il parco faunistico del monte amiata riserva naturale di monte … · 2014-06-27 · ta nel 1981...

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Arcidosso È citato per la prima volta nell’860 d.C. Il toponimo è forse riconducibile al latino ARX ET DOSSUM, una Rocca sul Dosso. Sor- ge sulle pendici occidentali del Monte Amiata, di origine vulcanica, contornata da boschi di ca- stagno, dove la ricchezza di storia, cultura, arte e tradizioni si fonde con la bellezza naturale. Il territorio si estende per 93,39 kmq, confina con altri cinque comuni e comprende numerosi piccoli borghi, il cui etimo è spesso significativo di insediamenti molto antichi. Tra le frazioni di più consistente tessuto urba- nistico spiccano Montelaterone, Stribuglia- no, Salaiola, Bagnoli, San Lorenzo, Forna- ci, Macchie, Zancona. Il capoluogo, costituito da una parte anti- ca e una moderna, collocato sui contrafforti montuosi della valle fra l’ Amiata e Monte Labbro, è contraddistinto dalla caratteristi- ca forma conica con al vertice la massiccia Rocca Aldobrandesca intorno alla quale si è sviluppato il borgo medievale. Quando gli Aldobrandeschi vi fecero co- struire la torre maestra, intorno al 1100, la Rocca possedeva già un bel palazzo in pietra, di due piani. Un fatto assolutamente eccezio- nale. Lo studio archeologico delle murature ha stabilito che il palazzo fu fatto probabilmente edificare dal Marchese Ugo di Toscana, tra il 970 e il 995. Quello di Arcidosso è il più antico palazzo extraurbano di governo ‘statale’ in Italia e uno dei più antichi d’Europa. Qui probabilmente abitavano i visconti del Monte Amiata nomi- nati da Ugo. La storia successiva ruota intorno alle vicende della famiglia Aldobrandeschi che trasformarono e ampliarono la fortifica- zione. Nel corso del Trecento i senesi cerca- rono più volte di espugnarlo, riuscendovi nel 1331 grazie ad un lungo assedio guidato da Guidoriccio da Fogliano. Da allora Arcidos- so e la sua Rocca, entrarono a far parte della Repubblica di Siena che vi stabilì uno dei suoi undici Vicariati. A questo periodo risal- gono gli ultimi interventi in funzione militare sulla fortezza. Nel Cinquecento, durante la Guerra di Siena, fu, insieme con Montalcino, uno degli ultimi baluardi fedeli alla Repub- blica. Con l’annessione alla Stato Mediceo, ad Arcidosso venne instaurato un Vicariato e nel 1588 un Capitanato di Giustizia con autorità sul settore nord-occidentale della Montagna. La funzione amministrativa man- tenuta fino ad epoca recente come capoluogo di Mandamento ha favorito un notevole svi- luppo culturale. Da visitare numerosi edifici civili e re- ligiosi, come le Chiese di San Leonardo, Sant’Andrea e San Niccolò, il Santuario della Madonna Incoronata con l’adiacen- te Fontana Medicea, la romanica Pieve ad Lamulas, il Convento dei Cappuccini, la citata Rocca Aldobrandesca e l’antistante Teatro degli Unanimi , la fontana neogoti- ca in ghisa realizzata nel 1833 nelle fonde- rie granducali di Follonica. La vocazione turistico-culturale ha por- tato alla creazione di strutture ad ampia fruizione sociale, come i punti museali sul Parco Faunistico dell’Amiata e su David Lazzaretti negli edifici del Castello. Importante la presenza dell’ Associa- zione culturale Dzog-Chen, per la salva- guardia della millenaria cultura tibetana, ospitata nell’area del Monte Labbro, nella Comunità di Merigar. La ricettività è garantita da numerosi al- berghi e strutture agrituristiche, il soggiorno consente di assaporare piatti tipici della tra- dizione a base di castagne e la degustazione di vino e olio di grande qualità. a a a d d di i l la a t te erra a Stribugliano e Castel Vaiolo È la frazione più distante dal capoluogo (21 km). Di antica origine, attestato in un documento dell’ 868 col nome di Casa- le Stabuoloriliano, passa sotto la giurisdizio- ne degli Aldobrandeschi, della Repubblica di Siena e successivamente dei Granduchi di Toscana che lo uniscono ad Arcidosso. Fu centro amministrativo delle proprietà dei Marchesi La Greca, dei quali rimane un elegante palazzo di fronte alla Chiesa di San Giovanni , patrono del paese. Al termine della frazione si eleva lo straor- dinario masso di Pietra Rossa. Il borgo si offre come stupenda terrazza naturale affacciata sulla valle dei torrenti Melacce e Trasubbie oltre che su un paesaggio aspro ed assolato che si estende fino all’altro insediamento, l’ Abbandonato, ri- volto verso la Maremma. Ad est, nei pressi della grotta di Buca dei Paladini , sorge il sito medie- vale di Castel Vaiolo individuato nel 2005. Le indagini archeologiche hanno confermato la ric- chezza, l’importanza e la datazione dei resti ma- teriali. Dallo scavo sono state recuperate le più antiche ceramiche medievali dell’Amiata oltre a un eccezionale nucleo di castagne tostate, il più importante del medioevo italiano. Da qualche anno dalla sommità dell’ Aquilaia gli appassionati di volo libero si lanciano con i loro parapendii, sospinti dal vento fino a valle. Il Parco Faunistico del Monte Amiata Riserva naturale di Monte Labbro I l Parco presenta una nuova esperienza nel variegato panorama dei parchi nazionali: ispiratosi al modello del wild park tedesco, tende a presentare infatti alcune specie ani- mali in condizioni assolutamente diverse da quelle di altre strutture simili, che assomigliano fin troppo agli zoo. Le caratteristiche strutturali, le attività che vi si svolgono e gli itinerari didattici che vi vengono proposti, lo rendono un centro permanente di cultura naturalistica. Di grande rilievo sono le attività di conservazione di alcune specie animali, per le quali l’introduzione, la reintroduzione e il ripopolamento, costituiscono operazioni utili a favorire una generale tendenza al riequilibrio. Monte Labbro e Torre Giurisdavidica L ’area della riserva naturale comprende al suo interno anche la vetta del Monte Lab- bro caratterizzata dalla presenza di alcuni edifi- ci di eccezionale importanza storico-culturale, in primis, la Torre Giurisdavidica, voluta da David Lazzaretti perché lì “...troverà salvezza da un se- condo diluvio di fuoco e di sangue la famiglia eletta da Dio”. L’inconsueta costruzione, originariamente composta da tre celle sovrapposte a pianta circolare murate a secco, con scala esterna a spirale, conserva attualmente solo il primo piano a tronco di cono, di vago sapore nuragico. Al pari della Torre di Babele, cui forse fu ispirata, ha nel sottosuolo una profonda grotta naturale dove è collocato un altare, meta di preghiera ancora oggi per gli ultimi Lazzarettisti. Più in basso sono visibili le rovine dell’eremo e della chiesa. Testi a cura di: Adriano Crescenzi e Alessandro Bramerini - Foto di: Alessandro Bramerini Grafica: C&P Adver > Mario Papalini, Stefano Cherubini Info: Comune di Arcidosso 0564 966438 Pro Loco 0564 968084

