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155 A STAGIONE 2019 | 20 SALA VERDI DEL CONSERVATORIO via Conservatorio 12, Milano Brahms Quartetto con pianoforte n. 2 in la maggiore op. 26 Mahler Quartetto con pianoforte in la minore Brahms Quartetto con pianoforte n. 3 in do minore op. 60 martedì 1 ottobre ore 20:30 Krystian Zimerman pianoforte Marysia Nowak violino Katarzyna Budnik viola Yuka Okamoto violoncello

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155A STAGIONE 2019 | 20 SALA VERDI DEL CONSERVATORIO via Conservatorio 12, Milano

Brahms Quartetto con pianoforte n. 2 in la maggiore op. 26

Mahler Quartetto con pianoforte in la minore

Brahms Quartetto con pianoforte n. 3 in do minore op. 60

martedì 1 ottobre ore 20:30

Krystian Zimerman pianoforteMarysia Nowak violinoKatarzyna Budnik violaYuka Okamoto violoncello

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È vietato, senza il consenso dell’artista, fare fotografie e registrazioni, audio o video, anche con il cellulare.Iniziato il concerto, si può entrare in sala solo alla fine di ogni composizione. Si raccomanda di:• disattivare le suonerie dei telefoni e ogni altro apparecchio con dispositivi acustici• evitare colpi di tosse e fruscii del programma• non lasciare la sala fino al congedo dell’artistaIl programma è pubblicato sul nostro sito web il venerdi precedente il concerto.

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del corso di formazione avanzata tenuto da

Silvia Lelli

CONSIGLIERI DI TURNO

Ilaria Borletti Buitoni Francesca Moncada di Paternò

DIRETTORE ARTISTICO

Paolo Arcà

CONSIGLIO DIRETTIVO

Ilaria Borletti Buitoni presidente, Francesca Moncada di Paternò vice presidente, Filippo Annunziata, Marco Bisceglia, Liliana Konigsman comitato esecutivoLodovico Barassi, Mario Bassani, Anna Calabro, Gianluigi Chiodaroli, Marco Magnifico Fracaro, Maria Majno, consiglieri

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Johannes Brahms (Amburgo 1833 - Vienna 1897)

Quartetto con pianoforte n. 2 in la maggiore op. 26 (ca. 50’)

I. Allegro non troppo II. Poco adagio III. Scherzo. Poco allegro IV. Allegro, alla breve

Gustav Mahler (Kaliště 1860 - Vienna 1911)

Quartetto con pianoforte in la minore “Quartettensatz” (ca. 10’)

I. Nicht zu schnell

I N T E R V A L L O

Johannes Brahms Quartetto con pianoforte n. 3 in do minore op. 60 (ca. 35’)

I. Allegro non troppo II. Scherzo. Allegro III. Andante IV. Allegro comodo

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Il quartetto con pianoforte

Uno strumento a tastiera e tre archi: un organico che costituisce una

piccola nicchia sonora nel panorama della musica strumentale a partire

dal XVIII secolo.

Nel Barocco, la “Sonata a tre”: il cembalo - neanche espressamente

indicato nel novero dei tre strumenti (due violini e violoncello) - si

limitava al riempimento armonico, necessario alla realizzazione del

basso continuo. Qualche tempo dopo, nel Settecento di Mozart, la

prospettiva era ribaltata: il Quartetto per il clavicembalo o forte piano

con l’accompagnamento d’un violino, viola e violoncello K 493 poteva

considerarsi quasi la riduzione cameristica di una forma concertante,

in cui l’impegno tecnico era tutto concentrato sulla tastiera, con

parti semplici di accompagnamento agli archi, adatte alle capacità

amatoriali di mani aristocratiche. Infatti, se il quartetto d’archi classico

rimaneva baluardo del professionismo tecnico, il quartetto con

strumento a tastiera e archi ben rispondeva alle ambizioni artistiche di

nobili mecenati dilettanti. Sarebbe stato, invece, nell’Ottocento che il

pianoforte romantico - prima di Schumann e poi di Brahms - avrebbe

rinunciato nel genere cameristico al protagonismo virtuosistico per

integrarsi alla pari con gli altri strumenti. A cambiare non erano solo i

Nell’Ottocento il pianoforte romantico - prima di Schumann e poi di Brahms - rinuncia nel genere cameristico al protagonismo virtuosistico per integrarsi alla pari con gli altri strumenti

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ruoli nel tessuto musicale, ma anche le funzioni e le atmosfere sonore.

