guida spoleto

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SPOLETO Arte e Cultura Unione Europea Repubblica Italiana Regione Umbria Comune di Spoleto Comune di Campello sul Clitunno Comune di Castel Ritaldi Comune di Giano dell’Umbria Agenzia Regionale di Promozione Turistica Comuni di SPOLETO Campello sul Clitunno Castel Ritaldi Giano dell’Umbria 7856427038319 SPOLETO, Basilica di San Salvatore PATRIMONIO MONDIALE UNESCO dal 2011

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Nuova guida della città e del territorio di Spoleto

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Page 1: Guida Spoleto

SPOLETOArte e Cultura

Unione Europea Repubblica Italiana Regione Umbria

Comune di Spoleto Comune diCampello sul Clitunno

Comune diCastel Ritaldi

Comune diGiano dell’Umbria

Agenzia Regionaledi Promozione Turistica

Comuni di

SPOLETOCampello sul ClitunnoCastel RitaldiGiano dell’Umbria

7856427038319

SPOLETO, Basilica di San SalvatorePATRIMONIO MONDIALE UNESCO dal 2011

Page 2: Guida Spoleto

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Sommario

Introduzione

STORIA

glI ITIneRARI dI vISITA

Trekking breve

I dieci luoghi da non perdere

Trekking urbano

Più di 2000 anni di arte e cultura

Trekking fuori città Tra natura e monumenti

Percorsi nel territorio

le frazioni e i Comuni

Come raggiungerci

pag. 3

pag. 6

pag. 9

pag. 10

pag. 38

pag. 54

pag. 60

pag. 72

Coordinamento editoriale - Edition coordinated by: Servizio Turistico Associato IAT di Spoleto

Fotografie - Photographs: Archivio S.T.A. Spoleto, Emaki srl

Progetto grafico - Graphic project: Emaki srl

Stampa - Print: www.delgalloeditori.com

AVVERTENZEQuesto ufficio non risponde di successive eventuali variazioni. Il catalogo potrebbe contenere errori di trascrizione.

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Page 3: Guida Spoleto

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pubblicità

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l fascino della storia di Spole-to, dall’epoca romana al Du-

cato Longobardo, dall’età comu-nale al Rinascimento, attraversole pietre dei suoi monumenti hasedotto “turisti” d’eccezione, tra iquali Johann Wolfgang Goethe,Percy Bysshe Shelley, HermannHesse. Un fascino, ancora oggi,intatto; per chi arriva da Roma,percorrendo la Strada StataleFlaminia, è riservata una delle ve-dute panoramiche più suggestivedella città: vista da qui, totalmen-te immersa nel verde, Spoletonon è troppo diversa da come ap-pariva ai viaggiatori del Settecen-to e dell’Ottocento. Ogni epocaha lasciato il suo segno, ma sem-pre rispettando l’armonia del rap-porto tra la città e la natura el’equilibrio degli spazi. Spoletopresenta un insieme di monu-menti di estrema bellezza e di ap-passionante diversità, che hannola particolarità di mostrare, dal-l’età del bronzo fino all’epoca mo-derna, un’evoluzione artisticaininterrotta. La città ha una strut-tura molto particolare, sviluppataa piani congiunti l’un l’altro da pic-cole vie e stretti vicoli e saldati daivari palazzi. È tra queste “meravi-gliose facciate di calde pietre in-dorate dal sole di secoli” (A. Mo-ravia) che Giancarlo Menotti hatrovato il luogo ideale per istituireil punto d’incontro tra la culturaeuropea e quella nordamericana,facendo nascere, nel 1958, il Fe-stival dei Due Mondi – ancora og-gi uno tra i più stimolanti appunta-menti culturali del Paese – e Gio-vanni Carandente ha avuto l’ispi-razione di trasformare, forse perla prima volta, una città in un mu-seo a cielo aperto, grazie alla

spettacolare mostra del 1962,“Sculture in città”. Ed è ancoraqui che da più di sessant’anni igiovani talenti della lirica studianoe debuttano nella stagione delTeatro Lirico Sperimentale e i piùaffermati studiosi si danno ap-puntamento ogni anno, da oltrecinquant’anni, per confrontarsisulle tematiche dell’Alto MedioEvo, durante la Settimana di Stu-dio del Centro Italiano di Studisull’Alto Medioevo. Non menosuggestiva è la continuità tra cen-tro storico e ambiente naturale.Basta percorrere pochi passi edalla piazza del Comune si è giàal giro della Rocca, passeggiatadi straordinaria bellezza che aprela vista fino a Perugia e che, at-traverso il ponte delle Torri, colle-ga la città al Monteluco, col suoantico bosco di lecci da sempreprotetto. I percorsi che si snoda-no dal monte verso la Valnerinasono tracciati lungo le vie chepercorrevano i monaci e che han-no consentito l’incontro tra l’espe-rienza benedettina e quella fran-cescana, la cui spiritualità si re-spira nei nascosti, sorprendentieremi e negli improvvisi belvede-re. Su uno di questi è ricordatal’affermazione di san Francesco:“Non ho mai visto nulla di più pia-cevole della mia valle spoletana”e furono proprio questi luoghi afar scrivere a Michelangelo Buo-narroti di aver avuto “gran piacerenelle montagne di Spoleto … per-ché veramente non si trova pacese non nei boschi”. Appena fuoridalla città, si rincorrono gli antichi,pittoreschi paesi, stretti intorno ailoro castelli o immersi nel marecangiante degli uliveti che, sugliordinati terrazzamenti, si inerpi-

Introduzione

Spoleto, città-teatro tra storia e cultura

I

Page 4: Guida Spoleto

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Introduzione Introduzione

cano lungo le colline spoletine, fi-no a lasciare spazio ai castagni,che ornano la via che conduce inValnerina, territorio aspro, incan-tevole, irto di monti che si apronoe cingono il Pian Grande di Ca-stelluccio. Sull’altro versante, po-co fuori Spoleto, troviamo le cele-bratissime Fonti del Clitunno,cantate da Virgilio, Byron, Car-ducci: un angolo di eccezionalebellezza, con il laghetto traspa-rentissimo nel quale si rispec-chiano pioppi e salici piangenti.La quiete soave che vi si respirafa di questa piccola oasi di delica-ta, rarefatta atmosfera un luogounico ed indimenticabile.

Così Spoleto ed il suo territoriorapiscono i visitatori e li fanno in-namorare; difficilmente chi arrivaqui può fare a meno di tornare.

Spoleto in una incisione del 1643 di F. B. Werner

Museo del Ducato, Spoleto

Le Fonti del Clitunno Basilica di San Salvatore, sec. IV-V, interno Alexander Calder, Manifesto, 1962

J. M. W. Turner, Veduta di Spoleto, 1819

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Storia Storia

ritrovamenti sul colle Sant’Elia(XI-X sec. a.C.) e la cinta urbi-

ca in opera poligonale (VI-I sec.a.C.) testimoniano la vitalità delcentro ancor prima della conqui-sta da parte dei Romani. Coloniadal 241 a.C. e municipium nel 90a.C., Spoletium conseguì la citta-dinanza romana con la Lex Iuliadel 90 a.C. Crebbe e si arricchìdurante tutto il periodo repubbli-cano (VI-I sec. a.C.) e imperiale(27 a.C.-395 d.C.) come testimo-niano notevoli edifici civili e reli-giosi: la casa romana, il teatro, ilponte Sanguinario, l’arco di Dru-so, i resti del tempio nell’area delforo (attuale piazza del Mercato)e l’anfiteatro; quest’ultimo, all’in-terno di un’area in fase di recupe-ro, allo stato attuale è difficilmen-te visitabile. Il volto della città ini-ziò a mutare nel IV sec. quandodivenne titolare di una sede epi-scopale con la nomina di S. Brizioa primo vescovo di Spoleto e nelcentro abitato come nelle campa-gne sorsero chiese e monasteri.Lungo le pendici di Monteluco,noto come monte sacro, collega-to alla città attraverso il Pontedelle Torri, si stabilirono comunitàeremitiche costituite anche damonaci venuti dall’Oriente dal-l’anno 400 in avanti. Il capitolodelle invasioni e delle guerre bar-bariche si concluse per Spoleto

con la sua elezione nel 576 a ca-pitale del Ducato Longobardoche, passato poi a dinastie fran-che e tedesche, si mantenne flo-rido e indipendente fino al XIIsec. I suoi confini arrivarono al-l’Adriatico a est, al Ducato di Be-nevento a sud, al Patrimonio disan Pietro a ovest e al Corridoiobizantino a nord. Il ruolo di Spole-to quale città capitale è testimo-niato dal mantenimento del titolodi Caput Umbriae fino al XIX sec.Testimonianze del fervore artisti-co che aveva caratterizzato l’epo-ca altomedioevale sono state re-centemente scoperte a PalazzoMauri (mosaico del VI sec.) e aPalazzo Pianciani (mosaico delVII sec.). Nel 1155 Spoleto, già li-bero Comune, venne distrutta daFederico Barbarossa – chetrent’anni dopo donerà, in segnodi riconciliazione, la SantissimaIcone, famosa immagine miraco-losa custodita nel Duomo – e,con la successiva resa del ducaimperiale Corrado d’Urslingen, lacittà entrò definitivamente nell’or-bita dello Stato della Chiesa di cuiil Ducato, ridotto per dimensione,divenne parte. L’espansione ur-bana del XIII sec. portò all’esi-genza di erigere una nuova e piùampia cinta di mura che si delibe-rò con lo Statuto del 1296, il piùantico che ci sia giunto.

I

Le mura ciclopiche nel tratto di via Cecili Arco di Druso e Germanico

Casa romana

Alberto Sotio, Crocifisso (part.), 1187 Santissima Icone, sec. XII

Filippo Lippi, gli affreschi nel Duomo (part.), sec. XV

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Storia

GLI ITInerArI DI VISITAAmpiamente restaurata per tutto ilQuattrocento, secolo a cui si deveanche la ricostruzione delle porteurbiche (costruite con i proventidei benefici concessi da papa Nic-colò V, lo stesso che fece rinnova-re la Rocca), le mura inglobavanoampie porzioni di terreno non edi-ficato che si prevedeva diventas-sero la naturale espansione del-l’abitato. Ancora per tutto il Cin-quecento si registrarono numero-si interventi di rinnovamento aiprincipali edifici cittadini, sia pub-blici che privati, in un clima di in-tensa attività edilizia che si pro-trarrà fino ai primi decenni del se-colo successivo. È in questo pe-riodo che porzioni di immobili sifondono per realizzare palazzi piùampi e magnificenti, e le facciatevengono uniformate e riorganiz-zate secondo criteri di omogenei-tà: è il Rinascimento che si affac-cia a Spoleto e che porta ad inter-venire sul corpo medievale con in-tento progettuale ispirato a mo-delli romani e fiorentini. Sul finiredel Settecento e nei primi annidell’Ottocento, nella fase di occu-pazione francese, Spoleto fu scel-ta come capoluogo del Diparti-mento del Clitunno prima, del Tra-simeno poi (1808-15), con unagiurisdizione estesa da Perugia a

Rieti, fino all’ingresso nel Regnod’Italia nel 1860. Con l’Unità Peru-gia divenne capoluogo della neoi-stituita Provincia dell’Umbria eSpoleto venne equiparata agli altricomuni a capo di circondari. Dalpunto di vista architettonico e ur-banistico si registrano radicali tra-sformazioni del suo assetto conl’apertura della Strada nazionalecorriera – la Traversa interna –una moderna arteria che, passan-do all’interno dell’abitato, rappre-sentava un accesso privilegiatoagli edifici delle principali famigliecittadine, ma che causò forti stra-volgimenti. Al progettista dellaTraversa si deve anche la realiz-zazione del Teatro Nuovo, inau-gurato nel 1864. La storia del No-vecento è stata scandita dalla na-scita di importanti istituzioni di ca-rattere culturale che hanno ancorpiù evidenziato la natura cui è vo-cata la città e sulle quali l’Ammini-strazione pubblica e i privati han-no fortemente investito per la va-lorizzazione del patrimonio el’ideazione di nuovi eventi cultura-li. Di esse si ricordano le più pre-stigiose, tuttora fecondamente at-tive: il Teatro Lirico Sperimentale(1947), il Centro Italiano di Studisull’Alto Medioevo (1952), il Festi-val dei Due Mondi (1958).

Al visitatore si propongono quattro itinerari, da scegliere a secondadegli interessi, delle esigenze e del tempo a disposizione.

Trekking breve

I dieci luoghi da non perdere (qualche ora)

Trekking urbano

Più di 2000 anni di arte e cultura

chiese, musei, piazze e giardini della città(1 giorno; 2 giorni per una visita più dettagliata)

Trekking fuori città

Tra natura e monumenti

due splendide passeggiate: il “Giro dei condotti” e la “Passeggiata al Monteluco”

(1 giorno)

Percorsi nel territorio

Le frazioni di Spoleto e

i comuni di Campello sul Clitunno,

Castel Ritaldi e Giano dell’Umbria

(2/3 giorni)

Non va dimenticato, infine, che, per la sua posizione strategica, Spoleto costi-tuisce un’ottima base per dirigersi anche in Valnerina e per raggiungere age-volmente le altre città della regione. In circa un’ora e mezzo è possibile arrivare a Roma, sia in treno, sia in auto.

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Trekking breve I dieci luoghi da non perdere

Il Teatro Romano (I sec. d.C.),eloquente testimonianza dellaSpoleto romana, è stato riportatoalla luce tra il 1954 e il 1960, in se-guito al rinvenimento da partedell’archeologo spoletino Sordini,nel 1891, di un disegno che lo ri-produceva in quell’area dove, neisecoli successivi, erano sorti altriedifici che lo avevano inglobato.Oggi è inserito nel complesso cheospita il Museo Archeologico

Statale ed è ancora utilizzato perspettacoli e rappresentazioni va-rie. L’accesso si trova lungo viaSant’Agata ma la vista d’insiemesi coglie fin dall’esterno, dall’affac-cio su piazza della Libertà, attra-verso le arcate poste sul latoovest. Il complesso di Sant’ Agata,già monastero benedettino a parti-re dal XIV sec., è occupato dalMuseo che raccoglie materialidall’età del bronzo alla fase roma-na imperiale, provenienti da scavinella città e nel territorio. Di parti-colare interesse sono le tavoledella Lex Spoletina, severa leggepromulgata nel III sec. a.C. a pro-tezione del bosco sacro, una dellepiù antiche norme di tutela am-bientale. Sebbene ritrovate appe-na fuori dai confini del territorio diSpoleto, queste tavole riconduco-no al Monteluco, il cui stesso no-me (lucus: bosco sacro) testimo-nia la sacralità del luogo. Il Museoospita numerosi reperti (tra cui bu-

sti, iscrizioni, vasi, bronzetti votivi,corredi funerari) emersi, anche re-centemente, dagli di scavi in areaspoletina e della Valnerina; la col-lezione proveniente dalla donazio-ne Canzio Sapori; la cospicua rac-colta di arte antica di proprietà co-munale, un tempo esposta nelMuseo civico e depositata pressoil Museo alla fine degli anni Ottan-ta per dare vita ad un’esposizioneunitaria, più ricca qualitativamentee quantitativamente.