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Arcidosso

È citato per la prima volta nell’860 d.C. Il toponimo è forse riconducibile al latino ARX ET DOSSUM, una Rocca sul Dosso. Sor-

ge sulle pendici occidentali del Monte Amiata, di origine vulcanica, contornata da boschi di ca-stagno, dove la ricchezza di storia, cultura, arte e tradizioni si fonde con la bellezza naturale.

Il territorio si estende per 93,39 kmq, confi na con altri cinque comuni e comprende numerosi piccoli borghi, il cui etimo è spesso signifi cativo di insediamenti molto antichi. Tra le frazioni di più consistente tessuto urba-nistico spiccano Montelaterone, Stribuglia-no, Salaiola, Bagnoli, San Lorenzo, Forna-ci, Macchie, Zancona.

Il capoluogo, costituito da una parte anti-ca e una moderna, collocato sui contrafforti montuosi della valle fra l’Amiata e Monte Labbro, è contraddistinto dalla caratteristi-ca forma conica con al vertice la massiccia Rocca Aldobrandesca intorno alla quale si è sviluppato il borgo medievale.

Quando gli Aldobrandeschi vi fecero co-struire la torre maestra, intorno al 1100, la Rocca possedeva già un bel palazzo in pietra, di due piani. Un fatto assolutamente eccezio-

nale. Lo studio archeologico delle murature ha stabilito che il palazzo fu fatto probabilmente edificare dal Marchese Ugo di Toscana, tra il 970 e il 995.