La musica da camera, da sinonimo di musica profana originariamente

contrapposta per uso e contesto alla musica sacra, era divenuta

nel tempo un genere di intrattenimento dotto, luogo di ricercatezza

compositiva e di intimità esecutiva. L’evoluzione tecnica degli strumenti

rispondeva e allo stesso tempo sollecitava la sensibilità timbrica, sicché

da una musica quasi ‘astratta’ nel Barocco, indifferente all’organico

con cui era eseguita, si approdava a una musica concepita per le

caratteristiche idiomatiche di ogni strumento. Tecnica, arte e società

si trasformavano in parallelo e di conseguenza: dal clavicembalo al

pianoforte, dal musicista di corte al mito del genio romantico, dalla

musica su commissione al travaglio creativo dell’ispirazione.

“Precisamente una testa con una pistola puntata. Questo darà idea della

musica. Manderò una mia foto a tal proposito”. Con queste parole, amare

e ironiche, Johannes Brahms (1833-1897) proponeva al suo editore

un’immagine di copertina adatta al Quartetto con pianoforte op. 60. Certi

che non si attaglino a opere del Settecento galante, rappresentano

una prova del nuovo modo di intendere la musica da camera in pieno

Ottocento, anche da parte del più “classico” dei romantici. Infatti, mentre

Berlioz fecondava di intenti programmatici letterari la musica della sua

sfavillante orchestra e Wagner lavorava alla sua idea di teatro musicale

come Gesamtkunstwerk (Opera d’arte totale), Brahms procedeva con

cautela e gradualità attraverso le forme puramente sonore della

tradizione – la cosiddetta “musica assoluta” – raccogliendo l’eredità che

legava Bach a Beethoven. La musica da camera, nelle sue molteplici

combinazioni, costituiva in questa prospettiva l’anello di collegamento

tra la scrittura pianistica, padroneggiata sin da giovane con estrema

familiarità, e quella orchestrale, approdo ultimo della sua maturità

compositiva. Curioso notare come il numero d’opera dei tre quartetti

con pianoforte di Brahms, che nel catalogo corrisponde ovviamente

alla conclusione della composizione, sia esattamente inverso a quello

di avvio della composizione stessa, con differenze di conseguenza

sostanziali nei tempi complessivi di elaborazione: il n. 1 (op. 25) composto

alla fine del 1861, il n. 2 (op. 26) tra il 1860-61 e il n. 3 (op. 60) tra il 1855-75,

primo ad essere iniziato e ultimo ad essere completato.

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Se il primo, nella tonalità di sol minore, ha carattere deciso e irruento, il

Quartetto con pianoforte n. 2 in la maggiore op. 26 si distende liricamente

su circa cinquanta minuti, rappresentando il pezzo da camera più

lungo del compositore, dalle proporzioni quasi sinfoniche. L’incessante

lavorio di variazione ed elaborazione del materiale tematico finisce

per travalicare i confini della forma tradizionale, saturando anche le

sezioni di passaggio. Invece delle “celestiali lunghezze” riconosciute

alle melodie schubertiane, Brahms ha la capacità di sviluppare

l’interesse tematico a partire da gesti e materiali semplicissimi, come

un’oscillazione di tono o una piccola scala che, trasposti ed elaborati

incessantemente, diventano disegni e profili melodici. Ne risulta una

musica complessa, non facilmente cantabile nel senso letterale del

termine. Nel primo movimento in forma-sonata (Allegro non troppo),

ad esempio, è l’identità ritmica e intervallare a rendere riconoscibili i

temi nelle loro continue trasformazioni: le terzine del pianoforte su due

note all’inizio e la tranquilla passeggiata melodica del violoncello in

risposta, la tensione dei ripetuti salti di ottava, gli slanci puntati verso il

registro acuto e i dolci movimenti scalari discendenti che li richiudono,

il ritmo di marcia del violino e della viola alla fine dell’esposizione.