I dieci luoghi da non perdere

Questo itinerario propone la visita dei 10 monumenti più significativi di Spoletoche qualunque visitatore, anche casuale, anche frettoloso, non può non cono-scere. Sono testimonianze delle più diverse epoche storiche e, proprio per que-sto, assolutamente imperdibili se si vuole avere un’idea, ancorché parziale, del-la ricchezza del patrimonio storico-artistico cittadino.Tempo previsto: qualche ora.

1 Teatro Romano

e Museo Archeologico Statale

Le Lex Spoletina

Interno Museo

Un’opera del Museo

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Trekking breve I dieci luoghi da non perdere

Di fronte a piazza Pietro Fonta-

na, sorta sul luogo di un orto pri-vato e caratterizzata da una pre-gevole fontana cinquecentesca eda alcuni reperti di epoca romana(solo in parte visibili all’interno deilocali occupati dalla farmacia), sitrova Palazzo Mauri, dimoragentilizia del XVII sec., già sededella prestigiosa Accademia Spo-letina ed ora della Biblioteca Co-munale ‘G. Carducci’, che anno-vera tra i suoi fondi un cospicuomateriale librario antico, acquisitoa seguito della soppressione del-le Congregazioni religiose. Com-pletamente rinnovato e restaura-to (2009) l’edificio ha recuperatola funzionalità degli ambienti e lebelle decorazioni delle sale dirappresentanza che si attribui-scono ai pittori Alessandro Botto-ni (XVII sec.), Giuseppe Valerianie Domenico Sergardi (XVIII sec.),noti e attivi in ambito locale. Nelcortile interno del palazzo, protet-to da una copertura trasparente,è stato creato un Caffè Letterario,piacevole punto di ritrovo con ser-vizio emeroteca e postazione in-ternet, utilizzato anche per con-certi, incontri e letture. Nel localedel Caffè è possibile ammirare uninteressante mosaico del VI sec.emerso durante i lavori di ristrut-turazione; la scoperta ha arricchi-to la comprensione della com-plessa stratificazione urbanisticacittadina, situandosi nei pressidell’area destinata in età romanaal Foro, che in epoca longobardavenne interessata da trasforma-zioni. Attorno a palazzo Mauricorre, a ferro di cavallo, la via cheprende nome da FiordespinaLauri, risoluta dama spoletina chenon esitò ad uccidere un focoso

corteggiatore che la insidiava. Lavia che, attraverso vicolo delleCantoncelle, consente di giunge-re nelle immediate adiacenze diviale Matteotti, conduce alla visio-ne di uno degli scorci caratteristicidella città, tra antiche case, archie possenti murature a sostegnodi splendidi giardini pensili. Fraquesti si ricorda il cosiddetto giar-dino Piperno, dove si può vedereun tratto della cinta muraria roma-na con iscrizione a lettere capitaliriportante i nomi delle due perso-nalità che ne curarono il restauronel I sec. a.C. (un calco dell’iscri-zione è esposto nella sottostantesala d’arrivo del percorso mecca-nizzato che parte dal parcheggiosotterraneo della Spoletosfera).

2 Palazzo Mauri

e mosaico del VI secolo

Il Caffe Letterario

Il mosaico

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Trekking breve I dieci luoghi da non perdere

3 Casa Romana

e Palazzo Comunale

In via Visiale, tra via del Municipioe via Saffi, sorge la Casa Roma-

na, posta su un terrazzamento im-mediatamente superiore a quellodel foro. Scoperta da GiuseppeSordini nel 1885 e scavata tra la fi-ne dell’Ottocento e il 1914, appar-tenne ad un personaggio econo-micamente e socialmente rilevantenella Spoleto del I sec. d.C., forsealla stessa Vespasia Polla, madredell’imperatore Vespasiano, cometestimonierebbe un frammento diiscrizione con dedica di una talPolla a Caligola, rinvenuto nel poz-zo della casa. Si tratta, in ogni ca-so, di una pregevole abitazione si-gnorile il cui schema architettonicoriflette quello classico delle abita-zioni patrizie romane. Sono infattipresenti l’atrio, dotato di un bacinodi raccolta delle acque piovane, iltablinum, il triclinium, il peristilium,nonché cubicula e alae. Tutti gliambienti sono pavimentati a mo-saico; in qualche punto sono visibi-li tracce di affreschi.

Sopra l’area della casa, si erge ilPalazzo del Comune, tornato alsuo originale splendore dopo gliimpegnativi lavori di restauroeseguiti dopo il terremoto del1997-98. Interessanti, al suo in-terno, la cappella di S. Ponzianoe le Sale di rappresentanza, do-ve si possono ammirare anchealcune tele provenienti dalla Pi-nacoteca comunale e splendidi

affreschi “staccati” dalla Roccaalbornoziana nel XIX sec., operadel pittore Giovanni di Pietro,detto lo Spagna (ca.1450-1528).Nella piazza omonima si trova,nella sua collocazione originaria,Spoleto 1962 scultura di NinoFranchina (1912-1987) realizzatain occasione della mostra “Scul-ture nella città”, tenutasi a Spole-to nel 1962. (v. p. ).

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Trekking breve I dieci luoghi da non perdere

nale e circondato dal doppio log-giato, il Cortile delle Armi, che oc-cupa l’area destinata alle truppe,il Salone d’Onore, l’ambiente piùvasto della Rocca e la CameraPinta. Nella Rocca ha sede il Mu-

seo Nazionale del Ducato di

Spoleto, che si sviluppa in quin-dici sale, poste su due piani ed èparte integrante del percorso co-noscitivo del monumento. Il Mu-seo, con i manufatti esposti e gliapparati didattici, testimonia l’ori-gine e lo sviluppo del Ducato diSpoleto, costituito nel 574 a se-guito della conquista longobardae la cui denominazione rimane inuso fino al XVII sec. Sono espo-ste iscrizioni funebri, arredi liturgi-ci, corredi di sepolture, reperti discultura e frammenti architettoni-ci, statue lignee e manufatti dipin-ti. Nel Museo sono depositate leopere di proprietà comunale rife-ribili al periodo documentato, pre-cedentemente esposte nella Pi-nacoteca comunale.

Nella Rocca hanno sede anche laScuola Europea del Restauro delLibro e il Laboratorio di Diagnosti-ca dei Beni Culturali.Vivo è ancora il ricordo leggen-dario della presenza di LucreziaBorgia, figlia del Pontefice Ales-sandro VI che la elesse, appenadiciannovenne, reggente del Du-cato di Spoleto. Nel 1499 si fer-mò per tre mesi a Spoleto: nel-l’archivio cittadino c’è un docu-mento con poche parole latinescritte di sua mano. Nel 1502, di-retta a Ferrara, farà ancora unasosta in questa principesca di-mora. Al “maschio” della fortez-za, la torre centrale rivolta versola città, destinata ad essere ful-cro di una estrema difesa, è ri-masto il nome di “Torre della Spi-ritata”, forse in ricordo delle ca-pricciose crudeltà e delle medita-te vendette della castellana. In-torno alla fortezza c’é il cosiddet-to Giro della Rocca, un anello diun chilometro che rappresenta

La Rocca sorge sulla sommitàdel Colle Sant’Elia, in posizionestrategica e dominante tutta lavallata spoletina. Fu edificata apartire dal 1359, nell’imminenzadel rientro definitivo della sedepapale da Avignone a Roma,nell’ambito della realizzazione, af-fidata al cardinale Egidio Albor-noz, del sistema difensivo finaliz-zato a riportare l’autorità papalenei territori della Chiesa dopo lacattività avignonese. La fortezzaspoletina fu un perno di tale siste-ma, posto a controllo della viaFlaminia e punto di appoggio e dipartenza ideale per le azioni mili-tari volte al recupero dei territoridell’Umbria, delle Marche e dellaRomagna. Il monumento è uncomplesso fortificato dall’allunga-ta forma rettangolare, scandito dasei torri e con due ampi cortili in-terni; fu concepito per svolgereanche funzione di rappresentanzae residenziale per i rettori del Du-cato, i governatori della città e i le-gati pontifici. La Rocca perse, poi,progressivamente la funzione re-sidenziale e nel 1816 fu trasfor-mata in penitenziario, uso che as-solverà fino al 1982. In quell’annofurono avviati gli imponenti lavoridi recupero e restauro (ad oggiancora non del tutto ultimati) chehanno restituito agli ambienti l’im-magine originaria, pur con le ine-vitabili perdite evidenti, soprattut-to, nelle lacune delle decorazionipittoriche. Rimangono, tuttavia,numerose tracce degli stemminelle arcate sui due livelli del Cor-tile d’Onore, oltre al ciclo con sto-rie cavalleresche, uno dei più no-tevoli dell’Italia centrale, che ornala cosiddetta Camera pinta, o pic-ta, all’interno della torre maestra.

Per accedere al parco della Roc-ca (ingresso gratuito) è possibileavvalersi dell’entrata pedonale inpiazza Campello o dei più como-di, ampi ascensori collocati al ter-mine della breve galleria che siapre lungo il Giro della Rocca, sulversante rivolto verso nord, da cuisi può ammirare anche una splen-dida vista sulla Valle spoletana esulla Cattedrale. Gli ascensori so-no parte del sistema meccanizza-to che, tramite 8 blocchi di scalemobili, collega questa area, facil-mente e in breve tempo, con laparte bassa del centro storico(quartiere della Ponzianina, borgoGaribaldi, Basilica di S. Salvato-re, ecc.) e con il parcheggio di viadel Tiro a segno.È possibile visitare (ingresso apagamento) vari ambienti dellafortezza: il Cortile d’Onore, cir-condato dagli edifici destinati aigovernatori della città, in cui sog-giornarono anche alcuni pontefi-ci, ornato da un bel pozzo esago-

4 Rocca Albornoziana

e Ponte delle Torri

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Trekking breve I dieci luoghi da non perdere

una delle più belle e frequentatepasseggiate della città, da dove èpossibile ammirare una sintesidei suoi monumenti principali. Af-frontandolo da destra, il Giro of-fre subito l’opportunità di notare iresti delle antiche mura romane.Poco più avanti si scopre losplendido panorama sul Monte-luco e sul Ponte delle Torri,

eretto alla fine del Trecento, pro-babilmente sui resti di una prece-dente struttura romana. Il Ponte,tra le più grandi costruzioni inmuratura dell’età antica, alto ben80 metri e lungo circa 280, avevafunzioni di acquedotto, destinatoa portare in città l’acqua del mon-te. Poco prima del finestrone c’èuna rientranza nella muraglia concardini ben visibili, una nicchiaanticamente destinata alla sorve-glianza dell’acquedotto. In epocapiù recente, quando la città ave-va la cinta daziaria, essa fu usatacome guardiola del gabelliereche ispezionava i passanti peraccertarsi che non introducesse-ro in città generi assoggettati adazio. All’altro estremo del Ponteè il Fortilizio dei Mulini, presidiodell’acquedotto dove le acquealimentavano due mulini comu-nali prima di essere convogliatelungo il ponte. Da questo puntoprendono il via il Giro dei Condot-ti (splendida e semplice passeg-giata, meglio descritta più avanti)e numerosi sentieri verso la mon-tagna spoletina (cfr. “Montelu-co&Oltre Itinerari della MontagnaSpoletina” presso lo IAT di piazzadella Libertà). Oltrepassato ilPonte, si prosegue lungo il Giroda cui si può ammirare la pianuraspoletina che fece esclamare aS. Francesco “Nihil jucundius vidivalle mea spoletana”, parole chesi trovano ancora incise sul mar-mo del belvedere a Monteluco.

A metà del percorso, dove il Col-le S. Elia è più vicino al monte,sopra un dirupo, c’è la cosiddettaSedia del Papa, un masso sca-vato a forma di poltrona, da cui siammira in tutta la sua magnifi-cenza la mole del Ponte delleTorri.

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Trekking breve I dieci luoghi da non perdere

5 Cattedrale di Santa Maria Assunta

e la piazza del Duomo

Lungo via Saffi, su cui affaccia ilprospetto settentrionale del pa-lazzo Comunale, si apre la super-ba vista della Cattedrale. La sce-nografica scalinata di via dell’Ar-ringo introduce alla piazza delDuomo, creata con un terrazza-mento ai piedi del colle Sant’Eliaed ampliata nel XII sec. per crea-re una quinta scenica chiusa, sulfondo, dalla chiesa, sul lato de-stro dalla facciata di Palazzo Rà-

cani Arroni, decorata da cinque-centeschi graffiti monocromi e,sul lato opposto, dall’abside dellachiesa di Sant’Eufemia. Al termi-ne della scalinata, si può ammira-re la scultura bronzea StrangerIII, di Lynn Chadwick, anch’essanella collocazione originaria della

mostra “Sculture nella città” tenu-tasi a Spoleto nel 1962. (v. p. ).L’artista inglese (1914-2003) rea-lizzò l’opera nello stabilimentoItalsider di Cornigliano, dove, nel-la stessa circostanza, ideò duemonumentali sculture alate in fer-ro, l’una nera e l’altra gialla, espo-ste in seguito all’aperto a Batter-sea, presso Londra, nell’estatedel 1963. Sul lato sinistro dellapiazza si affacciano il Teatro Ca-

io Melisso, il più antico teatrodella città, sorto nel XVII sec. (macon rifacimenti ottocenteschi) eintitolato al commediografo spo-letino amico di Mecenate, biblio-tecario di fiducia di Augusto e lachiesa di S. Maria della Manna

d’Oro, eretta in segno di ringra-

ziamento alla Vergine che protes-se la città nel corso degli avveni-menti del 1527, culminati con ilsacco di Roma. Entrambi gli edifi-ci sorgono sull’area dove avrebbedovuto ergersi il Palazzo della Si-gnoria, grandioso edificio trecen-tesco poggiante sul piano dellasottostante piazza della Signoriae rimasto incompiuto al livello del-la piazza del Duomo. La Catte-

drale, ricostruita alla fine del XIIsec., sostituì l’antico edificio di S.Maria del Vescovato, dell’VIII - IXsec., eretto sull’area di un primiti-vo tempio cristiano dedicato almartire Primiano. Sulla facciata,impreziosita dal mosaico di Sol-sterno, si aprono le arcate delportico fatto realizzare nel 1491da Ambrogio Barocci, celebremaestro che aveva lavorato nellasplendida residenza ducale di Ur-

bino al fianco di Francesco diGiorgio Martini. L’utilizzo di mate-riali cromaticamente contrastanti- le pietre grigia e rosata dei mon-ti intorno Spoleto - fa cogliere apieno l’effetto chiaroscurale e laminuzia decorativa dei rilievi ese-guiti da maestranze lombardeesperte in questo tipo di arte, co-me testimoniato dai documenticonservati negli archivi.