Quello di Arcidosso è il più antico palazzo extraurbano di governo ‘statale’ in Italia e uno dei più antichi d’Europa. Qui probabilmente abitavano i visconti del Monte Amiata nomi-nati da Ugo. La storia successiva ruota intorno alle vicende della famiglia Aldobrandeschi che trasformarono e ampliarono la fortifica-zione. Nel corso del Trecento i senesi cerca-rono più volte di espugnarlo, riuscendovi nel 1331 grazie ad un lungo assedio guidato da Guidoriccio da Fogliano. Da allora Arcidos-so e la sua Rocca, entrarono a far parte della Repubblica di Siena che vi stabilì uno dei suoi undici Vicariati. A questo periodo risal-gono gli ultimi interventi in funzione militare sulla fortezza. Nel Cinquecento, durante la Guerra di Siena, fu, insieme con Montalcino, uno degli ultimi baluardi fedeli alla Repub-blica. Con l’annessione alla Stato Mediceo, ad Arcidosso venne instaurato un Vicariato e nel 1588 un Capitanato di Giustizia con autorità sul settore nord-occidentale della Montagna. La funzione amministrativa man-tenuta fino ad epoca recente come capoluogo

di Mandamento ha favorito un notevole svi-luppo culturale.

Da visitare numerosi edifici civili e re-ligiosi, come le Chiese di San Leonardo, Sant’Andrea e San Niccolò, il Santuario della Madonna Incoronata con l’adiacen-te Fontana Medicea, la romanica Pieve ad Lamulas, il Convento dei Cappuccini, la citata Rocca Aldobrandesca e l’antistante Teatro degli Unanimi, la fontana neogoti-ca in ghisa realizzata nel 1833 nelle fonde-rie granducali di Follonica.

La vocazione turistico-culturale ha por-tato alla creazione di strutture ad ampia fruizione sociale, come i punti museali sul Parco Faunistico dell’Amiata e su David Lazzaretti negli edifici del Castello.

Importante la presenza dell’Associa-zione culturale Dzog-Chen, per la salva-guardia della millenaria cultura tibetana, ospitata nell’area del Monte Labbro, nella Comunità di Merigar.

La ricettività è garantita da numerosi al-berghi e strutture agrituristiche, il soggiorno consente di assaporare piatti tipici della tra-dizione a base di castagne e la degustazione di vino e olio di grande qualità.

aaa dddiillaa tteerraa

Stribugliano e Castel Vaiolo

È la frazione più distante dal capoluogo (21 km). Di antica origine, attestato in un documento dell’ 868 col nome di Casa-

le Stabuoloriliano, passa sotto la giurisdizio-ne degli Aldobrandeschi, della Repubblica di Siena e successivamente dei Granduchi di Toscana che lo uniscono ad Arcidosso. Fu centro amministrativo delle proprietà dei Marchesi La Greca, dei quali rimane un elegante palazzo di fronte alla Chiesa di San Giovanni, patrono del paese. Al termine della frazione si eleva lo straor-dinario masso di Pietra Rossa. Il borgo si offre come stupenda terrazza naturale affacciata sulla valle dei torrenti Melacce e Trasubbie oltre che su un paesaggio aspro ed assolato che si estende fi no all’altro insediamento, l’Abbandonato, ri-volto verso la Maremma. Ad est, nei pressi della grotta di Buca dei Paladini, sorge il sito medie-vale di Castel Vaiolo individuato nel 2005. Le indagini archeologiche hanno confermato la ric-chezza, l’importanza e la datazione dei resti ma-teriali. Dallo scavo sono state recuperate le più antiche ceramiche medievali dell’Amiata oltre a un eccezionale nucleo di castagne tostate, il più importante del medioevo italiano. Da qualche anno dalla sommità dell’Aquilaia gli appassionati di volo libero si lanciano con i loro parapendii, sospinti dal vento fi no a valle.

Il Parco Faunistico del Monte Amiata Riserva naturale di Monte Labbro

Il Parco presenta una nuova esperienza nel variegato panorama dei

parchi nazionali: ispiratosi al modello del wild parktedesco, tende a presentare infatti alcune specie ani-

mali in condizioni assolutamente diverse da quelle di altre strutture simili, che assomigliano fi n troppo agli zoo. Le caratteristiche strutturali, le attività che vi si svolgono e gli itinerari didattici che vi vengono proposti, lo rendono un centro permanente di cultura naturalistica. Di grande rilievo sono le attività di conservazione di alcune specie animali, per le quali l’introduzione, la reintroduzione e il ripopolamento, costituiscono operazioni utili a favorire una generale tendenza al riequilibrio.