Spunti essenziali che passano da uno strumento all’altro con una trama

intricata, talvolta anche contrappuntistica. Il Poco adagio che segue è

una sorta di rondò di chiaro-scuri, costruito in sezioni separate che si

susseguono secondo una logica apparentemente rapsodica: la luce

distesa, quasi classica, del tema iniziale; le ombre gettate dai movimenti

convulsi del pianoforte al grave; slanci appassionati subito ricomposti.

In realtà, il gesto articolatorio ricorrente della legatura a due ricuce i

vari momenti in un tutto unitario e coerente. Gli strumenti si scambiano

i ruoli, ma fino alla fine luce e ombra si contendono l’ultima parola.

Nel terzo movimento, sia lo Scherzo che il Trio relativo sono costruiti in

forma-sonata, sviluppando i due temi talvolta anche con procedimenti

Per Brahms la musica da camera, nelle sue molteplici combinazioni, costituiva l’anello di collegamento tra la scrittura pianistica e quella orchestrale

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polifonici. La conclusione è travolta dall’energia ritmica dell’Allegro, alla

breve, anch’esso una forma-sonata ma dallo spirito popolareggiante,

fatto di sincopi, acciaccature e accenti marcati.

Drammatico è invece il carattere del Quartetto con pianoforte n. 3

op. 60 nella tonalità significativa di do minore. Detto anche “Werther” per

le esplicite allusioni di Brahms all’eroe goethiano, il quartetto nasceva

negli anni travagliati a casa Schumann, in quel triangolo di affetto e

stima che legava Robert, Clara e Johannes, tormentato già allora come

Werther nella passione per Lotte. Lavoro interrotto, meditato e rivisto per

il perfezionismo incontentabile di Brahms dopo quasi vent’anni, coniuga

l’impeto giovanile e lo stile più maturo del compositore. La forma è

rigenerata dall’interno, rivestita e celata da una musica densa e saturata

dall’elaborazione motivica di piccoli elementi. Delle ottave spoglie del

pianoforte aprono l’Allegro non troppo e vi rispondono le appoggiature

lamentose degli archi, che citano trasposto il tema schumanniano

legato a Clara. In una siffatta e misteriosa introduzione è già dichiarato

il carattere tanto disperato quanto eroico del movimento. Il primo tema

riprende staccando con rabbia la figura del lamento, mentre il secondo

lirico e solenne viene sviluppato come tema e variazioni. In entrambi i

casi è il pianoforte a fare da ‘apripista’ tematico. Lo Scherzo, posto alla

maniera beethoveniana al secondo movimento, è un Allegro impetuoso

e cromatico, in cui anche il contrasto è frutto di sviluppo e trasformazioni

sotterranee, nell’esplorazione sistematica dell’energia contenuta anche

in un singolo intervallo. Nell’Andante a farsi tema è una concatenazione

di terze discendenti del violoncello, accompagnato dal solo pianoforte

in un’atmosfera sognante. È invece il violino - su una sorta di moto

perpetuo della tastiera - ad aprire l’ultimo movimento, Allegro comodo.

Costruito con la solita rigorosa coerenza, questa conclusione è una

stratificazione di richiami musicali, interni ed esterni. Per chi volesse,

Gustav Mahler fu dedito per l’intera vita alla produzione orchestrale e liederistica: questo quartetto rappresenta l’unico suo lavoro cameristico, composto a sedici anni

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anche un ammiccamento alla Quinta Sinfonia è riconoscibile nell’incisivo

levare (con i tre ribattuti d’abbrivio al salto) con cui prende avvio il

disegno pianistico e che più volte echeggia durante tutto il movimento.

