato. Masisi, però, vuole ras­Nella sola Kasane negli ultimi quattro sicurare i suoi detrattori: "Il numero di mesi ci sono state tre vittime. elefanti rimarrà stabile. Ci siamo presi eu-

Forse il Botswana ha esagerato nel pro- radi loro per anni e continueremo a farlo". teggere i suoi elefanti, al punto che ora Il ragionamento del capo dello stato è . sono troppi? Appena entrato in carica, il questo: su una popolazione di 135mila presidente Mokgweetsi Masi si ha manda- esemplari quattrocento animali non fan-

Il Botswana sembra vuoto: è grande come la Francia e ha meno abitanti di Berlino. Ma la scarsità di risorse produce conflitti ovunque

no la differenza per quanto riguarda la conservazione della specie. Ma dandogli la caccia nei posti dove creano più proble­mi, gli elefanti finiranno per allontanarsi da quei territori e per ritirarsi nei parchi nazionali e nelle riserve dove il divieto di caccia sarà applicato rigidamente. Gli al­levatori potranno di nuovo occuparsi dei loro animali senza preoccupazioni e i con­tadini potranno tornare tranquillamente a coltivare i campi. In questo modo gli abi­tanti del Botswana hanno la sensazione che il governo stia facendo qualcosa per

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loro. È importante anche dal punto di vi­sta psicologico, sottolinea il presidente: così si evita che prendano l'iniziativa e sparino.

Decisioni da ponderare Dappertutto in Africa c'è carenza di ele­fanti, solo in Botswana sono troppi. Masi­si racconta che quando gli chiedono per­ché non regala qualche migliaio di elefan­ti ai paesi che non ne hanno, lui risponde che lo farebbe volentieri, se solo qualcuno venisse a prenderli.

Il problema del Botswana con gliele­fanti sembra avere due soluzioni possibi­li. L'abbattimento di massa, che Masisi esclude categoricamente; o una tutela degli elefanti estesa non solo al Botswana ma anche ai paesi limitrofi, in modo che gli elefanti "profughi" possano tornarci. È proprio questo il tentativo fatto nella Ka­vango-Zambezi transfrontier conserva­tion area (Kaza). Sulla carta è la più gran­de riserva naturale del mondo, e com­prende un'area a cavallo tra Botswana, Namibia, Angola, Zambia e Zimbabwe. I cinque paesi si sono impegnati a renderla un rifugio per gli animali selvatici.

A oggi, però, l'obiettivo è stato rag­giunto solo in Botswana. Se gli altri paesi

tutelassero gli elefanti allo stesso modo, è fanno vittime, ma nessuno pretende che probabile che questi animali tornerebbe- le mucche vengano uccise. Quello nel bel ro anche in Namibia, Angola, Zambia e mezzo della savana del Botswana è un Zimbabwe. E i puntini colorati sulle ma p- conflitto tipico dell'età moderna: il con­pe del biologo Mike Chase sarebbero di- trasto tra interessi nazionali e globali, tra i stribuiti più uniformemente. bisogni di un popolo e quelli dell'umanità.

Gli altri paesi dovrebbero impegnarsi a Ian Khama non voleva restare a guar-combattere più seriamente i bracconieri. dare mentre il suo successore distruggeva Ma serve una situazione politica stabile, e il lavoro di una vita. Perciò ha infranto una dei ranger formati e ben pagati, in modo delle leggi non scritte del paese, quella per che non si facciano corrompere dai bra c- cui un presidente si ritira dalla politica do­corrieri. Inoltre per riuscire a controllare la p o l'ultimo mandato. Lui invece ha fonda­savana i governi dovrebbero mettere a di- to un nuovo partito, che si è presentato sposizione veicoli e armi, costruire avam- alle elezioni del23 ottobre (vinte di nuovo posti, organizzare pattuglie e investire in dal Botswana democratic party) . apparecchiature di sorveglianza. A volte la ricerca della verità è un'im-

Sia per Khama sia per Masi si la coope- presa difficile perché di verità non ce n'è razione internazionale sarebbe la soluzio- una sola, ma due che sembrano escludersi ne migliore. Ma entrambi sanno che per a vicenda. In questo caso le due verità so­realizzarla servono decenni di lavoro. no che l'essere umano minaccia l' elefan-

Nel frattempo il Botswana cosa do- te,el'elefanteminaccial'essereumano. vrebbe fare? Secondo Masisi non si può Il ranger di Semolale ha detto che di chiedere alla gente di sopportare la lotta fronte all'attacco di un elefante l'essere con gli elefanti, perciò bisogna consentire , umano non ha via di scampo. Non è sem­la caccia. Secondo Khama, invece, la gen- j p re vero però, non se l'essere umano ha un te non dovrebbe fare tante storie. Vede un ·: fucile. Forse il fattore decisivo non è tanto certo vittimismo nelle lamentele sui rac- che l'essere umano diventi il più forte, ma colti e le recinzioni distrutte, come in ( il più intelligente. E che sappia trovare dei quelle sui morti. In fondo anche gli inci- 1compromessi. Come sparare solo quattro­denti stradali con le mucche ogni tanto , 1centovolte all'anno.+ sk

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