Un’opera del Museo

Il Concerto finale del Festival

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Trekking breve I dieci luoghi da non perdere

La cripta di S. Primiano, del IXsec., rappresenta un eccezionalemonumento altomedioevale, uni-co elemento che sia rimastodell’antica sistemazione degliedifici della cattedrale, cui si ac-cede dalla canonica. Essa con-serva affreschi coevi che potreb-bero illustrare Storie di san Bene-detto e santa Scolastica, e pre-senta una copertura con volta abotte. All’interno della chiesa so-no presenti numerosissime operedi assoluto rilievo. All’inizio dellanavata sinistra, si può ammirarela Croce dipinta di Alberto Sotio(1187), nell’iconografia del Cristovivo (triumphans), che si sviluppanel XII sec. in Italia centrale. AlMuseo del Ducato si conservanoaltre Croci provenienti dalla colle-zione comunale, dei secoli XII-XIV, sia del tipo di quella del So-tio che del modello di croce con ilCristo sofferente (patiens), con ilcapo reclinato sulla spalla, che siaffermerà a partire dal XIII sec.L’abside presenta un notevole ci-clo dipinto con Storie della Vergi-ne affrescato da Filippo Lippi tra il1467 e il 1469. Particolarmenteinteressante anche la cappella diSant’Anna, costruita nel XIV sec.come ampliamento del bracciosinistro del transetto, che custo-disce tracce di affreschi dal Tre-cento al Cinquecento. Particolareattenzione meritano anche lecappelle Eroli e dell’Assunta (al-l’inizio della navata di destra),con affreschi del Pintoricchio eJacopo Siculo, la cappella dellaS. Icone (nel transetto destro), alcui interno è la preziosa tavolettadonata dall’imperatore FedericoBarbarossa alla città, in segno dipace, nel 1185 e quella delle Re-liquie (al termine della navata disinistra). In quest’ultima è con-servata la lettera autografa di san

Francesco a frate Leone. Dopo lesacre spoglie, custodite in Assisi,le reliquie più preziose di France-sco sono i suoi autografi. Ne esi-stono soltanto due ed uno è, ap-punto, questo di Spoleto: un pic-colo foglietto rettangolare di per-gamena, tratta da pelle di capra,che misura cm 13x6, formato dadiciannove righe e perfettamenteconservato. L’altro è la cosiddettachartula, scritto dopo la stigma-tizzazione sul monte Verna(1224), conservato nella Basilicadi Assisi.

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zo, sia di diversa provenienza mariconducibili alla stessa epoca euna Quadreria con dipinti dei se-coli XV-XX, già nella Pinacotecacomunale. L’ultimo piano e il se-minterrato sono utilizzati peresposizioni temporanee e attivitàlaboratoriali. Nell’atrio del palaz-zo è esposta la grande sculturamobile Colloquio spoletino, rea-lizzata da Pietro Consagra (1920-2005) nel 1962 per la mostra diSpoleto “Sculture nella città” (v. p.), originariamente collocata in ci-ma alla gradinata di via SalaraVecchia. Nel Palazzo ha sede an-che la Biblioteca Giovanni Ca-

randente, notevolissima raccoltad’arte contemporanea con oltretrentamila volumi schedati e con-sultabili. La collezione permanen-te d’arte contemporanea si è ori-ginata con il Premio Spoleto, ma-nifestazione nata con l’intento diformare una galleria d’arte con-temporanea attraverso la formula

dei premi acquisto. Durante le 13edizioni del premio, negli anni1953-1968, sono entrate impor-tanti opere fra cui, per citare soloun esempio, la Coda di cetaceodi Pino Pascali, esempio emble-matico della pop art imperantenegli anni Sessanta. La raccoltasi è arricchita alla fine degli anniOttanta con il progetto “Nuove ac-quisizioni” che ha portato, fra l’al-tro, alla costituzione di un nucleodi opere dello scultore spoletinoLeoncillo Leonardi, consideratodalla critica fra i maggiori artistiitaliani del XX sec. Con i bozzettidella mostra “Sculture nella città.Spoleto 1962”, e la munifica do-nazione Carandente, sono entra-te opere di Calder, Smith, Moore,Franchina, Colla, Pascali, Giò edArnaldo Pomodoro ed altri; unaparte cospicua del Museo è costi-tuita da opere di artisti italiani estranieri che Giovanni Caranden-te ha incontrato nell’arco della

6 Palazzo Collicola

e le collezioni d’arte

Su piazza Collicola prospettal’omonimo Palazzo, costruito trail 1717 e il 1730 su progetto del-l’architetto romano SebastianoCipriani, per volontà del cardinaleFrancesco Collicola, in un mo-mento di particolare fortuna eco-nomica e sociale della famiglia. Ildisegno segue linee sobrie, conplanimetria a ferro di cavallo, in-compiuta per la mancata realiz-zazione di uno dei bracci cortiche ha determinato una confor-mazione ad “L”. Imponenti le di-mensioni dell’edifico, che contavacentodieci stanze ordinate suquattro livelli, oltre agli ambientidel seminterrato e delle soffitte.La facciata principale si apre sullapiazza, fronteggiata da una fonta-na addossata all’edificio che ospi-tava le scuderie; il prospetto inter-no si affaccia sul cortile che untempo era il giardino all’italiana,con fontana centrale contornatada aiuole che rappresentavano isimboli araldici dei proprietari. Suquello che era il giardino (di cui èprevista la ricostituzione) pro-spetta la Galleria del piano nobi-le, chiusa da vetrate, con pareticompletamente decorate a tem-

pera, notevole esempio della de-strezza compositiva e del virtuosi-smo illusionistico tipico di una pia-cevole declinazione della grandetradizione seicentesca, efficace-mente compendiata dalla storiadell’arte con il termine di baroc-chetto o di proto-rococò. Interes-santi le altre sale del Palazzo, or-nate da soffitti a cassettoni, consfondi trattati pittoricamente aghirlande o scolpiti a intagli dora-ti, da fregi sottosoffitto, da portedecorate e dalle decorazioni deglialti zoccoli e degli imbotti delle fi-nestre. Il Palazzo e una parteconsiderevole degli arredi furonoacquistati all’asta dal Comune nel1939. Dopo lunghi e complessirestauri, nel 2010 è stato portatoa compimento il programma difarne il Centro del sistema mu-seale cittadino. “Palazzo CollicolaArti visive” ospita al piano terra ilMuseo Carandente, collezioned’arte contemporanea di proprie-tà comunale, costituitasi a partiredai primissimi anni Cinquanta; alPiano nobile è stata ricostruitauna abitazione gentilizia sette-centesca che presenta arredi siagià appartenuti allo stesso palaz-

La galleria nel piano nobile

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Trekking breve I dieci luoghi da non perdere

no, ora esposta nelle sale di rap-presentanza del Palazzo comu-nale); il Presepe di Giacomo diGiovannofrio; la Madonna leg-gente con il Bambino, del seneseAntiveduto Grammatica, che eb-be, nella sua bottega romana, ilCaravaggio; il gruppo delle operedello spoletino Cesare Detti, cheebbe una fortunata attività nellaParigi del XIX sec. Tra le operepiù recenti, si segnalano quelle diScipione Pistrucci, avventurosoartista patriota risorgimentale,che ha lasciato a Spoleto le sueuniche tre opere conosciute, e laVeduta di Spoleto di GiuseppeMoscatelli (1904).

Tra gli arredi spiccano il grandecassone appartenuto a UrbanoVIII Barberini nel Salone d’ingres-so; le numerose consolle doratesettecentesche, lo stipo finemen-te intarsiato bois de rose e i seg-gioloni in tessuto fiammato nelleanticamere; i cassoni con vedutedella città e a bugne e la panca eil tronetto Orsini, provenienti dalDuomo, nella Quadreria. Appar-tenevano all’arredo del Palazzoanche la bellissima serie di cin-que arazzi, manifattura di Bruxel-les, appartenuti alla Regina Cri-stina di Svezia, ora non espostiperché bisognosi di restauro.

sua lunga, appassionata e presti-giosa carriera di critico e collezio-nista di arte contemporanea. Sol Lewitt, fra i massimi esponen-ti del minimalismo americano, hadonato alla città e al museo un’in-tera sala di wall drawing, Band ofcolor. Delle opere che compon-gono la collezione comunale esi-ste un approfondito catalogo, edi-to nel 2007 da Electa, disponibilenel bookshop. I dipinti di proprietàcomunale dei secoli XV-XX, giànella Pinacoteca comunale, sonoora esposti nell’appartamento no-bile e nell’annessa quadreria.Provengono essenzialmente dall’incameramento dei beni ecclesia-stici attuato con l’Unità d’Italia.

Tra i più interessanti si segnalanoi ritratti di Carlo e Marianna Colli-cola e la grande tela che raffigural’arrivo a Spoleto di Leone III, conun’immagine panoramica dellacittà dell’epoca, che accolgono ivisitatori nel Salone d’ingresso; latavoletta con san Giorgio e il dra-go (copia da Raffaello); la Ma-donna con il Bambino e San Gio-vannino di Sebastiano Conca(1746) con ricca cornice dorata;vari paesaggi e nature morte; ilgruppo di opere giunte dalla col-lezione Palettoni, tra cui spiccanola Spezieria, la Cleopatra e i ri-tratti delle dame di famiglia (allasua committenza si deve anchela Maddalena attribuita a Guerci-

Leoncillo, Elsa De Giorgi, 1947

Sol Le Witt, Bands of color, n. 951, 2000

Leoncillo, Taglio grande bianco, 1959

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Trekking breve I dieci luoghi da non perdere

riadoperato come architrave: sitratta di un elemento, probabil-mente del sec. VIII, ornato dauna croce palmata con ai lati dueleoni, motivi vegetali e pavoni,che costituisce una notevole te-stimonianza della scultura alto-medievale spoletina, legata almondo longobardo e ai modellipaleocristiani di san Salvatore.L’interno, che rispecchia una lun-ga vicenda di trasformazioni, èdiffusamente affrescato con ope-re in gran parte del sec. XV. Ab-bondante è l’uso di materiale dispoglio, colonne e capitelli, pro-veniente da edifici classici e pa-leocristiani. Bella la cripta, divisain tre navate e, anch’essa, riccadi materiale di spoglio. Il sarcofa-go presso l’abside sinistro è tra-dizionalmente indicato come ilsepolcro di Santa Abbondanza.Nel piccolo ambiente presso l’in-gresso sono custoditi molti restiumani che sarebbero appartenutiall’antico cimitero. Annesso allachiesa è un chiostro cinquecen-tesco a due ordini di arcate, conpilastri ottagonali in cotto e pie-tra, del genere ampiamente diffu-

so a Spoleto (Monasteri dellaStella e di San Ponziano, San-t’Ansano, Rocca Albornoziana). Al di là della porta, sul lato destrodi piazza della Vittoria, delimitatoda una balaustra in ferro, si aprel’accesso al ponte Sanguinario,risalente al I sec. d.C. Interratosia seguito dello spostamento ver-so nord del torrente Tessino, fu ri-scoperto nel 1817 e, da allora, at-tende di essere riportato comple-tamente alla luce. Il possenteponte, costruito con grandi bloc-chi squadrati di travertino, ha trearcate, è lungo circa 24 m e largo4,47. Per visitarlo bisogna scen-dere una breve scala, dopo aversuperato il cancelletto che vieneaperto ogni mattina.

7 Chiesa di San Gregorio Maggiore

e il ponte sanguinario

Nell’animata piazza Garibaldi, sullato opposto al monumento dedi-cato all’eroe dei due mondi, si tro-va la chiesa di S. Gregorio Mag-

giore. L’edificio fu eretto tra la fi-ne dell’XI e il XII sec. sul luogo diuna primitiva chiesa con annessaarea cimiteriale, di cui rimanetraccia in alcuni elementi come icapitelli della cripta. Secondo latradizione l’originario edificio diculto sarebbe sorto in onore del-l’omonimo martire spoletino adopera della pia vedova Abbon-danza, che ne avrebbe raccolto ilcorpo. Sebbene sia stato più vol-te rimaneggiato nel corso del XVIe XVIII sec., l’edificio presenta unaspetto assai simile a quello di al-tre chiese cittadine (S. Eufemia,S. Giuliano) e del territorio (S. Bri-zio, S. Felice di Giano), emble-matica testimonianza della pene-trazione nell’area spoletina deimotivi dell’architettura romanicalombarda. Anche il campanile ap-partiene al XII sec. e presentanella parte inferiore grossi blocchi

lapidei di reimpiego da altri edifici.La parte sovrastante è statacompiuta alla fine del Quattro-cento. La facciata è preceduta daun portico cinquecentesco ed èornata da un bel portale, dovutoal rinnovamento intrapreso dalvescovo Paolo Sanvitale nel1597. Sono di pieno Trecento, in-vece, i tre archi rincassati dellaparte superiore. Nel lato sinistrodel portico si apre la Cappelladegli Innocenti, decorata conscene che ricordano la storia del-la chiesa e di Santa Abbondanza,fra cui Santa Abbondanza fa eri-gere la chiesa di san Gregorioper raccogliervi i corpi dei martirie il Martirio dei santi gettati dalponte Sanguinario. Sul fondo diuna delle scene è rappresentatauna bella immagine della città diSpoleto con tutti i suoi monumen-ti principali. La cappella conservail pavimento in cotto lavorato delXVI sec. e il bel fonte battesimaledella stessa epoca. Da notare,sopra la porta di sinistra, il pluteo

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za superba dell’intaglio e, soprat-tutto, per la splendida mostra de-corata a racemi, con fiori rosonie, al centro, la croce palmata.Come nella facciata, anche all’in-terno è evidente la qualità deglielementi decorativi scolpiti da abi-li lapicidi medievali ad emulazio-ne dei modelli classici. La rilevan-za del monumento è testimoniataanche dal fatto che la sua influen-za si manifestò notevolmente siain età romanica, che nel rinasci-mento, come dimostrano il richia-mo all’ordinamento generale del-la facciata e al suo verticalismoche si ritrova in un gruppo di chie-se umbro-laziali dei secoli XII eXIII e dalle testimonianze grafi-che, pittoriche e monumentali la-sciate da insigni artisti quali Filip-po Lippi, Antonio da Sangallo ilGiovane, il Serlio, il Sanmicheli eil Palladio. La Basilica è candida-ta al sito seriale UNESCO - Patri-monio Mondiale dell’Umanità “ILongobardi in Italia. I Luoghi delpotere (568-774 d.C.)”.