Si contrappone, come secondo momento tematico, un corale degli

archi, commentato dagli arpeggi del pianoforte. Due accordi risoluti

concludono il movimento e il quartetto: ultima parola senza possibilità

di revoca.

Nel 1876, un anno dopo la pubblicazione dell’ultimo dei tre

quartetti di Brahms, un altro compositore si cimentava nel genere: il

sedicenne Gustav Mahler (1860-1911), allora studente al primo anno

di Conservatorio a Vienna, componeva il cosiddetto Quartettensatz

(Movimento di Quartetto), unico movimento sopravvissuto non solo

dell’opera completa, ma dell’intera produzione di quegli anni di affanno

creativo, dopo la severa censura che lo stesso compositore si era

imposto. Dedito per l’intera vita e carriera alla produzione orchestrale e

liederistica, il quartetto rappresenta l’unico lavoro cameristico.

Sullo sfondo di terzine del pianoforte, una piccola cellula motivica

affiora sui quattro strumenti con imprevedibili sviluppi. Nicht zu schnell

(“non troppo veloce”) indica l’agogica. Un primo tema inquieto si slancia

dolorosamente verso l’alto; il secondo, segnato dal cambio di tempo,

ricorda un soggetto bachiano ma con una passione tutta romantica. Il

modello rimane quello della forma-sonata. Nello sviluppo la scrittura

si addensa: la cellula viene compressa ritmicamente, la sonorità

aumenta, la musica diventa concitata. Poi lo spazio sonoro si svuota

progressivamente fino a lasciare il violino solo che, con una sorta di

cadenza, conduce alla conclusione. La complessità di elaborazione e la

densità di scrittura richiamano all’orecchio le conquiste brahmsiane nel

genere.

Maria Grazia Campisi

Laureata in Discipline storiche,

critiche e analitiche della musica

al Conservatorio “G. Verdi” di Milano

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Krystian Zimerman pianoforte

Krystian Zimerman ha fatto i primi passi sotto la supervisione del padre.

A sette anni ha cominciato a lavorare con il celebre didatta Andrzej

Jasinski al Conservatorio di Katowice dove si è diplomato.

Premiato dall’Accademia Chigiana di Siena quale miglior giovane

musicista dell’anno (1985) e dalla Fondazione Leonie-Sonning a

Copenhagen, nel 2005 ha ricevuto dal Ministro della cultura Renaud

Donnedieu de Vabres la Legione d’Onore francese. L’Università di

Katowice gli ha conferito il Dottorato Honoris Causa e il Presidente della

Polonia gli ha consegnato la “Croce al merito con stella”, la più alta

onorificenza riservata a personaggi non legati al corpo militare.

La vittoria del “Grand Prix” al Concorso Chopin del 1975 gli ha aperto le

porte di una brillante carriera internazionale che lo vede protagonista

sui palcoscenici di tutto il mondo con i più celebri direttori d’orchestra.

Molto importanti sono stati gli incontri con i più grandi artisti nel campo

della musica da camera. Ha avuto anche l’opportunità di conoscere i

maestri della generazione precedente: Claudio Arrau, Arturo Benedetti

Michelangeli, Arthur Rubinstein, Sviatoslav Richter, che hanno

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influenzato grandemente la sua formazione musicale.

Tra le esecuzioni storiche ricordiamo quella con i Wiener Philharmoniker

nel 1985 (Concerto n. 2 di Brahms), la sua interpretazione del Concerto di

Schumann con Herbert von Karajan, e i Concerti n. 3, 4 e 5 di Beethoven

nel 1989 con Leonard Bernstein. Nel 2013, in occasione del 100°

anniversario della nascita di Lutoslavski, ha suonato il Concerto per

pianoforte, a lui dedicato, con le più importanti orchestre internazionali,

che poi ha inciso con i Berliner Philharmoniker e Sir Simon Rattle.