Monte Labbro e Torre Giurisdavidica

L’area della riserva naturale comprende al suo interno anche

la vetta del Monte Lab-bro caratterizzata dalla presenza di alcuni edifi -

ci di eccezionale importanza storico-culturale, in primis, la Torre Giurisdavidica, voluta da David Lazzaretti perché lì “...troverà salvezza da un se-condo diluvio di fuoco e di sangue la famiglia eletta da Dio”. L’inconsueta costruzione, originariamente composta da tre celle sovrapposte a pianta circolare murate a secco, con scala esterna a spirale, conserva attualmente solo il primo piano a tronco di cono, di vago sapore nuragico. Al pari della Torre di Babele, cui forse fu ispirata, ha nel sottosuolo una profonda grotta naturale dove è collocato un altare, meta di preghiera ancora oggi per gli ultimi Lazzarettisti. Più in basso sono visibili le rovine dell’eremo e della chiesa.

Testi a cura di: Adriano Crescenzi e Alessandro Bramerini - Foto di: Alessandro Bramerini Grafi ca: C&P Adver > Mario Papalini, Stefano Cherubini

Info: Comune di Arcidosso 0564 966438 Pro Loco 0564 968084

Bagnoli

Il primo insediamento sorse in prossimi-tà della Pieve di Santa Mustiola, della quale si hanno notizie scritte a partire dal

1205. L’importante edifi cio di culto, dotato di fonte battesimale, era il luogo in cui veniva celebrata anticamente la festa del 5 di agosto in onore alla Madonna delle Nevi.

Bagnoli ebbe una notevole espansione a partire dal 1600, intorno al nucleo originario nacquero altri borghi: Grappolini, Capannel-le, Le Piane, Canali. Il paesaggio è contrad-distinto da boschi di castagni e dalla bellezza naturalistica della Cascata d’Acqua d’Alto, meta di turisti e residenti. Di sicuro interesse architettonico, è la Cappella padronale della Natività o della Madonna del Presepe, chie-setta settecentesca con altare di oltre tre metri in peperino.

Fornaci, San Lazzaro

Un piccolo borgo, dirimpetto ad Arcidosso, sopra un colle sovrastante il torrente Ente, le cui acque hanno permesso fi orenti col-

tivazioni. L’origine del nome è senz’altro dovuta all’attività artigianale che vi si svolgeva. I primi insediamenti si fanno risalire alla fondazione del vicino Ospedale di San Lazzaro del XIII seco-lo, struttura possente, anch’essa nelle vicinanze dell’Ente e sulla strada che conduce alla Pieve ad Lamulas. Importanti le enormi conche sca-vate nel peperino a ridosso della costruzione. La chiesetta del borgo, al centro delle abitazioni, del 1715, ben conservata, con altare barocco è intitolata alla Madonna dei Fornaciai con la stessa immagine venerata a Roma nel Rione di Santa Maria delle Fornaci. Al crocicchio con San Lazzaro, infi ne, è visibile una delle croci che Baldassarre Audibert, predicatore solita-rio della prima metà dell’ottocento, soleva erigere.

San Lorenzo, Convento Cappuccini,Montoto

Importante crocevia fra i castagneti i cui abi-tanti erano dediti all’agricoltura e in partico-lare alla cura del castagno. Del suo passato

antico rimane solo la Pieve romanica dedicata a San Lorenzo. All’interno un affresco secen-

tesco raffi gurante La Madonna del latte e San Lorenzo. Oggi centro di villeggiatura e centro residenziale fra i più suggestivi, al confi ne con Castel del Piano. Nelle vi-

cinanze sorge il Convento dei Cappuccini (1593), costruito per volere di Ferdinando I dei Medici per acquietare gli animi locali.

All’interno sono raccolte tele di Francesco Vanni (Incoronazione della Vergine), di Giu-seppe Nicola Nasini (San Felice da Canta-lice). Accanto al convento è visibile la maesto-sa cappella funeraria in trachite di Merope Becchini del 1902 su disegno di Lorenzo Porciatti, con all’interno una pregevole pala di Galileo Chini (Assunzione della giovinetta). Poco discosta dal Convento si trova la Palazzi-na, elegante villa secentesca della famiglia Gio-vannini edifi cata su progetto di Pietro Amati.

Altro motivo di suggestione nei dintorni di San Lorenzo, sul poggio di Montoto, è la co-siddetta ara preistorica, antico forno fusorio medievale. Sulla strada per Castel del Piano, cattura l’attenzione, la misteriosa Grotta di Mago Merlino, così defi nita nell’immaginario collettivo da tante generazioni. Una caverna sca-vata nella roccia alla base della collinetta, an-fratto celebrato anche dal poeta locale Giovan Domenico Pèri, che ne rafforzò il mistero.