Usciti dalla Basilica può essereinteressante scendere nel sotto-stante Cimitero civico, per unavisita alla sua parte monumenta-le. Progettato nel 1836 dall’archi-tetto Ireneo Aleandri (al quale aSpoleto si devono anche il TeatroNuovo e la Strada nazionale cor-riera - Traversa interna), ha man-tenuto intatto il gusto neoclassicoproprio nella parte sottostante laBasilica, in cui lo scalone, pensa-to in modo teatrale, svolge la fun-zione di raccordo altimetrico tra idiversi livelli. Per chi arriva dal ci-mitero attraverso il viale principa-le si amplia l’effetto scenograficodi scoperta della Basilica. Ai latidello scalone si dispongono sim-metricamente, con funzione diquinte sceniche, le due ali delloggiato destinato alla sepolturadegli uomini illustri, nella posizio-ne di maggior rilievo del luogo.Pur non essendo presente nelprimo progetto aleandrino, essosi accorda allo stile purista neo-classico dell'intera composizio-ne. Inquadrate da paraste, letombe si dispongono affiancatemostrando, pur nella singolarità epeculiarità di ciascuna, l’adesio-ne ad uno stile omologo in cuispiccano i simboli della tradizio-ne cristiana: l’albero della vita, ilmonogramma di Cristo, la rosa,la palma, oltre ad alcuni stemmidelle famiglie Zacchei Travaglini,Angelini Rota, Fratellini. Spicca-no la tomba Antonelli, ornata dauna ricca mostra d’altare cinque-centesca completamente scolpi-ta; quella Bachilli per il dipintocon Madonna e Santi del Calvi,cui si devono altre importantiopere in città; quelle Sansi, Cam-pello e Pucci della Genga, in cuiil rango delle famiglie si manife-sta nella monumentalità delle so-luzioni decorative.

8 Basilica di S. Salvatore

e il Cimitero monumentale

Percorrendo la strada che condu-ce al cimitero si arriva alla basili-

ca di S. Salvatore, di ecceziona-le valore artistico e storico. Diprobabile origine funeraria, dedi-cata ai martiri Concordio e Sen-zia, è ascrivibile ai secoli VII (fi-ne) e VIII (prima metà). La dedicaal Salvatore, comune a moltechiese altomedievali, è citata indocumenti dell’815 e dell’840;successivamente (sec. XI) riac-quistò la primitiva intitolazioneche mantenne fino ai primi annidel Seicento, quando la devozio-ne per il martire spoletino Con-cordio e il suo compagno Senziacedette il posto a quella per l’im-magine di Cristo crocifisso collo-cata sull’altare maggiore e lachiesa venne denominata delCrocifisso. A partire dal Novecen-to, dopo ingenti lavori di restauro,la basilica ha ripreso definitiva-mente l’attuale titolo di San Sal-

vatore. Annesso alla chiesa vi èun monastero (oggi da recupera-re) che fu benedettino, poi, inepoca romanica, ospitò le suoreAgostiniane fino al 1456, quandofurono sostituite dalle suore delTerz’Ordine dei Servi; nel 1624 siinsediarono gli Agostiniani Scalziche ingrandirono il monastero evi restarono fino al 1951. La basi-lica ha un impianto a tre navate.Elemento caratterizzante dell’in-terno, che ha perduto quasi tuttala decorazione pittorica e a stuc-co, è la ricca trabeazione con fre-gio dorico impostata sulle colon-ne doriche nella navata e corinzienel presbiterio. Della ricchissimadecorazione originaria della fac-ciata, rimangono le cornici dellefinestre e i tre portali lavorati conelaborati motivi classici. Partico-larmente rilevante è la portamaggiore, per l’elegante slanciodelle proporzioni, la pregevolez-

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Trekking breve I dieci luoghi da non perdere

portanti manifestazioni di sculturainternazionale del secolo scorso.Essa fu, come scrisse il curatore,più di una mostra, “il fatto che sisituassero nelle strade e piazze diun’antica città sculture moderne eche una parte di esse fosseroespressamente eseguite dagli ar-tisti, implicava piuttosto l’anticaconsuetudine della commissione,come nel Rinascimento…”. Per laprima volta si portavano a con-fronto le architetture antiche e lesculture moderne, facendole vive-re nei luoghi stessi nei quali sisvolge la vita di ogni giorno. L’ini-ziativa, che annoverò ben 102sculture, ha avuto conseguenzenella stessa vicenda urbana, tan-to che sei opere, allora espressa-mente create per l’evento, fannooggi parte dell’arredo cittadino. Sitratta, oltre al Teodelapio, di Spo-leto 1962 di Nino Franchina nellapiazza del Comune; di StrangerIII, di Lynn Chadwick lungo la sca-linata (via dell’Arringo) che condu-ce in piazza del Duomo; del Donodi Icaro di Beverly Pepper pressol’ingresso sud della città; di Collo-quio spoletino, di Pietro Consa-gra, originariamente collocata incima alla gradinata di via Salara

Vecchia ed ora nell’ingresso diPalazzo Collicola; della Colonnadel viaggiatore di Arnaldo Pomo-doro, posta all’incrocio tra via Fla-minia e viale Trento e Trieste edattualmente da ricollocare, dopola realizzazione della rotatoria.Tra i tanti artisti, esposero le loroopere all’aperto anche Arp, Colla,Fontana, Lorenzetti, Leoncillo,Manzù, Marini, Moore. Lo sculto-re americano David Smith realiz-zò ben 20 opere che furono espo-ste nel Teatro Romano; gran partedi esse si possono oggi ammirarenella National Gallery di Washin-gton, in una sala dedicata, la cuistruttura si ispira all’arena spoleti-na e alle cui pareti è documentatala mostra del 1962.

Percorrendo il viale Trento e Trie-ste, che conduce alla stazione fer-roviaria, la visuale è dominata dalTeodelapio di Alexander Calder,la più imponente delle sculture ri-maste in città dopo la mostra“Sculture nella città”, curata daGiovanni Carandente nell’ambitodel quinto Festival dei Due Mondi,nel 1962. Per la mostra di Spoletol’artista (1898-1976) ideò una del-le più grandi sculture moderne inferro fino ad allora realizzate (alta18 metri, larga 14, per un peso dicirca 30 tonnellate). Giovanni Ca-randente avrebbe voluto da lui unmobile che avesse funzionato daarco trionfale all’entrata della cittàe ne fosse divenuto il simbolo.

L’artista progettò un monumenta-le stabile che venne eseguito ne-gli stabilimenti Italsider a Savonae fu chiamato Teodelapio dal no-me di un antico duca longobardo.Come ha ricordato Carandente, fi-no ad allora nessuno aveva maipensato ad uno stabile tantogrande da riempire un’intera piaz-za, capace di inquadrare nell’ar-cata delle sue lamiere di ferro l’in-tero prospetto di una città. Dopo ilTeodelapio gli enormi stabiles diCalder si sono moltiplicati nellecittà di ogni continente. E sculturedi grande mole di molti altri autorihanno invaso le città di tutto ilmondo. La mostra del 1962 è tut-tora considerata una tra le più im-

9 Teodelapio

e le “Sculture nella città”

Alexander Calder nella piazza della Stazione

tra il Teodelapio e la sua maquette, in una immagine

di Ugo Mulas che realizzò un ampio reportage

fotografico della mostra, sue anche le altre foto.

ettore Colla, La Grande Spirale

Leoncillo, Le affinità patetiche

Giacomo Manzù, Cardinale

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Titolo 2

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Trekking breve I dieci luoghi da non perdere

Al di là della strada statale n. 3Flaminia, in corrispondenza del-l’ingresso sud di Spoleto, unascenografica scalinata conduce aSan Pietro, una delle più impor-tanti chiese dell’Umbria e uno deimaggiori esempi del romanico inItalia. In quest’area si estendevauna vasta necropoli arcaica e at-tendibili fonti storiche attestanoche qui venne eretto un tempiodedicato a Pietro nei primi annidel V sec., in occasione del tra-sporto a Spoleto di reliquie dellecatene del santo. La forma attua-le risale alla fine del XII e gli inizidel XIII sec., il periodo più floridodell’architettura romanica spoleti-na. Lo testimonia la preziosa fac-ciata, unica superstite ai rifaci-menti successivi che, nel Seicen-to, modificarono radicalmentel’interno. Essa presenta partitureorizzontali e verticali che incorni-ciano riquadri con bassorilievi fi-

gurati e motivi ornamentali. Ladecorazione scultorea appartienealla stessa epoca, a parte i rilieviintorno alla porta centrale che so-no riferibili all’avanzato XIII sec.,come mostra la loro inclinazioneal gotico. Gli affascinanti rilievi il-lustrano, in modo ricco e com-plesso, scene relative alla vita delsanto apostolo ed episodi di in-tento moralistico tratti dalla novel-listica medievale (ad esempio: lamorte del giusto, la morte delpeccatore, il leone e il boscaiolo,la volpe finta morta e i corvi, il lu-po studente e il montone, il leonecombatte contro il dragone, ecc).Tutto corrisponde ad un precisoprogramma iconografico che me-rita di essere studiato e ammira-to. Di queste figure, lo storico Ce-sare Brandi ebbe a dire che esseerano state “modellate in pasta dipane e, lievitando, hanno perso icontorni”.

10Chiesa di San Pietro extra moenia

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Titolo 2

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Titolo 1

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Titolo 2

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Trekking urbano Più di 2000 anni di arte e cultura

Più di 2000 anni di arte e cultura

chiese, musei, piazze e giardini della città

L’itinerario propone il giro completo della città e il-lustra i monumenti, le chiese e i musei, numerosi eimportanti per qualità e varietà delle collezioni, si-tuati all’interno della cinta muraria medievale. Incorsivo sono indicati percorsi di approfondimento,anche al di fuori della cinta muraria, che consento-no di conoscere la città in modo esaustivo. (Per ledescrizioni dei “10 luoghi da non perdere” si riman-da al Trekking breve.)

Si propone di iniziare l’itinerario di visita da piazzadella Libertà dove ha sede il Servizio di Informazio-ne e Accoglienza Turistica.

Tempo previsto:

una giornata; due per una visita più dettagliata.

modificare la pianta togliendo i colori

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Più di 2000 anni di arte e cultura

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Trekking urbano

Fino ai primi dell’Ottocento piaz-za della Libertà era una sorta dicorte chiusa privata appartenen-te alla famiglia Ancaiani, proprie-taria di tutti gli edifici che prospet-tavano su di essa e in gran partedemoliti quando fu tracciata lanuova strada interna in sostitu-zione del percorso preesistenteall’esterno delle mura; il seicen-tesco palazzo Ancaiani è oggisede del Centro Studi sull’AltoMedioevo che dal 1952 organiz-

za la prestigiosa Settimana diStudio, nota a livello internazio-nale. Tra gli edifici demoliti rien-trano anche le scuderie poste sullato ovest della piazza, di cui è ri-masta soltanto una parte del pro-spetto dalle cui arcate è possibilescorgere il Teatro Romano e ilchiostro di Sant’Agata. L’ingres-so al Teatro Romano e al Mu-

seo Archeologico Statale (v.pag. ..) si trova lungo la strettavia Sant’Agata.

PeRCORSO DI APPROFONDIMeNTO

Proseguendo per via Sant’Agata, si attraversa via delle Terme, così denomi-nata perché furono scambiati per resti di edifici termali quelli, oggi del tutto inluce, del vicino teatro romano, e si prende la ripida discesa che conduce versoBorgo S. Matteo (“Borgaccio”), altro quartiere medievale sviluppatosi fuoridalla cinta muraria romana e compreso in quella medievale alla fine del XIIIsec. La popolare edilizia del borgo si interrompe appunto col varco della Porta

S. Matteo: da qui si può proseguire lungo il portico di Loreto, struttura raranell’Italia centrale, destinata a proteggere dalle intemperie i pellegrini che si re-cavano alla cinquecentesca, bella chiesa della Madonna di Loreto.Il portico che collega la città alla chiesa di Loreto fu intrapreso nel sec. XVI edè formato da 82 archi sostenuti da pilastri quadrati, lungo mt. 330 e largo mt.4,17. Fu eretto con le offerte di penitenti che volevano con questo gesto risol-vere i casi di coscienza più scabrosi e riservati. Quando mancarono i fondi deipenitenti o delle più importanti famiglie della città (di cui si vedono gli stemmidipinti in alto tra un arco e l’altro), si completò il portico con collette, “piis ele-mosinis” come risulta dagli ultimi stemmi apposti all’esterno. Prima del restaurovi si svolgeva la Fiera delle Cipolle, manifestazione fieristica dei giorni 8 e 9 set-tembre che si svolge, attualmente, nell’area del Borgaccio.La costruzione della chiesa della Madonna di Loreto venne iniziata nel 1572su disegni del fiorentino Annibale de’ Lippi, ma già nel 1537 un tale Jacopo Spi-nelli vi aveva fatto erigere una modesta cappella in ricordo della santa Casa diLoreto e l’aveva fatta decorare con un dipinto della Vergine fra S. Sebastianoe S. Antonio, opera di Jacopo Santoro da Giuliana (Jacopo Siculo). La tradizio-ne vuole che il pittore, mentre lavorava al dipinto, fu costretto a lasciarlo incom-piuto a causa di impegni precedentemente assunti; al suo ritorno trovò l’operamiracolosamente completata e nonostante per tre giorni avesse cercato di trar-ne una copia, non riuscì mai nell’intento. Jacopo Spinelli, committente dell’ope-ra e devoto della Madonna lauretana, volle ricavare sotto la cappellina un am-biente a Lei dedicato e lo affidò a un eremita. La miracolosità della Madonna si

manifestò fin da subito con la incorruttibilità dei fiori che l’eremita “incaricatodella cura del luogo” disponeva sul suo altare. Ma fu il 21 aprile 1571 che laMadonna improvvisamente aprì gli occhi e li mosse sulla folla accorsa a invo-care il suo aiuto terrorizzata dal terremoto. Le virtù taumaturgiche della Verginesi indirizzarono verso gli “infermi di tutta la persona”, verso gli idropici, i “curvi”,i “paralitici”, i “ciechi, ò infermi di mal d’occhi”; i muti che riacquistano la parola,“diversi stroppiati, attratti, ò in altre guise impediti nelle braccia, ò mani”.Poco lontano è da segnalare chiesa di S. Paolo inter vineas, interessantemonumento romanico decorato da affreschi del XIII sec.L’abside, di aspetto diverso dal rimanente edificio, è forse il resto di una chiesaprecedente eretta nel XII sec. L’interno è a tre navate, divise da colonne in pie-tra coronate da capitelli corinzi; il transetto è decorato da un ciclo di affreschiraffiguranti la Genesi, i Patriarchi e i Profeti. Già Gregorio Magno nei Dialoghiracconta che qui, nella seconda metà del VI sec., avvenne un episodio miraco-loso. “… A questo proposito racconto un solo episodio, che ho conosciuto sol-tanto or sono quattro giorni grazie a Bonifacio, monaco nel mio monastero, chefino a quattro anni fa è stato con i Longobardi. Un vescovo longobardo, perciòdi fede ariana, giunto a Spoleto e non avendo a disposizione un luogo dove ce-lebrare la sua liturgia, richiese al vescovo della città una chiesa, da consacrarealla sua eresia. Dato che il vescovo rifiutava, l’ariano manifestò l’intenzione dientrare il giorno dopo nella chiesa del santo apostolo Paolo, situata là vicino.Quando lo venne a sapere, il custode della chiesa corse svelto, chiuse la portadella chiesa e la rinforzò con sbarre di ferro. A sera spense tutte le lampade esi nascose nell’oscurità. All’albeggiare del giorno dopo, il vescovo ariano vennecon molto seguito e si preparò a sfondare la porta della chiesa. Ma all’improv-viso tutte insieme le porte della chiesa, come percosse da una forza divina,scagliate lontano le sbarre, si spalancarono e con gran rumore tutti gli ingressidella chiesa diventarono accessibili, mentre una luce proveniente dall’alto ac-cendeva tutte le lampade che erano state spente. In quel momento il vescovoariano, che si accingeva a far uso della forza, fu colpito da un’improvvisa cecitàe fu ricondotto dalle mani degli altri nella sua abitazione. Quando i Longobardiche stavano nella regione seppero della cosa, non osarono più profanare i luo-ghi sacri dei cattolici”.