Zimerman si è posto il limite di 50 concerti all’anno e ha un’aderenza

totale alla sua professione: organizza personalmente la gestione della

sua carriera, studia l’acustica delle sale da concerto, le ultimissime

tecnologie di registrazione e della costruzione degli strumenti. È inoltre

appassionato di psicologia e computer.

Le sue incisioni hanno meritato numerosi riconoscimenti. Nel 2017 ha

registrato un CD dedicato alle Sonate D 959 e D 960 di Schubert.

Ha debuttato in recital a Milano per la nostra Società nel 1977, ed è

tornato ospite nel 1985, 1990, 1996, 1999, 2001, 2004, 2014 e 2016.

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Marysia Nowak violino

Marysia Nowak ha iniziato a suonare il violino a sette anni. Nel 1997 si

è diplomata all’Accademia di Musica Paderewski di Poznań dove ha

studiato con Wojciech Maliński; si è poi perfezionata con Koji Toyoda

all’Accademia di Berlino, terminando il corso con il massimo dei voti

in soli tre anni.

Sin da piccola ha partecipato a concorsi internazionali, meritando il

premio del pubblico e altri premi speciali all’XI Concorso internazionale

Wieniawski di Poznań. Nel 2006 ha rappresentato con successo la

Polonia all’Eurovision Classical Contest. Alla carriera da concertista

affianca quella di insegnante continuando il suo percorso di

perfezionamento con musicisti quali Ruggiero Ricci, Michel Schwalbe,

Viktor Liberman, Herman Krebbers e Anne-Sophie Mutter. Per il suo

percorso di studi ha meritato borse di studio dall’Amadeus Music

Foundation e dal Ministero della Cultura polacco.

Come solista e in ensemble da camera ha suonato in molti paesi

europei e in Sud America. Ha registrato per emittenti radiofoniche e

televisive in Polonia, Germania, Olanda e Giappone.

È stata primo violino dell’Orchestra del festival polacco fondata da

Krystian Zimerman, con la quale ha tenuto oltre quaranta concerti

in Europa e America, e ha registrato un CD con i due Concerti per

pianoforte di Chopin.

È per la prima volta ospite della nostra Società.

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Katarzyna Budnik viola

Katarzyna Budnik ha studiato violino e viola all’Università Fryderyk

Chopin di Varsavia dove ora è docente di viola. Premiata in numerosi

concorsi internazionali, nel 2009 ha vinto il secondo premio alla Max

Rostal Competition di Berlino e, nel 2013, il terzo premio all’International

ARD Music Competition di Monaco.

In qualità di solista ha suonato in ensemble e orchestre in Polonia e

in altri paesi europei e asiatici. Nel 2010 ha preso parte al progetto

“Chamber Music Connects the World” organizzato dalla Kronberg

Academy suonando con Gidon Kremer, Tatiana Grindenko, Yuri Bashmet

e Frans Helmerson. È stata ospite di numerosi festival quali “Chopin

and his Europe” di Varsavia, “Musica on the Heights” di Zakopane e il

Kammermusikfest Lockenhaus.

Nel 2013 ha registrato con il chitarrista Krzysztof Meisinger per l’etichetta

Dux il CD Viola recital con musiche di Max Reger, Aran Khachaturian,

Pierre Rhode, Niccolò Paganini e Cadenza di Penderecki, che ha

meritato nel 2014 il premio Fryderyk per la categoria “Album dell’anno,

solo recital”.

Il Ministero della Cultura polacco le ha assegnato una borsa di studio

per il suo contributo al settore culturale; la sua attività è stata inoltre

sostenuta dal programma “Young Poland”.

Dal 2014 è prima viola dell’Orchestra Sinfonica di Varsavia.

È per la prima volta ospite della nostra Società.