Montelaterone, Pieve ad Lamulas

Antico castello, svi-luppatosi su un costone di arena-

ria tra le valli dell’En-te e della Zancona, è documentato dal 1004. Deve la sua importanza alla vicina Pieve di Santa Maria ad Lamulas, con la quale era strettamente collegato. Possesso dell’Abbazia di San Salvatore fu poi conte-so fra gli Aldobrandeschi e la Repubblica di Siena, della quale seguì le sorti. Il borgo si sno-da tra vicoli stretti e ripidi, che attraversano le due porte ancora rimaste (Porta Senese e Porta di Mezzo) e conducono alla cima dove torreg-giano i ruderi della Rocca o Cassero Senese. Da qui il panorama spazia su vigneti, oliveti e prati fi no ad un orizzonte lontano. Alla base, pri-ma di giungere nella Piazza centrale, si incon-tra la Cappella delle Schiacciaie con preziosi affreschi quattrocenteschi e, successivamente, la Chiesa della Misericordia con affreschi dei Nasini. Da via Petri si giunge alla Chiesa di San Clemente del XIII secolo, con rifacimenti posteriori; all’interno, pregevoli opere.

Poco distante, immersa in un secolare ca-stagneto, appare la suggestiva Pieve di Santa Maria ad Lamulas, luogo di straordinaria spi-ritualità, di cui si ha testimonianza fi n dall’853 come cella dell’Abbazia di San Salvatore; con il tempo divenne il più importante centro amministrativo e spirituale del lato occidentale del Monte Amiata. Dal Giubileo del 2000 è assurta alla dignità di ‘Chiesa Giubilare’.

L’interno, classico esempio di struttura roma-nica, a tre navate, porta i segni di una ricostruzio-ne del 1268. Di grande interesse sono i capitelli, con motivi zoomorfi ed antropomorfi . Nell’abside troneggia una stupenda statua lignea della Ma-donna di scuola senese del primo Quattrocento.

Merigar

Alle falde del Monte Labbro sorge la Co-munità tibetana Merigar West, fonda-ta nel 1981 dal lama buddista Chogyal

Namkhai Norbu, maestro Dzogchen. È un’area di circa 50h, diventata uno dei principali poli di attrazione mondiale della tradizione tibetana.

Sul territorio di Merigar si trovano: il Gompa o Tempio della Grande Contemplazione inau-gurato nel 1990 dal XIV Dalai Lama; il Gran-de Stupa, un particolare monumento reliquario che rappresenta l’illuminazione del Buddha; lo Zhikhang, che ospita la biblioteca che racco-glie un’importante e preziosa collezione di testi tibetani e la Sala del Mandala dove si prati-ca la Danza del Vajira; il Serkhang, la casa dorata, con la segreteria. A Merigar, inoltre, sono presenti anche due istituzioni internazio-nali importanti: l’Istituto Shang Shung con la missione di preservare la cultura tibetana nella sua purezza e integrità e l’Associazione per la Solidarietà Internazionale in Asia (ASIA) che ha come scopo di realizzare progetti riguardanti lo sviluppo socio-sanitario ed educativo.

In certi periodi dell’anno vengono proposti in-teressanti soggiorni per pratiche di yantra yoga e la Danza del Vajra, oltre ad incontri per gli insegnamenti del maestro.

Salaiola

Piccola Sala, di derivazio-ne longobarda,

luogo di ritrovo im-portante. Frazione distante dal capo-luogo, sulle pendici

del Monte Aquilaia. Nei pressi della frazio-ne sorge l’antica fattoria di Roveta, uno dei primi insediamenti abitativi (Casal Roveta) che dettero poi origine al paese di Arcidosso. Salaiola ospita due manifestazioni importanti: la Festa della Poesia, nel mese di giugno, con poeti e scrittori da tutta Italia e la Festa della Luna a luglio, momento suggestivo in occasione del plenilunio.

La foresta del Monte Aquilaia, di grande interesse naturalistico, fa parte del Patrimonio Agricolo Forestale della Regione Toscana.

Santa Mustiola

Convento dei Cappuccini

Salaiola

Macchie, Pastorelli, Zancona

Villaggi adagia-ti sui fi anchi del Monte

Labbro, circonda-ti dal verde dei ca-stagni, olmi, ciliegi. Zone tranquille per passeggiate a contat-

to con la natura e la cordialità della gente che li abita. Qui il Santo Davide, come ancora viene chiamato David Lazzaretti, trovò maggiore seguito, tanto che a Poggio Marco, in qual-che architrave è ancora impresso il simbolo giurisdavidico. Il nome della frazione Zanco-na, deriva dall’omonimo torrente. Le Macchie hanno assunto una certa notorietà per la Sagra della patata, prodotto tipico della zona, come ceci e fagioli.

Montelaterone Gompa

Zancona