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Più di 2000 anni di arte e cultura

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Trekking urbano

Risalendo via Sant’Apollinare,una breve deviazione lungo Cor-so Mazzini conduce a uno degliingressi del Museo del Tessuto

e del Costume, inaugurato conun nuovo allestimento, al pianonobile di Palazzo Rosari Spada

(XVII-XVIII sec.). Nelle sale èesposta parte della collezione,che annovera moltissimi manu-fatti provenienti da varie raccolte(la più cospicua è quella costituitadal Fondo “Bianca e Virgilio Por-toghesi”, acquisito dal Comune diSpoleto). Il percorso si articola in5 sale, corrispondenti ad altret-tante sezioni tematiche, che rap-presentano uno spaccato dellastoria del tessuto e del costumetra XIV e XX sec. Vi è raggruppa-ta una selezione di manufatti sud-divisi per tipologie di appartenen-za, quali paramenti sacri, costu-mi, accessori di costume, tessutioperati, tessuti umbri. Tornati indietro fino a piazza del-

la Libertà, una via in salita con-duce verso piazza del Mercato.La via è intitolata a Filippo Bri-

gnone, generale piemontese chediresse l’operazione militare cheriunì Spoleto al Regno d’Italia (17settembre 1860). Sulla sinistra siincontra piazza Pietro Fontana,e sulla destra si trova Palazzo

Mauri (v. p. ).

Poco oltre, all’incrocio, si incontrail cosiddetto Arco di Monterone,

la porta della cinta romana che co-stituiva l’ingresso nell’abitato perchi proveniva da Roma: da qui hainizio il borgo di Monterone.

Il medievale “borgo di San Pietro” o di Monterone venne ricompreso alla fi-ne del XIII sec. nella nuova cinta muraria della città. La sua fitta e garbata edi-lizia, in gran parte cinquecentesca, è a tratti animata da nobili motivi decorativi(da notare il cavalcavia in cotto e pietra a metà circa della discesa). Sulla de-stra, superato a sinistra il vicolo che conduce al monastero di S. Angelo (vi-sitabile), prima di oltrepassare la porta Monterone, si può ammirare il prospet-to in miniatura di una cappellina votiva, la Madonna del Pozzo, interamentedecorata con affreschi del 1491 e del Seicento; davanti all’altare è il Pozzo, vi-sibile dall’esterno, un tempo pieno di acqua miracolosa, che ha dato il nome al-la chiesetta.Gli affreschi sulle pareti laterali raffigurano S. Francesco e S. Antonio a destra,e S. Pietro e S. Paolo a sinistra: la presenza di questi ultimi due santi è proba-bilmente dovuta al fatto che dalla porta Monterone o Romana passava il diver-ticolo della via Flaminia proveniente da Roma. Ormai illeggibile è la tabella di-

PeRCORSO DI APPROFONDIMeNTO

pinta sopra la mensa d’altare che, comunque, sembra far riferimento ai miracolioperati nel 1500 e nel 1535. L’acqua del pozzo era ritenuta miracolosa per lacura della ‘rogna’.Oltrepassata la porta Monterone, aperta nella cinta urbica medievale, si giun-ge all’esterno della città murata: la larga via che si apre alla vista, chiusa sullasinistra dal lungo fabbricato dell’ex brefotrofio di S. Carlo (attualmente HotelSan Carlo), ricalca il tracciato del ramo spoletino dell’antica via Flaminia. Allafine della via è la quattrocentesca chiesa di S. Maria del Massaccio, più co-munemente nota come S. Rocco.Attraversata la strada verso il parcheggio, nel tratto ora abbandonato della viaFlaminia, si trova la ex chiesa di S. Sebastiano, di origini quattrocentesche,ma ricostruita agli inizi del ‘600. San Sebastiano veniva nel passato invocatocome protettore dalla peste e la tradizione racconta che nella notte tra il 19 e il20 gennaio, festa del santo, numerosi spoletini uscivano nudi da Porta Romana(o Monterone) e correvano fino alla piccola chiesa nella speranza che un gestopenitenziale così clamoroso li rendesse immuni dal contagio del terribile male,mentre, per mitigare i rigori della notte invernale, lungo il tragitto venivano ac-cesi grandi fuochi.In prossimità del ponte sul torrente Tessino, si trova Il Dono di Icaro, sculturarealizzata dalla statunitense Beverly Pepper per la mostra del 1962 “Sculturenella città” (v. p. ) ed eseguita all’Italsider di Piombino insieme ad altre quattroopere che aprirono un nuovo periodo stilistico nell’attività dell’artista, nata aBrooklyn, New York, ma residente tra Roma e Todi dal 1951.Attraversato il ponte e, di seguito, la strada statale, una ripida scalinata condu-ce a S. Pietro extra moenia (v. p. ).

Sulla sinistra, di fianco alla chiesadi S. Ansano, si inizia a percorre-re il tracciato dell’antico cardomaximus raggiungendo in brevel’Arco di Druso e Germanico

(23 d.C.). Era questo l’ingressotrionfale al foro romano, l’attualepiazza del Mercato. Costruito nelI sec. d.C. in onore di Druso eGermanico, rispettivamente figliolegittimo e figlio adottivo dell’im-peratore Tiberio, si presenta oggiin parte nascosto dalle case e in-

terrato rispetto all’attuale pianostradale. In questo punto è imme-diatamente percepibile la stratifi-cazione della città: il pilone destrodell’arco poggia infatti sull’origi-nario piano del foro, a ridosso deiresti di un antico tempio sul qualevenne edificata in epoca romani-ca la chiesa di Sant’Isacco, asua volta inglobata nella sopra-stante chiesa di S. Ansano. Quel-lo che rimane dell’edificio sacromedievale è la cripta, ricavata uti-

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Trekking urbano

lizzando in parte le scale del tem-pio romano (accesso dalla chie-

sa di S. Ansano). Vi si conserva-no importanti affreschi con Storiedella vita di sant’Isacco; ritenutitra i più antichi presenti a Spole-to, attestano il culto per il monacosiriaco promotore della vita ere-mitica sul Monteluco.Poco oltre l’arco è situata la piaz-za del Mercato, dall’età romana efino al secolo scorso il luogo piùanimato della città dove si svolge-vano i più importanti avvenimentipubblici, le cerimonie, le assem-blee dei cittadini, le esecuzionicapitali, il gioco del pallone e lagrande tombola. Dell’antico as-setto del foro non è rimasto nulla:ora vi prospettano palazzi dallefacciate talvolta decorate e lascenografica fonte di piazza co-struita tra il 1746 e il 1748. Nellaparte superiore, più antica, anco-ra si possono vedere, anche serovinati, quattro stemmi della fa-miglia Barberini a testimonianzadella lunga devozione della cittàalla famiglia, risalente agli anni(1608-1617) in cui un Barberini

resse la diocesi di Spoleto. A me-tà del Seicento in vari documentisi trova notizia del divieto ai pizzi-cagnoli, ai pescivendoli e ai ma-cellai di lavarsi le mani nel trocco,mentre agli speziali è concesso dilavare anche gli arnesi. Un veroflagello erano i cappellai, cherompevano l’acquedotto per pre-levare abusivamente l’acqua esporcavano la fonte con i residuidel lavoro. I poveri forestieri, in-somma, erano obbligati a bere“acqua stomachevole”. Nel 1743si stabilisce di demolire la fontanae il progetto viene affidato all’ar-chitetto Fiaschetti che, secondo ilgusto romano delle mostre d’ac-qua, progetta una facciata sceno-grafica quasi interamente in tra-vertino. In piazza del Mercato ilcardo maximus incrociava il decu-manus, identificabile nell’asse viadel Mercato - via del Municipio.Percorrendo quest’ultima, in leg-gera salita, si giunge in breve allaCasa Romana e al Palazzo del

Comune (v. p. )

Tornando in piazza del Mercato siimbocca, a sinistra della fontana,

l’animata via del Palazzo dei Du-chi, con i caratteristici “banchi”delle botteghe cinquecentesche.La contigua via A. Saffi conducein breve al Palazzo vescovile.Entro il suo recinto si trova la ba-

silica di S. eufemia (X-XII sec.),tra i più notevoli edifici romanicidell’Umbria. La chiesa è caratte-rizzata da un ordinamento internoa tre navate e dalla presenza delmatroneo (l’ingresso, a paga-mento, è dal Museo Diocesano).Il Museo conserva dipinti, scultu-re, arredi e paramenti sacri, per lopiù provenienti da chiese dellacittà e della diocesi. Nato neglianni Settanta del secolo scorso,dall’esigenza di valorizzare e in-nanzitutto sottrarre dalla rovina ilpatrimonio storico-artistico dellavasta Diocesi, è stato riaperto nel2000 con un moderno allestimen-to e una superficie espositivamolto più vasta. Oggi è collocatonelle dieci sale dell’ala del palaz-zo arcivescovile detta Apparta-mento del Cardinale. La collezione annovera opere digrande interesse come la serie di

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Trekking urbano

Al termine del Ponte delle Torri, dal Fortilizio dei Mulini il percorso continua lun-go il Giro dei Condotti (v. p. ) una suggestiva passeggiata quasi interamentepianeggiante che fronteggia il colle S. Elia e la Rocca Albornoziana lasciandoscoprire uno tra i più bei panorami sulla città, tra eriche, ginepri, elci, bosso, ti-mo, felci, rovi, lentischi, corbezzoli, ciclamini e rose selvatiche, e che terminanei pressi del quartiere della Ponzianina.

PeRCORSO DI APPROFONDIMeNTO

Da piazza Campello, ripercorren-do via Saffi, si prosegue per viaFontesecca una delle più sugge-stive strade della città che deve ilsuo nome ad una fontana che visi trovava un tempo e che ha su-bìto negli anni diversi spostamen-ti. Nella via le mura delle vecchiecase medievali sono in parte ri-maste, ma sono spesso compe-netrate con gli esiti del rinnova-mento edilizio realizzato tra la finedel XV e i primi decenni del XVIsec. Al termine della scalinata siraggiunge piazza Luigi Pianciani,illustre spoletino colonnello di Ga-ribaldi, discepolo di Mazzini, ami-co di Vittorio Emanuele e di VictorHugo, primo sindaco di Roma ca-pitale d’Italia, Vicepresidente del-la Camera italiana; nell’omonimoPalazzo (attualmente sede dellaBanca Popolare di Spoleto) sonostate recentemente scoperte te-stimonianze di epoca altomedioe-vale (mosaico del VII sec.). Supiazza Mentana prospetta lachiesa di S. Filippo Neri, iniziatanel 1640 ed edificata su disegnodello spoletino Loreto Scelli; la

facciata, in travertino, si ispira achiese romane del primo Seicen-to e anche all’interno si ripete loschema romano della chiesa a trenavate con cappelle e transettocoperto da cupola.Proseguendo per via Minervio,sulla destra si incontra via SS.Giovanni e Paolo che conducealla ex chiesa dei SS. Giovanni

e Paolo, edificio di età romanicache conserva le più importantitestimonianze della cultura pitto-rica spoletina. È costituita da duechiese sovrapposte di cui la su-periore, consacrata nel 1174, cu-stodiva la famosa Croce del So-tio, oggi in Duomo, e la lunettacon Storie dei santi Giovanni ePaolo, trasferita al Museo Nazio-nale del Ducato. Fra i dipinti pa-rietali, sulla parete sinistra è ilcelebre episodio del Martirio disan Tommaso Becket da Canter-bury (è la più antica rappresenta-zione esistente in Italia dell’epi-sodio, avvenuto nel 1170), men-tre sulla parete destra è raffigu-rato Il banchetto di Erode con laDanza di Salomè.

croci sagomate e il nucleo di ta-vole del XIII e XIV sec.; vi sonoinoltre opere di Filippino Lippi eDomenico Beccafumi, nonché la-vori sei-settecenteschi (Sebastia-no Conca, Cavalier d’Arpinoecc.). Recentemente acquisite alMuseo sono due sculture di GianLorenzo Bernini e di AlessandroAlgardi.Poco oltre, superato a destra ilmaestoso prospetto del Palazzodel Comune, la via si apre su unasuperba vista della Cattedrale (v.p. …).Tornando in via Saffi, si continuala salita raggiungendo in brevepiazza Campello. Qui si trovanola chiesa francescana dei SS.

Simone e Giuda, la Fontana delMascherone, l’ingresso pedonale(l’altro ingresso, con ascensori, è

posto lungo il lato nord del Girodella Rocca) alla Rocca Alborno-ziana (v. p. …) e l’inizio del pano-ramico Giro del Ponte che condu-ce al Ponte delle Torri (v. p. …).La Fontana del Mascherone ècostituita da una maschera di pie-tra, dal volto grosso come quellodi un satiro ghignoso, che servivacome mostra ornamentale per lafonte d’acqua pura, leggera e fre-sca che tuttora scende a valledalla montagna, attraverso l’anti-co acquedotto d’epoca romana.In questa piazza una fonte pubbli-ca esisteva già dal medioevo, mal’attuale Mascherone con la suavasca risale al 1642, come ci in-forma l’iscrizione posta sopra lafontanella del “Bibe Viator“. Il pro-spetto attuale della fontana risaleall’ultimo restauro del 1736.