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Yuya Okamoto violoncello

Nato a Tokyo nel 1994, Yuya Okamoto ha iniziato a suonare all’età di sei

anni. Nel 2008 ha vinto il Concorso Gaspar Cassado di Hachioji e nel 2011

è stato premiato all’80° Japan Music Competition.

Dal 2010 al 2013 ha studiato musica con Naohiro Yamazaki all’Università

di Tokyo. Si è poi perfezionato a Monaco con Wen-Sinn Yang e Julian

Steckel. Ha inoltre partecipato a master class con Wolfgang Boettcher,

Miklós Perényi, Gustav Rivinius, Natalia Gutman, Jens Peter Maintz,

Antonio Meneses e Tsuyoshi Tsusumi.

In qualità di solista si è esibito con la Tokyo Philharmonic, Tokyo

Metropolitan Symphony Orchestra, Japan Philharmonic, Brussels

Philharmonic, Antwerp Symphony Orchestra, Wallonie Royal Chamber

Orchestra e Bad Reichenhaller Philharmonie.

Nel 2015 ha ricevuto lo Shin-Nittetsu Sumkin Music Prize, nel 2017

il 16° Hideo Saito Memorial Fund Award e il 28° Idemitsu Music Award.

È stato beneficiario delle borse di studio della Ezoe Memorial

Foundation e della Rohm Music Foundation.

È per la prima volta ospite della nostra Società.

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Grazie ai musicisti che hanno dato prestigio al Quartetto

e ai soci che l’hanno sostenuto e lo sostengono!

Vogliamo esprimere gratitudine ai Soci d’Onore, e prima di tutto ai grandi musicisti che hanno contribuito al successo del Quartetto nei suoi 153 anni di attività (da Richard Strauss e Anton Rubinstein nei lontani anni dell’800 a Rudolf Serkin, Mieczyslav Horszowski e Ton Koopman in tempi più vicini), ai Soci Vitalizi, ai Soci Benemeriti, fra i quali i “fedelissimi” con oltre 50 anni di associazione, ai Sostenitori, che col loro contributo annuale esprimono il loro apprezzamento per il Quartetto, e vorremmo crescessero sempre più.

Soci d’Onore

Johann Becker (1888), Franco Faccio (1888), Charles Gounod (1888), Joseph Joachim (1888), Joachim Raff (1888), Anton Rubinstein (1888), Pablo de Sarasate (1888), Richard Strauss (1888), August Wilhelmj (1888), Antonio Bazzini (1892), Felix Mottl (1892), Mieczyslav Horszowski (1985), Rudolf Serkin (1985), Ton Koopman (2003), Francesco Cesarini (2006), Harry Richter (2006), Giancarlo Rusconi (2017)

Soci VitaliziFilippo Annunziata, Cesare Bacchini, Marco Bisceglia, Ilaria Borletti Buitoni, Gerardo Broggini, Paolo Dardanelli, Tomaso Davico di Quittengo, Carla Giambelli, Liliana Konigsman, Francesco Maino, Maria Majno, Francesca Moncada di Paternò, Carlo Vittore Navone, Gian Battista Origoni della Croce, Franca Sacchi, Luca Sega,Società del Giardino, Beatrice Svetlich, Pietro Svetlich, Paolo Terranova, Paolo Villa

Soci BenemeritiDomenico Arena, Sandro Boccardi, Salvatore Carrubba, Francesco Cesarini, Philippe Daverio, Francesca del Torre Astaldi, Fondazione Sergio Dragoni, Anna Maria Holland, Antonio Magnocavallo, Carlo Musu, Quirino Principe, Sua Eminenza Gianfranco Ravasi, Harry Richter, Carlo Sini

I fedelissimi (soci da oltre 50 anni)