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Al termine di via Minervio, voltan-do sulla sinistra, si arriva al Tea-

tro Nuovo, edificato tra il 1854 eil 1864 da Ireneo Aleandri, archi-tetto marchigiano responsabileanche della creazione della nuo-va carrozzabile cittadina.Proseguendo per via Vaita San-t’Andrea si arriva a piazza Colli-cola. Qui prospetta l’omonimoPalazzo (v. p. ).Scendendo per via Pierleone Leo-ni, si trova la chiesa di S. Dome-

nico. Originariamente la cappella,intorno alla quale fu edificato il pri-mo convento domenicano (1247),era dedicata al Salvatore. La chie-sa attuale fu eretta tra la secondametà del XIII e i primi anni del XIVsec. secondo le linee di un goticomisurato e discreto. L’esterno ècaratterizzato da fasce sovrappo-ste di conci bianchi e rosa, con uneffetto molto simile ad altre chieseumbre (Santa Chiara in Assisi eSanta Prassede a Todi); da notarel’evidente interruzione a qualchemetro dalla facciata che alludechiaramente a due diversi tempi dicostruzione: in una prima fase lanavata doveva infatti essere piùcorta. L’interno presenta affreschi

dei secoli XIV, XV e XVI e altre im-portanti opere, tra cui una tela delLanfranco. Sopra l’altare pende ilgrande Crocifisso dipinto apparte-nente ad un’importante correntepittorica trecentesca affermatasisoprattutto nella zona tra Monte-falco, Trevi e Spoleto (ai piedi delCristo è effigiato S. Domenico). Al-la sinistra del presbiterio si trova laCappella Benedetti di Montevec-chio, eretta nella seconda metàdel Seicento. Qui, in una nicchiasagomata, inquadrata dall’altaremarmoreo, si custodisce il SantoChiodo, venerato come uno dei

Da piazza Torre dell’Olio si consiglia però di prendere via Gregorio Elladio pergiungere in breve all’ex chiesa e convento di S. Nicolò. Un sapiente restauroha restituito integrità a tutto il complesso, antico insediamento agostiniano chefu almeno fino a tutto il Cinquecento sede del più importante convento cittadinoe vivo focolaio di cultura (nel 1512 vi dimorò Martin Lutero). Di proprietà comu-nale, oggi ospita convegni e manifestazioni culturali.Proseguendo la discesa, ormai via Ponzianina, si percorre un altro dei borghi

medievali della città: il reticolo di vie che risalgono il versante destro permettel’immersione in uno dei quartieri più intatti della città, ricco di scorci di ineditasuggestione. Nel quartiere della Madonna degli Orti, antico agglomerato edi-lizio di case medievali, aggiunte successive e piccoli orti pensili, si trova viaQuinto Settano dove, all’estremità di un muretto in cemento, è il ‘vicolo Bacia-

femmine’, così chiamato per le ridotte dimensioni del passaggio. In piazza Ma-donna degli Orti si trova ancora un antico lavatoio posto di fronte alla chiesadella Madonna degli Orti, attualmente trasformata in abitazione privata. I lavatoipubblici di cui Spoleto era ricca e di cui rimangono altre testimonianze, moltodegradate, hanno perso da tempo la loro funzione sociale. In passato godeva-no di un’attenzione continua da parte delle istituzioni e c’erano leggi precise

PeRCORSO DI APPROFONDIMeNTO

chiodi che trafissero Gesù Cristosulla croce e portato a Spoleto dalBeato Gregorio, un eremita delMonteluco. Alla sua morte, il nuo-vo, inconsapevole proprietarioportò quel chiodo da un fabbroche aveva la sua officina vicino al-la chiesa del Salvatore (oggi SanDomenico), chiedendo di ricavar-ne una zappa. L’artigiano tentòinutilmente di scaldarlo per rica-varne lo strumento richiesto; stiz-zito lo gettò allora via gridando:“Sei forse un chiodo della Croce diCristo?”. Non aveva finito di pro-nunciare la frase che il suo braccio

si paralizzò. Alle sue grida accorsemolta gente, il confessore del bea-to Gregorio narrò quanto gli avevarivelato l’eremita in punto di mortee il Vescovo, raccolto il chiodo,toccò il braccio inaridito del fab-bro; immediatamente il sangue ri-prese a circolare e, fra lo stuporedei presenti, il fabbro fu sanato. Ilvescovo dispose che la preziosareliquia fosse affidata ai Padri Do-menicani del vicino convento e daallora in città si diffuse l’uso di se-gnare i malati con il santo Chiodo.Continuando per via PierleoneLeoni, famosissimo medico delXV sec., trovato annegato in fon-do ad un pozzo, a Firenze, forsesuicida, dopo che le sue cure nonerano valse a conservare in vita ilsuo più illustre cliente, Lorenzo ilMagnifico, si trova sulla sinistra laTorre dell’Olio, del XIII sec. Dal-l’omonima piazza la via di PortaFuga consente di scendere fino alcorso Garibaldi. Poco oltre l’im-bocco è la Porta Fuga, sorta pro-babilmente sul luogo di un altrovarco della cinta urbica romana ecosì denominata a ricordo dellarotta di Annibale sotto Spoleto nel217 a.C.

Trekking urbano

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Trekking urbano

che ne regolavano il funzionamento. Ancora nei primi anni del Novecento ledonne dei quartieri vi si trovavano giornalmente per lavare i panni. Ma c’eraun’altra funzione, non meno importante della prima: le notizie del paese o delquartiere passavano di qua, il lavatoio era il luogo dell’incontro e della chiac-chiera, della lite e della riconciliazione. Le donne che non frequentavano i sa-lotti avevano nel lavatoio pubblico il loro luogo di incontro privilegiato.All’incrocio tra via Ponzianina e via dell’Assalto, il cui nome ricorda l’assaltodi Federico Barbarossa alla città, si trova, incorporato in una casa, un resto ri-levante di edificio duecentesco, forse un torrione difensivo.Ritornati in piazza Torre dell’Olio si può proseguire verso via Cecili, tracciatanell’Ottocento per creare una moderna strada carrozzabile interna alla città, do-ve si trova il tratto meglio conservato delle cosiddette Mura Ciclopiche. Lostrato inferiore, composto da grandi blocchi poligonali, è riferibile alla fase piùantica della colonia latina (III – II sec. a.C.), allorché le popolazioni umbre co-stituirono un primo vero e proprio abitato; lo strato superiore a blocchi squadratiè fatto risalire ad una generale opera di rafforzamento della cinta muraria con-seguente alla fondazione della colonia romana (241 a.C.).

Percorrendo via Porta Fuga sigiunge all’animato corso Garibal-di, l’antico Borgo di S. Gregorio,che ha conservato senza troppealterazioni la signorile edilizia cin-que seicentesca: al n. 79, severopalazzo cinquecentesco; al n. 67,portale con mensole angolari scol-pite del XV sec.; al n. 60, casa delXVI sec. con finestra inquadratada cornici; al n. 56, palazzo dalprospetto neoclassico; all’angolocon via del Macello Vecchio, sipuò vedere uno stemma della cittàin pietra del XIV sec.; al n. 49, pa-

lazzo dalla facciata scandita da trebalconi in ferro battuto; al n. 24,casa cinquecentesca; ai nn. 15-19, casa cinquecentesca con fine-stre a tutto sesto con cornici inpietra; al n. 9, edificio che ospitòGiacomo Leopardi nel novembredel 1822. Nel quartiere delimitato da questaarteria e da via dell’Anfiteatro sisviluppò nel Medioevo una fervidaattività commerciale e artigianale,ancora testimoniata dalla topono-mastica (via dei Fornari, del Ma-cello Vecchio, dei Tintori). Nellaanimata piazza Garibaldi, sul latosinistro si trova la chiesa di S.Gregorio Maggiore (v. p....). Sul la-to destro di piazza Garibaldi siapre via dell’Anfiteatro; lungo ilsuo lato sinistro, nascosta alla vi-sta da un edificio moderno, si tro-va un’area molto vasta e molto ric-ca di siti interessanti. L’unico sitoattualmente visibile è la settecen-tesca chiesa dei SS. Stefano e

Tommaso (recentemente ristrut-turata) e adibita ad Auditorium. Ilresto del complesso monumenta-le, che comprende il monastero

della Stella, residenza dal Quat-trocento della più ricca comunitàmonastica spoletina, il monaste-

ro del Palazzo, la chiesa di San

Gregorio minore e l’Anfiteatro

(II sec. d.C., trasformato da Totilain presidio fortificato e poi divenu-to cava di pietra a beneficio dellacostruzione della Rocca Alborno-ziana) a causa dei consistenti la-vori di recupero cui è sottopostonon è visitabile. A destra della mo-derna Porta S. Gregorio, erettadopo la seconda guerra mondialesul luogo ove nel Medioevo era ilprincipale accesso da nord allacittà, è il Ponte Sanguinario, del Isec. a.C. Una ripida scala si inter-na nel sottosuolo e ne consente lavisita.

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Più di 2000 anni di arte e cultura

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Trekking urbano

Oltrepassato il torrente Tessino, lasciando sulla destra un altro tratto assai benconservato della cinta muraria medievale, percorsi pochi metri di via Cacciatoridelle Alpi, si gira a sinistra in via Micheli; superate le scale e il cavalcavia dellastrada statale, si arriva al monastero e alla chiesa di S. Ponziano. È questo illuogo dove, secondo la tradizione, trovò sepoltura nel 175 d.C. il giovane mar-tire spoletino Ponziano, divenuto poi il santo patrono della città. La facciata dellachiesa, che ripropone le forme consuete del romanico spoletino tra la fine delXII e il XIII sec., è arricchita da un raffinato rosone ornato dai simboli evangelici.Nell’interno, completamente rimaneggiato alla fine del Settecento, è di grandeinteresse la cripta, con materiali romani reimpiegati, di notevole architettura ecompletamente decorata da affreschi del XIV e XV sec. La tradizione narra chePonziano nacque in una nobile famiglia; ancora giovanissimo abbracciò la fedecristiana e si fece battezzare. A diciassette anni venne arrestato proprio a causadella sua fede e sottoposto a pesanti torture. Il giudice romano Fabiano pensòdi farlo divorare dai leoni; molta gente accorse per vedere lo ‘spettacolo’, maPonziano si inginocchiò a pregare; i leoni gli si avvicinarono, lo annusarono e glisi accovacciarono intorno. Fabiano allora lo fece nuovamente rinchiudere in pri-gione ordinando che fosse lasciato morire di fame. Ma Ponziano ricevette la vi-sita di un angelo che lo consolò e gli diede del cibo. Fabiano ordinò allora di but-targli addosso pece bollente, ma neanche questo ebbe effetto sul giovane. Allafine il giudice ordinò che venisse decapitato; l’esecuzione avvenne il 14 gennaio175 sul Ponte Sanguinario. Secondo la tradizione, il boia dovette ripetere per trevolte l’atto della decapitazione. Tra la gente di Spoleto si è mantenuta la tradi-zione, il 14 gennaio, dinon tagliare il pane con ilcoltello per non imitare ilgesto compiuto dal boiacon la spada in occasionedel martirio. La devozioneper il santo, dopo un pe-riodo di stasi, riprese vigo-re in occasione del terre-moto del 14 gennaio1703; il sisma ebbe effettidisastrosi nei territori diNorcia e Cascia fino al-l’Abruzzo, lasciando quasiintatta la città di Spoleto.Probabilmente il fatto sipuò spiegare con la diver-sa conformazione geologi-ca dei territori interessati esoprattutto con la presen-za della grande diaclasi incui scorre il fiume Nera(che avrebbe attutito le vi-brazioni emanate dall’epi-centro del sisma), ma ilfatto comunque colpì pro-fondamente la popolazio-ne. La religiosità popolaresintetizzò l’episodio neldetto: “San Ponzianu bini-dittu/sarvame casa co’ tut-tu lu tittu”.

PeRCORSO DI APPROFONDIMeNTO

Tornati sulla strada che conduce al cimitero si arriva in breve alla basilica di S.

Salvatore (v. p. ....).Uscendo dalla città, sulla sinistra si trova il lungo viale Treno e Trieste che con-duce alla stazione ferroviaria; la visuale è dominata dal Tedodelapio di Alexan-der Calder (v. p. ....).Se si percorre per un tratto la via Flaminia, allontanandosi dalla città, si arrivaa Villa Marignoli, meglio conosciuta come Villa Redenta, dopo che il MarcheseFilippo Marignoli l’ebbe ricomprata dagli eredi di Papa Leone XII, cui l’avo Fran-cesco l’aveva venduta. Nel vasto parco, aperto al pubblico, si possono ammi-rare alberi giganteschi: un leccio e un cedro del Libano trisecolari.

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Tra natura e monumenti

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Trekking fuori città

Tra natura e monumenti

due splendide passeggiateGli immediati dintorni di Spoleto, di grande interesse per la bellezza dei pa-norami e l’importanza dei monumenti, offrono con le loro attrattive una notevolevarietà di passeggiate, escursioni e ascensioni. Alcune mete delle vicinanzeimmediate, come il Giro dei condotti, nonché la Passeggiata al Monteluco,

sono raccomandate in modo particolare, in quanto rappresentano il completa-mento della visita della città. Una giornata è sufficiente a questo scopo.

Tempo previsto: una giornata.

Dal Fortilizio dei Mulini, all’estre-mità del Ponte delle Torri, il per-corso continua lungo il Giro dei

Condotti, così chiamato perchésegue in parte il tracciato degliacquedotti che arrivano al Ponte.È una suggestiva passeggiataquasi interamente pianeggianteche fronteggia il colle S. Elia e laRocca Albornoziana lasciandoscoprire uno tra i più bei panoramisulla città, tra eriche, ginepri, elci,bosso, timo, felci, rovi, lentischi,corbezzoli, ciclamini e rose selva-tiche. Proprio nel punto più carat-teristico sgorgava una sorgentefreschissima, ora scomparsa, dal-le prodigiose proprietà taumatur-giche contro la sterilità femminile,la Fontanella dei Nove mesi. Lun-go il percorso è possibile scorge-re piccoli antichi edifici religiosi,oggi quasi tutti in rovina o trasfor-mati: poco dopo l’inizio del sentie-ro, sulla sinistra, l’eremo di S.

Leonardo, con un’ampia grottaeremitica, ricordata negli Statutidel 1296, che costituiva il limitesettentrionale dell’insediamentoeremitico del Monteluco. A circametà percorso, da uno slargo pa-noramico sullo spartiacque tra itorrenti Tessino e Valcieca, si puòraggiungere l’ex chiesa di S. eli-

sabetta e il piccolo monastero adessa collegato (XIII sec.), ora inrovina. Dal ponte Sanguineto (ilCorniolo a Spoleto è chiamato‘sanguinella’ o ‘sanguinetta’) ilpercorso continua sul versanteoccidentale del colle Ciciano do-ve si incontrano i resti della chie-

sa e del monastero di S. Maria

inter Angelos, detti anche dellePalazze, edifici duecenteschi giàabitati da monache clarisse, conalcuni affreschi (ora asportati)della fine del ‘200 opera di un pit-tore umbro detto appunto Mae-stro delle Palazze.

on i

tati

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Tra natura e monumenti

L’ultimo tratto del Giro, in discesa,arriva in città all’altezza del quar-tiere della Ponzianina, in via delTiro a Segno. Proseguendo dritti,lungo l’alberata via Cacciatoridelle Alpi, si arriva a piazza Gari-baldi. Imboccando sulla destravia delle Lettere e svoltando dinuovo a destra all’altezza del sot-topassaggio, dopo poche decinedi metri, si arriva al monastero ealla chiesa di S. Ponziano (v. p.”). Poco più avanti, oltrepassatol’ingresso del cimitero, si arrivaalla basilica di S. Salvatore, dieccezionale valore artistico e sto-rico, costruita tra la fine del VII ela prima metà dell’VIII sec. La Ba-

silica è candidata all’inserimentotra il patrimonio mondiale del-l’Umanità - UNESCO con il sitoseriale “I Longobardi in Italia. ILuoghi del potere (568-774 d.C.)”(v. p. ). Svoltando, invece, a si-nistra, uscendo da via del Tiro aSegno, si supera il ponte sul tor-rente Tessino e, subito prima del-le mura medievali, si trova il per-corso di scale mobili con cui èpossibile risalire velocemente ecomodamente nella parte altadella città, fino al Giro della Roc-ca e, con i rapidi ascensori postial termine della breve galleria, ar-rivare fin dentro la Rocca Albor-noziana (v. p. ).