Francesco Adami, Ladislao Aloisi in memoriam, Ester Ascarelli, Margherita Balossi Barbiano di Belgiojoso, Maria Piera Barassi Livini, Carlo Barassi, Cecilia Bicchi, Giuliano Boella, Maria Lavinia Boella Ricci, Maria Luisa Bonicalzi, Alessandra Carbone, Marta Casagrande, Paolo Carbone, Paolo Carniti, Nicoletta Cipriani, Claudio Citrini, Dino Danovi, Mathias Deichmann, Maria Cristina Delitala, Antonio Delitala, Nora del Torre, Roberto Fedi, Renzo Ferrante, Anna Ferrante, Salvatore Fiorenza, Maria Teresa Fontana, Franca Gaiani, Anna Genoviè, Emma Guagnellini, Fiammetta Lang, Riccardo Luzzatto,Federico Magnifico, Rosalia Manenti, Claudio Longo, Giovanna Marziani Longo, Giovanni Miserocchi, Jacqueline Molho, Davy Molho, Giuseppe Mottola, Anna Mottola, Luciano Patetta, Luisella Patetta Deiana, Maria Carla Peduzzi, Alberto Piergrossi, Laura Poli, Roberto Poli, Giancarlo Rusconi, Pietro Saibene, Giuliana Saibene, Maria Vittoria Saibene, Giovanni Scalori, Luigi Scalori in memoriam, Maria Grazia Scarabelli, Luciano Scavia, Francesco Sironi, Angelo Mario Sozzani, Ilaria Stendardi Antonini, Luca Trevisan, Giovanni Weisz

Soci Sostenitori

Mario Bassani, Mario Broggi, Anna Broggi De Lellis, Alberto Conti, Maria Elisabetta De Ferrari Magnifico Fracaro, Nora del Torre, Marco Magnifico Fracaro,Maria Candida Morosini, Ruth Pavese Westen, Serenella Pinto Rordorf, Renato Rordorf, Giorgio Sacerdoti, Enrico Saraval, Rosella Saraval Milesi, Lorenzo Stucchi

Fai vivere la magia della favola più famosa di sempre a un bambino che non può permetterselo!

Grazie fin da ora per ciò che potrai fare.

Ilaria Borletti Buitoni Presidente, Società del Quartetto di Milano

Con una donazione di...

25 euro doni la possibilità di assistere al concerto ad una famiglia

35 euro doni ad un bambino la possibilità di organizzare il suo compleanno al concerto

50 euro contribuisci ad arricchire le scenografie

100 euro aggiungi uno strumento a percussione

300 euro o 500 euro regali l’ingresso ad un concerto a 30 o 50 bambini

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Cerca Le Avventure di Pinocchio per Tutti su www.retedeldono.it

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SALA PUCCINI DEL CONSERVATORIO via Conservatorio 12, Milano

PER LE SCUOLE da martedì 12 a venerdi 15 novembre, ore 9.45 e 11

PER TUTTI sabato 16 novembre ore 16, domenica 17 novembre ore 11 e ore 16

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PROSSIMI CONCERTI

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Società del Quartetto, via Durini 24 – 20122 MilanoTel 02 795 393 │ [email protected] │ www.quartettomilano.it

martedì 5 novembre 2019, ore 20.30 Quartetti vincitori del primo e secondo premiodel Concorso Dragoni per quartetti d’archi

Quartetto EchosJanáček - Quartetto per archi n. 2 “Lettere intime”

zArt QuartettColasanti - “Aria” per quartetto d’archiDebussy - Quartetto in sol minore op. 10

Serie Nuovi Talenti con il sostegno di

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Intero € 25│Ridotto (Soci e over 70) € 20│Giovani (under 30) € 5

Beethoven - Sinfonia n. 3 in mi bemolle maggiore op. 55 “Eroica”- Sinfonia n. 5 in do minore op. 67

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Intero € 35│Ridotto (Soci e over 70) € 29│Giovani (under 30) € 5

venerdì 18 ottobre 2019, ore 20.30 Le Concert des NationsAccademia Beethoven 250Jordi Savall direttore