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Trekking fuori città

Passeggiata al Monteluco* 8 km per la strada carrozzabile che fu aperta in tre anni di duro lavoro da cen-tinaia di prigionieri croati e ungheresi all’epoca della prima guerra mondiale.* 1 ora circa di cammino per il sentiero in mezzo al bosco (la “corta di Monteluco”)che parte dal Ponte delle Torri e s’inerpica per circa 2 km all’ombra dei lecci.

Il Monteluco (m. 804) è il montesacro di Spoleto, anticamente de-dicato a Giove e, nei secoli, tute-lato da apposite leggi. Così recital’antica Lex Spoletina: “Nessunoprofani, strappi od asporti ciò cheè di questo bosco, né tagli le suelegna, salvo il giorno della festaannuale del Dio. In quel giornosia permesso, ad intenzione delculto religioso, senza pietà, di ta-gliare legna. Chiunque avrà pro-fanato scientemente e con inten-zione criminale, offra un bue aGiove in espiazione e paghi inol-tre 300 assi d’ammenda, mal’ammenda gli sia rimessa se in-tenda fare un sacrificio”. Anche loStatuto comunale del 1296 vieta-va il taglio del bosco, salvo spe-ciali permessi. In epoca più re-cente, a difesa di numerosi peri-

coli di degrado succedutisi neltempo, il bosco fu dichiarato“d’importante interesse” nel 1919dalla Direzione generale delle An-tichità e delle Belle Arti e poi, nel1949 fu tutelato con l’estensionedel vincolo paesistico a tutto ilmonte, in base alla Legge n.1497 del 1939. Costellato di ere-mi, Monteluco è caratterizzatodall’ampio prato intorno al qualesono sorte strutture ricettive al-berghiere ed extralberghiere edall’estesa foresta di leccio (quer-cia sempreverde del bacino delMediterraneo) che lo ricopre eche, ancora oggi, si presenta nonmolto diversa da quella che vide-ro i primi uomini che abitaronoquesta zona. Oggi è luogo di vil-leggiatura molto suggestivo e fre-quentato, soprattutto in estate.

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Su di un fianco del monte, lungola strada che sale da Spoleto, sor-ge l’antichissimo convento di S.

Giuliano, che ha lontana e curio-sa origine. Un pellegrino di nomeIsacco, originario della Siria,giunse a Spoleto intorno al 528.Sul Monteluco, Isacco edificò uneremo per vivere in solitudine e inpreghiera e scrisse il suo trattatoDe contemptu mundi. Ben prestoaltri seguirono il suo esempio ecosì ebbe origine il convento, chepoi divenne monastero dei Bene-dettini. Predicando il distacco daibeni materiali, Isacco e i suoi di-scepoli precorsero di vari secoliSan Francesco d’Assisi, il quale –probabilmente – fu ispirato dalledottrine d’Isacco ad iniziare lasua grande riforma. L’eremo fusoppresso da papa AlessandroVI, ma verso la fine del Cinque-cento, nuovi eremi furono quieretti, per cura del vescovo San-vitale e di alcune fra le principalifamiglie della città.

Sulla sommità del monte, al limitedel bosco, sorgono la chiesa e ilconvento di S. Francesco, se-condo la tradizione costruito efondato nel 1218 dallo stessoSanto d’Assisi e da lui spessoabitato. Il piccolo complesso fupiù volte rimaneggiato nei secoli;la chiesa conserva pregevoli ope-re d’arte e notevoli ricordi france-scani. Nel cortile sorge un pozzola cui acqua sarebbe stata fattasgorgare da San Francesco, cosìcome le sette celle superstiti delvecchio dormitorio sarebberoquelle fatte apprestare dal Santoe dai suoi compagni. Nei pressidel convento il bosco assumeproporzioni più ampie e monu-mentali: è il cosiddetto Bosco sa-

cro, con grandi elci ultrasecolari efascinosi sentieri che conduconoad una copia della Lex Spoletina,ad alcuni eremi (nei quali si vuoleche sostassero in preghieraSant’Antonio da Padova e SanBernardino da Siena) e ai belve-

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Tra natura e monumenti

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Trekking fuori città

dere, luoghi rocciosi prominentiche si affacciano su straordinaripanorami e dai quali è possibilecontemplare tutto il vasto orizzon-te della valle, fino ai monti che lacingono: la Somma, i Martani, icolli davanti a Perugia, il Subasioe Pettino. Su uno di essi è riporta-ta la famosa frase che San Fran-cesco avrebbe esclamato di fron-te a tali vedute “Ni(hi)l iucundiusvidi valle mea spoletana”.

Page 32: Guida Spoleto

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Frazioni e comuni

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Percorsi nel territorio

Le frazioni di Spoleto e i comuni di Campello sul

Clitunno, Castel Ritaldi e Giano dell’Umbria

Chi dispone di maggior tempo, potrà spingersi più lontano nella campagna spo-letina, disseminata di castelli e di paesi tutti più o meno provvisti di edifici anti-chi, con resti di mura, torri medioevali, artistiche chiese decorate da pregevoliaffreschi. La vastità del comprensorio turistico spoletino, a cui appartengono i

Comuni di Campello sul Clitunno, di Giano dell’Umbria e di Castel Ritaldi, im-pone una mirata selezione delle sue numerose evidenze storico-artistiche.

Tempo previsto: due-tre giornate.

BOTTONE ROS    

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Percorsi nel territorio

Percorrendo la nuova strada sta-tale, una deviazione conduce adeggi, di origine romana; intornoall’anno Mille fu “corte” e poi “ca-stello” del distretto spoletino. NelMedioevo fu uno dei più popolosicastelli del comprensorio e, comemolti altri, tentò più volte di ribellar-si al potere di Spoleto. Agli inizi delXVI sec., approfittando delle diffi-coltà economiche di Spoleto, com-prò la “cittadinanza rustica” per2000 ducati d’oro. Tra la metà delXVI e la fine del XVIII sec. conob-be un periodo di splendore grazieanche alla presenza di illustri citta-dini che, dotati di cospicui mezzieconomici, chiamarono numerosiartisti del tempo per abbellire leville private, ma soprattutto lechiese del territorio. Situate sia al-l’interno che all’esterno delle mu-ra, le chiese di S. Maria delle

Grazie, S. Michele Arcangelo e

S. Giovanni Battista conservanoaffreschi di pregevole fattura.Da qui è facilmente raggiungibileBazzano, costituito dai tre nuclei

di Bazzano Inferiore, BazzanoSuperiore e Rocca di Bazzano oRocca Manardesca. Posti al cen-tro delle due importanti direttriciviarie che collegavano Spoletocon le Marche, le vie Piancianinae Nursina, gli abitati conobbero lamassima espansione in epoca al-tomedievale, periodo a cui risal-gono le dirute mura dei castelli.

VERSO NORDEST 1

(Spoleto – Eggi – Bazzano – San Giacomo)

Frazioni e comuni

Riguadagnato il fondovalle si puòraggiungere San Giacomo checonserva tuttora intatte le mura delcastello. Qui, in un punto di incro-cio tra i percorsi di pianura e quelliper la montagna umbro-marchi-giana, sorsero, a beneficio dei pel-legrini, un ospedale, documentatosin dal 1291, e l’annessa chiesa,affrescata nel 1526 da Giovanni diPietro detto lo Spagna con un pre-gevole ciclo di affreschi raffiguran-te le Storie di S. Giacomo.

Page 34: Guida Spoleto

do antico dell’Umbria. È candida-to, insieme ad altri sei beni archi-tettonici diffusi sul territorio nazio-nale, tra cui la Basilica di San Sal-vatore a Spoleto, ad entrare nellalista del Patrimonio MondialeUnesco quale sito di eccellenzadella cultura longobarda in Italia.L’edificio è costruito per buonaparte con materiali di recupero ro-mani ed è composto da due am-bienti sovrapposti. Il primo, a livel-lo del suolo, funge da cripta e faparte della primitiva costruzionepagana; il secondo locale, un tem-po accessibile ai lati da due ram-pe di scale terminanti in un protiro,fa parte della ricostruzione alto-medievale. La facciata è caratte-rizzata da quattro colonne copertedi foglie. L’architrave riporta, in ca-ratteri maiuscoli romani straordi-nariamente intagliati, l’iscrizioneinvocante Dio che doveva esserecomplementare a quella dei porti-ci laterali, uno dei rarissimi esem-pi di epigrafia monumentale delprimo Medioevo. All’interno dellacella dipinti murali di notevolequalità inquadravano l’edicolettamarmorea dell’abside, anch’essain parte frutto del montaggio di

elementi romani di reimpiego. Sul-la costa della collina sovrastantele Fonti del Clitunno si trova la fra-zione di Pissignano, divisa fra laparte più recente (XVI sec.) e ilCastello di Pissignano, dell’XIsec. Esso conserva ancora intattoil perimetro delle mura, intercalatoda possenti torri poligonali e dadue torri-porta da cui si accedevaal borgo e al cassero fortificato. Laforma è quella triangolare, tipicadei castelli di pendio, con il verticea monte e le torri disposte sugliangoli e sui due lati spioventi inposizione in termedia. La torre divertice è molto alta e slanciata,ma le funzioni difensive di mag-gior rilievo erano concentrate si-curamente nella torre pentagona-le intermedia, utilizzata fin da epo-ca antica come cam panile ed ab-side della chiesa di S. Benedetto.All’interno si può ammirare il pa-lazzetto pubblico con un bell’affre-sco rinascimentale, la chiesa delXVI sec. e Palazzo Trinci del XIVsec. Caratteristici gli antichi sel-ciati in ciottoli di fiume e mattoni ele abitazioni addossate le une allealtre. Nella parte moderna del-l’abitato ogni prima domenica delmese si tiene il mercatino dell’an-tiquariato, dell’usato e del colle-zionismo, uno dei più importantidel centro Italia.

6564

Percorsi nel territorio

Dirigendosi verso nord si giunge aCampello sul Clitunno, non uninsediamento urbano a sé stante,ma un insieme di piccoli centri abi-tati e castelli, sparsi in pianura ofra i boschi delle montagne, ognu-no dei quali con la propria gente,la propria chiesa, il proprio santoda venerare, la propria culturavecchia di secoli. Campello Alto èun abitato fortificato sorto intornoad un castello che la tradizionevuole eretto nel X sec.; più in bas-so l’abitato si coagula intorno allacinquecentesca chiesa della Ma-

donna della Bianca. Tornandolungo la strada statale, e oltrepas-sati i ruderi della chiesa dei SS.

Cipriano e Giustina, si trova lapiccola chiesa di S. Sebastiano,fatta costruire dalla popolazione diCampello come ex voto per loscampato contagio dalla peste,che in Umbria ebbe una particola-re recrudescenza tra il 1522 e il1528. Qui lo Spagna e la sua bot-tega dipinsero una serie di affre-schi, il cui carattere di ex voto di-mostra la pressante richiesta di in-

tercessione in un momento di par-ticolare diffusione del morbo. Unluogo di autentico interesse è rap-presentato dalle vicine Fonti del

Clitunno, variante del giardinonaturalistico all’inglese, di gustoromantico, diffusosi in Europa neiprimi anni del XIX sec. Le sorgentidel Clitunno, prima di incanalarsinell’omonimo fiume, si allarganoin un delizioso laghetto circondatoda rive erbose, alti pioppi e salicipiangenti. Anticamente le acquedel fiume e del lago erano moltopiù abbondanti, tanto che l’impe-ratore Caligola risalì più volte ilpercorso del fiume con il suo bat-tello. Queste stesse acque eranosacre ai Romani che, lungo il cor-so del fiume, eressero templi, villee terme, in onore di Clitunno, diodelle Messi. Properzio, Virgilio, Si-lio Italico e Plinio il Giovane prima,George Byron, Corot e Carduccipoi, celebrarono le bellezze di taliluoghi con le loro opere. La sacra-lità dell’area è ulteriormente testi-moniata dal vicino Tempietto, ilpiù interessante monumento tar-

VERSO NORDEST 2

(Campello sul Clitunno - Pissignano)

Frazioni e comuni

Page 35: Guida Spoleto

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Proseguendo oltre la chiesa sitorna in via Marconi, si oltrepassaPontebari e si prosegue fino al-l’altezza del bivio per Morgnano

dove si potrà visitare il Museo

delle miniere che, creato sullastruttura del Pozzo Orlando, unodei punti di accesso alle galleriedelle vecchie miniere di lignite,propone ai visitatori oggetti, do-cumenti, filmati, escursioni con latestimonianza diretta degli ex mi-natori (per la visita, tel. 0743225700; email: [email protected]).Una volta completata la visita sitorna indietro fino all’incrocio diPontebari e si prosegue verso laprima frazione che si incontra:San Brizio, villaggio fortificatocon un’interessante chiesa par-rocchiale romanica dedicata alprimo vescovo spoletino. Le deviazioni che si incrocianosulla destra conducono alle fra-zioni di Protte, Camporoppolo eBeroide, quest’ultimo munito dicastello fortificato del XIV sec.Vicino all’abitato, nelle immedia-te vicinanze del diverticolo della

via Flaminia, è la poco nota chie-

sa campestre di Sant’Antonio

abate; l’interno, completamenteaffrescato, presenta nell’absideun quattrocentesco ciclo dedica-to al popolare santo, patrono de-gli animali e dei pellegrini (chie-dere le chiavi alla vicina casa pa-dronale).

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Percorsi nel territorio

Da Spoleto si percorre viale Mar-coni fino a Passo Parenzi: alla ro-tatoria si prende sulla destra e,giunti a una seconda rotatoria, siprosegue sulla sinistra per circa 1km fino a raggiungere la chiesa

di S. Sabino, dedicata al vesco-vo spoletino Sabino, morto marti-re verso il 310 e qui seppellito. IlSanto fu tenuto in grande venera-zione dagli Spoletini che edifica-rono, utilizzando materiale di re-cupero, una basilica sul suo se-polcro. La chiesa ha subito diver-se trasformazioni. Il terremoto del1767 procurò seri danni, tanto darendere necessario l’interventoche mutò l’originaria struttura.L’edificio attuale presenta unafacciata di cui la metà superiore èfrutto del restauro della fine del‘700; le absidi, pur con i guastioperati dal tempo e dagli uomini,mostrano ancora l’assetto origi-nario e colpiscono per i grandiblocchi romani di reimpiego. L’in-terno ha tre navate, separate dacolonne alternate a pilastri, e un

presbiterio rialzato cui sottostà lacripta, con copertura a volta so-stenuta da colonne romane di re-cupero dove è conservato il sar-cofago che custodiva il corpo diS. Sabino. Interessanti alcuni ca-pitelli protoromanici. Il vescovoSabino fu arrestato ad Assisi, egli vennero amputate le mani:una matrona, di nome Serena, locurò ed il santo per gratitudine leguarì una nipote affetta da unagrave malattia agli occhi. Quandofu ucciso, Serena lo fece seppel-lire nel luogo ove poi sorse la ba-silica. Parlano di lui e della suachiesa Gregorio Magno, Procopiodi Cesarea e Paolo Diacono, checi narra del contatto dei Longo-bardi con S. Sabino, venerato an-che da loro. Era particolarmenteinvocato da quanti dovevano par-tire per le campagne militari che,abitualmente, passavano la nottenella sua chiesa; quasi per certoS. Francesco ebbe in questachiesa il sogno che lo convinse atornare in patria.

VERSO NORDOVEST 1

(Spoleto - San Sabino - Morgnano - San Brizio - Beroide)

Frazioni e comuni

Page 36: Guida Spoleto

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Frazioni e comuni

il nome dallo splendido castellodei Ritaldi. Qui nel XI sec. normal-mente risiedeva un visconte conpoteri amministrativi sul territorioche comprendeva numerosi ca-stelli di cui alcuni tuttora abitati ealtri parzialmente in rovina. Insie-me a Colle del Marchese facevaparte di un territorio denominato“Normandia”, piccola provinciaautonoma all’interno dei territoridella Chiesa. Il centro storico ècinto dalle mura del Castello delXIII sec. ove merita una visita lachiesa parrocchiale di Santa Mari-na, edificata tra il XIV e il XV sec.,con all’interno la Madonna colBambino in una mandorla di Se-rafini (1508), la Madonna del Soc-corso attribuita a Lattanzio di Nic-colò di Liberatore detto l’Alunno eun interessante affresco di Tiberiod’Assisi. Nella piazza la chiesa diSan Nicola, con un bel portale del1486. Fuori dal centro abitato per-correndo la strada per Colle delMarchese si incontra la pieve diSan Gregorio in Nido, edificio ro-manico sorto intorno al 1141, consplendide decorazioni in bassori-lievo sulla facciata e sul portale adarchi incassati, con una ghiera amotivi vegetali intrecciata con fi-gure fantastiche. In località San

Quirico è stata ritrovata la LexSpoletina (o Lex Luci) che proibi-va il taglio degli alberi in un boscosacro dedicato a Giove, repertoromano del III sec. a.C., oggi cu-stodito nel Museo Archeologico diSpoleto. Si giunge quindi a Colle del Mar-

chese dove l’antica e nobile fami-glia spoletina Parenzi ebbe vastipossedimenti. Conserva tutt’ogginotevoli resti di mura e il bastioneprincipale trasformato in torrecampanaria. Il castello, edificatonel 1300 nel cuore della “Norman-dia”, ha pianta circolare con edificid’epoca medievale. Al suo internosi trova l’antica chiesa di San Pan-crazio con l’abside pentagonalequattrocentesco. Sulla parete difondo, Vergine orante, incoronatada due angeli, affresco del XVIsec. del Melanzio. Su una pareteesterna una nicchia con bustomarmoreo di San Pancrazio delXV sec. Nelle vicinanze si trovanola chiesa della Madonna dellaStelletta, al cui interno si conservaun altare su cippo affusolato risa-lente all’VIII-IX sec. e la chiesadella Madonna della Selvetta.Si continua poi verso Macciano,fino a risalire a Giano dell’Um-

bria che sorge su una collina a

68

Percorsi nel territorio

Continuando invece il rettifilo si in-contra la frazione di La Bruna,

sviluppatasi all’incrocio delle prin-cipali vie di comunicazione delterritorio. Qui sorge il Santuariodella Madonna de La Bruna, gio-iello rinascimentale edificato sullariva del torrente Tatarena, a nava-ta unica a pianta centrale corona-ta da tre absidi. Sopra l’altaremaggiore è dipinta l’immaginedella Madonna de La Bruna cosìchiamata per l’incarnato del volto,affresco attribuito a Tiberio Diotal-levi di Assisi. Da La Bruna si puòraggiungere Castel San Giovan-

ni, fortificazione iniziata nel 1376,con torri angolari cilindriche equadrate. Il paese antico è tuttodentro le mura della fortificazioneche, insieme alle possenti torri an-golari, risulta la meglio conservatadella piana spoletina. Sulla gran-de porta ad arco, due stemmi cin-quecenteschi, quello papale equello del cavaliere spoletino conla scritta “SPOL DOMM ” (spoleti-no dominio). Fino al 1964 il ca-stello era circondato da un grandefossato. Sulla porta sono evidentitracce dell’antico ponte levatoio.

Sopraelevata rispetto al pianodella piazza, sorge la chiesa dedi-cata a San Giovanni Battista, piùvolte ricostruita, con una bellaporta cinquecentesca e affreschidi Scuola umbra. Il più recente re-stauro è stato effettuato a seguitodel sisma del 1997. Da La Bruna la strada risale bre-vemente le propaggini dei MontiMartani e raggiunge velocementel’abitato di Castel Ritaldi. Un pic-colo borgo adagiato in cima allacollina di Scigliano, alle pendicidei Monti Martani, sorto probabil-mente come pagus romano, lun-go il percorso che da Spoleto por-ta a Montefalco. Da destra e dasinistra lo circonda un territorioancora in gran parte agricolo conboschi e suggestivi declivi collina-ri coltivati a ulivo, vite e frutta. Pit-toresche stradine si inerpicano trai colli e le macchie dove è assaipiacevole passeggiare, pedalarecon la mountain bike o cavalcare.La visione dei paesi che si scor-gono è amena e si spazia con losguardo da Spoleto a Campellosul Clitunno, da Trevi a Foligno fi-no ad Assisi. Castel Ritaldi prende

VERSO NORDOVEST 2

(La Bruna - Castel San Giovanni - Castel Ritaldi - Giano dell’Umbria)

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Frazioni e comuni

carattere romanico della chiesa,nascosto da interventi settecen-teschi, è stato riportato alla luceda un restauro del 1958. Il chio-stro agostiniano, edificato nelXVII sec., ha le arcate sorrette darobusti pilastri quadrangolari. Gliaffreschi sulle pareti raffiguranole Storie della vita di san Felice.L’Abbazia è attualmente Centrodi Spiritualità e Casa di Fonda-zione dei Missionari del Prezio-sissimo Sangue, che abitano ilcenobio dal 1815. Una statuabronzea posta davanti alla fac-ciata della chiesa, opera delloscultore Franco Verroca, ricordaSan Gaspare del Bufalo, fonda-tore dell’Ordine religioso.Da visitare anche la rete dei picco-li borghi medievali che costellanoil territorio di Giano, come Montec-chio, Castagnola e Morcicchia,che costituivano una vera e pro-pria rete fortificata di castelli a pro-tezione del Ducato spoletino e checonservano ancora oggi significa-tive vestigia del loro passato.Montecchio è un importante ca-stello, in posizione dominantesull’antica via Flaminia, già fortifi-cato nel X sec. Sulla piazzetta siaffacciano il piccolo Palazzo dellaComunità del XVI sec. e la chiesadi San Bartolomeo, con frammentidi affreschi di Scuola umbra e uninteressante paliotto lapideo, da-tato 1430. Fuori dell’abitato si tro-vano la piccola chiesa di S. Roccoe resti di un edificio, usato sin dalXIV sec. come ospedale, e, a cir-

ca 1 km, resti di una imponentevilla romana di età imperiale in fa-se di scavo.A Castagnola, il castello conser-va porzioni di mura e impiantomedievale. All’interno è visibilel’antica torre di sentina trasforma-ta in torre campanaria e la chiesadi S. Croce, di probabili origini tre-centesche. Poco lontano dall’abi-tato sorge il Santuario della Ma-donna del Fosco, di impianto otto-centesco, costruito intorno ad unacappella votiva del XV sec., affre-scata dal pittore eugubino Otta-viano Nelli, in ricordo di una appa-rizione della Vergine.A Morcicchia, dell’antico castellorimangono il Palazzo pubblico,una cisterna per la raccolta delleacque e significativi resti della cin-ta muraria. All’interno del borgo sitrova la piccola chiesa di S. Silve-stro, del XIV sec., manomessapesantemente a metà del ‘900.Poco lontano è visibile una pos-sente torre, antico residuo del Ca-stello di Clarignano, in rovina giànel XIV sec.

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Percorsi nel territorio

546 m. s.l.m., chiusa a sud dallacima del Monte Martano (1094m). Il nome deriva molto probabil-mente dalla presenza di un tem-pio pagano dedicato al dio Giano.Sicuramente oggetto di invasionibarbariche, il centro rifiorisce nelMedioevo ed estende il suo domi-nio su alcuni villaggi circostanti.Dalla metà del Duecento fino al-l’inizio del XIX sec., rimane, conalterne vicende, sotto il governodi Spoleto. Nel 1816 viene dichia-rato comune autonomo e rimanetale anche dopo l’Unità d’Italia. Ilcastello mantiene molto pronun-ciata la sua fisionomia medievale.Poco fuori le mura è il complessomonumentale di S. Francescocon la chiesa, risalente alla se-conda metà del XIII sec. L’ester-no, in conci rosati con copertura adue spioventi, mostra una faccia-ta sopraelevata rispetto all’origi-nale. L’interno, manomesso nelXVII sec. è decorato da sei altarilignei di impostazione barocca,sormontati da pregevoli tele. Gliaffreschi della chiesa originariasono stati recentemente ritrovatidietro alcuni altari, che si aggiun-gono ai preziosi dipinti del XIVsec. conservati nell’abside e al-l’importante ciclo pittorico attribui-to al pittore folignate Giovanni diCorraduccio (XIV sec.) nella cap-

pella del Crocifisso. Risalendoper i vicoli del castello si arriva al-la piazza del Municipio, dove siaffacciano il Palazzo Pubblico ela chiesa della Madonna delleGrazie edificata nel XIV e com-pletamente trasformata nel XVIIIsec. Custodisce due pregevoli te-le di Antonio Cavallucci (1794) eAndrea Polinori (1620) e resti del-la decorazione trecentesca sopral’altare maggiore. Sempre sullapiazza si innesta il corpo duecen-tesco della chiesa di S. MicheleArcangelo. All’interno tracceframmentarie degli affreschi absi-dali del 1501 e un crocifisso li-gneo del XVI sec.L’Abbazia di S. Felice, raggiun-gibile attraverso una strada pa-noramica, è un gioiello di arte ro-manica di matrice benedettina trai più interessanti dell’Italia cen-trale. La chiesa mostra la sua ori-ginaria struttura romanica risa-lente al XII sec. La facciata inconci rosati di San Terenziano,originariamente a quattro spio-venti, è stata ampliata e alzatanel XVI sec. L’interno è a tre na-vate con volte a botte e presbite-rio sopraelevato. Conserva unacrocifissione del XVI sec. La crip-ta, coeva al corpo principale, cu-stodisce il sarcofago del IV-Vsec., con le reliquie del Santo. Il

Page 38: Guida Spoleto

72

Come raggiungerci

In aereo

Aeroporto Internazionale

“Leonardo Da Vinci” - Fiumicino (Roma)

www.adr.it - 164 Km da Spoleto.

Collegamenti in treno + bus da e per Spoleto.

Aeroporto Internazionale

“G.B. Pastine” - Ciampino (Roma)

www.adr.it - 144 Km da Spoleto.

Collegamenti in treno + bus da e per Spoleto.

Aeroporto Regionale Umbro

“Sant’Egidio” - Perugia

www.airport.umbria.it - 57 Km da Spoleto.

Aeroporto “Raffaello Sanzio” Falconara (An)

www.ancona-airport.com - 143 Km da Spoleto.

Aeroporto “Amerigo Vespucci” Peretola (Fi)

www.aeroporto.firenze.it - 227 Km da Spoleto.

Aeroporto “Galileo Galilei” - Pisa

www.pisa-airport.com - 317 Km da Spoleto.

Aeroporto Internazionale

“Federico Fellini” - Rimini

www.riminiairport.com - 224 Km da Spoleto.

In auto

Autostrada “del Sole” A1 Milano - Napoli

Da Nord: uscita Valdichiana

Da Sud: uscita Orte.

Autostrada “Adriatica” A14

Bologna - Taranto

Da Nord uscite di:

- Rimini (proseguire per Città di Castello - Perugia)

- Fano (proseguire per Gubbio - Perugia)

Da Sud: uscita San Benedetto del Tronto

(proseguire per Ascoli Piceno - Norcia - Spoleto)

Superstrada E45 Cesena – Orte

Uscita Acquasparta.

In Treno

Linee:

• Roma - Ancona

• Roma - Terontola - Firenze

PARCHEGGI E ACCESSI

Da NORD:

Parcheggio “Ponzianina”

Parcheggio scoperto, in via del Tiro a Segno,

al termine di via Cacciatori delle Alpi.

Posti: 90 auto, 22 camper, 13 bus.

Collegato al centro storico con scale mobili e

ascensori (percorso “Ponzianina - Rocca”).

Parcheggio “Campo Boario”

Parcheggio scoperto in via dei Filosofi, con 50

posti camper; dotato di pozzetto di scarico. Col-

legato al centro storico con autobus urbano.

Da SUD:

Parcheggio “Spoletosfera”

Parcheggio coperto, ingressi in viale dei Cap-

puccini e viale Martiri della Resistenza.

Posti: 414 auto. Collegato con il percorso

meccanizzato “Spoletosfera-Teatro Romano”

(sotterraneo), a piazza della Libertà e all’Uffi-

cio Informazioni e Accoglienza Turistica.

Parcheggio “Strada Romana”

Parcheggio scoperto, all’ingresso sud della città.

Posti: 19 auto, 7 camper, 9 bus. Percorso pe-

donale per il centro storico.

Parcheggio “Cappuccini”

Parcheggio scoperto, ingresso da viale dei

Cappuccini: solo camper, 22 posti. Percorso

pedonale per il centro storico.

Da NORD e da SUD

Parcheggio “Le Mura” (apertura prevista 2012)

Parcheggio coperto, adiacente viale Martiri del-

la Resistenza. Posti auto 450. Collegato al

centro storico con il percorso meccanizzato

“Le Mura-piazza Campello”; uscite in piazza

Moretti-Torre dell’Olio, piazza Pianciani, piaz-

za Fratelli Bandiera-piazza del Mercato, piaz-

za Campello-Rocca Albornoziana.

da CESENA Km 204

da VENEZIA Km 440

da ANCONA Km 157

da FIRENZE Km 210

da MILANO Km 500

da ROMA Km 140

da RIETI Km 65

da ASCOLI PICENO Km 95

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